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CAPITOLO 1 – L’AZIENDA E IL SUO FUNZIONAMENTO

IL CONCETTO DI AZIENDA, ISTITUTO E ECONOMIA AZIENDALE

Le discipline economiche hanno come oggetto di studio le attività economiche (i processi di produzione, di
trasferimento e di consumo della ricchezza) che l'uomo svolge con risorse scarse per il soddisfacimento dei
bisogni.

A seconda dei soggetti che pongono in essere tali attività, si sono sviluppate le seguenti discipline:

 Economia politica. I processi economici di produzione, trasferimento e consumo sono affrontati


considerando i grandi aggregati di un intero paese o di sue parti, al fine di identificarne i problemi di
funzionamento a livello di sistema economico (PIL, tasso di disoccupazione, debito pubblico).
 Economia aziendale. I processi economici sono considerati nell'ambito di ciascuna “realtà
organizzata” al fine di indagarne le regole di funzionamento. Ha una prospettiva bottom-up (ossia
che parte dal basso) in quanto studia le aziende, e arriva alla grande scala studiando le relazioni tra
aziende diverse. L’economia aziendale si preoccupa di determinare il valore dell’azienda, che è un
valore economico, ambientale e sociale (intersecazione con il tema della sostenibilità): per fare ciò,
si tiene conto della contabilità, del bilancio di sostenibilità o della valutazione di impatto sociale.
[PDF sostenibilità]

La macroeconomia si occupa della struttura economica e della performance economica di interi Stati o di
entità sovranazionali, mentre la microeconomia si occupa dell’andamento delle imprese nei mercati.

[VIDEO Larry Fink, Black Rock]

[VIDEO Calderini]

L’economia aziendale parte dal presupposto che i bisogni umani (di varia specie e grado) possano essere
soddisfatti attraverso processi economici. Il soddisfacimento dei bisogni risulta talmente complesso da
rendere necessaria l'organizzazione di insiemi di persone. Tali aggregazioni, nel momento in cui assumono
caratteristiche di permanenza e stabilità, vengono denominati.

La dottrina economico aziendale definisce l'ISTITUTO come un complesso di risorse umane e materiali,
creato per durare nel tempo e ordinato secondo proprie leggi (permanenza e stabilità), unitario (in quanto
finalizzato a un insieme comune di fini, ossia i bisogni umani) e autonomo. L’economia aziendale individua 4
tipologie di istituti a seconda dei fini istituzionali che essi perseguono:

1. Famiglia: soddisfazione dei bisogni dei membri della famiglia.


2. IMPRESA: remunerazione dei conferenti di lavoro, capitale di rischio, risparmio.
3. Amministrazione pubblica: soddisfazione dei bisogni di rilievo della Comunità di riferimento,
ovvero l'interesse pubblico.
4. Istituzione non profit: soddisfazione di bisogni privati (dei membri dell’istituzione) e di interesse
generale.

L’AZIENDA viene definita dalla dottrina economico aziendale come “l'ordine strettamente economico degli
istituti”, ossia l'insieme degli accadimenti economici disposti a unità secondo proprie leggi. Potremmo dire
che è lo “strumento” di cui ogni istituto si dota per raggiungere le proprie finalità di ordine economico.
Dunque l’insieme delle operazioni economiche svolte dall’istituto per raggiungere i propri fini definisce
l’azienda.
L'ECONOMIA AZIENDALE è quel ramo dell'economia che indaga le modalità di funzionamento economico
(il cosiddetto “ordine economico”) degli istituti (= la dimensione di azienda degli istituti). Studia quindi le
aziende, e in particolare il loro sistema di amministrazione economica, riconducibile ai processi di gestione
(management), di organizzazione (delle attività di trasformazione) e di rilevazione (contabilità).

Nelle imprese l'attività economica assume un ruolo primario e imprescindibile per il soddisfacimento dei
fini per i quali i soggetti si sono aggregati. Nelle famiglie, nelle amministrazioni pubbliche e nelle istituzioni
non profit l'attività economica (pur essendo condizione necessaria alla sopravvivenza), è considerata
insieme ad altre finalità di diverso ordine e grado. Da cui:

> l’economia aziendale studia solo la dimensione economica di famiglie, amministrazione pubblica e
istituzioni non profit.

> la famiglia è un’azienda, come lo sono anche ospedali e università - lo Stato è anche un’azienda (ma non
solo).

L’azienda combina i fattori produttivi (risorse umane e finanziaria) per ottenere un risultato finale (beni e
servizi) il cui valore dovrà essere più elevato dei singoli fattori utilizzati (“le aziende devono creare valore”).
Sono tutte accumunate dal movente (problema di uso efficiente, efficace e economico di risorse scarse, che
esse siano economiche, umane o tecniche), dal mezzo (l’attività economica) e dal fine ultimo
(soddisfacimento dei bisogni umani).

Sono però differenti per i particolari fini immediatamente perseguiti. Si vengono così a configurare diverse
classi di azienda a seconda delle attività economiche prevalenti che si manifestano al loro interno:

1. Azienda di consumo (famiglia). Sono prevalenti processi economici finalizzati all'impiego della
ricchezza per il soddisfacimento dei bisogni e dei membri che la compongono (creazione di “valore
sociale”). [non si produce nulla].
2. Azienda di produzione (impresa). Sono prevalenti processi economici volti principalmente alla
produzione di ricchezza per la remunerazione del capitale e del lavoro (creazione di valore
economico). [a seconda di cosa viene prodotto: settore primario, secondario, terziario,
quaternario].
3. Azienda composta pubblica (amministrazione pubblica). Sono contestualmente presenti processi
economici di produzione e di consumo (da cui l’accezione di “composta”). [es. le tasse universitarie
vs la lezione che stiamo seguendo].
4. Azienda non profit (es. associazione, fondazione, cooperativa sociale). Il fine originario è quello di
trasformare la ricchezza a disposizione (proveniente da aziende pubbliche, soci, sostenitori,
imprese) e i valori individuali (altruismo, solidarietà) in benessere sociale degli individui associati, di
particolari soggetti beneficiari e della collettività in generale. In altri casi anche nelle aziende non
profit può essere presente un'attività composta in cui si riscontra una significativa attività di
produzione economica, ma sempre finalizzata al consumo, ossia a scopi sociali.
[!] distinzione:
o Azienda non profit: non nasce per fare profitto, ma può farlo e reinvestirlo nell’azienda.
o Azienda no profit: non può fare profitto.

La distinzione in classi e in relazione ai processi economici svolti a finalità di inquadramento teorico, ma non
è categorica. Produzione e consumo sono processi indissolubilmente “composti” (creazione di valore
economico e sociale) non è possibile scinderli tra loro, in quanto entrambi i processi sono utilizzati in
combinazione per il perseguimento delle finalità:
- L'impresa, sebbene abbia come finalità principale la produzione di valore economico, non può
trascurare gli elementi di “socialità” connessi allo svolgimento della propria attività (corporate
social responsibility): garantire adeguata remunerazione, sicurezza sul lavoro, danni ambientali.
- Allo stesso modo le amministrazioni pubbliche e le istituzioni non profit, nel perseguimento di
finalità di carattere sociale, non possono trascurare le condizioni di equilibrio economico, appena la
sopravvivenza stessa delle aziende e quindi il raggiungimento dei fini istituzionali.

[VIDEO Calderini, capitalismo sociale]

All'economia aziendale non interessa lo status giuridico dell'azienda. L'importante è definire la natura
pubblica o privata dell'istituto (il tipo di interesse a cui si risponde con una determinata attività), che si
differenzia dallo status giuridico o dalla tipologia dei processi economici svolti dall'azienda. Peraltro, è
sempre più difficile inquadrare le aziende in specifiche tipologie [es. Alitalia e ATM sono imprese pubbliche
che offrono servizi erogati dal comune di Milano].

 Impresa pubblica. La produzione di un certo servizio pubblico può essere realizzata attraverso
l'attività economica di impresa con capitale detenuto integralmente o in maggioranza da
un'amministrazione pubblica (Stato, Regione, Comune). Obiettivo dell'impresa pubblica è
remunerare il capitale investito (attraverso i dividenti) e contemporaneamente realizzare particolari
politiche e perseguire finalità di interesse generale attraverso la produzione diretta di beni e servizi
(es. nel trasporto pubblico: prezzi ridotti, tutela dell’ambiente, accesso universale).
 Social enterprises (imprese sociali). Sorgono per iniziativa privata con prevalente attività di
produzione economica per il mercato, ma coniugano il fine della remunerazione del capitale
investito con quello del perseguimento di fini sociali di carattere generale. Per scelta voluta dai
conferenti capitale, lo statuto limita la distribuzione dei dividendi ai conferenti di capitale
risparmio.
[Keynesiano = lo è chi sostiene che i fenomeni di disoccupazione e di inadeguato impiego delle
risorse possano essere contrastati da una politica di investimenti da parte dello Stato, anche in
condizioni di deficit di bilancio – intervento statale in economia a sostegno della piena occupazione
della domanda, effetto moltiplicatore (costruire ponte > ingegneri > ecc.)]
[VIDEO Pizza Aut]

L’AZIENDA

RISORSE BENI E SERVIZI

PROCESSI / COMBINAZIONI ECONOMICHE

LE CONDIZIONI DI FUNZIONAMENTO DELL’AZIENDA

Gli istituti si formano e svolgono la loro attività nella prospettiva di durare nel tempo, aspetto che va al di là
della presenza delle persone che in un determinato momento temporale compongono l'istituto.
Da ciò scaturiscono due principi fondamentali dell'economia aziendale (principi si sopravvivenza
dell’azienda – non dell’impresa):

1. DURABILITÀ (going concern)

Deriva direttamente dall'essere ordine economico dell'istituto. L'azienda, per garantire il raggiungimento
dei fini di istituto, deve presentare il carattere della durabilità, ovvero deve svolgersi secondo condizioni di
funzionamento che garantiscano la vita duratura dell'istituto.

2. AUTONOMIA (economica)

Il principio di durabilità si realizza quando l'azienda è in grado di svolgere la sua attività in autonomia
economica, ovvero senza ricorrere patologicamente in via sistematica, a coperture o sostegno da parte di
altre aziende.

Questa dipendenza va intesa in senso allargato: la famiglia può ricorrere a sussidi e contributi ricorrenti da
parte della pubblica amministrazione, l'impresa che genera continua e perdite può far ricorso
all'immissione di nuovi capitali da parte dei soci o a particolari vantaggi di tipo fiscale, l'amministrazione
pubblica può consumare maggiori risorse rispetto a quelle raccolte mediante tributi facendo ricorso
all'indebitamento.

L'autonomia economica di lungo periodo è una caratteristica strettamente interconnessa con la durabilità,
perché può pregiudicare la sopravvivenza stessa dell'azienda e quindi dell'Istituto.

3. ECONOMICITÀ (equilibrio economico)

Al fine di garantire le condizioni di durabilità e autonomia, l'azienda deve operare secondo il principio di
economicità: l'attività deve essere in grado di generare risorse sufficienti a remunerare in modo congruo
tutte le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per raggiungere i fini d'istituto.

> Durabilità, autonomi a e economicità rappresentano regole di condotta valide per tutte le aziende,
indipendentemente dall'istituto cui fanno riferimento. Tuttavia, esse sono il risultato di giudizi di valore, e in
quanto tale devono essere valutate in stretta relazione con i fini perseguiti e il contesto in cui si opera.

Equilibrio economico

L'equilibrio economico non può essere ottenuto a svantaggio di una congrua remunerazione dei lavoratori
e dei conferenti capitali-risparmio, oppure a danno della collettività (es. grazie all'evasione fiscale, a
comportamenti inquinanti, ecc.).

L'equilibrio economico va perseguito nel tempo, non necessariamente in un dato istante.

E=U+V

E = entrate
U = uscite
V = valore generato

Famiglia

E > U = risparmio (ricchezza generata e non consumata)

Entrate: lavoro, altri redditi da patrimonio


Uscite: consumi
Impresa

E > U = utile (ricchezza generata)

Uscite: costi acquisto fattori produttivi e risorsa di lavoro


Entrate: ricavi dalle vendita di beni/servizi + ricavi da patrimoni

PA (pubblica amministrazione)

E > U = avanzo (altrimenti disavanzo, il cosiddetto deficit pubblico)

Uscite: costi per erogazione servizi + risorsa lavoro


Entrate: tributi + redditi da patrimonio + tariffe servizi pubblici

Non profit

E > U = surplus

Uscite: costi per attività + costi lavoro


Entrate: donazioni, raccolta fondi + redditi da patrimonio

LA BUSINESS IDEA

A chi rivolgersi? Nicchia o segmento di mercato (ambiente, condizioni esterne).

Quale valore offrire? Sistema di prodotto (ruolo dell’organizzazione)

Come creare valore? Struttura organizzativa, risorse, conoscenza organizzata (condizioni interne: forza
lavoro addestrata, sistema premiante, tecniche di pianificazione, attrezzature di produzione, struttura
organizzativa formale, subappaltatori).

La business idea è il risultato di una sintesi imprenditoriale, spesso intuitiva, tra un bisogno percepito e una
possibilità intravista di soddisfarlo economicamente [Normann 1979].

- La business idea permette all’impresa di dominare una nicchia di mercato attraverso la produzione e
vendita di un prodotto o servizio.
- L’idea deve essere consonante con le linee evolutive del contesto e del settore di riferimento.
- Svela una superiorità (o vantaggio competitivo) dell’impresa: conoscenze o abilità incorporate
nell’assetto organizzativo e negli attori chiave e funzionali al successo dell’impresa.

[VIDEO Ostello Bello]

LA STRUTTURA DELL’AZIENDA E IL SUO FUNZIONAMENTO

[VIDEO Jacuzzi, lean production]

[VIDEO Colnago]

Le variabili che spiegano il funzionamento interno delle aziende sono diverse, sono interdipendenti e
costituiscono un insieme ordinato.

Vediamo ora il modello generale della struttura dell'azienda [verrà approfondito dopo].
Le aziende si caratterizzano per avere una struttura composta da 6 elementi [accanto a ciascuno inseriamo
un esempio riferito a UniMiB]:

1. Assetto istituzionale

Insieme dei soggetti e dei relativi interessi economici e sociali convergenti sull’azienda, nonché delle regole
e dei meccanismi messi in atto affinché i diversi interessi e i diversi soggetti interagiscano nelle decisioni
aziendali in modo equilibrato.

[es. sistema di contributi e ricompense, rettorato, dipartimenti, corsi di laurea].

- “Regole e meccanismi” = sono i contributi e le ricompense (es. lavoratore dà come contributo il proprio
lavoro, e ha come ricompensa il proprio salario) – le ricompense possono essere sia materiali che
immateriali (es. prestigio azienda).
- “Decisioni aziendali equilibrate” = ad esempio, uno stipendio è più basso o alto di un altro.

2. Le combinazioni economiche

Le caratteristiche delle operazioni economiche svolte dalle persone che operano nelle aziende.

[es. servizio di supporto interno che si occupa di riscuotere le tasse, pagare gli stipendi, gestione dei fondi
statali, fare i corsi di laurea].

[es. Colnago: verniciatura, progettazione].

3. Organismo personale

L’insieme unitario delle persone che, con il proprio lavoro, partecipano direttamente allo svolgimento
dell’attività economica dell’istituto. In aziende non profit sono dipendenti e volontari, mentre in
amministrazioni pubbliche dipendenti e politici.

[es. docenti organizzati in gerarchie, dipendenti, tecnici].

4. Assetto organizzativo

Le modalità di distribuzione delle responsabilità delle persone nell’azienda e l’insieme delle regole (sistemi
operativi) che consentono il governo dell’azienda.

> se l’organismo personale è l’elenco delle persone che lavorano in aziende (con vari ruoli), l’assetto
organizzativo si occupa di come metterle insieme.

[es. assetto della gerarchia, come è organizzata la carriera – es. organizzazione in dipartimenti].

5. Patrimonio

Insieme condizioni di produzione [es. macchinari] e di consumo [es. legno] a disposizione per il
perseguimento dei fini.

[es. cattedre, sedie, edifici]

6. Assetto tecnico

È dato dalla configurazione fisico-tecnica dell’azienda con riguardo in generale ai diversi aspetti del suo
funzionamento (processo di produzione, spazi fisici, operazioni svolte, tecnologie utilizzate).
[es. predisposizione aula allo streaming, avanzamento tecnologico, presenza del podio, organizzazione in
uffici vs openspace].

L’ASSETTO ISTITUZIONALE – approfondimento

L'assetto istituzionale dell'aziende fa riferimento soggetti primari per i quali l'attività aziendale viene poste
in essere, ai loro interessi e ai loro contributi, nonché alle regole che mantengono in equilibrio le relazioni
tra i diversi soggetti e le aspettative reciproche.

Per ciascuna azienda è identificabile un insieme ampio di persone con interessi di varia natura e di varia
criticità. Tali persone sono definite soggetti portatori di interessi (o stakeholders).

Gli interessi hanno una duplice natura:

 Economici (attesa di reddito, remunerazione, disponibilità di condizioni di produzione e di


consumo).
 Non economici (prestigio, attese sociali, etiche, politiche).

In relazione ai variegati interessi (economici e non) che i soggetti


possono avere, distinguiamo i due seguenti stakeholders:

 Soggetto d’istituto. Insieme dei soggetti detentori degli interessi


(economici e non) per i quali l’attività dell’istituto viene posta in
essere.
Per famiglia e istituzioni non profit sono le persone e i membri
costitutivi, per le amministrazioni pubbliche sono tutti i cittadini,
per l’impresa sono i soci conferenti capitale-risparmio.
o Soggetto economico. È un sottoinsieme del soggetto di
istituto composto dall'insieme delle persone che
portano interessi primari di tipo economico, ossia dalle
persone che sono principalmente interessate al fatto che
l'azienda esista e prosperi, perché da tale condizione dipende totalmente o in larga misura la
capacità di soddisfare i propri bisogni economici.
> Il soggetto economico e il soggetto di istituto coincidono quando tutti i membri dell'istituto
portano sia interessi economici sia non economici istituzionali. Tale situazione si riscontrano
normalmente nelle famiglie, imprese, amministrazioni pubbliche. In linea generale (ma sono
possibili eccezioni):
- Famiglia: sono membri del soggetto economico tutti i membri che la compongono.
- Imprese: i conferenti di capitale proprio e i prestatori di lavoro.
- PA: tutti i membri della collettività politico amministrativa e i prestatori di lavoro.
o Soggetto economico improprio. Può accadere che un insieme ristretto di persone, interno o
esterno all'azienda (es. azionisti di maggioranza, gruppi di pressione politica), esercitino per
propri fini le prerogative spettanti ai membri del soggetto economico, dando così luogo alla
formazione di un soggetto economico improprio. Questa situazione può portare al
perseguimento di interessi particolari a danno degli interessi unitari e pregiudicare lo sviluppo.
 Soggetti esterni all’istituto. Insieme dei soggetti portatori di interessi rilevanti (economici e non) ma
privi del carattere “istituzionale”. Ad esempio, per l’impresa sono la collettività in senso lato (come il
rispetto dell’ambiente, il pagamento dei tributi, ecc.), i clienti (per esempio con riferimento alla qualità
dei prodotti), i fornitori e gli stessi concorrenti.

Questa distinzione è utile per comprendere che i componenti del soggetto d'istituto hanno il diritto di
governare, ma sono anche responsabili della sopravvivenza economica dell'istituto nel tempo, al fine di
salvaguardare il contemperamento degli interessi di tutti i soggetti. Infatti, solo se l'istituto perdura nel
tempo, sussistono le condizioni affinché tale obiettivo possa essere effettivamente realizzato.

Come si esercita il governo economico dell'azienda quando i membri del soggetto economico sono in gran
numero? Occorre individuare modalità atte a rappresentare negli organi decisionali gli interessi di tutti i
membri del soggetto economico, ossia delle modalità idonee a garantire il contemperamento degli interessi
dei vari membri del soggetto economico [rinvio a capitolo 6]. Utilizzando un termine anglosassone, queste
problematiche fanno riferimento in termini generali, alla governance aziendale oppure alla corporate
governance (se in riferimento specifico alle imprese). Nell'esercizio del governo economico si ricorre a una
varietà di configurazioni di strutture istituzionali.

Nelle aziende composte pubbliche tale aspetto fa riferimento al configurarsi delle funzioni e del
trasferimento di risorse. Ha diversi livelli di governo (stato, regione ed enti locali) nonché ai peculiari
rapporti e alle regole che si definiscono tra assemblee elettive di rappresentanza (Parlamento, consigli
regionali e comunali) e assemblee elettive esecutive (Governo, giunte regionali e comunali). Tali relazioni
condizionano in modo rilevante lo spazio di azione e gli interessi convergenti su ciascuna singola azienda
pubblica. Per esempio, nei rapporti tra Parlamento e Governo la scelta da parte di quest'ultimo di dare
risposta a un problema attraverso un decreto legge o un disegno di legge non è indifferente sul piano della
trasparenza del processo decisionale, del contemperamento di interessi diversi, della possibilità di
aggregare il consenso degli organi legislativi e dell'opinione pubblica in generale.

L’AZIENDA COME SISTEMA

Come visto, l'azienda è la dimensione economica dell'istituto, aggregazione sociale deputata al


perseguimento di una specifica finalità. Lo studio della natura (persone, strumenti, risorse) e delle relazioni
che la compongono, aiuta alla comprensione dei problemi inerenti al suo governo.

Il “sistema” è uno strumento concettuale utilizzato frequentemente per analizzare l'azienda, definito come
insieme di elementi legati da relazioni di interdipendenza. L’azienda può essere rappresentata come un
insieme di elementi che interagiscono tra loro e con l'ambiente esterno (approccio sistemico), in termini di:

risorse → attività → risultati

Il sistema aziendale ha una natura aperta: opera in un ambiente da cui riceve le risorse necessarie e a cui
restituisce i beni e i servizi destinati alla creazione di utilità e di valore che nelle legittimano l'esistenza
stessa.

L’approccio sistemico mette in evidenza come esistano, a fianco di relazioni di tipo causa-effetto, relazioni
di complementarietà, ossia caratterizzati dal fatto che i soggetti entrino in relazione per concorrere ai
risultati del sistema. Ciò che entra nell'azienda sistema non è semplicemente un certo ammontare di
risorse, ma è anche un insieme variegato di condizioni di contesto, di aspettative, di pressioni e di valori
sociali. L'azienda contribuisce a sua volta, attraverso le sue azioni, ad influenzare l'ambiente di riferimento.

Le diverse persone e le diverse attività che hanno luogo nelle aziende possono essere analizzate
isolatamente o per sotto-sistemi (es. divisione organizzativa interna o area business ecc.), ma devono
sempre essere messe in relazione con il contesto specifico in cui sono inserite (l’azienda nella sua
unitarietà) e in relazione alle finalità verso cui il sistema si orienta (fini istituzionali delle aziende): visione
olistica.

La maggior parte di quello che avviene all'interno delle aziende è il risultato di attività, scelte o decisioni di
persone. Pertanto, l'effettivo raggiungimento dei fini aziendali è subordinato alle caratteristiche delle
persone e dai relativi comportamenti (centralità della persona).

[ I tre principi dell’economia aziendale: (1) l’azienda è parte di un istituto, (2) la visione sistemica
dell’azienda, (3) la centralità delle persone. ]

L’AMBIENTE E LE INFLUENZE SULL’AZIENDA

Le decisioni economiche dell'azienda e relative risultati sono influenzate, in diversa misura, dall'insieme
delle condizioni dei fenomeni presenti nell'ambiente esterno di riferimento [es. odierno aumento costi
elettricità – secondo principio economia aziendale, visione olistica).

Queste condizioni e fenomeni vincolano, stimolano o indirizzano le scelte aziendali. La sopravvivenza stessa
delle aziende nel tempo dipende dalla comprensione di tali condizioni e da una strategia aziendale di
successo. Punto per tale motivo l'economia aziendale studia anche l'ambiente degli istituti e le relazioni di
influenza reciproca tra istituti e ambiente.

Le condizioni esterne di ambiente che influenzano le aziende sono riconducibili alle seguenti variabili
(variabili di ambiente):

 Politiche e istituzionali: normative sulla tutela dei lavoratori e dei consumatori, della concorrenza,
ordinamento giuridico, sistema di governo, cambiamenti politici, politiche economiche, ecc.
 Sociali e culturali: trend demografici, caratteristiche dei bisogni e dei consumi, immigrazione,
istruzione, competenze dei lavoratori, corruzione, ecc.
 Economiche: tasso di crescita dell’economia e della domanda, concorrenza, tassi di interesse,
inflazione, tassi di cambio, regime fiscale e livello di tassazione, livello di occupazione,
infrastrutture, ecc.
 Tecnologie: nuove tecnologie, innovazione dei processi, scoperte scientifiche, ecc. (es. la Silicon
Valley, aziende si stanziano vicine).

Molti fattori esterni non sono influenzabili dalle aziende, rappresentano quindi dei vincoli rispetto alle
scelte aziendali Pensiamo ad esempio alle normative in materia di inquinamento ambientale definite dalle
amministrazioni pubbliche per regolare l'attività delle imprese: tale vincolo impatta le decisioni di
management delle imprese.

Tuttavia le condizioni esterne possono anche rappresentare delle opportunità e consentire lo sviluppo
dell’attività aziendale e il successo nel raggiungimento dei suoi fini. Ad esempio, un’impresa ottiene un
vantaggio competitivo se adotta una nuova tecnologia in anticipo rispetto ai competitors, oppure per una
PA adottare innovazione tecnologica nei processi consente di soddisfare a costi inferiori e in modo
efficiente un numero maggiore di utenti e cittadini.

Costo – opportunità. È importante notare che l'impresa non deve necessariamente utilizzare le nuove
tecnologie in ogni circostanza. Alcuni beni la cui qualità e valore sul mercato è legata in modo determinante
alla componente manuale della produzione (es. abiti di alta moda) potrebbero continuare ad essere
prodotti in modo tradizionale e continuare ad essere competitivi ad un prezzo elevato: va prestata
attenzione ai fattori competitivi.

[> digilocal: siamo tutti più locali ma anche più globali]


L’impatto dell’ambiente esterno sull’impresa:
Variabili Condizioni / fattori esterni Impatto sull’attività d’impresa
Politico istituzionali Norme sulla tutela dei consumatori e sulla pubblicità a. Formazione del personale sulle specifiche normative.
ingannevole. b. Introduzione di modalità di produzione che
minimizzano i rischi del prodotto per il consumatore
finale.
c. Comunicazione adeguata al consumatore.
Normative sulla tutela dei lavoratori (es. sicurezza sui d. Aumento de costi del personale, che potrebbero
luoghi di lavoro, licenziamento, salati, maternità, indurre le imprese a produrre nei contesti dove i
ecc.). lavoratori hanno minori tutele e quindi le norme
generano costi inferiori per le imprese.
Legislazione sulla concorrenza (es. norme che e. Maggiore attenzione verso i rischi di controversie con
limitano la concorrenza sleale, le fusioni e le le autorità garanti della concorrenza.
acquisizioni tese a creare monopoli). f. Attività di lobbying per influenzare le decisioni
politiche e limitare i vincoli.
g. Costi di consulenza legale.
h. Sviluppo esterno in altri paesi anziché in quello in cui
sono previste restrizioni.
Sociali culturali Aumento dell’età media, immigrazione, i. Necessità di gestire in azienda lavoratori junior, senior
cambiamento nei consumi (es. maggiore attenzione e con culture variegate.
allo stile di vita e all’alimentazione, ecc.), j. Opportunità di lanciare sul mercato nuovi prodotti e
cambiamento nella forza lavoro. servizi o adeguare quelli esistenti in funzione del
cambiamento degli stili di vita e di consumo [es.
prodotti per anziani].
Economiche Recessione / crescita economica k. Effetto di sostituzione nella domanda di bene.
l. Riduzione del business, ristrutturazione, licenziamenti
in economie in recessione oppure espansione e
sviluppo in contesti a forte crescita economica.
Disoccupazione m. Maggiore opportunità per l’impresa di reclutamento d
personale qualificato a basso costo.
n. Si aprono spazi di mercato per alcune aree di business
in quanto i consumatori sono più propensi ad
acquistare beni di largo consumo.
Tecnologiche e-commerce, ICT, big data, tele-working, robotics - Riduzione costi di produzione.
- Miglioramento processi (velocità, riduzione tempi e
errori, motivazione dei lavoratori).
- Incremento del mercato potenziale.
- Raccolta dati sui clienti.
- Incremento della produttività.
- Flessibilità nella produzione.
- Costi di riconversione dei lavoratori sostituiti dalle
nuove tecnologie.

Le variabili di ambiente influenzano le aziende, le quali, attraverso le loro scelte e comportamenti,


generano interazioni e relazioni tra le variabili ,che a loro volta contribuiscono a definire nuove
configurazioni delle condizioni di ambiente. Pensiamo ad esempio all’influenza di Uber, car pooling e car
sharing nel settore (es. taxi e trasporto urbano) e sulle PA (es. regolazione, tutela cittadini).

[VIDEO Ted Talk]

[VIDEO Milton Kenyes UK]

L’AMBIENTE ECONOMICO DELLE AZIENDE


AMBIENTE

AMBIENTE NON ECONOMICO


AMBIENTE ECONOMICO
- Variabili politico-istituzionali
- Variabili socio-culturali - Settori e mercati
- Variabili tecnologiche - Domande e offerta di
lavoro, capitali, beni
- Politiche economiche e
finanziarie della PA

I fattori ambientali [illustrati al paragrafo prima] possono essere analizzati distinguendo:

 Ambiente non economico: aspetti che rappresentano condizioni generali di contesto.


 Ambiente economico: aspetti che costituiscono l’interazione reciproca dei comportamenti
economici delle aziende.
Nell’ambiente economico, in particolare con riguardo alle variabili economiche, si individuano:
o Settori e mercato [*].
o Domanda e offerta di lavoro, beni e capitali.
o Politiche economiche e finanziarie attuate dalle PA in un certo paese.

Mercati [*]

Sono composti dall'insieme delle negoziazioni omogenee di approvvigionamento e cessione di beni e/o di
capitali da parte delle singole aziende. Si hanno così mercati di acquisto e vendita che danno origine, a
livello di sistema economico complessivo, alla domanda e offerta aggregata di condizioni di produzione e
consumo (lavoro, beni, capitali).

Settori [*]

È un insieme di aziende che operano nello stesso mercato con processi economici simili. Queste aziende
sono legate da intense e dinamiche relazioni di concorrenza (o di altro tipo). L'analisi del settore è
importante per l'impresa in quanto rappresenta il contesto competitivo in cui sono assunte le decisioni.
Esso condiziona i comportamenti aziendali e i risultati economici. Sulla base di tale considerazione, alcune
teorie sull'impresa hanno sostenuto che la redditività dell'azienda in un determinato settore sia influenzata
dalla struttura del settore stesso (modello cosiddetto “struttura-condotta performance”).

[es. nel mercato dell'abbigliamento si individuano i settori dell'abbigliamento sportivo, dell'intimo, dell'alta
moda, ecc.]

In prospettiva di analisi economico-statistica, i settori cui appartengono le aziende si classificano in:

1. Settore primario (agricoltura, pesca, allevamento, ecc.).


2. Settore secondario (attività manifatturiere e industriali).
3. Settore terziario (servizi, PA).
4. settore terziario avanzato (informazione e comunicazione, cultura e spettacolo, start-up, ecc.).

Il focus dell’analisi aziendale – 4 livelli:


L’insieme di condizioni e manifestazioni dell’operare delle aziende può essere indagato prendendo a
riferimento diversi ambiti di relazione:

1. alla struttura giuridica formale dell’azienda (es. S.p.a., S.r.l.).


2. alla singola azienda nel suo complesso o una parte di essa (es. alcune specifiche aree di attività –
come il settore imballaggio della Jacuzzi).
3. ai settori e ai mercati → benchmarking: analisi di settore per capire il posizionamento dell’azienda
nel mercato.
4. ai gruppi e agli aggregati di aziende.

RELAZIONI TRA AZIENDE

Analizzando i comportamenti delle aziende nell’ambiente possiamo rilevare che, nel perseguimento dei fini
di istituto, si attivano relazioni molteplici e di varia natura tra aziende appartenenti alla medesima classe o
di classe differente: si parla di relazioni interaziendali.

Queste si possono osservare in termini di flussi [es. se deposito 1000 euro in banca, la banca li investe], e
fanno riferimento ai processi economici di produzione, consumo, risparmio e investimento. Sono relazioni
di natura “istituzionale”, ovvero sono attivare per il perseguimento dei fini aziendali.

Fanno riferimento alla cessione / trasferimento di condizioni di produzione e consumo tra istituti diversi, e
possono avvenire sulla base di:

1. Un rapporto di convenienza particolare (logiche di convenienza particolare) attraverso la


formazione di un prezzo, espressione di un valore omogeneo del rapporto costi-sacrifici e benefici-
utilità connessi al processo di trasferimento. Tale situazione prende il nome di scambio di mercato
(o cosiddetto scambio “tipico”), ovvero di scambio di condizioni generali di produzione contro il
pagamento di un prezzo.
Rientrano in questi casi:
a. La cessione di beni e servizi delle aziende di produzione alle altre aziende e relativi flussi
monetari.
b. La cessione di capitale a titolo di prestito delle aziende di produzione (in particolare le
banche e gli intermediari finanziari) alle altre aziende e i corrispondenti flussi monetari
(interessi e rimborsi).
2. Logiche differenti dalla convenienza particolare.
Nel caso dell’impresa, questo scambio può riguardare le relazioni che si instaurano a fronte dei
processi di trasferimento di condizioni primarie di produzione (capitale-risparmio e lavoro),
configurando una relazione di partecipazione che non comporta prezzi, bensì remunerazioni:
- Gli apporti di capitale-risparmio delle famiglie verso le altre aziende e tra le aziende
stesse e le relative remunerazioni (dividenti e interessi) e rimborsi.
- Le prestazioni di lavoro rese dai membri delle famiglie e le relative remunerazioni
ottenute presso imprese, PA e istituzioni non profit.

Nel caso di pubblica amministrazione, queste relazioni particolari fanno riferimento al rapporto con
la comunità amministrativa a fronte dei tributi richiesti (il cosiddetto scambio “atipico” o scambio
di non mercato). Rientrano in questa fattispecie:

- L’erogazione di beni e servizi pubblici dalle PA verso le altre aziende e i relativi flussi
monetari (es. tariffe e tributi).
- Anche qualora vi sia la formazione di “prezzi” (come le tariffe dei servizi pubblici), essi
non sono il risultato di un processo di scambio o di convenienza particolare tra sacrifici
e utilità reciproca, bensì riflettono anche finalità di interesse generale (accesso
universale ai servizi, equità, trasparenza).

[ Come avvengono gli scambi? Secondo logiche


di mercato (es compro acqua all’aeroporto, la
pago di più), o di dono, o prima di baratto. ]

L’AMBIENTE COMPETITIVO DELLE IMPRESE – MODELLO DI PORTER

Un particolare aspetto delle relazioni interaziendali delle imprese riguarda il sistema competitivo. Esso è
configurato dall’insieme delle decisioni e dai comportamenti assunti dalle imprese [strategie: segue
approfondimento] in un determinato settore o mercato per ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai
concorrenti. La scelta del sistema competitivo in cui operare è rilevante per l’impresa, in quanto condiziona
in termini generali la sua capacità di produzione economica e quindi la sua sopravvivenza nel tempo.

Il modello concettuale sviluppato da Porter (modello di Porter) identifica il sistema competitivo come un
insieme di pressioni concorrenziali esercitato sull’impresa da 5 classi di soggetti:

1. I concorrenti, ovvero le imprese che operano nello stesso settore.


2. I clienti.
3. I fornitori.
4. I potenziali entranti.
5. I produttori di beni sostitutivi, ovvero le imprese che offrono beni alternativi e sostitutivi dei
prodotti dell’impresa.

[VIDEO Modello di Porter]


[ Portiamo una serie di esempi:

Settore automobilistico – Toyota Aygo. I concorrenti sono Panda, Punto, Clio, Polo, Fiesta e altre utilitarie. I
prodotti sostitutivi di un’utilitaria sono l’autonoleggio, i mezzi di trasporto pubblici, il noleggio a lungo
termine che comporta la fedeltà ad un’azienda. I clienti sono ad esempio i neopatentati.

Settore della ristorazione – McDonalds. I concorrenti sono Burger King, Subway, KFC. Tra i maggiori clienti, i
bambini (=> gadget, giochi). Negli ultimi anni, l’impresa ha capito che la territorialità dei prodotto poteva
essere un fattore convincente: fornitori italiani. I prodotti sostitutivi sono le catene di healthy food o gli all
you can eat, oppure altri ristoranti che fanno hamburger, ma hanno prezzo più alto.

Settore hotel – Hilton. I concorrenti sono altre catene di alberghi (NH ecc.) e gli hotel territoriali. I prodotti
sostitutivi sono Airbnb, ostelli, case in affitto. ]

Le pressioni esercitate da queste 5 classi di soggetti, agiscono con diversa intensità a seconda del settore e
ne determinano la redditività conseguibile. Tanto più intense sono le pressioni competitive, tanto più
difficile è per l’impresa conseguire livelli di redditività elevata.

L'obiettivo dell'impresa è quello di attenuare l'effetto di tali pressioni e riuscire a influenzarle a proprio
favore. Le relazioni interaziendali non sono solo di rivalità tra concorrenti, ma anche di collaborazione tra
aziende, con il fine di ridurre la pressione competitiva esterna e la dipendenza dalle risorse [es. Sky e DAZN,
prima concorrenti, ora collaborano]. Le collaborazioni tra aziende si manifestano secondo diverse modalità
e intensità, quali accordi contrattuali, joint venture, partecipazioni al capitale, fusioni e acquisizioni.

IL CONCETTO DI STRATEGIA

L’etimologia della parola “strategia” è greca e significa “l’arte del generale”, intesa come la capacità di
arrivare ad una visione d’insieme che permetta di prendere le decisioni più corrette. Le radici di questo
concetto risalgono al 500 a.C. all’epoca del cinese Sun Tzu, il quale, nel suo trattato “l’Arte della Guerra”
afferma che un buon condottiero non dovrebbe mai affrontare una contesa senza prima avere ben chiara la
stratega da adottare.

Il termine “strategia” si basa su una metafora militare: parallelamente allo sviluppo degli studi strategici in
campo militare è emerso un ramo del management dedicato allo studio delle strategie competitive delle
imprese.

La strategia è la pianificazione di medio-lungo termine che un’organizzazione si dà per competere sul


mercato. Strategia significa occuparsi del perché alcune aziende hanno successo rispetto ad altre.

1. Identificare gli obiettivi di medio-lungo periodo e assumere delle decisioni e delle azioni
conseguenti [studiare i piani].
2. Analizzare i punti di forza e debolezza e le opportunità e minacce che vengono dall’ambiente in cui
si agisce: SWOT (strenghts, weaknesses, opportunities, threats) [studiare le decisioni].
3. Avere una value proposition distintiva rispetto alle altre aziende che operano nello stesso ambito o
di valore rispetto ai propri obiettivi (settore, mercato) [studiare gli eventi].

Esistono diversi filoni di pensiero:

 Approccio normativo e contestuale (approccio sequenziale alla formulazione delle strategie): prima
elaboro il piano, ne studio il contenuto e il processo, e solo dopo lo applico.
 Strategia come processo decisionale complesso (il focus passa da che cosa si decide a come si
decide): es. decidere dove localizzarsi e non come localizzarsi.
 Approccio storico descrittivo (emerge la descrizione tra disegno e condotta strategica): spiegare
elementi che hanno reso una strategia di successo.

L’orientamento strategico di fondo è un complesso di idee, valori e atteggiamenti che definiscono la


cornice entro la quale si precisano il perché, il come, il dove e il che cosa delle strategie aziendali. Ossia,
rispondendo a queste domane, riusciamo a identificare le strategie aziendali.

[ Portiamo una serie di esempi.

Balenciaga: cosa = vestiti, come = modo stravagante, dove = tutto il mondo, perché = alta moda.

Roma Calcio: perché = guadagno e vincita, come = cercando idea di calcio migliore, dove = stadio, che cosa
= fare calcio.

Roma Calcio, facendo riferimento alla nuova proprietà portoghese che cerca di fare un upgrade in termini
di posizionamento mondiale e all’interno del campionato italiano: come = attraverso strategia legata in
maniera significativa a leadership di Mourinho, dove = dentro la città di Roma, in Europa e nel mondo, cosa
= merchandising, giovanili, eventi.

Ducati: perché = espandere fama del marchio, dove = tutto il mondo, più in Italia, cosa = moto ma a anche
abbigliamento, come = migliorando i prodotti.

Apple: perché = più vendite possibili, dove = tutto il mondo, come = avvicinare il cliente anche attraverso il
design, cosa = prodotti elettronici anche attraverso tv. ]

CULTURA AZIENDALE

“La cultura organizzativa è l’insieme delle ipotesi di base che un certo gruppo ha inventato, scoperto o
elaborato nel corso del suo processo di apprendimento sul come affrontare i suoi problemi di adattamento
esterno e di integrazione interna. È uno schema di ipotesi che ha operato in modo abbastanza buono da
essere considerato valido e di conseguenza trasmesso e insegnato ai nuovi membri come il modo corretto
per percepire, pensare e sentire in relazione a tali problemi” [E. Schein].

Tale cultura (ossia le prassi, le cose che si fanno in un’organizzazione) deve essere in linea con
l’orientamento strategico di fondo e con i valori dominanti nella società [es. Apple vuole posizionarsi come
impresa innovativa, dunque deve interpretare con il suo brand la cultura dell’innovazione].

Essa si esprimerà con comportamenti [es. dresscode, rapporto con i superiori, spazi open space vs uffici
chiusi, dinamiche competitive o comunicazione delle informazioni]., linguaggi, simboli [es. uccellino di
Twitter, mela Apple, merch università americane, simboli partiti politici come il fazzoletto verde],
comunicazione, ecc.

Una cultura forte stabilizza l’organizzazione, ma rende più difficile cogliere i segnali di cambiamento [es. Di
casi di rebranding: OVS nasce come brand low cost, recentemente prodotti più up market in collaborazione
con stilisti famosi].

AMBIENTE ORGANIZZATIVO

Reticolo di ambiente: un numero di organizzazioni distinte aventi un tasso significativo di interazione


reciproca (sistema: entità distinta da uno sfondo – ambiente: parte di sfondo con il quale un sistema
interagisce, ovvero effettua transazioni).

Per le imprese: azionisti, sindacati, dipendenti, concorrenti, fornitori, clienti, associazioni di consumatori,
legislatore, ecc.

[facoltà: ministero, studenti, associazioni studentesche, eventuali imprese, altre università – organizzazioni
non profit; enti pubblici, volontari, donatori, utenti e clienti, imprese].

L’efficacia del processo di formazione della strategia è condizionata dall’apprendimento organizzativo,


ovvero dallo scambio efficace di conoscenze individuali e collettive dell’organizzazione [qualcuno ti insegna
il mestiere quando vieni assunto]. L’apprendimento organizzativo costituisce dunque la base del processo
di formazione di competenze distintive, quelle capacità che consentono di ottenere e mantenere fonti di
vantaggio competitivo [es. distribuzione del personale in base al numero di clienti].
[Un esempio di strategia è la segmentazione di mercato: sconto per avvicinare clienti in giorni in cui c’è
poca clientela. Questa strategia deriva dall’apprendimento organizzativo].

L’EVOLUZIONE DEL RUOLO E DELLE FUNZIONI DELLE AZIENDE PUBBLICHE IN ITALIA [PAG. 18]

[es. di aziende composte pubbliche: ATM, i comuni (non sono solo aziende pubbliche ma ANCHE), ospedali
(se pubblici), Rai, ANSA, lo Stato]. – [ELENCO Istat delle amministrazioni pubbliche].

[VIDEO Visit Bergamo] [Aeroporto di Bergamo: il 40% è di proprietà di imprese pubbliche, il 30% è della
SEA (Società Esercizi Aeroportuali – a sua volta posseduta per il 54% dal Comune di Milano). Quindi
l’aeroporto di Orio è tecnicamente più pubblico che privato].

La logica del mercato si applica solo parzialmente allo stato: seguendo il mercato, le terapie intensive
andrebbero ridotte al minimo, ma questo avrebbe causato grossi problemi con l’arrivo del Covid.

[VIDEO Ted Talk Angelo Tanese]

Modello di Stato Funzioni


Stato dei diritti  Formulazione, applicazione e controllo del rispetto delle
leggi che stabiliscono il sistema dei diritti e dei doveri e
che regolano il vivere comune.
 Produzione di “beni pubblici”.
Stato del benessere (welfare state)  Lo Stato interviene in modo attivo nell'economia, sia
con politiche redistributive e economiche (politiche
“anticicliche”, sia con la proprietà di imprese in svariati
settori (ENI, IRI; ecc.).
[lo stato ti da la pensione, la sanità pubblica garantita –
interviene in economia].
Stato dei servizi  Si accentua la produzione diretta di beni e servizi a
carattere individuale, ritenuti rispondenti a bisogni
pubblici e quindi sostenuti finanziariamente dalla
collettività (ad esempio la gestione di servizi pubblici
locali quali trasporti, fornitura di acqua, energia,
raccolta rifiuti, ecc.):
Stato regolatore (public governance)  Viene devoluta la produzione di molti beni individuali ai
privati (contracting out), restituendo alcuni importanti
aree di intervento (es. i servizi di pubblica utilità o
public utilities) alla logica di mercato.
[lo stato garantisce ci sia rete, ma sei tu a scegliere se
Tim o Vodafone].
 Il ruolo delle amministrazioni pubbliche si trasforma da
quello di erogatore a quello di ideatore e controllore di
regole per il funzionamento di mercati, per la garanzia
dei diritti degli utenti e per la corretta concorrenza.

Lo Stato italiano nasce nel 1861 – fase dello stato dei diritti (durata fino a 1960): lo stato formula, applica e
controlla il rispetto delle leggi che stabiliscono il sistema dei diritti e dei doveri dei cittadini. Persiste
tutt’oggi.

Tutti gli stati del mondo sono oggigiorno caratterizzati da un’economia mista (mixed economies).
 Economia comunista. Si basa sul presupposto che tutta l’economia venga regolata dallo stato [se
Bicocca ha bisogno di cattedre, fa richiesta allo stato, che possiede un’impresa produttrice di
cattedre].
 Economia capitalista o di mercato. Lo stato non interviene nell’economia, è tutto regolato dal
mercato.

Entrambi questi modelli oggi non esistono più in forma pura. Ad esempio, la Cina si fonda su un modello
socialista: esiste il mercato, ma lo stato è inserito in tutti i settori strategici (università, infrastrutture, nano
elettrico). In opposizione il modello liberale americano: lo stato è considerato inefficiente, meglio
l’imprenditore singolo (mercato della sanità: se hai malattia rara, le cure più evolute sono in USA, ma devi
pagare). In Italia, metà dell’economia è nelle mani dello stato: si parla di economia sociale di mercato.

[VIDEO Parag Khanna]

[VIDEO]

Aziende pubbliche strumentali a realizzazione funzioni pubbliche (un po’ corrispondenti ai ministeri):
sicurezza (polizia, aeronautica, ecc.), sanità e salute, trasporti e infrastrutture, istruzione, economia (entrate
e uscite, bilancio), giustizia, affari esteri, ambiente.

All'interno di tale contesto, le aziende pubbliche strumentali alla realizzazione delle funzioni pubbliche si
sono evolute nell'arco del tempo considerato, per quanto riguarda:

 Le regole di funzionamento.
 L’entità e la forma delle relazioni interaziendali sia di carattere “funzionale” (operate nello
svolgimento delle funzioni pubbliche) che “istituzionale” (che regolano i rapporti interni al sistema
pubblico).
 Le modalità di svolgimento delle funzioni istituzionali, ovvero le modalità di risposta ai bisogni
pubblici.

AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E PRIVATA

Le riforme della pubblica amministrazione, attuate a partire dagli anni 90, hanno inteso dare strumenti e
logiche a sostegno della Riconosciuta natura aziendale dell'amministrazione pubbliche (= sono stati
introdotti metodi privatistici di condotta aziendale). Ciò non significa disconoscerne il carattere pubblico,
ma favorire un miglioramento della gestione economica dell'apparato strumentale (l’azienda) di tali istituti.

In altre parole, gli interventi legislativi sopra accennati hanno inteso rafforzare la dimensione aziendale
delle amministrazioni pubbliche, ma non trasformare le stesse in imprese. Vi sono infatti delle fondamentali
differenze tra la categoria di istituto di “amministrazione pubblica” e quella di “impresa privata”:

IMPRESE PA
Finalità istituzionali Realizzazione di valore economico Realizzazione di valore extra
per remunerare le condizioni di economico (sociale e pubblico) da
produzione e i partecipanti. raggiungere realizzando le funzioni
pubbliche devolute loro dalla società.
Soggetto economico I portatori delle condizioni di Collettività.
produzione, i quali trovano
nell'attività d'impresa una
convergenza di interessi.
Funzioni-obiettivo Convergenti nella realizzazione del Capacità di produrre valore sociale
successo economico. senza trascurare la garanzia degli
interessi generali, tra loro
disomogenei e divergenti, che
inevitabilmente ostacolano l'adozione
di una pura razionalità economica.
Effetto di ritorno Successo economico quale fonte di Conseguire consenso e credibilità
sopravvivenza. della collettività, il che implica la
promozione degli interessi generali,
tra loro disomogenei e divergenti.
* valore extraeconomico = valore pubblico.
* è complicato determinare l’effetto di ritorno della PA: ci si interroga su valore creato (non solo
economico).

Tale spinta ha condotto a:

 Esternalizzazione nella gestione di alcuni servizi (secondo la logica acquirente/fornitore).


 Privatizzazione formale e sostanziale (trasformazione in società di capitali delle unità aziendali che
si occupavano della produzione di servizi pubblici, con l’eventuale entrata di soggetti privati nel
capitale e nella gestione).
 Ritorno di alcuni settori alla logica del mercato (si pensi ai servizi di trasporto pubblico, energia,
acqua, rifiuti, ecc.) che viene regolato dai soggetti pubblici per assicurare la garanzia degli interessi
pubblici.
 Sviluppo di una capacità di interazione per la promozione dello sviluppo economico e sociale.

Tale processo ha condotto dunque alla revisione delle modalità di relazione tra soggetti pubblici e privati.
Nascono nuove forme contrattuali (esternalizzazione e contratti di servizio), nuove forme organizzative
miste tra pubblico e privato (società miste), nuove norme di programmazione negoziata (piani strategici per
lo sviluppo, contratti d’area, piani territoriali, e così via).

FUNZIONI PUBBLICHE E GESTIONI PRIVATE

Nell'attuale fase dell'evoluzione del ruolo delle amministrazioni pubbliche, è fondamentale che la
riqualificazione dell'intervento pubblico si traduca in una selezione delle aree di intervento diretto che
punti sul mantenimento delle aree strategiche. Vi sono infatti delle aree di bisogno (giustizia, ordine
pubblico, e così via) che per definizione non possono essere lasciate alla gestione dei privati e nemmeno
soddisfatte secondo una logica di mercato (sono diritti assoluti e acquisiti). Vi sono peraltro molteplici aree
di attività (utilities, manutenzione del verde pubblico, sanità e così via) in cui lo svolgimento di funzioni di
interesse pubblico permette il coinvolgimento di privati in qualità di gestore erogatore [es. Bicocca è
un’università pubblica, l’azienda di pulizie è privata]. In tali aree il perseguimento dei fini economici del
privato può essere realizzato all'interno del sistema di regole e di accordi contrattuali con l'ente pubblico
titolare della relativa funzione pubblica, mentre quest'ultimo può conseguire notevoli margini di risparmio
dati dalla specializzazione e capacità imprenditoriale dei privati.

PECULIARITÀ DELLE AZIENDE NON PROFIT

Vi è una terza categoria di soggetti che partecipa in modo diretto alla soddisfazione dei bisogni pubblici e
che è fortemente coinvolto nell'attuale revisione delle modalità di svolgimento delle funzioni istituzionali: le
aziende non profit.

La maggiore autonomia delle amministrazioni pubbliche locali e la necessità di reperire sul proprio
territorio parte rilevante delle risorse di finanziamento, hanno enfatizzato l'importanza del concetto di
sussidiarietà orizzontale: lo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali mediante l'attivazione dì una
rete di soggetti pubblici, privati e non profit in grado di massimizzare le risorse umane strumentali presenti,
facendole convergere in modo coordinato su politiche sociali condivise.

Nascono in questo senso politiche di cofinanziamento e sostegno pubblico, di iniziative avviate da aziende
non profit e imprese sociali* (social impact investing), interventi coordinati tra componenti dell'organismo,
personale dell'aziende pubbliche e volontari dell'associazione, concessioni a soggetti privati della gestione
di determinati servizi pubblici.

* [VIDEO impresa sociale, Porter]


* Le tematiche sociali sono un’opportunità di business, e a sua volte il business può essere una fonte di
soluzione dei problemi sociali [es. Too good to go].

Le aziende non profit sono apparati strumentali alla realizzazione di valori individuali (solidarietà, affetto,
dono di sé) e alla loro trasformazione in valori economici e sociali. Per fare ciò uniscono l'intento della
proposizione di valori sociali individuali a un'organizzazione razionale di risorse e di mezzi atta a svolgere la
propria attività caratteristica con autonomia e durevolezza (la dimensione aziendale).

[es. social impact bond: gli UK hanno emesso un bond (strumento finanziario) con cui avrebbero pagato un
interesse sulla base del tasso di recidiva dei carcerati alle imprese non profit deputate al loro reinserimento
in società].

[aziende B-Corp (Certified B Corporation), certificazione che viene data alle aziende che si impegnano a
rispettare determinati standard per garantire un impatto positivo sui propri dipendenti, sulla società e
sull’ambiente, conciliando l’economia e il profitto con l’etica, la sostenibilità e il benessere].

Vi sono molteplici differenze “strutturali” tra aziende non profit e profit:

NON PROFIT PROFIT


Finalità istituzionali Risoluzione di problemi sociali o Produzione di valore economico
la produzione di valore sociale per i partecipanti.
per la collettività.
Criteri di organizzazione del Coinvolgimento e Divisione del lavoro.
lavoro partecipazione.
Motivazioni dell’apporto di Remunerazione insita nel lavoro Remunerazione economica.
lavoro stesso (volontariato).
Struttura dei costi Molto flessibile (alcune risorse Più rigida.
non hanno costo).
Contenuto dello scambio Cessione di valore extra- Remunerazione dei fattori
economico. produttivi impiegati e reazione di
valore economico.
Patrimonio Assenza del concetto di Proprietà del capitale conferito
“proprietà” dell’azienda da parte da parte dei soci.
dei partecipanti (prevale la
condivisione e la partecipazione).
Fonti di finanziamento Possibilità di finanziamento Il finanziamento pubblico ha
pubblico e privato in ragione natura residuale.
della natura “pubblicistica” delle
funzioni svolte.

LE CONDIZIONI E LE PROSPETTIVE DI SVILUPPO DELLE AZIENDE NON PROFIT [non fatto, pagina 22]
Si è detto che le aziende non profit hanno fondamentalmente una natura pubblicistica, ovvero assolvono
funzioni pubbliche. Si è peraltro visto come, in relazione all'evoluzione dei sistemi sociali e delle attese in
termini di soddisfazione dei bisogni pubblici, cambino il ruolo e le possibili modalità di azione dei soggetti
operanti per la realizzazione di questi ultimi.

Le condizioni di sviluppo delle aziende non profit sono dunque legate alle condizioni di sviluppo dei sistemi
sociali ed economici. L'attuale sviluppo dei sistemi socio economici a livello globale presenta sia vincoli che
opportunità in tal senso.

La crisi della finanza pubblica genera effetti quali:

- La diminuzione quantitativa e dei diritti di carattere economico acquisiti di cittadinanza.


- L'aumento dei beni essenziali lasciati a un regime di mercato, e dunque inaccessibile a una terza fascia
di popolazione.
- La sempre maggiore applicazione di corrispettivi monetari per beni e servizi pubblici legati al costo o
vicini al prezzo di mercato, a causa dei vincoli di economicità dell'aziende pubbliche, della
differenziazione dei bisogni e delle richieste di maggiore qualità dei beni e servizi pubblici individuali.

Una prima dimensione di operatività delle aziende non profit può dunque essere costituita dalla lotta alle
nuove forme di emarginazione generate dalla contrazione del welfare state.

Come sopra accennato, peraltro, la crisi della finanza pubblica e l'aumento di autonomia organizzativa e
finanziaria degli enti locali rafforzano il ricorso a forme di interazione collaborativa. Sotto forma di
finanziamenti o politiche e interventi comuni che, in ottica di rete creano maggiore valore sociale sul
territorio.

Natura selettiva del mercato. A causa della generale riduzione dell'intervento pubblico in economia, si
aprono dimensioni di operatività per le aziende non profit nella fascia di bisogni pubblici che la collettività
non è più disposta ad accollarsi, ma anche che non risultano sufficientemente attrattivi per il mercato in
quanto presentano: bacini di domanda troppo piccoli, costi sconosciuti di produzione, bassa remunerazione
potenziale, risultati non riconoscibili o non immediati (es. l’attività di ricerca).

Allargamento della base dei bisogni. Nuove tecnologie, tecniche produttive consentono di aumentare la
gamma dei beni di consumo. Tale allargamento induce alla percezione di nuovi bisogni a livello
generalizzato, e provocano nuove emarginazioni nelle persone con reddito limitato o addirittura sotto il
cosiddetto livello di sopravvivenza.

Successi di mercato e adattamento dei sistemi sociali. La creazione di nuovo sviluppo, occupazione,
ricchezza ed educazione in aree una volta non interessate dallo sviluppo economico (generata dalla
globalizzazione dell'economia) è solo una fase di complessi processi di transizione da un punto di equilibrio
a un altro del mercato globale. L'elevata velocità alla quale avvengono tali mutamenti può provocare nelle
zone di nuovo sviluppo, fasi di rapida crescita, ma di altrettanto brusco declino e la velocità dei
cambiamenti economici e maggiore di quella di adattamento dei sistemi sociali. In questo contesto la fase
espansiva può velocemente produrre cambiamenti radicali nella struttura economica, quali:

- Abbandono dell'economia tradizionali e locali.


- Abbandono delle economie di specializzazione e di prossimità a favore di standardizzazione ed
economie di scala.
- Effetti devastanti sul tessuto sociale non ancora assestatosi ai nuovi modelli economici. In tali casi la
mancanza di ammortizzatori sociali può creare ambiti di operatività importanti per le aziende non
profit.
- Lo sviluppo e il consolidamento dell'economia di mercato in molti paesi, che amplifica il divario tra chi è
inserito nel circuito economico e chi ne è escluso e diminuisce lo spazio per politiche redistributive.
Peraltro, l'evoluzione dei sistemi sociali porta anche effetti indiretti sulle possibilità di sviluppo delle aziende
non profit attraverso i cambiamenti negli assetti legislativi. In Italia è sempre mancato un corpus normativo
autonomo, in parte a causa del preponderante peso assunto dalla pubblica amministrazione nello
svolgimento di funzioni di interesse generale. Dal punto di vista del diritto commerciale, le norme che
possono maggiormente favorirne lo sviluppo riguardano i regimi fiscali agevolati per lo svolgimento delle
attività caratteristiche. Tale aspetto si presenta molto delicato per la necessità di operare delle
differenziazioni all'interno del disomogeneo mondo delle aziende non profit, allo scopo di non creare effetti
distorsivi sulla concorrenza e neppure ingiustificate disparità di trattamento.

[CONCLUSIONI 1.4: pagina 24, 25]

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