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L’Economia Aziendale: fondamenti e principi

Caratteristiche Distintive
 L’azienda nasce come un Istituto di tipo economico. Ne esistono di vari tipi e forme
societarie. Le aziende rappresentano le cellule del sistema economico ed hanno un
andamento dinamico nella gestione, attraverso un continuo scambio con l’ambiente. Si
caratterizza per essere un complesso di elementi differenti tra di loro, ma
strettamente interconnessi attraverso relazioni interne ed esterne.

 L’impresa è un’attività economica organizzata per la produzione e scambio di beni e


servizi, contraddistinta da sforzo e rischio. La differenza sostanziale tra le varie
imprese è la finalità, ovvero se soddisfa i bisogni dell’uomo, se crea e distribuisce
ricchezza alle famiglie e/o, se stimola la ricerca e l’innovazione tecnologica.

 L’Istituto, come forma di azienda, è un complesso di elementi e fattori, di risorse


personali e materiali, duraturo e dinamico. È un’entità autonoma, per la quale esistono
delle leggi, che ne assicurano il buon funzionamento e che ne caratterizzano la
struttura, indipendentemente dall’istituzione alla quale appartengono. Può essere di
famiglie, di imprese, pubblico, no profit. È importante che vi sia il rispetto dei principi
di Efficacia ed Efficienza, per il raggiungimento degli obbiettivi.
Finalità
I criteri per l’orientamento delle scelte del soggetto economico sono:
 La Visione Sistemica quando tutti i soggetti aziendali si coordinano all’unisono, verso
gli obbiettivi comuni;
 L’Autonomia Decisionale per il raggiungimento delle finalità aziendali e
dell’equilibrio economico;
 L’Economicità che è un comportamento ispirato alla convenienza economica.
L’azienda deve lavorare secondo un principio di economicità:
- estendersi nel tempo;
- fronteggiare le condizioni di incertezza, di dinamica e di contesto (RISCHIO).
L’economicità deve essere raccordata con un sistema di principi guida:
- DURABILITÀ: duratura nel tempo in un ambiente dinamico;
- AUTONOMIA: vivere senza interventi di sostegno e di copertura;
- EQUILIBRIO: insieme di equilibrio reddituale, finanziario, monetario.
L’equilibrio economico deve essere durevole ed evolutivo, rivolto alla creazione di valore
per l’istituzione e la società .
È un sistema finalizzato a creare ricchezza durevole nel tempo, per fronteggiare le incertezze
e gli investimenti nel futuro.

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Creazione di ricchezza:
- Il valore degli output deve essere maggiore del valore degli input;
- nelle differenti componenti dell’azienda;
- nel breve e lungo periodo (retrospettiva e prospettica);

Nascita di un’azienda
Funzionamento
Ha origine da un’idea imprenditoriale, che deriva dall’individuazione di un bisogno da
soddisfare; vengono valutate le condizioni di contesto favorevoli allo svolgimento; viene
decisa la scelta dell’investimento iniziale.
Il reperimento delle risorse monetarie avviene tramite finanziamenti attinti a titolo di
capitale di proprietà (risorse messe a disposizione dei soci), oppure a titolo di capitale di
terzi (banche).
Il capitale proprio viene conferito all’azienda, senza nessun obbligo di restituzione, come
un investimento nella prospettiva di remunerazione futura (incerta o di rischio).
Il capitale di prestito o di terzi corrisponde ad una disponibilità temporanea di denaro, che
dovrà quindi essere restituito, sostenendo degli oneri, che nel caso in cui non venissero
restituiti, potrebbero comportare anche il fallimento dell’azienda.
Le operazioni di un’impresa sono finalizzate a:
- acquisire i fattori produttivi;
- trasformare i fattori produttivi in prodotti e/o servizi;
- vendere i prodotti e/o i servizi ottenuti.
I Fattori produttivi sono elementi disponibili alla produzione (input) e possono essere
valorizzati economicamente, attraverso lo scambio o il conferimento (lavoro). Li
differenziamo in fattori produttivi generici (mezzi monetari), specifici (investimenti in
impianti, macchinari etc.) I mezzi monetari recuperati, vengono impiegati per effettuare le
operazioni necessarie allo svolgimento delle attività di produzione.
I fattori produttivi si dividono in: a fecondità semplice (fattori utilizzati solamente per un
ciclo produttivo, dopo l’utilizzo non sono più disponibili) ed a fecondità ripetuta (vengono
utilizzati per più cicli produttivi, dopo un ciclo produttivo si consuma solo una parte della loro
utilità economica. La fecondità pluriennale, implica che l’utilità si protrae negli anni
(immobili, impianti).
L’azienda entra in contatto con due mercati differenti:
- B2B business to business (mercato dei fattori produttivi);
- B2C business to consumer (mercato di vendita).
Ilvalore  grandezze di tipo economico o finanziario e sono relativi al circuito della
produzione e finanziario.

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L’aspetto economico si riferisce alla dinamica della ricchezza, dotazione del capitale di
proprietà e sue variazioni nel tempo. La variazione nel tempo del capitale dipendono dalla
dinamica produttiva in termini di investimenti e di recuperi.

Il Circuito della Produzione parte dall’acquisizione dei fattori produttivi (input), la loro
elaborazione in produzione di beni o servizi, e successivamente la vendita del prodotto finale
(output).
L’acquisizione di fattori produttivi rappresenta un investimento (COSTO), che viene
misurato dalla quantità di mezzi monetari che escono dall’azienda.
La cessione dei prodotti rappresenta disinvestimento (RICAVO), che viene misurato dalla
quantità di mezzi monetari che entrano in azienda.
Riepilogo di ciò che è stato detto  il modello dei circuiti  tutto parte dall’entrata di denaro,
dalla raccolta di capitale (capitale proprio)  con questo capitale sostengo dei costi per
l’acquisto dei fattori produttivi che verranno immessi nel processo produttivo  vengono
prodotti dei beni e poi venduti  la vendita di questi beni mi fa ottenere dei ricavi generando
nuovo reddito. In caso di costi maggiori potrebbe essere necessario chiedere capitale alle
banche con conseguente aumento dei debiti finanziari.
Se ricavo > costo -> l’azienda sta creando ricchezza.
Se costo > ricavo -> l’azienda sta distruggendo ricchezza.
La differenza tra ricavi e costi rappresenta il reddito, come incremento o decremento
della ricchezza precedentemente disponibile.
Aspetto economico:
- costi relativi all’acquisizione dei fattori produttivi;
- ricavi relativi al collocamento dei prodotti;
- capitale di proprietà .
Aspetto finanziario:
- denaro;
- crediti e debiti di finanziamento e di funzionamento.
Esempi
- Il finanziamento attinto è un ricavo misurato da una entrata monetaria; a questo si
contrappone il maggior costo di restituzione (importo preso a prestito ed interessi passivi)
misurato da una uscita monetaria.
- Il finanziamento concesso misura un costo, misurato da una uscita monetaria, al quale si
contrappone un maggiore ricavo di restituzione, misurato da una entrata monetaria
comprendente gli interessi attivi maturati e l’importo dato a prestito.
Uscite numerarie misurano variazioni economiche negative (costo).
- Costo acquisto di fattori produttivi – produzione.
- Costo di restituzione di finanziamenti attinti – finanziamenti attinti a prestito.
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- Costo di concessione di finanziamenti a terzi – finanziamenti concessi.
- Restituzione di capitale di proprietà – finanziamenti attinti con il vincolo di capitale
di proprietà .
Entrate numerarie misurano variazioni economiche positive.
- Ricavi per la vendita di prodotti – produzione.
- Ricavo per restituzione di finanziamenti concessi – finanziamenti concessi.
- Ricavo per ottenimento di finanziamenti da terzi – finanziamenti attinti.
- Raccolta di capitale di proprietà – finanziamenti attinti con il vincolo di capitale di
proprietà .
Le entrate e le uscite monetarie si possono compensare. Crediti e debiti di funzionamento.

Principio di correlazione:
Un fattore produttivo deve essere correlato alla realizzazione del prodotto per il quale ha
contribuito a realizzare.
Il fulcro dell’azienda è il processo di produzione che è un ciclo unitario, esso viene
differenziato in base ai seguenti cicli della gestione:
- Ciclo finanziario: è costituito dai crediti e debiti, necessari per le attività del ciclo
produttivo. Esso parte con la generazione di debiti per finanziare le operazioni
produttive e termina con i crediti relativi alla vendita;
- Ciclo produttivo: riguarda i processi di produzione aziendali, e quindi la combinazione
dei fattori produttivi per la creazione del prodotto finale. Esso parte con la
trasformazione fisica dei fattori e termina con la fine del processo produttivo;
- Ciclo economico: è scandito dall’intervallo di tempo che vi è tra quando vengono
sostenuti i costi relativi ai fattori produttivi e quando si ricevono i ricavi relativi al
prodotto finale;
- Ciclo monetario operativo: specifica l’intervallo di tempo che vi è tra le uscite per il
pagamento degli acquisti e le entrate relative agli incassi delle vendite (cash flow),
tramite esso è possibile analizzare la liquidità aziendale in un determinato momento;

L’azienda: caratteristiche, finalità e modelli di rappresentazione


L’attività economica deve avere una continuità in merito alle funzioni di produzione,
scambio e consumo finalizzate alla soddisfazione dei bisogni degli individui. Le aziende
sono inserite in un ambiente da cui traggono risorse, vincoli e opportunità ; da tali
caratteristiche dipende il successo o l’insuccesso dell’azienda.
Le caratteristiche essenziale che accomunano tutte le aziende
 Pluralità di individui: azione economica non svolta da soli individui
 Le aziende sono le cellule elementari del tessuto economico
 Le aziende sono inserite in un ambiente da cui traggono risorse, vincoli e opportunità ,
da tali caratteristiche dipende il successo o l’insuccesso dell’azienda
 Continuo scambio con l’ambiente circostante

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L’azienda come sistema è costituita da:
- struttura: insieme delle risorse e dei fattori produttivi, dimensione statica ma in
continua evoluzione; (ad es. adozione di un software che crea un salto tecnologico in
ottica di gestione ma solo se le relazioni all’interno della struttura sono adatte a
recepire il cambiamento. Una struttura rigida porta a non sfruttare le opportunità
dell’ambiente.
- operazioni: azioni continue e contemporanee che necessitano di coordinamento:
operazioni di acquisito, trasformazione e vendita – azioni messe in campo per far
attivare l’azienda
- Esistenza di relazioni nella struttura e tra le operazioni.
- finalità: le operazioni devono essere orientate al fine di creare ricchezza tramite il
raggiungimento di un equilibrio economico.
Il sistema è quindi un complesso di relazioni di connessione tra struttura (insieme delle
risorse e dei fattori produttivi), delle operazioni che sono azioni continue, che vanno
dall’acquisto, alla vendita e tutto ciò che ne deriva. Ogni singola parte è connessa alle altre al
fine della stabilità e della produzione di ricchezza economica aziendale.
In un sistema ogni singola parte è in connessione ed interrelazione con le altre, con l’obiettivo
di alimentare la propria sopravvivenza nel tempo, tramite:
1. il rinnovo degli investimenti in fattori produttivi;
2. il mantenimento del livello delle immaterialità (competenze);
3. circuiti produttivi tali da realizzare servizi e prodotti graditi agli utilizzatori;
4. la remunerazione dei portatori di capitale.
Modello input-output  modello base struttura-operazioni  scambio bidirezionale:
- da struttura promanano le operazioni;
- le operazioni quando si attivano modificano la struttura (es. utilizzo fattori, accumulo
fattori immateriali: economie di apprendimento e di routine);
- dalle operazioni discendono i risultati che impattano sulla dimensione della struttura e
sul miglioramento delle operazioni.

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Modello input output e modello a relazioni circolari da rivedere meglio.

Le risorse aziendali
Le risorse sono il tratto distintivo dell’azienda, un assortimento di determinate risorse porta
alla produzione di un prodotto/servizio di un determinato tipo. Nello svolgimento della
propria attività l’azienda realizza una combinazione tra risorse, elementi aziendali e contesto
ambientale, ossia un sistema risorse, funzionale alla realizzazione dei prodotti e dei servizi.
La finalità ideale è quella dell’autosostentamento e della stabilità economica, ma
all’occorrenza è importante avere relazioni che garantiscano l’accesso al credito.
Le risorse possono essere
 finanziarie  sono rappresentate dal fattore produttivo generico, il denaro,
attualmente disponibile e che diventeranno disponibili in futuro, i crediti di
funzionamento e di finanziamento.
Il denaro di cui un’azienda dispone può avere origine esogena e/o endogena.
o Origine esogena: capitale di prestito e capitale di rischio

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o Origine endogena: autofinaziamento(l’azienda crea ricchezza e si autofinanzia
tramite questa)
Per un’azienda la capacità di reperire risorse finanziarie adeguate al proprio
fabbisogno è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un'azienda poiché
consentono di coprire i costi operativi, finanziare investimenti, affrontare situazioni di
emergenza e mantenere la stabilità economica nel lungo periodo.
 materiali  identificano beni tangibili, ossia fattori produttivi specifici, caratteristici
dell’attività che un’azienda svolge. Le risorse materiali includono:
o fattori produttivi a fecondità semplice: beni che partecipano ad un processo
produttivo (incorporati nel prodotto finito o consumati per erogare un
servizio);
o fattori produttivi a fecondità ripetuta: beni che partecipano a più processi
produttivi o di erogazione;
o fattori produttivi pluriennali: beni che, oltre a partecipare a più processi
produttivi, sono destinati a rimanere vincolati all’attività aziendale per più anni.
Possono essere di origine esogena (acquisto) o endogena (costruito internamente).
Una volta entrata nella combinazione produttiva la risorsa materiale progressivamente
si consuma, riducendo la propria utilità residua.
 Immateriali  elementi di natura intangibile, conoscenze e competenze; sono
investimenti ad alto rischio (bassa controllabilità della risorsa e dei benefici associati,
tempi lunghi) ma potenzialmente anche ad alto rendimento.
A Loro volta le immateriali sono suddivisibili:
o Capitale Umano, costituito dalle persone che sono in azienda, con il loro know
how, abilità , competenze, funzionali all’azienda.
o Capitale Organizzativo o Strutturale, è la parte del modus operandi aziendale.
Che può essere formalizzato e quindi presente nei processi aziendali. Tutelato
con forme legali quali contratti, marchi o brevetti. È la parte che l’azienda1 è
riuscita a fare propria.
o Capitale Relazionale è la parte di relazioni che si instaura e che coltivano tra
l’azienda e i suoi stakeholders. È la sede privilegiata dello scambio di know how,
in un circuito virtuoso, che si auto alimenta.
 Capitale Organizzativo o Strutturale: Questo tipo di capitale si riferisce alla parte del
modo in cui l'azienda opera. Include i processi aziendali, le procedure e le strutture
organizzative che sono stabilite e formalizzate all'interno dell'azienda. È ciò che
l'azienda ha costruito nel tempo per gestire le sue attività in modo efficace ed
efficiente. Ad esempio, può includere procedure operative standard, organigrammi,
sistemi di gestione della qualità e altri elementi che contribuiscono a garantire che
l'azienda funzioni in modo coerente e conforme agli obiettivi stabiliti. Questo capitale
può essere tutelato legalmente attraverso la registrazione di marchi, brevetti o
contratti che stabiliscono i diritti di proprietà intellettuale.
 Capitale Relazionale: Questo si riferisce alle relazioni che l'azienda sviluppa e coltiva
con i suoi stakeholder, come clienti, fornitori, partner commerciali, istituzioni
finanziarie, comunità locali e così via. Queste relazioni sono cruciali per il successo
dell'azienda e possono includere partnership strategiche, fiducia e reputazione sul
mercato, collaborazioni di ricerca e sviluppo, e così via. Il capitale relazionale si basa
sull'idea che le relazioni positive con gli stakeholder possono portare a vantaggi
competitivi e opportunità di business. Queste relazioni possono anche facilitare lo

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scambio di conoscenze, informazioni e risorse che sono vitali per l'innovazione e la
crescita aziendale.
Una risorsa è definibile come fattore produttivo quando possiede, anche disgiuntamente, uno
di questi tre requisiti: identificabilità (la risorsa deve essere separabile e può derivare da
diritti contrattuali o legali. In alternativa, deve essere possibile determinarne il costo); utilità
(deve generare benefici economici futuri) e controllabilità (l’azienda deve poter limitarne
l’utilizzo da parte di terzi e beneficiare dei benefici economici). Restano fuori tutta una parte
di risorse immateriali, che non possono essere controllate dall’azienda (competenze
individuali, pacchetto clienti, relazioni).

Il bilancio
Attraverso la contabilità generale, si tiene nota di tutte le operazioni di scambio, che
avvengono nel mercato e vengono riassunte in un prospetto chiamato bilancio. Il bilancio
viene redatto per destinatari interni (manager, lavoratori, proprietà ) oppure esterni
(azionisti, analisti, clienti, fornitori, finanziatori etc.). Il bilancio può essere studiato per capire
diverse caratteristiche di un’impresa, come ad esempio: gli utili che genera una impresa nel
medio-lungo periodo; la stabilità patrimoniale; la capacità di fronteggiare gli impegni e i
rischi.
Il modello del bilancio sintetizza l’effetto delle operazioni aziendali sulla dinamica economica
e sulle condizioni di equilibrio finanziario e patrimoniale, rappresentando l’andamento
complessivo dell’azienda mediante un sistema di valori, che omogeneizza tutte le operazioni
secondo un’unica unità di misura di derivazione contabile (la moneta di conto). Deve essere
redatto con Chiarezza, deve rappresentare in modo Veritiero e corretto, lo stato
patrimoniale, finanziario e lo stato economico di un’azienda.
Il bilancio è un adeguato sistema di rilevazione contabile, in quanto:
 tutela i Soci, perché possono verificare come viene utilizzato il loro capitale;
 tutela gli Stakeholder (ad esempio fornitori, clienti, dipendenti), perché permette di
valutare lo stato di salute dell’impresa;
 tutela lo Stato, perché permette di valutare la correttezza degli atti della società , anche
dal punto di vista fiscale;
 tutela la stessa Società, perché permette di capire l’andamento della gestione e di
individuare eventuali azioni correttive.
Il risultato economico è quindi l’incremento/decremento della ricchezza, che si è avuto
nel corso di un periodo ed è dato dalla differenza tra il valore della produzione ottenuta,
meno il valore dei fattori produttivi impiegati; se è positivo è utile se è negativo è perdita.
Il risultato economico globale si riferisce invece al periodo totale di vita dell’azienda e può
essere determinato utilizzando tre diversi metodi:
- metodo reddituale: ricavi – costi (Si concentra principalmente sulla differenza tra i
ricavi generati dalle vendite di beni o servizi e i costi sostenuti per produrre quei beni
o servizi, inclusi costi operativi, costi di produzione, costi del personale, costi di
vendita, ecc.)
- metodo finanziario: entrate – uscite (Si concentra sulla differenza tra le entrate e le
uscite monetarie nel corso di un periodo.)
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- metodo patrimoniale: rimborsi – conferimenti (si concentra sui flussi di capitale,
considerando i conferimenti di capitale e i rimborsi di capitale, che riflettono le
transazioni finanziarie con gli investitori o i creditori.)
Calcolare il risultato globale ha scarsa utilità dal punto di vista conoscitivo/decisionale,
occorre ripartire in intervalli di tempo di durata annuale. L’anno solare è il periodo di
riferimento convenzionale (detto esercizio) ma può variare a seconda dell’attività aziendale.
Quali problemi possono sorgere? Gestione incompiuta; alla fine del periodo dinamica
economica e dinamica finanziaria sono sfasate: entrante-uscite sono diverse da ricavi – costi;
incertezza nella determinazione del risultato;
Per la determinazione del risultato economico di periodo, partecipano solo i costi di utilizzo
dei vari fattori.
La differenza tra costo di acquisizione (soldi che sostengo per comprare quel bene) e
costo di utilizzo (quando il fattore produttivo viene impiegato nella dinamica
produttiva) costituisce il valore residuo. Esso rappresenta il valore delle operazioni in corso
di svolgimento (gestione incompiuta), che troveranno compimento in futuro e che
contribuiscono a costituire il capitale di funzionamento.
(La gestione incompiuta si riferisce a operazioni o attività aziendali che non sono ancora state completate entro il
periodo di riferimento del bilancio. Questo può includere, ad esempio, fattori produttivi rimanenti che sono stati
acquisiti ma non ancora utilizzati nella produzione di beni o servizi. Questi beni o servizi non ancora prodotti
rappresentano una parte del processo produttivo che si protrarrà nel tempo e verrà completato in periodi
successivi. Queste operazioni in sospeso contribuiscono a formare il valore residuo nel bilancio e possono
influenzare il risultato economico complessivo dell'azienda.)

Uno dei principali metodi di gestione incompiuta è l’ammortamento. L’ammortamento è un


procedimento contabile che consente di ripartire il costo di un bene a fecondità ripetuta, negli
esercizi in cui sarà impiegato facendolo concorrere, per quote, alla formazione del reddito dei
singoli esercizi nei quali tale costo cederà la sua utilità . Gli elementi del piano ammortamento
sono: Il valore da ammortizzare, pari al costo storico o di produzione comprensivo di oneri
accessori, il periodo di ammortamento, cioè la vita utile del fattore, il metodo di
ripartizione, cioè il criterio secondo cui il valore da ammortizzare viene suddiviso.
La quota di ammortamento rappresenta quindi:
- il valore che può essere fatto partecipare come componente negativo al risultato del
periodo;
- l’incidenza dei fattori produttivi pluriennali, sul risultato economico dei differenti
periodi amministrativi, nei quali tali fattori produttivi vengono impiegati.
In questo modo il costo di acquisizione viene ripartito tra i periodi amministrativi, in cui i
fattori produttivi partecipano alla produzione aziendale.
Nella redazione del bilancio devono essere rispettati i seguenti principi:
 Competenza economica, in quanto deve tenere conto dei ricavi e dei costi di
competenza dell’esercizio; i ricavi per i quali si è avuta la manifestazione finanziaria e
che si riferiscono a servizi completati o prodotti venduti; i costi che si riferiscono a
fattori utilizzati per il conseguimento di quei ricavi.

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 Prudenza nella valutazione delle voci per evitare di sovrastimare reddito e capitale.
Gli utili attesi non vanno inseriti, mentre tutte le possibili perdite sì; si deve tener conto
dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la
chiusura dell’esercizio.
I principi di competenza e prudenza ci aiutano a determinare:
 quali valori devono partecipare alla formazione del risultato;
 le soglie di ragionevolezza da non oltrepassare per i valori positivi;
 la necessità di includere elementi anche se solo temuti.
Il conto economico:
I ricavi ed i costi di competenza sono riepilogati nel conto economico, il quale consente di
ottenere informazioni sull’andamento economico dell’azienda.
Sulla parte sinistra vengono riepilogati i costi e sulla parte destra i ricavi. La differenza ci da
l’utile o la perdita che è il risultato della gestione aziendale.
Tra i componenti negativi: - Quote per rischi e oneri futuri.
- Acquisizione di fattori produttivi che
cedono la loro utilità nel periodo; Tra i componenti positivi:
- Rettifiche di ricavi realizzati
- Ricavi conseguiti nell’esercizio;
finanziariamente, ma non di
competenza (perché ad es. nel caso di - Valore residuo dei fattori produttivi
un anticipo gli anticipi non non utilizzati, valore dei
rappresentano un'entrata guadagnata semilavorati e prodotti finiti;
ma piuttosto un obbligo futuro nei
confronti del cliente) - Ricavi che provengono da passati
- Costi dei fattori produttivi che esercizi;
provengono da passati esercizi; Perdita se somma negativi > positivi
- Quote di ammortamento;
- Utile se somma negativi < positivi.

Gli utili vengono segnati nei componenti negativi e le perdite nei componenti positivi per
effetto della partita doppia.
La partita doppia è un metodo di scrittura contabile, consistente nel registrare le operazioni
aziendali simultaneamente su due serie di conti (“dare-avere"), allo scopo di determinare il
reddito di un dato periodo amministrativo e di controllare i movimenti monetari-finanziari
della gestione.
In qualunque momento, la sommatoria del dare deve essere uguale alla sommatoria
dell’avere (DARE=AVERE). L’idea alla base del metodo della partita doppia è, che ogni
operazione compiuta dall’impresa interessa contemporaneamente due aspetti:
- l’aspetto finanziario, che analizza le variazioni finanziarie intervenute nella gestione;
- l’aspetto economico, che analizza le variazioni dei costi, dei ricavi e del patrimonio
netto intervenute nella gestione, ovvero le variazioni che rappresentano le cause che
hanno determinato le variazioni finanziarie.

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Il capitale di funzionamento:
È quel patrimonio che presidia il funzionamento dell’impresa e può essere incrementato o
diminuito in base all’andamento della gestione. Viene utilizzato per finanziare le attività
operative quotidiane di un’azienda, come il pagamento dei fornitori o il mantenimento delle
scorte.
Al termine di un periodo rimangono a disposizione fattori produttivi generici (denaro) e/o
specifici (fattori produttivi da utilizzare, prodotti da vendere).
Tali condizioni hanno utilità economica (quindi significato e valore) perché finalizzate
all’attività produttiva (legate da un rapporto di strumentalità )
L’analisi qualitativa del capitale di funzionamento si focalizza sulla struttura e sulle relazioni
tra le classi che lo compongono e tra gli elementi attivi e passivi. • Sotto il profilo quantitativo
si attribuisce rilevanza al concetto di capitale netto di funzionamento (o proprio).
Il capitale di funzionamento è riepilogato nello Stato Patrimoniale il quale raccoglie tre
categorie di valori:
- Attività:
Valori finanziari: denaro disponibile, crediti(funzionamento e finanziamento).
Valori economici: fattori produttivi a fecondità semplice in rimanenza, prodotti finiti o
in lavorazione e valore residuo dei fattori produttivi a fecondità ripetuta.
- Passività:
Valori finanziari: debiti, passività presunte
Valori economici: ricavi anticipati(Es. acconto di un cliente)
- Capitale netto di funzionamento: dove capitale netto di funzionamento è la
differenza tra attività e passività .
Il capitale netto di funzionamento (proprio) è un fondo valori (dato dalla differenza tra valore
delle attività e passività ), astratto(non si identifica con nessun elemento dell’attivo o del
passivo), deriva dalla determinazione del risultato di esercizio ed è incerto, perché alcuni dei
valori da cui deriva sono incerti (gli account da pagare e gli inventari, possono variare nel
tempo e possono essere soggetti a fluttuazioni in base a vari fattori, come le politiche di
gestione del credito, le condizioni del mercato e così via.)
Capitale netto di funzionamento = conferimenti - prelievi + ricchezza generata (o consumata)
durante i periodi precedenti + utile (o perdita) di periodo.
Il capitale di funzionamento è fondamentale in quanto rappresenta il patrimonio
dell’azienda, è quindi quella grandezza a presidio della sicurezza degli agenti esterni
(banche, clienti etc.) che viene influenzata dalla gestione della stessa.
La dinamica reddituale e quella monetaria seguono percorsi diversi, infatti, l’andamento
economico e quello finanziario possono avere differenze notevoli in quanto determinare un
utile di 100 non significa avere una corrispondente disponibilità monetaria immediata di
100 a meno che ricavi = entrate e costi = uscite.

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Il bilancio di esercizio deve inoltre essere redatto secondo le norme del Codice civile e i
principi contabili internazionali. Le informazioni contabili devono quindi essere
comprensibili, significative, attendibili (rappresentazione fedele, neutrali, prudenti) e
comparabili con il bilancio dell’anno precedente.
Ricapitolando:
I principali documenti del bilancio d’esercizio sono:
- Stato patrimoniale, in cui sono indicate le attività e le passività della società al
termine del periodo amministrativo;
- Conto economico, da cui si evidenzia il risultato economico maturato dalla società nel
corso del periodo amministrativo;
- Nota integrativa, in cui vanno indicate tutte le informazioni di natura contabile
connesse allo Stato patrimoniale e al Conto economico che si reputano necessarie per
rappresentare il bilancio correttamente ai fini di legge.
- Un documento “di corredo”, ovvero una relazione sulla gestione, che descrive
l’andamento gestionale della società con informazioni anche sulla ricerca e sulle
prospettive future.

Attività, processi e sistemi operativi


Le trasformazioni economiche possono essere di tipo:
- tecnico-fisica: trasformare gli input in output (impresa manifatturiera)
- spaziale: muovere nello spazio merci (impresa commerciale)
- temporale: concedere flussi monetari (impresa finanziaria)
La trasformazione spaziale al giorno d’oggi è un fattore critico di successo.

La trasformazione deve essere organizzata in:


- azioni e mansioni: unità elementare (scrivere, telefonare etc.);
- attività: aggregazione di azioni (ordinare materie prime, pianificare trasporti etc.)
- unità specializzate funzionali: aggregazione di attività omogenee in capo ai
medesimi responsabili (acquisti, logistica etc.);
- processi: aggregazioni di attività , anche cross-funzionali, con il medesimo oggetto
(controllo qualità , riscossione crediti, etc.) e si fonda sul meccanismo del feedback.
Le unità funzionali possono essere di tipo imprenditoriale (direzione generale), di indirizzo e
controllo (pianificazione), operative integrative (amministrazione, gestione personale etc.),
operative tipiche (ricerca e sviluppo, produzione, marketing etc.).
I processi rendono conto di relazioni Temporali, cioè che devono seguire un preciso ordine
temporale di accadimento (produzione in catena), relazioni Complementari (vendere al
miglior prezzo, grazie anche alla funzione acquisti e funzione vendita). Relazioni di Uniformità

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relative ad attività che soddisfano un requisito comune, convergere la pubblicità e la
promozione nel processo di comunicazione commerciale. Alcuni processi sono cross-
funzionali, ovvero iniziati da un responsabile, ma terminati da altri.
La visione dell’organizzazione per funzioni facilita la divisione del lavoro e l’efficienza; la
visione per processi riconduce l’agire dell’organizzazione verso il fine comune di
valorizzare l’output.
Qualsiasi impresa è inserita in una filiera produttiva composta da diversi attori (fornitori,
produttori, clienti etc.), questo è il sistema del valore. Le principali attività caratteristiche
dell’impresa possono essere rappresentate attraverso la catena del valore.
La catena del valore interna di un’azienda è suddivisa in attività primarie e di supporto;
tra quelle primarie troviamo: logistica interna, operazioni, logistica esterna, marketing e
vendite, servizi. Queste attività sono indispensabili per la trasformazione degli input in
output, anche se con diversa rilevanza; ciascuna contribuisce alla definizione dei costi e può
essere elemento di differenziazione
rispetto ai concorrenti.
Tra le attività di supporto figurano
l’infrastruttura, la gestione delle risorse
umane, sviluppo della tecnologia,
approvvigionamenti. Queste attività
contribuiscono in maniera indiretta alla
generazione di valore. Esse sono in
grado di contribuire ad una maggiore
specializzazione, a supporto dei
processi imprenditoriali.
Il fine di tutte queste attività è la generazione di un margine.
Lo schema logico della catena del valore si poggia sui principi di Efficacia (l’output prodotto
incontra il favore del mercato, creando plus valore) ed Efficienza cioè massimizzando l’output,
con il minimo di risorse utilizzate.
LE CATENE DI IMPRESE CONCORRENTI POSSONO ESSERE DIVERSE (diversa la ricerca del
vantaggio competitivo !):
- esternalizzare alcune attività interne a fornitori esterni (outsourcing: ZARA);
- sperimentare soluzioni tecniche differenti per aggiornarsi continuamente
(reengeneering: TOYOTA);
- investendo in determinate attività in grado di innovare radicalmente (focalizzando:
APPLE);
- attribuendo le mansioni elementari ad attività diverse rispetto ai concorrenti (ri-
strutturando: IKEA).
Una diversa configurazione della catena facilita la definizione di un vantaggio competitivo,
basato sulla differenziazione rispetto ai concorrenti, oppure basato su costi minori.
È chiaro però che investire in determinati settori come quello di ricerca e sviluppo, potrebbe
allontanare il vantaggio di costo, per un periodo spesso lungo, ma allo stesso tempo potrebbe
determinare l’unico vero fattore di differenziazione, rispetto ai concorrenti. investire in una
collaborazione esterna di ricerca con una università potrebbe contenere i costi, necessitare di
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una apposita negoziazione ma rendere meno difendibile la differenziazione nel tempo; – non
svolgere ricerca e sviluppo comprime il costo unitario, favorisce la produzione seriale e
standardizzata nel tempo, ma rende difficile la differenziazione.
Il modello della catena del valore disaggrega l’impresa, nelle sue attività rilevanti e
strategiche. L’ottimizzazione e il coordinamento sono le linee guida della catena del valore.

La struttura organizzativa
Una volta configurata la catena(quali attività includere e quali no), si devono individuare i
responsabili di ciascuna attività e favorirne il coordinamento:
- dimensione verticale ovvero la gerarchia tra funzioni
- dimensione orizzontale ovvero il coordinamento tra funzioni
Ricercare l’eccellenza in ciascuna funzione senza perdere di vista i collegamenti tra le diverse
funzioni (“produzione” al crescere della qualità richiede maggiore valorizzazione dell’output,
“vendite” richiede sconti in linea con il mercato in assenza di budget per comunicare al
mercato maggiore qualità ).
Le parti dell’organizzazione:
• Vertice Strategico: consiglio d’amministrazione (presieduto dai soci di maggioranza
che fissano le strategie), comitato di direzione (che realizzano/declinano le strategie del cda),
staff del presidente (di supporto alla direzione).
• Tecnostruttura: si occupa di pianificazione strategica, controller (raccolgono ed
analizzano i dati e li rendono disponibili al decisore), ricerca, programmazione, produzione,
analisi del lavoro metodi e strutture.
• Staff di servizio: di supporto; ufficio legale, relazioni pubbliche e sindacali, redazione
prezzo e am¬ministrazione del personale.
• Middle-manager: responsabili delle varie funzioni di marketing, vendite, produzione…
coordinano le loro attività ’ e riportano i risultati ai loro superiori.
• Sotto i responsabili: ci sono i responsabili dello stabilimento e poi del reparto e infine
gli operai ed i clienti (lato produ¬zione) ci sono i manager regionali di vendita, poi distrettuali
e infine i venditori e gli addetti alle spedi¬zioni (lato vendite).
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La struttura funzionale è caratterizzata dalla suddivisione per funzioni quali marketing,
produzione, finanza etc., avente a capo un direttore generale che va a gestire le varie funzioni.
La sua funzione principale è quella di coordinare le attività e le risorse dell'azienda per
garantire l'efficienza e l'efficacia delle operazioni.
La struttura funzionale è composta da diverse funzioni aziendali come la produzione, il
marketing, le finanze e le risorse umane, ognuna delle quali ha responsabilità specifiche
all'interno dell'organizzazione.
Più l’efficacia dell’impresa è alta (andando ad inserire task force, product manager etc.) e più
alto sarà il costo organizzativo (e viceversa).
La struttura divisionale è un modello organizzativo aziendale in cui l'organizzazione è divisa
in divisioni autonome, ciascuna delle quali è responsabile di uno specifico prodotto, servizio o
mercato. Ogni divisione funziona come un'unità organizzativa indipendente con il proprio
team di lavoro, risorse, budget e obiettivi specifici.
In una struttura divisionale, le decisioni sono decentralizzate, il che significa che i responsabili
di ogni divisione hanno una maggiore autonomia decisionale rispetto alle funzioni aziendali in
una struttura funzionale.
Questa struttura è spesso utilizzata dalle grandi aziende che operano in diversi settori o
mercati, poiché consente loro di essere più flessibili e reattive ai cambiamenti del mercato.
Tuttavia, la struttura divisionale può anche portare a una maggiore complessità gestionale e a
una riduzione della sinergia e della collaborazione tra le divisioni.

Le attività riunite in un’unica funzione, appartengono ad una stessa macro fase del processo.
Talvolta però il coordinamento tra le diverse funzioni/divisioni, non sono risolvibili
unicamente con la gerarchia, perciò , entra in gioco il processo (ed il suo eventuale
responsabile), che va a combinare le attività , anche in base a funzioni e divisioni diverse, per
generare la maggiore funzionalità possibile per il cliente finale.
Il Processo è una struttura flessibile, che si adatta alle finalità aziendali, facilita la condivisione
delle differenti competenze e professionalità aziendali. Affinché un processo funzioni, è
necessario che questo sia flessibile, adattandosi alle priorità del caso; che faciliti la
condivisione di competenze tra le varie attività , con il fine di creare maggiore valore. È
introdotto al fine di avere un output rilevante per il cliente e raggiungere un vantaggio
competitivo.
A supporto della struttura organizzativa stabile e rigida, troviamo degli elementi che
garantiscono flessibilità e dinamicità al sistema, ovvero i sistemi operativi che producono la
necessaria pressione sui comportamenti degli individui, concretando le aspettative per
ciascuna attività e processo. Si originano integrando diversi processi. L’assetto organizzativo
esprime il potenziale, solo a seguito del comportamento dei soggetti coinvolti nei processi.
Ad esempio, svolgono questa funzione il sistema di Gestione del Personale, che definisce le
dimensioni, la composizione, le ricompense, la formazione del personale. Il sistema
Informativo aziendale è quella parte che permette la raccolta, lo scambio e l’elaborazione delle

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informazioni, a chi ne ha bisogno. Il sistema di Pianificazione e Controllo è quello che verifica
l’azione organizzativa, attraverso la definizione di obbiettivi e misurazione dei risultati.
La qualità dell’organizzazione impatta sul successo aziendale e sul vantaggio competitivo.
La configurazione corretta dei sistemi operativi rispetto alla specificità aziendale consente di
correggere in tempo le strategie in funzione del cambio di contesto e delle dinamiche di
mercato.

Dal modello di bilancio al bilancio di esercizio


La prima sezione che compone il bilancio è il conto economico il quale, riepilogando i ricavi e
i costi di competenza, consente di ottenere informazioni sull’andamento economico
dell’azienda, sulla modalità di formazione e dinamica del risultato di esercizio(utile o perdita).
Il bilancio di esercizio riepiloga il capitale proprio fatto dai conferimenti iniziali e successivi e
degli incrementi subiti per effetto della gestione attraverso l’utile generato dal conto
economico -> capitale di funzionamento.
L’analisi qualitativa del capitale di funzionamento si focalizza sulla struttura e sulle relazioni
tra le classi che lo compongono e tra gli elementi attivi e passivi.
Sotto il profilo quantitativo si attribuisce rilevanza al concetto di capitale netto di
funzionamento (capitale proprio).
L’insieme dei bilanci delle singole imprese appartenenti al gruppo non sono significativi per
esprimere la realtà economica dell’entità complessa. Per questo motivo viene redatto il
bilancio consolidato che riepiloga la situazione economica e patrimoniale di tutto il
gruppo.
Viene redatto dalla capogruppo che sta al vertice holding ed è in pratica il bilancio di esercizio
dell’intero gruppo considerato come fosse un'unica e sola impresa.
Il motivo per cui si redige è che le imprese del gruppo possiedono autonomia giuridica e
patrimoniale perfetta e quindi singolarmente possono andare in perdita senza inficiare gli
attivi delle altre società del gruppo. Tuttavia, gli azionisti vogliono valutare la società
capogruppo nella sua interezza e per tal motivo nel bilancio consolidato si vanno a
considerare tutti gli attivi e tutti i passivi per avere idea della situazione in generale.

Strumenti contabili per le decisioni economiche


Tra i costi fissi (non legati strettamente alla quantità di prodotto, costi invarianti), possiamo
avere l’affitto delle strutture, canoni, costo del personale. I costi fissi possono avere un
andamento costante oppure possono esserci costi fissi a scalini se variano in base a certe
soglie di quantità (che varia al crescere della produzione, investimenti e quindi anche rischio).
Tra i costi variabili abbiamo:
 Costi Proporzionali (con coefficiente di variazione costante) questi non sono molto
comuni.
 Costi Progressivi nel caso in cui all’aumentare delle quantità prodotte il costo aumenta
esponenzialmente, tipici sono i costi energetici e di consumo di acqua.
 Costi Degressivi se all’aumentare delle quantità , la curva dei costi si appiattisce. Questi
sono i prezzi tipicamente delle materie prime, che vengono scontati dal fornitore in base
alle quantità acquistate.

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La capacità di dotare l’impresa dei costi fissi necessari allo svolgimento della produzione
iniziale è fondamentale, per evitare di creare una struttura di costo troppo onerosa, che poi
difficilmente si riesce a remunerare.
L’andamento dei ricavi può essere di tipo proporzionale, oppure di tipo degressivo. Cioè
man mano che aumentano le quantità prodotte, i ricavi calano fino ad arrivare ad un punto in
cui non conviene più produrre.
Il Modello Costi-Volumi-Risultati è molto utilizzato per correlare i volumi di produzione,
con i risultati reddituali. Presuppone la conoscenza delle variabilità delle componenti di costo
e i volumi di produzione, connessi ai ricavi. Anche chiamato analisi del Break Even Point
(punto di pareggio), indica qual è il punto in cui ho la quantità prodotta, alla quale
corrisponde un pareggio di tipo economico e quindi costi = ricavi. Grazie ad esso si può capire
quale sarà la quantità limite, oltre la quale si entra nell’area di profitto. Più efficiente sarà la
struttura comprendente i costi fissi e prima raggiungerò il punto di pareggio, con conseguente
area dei ricavi.
La differenza tra il prezzo di vendita e
il costo di vendita, stabilisce il
margine di contribuzione, ovvero
quella quantità di denaro utile a
coprire i costi fissi.
Il margine di contribuzione
corrisponde a 1-Cv/Pv espresso in
percentuale e va ad indicare la
percentuale di copertura dei costi fissi
per ogni prezzo unitario.
Il Ricavo R = Cf/Mc (costi fissi diviso
il margine di contribuzione).
Il Break Even Point è Q= Cf/pv-Cv
La base del modello sta nel distinguere i costi fissi (Cf), da quelli variabili (Cv), ritenendo
quest’ultimi come il prodotto tra un coefficiente unitario (cv), per la quantità venduta (Q). Di
conseguenza i ricavi saranno le quantità vendute (Q) per il prezzo di vendita (pv).
Nel grafico degli andamenti costi-ricavi, la semiretta dei costi parte dal valore dell’ordinate del
costo fisso. Mentre i ricavi partono dall’origine e la semiretta ha l’inclinazione del prezzo di
vendita unitario.
Nel caso di imprese multiprodotto, il break even point si calcola in percentuale ai singoli
prodotti, e poi si fa la media ponderata dei valori percentuali.
Nell’analisi per linea di prodotto è fondamentale per capire quali siano le linee di prodotto,
i n particolare quelle più redditizie, classificandole in maniera corretta, da parte del
management.
È considerato Speciale quel costo o ricavo, che riguarda la singola linea di prodotto
(ammortamento del singolo macchinario produttivo). Comune un componente di costo
riferibile a più linee produttive.

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L’analisi reddituale della linea di prodotto, si fa distinguendo i ricavi, meno i costi speciali. I
dati reddituali e patrimoniali ci permettono di definire l’utilità o meno di una linea produttiva,
che può anche essere abbandonata, per concentrarsi su linee di prodotti più redditizi.
Area Strategica d’Affari è una specie di sub-azienda, che si occupa di un determinato tipo di
prodotto. È definita come un’aggregazione di combinazioni di prodotti/mercati, configurabili
come unità elementare di sintesi e responsabilità reddituali. È caratterizzata da propria
identità strategica e autonomia organizzativa. Lo scopo è quello di ridurre il rischio aziendale
complessivo, operando su più mercati. Le ASA sono il frutto di decisioni verticistiche, di
denucleare le parti più produttive, attribuendogli risorse, autonomia e responsabilità .
Il Capitale Circolante Netto Operativo è costituito dai crediti commerciali, più le rimanenze di
magazzino, meno le passività commerciali. Se ad esso aggiungiamo le immobilizzazioni
tecniche nette, abbiamo il Capitale di Investimento per ASA.
Il solo bilancio di esercizio non fornisce una informativa complessiva circa l’andamento della
gestione. È necessario condurre delle analisi specifiche sull’andamento dei costi e dei ricavi
per individuare eventuali correttivi.

L’analisi della performance economico-finanziaria


L’Analisi delle Performance Aziendali si effettua con tecniche per far emergere dimensioni
parziali, ritenute significative. Si applica sia ad effetti contabili, che extra contabili (mercato,
clienti, concorrenti). La finalità è quella di comprendere come la gestione sia stata in grado di
far fronte alla remunerazione del capitale, dei finanziamenti, delle risorse future. Si effettua
attraverso l’acquisizione e l’elaborazione dei dati, la successiva interpretazione
sull’andamento aziendale. Distinguiamo l’analisi interna, quella legata strettamente
all’andamento dell’azienda. Mentre l’analisi esterna è riferita ai clienti e quindi al mercato, ai
finanziatori, ai fornitori. Fondamentalmente è però la verifica del grado d’attendibilità dei
valori e la loro rilevanza.
Il Bilancio a Costi Storici ha il pregio di
essere relativamente oggettivo, poiché
tiene presente anche i passati esercizi.
È Prudenziale ed è una
rappresentazione piuttosto stabile del
reddito e del capitale. Tra i limiti del
modello di bilancio a costi storici, c’è la
scarsa attenzione alle prospettive di
risultato future, questo accade
tipicamente nelle startup in cui
nonostante le perdite iniziali,
potrebbero esserci risvolti molto
positivi nel futuro. Non è evidenziata
l’evoluzione del valore degli intangibili
(valore del marchio che è estremamente variabile, spesso si può iscrivere solo per i costi di
registrazione e deposito).
La performance è la capacità dell’impresa che sostenuto, nel periodo di tempo considerato,
in materia economica e finanziaria. La prestazione di un'impresa può essere letta sotto diversi
punti di vista, mediante differenti modelli, ognuno dotato di punti di forza e debolezza.

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I modelli del valore:
I sistemi direzionali basati sul valore diffusi negli USA negli anni ‘80 avevano come centralità
il valore per gli azionisti, ovvero la massimizzazione del valore per gli stessi.
Il costo del capitale rappresenta la remunerazione giudicata soddisfacente da un investitore. È
un onere figurativo, quindi, è frutto di una stima, ed è un costo opportunità , cioè misura
l'opportunità cui si rinuncia.
Il tasso di costo del capitale proprio è uguale alla somma del rendimento degli investimenti
privi di rischio e il premio per il rischio. Ke=Rf+Rp
Il processo di stima del capitale economico, in generale, passa per un'analisi dei risultati
consuntivi, una predisposizione del piano finanziario e la stima del valore economico.
Il bilancio a costi storici fornisce una prospettiva
statica del valore del capitale, influenzata da
norme di legge. Al fine di identificare il reale
valore di un’impresa, è necessario impiegare delle
tecniche che consentono di esprimere i valori
correnti dei diversi asset, che compongono
l’impresa. Il modello del valore approssima il
valore effettivo del capitale di un’impresa, valore
influenzato dal tipo di metodo che viene
impiegato.
Il modello DCF (Discounted cash flow) si calcola in valore dell’azienda (EV Enterprise Value)
in funzione dello svolgimento della sua attività operativa. Il valore dell’Equity si ottiene
sottraendo dal valore dell’azienda il valore attuale del debito finanziario netto (cd leva
finanziaria).
Per il Valore di Piano abbiamo Il WACC è uno degli indicatori più utilizzati per poter
ottenere informazioni e dati sul costo medio ponderato del capitale. L’uso del WACC da parte
del management della società stessa, che può analizzare la situazione interna, per decidere se
attuare specifiche strategie di finanziamento, progetti di acquisizione/fusione e molto altro.
Il Valore Residuo è il valore di un’immobilizzazione al termine della sua vita utile, al netto
degli ammortamenti.

Dal capitale di funzionamento al capitale economico:


Il Capitale di Funzionamento è il capitale dell’impresa identificabile con il bilancio (capitale
netto ad un determinato tempo). Il Capitale Economico è il capitale dell’impresa, nella sua
collocazione sul mercato (valore reale di realizzazione - (SAREBBE IL VALORE CHE UN
SOGGETTO TERZO DOVREBBE PAGARE PER RILEVARE L’IMPRESA). L’Avviamento è la capacità
economica di remunerare un soggetto che immette capitale di rischio.
Se il valore del capitale netto è superiore al capitale netto rettificato, allora l’azienda come
complesso funzionante, remunera il capitale investito in misura superiore al costo del capitale
(avviamento positivo o goodwill).
Se il valore economico del capitale netto è uguale al capitale netto rettificato, allora l’azienda
come complesso funzionante, remunera il capitale investito pari al costo del capitale.
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Se il valore economico del capitale netto è inferiore al capitale netto rettificato, allora
l’azienda, come complesso funzionante remunera il capitale investito in misura inferiore al
costo del capitale (avviamento negativo o badwill).

Pregi e limiti dei modelli di valore:


Pregi: Limiti:
- orientamento a lungo periodo; - irriducibile soggettività delle stime;
- valorizzazione del contributo di - necessaria integrazione con altre
tutte le risorse; metriche;
- tiene conto del costo del capitale. - incertezza generale.

I Principi Contabili servono a dare dei dati/informazioni stabili, per le valutazioni dei possibili
investitori.
In Italia -> principi contabili OIC Internazionale -> IAS/IFRS
Lo schema dello IASB prevede come assunti fondamentali la Continuità aziendale e il principio
di competenza ispirati a dei sub-obiettivi di comprensibilità , significatività , attendibilità
(rappresentazione fedele, sostanza prevale su forma, prudenza, neutralità e completezza delle
stime) e comparabilità .
In Italia la finalità del bilancio è di fornire informazioni in merito alla situazione
patrimoniale-finanziaria di un’impresa, utili a un’ampia serie di utilizzatori nel processo di
decisione economica.

Secondo il Framework dello IASB:


- Il bilancio deve fornire informazioni contabili utili;

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- l’utilità dell’informazione contabile si misura in relazione alla sua capacità di
supportare gli investitori nell’assunzione di decisioni economiche;
- le decisioni economiche sono intrinsecamente prospettiche e richiedono la proiezione
dei risultati futuri;
- quindi il bilancio deve rappresentare le prestazioni passate in modo tale da facilitare la
previsione dei risultati futuri.
Nei principi contabili internazionali sono fondamentali i concetti:
 Le operazioni e gli altri eventi devono essere rilevati in conformità alla loro sostanza e
realtà economica e non solamente secondo la loro forma legale.
 Un'attività è una risorsa controllata dall'impresa come risultato di eventi passati e
dalla quale sono attesi in futuro flussi di benefici economici.
 I ricavi sono gli incrementi nei benefici economici di competenza dell'esercizio
amministrativo, che si manifestano sotto forma di nuove attività in entrata o
accresciuto valore delle attività esistenti o diminuzioni delle passività
Il Fair Value (congruo valore), cioè il corrispettivo cui un’attività può essere scambiata, o
una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli e disponibili. In altre
parole, quanto un soggetto è disponibile a pagare in funzione al rapporto domanda e offerta
per un determinato prodotto o servizio. Le variazioni riferibili al Fair Value vanno imputate
direttamente a conto economico. I plusvalori e minusvalori, sono imputati in bilancio, già
quando essi maturano e non quando si realizzano (inversamente a quanto succede in Italia).
Un’attività immateriale è di tipo non monetaria, identificabile e priva di consistenza fisica.
Per essere Identificabile deve essere separabile e titolare di diritti contrattuali. Per essere
iscritta al costo, un’attività deve essere oggetto di benefici economici futuri ed avere un costo
misurabile in modo attendibile.
Nell’ambito degli IAS/IFRS abbiamo che:
 L’ammortamento, non va armonizzato, ma sottoposto a Impairment Test (verifica del
valore corretto corrente);
 Le attività immateriali a vita finita utile vanno armonizzate sistematicamente;
 Le attività immateriali a vita utile indefinita vanno sottoposte a Impairment Test.
L’Impairment of Assets è la procedura volta ad accertare che il valore contabile delle attività
iscritte a bilancio, non superino il loro valore di recupero, altrimenti si dovranno svalutare.
Il Valore di Recupero è il maggiore tra:
1. Fari Value, dedotti i costi di vendita;
2. Valore d’uso, stimato coi metodi dei flussi monetari attualizzati.

Le Mappe Strategiche sono uno strumento di governo che, integrando i modelli del bilancio e
del valore, con altre prospettive di analisi e misurazione delle prestazioni aziendali,
supportano il processo di formulazione e implementazione della strategia.

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Le mappe strategiche integrano in modo sistematico, misure di financial e non financial,
propongono una visione dinamica e complessiva delle relazioni obiettivi-risultati, danno
molto rilievo alle Relazioni Causali.

I gruppi di imprese
Le imprese hanno rapporti continui dato che fanno parte di un ambiente competitivo. Possiamo
prendere come esempio due società le quali ricoprono le veci una del cliente e l’altra del fornitore. Ci
possono essere dei vincoli partecipativi, ovvero una società può partecipare al capitale di un’altra
(influenza le sue decisioni aziendali). Le imprese si associano in gruppi perché possono trarne
vantaggi economici. Queste imprese puntano a possibili limitazioni dei margini di manovra e
all’intensità del rapporto. Queste tre caratteristiche possiamo raggrupparle in due categorie:
1. Rapporto di collaborazione: Non integra le società ma si creano degli accordi per un
determinato progetto. (ad esempio reti di imprese, un accordo soft e funzionale)
2. Rapporto di dipendenza: Crea dei veri e propri gruppi di imprese.
Gli accordi tra imprese (rapporto di collaborazione)
Si tratta di un legame light in cui le aziende collaborano mantenendo però la loro autonomia
decisionale o, al massimo, possiamo trovare un condizionamento della propria autonomia
decisionale.
Sono legami creati in funzione di un progetto comune che, una volta conclusosi, consente alle
società di svincolarsi e per ritornare alla propria dimensione.
Lo scopo è la ricerca di riduzione del grado di complessità , limitando la sua crescita
• Cartelli (aziende dello stesso settore che si accordano sul prezzo di vendita, OPEC)
• Consorzi (soggetti di diritto italiano, realizzazione di un singolo progetto, es. grandi
investimenti immobiliari, bonifiche)
• Gruppi d’Acquisto (aumento della forza negoziale verso il fornitore)
• Pool di finanziamento (aumento della forza negoziale verso le banche)
• Franchising (accordo di natura commerciale che concede l’utilizzo del marchio, delle
tecniche di produzione e della logistica, ma ogni attività si gestisce da se)
• Unioni volontari
• Associazioni informali di imprese
• Contratti di rete
I gruppi d’impresa (rapporto di dipendenza)
Un gruppo d’imprese è un insieme di imprese direttamente collegate tra loro sul piano finanziario
ed organizzativo.
Viene di solito definito come un insieme di unità tra loro autonome dal punto di vista giuridico,
con la limitazione della propria autonomia decisionale a favore della direzione unitaria.
Pertanto possiamo definire un gruppo d’imprese come un’unità economica complessa a direzione
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unitaria. Le ragioni della costituzione possono essere legate a processi di crescita/dimensionamento
(interno per gestire la crescita dell’azienda o esterno inglobando competitors o fornitori) oppure di
estensione/integrazione (verticale per la filiera, orizzontale per i competitors). Gli obiettivi sono la
limitazione della concorrenza, la condivisione di competenze comuni ed effettuare diverse economie
(di scala, di transazione, di scopo)
Le modalità operative con cui può essere creato un gruppo di imprese sono varie:
• Acquisizione quote di capitale
• Costituzione diretta autonoma (una grande azienda scorpora una divisione e la rende
autonoma)
• Costituzione diretta congiunta
• Scorporo e conferimento
• Scissione
Le tipologie di gruppo e le loro utilità
Vediamo ora una suddivisione dei possibili legami tra le aziende di un gruppo di imprese
In relazione alla tipologia di legame economico-tecnico possiamo suddividere in 2 gruppi:
• Gruppi economico-tecnici, in cui i rapporti tra le unità del gruppo sono prevalentemente
operativi (soprattutto in gruppi le cui aziende svolgono attività omogenee o
complementari)
• Gruppi economico-finanziari, in cui i rapporti fra le aziende del gruppo sono
prevalentemente finanziari (gruppi in cui le attività sono eterogenee)
In relazione alla tipologia di integrazione economica possiamo suddividere in 3 gruppi:
• Gruppi ad integrazione economica verticale, in questo caso abbiamo un’elevata
integrazione tra le unità in cui ogni azienda svolge una fase del processo produttivo
(configurandosi ad esempio come una filiera)
• Gruppi ad integrazione economica orizzontale, attività sostanzialmente omogenee e
operanti in settori analoghi o complementari (ad esempio diversi marchi di
abbigliamento/calzature appartenenti ad una singola proprietà )
• Gruppi conglomerati, insieme di unità operanti in settori economici diversi (ad esempio
grandi gruppi multinazionali con tantissimi interessi e settori)
In relazione alla configurazione della struttura di gruppo possiamo suddividere in 2 gruppi:
• Verticali, con una società capogruppo (holding) e a cascata le altre società
• Orizzontali, non esiste un capogruppo ma diverse società paritetiche che nominano un
comitato di direzione
In particolare, nei gruppi verticali, la partecipazione della società capogruppo può essere
identificata secondo 2 parametri:

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• Grado di intensità , totalitarie (100%), maggioranza assoluta, maggioranza
relativa, minoranza
• Forma del legame: diretta, indiretta, incrociata/circolare, reciproca
La fase di costituzione di un gruppo prevede la partecipazione di almeno due imprese. In base ai
vincoli che vengono imposti si possono distinguere:
• Gruppi contrattualisti (Non previsti in Italia) istituito attraverso un Contratto di
dominazione
• Gruppi Partecipativi istituito tramite acquisizione di quote di capitale. In base alle quote
possedute c’è un differente grado di controllo ed influenza all’interno dell’azienda in esame
• Gruppi Vincolistici istituiti attraverso vincoli commerciali/finanziari/statuari/…
La struttura formale delle partecipazioni determina l'allocazione dei diritti di controllo e dei diritti
a ricevere una quota della rimunerazione residuale. Si possono distinguere:
• Gruppi a struttura semplice: la capogruppo controlla tramite partecipazioni dirette una o
più società controllate; quando le società partecipate sono numerose, il gruppo viene
anche definito “a stella”;
• Gruppi a struttura complessa: la capogruppo controlla tramite partecipazioni dirette e
indirette un insieme di società ; possono essere suddivisi in “gruppi a cascata”, quando la
capogruppo controlla direttamente un’altra società , la quale controlla a sua volta una terza
e così via, e gruppi “a livelli successivi di aggruppamento”, quando la capogruppo controlla
direttamente alcune società intermedie le quali a loro volta ne controllano altre;
• Gruppi a struttura a catena: due o più imprese del gruppo sono collegate da partecipazioni
reciproche. Possiamo dire che il gruppo a catena implica anche un controllo indiretto
(Azienda A controlla l’azienda B, e B controlla l’azienda C. Tra A e B, e B e C abbiamo un
controllo diretto, ma tra A e C abbiamo un controllo indiretto).

Shareholder e Stakeholder:
Sono i soggetti che detengono il controllo all’interno della società .
In una ottica di remunerazione delle risorse investite ciascun soggetto che ha un interesse nei riguardi
dell’impresa, riceve una ricompensa commisurata alle risorse apportate ed in generale al contributo al
vantaggio competitive che ha contribuito a generare; rispecchia la definizione di azionista.
In linea di massima l’obiettivo è quello di allontanarsi dal solo interesse specifico quello della
remunerazione del capitale a favore di un comportamento inclusivo verso altri soggetti.
Su questo ci sono due teorie a supporto, che sono date da due diversi approcci:

 primo livello: portatori di capitale di rischio (Shareholder):


– teoria massimizzazione del valore per gli azionisti; che fa riferimento alla
ricompensa commisurata alle risorse apportate

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 secondo livello: tutti gli altri portatori di interesse (Stakeholder):
– teoria degli stakeholder. Soggetti che non sono degli azionisti ma hanno
interessi verso l’azienda e devono essere tutelati al pari dei soggetti che hanno
apportato capitale nell’impresa.

Teoria massimizzazione del valore per gli azionisti:


Tipica dei paesi Anglosassoni dove il legame finanziario è predominante. Il manager deve lavorare
nell’esclusivo interesse dei propri azionisti, questa teoria si fonda su aspettative razionali a fronte
delle risorse apportate. È un approccio fondato sulla massima razionalizzazione dei fattori produttivi
per massimizzare la liberazione delle risorse per i portatori di capitale.

Teoria degli stakeholder:


La teoria degli stakeholder concentra la propria attenzione sulle modalità con cui i diversi attori
entrano in relazione con l’impresa, definendo l’origine e la natura della relazione e le prerogative che
ne derivano.
Al diritto di proprietà e comando associato al capitale azionario si affiancano altri diritti che limitano
l’autonomia degli azionisti ed introducono problemi di coordinamento.
Possiamo avere due definizioni di teoria degli stakeholder:

 Definizione “allargata”: tutti I portatori di interesse in grado di influenzare o essere


influenzati dall’impresa, capaci di avere aspettative e connessioni con la sopravvivenza
dell’impresa, l’economicità , I rischi e le opportunità . Rispettare questa definizione è
complicato e richiede un grosso sforzo di energie. Significherebbe tener conto di tutti i soggetti
esterni che potrebbero entrare in contatto con l’azienda.
 Definizione “ristretta”: viene snellita la definizione precedente considerando solamente
l’interesse economico prevalente dell’impresa.

Alla teoria ci sono diversi approcci


– Approccio descrittivo: osserva le relazioni in seno all’organizzazione nel passato presente e futuro,
consistendo in documenti forali in cui le imprese censiscono le relazioni con un ampio numero di
stakeholder (Bilancio sociale, ambientale e di sostenibilità ), legittimati da standard setters privati.
– Approccio strumentale: ricerca collegamenti virtuosi tra le relazioni e le prestazioni delle
organizzazioni. Tentativo si creare modelli imprenditoriali in grado di sfruttare il circuito virtuoso
«prestazioni sociali-prestazioni economico finanziarie». È fondamentale inserire nella formula
imprenditoriale delle forti
interdipendenze tra variabili sociali e vantaggio competitivo.
– Approccio normativo: cerca dio interpretare le implicazioni morali e giuridiche delle relazioni tra
interlocutori, valutando il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, puntando alla creazioni di
obblighi di legge una volta aumentata la sensibilità dei manager sui temi sociali.

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