L'imprenditore -> art 2082 è un soggetto che si mette in stretta relazione con l’impresa e che esercita professionalmente un’attività
economica al fine della produzione o scambio di beni e servizi (tangibili o intangibili) con il mercato.
Per raggiungere il fine economico è chiaro che bisogna puntare sulla customer satisfaction, sulla soddisfazione del cliente. Per fare ciò è
necessario individuare i punti di forza e debolezza, le opportunità e le minacce derivanti dal mercato: questo è possibile mediante l’analisi
SWOT
Azienda -> art 2555 è un complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.
La definizione di azienda differisce da quella di impresa:
DEFINIZIONE DI IMPRESA: L’impresa è un'organizzazione economica che, mediante l’impiego di un complesso differenziato di risorse,
svolge processi di acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entità esterne al fine di conseguire un reddito. Essa
nasce dopo la seconda rivoluzione industriale (introduzione delle macchine), con processi di acquisizione, produzione e scambio di prodotti
finiti o semilavorati. Affinché lo scambio da entità esterne sia efficace bisogna compiere delle analisi di mercato per capire ciò che il mercato
necessita.
L’impresa è un sistema sociale di tipo aperto in quanto per operare deve relazionarsi con il mercato. L’impresa è costituita da un
insieme di parti o organi esterni, ciascuno dei quali è deputato a svolgere una determinata funzione per il raggiungimento di un
comune risultato. Le decisioni dell’imprenditore vengono condizionate del mercato, infatti a seconda del tipo di mercato, l’impresa,
in termini strategici e competitivi, stabilisce le priorità, gli obiettivi e le strategie da adottare.
Grazie alle parti, l’impresa trae informazioni utili che rappresentano il frutto della combinazione delle aggregazioni (interne/esterne)
che consentono alla stessa impresa di assumere determinati comportamenti.
Chiaramente, quando ci riferiamo al mercato, occorre distinguere tra:
- CONSUMATORI (BTC)
- ALTRE IMPRESE/ UTILIZZATORI INDUSTRIALI (BTB relazioni tra imprese)
L’impresa ha necessità di intrattenere relazioni di scambio con l’esterno e l'interno. I processi di scambio possono riguardare i
processi di vendita, oppure possono essere in termini di informazione (scambiare informazioni, acquisire fonti e informazioni con il
contesto/con il mercato). Consentono queste informazioni di trasformare da input in output, con le entità esterne e quelle interne.
In seguito all’approvvigionamento delle risorse dall’ambiente e quindi all’ottenimento dell’input, segue la trasformazione,
l’assemblaggio e quindi la fase di produzione dell’output, fase che viene succeduta dalla vendita del prodotto finito o del servizio e
quindi dallo scambio del prodotto finito/servizio sul mercato.
Tali fasi interessano sia i prodotti finiti, sia i servizi. I prodotti finiti sono fattori tangibili a differenza dei servizi che sono intangibili e
che vedono pertanto la presenza di fasi contestuali.
L’impresa è un sistema collaborativo e conflittuale, poiché è volta a migliorare i rapporti tra gli stakeholders e a ridurre le
situazioni di conflitto che possono verificarsi, per fare in modo che tutti possano raggiungere l’obiettivo.
L’impresa è un sistema di tipo cognitivo, in quanto, oltre agli elementi materiali e immateriali, tangibili e intangibili, le
immobilizzazioni, mezzi tecnici e intelligenze, assume rilevanza il fattore conoscenza atto a produrre nuove conoscenze. Ogni
impresa ha una visione di ricerca e sviluppo: l’impresa non si limita solo a produrre, ma ogni impresa deve svolgere attività di
ricerca e sviluppo per rinnovarsi ed evolversi. L’impresa deve essere in grado di investire in conoscenze atte a produrre nuove
conoscenze e di autorigenerarsi (proprietà autopoietica). Maggiore è il valore del brand dell’impresa, maggiore è la sua
capacità di autorigenerarsi e di ottenere successo all’interno del mercato.
L’impresa che non si dedica all’innovazione, è destinata a proporre sempre gli stessi prodotti che nel medio/lungo termine possono
diventare obsoleti e non più interessanti per il mercato. Grazie all’innovazione, l’impresa è sempre più attrattiva, e può proporre
prodotti sempre più nuovi, all’avanguardia.
L’impresa artigiana è un'impresa dotata di un livello dimensionale molto piccolo, con un numero di dipendenti basso (max 10
dipendenti), mancano le forme di organizzazione, le dinamiche imprenditoriali, l’autonomia decisionale, ma che lavora in base agli ordini
ricevuti, non vi è un elevato potere di mercato, di stakeholder, finanziatori, ecc.
La Produzione industriale differisce da quella artigianale perché assume un principio di standardizzazione, un prodotto fatto con macchine,
che ciò viene meno rispetto ad un prodotto artigianale. Per di più vi sono: controllo esecuzione compiti, fasi omogenee, maggiore intensità di
capitale, aumento costi fissi, e diminuzione costi variabili.
Numero di addetti: Numero delle persone che lavorano all’interno dell’impresa. Il numero degli addetti è un valore che va a pari passo con la
dimensione dell'impresa.
Fatturato: Il fatturato è la sommatoria dei ricavi che l'impresa può ottenere. Possono variare a seconda della dimensione dell’impresa. Non è
sempre un dato certo perché l’impresa può vendere ad un prezzo alto con maggiore domanda, ma sarà temporaneo. per capire se il
fatturato da un dato corretto della dimensione dell’impresa bisogna guardare il grado di integrazione verticale. Il grado di integrazione
verticale (da monte a valle) è il controllo sulle fasi produttive nel momento in cui viene un controllo relative alle varie fasi della produzione.
Valore aggiunto: È la differenza tra il valore dell’output e i valori dell’input (acquisti anche dall’esterno), oppure è la differenza tra il valore
del prodotto finito (risorsa finale) rispetto alla sommatoria dei valori degli input, oppure è l’insieme delle remunerazioni dei fattori produttivi
(tutti quei costi e di valori di risorse) -> somma algebrica tra utile netto e le imposte, oneri, retribuzioni, quote di ammortamento, tributi.
Disponibilità delle risorse: La disponibilità di risorse, seppur limitate, son necessarie per gli investimenti e per limitare l’ingresso di soggetti
esterni.
Meccanismi operativi e struttura organizzativa: Sono elementi nei quali vi è un ruolo di centralità per la struttura di controllo. Essi
definiscono i meccanismi operativi, le dinamiche imprenditoriali, ecc.
Dimensione: ci riferiamo alla dimensione fisica degli impianti, attrezzature, numero degli addetti, le transazioni economiche e finanziarie in
entrata e uscita (degli ordini emessi dai clienti, livello dei pagamenti).
Scelte strategiche: L’ambiente di un'impresa è il contesto nel quale l’impresa opera, nel quale a seconda del contesto di mercato o del
prodotto da offrire, le decisioni che l’impresa assume cambiano. Il mercato è altamente competitivo, quindi è fondamentale assumere delle
scelte strategiche.
Flessibilità: È data dalla capacità di adattamento dell’impresa della produzione alle esigenze e i gusti di un mercato. L’impresa flessibile è
un'impresa che varia il proprio ciclo produttivo, dotata di variabili produttive e competitive al fine di adattarsi alle esigenze del mercato.
Un'impresa flessibile avrà una maggiore incidenza dei costi variabili, rispetto ad un'impresa rigida (più vincolata agli standard produttivi dove
vi è maggiore incidenza dei costi fissi).
Contesto culturale e storico-sociale: l’impresa si colloca in un ambiente del quale deve conoscere la storia, i rapporti con gli stakeholders.
Si tratta di variabili quantitative e qualitative che devono essere necessariamente inserite nel contesto culturale e sociale in cui opera
l’impresa per poi riuscire a prendere decisioni più vantaggiose
Il learning by doing (apprendere lavorando) l’azienda è un sistema che ha sviluppato determinate capacità cognitive. Nelle procedure
produttive la capacità è quella di apprendere come funzionano i macchinari, la manutenzione, sicurezza al fine di ottenere un prodotto
sempre più elevato.
Per consentire all’organizzazione di agire, l’impresa è in grado di disporre di elementi intangibili (intelligenza, conoscenza).
Schumpeter, economista tedesco, ha accennato che l’impresa è un'organizzazione che attraverso la conoscenza è in grado di
autorinnovarsi. Introdusse il concetto della dematerializzazione dell’impresa, grazie alla conoscenza (apporto mentale), l'organizzazione
può prendere forma e di usare i macchinari al meglio.
Le imprese hanno necessità di creare un valore, una ricchezza, all’interno di un determinato territorio (insediamento produttivo in un
territorio) e al sistema nel quale è inserito.
CARATTERISTICHE DELL’IMPRESA
L’impresa ha tre funzioni:
un'organizzazione economica: perché lo scopo di un'impresa è il soddisfacimento dei bisogni ed esigenze mediante l’utilizzo di
risorse che si trovano in natura, al fine di raggiungere il profitto. Il marketing è una funzione dell’impresa che consente ad essa
vendere i prodotti e comunicare con altre imprese;
un sistema sociale: l’impresa è un polo di attenzione da parte di soggetti coinvolti nell’attività di un impresa e che hanno interesse
verso di essa (centro di coagulazione), le fortune o le sfortune di un impresa ricadono su tutti coloro che sono coinvolti nell’impresa,
cioè ricade anche sul mercato (ma in versione più indiretta grazie alla concorrenza);
una struttura patrimoniale: l’impresa è un complesso di beni organizzato idoneo allo svolgimento dei processi produttivi.
Il processo produttivo è il risultato produttivo dei macchinari e della capacità imprenditoriale.
L’impresa deve trasformare materie prime che sono presenti in natura in quantità limitata in un output, attraverso processi e sistemi che
consentono la trasformazione di un prodotto finito di cui il mercato ha bisogno (generano utilità per la collettività).
GRANDI IMPRESE
La grande impresa è un entità aziendale che in genere viene individuata dal numero di dipendenti che ci lavorano (circa o superiore a 500).
Sono organizzazioni complesse e articolate, con una struttura organizzativa più grande, un maggior potere contrattuale e una
capacità di condizionare il sistema che aumenta in modo proporzionale. C’è anche una grande rilevanza economica e sociale.
Il controllo (gestione) della grande imprese viene detenuta dal consiglio di amministrazione, un consiglio che viene integrato e che ha il
compito di delegare i manager (è l’organo di gestione per eccellenza). Il manager rispetta il principio di cooptazione, il manager si
autoperpetua, individuare e designare i propri successori (si autorigenera).
Ha indipendenza finanziaria ed è una struttura organizzativa complessa e articolata. Ha un obiettivo di assumere un potere decisionale
(potere di mercato), autonoma da vincoli esterni (es. rapporto con i fornitori).
GRUPPI DI IMPRESE
I gruppi di imprese sono delle agglomerazioni di imprese dove viene meno questa indipendenza e autonomia. I gruppi di imprese hanno la
caratteristica di essere organizzazioni economiche, distinte ma anche collegate tra di loro (dal punto di vista economico, sinergico,
sociale, …). L’aspetto particolare è che queste sinergie che si creano fra le organizzazioni si rifanno sotto un unico proprietario
(azienda madre che convoglia le sinergie e le relazioni con le varie imprese) -> si parlerà di integrazione.
I gruppi di imprese possono raggiungere anche delle dimensioni molto elevate. Ogni impresa mantiene la propria autonomia
giuridica ma questo non impedisce loro di condividere degli obiettivi e delle sinergie che consentono loro di collegarsi per raggiungere
l'obiettivo.
Quando si parla di diversificazione, le imprese possono partecipare ad aree di business differenti, sempre all'interno del gruppo aziendale.
Il collegamento con le imprese avviene attraverso delle associazioni azionarie (che conferiscono un capitale azionario alle imprese
collegate).
Differenze:
gruppi gerarchici: sono gruppi dove vi è a capo una holding, l’impresa che ha “testa” del gruppo (impresa madre). Essendo
un'impresa capo, partecipa ma non è partecipata, non subisce delle partecipazioni azionarie da altre imprese. Esistono anche le
holding finanziarie che non svolgono delle attività operative e produttive, ma partecipano a livello delle società operative (sorta
di partecipazione).
Le holding operative svolgono delle attività produttive, tipiche del call business, viene definita anche come holding mista nella
quale partecipa anche al capitale azionario delle altre imprese.
Gruppi associativi: sono gruppi dove delle imprese sono caratterizzate da un ruolo equivalente fra di loro.
Le partecipazioni sono reciproche fra di loro (tipiche dell’economia giapponese).
Gruppi conglomerali: sono gruppi dove non ci sono legami significativi ma l'unica risorsa comune è quella finanziaria. Fra di
loro non vi sono dei legami forti e significativi, ma creano un gruppo solo perché condividono degli interessi finanziari.
LE TEORIE D’IMPRESA
Il ruolo dell'impresa ha subito diversi processi: le teorie sulla finalità d’impresa. Cosa s’intende per impresa, per creazione di ricchezza, cosa
è l’organo proprietario e l’organo di gestione: nel 1890 si parte con la teoria marginalista (di Marshall) sulla massimizzazione del profitto. Le
critiche al pensiero di Marshall furono tante anche perché lo studioso non ha analizzato al meglio i seguenti aspetti:
il profitto doveva essere in condizioni di equilibrio (il mercato fosse in totale equilibrio, ciò che non avviene),
il profitto doveva essere raggiunto solo nel breve periodo,
non considerò il possibile conflitto tra gli azionisti e i manager
non considerò l’impresa come un fenomeno sociale ma solo di obiettivi di tipo economico
I pensieri di Marshall hanno avviato dei dibattiti poiché non aveva considerato una serie di condizioni. Per di più sono nate diverse teorie
oltre a quella marshalliana:
• Sraffa (1926) : introduce concetti di concorrenza perfetta, trasparenza del mercato, assenza di barriere, libera circolazione dei
fattori (unite alla massimizzazione del profitto)
• Anni 30: si parla di concorrenza monopolistica ( questo porta alla considerazione che per attribuire un prezzo al prodotto devo
rifarmi al comportamento della concorrenza nell’attribuzione dei prezzi ) : il prezzo dipende dal comportamento dei concorrenti
(Chamberlin 1933, Robinson 1933)
• Anni 40: (Hall-Hitch 1939, Sweezy 1939), : si parla di interdipendenze oligopolistiche ( si verifica quando le imprese sono in
competizione diretta tra loro, quindi il comportamento dell’una condiziona l’altro) , prezzo frutto dell’interdipendenza dei
comportamenti dell’impresa.
Interdipendenza oligopolistica significato: sono poche imprese che producono un determinato bene e quindi essendo pochi, vi è una
forte competizione che porta l’uno alla dipendenza dell’altro. Es: nella determinazione del prezzo. (poche imprese che producono lo stesso
bene)
5) Contributi vari (Rothschild 1947, Bain 1956 e 1959, Sylos Labini, 1956, Harrod, 1967) prezzo fissato in base alla sicurezza . Si tiene
conto di incertezza, dinamicità e concorrenza potenziale.
La differenza tra i due modelli e che in quello comportamentistica c’è lo stakeholder che include soggetti ulteriori oltre al manager e azionisti.
Lo stakeholder comprende manager e altri gruppi di interesse che vanno a determinare insuccessi dell’impresa.
COMPETENZE MANAGERIALI
Alcune parole chiave che contraddistinguono le diverse fasi storiche che hanno caratterizzato l’impresa durante gli anni:
Produzione di massa: produzione standardizzata e indifferenziata per il livello di domanda di un tempo
Marketing, la nascita del marketing è avvenuta quando i livelli di domanda sono rallentati e si era necessario mutare le prime
tecniche di marketing che hanno di fatto stimolato e dato impulsi al livello della domanda. Da qui si comincerà a parlare di
differenziazione del prodotto.
Finanza d’impresa, attraverso dei principi di ristrutturazione dell’impresa. Si inizia a parlare di finanza d’impresa in periodi di
retrocessione (anni 70)
Pianificazione strategica: Funzione aziendale volta alla ricerca di forme strategiche per individuare i processi d’impresa, per
trovare equilibri al fine che possa operare in modo adeguato alle proprie capacità
Produzione e logistica, fasi in cui si è più focalizzati sui sistemi produttivi, con logiche innovative, sistemi di produzione flessibili
alla produzione discontinua, dove l’elemento della flessibilità si fa più rilevante. Logistica, vengono coinvolti meccanismi per aiutare
i flussi fisici dei materiali e prodotti finiti.
Produzione di servizi, le imprese cominciano a produrre servizi e ad accrescere il valore che viene prodotto. Inizialmente veniva
erogato assieme al prodotto materiale per dare un valore aggiunto affinché il cliente potesse scegliere un prodotto anziché un’altro.
-> nascite e sviluppo del settore terziario
Scienze e tecnologie, permettono di accrescere le competenze del mercato, attraverso tecnologie informatiche e scienze.
Qualità totale, del prodotto e dei processi, miglioramento di processi nella fase produttiva e commerciale, rivolto all’ottenimento di
un concetto di una qualità.
Globalizzazione, grazie ad internet e alla nascita del web, sistemi di comunicazione più avanzati che permettono la riduzione delle
distanze e l’abbattimento dei costi, facilità della comunicazione e nella collaborazione. I mercati diventano delle grandi arene globali
dove chiunque ha la potenzialità di accedere
Mercati finanziari, crescono aumentando la competitività dell’offerta, offrono strumenti finanziari (banche) con un livello di
dinamicità molto forte.
Fattori e ambienti non competitivi, ci riferiamo a interazioni con fornitori, clienti, norme sulla sicurezza, norme regolamentative
del commercio, politiche legislative.
Le relazioni sociali e ambientali sono elementi fondamentali affinché l’impresa possa crescere per la creazione di valore.
La chiavi per la legittimazione sociale e del consenso, affinché l’impresa possa creare valore sono:
obiettivi e valori riconosciuti dalla società, aspettative etniche, legali, commerciali e pubbliche che la società ha nei confronti delle aziende,
sviluppo economico, società migliore, ambiente più pulito.
Ma soprattutto l’affidabilità, se si ha un’alta reputazione, si dice che l'impresa è affidabile, nel proporre prodotti di alta qualità del segmento di
mercato al quale ci si rivolge.
GOVERNO DELL’IMPRESA
L’impresa è un sistema aperto, l’impresa è in grado di creare delle interazioni con dei soggetti, è considerata un sistema sociale, oltre che
economico e giuridico. Si danno vita a dei processi di ascolto dell’esterno, e di adattamento alle pressioni esterne e di risposte dall’esterno.
SISTEMA STAKEHOLDER
Differenza tra Stakeholder primari e secondari
Gli stakeholder primari sono coloro senza i quali l’impresa non potrebbe esistere, i secondari sono quelli con cui l'impresa interagisce ma
il loro ruolo non è così rilevante. (es. primari: azionisti, dipendenti, fornitori, investitori, comunità generale, clienti. Secondari: competitori,
sindacati, media [mediatore di informazioni])
STAKEHOLDER INTERNI:
PROPRIETA’: l’impresa deve essere intestataria di quote azionarie: bisogna sottoscrivere le quote del capitale azionario affinché si
possa diventare proprietario. Il proprietario è il soggetto che sottoscrive quote di capitale azionario. La proprietà può essere
concentrata (il capitale sociale è diviso tra pochi soggetti che detengono la maggioranza assoluta) o frammentata (il capitale
azionario è diviso da tanti soggetti). Può essere anche di maggioranza (assume in maniera maggioritaria sul controllo e di
monitoraggio dell’impresa) o di minoranza (assume in maniera minoritaria il controllo dell’impresa).
Può essere di:
o natura industriale
o natura finanziaria
o natura pubblica, al capitale azionario partecipa un'istituzione pubblica. Quando si parla di organizzazione pubblica, ci riferiamo ad
un organizzazione che è appartenente alla collettività, quando si parla di organizzazione privata ci riferiamo ai sottoscrittori che
sono soggetti privati -> processo di privatizzazione*)
DIPENDENTI: si classificano in base al livello di partecipazione dei processi decisionali dell’impresa. In alcune tipologie d’impresa
tedesche, vedono i dipendenti godere di un livello di rappresentanza alto che avviene e li coinvolge nei processi decisionali
dell'impresa attraverso delle manifestazioni di rappresentanza.
MANAGEMENT: soggetto a sé stante che partecipa alla direzione dell’impresa e viene coinvolto nelle scelte strategiche, può
godere di un certo livello di autonomia rispetto alla proprietà. Egli viene delegato dalla proprietà a svolgere delle attività di gestione.
Il ruolo del manager cambia in base alla tipologia d’impresa, la dimensione di essa, in base al mercato in cui opera.
Il manager ha un ruolo a sé stante rispetto agli altri stakeholders proprio per i compiti che essi assumono. Il ruolo del management
(insieme di manager, organo di gestione) dipende da:
- la complessità aziendale: impresa più grande e complessa -> Potere più ampio; impresa meno complessa -> Potere limitato
- l’articolazione della struttura proprietaria: Se la proprietà è più frammentata e articolata, il manager assumerà un ruolo più
importante rispetto alla situazione in cui la proprietà appare concentrata.
- meccanismi di incentivo: Sono legati alla remunerazione del management che verrà ottenuta al raggiungimento di determinati
obiettivi.
- l’efficienza del mercato finanziario in cui l’impresa opera. Un esempio di mercato finanziario efficiente/trasparente è la borsa.
Per mercato finanziario efficiente facciamo quindi riferimento ad un mercato che influenza i comportamenti del management perché
rende il suo operato più trasparente, perché sarà tenuto a rispettare delle norme.
Stakeholder esterni:
STAKEHOLDER ESTERNI PRIMARI stakeholder che hanno una natura competitiva, (acquirenti, fornitori, clienti, concorrenti)
STAKEHOLDER ESTERNI SECONDARI, non hanno natura competitiva (lo stato)
I concorrenti sono quei soggetti che sono in grado di proporre prodotti simili a quelli dell’impresa e quindi di competere per offerte simili.
Essi si dividono in:
- POTENZIALI: Sono quei concorrenti che potenzialmente potrebbero competere. I motivi che limitano o rallentano la decisione di
entrare in un mercato competitivo. Questi motivi sono definite BARRIERE ALL’ENTRATA e rappresentano dei limiti che impediscono o
rallentano l’entrata di un concorrente potenziale in un mercato.
Tra le barriere all’entrata abbiamo:
- Fabbisogno di capitale: L’assenza di un adeguato fabbisogno di capitale potrebbe rallentare l’ingresso di un concorrente potenziale in
un mercato competitivo.
- Le economie di scala o di apprendimento: Le economie di scala sono condizioni positive per un concorrente effettivo, ma per il
concorrente potenziale potrebbe rappresentare, almeno inizialmente, un limite poiché egli non è in grado di sfruttare le economie di
scala, poiché le imprese effettive hanno già avuto la possibilità di accedervi.
- Accesso privilegiato alle risorse: La possibilità di godere di accesso a risorse di finanziamento o canali di distribuzione che non
possono essere sfruttate da soggetti potenziali, può rappresentare un ulteriore barriera e impedimento.
- Differenziazione: La differenziazione dettata dalla maggiore qualità e dalla presenza di un brand noto è facilitata per le imprese già
operanti nel mercato e quindi può rappresentare un limite per i concorrenti potenziali. Il livello di differenziazione del prodotto può anche
rappresentare una minaccia per l’impresa già consolidata qualora l’impresa concorrente proponga un prodotto similare e competitivo.
L’incidenza che consente di effettuare una scelta tra due prodotti è rappresentato dal rapporto qualità-prezzo. Le abitudini del
consumatore non rappresentano la causa, ma l’effetto di tale scelta.
- ATTUALI: Sono i concorrenti effettivi e che effettivamente competono con l’impresa in questione.
Se delle imprese concorrenti propongono sullo stesso mercato dei prodotti indifferenziati (simili, standardizzati), l’elemento che influirà
sulla scelta da parte del consumatore sarà il prezzo.
- Integrazione verticale: posizione che il soggetto occupa all’interno della filiera produttiva che è verticale.
A prescindere del livello di integrazione verticale, il soggetto sarà in grado di creare valore: se vi è un soggetto che è integrato
parzialmente e quindi che si occupa di una sola fase della filiera produttiva, sarà in grado di poter creare valore grazie all’output.
La differenza tra il valore della produzione e il costo del fattore produttivo consente al fornitore di ottenere un valore aggiunto (profitto).
Maggiore è l’intensità della concorrenza, maggiore sarà il grado di attenzione necessario nei confronti delle imprese concorrenti.
Gli elementi che definiscono il livello di intensità della concorrenza sono:
- il tasso di concentrazione delle quote di mercato: si intende la distribuzione delle quote di mercato. Per quota di mercato intendiamo il
rapporto tra i livelli di ricavi di un’impresa, con riferimento ad un prodotto in un determinato mercato, rispetto al valore totale dei ricavi di tutte
le imprese presenti sul mercato. Laddove vi è un forte livello di concentrazione, il ruolo dello stakeholder sarà meno intenso. Se il mercato è
frammentato, l’interazione con gli stakeholders sarà più significativa.
- il livello di standardizzazione dei prodotti: Alto livello Maggiore concorrenza; Livello minore Minore presenza della concorrenza. In
un mercato competitivo, è il prezzo ad essere l’elemento che incide sulla scelta di un brand, rispetto che ad un altro.
- le condizioni di costo: Eventuali presenze di economie di scala** Investimenti fissi importanti (macchinari, impianti) sfruttando le
economie di scala, con il fine di ottenere quantitativi di prodotto elevati.
** Per economie di scala, concetto introdotto da Taylor, si intende il fenomeno della riduzione dei costi e dell’aumento dell’efficienza legato
ad un maggior volume di produzione.
L’elasticità della domanda rappresenta il rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale del
bene. L’elasticità misura la sensibilità della domanda del bene alla variazione del suo prezzo.
Beni:
- ANELASTICI: La domanda di un bene è anelastica se la quantità domandata reagisce meno che proporzionalmente al variare del prezzo.
Es. Prodotti di lusso, pane (abbigliamento e non solo)
- ELASTICI: La domanda di un bene è elastica se la qualità domanda reagisce più che proporzionalmente al variare del prezzo. Quindi, un
minimo cambiamento nei prezzi, si traduce in un profondo cambiamento nei volumi di vendita.
INTERMEDIARI FINANZIARI:
GRUPPI DI INTERESSE: L’impresa interagisce con una serie di gruppi di interesse che determinano una forma di vincolo nei confronti
dell’impresa stessa (associazioni sindacali, gruppi di consumatori, società che hanno come lo scopo principale il livello di sostenibilità di
impresa).
SISTEMA PUBBLICO: Il contesto pubblico e istituzionale e quindi l’insieme delle norme stabilite dallo Stato mirano a regolamentare i
rapporti concorrenziali e i rapporti tra le imprese. Le authority hanno lo scopo di redimere e gestire problematiche di competenza e
regolamentare i mercati e tutelare la concorrenza.
A seconda della loro funzione e a seconda della modalità di interazione degli stakeholder con l’impresa, è possibile differenziarli in
stakeholder interni/esterni primari e secondari.
In presenza di concorrenti potenziali, l’impresa potrebbe redigere delle barriere all’entrata per limitare la loro influenza sull’impresa
(differenziazione del prodotto).
Un conto è parlare di stakeholders nella fase di start-up di un’impresa, un conto è nelle altre fasi Per l’impresa è fondamentale stabilire i
gruppi di stakeholder e stabilire che tipo di atteggiamento assumere nei confronti degli stakeholders nelle diverse fasi dell’attività d’impresa.
La capacità di un’impresa di creare valore dipende in particolar modo dalla tipologia di atteggiamento che l’impresa assume nel rapporto con
tali soggetti.
- POTERE: Il potere degli stakeholder differisce. Può avere natura coercitiva, utilitaristica e simbolica.
Quando parliamo di potere di natura coercitiva facciamo riferimento ad una costrizione ad assumere determinati
comportamenti. (norme e regolamenti che impongono al manager di assumere un certo comportamento).
Quando parliamo di potere utilitaristico facciamo riferimento ad una posizione di forza rappresentata dall’utilità di quel
ruolo (quando il fornitore è unico e quindi assume un’importanza notevole, opera in una situazione di monopolio).
Quando parliamo di potere simbolico facciamo riferimento......
- LEGITTIMITA’: Facciamo riferimento ad un potere (che potrebbe anche non essere reale) che potrebbe essere derivante
da una legittimazione di carattere sociale. In questo caso si parla di percezione che le azioni di un soggetto siano
desiderabili e che quindi siano legittimate ad andare in questa direzione.
- URGENZA: Uno stakeholder esercita delle pressioni e delle richieste potrebbero essere urgenti perché possono essere
dettate da necessità o problematiche o questione di mercato, pur in assenza di un poter esercitabile.
I tre elementi considerati (potere, legittimità e urgenza) possono combinarsi in maniera diversa:
Stakeholder latente: Soggetto caratterizzato da un basso grado di rilevanza a causa di una scarsa interazione con l’azienda. Sarà quel
soggetto che eserciterà potere derivante da proprio ruolo senza legittimazione e urgenza. Può essere definito stakeholder dormiente proprio
perché la sua interazione è molto limitata.
Stakeholder con aspettative: Stakeholder che aumenta il grado di interazione con l’impresa. Il suo interesse è degno di una maggiore
considerazione a causa del più alto livello di interazione. L’interesse rappresentato da tale soggetto è derivante dal fatto che la sua rilevanza
dipende da almeno due fattori:
- potere e legittimità: (Stakeholder a carattere dominante)
- potere e urgenza: Stakeholder pericolosi perché esercitano un potere che può essere contrapposto rispetto agli obiettivi
- urgenza e legittimità: Stakeholder dipendenti: La rilevanza di tali stakeholder sono l’urgenza e legittimità. Godere di un
interesse che abbia un urgenza e legittimità non consente allo stakeholder di esercitare il potere: essi assumono la
rappresentanza di un interesse e quindi dipendono da altri che detengono potere.
Stakeholder assoluto: Massimo grado di rilevanza. L’interesse di tale soggetto è caratterizzato da tutti e tre i fattori: potere, legittimità e
urgenza. Viene anche definito come un’evoluzione di stakeholder dominante.
Le strategie dell’impresa nei confronti degli stakeholder possono essere influenzate da due macro variabili:
- potenziale rischio: derivante dall’atteggiamento dello stakeholder, può portare all’impresa ad assumere un atteggiamento
offensivo o difensivo, in base al grado del potenziale rischio e all’istanza dello stakeholder
- potenziale cooperazione: derivante dall’istanza dello stakeholder, definisce l’intensità della cooperazione (una collaborazione ad
esempio)
Altra variabile da considerare nell'atteggiamento da parte dello stakeholder sono le diverse fasi di vita in cui l’impresa si trova: la dinamica
del ruolo degli stakeholder nel ciclo di vita dell’impresa. Anche il ruolo dello stakeholder è un ruolo essenzialmente di tipo dinamico.
Il ruolo dello stakeholder può essere:
- personale: lo stakeholder assume un atteggiamento diretto nei confronti dell’impresa, che può anche modificare il proprio
atteggiamento, pur rimanendo nella stessa categoria
- di categoria: lo stakeholder passa da una categoria all’altra, perché può decidere di cambiare prospettiva
- strategico: lo stakeholder cambia atteggiamento nel tempo poiché si evolve, mutando la categoria di appartenenza.
- Nascita e sviluppo: lancio di un prodotto o la start up di un'impresa, un'innovazione di un prodotto, invenzione di un qualcosa che
prima non esisteva
- Crescita: dettata dall'affermazione di un'impresa sul mercato. L’elemento che lo indica è l’aumento dei ricavi dovuto alle vendite.
L’impresa si afferma velocemente o lentamente.
- Maturità: apice di massimo splendore. Livello massimo del successo, delle vendite, e il livello massimo di espansione.
- Declino: fase di decrescita lenta ma inesorabile, dove perde notorietà, affermazione, quote di mercato, il prodotto comincia ad
essere venduto di meno perché comincia ad essere obsoleto o i competitor vendono un prodotto migliore. L’impresa punta sulla
rivitalizzazione di questa fase.
CREAZIONE DI RICCHEZZA
I principi della creazione di ricchezza (value based).
L’impresa deve trarre il meglio dalle relazioni con gli stakeholders, per poter cogliere delle opportunità in termini di investimenti e cogliere
eventuali momenti dove è opportuno effettuare degli disinvestimenti.
Le opportunità quindi possono essere:
- di investimento
- di disinvestimento
L’impresa può cercare di dar vita a delle scelte imprenditoriali per dar via alla creazione del valore economico.
Le scelte imprenditoriali che l'impresa può assumere per massimizzare i risultati dell’impresa e per mantenere o raggiungere una
posizione privilegiata e competitiva:
- strategiche: scelte che consentono all’impresa di ottenere vantaggio competitivo (scelte da assumere)
- operative: scelte volte alla massimizzazione delle vendite (modus con cui si attuano le strategie)
- di investimento: scelte che consentono di impiegare risorse finanziarie al fine di ottenere determinati obiettivi di mercato;
- di finanziamento: scelte che rappresentano una forma di acquisizione di fonti di finanziamento che possono essere anche un mix di fonti
di finanziamento (azionisti, sottoscrittori di capitali, ecc.).
Per vantaggio competitivo facciamo riferimento alla capacità dell’impresa di ottenere un differenziale positivo rispetto ai competitor e ai
concorrenti. Normalmente questo differenziale positivo si traduce con una maggiore redditività. Il vantaggio competitivo va ottenuto,
mantenuto e consolidato. Le scelte che si assumono devono essere volte ad ottenere un vantaggio.
La posizione di vantaggio competitivo si può ottenere attraverso delle strategie competitive:
- la capacità di fornire un valore superiore (strategie di differenziazione);
- la capacità di proporre un differenziato prodotto dei competitor ad un prezzo più basso (leadership di costo).
Per catena di valore si intende il fatto che ogni impresa svolge una serie di attività, caratterizzate da funzioni e da processi (fasi diverse ma
che concorrono per l’ottenimento di vantaggio competitivo)
FUNZIONI DI UN’IMPRESA:
- funzioni o attività primarie: funzioni essenziali senza le quali l’impresa non può svolgere le proprie attività, sono imprescindibili la cui
assenza potrebbe compromettere l’attività dell’impresa. Sono determinanti per la creazione di valore e di ricchezza (es. logistica in entrata,
processi produttivi, logistica in uscita, marketing delle vendite, servizi).
- funzioni o attività di supporto: funzioni che mettono l’impresa nella migliori condizioni possibili allo svolgimento delle attività primarie.
Sono funzioni secondarie ma che sono di supporto alle funzioni primarie (es. infrastrutture, amministrazione, gestione risorse umane,
finanza, sistemi informativi) Queste funzioni consentono all’impresa di ottenere un valore finale dato dalla differenza tra il valore della
produzione (fatturato) e i costi necessari per conseguire il valore.
I processi di un’impresa, che affiancano le funzioni, sono un insieme di attività collegate tra loro e appartenenti a più funzioni, che vengono
svolte in una maniera sequenziale, al fine di raggiungere un certo obiettivo (il processo può far parte sia della logistica, dei processi
produttivi, del marketing delle vendite, ecc.).
Il valore dell’impresa si traduce in valore per gli azionisti, che portano alla capacità dell’impresa di avere successo ai vari livelli (output
finale). I livelli sono:
- livello operativo (singoli tributi delle attività)
- livello di processo (capacità di valore per ogni processo)
- livello strategico, valore per gli azionisti stessi.
TEORIA DELL’AGENZIA Il rapporto di agenzia tratta la relazione tra un soggetto chiamato agente che svolge delle attività nell’interesse di
un altro soggetto chiamato principale (lo delega al compimento di alcune attività). Il principale (proprietario/proprietà), è colui che possiede i
fattori produttivi, che si affiderà ad un agente (manager/controllo) che sarà in grado di utilizzare quegli impianti nel miglior modo possibile.
Nelle grandi imprese si ricorre spesso a questi soggetti (agenti), al fine di sfruttare al meglio le risorse presenti nell'impresa stessa.
Le caratteristiche del rapporto di agenzia:
- l’agente gode di discrezionalità: ha la facoltà, con una certa libertà, di stabilire come perseguire l’interesse del principale. Egli risponde
solo del risultato ed è sottoposto ad un sistema di controllo.
- l’agente gode di asimmetria informativa: gode di maggiori informazioni rispetto al suo principale. L’agente dispone e controlla i sistemi
informativi dell'impresa, potendo così filtrare le notizie e quali di queste far trapelare alla proprietà (es. notizie di mercato, andamento del
prodotto, accessi di finanziamento)
- remunerazione dell'agente, che non dipende dal risultato, poiché vi è un rapporto contrattuale. Una quota consistente ed importante è
normalmente fissa. Se l'impresa non raggiunge determinati risultati, ciò non influenza la remunerazione dell’agente. Questi tre elementi che
caratterizzano questo rapporto di agenzia ci spiegano in parte come mai il management può conseguire interessi diversi rispetto a quelli
della proprietà. Soprattutto ci fa trapelare a che rischio è esposta la proprietà, grazie all’aiuto e alla competenza dell’agente. La separazione
tra proprietà e controllo ha dato vita al capitalismo moderno.
RAPPORTO TRA MANAGEMENT E AZIONISTI La teoria dell’agenzia ha dato il via al corporate governance, insieme di norme legali,
regolamenti e vincoli che disciplinano il rapporto tra l’azionista e il management. Fa sì che l’impresa venga gestita nell’interesse degli
azionisti. La corporate governance rappresenta il coordinamento dell'insieme di tutti gli stakeholder.
Sono formati da:
- assemblea degli azionisti: approva il bilancio, prende decisioni di fusione con altre società, operazioni straordinarie, aumento del capitale
sociale, messa liquidazione, e spetta anche il compito di nominare i consiglieri di amministrazione. Essa è importante perché consente agli
azionisti di partecipare alla vita dell’impresa, ma per i piccoli azionisti c’è una problematica a causa del capitale estremamente frammentato
(nelle grandi imprese/public company), il manager si sostituisce a loro per questo motivo. Nelle società quotate in borsa preferiscono
liquidare le proprie azioni dove trovano un vantaggio anziché partecipare alla vita dell’impresa.
- consiglio di amministrazione: formato dai consiglieri, che individuano il percorso strategico e il modo di realizzo del percorso. Esprimono
e definisco il management (ma attenzione non è il management!). Questo consiglio nomina un amministratore delegato. Ha un potere di
sorveglianza che viene svolto dai consiglieri, sui manager. I consiglieri senza incarichi gestionali sono consiglieri esterni o dipendenti,
mentre quelli con incarichi gestionali fanno parte del management.
- ruolo degli altri stakeholder: il rapporto di agenzia può riguardare anche ad altre tipologie di soggetti (es. creditori e fornitori). Il creditore
rispetto all’azionista, si trova in una posizione di agenzia, dove egli sarà l’agente e il proprietario sarà il principale (affinché il proprio prestito
venga soddisfatto è necessario che l’impresa generi guadagni). Nel momento in cui si considerano tutti gli stakeholder, si parlerà di agenzia
multipla, nella quale il manager vede il ruolo di agente in tutti gli stakeholder. I modelli di impresa internazionali che si ispirano alla corporate
governance sono il modello anglosassone usate negli Stati Uniti (proprietà frammentata), e renana, usate in Germania e Giappone
(proprietà concentrata ed esercita uno stretto controllo sul management, spesso legati da un vincolo di parentela o con stretto rapporti di
fiducia). In questo tipo di imprese sotto modello renano, vi è un grado di protezione particolare per gli stakeholder