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Possibili domande:

1) Il concetto di azienda e le sue possibili definizioni

2) I criteri di classificazione delle aziende

3) L'azienda come istituto economico

4) L'azienda come ordine economico dell'istituto

5) L'azienda di produzione, di erogazione e mista

6) L'ambiente come fonte di rischio e di opportunità

7) L'azienda come sistema aperto

8) Il soggetto giuridico e il soggetto economico

9) Specializzazione e coordinamento

10) A che serve identificare le funzioni aziendali?

11) Il circuito di produzione

12) I fattori produttivi a fecondità semplice e ripetuta

13) Le modalità di recupero della ricchezza investita nell'acquisto delle diverse tipologie di fattori produttivi

14) Il fenomeno dell'obsolescenza

15) La relazione tra il circuito dei finanziamenti e il circuito degli investimenti

16) Il circuito dei finanziamenti attinti e concessi

17) Le fonti di finanziamento interne ed esterne

18) Si indichino le principali differenze delle forme di finanziamento esterne

19) Il capitale di rischio e il capitale di credito

20) Il fabbisogno complessivo e residuale di finanziamento

21) L'analisi dei valori

22) L'aspetto economico e finanziario della gestione

23) Attraverso quali aspetti possono essere analizzate le operazioni aziendali?

24) Come si possono schematizzare, misurare e interpretare le operazioni?

25) Il concetto di economicità

26) L'equilibrio economico a valere nel tempo


27) Quali criteri si devono seguire per la corretta gestione delle risorse scarse?

28) I concetti di efficienza, efficacia ed economicità

29) Le relazioni tra efficienza, efficacia ed economicità

30) Il principio di competenza

31) Il principio di prudenza

32) Il Capitale economico, di funzionamento e di liquidazione

33) I prospetti del reddito e del capitale riferiti ad un periodo intermedio di vita dell'azienda

34) La classificazione delle fonti in base al criterio temporale

35) La classificazione degli investimenti in base al criterio della destinazione

36) La classificazione degli investimenti in base alla funzione assolta all'interno del sistema produttivo

37) Il concetto di autofinanziamento e modalità di determinazione

38) Il fabbisogno finanziario e le sue forme di copertura

39) Spiegare che cosa vuol dire che la struttura delle fonti sia correlata a quella degli impieghi e perché è
opportuno che ciò si verifichi

40) Gli indici di redditività

41) La leva finanziaria

RISPOSTE:

1) Il concetto di azienda e le sue possibili definizioni: Vi sono 2 fondamentali definizioni riguardati il


concetto di azienda: l'azienda vista come istituto economico e l'azienda come ordine economico
dell'istituto. La prima definizione afferma che l'azienda è un istituto economico che è atto a perdurare
el te po, fi alizzato al soddisfa i e to di isog i u a i t a ite l’attività p oduttiva, [Zappa]; la
se o da defi izio e i ve e affe a he tutti gli istituti so o osse va ili o e azie de a he se l’
attività economica o è ileva te; le fi alità e o o i he dell’ azie da oesisto o e o dizio a o le
scelte al pari delle finalità etiche, sociali e politiche di ogni istituto [Masini]. Possiamo in generale
riconoscere all'azienda due diverse funzionalità: una funzione sociale e una funzione economica, tra
loro strettamente connesse. Secondo la definizione di Zappa, l'azienda è considerata come istituto
sociale in quanto essa è formata da un'insieme di persone che hanno uno scopo comune e sono
regolati da medesime regole; in altre parole le persone che formano un'azienda danno vita a un
sistema, a una organizzazione, con scopi e regole ben precisi, rendendola così anche un istituto
economico. La produzione economica rappresenta la funzione caratteristica dell'azienda. Il fine che
viene riconosciuto all'azienda è quello di essere la fonte durevole di benefici, per coloro che in essa
investono risorse a vario titolo. Pote zial e te i fatti u ’azienda può vivere all'infinito e può dunque
effettuare la sua produzione economica per tempi molto lunghi. Non ogni attività economica è una
azienda: perché vi sia azienda occorre la presenza congiunta dei cosiddetti caratteri di aziendalità. In
p i o luogo l’attività e o o i a deve esse e svolta da più pe so e, he o t i uis o o all’attività
dell’azie da att ave so il lavo o e a ifestazio i e o o i he e o e o o i he fi i, isog i,
otivazio i, edditi . Nell’azie da i olt e devo o esse e p ese ti, olt e he le pe so e, a he i e i:
l’attività e o o i a i fatti p esuppo e se p e l’impiego congiunto di lavoro umano e di beni. E’
fa ile ui di affe a e he u ’azie da è u i sie e di e i e pe so e o ga izzati pe lo svolgi e to
di determinati obbiettivi (soddisfare i bisogni della collettività).

2) I criteri di classificazione delle aziende: Le aziende possono essere classificate e suddivise in base a
vari criteri. In particolare possiamo individuarne cinque:

 Il primo criterio è quello di suddividere le aziende in funzione del soggetto giuridico. Il soggetto
giuridico è dato dalla persona o dal gruppo di persone che sono titolari dei diritti/doveri
connessi all'attività dell'azienda, tali/e app ese ta/ o la p op ietà dell’azie da. Distinguiamo
dunque secondo tale criterio tra aziende pubbliche e aziende private. Le aziende pubbliche
sono quelle la cui organizzazione è regolata da soggetti giuridici di diritto pubblico (Un esempio
di azienda pubblica è un ente pubblico territoriale: il Comune). Le aziende private invece sono
quelle i cui proprietari sono soggetti giuridici regolati dal diritto privato (sono liberi e privati
cittadini, che seguono quindi le norme del diritto privato).

 Un secondo criterio invece classifica le aziende in funzione della destinazione della ricchezza
prodotta. In tale contesto si distingue tra aziende di produzione (che sono quelle il cui risultato
del processo produttivo viene venduto sul mercato; sono quindi quelle aziende che soddisfano
i bisogni umani in maniera indiretta, cioè mediante pagamento) e aziende di erogazione (che
sono quelle il cui risultato del processo produttivo non viene venduto sul mercato, ma erogato;
sono quindi quelle aziende che soddisfano i bisogni umani in maniera diretta, cioè mediante
autoconsumo). Un esempio di azienda di erogazione è una azienda ospedaliera. Spesso le
aziende di erogazione erogano i loro prodotti previo pagamento di una tariffa da parte del
consumatore, mentre le aziende di produzione vendono i loro prodotti in base al prezzo di
mercato.

 Un terzo criterio distingue le aziende in funzione della loro distribuzione del profitto. In tale
contesto si distingue tra aziende profit e no profit. Le aziende no profit utilizzano il profitto per
arricchire l'azienda e non i proprietari, al contrario di quanto fanno le aziende profit.

 Un quarto criterio distingue le aziende in base al fatturato e numero di dipendenti. Si parla


dunque, in base a questi di due fattori, di grandi, piccole o medie imprese.

 Infine un ultimo criterio è quello di scindere il concetto di azienda da quello di impresa. Una
impresa è una particolare tipologia di azienda: è infatti una azienda di produzione (non può
essere di erogazione) e profit.
) L’azie da co e istituto eco o ico: L’azie da è defi ita o e istituto e o o i o atto a pe du a e
nel tempo che, per il soddisfacimento di determinati bisogni umani, pone in atto una attività
produttiva [Zappa]. L'azienda è considerata come istituto in quanto essa è formata da un'insieme di
persone che hanno uno scopo comune e che si pongono le medesime regole; in altre parole le
persone che formano un'azienda danno vita a un sistema, a una organizzazione, con scopi e regole
ben precisi. La produzione economica rappresenta la funzione caratteristica dell'azienda. Il fine che
viene riconosciuto all'azienda è quello di essere la fonte durevole di benefici, presenti e futuri, per
coloro che in essa investono risorse a vario titolo.

) L’azie da co e ordi e eco o ico dell’istituto: secondo Masini, tutti gli Istituti sono osservabili
o e azie de a he se l’attività e o o i a o è ileva te; e le fi alità e o o i he dell’azie da
oesisto o e o dizio a o le s elte al pa i delle fi alità eti he, so iali, politi he di og i istituto. L’
oggetto p op io dell’ e o o ia azie dale è l’o di e st etta e te e o o i o di u istituto ossia il
sistema degli accadimenti e o o i i, le attività e o o i he svolte , a o solo dell’ azie da
tradizionale di produzione, bensì di tutti gli istituti nei quali si svolgono significative attività di
produzione e di consumo dei beni economici. Per Masini anche la famiglia rapprese ta u ’ istituzio e
che può essere vista sotto il profilo aziendale.

) L’azie da di produzio e, di erogazio e e ista: Un criterio di classificazione delle aziende è quello


di classificarle in funzione della destinazione della ricchezza prodotta. In tale contesto si distingue tra
aziende di produzione (che sono quelle il cui risultato del processo produttivo viene venduto sul
mercato; sono quindi quelle aziende che soddisfano i bisogni umani in maniera indiretta, cioè
mediante pagamento) e aziende di erogazione (che sono quelle il cui risultato del processo produttivo
non viene venduto direttamente sul mercato, ma erogato; sono quindi quelle aziende che soddisfano
i bisogni umani in maniera diretta, cioè mediante autoconsumo). Un esempio di azienda di erogazione
è una azienda ospedaliera. Spesso le aziende di erogazione erogano i loro prodotti previo pagamento
di una tariffa da parte del consumatore, mentre le aziende di produzione vendono i loro prodotti in
base al prezzo di mercato.

Appare però difficile riscontrare nella realtà il caso di aziende che svolgono solo attività di erogazione
(consumo) e non anche attività di produzione. Si può quindi far riferimento alle aziende composte (o
miste) per identificare le aziende nelle quali sono presenti sia processi di erogazione sia processi di
produzione di nuova ricchezza; ovvero aziende che svolgono sia attività di consumo finale che attività
di produzione di beni economici. E' il caso, ad esempio, delle aziende composte pubbliche (un
Comune). Infatti esse destinano entrate provenienti dai cittadini al soddisfacimento dei bisogni della
collettività locale. Tuttavia è del tutto evidente che il soddisfacimento dei bisogni richiede la
produzione di merci e, soprattutto, servizi adeguati alle esigenze dei cittadini. Inoltre non è detto che
l'output venga destinato al consumo senza richiesta di un corrispettivo in denaro.

6) L'ambiente come fonte di rischio e opportunità: Nello svolgimento dell'attività di produzione


economica, ciascuna azienda è soggetta a una serie di pressioni esterne che, in maniera positiva o
negativa, impattano sulla sua capacità di creare valore nel tempo. Esse possono essere ricondotte:

 a pressioni provenienti dall'ambiente economico internazionale, dal contesto sociale, politico


e economico del Paese, dal settore produttivo in cui l'azienda opera. Al giorno d'oggi, le
pressioni provenienti dall'ambiente economico internazionale sono numerose, soprattutto a
causa del forte sviluppo economico dei mercati emergenti, come ad esempio Russia, Brasile,
Cina e India;

 Anche le pressioni provenienti dal contesto politico, sociale ed economico del Paese in cui
essa opera impattano notevolmente l'azienda. Queste pressioni possono essere ricondotte,
alle politiche economiche nazionali e al loro andamento;

 Infine altre pressioni impattano l'azienda per quanto riguarda il settore in cui essa opera e,
quindi, riguardano la concorrenza delle altre aziende, i rapporti con i fornitori e i clienti del
settore. Proprio per far fronte a queste pressioni, le aziende oggi interagiscono
differentemente dal passato, instaurando cosi una fitta rete di legami di varia natura, che
rendono labile, sottile il confine tra competizione e collaborazione. Spetta proprio alla
peculiare strategia di ogni azienda far si che le stesse possano ottenere maggiori opportunità
correndo il minor rischio possibile dalle condizioni dell'ambiente esterno che circonda
l'azienda. La strategia dunque rappresenta il trait d'unione tra la dimensione interna e quella
esterna all'azienda.

7) L'azienda come sistema aperto: L'azienda è un sistema aperto. Con tale espressione vuole
intendersi che, in primo luogo, l'azienda trae dall'ambiente esterno le condizioni (di input) che
consentono, favoriscono e variamente condizionano il proprio funzionamento. Essa peraltro cede
all'ambiente i risultati della propria attività (output). L'azienda, dunque, può essere rappresentato
come un sistema che trasforma gli input derivati dall'ambiente in output ceduti all'ambiente, tramite
l’attività produttiva. E' nella natura dell'azienda perseguire condizioni di equilibrio con l'ambiente di
cui è parte. Tale equilibrio è interpretabile, in particolare, come stato di sintonia tra le condizioni
d'ambiente, cioè tra forza esterne e forze interne dell'azienda. Inoltre l'azienda deve necessariamente
instaurare e gestire legami con terze economie (fornitori e clienti). L’azie da è ui di o side ata u
sistema aperto perché vive delle interazioni tra ambiente esterno e ambiente interno.

8) Il soggetto giuridico e il soggetto economico:

Per soggetto giuridico si intende il soggetto proprietario dell'azienda: egli possiede dunque i diritti e
i doveri scaturiti dall'attività aziendale. I proprietari sono soggetti che hanno formato il capitale
iniziale dell'azienda. Proprietario e altresì chi compra una azienda già esistente, pagando il valore
dell'azienda stessa (sia il valore materiale, sia il valore aggiuntivo, cioè la clientela e l'importanza che
l'azienda già possedeva). Ci sono invece anche delle aziende la cui proprietà è organizzata in società e
queste società sono divise in azioni. Chi vuole essere proprietario del capitale d'azienda deve
acquistare almeno una azione. Queste società prendono il nome di SPA. Nelle SPA le azioni sono
fungibili (scambiabili). Invece nelle SRL (società a responsabilità limitata) le quote non sono fungibili e
gli altri soci godono del diritto di prelazione nell'acquisto delle azioni. Invece nelle società di persone, i
proprietari possiedono tutto il capitale. Le SPA quotate in Borsa non possono scegliere a chi vendere
le azioni, mentre quelle non quotate si.

Non sempre i proprietari delle aziende si interessano della gestione delle stesse. In questo caso i
proprietari devono delegare uno o più soggetti alla gestione dell'azienda. Dopo diverse teorie
elaborate da noti economisti, si è arrivati ad una conclusione, ovvero tali soggetti sono i soggetti
economici e possono anche essere non soci. Se il soggetto economico è uno solo, esso si dirà
Amministratore delegato; se invece i soggetti economici sono più di uno, si forma il Consiglio di
Amministrazione. L' A.D. è il dipe de te he u a l’a i ist azio e e o o i a dell’azie da

9) Specializzazione e coordinamento: L’azie da è u siste a di e i e pe so e oo di ato, e


finalizzato al raggiungimento di obbiettivi stabiliti. Dunque la "coordinazione sistematica" è una
qualità generale che può essere analizzata attraverso tre aspetti parziali di ordine di azienda: una
relazione ordinata tra persone, beni e tra persone e beni, una relazione ordinata tra le operazioni
elle uali si a ifesta l’attività delle pe so e sui e i e u a elazio e o di ata t a le o dizio i
interne (persone e beni) e quelle esterne (d’a ie te . U a se o da di e sio e di o di e igua da la
cosiddetta "specializzazione". L'attività economica svolta dalle persone sui beni si manifesta in un
numero potenzialmente elevatissimo di "operazioni" di specie diversa. L'azione umana dunque, se
razionalmente svolta, è sempre preceduta da una attività di raccolta e selezione di informazioni, di
analisi di alternative e di assunzione di decisioni, che coinvolge le persone nel proprio definito ambito
di responsabilità e autonomia.

10) A che serve identificare le funzioni aziendali?: Attraverso i processi di specializzazione e


coordinamento emergono quelle che sono le funzioni aziendali: infatti ciascuna persona legata
all'attività economica dell'azienda ha dei compiti ben precisi. Un insieme di compiti definisce una
attività; un insieme di attività omogenee e simili definisce una funzione specifica; infine l'insieme delle
funzioni aziendali definisce la struttura organizzativa aziendale. Le funzioni aziendali dunque
individuano la gestione aziendale stessa. Le funzioni aziendali possono essere classificate in 3 aree:
funzioni caratteristiche (funzioni legate direttamente all'attività produttiva dell'azienda), funzioni
integrative (funzioni non legate direttamente all'attività produttiva, ma comunque fondamentali per
l'attività dell'azienda) e le funzioni di controllo e informazione (svolgono un ruolo di assistenza e
controllo alle altre funzioni).

11) Il circuito della produzione: Il circuito della produzione delle imprese può essere schematizzato
in 3 fasi: la prima fase è quella di approvvigionamento (o input), la seconda fase è quella di
trasformazione (o produzione) e l'ultima è quella di collocamento (o output). Le fasi di input e output
sono prevalentemente rivolte all'esterno dell'azienda, quindi rispettivamente ai mercati di
approvvigionamento e di collocamento, mentre la fase di produzione è un processo
prevalentemente interno all'azienda. Nella fase di approvvigionamento abbiamo l'acquisizione dei
fattori produttivi da parte dell'azienda. Questi acquisti che l'azienda compie nella fase di input
comportano un sacrificio di ricchezza, cioè un costo, e delle uscite monetarie. La fase di
trasformazione invece è quella che riguarda la combinazione produttiva: essa è dunque quella fase
che permette la trasformazione fisico-tecnica che comporta la trasformazione di input in output.
Infine la fase di collocamento è appunto la fase di vendita dei prodotti (finiti o semilavorati) elaborati
durante la fase di trasformazione. Queste vendite che l'azienda fa sul mercato comportano dei ricavi,
cioè dei recuperi della ricchezza investita, e delle entrate monetarie. Per le fasi di input e output
possiamo dunque individuare 2 aspetti: l'aspetto economico e l'aspetto finanziario. L'aspetto
economico è quella che va dai costi della fase di approvvigionamento (sacrificio di ricchezza) ai ricavi
della fase di collocamento (recupero di ricchezza); l'aspetto monetario invece è quello che va dalle
uscite monetarie (cessione di moneta) alle entrate monetarie (moneta che affluisce). L'aspetto
economico si riferisce al reddito, quindi alle variazioni di capitale, mentre l'aspetto monetario si
riferisce alla cassa. Il circuito monetario può essere inglobato in quello finanziario, che comprende,
oltre al circuito monetario, anche debiti e crediti. Il circuito della produzione fa parte, insieme al
circuito dei finanziamenti, del circuito degli investimenti.

12) I fattori produttivi a fecondità semplice e ripetuta: I fattori produttivi si distinguono in due
categorie: fattori produttivi a fecondità semplice (o correnti) e fattori produttivi a fecondità ripetuta(o
pluriennali). Appartengono alla prima categoria quei fattori che esauriscono la loro utilità in un unico
processo produttivo (ad esempio le merci, gli imballaggi, i carburanti, i materiali di consumo, i servizi
di manutenzione, quelli telefonici ecc...). Il recupero della ricchezza investita in questi fattori della
produzione avviene attraverso i ricavi della vendita dei prodotti ottenuti mediante la loro
utilizzazione. Per questo motivo il recupero della ricchezza investita in questi fattori avviene, di solito,
in un breve arco di tempo e presentano, pertanto, un livello di rischio per l'azienda più basso. I fattori
produttivi a fecondità ripetuta invece cedono la loro utilità in più processi produttivi, ai quali
partecipa mantenendo inalterate le sue caratteristiche fisico-tecniche (ad esempio i macchinari, i
capannoni industriali, i mezzi di trasporto delle merci, ma anche le licenze, i brevetti e i marchi ecc...).
Il recupero della ricchezza investita nell'acquisto di questi fattori della produzione, dunque, proviene
dai ricavi della vendita di tutti i beni prodotti nell'arco di tempo nel quale il fattore cede la sua utilità
e, di conseguenza, avviene in tempi più lunghi e questi fattori presentano un livello di rischio per
l'azienda più elevato. Questi fattori della produzione inoltre sono soggetti al fenomeno
dell'obsolescenza.

13) Le modalità di recupero della ricchezza investita nell'acquisto delle diverse tipologie di fattori
produttivi: Il recupero della ricchezza investita nei fattori della produzione a fecondità semplice
avviene attraverso i ricavi della vendita dei prodotti ottenuti mediante la loro utilizzazione. Per questo
motivo il recupero della ricchezza investita in questi fattori avviene, di solito, in un breve arco di
tempo e presentano, pertanto, un livello di rischio per l'azienda più basso. Il recupero della ricchezza
investita, invece, nell'acquisto dei fattori della produzione a fecondità ripetuta, proviene dai ricavi
della vendita di tutti i beni prodotti nell'arco di tempo nel quale il fattore cede la sua utilità e, di
conseguenza, avviene in tempi più lunghi e questi fattori presentano un livello di rischio per l'azienda
più elevato, poiché espongono quest'ultima all'incertezza di rientrare dal recupero dei mezzi monetari
investiti per il loro acquisto per cause aventi sia origine interna (ad esempio per una carente gestione)
sia di origine esterna (ad esempio per l'introduzione di fattori pluriennali sempre più efficienti, o per
una diminuzione della domanda dei prodotti).

14) Il fenomeno dell'obsolescenza: L'obsolescenza è un fenomeno di natura economica che non


dipende soltanto dalla nascita progressiva di tecnologie sempre più nuove. In generale infatti un
fattore della produzione è obsoleto quando non è più capace di cedere utilità in maniera costante
all'azienda rispetto agli altri fattori. Riguarda i fattori della produzione a fecondità ripetuta sia
materiali, che immateriali, come ad esempio i dipendenti; in quest'ultimo caso l'obsolescenza, è
dovuta all'avanzamento progressivo di nuove conoscenze tecniche: per questo motivo le aziende
sono spesso costrette a attuare dei corsi di aggiornamento per i dipendenti. In generale possiamo
individuare le fonti del fenomeno dell'obsolescenza nell'avanzamento di tecnologie sempre più
nuove, nel decadimento fisico/chimico della produzione, nella scadenza dei brevetti e delle licenze,
nella mancanza di nuove conoscenze, nella incapacità degli output di soddisfare bisogni umani.
Pertanto un fattore della produzione, anche se ancora perfettamente integro e funzionante, può
essere obsoleto nel momento in cui non cede più utilità all'interno del circuito di produzione.

15) La relazione tra il circuito dei finanziamenti e il circuito degli investimenti: il circuito dei
finanziamenti fa parte, insieme al circuito di produzione, del circuito degli investimenti. Il circuito dei
finanziamenti ingloba l'aspetto monetario(quindi entrate e uscite dell'azienda), debiti e crediti. Il
capitale di azienda (o capitale di rischio) rappresenta la ricchezza messa a disposizione dall'azienda
stessa. Il capitale di prestito invece è la ricchezza che viene prestata all'azienda da soggetti esterni
(istituti finanziari). E' necessario però suddividere i debiti (o crediti) dell'azienda in 2 categorie: debiti
(o crediti) di funzionamento e debiti (o crediti) di finanziamento. I debiti di funzionamento sono delle
dilazioni di pagamento che, ad esempio, un fornitore concede all'azienda; questi debiti non
prevedono tassi di interesse. I debiti di finanziamento invece sono dei debiti che l'azienda chiede a
degli istituti finanziari mediante stipulazione di contratto; essi prevedono un tasso di interesse. Quindi
mentre i primi si basano su rapporti di fiducia, i secondi sono formali e tutelati dalla legge. Dunque
debiti (o crediti) di finanziamento e funzionamento rappresentano il capitale di prestito. Il sacrificio di
ricchezza necessario per lo svolgimento della produzione dell'azienda rappresenta il fabbisogno di
finanziamento. La velocità di circolazione degli investimenti invece indica il periodo di tempo che
intercorre tra l'acquisto dei fattori della produzione e la vendita degli output. Pertanto è proprio
analizzando la velocità di circolazione degli investimenti che possiamo determinare il grado di
fabbisogno finanziario dell'azienda.

16) Il circuito dei finanziamenti attinti e concessi: i finanziamenti provenienti da fonti esterne
all'azienda possono essere attinti o concessi; in particolare poi quelli attinti possono essere col vincolo
di capitale di proprietà o con vincolo di capitale di prestito. Nel caso dei finanziamenti attinti con
vincolo di proprietà, l'azienda per avviare la sua fase di approvvigionamento ha bisogno di denaro: vi
sono pertanto delle entrate monetarie derivanti dalla raccolta del capitale di proprietà; con il ricavato
della vendita degli output vi sarà la restituzione del capitale di proprietà di importo pari al capitale
conferito (e quindi una uscita di denaro, che comporta una diminuzione del capitale sociale). Nel caso
di finanziamenti attinti con vicolo di prestito, il meccanismo e lo stesso, ma in questo caso, oltre a alla
restituzione dell'importo pari al capitale conferito, devono essere pagati anche gli oneri del prestito
(interessi). Per quanto riguarda invece i finanziamenti concessi dall'azienda come prestito a terzi, vi
sarà la prima fase di uscita di denaro (dovuta alla concessione del finanziamento), e una seconda fase
di entrata di denaro (dovuta alla restituzione da parte del terzo dell'importo pari al capitale concesso
più i proventi del prestito, quindi degli interessi).

17) Le fonti di finanziamento interne ed esterne: le fonti di finanziamento per le aziende si dividono
in fonti esterne fonti interne. Le fonti di finanziamento esterne a loro volta si distinguono in
finanziamenti a titolo di capitale proprio e finanziamenti a titolo di credito. I finanziamenti a titolo di
capitale proprio sono quelli derivanti dal capitale di rischio, cioè quelli messi a disposizione dai
soggetti proprietari dell'azienda. I finanziamenti a titolo di capitale di credito (o di prestito) invece
sono quelli che derivano dai prestiti che vengono concessi all'azienda dagli istituti finanziari. Questi
due tipi di finanziamenti di fonti esterne si distinguono per vari aspetti: i finanziamenti a titolo di
capitale di credito hanno un vincolo di restituzione e una scadenza di restituzione in base alle
modalità previste dal contratto, mentre ciò non avviene per i finanziamenti a titolo di capitale
proprio; inoltre i finanziamenti a titolo di credito presentano, per quanto riguarda i soggetti
finanziatori, un rischio di remunerazione molto più basso rispetto ai finanziamenti a titolo di capitale
proprio. Infine i finanziamenti derivanti da fonti interne sono, invece, quelli provenienti dai ricavi e dai
realizzi derivanti dalle vendite dei prodotti o servizi che saranno frutto della produzione aziendale.

18) Si indichino le principali differenze delle forme di finanziamento esterne: Le fonti di


finanziamento esterne si distinguono in finanziamenti a titolo di capitale proprio e finanziamenti a
titolo di credito. I finanziamenti a titolo di capitale proprio sono quelli derivanti dal capitale di rischio,
cioè quelli messi a disposizione dai soggetti proprietari dell'azienda. I finanziamenti a titolo di capitale
di credito (o di prestito) invece sono quelli che derivano dai prestiti che vengono concessi all'azienda
dagli istituti finanziari. Questi due tipi di finanziamenti di fonti esterne si distinguono per vari aspetti: i
finanziamenti a titolo di capitale di credito hanno un vincolo di restituzione e una scadenza di
restituzione in base alle modalità previste dal contratto, mentre ciò non avviene per i finanziamenti a
titolo di capitale proprio; inoltre i finanziamenti a titolo di credito presentano, per quanto riguarda i
soggetti finanziatori, un rischio di remunerazione molto più basso rispetto ai finanziamenti a titolo di
capitale proprio. Infatti il capitale di rischio dipende dalla riuscita dell'attività dell'azienda.

19) Il capitale di rischio e il capitale di credito: Il concetto di capitale d'azienda rappresenta la


ricchezza, quindi l'insieme delle risorse economiche, sia materiali che immateriali ( soldi, brevetti,
dipendenti, know how, ecc.) a disposizione dell'azienda. Il capitale di rischio, o capitale sociale, sono i
finanziamenti, quindi la ricchezza, messa a disposizione dai soci proprietari dell'azienda, mentre il
capitale di credito sono i finanziamenti, quindi la ricchezza, proveniente dai prestiti che l'azienda
ottiene dagli istituti finanziari. Capitale di rischio e capitale di credito si distinguono per vari aspetti: i
finanziamenti a titolo di capitale di credito hanno un vincolo di restituzione e una scadenza di
restituzione in base alle modalità previste dal contratto, mentre ciò non avviene per i finanziamenti a
titolo di capitale proprio; inoltre i finanziamenti a titolo di credito presentano, per quanto riguarda i
soggetti finanziatori, un rischio di remunerazione molto più basso rispetto ai finanziamenti a titolo di
capitale proprio. Infatti il capitale di rischio dipende dalla riuscita dell'attività dell'azienda.

20) Il fabbisogno complessivo e residuale di finanziamento: Il sacrificio di ricchezza necessario per lo


svolgimento di una attività rappresenta il fabbisogno di finanziamento complessivo; dunque esso è
pari all'ammontare dell'investimento che l'azienda vuole sostenere. Il fabbisogno residuale invece è
dato dalla differenza tra il fabbisogno complessivo di finanziamento e la disponibilità già posseduta
dall'azienda.

21) L'analisi dei valori: vedi domanda n. 24

22) L'aspetto economico e finanziario della gestione: L'aspetto finanziario della gestione misura
l'aspetto numerario, quindi le variazioni di denaro (entrate e uscite), debiti e crediti di funzionamento,
e poi misura i debiti e crediti di finanziamento. L'aspetto economico della gestione misura invece le
variazione del capitale proprio, i costi e i ricavi in senso stretto (quindi i costi dovuti all'acquisto dei
fattori produttivi e i ricavi provenienti dalla vendita di prodotti e servizi), gli oneri e i proventi
finanziari, quindi quelli conseguenti ai finanziamenti attinti e concessi.

23) Attraverso quali aspetti possono essere analizzate le operazioni aziendali? Gli aspetti che
misurano le operazioni aziendali sono tre: l'aspetto numerario (o monetario), l'aspetto economico e
l'aspetto finanziario. L'aspetto numerario guarda alla cassa: esso misura l'aumento o la diminuzione,
quindi le variazioni, di denaro (dovute a entrate o uscite), di crediti e di debiti di funzionamento.
L'aspetto economico guarda al reddito dell'azienda: esso misura le variazioni dei costi e dei ricavi in
senso stretto (quindi i costi dovuti all'acquisto dei fattori produttivi e i ricavi provenienti dalla vendita
di prodotti e servizi), e gli oneri e i proventi finanziari, quindi quelli conseguenti ai finanziamenti attinti
e concessi. Infine l'aspetto finanziario, che ingloba al suo interno l'aspetto monetario, misura, oltre
alle variazioni di denaro e debiti e crediti di funzionamento, anche i debiti e i crediti finanziamento.

24) Come si possono schematizzare, misurare e interpretare le operazioni? L'aspetto finanziario, cosi
come l'aspetto economico, può essere schematizzato utilizzando una tabella a sezioni contrapposte,
di cui una misuri le variazioni positive e l'altra le variazioni negative. Per quanto riguarda dunque
l'aspetto finanziario, le variazioni positive sono date dalle entrate (quindi dalle entrate di denaro in
cassa e dall'aumento dei crediti di funzionamento e finanziamento e dalla diminuzione dei debiti di
finanziamento e funzionamento), mentre le variazioni negative sono date dalle uscite (quindi dalla
uscite del denaro in cassa, dalla diminuzione dei crediti di funzionamento e finanziamento e
dall'aumento dei debiti di finanziamento e funzionamento). Una variazione finanziaria che misura
un'altra variazione finanziaria dello stesso importo ma di segno opposto si chiama permutazione
finanziaria (lo stesso vale in occasione di una variazione economica che misura una variazione
economica, viene detta quindi permutazione economica). Invece per quanto riguarda l'aspetto
economico, le variazioni positive sono date dai ricavi per vendita di beni e sevizi e per proventi
finanziari, mentre le variazioni negative sono date dai costi per l'acquisto di beni e servizi e per oneri
finanziari.

25) Il concetto di economicità: L'attività aziendale deve essere rivolta alla ricerca del raggiungimento
degli obiettivi prefissati mediante l'utilizzo razionale delle risorse a disposizione. Il concetto di
economicità sintetizza la capacità dell'azienda nel lungo periodo di utilizzare in modo efficiente le
proprie risorse raggiungendo in maniera efficace i propri obiettivi. In altre parola una azienda è
economica quando riesce a combinare in maniera adeguata efficienza e efficacia, quindi lavorando in
scarsità di risorse per raggiungere le finalità stabilite.

26) L'equilibrio economico a valere nel tempo: La finalità economica dell’azie da è rappresentata
proprio dal raggiungimento dell'equilibrio economico. Dunque l'equilibrio economico a valere nel
tempo indica la capacità di remunerare nel tempo e in modo adeguato tutti i fattori produttivi
impiegati, compresi il patrimonio e l'attività del soggetto economico. Dunque se una azienda ha
raggiunto la capacità di essere economica, di conseguenza ha raggiunto, proprio per il concetto di
economicità, anche il suo equilibrio economico.

27) Quali criteri si devono seguire per la corretta gestione delle risorse scarse?: I criteri fondamentali
che una azienda deve seguire per effettuare una corretta gestione delle risorse scarse sono:
efficienza, efficacia ed economicità. In particolare il concetto di economicità prevede proprio che
l'azienda riesca a combinare in maniera adeguata efficienza e efficacia. Una azienda dunque è
"economica" quando è capace di raggiungere il suo equilibrio economico: in tal modo l'azienda riesce
a remunerare nel tempo e in modo adeguato tutti i fattori produttivi impiegati, compresi il patrimonio
e l'attività del soggetto economico.

28) I concetti di efficienza, efficacia ed economicità: I criteri fondamentali che una azienda deve
seguire per effettuare una corretta gestione delle risorse scarse sono: efficienza, efficacia ed
economicità.

L'azienda è efficiente quando utilizza in maniera economica le risorse a propria disposizione; i giudizi
di efficienza riguardano l'analisi delle alternative che producono il massimo rapporto tra i risultati
ottenuti e i mezzi impiegati (scarsità di risorse). Pertanto un indicatore dell'efficienza è dato dal
rapporto tra quantità di output e quantità di input. L'efficienza può essere tecnica (o produttiva) e
gestionale (o allocativa): la prima misura il modo in cui i fattori si sono utilizzati nel processo
produttivo e indica la capacità dell'azienda di produrre più unità fisiche di output dato un certo
ammontare di input (efficienza interna) e tecnologie diverse impiegate, mentre la seconda misura la
capacità di combinare input e output al minimo costo dati i prezzi di mercato e indica la capacità
dell'azienda di ottenere più unità di output in quanto i risparmi ottenuti sui mercati hanno permesso
di ottenere a parità di mezzi monetari più risorse (efficienza esterna). Una azienda è invece efficace
quando ha raggiunto con successo gli obiettivi prefissati.

I giudizi di efficacia implicano quindi una valutazione ex post del grado di raggiungimento degli
obiettivi prefissati. L'efficacia può essere sociale o gestionale: la prima misura e indica la capacità di
raggiungere determinati obiettivi prefissati (efficacia interna), mentre la seconda misura e indica la
capacità dell'azienda di soddisfare i bisogni (efficacia esterna).

Il concetto di economicità sintetizza la capacità dell'azienda nel lungo periodo di utilizzare in modo
efficiente le proprie risorse raggiungendo in maniera efficace i propri obiettivi. In altre parola una
azienda è economica quando riesce a combinare in maniera adeguata efficienza e efficacia.

29) Le relazioni tra efficienza, efficacia ed economicità: I criteri fondamentali che una azienda deve
seguire per effettuare una corretta gestione delle risorse scarse sono: efficienza, efficacia ed
economicità. Tali criteri, anche se concorrono al medesimo fine, che è il raggiungimento per l'azienda
dell'equilibrio economico, sono distinti tra di loro: una azienda infatti può essere efficiente ma non
efficace e viceversa. Nel caso in cui una azienda sia al tempo stesso efficiente e efficace, allora essa ha
raggiunto l'economicità e, quindi, il suo equilibrio economico. In altre parole il concetto di
economicità sintetizza la capacità dell'azienda nel lungo periodo di utilizzare in modo efficiente le
proprie risorse raggiungendo in maniera efficace i propri obiettivi.

30) Il principio di competenza: Il principio della competenza economica prevede che nel prospetto
del reddito (conto economico) e nel prospetto del capitale (stato patrimoniale) vadano
correttamente inseriti i ratei e risconti: i risconti sono poste di rettifica, mentre i ratei sono poste di
integrazione. Pertanto il rateo attivo rappresenta un ricavo di integrazione (un ricavo posticipato),
mentre il rateo passivo un costo di integrazione (un costo posticipato); al contrario il risconto attivo
rappresenta un costo di rettifica (un costo anticipato), mentre un risconto passivo rappresenta un
ricavo di rettifica (ricavo anticipato). Dunque nel rateo la manifestazione economica precede quella
finanziaria, viceversa nel risconto la manifestazione finanziaria precede quella economica. Quindi ratei
e risconti rappresentano la quota parte di costi e ricavi da rinviare al futuro e che pertanto saranno a
carico degli esercizi successivi, come costi e ricavi provenienti dal passato di cui l'azienda dispone
ancora per la sua attività. Il rateo passivo nel prospetto del reddito è un costo e nel prospetto del
capitale è un debito; il rateo attivo al contrario nel prospetto del reddito è un ricavo, nel prospetto del
capitale è un credito. Il risconto attivo nel prospetto del capitale è un credito, in quello del reddito è
un ricavo; il risconto passivo nel prospetto del capitale è un debito, in quello del reddito è un costo.

31) Il principio della prudenza: Le operazioni in corso della produzione aziendale comportano che vi
siano costantemente delle attività (rimanenze di fattori a fecondità semplice e ripetuta, crediti e costi
anticipati) e delle passività (debiti, passività presunte, ricavi anticipati). Soprattutto per quanto
riguarda le attività, risulta incerto determinarne il loro valore in maniera anticipata: per determinare
tale valore bisogna tener conto infatti di come potranno svolgersi le future vicende produttive.
Dunque se il valore di presumibile realizzo è superiore al costo allora abbiamo un intervallo di valori
ragionevoli da assegnare alle attività stesse. Pertanto secondo il principio della prudenza i valori da
assegnare alle attività sono definiti scegliendo i più bassi tra quelli ragionevoli: infatti valutazioni a
valori superiori anticiperebbero a vantaggio del periodo utili futuri presunti, mentre valutazioni a
valori inferiori consentono di anticipare a carico del periodo perdite future presunte. Tale principio
comporta che gli utili sperati non devono partecipare alla determinazione del reddito, mentre le
perdite temute devono partecipare alla determinazione del reddito.

32) Il Capitale economico, di funzionamento e di liquidazione: Il capitale d'azienda è composto dal


denaro disponibile, dai crediti concessi, dai beni (materiali e immateriali, a fecondità semplice e
ripetuta), dal capitale sociale e dalle risorse prese in prestito da terzi (banche e fornitori). Si è soliti
distinguere tra concetto di capitale economico, concetto di capitale di funzionamento e concetto di
capitale di liquidazione.

 Si definisce capitale economico il valore attuale di tutto il flusso dei redditi che l'impresa
presume di realizzare in futuro.

 Si definisce invece capitale di funzionamento il capitale che viene rilevato nel bilancio
d'esercizio delle aziende in funzionamento per la determinazione del reddito di esercizio. In
particolare si definisce capitale lordo di funzionamento il totale degli impieghi (complesso di
beni, denaro disponibile...) e delle fonti (complesso delle obbligazioni assunte verso terzi),
mentre si definisce capitale netto di funzionamento la somma algebrica di attività e passività.

La determinazione del reddito di esercizio e del connesso capitale di funzionamento, presuppongono


un artifizio contabile volto a far cessare (solo in maniera astratta) periodicamente la vita dell'azienda.
Per definire invece il capitale di liquidazione si ipotizza che l'azienda cessi di funzionare e venga posta
in liquidazione; si realizzano dunque attraverso la vendita le singole attività e si estinguono i debiti. Le
attività del bilancio di liquidazione sono costituite da: disponibilità liquide in cassa e banca, presunti
valori di realizzo dei crediti, presunti valori di realizzo dei beni; invece le passività sono costituite da
debiti e oneri finanziari. Quindi capitale economico e capitale di funzionamento, a differenza del
capitale di liquidazione, identificano il capitale di una azienda in funzionamento.

33) I prospetti del reddito e del capitale riferiti ad un periodo intermedio di vita dell'azienda: Il
modo più preciso per calcolare il reddito di una azienda è quello di aspettare la fine del suo ciclo di
vita e di calcolarlo in quell'istante. Tuttavia raramente ciò è possibile e, per motivi di necessità, risulta
più utile calcolare il reddito di una impresa in determinati intervalli di tempo. In tal modo il reddito di
una impresa può essere classificato come reddito di esercizio e reddito di periodo. Il reddito di
periodo rappresenta la variazione della ricchezza manifestatasi nell'arco temporale preso in
considerazione (in generale si considera l'anno solare). Esso dunque rappresenta la differenza tra costi
e ricavi in quell'anno e viene calcolato mediante il prospetto del reddito (o conto economico). Il
reddito di esercizio invece corrisponde alla differenza tra costi e ricavi (in un certo momento) e viene
calcolato mediante il prospetto del capitale (o stato patrimoniale). Dunque lo stato patrimoniale è
una "fotografia" scattata alla situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa il 31/12 di ogni anno,
mentre il conto economico è un "video" che ritrae la vita dell'azienda dal 01/01 al 31/12 di ogni anno.

34) La classificazione delle fonti in base al criterio temporale: Gli elementi negativi del capitale (il
passivo) rappresentano le fonti che l'impresa ha utilizzato per iniziare il suo processo produttivo. In
base al criterio temporale le fonti di finanziamento possono essere di breve durata (si esauriscono
entro l'anno), di medio termine (tra gli 1 e i 3 anni) e di lungo termine (oltre 3 anni). Le prime 2 fonti si
definiscono scoperti di conto corrente, mentre le fonti di finanziamento a lungo termine identificano i
mutui (Il mutuo ha minori tassi di interesse rispetto alle fonti di breve e medio termine, ma copre un
arco di tempo più lungo)

35) La classificazione degli investimenti in base al criterio della destinazione: Per quanto riguarda
l'attivo si può distinguere tra attivo circolante e attivo fisso:

L'attivo circolante indica la ricchezza investita in azienda che ritorna subito sotto forma di denaro (es.
fattori a fecondità semplice), mentre l'attivo fisso indica la ricchezza investita in azienda che ritorna
lentamente (es. fattori a fecondità ripetuta).

Le fonti di finanziamento si distinguono in passivo corrente (breve e medio termine) e passivo


consolidato (mutuo). La differenza tra attivo circolante e passivo corrente indica la misura del capitale
circolante netto. Il capitale permanente invece rappresenta il capitale sociale (capitale di proprietà).

36) La classificazione degli investimenti in base alla funzione assolta all'interno del sistema
produttivo: Gli investimenti fanno parte del capitale, in particolare degli elementi positivi. Essi
possono essere classificati in 2 categorie in base alla loro utilità nel processo produttivo:
immobilizzazioni e disponibilità. Le immobilizzazioni sono gli investimenti "immobilizzati" in azienda;
dunque del capitale immobilizzato (fanno parte i fattori a fecondità ripetuta, quelli a fecondità
semplice non ancora utilizzati, i crediti, il denaro in cassa, le scorte di magazzino). Le disponibilità
invece sono gli investimenti disponibili in azienda (pertanto di questa categoria fanno parte il denaro
in cassa, le scorte di fattori a fecondità semplice e prodotti, i crediti ecc.).

37) Il concetto di autofinanziamento e modalità di determinazione: L'autofinanziamento è la fonte di


finanziamento interna all'azienda, indica la capacità della stessa di procrearsi autonomamente risorse
finanziarie senza ricorrere a finanziamenti esterni.

E' possibile dividere l'autofinanziamento in autofinanziamento in senso stretto e autofinanziamento in


senso ampio: il primo deriva dall'utile conseguito dall'azienda (autofinanziamento in senso stretto),
mentre il secondo è dato dalla somma dell'autofinanziamento in senso stretto e di alcune poste
contabili (autofinanziamento in senso ampio). Le poste he posso o fa pa te dell’autofi a zia e to
in senso ampio sono: gli ammortamenti, i costi futuri presunti (CFP) e i ricavi futuri presunti (RFP).

38) Il fabbisogno finanziario e le sue forme di copertura: Il fabbisogno finanziario complessivo è pari
all'ammontare dell'investimento che l'azienda vuole sostenere. Se, nel momento in cui deve
sostenere l'investimento l'azienda non possiede le risorse necessarie, essa può provvedere a coprire il
fabbisogno finanziario richiesto mediante tre principali fonti di finanziamento: chiedere finanziamenti
a titolo di capitale proprio (cioè può aumentare il capitale sociale), può chiedere finanziamento a
titolo di capitale di credito rivolgendosi agli istituti finanziari (debiti di finanziamento) oppure può
ricorrere all'autofinanziamento.

39) Spiegare che cosa vuol dire che la struttura delle fonti sia correlata a quella degli impieghi e
perché è opportuno che ciò si verifichi: Tale correlazione è trovata negli indici di redditività. Secondo
tale indice, la composizione delle fonti, degli impieghi e le loro correlazioni formano la struttura del
patrimo io dell’i p esa. Per una corretta gestione finanziaria la prima regola da seguire è andare a
vede e la o ispo de za t a fo ti ed i pieghi ossia valuta e se l’ azie da è i g ado di soste e e
(coprire) gli investimenti programmati.

40) Gli indici di redditività: Gli indici di redditività permettono di osservare la capacità di una impresa
di produrre reddito e di generare risorse. Questi indicatori sono utili sia per gli stakeholders (cioè i
fornitori, gli investitori, i finanziatori esterni...) per valutare l'affidabilità di un loro possibile
investimento o rapporto commerciale con l'azienda, che per gli shareholders (gli azionisti, i soci
dell'azienda). Gli indici di redditività principali sono il ROS, il ROE e il ROI:

 Il ROE (tasso di redditività del capitale proprio) dato dal rapporto tra reddito netto e capitale
netto e indica la capacità dell'azienda di remunerare adeguatamente o meno i portatori del
capitale di proprietà;

 il ROI (tasso di redditività del capitale investito) è dato dal rapporto tra il reddito operativo e la
differenza tra capitale investito e investimenti in gestione extracaratteristica e indica la
capacità della gestione caratteristica di produrre reddito;

 infine il ROS (redditività delle vendite) è dato dal rapporto tra reddito operativo e vendite.

41) La leva finanziaria: Il termine leva finanziaria è un indicatore utilizzato per misurare
l'indebitamento di un'azienda. Sfruttare la leva finanziaria, in sostanza, vuol dire prendere in prestito
dei capitali confidando nella propria capacità di investirli ottenendo un rendimento maggiore del
tasso di interesse richiesto dal creditore. La leva è data dalla formula: ROE = ROI + [(debiti/capitale
netto) * (ROI - tasso medio di interesse sul debito)].

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