FINANZA
AZIENDALE
+ ESERCITAZIONI
Per finanziare le attività reali, l’impresa vende dei titoli (attività finanziarie o securities). Questi titoli hanno valore
perché conferiscono diritti sulle attività reali dell’impresa. Le attività finanziarie comprendono: azioni; obbligazioni;
prestiti bancari e contratti di leasing.
Il manager finanziario agisce come intermediario, ponendosi tra i fabbisogni dell’impresa e il mercato finanziario in cui
sono negoziate le attività finanziarie emesse dalle imprese.
I mercati finanziari: costituiscono una fonte di finanziamento per le imprese; forniscono liquidità agli investitori;
consentono di gestire il rischio (risk management); sono collettori di informazioni.
Per valutare la situazione finanziaria dell’impresa, il manager procede all’elaborazione del piano finanziario, che è la
previsione delle fonti e degli impieghi di cassa a lungo termine.
INDICI DI BILANCIO. Gli analisti finanziari selezionano alcuni quozienti finanziari in grado di riassumere i punti di
forza e di debolezza di un’impresa. Essi rispondono alle seguenti domande:
- quanto è indebitata? indice di leva finanziaria.
- quanto è liquida? indice di liquidità.
- quanto è efficiente nell’uso delle sue attività? indice di efficienza.
- quanto è redditizia? indice di redditività.
- quanto è valutata dal mercato? indice di valore di mercato.
INDICI DI LIQUIDITA’.
INDICI DI EFFICIENZA.
INDICI DI REDDITIVITA’.
Il tasso di crescita che un’impresa può perseguire senza ricorso a fondi esterni è conosciuto come tasso di crescita
interno.
CAPITOLO 3
FABBISOGNO FINANZIARIO CUMULATO. Il fabbisogno finanziario cumulato è costituito dall’investimento
complessivo in impianti, macchinari, scorte, crediti commerciali e altre attività necessarie per gestire efficientemente
l’impresa.
Il fabbisogno finanziario può essere coperto da finanziamenti sia a breve che a lungo termine.
Quando i fondi a lungo termine non coprono interamente il fabbisogno finanziario, l’azienda è costretta a colmare la
differenza con la raccolta di capitale a breve; quando invece i finanziamenti a lungo termine eccedono il fabbisogno
finanziario, l’azienda dispone di un surplus di cassa da impiegare in investimenti di breve durata.
La maggior parte dei direttori finanziari tenta di far coincidere le scadenze delle attività e delle passività, cioè finanzia le
attività di lunga durata con prestiti a lungo termine ed equity.
La maggior parte delle imprese investe permanentemente in capitale circolante netto e finanzia questo investimento con
risorse a lungo termine.
Il punto iniziale della pianificazione finanziaria a breve termine è l’analisi del prospetto fonti-impieghi di cassa.
- impieghi di capitale: sono gli incrementi di attività e i decrementi di passività;
- fonti di capitale: sono gli incrementi di passività e i decrementi di attività.
La principale fonte è costituita dalla gestione corrente (autofinanziamento) ovvero dagli utili più gli ammortamenti.
CICLO OPERATIVO: una società acquista le materie prime pagandole in contanti, le sottopone a lavorazione e ottiene
il prodotto finito che vende a credito, infine, quando la clientela paga si ricostituisce il saldo di cassa.
BUDGET DI CASSA. Il problema del responsabile finanziario è la previsione dei valori futuri delle fonti e degli
impieghi di cassa. Tali previsioni evidenziano i futuri fabbisogni di cassa e rappresentano un dato standard o di budget
sulla base del quale valutare le successive performance.
Fasi della stesura del budget di cassa:
1) previsione delle entrate;
2) previsione delle uscite;
3) calcolare se l’impresa affronterà un deficit o un surplus di cassa.
Il passo successivo consiste nello sviluppo di un piano di finanziamento a breve termine che permetta di soddisfare i
fabbisogni previsti nel modo più vantaggioso possibile. La ricerca del migliore piano finanziario avviene in genere per
tentativi ed errori. Il manager finanziario deve prendere in considerazione le conseguenze di diverse ipotesi relative ai
fabbisogni di cassa, ai tassi di interesse, alle disponibilità di ogni fonte, ecc.. Molte imprese sviluppano appositi modelli
computerizzati di pianificazione finanziaria a breve termine. I modelli vanno da quelli più semplici a quelli che
individuano il piano finanziario ottimale sulla base di un insieme di politiche ipotizzate dal direttore finanziario.
CAPITOLO 4
VALORE ATTUALE. Il valore attuale (VA) è il valore oggi di un flusso di cassa futuro. E’ collegato a 2 principi base
della finanza:
- tempo: un euro di oggi vale più di un euro di domani;
- rischio: un euro sicuro vale più di un euro rischioso.
Le formule del VA e del VAN sono l’espressione numerica di questi due principi.
Il valore attuale di un ricavo futuro può essere trovato moltiplicando il ricavo per un fattore di attualizzazione minore di
1. Se C1 è il ricavo atteso nel periodo 1, allora il valore attuale sarà:
Il tasso di sconto o di attualizzazione (r) è il tasso d’interesse impiegato per calcolare il valore attuale dei flussi futuri.
Il fattore di sconto o di attualizzazione (FA) è il valore attuale di 1 euro riscuotibile tra 1 anno e sarà dato da:
in cui r è il tasso di rendimento che gli investitori si aspettano per accettare la posticipazione del ricavo
e t il tempo futuro.
Per calcolare il valore attuale attualizziamo le entrate attese con il tasso di rendimento offerto da investimenti alternativi
e confrontabili. Questo tasso di rendimento è chiamato tasso di attualizzazione, rendimento richiesto, oppure costo
opportunità del capitale.
Il costo opportunità del capitale di un investimento in un progetto rappresenta la remunerazione a cui si rinuncia
investendo in un progetto piuttosto che in azioni o altri titoli che hanno lo stesso rischio del progetto.
Per decidere se l’investimento è conveniente bisogna calcolare il Valore Attuale Netto (VAN), che è dato da:
VAN = VA – investimento richiesto (capitale investito)
Il VAN consente di determinare la creazione netta di valore di un progetto d’investimento.
La formula per calcolare il VAN è: dove C0 è l’investimento iniziale, ovvero un flusso di cassa
in uscita, C1 è il flusso di cassa in entrata e r è il tasso di
attualizzazione.
Se il VAN è positivo l’investimento è conveniente; se è negativo non è conveniente.
Regola del valore attuale netto: bisogna accettare gli investimenti che hanno un VAN positivo.
Regola del tasso di rendimento: bisogna accettare gli investimenti che offrono un tasso di rendimento maggiore del
costo opportunità del capitale.
L’obiettivo fondamentale del capital budgeting è quello di individuare attività reali (impianti, aziende, progetti) o attività
finanziarie (azioni, obbligazioni, futures, options, ecc.) il cui valore sia maggiore del costo.
Il presupposto fondamentale è che il mercato dei capitali sia efficiente, cioè non esistano distorsioni che avvantaggino
alcuni operatori e ne svantaggino altri.
Alcuni individui preferiscono consumare subito, mentre altri preferiscono investire subito e consumare in seguito.
Ottenere e concedere prestiti permette di riconciliare tali diverse esigenze che possono coesistere fra gli azionisti
dell’impresa.
Il manager per soddisfare gli interessi degli azionisti devono investire in progetti che abbiano un VAN positivo, in questo
modo serve al meglio gli interessi degli azionisti, a prescindere dal loro patrimonio e dalle loro preferenze. Infatti, un
manager dovrebbe agire nell’interesse degli azionisti della sua impresa. Ogni azionista desidera 3 cose:
1. massimizzare la sua ricchezza corrente, cioè diventare più ricco;
2. poter trasformare questa ricchezza in qualsiasi modello di consumo coerente con i propri desideri;
3. scegliere le caratteristiche del rischio associato al proprio piano di consumo.
Gli azionisti, però, avendo libero accesso ai mercati dei capitali, non hanno bisogno dell’aiuto del manager per
raggiungere la migliore allocazione temporale delle loro scelte di consumo, dato che possono investire personalmente in
titoli più o meno rischiosi.
Il manager può aiutare i propri azionisti aumentando il valore di mercato dell’investimento effettuato da quest’ultimi
(valore delle azioni). Un modo per far ciò è sfruttare gli investimenti a VAN positivo.
Il concetto di valore attuale netto consente un’efficiente separazione tra proprietà e controllo.
Nelle grandi imprese la proprietà è diffusa tra migliaia di persone, per cui è necessario affidare la gestione ai manager.
Gli azionisti non devono interferire nelle decisioni quotidiane, ma devono assicurare che l’impresa assuma manager
competenti. Tuttavia, vi è il rischio che i manager non perseguano gli interessi degli azionisti, ma i loro interessi
personali (problemi di agenzia).
I problemi di agenzia, ovvero i conflitti tra gli obiettivi dei manager e quelli degli azionisti, sorgono quando gli agent
lavorano per i principal.
Come possono gli azionisti (principal) essere sicuri che i manager (agent) non pensino solo ai loro interessi?
Vi sono dei sistemi di corporate governance (gestione d’impresa) per garantire che i manager perseguano la
massimizzazione del valore dell’impresa e, quindi, attenuare i problemi di agenzia:
- l’operato dei manager è controllato dal Consiglio di Amministrazione, per cui se i risultati cominciano ad essere
deludenti ed i manager non propongono piani di ristrutturazione, i consiglieri costringono i manager alle dimissioni;
- di norma i manager “parassiti” vengono scalzati da manager più efficienti o giovani;
- se è previsto un piano di incentivi finanziari, quali le stock options, i manager possono aumentare la loro retribuzione
attraverso l’aumento del valore delle azioni. Ciò dovrebbe motivare i manager a far si che gli utili aumentino ed il
prezzo delle azioni salga;
- se i manager e i consiglieri di amministrazione non sono efficienti, il prezzo delle azioni scende e molti azioni
vorranno vendere le loro azioni; di conseguenza, sarà più facile per un gruppo concorrente acquisire il controllo della
società. I nuovi proprietari non rinnoveranno i vecchi manager sostituendoli con manager più preparati ai cambiamenti
necessari per far emergere il vero potenziale dell’impresa.
CAPITOLO 5
VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’ A LUNGO TERMINE. Per calcolare quanto vale oggi un’attività che
produce flussi di cassa futuri è necessario determinare il valore attuale di un flusso di cassa e sommare i valori attuali
ottenuti.
SCORCIATOIE PER IL CALCOLO DEL VALORE ATTUALE. La formula comporta un gran numero di calcoli
da effettuare se il numero dei flussi futuri è elevato, per cui in alcuni casi ci sono delle formule semplificate che
permettono di ottenere il VA in maniera immediata.
I flussi di cassa futuri rappresentano una rendita, cioè una successione di capitali da pagare o riscuotere a determinate
scadenze.
La rendita perpetua costante si ha quando non è possibile individuare con precisione di quanti flussi è composta la
rendita perché il loro numero è elevato o perché tali flussi si ripetono per sempre.
La rendita perpetua crescente si ha quando i flussi di cassa non sono costanti, ma crescono ogni anno ad un tasso
costante g.
La rendita annua si ha quando vi è una successione di pagamenti costanti ogni anno per un numero finito di anni.
Interesse composto: gli interessi maturati ogni anno sono reinvestiti al fine di ottenere più interessi nel periodo
successivo.
Interesse semplice: l’interesse è calcolato soltanto sull’investimento iniziale. Al termine di ogni periodo, l’investitore
ritira gli interessi ed investe solo il capitale.
I problemi di finanza coinvolgono generalmente
interessi composti piuttosto che interessi semplici.
L’inflazione è l’aumento generalizzato dal livello dei prezzi. Quando investiamo una somma di denaro sappiamo che
dopo un certo periodo di tempo ci sarà restituito il capitale più gli investimenti. Esempio, se investiamo € 1000 al tasso
d’interesse del 10%, dopo un anno otterremmo € 1100. La questione è: con quel 10% di moneta in più, possiamo
acquistare il 10% di beni in più? La risposta dipende da come è variato il livello dei prezzi, cioè dal tasso di inflazione.
Il tasso di interesse nominale indica la moneta che si riceve in cambio. Il tasso di interesse reale indica l’effettivo
potere d’acquisto che si riceve.
CAPITOLO 6
Le azioni si dividono in 2 categorie:
- azioni da reddito (income stock): sono azioni da imprese di grandi dimensioni molto note sul mercato che
distribuiscono dividendi molto elevati. La società, infatti, non dovendo crescere ulteriormente, distribuisce buona parte
degli utili conseguiti. Queste azioni sono comprate da coloro che desiderano ottenere alti dividendi e quindi una fonte
aggiuntiva di reddito. Poiché la società distribuisce parte dei profitti, il suo valore non cambia nel corso del tempo e
quindi neanche il suo valore.
- azioni da capital game (growth stock): sono azioni emesse da società di medie dimensioni che vogliono crescere ed
affermarsi sul mercato, per cui utilizzeranno buona parte degli utili conseguiti per autofinanziarsi ed intraprendere
nuovi investimenti. Dato che queste azioni hanno prospettiva di crescita, il loro dividendo è basso e sono acquistate da
coloro che non sono interessati ai dividendi ma che vogliono ottenere guadagni dall’aumento del valore delle azioni sul
mercato. Queste azioni hanno un potenziale di crescita che le altre azioni non possiedono.
Nel valutare le azioni si deve tener presente che sono più rischiose delle obbligazioni, quindi il tasso di attualizzazione
da applicare è più alto in quanto ingloba anche un premio per il maggior rischio corso.
L’azione ordinaria è una quota del capitale sociale di una società di capitale.
I mercati in cui i titoli sono negoziati si suddividono in:
- mercato primario: è il mercato in cui un’impresa vende titoli di nuova emissione per incrementare il proprio capitale;
- mercato secondario: è il mercato in cui gli investitori negoziano i titoli già emessi.
Il dividendo è la quota periodica di utili distribuita agli azionisti da parte dell’impresa. Una grandezza importante è il
rapporto prezzo/utili, cioè il rapporto tra il prezzo di un’azione e l’utile generato dalla stessa azione.
Una società può assumere diversi valori:
- valore contabile (book value): è il valore netto della società secondo il bilancio di esercizio;
- valore di liquidazione: è il valore di un’azienda che vende i propri cespiti attivi, al netto delle passività esistenti;
- bilancio a valore di mercato: è un bilancio basato sul valore di mercato delle attività e delle passività.
Per le società quotate è importante conoscere anche la capitalizzazione, cioè il valore di mercato a prezzi correnti di tutte
le azioni dell’impresa.
VALUTAZIONE DELLE AZIONI. Per calcolare il valore attuale delle azioni si usa la stessa formula utilizzata per
qualsiasi altra attività. Il valore di un’azione si può ottenere attualizzando i dividendi futuri ad un opportuno tasso di
rendimento.
Gli azionisti ricevono liquidità dall’impresa nella forma di una serie di dividendi.
Il rendimento atteso è il profitto espresso in percentuale che un investitore prevede di ottenere dal suo investimento
azionario in un dato periodo di tempo. È anche definito tasso di capitalizzazione del mercato e si ottiene ponendo al
numeratore il risultato dell’investimento e al denominatore il capitale investito:
dove P0 è il prezzo corrente di un’azione, P1 è il prezzo atteso alla fine di
un anno e Div1 è il dividendo per azione atteso.
Se P1 > P0 il prezzo di vendita è maggiore del costo di acquisto, quindi l’investitore ha guadagnato sia per i dividendi sia
per il guadagno in conto capitale.
Quindi, la formula può essere scomposta in 2 parti: rendimento del dividendo + apprezzamento del capitale
Se conosciamo il tasso di rendimento ed i valori futuri del dividendo e del prezzo, è possibile calcolare il VA del prezzo
di un’azione al tempo t0.
Si può notare che il prezzo dell’azione è determinato dai dividendi ed dal prezzo futuro di vendita. Se l’investimento si
protrae per due anni dobbiamo considerare che il prezzo dell’anno prossimo è a sua volta il VA di P1 e P2 (modello di
attualizzazione dei dividendi), infatti:
dove H è l’orizzonte temporale dell’investimento.
Se H ∞, il valore di un’azione sarà dato dalla sommatoria dei valori attuali dei dividendi senza considerare il prezzo
futuro di vendita, dato che il VA del prezzo finale (PH) tende a 0:
STIMA DEL COSTO DEL CAPITALE AZIONARIO. Se, invece, i dividendi non sono costanti ma crescono
annualmente ad un tasso costante g e se l’azione ha una durata indefinita, il suo valore può essere determinato
applicando la formula del VA della rendita perpetua:
Questa formula può essere usata solo quando g (tasso di crescita previsto) è inferiore a r. Con l’avvicinarsi di g ad r, il
prezzo dell’azione diventa infinito.
Il tasso di rendimento è uguale al tasso di dividendo (DIV1/P0) più il tasso di aumento atteso dei dividendi (g):
- il tasso di ritenzione degli utili (Plowback Ratio) è la frazione degli utili trattenuta dalla società = 1- payout =
Questo tasso indica la potenzialità di crescita dell’azienda: più si accantona, più l’impresa cresce e maggiore è la
possibilità che i dividendi crescano.
- la redditività del capitale netto (ROE):
Il tasso di crescita g sarà dato moltiplicando il rendimento del capitale netto per il tasso di ritenzione degli utili:
RAPPORTO TRA PREZZO E UTILI PER AZIONE. La differenza fra questi due valori è detta Valore Attuale
delle Opportunità di Crescita (VAOC) ed è il valore attuale netto dei futuri investimenti di un’impresa.
Se un’impresa non cresce si assume che distribuirà tutti gli utili conseguiti agli azionisti, per cui il tasso si crescita
corrisponde con il rapporto utili/prezzo. Dunque, in caso di crescita zero (g=0), conoscendo r e il dividendo, il prezzo
dell’azione sarà pari a:
Se, invece, l’impresa prevede di crescere, il valore dell’azione è rappresentato dal VA degli utili conseguibili in una
politica di non crescita più il VAOC (valore attuale delle opportunità di crescita), ovvero:
Includere il VAOC nelle valutazione del prezzo dell’azione significa ipotizzare una crescita infinita degli utili
dell’impresa.
Non è detto che tale ipotesi sia realistica (pericolo di bolla speculativa di mercato).
Il tasso di crescita sostenibile è il massimo tasso al quale una società può crescere ed è appunto il tasso g.
Per valutare un’azienda dobbiamo attualizzare tutti i flussi di cassa disponibili rappresentati dai free cash flows (FCF).
Il FCF si ottiene partendo dall’utile di bilancio e sommando costi non monetari. Essi rappresentano quanto
effettivamente entra nell’impresa anno per anno.
Il valore di un’azienda viene generalmente considerato come il VA dei FCF fino ad un orizzonte di valutazione H. Il
valore dell’impresa al tempo H viene detto valore terminale e può essere calcolato come il VAOC.
CAPITOLO 7
IL VAN E IL TRASFERIMENTO DI RISORSE. Un’impresa può reinvestire i fondi a disposizione o distribuirli agli
azionisti. Se i fondi sono reinvestiti, il costo opportunità del capitale è il rendimento atteso dall’investimento in attività
finanziarie degli azionisti. Un’impresa può reinvestire i mezzi finanziari a sua disposizione in 2 modi:
- investendo in attività reali che rendano più della somma inizialmente erogata;
- distribuendo tali somme agli azionisti come dividendi, i quali a loro volta le reinvestiranno nell’acquisto di attività
finanziarie.
Il metodo più usato dai direttori finanziari per decidere se un investimento è conveniente o meno è basato sul calcolo del
VAN, cioè il valore attuale al netto della somma investita. Gli strumenti di valutazione utilizzati dai manager finanziari
sono:
- VAN, usato nel 75% dei casi;
- TIR, usato nel 76% dei casi;
- tempo di recupero, usato nel 57% dei casi;
- rendimento contabile, usato nel 20% dei casi;
- indice di redditività, usato nel 12% dei casi.
TASSO DI RENDIMENTO CONTABILE. Questo tasso è detto anche book rate of return o accounting rate of return
e indica il rendimento medio dell’investimento. Si ottiene rapportando il reddito contabile alle attività contabili:
E’ un criterio abbastanza diffuso nelle realtà aziendali perché utilizza dati contabili facilmente reperibili all’interno
dell’impresa. Questo sistema presenta però dei limiti, ovvero:
- non considera flussi di cassa ma flussi di reddito;
- le attività contabili sono considerate al netto degli ammortamenti, per cui sono influenzate anche dalla velocità con
cui si decide di ammortizzarle;
- non assume un valore univoco, perché risente dei principi contabili adottati nella redazione del bilancio;
- non considera il costo opportunità del capitale;
- non considera la rischiosità del progetto, né il contributo al valore dell’impresa;
- non esiste una regola precisa per definire l’orizzonte temporale dell’analisi;
- non può essere una misura precisa della vera redditività, perché riflettendo dati contabili riflette anche ciò che è
accaduto in passato, mentre per decidere se realizzare o meno un investimento ciò che conta è la redditività attesa nel
futuro.
TEMPO DI RECUPERO.
Metodo del pay-back period: tempo necessario affinché i flussi di cassa di un progetto eguaglino l’investimento
iniziale.
Regola di scelta: un progetto deve essere accettato se l’investimento iniziale sostenuto è recuperabile entro un certo
periodo di tempo prefissato (cutoff period). L’impresa tra i vari progetti alternativi sceglierà quello con il cutoff period
minore; quindi si considerano solo le operazioni che nell’arco di tempo considerato recuperino la spesa.
I vantaggi di questo sistema sono:
- il suo significato è di facile comunicazione e comprensione;
- è adatto a valutare gli investimenti routinari di piccola entità;
- è utile per valutare il grado di rischio degli investimenti: maggiore è il periodo di recupero, maggiore sarà il rischio
insito nell’investimento.
Invece i limiti sono:
- non considera i flussi di cassa successivi al cutoff period;
- non considera il timing dei flussi di cassa, e quindi il valore finanziario del tempo;
- non considera il costo opportunità del capitale;
- la scelta del cutoff period è arbitraria.
TASSO INTERNO DI RENDIMENTO (TIR - IRR, Internal Rate of Return). Il TIR è il tasso di attualizzazione che
rende il VAN = 0: graficamente è il punto in cui il VAN tocca l’asse delle ascisse.
N
Ct
VAN = −C 0 + ∑ =0
t =1 (1 + TIR) t
Il TIR misura la redditività che dipende dall’ammontare e dalla collocazione temporale dei flussi di cassa di un progetto.
Il TIR è diverso dal costo opportunità del capitale.
Le regole di scelta sono:
- accettare gli investimenti con TIR superiore al costo opportunità del capitale (il TIR è il massimo costo del capitale
sostenibile da un’iniziativa economica);
- accettare l’investimento con TIR maggiore (nel caso di scelta fra più progetti).
VALUTAZIONE DI PROGETTI CON DIVERSA DURATA. Quando bisogna scegliere tra due progetti che hanno
una durata diversa, si sceglierà quel progetto che comporta un costo annuo più basso.
Si utilizzerà quindi il costo annuo equivalente (CAE), che è il costo periodale che fornisce lo stesso valore attuale pari
al costo di acquisto e al costo operativo di un macchinario. Si ottiene applicando la formula inversa delle rendite:
Il CAE rappresenta il flusso di cassa annuo sufficiente a far recuperare un investimento (incluso il costo del capitale)
lungo la sua vita economica.
CAPITOLO 9
IL MERCATO DEI CAPITALI: UN SECOLO DI STORIA. La storia del mercato dei capitali ha mostrato che i
rendimenti ricevuti dagli investitori sono variati in proporzione al rischio dei loro portafogli.
Ad esempio, lo studio di Dimson, Marsh e Staunton, misura i risultati storici di tre portafogli con diversi gradi di rischio:
1. portafoglio di Buoni del Tesoro;
2. portafoglio di titoli di debito pubblico a lungo termine;
3. portafoglio di azioni.
MISURA DEL RISCHIO. Se investiamo in un progetto senza rischio, il progetto dovrà essere valutato utilizzando
come tasso di attualizzazione il tasso free-risk. Per investire in un progetto bisogna stimarlo utilizzando un tasso di
attualizzazione che ingloba il rischio.
Il rischio è la possibilità che i rendimenti attesi differiscono dai rendimenti effettivamente conseguiti. Il rischio si misura
calcolando la distanza che c’è tra ogni rendimento effettivo ed il rendimento atteso. Maggiore è la variabilità dei
rendimenti, maggiore è il rischio.
Per quantificare il rischio si utilizzano le misure statistiche della variabilità, cioè:
- varianza: media degli scarti al quadrato dal valore atteso.
Investire in titoli azionari comporta un rischio elevato, per questo è opportuno individuare delle strategie che possano
ridurre questo rischio. In particolare attraverso la diversificazione (cioè si investe in titoli che hanno caratteristiche
differenti), che è una strategia volta a ridurre il rischio mediante l’estensione del portafoglio di attività a molteplici
investimenti.
Vi sono 2 tipologie di rischio di portafoglio:
- rischio specifico (anche definito rischio non sistematico o rischio residuale): costituito dai fattori di rischio aventi
influenza solo su una specifica azienda o settore. Il rischio specifico è diversificabile;
- rischio di mercato (anche definito rischio sistematico): costituito dai generali fattori di rischio insiti nell’economia, i
quali influenzano il mercato nel suo complesso. Il rischio di mercato non è diversificabile.
La diversificazione riduce il rischio (lo scarto quadratico medio) più rapidamente all’inizio e poi più lentamente.
La diversificazione riduce il rischio eliminando il rischio specifico perché i
prezzi delle azioni non sono perfettamente correlati, ma non può ridurre il
rischio sistematico che è ineliminabile. In un portafoglio ben diversificato conta
solo il rischio sistematico.
Il portafoglio di mercato è composto da singole azioni, ma la variabilità non
riflette la variabilità media delle sue componenti in quanto la diversificazione
riduce la variabilità.
CALCOLO DEL RISCHIO DI PORTAFOGLIO. Markowitz individuò un metodo per calcolare la varianza ed il
rendimento atteso di un portafoglio.
La covarianza è la misura del grado in cui due variabili si muovono assieme. E’ uguale al prodotto del coefficiente di
correlazione per i due scarti quadratici medi.
Il coefficiente di correlazione misura il grado della relazione tra due variabili (varia da -1 a 1). E’ uguale al rapporto tra
la covarianza e il prodotto degli scarti quadratici medi delle due variabili.
Affinché la diversificazione riduca il rischio del portafoglio, i due titoli devono essere inversamente correlati, cioè il
coefficiente di correlazione deve essere negativo; in questo modo si costruirà un portafoglio senza rischio (portafoglio di
immunità).
La diversificazione riduce il rischio solo quando la correlazione è minore di 1. In generale non esistono titoli con
coefficiente di correlazione -1, per cui il risultato migliore si ottiene quando le due azioni sono correlate negativamente
(nella realtà non accade quasi mai).
RISCHIO DI PORTAFOGLIO PER N TITOLI. Le caselle sulla diagonale (verde) contengono i termini che indicano
le varianze; le altre caselle indicano le covarianze.
Per calcolare la varianza del portafoglio di N azioni, occorre sommare tutte le caselle.
Se si considera un portafoglio formato da investimenti di uguale ammontare in ognuna delle N azioni, la quota investita
in ogni azione è 1/N. In ogni casella delle varianze abbiamo (1/N)2 per la varianza e in ognuna delle caselle della
covarianza abbiamo (1/N)2 per la covarianza. Ci sono N varianze e N(N-1), ovvero N2-N, covarianze. Quindi:
Varianza del portafoglio (σP 2) = N(1/N)2 × varianza media + (N2-N)(1/N)2 × covarianza media =
= (1/N) × varianza media + (1-1/N) × covarianza media =
= covarianza media + 1/N (varianza media – covarianza media)
La varianza di un portafoglio riflette sostanzialmente le covarianze.
Se N aumenta la varianza del portafoglio si approssima alla covarianza media.
Se la covarianza media fosse 0, sarebbe possibile eliminare tutto il rischio detenendo un numero sufficiente di titoli.
Purtroppo, le azioni hanno andamenti concordi e non indipendenti tra di loro, ossia sono positivamente correlate.
Il rischio sistematico è la covarianza media di tutti i titoli.
BETA E RISCHIO. Il rischio di un portafoglio ben diversificato dipende dal rischio sistematico dei titoli inclusi nel
portafoglio stesso. Il rischio sistematico di un titolo è misurato dal beta (β), che è la sensibilità del rendimento di un
investimento ai movimenti di mercato.
I titoli con:
β > 1: tendono ad amplificare i movimenti del mercato;
β < 1: tendono ad ammortizzare le fluttuazioni che avvengono nel mercato. Il titolo è meno rischio rispetto alla media
di mercato;
β = 1: è il portafoglio di mercato, ossia il portafoglio di tutte le attività presenti nel mercato;
0 < β < 1: tendono a muoversi nella stessa direzione del mercato, ma non con la stessa intensità;
β < 0: sono in controtendenza rispetto al mercato.
Il rischio di un portafoglio ben diversificato è proporzionale al beta di portafoglio.
Il beta di un portafoglio è uguale alla media ponderata dei beta dei singoli titoli che sono inclusi nel portafoglio.
Questo spiega perché il rischio di un portafoglio dipende dai beta dei singoli titoli.
DIVERSIFICAZIONE E ADDITIVITÀ DEL VALORE. La diversificazione riduce il rischio e quindi è positiva per
gli investitori.
Lo è anche per le imprese? La diversificazione è senza dubbio positiva ma ciò non implica che le imprese debbano
praticarla. In un mercato dei capitali efficiente, la diversificazione non aggiunge e non toglie valore all’impresa.
Gli investitori possono facilmente diversificare per proprio conto e non sono quindi disposti a pagare qualcosa di più per
un’impresa che diversifica.
Il principio di additività del valore è il valore totale di un’impresa ed è uguale alla somma delle sue parti.
CAPITOLO 10
MARKOWITZ E LA TEORIA DI PORTAFOGLIO. Harry Markowitz ha dimostrato come un investitore può ridurre
lo scarto quadratico medio dei rendimenti del portafoglio scegliendo azioni che hanno andamenti non esattamente
concordi. Inoltre, ha elaborato i principi fondamentali per la costruzione di un portafoglio. Se combiniamo più azioni
all’interno di un portafoglio si può ridurre la varianza.
La diversificazione di portafoglio e la teoria di portafoglio risalgono ad un articolo scritto nel 1952 da Markowitz.
Funzione di utilità attesa di un investitore avverso al rischio. L’obiettivo è muoversi verso l’alto e verso sinistra.
Combinare più titoli all’interno del portafoglio può ridurre lo scarto quadratico medio del portafoglio al di sotto della
media ponderata dei singoli scarti quadratici medi. Ciò è reso possibile dai coefficienti di correlazione.
Le varie combinazioni di azioni che creano questi scarti quadratici medi costituiscono l’insieme dei portafogli efficienti.
Il rendimento atteso e lo scarto quadratico medio variano secondo le differenti combinazioni delle due azioni in
portafoglio.
Ad ogni rischio è associato un opportuno rendimento, per cui è possibile rappresentare su un diagramma cartesiano
l’insieme dei portafogli efficienti, ossia i portafogli che esprimono la combinazione rischio/rendimento migliore, cioè
che minimizzano il rischio a parità di rendimento e massimizzano il rendimento a parità di rischio.
La curva di questi portafogli è definita frontiera efficiente, cioè l’arco di parabola che racchiude tutti i portafogli
efficienti nei quali un soggetto può investire; infatti, bisogna individuare quali portafogli il consumatore preferisce dato
che essi sono infiniti.
La retta, chiamata linea del mercato dei capitali (capital market line), ha intercetta pari a rf e la pendenza data dal
rapporto tra il premio per il rischio e lo scarto quadratico medio, ossia rp – rf/σp, chiamato indice di Sharpe.
Il consumatore avrà una propria curva di indifferenza che rappresenta la funzione d’utilità dell’investitore. Ogni
investitore avrà un proprio grado di avversione al rischio e ciò lo si rappresenta con delle curve di indifferenza crescenti
(perché all’aumentare del rischio si pretende un maggiore rendimento) e concave.
La convessità varia al variare del grado di avversione al rischio, cioè più il soggetto è avverso al rischio tanto più la
funzione di utilità sarà convessa. Il portafoglio ottimale per quel soggetto è il portafoglio S che si ottiene nel punto di
tangenza tra la frontiera e la curva di indifferenza del soggetto, ossia quel portafoglio con il migliore profilo
rendimento/rischio ottenuto combinando attività rischiose e non.
RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO. A metà anni '60 Sharpe, Lintner e Treynor, hanno individuate una
relazione tra il β di un portafoglio e il rendimento del mercato, ossia il Capital Asset Pricing Model (CAPM), che è un
modello che dimostra la relazione tra rischio e rendimento. I tre economisti sostennero che se un investitore costruisce un
portafoglio identico a quello di mercato, corre un rischio più alto rispetto a quello che incorrerebbe se investisse solo in
titoli di stato; per questo egli deve essere ricompensato attribuendogli un premio per il rischio di mercato (market
premium), il quale è proporzionale al beta.
Il CAPM afferma che in un mercato perfettamente concorrenziale, un investitore razionale ottiene un rendimento pari al
tasso free risk più una componente ottenuta moltiplicando il premio per il rischio dell’investimento stesso. Questa è detta
equazione della retta del mercato azionario:
r = rendimento atteso del titolo
rf = tasso di rendimento dei titoli privi di rischio
β = misura del rischio sistematico del titolo
rm = rendimento atteso dal portafoglio di mercato
rm – rf = premio per il rischio di mercato (market risk premium)
ARBITRAGE PRICING THEORY (APT). Il rendimento di ogni azione dipende in parte da fenomeni
macroeconomici (“fattori”) e in parte da fenomeni di disturbo, eventi specifici dell’impresa.
Al pari del CAPM, l’APT enfatizza il concetto che il rendimento atteso dipenda dal rischio che deriva da eventi generali
che influenzano l’economia nel suo complesso e non dal rischio specifico.
Il rendimento del portafoglio di mercato, che rappresenta tutti i rischi macroeconomici nel CAPM, non è menzionato
nell’APT.
L’APT non specifica quali siano i fattori rilevanti.
Se un progetto è finanziato sia da equity che da debito, si attualizzano i flussi di cassa al costo medio ponderato del
capitale al netto delle imposte (WACC – Weighted Average Costo f Capital):
rD = costo del debito
tc = imposte
D = debito
rE = costo dell’equity
E = equity
V = D + E = valore dell’impresa
Il WACC è il tasso di attualizzazione da utilizzare nel caso di un’impresa indebitata.
La regola del costo del capitale aziendale è accettare qualsiasi progetto, indipendentemente dal suo beta, quando offre
un rendimento maggiore del costo del capitale aziendale.
La regola del CAPM è investire in qualsiasi progetto che offra un rendimento in grado di compensare il beta del
progetto.
Confronto tra costo del capitale aziendale e il rendimento previsto dal CAPM:
LA STIMA DEI BETA. La linea del mercato azionario mostra la relazione fra rendimento e rischio. Il CAPM utilizza i
beta per stimare i rischi. L’inclinazione della linea del mercato azionario, e dunque il beta, può essere stimata mediante
l’analisi di regressione.
BETA DI SETTORE. Il beta della singola impresa è difficile da stimare. La soluzione migliore è stimare il beta del
settore (con imprese simili) piuttosto che quello della singola impresa. E’ necessario però tenere conto anche delle
politiche di indebitamento delle singole imprese appartenenti al medesimo settore.
LA STIMA DEI TASSI DI ATTUALIZZAZIONE E BETA. Suggerimenti per il calcolo del beta del progetto:
1. Evitare distorsioni nei tassi di attualizzazione.
I manager spesso considerano il rischio come un “cattivo risultato” E’ sbagliato!
In altri casi, i manager non sono in grado di dare ai risultati negativi il loro giusto peso nella valutazione dei flussi
di cassa e cercano così di compensare questo errore Lavorare sui flussi di cassa!
2. Identificare le determinanti dei beta delle attività. Che cosa determina il beta delle attività?
a) ciclicità: imprese ad andamento ciclico tendono ad avere un alto beta.
Il rischio è spesso associato alla variabilità dei ricavi contabili la quale riflette i risultati contabili. Ciò che
conta veramente è quanto sia stretta la relazione tra i ricavi dell’impresa e i ricavi aggregati di tutte le attività
reali.
Possiamo utilizzare sia il beta contabile sia il beta dei flussi di cassa.
b) leva operativa: i costi fissi operativi hanno lo stesso effetto dei costi fissi finanziari, cioè aumentano il beta.
Data la ciclicità dei ricavi (espressa dal β ricavi) il beta dell’attività è proporzionale alla leva operativa.
GESTIONE DELL’INCERTEZZA. Come individuare le principali fonti di incertezza nei progetti di investimento?
- analisi di sensibilità: analisi degli effetti sulla redditività di un progetto di possibili cambiamenti di variabili
fondamentali, come vendite, costi, ecc.. Si considerano una alla volta le variabili che influiscono sui flussi di cassa e
si ricalcola il VAN sulla base delle ipotesi ottimistiche e pessimistiche legate a quella variabile.
Il progetto è tanto più “sensibile” a quella variabile quanto più è ampia la differenza fra i VAN così ottenuti.
- analisi di scenario: analisi della redditività di un progetto sulla base di differenti scenari economici. Esamina gli
effetti sul VAN dei cambiamenti di diverse variabili combinate tra loro.
- analisi del punto di pareggio: analisi del livello di vendite (o di altre variabili) in corrispondenza del quale l’impresa
risulta in pareggio. Quando il manager esamina un progetto utilizzando l’analisi di sensibilità o gli scenari alternativi
si domanda come varia il VAN se le vendite o i costi sono diversi da quelli stimati. I manager talvolta preferiscono
porre questa domanda in termini diversi e si chiedono di quanto le vendite possano diminuire prima che il progetto
inizi ad essere in perdita, stimando il punto di pareggio.
LEVA OPERATIVA. La leva operativa è misurata dalla variazione percentuale dei profitti per ogni punto percentuale
di variazione delle vendite. Il grado di leva operativa (GLO) è pari a:
OPZIONI REALI. Le opzioni reali sono opzioni che consentono di modificare, differire, accrescere o abbandonare un
progetto. Si distinguono diverse tipologie:
- investimenti addizionali;
- opzione di abbandono;
- opzione di attesa;
- opzione di variare output e produzione.
ALBERO DELLE DECISIONI. L’albero delle decisioni è un metodo di rappresentazione di decisioni alternative
sequenziali e dei loro possibili risultati. L’albero delle decisioni aiuta le imprese ad individuare le opzioni a disposizione
mostrando le varie possibilità e i risultati economici ad esse connessi.
CAPITOLO 13
PROBLEMI DI AGENZIA. Non sempre gli azionisti sono sicuri che i manager facciano scelte tali da massimizzare il
valore dell’impresa. Gli azionisti (principal) per costringere i top-manager (agent) a fare i loro interessi, cioè a fare in
modo che si impegnino al massimo per trovare progetti con VAN positivi, devono far si che tutti lavorino per perseguire
obiettivi comuni, per cui bisogna affrontare 4 argomenti principali:
1. processi di investimento;
2. informazioni;
3. incentivi;
4. misura dei risultati.
1. PROCESSI DI INVESTIMENTO. Molte grandi imprese progettano investimenti preparando il budget di capitale,
cioè un elenco di progetti d’investimento pianificati per l’anno successivo. Il budget finale deve riflettere il piano
strategico dell’impresa, cioè una visione dell’impresa dall’alto in basso. Esso identifica il business in cui l’impresa
dispone di un vantaggio competitivo e tenta di identificare sia il business da cui uscire completamente attraverso la loro
vendita, sia il business in declino da cui uscire attraverso un disinvestimento graduale. Le scelte devono riflettere anche
una visione dal basso verso l’alto, cioè identificare un progetto e chiedere di poterlo realizzare.
Quando un progetto è approvato dal top-management e dal consiglio di amministrazione esso diventa la lista ufficiale
degli investimenti per l’anno successivo, ma non vi è ancora un via libera definitivo perché si pretende un’analisi dei
flussi di cassa attualizzati (VAN) ed altre informazioni di supporto.
Esistono alcuni investimenti di natura intangibile (intangible assets) che spesso non sono considerati veri e propri
investimenti ed evitano le procedure di controllo; quindi raramente entrano nel budget di capitale (esempio: ricerca e
sviluppo, marketing e sviluppo del personale).
3. INCENTIVI. I manager agiscono nell’interesse degli azionisti solo se hanno incentivo a farlo; per cui le buone
decisioni di investimento dipendono da come i risultati dei manager vengono misurati e premiati. Ciò comporta la
nascita di problemi di agenzia nelle decisioni di investimento.
Se gli azionisti pagano i manager con un compenso fisso, senza premi e senza stock option, i manager possono trovare
ed investire in tutti i progetti con VAN positivo, ma si troveranno di fronte a varie alternative:
- riduzione dello sforzo: trovare e realizzare progetti a VAN positivo comporta un’intensa attività, quindi i manager
possono essere tentati a rilassarsi;
- benefici privati (fringe benefits): i manager potrebbero avere bonus in altre forme e non solamente in denaro (ad
esempio uffici lussuosi);
- costruzione di imperi: i manager preferiscono gestire grandi imprese aumentando le dimensioni anche quando il
progetto d’aumento non ha VAN positivo;
- entrenching investment: sono investimenti progettati per richiedere o premiare le competenze dei manager esistenti;
- rinuncia al rischio: se il manager riceve solo uno stipendio fisso non può partecipare ai profitti realizzabili da progetti
rischiosi e quindi opterà per progetti sicuri che danno rendimenti più bassi piuttosto che investire in progetti rischiosi.
4. MISURA E REMUNERAZIONE DEI RISULTATI. Dato che il monitoraggio può essere imperfetto è necessario
stabilire piani di remunerazione per fornire i giusti incentivi. Quasi tutti i top-manager hanno una retribuzione che
dipende dal prezzo delle azioni della loro impresa; tuttavia, la loro remunerazione dipende anche dall’incremento degli
utili e degli altri indicatori contabili di performance. I manager di basso livello vengono remunerati in base ai rendimenti
contabili piuttosto che azionari. Le misure contabili, cioè gli indici di bilancio, hanno il vantaggio di essere performance
assolute, ovvero sono indici tratti dal bilancio e sono uguali per tutti, anche se sono valori influenzati dalle quote di
ammortamento, dagli accantonamenti, ecc.. Un manager interessato a far aumentare l’utile potrebbe essere tentato a
risparmiare sui costi necessari (esempio manutenzione, formazione del personale, ecc.), quindi è necessario affiancare
alle misure contabili altri indicatori di redditività.
Alcune società di consulenza adottano una versione alternativa del concetto di reddito residuo. La società McKinsey
utilizza il profitto economico (Economic Profit, EP), che è il capitale investito moltiplicato per il differenziale fra il
ROI e il costo del capitale.
DISTORSIONI NELLE MISURE CONTABILI. L’applicazione dell’EVA e del ROI rischiano di sottostimare la vera
redditività delle nuove attività e sovrastimare quella delle vecchie attività. Per questo motivo bisogna apportare
correzioni ai dati contabili. EVA e ROI dovrebbero essere calcolati utilizzando il vero reddito o reddito economico.
Comit
Scarto quadratico medio (SQMx) = 35
peso nel portafoglio (X)= 33%
correlazione ( r ) = 0,7
Covarianza (COVxy) = 514,50
Generali
Scarto quadratico medio (SQMy) = 21
Peso nel portafoglio (Y) = 67%
Correlazione ( r ) = 0,7
Covarianza (COVxy) = 514,50
Svolgimento
1 Calcolo della matrice varianze-covarianze
Tod’s (X)
Scarto quadratico medio (SQMx) = 26
Peso nel portafoglio (X)= 33%
Correlazione Tod’s-Luxottica ( rxy ) = 0,6
Correlazione Tod’s-Fiat (rxz) = 0,8
Luxottica (Y)
Scarto quadratico medio (SQMy) = 30
Peso nel portafoglio (Y) = 33%
Correlazione Luxottica-Fiat ( ryz) = 0,4
Fiat (Z)
Scarto quadratico medio (SQMz) = 20
Peso nel portafoglio (Z) = 34%
Svolgimento
1 0,600 0,800
Tod's
0,600 1 0,400
Luxottica
0,800 0,400 1
FIAT
Svolgimento
2 Calcolo della matrice varianze-covarianze
Azione 1 2 3
Azione 1 2 3
Stima del prezzo del titolo= Pt = div/(Re-g)
Stima di Re = Rf + Beta (Rm-Rf) 0,175 0,170 0,165
Calcolo del payout ratio= div/utile 0,7 0,7 0,7
Stima del tasso di crescita g=ROE*(1-payout) 0,045 0,057 0,063
Stima del prezzo teorico del titolo = Pt = div/(Re-g) 5,38 12,39 20,59
Stima del potenziale di crescita = Pt - Pm 0,38 4,39 2,59
Anni 0 1 2 3
Increm.fatturato 8.000,00 9.000,00 10.000,00
Costi operativi -2.500,00 -3.500,00 -4.000,00
Amm.to -3.333,33 -3.333,33 -3.333,33
EBIT 2.166,67 2.166,67 2.666,67
Imposte 0,4125 -893,75 -893,75 -1.100,00
NOPAT 1.272,92 1.272,92 1.566,67
Esercizio: calcolo cash flow
Anni 0 1 2 3 4
NOPAT 1.272,92 1.272,92 1.566,67
+Amm.to 3.333,33 3.333,33 3.333,33
+/-∆ circolante 1% -80 -90 -100 270
CASH FLOW della gestione corrente 4.526,25 4.516,25 4.800,00 270,00
+/- investimento/disinvestimento -10.000,00 800,00
CASH FLOW unlevered -10.000,00 4.526,25 4.516,25 4.800,00 1.070,00
Esercizio: calcolo tasso di attualizzazione
Anni 0 1 2 3 4
CASH FLOW unlevered -10.000,00 4.526,25 4.516,25 4.800,00 1.070,00
tasso di attualizzazione 3,73%
fattore di attualizzazione = 1/(1+WACC)t 1 0,964051 0,929394 0,895982 0,863772
VA Cash flow -10.000,00 4.363,53 4.197,37 4.300,72 924,24
VAN 3.785,86
Esercizio: commento
Progetto A
durata prevista: 3 anni
investimento: 30.000 euro
costi di esercizio annui previsti: 10.000 euro, 10.000 euro, 10.000 euro
Progetto B
durata prevista: 2 anni
investimento: 20.000 euro
costi di esercizio annui previsti: 12.000 euro, 12.000 euro
Si tenga presente che per entrambi i progetti il costo opportunità del capitale
è pari al 7%.
Esercizio: calcolo VA
Progetto A Anni 0 1 2 3
Investimento 30.000,00
costi di esercizio 10.000,00 10.000,00 10.000,00
Totale flussi di A 30.000,00 10.000,00 10.000,00 10.000,00
C.O.C. = r = 0,07
Fattore di attualizzazione = 1/(1+r)n 1,000000 0,934579 0,873439 0,816298
Valore attuale dei costi di A 30.000,00 9.345,79 8.734,39 8.162,98
Sommatoria del VA dei costi di A 56.243,16
Progetto B Anni 0 1 2
Investimento 20.000,00
costi di esercizio 12.000,00 12.000,00
Totale flussi di B 20.000,00 12.000,00 12.000,00
C.O.C. = r = 0,07
Fattore di attualizzazione = 1/(1+r)n 1,000000 0,934579 0,873439
Valore attuale dei costi di B 20.000,00 11.214,95 10.481,26
Sommatoria del VA dei costi di B 41.696,22
Esercizio: calcolo rendita
Esercizio: commento
CAE A = 21.431,55 < CAE B = 23.061,84
Si accetta il progetto d’investimento che
presenta il CAE più basso, ovvero il progetto A.
VAN
Anni 0 1 2 3
Costo iniziale - 7.000
Incremento fatturato 6.000 7.000 8.000
Disinvestimento (stima) 500
Incremento costi operativi - 1.000 - 2.000 - 2.500
Ammortamento - 2.333 - 2.333 - 2.333
RAI - 7.000 2.667 2.667 3.667
Imposte 0,4125 - 1.100 - 1.100 - 1.513
Rn 1.567 1.567 2.154
Ammortamento 2.333 2.333 2.333
Delta circolante 1% - 60 - 70 - 80
CASH FLOW - 7.000 3.840 3.830 4.407
tasso di attualizzazione 11,52%
Fattore di att.= 1/(1+Re)^n 0,8967 0,8041 0,7210
VAN - 7.000 3.443 3.079 3.178 2.700
C1 400
VA = = = 374
1 + r 1 + 0.07
C1
VAN = C0 + = −350 + 374 = 24
1+ r
Valore Attuale Netto
60
VAN = −50 + = € 4.55
1+10%
Stato
dell' economia Recessione Normale Crescita
1 1
Costo del leasing = 300 × − 48
0.005 0.005 (1 + 0.005 )
Costo = € 12 774. 10
Scorciatoie calcolo del VA
1 1 1.06
3
5.000 − = 13.146
(0.1 − 0.06) (0.1 − 0.06) 1.1
Tassi nominali e reali
= €107.05
Valutazione delle azioni
P0 = €100
P1 = €110
DIV1 = €5
r=?
Div 1 = € 1,60
g = 6,6%
P0 = € 49
r=?
Div1
Costo del capitale azionario = r = + g = 0,033+0,066 = 9,9%
P0
Stima del costo del capitale azionario
Anno
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Attività 10,00 12,00 14,40 17,28 20,74 23,43 26,47 28,05 29,73 31,51
Utili 1,20 1,44 1,73 2,07 2,49 2,81 3,18 3,36 3,57 3,78
Investimento 2,00 2,40 2,88 3,46 2,69 3,04 1,59 1,68 1,78 1,89
Flussodi cassadisponibile - 0,80 - 0,96 -1,15 -1,39 - 0,20 - 0,23 1,59 1,68 1,79 1,89
Aumento
20 20 20 20 20 13 13 6 6 6
EPS (%)
Svolgimento
1 1,59
VA(valore all'orizzonte di valutazione) = 6 = 22,4
(1,1) 0,10 − 0,06
= −3,6
2. 000 4 .000
VAN = - 4 . 000 + +
2
=0
( 1 + TIR ) +
( 1 TIR )
TIR = 28%
Inflazione
Inflazione = 10%
Flussi di cassa reali: C0 = -100; C1 = 35; C2 = 50; C3 = 30
Tasso di attualizzazione nominale = 15%
Tasso di attualizzazione reale = ?
VAN = ?
GLO = 1 + (30+15)
30
NOPAT = 130
Costo del capitale = 10%
Capitale investito = 1.000