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Economia e Gestione Delle Imprese
Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
100 pag.
Gaia Barbieri
UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE MILANO
1) presenza di un’organizzazione;
2) svolgimento di processi di
produzione;
3) relazioni di scambio con entità
esterne;
4) finalità imprenditoriale di
produzione di reddito.
L’impresa è la cellula fondamentale del sistema economico-produttivo, MA opera in sistemi
più ampi (MERCATO E AMBIENTE)
+ l’impresa è vista come un sistema in grado di collegarsi ed essere in stretto contatto con
sistemi più ampi quali mercati o ambiente.
Definizione di sistema in senso evolutivo-dinamico: è costituito da un complesso
INTERRELATO DI PARTI rispetto ad un obiettivo comune da raggiungere, per il legame funzionale
con un macroambiente e per il dinamismo che a cagione di tale legame, deve caratterizzare il suo
funzionamento.
L’impresa è costituita da un insieme di parti / organi cui ciascuno svolge una determinata
funzione, per il raggiungimento di un comune obiettivo VARIE PARTI FORMANO UN TUTTO
ORGANICO, perché ad una corretta specializzazione, si accompagna una stretta coordinazione
dell’attività nel suo complesso.
L’impresa è quindi un SISTEMA OPERATIVO APERTO in quanto per garantire la continuità della
sua esistenza, DEVE possedere continui input e output e un PATRIMONIO DI RELAZIONI.
+ PARALLELO BIOLOGICO impresa paragonata ad un essere vivente, da un punto di vista
della crescita e dell’ambire sempre al meglio e per essere composta da vari organi cui hanno
funzioni specifiche al fine di dare vita all’organismo (obiettivo finale). MA LA DIFFERENZA TRA
ORGANISMO E ESSERE VIVENTE è che:
I. è un sistema sociale poiché al suo interno operano risorse umane e tecniche e il suo
funzionamento è legato all’operare di molti gruppi interni ed esterni all’organizzazione
(stakeholder), tra i quali si sviluppano rapporti di collaborazione e di contrasto;
II. è un sistema tecnico poiché, per il suo funzionamento, necessita di strumenti che
incorporano tecnologie;
III. è un sistema aperto poiché, per funzionare, deve intrattenere continue relazioni di
scambio con sistemi più ampi (mercato e ambiente) e con altri sistemi o entità esterne:
sono relazioni di input (cioè di approvvigionamento di risorse necessarie per la sua
alimentazione) e di output (cioè di cessione a terzi del prodotto);
La TEORIA D’IMPRESA EVOLUTASI NEL TEMPO la teoria aziendalistica afferma che la vera
ricchezza di un’impresa non è costituita dal suo patrimonio materiale o tangibile, ma
dalle sue risorse immateriali o intangibili quali:
a. l’avviamento di mercato
b. la capacità di produrre innovazioni.
Si tende dunque a definire l’impresa come sistema cognitivo, cioè un insieme di conoscenze atte
a produrre nuova conoscenza.
L’impresa deve essere in grado di produrre innovazioni in virtù della capacità di apprendere, di
mettere a frutto le conoscenze che derivano dall’esperienza e al formarsi di valori di sviluppo
all’interno dell’impresa, che potrà apprendere lavorando (learning by doing).
Il concetto d’impresa piccola, media e grande, può essere qualificato in base alla posizione
dell’azienda nel mercato in cui opera:
- una piccola impresa è quella che non riesce ad influenzare le variabili di mercato ed è
esposta al mutamento della domanda e dell’offerta ma può concentrarsi in settori di nicchia o in
ambienti ad elevata tecnologia O rimanere piccole e creare una varietà di NETWORK con realtà
esterne.
- una media impresa appare meno definibile, ma nel rapporto con il mercato è simile alla
piccola impresa;
- una grande impresa è quella in grado di esercitare un controllo del mercato, e che con le sue
politiche riesce ad influenzare il comportamento delle altre imprese.
Responsabilità sociale dell’azienda (Corporate social responsabilità, CSR): fondato sul contratto
sociale che ogni impresa stipula con il contesto esterno per definire obblighi e diritti connessi con
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Queste tre funzioni sono strettamente collegate perché se l’impresa trova il suo spazio nel
mercato, cioè soddisfa i bisogni dei consumatori, può remunerare i vari fattori della combinazione
produttiva.
Il sistema è qualcosa che ha una nuova identità rispetto alle parti che lo compongono, NON è la
somma delle parti.
+ L’impresa che non è in grado di inserirsi positivamente nell’ambiente e di soddisfare bisogni della
collettività è un’organizzazione inutile, che non risponde a finalità economiche e che non
acquisisce alcuna legittimazione a sopravvivere.
+ Un’organizzazione che non assicura corrispettivo alle persone che operano in essa è
destinata a disgregarsi.
+ Un’azienda che non è in grado di generare profitto di gestione, non può riuscire ad
aumentare i suoi processi di rinnovamento e di sviluppo.
Dunque, ci sono alcuni concetti fondamentali per chi deve gestire un’azienda. In sintesi questi
concetti sono:
I. l’impresa è un sistema aperto perché vive in simbiosi con un ambiente esterno;
II. l’impresa è un’organizzazione economica e sociale;
III. l’impresa deve svolgere una triplice funzione in rapporto al suo essere organizzazione
economica, sistema sociale e struttura patrimoniale ;
IV. l’impresa, in quanto sistema cognitivo, deve produrre conoscenza per promuovere
l’innovazione;
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Cap. 2 – interdipendenza tra impresa e contesto socioeconomico: micro
e macroambiente
L’impresa, cellula fondamentale del sistema economico-produttivo, opera all’interno di un
ambiente più vasto con cui scambia risorse e crea ricchezza.
Sotto il profilo economico-sociale, l’ambiente è inteso come il contesto generale all’interno del
quale l’impresa svolge le sue funzioni.
Questo contesto è definito da particolari condizioni politiche, sociali, culturali ed economiche.
ambiente transazionale, (scambi in entrata) definito da Williamson, che afferma che ogni
impresa deve risolvere il problema dei confini della sua organizzazione e del ricorso al mercato
per l’approvvigionamento delle risorse di cui ha bisogno.
Il tipo di risorse dipenderà dalle comparazioni di convenienza tra il produrre all’interno i
materiali, le parti, i componenti da utilizzare per la produzione dei beni e il procedere al loro
acquisto all’esterno.
Se si orienteranno verso il problema dei confini dell’organizzazione, questi si amplieranno e
crescerà il grado di autonomia.
Invece, più si farà ricorso al mercato, più si amplierà l’ambiente transazionale con il quale dovrà
formare le sue relazioni di scambio;
ambiente competitivo (scambi in uscita) dipenderà dalla scelta delle porzioni di mercato
da soddisfare. Sarà l’impresa a definire l’ambiente competitivo di riferimento. All’interno di
questo microambiente vi saranno degli interlocutori (stakeholder) con cui dovrà unirsi per
ottenere delle risorse o cedere dei prodotti. Gli stakeholder dovranno raggrupparsi in
categorie, dando origine a dei mercati con i quali l’impresa dovrà attivare un sistema di
scambi. È indispensabile la conoscenza dell’ambiente competitivo nel quale si ha intenzione di
entrare.
IV. sistema economico, è il sistema delle macro-variabili economiche, che regola la vita
di una collettività. Il sistema economico va distinto dal mercato perché rappresenta il
complesso delle microvariabili.
b. Per economia di piano (centralizzato nelle mani dello Stato economia collettivista) si
intende un sistema in cui le decisioni sono prese al centro mediante l’elaborazione di piani
governativi nazionali.
In questo tipo di economie tutto è regolato dal piano, anche l’uso dei mezzi di produzione che
sono prevalentemente di proprietà della collettività, per cui si parla di economia di piano o di
economia collettivista.
Quali sono i connotati ambientali che ormai da qualche tempo, l’impresa deve imparare a
fronteggiare?
I. Turbolenza
II. Ostilità
III. Diversità
IV. Complessità
V. Insicurezza
- Imprenditorialità vs managerialità:
L’imprenditore colui che è disposto a correre il rischio tramite decisioni rischiose
finalizzate all’innovazione dei comportamenti aziendali. All’imprenditore compete l’assunzione
delle scelte strategiche. Il suo valore è L’EFFICACIA concepita quale abilità di prendere
decisioni corrette.
+ ha lo scopo di generare valore.
Efficacia è il valore più proprio dell’imprenditorialità, cioè intuizione decisionale di chi governa
ad un livello più elevato.
+ efficacia misurata rapporto tra gli obiettivi raggiunti e quelli che si sarebbero dovuti
conseguire.
Qualsiasi organizzazione è caratterizzata dal fatto che al suo interno agisce un numero
relativamente ridotto di soggetti ai quali è demandato il compito di deliberare sulle finalità e sulle
politiche generali da seguire.
A tal proposito si possono individuare gli organi d’impresa:
I. Organo deliberanti o volitivi esercitano in prevalenza l’attività decisionale
II. Organo esecutivo svolge funzione di esecuzione
III. Organo di controllo svolge funzione di controllo
La distinzione di questi tre organi rimane valida da un punto di vista TEORICO, in quanto sotto
un aspetto pratico, si avrà un’associazione di funzioni di deliberazione, di controllo e di esecuzione.
Gli organi deliberativi si dividono a loro volta in:
1. Azionisti / organi di proprietà
2. Organi di amministrazione
3. Organi di direzione
Questi sotto organi degli organi deliberativi, partecipano congiuntamente MA con competenze e
limiti differenti.
Ogni impresa ha il proprio assetto degli organi decisionali, NON sempre i protagonisti
della gestione, sono gli organi investiti ufficialmente di specifici poteri, NON sempre
questi poteri, si concentrano nelle mani dei proprietari d’impresa.
a. Abilità professionale
b. Disponibilità delle informazioni
c. Capacità di controllo
governo dei rapporti con tutti gli stakeholder rappresenta una responsabilità primaria per
l’imprenditore o il manager, perché influenza direttamente i risultati della gestione aziendale. È
importante individuare gli stakeholder, stabilirne il peso, valutarne gli interessi e orientare la
mission aziendale.
Non in tutte le imprese gli stakeholder hanno la stessa rilevanza, questa varia:
I. a seconda dell’attività esercitata
II. della dimensione della struttura
III. dell’organizzazione e della natura della proprietà.
Al vertice dell’impresa bisogna adottare per amministrare efficacemente le relazioni con i suoi
stakeholder delle strategie. Tenendo dunque conto del peso investito dello stakeholder nella
società, si può decidere di perseguire strategie di COINVOLGIMENTO, COLLABORAZIONE e
DIFESA. Gli stakeholder possono essere classificati in 4 gruppi:
a. stakeholder amichevoli, dai quali si può ottenere un sostegno decisivo per l’attività
dell’impresa;
b. stakeholder avversari, dai quali si generano difficoltà sostanziali per l’attività aziendale;
c. stakeholder non orientati, da cui si potrà avere un sostegno o un atteggiamento
negativo;
d. stakeholder marginali, il cui peso nei confronti dell’impresa risulta del tutto modesto.
NB stakeholder non orientati e stakeholder marginali, NON rientrano negli stakeholder primari.
Chi deve gestire un’impresa, deve sapersi domandare e prendere in considerazione i
seguenti aspetti:
a. Chi sono gli stakeholders con sul confrontarsi
b. Chi di essi risulta dotato di maggiore potere o influenza
c. Quale è la posizione assunta verso l’impresa
d. Quale strategia è quindi possibile attuare nei loro confronti.
per comprendere le problematiche della gestione d’impresa, bisogna capire che ogni ruolo è volto
ad interessi e motivazioni diversi.
a. Clienti motivati
b. Imprenditore ottenimento del profitto
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È comprensibile che questi soggetti entrino in contrasto tra di loro. Il governo, quindi, deve
essere indirizzato a valorizzare gli elementi cooperativi e a contenere quelli
antagonistici.
Colui che gestisce deve quindi adottare un processo d’integrazione vera e propria fusione tra
gli obiettivi aziendali e quelli soggettivi.
L’imprenditore è orientato al conseguimento del massimo divario positivo tra i costi di gestione
e i ricavi. La logica sarebbe quella di massimizzare il reddito ottenibile dall’attività aziendale, cioè
produrre maggior reddito. Questa teoria ha dei limiti sul piano pratico.
a. la posizione occupata nel mercato, cioè in base al rapporto di forza o di debolezza nei
confronti della concorrenza. La posizione di mercato si misura tramite quota di mercato
e posizione azionaria;
b. innovazioni, cioè alla capacità di adeguare le tecnologie utilizzate;
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Obiettivo primario è creare un livello stabile di profitto per permettere all’azienda di non
correre rischi eccessivi e di destinare risorse sufficienti all’autofinanziamento.
Secondo la finalità dell’imprenditore NON sarebbe quella di fare crescere soltanto il valore
economico o di mercato dell’impresa, MA bensì quella di ottenere un risultato gestionale di
rafforzare l’impresa, e allo stesso tempo soddisfare gli stakeholder.
Secondo questa teoria devono essere massimizzate le potenzialità reddituali dell’impresa,
dato che la visione dei risultati aziendali è orientata al futuro, cioè non contano i profitti ma le
potenzialità di produrre risultati sempre migliori.
Chi gestisce l’azienda, rivolge la sua attenzione alla creazione e alla diffusione del valore di
mercato espresso dalle quotazioni azionarie in modo da suscitare interesse da parte degli
azionisti.
Legata alla teoria del valore è la filosofia della QUALITA’ TOTALE, cioè controllare tutti i
processi dell’impresa per migliorare la qualità e favorire l’immagine.
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Nella soluzione dei problemi esterni, le opportunità di risoluzione sono molteplici, anche se
l’azienda non ha quasi mai la forza di imporre totalmente le proprie condizioni all’opponente.
b. Interni generati soprattutto dalle modalità di distribuzione dei ricavi fra le varie
categorie sociali legate all’azienda e dalle modalità di prestazione di lavoro.
Nella soluzione dei problemi interni Possibilità di manovre sono più limitate. Si dovrebbe
avere il poter di risolvere il conflitto escludendo l’opponente dall’organizzazione.
Tutti questi gruppi potrebbero non esistere sempre. In ogni caso tutti questi gruppi indicati hanno
un ruolo attivo nei confronti dell’azienda.
Imprenditore postula la teoria classica vuole massimizzare il profitto ampliando i ricavi e
riducendo i costi allo scopo di promuovere innovazione nei prodotti, nella tecnologia, nei
mercati, tentare di modificare l’equilibrio esistente senza adottare processi innovativi.
+ la manovra allargamento della quota di mercato può indurre delle razioni da parte delle
aziende concorrenti, le cui contromisure potrebbero portare ad una compressione dei ricavi
complessivi della nostra impresa. anche questa, dunque, è una strada pericolosa.
+ operando sui costi, l’impresa potrebbe fronteggiare questa variabile con due modalità:
a. Abbassamento del costo unitario ridurre remunerazioni di lavoro, prezzi pagati ai
fornitori, interessi corrisposti ai finanziatori;
b. Impiego di una minore quantità di risorse riduzione della quantità impiegata incide sui
costi di lavoro, approvvigionamento, di finanziamento.
Mentre sul costo unitario imprenditore trova delle naturali opposizioni nei gruppi sociali,
dei finanziatori e dei distributori.
Ex. Il costo del lavoro non è così flessibile. Presenza di TESTE COSTANTI per motivi
sociali, l’impresa trova difficoltà a ridurre organici. Essendo una risorsa rigida e costosa,
l’impresa preferisce prima incrementare le sue potenzialità produttive massimizzandole e solo
come ultima spiaggia incrementa la risorsa umana aziendale.
+ È intuibile che solo mediante INNOVAZIONE, l’imprenditore può aspirare a migliorare o almeno
a difendere la propria posizione reddituale. Infatti, i costi sono classificati in:
a. Costi organizzativi contengono analisi, progettazione, controllo e adattamento alle
strutture tecniche
b. Costi di ricerca-sviluppo rivolti a opportunità tecnologiche, di mercato e alla creazione
dell’immagine all’avviamento commerciale.
TO SUM UP:
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Il fine economico non deve essere il solo obiettivo ma il mezzo con il quale raggiungere potere e
posizione sociale;
Quindi l’imprenditore mette parte di sé nell’azienda in modo che diventi forte e meriti l’ammirazione
della concorrenza.
Da questa ipotesi nasce la teoria delle 3P: Profitto – Potere di mercato - Prestigio. Questa
combinazione rappresenta il successo sociale ottenuto dall’imprenditore mediante il successo
della sua impresa.
+ nella teoria del successo sociale, IL PRESTIGIO risulta essere il più alto valore che
apparirebbe come il vero punto di arrivo dell’attività imprenditoriale
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Si distingue tra:
a. imprenditore classico, visibile e strettamente integrato nell’impresa, a cui si può
applicare la teoria del successo sociale;
b. imprenditore meno visibile e meno integrato, perché amministratore di un’impresa di
piccole dimensioni, a cui si può applicare la teoria della massimizzazione del valore
economico dell’impresa nel tempo lungo;
a. Risorse umane
b. Mezzi tecnici
c. Tecnologie
d. Capitali
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il processo decisorio:
ogni impresa è un complesso di decisioni gerarchicamente organizzate in funzione di
proiezioni temporali, dell’impegno di risorse e del grado di rischio.
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Chiamato modello della concorrenza allargata o delle cinque forze dovuto da PORTER.
Tale modello si collega al paradigma S-C-P (si attribuisce maggiore peso alla struttura rispetto
alle risorse.
Secondo Porter, la scelta di un mercato è guidata, non solo dalla relativa attrattività
(tendenze espansive della domanda), ma anche dalla posizione competitiva che l’azienda
potrà assumere. Da ciò deriva che per inserirsi in un mercato, si richiede l’analisi preventiva
delle cinque forze che interagiscono e determinano in generale condizioni di minore o
maggiore attrattività.
+ Le 5 forze sono:
a. Rivalità tra i concorrenti presenti concorrenza reale
b. L’entrata di nuovi concorrenti concorrenza potenziale diretta
c. La minaccia di prodotti sostitutivi concorrenza potenziale indiretta
d. Il potere contrattuale dei clienti
e. Il potere contrattuale dei fornitori
I. Economie di scala (fenomeno di abbassamento dei costi unitari) che si dividono in:
1. Reali d’impianto riduzione costo di trasformazione
2. Pecuniarie di impresa riduzione costi di transazione
Il concetto di economia di scala va tuttavia evolvendo verso economie di interrelazione o di
scopo (risparmi ottenibili dalle sinergie ovvero dallo svolgimento congiunto di più attività
produttive)
II. Economie di espansione riduzione incidenza di costi di sviluppo
III. Economie di apprendimento maggiore efficienza operativa
IV. Economie di scopo e di ampiezza ottimizzazione costi di produzione congiunti
V. Economie relazionali o di rete vantaggi contrattuali con gli stakeholder. È sempre
più caratteristica della realtà organizzativa moderna.
Elemento importante che porta vantaggio competitivo in quanto consente di instaurare
rapporti di fiducia con clienti, fornitori che contribuiscono a migliorare le posizioni di
mercato e il conto economico aziendale. In certi mercati, infatti, la barriera d’entrata è
proprio data dalle sinergie derivanti dalle alleanze strategiche tra imprese già
presenti nel settore.
VI. Economie di replicazione vantaggi nello sviluppo dimensionale
VII. Economie di agglomerazione economie esterne e di contesto (distretti).
Il modello tridimensionale di Abell, definisce l’Area Strategica di Affari, cioè il business (la
porzione di mercato in cui l’azienda intende operare).
Questo può avvenire sulla base di tre elementi principali:
Porter, oltre ad offrire il modello della CONCORRENZA ALLARGATA, offre anche la teoria
sulla creazione di valore.
Catena del valore di Porter. Secondo Porter, la formulazione della strategia competitiva può
fondarsi sulla catena del valore. Lo studioso sostiene che l’impresa crea un valore per il cliente,
UN VALORE che è misurato dal prezzo che questi paga o sarebbe disposto a pagare per
ottenere il prodotto.
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I. realizzare con maggiore EFFICIENZA le attività descritte nella catena del valore
poggia sul modello di ORGANIZZAZIONE e INNOVAZIONE.
II. Differenziazione. Dagli anni 30’ è alla base delle teorie di mercato. Con la differenziazione
è caduto il modello della concorrenza perfetta (legata all’omogeneità).
Come dice la teoria economica solo quando tutti i prodotti appaiono uguali agli occhi
dei compratori, l’elemento dominante di scelta è il prezzo.
+ omogeneità deve essere considerata L’ECCEZIONE, NO la regola.
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d. Leadership di Servizi presente negli ultimi anni soprattutto nelle tecniche di marketing
- Contenuti: offerta qualificata in termini di servizi al cliente
- Finalità: concorrenza basata sulla completezza dell’offerta
NB: più qualità e più servizi attraggono non solo la clientela del lusso, ma anche quelli
interessati ed attenti alla proposizione aziendale di un valore allargato.
La resource based theory: definite come tutte le attività, capacità, competenze, processi
organizzativi, caratteristiche aziendali, informazioni, conoscenze controllate dall’azienda che le
consentono di formulare strategie migliorando EFFICACIA ed EFFICIENZA dell’impresa.
+ in base al patrimonio di risorse dell’impresa può tentare di conquistare un VANTAGGIO
COMPETITIVO durevole e vincente nel mercato o nei mercati in cui essa giace.
+ più le risorse possedute dall’impresa sono di maggiore impatto sul valore, MENO diffuse,
DIFFICILMENTE imitabili e POCO sfruttabili da parte di altre organizzazioni, più consistente e
permanente diviene il vantaggio competitivo.
+ modello Swot Analysis matrice che prende in considerazione (del peso dei fattori
competitivi, analizzandoli in):
II. Eccedenza di offerta i produttori dovranno competere fra di loro per acquisire la
domanda disponibile. Gli arbitri del mercato saranno i compratori che avendo un
eccesso di domanda sceglieranno il prodotto migliore garantendo successo o
insuccesso alle aziende
Le opzioni strategiche:
La strategia complessiva o corporate dipende dunque dagli obiettivi che l’impresa si pone in
funzione della situazione in cui si trova e dalle opzioni strategiche effettivamente disponibili.
a. Impresa in buona salute punta alla crescita, anche se i mercati sono in crisi, perché
avendo risorse necessarie, è in grado di entrarvici e anche acquisirne vantaggio rispetto
alle altre che possono trovarsi in crisi.
b. Impresa in cattiva salute è un’impresa in crisi che dovrà preoccuparsi soprattutto di
sopravvivere e dovrà scegliere alternative riduttive.
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precisazione concettuale:
- Sviluppo s’intende lo sviluppo dimensionale. Fatto prevalentemente quantitativo o di
variazione del volume corrente di attività. Accezione filosofica movimento verso il
meglio – come un processo soprattutto qualitativo di evoluzione dei rapporti tra impresa e
l’ambiente a cui di solito MA NON AUTOMATICAMENTE, si accompagna un ampliamento
della struttura organizzativa.
Sviluppo dimensionale obiettivi gli obiettivi di fondo dello sviluppo dimensionale possono
essere pertanto individuati nell’ottimizzazione dell’uso delle risorse aziendali e
nell’acquisizione di un peso contrattuale crescente nei confronti dei:
a. consumatori,
b. dei concorrenti,
c. dei fornitori,
d. dei distributori
e. di altri stakeholder.
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a. Integrazione orizzontale:
+ attuazione può essere attuata mediante un’espansione interna all’organizzazione,
oppure con un processo esterno di acquisizione di imprese similari.
b. Integrazione verticale:
avviene quando un’impresa assume il controllo di uno stadio di produzione o di
distribuzione immediatamente collegato a quello di cui già opera
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II. A valle integrazione discendente l’azienda cambia il suo mercato di sbocco. Tale
strategia viene definita anche come una forma di diversificazione piuttosto che una
strategia mono-settoriale.
Scopo: avvantaggiarsi si un maggiore controllo del mercato finale per ridurre i rischi di
vendita. Entrare in un mercato più vicino a quello di acquisto finale, al fine di poter
osservare e prevedere meglio la domanda
+ teoria costi di transazione teoria avanzata nel 1932 da Ronald Coase e Williamson. I
costi di transazione ricomprendono oltre al costo di acquisto del bene o servizio- tutti gli oneri da
sopportare per ricercare le informazioni, reperire il fornitore, procedere alla contrattazione e
controllare l’attuazione.
Con la teoria dei costi di transazione, l’imprenditore o manager giungono alla definizione di
CONFINE EFFICIENTE dell’organizzazione. Con la presente teoria, si vuole definire
l’insieme dei compiti(attività) da svolgere all’interno dell’impresa per assicurarsi il massimo
livello di efficienza operativa. Servirà per decidere quali operazioni fare svolgere all’interno
della struttura e quali transazioni stipulare rivolgendosi al mercato.
Criterio discriminante dei costi di transazione ECONOMICITA’, fare realizzare
dall’organizzazione tutte le attività che costerebbero maggiormente se svolte all’esterno
dell’azienda a causa del RISCHIO nella finalizzazione dello scambio.
+ ricorrere all’esterno, è meno convenienti se le transazioni diventano sempre più complesse.
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Modalità di realizzazione delle strategie di sviluppo: il ruolo degli accordi strategici tra
imprese:
Il network può nascere inizialmente come modello di relazioni non competitive e poi
destinato a trasformarsi in SISTEMA struttura organizzativa, creata prevalentemente con lo
scambio di partecipazioni azionarie e coordinata con un’apposita autorità centrale.
+ imprenditore deve:
a. decidere se è necessario un comportamento radicale dei comportamenti di
gestione.
b. deve comprendere TEMPESTIVAMENTE l’esigenza del nuovo paradigma
c. superare INERZIA ORGANIZZATIVA
d. saper sfuggire alla TRAPPOLA DELLE COMPETENZE come la naturale
resistenza al cambiamento dovuta alla convinzione di poter continuare ad operare
con successo in un’economia caratterizzata da sempre maggiore dinamismo,
turbolenze e imprevedibilità
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Ciclo direzionale volto a coordinare le azioni previste a livello imprenditoriale nell’ottica del
raggiungimento degli obiettivi di gestione.
+ il manager completa le sequenze decisionali su piano operativo e disciplina l’uso delle risorse
disponibili.
+ come si muove ogni ciclo? Ogni ciclo si svolge mediante le informazioni che influiscono
all’interno dell’impresa e che dovrebbero essere completate con quelle provenienti dall’ambiente
esterno. Forte correlazione con il CICLO INFORMATIVO.
Ciclo informativo assume un ruolo decisivo in tutti i momenti del CICLO DIREZIONALE
in quanto costituisce un fattore determinante dell’efficienza aziendale.
La funzione organizzativa
Organizzare significa ordinare un sistema in parti interdipendenti e correlate, ciascuna con una
specifica funzione o rapporto rispetto al complesso.
- Le parti sono gli organi dell’impresa
- Organizzazione si impegna a disciplinare i compiti e i poteri e le responsabilità che
ciascuno di questi dovrà assumere nel corso della gestione.
Le scelte organizzative:
il problema organizzativo si pone con modalità molto diverse:
I. Riorganizzare una nuova azienda più libertà perché non esistono vincoli pregressi
di struttura e di organico
II. Riorganizzazione di un’azienda già funzionante vincoli che invece s’incontrano
dell’ipotesi di riorganizzazione
a. Definizione centri di costo e di profitto unità organizzative a cui segnare centri di costo
o di profitto da rispettare.
b. Il criterio generale della divisione è decentrare e dividere l’impresa in parti per una
migliore specializzazione e di accentrare invece aree comuni come ricerca e sviluppo,
finanza e approvvigionamenti che consentono il beneficio di ECONOMIE DI SCALA.
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+ aspetto procedurale importante per l’efficienza della gestione e facilita la soluzione dei
problemi di coordinamento e d’indirizzo di attività di tipo ricorrente.
Si possono distinguere quattro tipi di procedure:
I. procedure operative, disciplinano lo svolgimento di attività ripetitive ai livelli
dell’esecuzione;
II. procedure di controllo, dirette a seguire gli andamenti di gestione;
III. procedure di informazione, alimentano i flussi di conoscenza ricorrenti all’interno
dell’organizzazione;
IV. procedure decisionali, definiscono gli interventi e i ruoli rivestiti nell’assunzione delle
decisioni.
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CAP. 9 – LA PROGRAMMAZIONE STRATEGICA E OPERATIVA DELLA GESTIONE
funzione di programmazione aziendale
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Come si attua la programmazione? Si attua per singoli settori o funzioni o per l’intera
gestione aziendale.
- Programmazione è necessaria per il coordinamento di operazioni ricorrenti di gestione
(programmazione di esercizio) sia per promuovere l’innovazione (programmazione di lungo
termine).
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“la definizione dei piani deve venire per tentativi e per aggiustamenti sulla base di ripetute
valutazioni dei vincoli aziendali interni ed esterni, nei comportamenti assumibili nei principali campi
della gestione, delle influenze, degli stessi organi coinvolti nella loro attuazione”
+ ulteriore impostazione della programmazione più aggressiva e di stampo americana “analisi
del divario” GAP ANALYSIS cui i punti chiave sono:
a. Fissazione degli obiettivi di piano senza tener conto dei prevedibili andamenti di mercato
b. Previsione di obiettivi raggiungibili
c. Determinazione del divario tra obiettivi soggettivamente desiderati e quelli realizzati
d. Individuazione delle modalità di eliminazione di questo divario
e. Determinazione definitiva degli obiettivi di piano
Da questa considerazione, tenderà a imporre i suoi obiettivi al mercato.
I piani di gestione sono flessibili in modo da poter essere adattati ai mutamenti che dovessero
presentarsi nel mercato.
I programmi definiti in rapporto ad una serie di PREMESSE.
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Vincoli interni:
I. Potenzialità di produzione
II. Potenzialità organizzativa
III. Potenzialità finanziaria
IV. Potenzialità economico-strutturale
Vincoli esterni:
I. Crescita della domanda
II. Pressione della concorrenza
III. Progresso tecnologico
IV. Regolamentazione pubblica
***
Programmazione strategica si differenzia in:
a. A breve preordina le operazioni di gestione secondo gli obiettivi fissati entro un anno
b. A lungo svolge steps indicati in figura ( obiettivi da raggiungere politiche da adottare
valutazione dei vincoli e risorse da impegnare attività da svolgere)
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Le scelte vengono poi tradotte in una serie di piani operativi che forniscono indicazioni
dettagliate da realizzare e i risultati da conseguire.
+ stesura dei piani realizzati su piani previsionali risvolto al futuro
+ Uno dei passaggi più critici è la previsione delle vendite
+ maggiori problemi saranno per le imprese che sono NUOVE e non hanno uno storico (esercizi
precedenti) da consultare.
+ un business plan deve contemperare sia la prospettiva analitica, che quella sintetica.
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CAP. 10 – IL SISTEMA DI CONTROLLO AZIENDALE
Funzione di controllo direzionale Fase conclusiva delle fasi di direzione e crea
premesse per l’avvio.
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+ GOVERNANCE elemento che viene messo come MEZZO DI GUIDA DEL LAVORO e delle
funzioni svolte a qualsiasi piano della struttura.
a. Processo decisionale e operativo per assicurare che le scelte siano correttamente attuate
dagli organi operativi.
b. Si riferisce sia al momento dell’attuazione che a quello della programmazione e consente
di valutare il rispetto die piani di gestione formulati orientando le successive scelte di
programmazione.
c. È trasversale rispetto ai livelli ed alle posizioni organizzate:
Tale controllo, trova la sua sintesi ideale nel raffronto tra i risultati ottenuti economici
di gestione raggiunti e quelli presi a base del budget aziendale. Pertanto, sia il budget
economico, che finanziario devono essere INFRANNUALI
II. Misurazione dei risultati via via ottenuti rilevazione dei risultati richiede
un’organizzazione efficiente e presuppone una raccolta sistematica ed
un’elaborazione dei dati sulle prestazioni. In ogni azienda è bene stabilire un
sistema di reporting per la dirigenza, in grado di far giungere con regolarità i dati sui
risultati di gestione ai dirigenti interessati;
III. Analisi delle cause di eventuali scostamenti fornisce elementi preziosi sulla
genesi delle deviazioni. Un’analisi non corretta può orientare in modo sbagliato gli
interventi di gestione;
IV. Assunzione di possibili interventi di correzione per avere i risultati ottenuti in
linea con il piano. Gli interventi di correzione analizza concordanza tra obiettivi
e risultati possono avere per oggetto:
I. il livello delle prestazioni ottenibili nell’organizzazione
II. direttamente i piani.
I primi fermi lasciando gli obiettivi prefissati, tendono a riportare l’attività in linea con la
programmazione; i secondi hanno invece per scopo il riadeguamento di quest’ultima alle
mutate condizioni interne ed esterne di svolgimento della gestione.
NB il controllo concomitante trova la sua sintesi nel raffronto tra i risultati economici di gestione
raggiunti e quelli presi a base del budget aziendale. Questo richiede operò che il budget
economico e quello finanziario siano articolati in PERIODI INFRANNUALI.
+ l’attuazione della programmazione e del controllo operativo, consente di realizzare il tipo più
efficace dell’attività aziendale: la direzione per obiettivi e il controllo dei risultati (M.B.O)
management by objectives. Attribuisce a ciascun responsabile un obiettivo da raggiungere
43
Il controllo direzionale non è sufficiente per fornire al management aziendale gli elementi di
guida dell’organizzazione perché ha due limiti:
soffre di una interdipendenza elevata con il sistema di programmazione;
l’incapacità a cogliere disfunzioni o inefficienze dell’organizzazione nel suo complesso. Il
controllo porta ad individuare certe aree specifiche di scarsa efficienza.
I limiti interni al controllo di gestione, limiti che possono essere avvertiti da azienda ad azienda,
fanno convincere della necessità di un altro tipo di controllo in grado di raggiungere finalità
che per il controllo direzionale non appare possibile perseguire.
Questo nuovo tipo di controllo strategico ha come obiettivo il controllo globale della gestione
aziendale e verifica la:
II. Un altro problema è quello di evitare un’eccessiva proliferazione dei controlli, che
finisca per tradursi in un rallentamento dell’attività operativa (conseguenza negativa) e
in un notevole aggravio dei costi. I controlli devono essere funzionali, cioè rivolti agli
aspetti di maggiore importanza della gestione e finalizzati ad una tempestiva
individuazione delle inefficienze interne e di mercato.
+ comprensibile che nel rapporto di scambio tra lavoratore e l’impresa, si formino interessi
diversi e per certi versi in potenziale conflitto sotto il profilo esclusivamente economico, l’impresa
è interessato al massimo rendimento rispetto ai costi e il lavoratore desidera il massimo risultato
rispetto alla quantità ed alle condizioni delle prestazioni che deve rendere.
I conflitti possono presentarsi in due momenti:
a. Contrattuali nel quale le parti devono disciplinare il loro rapporto sul piano normativo.
In questo caso ci vede essere un incontro di volontà, dapprima a livello nazionale, poi a livello
delle associazioni imprenditoriali e infine a livello d’impresa.
b. Operativo nel quale il rapporto deve essere gestito. Riguarda specificamente il processo di
direzione.
Attraverso una differente visione del fattore umano si è cambiato lo stile della conduzione. Si è
passati da una direzione tradizionale di tipo autocratico ad una direzione partecipativa. Lo stile di
direzione è il modello di governo dei rapporti di lavoro nell’organizzazione . Esso
tende ad assumere caratteristiche differenti da impresa a impresa. Si distinguono due stili:
a. direzione autocratica, fondata sul principio dell’autorità e attuata mediante la gerarchia del
comando (si basa sul controllo esterno o supervisorio);
b. direzione partecipativa, basata sul consenso e attuata mediante la creazione della
motivazione (si basa sul controllo legato alla motivazione, quindi sull’autocontrollo).
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Ogni individuo aspirerebbe dunque a salire questa scala dei bisogni. I primi bisogni
conterebbero di più incentivi economici, mentre a quelli successivi assumerebbero una
maggiore importanza gli stimoli psicologici e gratificazioni morali.
I. bisogni soddisfattivi, quelli che, una volta appagati, producono gratificazione e quindi
stimolano all’azione. Includono tutti i fattori motivazionali quali il successo e il suo
riconoscimento, l’interesse verso il lavoro svolto e le responsabilità assunte, le occasioni di
crescita professionale presenti nei compiti assegnati, la possibilità di promozione e di
avanzamento;
II. bisogni insoddisfattivi, quelli che, se non soddisfatti, generano frustrazione e
determinano l’inazione. Includono i fattori “igienici” legati alla politica dell’azienda e alla
sua organizzazione, alla supervisione, alle relazioni interpersonali, alle condizioni di lavoro,
alla retribuzione, allo status e alla sicurezza.
L’incentivazione
+ Alla luce di quanto detto, quindi, appare chiaro che per un’efficace motivazione bisognerebbe
utilizzare incentivi sia economici, sia morali.
In particolare, legato all’incentivazione economica di forme individuale, sarebbe preferibile quelle
che concorrono a creare solidarietà all’interno dell’organizzazione (ex. Compartecipazione ai
risultati aziendali).
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L’adozione di un modello piuttosto che all’altro è strettamente legato al sistema dei valori posseduti
da chi dirige, alle capacità dei subordinati e alle caratteristiche entro cui deve esercitarsi il
processo di direzione.
TEORIA X TEORIA Y
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+ La teoria Y parte da un concetto fortemente positivo di uomo, visto che non solo come
essere da motivare, ma anche come individualità da valorizzare e coinvolgere nel processo
decisionale aziendale.
Strategica è la capacità dirigente di far nascere e consolidare stretti legami di gruppo nel
contesto aziendale PRINCIPIO DI CLAN rappresenta un’alternativa molto valida verso
quello della gerarchia. Questo perché se tra componenti del gruppo (CLAN) nascono valori
comuni d’impegno nei confronti degli obiettivi assegnati al gruppo stesso dal superiore
gerarchico, diventa superflua e controproducente l’attivazione del rapporto gerarchico per
ottenere il rispetto degli obiettivi.
Sistema premiante sistema attuato dalla dirigenza volto al riconoscimento dei meriti a
chi dimostra di avere più capacità professionale e maggiore volontà d’impegnarsi.
LA LEADERPSHIP L’adozione con successo di uno stile di direzione partecipativo è
legato all’accettazione della leadership. La leadership consente di indurre modificazioni nel
comportamento di altri individui.
Solo un’adeguata motivazione ed un costruttivo esercizio della leadership possono contribuire a
tenere elevate le performance dei singoli e dell’organizzazione nel suo complesso.
La leadership BASATA SU VALORI INNATI NELLA PERSONA ovvero dalle sue doti
carismatiche anche se può essere rafforzata dalla formazione ed esperienza manageriale.
Cosa significa essere un leader? significa saper creare spirito di corpo.
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Nel momento in cui si ha una carenza di informazioni, questo può pregiudicare la capacità di
risolvere i problemi in maniera tempestiva e di fissare gli obiettivi adeguati.
Importante è il contributo del sistema informativo (S.I.) che rende disponibile le informazioni
che supportano sia i processi di assunzione delle decisioni sia lo svolgimento delle attività
esecutive.
1. un patrimonio di dati: i dati sono la materia prima grezza; esso può essere definito come
la rappresentazione dello stato di un fenomeno. Ad esempio, il codice e il prezzo di ciascun
articolo passato alla cassa di un supermercato sono dati, ma la marca è un'informazione.
Per costruire una base di dati occorre integrare dati interni (che provengono dai sistemi
contabili ed extra contabili) con quegli esterni (relativi all'ambiente competitivo,
transazionale e al macroambiente).
2. insieme di procedure: esse sono un insieme di regole e norme da seguire per
l'acquisizione e l'elaborazione dei dati e la successiva diffusione delle informazioni
generate. Il processo di produzione delle informazioni si articola in 3 fasi: l'acquisizione
dei dati, elaborazione e l'emissione. è necessario individuare quali sono i dati da
raccogliere per soddisfare i fabbisogni. Un problema che potrebbe emergere è l'incapacità
di organizzarsi adeguatamente.
3. Un insieme di mezzi e strumenti: i mezzi tecnici tecnologici hanno contribuito a
velocizzare l'esecuzione di molte attività;
4. Un insieme di persone: il processo di produzione delle informazioni vede coinvolti tutti gli
utenti che fanno parte del sistema. Nelle prime fasi la raccolta e l'elaborazione dei dati
veniva eseguita esclusivamente dal personale specialistico e dai centri EDP (electronic
data processing), oggi però tutto il personale aziendale è attivo nell'utilizzo delle tecnologie
informatiche online e Real Time.
Nonostante le tecnologie, la componente umana rimane quella più critica.
Il sistema informativo aziendale può essere scomposto nel sistema informativo direzionale
(S.I.D.) e in quello operativo. I due sistemi sono interagenti.
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La forma tacita è una forma diretta all'azione: l'individuo acquisisce delle conoscenze che
le esercita nella pratica ma che non è in grado di spiegarle.
La forma esplicita può essere codificata attraverso un linguaggio di manuali, procedure, norme
e altro.
La creazione della conoscenza richiede un processo dinamico di conversione che deve
realizzarsi su due livelli: dall'individuo all'organizzazione e dal sapere tacito a quello esplicito.
Questo processo possiamo descriverlo con il modello della spirale della conoscenza:
a. da implicita a implicita (socializzazione): la conoscenza è acquisita attraverso
l'osservazione del comportamento e quindi attraverso l'imitazione;
b. da implicita a esplicita (esteriorizzazione): si cerca di dare un'espressione linguistico
comunicativa della conoscenza;
c. da esplicita a esplicita (combinazione): realizzata attraverso il confronto con individui o
gruppi che sono portatori di una diversa visione della realtà;
d. da esplicita a implicita (interiorizzazione): la conoscenza assume la forma di una routine
che può essere trasformata in conoscenza tacita grazie al processo con cui l'individuo la
sperimenta e la mette in pratica.
***
CAP 13: LA GESTIONE COMMERCIALE NELL’OTTICA DEL MARKETING
Nelle imprese viene definito una strategia complessiva, o di gruppo, di una più strategie
competitive (strategie di business).
Ogni impresa produce un bene o un servizio e dovrà curarne la distribuzione e la vendita
attraverso l'approvvigionamento dei materiali e dovrà governare la finanza, attuare la ricerca ecc.
GESTIONE OPERATIVA si occupa del controllo ed esecuzione dei processi operativi, (non si
occupa di sviluppo aziendale).
Le funzioni operative di gestione sono inquadrabili in tre gruppi:
52
1. orientamento al prodotto cioè la cura dei problemi attinenti al ciclo di produzione. Esso si
configurava in una situazione di mercato favorevole nella quale bastava produrre a prezzi accettabili
per riuscire a vendere e conseguire dei profitti.
2. orientamento al mercato cioè accertarsi della vendibilità dei prodotti da realizzare; necessita di
analizzare la domanda globale. L’ORIENTAMENTO AL MERCARO RIGUARDA PRETTAMENTE LA
VENDITA DEL PRODOTTO.
Le motivazioni mutano non solo in funzione della natura del prodotto ma anche delle condizioni
del consumatore.
La politica del prodotto attua un alto tasso di strategicità: si tratta di decisioni che
vincolano l'impresa per tempi lunghi, per ammortizzare gli investimenti e che determinano:
54
L’esigenza di una pluralità di modelli e tipi di prodotto deriva anche dal naturale
invecchiamento della gamma e dalla necessità, quindi, di procedere in modo sistematico
al suo rinnovamento. A seconda dello stadio di vita, ogni prodotto ha un ciclo di vita.
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1- introduzione in cui il prodotto si diffonde con una crescita molto lenta delle vendite
2- sviluppo in cui il prodotto si afferma rapidamente – espansione delle vendite ad un ritmo
rapido
3- maturità in cui le vendite continuano a svilupparsi ma ad un tasso più contenuto
(non c’è saturazione del mercato)
4- declino in cui le vendite si riducono a causa dell'immissione di un prodotto nuovo o per
la saturazione della domanda. Non è vero che sono negative (domanda falsa)
È importante tener presente che il ciclo di vita del prodotto non ha sempre lo stesso
andamento. IN GENERALE la curva del ciclo di vita del prodotto NON ha sempre lo stesso
andamento e viene rappresentata con una funzione logistica fino alla fase di stabilizzazione del
prodotto sul mercato, seguita da un tratto più o meno decrescente FASE DI DECLINO. Tale
curva ha un andamento diverso in base alla:
a. Natura del prodotto
b. Alle politiche di mercato adottate.
+ ciascuna fase è caratterizzata da una diversa redditività e differente peso delle altre
politiche di marketing
La matrice del portafoglio prodotti (matrice BCG) suddivide i prodotti in quattro classi in
funzione del cash-flow cioè del divario tra investimenti e ritorni. La matrice stabilisce un
rapporto diretto tra cash-flow riprodotto e condizioni interne ed esterne. In base a questi due
parametri si costituisce una matrice al cui interno vi sono i seguenti tipi di prodotti:
- Prodotti marginali o dogs con bassa quota di mercato e lento sviluppo della
domanda. Flusso di cassa insoddisfacente se non addirittura negativo
- prodotti rischiosi o question marks con bassa quota e rapido sviluppo della
domanda. Genera un cash-flow peggiore perché richiede elevati investimenti.
-prodotti di successo o stars con alta quota e rapido sviluppo della domanda. Flusso di
cassa positivo, anche se è necessario continuare ad investire
-prodotti da reddito o cash cows con alta quota e lento sviluppo della domanda.
Azienda ha un’elevata quota e quindi sfrutta la sua forza in un mercato poco interessante per
la concorrenza.
La matrice definisce tappe diverse nella vita degli stessi prodotti e permette di determinare due
tipi di progressione:
- favorevole che prevede il passaggio da prodotto rischioso a prodotto di successo
- sfavorevole che ipotizza il passaggio da prodotto di successo a prodotto rischioso e a prodotto
marginale, ma anche da prodotto da reddito a prodotto marginale.
La matrice più completa è quella della General Electric, fondata sull’attrattività del mercato e
sulla posizione competitiva oltre a puntare alla quota del mercato, punta alla velocità della
sua crescita.
(qui a destra) matrice delle posizioni di mercato
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LA POLITICA DI PREZZO
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Nella fase di determinazione dei prezzi è importante saper valutare se, tra i prodotti in vendita,
esistano delle relazioni di interdipendenza e quindi saper stabilire, in caso affermativo, in quale
modo esse debbano essere regolate. Per valutare l’interrelazione fra i prezzi dei prodotti
venduti, si può calcolare l’indice di elasticità incrociata, cioè, nell’ipotesi di bue beni A e B, il
rapporto fra la variazione percentuale della domanda del bene A rispetto a quella del prezzo del
bene B.
Dove: Ea, b = indice di elasticità incrociata;
Va = domanda del bene A;
Pb = prezzo del bene B.
Se l’elasticità della domanda del bene A rispetto al prezzo del bene B è: positiva, i beni sono
intersostituibili; negativa, i beni sono complementari; bassa o nulla, beni sono non correlati (la
domanda del bene A non risente delle variazioni del prezzo del bene B).
LA POLITICA DI COMUNICAZIONE
La politica di comunicazione ha come obiettivo quello di creare un rapporto positivo con tutti gli
stakeholders.
La promozione può essere definita come il complesso di azioni poste in essere per indurre,
preservare o modificare i modelli di comportamento degli operatori di mercato allo scopo di ritrarre
un vantaggio competitivo.
Lo scopo è di creare delle preferenze, di informare e di persuadere ad acquistare i beni prodotti
dall’impresa. Per indurre all’acquisto, la politica promozionale deve sfruttare le motivazioni
che determinano il comportamento del consumatore. I modelli elaborati dagli psicologi
concordano nell’individuazione di tre momenti o fasi successive:
- il momento cognitivo (stadio conoscitivo), in cui si acquisisce la consapevolezza del bisogno
da soddisfare e si inizia a rivolgere l’attenzione ai prodotti idonei a tale scopo;
- il momento emotivo (stadio affettivo), in cui l’attenzione si trasforma prima in interesse e poi
nel desiderio di disporre del prodotto; (attenzione-interesse-desiderio)
- il momento attivo (stadio comportamentale), in cui si passa alla fase materiale dell’acquisto
mediante una comparazione delle varie offerte di mercato.
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2. la pubblicità e l'attività più tradizionale di comunicazione; con essa si intende qualsiasi forma
di messaggio impersonale inviato a pagamento da un promotore individuato a coloro che sono
o possono essere interessati al prodotto. viene realizzato attraverso i media per propagandare
un nuovo prodotto, per rivitalizzarlo, per rafforzare l'affermazione della marca e per sottolineare
la presenza del prodotto del mercato.
3. la promozione in senso stretto crea particolari incentivi per l'acquisto dei prodotti aziendali
4. attività del personale di vendita / i venditori realizzano una più efficace azione commerciale.
La scelta determinata in base alle abitudini di acquisto dei consumatori ma anche in base a fattori
di politica aziendale.
Aspetto orizzontale della distribuzione significa stabilire un numero di sbocchi determinando
l'intensità della distribuzione. è possibile misurare l'intensità della distribuzione attraverso il
grado di copertura del mercato. Questo grado è funzione del numero di punti di vendita e del
loro peso relativo, per cui si prendono in considerazione i due indici:
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cui affidare il collocamento del o dei prodotti aziendali (venditori aziendali, commercianti, ausiliari
mercantili
+ CANALE decisione circa il modo di collegamento tra l’azienda e gli sbocchi prescelti.
- strategie di marketing di spinta (o di push), l’azienda deve far ricorso a forme distributive
particolarmente incisive e penetranti nei confronti del mercato da raggiungere;
- strategie di marketing di attrazione (o di pull), l’azienda deve sfruttare soprattutto lo
strumento pubblicitario.
L’obiettivo finale del marketing relazionale è il miglioramento della profittabilità della clientela
nel lungo termine e la massimizzazione del Customer Lifetime Value. Il CLV definisce il
valore che un cliente può generare per una determinata impresa. In termini di ricavo, può essere
calcolato:
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I problemi della produzione di beni poggiano sulle risorse umane; inoltre, i servizi sono
difficilmente conservabili. Per svolgere la funzione di produzione in maniera efficace occorre
disporre di una tecnologia appropriata;
+ il ciclo produttivo assume un carattere strategico e si pone al centro del processo di gestione,
ma tale posizione non si traduce in un rapporto di dipendenza.
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La tecnologia va gestita in modo dinamico e non può più essere considerata come il
tradizionale know-how ma come l'abilità a rinnovare le caratteristiche qualitative e quantitative
della funzione di produzione.
Le principali scelte di produzione sul piano strategico riguardano:
- la determinazione del mix (tipologia e assortimenti qualitativi) e delle quantità di produzione;
- la progettazione dell’impianto (dimensione, tecnologia e servizi di supporto);
- la logistica (integrazione verticale e decentramento produttivo).
È possibile distinguere quattro diverse tipologie di processi produttivi: (questi tipi di produzione
sono ordinati secondo il grado di ripetitività e di uniformità dei prodotti:
1) produzione di beni per unità distinte: produzioni che si differenziano per caratteristiche
sostanziali (prestazioni tecniche, standard qualitativi).
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Le imprese possono suddividere la loro produzione tra più stabilimenti. Nelle aziende
multiplant, l’organizzazione dei cicli produttivi si amplia fino a comprendere un modello di
rete di impianti, differentemente da caso a caso. Quando un’azienda dispone di più unità
produttive, il problema del dimensionamento si affianca a quello di scelta del modello di
suddivisione dei cicli o delle linee di produzione.
Le soluzioni adottabili sono:
a. modello di ripetizione: ogni centro produttivo lavora gli stessi prodotti;
b. modello di parcellizzazione: ciascun impianto svolge una parte del processo di
fabbricazione, producendo parti da avviare ad alcuni stabilimenti centrali di montaggio;
c. modello di specializzazione: ogni impianto produce un particolare tipo di prodotto della
gamma aziendale.
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LAY OUT temine che deve intendersi come la disposizione delle strutture edilizie, delle
macchine, delle attrezzature e dei posti di lavoro all’interno della fabbrica, allo scopo di
ottimizzare l’impiego delle quattro M (Men, Materials, Machines, Money) che gli americani
includono nell’equazione della produzione, rendendo più rapido e diretto il movimento dei materiali
in corso di lavorazione e riducendo i tempi di ozio.
+ La rigidità degli impianti causerebbe però uno spreco di costi nell’ipotesi di parziale
sfruttamento dell’impianto. Per questo motivo si ricorre alla manovra delle scorte. Per
l’impresa si tratterà quindi di stabilire la capacità di produzione intorno al livello medio della
domanda, in modo da poter soddisfare, mediante le scorte, le esigenze del mercato continuando a
produrre un quantitativo costante di output.
Un impianto è un sistema complesso costituito da una serie di macchine definiti come fattori
quanti, cioè un bene di servizi. La macchina è progettata per svolgere un numero di operazioni e
quindi l'impresa tende allo sfruttamento integrale dei fattori quanti. Il problema sorge nel
momento in cui non tutte le macchine raggiungono lo stesso ritmo di lavoro, in altre parole i
fattori quanti presentano dei limiti.
- nel medio-lungo termine per costituire la capacità produttiva necessaria in rapporto agli
obiettivi strategici dell’impresa;
- nel breve termine per allocare le risorse disponibili, in modo da raggiungere i traguardi di
produzione posti dal programma annuale di vendita;
- nel brevissimo termine per organizzare il lavoro dei centri di produzione in funzione delle
quote settimanali o mensili da realizzare.
-
IL CONTROLLO DI EFFICIENZA DELLA PRODUZIONE. Fattori statici e dinamici
Nei mercati moderni, in cui sempre più spesso “i costi si fanno sui prezzi”, diviene dunque
elemento essenziale, l’efficienza organizzativa che si traduce nel miglioramento
dell’economicità dei processi aziendali.
A tale riguardo, gli obiettivi da perseguire sono rappresentati:
1. dallo sfruttamento ottimale dell’impianto (massimizzazione delle ore lavorate con riduzione
dei tempi di fermata delle macchine, di pausa degli operai e delle operazioni di set-up);
2. dalla massimizzazione della produttività, mediante organizzazione del lavoro e formazione
del personale;
3. dalla razionalizzazione dei consumi di materie prime e ausiliarie mediante riduzioni di
perdite, cali di lavorazione…
4. dall’idoneità dei servizi di supporto alla produzione (magazzino, ricerca, trasporti interni,
ecc.).
66
1. equilibrio economico tra ricavi e costi, equilibrio che deve tradursi in un divario
positivo per la formazione del profitto;
2. equilibrio finanziario, cioè il bilanciamento tra impieghi di capitale e fonti di provvista
dello stesso;
3. equilibrio monetario tra entrate e uscite di cassa preservando la liquidità.
Le interrelazioni tra i tre equilibri dipendono dal fatto che il ciclo di formazione dei COSTI
e RICAVI incide sull’altezza del fabbisogno di capitale e sul ciclo dei movimenti monetari.
Solo nel tempo lungo è chiaro che i costi corrispondono al totale delle uscite e il totale dei
ricavi al totale delle entrate. 67
Perché appunto in un arco di breve, ci sono costi e ricavi anticipati e costi e ricavi differiti
a. obiettivi economici
b. obiettivi finanziari
c. obiettivi monetari
I problemi di fondo della gestione finanziaria sono quelli di programmazione degli investimenti e
delle fonti di copertura.
Nell’assunzione delle scelte d’investimento, la risorsa finanziaria può rappresentare un:
- Vincolo assoluto, che si determina quando è impossibile reperire ulteriori mezzi necessari per
dare attuazione all’investimento;
- vincolo relativo, che si configura quando sussiste un divario sfavorevole tra redditività
dell’investimento e costosità del capitale necessario ad attuarlo.
Nella programmazione degli investimenti vanno distinti casi di maggiore peso finanziario da
quelli di carattere operativo.
Nella prima ipotesi (casi di maggior peso finanziario) si tratta di condurre valutazioni complesse
che devono tenere conto di numerose variabili; mentre nel secondo caso (quelli di carattere
operativo) decisioni di minore impegno finanziario.
A questo proposito il problema degli investimenti varia in relazione alle diverse epoche di vita
dell’impressa e all'impatto del progresso tecnologico sulle vicende aziendali.
In presenza di un sistema evoluto di programmazione, la determinazione degli investimenti
rientra nella formulazione delle strategie e richiede un'apposita procedura (capital budgeting). Per
condurre a queste valutazioni, si ricorre a tecniche di carattere economico-finanziario.
- Stabilire l'accettabilità di un progetto rispetto a valori standard prefissati.
- comparare progetti alternativi, cioè una lista di priorità tra più proposte di investimento.
Il fabbisogno finanziario aziendale è uguale alla somma del capitale fisso (necessario
per acquisire le immobilizzazioni materiali e immateriali) e del capitale circolante
(necessario per alimentare il ciclo acquisti-produzione-vendite).
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69
La struttura finanziaria è determinata dalla scelta delle fonti di copertura del fabbisogno
aziendale. Essa può assumere caratteristiche molto differenti in funzione della partecipazione dei
soci e delle condizioni del mercato dei capitali.
Le variabili incidenti sul fabbisogno finanziario sono:
- le operazioni di investimento e di alienazione dei beni impiegati nella gestione corrente e
patrimoniale;
- il livello delle scorte di magazzino (se le scorte diminuiscono il fabbisogno finanziario
diminuisce);
- le condizioni di pagamento applicate ai clienti;
- le condizioni di pagamento stabilite con i fornitori;
- il livello di liquidità (se la liquidità aumenta il fabbisogno finanziario aumenta).
La prima voce incide sul fabbisogno di capitale fisso, mentre le altre sono correlate al fabbisogno
di capitale circolante in senso stretto.
Le modalità di copertura del fabbisogno finanziario sono:
dotazione di mezzi propri, legati all’impresa con vincolo di capitale;
risultato economico della gestione (autofinanziamento);
finanziamento interno dei soci;
finanziamento esterno attinto presso i risparmiatori, le banche, i clienti, i fornitori e i
dipendenti.
- strutturale, tradotto come nello squilibrio delle fonti rispetto agli impieghi che può portare
all’insolvenza (incapacità di sostenere i processi di investimento e le esigenze di capitale
circolante)
- congiunturale, legato a occasionali carenze di cassa che può portare all’illiquidità
(momentaneo deficit di cassa).
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Una delle scelte fondamentali da assumere riguarda il livello di indebitamento per l’impresa.
Questa scelta deve essere orientata da fattori qualitativi riguardanti il livello di rischio, la rigidità
della struttura e il presumibile effetto del fattore leva finanziaria. La leva finanziaria esprime la
capacità dell’indebitamento, in determinate condizioni (ovvero quando ROI > i), di ampliare la
redditività aziendale (reddito ottenuto sul capitale proprio [ROE]).
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Prestiti dipendenti: forma di finanziamento estero credito mercantile cioè il credito diretto
collegato ad operazioni di scambio.
***
72
L’’aspetto strategico si lega a scelte più ampie e complesse e dipende dalle caratteristiche
dei cicli di produzione e dei mercati di rifornimento.
L’impostazione del processo di approvvigionamento è legata a due elementi:
Incrociando questi due elementi si può costruire una matrice, che consente di distinguere i vari
tipi di acquisti e suggerire i modelli organizzativi per gestire il relativo processo di
approvvigionamento. Sotto tale profilo, i materiali si possono dividere in:
A. materiali leva o chiave, il cui peso economico, dati gli elevati costi di acquisto e di
magazzinaggio, incide sul profitto finale dell’impresa, ma presentano un basso rischio di
reperimento sul mercato;
B. materiali strategici, hanno un ruolo critico nell’allestimento del bene oggetto di
produzione da parte dell’impresa, perché sono di difficile reperimento e di elevato
impatto sulla redditività;
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Il fenomeno delle scorte assume un'importanza decisiva ai fini della funzionalità operativa del
sistema aziendale e genera oneri e rischi rilevanti nell'economia dei processi produttivi. la
programmazione e il controllo sono fondamentali per il miglioramento dell'efficienza
globale dell’impresa.
In sintesi, la logistica riguarda l'organizzazione dei magazzini, i processi di approvvigionamento e
di distribuzione e la gestione delle scorte. per l'approvvigionamento due sono le innovazioni di
maggior rilievo: la prima e la costruzione di reti trasversali interaziendali che raggruppano
produttori e fornitori con rapporti di stretta collaborazione mentre la seconda e il ruolo esercitato
dal web.
***
74
Lanciare un nuovo prodotto è molto rischioso; le finalità sono diverse: soddisfare un bisogno
che prima non esisteva, consentire l'ingresso in un nuovo segmento di mercato oppure sostituire i
prodotti obsoleti o invecchiati.
La realtà insegna che non tutte le innovazioni sono efficienti ed è per questo che bisogna fare
un'attenta valutazione:
misurazione della vendibilità del nuovo prodotto
verifica tecnologica
definire le risorse finanziarie necessarie
stimare la convenienza economica dell'operazione
valutare la sostenibilità ambientale
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- first mover: è quello che vuole conquistare per primo una posizione, acquisendo un
vantaggio iniziale ma assumendo maggiori rischi.
Vantaggi occupazione immediata del mercato, creazione di fedeltà alla marca,
acquisizione di leadership tecnologica, difficoltà maggiori per il passaggio ai prodotti
della concorrenza.
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Per creare il clima più favorevole allo sviluppo dell'iniziativa e della creatività individuale
occorre adottare:
- forme organizzative snelle o appiattite
- metodi di programmazione
- stili di conduzione partecipativi
- sistemi di controllo in grado di sviluppare l'iniziativa personale
La sua genesi, spesso si collega l'efficace combinazione di risorse interne ed esterne secondo un
modello di “open Innovation”.
***
La visione strategica incide sulla valorizzazione delle risorse umane, cioè sulla formazione del
capitale intellettuale e le abilità individuali (skill), le capacità e le competenze da impegnare nelle
attività aziendale. Questi aspetti favoriscono l'integrazione e sviluppano il suo impegno per il
raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Nel profilo amministrativo, rientrano le procedure di acquisizione delle risorse necessarie per lo
svolgimento delle attività e la definizione dei rapporti contrattuali.
Importante valutare sono i requisiti professionali e caratteriali dei candidati da selezionare per
l'ingresso in azienda; non bisogna solo tener conto delle competenze richieste ma anche
dell'attitudine dei singoli ad inserirsi in un contesto organizzativo caratterizzato da una storia
e da valori che devono essere compresi e condivisi. Una volta assunti, i lavoratori devono
essere addestrati e curati e tutto ciò richiede degli investimenti.
Bisogna valutare i seguenti elementi:
a. qualità attitudinali e requisiti caratteriali
b. esperienze in relazione alle mansioni da ricoprire in azienda
c. titoli di studio posseduti
d. risultati di prestigio
e. disponibilità alla mobilità e ai trasferimenti di sede
f. aspettative e bisogni da soddisfare
Il mercato del lavoro è in rapida evoluzione per fatti strutturali e congiunturali, basti pensare allo
sviluppo del lavoro a distanza noto con il nome di “smart working”. Un mercato più flessibile
permette di ricorrere a forme di inserimento non definitive. Ma secondo gli imprenditori si
possono trarre dei vantaggi facendo ricorso a forme alternative che permettono di
incrociare domanda e offerta di lavoro. Inoltre, agevola l'inserimento lavorativo e amplia le
occasioni di lavoro.
Anche in Italia la legislazione sul lavoro è orientata su una struttura più flessibile, in cui al posto
fisso si sono affiancate forme di occupazione cosiddetta atipica:
part-time: un'occupazione regolare con orario giornaliero o settimanale ridotto rispetto a
quello considerato normale; questa forma è utilizzata anche in combinazione con lo smart
working
Lavoro interinale: una particolare forma di lavoro temporaneo svolto mediante
l'intermediazione di un'impresa specializzata. si genera quindi una relazione che
intercorre fra tre soggetti:
a. l'agenzia di lavoro che ricerca, assume e colloca personale presso altre imprese
b. il lavoratore subordinato da questa assunto
c. l'impresa cliente dell'agenzia che utilizza le prestazioni del lavoratore per il tempo
ritenuto necessario
job sharing: Con questa modalità, due lavoratori si dividono una prestazione di lavoro
di cui sono entrambi responsabili; in questo modo si può conciliare l'impegno lavorativo con
quello personale
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I vantaggi di questo strumento di flessibilità del lavoro dirigenziale sono: la rapidità dell'intervento,
l'immediata disponibilità di competenze di elevato livello, la specificità dell'azione, la misurabilità
dei risultati.
+ Al contratto l'impresa può concedere ai lavoratori dei servizi (auto aziendale, ticket pasto,
abitazione…). Queste modalità migliorano l'aspetto economico.
Il problema della retribuzione è particolarmente avvertito nel nostro Paese per l’incongrua struttura
del salario, dovuta ad eccessiva incidenza degli oneri contributivi.
La parte legale e contrattuale della gestione dei rapporti di lavoro è quasi sempre responsabilità
della struttura che si occupa del processo di amministrazione contabile.
In ogni azienda la sicurezza deve essere assicurata sotto il profilo del contesto lavorativo e
dello specifico posto di lavoro. Per queste ragioni viene nominato un responsabile della
sicurezza e redatto un piano di valutazione dei rischi in grado di garantirne la prevenzione. Sotto
il profilo organizzativo le aziende di non piccole dimensioni fanno ricorso a istituti di certificazione
della qualità aziendale.
I problemi relativi alla gestione del personal e assumono complessità diverse in base alla
dimensione dell’impresa.
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La costruzione del prospetto delle fonti e degli impiegh i deve avvenire per fasi
successive, tenendo presente che alcuni impieghi di capitale sono obbligati, mentre altri lo
diventano per preservare le condizioni di efficienza del processo produttivo.
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3. il quadro generale dei movimenti monetari: serve per determinare le modalità monetarie
di copertura o di impiego del fabbisogno o delle disponibilità globali. All'interno vengono
indicate tutte le uscite e tutte le possibili fonti di entrata.
- per quanto riguarda le entrate i tempi di verificazione possono essere certi, molto probabili
e probabili;
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- valore attuale netto (VAN): per l’applicazione di questo metodo si assume un tasso di
attualizzazione pari a quello del costo del capitale (c), in modo da determinare il valore attuale
del progetto. In formula si ha:
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Le linee dei ricavi complessivi e dei costi complessivi si incontrano in un punto (P). La
proiezione di questo punto sull’asse delle ascisse (q) è chiamato punto critico o punto di
pareggio (break even point) e segnala che il profitto è pari a zero.
Il punto P definisce due triangoli che rappresentano:
- l’area delle perdite, cioè l’insieme dei volumi produttivi e di vendita per i quali si
sostengono costi superiori ai ricavi;
- l’area dei profitti, cioè l’insieme dei volumi produttivi e di vendita per i quali si ottengono
ricavi superiori ai costi complessivi.
a. margine di sicurezza, valore positivo (contrazione massima che può subire il volume di
produzione/vendita prima di entrare nell’area delle perdite);
b. margine di deficit, valore negativo (espansione del fatturato necessaria per ottenere il
pareggio tra ricavi e costi complessivi)
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Al punto di pareggio è legato il concetto di leva operativa intesa come il rapporto tra la
variazione percentuale del reddito operativo e quella delle unità vendute. LA LEVA OPERATIVA
può essere definita come il grado in cui vengono sfruttati i costi fissi nell’attività operativa.
Un’azienda che ha un’elevata proporzione di costi fissi rispetto ai costi totali e ai ricavi ha un’alta
leva operativa perché, al crescere della quantità prodotta, vede crescere più rapidamente il suo
reddito operativo rispetto ad un’altra azienda con una leva operativa più bassa.
CONCETTO DI LEVA OPERATIVA si collega quindi alla struttura dei costi e misura le
conseguenze di un migliore sfruttamento dei costi fissi sul risultato operativo aziendale.
Nb La leva operativa NON è uguale alla variazione percentuale delle vendite diviso la
variazione percentuale del reddito operativo.
BEP ANALITICO. Il punto di pareggio può essere determinato, oltre che graficamente, anche in via
analitica.
La linea dei ricavi è espressa da un’equazione del tipo > R = y
R = ricavi; y = volume produttivo o di vendita (nell’ipotesi di una perfetta uguaglianza tra valore del
volume di produzione e di vendita e valore dei ricavi)
La linea dei costi complessivi può essere espressa da un’equazione del tipo >
C = ay + k
C = costo complessivo; a = coefficiente angolare della linea dei costi variabili (rapporto tra i costi
variabili totali e ricavi complessivi);
k = costi fissi.
Per avere il punto di equilibrio è necessario che i ricavi siano uguali ai costi cioè -> y = ay + k da
cui
dove.
Qx = volume di produzione o di vendita;
R = ricavo per unità di prodotto;
Cf = costi fissi complessivi;
Cv = costi variabili per unità di prodotto;
P = profitto per unità di prodotto.
Il punto di pareggio si ha quando i profitti sono uguali a zero (PQx = 0), quindi > RQx = Cf +
CvQx
Da cui si ottiene
la prima ipotesi (costanza di ricavi unitari di vendita) si può riscontrare anche nella realtà,
quando l'azienda rimane ferma nelle sue decisioni di prezzo, sconti e abbuoni: in questo caso
il ricavo resta sempre lo stesso. al contrario, se l'impresa modifica queste sue scelte, la linea dei
ricavi non corrisponde alla realtà ma se ne discosta.
La terza ipotesi (la proporzionalità dei costi variabili ) si assume l'esistenza di soli costi
variabili proporzionali in tutto l'insieme di costi variabili tipici di ciascuna azienda, si opera una
considerevole forzatura della realtà.
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La logistica è un’area della gestione che assume una particolare rilevanza in termini strategici
ed economici e al cui interno si collocano in posizione preminente i problemi di magazzino.
Le scorte svolgono il ruolo di equilibrare i processi di approvvigionamento, produzione e vendita.
Ci sono due differenti impostazioni di gestione:
1. quella tradizionale secondo cui l’altezza delle giacenze da tenere in magazzino dipende dai
tempi di assorbimento dei materiali e dai tempi di riapprovvigionamento degli stessi;
Si segue la logica dello stock control cioè si controlla il livello della scorta a prescindere
dall'andamento dei processi di produzione e di vendita. Le tecniche più note collegate
allo stock control sono la tecnica delle scorte separate e quella del ciclo di ordinazione.
2. La seconda è legata all'andamento della domanda; si segue la logica del flow control cioè
le scorte sono determinate in funzione del flusso di ordini di vendita da evadere.
Le tecniche più note collegate al flow control sono Material Requirements Planning
(MRP) e in alcune realtà è applicata la tecnica del Just In Time (JIT), legata alla
sincronizzazione delle attività delle imprese fornitrici rispetto a quelle clienti.
- Il Material Requirements Planning (MRP) si basa sul concetto di far coincidere le scorte
con i fabbisogni di breve periodo, in modo da ridurre al minimo l'accumulo di giacenze;
- Il Just in time propone la minimizzazione dei livelli di giacenza del ciclo produttivo per
generare vantaggi economici al contempo eliminare il rischio connesso all’immobilizzazione
(deterioramento, obsolescenza dei materiali di scorta).
Questo sistema crea grandi rischi per il produttore. Per poter attuare il just in time è
necessario collegarsi in modo immediato con la rete dei fornitori: una soluzione del
problema può essere quella dell'insediamento dei fornitori nella stessa area dello stabilimento
cliente.
+ Nella gestione delle scorte di materiali rientrano i problemi del quanto e del quando ordinare le
materie di base, i semilavorati o i componenti da impiegare nella produzione.
Nel metodo delle scorte separate, il primo problema da risolvere è la determinazione del
livello di riordino, cioè della quantità da raggiungere per far partire la procedura di
riapprovvigionamento.
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IL LIVELLO DI RIORDINO dipende dall’assorbimento e dal tempo guida (lead time), cioè dal
periodo occorrente per poter utilizzare la merce ordinata. Il lead time deriva dalla somma di tre
tempi:
1. il tempo necessario per emettere l’ordine (avvio della procedura amministrativa,
consultazione fornitori, autorizzazione all’acquisto, emissione dell’ordine);
2. il tempo necessario per l’arrivo della merce;
3. il tempo necessario per la messa a disposizione della merce (atti di ricevimento, controllo,
assunzione in carico e consegna).
Il problema della ricostituzione delle giacenze si pone allo stesso modo per l’adozione del metodo
del ciclo di ordinazione. In questo caso si parlerà si scorta ottimale e non di lotto economico di
acquisto, poiché la quantità acquistata varia di volta in volta, mentre rimane ferma la
quantità massima da tenere in stock all’inizio di ogni periodo. Questa quantità è il
risultato della somma di tre componenti:
c. l’assorbimento previsto durante l’intero periodo;
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Nelle imprese si hanno molti prodotti da tenere in scorta, parecchi dei quali però di valore esiguo
rispetto al valore globale del magazzino. In questo caso la gestione delle giacenze è attuata in
modo selettivo, adottando metodi raffinati per i materiali più costosi e procedure più semplici per gli
altri. Questa tecnica è nota come modello ABC, cioè si dividono gli articoli in tre classi:
a. nella classe A, i materiali che pesano di più sul valore complessivo delle scorte e che
richiedono un controllo assiduo e penetrante;
b. nella classe B, gli articoli che necessitano di un controllo periodico pur incidendo di meno;
c. nella classe C, quelli che possono essere gestiti con procedure più semplici.
La carenza di scorte prodotti può far perdere l’occasione di vendita e incide in modo
negativo sul volume di affari. Questo accade quando il cliente non è disposto ad attendere per
ricevere il prodotto e quindi si orienta verso i prodotti della concorrenza. Il tempo di attesa è tanto
più dilatabile quanto più è sviluppata la brand-loyalty (fedeltà nella marca) nel potenziale
acquirente.
I rischi collegati all’accumulo in magazzino di scorte prodotti derivano dalla possibile deperibilità
fisica o tecnica (si parla di senescenza e obsolescenza) del prodotto e dall’eventualità che
questo rimanga invenduto. I costi di immobilizzo sono più alti rispetto a quelli dei materiali, questo
è dovuto ai maggiori oneri di custodia e al valore più elevato del bene detenuto in stock. Per le
scorte di prodotti lo sforzo è di lavorare il più possibile su commessa.
L’investimento in stock rappresenta un immobilizzo rilevante di capitale che merita di essere
quanto più ridotto. I controlli possono riferirsi al magazzino (come servizio autonomo
nell’organizzazione) e all’oggetto della loro gestione (cioè alle scorte necessarie per
l’alimentazione dei processi di produzione e di scambio). L’indice che consente di operare delle
valutazioni di efficienza sulle scorte è il tasso di rotazione, che è dato dal rapporto fra:
materiale uscito dal magazzino in una certa unità di tempo / la giacenza media presente
in magazzino nella stessa unità di tempo.
La giacenza media si calcola aggiungendo alla rimanenza iniziale, la giacenza alla fine di
ciascun periodo di tempo, ottenute dalla differenza tra la giacenza ad inizio di periodo più le
entrate e meno le uscite di materiali in ogni periodo considerato. Maggiore è l’indice,
maggiore è l’efficienza della gestione delle risorse.
Il calcolo del tasso di rotazione assume una particolare importanza nel caso dei prodotti finiti,
perché consente di valutare la velocità di assorbimento dei vari articoli sul mercato. Esso può
essere riferito a intervalli di tempo di diversa ampiezza a seconda delle esigenze aziendali.
L'obiettivo da raggiungere è quello di garantire la sopravvivenza dell’impresa, conoscere quali
sono gli aspetti di debolezza e misurarne la variabilità nel tempo.
Può essere anche utile misurare l'efficienza del servizio magazzino e delle varie unità
periferiche che costituiscono la rete dei depositi aziendali.
Due rapporti:
a. costi di magazzino\costi di produzione: nei costi di magazzino si includono tutti gli oneri
di diretta e indiretta imputazione attinenti al funzionamento del servizio magazzino e delle
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Per quanto riguarda la performance economica, occorre anticipare che la valutazione deve
riguardare sia gli aspetti economici, patrimoniali e finanziari sia l'efficienza organizzativa
interna e quella competitiva esterna.
La valutazione dell'efficienza è un classico controllo di tipo susseguente cioè che si fonda sulla
rilevazione dei risultati conseguiti in un certo periodo: su prestazioni annuali oppure di periodi più
brevi.
La valutazione dell'efficienza richiede il ricorso ad un valore che rappresenta il rendimento
dell’intera gestione. Potrebbe essere individuato con il reddito d'esercizio che però presenta dei
limiti per due motivi:
1. la difficoltà di isolare un segmento annuale rispetto alla continuità temporale degli esiti di
gestione;
2. l'opinabilità delle scelte compiute da chi costruisce il bilancio stesso.
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Durante la gestione, si presentano alcuni fenomeni che pur contando economicamente, non danno
luogo parzialmente a esborsi di denaro. Si hanno 2 casi particolari:
Ammortamento procedimento contabile mediante il quale si ripartisce l’entità di un
investimento in quote rapportate al periodo di utilizzo del bene acquistato.
Accantonamento anticipazione economica di oneri che maturano o possono maturare
in periodi futuri e per i quali ogni esercizio dev’essere gravato della parte di competenza.
Il reddito di esercizio (RISULTATO ECONOMICO FINALE) è dato pertanto dalla somma algebrica
degli esiti di questi vari tipi di gestione. Quella più importante è sicuramente quella caratteristica,
poi bisogna osservare quella finanziaria, quella patrimoniale e infine la gestione straordinaria.
+ Ciascun tipo di gestione produce dei risultati economici.
- il margine o reddito operativo rappresenta il risultato della gestione caratteristica
dell'’impresa ed è uguale alla differenza tra ricavi e costi delle attività tipica aziendale. E’
sempre determinato al lordo degli oneri fiscali.
Come avviene la conoscenza del reddito operativo? La conoscenza del reddito operativo
avviene per MOL (margine operativo lordo) o per EBITDA ( Earnings Before Interest Taxes
Depreciation and Amortization.
EBITDA NON tiene conto degli ammortamenti ed eventuali svalutazioni, OPPURE EBIT
(margine operativo netto) tiene INVECE conto di ammortamenti e svalutazioni.
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2. efficienza economica, rapporto soddisfacente tra costi e ricavi. gli indici utilizzati sono:
a. indici di economicità, esprimono il rapporto tra costi e ricavi aziendali e consentono di
valutare la situazione di equilibrio o di squilibrio
b. indici di redditività, esprimono il rapporto ponendo al numeratore grandezze
espressive del reddito e al denominatore valori rappresentativi del capitale.
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a. Questo indice è rappresentato dalla quota di mercato, cioè dal rapporto tra le vendite
aziendali e le vendite effettuate nel particolare mercato servito . Inoltre, la conoscenza
della quota di mercato è molto complessa. La sua determinazione comporta la
conoscenza di un dato esterno così difficile che fa sì che le imprese rinuncino ad
utilizzare questo indice fino a valutare l'efficienza esterna il rapporto a dati interni.
b. La costruzione di indici di sviluppo del fatturato,
c. La costruzione di indici di penetrazione distributiva,
d. La costruzione di ampliamento della clientela può fornire utili elementi di valutazione
dell'efficienza commerciale anche se meno significativi rispetto alla quota di mercato.
Un altro indice misura il ritorno del capitale proprio investito in azienda: ROE (RETURN ON
EQUITY)
ROE= Utile netto \ patrimonio netto
Il ROE dovrebbe essere almeno pari al tasso free risk (tasso di rendimento dei titoli del debito
pubblico a breve scadenza) maggiorato per il premio del rischio. Costituisce un riferimento
fondamentale per l'impiego di capitale proprio in azienda rispetto a possibili usi alternativi.
La valutazione della positività del ROE è legata al concetto di COSTO OPPORTUNITA’ de
capitale, ovvero al massimo rendimento ottenibile da un altro investimento contrassegnato
dal medesimo profilo di rischio e al quale si rinuncia per investire nell’impresa
NB: il riferimento ad un indice anziché ad un altro, fornisce giudizi dissimili sulla redditività
aziendale.
Il ROI, ROS e ROE rappresentano i principali indici di redditività. Essi misurano aspetti
diversi e complementari nella redditività aziendale
Quando si attua la funzione di controllo è importante il collegamento tra il breve e il lungo termine.
Se il controllo a breve è sceso da quello a lungo, si corre il rischio di perdere la visione strategica
dell'attività aziendale, con il pericolo di sopravvalutare, ad esempio, il raggiungimento di risultati
operativi immediati ottenuti in mancanza di progressi prospettici.
I ratio permettono anche di valutare l'economicità mediante rapporto tra ricavi e costi di
gestione. L’indice di economicità va costruito per l’intera impresa ed esprime l’andamento
dell’economicità della gestione nel suo complesso.
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AI fini della valutazione dell’equilibrio finanziario Determinazione del grado di liquidità che si
costruisce sottraendo dalle attività correnti le passività correnti.
Però, ci sono tre tipi di valore:
a. attività liquide immediate (casse, banche e titoli)
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FULL-COSTING e DIRECT-COSTING:
Nel caso in cui si facesse un’analisi per zone, si avrà un reddito complessivo prodotto da ciascuna
zona e questo potrà portare ad una diversa efficienza. La procedura appena esposta (nel
paragrafo precedente) prende il nome di FULL COSTING in quanto comprende tutti i costi
sostenuti. Essa però è criticata per la difficoltà d’imputazione dei costi indiretti. Per questa ragione,
si suggerisce di utilizzare i costi diretti: procedura DIRECT COSTING.
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+ Un altro indice è il coefficiente di fedeltà della clientela (retention ), misurato dal rapporto
tra i clienti rimasti in portafoglio nel periodo / quelli presenti in portafoglio all’inizio del periodo
stesso. Questo indice esprime la capacità di mantenere la clientela ovvero di evitare che si
rivolga alla concorrenza.
NB: “benchmarking” è una procedura finalizzata allo studio di risultati e politiche della
concorrenza. Si osservano le principali differenza tra i competitori. E’ diffusamente applicata nelle
pratiche aziendali anche se non è affatto facile scegliere i competitori diretti da comparare.
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L'analisi della componente non finanziaria della performance richiede lo sviluppo di nuove
metodologie di misurazione che integrano strumenti tradizionali di analisi finanziaria.
È essenziale la social accountability, ossia la rendicontazione della performance nella sua
triplice dimensione economica, sociale ed ambientale, rivolta ai diversi stakeholders.
Nel passato si iniziava a fornire informazioni extracontabili;
Nel dopoguerra si inizia a parlare di social audit, cioè il dovere delle imprese di rendicontare le
proprie azioni alla società nel suo complesso.
Un'importante direttiva europea sulla “disclosure” non finanziaria delle grandi imprese,
prevede l'obbligo di redigere la dichiarazione di carattere non finanziario per gli enti di interesse
pubblico di certe dimensioni. Questo orientamento si è tradotto nello sviluppo di modelli di
rappresentazione come il bilancio sociale o di sostenibilità o anche di forme ibride di
rendicontazione, come il reporting integrato.
A differenza di quello che avviene con il bilancio di esercizio, per la rendicontazione di
sostenibilità c'è un maggiore livello di indeterminatezza. Il bilancio sociale viene definito come
un documento di sintesi che rende conto in una prospettiva sia consuntiva sia programmatica.
Esso è collegato al bilancio di esercizio, ma è diverso in quanto racconta dei fatti e non delle
cifre e si rivolge a tutta la platea degli stakeholders. Tuttavia, i due documenti sono correlati in
quanto i dati del bilancio d'esercizio costituiscono il punto di partenza per il bilancio sociale e
anche perché gli effetti indicati nel bilancio sociale possono influenzare i risultati del bilancio di
esercizio.
Quando si struttura un bilancio sociale, si seguono diversi standard, i quali possono fornire delle
indicazioni precise o anche si possono limitare a formulare dei suggerimenti. Tra i molteplici
standard vengono segnalati quello del GLOBAL REPORTING INIZIATIVE (GRI) e a livello italiano
quello del gruppo di studio per la situazione dei principi di redazione del bilancio sociale (GBS).
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GBS: le linee guida per la redazione del bilancio sociale, in questo caso, è meno complesso.
Va strutturato in tre parti:
1. l'identità aziendale: deve fornire un quadro di sintesi della storia dell’impresa , del
sistema di governance, dei valori, del disegno strategico e delle principali finalità;
2. la riclassificazione dei dati contabili e il calcolo del valore aggiunto: illustra come il valore
aggiunto sia stato distribuito tra i diversi stakeholders
3. la relazione socio-ambientale: si determinano i risultati realizzati e gli effetti prodotti sotto il
profilo sociale ed ambientale.
Un altro percorso seguito è quello del REPORTING INTEGRATO che include l'informazione non
finanziaria ed offre un nuovo modo di comunicare la creazione del valore in una
prospettiva multi-stakeholder. In questo documento vengono definiti i principi guida ed il
framework proposto per la stesura del documento.
Il tema della social accountability è senza dubbio in grande evoluzione.
MISURAZIONE
IMPLEMENTAZIONE
PIANIFICAZIONE
RICOGNIZIONE
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La balanced scorecard è uno strumento utile per la definizione di una strategia aziendale. Gli
obiettivi di questo sistema riguardavano il monitoraggio della quota di mercato e il livello di
soddisfazione fidelizzazione del cliente;
La social balanced scorecard è capace di configurare quattro prospettive della
tradizionale scorecard: economico
finanziaria, soddisfazione del cliente,
processi aziendali, innovazioni apprendimento . L'obiettivo sarebbe ampliato in
relazione allo sviluppo di forme di mercato e politiche di comunicazione socialmente
responsabili. Oltre alle quattro prospettive tradizionali, si aggiungono due nuove dimensioni
relative all'approvvigionamento e alla concorrenza.
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