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Prof. Rizzotti
1.ATTIVITÀ ECONOMICA
L’uomo manifesta di continuo bisogni e desideri di varia natura e per soddisfarli si
attiva nella ricerca di beni e servizi, atti ad appagarli.
Beni e servizi si dividono in 2 classi:
-Beni non economici : Disponibili in natura in quantità illimitate, e quindi possono
soddisfare senza limitazioni i bisogni di chiunque li cerchi.
-Beni economici : I beni economici, sono scarsi rispetto ai precedenti e portano
l’individuo ad appagarli.
3.CARATTERISTICHE DELL’AZIENDA
1)COORDINAZIONE ECONOMICA (o sistemica): Sottintende che ci sia un insieme
di persone, risorse, operazioni, tutte coordinate tra loro. Più chiaro con la definizione
di Gino Zappa. Per risorse si intendono tutti gli elementi (materiali o immateriali) che
vengono utilizzati durante il processo produttivo. Per beni immateriali si intendono
le conoscenze e persino i brevetti intesi come l’utilizzo esclusivo da parte di
un’azienda di un bene. La materia prima viene acquisita dall’azienda dall’esterno per
poi trasformarlo. La materia viene lavorata dai macchinari, divisi in beni a fecondità
semplice (una volta utilizzati si esauriscono, es.legno) e i beni a fecondità ripetuta
(utilità pluriennale, ovvero si possono utilizzare più volte, es. i macchinari).
BISOGNO
Mercato di PRODOTTO FINITO (consumo)
approvvigionamento: Mercato di sbocco:
-acquisto fattori produttivi -Vendita dei prodotti
come materie prime, forza
lavoro, macchinari ecc..
6. IL CONCETTO DI GRUPPO
Produzione e consumo avvengono in dei gruppi, nei quali l’uomo ne fa parte.
I soggetti di questi gruppi sono:
-Famiglie: (consumatori, ma anche produttori)
-Imprese: gruppo di persone con un’idea comune (idea imprenditoriale), che mette
in pratica per soddisfare le esigenze degli investitori e per incontrare i bisogni di
mercato, ottenendo un lucro.
-Enti pubblici territoriali: (stato,regioni,comuni) per i bisogni di natura
sociale/collettiva e non individuale (gli ospedali, le scuole, le strade, ecc.)
-Altri enti pubblici e privati.
7. IL CONCETTO DI AZIENDA
L'azienda è quel particolare istituto che svolge attività economica in maniera
continuativa ed esclusiva.
La nozione di azienda dal punto di vista giuridico è fornita dal codice civile, che
all’articolo 2555 definisce l’azienda come “il complesso dei beni organizzati per
l’esercizio d’impresa”. Questa definizione tiene conto solo delle aziende di
produzione o imprese il cui fine principale è quello del lucro, ma non tiene pertanto
conto delle aziende di erogazione o di consumo.
Dal punto di vista economico, possiamo osservare come il concetto di azienda si sia
evoluto nel tempo.
-FABIO BESTA
Una prima nozione viene fornita da Fabio Besta verso la fina dell’800, che definiva
l’azienda come “la somma di fenomeni, negozi o rapporti giuridici da amministrare,
relativi ad un cumulo di capitale che formi un tutto a sé”. Si trattava quindi di una
visione non complessiva, composta da elementi slegati tra loro. Questa visione un
po’ “arcaica” dell’azienda poteva fare riferimento a quelle attività economiche del
‘700 di un mercante, ma non era adeguata a definire l’azienda nata dopo la
rivoluzione industriale.
-ALDO AMADUZZI:
fu un allievo di Zappa, Aldo Amaduzzi, a concentrarsi sul concetto di “sistema”. Egli
definì l’azienda come “un sistema di forze economiche che sviluppa, nell’ambiente di
cui è parte integrante, un processo di produzione e di consumo”. Amaduzzi allora
introduce il termine “ambiente”, poiché l’azienda opera nel sistema ambiente con cui
interagisce continuamente.
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9. I RAPPORTI ECONOMICI
I rapporti economici comportano diritti e obblighi. Da tali diritti e obblighi poniamo la
differenza tra il ‘’soggetto economico’’ e il ‘’soggetto giuridico’’.
-il soggetto economico: è la persona,o gruppo di persone, di fatto che detiene il
supremo potere decisionale dell'azienda. Il S.E. tende a prendere decisioni
strategiche, a definire gli obiettivi i quali sono collegati anche con gli interessi propri.
Nelle aziende individuali il soggetto economico molto spesso coincide con il soggetto
giuridico. In altri casi, il soggetto economico è quel socio che avvia l’iniziativa
economica con un capitale ‘’di rischio’’ maggiore rispetto a quello degli altri azionisti,
tale per cui gode del potere decisionale.
-Il soggetto giuridico: La persona che assume gli obblighi e i diritti nei confronti di
terzi che derivano dallo svolgimento dell’attività aziendale.
NATURA PRIVATA DEL S.G.:(Può essere una persona fisica o l’azienda stessa).
-familiare: la famiglia è un esempio tipico di azienda privata di puro consumo, che
distribuisce ai propri componenti quanto loro necessario acquisendo sul mercato e
utilizzando il risparmio, formato dalla differenza tra i redditi di lavoro percepiti e i
consumi e gli investimenti realizzati. Non va confusa con l'impresa familiare, cioè
l'istituzione economica che impiega membri della stessa famiglia e che è volta a
produrre reddito.
-no profit.
In una società l'organo decisionale è l'assemblea dei soci che ha come primo
obiettivo quello di nominare il consiglio di amministrazione ovvero quello che
gestisce.
L'assemblea dei soci stabilisce gli obiettivi a lungo termine (ES. nel modello italiano
vi è un azionista che dice cosa deve fare).
Ci sono situazioni in cui non c'è l'azionista di controllo e tutti hanno stesse quote, ma
viene difficile scegliere e dirigere così si delega un organo più ristretto che ha il
potere decisionale, cioè il consiglio di amministrazione.
In America vi sono le public Company, ovvero delle aziende che hanno aperto il loro
capitale al pubblico.
Qui si nomina il consiglio di amministrazione che coincide con il soggetto
economico, cioè l'organo supremo che ha il ruolo di indirizzo e di comando all'interno
dell'azienda.
Quando si forma l’azienda, si forma un consiglio d’amministrazione. Anche al suo
interno ci sono membri che vengono delegati a prendere le decisioni più importanti,
cioè l’amministratore delegato.
10. IL RISCHIO
Un ambiente stabile ma non studiato a fondo determina condizioni di rischio.
L’azienda è infatti condizionata dagli eventi che accadono nell’ambiente in cui opera.
Potrebbero verificarsi degli eventi che contrastano l’andamento dell’azienda.
Il corona virus è uno di quegli eventi. Si tratta di una situazione inattesa,
imprevedibile, che le aziende, almeno inizialmente, non sapevano come
fronteggiare.
Si pensi a tutte quelle aziende che avevano effettuato degli investimenti durante il
2020. La palestra Your Place al Corso Italia di Catania ha aperto proprio all’inizio
della pandemia, e si è ritrovata costretta a chiudere poco dopo l’apertura.
Per la variabilità dell’ambiente, la vita dell’azienda è quindi caratterizzata
dall’incertezza e del rischio, che può essere:
• Rischio di tipo 1) inteso come il potenziale verificarsi di eventi che contrastano gli
obiettivi dell’azienda. Esso ha due cause principali:
- la complessità del futuro
- la limitata capacità di previsione dell’uomo.
• Rischio di tipo 2) rischio inteso come possibilità che l’azienda non remuneri più i
soggetti che operano per essa. Al rischio è connesso il concetto del capitale di
rischio, ovvero quel capitale immesso nell’azienda che non ha vincoli di restituzione.
Il rischio consiste nel fatto che tale capitale, se l’azienda dovesse andar male,
potrebbe andare perduto. Se l’azienda va bene, il capitale aziendale cresce e così
come il capitale di rischio conferito dal singolo conferente; gli utili ottenuti
dall’azienda andrebbero infatti distribuiti agli azionisti. Il capitale di credito invece è
quello concesso “a prestito” (a titolo di credito) per cui l’azienda si assume l’obbligo
di restituire il conferimento entro una certa data (eventualmente con degli interessi).
L’accettazione del rischio è dunque una caratteristica tipica delle imprese, in quanto
il rischio è INELIMINABILE, per ogni tipo di azienda. Tuttavia vi sono settori, come
quello alimentare, dove il rischio è minore, e altri settori, soprattutto quelli più
innovativi, dove il rischio cresce.
Le politiche aziendali che influenzano l’entità del rischio possono essere:
- azioni volte ad attenuare l’entità del rischio, agendo sulle cause che lo
determinano;
- azioni volte a controllare gli effetti dannosi del rischio, in modo di trasferirli nel
tempo e nello spazio.
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Alfa Beta
Alfa Gamma
Nel caso(B)
in cui la Nel caso in cui la Capogruppo
Capogruppo controlli (unico soggetto economico)
soltanto un’azienda controlli più aziende (soggetti
(Alfa), essa può giuridici), immaginiamo che
decidere di lasciarle possegga:
totale autonomia - il 70% del capitale di Alpha;
oppure di averne il - il 40% del capitale di Beta;
controllo totale. - il 10% del capitale di Gamma.
Non vi è una percentuale rigida per stabilire quando vi è il controllo da parte di una
Capogruppo: se la Capogruppo possiede ad esempio soltanto il 40% della società
BETA, e tutti gli altri azionisti sono per lo più passivi, allora la società BETA sarà
controllata e farà parte del gruppo. Ma possedendo solo il 10% del capitale di
GAMMA, diventa molto difficile poterne avere il controllo.
N.B. Nelle aziende quotate in borsa, che hanno centinaia di azionisti, è ovvio che se
in questa situazione c’è un'azienda che ha il 40%, questo diventa sufficiente a dire
che c’è il controllo.
-INFLUENZA NOTEVOLE: Cioè con un 20% può diventare più difficile dire che vi è
il controllo, a meno che ci siano minuscoli azionisti che non partecipano proprio. A
differenza in una grande azienda il 10% conta (ES. nelle multinazionali diventano gli
azionisti di riferimento).
Il gruppo diventa l’insieme di queste aziende dove c’è un coordinamento fatto dalla
capogruppo, la quale dal proprio punto di vista considera il gruppo come se fosse
un'unica azienda.
CHI E’ IL SOGGETTO
GIURIDICO?
Capogruppo
-Tutti e 4.
CHI E’ IL SOGGETTO
Alfa Beta ECONOMICO?
Gamma la Capogruppo è il s.e., può
essere l’azionista che ha più
quote di capitale di
‘’rischio’’, il consiglio di
amministrazione, ecc...
N.B. C’è il rischio quando vi sono aziende con proprietà molto concentrate che
l’azionista di controllo utilizzi dei beni aziendali per scopi personali, per cui l’azionista
sta pagando questo ‘’divertimento’’.
TANGIBILITA’:
- beni materiali (merci, materie prime, macchinari, immobili);
- beni immateriali (diritti di brevetto, licenze, marchi);
- servizi (le consulenze professionali) e il lavoro dipendente.
PROVENIENZA:
- produzioni in economia: quei fattori che provengono dall’interno stesso
dell’azienda; (esempio: un’azienda che produce macchinari, può produrre da sola i
macchinari con cui realizzarli; un’azienda di costruzioni, costruisce da sola i suoi
uffici).
FLESSIBILITA’:
- il denaro è la risorsa produttiva più flessibile in assoluto; è un fattore della
produzione generico e viene investito per l’acquisto di fattori specifici. Man mano che
la risorsa produttiva viene sempre più personalizzata e resa specifica per un
determinato processo produttivo, comincia a perdere gradi di flessibilità.
- Fattori a fecondità semplice (FFS), ovvero quei fattori che una volta utilizzati
cedono interamente i propri servizi e che quindi possono essere impiegati una sola
volta nel processo produttivo di un’azienda (es. le materie prime, merci, ecc).
Il recupero del denaro investito per il loro acquisto avviene DIRETTAMENTE, tramite
la vendita del prodotto.
VALORE RESIDUO = COSTO DI ACQUISIZIONE se il FFS non è stato utilizzato
VALORE RESIDUO = 0 se il FFS è stato utilizzato
- Fattori a fecondità ripetuta (FFR), sono quei fattori che possono essere utilizzati
più volte, poiché cedono la propria utilità gradualmente, conservando le proprie
caratteristiche funzionali, come i macchinari, gli automezzi, le attrezzatura, i diritti di
brevetto.
Il recupero del denaro investito per il loro acquisto avviene INDIRETTAMENTE,
tramite il collocamento dei beni/servizi prodotti. Una volta iniziato l’utilizzo dei FFR, il
loro valore tende a ridursi gradualmente. Tale valore viene detto ‘’valore residuo’’.
2. Poi bisogna chiedersi per quanto tempo occorre fare l’ammortamento. Per
determinare la durata del piano di ammortamento, bisogna stimare la vita utile
del fattore produttivo.
Potrebbe sembrare che un FFR, tipo un macchinario, si possa utilizzare fin quando
la sua vita fisica non si esaurisca ed esso diventi non funzionante. In realtà bisogna
effettuare delle valutazioni sulle condizioni del bene, in modo da stimare la sua
vita utile, che:
-dipende dall’utilizzo del bene, ovvero il logorio fisico;
-dipende dalla manutenzione periodica effettuata sul bene;
-è resa più breve dall’obsolescenza, che può essere tecnica o economica.
3. Una volta stimata la durata, bisogna ripartire il costo sostenuto per l’acquisto
del fattore produttivo nei diversi anni in cui esso verrà utilizzato. Dobbiamo allora
determinare la cosiddetta ‘’quota di ammortamento’’.
Ogni singola quota di ammortamento graverà sull’esercizio (anno) di riferimento e
può essere di tre tipi.
Se invece il bene viene venduto ad un prezzo inferiore rispetto a quanto era stato
stimato, cioè al valore netto contabile, quel valore in meno è una minusvalenza, e
rappresenterà un costo.
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- Il capitale può essere conferito dalla “proprietà” anche in momenti successivi, ogni
volta che se ne necessiti e può essere conferito sotto forma di mezzi monetari o
secondo beni utilizzabili dall’azienda. Tali risorse monetarie costituiscono il
CAPITALE DI PROPRIETA’.
Studiamo il circuito dal punto di vista economico e finanziario:
• ACQUISIZIONE DEL CAPITALE PROPRIO
- Aspetto finanziario:
*$-'%&'&*.(*.$-&%"*+*Variazione finanziaria positiva
Dato che il capitale di rischio non è soggetto a restituzione, non nasce alcun debito.
- Aspetto economico:
`*!&#('&1$*+*Variazione economica positiva
- Aspetto economico:
*^*!&#('&1$*+*Variazione economica negativa
18.1 L’AUTOFINANZIAMENTO
Quando si ha un eccesso di entrate rispetto alle uscite, generato a seguito della
buona gestione, si hanno delle risorse di liquidità che possono essere utilizzate nello
svolgimento dell’attività produttiva. Fra le possibili fonti di liquidità da cui l’azienda
può attingere risorse da destinare genericamente all’esercizio dell’attività economica
vi è l’autofinanziamento. L’autofinanziamento è la capacità che ha l’azienda di
produrre autonomamente le risorse finanziarie-monetarie che servono per soddisfare
il fabbisogno finanziario generato dalle esigenze della gestione, senza fare ricorso a
fonti esterne di finanziamento. L’autofinanziamento rende in un certo senso “libera”
l’azienda, che non ha bisogno dell’intervento di sostegno degli istituti di credito o
dell’apporto di capitale di terzi. Per calcolare l’autofinanziamento, quindi per capire
qual è il reale flusso di cassa: 1. innanzitutto effettuiamo la somma algebrica tra
ricavi e costi (da cui possiamo ottenere un utile o una perdita); 2. se otteniamo un
utile, o aggiungiamo i costi non monetari (quei costi che effettivamente abbiamo già
sostenuto prima, come l’ammortamento) o togliamo i ricavi non monetari. Un
particolare tipo di autofinanziamento è l’autofinanziamento dell’ammortamento o
flusso di cassa dell’ammortamento, chiamato così perché considera il punto di vista
finanziario dell’ammortamento che genera flusso di cassa in quanto si tratta di un
costo non monetario. (ha avuto manifestazione finanziaria nel momento
dell’acquisto, quindi durante gli anni non ci sarà un’uscita di denaro ma comparirà tra
i costi). Esempio: 100 (ricavi) – 70 (costi tra cui 20 di ammortamento) = 30 utile
Quindi 100- 50= 50 (flusso di cassa) oppure 100-70= 30+20= 50
-denaro
Variazione finanziaria
negativa
Aspetto economico:
COSTO Interessi passivi Variazione economica
negativa
Nel momento in cui l’azienda deve restituire il denaro (ad esempio all’istituto
bancario che glielo ha prestato), dovrà pagare degli interessi per il servizio, che
costituiscono un costo.
20.IL REDDITO
‘’ IL REDDITO E’ LA VARIAZIONE ECONOMICA CHE HA SUBITO LA
RICCHEZZA AZIENDALE PER EFFETTO DELLA GESTIONE.’’
Si potrebbe anche avere un Reddito neutro, ovvero una situazione in cui non si
hanno né utili né perdite.
La crescita della ricchezza aziendale può avvenire anche senza effetto della
gestione, ad esempio quando avvengono i conferimenti di capitale da parte della
proprietà, si avranno comunque delle variazioni economiche, ma non di tipo
reddituale. Per la sua grandezza monetaria, il reddito è una misura imperfetta. In
economia aziendale, distinguiamo il reddito totale d’impresa e il reddito di
periodo.
Il reddito totale può essere utile per capire, alla fine della vita aziendale, come è
stato prodotto il reddito nel medio/lungo termine e per comprendere quali sono i
motivi che hanno portato alla cessazione dell’attività aziendale. Tuttavia ai fini
gestionali, non fornisce un’informazione tempestiva.
Quando lo si calcola, l’impresa si trova nella seguente condizione:
- ha interamente consumato o venduto PER STRALCIO i fattori produttivi acquistati;
- ha interamente venduto gli output prodotti;
- non ha nessun CREDITO/DEBITO (di funzionamento o di finanziamento) da
incassare-pagare;
- non ha rischi specifici (quei rischi che in futuro potrebbero generare costi o perdite)
in corso: la presenza di rischi specifici testimonierebbe che non tutti i processi sono
terminati.
1) METODOLOGIA REDDITUALE
Il reddito totale si ottiene facendo la differenza tra i RICAVI TOTALI e i COSTI
TOTALI misurati finanziariamente nel corso dell’intera vita dell’azienda.
RT = 𝑹𝒊𝒄𝒂𝒗𝒊 − 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊
2) METODOLOGIA PATRIMONIALE
Il reddito totale si calcola per via indiretta sottraendo dal valore che il capitale
presenta al termine della sua esistenza, il valore del capitale conferito in fase di
costituzione. (Differenza tra patrimonio finale e patrimonio iniziale).
RT = 𝑪𝒇- 𝑪𝒊
𝑪𝒇 = capitale finale
𝑪𝒊= capitale iniziale
Bisogna però escludere dai calcoli: i valori degli ulteriori conferimenti effettuati dai
soci successivamente alla costituzione dell’azienda; i valori dei prelievi di capitale e
di reddito disposti dagli stessi soci nel corso della sua intera vita.
3) METODOLOGIA FINANZIARIA
Il reddito totale si ottiene dalla differenza tra le entrate e le uscite avvenute nel corso
dell’intera vita dell’impresa.
RT = 𝑬𝒕 − 𝑼𝒕
𝑬 𝒕= entrate di denaro (con esclusione di quelle dovute ai conferimenti iniziali e
successivi)
𝑼 𝒕= uscite di denaro (con esclusione di quelle dovute alle restituzioni di capitale ai
prelievi di reddito).
Il flusso ininterrotto dei costi e dei ricavi che si succedono durante la vita di
un’azienda, determina per l’imprenditore la necessità di dividere la gestione in tanti
periodi amministrativi con lo scopo di accertare periodicamente i risultati dell’attività
svolta.
- Periodo amministrativo: solitamente corrisponde all’anno solare che va dall’1/1 al
31/12, ma potrebbe variare in base alle esigenze dell’azienda.
Si determina così uno sfasamento temporale tra gli investimenti (costi) e recuperi
(ricavi) e questo fa sì che la ricchezza creata/distrutta nel periodo non abbia una
misura oggettiva, ma è caratterizzata da un’elevata soggettività.
1) per prima cosa bisogna individuare i ricavi di competenza: i ricavi per poter
essere considerati di competenza devono essere realizzati;
• a togliere quei costi e quei ricavi che non sono di competenza dell’esercizio,
(rettifiche di storno);
• ad inserire nell’esercizio quei costi o quei ricavi che pur non avendo avuto
manifestazione finanziaria, riteniamo siano di competenza dell’esercizio, (rettifiche di
imputazione).
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I costi da rinviare sono quelli che manifestano successivamente la loro utilità, ovvero
quelli che sono stati sostenuti ma per cui non è avvenuto il corrispettivo ricavo. Si
tratta di quei “resti” di un processo non ancora concluso che verranno utilizzati
successivamente. Ad esempio materie prime, prodotti in corso di lavorazione,anche
prodotti finiti non ancora venduti.
I costi rinviati al periodo successivo vengono definiti “rimanenze attive” :
- le rimanenze attive finali, sono quei costi che vengono individuati alla fine di un
esercizio e vengono rinviati al futuro;
- le rimanenze attive iniziali, sono quei costi che erano stati rinviati nell’esercizio
precedente. Rimanenze attive iniziali e finali quindi coincidono, vengono però
osservate da due punti di vista diversi, poiché la fine dell’esercizio 1 corrisponde con
l’inizio dell’esercizio 2.
N.B. Il costo è una grandezza che influisce negativamente sul reddito: nel momento
in cui togliamo un costo, ci saranno meno costi, e per questo sono definite
“rimanenze attive”.
I ricavi da rimandare sono invece quelli che non si sono realizzati, ovvero sono quei
ricavi che l’azienda consegue anticipatamente, ma che non sono effettivamente di
competenza perché non è ancora avvenuto il passaggio di proprietà del bene. I
ricavi rimandati vengono definiti “rimanenze passive” sono quei ricavi già
conseguiti, quindi sospesi o anticipati, che vanno rinviati al futuro.
- le rimanenze passive finali, sono quei ricavi che vengono individuati alla fine di un
esercizio e rinviati al futuro.
- le rimanenze passive iniziali, sono quei ricavi che erano stati rinviati nell’esercizio
precedente. Anche in questo caso, rimanenze passive finali ed iniziali coincidono.
N.B. Il ricavo è una grandezza che influisce positivamente sul reddito; quando
togliamo un ricavo, togliamo qualcosa di positivo ed andiamo ad agire passivamente
sul reddito.
- Quando invece le
... ……. operazioni si trovano a
... cavallo tra due diversi anni
diventa più complicato,
come quelle cerchiate in
1 2 3 verde (da 1 a 3), in blu (da
2 a 3) e in giallo (da 3 e
non si sa quando si concludono).
Non si sa quando i costi sostenuti all’anno 1 genereranno i corrispettivi ricavi;
pertanto intanto si rimandano all’anno 2, andandosi ad aggiungere ai costi sostenuti
nel corso dell’anno 2; poi ci si chiede se tra tutti questi costi dell’anno 2 ce ne sia
qualcuno che non è di competenza e che va rinviato all’anno successivo.
……...
…………………..
... …….
...
1 2 3
ANNO 1:
I costi e i ricavi cerchiati in giallo al 31/12 vengono rinviati all’anno successivo alla
fine dell’anno 1, e diventeranno rispettivamente:
• i costi RIMANENZE ATTIVE FINALI.
• i ricavi RIMANENZE PASSIVE FINALI.
ANNO 2:
I costi e i ricavi cerchiati in azzurro comprendono:
• i costi rinviati dall’anno 1, che diventeranno RIMANENZE ATTIVE INIZIALI;
• i ricavi rinviati dall’anno 1, che diventeranno RIMANENZE PASSIVE INIZIALI;
Ma comprendono anche quei costi e quei ricavi non di competenza da rinviare
all’anno 3, così come quelli cerchiati in rosa.
ANNO 3:
- le rimanenze attive finali rinviate alla fine dell’anno 2, diventeranno RIMANENZE
ATTIVE INIZIALI all’inizio dell’anno e le rimanenze passive finali diventeranno
RIMANENZE PASSIVE INIZIALI.
Tutti i costi e i ricavi cerchiati in verde alla fine dell’anno 3 verranno rinviati al futuro.
Per determinare il reddito di periodo di ogni singolo esercizio, bisogna tenere in
considerazione gli altri esercizi, poiché sono tutti e tre collegati tra di loro.
Al 31/12, ci si chiede infatti se ci sono altri costi o altri ricavi che sono di competenza
ma che non si sono manifestati, e che quindi devono essere integrati.
Esempio Wind-jet:
La Wind-jet dava la possibilità di comprare i cosiddetti “carnet”; Wind Jet Carnet era
uno strumento molto utile per tutti quei viaggiatori che erano costretti a prendere
spesso un aereo, talvolta anche all’ultimo minuto, rischiando di pagare un prezzo
eccessivo. I Carnet erano quindi dei blocchetti di biglietti a un prezzo fisso (circa
80€) con cui si poteva prendere il biglietto anche all’ultimo momento e partire, con
garanzia di prenotazione per ogni volo. Dalla procedura fallimentare della Wind-jet, i
creditori che si sono insinuati hanno subito una perdita, poiché la Wind-jet non riuscì
a restituire i soldi dei vari carnè venduti. Dopo il fallimento dell’azienda, alcuni
creditori decisero di insinuarsi alla procedura fallimentare, ricevendo a distanza di 10
anni un assegno pari a 10€ a fronte degli 80€ spesi per l’acquisto del Carnet.
ESEMPI
MANCATA RICEZIONE DELLA FATTURA – (ACQUISTO)
Immaginiamo che il 30/12 ci viene consegnata della merce da parte di un fornitore,
quindi avviene il passaggio di proprietà e sorge un debito nei confronti del fornitore.
PREMI ATTIVI
Immaginiamo che uno dei nostri fornitori presso cui ci siamo riforniti nel 2020, una
volta raggiunto l’importo di 100.000€, decida di riconoscerci un premio dal valore di
1000 €, che verrà però concesso all’inizio del 2021. Si tratterà di un premio attivo
che sarà di competenza dell’esercizio appena concluso, poiché è stato riconosciuto
nel 2020.
INTERESSI ATTIVI/PASSIVI
Quando restituiamo alla Banca un prestito, paghiamo degli interessi passivi. Se
questi vengono pagati all’inizio del 2021, ma effettivamente si riferiscono ad un
prestito che ci è stato concesso nel 2020, allora si devono imputare all’esercizio
precedente.
23. RATEI E RISCONTI
………...
All’interno delle rettifiche di storno e di
imputazione fanno parte due sottocategorie: i ratei
e i risconti. I ratei e i risconti vengono trattati
insieme perché hanno una caratteristica in
comune: essi trattano quei costi e quei ricavi che 31/12
si trovano a cavallo tra due esercizi e maturano
con il decorrere del tempo.
• rateo attivo: è un credito legato ad un costo che si trova a cavallo tra due esercizi,
matura con il decorrere del tempo e per il quale la manifestazione finanziaria avviene
in via posticipata.
• risconto passivo: è una quota di ricavo a cavallo tra due o più a cavallo tra due o
più esercizi che matura con il decorrere del tempo e per il quale il pagamento è
avvenuto in via anticipata; è la quota che non è di competenza e che deve essere
rinviata al futuro;
Esempio: l’affitto di un capannone prevede una quota mensile di 1000€. Ad ottobre
del 2020 paghiamo anticipatamente 6000€ che vanno a ricoprire in totale 6 mesi di
affitto. I 6000€ comprenderanno allora: - 3 mesi del 2020, da ottobre a dicembre
(3000€); - e 3 mesi del 2021, da gennaio a marzo (3000€). Questi 3000€ allora
saranno un costo di competenza dell’anno successivo, quindi bisogna effettuare
delle rettifiche di storno per inviarli.
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P*Y[\*A8*Yaaa*H64C*A8*=;KI@>@796*A@BBR677;*Z*3Ya*58;478*H<*\aD*Yaaa*Y[\*b*\\\*+*
E<;>6*A8*=;KI@>@796*A@BBR677;*Z*
Dal punto di vista della banca: la banca sa che il 10/01 incasserà 1000€ di interessi,
di cui 666€ saranno di competenza dell’esercizio in chiusura. Dovrà fare una
scrittura di imputazione nella quale inserirà una componente positiva di reddito,
l’interesse attivo, e rileverà contemporaneamente il credito nei confronti del soggetto
finanziato. In questo caso si avrà un RATEO ATTIVO, ovvero una quota di ricavo di
competenza che si deve inserire nell’esercizio in chiusura, per un importo pari a
666€.
P*Z[\*A8*Yaaa*H64677;*A8*=;KI@>@796*A@BBR677;*Y*3Za*58;478*H<*\aDL*Yaaa*Z[\*b*ccc*
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Se non facessimo nulla, alla fine dell’anno ci troveremmo in contabilità la voce “Costi
di affitti passivi” per 1000€. Bisogna effettuare una correzione, attraverso una
rettifica di storno, utilizzando un conto chiamato RISCONTO ATTIVO: togliamo ai
1000 la parte che non è di competenza di quell’anno, pari a 333, rinviando all'anno
successivo.
Dal punto di vista dell’azienda che affitta la bottega, questa sa che incasserà
anticipatamente i 1000€, che però non sono tutti di competenza; dovrà allora rinviare
i 333 all’esercizio successivo. In questo caso si avrà un RISCONTO PASSIVO.
U = RC- CC DOVE
RC = RICAVI DI COMPETENZA
CC = COSTI DI COMPETENZA
!!*`2b*%!*+*$X2(1(W%("*$!"-"V(!"*.(*W%$)$*#$%("."
'4;?86K;*8*=;H>8*A8*=;KI@>@796*+*!=*b*3,*d*ID*`*%68*^*%6F
*_*,*d*I*+*8*=;H>8*A8*=;KI@>@796*=J@*H8*H;7;*K678F@H>6>8*A<467>@*BR@H@4=898;*A;?@*
F = fattori produttivi
p = relativo prezzo
*_*%68*+*rimanenze attive iniziali: i costi che vengono dall’esercizio precedente A
questi dobbiamo togliere i costi non di competenza, ovvero:
'4;?86K;*8*48=6?8*A8*=;KI@>@796*+*%=*b*3X*d*#D*`*%I8*^*%IF*
_*X*d*#*+*8*48=6?8*=J@*H8*H;7;*K678F@H>6>8*A<467>@*BR@H@4=898;*A;?@*
Q = quantità dei prodotti/servizi venduti
P = relativo prezzo di vendita
!!*`2b*%!*+*3,*d*ID*`*%68*^*%6F*`*2*b*3X*d*#D*`*%I8*^*%IF*
In economia è preferibile utilizzare segni positivi, per cui eliminiamo i segni negativi,
passando Raf e Rpf negli altri membri. Otterremo allora l’equazione:
24.1 IL CONTO
Il conto è un prospetto che contiene un insieme di scritture (annotazioni) intestate ad
un determinato oggetto semplice (il denaro) e che ha come scopo quello di rilevare:
- qual era la consistenza iniziale dell’oggetto (il valore iniziale);
- quali sono state le variazioni che ha subito in un arco temporale;
- la sua consistenza finale (il saldo alla fine di tali operazioni).
+DARE -AVERE
Tot. Tot
SALDO SALDO
3) conti a forma scalare, il conto è monosezione per cui potrebbe far incorrere in
confusione oppure potrebbe mascherare alcune cose (ricavi e costi sono collocati
all’interno di un’unica colonna).
4) altre forme.
Conti finanziari
Per convenzione, i conti finanziari accolgono:
_*87*.&%$*+*variazioni finanziarie positive: sono entrate di denaro (adesso o in
futuro) oppure l'estinzione di un debito.
_*87*&)$%$*+*variazioni finanziarie negative: sono uscite di denaro (adesso o in
futuro) oppure l'estinzione di un credito.
DARE AVERE
VF+ VF-
• + denaro • - crediti
• - denaro • - debiti
• + crediti • + debiti
Conti economici
Per convenzione, i conti economici accolgono:
• in DARE*+*?648698;78*@=;7;K8=J@*negative
• in AVERE*+*?648698;78*@=;7;K8=J@*positive
Di reddito Di capitale
CONTO ECONOMICO
• Rai : Rimanenze attive iniziali (costi • Rpi : Rimanenze passive iniziali (ricavi
provenienti dall’esercizio precedente) provenienti dall’esercizio precedente)
• (F x p): costi manifestati • (Q x P): ricavi manifestati
finanziariamente nell’esercizio finanziariamente nell’esercizio
• costi imputati all’esercizio non ancora • ricavi imputati all’esercizio non ancora
manifestatesi finanziariamente (F x P) manifestatesi finanziariamente (Q x P)
• Rpf : Rimanenze passive finali (ricavi • Raf : rimanenze attive finali (costi
rinviati all’esercizio successivo) rinviati all’esercizio successivo)
UTILE O PERDITA
Per patrimonio si intende l’insieme dei beni e dei diritti al netto delle obbligazioni a
disposizione dell’azienda per lo svolgimento dell’attività produttiva. In altri termini è
l’insieme delle risorse attive e passive a disposizione dell’azienda in un determinato
momento per svolgere il processo produttivo.
Lo Stato patrimoniale è quindi formato da due sezioni chiamate:
• ATTIVITA’ o impieghi (cioè i beni e i diritti dell’azienda)
• PASSIVITA’(più netto) o fonti (le obbligazioni, cioè i debiti dell’azienda nei
confronti di terze economie)
*Attivo circolante, cioè quella parte che ruota molto all’interno dell’azienda, è
dinamica rispetto alla staticità delle immobilizzazioni che stanno lì per molti anni e di
solito sono beni a fecondità ripetuta. Si dicono ‘’attivo circolante’’ perché entrano ed
escono frequentemente.
-Rimanenze
-Crediti (presenti anche nelle immobilizzazioni, sono finanziari però).
Qui sono crediti di funzionamento.
*ratei e risconti, i ratei sono riferiti a crediti connessi a ricavi e imputazioni, mentre i
risconti sono costi sospesi.
-fondi per rischi ed oneri, cioè gli accantonamenti che vengono fatti per tener conto
per possibili costi futuri, ma previsti adesso e ritenuti di competenza per l'anno.
*Debiti ,Tra cui troviamo le ‘’obbligazioni’’ , cioè titoli di credito che le aziende
emettono per raccogliere denaro.
Aldilà delle singole voci, la struttura è complessiva. Essa elenca le voci sia dell'attivo
che del passivo per natura, cioè mette una macro voce, a prescindere che scadano
a lungo o breve termine.
Come si è già detto, il reddito d’esercizio non può essere determinato con il metodo
patrimoniale perché reddito e patrimonio vengono calcolati contemporaneamente.
Vengono effettuate allora delle rettifiche di storno per rinviare i costi e i ricavi non
di competenza. Tali rettifiche si rifletteranno anche sullo stato patrimoniale (lo stesso
accadrà per le rettifiche di imputazione dove andrò a movimentare valori sia nel c.e.
che nello s.p.).
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- Contemporaneamente dobbiamo rinviarli all’anno successivo inserendoli nello stato
patrimoniale come rimanenze attive iniziali (coincidenti con le rimanenze attive
finali). Lo stato patrimoniale rappresenta il legame tra l’esercizio corrente e quello
futuro: lo stato patrimoniale di chiusura di un esercizio sarà lo stesso dello stato
patrimoniale di apertura dell’esercizio successivo, determinando quindi un
collegamento tra i due.
Se non facessimo questo passaggio questa rettifica di storno del costo andrebbe
persa nell’anno successivo, per tale motivo occorre memorizzarlo come costo
sospeso nell’attivo dello stato patrimoniale. Lo stesso accade per i ricavi sospesi
che andranno invece nelle passività.
CONTO ECONOMICO
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO PASSIVO
Costi sospesi Ricavi sospesi
Per quanto riguarda invece le rettifiche di imputazione, in questo caso abbiamo sia
un aspetto economico che un aspetto finanziario (ratei).
Vi possono infatti essere dei costi e dei ricavi di competenza che devono essere
integrati all’esercizio, ma che al 31/12 non sono visibili per essere contabilizzati.
• soggetti esterni, tra cui gli azionisti che hanno investito nell’azienda (che
dovrebbero anche approvarlo con il percorso di approvazione in assemblea); anche i
possibili azionisti futuri che in base ai risultati osservati nel bilancio decideranno se
investire o meno nell’azienda;
• anche i soggetti interni all’azienda, in quanto il bilancio e la sua analisi sono uno
strumento per il controllo della gestione.
Per essere redatto, il bilancio deve rispettare dei principi contabili nazionali e
internazionali:
- i primi forniscono indicazioni, oltre che per la redazione e la forma da adottare, su
come stabilire i valori delle operazioni di rettifica (tali operazioni implicano di stabilire
un certo valore come le rimanenze, le immobilizzazioni, i crediti etc..) e sono
orientate al principio della prudenza;
-i secondi sono quelli a cui devono conformarsi le società quotate (non danno vincoli
strutturali).
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Per determinare l’equilibrio economico di lungo termine è necessario che gli
azionisti siano soddisfatti e che il capitale proprio sia adeguatamente remunerato:
bisogna quindi stabilire un processo logico e comune che stabilisca quale sia in
generale la giusta remunerazione del capitale.
Gli azionisti, nel caso di inadeguata remunerazione, hanno la possibilità di fare degli
investimenti alternativi che potrebbero essere investimenti privi di rischio.
Ovviamente nella realtà non esiste l’assoluta mancanza del rischio, ma vi sono degli
investimenti molto sicuri in cui il rischio è quasi nullo.
Talvolta le risorse ottenute dallo Stato dal pagamento delle imposte da parte dei
cittadini non sono sufficienti in un singolo anno per effettuare investimenti (ad
esempio per costruire autostrade, ponti, ecc). Lo Stato può allora decidere di farsi
prestare denaro dai propri cittadini o da quelli di altri paesi, emettendo titoli di stato.
I titoli di stato sono quote di debito pubblico che lo Stato contrae nei confronti dei
cittadini, e che deve essere restituito.
• partiamo dal cosiddetto RISK FREE RATE, ovvero il rendimento che si ottiene da
un investimento privo di rischio. In realtà esso non è sufficiente, perché si deve
tenere in conto che investire nell’azienda è rischioso (tanto maggiore è il rischio più
sarà alto il rendimento che ci si aspetta);
Rendimento atteso per il rischio dall’investitore = Risk free rate + premio per il rischio =
Nel lungo periodo a cambiare è il costo: si parla di costo economico tecnico che,
oltre a comprendere tutti i costi che si sono manifestati nell’esercizio e quindi sono
stati sostenuti dall’azienda, comprende anche i cosiddetti oneri figurativi, ovvero
quei costi che in realtà non vengono sostenuti dall’azienda, ma che devono essere
presi in considerazione. Esempi di oneri figurativi sono:
C**b*;7@48*F85<46>8?8*`*6B>48*=;H>8*+*=;H>;*@=;7;K8=;*>@=78=;*
2- Sappiamo che i ricavi (R) devono coprire tutti i costi ed eventualmente produrre
un UTILE. In questo casi si avrà un profitto (α) che è un extra reddito (surplus),
cioè la quantità di reddito che eccede il minimo di convenienza economica (reddito
che soddisfa gli investitori).
+ Ricavi di vendita (per i prodotti finiti già venduti); il ricavo di vendita, da solo, non
è espressione della produzione ottenuta, ma si deve guardare la variazione che
hanno subito le rimanenze di beni che hanno subito un processo produttivo.
± Variazione delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati: (+) in incremento
se il magazzino aumenta; quindi considera le rimanenze finali (i prodotti che non
sono ancora stati venduti, ma che effettivamente sono stati prodotti nell’esercizio); (-)
in decremento se diminuisce, nel caso in cui si vende più di quanto è stato prodotto;
quindi non considera le rimanenze iniziali, ovvero ciò che ci ritroviamo proveniente
dall’esercizio precedente.
7) Per servizi
'"'&1$*3WD*+*3&^WD*O*
DIFFERENZA VALORE DELLA PROD. E COSTI DELLA
PRODU.
- imposte
= REDDITO NETTO
STRUTTURA A RICAVI E COSTI DEL VENDUTO:
utilizza come prima voce i Ricavi di vendita, e non il valore della produzione. La
differenza tra le due strutture sta nella parte iniziale, ovvero quella parte che porta
alla determinazione del reddito operativo.
Ricavi di vendita
- Costo del venduto
= REDDITO NETTO
Esso viene confrontato con il K.e. (il costo opportunità del capitale proprio), il quale è
un benchmark, cioè un parametro che ci permette di determinare il rendimento
atteso dagli azionisti.
- se ROE >= Ke allora si raggiunge il livello di redditività soddisfacente:
l’azionista sarà soddisfatto.
- se ROE < Ke allora non si raggiunge il livello di redditività. Per avere un altro
punto di riferimento, è possibile effettuare un confronto:
Esso è utile per capire come viene utilizzato tutto il capitale impiegato, per capire
se è stato utilizzato in maniera efficiente o no.
Visto che noi ci stiamo concentrando sull’area caratteristica e quindi sull’attività tipica
di gestione, il reddito che prendiamo deve essere relativo a quello che viene investito
appunto in quest’area; gli elementi che generano reddito extra caratteristico non
sono inclusi.
Ma per sapere se questo indice è soddisfacente oppure no, dobbiamo fare i soliti
confronti, nello spazio con le altre aziende nel settore e nel tempo con la stessa
azienda.
Possiamo anche confrontare il ROI con il tasso di interesse del capitale preso a
prestito (i) e pagato alle banche. E’ la cosiddetta “leva finanziaria” è un indicatore
che dà informazioni sulla situazione di indebitamento dell’azienda. Viene infatti
chiamata anche “indice di indebitamento”.
Essa è utile nella scelta delle fonti di finanziamento da utilizzare per realizzare un
investimento, ossia nella scelta tra capitale proprio o capitale di terzi.
%"$*b*g%"(*`*3%"(*h*8D*i*.@N8>8*F876798648*[*!6I8>6B@*I4;I48;j*i*3Y*h*6B8E<;>6*F8H=6B@D*
>@498*7;7*I4;A<=@*6B=<7*@FF@>>;*H<B*%"$:*
=4@H=@4C*67=J@*8B*%"$:*
Nel linguaggio comune, si è soliti sostenere che se ROI > i, allora all’azienda
conviene indebitarsi, poiché crescendo l’indebitamento cresce anche la redditività
del capitale proprio (ROE). E’ chiaro che bisogna indebitarsi entro certi limiti: se ci
si indebita troppo, aumenterà il rischio di insolvenza e verrà percepito un rischio
maggiore; se l’azienda viene percepita come più rischiosa, ci sarà un duplice effetto:
Quando il ROI è maggiore del tasso di interesse, succede che dall’area caratteristica
si riesce a produrre un reddito che intanto va a pagare gli interessi, e il resto sarà
utile per generare reddito netto, e se questo cresce e il capitale netto è rimasto lo
stesso; quindi cresce il numeratore, il denominatore rimane lo stesso, quindi il ROE
cresce.
^*$,,$''"*1$)&*-$T&'()"*+*0@*%"(*l*8*+*I8]*=8*H8*87A@N8>6M*I8]*H8*67A4C*87=;7>4;*
6*A@BB@*I@4A8>@M*E<87A8*=;7?8@7@*48A<44@*8B*48=;4H;*6B*=6I8>6B@*A8*>@498M*I@4=Je*8B*H<;*
6<K@7>;*I4;?;=6*<7*@FF@>>;*7@56>8?;*H<B*%"$:
Il ROI si può ulteriormente scindere in altri due rapporti. Partendo dalla formula del
ROI, moltiplichiamo numeratore e denominatore per i ricavi di vendita (S).
Ro * S
ROI=
CI * S
Riscriviamo come:
RO S
ROI=
S CI
Può dipendere dai costi e dai ricavi. Per aumentare il ROS, si ridurranno i costi di
produzione o si aumenta il prezzo di vendita, o il fatturato
Se si vuole capire perché il tasso di rotazione del capitale investito è basso bisogna
andare ad indagare se c’è un problema di prezzo o di costi. I motivi, infatti,
potrebbero essere che:
- la redditività delle vendite sia molto bassa a causa di prezzi di vendita
eccessivamente bassi;
- prezzi di vendita giusti, ma i costi sostenuti per produrre quel bene sono troppo
elevati. Allora o si riducono i costi, o si aumentano i prezzi di vendita per aumentare i
ricavi.
Esempio 2: se si ha un bar con un tavolo solo, se al tavolo si siede una persona sola
che ordina un caffè, il ROD sarà più basso (poiché il fatturato sarà uguale al prezzo
del caffè); ma se nello stesso tavolo si siedono più persone che ordinano più cose, è
chiaro che il fatturato sarà più alto e di conseguenza il ROD.
Ym:0'$#+*!6I84@*H@*BQ698@7A6*G*87*@E<8B8N48;*F876798648;*=8;G*
Se le varie scadenze di pagamenti e incassi sono equilibrate. È importante capire
quando scadono i debiti e i crediti. Nella struttura per natura questa cosa non la
riusciamo a vedere, però in realtà con la separata indicazione delle voci che
scadono entro o oltre l'esercizio un po' si viene a sanare questa carenza informativa
relativa all'aspetto finanziario, cioè la liquidità. Ai fini invece dell'analisi di bilancio,
tale struttura patrimoniale non è immediatamente utilizzabile. Ma è opportuno
utilizzare la logica di riclassifica dello stato patrimoniale, secondo una logica
finanziaria.
IMPIEGHI FONTI
Capitale acquisito
(cap. di terzi)
Le attività le abbiamo chiamate IMPIEGHI(di liquidità) , le passività FONTI (da dove
è venuto fuori il denaro che ha permesso di fare questi impieghi).
IMPIEGHI
-Nell'attivo circolante ci sono tutte quelle componenti attive che si trasformeranno in
forma liquida entro l'esercizio successivo, o che sono già in forma liquida, come le
liquidità immediate.
-nel magazzino delle scorte minime pronte a tener conto ad eventuali emergenze.
FONTI
A primo posto troviamo il patrimonio netto, cioè il Capitale proprio ed è messo a
primo posto perché se la logica è quella finanziaria, non c'è scadenza.
IMPIEGHI FONTI
-liquidità immediate
!!!!!!!!!!!!!!!!!!"""
Sono l'attivo
Circolante.
L'equilibrio finanziario, che viene dalla tempistica, non solo dall'ammontare, in cui
avvengono le entrate e le uscite.
-Liquidità differite e liquidità immediate sono maggiori dei debiti a breve termine, da
ciò possiamo dire che ''pensiamo" che i debiti dell'anno prossimo siamo in grado di
poterli pagare. Somma tra liquidità differite e liquidità immediate meno debiti a breve
termine... Questa differenza è un margine di tesoreria.
Anche se è leggermente negativo non è una tragedia, perché noi dobbiamo
guardare anche un'altra grandezza, il CAPITALE CIRCOLANTE NETTO.
Quindi calcoliamo le rimanenze più liquidità differite più liquidità immediate meno
debiti a breve termine. Si può calcolare pure facendo capitale proprio più debiti a
medio e lungo termine meno l'attivo fisso.
-Tanto attivo fisso e poco attivo circolante mi fa capire che l'azienda è rischiosa,ha
troppi investimenti fissi.
Indici di autocopertura degli impieghi fissi cioè capitale proprio diviso attivo fisso.
Cioè l'attivo fisso è coperto con che cosa? Al 50% con capitale proprio e l'altro 50%
con debiti a medio o lungo termine.
E’ opportuno confrontare l’indice di liquidità della singola azienda con quello del
settore o verificarne il suo andamento negli anni per stabilire se sia positivo o
negativo.
L’indice che esprime il Capitale circolante netto è l’indice di disponibilità.
attivo fisso
Nel caso contrario, in cui il capitale proprio è bassissimo e non basta per acquistare
le immobilizzazioni, l’azienda dovrà rivolgersi a terzi, chiedendo dei prestiti (ad
esempio ad una banca) che dovrà restituire nel medio lungo termine: pertanto
nell’attivo comparirà un aumento delle immobilizzazioni, mentre nel passivo
comparirà un debito a m/l termine che dovrà essere restituito gradualmente con degli
interessi.
Esso viene determinato insieme al reddito di esercizio, poiché utilizza gli stessi criteri
di valutazione (Reddito di esercizio = capitale alla fine dell’esercizio – capitale
all’inizio dell’esercizio) Una sottoclasse di questo capitale è il capitale di bilancio.
tasso di attualizzazione
Il reddito medio prospettico futuro è una previsione dei redditi futuri, che dovrà poi
essere attualizzata (cioè i valori dovranno essere portati ad oggi), utilizzando il tasso
di attualizzazione (che sarebbe il rendimento atteso: comprenderà inflazione,
deflazione, ma anche il costo opportunità) per ottenere il capitale economico.
35. L’AVVIAMENTO
Al capitale economico e al capitale di liquidazione, è collegato il concetto di
avviamento.
L’avviamento nel linguaggio economico, è quella condizione che esprime la capacità
dell’azienda di produrre un reddito superiore al minimo di convenienza economica. Il
reddito di minima convenienza economica è quel reddito che rende soddisfatti gli
investitori del capitale di rischio.
Si produce allora un valore maggiore grazie all’utilizzo di fattori specifici (come le
competenze tecniche, la fidelizzazione della clientela, il prestigio, la reputazione
dell’azienda, ecc.).
L’avviamento di per sé, non ha un valore monetario, poiché appunto frutto di una
serie di fattori immateriali, e non può essere scritto in bilancio, perché si
contraddirebbe il principio della prudenza (se abbiamo detto che dobbiamo evitare di
sopravvalutare le attività e sottovalutare le attività, considerando l’avviamento, si
incrementerebbe le attività).
Lo scriviamo nello stato patrimoniale solo quando è acquisito a titolo oneroso, cioè
quando, ad esempio, acquistiamo un’altra azienda e la incorporiamo con la propria,
oppure acquistiamo un ramo acquistiamo sia il valore contabile, sia un’altra cosa in
più che è proprio l’avviamento.
In bilancio l’avviamento lo troviamo tra le attività dello Stato Patrimoniale, nella voce
“Immobilizzazioni immateriali” (poiché è un’immobilizzazione priva di consistenza
fisica).
[Si potrebbe osservare anche il capitale circolante netto (CCN), che considera anche
tutte le attività e le passività che si manifesteranno nel breve termine (quindi in
futuro), e quindi risulta avere un andamento molto più stabile, mentre la cassa può
assumere valori molto differenti da un giorno all’altro (per questo si parla di flussi di
cassa)].
Se gli investimenti
Aumento di attività crescono, ci sarà
un impiego di
IMPIEGHI DI
liquidità
LIQUIDITA Diminuzione di
passività
2) Vengono poi implementate delle azioni per raggiungere questi obiettivi, che
determineranno dei risultati.
4) Dal confronto tra i risultati e gli obiettivi si effettua un feedback, ovvero un flusso
di informazioni di ritorno, che serve, nel caso in cui non vengano raggiunti gli
obiettivi, per andare ad individuare l’errore, in modo da attuare delle azioni correttive.
Queste andranno a verificare i comportamenti e gli obiettivi:
-Vi sono poi i centri di responsabilità, cioè delle unità organizzative aziendali, in cui
si svolgono attività omogenee, dove viene individuato un responsabile a cui si
assegnano degli obiettivi. Si distinguono in:
C COSTO
CV TOTALE=CF+CV
C
costi di
produzi
Q
pezzi prodotti
*La pendenza sarà data dal CV
unitario, maggiore è il CVU, la
pendenza è maggiore.
R CT=CF+CV
CT * il prezzo di
R, vendita è la
sono pendenza
le della retta dei
ricavi ed è
break maggiore del
even
sono gli utili
CV
Q Q
Tale rappresentazione grafica è utile per
calcolare il ‘’punto di pareggio’’ , cioè il
break even point. Mi permette di capire
qual è la quantità da produrre e vendere
R=CT
R=CF+CV
p*Q=CF+CVU*Q
4) Siccome a noi interessa quella quantità di pareggio nonché la Q,faremo
p*Q-CVU*Q=CF
Q*(p-CVU)=CF
6) Siccome (p-cvu) è uguale al margine di contribuzione, diremo che
Q=CF/(p-CVU)
*In una situazione in cui il prezzo di vendita è minore del costo variabile unitario è
patologica. Graficamente le due rette non si incrociano.
CT
R,C R
Q
NOTEREMO CHE…
-Più si produce, più si avranno perdite perchè se non produco nulla avrò una perdita
che corrisponde con il costo fisso, man mano che produco ci sarà un ulteriore
margine negativo che è quello del margine di contribuzione.
Alta
crescita
con quota situ
di mercato azi
one
in
ALTA QUE STA cui
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CRESCITA
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cui prod
ucon
o
ALT fluss
QUOTA DI
MERCATO
-La quota di mercato del business dell’azienda dirà quanto è grande la fetta di
questo mercato, dunque se è grande o piccola.
-Con i cash cow genero cassa da investire nei question marks e farli diventare
stars.
Quindi mentre la divisione per funzioni in base al tipo di attività svolta è una divisione
orizzontale, quando si presuppone che all’interno dell’azienda vi sia una gerarchia,
che assegna responsabilità diverse in base al ruolo che i soggetti assumono, la
osserviamo da un punto di vista verticale.
%<;B;*+*B8?@BB;*5@464=J8=;*87*=<8*H8*;I@46*+*A8?8H8;7@*A@B*B6?;4;*?@4>8=6B@*
Funzioni +*>8I;*A8*6>>8?8>C*H?;B>6*+*A8?8H8;7@*;4899;7>6B@*
Come sappiamo, le attività svolte nell’azienda sono coordinate tra di loro e possono
essere svolte contemporaneamente. Per riuscire a stabilire un’adeguata struttura
organizzativa dell’azienda, devono essere individuati i collegamenti che esistono tra
le attività svolte, che riguardano le INTERDIPENDENZE e la COORDINAZIONE
ECONOMICA.
Vi possono anche essere degli organi di supporto, che non coordinano direttamente
nessuno: ad esempio l’attività di controllo di gestione normalmente è affidata ad uno
staff, in quanto genera informazioni utili alla direzione generale, ma non dice cosa
fare agli organi sottostanti.
Vantaggi:
- il principale vantaggio di questo tipo di struttura è l’efficienza, in quanto si può
ottenere un’elevata specializzazione nei ruoli e una maggiore efficienza operativa in
ciascuna funzione. - Inoltre essa favorisce il raggiungimento di economie di scala: la
struttura funzionale è adatta nel caso della produzione di uno o pochi prodotti, e
quindi si addice ad un’impresa che ha scelto di focalizzarsi su un solo prodotto di
qualità. (Se si producono molti prodotti, la struttura diventa molto estesa e si genera
un accumulo di decisioni e di responsabilità per il direttore di funzione, che deve
tenere sotto controllo più prodotti e più mercati di sbocco).
Svantaggi:
- il principale punto di debolezza è la lentezza con cui si risponde ai cambiamenti
ambientali, che richiedono un coordinamento tra i diversi organi. E’ infatti adatta alle
aziende che operano in ambienti stabili. - Inoltre ogni funzione opera come se fosse
una cosa a sé, spesso con il rischio di scarso coordinamento rispetto alle altre e con
difficoltà nel perseguire obiettivi comuni.
2- STRUTTURA DIVISIONALE
La struttura divisionale è invece adatta per le aziende più grandi (multi-prodotto o
conglomerate): le unità organizzative sono organizzate per divisioni, in base al
prodotto, al mercato o al settore. Da un punto di vista grafico, la rappresentazione è
simile a quella della struttura funzionale, ma le caselle non indicano le funzioni ma le
divisioni (prodotti, servizi, gruppi di prodotti, ecc).
Nel caso in cui la struttura sia organizzata in base al mercato in cui opera l’azienda,
potrebbero esservi, ad esempio, una divisione per mercato europeo, una per quello
asiatico, una per quello americano, e così via.