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I bisogni, i beni e l’attività economica

Un bisogno è lo stato di insoddisfazione di un essere umano e può essere di


carattere materiale, morale e intellettuale. I bisogni sono suddivisi in primari, cioè
legati ad esigenze di sopravvivenza (mangiare, bere, dormire) e secondari che invece
sono legati, soprattutto allo stato sociale, al grado di cultura e allo sviluppo del
progresso.
I bisogni sono un problema all’ordine del giorno, infatti, individui diversi hanno
spesso bisogni comuni e nel momento che vengono soddisfatti migliorano la qualità
della vita. I bisogni vengono soddisfatti seguendo un ordine di priorità in funzione
del grado di necessità e di importanza del proprio bisogno. La soddisfazione dei
bisogni si consegue mediante l’utilizzo di beni, ritenuti idonei a tale scopo.
Alcuni beni disponibili in natura sono illimitati (es. l’aria) altri invece, non sono in
grado di soddisfare un bisogno e necessitano di una certa attività per renderli
disponibili al consumo. Quando i beni si presentano in quantità limitata ai bisogni da
soddisfare diventano beni economici in quanto necessitano di uno sforzo per essere
utilizzati, a differenza dei beni liberi. I beni economici possono essere classificati
secondo il loro utilizzo:
 beni di consumo, destinati a soddisfare un bisogno immediato come per
esempio, i cibi, le bevande, ecc.;
 beni strumentali, destinati a produrre altri beni, come nel caso delle materie
prime, macchinari o strumenti in genere.
Inoltre, possono essere classificati in relazione alla loro durata:
 beni durevoli, capaci di soddisfare un bisogno più volte o a lungo, come nel
caso di una macchina o di un computer;
 beni non durevoli, cioè destinati ad essere utilizzati una sola volta, come ad
esempio un biglietto dello stadio, un frutto ecc.
La definizione di azienda
“L’azienda è un’organizzazione di persone e di beni economici, materiali e
immateriali destinati a durare nel tempo, nel quale in modo coordinato, si procura, si
produce e si consuma ricchezza, al fine di soddisfare i bisogni umani”.
Ogni individuo, per via della limitata disponibilità dei beni, per assicurarsene una
certa quantità, deve svolgere delle attività al fine di soddisfare i propri bisogni o
quegli altrui. L’attività svolta si definisce attività economica, ossia un insieme di
operazioni che eseguite dall’uomo in maniera individuale o collettiva perseguono lo
scopo di procurarsi, produrre e utilizzare beni o servizi necessari a soddisfare i
bisogni.
L’attività economica è suddivisa quindi in attività di produzione e attività di
consumo. Quest’ultime vengono svolte dal singolo individuo o da più individui che
tendono ad associarsi dando vita ad organizzazioni stabili che prendono il nome di
aziende.
Dalla ripartizione dell’attività economica in attività di produzione e attività di
consumo che discendono due classi fondamentali di azienda:
 aziende di consumo, dette anche aziende erogative;
 azienda di produzione, altrimenti dette imprese.
Le aziende di consumo possono produrre ma non per lo scambio di mercato, bensì
per il consumo interno. Perciò esse svolgono un’attività di consumo di beni e servizi
per il soddisfacimento dei bisogni umani.
Le aziende di produzione, invece, hanno come fine quello di creare ricchezza;
soddisfano indirettamente i bisogni umani attraverso lo svolgimento di un’attività di
produzione di beni e servizi da destinare allo scambio.
Un esempio: la Barilla è un’impresa, la famiglia è un’azienda di consumo.
Ci sono anche le aziende composte che soddisfano i bisogni attraverso processi di
consumo e processi di produzione di beni e servizi (aziende famigliari, enti
territoriali, ecc.).
Le aziende di erogazione possono anche essere classificate in relazione alla natura
dei soggetti destinatari dell’attività erogativa, perciò possiamo distinguere:
 aziende di consumo, i soggetti destinatari dell’attività erogativa sono interni
dell’azienda (famiglie, associazioni culturali, sportive, cooperative di consumo)
 aziende di erogazione in senso stretto, i soggetti destinatari dell’attività
erogativa di beni e/o servizi sono esterni all’azienda (fondazioni, associazioni
umanitarie e caritatevoli, enti assistenziali e di ricerca).
Un'importante suddivisione di azienda è quella che articola le aziende in funzione
dei soggetti promotori, in base alla quale si suddividono aziende private e
pubbliche:
 Nelle aziende private il soggetto giuridico e il soggetto economico sono
sempre privati.
 Nelle aziende pubblica il soggetto giuridico e il soggetto economico, invece,
sono pubblici, ma lo è anche l'azienda che presenta soggetto giuridico privato
ma soggetto economico pubblico.
Per quanto riguarda le aziende di erogazione pubbliche possiamo distinguere quelle
per i bisogni della collettività:
 enti pubblici territoriali, (Stato, Regioni, enti locali)
 enti pubblici istituzionali, (INPS, INAIL, CCIAA, Enti Istituzionali di Assistenza e
Beneficenza - IPAB)
 enti con particolari finalità di pubblica utilità (culturale, turistica, economica,
assicurativa, ecc.).
 enti con finalità scientifiche e sanitarie, (università, enti ospedalieri
autonomi, ecc.)
Le aziende di produzione si distinguono a seconda che appartengano al settore
primario, secondario o terziario:
 le aziende del settore primario non attuano nessun processo di
trasformazione, ma si limitano ad acquisire le risorse disponibili in natura.
 le aziende del settore secondario sono individuabili nelle aziende
manufatturiere, le quali svolgono un'attività di produzione che consiste nella
trasformazione delle materie prime prodotte dalle aziende del settore
primario, al fine di ottenere prodotti finiti.
 le aziende del settore terziario sono quelle commerciali o mercantili che
attuano processi di distribuzione, ovvero acquisire beni da produttori per poi
rivenderli ad altre aziende.
Nel settore terziario troviamo anche le aziende di servizi e anche un
sottoinsieme definito terziario avanzato il quale è costituito da vari tipi di
aziende informatiche che svolgono attività tecnologicamente più avanzate
rispetto a quelle svolte dal settore terziario.
L’attività di produzione va intesa in senso economico non solo come trasformazione
dei fattori produttivi in prodotti finiti bensì come accrescimento di utilità del bene,
infatti la produzione può essere diretta o indiretta.
Nel primo caso presuppone una trasformazione dei beni in senso fisico; nel secondo
caso, invece, fa riferimento ad una trasformazione dei beni nel tempo e nello spazio.
La trasformazione nel tempo avviene ogni qual volta si rendono disponibili beni al
consumo in momenti successivi rispetto a quelli della sua produzione.
La trasformazione nello spazio si ha nei casi in cui si rendono disponibili in luoghi
diversi rispetto a quelli dove sono stati prodotti.
Da questa analisi possiamo classificare le aziende di produzione secondo il fine
perseguito, distinguiamo:
 aziende di produzione diretta, cioè, quelle industrie che trasformano le
materie prime in prodotti finiti (tessili, alimentari, automobilistiche, ecc.);
 aziende di produzione indiretta, quelle che creano un valore aggiunto a beni
e servizi già esistenti mediante un processo di trasformazione economica e di
valorizzazione che ne aumenta l'utilità finale o ne agevola lo scambio (es.
imprese bancarie, assicuratrici, commerciali ecc.).
 aziende di servizi, cioè quelle che non producono beni ma servizi, ossia
rendono disponibili condizioni che facilitano lo svolgimento di altre attività,
siano esse di produzione o di consumo.
Le aziende possono anche essere classificate secondo le dimensioni, infatti,
distinguiamo le imprese in tre sottocategorie principali: piccole imprese, medie
imprese e grandi imprese. I criteri per la classificazione delle aziende secondo le
dimensioni sono molteplici:
 Parametri tecnici come il numero di dipendenti, la dimensione degli impianti,
il numero degli stabilimenti, il numero dei reparti produttivi.
 Parametri di natura finanziaria: capitale aziendale.
 Parametri di natura economica: valore fatturato (totale ricavi di vendita),
quota di mercato (vendite realizzate dall'impresa/vendite realizzate da tutte
le imprese del settore).
Qualunque sia il parametro da noi utilizzato però, questi devono essere anche
contestualizzati; bisogna infatti valutare questi determinati criteri considerando il
settore dell'azienda in cui opera e anche la localizzazione geografica.
La Commissione Europea definisce le imprese secondo il seguente schema:

CATEGORIA DIPENDENT FATTURATO ATTIVO STATO


D’IMPRESA I ANNUO PATRIMONIALE

≤ 50 milioni ≤ 43 milioni di
MEDIE < 250
di EUR EUR

≤ 10 milioni ≤ 10 milioni di
PICCOLE < 50
di EUR EUR

≤ 2 milioni ≤ 2 milioni di
MICRO < 10
di EUR EUR

 Fatturato (o volume d’affari), è la somma dei ricavi ottenuti da un'impresa o


ditta individuale attraverso cessioni dei beni e/o prestazioni di servizi (ecc.).
 Attivo Stato Patrimoniale, cioè gli investimenti cui l’impresa ha destinato i
mezzi reperiti nello svolgimento della sua attività (impieghi).
Gli elementi costitutivi dell’azienda
L’azienda è un sistema coordinato, degli elementi che la costituiscono; più nello
specifico gli elementi costitutivi di un’azienda sono:
 Il lavoro, è il fattore produttivo che permette di individuare la componente
soggettiva dell'azienda, ossia i soggetti che a vario titolo partecipano alla sua
attività.
Ogni lavoratore svolge funzioni e compiti tra loro coordinati a diversi livelli di
responsabilità. Il lavoro delle persone non è di proprietà dell'azienda, poiché
esse prestano il loro lavoro in cambio di adeguata remunerazione o altri
benefici di natura monetaria.
Il lavoro diretto a identificare le migliori combinazioni fra i diversi fattori della
produzione e che si traduce in cosa produrre, dove produrre, come produrre,
è definito come lavoro imprenditoriale, ed è svolto dall'imprenditore e dai
soci ossia da tutti coloro che hanno investito i loro capitali nell’azienda.
Alle dipendenze dell'imprenditore o dei soci, a vari livelli e con diverse
responsabilità, si collocano coloro che svolgono un lavoro in molti casi fisico,
materiale, attraverso il quale concretizzare le idee imprenditoriali. Si tratta del
lavoro attuativo definito anche come lavoro esecutivo.
Lavoro imprenditoriale e lavoro esecutivo esprimono il capitale intellettuale
dell'impresa il quale presenta caratteristiche qualitative più che quantitative;
perciò, attribuirgli un valore monetario è piuttosto difficile.
 Il capitale dell’azienda è costituito dalle risorse finanziarie, materiali e
immateriali di cui l'azienda dispone per poter operare, per fare investimenti o
acquisti.
Le risorse che l'imprenditore o i soci apportano all'azienda nelle fasi iniziali e
che viene messo a rischio viene chiamato capitale di apporto o capitale
sociale ma è anche capitale di rischio poiché può anche perdersi se la
gestione è fallimentare.
Alle risorse apportate dai soci si associano le risorse finanziarie prese a
prestito dalle banche, oppure prestiti da parte dei risparmiatori
sottoscrivendo le obbligazioni e i titoli che l'azienda emette per acquisire fonti
di finanziamento senza ricorrere alle banche.
I beni economici immateriali (marchi, brevetti) garantiscono un diritto di
esclusiva all'azienda ad usare un marchio o a vendere un prodotto e quindi
reddito nel corso del tempo all'azienda.
Un altro tipo di bene immateriale può essere anche un software oppure anche
la reputazione dell'azienda sul mercato, quindi l'immagine che l'azienda
stessa si crea e che può fare la differenza.
I beni economici materiali hanno consistenza fisica e possono essere scorte di
magazzino, scorte di materie prime, scorte di semilavorati, o anche di prodotti
finiti; scorte che devono esserci almeno in quantità minima per evitare
l'interruzione del processo produttivo, in quanto servono ad alimentare
l'attività di collocamento sul mercato così da recuperare monetariamente il
valore dei beni che abbiamo prodotto.
I beni economici materiali si dividono in:
o materie prime e semilavorati, fanno parte del capitale disponibile per i
processi produttivi.
o prodotti finiti, fanno sempre parte del capitale ma la loro destinazione
è la vendita.
 Complesso coordinato di operazioni, questa definizione viene attribuita alla
gestione aziendale che è costituita da una serie di operazioni che si
susseguono.
L'attività economica è un continuo susseguirsi di acquisti che comporta il
sostenimento di spese e quindi di uscite di moneta; operazioni alle quali si
susseguono le fasi di produzione così da poter portare sul mercato un
prodotto o servizio, il quale comporta la riscossione di un ricavo di vendita.
 Coordinazione sistematica (o organizzazione), rappresenta la capacità
dell'imprenditore di combinare e di coordinare tra loro i fattori produttivi a
sua disposizione.
Grazie alla coordinazione sistemica ogni elemento umano e di capitale sarà
presente in azienda in quella quantità e con quelle caratteristiche qualitative
che permettono di generare utilità e, dunque, valore.
Il fattore coordinazione è un fattore immateriale e intangibile, la cui presenza
va costantemente ricercata, pena la disgregazione dell'azienda.
 Il fine perseguito, può essere quello di conseguire un guadagno (lucro) o
semplicemente il soddisfacimento di bisogni umani.
I processi aziendali
Le aziende di produzione sono caratterizzate dallo scopo del lucro che viene
conseguito attraverso lo svolgimento di una serie di processi, che possono avvenire
all’interno dell’azienda oppure coinvolgono soggetti all’esterno. I processi aziendali
principali sono:
 processo di acquisizione dei fattori produttivi (fase esterna), attraverso il
quale l’impresa acquista i beni e i servizi necessari per lo svolgimento della
propria attività (materie prime, materie sussidiarie, impianti, manodopera,
ecc.);
 processo di produzione (fase interna), attraverso il quale l’impresa trasforma
le materie prime acquistate in prodotti finiti, con l’impiego dei macchinari e
della manodopera;
 processo di commercializzazione (fase interna), mediante il quale i prodotti
ottenuti con la produzione vengono collocati sul mercato per la vendita;
 processi di destinazione del risultato economico (fase esterna), se l’attività
dell’azienda si è conclusa con il conseguimento di un utile, quest’ultimo può
essere prelevato dall’imprenditore o dai soci, oppure può essere lasciato
nell’impresa per continuare a finanziarie le attività di quest’ultima.
L’utile potrà essere prelevato anche in parte e in parte lasciato all’interno
dell’impresa.
Soggetto giuridico e soggetto economico
Osservando un’azienda possiamo riconoscere due figure fondamentali, il “soggetto
giuridico” e il “il soggetto economico”:
 il soggetto giuridico è la persona fisica o la persona giuridica (un'azienda o
ente dotato di personalità giuridica) a cui la legge riconosce soggettività
giuridica, cioè un titolare di diritti e doveri.
È la persona fisica o la persona giuridica su cui ricadono diritti e obblighi
derivanti lo svolgimento dell'attività aziendale, che nel caso di profilo
oggettivo ricadono sul titolare.
 il soggetto economico è la persona fisica che assume le decisioni strategiche
e che indirizza la gestione aziendale secondo i propri interessi controllandone
le modalità di conseguimento.
A differenza del soggetto giuridico, il soggetto economico coincide sempre con
una persona fisica o con l'insieme di persone cui fanno capo gli interessi
interni dell'azienda.
Imprenditore
L'imprenditore è chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al
fine della produzione o dello scambio di beni e servizi. Che da solo, o con soci,
decide di investire e rischiare il proprio capitale.
Ha diverse funzioni:
 Studiare l’ambiente, cioè cogliere le migliori opportunità offerte dal mercato
e in generale dall’ambiente.
 Effettuare scelte di tipo strategico: diversificare ad esempio in più settori.
 funzioni di coordinamento, ricercare le migliori combinazioni dei fattori
produttivi.
 funzione di responsabilità, garantire la remunerazione di tutti i fattori
produttivi, cioè pagare i propri dipendenti, pagare le tasse, rispettare le
scadenze, rimborsare i prestiti.
 Essere capace di innovazione, non solo con nuovi prodotti ma anche con un
modello diverso di vendita, di prodotto, di processo.
Stravolgere lo stato stazionario, attraverso l’introduzione di innovazioni;
ovvero una nuova combinazione di vecchie e nuove conoscenze.
Es.: Apple inventa il touchscreen.
L’imprenditore mette in moto l’innovazione attraverso alcune formule, come
quella del “fast fashion” per la moda, con la quale si può soddisfare la
richiesta di una larga fascia di clienti, i quali vogliono restare sempre al passo
con la moda, rifornendo costantemente i suoi punti vendita.
Le migliori aziende sono quelle che riescono a capire ciò che serve per il futuro,
studiando l’ambiente, cercando di capire le esigenze del mercato e riuscendo a
progredire con esso. Infatti, i bisogni con il tempo cambiano e un’azienda che non
riesce a stare al passo con i cambiamenti è destinata a fallire.
Finalità dell’azienda (Capitolo 6, paragrafo 1)
Il fine perseguito dalle aziende non è un fine unitario bensì composito, in cui
emergono tre dimensioni:
 Economica
 Competitiva
 Sociale
Queste tre finalità consentono una lunga durata all’azienda.
Dimensione Economica
L'azienda è un istituto creato per produrre ricchezza (i ricavi servono almeno a
coprire le spese), cercando di produrre la massima differenza positiva tra ricavi e
costi. Dalla dimensione economica dell’azienda emergono due aspetti fondamentali:
 L’equilibrio finanziario che deve esserci sempre e prevede che le entrate di
moneta siano maggiori o almeno uguale alle uscite di moneta.
 L’equilibrio economico che prevede che i ricavi siano maggiori o almeno
uguali ai costi.
Il risultato economico è la differenza tra i ricavi e i costi di un esercizio, riepilogati
nel conto economico. Se positivo, è denominato utile d’esercizio o profitto. Se
negativo, costituisce una perdita di esercizio.
Il risultato economico a prescindere dalle altre finalità rappresenta il fine, ma ancor
più il mezzo per assicurare duratura prosperità all’azienda e ai soggetti che vi
partecipano. L’impresa può perseguire gli altri fini oltre a quello del risultato
economico, a condizione che non conduca al declassamento di quest’ultimo.
Il profitto va a beneficio dell'imprenditore e dei soci poiché hanno rischiato il
capitale, infatti è una remunerazione per gli stessi data la corretta organizzazione e
innovazione che portano all'azienda.
La destinazione del profitto deve garantire il consolidamento e il potenziamento
dell’azienda e soddisfare le attese, non solo economiche ma di tutti gli stakeholder,
di fatto deve essere distribuito tra quanti hanno contribuito a realizzarlo.
Una capacità di reddito solida e duratura dipende dall'attitudine posseduta
dall'impresa nel competere validamente sui mercati e nel godere di un elevato
grado di consenso da parte degli interlocutori sociali (stakeholder).
Tutto ciò implica che il risultato economico può e deve coesistere con gli altri fini,
traendone ulteriore forza e legittimazione, con il convinto perseguimento di obiettivi
espressi nell'ambito del quadro competitivo e di quello sociale.
 Stakeholder, ciascuno dei soggetti direttamente o indirettamente coinvolti
nell'attività di un'azienda;
diverso da:
 Shareholder: azionisti.
Stakeholder

Interni Esterni

Shareholder, soci,
Fornitori
imprenditori, Clienti
manager Stato

Dipendenti

I portatori di interesse (o stakeholder) sono tutti i soggetti interni ed esterni


all’azienda che con il loro comportamento possono influenzare l’attività dell’azienda
e che dell’azienda sono influenzati.
Tra aziende private e pubbliche c'è un approccio differente con il profitto, poiché
l'utile aiuta l'azienda a dare continuità al servizio (difesa, sanità, trasporti).
Dimensione competitiva
L’azienda per sopravvivere deve costantemente accrescere la sua competitività, i
gestori devono rinunciare ad una parte dei ricavi e investirli nella ricerca e lo
sviluppo dei fattori produttivi, al fine di garantire un futuro all’azienda.
In questa dimensione il profitto non è un fine ma uno strumento con cui l'azienda
cresce e si innova, in dimensioni e competitività, acquisendo un vantaggio
competitivo.
Il vantaggio competitivo si manifesta nella capacità dell’impresa di conseguire una
posizione favorevole nel mercato che consente di realizzare una performance
reddituale superiore a quella dei concorrenti.
“Il vantaggio competitivo è correlato di competenze distintive, tacite o esplicite,
sviluppate nel tempo, che le altre aziende non hanno o che difficilmente riescono ad
acquisire a costi accettabili”.

Prahalad e Hamel, 1990


Alcuni esempi di vantaghi competitivi:

Lufthansa Puntualità dei voli

Massimo servizio a
Qatar Airways
bordo

Tariffe più basse


Ryanair
d’Europa

Finalità sociali
La dimensione sociale del profitto fa riferimento al ruolo che l’azienda ricopre nel
contesto economico-sociale; pertanto, la ricchezza prodotta deve essere distribuita
a vantaggio di quanti hanno contribuito a realizzarla come organi d’impresa, con
saggezza ed equità.
L’azienda è un insieme di forze economiche che sviluppa nell’ambiente di cui è
complementare, un processo di produzione e consumo, a favore del soggetto
economico e degli altri individui. Inoltre, l’azienda deve assumere comportamenti
socialmente responsabili affinché possa acquisire il consenso dagli stakeholder.
Degli esempi di comportamenti socialmente responsabili sono:
 Garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti offerti
 Favorire lo sviluppo e la formazione del personale
 Migliorare le condizioni e la sicurezza sul lavoro
 Proteggere l’ambiente dai danni derivati dall’inquinamento e dal
deperimento delle risorse
 Sostenere investimenti a favore della comunità attraverso
sponsorizzazioni, beneficienza, iniziative di pubblica utilità. In modo da
socializzare una parte della ricchezza prodotta
Attenersi a questi comporta dei vantaggi all’azienda, tra cui:
 Rafforza la reputazione dell’azienda sul mercato
 Accresce la fiducia e la fedeltà dei consumatori
 Incrementa le vendite
 Riduce i rischi di boicottaggio da parte del personale interno e
organizzazioni terze
 Risulta più attrattivo per il mercato del lavoro
 Attrae consenso attorno alle attività dell’azienda
È necessario agire ma anche comunicare agli stakeholder l’iniziativa dell’ambito
sociale, ciò viene fatto attraverso il Bilancio di sostenibilità che le aziende abbinano
al Bilancio di esercizio.
Il bilancio di sostenibilità è un documento autonomo e volontario, redatto alla fine di
ogni esercizio e destinato a tutti, ovvero pubblico. Invece, il bilancio di esercizio è un
documento obbligatorio.
Questi documenti permettono di osservare la relazione tra l’impegno sociale e
l’ambiente dell’impresa, le variabili economiche-funzionali e l’impatto sul valore
aziendale e sulle strategie e delle politiche attuate.
La fiducia degli interlocutori sociali è un bene prezioso, che si accumula
gradualmente nel tempo ricompensando adeguatamente i contributi ricevuti dagli
stessi; tuttavia, tale patrimonio intangibile di fiducia può essere anche rapidamente
dissipato tradendo le loro attese.
In definitiva, si può sostenere che il grado di consenso da cui un'impresa è
circondata ci appare tanto più elevato quanto maggiore è l'attrattività dell'impresa.
E questa è tanto più attrattiva per gli interlocutori sociali quanto minori sono le
attese che essi hanno e quanto più essi stimano l'impresa capace di soddisfarle.
La finalità deve essere quella di innalzare la soglia del consenso reale, fino a
raggiungere quello necessario; lo strumento più efficace è la trasparente
comunicazione del disegno strategico, così da ottenere l'adesione convinta e matura
degli interlocutori, rafforzando la loro fiducia nell'impresa e nel suo management.
Dissociazione tra proprietà e gestione
Molte volte la gestione dell'azienda è affidata ai manager, il loro obiettivo principale
è quello di conseguire dei risultati a beneficio dell’azienda, il compenso dovuto ai
manager e strettamente legato ai risultati che riescono a conseguire. Il compenso
dei manager consiste in un premio in denaro o in delle stock-option, cioè delle azioni
che corrispondono al valore del premio in denaro. L’operato di un manager viene
giudicato secondo l’indice ROI (Return on Investment), più è alto più il compenso del
manager sarà ricco.
Reddito Operativo (Ricavi)
ROI = Capitale Investito(Costi)

 Reddito operativo, esprime il livello di prestazioni raggiunte dall'impresa


Per mantenere un ROI alto, il manager ha la tendenza di ridurre gli investimenti per
ridurre ulteriormente i costi e per aumentare il valore del ROI, ma ciò va a discapito
dell’azienda che non cresce, e ciò comporta una perdita di competitività.
L’azienda come sistema
Un sistema può essere definito come un’entità concettuale (o concreta) costituita da
un insieme di elementi tra loro coordinati e orientati al raggiungimento di un
determinato fine.
Un sistema non è la semplice somma degli elementi (materiali e immateriali) che lo
compongono, ma è la risultante del complesso delle relazioni esistenti tra le varie
unità elementari. Le interrelazioni esistenti, infatti, generano condizioni e qualità
aggiuntive nel sistema, rispetto a quelle possedute dai singoli elementi. Tale
caratteristica prende il nome di proprietà olistica.
Il sistema azienda presenta specifiche caratteristiche in funzione delle quali esso può
essere variamente classificato.
In primo luogo, l’azienda appartiene alla classe dei sistemi socioeconomici in quanto
riguarda fenomeni legati all’agire delle persone mosse da finalità economiche e
sociali.
Poiché istituita e condotta dall’uomo, l’azienda si presenta come sistema
cibernetico, in grado cioè di autoregolare le proprie attività attraverso meccanismi di
feedback. I processi di feedback consentono da un lato di ristabilire le condizioni di
equilibrio sulla base delle informazioni derivate dai risultati dell’attività svolta,
mentre dall’altro di attuare una continua attività di monitoraggio delle suddette
informazioni al fine di limitare gli effetti di un processo entropico(che porta
l'azienda in uno stato di disordine)
L’azienda è un sistema complesso perché caratterizzato da un elevato grado di
complessità interna, ma anche aperto, poiché sviluppa continuativamente una serie
di interrelazioni con l’ambiente esterno, che a sua volta influenza l’agire dell’azienda
e le sue condizioni di equilibrio.
La mutevolezza delle interrelazioni con l’ambiente esterno e delle sue condizioni di
equilibrio caratterizza il sistema aziendale quale sistema dinamico ed instabile.
Infine, il sistema azienda è definibile in parte deterministico, perché alcune delle
relazioni azienda-ambiente si ripropongono nel tempo in modo analogo, e in parte
stocastico, poiché di volta in volta tali relazioni si sviluppano in modo differenziato.
Pertanto, l'azienda è l'istituto economico destinato a perdurare nel tempo e che, per
il soddisfacimento dei bisogni umani e la produzione di reddito, ordina e svolge
costantemente la gestione.
I subsistemi aziendali
Il sistema aziendale può essere scomposto in subsistemi particolari, tra loro legati da
reciproche relazioni preordinate al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
La scomposizione del sistema aziendale in relazione ai momenti tipici
dell’amministrazione economica consente di individuare tre fondamentali
subsistemi:
 Subsistema organizzativo è finalizzato alla definizione dei centri di attività,
alla composizione e al coordinamento dei rapporti gerarchici e funzionali tra i
soggetti che operano all'interno del sistema aziendale, nonché
all'individuazione dei fattori materiali e immateriali necessari per individuare
le combinazioni produttive più convenienti.
 Subsistema gestionale si occupa di definire e coordinare le operazioni
aziendali in ragione della tipologia di attività svolta dall'azienda e alla luce
della finalità prevalente perseguita.
 Subsistema informativo è rivolto alla predisposizione dei metodi e dei sistemi
per la determinazione e la rappresentazione in termini quantitativi delle
operazioni svolte in azienda. Obiettivo principale del subsistema informativo è
l'implementazione del sistema di controllo dell'attività economica d'azienda.
Le aree funzionali
Spostando l'attenzione dai processi alle attività svolte dall'organismo aziendale e alle
conoscenze applicate per svolgere le funzioni appartenenti a quell’area, l'analisi per
subsistemi diviene analisi sistemica per aree funzionali. Si fa riferimento
all'amministrazione economica dell'azienda non come complesso di processi, bensì
come attività amministrativa realizzata dal management aziendale. Ad ogni area
funzionale corrisponde un insieme di attività specifiche, attraverso l'espletamento
delle quali viene assicurato il buon funzionamento del sistema aziendale.
Le diverse aree funzionali presenti in azienda possono essere classificate in:
 aree operazionali, le quali svolgono attività di natura operativa e che a loro
volta si distinguono in:
o caratteristiche, le quali riflettono l'oggetto dell'attività economico-
produttiva svolta dall'azienda e includono le attività che fanno capo alle
funzioni di produzione, vendita, ricerca & sviluppo;
o integrative, le quali pur non avendo un immediato legame con l'oggetto
specifico dell'azienda, svolgono funzioni indispensabili, senza le quali
l'azienda non potrebbe realizzare la propria attività economico-
produttiva.
 aree di informazione e controllo, le quali non presentano contenuto
operativo in senso stretto e che a loro volta, si distinguono in:
o area della pianificazione e della programmazione che supporta il
management aziendale nella predisposizione dei piani, dei programmi e
dei controlli necessari per assicurare il corretto svolgimento dell'attività
aziendale.
o area del sistema informativo che ha ad oggetto la produzione delle
informazioni e ogni aspetto dell'organizzazione e della gestione
aziendale, garantendo in ogni momento il flusso informativo necessario
per il corretto espletamento delle attività di pertinenza del
management aziendale.
Le aree d’affari
Data la crescente complessità dei mercati e il processo di globalizzazione
dell'economia mondiale, le aziende sono soggette a livelli sempre maggiori di
elasticità e specializzazione.
Questi fenomeni hanno particolare importanza per le aziende che operano su diversi
mercati geografici e offrono diverse soluzioni di prodotto o servizio. Ogni singola
area d'affari individua uno specifico mercato.
Adottando questa prospettiva il sistema azienda risulta essere costituito dai seguenti
subsistemi:
 vertice centrale che si occupa di definire le aree d'affari su cui operare,
individua le unità preposte alla gestione delle singole aree d'affari, coordina le
scelte economiche relative all'ottimizzazione dei livelli di efficacia e di
efficienza delle aree d'affari e cura le relazioni con l'ambiente esterno.
 aree d'affari che identificano specifiche combinazioni di prodotto/mercato.
 aree funzionali che rappresentano gruppi specializzati di attività svolte al fine
di realizzare e monitorare le azioni necessarie allo sviluppo delle strategie
adottate in ciascuna area d'affari.
In relazione alla tipologia di attività svolta le aree funzionali possono distinguersi in:
 aree funzionali operative che servono per la realizzazione dell'oggetto tipico
dell'amministrazione economica dell'azienda.
A loro volta le aree funzionali operative si articolano in:
 aree funzionali operative primarie, rappresentate dall'insieme delle attività
riconducibili alle funzioni fondamentali svolte in azienda.
 aree funzionali di supporto, costituite da quel complesso di attività che, pur
non direttamente legale alla realizzazione, del ciclo trasformazione-vendita,
sono dirette a facilitare le condizioni operative necessarie allo svolgimento
delle attività primarie.
 aree funzionali ausiliarie, finalizzate allo svolgimento di attività di sostegno
alle aree funzionali primarie e di supporto.
 aree funzionali di coordinamento e controllo preposte allo svolgimento delle
specifiche funzioni di organizzazione, programmazione, coordinamento e
controllo delle attività svolte dalle singole aree funzionali, nonché di sviluppo
informativo necessario al processo decisionale aziendale.
Caratteristiche del sistema produttivo italiano
Il sistema produttivo italiano è composto da aziende di piccole o piccolissime
dimensioni e in quanto tali scontano delle criticità, soffrono di una limitata risorsa
finanziaria; la disponibilità finanziaria dipende dalla capacità patrimoniale
dell'imprenditore che comunque non è tutta a disposizione dell'azienda, quindi si
ricopre il debito che anch'esso non è infinito in quanto le banche danno soldi ma
entro un certo limite, data la presenza del pericolo dell'insostenibilità del debito.
La limitata capacità finanziaria oppure la scarsa professionalità manageriale
dell'imprenditore che dovrebbe gestire in maniera efficace ed efficiente l'azienda
impedisce di investire in innovazioni.
Per superare i limiti della piccola dimensione aziendale occorre adottare strategie di
cooperazione, creare alleanze, vale a dire partnership strategiche improntate alla
condivisione di investimenti, costi, rischi connessi agli investimenti ma con l'obiettivo
di accrescere la competitività e l'innovazione delle imprese coinvolte; ciò consente,
inoltre, di beneficiare delle varie competenze del partner, di applicare più
rapidamente l'innovazione tecnologica senza doverla sviluppare all'interno.
Queste partnership prendono il nome di rete d'imprese; con il contratto di rete due
o più imprese si obbligano ad esercitare in comune una o più attività economiche
rientranti nei rispettivi oggetti sociali allo scopo di accrescere la reciproca capacità
innovativa e la competitività sul mercato.
Chiedere prestiti sottoforma di rete concede una possibilità più alta di saldare il
debito più velocemente, presentandosi come singola azienda impone un rischio di
non saldo del prestito. La possibilità di creare queste reti (alleanze) tra le aziende
comporta di superare i vincoli connessi alle piccole imprese.
La società
La società è un contratto base al quale due o più persone conferiscono beni
(capitale, risorse finanziarie, strutture) o servizi per l’esercizio in comune di
un’attività economica, allo scopo di dividerne gli utili.
Forme di società
Possiamo distinguere due principali forme di società: “società di persone” e “società
di capitali”.
Le società di persone
Si tratta di società che non hanno personalità giuridica ed hanno un’autonomia
patrimoniale imperfetta, pertanto è prevista per i soci la responsabilità illimitata
(oltre alla società, anche il socio risponde per le obbligazioni della società, dei debiti
della società; risponde con tutto il suo patrimonio, con tutti i suoi beni, presenti e
futuri ) e solidale (il creditore della società può, a sua scelta, rivolgersi ad uno
qualsiasi dei soci illimitatamente responsabili e pretendere anche da lui solo
l'adempimento dell'intera obbligazione) rispetto alle obbligazioni assunte dalla
società, tranne per alcune eccezioni disciplinate dalla legge.
In generale, nelle società di persone ciascun socio ha il potere di amministrare la
società (salve le eccezioni previste dalla legge).
Le società di persone sono:
 La società semplice (S.s.), costituisce la forma più elementare di società di
persone. La caratteristica fondamentale è data dal fatto che essa può avere ad
oggetto esclusivamente l'esercizio di un’attività economica non commerciale e
quindi, prevalentemente l'esercizio di attività agricola.
 La società in nome collettivo (S.n.c.), non ha personalità giuridica ed è
caratterizzata dalla responsabilità illimitata e solidale dei soci per le
obbligazioni sociali. A differenza della società semplice, non è possibile per i
soci fare un patto per escludere la responsabilità personale di uno o più soci
nei confronti dei terzi.
 La società in accomandita semplice (S.a.s.), è caratterizzata dalla presenza di
due categorie di soci:
o gli accomandatari, ai quali spetta in via esclusiva l'amministrazione e la
gestione della società. Essi hanno una responsabilità illimitata e solidale
per l'adempimento delle obbligazioni sociali e, pertanto, sono in una
situazione analoga a quella dei soci della S.n.c.;
o gli accomandanti, ai quali non spetta l'amministrazione, che rispondono
per le obbligazioni sociali nei limiti della quota conferita, salve alcune
eccezioni disciplinate dalla legge.
Il nome della società (ragione sociale) deve contenere il nome di almeno uno dei
soci accomandatari e l’indicazione che si tratta di una S.a.s.. Se il socio
accomandante acconsente che il suo nome sia compreso nella ragione sociale,
risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente con i soci accomandatari
per le obbligazioni sociali.
Le società di capitali
Nelle società di capitali il soggetto giuridico è rappresentato dall’intera società, e
non dai singoli soci; in questo tipo di società i beni conferiti hanno maggiore
importanza della qualità dei soci. In caso di debiti i creditori possono rivalersi solo
sul patrimonio sociale per il quale la legge impone un capitale minimo da conferire,
essendo l’unica garanzia nei confronti di terzi.
Nella società di capitale si può decidere il valore nominale della singola azione e
quante azioni mettere in commercio. Il possesso di azioni attribuiscono diritti
amministrativi e diritti economici; chi le possiede ottiene il diritto di voto nelle
assemblee della società, rispondendo con un numero pari alle azioni possedute che
rappresentano una certa percentuale di capitale sottoscritto, oltre che a partecipare
alle assemblee stesse.
Si ha anche il diritto di percepire un eventuale dividendo, nei casi in cui:
 se e solo se la gestione produce un utile positivo (condizione necessaria ma
non sufficiente);
 se l'assemblea dei soci delibera la distribuzione dell'utile ai soci sotto forma di
dividendo.
Le società di capitali si dividono in:
 Nelle società per azioni (S.p.A.), il soggetto giuridico è rappresentato dai soci,
o dal singolo socio in caso di S.p.A. “unipersonali”; il capitale sociale minimo
per la costituzione di una S.p.A. è di €50.000 suddivisi in azioni con uguale
valore nominale; ciascun socio può possedere più di un'azione.
Il soggetto economico è identificabile nell'azionista o gruppi di azionisti che
possiedono il capitale di controllo della società e quindi il maggior numero di
azioni.
Nel caso in cui le azioni sono suddivise in un numero elevatissimo di soci, il
potere decisionale passa ai manager i quali diventano soggetto economico
della società, definita "Public Company".
Nelle Public Company, quindi, sono i manager ad assumere la veste di
soggetto economico dell'impresa, mentre il soggetto giuridico è l'azienda
stessa.
 Le società a responsabilità limitata (S.r.l), assumono le stesse caratteristiche
delle S.p.A., con l'unica differenza che il capitale minimo ammonta a €10.000
e che non troviamo azioni ma “singole quote”; come nelle S.p.A. anche nelle
S.r.l. i soci non sono personalmente responsabili, inoltre in esse l'elemento
personale è importante tanto quanto lo è il patrimonio sociale in quanto è
l'unico punto di appiglio per i creditori. In esse il soggetto economico è
rappresentato dall'amministratore oppure da tutti i soci.
 La società in accomandita per azioni (S.a.p.A.) unisce le caratteristiche delle
S.a.s. e delle S.p.A., ovvero si assumono le stesse caratteristiche delle S.p.A.,
inclusi il capitale minimo. Il soggetto giuridico è rappresentato dalla società
stessa e dai soci accomandatari in quanto hanno responsabilità illimitata.
Esse sono le forme di società prescelte da grandi aziende a carattere familiare
in quanto impediscono a terzi di subentrare con scalate azionarie. In essa il
soggetto economico è rappresentato dai soci accomandatari.
Il gruppo aziendale
Un gruppo aziendale può essere definito come un complesso economico costituito
da più aziende, avendo la forma giuridica delle società per azioni, le quali pur
mantenendo la loro autonomia giuridica, vengono controllate da un medesimo
soggetto economico che, avendo la facoltà di prendere le decisioni più opportune
per il buon andamento del gruppo, coordina l'attività di ognuna secondo un indirizzo
unitario; pertanto, schematizzando, affinché si possa parlare di gruppo aziendale, si
devono verificare le seguenti condizioni:
 esistenza di una pluralità di imprese;
 controllo, diretto o indiretto, da parte di un unico soggetto economico;
 unità di indirizzo.
L'idea è dunque quella di considerare il gruppo come un'unica entità che, pur non
esistendo un unico soggetto giuridico, è sottoposta alle volontà di un unico soggetto
economico.
Il soggetto giuridico nei gruppi economici
I gruppi economici sono un insieme di aziende sotto forma di società per azioni che
hanno ciascuna il proprio soggetto giuridico ma sono coordinate da un unico
soggetto economico e quindi operano solo sotto la sua guida. Facendo ciò viene
preservata l’unità di indirizzo strategico.
Le configurazioni aziendali
Tramite la struttura di gruppo, il soggetto economico può controllare attività
economico-produttive di vaste dimensioni pur investendo capitali inferiori a quanto
gli sarebbe altrimenti necessario, in virtù dei collegamenti diretti ed indiretti fra le
singole società.
Attraverso la costituzione di gruppi aziendali si perseguono vantaggi anche, e
soprattutto, in termini organizzativi e strutturali, ossia:
 opportunità di integrazione verticale ed orizzontale nell'ambito del contesto
competitivo di appartenenza;
 possibilità di espandere all'interno del gruppo i benefici derivanti dallo
sfruttamento economico di licenze, marchi, brevetti e agevolazioni di varia
natura concesse dallo Stato;
 possibilità di ottenere, attraverso opportune politiche dei prezzi interni di
trasferimento, l'alleggerimento del carico fiscale complessivo di gruppo.
Inoltre, sempre nell'ottica organizzativa, i gruppi godono del fondamentale carattere
della flessibilità, tanto che difficilmente mantengono invariata la loro configurazione
aziendale; infatti, la continua trasformazione dei rapporti intercorrenti tra la
capogruppo e le controllate permette al management di rispondere con
tempestività ad ogni evoluzione di mercato o produttività.
Il mezzo principale attraverso il quale si può acquisire il controllo su un'altra impresa
è quello del legame partecipativo; le partecipazioni possono essere di diverso tipo:
 Una partecipazione diretta, si ha quando la capogruppo possiede
direttamente una quota o azione in una o più società.
 Una partecipazione indiretta, si ha quando una società partecipa al capitale di
un'altra attraverso una o più società intermedie (sub-holding).
 Una partecipazione collaterale, si può riscontrare quando una holding ha
interessenze in due società, una delle quali, detiene una partecipazione
nell'altra.
 Una partecipazione reciproca consiste nel possesso reciproco di pacchetti
azionari, generando veri e propri incroci di partecipazioni in quanto ogni
società è azionista dell'altra. Le partecipazioni reciproche possono essere
bilaterali o circolari.
Il sistema ambientale
Le imprese costituiscono un sistema aperto al mondo esterno denominato
ambiente, che può essere inteso come il contesto generale all'interno del quale
l'impresa è chiamata a svolgere le sue funzioni.
Questo contesto è definito da una serie di condizioni politiche, legislative, sociali,
culturali ed economiche, che determinano il sistema di vincoli e opportunità entro
cui dovrà trovare sviluppo la gestione aziendale.
Dall'ambiente l'impresa attinge tutte le risorse necessarie al suo funzionamento, e
riversa i prodotti, frutto della propria attività produttiva. Dunque, l'impresa è
influenzata nelle sue strutture nei suoi comportamenti dalle condizioni che
caratterizzano l'ambiente.
L'ambiente condiziona le scelte d'impresa, determinandone il successo o
l'insuccesso. Gli attori aziendali individuano, selezionano e utilizzano le potenzialità e
le possibilità dell'ambiente
L'ambiente con cui convive ogni impresa ha la caratteristica di essere dinamico in
quanto i bisogni, le tecnologie, la quantità e la qualità delle risorse sono mutabili;
ecco perché l'impresa deve dimostrarsi un sistema dinamico in grado di mutare la
propria offerta al mutare dei bisogni.
Il dinamismo dell'impresa, non deve attendere i cambiamenti ma, per quanto
possibile, deve cercare di anticipare ed orientare l'evoluzione dell'ambiente.
L'innovazione rappresenta un elemento fondamentale nell'attività dell'impresa;
laddove non sappia innovarsi, essa è destinata all'obsolescenza, e quindi a non
rispecchia più i canoni di richiesta, amche se realizzati in maniera ottimale
La sola innovazione non produce gli effetti desiderati se dietro c'è una pessima
produzione, infatti essa costituisce solo un miglioramento di altre innovazioni
esistenti sul mercato; questo tipo di innovazione prende il nome di innovazione
incrementale o marginale; quando invece l'innovazione rappresenta un
cambiamento rivoluzionario rispetto a quanto già impiegato dalle altre imprese,
prende il nome di innovazione radicale.
L’ambiente generale
L'ambiente generale è formato da tutte le variabili presenti nel contesto in cui
l'impresa svolge la propria attività. Laddove opera l'impresa può essere definito
come l'insieme delle condizioni e delle circostanze nelle quali l'impresa stessa trova
condizioni di vita, sopravvivenza e sviluppo.
Può essere analizzato come un sistema complesso, in cui è possibile individuare dei
sub-ambienti:
 Con ambiente fisico-naturale si intende il territorio o la località geografica
direttamente interessata all'impresa. Include tutti gli aspetti geografici e
demografici che caratterizzano il contesto in cui l'impresa svolge la propria
attività economica.
 L’ambiente sociale e culturale fa riferimento al complesso di gusti,
conoscenze, valori culturali e religiosi, nonché alle modalità organizzative
proprie della società civile che caratterizzano un determinato contesto e che
animano i comportamenti delle persone.
 L’ambiente tecnologico è costituito dall'insieme delle conoscenze di ordine
scientifico e tecnologico presenti in un contesto specifico. Nell'ambiente
generale il più rapido cambiamento si è verificato nella tecnologia.
L'innovazione tecnologica costituisce uno dei fattori che più di altri
contribuisce alla crescita economica di un'impresa.
 L’ambiente politico-legislativo è determinato dalla forma di governo di un
determinato Paese e dal suo ordinamento legislativo. L'ambiente politico-
legislativo fornisce i dati volti ad individuare l'andamento politico e le norme
che contraddistinguono il funzionamento delle istituzioni pubbliche del paese
in cui si opera.
 L’ambiente economico riguarda l'organizzazione generale dell'attività
economica, in quanto si coinvolge la sfera di rapporti che vede l'impresa come
protagonista nei confronti dell'aggregato politico-sociale e che deve essere
inteso come il sistema generale dell'economia che regola la vita di una certa
collettività.
L’ambiente specifico ed il modello della concorrenza allargata
L'ambiente specifico costituisce il contesto più particolare e ristretto entro cui opera
ogni impresa; esso è rappresentato tipicamente dal settore di appartenenza e dai
mercati di acquisto e di sbocco a cui si rivolge.
Ogni impresa fa parte di un ambiente più specifico che può essere delimitato
facendo riferimento al settore di attività economica; il settore può essere inteso
come un aggregato di più imprese assimilabili nei processi economici di:
 acquisizione dei fattori produttivi
 produzione di beni o servizi
 distribuzione di beni o servizi
Ogni impresa può simultaneamente appartenere a settori differenti; spesso
l'appartenenza ad un determinato settore è specificata utilizzando un criterio
merceologico, cioè facendo riferimento alla gamma dei prodotti collocabili sui
mercati di sbocco.
I mercati rappresentano un contesto più limitato e sono direttamente collegati alla
gestione dell'impresa.
Nei mercati in cui l'impresa acquisisce gli elementi di cui necessita per i propri
processi di trasformazione sono chiamati mercati di acquisizione dei fattori
produttivi.
Possiamo distinguere diversi mercati per l’acquisizione dei fattori produttivi, tra i
quali:
 mercati del lavoro nei quali l'impresa attinge personale
 mercati delle materie prime nei quali rientrano anche le fonti energetiche
 mercato dei capitali in cui si possono ottenere finanziamenti
 mercato delle tecnologie in cui l'impresa cerca gli elementi necessari per
costituire la propria struttura
 mercato dei servizi i quali sono indispensabili all'impresa per effettuare i
processi produttivi
I mercati di sbocco dei beni o dei servizi prodotti dall'impresa, al contrario, sono
quelli cui l'impresa rivolge la propria offerta di beni o servizi. Anche l'ambiente
specifico è articolato in sub-sistemi, esistendo condizioni socioculturali che
assumono un particolare rilievo in relazione ad un determinato ambito di attività
dell'impresa.
Nell'ambiente sono presenti cinque specifiche tipologie di figure che determinano il
grado di intensità competitiva del settore e sono:
 concorrenti
 fornitori
 clienti
 produttori di prodotti sostitutivi
 potenziali nuovi entranti
A questi è associata rispettivamente:
 L’intensità di competizione tra concorrenti è sicuramente la variabile più
rilevante nel determinare la redditività.
 Il potere contrattuale dei fornitori, in quanto, potrebbero spingere l'impresa a
modificare il rapporto di fornitura per loro favorevoli, l'aumento dei prezzi,
allungamento dei tempi di consegna e riduzione di quelli di dilazione del
pagamento, standardizzazione dei prodotti e altro ancora.
 Il potere contrattuale dei clienti che potrebbero richiedere riduzioni dei prezzi
e dei tempi di consegna, dilazione dei termini del pagamento, miglioramento
delle qualità e personalizzazione dei prodotti.
 La minaccia dei prodotti sostitutivi, con ciò si intende che i possibili acquirenti
decidono di spostare la loro domanda e richiesta verso tali prodotti sostitutivi
in conseguenza di ogni aumento del prezzo del prodotto del settore.
 La minaccia di nuove entrate nel settore, con la quale si fa riferimento alla
potenziale minaccia di nuove entrate nel settore, nonostante le probabili
difficoltà presenti; quanto più minime sono queste difficoltà, tanto più e
contendibile e vulnerabile rispetto a nuove entrate nel settore.
La definizione di strategia
La strategia aziendale poggia su tre elementi fondamentali: l'individuazione delle
finalità perseguite dall'azienda, l'analisi dell'ambiente esterno e la valutazione
delle risorse aziendali.
La strategia elaborata tenendo in considerazione le opportunità e le minacce
ambientali, nonché i punti di forza e debolezza interna, ha lo scopo di realizzare gli
obiettivi aziendali ricercando l'allineamento tra lo stato aziendale ad un dato tempo
e l'obiettivo aziendale da perseguire.
In merito agli obiettivi aziendali, l'azienda deve ricercare l'eccellenza nel suo
ambiente, deve identificare una strategia di successo basata sull'identificazione di
obiettivi a lungo termine semplici e coerenti. Due sono le considerazioni di fondo da
effettuare:
 perché la strategia possa pienamente realizzarsi, tali elementi devono legarsi
in modo coerente tra loro e aderire all'identità più profonda dell'azienda.
 la strategia di successo non comprende esclusivamente una strategia
competitiva, ma anche una strategia sociale, che riguarda le modalità e i suoi
stakeholder.
In merito all'analisi dell'ambiente esterno, il suo corretto monitoraggio, con
particolare riferimento all'ambiente competitivo, è centrale per l'azienda, sia per
tenere in debito conto i vincoli e sfruttare adeguatamente le opportunità che per
identificare un modello di comportamento nei confronti della concorrenza che tenga
conto delle caratteristiche del settore in cui essa opera.
L'azienda non può esimersi dal valutare correttamente le risorse strategiche
aziendali, per esaltare i propri punti di forza e neutralizzare le proprie debolezze, al
fine di mettere in atto attività atte a mantenere e sviluppare le proprie risorse e
competenze strategiche.
L'elaborazione delle possibili strategie aziendali, la scelta della strategia e la
successiva implementazione della strategia stessa sottendono un processo razionale
di natura sequenziale in cui le strategie implementate hanno un ritorno
sull'ambiente e sulle risorse e competenze strategiche, incrementandole o
decrementandole.
Il processo non è statico bensì dinamico; al verificarsi di mutamenti significativi, il
vertice aziendale, sarà costretto a modificare la propria strategia, identificando
nuovi obiettivi o modificando le politiche aziendali volte al loro raggiungimento.
La classificazione delle strategie aziendali
Attraverso l'attuazione di una strategia aziendale, la quale si occupa del
raggiungimento di obiettivi aziendali strategici, possiamo distinguere obiettivi di:
 sviluppo dimensionale
 mantenimento delle posizioni di mercato e reddituali raggiunte
 disinvestimento ed uscita dal mercato
Le strategie per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo (strategie di sviluppo
dimensionale) si distinguono in:
 Attuando le strategie di sviluppo mono settoriale (integrazione) la crescita è
perseguita nello stesso settore in cui l'azienda esercita la sua attività
principale; ciò conduce ad un processo di concentrazione che può avere luogo
allo stesso stadio in cui opera l'impresa (integrazione orizzontale) o in stadi
adiacenti (integrazione verticale).
Una strategia di integrazione orizzontale ha luogo con l'aggregazione di
aziende operanti nello stesso mercato.
Una strategia di integrazione verticale quando un'azienda assume il controllo
di uno stadio di produzione e distribuzione immediatamente collegato a
quello in cui opera a monte (integrazione ascendente) o a valle (integrazione
discendente) del processo produttivo.
 Concretizzare una strategia di sviluppo multisettoriale (diversificazione)
consente di acquisire il controllo di settori di mercato diversi da quello di
partenza attraverso una diversificazione del prodotto finale con affinità di
tecnologie e di politiche di marketing (diversificazione laterale) o senza
alcuna affinità (diversificazione conglomerale) rispetto al prodotto di partenza
[es.: Barilla che produce diversi prodotti a seconda del cliente; Sony che
produce playstation e tv].
Es. di strategia laterale: Parmalat che ha sviluppato ulteriormente il proprio
mercato nel settore alimentare nel quale produceva inizialmente solo latte, ed
è passata alla produzione graduale nel tempo di yogurt e merendine.
Es. di strategia conglomerale: la Yamaha da azienda costruttrice di strumenti
musicali è diventata leader nel mercato delle motociclette, mentre Samsung
da azienda del settore della distribuzione alimentare è diventata azienda
leader nel settore dell’elettronica.
 Infine, una strategia di sviluppo internazionale consente l’espansione
dell’attività aziendale in più Stati e, talvolta, la riduzione dei costi di
produzione.
Generalmente, viene effettuata una delocalizzazione produttiva, cioè l’intero
processo di produzione del bene o solo un’attività vengono spostati in uno
Stato diverso da quello in cui il bene è distribuito [es.: Toshiba (Giapponese)
che produce in Thailandia o Benetton (Italiana) che produce in Bangladesh].
Le strategie competitive
L'azienda ha necessità di definire la propria strategia competitiva, ossia la linea di
condotta, tesa a creare un risultato economico mediamente superiore a quello dei
concorrenti in un determinato settore.
Nelle aziende che perseguono una strategia di diversificazione, le decisioni
strategiche possono essere articolate su tre livelli, strategie globali, strategie
competitive, strategie funzionali.
Le strategie globali
Le strategie globali (a livello corporate) riguardano l'individuazione dei settori in cui
si deve articolare l'impresa; un ASA (area strategica d’affari) può essere ricondotta
all'ambiente specifico in cui l'azienda svolge la propria attività. Tali decisioni
assumono ovviamente particolare rilevanza per le imprese multi-business, operanti
su più aree strategiche d'affari e sono conosciute con il nome di decisioni di
portafoglio, ovvero stabilire quali sono i settori su cui investire e quindi classificare
le aree strategiche di affari e decidere come distribuire le risorse tra i diversi settori,
le quali possono essere:
 Decisioni inerenti al bilanciamento del portafoglio
 Decisioni circa l’allocazione dei flussi finanziari tra le unità di business
Le strategie competitive di tipo corporate: il ciclo di vita del prodotto
Per commentare i quattro quadranti che formano la matrice BCG bisogna prima
introdurre il concetto di ciclo di vita del prodotto, le cui quattro fasi principali sono:
 Introduzione
 Crescita
 Maturità
 Declino

Le strategie competitive di tipo corporate: la matrice BCG


Alcune società finanziarie hanno sviluppato semplici modelli grafici a matrice utili ad
orientare tali tipo di decisioni. La prima e più famosa matrice è quella redatta ad
opera del Boston Consulting Group (BCG), che rappresenta il posizionamento delle
differenti unità di business di cui si compone un'impresa utilizzando due variabili:
l'attrattività del settore e la forza competitiva dell'impresa.
Consiste in un asse cartesiano, il quale sulle ordinate troviamo il Tasso di Crescita
del Mercato rispetto ad un prodotto, mentre sulle ascisse troviamo La Quota di
Mercato Relativa dell'azienda rispetto ad un certo prodotto; misura la forza
competitiva di un'azienda in uno specifico settore; entrambi possono assumere
valori alti e valori bassi.
?
Question mark Star

Dog Cash cow

disastro successo

 Nel quadrante Question Mark si collocano unità di business che operano in


mercati che si trovano nella fase di introduzione/crescita, ma che hanno una
bassa quota di mercato e prospettive non ancora ben chiare.
 Nel quadrante Star della matrice si collocano tutte le unità di business con
elevata quota di mercato, che operano in mercati nella fase di crescita del
ciclo di vita del prodotto.
 Nel quadrante Cash Cow si trovano unità di business competitive operanti in
un mercato giunto alla fase di maturità.
 Nel quadrante Dog si trovano unità di business con una quota di mercato
bassa in un settore che non cresce più.
Le strategie competitive di business
Le decisioni strategiche di business, di competenza dei dirigenti delle unità di
business, hanno ad oggetto la definizione delle strategie competitive e si traducono
nella definizione delle modalità secondo le quali affrontare la competizione nel
settore, fronteggiando le forze che vi operano (fornitori, clienti, potenziali nuovi
entranti, prodotti sostitutivi, altre imprese direttamente concorrenti), con l’obiettivo
di ottenere una posizione di vantaggio competitivo, ossia la più vantaggiosa
possibile nei confronti di concorrenti, clienti e fornitori e poco vulnerabile nei
confronti di potenziali nuovi entranti e dei prodotti sostitutivi.
Nel definire la strategia competitiva, tuttavia, non basta analizzare solo il mercato e
perseguire il migliore posizionamento al suo interno; in quanto fondamentale è
anche impiegare efficacemente il patrimonio aziendale di capacità, conoscenze e
risorse strategiche.
 Le risorse sono i fattori produttivi a disposizione dell'azienda, dotati di
un'identità specifica rispetto all'azienda in cui sono impiegate, e possono
essere sia tangibili che intangibili.
Dalle risorse strategiche originano competenze distintive, ossia capacità
specifiche dell'azienda di combinare le risorse strategiche meglio dei
concorrenti, contribuendo così a generare il vantaggio competitivo sul
mercato.
 I fattori critici di successo rappresentano delle competenze distintive che
sono critiche per il mercato.
 Il vantaggio competitivo è definito quindi dalla capacità distintiva di
un'impresa di presidiare, sviluppare e difendere nel tempo, con maggiore
intensità e competenza di un rivale, un fattore critico di successo in un
settore. Distinguiamo diverse tipologie di vantaggi:
o come vantaggio di costo, nel momento in cui l'impresa offre un
prodotto con gli stessi benefici dei concorrenti ma ad un prezzo più
basso;
o come vantaggio di differenziazione, se l'azienda offre un prodotto con
un valore e delle caratteristiche uniche sul mercato per i quali il
consumatore è disposto a pagare un sovrapprezzo.
o come vantaggio localizzativo, scelta di un'impresa di concentrare la
propria azione e le proprie risorse in un'area ristretta del mercato
escludendo tutte le altre. Esse possono avvalersi sia sul costo che sulla
differenziazione, in quanto le imprese possono individuare un
particolare segmento di nicchie di mercato, meno attrattive per altri
concorrenti, in cui riescono ad ottenere vantaggi competitivi,
perseguendo un vantaggio di costo nel segmento prescelto ovvero
concentrandosi sulle speciali esigenze dei clienti di quel segmento.
Le strategie funzionali
Le strategie funzionali (a livello di singola funzione) sono di competenza dei
responsabili di funzione all'interno di ogni ASA (area strategica d’affari) e sono
relative al come svolgere le specifiche attività funzionali perché si possano
concretizzare le decisioni prese a livello superiore e dipendono dalle competenze
che l'azienda è riuscita ad accumulare nel tempo.
L’organizzazione aziendale, principi, strutture, evoluzione
L'impresa è essenzialmente attività economica organizzata e deve darsi
un'organizzazione coerente con le strategie pianificate, le attività da svolgere e gli
obiettivi perseguiti nonché con l'ambiente di riferimento, generale e competitivo,
con cui interagisce.
L'organizzazione riguarda essenzialmente cosa fare ma anche quali attività svolgere
per raggiungere dei fini, stabilire di quali risorse bisogna dotarsi per realizzare delle
attività, stabilire quali persone devono svolgere determinati compiti, stabilire quali
persone hanno il potere decisionale nell'azienda quindi coordinare le attività. In
particolare, l'organizzazione si occupa di:
 definire gli obiettivi e determinare le attività da svolgere;
 costituire per ciascuna attività (funzione) appositi organi, collocati su diversi
livelli ai quali affidare le responsabilità di ciascuna delle suddette funzioni;
 coordinare tutte le attività dell'impresa in modo da facilitarne il
funzionamento;
 disciplinare i compiti, le responsabilità e i poteri che ciascun organo deve
assumere nel corso della gestione.
Le scelte organizzative e la suddivisione dei compiti e delle risorse e la loro
attribuzione a specifici gruppi operativi servono non soltanto a far lavorare al meglio
quanti operano all'interno dell'azienda ma soprattutto a far sì che l'intera gestione
aziendale possa funzionare al meglio e conseguire obiettivi di massima efficacia.
 L’efficacia indica la capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato;
 L’efficienza indica la capacità di raggiungere l’obiettivo prefissato valutando
l'abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili.
La scelta del modello strutturale e delle modalità operative da applicare
concretamente alla realtà aziendale rappresenta il momento più delicato della
progettazione organizzativa.
Le variabili dell'organizzazione aziendale sono infatti:
 la struttura organizzativa
 i sistemi operativi
 lo stile di comando
La struttura organizzativa
La struttura organizzativa definisce:
 gli organi dell'impresa, ossia l'insieme di centri direttivi, centri di
coordinamento e controllo, centri di esecuzione e centri di servizio o supporto.
 le funzioni assegnate agli organi.
 Le relazioni di dipendenza e di collaborazione tra gli organi stessi.
La struttura organizzativa può essere articolata in senso orizzontale o verticale.
Quando la struttura organizzativa è articolata in senso orizzontale la complessiva
attività aziendale viene ripartita tra i diversi organi della struttura organizzativa
per gruppi di compiti svolti e per obiettivi assegnati in modo da assicurare livelli
qualitativi costanti ed elevati gradi di efficienza produttiva.
In base alla similitudine dei compiti da svolgere e alla specializzazione delle risorse e
delle competenze richieste per svolgerli, tali attività sono raggruppate per aree
funzionali.
Ogni area funzionale rappresenta un'unità organizzativa dedicata e specializzata.
Questa distribuzione delle attività, dei compiti e delle responsabilità può essere
realizzata secondo i seguenti criteri, non necessariamente concorrenti tra loro ma
spesso coesistenti nella pratica organizzativa:
 Criterio orientato all'input, ossia per funzione/processo produttivo
Le attività aziendali sono organizzate e attribuite in relazione al tipo di attività
svolta o in relazione alla tecnologia impiegata nelle unità produttive. La forma
organizzativa che ne risulta è quella di tipo plurifunzionale.
 Criterio orientato all'output:
o per prodotto o per famiglia di prodotti
o per area geografica
o per clientela o canale distributivo
A questi criteri di divisione orizzontale del lavoro corrisponde una struttura
organizzativa di tipo multi-divisionale.
 Criterio orientato sia sull'input che sull'output, ossia per progetto
Questo criterio caratterizza la struttura organizzativa "a matrice", tipica delle
imprese che producono su commessa prodotti unici secondo programmi di
lavorazione di volta in volta diversi sulla base delle richieste provenienti dalla
clientela. A tale criterio si associa una struttura organizzativa "a matrice".
Quando la struttura organizzativa è articolata in senso verticale implica la
costituzione di organi aziendali collocati su diversi livelli gerarchici, ai quali
competono differenti funzioni:
 deliberative
 direttive
 esecutive
In relazione al diverso grado di subordinazione di un organo rispetto ad un altro,
possiamo classificare gli organi dell'azienda come:
 organi volitivi, coincidenti con il soggetto economico, i quali posti al vertice
della struttura assumono le decisioni rilevanti.
 organi direttivi o organi di linea, coincidenti con i dirigenti, i quali operano
alle dirette dipendenze del vertice aziendale.
 organi consultivi o organi di staff, stabilmente inseriti nella struttura
aziendale ma non direttamente impegnati in attività strategiche o strumentali
rispetto ai fini aziendali.
 organi esecutivi, coincidenti con le singole unità operative, alle quali sono
demandate la materiale esecuzione delle operazioni aziendali, sotto la
direzione e il controllo dell'organo direttivo.
La forma organizzativa adottata dall'azienda e i criteri applicati per strutturare il
lavoro al suo interno sono raffigurati attraverso degli organigrammi.
Gli organigrammi forniscono una visione immediata e sintetica delle dimensioni
orizzontali e verticali della struttura organizzativa, in particolare:
 chiariscono quali sono gli organi, tra cui è diviso il lavoro e quali funzioni sono
loro attribuite;
 delimitano i compiti e le aree di interventi sia delle singole persone che delle
unità organizzative;
 precisano le relazioni gerarchiche e funzionali tra i diversi organi.
Tuttavia, il valore informativo degli organigrammi è parziale.
In primo luogo, perché rappresentano la struttura organizzativa ufficiale (formale
dell'azienda), la quale però non sempre rispecchia l'organizzazione reale.
In secondo luogo, perché non danno indicazioni sufficienti sullo stile di leadership
adottato dai manager e dagli organi direttivi per influenzare il comportamento dei
propri collaboratori e subordinato, e allineare gli obiettivi di ciascuno a quelli
dell'azienda.
L'intensità con la quale si attua la distribuzione del potere decisionale fra gli organi
collocati ai livelli superiori e inferiori della gerarchia determinano il grado di
accentramento ovvero di decentramento dalle strutture organizzative.
Le strutture accentrate si caratterizzano per il fatto che il potere decisionale e la
politica aziendale sono appannaggio del vertice strategico e che la delega di
responsabilità e di azione a favore degli organi direttivi intermedi nonché di livelli
inferiori è limitata.
Le strutture decentrate si caratterizzano per un uso più spinto della delega di
responsabilità a favore dei livelli intermedi fino ai livelli inferiori della struttura; il
decentramento esalta la flessibilità dell'organizzazione, consentendo una più rapida
ed efficace capacità di reazione e d'intervento ad eventuali modificazioni nelle
condizioni ambientali ed interne, senza ricorrere sistematicamente ai vertici
aziendali e potenzia la motivazione ed il coinvolgimento dei responsabili funzionali
ed operativi.
Ciononostante, non è trascurabile l'ipotesi che un eccessivo decentramento possa
pregiudicare il coordinamento delle decisioni e delle attività, favorendo
comportamenti non in linea con gli obiettivi di fondo dell'azienda.
Soluzioni organizzative di tipo decentrato sono convenienti quando:
 aumentano le dimensioni aziendali
 si attua una diversificazione dei processi, dei prodotti e dei mercati
 il contesto ambientale di riferimento è particolarmente dinamico
I modelli di struttura organizzativa
I fondamentali modelli di struttura organizzativa che rappresentano gli ordinamenti
organizzativi più diffusi nella realtà operativa sono:
 La struttura semplice è tipica di imprese di piccole e piccolissime dimensioni,
che operano con pochi dipendenti e in mercati non particolarmente complessi,
nella struttura semplice il l’imprenditore concentra su di sé tutte le funzioni
direttive e operative, affida a pochi collaboratori i compiti e le mansioni più
spiccatamente esecutive, ha funzioni di coordinamento e supervisiona lo
svolgimento delle attività.
 La struttura plurifunzionale è la soluzione organizzativa tipicamente adottata
dalle imprese di medio-piccole dimensioni che attuano processi produttivi di
tipo ripetitivo e standardizzato o che sono, comunque, poco diversificate da
un punto di vista tecnico e/o commerciale, che crescono e si integrano
verticalmente.
In senso verticale, la struttura plurifunzionale si caratterizza per un sostanziale
grado di accentramento dei processi di decisione, coordinamento e controllo,
in capo all'alta direzione.
 La struttura multi-divisionale è adottata da imprese di medio-grandi
dimensioni che operano in più aree geografiche, con prodotti diversificati e
che si rivolgono a differenti target di clientela. In queste imprese, dunque, le
attività vengono raggruppate, in senso orizzontale, per segmenti principali di
gestione e organizzate in divisioni.
Ciascuna divisione è impegnata in modo diretto ed esclusivo nella gestione
del particolare output assegnatole e, per questo, è dotata di una propria
struttura operativa.
Inoltre, ogni divisione è organizzata per aree funzionali che svolgono le
medesime attività anche se in rapporto a prodotti/mercati/clienti diversi.
Questa struttura realizza un forte decentramento decisionale a favore delle
singole divisioni. In virtù della delega di potere e autonomia ricevuta dalla
direzione generale, i responsabili di divisione dirigono autonomamente la
particolare area d'affari affidatigli come se fosse un'impresa a sé stante.
 La struttura a matrice coniuga gli aspetti positivi dei modelli plurifunzionali e
multi-divisionali introducendo nell'azienda una suddivisione organizzativa
basata sia sul criterio funzionale sia sul criterio divisionale.
La struttura a matrice è tipica di imprese che producono su commissione o
che operano per progetti unici e non ripetitivi, secondo programmi di
produzione di volta in volta diversi, non ripetibili e finalizzati alla realizzazione
di un determinato prodotto.
È un modello organizzativo molto flessibile, che di volta in volta consente
all'impresa di adattare la propria attività produttiva e organizzativa in funzione
della domanda proveniente dai clienti.
Il personale esecutivo è, in via continuativa, organizzato in gruppi operativi
specializzati interfunzionali ed è ripartito tra i diversi progetti assunti ovvero
tra le diverse fasi di esecuzione dei singoli progetti.
I singoli gruppi operativi e il relativo personale si trovano ad operare alle
dipendenze di due organi:
o il direttore di progetto sul quale ricadono le responsabilità dei singoli
progetti, il quale ha il compito di dirigere, coordinare e gestire, per la
durata del progetto, le risorse e i soggetti ad esso assegnati e che
abitualmente operano nelle diverse aree funzionali specialistiche;
o il direttore di funzione, il quale ha specifiche responsabilità e autorità
rispetto alle risorse che occorrono per la realizzazione dei progetti.
 La struttura organizzativa orizzontale o per processi aggrega le attività
aziendali per processi chiave interfunzionali sulla base di uno scopo comune
rappresentato dalla realizzazione di un prodotto o servizio definito e
misurabile, che abbia un valore per il cliente.
Dunque, l'azienda non è più vista come un'aggregazione di attività in aree funzionali
distinte per attività da realizzare e competenze richieste, bensì come flusso di
attività, decisioni e operazioni, coordinate ed interdipendenti rispetto ad uno
specifico processo che coinvolge più organi con mansioni e responsabilità differenti.
L’outsourcing
Alla riorganizzazione per processi si accompagna, generalmente, il progressivo
ricorso a modalità di crescita per linee esterne mediante lo sviluppo di accordi di
cooperazione tra imprese, anche concorrenti, e di forme organizzative a rete. In tale
ambito, le strategie di outsourcing sono rappresentative di processi di
disintegrazione verticale attraverso i quali le imprese affidano stabilmente a
fornitori esterni, la gestione operativa di una o più funzioni aziendali.
L'outsourcing può essere definito come “quella particolare modalità di
esternalizzazione che ha per oggetto l'enucleazione di intere aree di attività,
strategiche e non, e che si fonda sulla costituzione di partnership tra l'azienda che
esternalizza e un'azienda già presente sul mercato in qualità di specialista”.
Rispetto ad altri tipi di relazioni tra imprese, l'outsourcing è molto più vincolante,
richiede meccanismi di regolazione molto più complessi e comporta maggiori costi in
caso di insuccesso.
L'azienda che esternalizza le attività e i processi prende il nome di Outsourcer
(cliente), la quale può trasferire oltre che le attività e i processi anche il personale.
L’azienda che fornisce servizi ad un'altra azienda prende il nome di Outsourcee
(fornitore).
A differenza di un normale contratto di fornitura, il rapporto di outsourcing
presuppone una vera e propria partnership tra cliente e fornitore, caratterizzata da:
 Reciproca fiducia
 Fattiva collaborazione
 Trasparenza delle informazioni
 Co-progettazione e Co-produzione di servizi
 Investimenti congiunti
 Condivisione rischi
I vantaggi ad una scelta di outsourcing sono di ordine:
 Tecnologici
 Organizzativi
 Sinergici
 Finanziari
 Economici
I rischi legati ad iniziative di esternalizzazione sono di ordine:
 Economici
 Strategici
 Operativi
Off-shoring e strategie di back-reshoring
Nell'economia globalizzata, dove la tecnologia, le infrastrutture, il capitale e i
mercati sono altamente dispersi e i mercati dei beni e gli impianti di produzione
possono essere ovunque, i sistemi produttivi risultano essere frammentati in
sequenze di compiti affidati ad imprese localizzate in aree geografiche diverse.
Quando le imprese attuano strategie di Off-shoring dividono i settori di produzione,
prima in base nazionale, all'estero.
Il back-reshoring identifica la strategia delle imprese orientata alla parziale o totale
rilocalizzazione domestica o al riavvicinamento in Paesi limitrofi di attività di
produzione o di approvvigionamento di input, precedentemente svolte all'estero,
direttamente, presso stabilimenti di proprietà o indirettamente, presso fornitori.
Tra i fattori strategici che inducono a riportare a livello domestico gli investimenti
manifatturieri delocalizzati vi è la volontà di recuperare il pieno controllo di processi
nonché la necessità di migliorare la qualità delle produzioni.
Di sicuro rilievo è il fattore made-in: i clienti riconoscono un maggior valore alle
produzioni interamente made-in, che sono sempre più richieste dal mercato,
soprattutto internazionale.
A seconda delle modalità di gestione delle attività oggetti del rientro in patria è
possibile distinguere quattro processi:
 house re-shoring, quando le attività precedentemente realizzate in strutture
estere di proprietà vengono successivamente svolte in strutture nazionali di
proprietà della stessa impresa.
 outsourced re-shoring, quando le attività prima svolte da fornitori esteri
vengono affidate a fornitori nazionali.
 re-shoring for outsourcing, nel caso in cui la produzione prima svolta in
impianti esteri di proprietà dell'azienda viene successivamente affidata a
fornitori nazionali.
 re-shoring for insourcing, nel caso in cui le attività manifatturiere inizialmente
svolte presso fornitori esteri vengono internalizzate in unità produttive
domestiche di proprietà dell'impresa.
L'organizzazione a rete
Il concetto di organizzazione a rete viene utilizzato per individuare fenomeni diversi,
che hanno in comune la realizzazione di accordi variamente strutturati fra imprese,
improntati alla flessibilità strategica, gestionale e operativa, che implicano una
serie di prestazioni congiunte in una o più aree di attività e che consentono a
ciascuna impresa di concentrarsi sul core business, ossia di mantenere un livello
d'eccellenza sugli aspetti ritenuti maggiormente strategici della propria attività e
sulle risorse che promuovono le competenze distintive, critiche per ottenere
successo.
Una rete di imprese è un insieme di aziende, giuridicamente autonome, che
attraverso investimenti congiunti, si impegnano a realizzare un'unica produzione, ad
acquistare beni e servizi di interesse comune, a gestire in comune la logistica, a
promuovere marchi, a realizzare laboratori e centri di ricerca, a collaborare nella
partecipazione a gare e appalti.
Concretamente, la rete nasce su iniziativa di alcune aziende che, per risorse e
capacità di leadership imprenditoriale, organizzano un processo in modo tale che
"ognuno fa quel che sa fare meglio".
In tal modo, diverse imprese portano avanti un progetto comune, sulla base di un
programma di rete, nell'ambito del quale ciascuna azienda sfruttando le reciproche
complementarità:
 assume specifici ruoli
 svolge determinati compiti
 mette a disposizione le competenze di cui dispone
Sebbene le imprese partecipanti ad una o più reti dispongano di un'ampia
autonomia negoziale in base agli oggetti strategici perseguiti nonché alle specifiche
circostanze legali ed economiche, il modello contrattuale italiano prevede due tipi
di reti d'imprese:
 Le reti contratto si caratterizzano per una struttura organizzativa semplificata
in base alla quale le imprese (retiste) si impegnano ad attuare il programma di
rete e gli atti compiuti nell'esecuzione di tale programma producono i loro
effetti direttamente nelle sfere giuridico-soggettive dei partecipanti alla rete
sia dal punto di vista giuridico che tributario.
 Le reti soggetto prevedono una struttura più complessa rispetto alle reti
contratto, che comprende:
o la dotazione di un fondo patrimoniale separato ascrivibile alla rete
o l'operatività di un organismo di gestione comune
o la registrazione del contratto nel Registro delle Imprese
Lo stile di comando
La terza ed ultima variabile organizzativa è rappresentata dallo stile di leadership o
di direzione, si può definire come il processo attraverso il quale il leader cerca di
indirizzare, utilizzando la propria influenza, il comportamento delle posizioni
subordinate.
La leadership evidenzia come si conducono i rapporti tra organi direttivi e organi
sottoposti, quindi le modalità di conduzione dei rapporti delle relazioni tra persone e
organi legati da rapporti di subordinazione gli uni con gli altri. L'analisi degli stili di
leadership si traduce in un'analisi dei modelli di comportamento che un manager
adotta ogni qual volta deve pianificare, organizzare, motivare e coordinare le risorse
umane da lui gestite; si identificano tre diverse tipologie di stile di leadership:
 Lo stile autoritario si caratterizza per un elevato grado di formalizzazione dei
rapporti tra superiore e subordinato. Il superiore decide e trasmette ai
subordinati la decisione, le modalità di svolgimento dei compiti e come tali
dovranno essere ripartiti tra loro.
 Lo stile partecipativo o democratico si caratterizza per una negoziazione delle
decisioni tra superiore e subordinato; il leader concede fiducia ai suoi uomini
e preferisce agire col consenso generale, richiedendo la partecipazione del
gruppo ogni volta che deve essere presa una decisione fondamentale.
 Lo stile permissivo è caratterizzato dal fatto che le decisioni sono prese dagli
stessi subordinati, che si muovono entro spazi di autonomia fissati dal
superiore.
Il leader aiuta i subordinati e mostra loro come migliorare i risultati, cerca
opportunità di sviluppo e crescita per il suo gruppo, invita i subordinati a
determinarsi da soli obiettivi e piani d'azione e si adopera per ottimizzare le
competenze di ciascun subordinato.
La gestione dell'azienda come sistema di operazioni
Studiare l'amministrazione economica dell'impresa significa concentrarsi nell'analisi
di tre momenti fondamentali in cui si manifesta la vita di un'azienda,
l’organizzazione, la gestione, la rilevazione.
La gestione è costituita da un sistema coordinato di operazioni compiute in funzione
del raggiungimento degli obiettivi programmati dagli organi aziendali e prevede più
cicli contemporaneamente.
La gestione è strettamente legata alla vita dell'impresa ovvero che nasce quando
l'azienda viene creata e cessa quando l'azienda si estingue.
È dunque un fenomeno unitario e continuo che si manifesta nel tempo e nello
spazio. La gestione è unitaria nel tempo, nel senso che le operazioni che si attuano
in tempi successivi sono fra loro collegate; è unitaria anche nello spazio nel senso
che vi sono legami di interdipendenza fra operazioni che si svolgono
simultaneamente o in un certo periodo di tempo (periodo amministrativo). La parte
di gestione svolta in un periodo amministrativo prende il nome di esercizio
amministrativo (o esercizio), il primo rappresenta l'unità temporale mentre il
secondo rappresenta l'unità economica.
Le caratteristiche e le fasi della gestione
La gestione di una qualsiasi impresa può essere immaginata come un grande
“processo”, il quale si articola in almeno tre fasi fondamentali:
 La fase della provvista (gestione esterna) è quel momento in cui l'azienda si
appropria di tutti i fattori per avviare una produzione di un prodotto o
servizio.
I fattori possono essere distinti principalmente in:
o fattori produttivi a fecondità semplice, sono costituiti da quei beni che
partecipano una sola volta al processo produttivo.
o fattori produttivi a fecondità ripetuta, sono costituiti da quei beni che
partecipano più volte al processo produttivo e che danno la loro utilità
per periodi medio-lunghi o comunque superiori ad un anno.
 La fase della trasformazione (gestione interna) è quando l'azienda assembla o
crea il prodotto (o verifica la buona riuscita del servizio).
Le produzioni ottenute dalla fase di trasformazione si dividono in:
o produzioni intermedie interne, non costituiscono l'output finale, ma
rimangono nell'azienda per essere utilizzate nei processi produttivi
successivi; tali produzioni vengono dette semilavorati.
o produzioni terminali o finali, sono i prodotti finiti pronti per essere
immessi nel mercato rappresentando l'output finale del processo
produttivo.
 La fase dello scambio (gestione esterna) è la fase in cui l'azienda immette nel
mercato il proprio prodotto (o servizio). Senza di essa la più alta utilità
ottenuta con la trasformazione dei fattori produttivi resterebbe solo astratta
e non potrebbe concorrere al soddisfacimento dei bisogni umani, con la
conseguente non realizzazione da parte dell'azienda della sua principale
funzione.
Assume particolare importanza nell'ambito dei fattori produttivi la disponibilità di
un fattore che rende possibile l'acquisto degli altri, il denaro.
 Il denaro è così importante che da solo va a costituire un'altra fase della
gestione, ovvero, la fase del finanziamento, sono dette di finanziamento
tutte quelle operazioni mediante le quali l'azienda ottiene i mezzi monetari (e
non), necessari allo svolgimento della sua attività.
Le operazioni di gestione
Le operazioni di gestione possono essere distinte in operazioni di gestione interna e
gestione esterna.
Le operazioni di gestione esterna, attraverso atti di scambio, mettono in contatto
l'azienda con altre unità produttive o erogative, cioè con terze economie. In
particolare, l'acquisizione dei fattori produttivi pone l'azienda in contato con i
mercati di approvvigionamento, dove operano i finanziatori e fornitori.
La gestione esterna invece riguarda tutte quelle operazioni che sono legate al
processo produttivo e si svolgono all'interno dell'azienda.
Gli aspetti, i cicli e le aree della gestione
Si può affermare che la gestione sia un fenomeno ciclico, in quanto le fasi della
gestione si svolgono nel tempo formando una sorta di ciclo, infatti, reperiti i mezzi
finanziari, essi vengono investiti nell'acquisto di fattori produttivi, i quali poi vengono
trasformati in prodotti finiti e venduti facendo sì che l'azienda possa riottenere i
mezzi monetari impiegati inizialmente.
La gestione può essere studiata anche nell'aspetto tecnico, nell'aspetto economico e
nell'aspetto finanziario.
 L'aspetto tecnico è rappresentato dall'insieme di operazioni che riguardano il
processo produttivo, il quale accresce il valore dei fattori della produzione.
 L'aspetto economico si riferisce invece ai costi sostenuti per l'acquisizione dei
fattori produttivi ed ai ricavi conseguiti cedendo i prodotti finiti.
 L'aspetto finanziario riguarda tutte le uscite di denaro e i debiti relativi ai
fattori produttivi acquistati nonché le entrate di denaro e i crediti che sorgono
dai beni e dai servizi venduti.
Ai diversi aspetti della gestione sono collegati i cicli aziendali, i quali vengono
suddivisi in:
 Il ciclo economico che riguarda tutti gli acquisti a cui conseguono costi e ricavi
conseguenti alla vendita dei prodotti. È il periodo di tempo che va dal
momento in cui si acquisiscono i prodotti al momento in cui si conseguono i
ricavi.
L'acquisizione dei prodotti comporta uscite di moneta e la riduzione delle
disponibilità liquide immediate, mente i ricavi comportano l'aumento delle
disponibilità immediate.
 Il ciclo monetario è il periodo di tempo che va dal momento in cui si
sostengono le uscite di moneta connesse al pagamento degli acquisti, al
momento in cui si riscuotono le entrate di moneta relative alla riscossione
delle vendite. Riguarda l'aumento o la riduzione delle liquidità immediate.
 Il ciclo finanziario racchiude il periodo di tempo che va dal momento in cui
sorgono i debiti connessi ad operazioni di acquisto al momento in cui sorgono
i crediti connessi alla vendita di beni e servizi. Successivamente alla scadenza
del debito si sussegue un'uscita di moneta.
 Il ciclo tecnico comprende la produzione di un bene o servizio attraverso i
fattori produttivi e va dal momento in cui i fattori produttivi acquisiti iniziano
ad essere lavorati al momento in cui si conseguono i prodotti finiti.
Un'analisi più approfondita della gestione porta a raggruppare le operazioni in alcuni
settori (o aree), la cui conoscenza è assai utile per meglio comprendere l'attività
aziendale e i suoi risultati economici.
Una prima fondamentale distinzione è tra:
 gestione ordinaria: rientrano in essa tutte quelle operazioni che vengono
normalmente svolte nell'azienda e sono programmate dalla direzione. Queste
operazioni sono caratterizzate dal fatto che esse sono volute e preordinate.
All'interno della gestione ordinaria è possibile distinguere altre aree di
gestione:
o La gestione caratteristica che raccoglie tutte le operazioni inerenti allo
svolgimento dell'attività tipica dell'impresa ovvero quell'attività per la
quale essa è nata e che rappresenta il suo oggetto tipico.
o La gestione accessoria (o extra-caratteristica) che raccoglie tutte le
operazioni che non riguardano l'attività tipica dell'impresa e che si
ripetono con frequenza abituale.
 La gestione straordinaria, al contrario della gestione ordinaria raccoglie tutte
quelle operazioni che non rientrano nella normale attività dell'azienda. Ciò
che le contraddistingue è la loro natura di eccezionalità e di casualità, in
quanto non volute e non programmate.
 La gestione finanziaria è costituita dall'insieme delle operazioni concernenti
la negoziazione, la remunerazione ed il rimborso dei finanziamenti a cui
l'azienda fa ricordo sia all'attivo della sua attività produttiva che durante la
gestione, quando potrà succedere di doversi finanziare per mantenere in
equilibrio i flussi monetari.
 La gestione fiscale fa riferimento a tutte quelle operazioni riguardanti la
determinazione ed il pagamento delle imposte sul reddito, le quali possono
essere viste come il corrispettivo pagato dallo Stato per la sua attività rivolta a
creare le condizioni e le infrastrutture necessarie affinché possa ulteriormente
svilupparsi l'azione aziendale.
Relazione tra ciclo economico, monetario e finanziario della gestione
L’aspetto numerario della gestione comprende l’aspetto monetario e l’aspetto
finanziario.
L'aspetto monetario è connesso all'aumento o alla riduzione di moneta liquida
mentre quello finanziario è collegato all'aumento di debiti e all'aumento di crediti
che a scadenza comportano rispettivamente un'uscita o un'entrata di moneta.
Le uscite di moneta comportano per l’azienda dei costi che possono essere
sostenuti con regolamento immediato attraverso un'uscita di moneta immediata,
oppure con regolamento differito facendo sorgere un debito che a scadenza
comporta un'uscita di moneta.
Le entrate di moneta comportano invece dei ricavi che possono essere incassati con
regolamento immediato il quale comporta un'entrata di moneta immediata oppure
con regolamento differito il quale fa sorgere un credito che a scadenza comporta
un'entrata di moneta.
Gestione come sistema di valori
Le operazioni di acquisto e vendita generano mutamenti nella massa monetaria a
disposizione dell'azienda, creando debiti o crediti determinando variazioni del
patrimonio netto in positivo o negativo.
Per ogni operazione di gestione bisogna inizialmente verificare l'aspetto monetario
originario (finanziario) e le modifiche che l'operazione comporta allo stesso, ovvero
l'aspetto derivato (economico) il quale è la causa che comporta la modifica in
positivo o negativo dell'aspetto monetario iniziale.
Nell'ambito dell'aspetto finanziario distinguiamo:
 Le variazioni finanziarie attive che sono aumenti delle liquidità cioè entrata di
moneta (aspetto monetario), l'aumento dei crediti o la riduzione dei debiti
(aspetto finanziario).
 Le variazioni finanziarie passive che sono riduzioni della liquidità cioè uscita
di moneta (aspetto monetario), oppure l'aumento di debiti o la riduzione dei
crediti (aspetto finanziario).
Nell'ambito dell'aspetto economico distinguiamo, invece:
 Le variazioni economiche negative di reddito, cioè, costi connessi all'acquisto
delle immobilizzazioni, costi per la disponibilità di magazzino, costi finanziari e
altri costi.
 Le variazioni economiche negative di capitale, cioè, variazioni che
comportano la riduzione del patrimonio netto quali: prelevamenti del titolare,
distribuzione di utili ai soci, rimborsi di capitale ai soci.
 Le variazioni economiche positive di reddito, cioè, ricavi conseguenti alla
vendita di prodotti o servizi, ricavi connessi agli investimenti di natura
finanziaria come ad esempio: le partecipazioni, BOT.
 Le variazioni economiche positive di capitale, cioè, variazioni che
comportano un aumento del capitale proprio come ad esempio: l'utile
dell'esercizio o le riserve dello stesso, conferimenti da parte del titolare o dei
soci e che quindi aumentano la ricchezza dell'azienda.
Valori economici
I valori economici esprimono la causale delle variazioni finanziarie e si distinguono
in:
 valori economici di reddito, ovvero, il sostenimento di costi e conseguimento
di ricavi in seguito ad acquisti e vendite.
 valori economici di capitale, ovvero, l’aumento o la riduzione del capitale
proprio.
Gli aumenti del capitale proprio sono detti conferimenti che variano
positivamente il capitale proprio, mentre le riduzioni sono detti rimborsi che
variano negativamente il capitale proprio.
Il reddito
Il reddito è definito come l'incremento o decremento di ricchezza subito dal capitale
proprio iniziale per effetto della gestione.
L'impresa che riesce a remunerare congruamente i fattori produttivi utilizzati nello
svolgimento dei processi genera un reddito positivo e viene detto utile, se il reddito
è negativo ne consegue una perdita.
Se si prende a riferimento l'intera vita dell'impresa si determina un risultato detto
tecnicamente reddito d'impresa. La determinazione del reddito d'impresa può
avvenire in tre modi:
 come differenza tra capitale finale e capitale iniziale dell'impresa
 come differenza tra tutti i ricavi conseguiti e tutti i costi sostenuti dall'impresa
 come differenza tra tutte le entrate e tutte le uscite che si sono verificate
durante la vita dell'impresa.
La determinazione del reddito totale si presenta agevole ma ha un basso contenuto
conoscitivo fornendo informazioni solo a posteriori, una volta che la vita
dell'impresa è finita.
I soggetti aziendali hanno necessità di conoscere il reddito per periodi più brevi della
durata della vita dell'impresa, infatti ne consegue un sorgere dell'esigenza, per la
determinazione periodica del reddito, di individuare all'interno dell'unitaria gestione
aziendale le operazioni compiute nel periodo esaminato.
L'insieme delle operazioni attribuibili ad un dato arco temporale è definito esercizio
amministrativo.
Il risultato aziendale calcolato con riferimento ad un periodo amministrativo è detto
reddito d’esercizio.
Il reddito d’esercizio
Il risultato d'esercizio (o reddito d’esercizio) è l'incremento o decremento subito dal
patrimonio netto per effetto della gestione in un periodo amministrativo.
Contrariamente a quanto accade con il reddito totale, considerando un periodo
temporale ristretto non è detto che tutti i cicli abbiano trovato conclusione in
quanto ci sono dei processi ancora in corso di svolgimento.
Il reddito d’esercizio può essere determinato con il procedimento sintetico o con il
procedimento analitico, mentre non può essere calcolato come differenza tra le
entrate e le uscite.
 Secondo il metodo sintetico il reddito d'esercizio si determina come
differenza tra il valore del capitale netto alla fine dell'esercizio e il valore del
capitale netto all'inizio dello stesso; si parla di differenza positiva quando il
valore del capitale iniziale è minore rispetto a quello finale, negativa nel caso
contrario.
 Secondo il metodo analitico, il reddito d'esercizio si determina attraverso la
somma algebrica di componenti positivi (ricavi) e negativi (costi) di
competenza economica dell'esercizio.
Conto economico
Per calcolare il reddito d'esercizio con il procedimento analitico è certamente utile il
documento denominato Conto Economico. È un prospetto che accoglie:
Nella sezione di sinistra tutti i componenti negativi relativi a costi sostenuti, e nella
sezione di destra i componenti positivi ovvero i ricavi di vendita conseguiti nello
stesso periodo.
Il reddito d'esercizio presenta delle peculiarità quali ad esempio che esso è una
quantità economica, in quanto non corrisponde ad un valore monetario ma
corrisponde solo all'entità del reddito.
Si può dire inoltre che è una quantità astratta in quanto non si può identificare in
nessun bene materiale, è solo un valore.
Infine, non è mai certo oltre che dinamico, in quanto per determinarlo concorrono
molti fattori e ipotesi future sulla gestione dell'impresa.
Il Conto Economico è organizzato sulla base delle sub-aree principali che si denotano
osservando con attenzione il fenomeno gestionale.
Nello specifico la gestione ordinaria, la gestione straordinaria, gestione fiscale,
gestione finanziaria.
La gestione ordinaria
La gestione ordinaria che raccoglie tutte quelle attività che vengono normalmente
svolte all'interno dell'impresa come, ad esempio, l'acquisizione di fattori produttivi o
tutte le altre attività connesse alla vendita di beni/servizi. All’interno della gestione
ordinaria possiamo osservare:
 La gestione operativa (o caratteristica) che raccoglie le operazioni di acquisto
e vendita che riguardano l'attività per cui l'azienda è nata e opera sul mercato.
 La gestione accessoria (o extra-caratteristica), ovvero, l’insieme di operazioni
che si ripetono con frequenza abituale e che non hanno a che fare con la
gestione operativa. [es.: In un'azienda di produzione di telefonia, con gli scarti
si decidono di produrre altri prodotti].
 La gestione finanziaria che comprende l’insieme di tutte le operazioni e
decisioni finalizzate al reperimento e all’uso di capitale necessario al
funzionamento della tua attività;
Nello specifico rientrano in essa tutte le operazioni come: acquisizioni di fonti
di finanziamento, i ricavi di natura finanziaria connessi. [es.: percepimento di
interessi attivi, i ricavi per dividendi riscossi (quote di utili percepiti in
funzione di azioni di altre aziende detenute in portafoglio), emissioni di
dividendi per gli azionisti].
La gestione straordinaria
La gestione straordinaria raccoglie tutte quelle operazioni che non sono svolte in
maniera ricorrente all'interno dell'impresa e che quindi non fanno parte della
gestione ordinaria, cioè:
 Le sopravvenienze che rappresentano il sorgere di un ricavo o di un costo
mediante un evento casuale, il quale comporta un'attività o passività di
natura straordinaria.
 Le insussistenze facenti riferimento a ricavi o costi relativi ad eventi di extra-
gestione che fanno venir meno un elemento patrimoniale attivo o passivo
riconducibile rispettivamente ad un costo o ad un ricavo.
La gestione fiscale
La gestione fiscale raccoglie tutte le imposte connesse al reddito dell'esercizio:
 Il reddito ordinario che è dato dalla differenza tra ricavi e costi ordinari
escludendo le eventuali operazioni straordinarie.
 Il reddito lordo che è la sintesi di tutte le operazioni delle diverse aree
gestionali senza tener conto dell'imposizione fiscale.
 Il reddito netto che si ottiene sommando al reddito ordinario i ricavi e i costi
di natura straordinaria sottraendo le imposte.
La gestione finanziaria
La gestione finanziaria raccoglie tutte quelle operazioni finanziarie per acquisire le
risorse necessarie a garantire l'attività operativa e per impiegare eventuali
eccedenze e oneri finanziari, ovvero:
 Il reddito operativo caratteristico che esprime il livello di prestazioni
raggiunte dall'impresa svolgendo l'attività principale.
 Il reddito operativo globale che sintetizza la situazione economica relativa
all'area caratteristica ed extra-caratteristica
 Il reddito ordinario che esprime l'interazione tra i risultati dell'attività
operativa e gli effetti legati alle scelte di finanziamento che sono state operate
per sostenere l'attività principale.
La distinzione tra reddito operativo e reddito ordinario è molto importante;
mentre il reddito operativo esprime le prestazioni, il grado di efficienza e di
efficacia nello svolgimento dell'attività chiave dell'impresa, il reddito
ordinario esprime l'interazione fra l'attività operativa dell'impresa e le scelte
di finanziamento che sono state operate per alimentare tale attività.
Il capitale
Il capitale è costituito da un insieme di ricchezze materiali o immateriali a
disposizione dell'azienda in un dato momento. È rappresentato da tutti quei beni
che consentono all'azienda di operare, impiegando un complesso coordinato di
mezzi. È costituito da tutte le risorse monetarie e strutturali che consentono
all'azienda di essere operativa. Fanno parte del capitale anche gli investimenti grazie
ai quali l'azienda può svolgere la propria funzione produttiva. I fondi a disposizione
dell'azienda servono per eseguire gli investimenti e perseguire i fini aziendali.
Il capitale viene riportato nel Bilancio dell'impresa alla fine di ogni esercizio (31
dicembre) per valutarne la consistenza (gli importi), è espresso in quantità
monetarie o fisiche (materie prime), attraverso lo Stato Patrimoniale.
Il capitale può essere osservato sotto due aspetti principali:
 l'aspetto qualitativo
 l'aspetto quantitativo.
Per quanto riguarda l'aspetto qualitativo, ovvero, i finanziamenti; può essere
definito come un insieme eterogeneo di beni e diritti a disposizione dell'azienda in
un determinato momento. Investimenti e finanziamenti rappresentano le due facce
della stessa realtà aziendale e permettono di chiarire la provenienza delle risorse
finanziarie e dove sono state impiegate.
Invece l’aspetto quantitativo mette in luce l'aspetto quantitativo-monetario.
L'attribuzione del valore ai singoli beni permette di pervenire alla misurazione
quantitativo-monetaria del patrimonio aziendale. In tale ottica non si parla più di
investimenti e finanziamenti, ma rispettivamente di attività e passività.
I finanziamenti possono essere interni ed esterni.
I finanziamenti interni si possono a loro volta suddividere in due forme di capitale:
 Il capitale di apporto è costituito dai conferimenti in denaro o in natura
eseguiti dal proprietario o dai soci; è definito anche capitale di rischio, in
quanto, rimane vincolato all'impresa.
 Il capitale di risparmio è rappresentato dagli utili conseguiti e non prelevati e
così investiti nell'impresa, autofinanziandosi. Nelle aziende individuali il
capitale proprio si presenta come una massa indistinta nella quale di
confondono i conferimenti iniziali, gli ulteriori apporti e gli utili non distribuiti.
Strettamente legato ai finanziamenti c’è il rischio, del quale ne distinguiamo due
tipologie:
 Il rischio di remunerazione, dove, il capitale di rischio è remunerato solo se la
gestione ottiene un risultato economico positivo;
 Il rischio d'impresa, cioè, il rischio di mancato rimborso totale o parziale
all'atto dello scioglimento, della società.
Nelle società il capitale è costituito dai mezzi propri che possono essere suddivisi in
due categorie, capitale sociale e fondi di riserva.
 Il capitale sociale è conferito dai soci al momento della costituzione o in altri
momenti della vita dell'impresa; al conferimento dello stesso corrispondono
una serie di quote elementari attribuite ai soci in proporzione al capitale da
essi versato.
Nelle S.p.A. le quote sono rappresentate da azioni che conferiscono ai
possessori una serie di diritti e poteri di natura amministrativa-patrimoniale.
 I fondi di riserva sono la manifestazione del risparmio d'impresa ovvero
dell'autofinanziamento.
I finanziamenti interni spesso non sono sufficienti ad alimentare la crescita e lo
sviluppo dell'impresa; pertanto, diventa indispensabile attingere mezzi anche da
fonti esterne, in altre parole ricorrere al capitale di prestito.
Possiamo distinguere tre tipi di finanziamento a seconda della loro natura e durata.
In relazione alla durata il finanziamento può essere:
 a breve termine, se deve essere rimborsato entro 12 mesi.
 a medio termine, se deve essere rimborsato dai 12 mesi ai 5 anni.
 a lungo termine, se deve essere rimborsato dopo i 5 anni.
In relazione alla natura si distinguono in debiti di funzionamento e debiti di
finanziamento.
 I debiti di funzionamento sorgono in relazione a dilazioni di pagamento che
l'azienda ottiene dai propri fornitori di beni e servizi.
 I debiti di finanziamento determinano per l’azienda un'entrata monetaria che
fa sorgere un debito verso il soggetto che ha concesso il finanziamento, al
quale poi l'impresa deve restituire la somma ottenuta in prestito, con
l’aggiunta degli interessi maturati.
Gli investimenti
Il capitale acquisito sotto forma monetaria deve essere impiegato, ovvero investito,
sia per costruire la struttura aziendale, sia per lo svolgimento dell'attività. Per
definire la struttura aziendale l'imprenditore utilizza parte delle risorse finanziarie
per acquisire locali, uffici, impianti, macchinari, e attrezzature nonché le conoscenze
su "come" il processo produttivo deve essere svolto.
Questi beni sono definiti fattori strutturali o fattori anticipati pluriennali o
ammortizzabili; sono investimenti diretti all'acquisizione di diritti ed utilità da
sfruttare in più esercizi, ma il cui costo viene sostenuto anticipatamente.
I fattori produttivi acquistati volta per volta durante lo svolgimento della produzione
sono detti fattori correnti o a fecondità semplice; a questi si contrappongono: i
fattori strutturali, per i quali si registra un utilizzo graduale e continuo nel tempo, e i
fattori correnti che, a differenza di quelli strutturali, si utilizzano in modo
discontinuo, ogni volta che viene realizzato il prodotto.
Il complesso dei beni materiali, dei beni immateriali e dei diritti a disposizione
dell'imprenditore per lo svolgimento della sua attività produttiva diventa il capitale
di funzionamento dell'impresa. Il complesso di beni, servizi e diritti che formano il
capitale di funzionamento presentano connotazioni e funzioni diverse, per cui si
rende necessario distinguerli e raggrupparli per classi omogenee.
La suddivisione degli investimenti nelle diverse categorie si può effettuare
utilizzando due diversi criteri:
 criterio dell'attitudine produttiva
 criterio della liquidità
Il criterio dell’attitudine produttiva (definito anche della destinazione o dell'idoneità
economico-tecnica) suddivide e raggruppa gli investimenti in ragione del ruolo che
gli stessi sono chiamati a svolgere nell'ambito del processo produttivo, individuando
due classi:
 immobilizzazioni
 disponibilità
Si considerano immobilizzazioni tutti gli investimenti destinati a servire
durevolmente l'attività dell'impresa e che è indispensabilmente restino per lungo
tempo legati alla stessa per non comprometterne il regolare funzionamento.
Le immobilizzazioni si suddividono in:
 immobilizzazioni tecniche (immobilizzazioni materiali e immateriali)
 immobilizzazioni finanziarie
Le immobilizzazioni materiali sono rappresentate dai beni strumentali quali
immobili, attrezzature varie, impianti.
Le immobilizzazioni immateriali sono formate dai prestiti con scadenza superiore
all'anno che l'azienda ha concesso a terzi e dagli investimenti duraturi nel capitale di
altre imprese.
Le disponibilità sono tutti gli investimenti che non è indispensabile restino
durevolmente legati all'impresa e che possono essere diversamente destinati senza
recare alcun danno. Distinguiamo diverse tipologie di disponibilità:
 liquidità o capitale liquido: sono gli investimenti già in forma monetaria
come, ad esempio, le disponibilità di cassa, il denaro in banca prelevabile, ecc.
 disponibilità finanziarie, dette anche liquidità differite: esse si presentano
sotto forma di crediti che possono essere smobilizzati o riscossi nel breve
termine, come ad esempio i crediti, a breve termine, verso clienti o altri
soggetti.
 disponibilità economiche o tecniche o rimanenze, sono investimenti in fattori
produttivi a fecondità semplice da utilizzare nel processo produttivo, quali
materie prime, semilavorati e prodotti finiti.
Il criterio della liquidità (o finanziario) classifica gli investimenti in ragione della
"facilità" con cui possono essere convertiti in moneta, dove per "facilità" si
intende in tempi brevi e senza rilevanti perdite; quindi, tutti quei beni che in
breve tempo possono essere venduti e quindi essere trasformati in denaro
liquido.
Le attività sono i valori attribuiti a beni, servizi e diritti a disposizione del soggetto
aziendale nel momento della determinazione del capitale; devono essere pari
alla consistenza del capitale netto aumentato delle passività.
Le passività sono i valori di segno negativo attribuiti ai debiti veri e propri, ai
debiti in corso di formazione e ai debiti potenziali che gravano sull'impresa.
Nelle imprese individuali il capitale netto è un tutto indistinto che comprende i
conferimenti iniziali e successivi e gli eventuali utili o perdite.
Nelle imprese in forma societaria nonostante il capitale netto sia un valore residuale
si distingue la misura del capitale conferito dagli incrementi o decrementi subiti
dallo stesso per effetto della gestione.
Nel caso delle società di capitali, sono quote ideali: il capitale sociale, le riserve, gli
utili e le perdite. Il capitale sociale rappresenta il valore delle risorse conferite della
costituzione della società ed i successivi conferimenti. Le riserve si distinguono in
riserve di utili e riserve di capitali.
Fanno parte delle riserve di utili la riserva legale, la riserva statutaria e le riserve
volontarie.
Le riserve di capitali non derivano invece da accantonamenti di utili d'esercizio bensì
da conferimenti di capitale distinti dal capitale sociale effettuati dai soci o da terzi.
Infine, gli utili o le perdite evidenziano l'aumento o la riduzione del capitale netto
per effetto della gestione.
Attraverso le attività e le passività abbiamo la possibilità di conoscere il valore del
capitale lordo di funzionamento e anche il fondo netto di valori ossia l'entità
quantitativo-monetaria della ricchezza spettante all'imprenditore, denominato
capitale netto di funzionamento.
Il capitale e le sue relazioni con il reddito
Partendo dalla massa dei costi e ricavi già contabilizzati e operando le opportune
rettifiche ed integrazioni si individuano i cosiddetti costi e ricavi di esercizio.
I valori che formano il capitale vanno suddivisi fra attività e passività. I valori che
ricadono nelle attività sono i valori finanziari attivi e i valori anticipati di costo,
mentre i valori che affluiscono nelle passività sono i valori finanziari passivi, i valori
di ricavo anticipato e il capitale netto.
I valori finanziari attivi si articolano in valori numerari certi, assimilati, presunti e
crediti di finanziamento.
I valori numerari certi attivi corrispondono agli elementi qualitativi del capitale che
presentano il carattere della certezza in quanto la loro valutazione avviene mediante
il conteggio delle quantità monetarie.
I valori numerari assimilati attivi svolgono una funzione simile a quella del denaro
contante, per cui sono considerati sostituti temporanei della moneta negli scambi.
I valori numerari presunti attivi sono sostituti temporanei della moneta, come i
valori numerari assimilati, ma differiscono da questi ultimi perché gravati da
maggiore incertezza.
I crediti di finanziamento sono crediti relativi a finanziamenti concessi a terzi.
I valori anticipati di costo fanno riferimento a fattori produttivi non ancora
interamente utilizzati e a disposizione dell'azienda; sono essenzialmente i costi legati
all'acquisizione di fattori produttivi ad utilità pluriennale e le rimanenze di
magazzino.
I valori finanziari passivi possono essere scomposti in valori numerari (suddivisibili
ancora in assimilati e presunti) e debiti di finanziamento.
I valori numerari assimilati comprendono i debiti di funzionamento.
I valori numerari presunti comprendono i debiti verso fornitori esteri e le cambiali
passive espresse in moneta estera.
I debiti di finanziamento identificano i finanziamenti ottenuti dall'impresa senza
alcuna controprestazione commerciale.
I ricavi sospesi pur avendo avuto la manifestazione finanziaria che li misura, sono di
competenza economica del successivo esercizio.
Capitale e reddito, dunque sono strettamente interrelati: data una massa di valori,
quelli che non rientrano nel calcolo del reddito, riguardano il calcolo del capitale e
viceversa.
Stato Patrimoniale
Lo stato patrimoniale è uno dei documenti che insieme al conto economico,
rendiconto finanziario e nota integrativa, compone il bilancio d'esercizio e definisce
la situazione patrimoniale ad una certa data di un'impresa. È rappresentato su due
colonne, dove a sinistra troviamo gli investimenti o gli impieghi di capitale, invece in
quella a destra troviamo le passività e il patrimonio netto.
Nella sezione di destra, vengono descritte le fonti di finanziamento, che devono
essere rappresentate guardando il criterio della natura considerando la
provenienza e la permanenza.
In base alla provenienza possiamo distinguere fonti di finanziamento interne ed
esterne.
Quelle interne provengono dall'imprenditore o soci, rimane durevolmente investito
nell'azienda e ci resta per tutta la durata dell'azienda e non può essere rimborsato
se non al termine dell'attività. È soggetto ad una remunerazione eventuale, cioè la
remunerazione avviene quando si ha un utile positivo e che nel caso delle società
l'assemblea dei soci divida questo utile, tutto o in parte, come dividendo per i soci, e
inoltre è perennemente a rischio se la gestione aziendale è fallimentare.
Sempre parte delle fonti di finanziamento interne c’è il capitale netto che
rappresenta il capitale proprio dell'azienda, capitale di pieno rischio e si compone
dal capitale apportato dall'imprenditore e dei soci ed il capitale di risparmio.
Il capitale di rischio che nelle società è chiamato capitale sociale rappresenta gli
apporti effettuati dall'imprenditore o dai soci nell’attività economica.
Il capitale di risparmio è composto dagli utili non prelevati (o autofinanziamento
netto) e le riserve di utili delle quali fanno parte la riserva legale (società di capitali)
che deve essere costituita per legge, i quanto essa prevede che in ciascuno degli
esercizi in cui l'azienda consegue degli utili, il 5% di questi deve essere destinato a
riserva legale fino a quando la riserva legale stessa non raggiunge un importo pari al
20% del capitale sociale). Sempre del capitale di risparmio fanno parte la riserva
statutaria imposta dall'azienda stessa secondo alcuni criteri interni e la riserva
volontaria accantonamenti di capitale che l'azienda è libera di determinare.
Le fonti esterne anche dette passività, capitale a rischio limitato, sono finanziamenti
che devono essere sempre rimborsati e remunerate sempre indipendentemente dal
fatto che la gestione produca utile o meno nelle scadenze e secondi i tempi e le
modalità definite nel contratto le quali comportano un impegno (costo) da
sostenere per interessi passivi (tasso d'interesse).
Nelle fonti esterne registriamo i debiti di finanziamento, comportano la disponibilità
di moneta e di risorse finanziarie, sono prestiti che l'azienda ottiene. In base alla
durata della loro scadenza si distinguono in:
 debiti di finanziamento a media e lunga scadenza
 debiti di funzionamento a breve scadenza
Vengono considerati debiti a media e lunga scadenza:
 mutui passivi, operazioni di prestito effettuati dalle banche;
 prestiti obbligazionari, è una forma di finanziamento con cui una società o
altro ente per chiedere un prestito emette delle obbligazioni a favore di
investitori;
 debiti per TFR, debiti che maturano ogni anno a carico dell'azienda nei
confronti dei dipendenti, per ognuno di essi è pari a 1 mese di stipendio per
anno lavorativo.
 finanziamento dei soci, finanziamenti postergati i quali hanno rimborso solo
se sono stati estinti tutti i debiti verso terzi.
Fanno parte dei debiti di finanziamento a breve scadenza:
 operazioni di finanziamento bancario: aperture credito di c/c, sconto di
cambiali commerciali;
 emissioni cambiali finanziarie, obbligazioni a breve scadenza, cioè titoli che
l'azienda emette e con le quali si dichiara debitrice nei confronti di quanti
sottoscrivono questi titoli (3, 6, 9, 12 mesi);
 debiti v/erario, imposte verso lo Stato a cui corrisponde un debito verso il
fisco da versare entro 12 mesi;
 quote correnti di debiti a medio-lungo termine, rata mutuo presente in
debito finanziamento a medio-lungo termine;
 quote TFR in liquidazione, pagamento del TFR al dipendente che abbandona
l'attività;
 debiti v/soci per dividendi, quota di utile decisa da dividere per i vari soci
dall'assemblea dei soci entro 12 mesi dalla data di riferimento del bilancio.
I debiti di funzionamento o di regolamento, sono finanziamenti indiretti e sono
debiti che nascono a seguito di acquisti; in quanto in azienda entrano beni da
utilizzare nel processo produttivo oppure beni da destinare alla vendita.
Rientrano nei debiti di funzionamento o di regolamento:
 debiti v/fornitori, i fornitori concedono dilazioni di pagamento.
 cambiali passive/commerciali/tratte, debiti di regolamento, rappresentano
debiti che sorgono in relazione a operazioni di natura commerciale, quindi
debiti v/fornitori documentati da cambiali.
Nella sezione di sinistra del documento abbiamo gli investimenti/impieghi effettuati
grazie alle risorse finanziarie presenti nella sezione di destra (attività). Esprime come
sono stati impiegati i capitali; l’ordine secondo il quale è ordinata questa sezione è
dato dal criterio della destinazione economica.
Il criterio della destinazione economica prevede di indicare prima le attività
immobilizzate, cioè gli investimenti in beni a lento ciclo di utilizzo, destinati a
rimanere nell'azienda, beni che partecipano a più cicli riproduttivi (a fecondità
ripetuta), questi beni non possono essere ceduti in quanto ciò andrebbe contro la
continuità aziendale; successivamente devono essere rappresentate le disponibilità:
investimenti in fattori produttivi, materie prime o semilavorati, o scorte di prodotti
finiti, quindi beni destinati ad essere venduti entro l'esercizio.
Di seguito troviamo le immobilizzazioni che rappresentano gli investimenti nei
fattori produttivi pluriennali. Si suddividono in:
 immobilizzazioni tecniche materiali, comprendono tutto ciò che ha
consistenza fisica, a lento ciclo di utilizzo destinati a rimanere durevolmente
nella disponibilità dell'azienda.
 immobilizzazioni tecniche immateriali, ovvero, brevetti, marchi, licenze, costi
di impianto e di ampliamento (spese per avviare l'attività o ampliare le sedi),
costi di ricerca e sviluppo.
 immobilizzazioni finanziarie, investimenti in valori finanziari, ad esempio,
investimenti in azioni di altre società, partecipazione nel capitale di altre
aziende detenute a scopo strategico, investimenti che rappresentano la
proprietà di una parte di quelle aziende e che l'azienda non intende disfarsene
subito, partecipazione nel capitale di altre aziende, titoli e crediti di
finanziamento a media-lunga scadenza (mutui attivi).
Sotto alle immobilizzazioni ci sono le disponibilità (anche dette rimanenze di
prodotti o di merce), che rappresentano prodotti o merci non ancora venduti.
Le risorse finanziarie precedentemente investite nei fattori produttivi pluriennali e
correnti, oggi, si trovano sotto forma di prodotti o merci che presto si
trasformeranno nella loro forma originaria cioè, in liquidità. Vengono distinte in:
 disponibilità tecniche/economiche
 disponibilità finanziarie
Le disponibilità tecniche/economiche sono rappresentate dalle scorte di magazzino,
più nello specifico:
 scorte di prodotti finiti, cioè beni destinati ad essere venduti entro l'esercizio;
 scorte di magazzino di semilavorati
 materie prime destinati al processo produttivo.
Queste disponibilità sono necessarie per evitare che il ciclo di produzione-vendita
continui senza interruzioni.
Le disponibilità finanziarie sono distinte in:
 crediti di funzionamento a breve scadenza v/clienti, entro 12 mesi dalla data
di scadenza quel valore viene rappresentato in crediti;
 cambiali attive o effetti attivi, documento che tratto sempre da una
transazione commerciale, il quale rappresenta un credito v/cliente, consente
all'azienda di andare in banca e riscattarlo in parte anche prima della scadenza
facendola ammettere allo sconto;
 crediti di finanziamento a breve scadenza, crediti con scadenza entro 12
mesi;
 titoli a breve scadenza, investimenti come i bot, investimenti in cambiali
finanziarie;
 titoli destinati a ritornare in forma monetaria;
 cambiali finanziarie, obbligazioni emesse da altre aziende.
Infine, vengono classificate le liquidità: risorse monetarie in cassa, risorse monetarie
in banca, o in valori bollati che hanno un importo preciso.
Si parla di fabbisogno finanziario per intendere il fabbisogno di risorse finanziarie da
impiegare per la copertura degli investimenti.
Il fabbisogno finanziario netto è uguale alla differenza tra totale attività
(fabbisogno finanziario lordo) e patrimonio netto (fonti interne di finanziamento), il
fabbisogno finanziario non coperto dal flusso di mezzi generato dalle vendite,
costituisce il fabbisogno finanziario netto.
Per redigere uno Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario
occorre che gli investimenti vengano rappresentati secondo il criterio della liquidità
(in funzione della velocità e facilità con cui gli investimenti ritornano in forma
monetaria nella disponibilità dell'azienda) e il criterio dell'esigibilità tenendo conto
degli impegni nel rimborso dei capitali ottenuti a prestito, tenendo conto della
necessità dell'affrontare uscite di moneta connesse al rimborso dei prestiti ottenuti.
Nella sezione destra dello stato patrimoniale riclassificato troviamo la
classificazione delle fonti di capitale, dove sono raccolte le passività:
 passività a breve scadenza
 passività a media-lunga scadenza
e a seguire il patrimonio netto:
 capitale di rischio (capitale sociale)
 capitale di risparmio (fondi di riserva)
Nella sezione sinistra troviamo invece una classificazione degli impieghi di capitale,
in questa parte viene classificato l’attivo circolante, che è suddiviso in:
 liquidità immediate (denaro in cassa, C\C bancari)
 liquidità differite (Titoli di Stato, BOT, Titoli emessi da altre aziende)
 Disponibilità (scorte di materie prime, scorte di semilavorati, scorte di prodotti
finiti, scorte vincolate)
A seguire l’attivo immobilizzato:
 Immobilizzazioni finanziarie (partecipazioni, investimenti in titoli a media-
lunga scadenza, investimenti in Buoni del tesoro Poliennali (BTP), investimenti
in prestiti effettuati ad altre aziende a media-lunga scadenza, crediti inesigibili
(incagliati) e titoli di difficile smobilizzo)
 Immobilizzazioni tecniche immateriali (marchi, brevetti, licenze)
 Immobilizzazioni tecniche materiali (impianti e macchinari, immobilizzazioni
dimesse di non facile vendita)
Patrimonio Netto
Contabilmente il patrimonio netto è dato dalla differenza tra il totale dell'attivo
dello Stato Patrimoniale e le passività, rappresenta l'effettiva ricchezza
dell'imprenditore e dei soci una volta che l'attività aziendale è terminata.
Quando l'attività termina tutti i debiti vanno saldati, smobilizzando gli investimenti;
per determinare l'effettivo valore del patrimonio netto occorre determinare il
valore di liquidazione degli investimenti e ad esso sottrarre le passività.
Ammortamento
L’ammortamento è un costo, ovvero la quota parte di un costo già sostenuto
finanziariamente, relativo alle utilità e al contributo che un'eventuale attrezzatura
acquistata eroga annualmente. È determinato dal rapporto tra il costo storico
dell'attrezzatura e gli anni della vita economica utile. La somma delle quote di
ammortamento versate di anno in anno, alla chiusura dell’esercizio, costituiscono il
fondo ammortamento, quindi la parte del costo storico che è stata già
ammortizzata.
Il valore netto contabile è dato dalla differenza tra il costo storico dell'attrezzatura e
il fondo ammortamento, rappresenta quindi l'ammortamento ancora da effettuare,
e quindi il valore effettivo corrente dell'attrezzatura.
Principio di economicità
Le condizioni da rispettare per il funzionamento dell'impresa si dividono in due
aspetti distinti ma interconnessi:
 condizioni di equilibrio economico-reddituale, in cui si esplicitano costi e
ricavi nel diverso rapporto quantitativo e qualitativo.
 condizioni di equilibrio finanziario riconducibili ad una corretta dinamica di
entrate ed uscite, con l'eventuale ricorso alla gestione finanziaria per colmare
gli eventuali sfasamenti.
Condizioni di equilibrio economico nelle imprese
In qualità di azienda di produzione, le imprese mirano al soddisfacimento indiretto
dei bisogni umani, predisponendo per lo scambio tutti quei beni e servizi che
potranno soddisfare direttamente i bisogni medesimi.
Ciò è svolto da un'attività produttiva la quale mira ad ottenere ricavi in misura tale
da superare i costi sostenuti per l'acquisizione dei fattori necessari alla produzione,
dando vita al conseguimento di un reddito. Tuttavia, il reddito non può esser visto
solo nella concezione che coglie l'impresa in posizione "soggettiva", in quanto ad
essa va affiancata un'altra concezione che la considera in posizione "oggettiva"; solo
la contemporanea visione di entrambe le posizioni può far sì che l'impresa assuma
un carattere durabile e autonomo, durando nel tempo anche in presenza di mercati
e ambienti mutevoli, senza alcun tipo di sostegno esterno.
Affinché l'impresa possa esistere e operare secondo queste condizioni, è
indispensabile rispettare la remunerazione di tutti i fattori produttivi. L'equilibrio
non esprime una condizione di "quiete", ma una condizione di "moto" riferendosi
alle leggi che devono essere rispettate da un complesso funzionante e variabile.
L'equilibrio economico deve essere conseguito nel medio-lungo periodo e riguarda
le relazioni tra i valori di costo e i valori di ricavo.
A seconda della relazione che lega valori di costo e di ricavo si potrà avere:
 uno squilibrio economico assoluto, quando i ricavi sono minori dei costi, e
quindi si ha una perdita;
 uno squilibrio economico relativo, nel caso in cui i ricavi sono uguali ai costi,
quindi la ricchezza prodotta è uguale alla ricchezza consumata. Il valore di
quanto l'impresa ha prodotto è uguale al valore dei fattori produttivi
impiegati.
L'uguaglianza trascura però i fattori produttivi non immediatamente visibili, cioè che
non comportano uscite di moneta, ma che corrispondono a delle rinunce che
l'imprenditore fa a favore della gestione aziendale; questi costi vengono chiamati
oneri figurativi e corrispondono a:
 remunerazione del lavoro imprenditoriale;
 remunerazione del capitale investito;
 remunerazione del rischio sopportato;
 remunerazione dei fitti figurativi.
Questa condizione è una situazione di equilibrio economico apparente perché si
trascura il ruolo svolto dall'imprenditore, quale soggetto economico. Inoltre, questo
equilibrio (di fatto squilibrio) non soddisfa il principio fondamentale di un'impresa,
ovvero, il perseguimento del profitto. Si trascurano anche tutti i costi non
finanziariamente sostenuti ma relativi che l'imprenditore compie per svolgere
l'attività di impresa (oneri figurativi).
L’equilibrio economico oggettivo, si ha quando i ricavi sono pari ai costi compresi di
oneri figurativi; condizione la quale viene definita di indifferenza in quanto non c'è
profitto. Vi è equilibrio economico oggettivo quando sono remunerabili tutti i fattori
della produzione.
L’equilibrio economico soggettivo, si ha quando i ricavi sono pari ai costi compresi di
oneri figurativi più una quota extra-profitto che rappresenta un guadagno, dipende
dalla propensione al rischio dell'imprenditore che a sua volta dipende dalla
disponibilità di capitale, quindi:
 maggiore è la disponibilità di capitale, maggiore è la propensione al rischio,
minore è la quota di extra-profitto attesa;
 maggiore è la disponibilità di capitale di un soggetto, minore è l'avversione al
rischio, minore è la quota di extraprofitto attesa;
 minore è la disponibilità di capitale di un soggetto, minore è la propensione al
rischio, maggiore è la quota di extraprofitto attesa.
Condizioni di equilibrio finanziario delle imprese
L'equilibrio finanziario esprime la capacità di fra fronte con i mezzi monetari
disponibili e i flussi monetari in entrata agli impieghi finanziari della gestione che
determinano i flussi monetari in uscita sia nel breve che nel medio-lungo termine.
Consiste nel fatto che le entrate e i crediti, che devono essere almeno uguali o
maggiori delle uscite, è una condizione che deve esserci sempre.
L'azienda è in equilibrio finanziario se in ogni momento è in grado di fronteggiare i
fabbisogni finanziari della gestione. Intrinseco all’equilibrio finanziario c’è un
equilibrio di natura finanziario-patrimoniale quando l'azienda trova un giusto
rapporto tra investimenti e finanziamenti, in base alla loro durata, in cui gli
investimenti devono essere superiore ai finanziamenti, cercando inoltre di creare il
giusto rapporto tra fonti interne e fonti esterne, limitando e non eccedendo negli
indebitamenti creando un giusto rapporto tra passività e patrimonio netto.
Indici di natura finanziaria
Nell'ambito dell'analisi dell'equilibrio finanziario, il calcolo di opportuni indici
permette di verificarne l'esistenza.
In particolare, questi indici permettono di verificare il grado di patrimonializzazione
dell'impresa, l'equilibrio delle fonti di finanziamento e il grado di solvibilità
dell'impresa.
 La struttura dei finanziamenti si rileva dall'indice di indebitamento che mette
in evidenza la relazione intercorrente tra capitale proprio e capitale di terzi e
in che misura essi concorrono al finanziamento degli investimenti aziendali. Si
calcola:
Totale Attività
Patrimonio netto

Serve a valutare come gli investimenti sono finanziati; misura il grado di


patrimonializzazione ed è dato dal rapporto tra il capitale investito e il capitale
netto.
Indica il contributo del patrimonio netto rispetto agli investimenti.
o Se l’indice di struttura fosse uguale a 1 significherebbe che tutti gli
investimenti sono finanziati da fonti interne di finanziamento;
o un valore pari a 2 significherebbe che il capitale investito sarebbe pari al
doppio del patrimonio netto e quindi finanziato al 50% da patrimonio
netto e al 50% da fonti di finanziamento esterne.
Quindi assume valori crescenti all'aumentare degli indebitamenti: maggiore è
l'indebitamento, maggiore è il rischio.
 Il quoziente di indebitamento è dato dal rapporto tra:
Totale Passività
Patrimonio Netto

Indica la proporzione tra finanziamenti esterni e patrimonio netto, quindi a


quanto ammonta il ricorso a debito. Maggiore è il quoziente di
indebitamento, maggiore è l'indebitamento dell'azienda, maggiore è la
dipendenza da fonti di finanziamento esterne.
 L’indice di struttura o indice di copertura delle immobilizzazioni indica la
correlazione tra la durata degli investimenti e la durata dei finanziamenti.
Misura infatti la capacità dell'impresa di fronteggiare finanziariamente gli
investimenti in immobilizzazioni al netto degli ammortamenti e delle
svalutazioni.
Analizza la struttura delle fonti di finanziamento in relazione agli investimenti
effettuati, cioè se le immobilizzazioni nette sono opportunamente finanziate
da fonti di finanziamento che non comportano uscite di moneta e da fonti di
finanziamento che richiedono uscita di moneta ma nel medio/lungo periodo.
Si calcola:
Patrimonio netto+ Debiti a mediolungo termine
Immobilizzazioni nette

o Deve essere maggiore di 1, in quanto è bene che le fonti di


finanziamento a medio-lungo termine coprano non solo le
immobilizzazioni ma anche parte del capitale circolante. Tanto più
aumenta questo indice, quanto più è maggiore l'incidenza del
magazzino e quanto più nel magazzino è maggiore l'incidenza dei
prodotti finiti rispetto alle materie prime e ai semilavorati.
o Se l’indice minore di 1, allora ci si trova in una situazione di grave
squilibrio fra impieghi e finanziamenti.
 L’indice di liquidità corrente esprime la capacità dell'azienda di sostenere le
uscite di moneta connesse al rimborso dei prestiti a breve scadenza con tutte
le risorse monetarie connesse all'attivo corrente, cioè quanta liquidità
l'azienda ha per coprire un euro di debiti a breve scadenza.
Attivo circolante
˘
Passività a termine

o Deve essere almeno uguale o superiore a 2 in quanto significa che


˘
attività correnti+ gliinvestimenti a scadenza

sono superiori ai debiti a breve scadenza e quindi almeno il doppio


delle passività.
Tanto più questo valore è maggiore di 2 quanto più il valore del
magazzino è elevato e quanto più nell'ambito del magazzino
prevalgono prodotti finiti.
 L’indice di liquidità immediata esprime la capacità potenziale dell'azienda di
far fronte agli impegni finanziari a breve scadenza mediante le disponibilità
liquide e l'incasso dei crediti e titoli a breve scadenza verificando se esiste un
equilibrio a breve scadenza ed è dato da:
Attivo circolante−Disponibilità magazzino
˘
Passività a termine

o Il valore ottimale di questo indice dovrebbe essere maggiore a 1.


Le relazioni tra condizioni di equilibrio economico e condizioni di equilibrio
finanziario
Le condizioni di equilibrio economico hanno strette connessioni con quello
finanziario; la sopravvivenza e lo sviluppo duraturo del sistema d'impresa dipende
dalla presenza di entrambe le condizioni.
Tuttavia la gestione economica evidenzia una dinamica più o meno differenziata
rispetto a quella della gestione finanziaria: mentre quella finanziaria si concretizza in
singoli istanti, la dinamica economica evidenzia una formazione in molti casi
graduale e protratta su segmenti temporali più o meno estesi; tra gli equilibri da
cercare nei due aspetti quello economico assume il ruolo più rilevante, anche se
meno "impellente" di quello finanziario avendo, a differenza di quello finanziario, un
orizzonte temporale proiettato sul medio-lungo termine. Pertanto, si può affermare
che l'esistenza di durature condizioni di equilibrio economico determina anche
situazioni di equilibrio finanziario; non altrettanto si può affermare invertendo i
termini, poiché il solo equilibrio finanziario non basta di per sé a determinare anche
l'equilibrio economico.
I debiti di finanziamento (finanziamenti diretti) comportano l’entrata di moneta
all’interno dell’azienda (risorse finanziarie), da parte di terzi che possono essere
banche o altri istituti di credito, obbligazionisti e altri finanziatori.
I debiti di funzionamento (finanziamenti indiretti), sono debiti che sorgono in
relazione alle normali operazioni commerciali quando i fornitori di merci, materie
prime, servizi ecc. concedono una dilazione di pagamento. (Es.: Debito v/Fornitori)
Nello Stato Patrimoniale i debiti di finanziamento vengono distinti a seconda della
diversa permanenza:
 Debiti a media e lunga scadenza:
o Mutui Passivi
o Emissione di prestiti obbligazionari
o Debiti per TFR
 Debiti a breve scadenza:
o Finanziamenti bancari a breve scadenza
o Emissioni di cambiali finanziarie (3, 6, 9, 12 mesi) sono state introdotte
nel 1994
o Obbligazioni che l’azienda emette per raccogliere risparmi e finanziari
o Debiti verso soci per dividenti
I debiti di funzionamento (o di regolamento):
 Debiti verso fornitori, si acquistano merci e si pagano in diversi mesi con un
eventuale rincaro relativo agli interessi. Possono essere documentate da
cambiali passive, con la garanzia verso il fornitore.
Per chi riceve la cambiale, essa sarà attiva, ovvero, si detiene un credito al
contrario se passiva si ha un debito. Se la cambiale è attiva si può scontare in
banca prima della scadenza del termine del pagamento dilazionato, se si trova
in crisi di liquidità. La banca può anticipare una parte di quel pagamento
(trattenendo un costo). Una volta scaduta la scadenza il debitore (cliente)
dovrà pagare la somma della cambiale alla banca e non al fornitore. Se questo
non avviene la banca contatterà il fornitore per farsi rimborsare l’intera
somma.

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