Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La nalità principale dell’impresa rimane in ogni caso la massimizzazione del pro tto
Critica: perseguire obiettivi sociali anziché reddituali nisce per danneggiare l’impresa. Nel lungo
periodo questa condizione non permette all’impresa di crescere es. Alitalia.
Evoluzione: dall’idea che l’impresa deve massimizzare il pro tto a quella che l’impresa deve
massimizzare la ricchezza degli azionisti. L’obiettivo dell’impresa dovrebbe essere unico.
La creazione di ricchezza degli azionisti è l’obiettivo che meglio soddisfa l’interessa di tutti nel
lungo periodo. Secondo gli studi più recenti svolti nell’ambito dell’economia e gestione delle
imprese, la ricerca della ricchezza degli azionisti si deve realizzare in un contesto di relazioni
armoniche con l’ambiente. L’impresa che si guadagna una buona reputazione e l’appoggio degli
stakeholder può fare leva su queste relazioni per creare ricchezza.
Anni ‘50 Produzione di massa: i mercati crescono, tutti gli sforzi sono Produzione
destinati alla produzione
Tematiche emergenti
Qualità totale: tutti i processi aziendali sia produttivi che attività di altro in genere possono essere
largamente e continuamente migliorati per risultati notevoli per l’impresa.
Globalizzazione dei mercati: sistema che lega persone, imprese, economie, Stati e conoscenze
tecnologiche di diversi paesi in un sistema integrato. Le cause di questo processo sono progresso
tecnico, sociale e politiche di integrazione—>aumento dell’interdipendenza dei mercati nazionali
(sia mercati nanziari, che mercati dei beni), un aumento del usso dei lavoratori attraverso i
con ni, un aumento dei ussi di informazione.
fl
fi
fi
fi
fi
fi
fl
fi
ff
fi
ffi
fi
fl
fi
L’ORIENTAMENTO ALLA CREAZIONE DI VALORE: EVOLUZIONE,
TEORIE E MODELLI
La ricchezza investita dalla proprietà di un’impresa è rappresentata dal capitale netto:
• +Conferimenti dei soci: capitale sociale
• + utili
• - perdite
• -prelievi—> dividendi
Il capitale netto è la quota di ricchezza che è stata investita dalla proprietà nell’impresa,
aumentata o diminuita dai risultati storicamente ottenuti e al netto dei trasferimenti di ricchezza
dall’impresa verso gli azionisti.
CAPITALE NETTO>CAPITALE SOCIALE= ricchezza iniziale è aumentata
CAPITALE NETTO<CAPITALE SOCIALE= ricchezza iniziale è decurtata
Il concetto di capitale netto guarda al passato, quello di ricchezza degli azionisti al futuro
t = 1a∞ × Dt ÷ (1 + Ke)t
∑
W=
Dt:dividendo al tempo t
Ke: tasso di attualizzazione calcolato in funzione del rendimento atteso dagli azionisti, tenendo
conto anche del rischio.
Secondo Guatri (1998) la teoria del valore di capitale economico, si pone come un obiettivo che
risulta essere razionale, largamente condivisibile, stimolante e misurabile
La teoria di creazione di valore costringe le imprese a individuare e selezionare i business che
creano valore per gli azionisti; perciò dovranno
revisionare le strategie di portafoglio business—> attraverso degli interventi di ristrutturazione,
perciò individuare le attività che non generano valore e quelle che hanno bisogno di miglioramenti;
dotarsi di sistemi decisionali speci ci e di nuove pratiche manageriali—>introduzione di
sistemi operativi che determinano un costante orientamento al valore (VBM). Questo è costituito
da:
1. La misurazione del valore creato (ad es. di erenza tra il reddito operativo netto e il costo del
capitale impiegato per produrre quel reddito)
2. La piani cazione degli investimenti
3. Il sistema di incentivazione
La sostenibilità può essere de nita come la capacità di un’organizzazione one di continuare le sue
attività inde nitamente avendo tenuto in debita considerazione il loro impatto sul capitale
naturale, sociale e umano.
Ci sono state 130 ricerche empiriche sull’argomento CSR e risultati aziendali—> due prospettive:
1. Esistenza di un trade-o tra i due termini. Secondo Friedman i vantaggi e i costi non sono
comparabili perché hanno natura di erente. I costi sono immediati e certi, i vantaggi non sono
immediati e sono stimabili e valutabili indirettamente.
2. Esistenza di sinergie tra socialità e risultati economici e competitivi. Nuova concezione del
valore (Corporate Shared Valule) e trasformazione del ruolo di impresa.
Potenziale competitivo: crescita dimensionale, produzione di ricchezza, capacità di innovazione
—>creazione di valore (secondo la nuova concezione di valore condiviso).
STAKEHOLDER IMPATTI
Fornitori, acquirenti, partner La ducia agevola i rapporti con le imprese partner favorendo la
cooperazione, la coesione e il coordinamento e consentendo la riduzione
dei costi di transizione
ffi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
ffi
STAKEHOLDER IMPATTI
Comunità locale, mass media, La ducia consente di raccogliere i consensi di cui l’impresa necessita in
associazioni una prospettiva di legittimazione sociale fondamentale per la sua
comunità
STAKEHOLDER INTERNI
Distinguiamo a seconda dell’appartenenza o meno all’impresa e dell’impatto sulla competitività
1. AZIONISTI: poiché la struttura tipica dell’impresa nei modelli di capitalismo più evoluti è la
società per azioni, la rappresentazione tiepida degli stakeholder proprietarie è quella di
stakeholder azionisti. La struttura dell’impresa può essere: concentrata in pochi soggetti che
detengono elevate quote di capitale, o frammentata tra molti soggetti che detengono piccole
quote di capitale.
Gli azionisti possono essere di maggioranza cioè sono in grado d incidere sulle decisioni
aziendali; o di minoranza quando non sono in grado di decidere. Ancora gli azionisti possono
essere industriali se si interessano maggiormente all’anima operativa dell’impresa; o nanziare se
investono in capitale di rischio dell’impresa. In ne l’azionista può essere privato o pubblico.
2. DIPENDENTI: la loro posizione come stakeholder dipende dal loro livello di partecipazione ai
processi decisionali e al livello di rappresentanza e rilevanza dei sindacati
3. MANAGEMENT: il processo di delega della gestione al management conduce al problema della
separazione tra proprietà e controllo. La posizione del management come stakeholder dipende
dalle dimensioni e dal grado di complessità dell’azienda, dall’articolazione della struttura
proprietaria, dalla presenza di meccanismi di incentivo e di un mercato nanziario e ciente.
STAKEHOLDER ESTERNI
1. FORNITORI/CLIENTI o stakeholder di liera: (la liera produttiva è l’insieme delle lavorazioni
che consentono di arrivare ad un prodotto nito partendo da un insieme di fattori primari).
Ogni impresa assume un certo ruolo all’interno della liera, scegliendo quali fasi del processo
realizzare e determinando così il proprio grado di integrazione verticale. Le variabili chiave per
analizzare le relazioni di liera sono: la struttura del mercato di fornitura o di sbocco cioè se è
più o meno concentrato; il valore dello scambio (speci cità e quasi-rendita); le caratteristiche
della relazione cioè il grado di trasparenza informativa, ducia tra le parti e frequenza di
scambi e transazioni.
2. CONCORRENTI ATTUALI: l’intensità della concorrenza dipende dal tasso di concentrazione
del settore, dalla di erenziazione del prodotto e dalle condizioni di costo
3. CONCORRENTI POTENZIALI: possono esserci nuovi concorrenti che entrano nel mercato e
coloro che vendono prodotti sostitutivi.
IL SISTEMA FINANZIARIO
È composto da operatori nanziari che o rono all’impresa capitale di debito, i fattori di in uenza
sono il livello di indebitamento e il rischio dell’impresa, la dimensione e il prestigio dell’impresa e
in ne le caratteristiche dell’intero sistema nanziario.
Le istanze dei vari stakeholder assumono diversa rilevanza nel tempo e nello spazio in relazione al
manifestarsi degli elementi di potere, legittimità ed urgenza. La capacità di individuare gli
stakeholder rilevanti in un determinato sistema di relazioni consente di massimizzare il risultato
della loro gestione. La rilevanza dei diversi stakeholder cambia lungo il ciclo di vita dell’impresa. È
perciò necessario che cambi anche la strategia di gestione utilizzata nei confronti di ciascuno di
essi.
CONCLUSIONI
per determinare il capitale economico, l’impresa ricorre a delle LEVE che derivano dalle scelte;
attraverso delle scelte strategiche, operative, di nanziamento e di investimento, l’impresa è in
grado di in uenzare le variabili che determinano la capacità di creare valore. La corretta gestione
delle attività richiede che sia posta grande attenzione all’organizzazione funzionale e a quella per
processi perché il valore per gli azionisti di pende da un successo a più livelli.
IL GOVERNO DELL’IMPRESA
Con il termine corporate governance si intende il sistema di norme e di vincoli che disciplinano i
rapporti tra azionisti e management e si assicura che l’impresa sia gestita nell’interesse dei primi
(Monks e Moniw, 2001).
Berle e Means (1932) su 200 società americane il 44% aveva azionisti che possedevano una
percentuale inferiore al 5%. I due studiosi prevedevano declino ed estinzione delle azienda, ma
con l’aggiornamento di Larner nel 1963 la percentuale era salita all’84,5%. La separazione può
avere anche e etti positivi come la possibilità di far a damento su manager quali cati e
professionali.
La separazione tra proprietà e controllo nelle società rappresenta un problema di agenzia.
Nel 1976 Jensen e Meckling studiarono il rapporto di agenzia: rapporto in cui un soggetto
(agente) svolge un’attività nell’interesse di un altro soggetto (principale). Le caratteristiche sono
discrezionalità, asimmetria informativa e la remunerazione dell’agente non dipende dal risultato,
almeno in parte.
RAPPORTO FRA MANAGEMENT E AZIONISTI
Nelle economie moderne l’attività dei manager è vincolata da una serie di regole sancite dalle
norme di legge, dallo statuto, dai contratti... Presenza di almeno due organi sociali:
1. ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI che ha potere di nominare e revocare gli azionisti, approva il
bilancio, attribuisce deleghe al CDA, decide su particolari materie...)
2. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE gestisce l’impresa, attua l’oggetto sociale e sorveglia
sulla sua buona realizzazione
Sono spesso ine caci in quanto per i piccolissimi azionisti è molto costoso partecipare
all’assemblea, spesso si preferisce liquidare l’investimento. Mentre i consiglieri esterni o
indipendenti non esercitano il loro potere di sorveglianza sui manager, si ritiene che i consiglieri
esercitino i loro poteri in modo timido.
Nelle grandi imprese il management controlla sia il consiglio che l’assemblea, mentre dove la
proprietà è frammentata è necessario attivare altri meccanismi per disciplinare il comportamento
del management.
PREZZI DI BORSA
Il valore di un titolo azionario è la somma dei ussi di cassa generati in futuro. I prezzi sono il
risultato delle aspettative degli operatori sulla performance futura della società e sono basati su
ussi di cassa di due tipi: i dividendi distribuiti periodicamente agli azionisti e i capital gain ossia
gli incrementi di prezzo delle azioni che gli azionisti possono monetizzare vendendo i titoli. I prezzi
di borsa esprimono un giudizio sintetico sulla capacità del management di gestire la società.
I prezzi di borsa sono sensibili alla frammentazione della proprietà e all’emissione di azioni con
diritti di voto limitati; i rapporti tra azionisti e management sono in parte mediati dal mercato dei
capitali.
Nel mercato azionario sono presenti diversi tipi di investitori:
1. INVESTITORI ISTITUZIONALI—> gruppo compositori investitori che investono in borsa come
elemento principale o comunque abituale della loro attività. I fondi di investimenti raccolgono
capitali da sottoscrittori privati e li investono in azioni o altri titoli; i fondi pensione raccolgono
prestazioni contributive da date categorie di lavoratori; in ne le compagnie di assicurazione
investono nel mercato dei capitali le risorse che ottengono dalla loro attività principale.
2. RISPARMIATORI PRIVATI—> individui e famiglie
3. SPECULATORI—> investitori professionali che partecipano agli scambi con lo scopo di
lucrare sulle oscillazioni di prezzo
4. LE IMPRESE—> acquistano partecipazioni in altre imprese per investire liquidità o per
acquisirne il controllo
CONCLUSIONI
In presenza di asimmetria informativa, gli interessi dei manager possono essere disallineati
rispetto a quelli della proprietà; il disallineamento può concretizzarsi in comportamenti attuati in
buona fede ovvero in comportamenti opportunistici dei manager.
fi
fi
fi
ff
ff
fi
fi
ff
fi
fi
fi
GLI STRUMENTI INTERNI DI CORPORATE GOVERNANCE
Questi strumenti possono essere esterni se basati su meccanismi di mercato, o interni se basati
sulla sorveglianza; quest’ultimi si focalizzano sulla concentrazione proprietaria e sui sitemi di
incentivazione manageriale. La proprietà concentrata è il modo più diretto per controllare
l’azione manageriale; per concentrazione proprietaria si intende il formarsi di maggioranze stabili
capaci di nominare o revocare i manager: controllo assoluto, controllo di minoranza e patto di
sindacato. Questa varia molto tra i vari paesi, ad esempio nel USA e UK la proprietà è dispersa a
di erenza del resto del mondo.
A parità di azioni possedute, il potere degli azionisti dipende dalle norme di diritto commerciale,
dagli statuti aziendali e dalla regolamentazione dei mercati nanziari. Se questa concentrazione
proprietaria è e cace elimina il problema dell’agenzia perché toglie al management la sua
indipendenza; se invece è ine cace il rapporto di agenzia tra azionisti di maggioranza e di
minoranza si ampli ca in presenza di piramidi. Per calcolare il rapporto di possesso integrato che
riguarda le piramidi, bisogna fare il rapporto tra l’investimento degli azionisti di controllo nella
holding “A” e il capitale sociale di “X” che sarebbe la società operativa.
Per quanto riguarda i sistemi di incentivazioni manageriali negli anni 90 ci fu una progressiva
a ermazione del pay-per-performance; si cerca di allineare gli interessi di manager e azionisti.
Questo incentivo può essere di due tipologie:
1. PROGRAMMI DI BONUS dove la remunerazione è data da una quota ssa+un bonus legato ai
risultati
2. INCENTIVI AZIONARI: l’assegnazione diretta al management di azioni sociale o altri titoli con
rendimento legato ai prezzi di borsa della società. I titoli possono essere concessi in forma
gratuita o a prezzo agevolato. —>STOCK OPTION: sono opzioni che una società concede a
manager o altri dipendenti, che hanno il diritto ma non l’obbligo di acquistare azioni della
società stessa ad un dato prezzo detto strike price. Rispetto al possesso diretto delle azioni, le
stock option comportano due importanti di erenze: non provocano mai perdite, se il prezzo
delle azioni scende sotto il prezzo di esercizio, il titolare è libero di non esercitare l’opzione;
possono essere assegnate ai manager in quantità virtualmente illimitata perché non comporta
nessuna uscita di cassa per l’impresa che si limita ad assegnare diritti. La data in cui vengono
concesse è de nita come grant date, le opzioni non possono essere esercitate prima del
raggiungimento della data di maturazione (vesting date) ma solo una volta trascorso il service
period, le opzioni possono essere del service period alla data di scadenza. Per questo i CEO
americani guadagnano quasi il doppio rispetto agli europei. I vantaggi delle stock option sono:
l’allineamento degli interessi di azionisti e manager, l’incentivazione di un comportamento
manageriale volto a migliorare la performance aziendale, l’attrazione e la delizzazione di
prestatori di lavoro di alto livello, clima aziendale partecipativo e riduzione del costo del lavoro
manageriale. D’altro canto gli svantaggi sono che i manager far gon are i prezzi delle azioni e
alla scadenza del periodo stabilito ceder a terzi il diritto di opzione sull’acquisto delle azioni
incrementando così la loro retribuzione.
I compensi ai manager creano un problema etico e di e cienza economica; la recente crisi
nanziaria ha riacceso il dibattito internazionale sui compensi dei top manager perciò i loro
interessi e quelli degli azionisti si sono allontanati. C’è la necessità di introdurre dei sistemi di
incentivazione che portino il management e ad operare nell’interesse della società nel lungo
periodo.
IL CONTROLLO INTERNO
Un sistema di controllo interno (SCI) è un processo attuato dal consiglio di amministrazione, dai
dirigenti e da altri soggetti della struttura aziendale nalizzato a fornire una ragionevole sicurezza
sul conseguimento degli obiettivi rientrati nelle seguenti categorie:
- E cacia ed e cenza delle attività operative
- Attendibilità delle informazioni di bilancio
- Conformità a leggi e regolamenti
Questo controllo si può dividere in tre parti:
1. Controllo di legittimità—> veri ca che le attività di impresa sono conformi alla legge
2. Controllo procedurale—> veri ca del rispetto delle procedure speci che previste dall’impresa
3. Controllo contabile—> per veri care che i conti e i bilanci siano veritieri
fi
ff
ffi
ff
ffi
fi
ffi
fi
ffi
fi
fi
fi
ff
fi
ffi
fi
fi
fi
fi
fi
Il controllo interno si compone di processi e persone al ne di indirizzare l’azienda verso obiettivi
di redditività e conseguimento della propria missione. Dagli anni 2000 però sono stati introdotti
dei limiti a questi controlli: limiti dei poteri degli amministratori indipendenti (semplice presenza,
svantaggio informativo, non partecipano al rischio d’impresa...), l’internal audit subisce l’in uenza
del management e le società di revisione sono carenti sul piano etico e professionale.
FASE 1: l’acquirente costituisce la new company e la dota dei mezzi necessari, i nanziatori
contendono il debito
FASE 2: la new company acquista la target che possiede le liquidità
FASE 3: l’acquirente fonde new company e target
Gli investitori istituzionali tendono ad ottenere il massimo rendimento dai propri investimenti,
collettivamente possono arrivare a rappresentare quote rilevanti—> possibile attivismo degli
investitori istituzionale, questo può assumere la forma di: negoziazione “dietro le quinte”,
minaccia implicita/esplicita di liquidare l’investimento, annuncio pubblico del proprio dissenso. Ma
l’attivismo è raro perché questi sono interessati al rendimento e non al controllo e dipende dalla
politica di portafoglio seguita (indexing o gestione attiva).
I piccoli azionisti possono associarsi tra loro per difendere i loro interessi comuni, però c’è
assenza di correlazione fra attivismo dei piccoli azionisti e la performance dell’impresa.
Le imprese possono indebitarsi con il canale bancario: ottenendo dalle imprese il credito
nanziamenti a breve/medio/lungo termine; o con il canale obbligazionario: emettendo e vedendo
agli investitori obbligazioni, titoli che comportano l’impegno al pagamento periodico di interessi e
la restituzione del capitale a scadenza (generalmente di lungo termine).
Il management subisce pressioni dai creditori perché in caso di inadempienza dell’impegno al
pagamento di capitale e interessi il controllo dell’impresa passa ai creditori che possono chiedere
il fallimento; i creditori possono bloccare i nanziamenti e chiedere interventi speci ci e/o
sostituzione del management. I manager di un’impresa indebitata hanno un incentivo più forte dei
manager di un’impresa senza debito a comportarsi in modo diligente e a perseguire risultati
economici e nanziari positivi.
Le banche hanno vantaggi informativi e strumenti di in uenza potenzialmente sfruttabili anche
nell’interesse di altri stakeholder—> possibili atteggiamenti passivi a causa di garanzie a tutela del
prestito.
La reputazione è la risorsa che i manager preferiscono non disperdere, il manager può rinunciare
a scelte che nell’immediato sarebbero vantaggiose per il timore di rovinare la propria reputazione
fi
fi
ffi
fi
fl
fi
ffi
fi
fi
fl
e autoescludersi dal mercato. Questa è una leva che gli investitori e le autorità pubbliche possono
utilizzare per spingere i manager ad adottare speci che pratiche.
I codici volontari di governance sono un modello di best practice da adottare spontaneamente e
non un insieme di disposizioni che le società sono tenute a rispettare.
Le principali borse europee hanno adottato codici di autodisciplina modellati sulle speci che
esigenze locali, la borsa italiana ha pubblicato il suo codice (codice Preda) nel 1999, aggiornato
più volte. Gli obiettivi principali del codice di autodisciplina italiano sono:
- Aumentare l’a dabilità delle imprese per gli investitori mediante una gestione e cace dei rischi
e degli eventuali con itti di interesse tra gestione e proprietà, minoranze e maggioranze
- Di ondere la conoscenza delle regole di buon comportamento e degli stili per accrescere la
cultura della comunità nanziaria
- Massimizzare il valore per l’azionista—> si dichiara che il perseguimento di tale nalità potrà
innescare in un orizzonte temporale non breve un circolo virtuoso in termini di e cienza e di
integrità aziendale in grado di ripercuotersi positivamente anche sugli altri stakeholder.
Lo stile di leadership consiste nel modello di governo dei rapporti di lavoro nell’organizzazione
d’impresa (stile aziendale). Può essere autoritario con un basso grado di libertà dei subordinati o
uno stile partecipativo con alto grado di libertà dei subordinati
La cultura di impresa si riferisce a dei principi, valore e modi di pensare profondamente radicati,
condiziona i comportamenti adottati dal management, non è visibile direttamente ma può essere
analizzata osservando le sue manifestazioni
L’organizzazione è quell’attività che de nisce la struttura organizzativa e i meccanismi di
funzionamento dell’impresa. Riguarda dunque gli aspetti tecnici di struttura organizzativa, la
gestione del capitale umano e i ussi informativi.
La struttura organizzativa de nisce organi, attività, relazioni dell’organizzazione; l’organigramma è
la rappresentazione gra ca della struttura organizzativa. Ci sono diversi modelli:
- Struttura semplice: si tratta di una struttura centralizzata, i poteri sono accentrati, è il classico
esempio dell’azienda patronale, dove il proprietario dell’azienda costituisce la direzione
dell’azienda stessa.
- Struttura funzionale: l’azienda è suddivisa in aree omogenee per ambito di attività
(amministrazione, acquisti, vendite, produzione...) a date a manager che dipendono dalla
ff
fi
fi
fi
ffi
fl
fi
fi
fi
fl
fi
fi
ffi
ffi
ffi
fi
fi
direzione. Il vantaggio maggiore è ,a specializzazione dei dipendenti, mentre lo svantaggio è
che si rischia la creazione di comparti stagni.
- Struttura divisionale: tipica delle imprese complesse che operano in più aree geogra che o che
hanno diverse linee produttive. I vantaggi sono il decentramento e la specializzazione, mentre lo
svantaggio riguarda la duplicazione degli u ci.
- Struttura a matrice: è un mix della funzionale e della divisionale, tipico delle imprese che
realizzano grandi progetti. C’è un capo per il progetto e uno per la funzione.
- Struttura per processi: si propone di ottimizzare i compiti e le funzioni risposto all’obiettivo da
raggiungere. Assume rilevanza una gura, quella del process owner, cioè un manager di linea
responsabile di un processo.
- Struttura a rete: si basa sulla creazione di relazioni molto strette tra diversi parti dell’impresa, i
clienti e i fornitori in modo da creare una rete.
La gestione del capitale umano si occupa dell’amministrazione del personale, del
dimensionamento e delle dinamica del personale, della retribuzione del personale, del suo
sviluppo e della gestione delle relazioni sindacali.
L’information technology si può de nire come l’insieme delle attrezzature e delle procedure
utilizzate per la creazione, di usione e circolazione delle informazioni in azienda, i compiti
principali sono l’elaborazione automatica dei dati e i supporti decisionali.
In conclusione la gestione du occupa di far funzionare l’impresa in modo coordinato e nalizzato.
È il compito della direzione d’impresa di de nire l’organizzazione, ossia struttura organizzativa,
gestione del capitale umano, information technology e la strategia.
STRATEGIA D’IMPRESA
Il termine strategia indica l’arte della guerra, l’attività svolta dai generali di un esercito; l’arte della
guerra di Sun Tu scritto intorno al 500a.c. È considerato il primo trattato sulla guerra.
la strategia è il fondamento dell’attività gestionale delle imprese, poiché de nisce cosa fare,
perché farlo e come svolgere l’attività d’impresa all’interno di un orientamento strategico di
fondo (OSF), questo rappresenta la visione dell’impresa, la sua identità in termini di valori e di
loso a di comportamento.
LIVELLI DI STRATEGIA
L’impresa ha obiettivi, valori, risorse e competenze, struttura e sistemi organizzativi che servono
per de nire la strategia, la quale sarà utilizzata per i concorrenti, clienti e fornitori.
DYNAMIC CAPABILITIES
Le capacità dinamiche si quali cano come i processi attraverso cui le imprese integrano,
sviluppano e ricon gurano le proprie competenze distintive rinnovando continuamente il proprio
assetto strategico. La dinamicità è la capacità dell’impresa di rinnovare le competenze per la
sintonia con l’esterno; la capacità è il ruolo chiave del management strategico nell’adattare,
integrare, ricon gurare le risorse e le competenze. Le capacità dinamiche possono essere
di cilmente acquistate all’esterno ma sono frutto di un percorso di apprendimento dell’impresa.
3. Gli approcci più recenti: il valore del capitale intangibile—> gli asset intangibile rispetto agli
asset tangibili (risorse siche e nanziarie) sono meno essibili, di cili da accumulare e
trasferire, perciò sono di cilmente imitabili e sono fonti di vantaggio competitivo. Negli anni
‘80 il 35% circa del valore medio di un’impresa era collegato a beni intangibili, il restante 65%
erano beni tangibili. Nel 2000 i beni intangibili rappresentano circa l’85% del valore medio.
La sostenibilità aziendale come innovazione nei modelli manageriali basata sulla
valorizzazione delle relazioni con gli stakeholder e sulla capacità delle imprese di integrare
ffi
ff
fi
fi
fi
fi
ffi
fi
fi
fi
fi
ff
ff
fl
ffi
ffi
strategicamente obiettivi sociali e ambientali meglio orientamenti, nei processi e nelle attività
operative.
Gli studi concordano sulla distinzione concettuale del capitale intangibile in 3 componenti basilari:
- Capitale umano—>secondo le teorie di Backer (1993) il capitale umano ha assunto valenza
competitiva, cioè associa investimenti in formazione, addestramento, welfare organizzativo con
uno speci co tasso di ritorno economico- nanziario. Pfe er (1994-1998) riconosce come la
creazione di valore a mezzo capitale umano debba essere il risultato dell’esistenza di diverse
LE STRATEGIE DI CRESCITA
MODALITÀ REALIZZATIVE DELLE STRATEGIE DI CRESCITA: crescita interna, crescita esterna e
crescita per accordi
OPZIONI STRATEGICHE E PERCORSI DI SVILUPPO: crescita nei business esistenti (sviluppo
orizzontale e integrazione verticale), diversi cazione in nuovi business (diversi cazione correlata o
conglomerale) ed espansione internazionale
SVANTAGGI
Complessità gestionale
Aumento del rischio imprenditoriale: incremento delle rigidità della struttura dei costi e, in
generale, una riduzione della essibilità strategica.
La strategia di integrazione verticale tipica delle fasi di sviluppo del mercato (crescita della
domanda); l’integrazione viene generalmente mantenuta nel lungo periodo.
CONCLUSIONI
La gestione strategica dell’impresa ha il compito di de nire le opzioni di sviluppo all’interno del
principale processo strategico aziendale rappresentato dalla crescita.
Le strategie di crescita sono attuabili attraverso diverse modalità realizzative: crescita interna,
esterna o per accordi.
Possono essere identi cate tre fondamentali strategie di crescita: crescita nei business esistenti,
diversi cazione in nuovi business ed espansione internazionale; ciascuna di esse si propone
speci ci scopi.
SVILUPPO DI INTERAZIONE serve per sapere che risorse destinare al paese da scegliere
1. PERCHÉ—> (le motivazioni) ottica di breve o di lungo periodo. Lungo periodo vuol dire
andare all’estero e rimanerci attraverso la costruzione di infrastrutture e di reclutamento del
personale. La maggior parte delle imprese italiane che vanno all’estero collo fanno con una
prospettiva di breve periodo, sono presenti solo per un anno per magari vendere le eccedenze
di produzione. La di erenza sta nella progettualità dell’impresa: se va all’estero per rimanerci o
per una prospettiva utilitaria.
2. DOVE E QUANDO—> ( i paesi e le opportunità) bisogna valutari gli e etti della distanza
geogra ca e della distanza culturale (all’inizio si scelgono paesi vicini con culture simili), con la
necessità di analizzare, ex ante, l’attrattività e l’accessibilità del mercato; i bisogni, la cultura
dei clienti e i tipi di utilizzo dei prodotti; i concorrenti. Bisogna valutare le opportunità in
funzione delle singole imprese. Bisogna saper cogliere i tempi giusti con un’analisi
approfondita del contesto in cui si vuole entrare.
3. COME—> ( le modalità di ingresso) l’impresa in genere combina più modalità scegliendo le più
adeguate in base ai singoli paesi e alle singole aree all’interno dei vari paesi. La scelta dipende
dal paese (sistema distributivo, normative, potenzialità), dal prodotto e dall’impresa (obiettivi,
risorse e competenze). Bisogna inoltre valutare la sequenzialità delle modalità d’ingresso.
4. COSA—> (l’o erta: prodotto, prezzo, comunicazione e distribuzione) bisogna prendere
decisioni sull’o erta (se adattarsi al mercato o standardizzarsi e la distintività che si o re);
quali prodotti o servizi portare all’estero e se adattarli al paese; il prezzo valutato nelle politiche
aziendali, nei dazi e nei cambi; scegliere i canali di distribuzione e rispettare gli aspetti culturali
5. QUANTO—> (coordinamento della presenza nei vari paesi) no a che punto dare autonomia
alla presenza nei singoli paesi. La necessità di un coordinamento internazionale per sfruttare le
sinergie (best practice da un paese all’altro) e per evitare rischi di fenomeni indesiderati.
CONCLUSIONI
L’impresa che si vuole approcciare ai mercati internazionali deve: e ettuare un’attenta analisi del
macro ambiente (aspetti culturali, economici, politico istituzionali). Seguire il percorso di sviluppo
guidato da 5 domande: perché, dove e quando, come, cosa e quanto. Le nuove s de e
opportunità
LE STRATEGIE COOPERATIVA
LE DINAMICHE NON CONCORRENZIALI
Le teorie e il modello legati al vantaggio competitivo considerano la competizione “un gioco a
somma zero”, ove un’impresa guadagna posizioni sul mercato a scapito di altri attori economici:
in senso orizzontale (i concorrenti) e in senso verticale (fornitori o distributori).
Recentemente gli studi del management hanno analizzato anche gli a etti competitivi di:
- COMPORTAMENTI COOPERATIVI cioè quelle strategie messe in atto non contro qualcuno ma
assieme a qualcuno per ottenere vantaggi
- COMPORTAMENTI DI TIPO SOCIALE volti ad ottenere legittimità presso cittadini ed istituzioni.
CONCLUSIONI
Le dinamiche non concorrenziali, quali la cooperazione di comportamenti sociali, hanno
implicazione competitive.
Il vantaggio competitivo relazionale può essere perseguito attraverso diverse forme di accordo e
di cooperazione
La cooperazione ha senso se si costruiscono risorse strategiche, non generabili individualmente:
vantaggio competitivo relazionale
TECNOLOGY PUSH
Ricerca di base (scoperta scienti ca)—> ricerca applicata, sviluppo—> marketing e vendite per
scoperte scienti che, prodotti tecnologici e mercati aziendali
DEMAND PULL
Fabbisogni della clientela—>sviluppo—>produzione—> marketing e vendite. Attrazione della
domanda, sviluppo tecnologico e mercati aziendali.
Il patrimonio tecnologico aziendale è l’insieme delle competenze teoriche ed empiriche, di
conoscenze tecniche e scienti che, di abilità ed accorgimenti, che l’impresa sviluppa nell’attività
di produzione e vendita di beni e servizi.
Politiche tecnologiche: costituiscono il complesso delle scelte volte ad accrescere e a sfruttare il
patrimonio tecnologico di cui l’impresa è dotata, secondo orientamenti coerenti con le strategie
aziendali complessive.
Le conoscenze che costituiscono il patrimonio tecnologico possono riguardare: come realizzare
una certa attività (generalmente legata ad approcci empirici)—> know how; e la conoscenza di
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ffi
fi
fi
ff
tipo scienti co che de nisce il perché a fronte di una certa azione si veri cano determinati e etti
—> know why.
La tecnologia riguarda anche l’ampiezza della conoscenza e la sua profondità. La potenzialità
applicativa delle tecnologie esprime la numerosità degli sbocchi e delle applicazioni commerciali.
Le tecnologie assumono una diversa connotazione a seconda del ruolo che assumono nel
conseguimento del vantaggio competitivo:
1. TECNOLOGIE DI BASE O FONDAMENTALI: insieme di competenze necessarie per poter
operare in un settore di attività
2. TECNOLOGIE STRATEGICHE O CHIAVE: conferiscono all’impresa un vantaggio competitivo
rilevante poiché permettono di realizzare prodotti con prestazioni superiori o processi a costi
inferiori.
3. TECNOLOGIE COMPLEMENTARI O INTEGRATIVE: sono residuali rispetto alle tecnologie
strategiche e presentano un pro lo di rilevanza competitiva potenziale
4. TECNOLOGIE EMERGENTI O SOSTITUTIVE: insieme di conoscenze che, anche se
scarsamente conosciute nelle loro implicazione applicative e nelle reali potenzialità,
costituiscono in prospettiva delle minacce rilevanti per le attuali tecnologie di base.
- STAR: prodotto con quote di mercato e ritmi di crescita elevati, generazione di elevati ussi di
cassa ma necessità di ingenti investimenti per arginare la concorrenza e sostenere la crescita
- CASH COW (mucca da mungere): prodotti con basso tasso di crescita e un’elevata quota di
mercato, richiedono investimenti limitati, generano ingenti pro tti da destinare o alla copertura
di spese o al supporto di altri prodotti
- QUESTION MARK: prodotti con elevato tasso di crescita in cui però l’impresa detiene una
bassa quota di mercato, richiedono ingenti investimenti per il mantenimento e, ancora di più,
per l’incremento della quota di mercato, valutare attentamente quali question mark si possono
trasformare in star e quali invece vadano eliminati dal portafoglio.
- DOG: prodotti con ritmi di crescita e quote di mercato contenuti a causa di un’accesa
concorrenza sui prezzi, prodotti i cui pro tti possono essere su cienti a coprire i relativi costi di
mantenimento senza però promettere ulteriori fonti di liquidità
CONCLUSIONI
Innovazione tecnologica di prodotto riguarda dispositivi, strumenti e conoscenze legate a nuovi
prodotti e servizi e quella di processo riguarda dispositivi, strumenti e conoscenze che mediano
tra input e output.
Le politiche tecnologiche costituiscono il complesso delle scelte volte ad accrescere e a sfruttare
il patrimonio tecnologico di cui l’impresa è dotata, secondo orientamenti coerenti con le strategie
aziendali complessive.
fi
fi
fi
fi
ffi
fi
fl
Le tecnologie assumono
una diversa connotazione
a secondo del ruolo che
assumono nel
conseguimento del
vantaggio competitivo. A
tal ne è utile monitorare
la posizione tecnologica
relativa di supporto alle
scelte di gestione
dell’innovazione
tecnologica.
La ricerca e sviluppo è l’attività aziendale specializzata nella ricerca, sperimentazione,
applicazione e sviluppo di innovazioni tecnologiche.
I PROCESSI DECISIONALI
Il marketing strategico è l’insieme di decisioni che de niscono le strategie di marketing in un
orizzonte temporale di medio-lungo periodo e che coinvolgono l’impresa nella sua globalità.
Comprende
1. Segmentazione della domanda e targeting dei clienti: il marketing viene segmentato in
sottoinsiemi tra loro omogenei (SEGMENTAZIONE) ed in seguito viene identi cato il
segmento di clienti obiettivo (TARGETING). Attraverso la segmentazione della domanda e il
“targeting” è possibile individuare e selezionare il segmento di clienti obiettivo che l’impresa
può soddisfare attraverso la sua strategia.
La segmentazione può avvenire utilizzando diverse variabili: geogra che (nazioni, regioni);
demogra che (sesso, età, dimensioni del nucleo familiare); socio economiche (reddito,
istruzione); psicogra che (classe sociale, stile di vita); comportamentali (fedeltà alla marca)
2. Posizionamento competitivo percettivo: viene formulato un sistema di o erta coerente con il
segmento obiettivo. “Il posizionamento non è l’intervento su un prodotto. Il posizionamento è
l’intervento sulla mente del potenziale destinatario della comunicazione” (Ries & Trout).
Il diverso posizionamento del prodotti dipende da attributi oggettivi (qualità, modalità d’uso,
prezzo) e dall’immagine trasmessa al cliente.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
ff
3. Di erenziazione del sistema d’o erta: de nizione dell’o erta con cui a rontare i competitor.
L’obiettivo è rendere il prodotto poco sostituibile rispetto agli altri beni esistenti sul mercato:
- Di erenziazione del servizio
- Di erenziazione del personale
- Di erenziazione di immagine d’impresa o della marca.
LE STRATEGIE DI MARKETING
• Il marketing indi erenziato: l’impresa supera deliberatamente le di erenze tra i segmenti
individuali presentando a tutto il mercato una sola o erta
• Il marketing di erenziato consiste nella scelta di operare su tutto il mercato con prodotti
diversi
• Il marketing concentrato prevede che l’impresa si rivolga ad un solo segmento
• Il marketing di nicchia: l’impresa sceglie un elevato grado di di erenziazione dell’o erta
focalizzandosi però su unico segmento
CONCLUSIONI
Attraverso la gestione commerciale l’impresa soddisfa i propri clienti mediante l’o erta di prodotti
e servizi in grado di generare valore; le attività commerciali sono interrelate sia a quelle tipiche
delle operation sia a quelle nanziarie.
Le imprese possono adottare comportamenti di erenti nei confronti del mercato; distinguiamo
così le imprese production oriented, sales oriented, marketing oriented e customer oriented.
Nella gestione commerciale si individuano due principali aree di attività: il marketing management
e la gestione delle vendite.
MARKETING OPERATIVO
Il marketing operativo dipende dalla strategia impostata e conciaste nella manovra delle leve che,
nel loro insieme, costituiscono il marketing mix (4P)—> prodotto, prezzo, promozione, punto di
vendita.
- PRODOTTO: vantaggi di erenziali ricercati riguardano: bene ci e prestazioni o erte al cliente.
La politica del prodotto riguarda: le scelte di gestione commerciale dei beni e dei servizi già
esistenti e il lancio di nuovi prodotti
ff
ff
ff
ff
ff
ff
ff
fi
ff
fi
ff
ff
ff
fi
ff
ff
ff
ff
ff
ff
La confezione—> tradizionalmente la funzione primaria era contenere e proteggere il prodotto,
in tempi più recenti è diventato un importante strumento di marketing=o rire un vantaggio
competitivo. Recente importanza delle tematiche ambientali.
Il peso degli attributi va aumentando con la possibilità di di erenziare il prodotto grazie ai servizi
informativi al cliente.
Le decisioni di prodotto sono sermone meno esclusive della sfera tecnico-ingegneristica
dell’impresa e sempre più ad appannaggio dell’area marketing.
- PREZZO: prezzo-ricavo è il prezzo per l’impresa venditrice, ri ette i costi sostenuti per la
progettazione, fabbricazione, promozione più un margine che corrisponde al pro tto
(Prospettiva impresa).
Prezzo-costo è il prezzo per l’acquirente esprime il valore monetario attribuito al bene/servizio
che intende acquistare (prospettiva consumatore)
Metodi per la determinazione del prezzo: costo plus pricing—>livello dei costi: aggiungendo
una percentuale o un importo sso (il mark up) al livello dei costi; reazione della domanda;
comportamento della concorrenza
- PROMOZIONE
IL MARKETING OPERATIVO:
1. Identi care il pubblico obiettivo—> decidere a chi indirizzare il messaggio
2. La determinazione degli obiettivi di comunicazione—> quale risposta intendiamo ottenere.
Occorre sapere quale degli stadi di disponibilità all’acquisto si trova il pubblico obiettivo e
verso quale stadio deve essere condotto
fi
fi
ff
fl
ff
fi
- PUNTO DI VENDITA riguarda i canali, la copertura, l’assorbimento, la localizzazione, le scorte, il
trasporto e la logistica. Ci sono due problemi da a rontare:
1. Quale copertura assicurare—> vendita in esclusiva; vendita selettiva o vendita estensiva
2. La scelta del canale—> canale diretto; corto o lungo
Ci sono due orientamenti fondamentali nella politica di distribuzione: push—> leva sugli
intermediari; pull—> leva sui consumatori
LA GESTIONE DELLE VENDITE
La gestione delle vendite avviene attraverso la rete di vendita: insieme di persone che consentono
all’impresa di raggiungere i consumatori. Le tipologie di rete possono essere:
• Rete diretta (i venditori sono legati all’impresa da un contratto di lavoro dipendente)
• Rete indiretta (la rete è formata da collaboratori autonomi
La varie fasi di ciclo tipico della vendita sono: ricerca del cliente; contrattazione; consegna
prodotto; fatturazione; regolamento nanziario; assistenza tecnica; gestione dei rapporti con la
clientela.
INTERAZIONE CON LE ALTRE GESTIONI
La gestione commerciale svolge un’azione di raccordo tra sistema produttivo e richieste della
domanda. In tal senso le attività commerciali sono interrelate sia alla gestione delle operation sia
alla gestione nanziaria
fi
fi
ff
LA GESTIONE DELLE OPERATIONS: PRODUZIONE, LOGISTICA E
APPROVVIGIONAMENTO
LE OPERATION
La gestione delle operation fa riferimenti alle attività di trasformazione sico tecnica di input
(materie prime, lavoro, impianti) in output (prodotti niti, semilavorati...) che arrivano sui mercati di
sbocco per essere impiegati in attività di consumo o in ulteriori attività di produzione.
LA PRODUZIONE: CONCETTI BASE
La produzione riguarda lo svolgimento delle attività di acquisizione, combinazione e
trasformazione di input (fattori produttivi, beni e servizi) al ne di ottenere degli output (fattori
produttivi, beni e servizi) da destinare al consumo nali e da utilizzare quali input di altre
produzioni.
I principali compiti della produzione sono:
- Progettate/ riprogettare il sistema produttivo—> scelte di investimento (de nizione delle
caratteristiche strutturali e impiantistiche e lay out)
- Gestire il sistema produttivo predisposto—> scelte di gestione (soluzioni organizzative, tecniche
e metodologie vincolate dalle scelte di investimento)
CICLO OPERATIVO DI GESTIONE
IL MAGAZZINO
Il magazzino è un impianto logistico costituito da locali, attrezzature, personale in grado di
ricevere i diversi materiali e prodotti niti, custodirli, conservarli e renderli disponibili per la
produzione e la consegna.
fl
fi
ff
ffi
fi
fi
fi
fl
fi
fi
ffi
GLI APPROVVIGIONAMENTI
L’approvvigionamento è l’insieme delle attività tecnico commerciali attraverso cui le imprese
acquistano sul mercato i beni e i servizi necessari per lo svolgimento dei processi produttivi e
gestionali. Economicità degli acquisti, preserva la continuità della produzione, garantire il rispetto
degli standard di qualità.
IL MARKETING D’ACQUISTO opera sul mercato dei fattori produttivi utilizzando una serie di
leve dette procurement mix:
1. Politiche di prodotto—> decisioni relative ai materiali approvvigionati. Le politiche di prodotto
sono strettamente legate alle caratteristiche del portafoglio materiali e componenti
I cicli non si susseguono in modo sequenziale a causa della complessità nella gestione di
un’impresa; c’è la necessita di garantire un equilibrio economico e monetario
STRUTTURA FINANZIARIA
È ottimale quando si minimizzano gli oneri nanziari e il rischio nanziario.
I criteri per la selezione delle fonti di nanziamento sono:
- Caratteristiche del fabbisogno nanziario (coerenza fra fonti scelte)
- Convenienza economica dell’operazione (confronto costo e ettivo tra nanziamenti alternativi)
- Fattibilità nanziaria (compatibilità con i progetti dell’impresa)
CONCLUSIONI
I principi guida della gestione nanziaria sono:
Coerenza tra impieghi di risorse monetarie (investimenti) e reperimento delle relative forme di
copertura ( nanziamenti)
Massimizzazione del valore d’impresa come obiettivo delle decisioni di investimento e di
nanziamento.
2. HEALTH E SAFETY, la salute e la sicurezza sul lavoro: insieme di attività volte a garantire
l’igiene e la sicurezza del luoghi di lavoro, ossia a tutelare i lavoratori da infortuni, malattie
professionali e alienazione.
I principali elementi innovativi sono: valutazione dei rischi, de nizione di gure professionali
dedicate e attribuzione di responsabilità e coinvolgimento dei lavoratori nella gestione della
sicurezza—> D.Lgs. 626/94.
Il legislatore italiano ha emanato il Testo Unico in materia di Salute e sicurezza nei luoghi di
Lavoro (TUSL) con D.Lgs. N. 81 del 9 aprile 2008. Si ribadisce la necessità dell’adozione di un
sistema di gestione speci co per salute e sicurezza orientato alla prevenzione continua e
permanente attraverso:
- Individuazione dei fattori di rischio per il lavoratore ai ni della minimizzazione di incidenti
correlati
- Monitoraggio delle misure preventive attuate
- Elaborazione a monte di una strategia aziendale che consenta sale politiche di salute e
sicurezza di essere integrate a tutti i livelli
3. ENVIRONMENTAL MANAGEMENT, la protezione dell’ambiente naturale: insieme di interventi
diretti alla protezione dell’ambiente naturale dagli agenti inquinanti generali direttamente o
indirettamente dalle attività aziendali, a livello di prodotti/processi.
Fattori che spingono alla tutela dell’ambiente: danni indiretti, pressioni normative, immagine/
legittimità sociale, opportunità competitive, sopravvivenza nel tempo e capacità di creare
valore.
Obiettivo: favorire e coordinare l’impegno ecologico dei diversi organi aziendali in modo da
favorire il raggiungimento dell’eco-e cienza.
LE PRINCIPALI AREE DI ATTIVITÀ.
L’impresa può decidere di a rontare la gestione delle variabili ambientali secondo due
approcci: ex post volto al risanamento delle condizioni ambientali alterate dall’attività di
trasformazione; ex ante volto alla prevenzione dell’inquinamento—>obiettivo ecoe cienza.
Attraverso una gestione ambientale attiva e consapevole si perseguono: obiettivi di natura
competitiva; obiettivi di natura sociale.
4. RISK MANAGEMENT, l’approccio integrato alla gestione dei rischi: si propone come
metodologia per la gestione ottimale dei rischi, fondata su un approccio scienti co volto alla
identi cazione e alla valutazione degli stessi.
Le fasi: identi cazione del rischio, valutazione del rischio (comportano analisi del rischio);
determinazione delle priorità di intervento e trattamento del rischio (comportano la gestione
del rischio)
5. CRISI MANAGEMENT, la gestione delle emergenze: gestione della risposta dell’organizzazione
all’evento dannoso quando è ancora in corso o non ha esaurito la produzione dei suoi e etti.
EMERGENZA: evento estraneo al normale corso dell’attività economica, che coinvolge
fi
fi
fi
ff
ffi
fi
fi
fi
fi
ffi
ff
direttamente o indirettamente l’azienda causandolo un danno rilevante. Caratteristiche—>
elevata gravità, inapplicabilità delle routine di comportamento, forte pressione temporale.
Bisogna attivarsi prima dell’evento, durante l’emergenza e dopo l’evento.
CONCLUSIONI
Nello svolgimento della propria attività l’impresa è sottoposta continuamente a rischi di varia
natura.
La tutela dell’impresa è a data alla protezione aziendale; attraverso interventi preventivi,
contestuali e successivi essa deve ridurre la probabilità che si manifestano danni diretti, indiretti e
consequenziali.
Data la verità di implicazioni gestionali che può avere il concetto di evento doloso e accidentale, la
protezione aziendale viene trattata all’interno di diverse aree d’attività, ciascuna con un certo
grado di specializzazione.