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SEZIONE A
Le analisi di bilancio sono particolari tecniche che, attraverso confronti tra valori patrimoniali ed economici,
consentono l’interpretazione sia dei dati di bilancio sia dei fenomeni aziendali che li hanno generati.
Per effettuare l’analisi del bilancio si utilizzano due metodologie complementari:
le analisi per indici;
le analisi per flussi.
Per poter analizzare un bilancio occorre prima di tutto effettuarne un’analisi e interpretazione revisionale, per
poterne accertare la credibilità e attendibilità, la corrispondenza delle poste del bilancio con i dati contabili, la
correttezza dei criteri di valutazione e dei principi contabili adottati. La seconda fase da affrontare è quella della
riclassificazione del bilancio, attraverso la quale si rielaborano i valori dello Stato patrimoniale e del Conto
economico. Occorre pertanto procedere a una ricomposizione dei dati, per adattarne la struttura alle finalità
dell’analisi.
La rielaborazione del Conto economico deve consentire -di mettere in evidenza aggregazioni, margini e
risultati intermedi che facilitino l’analisi del bilancio. La forma scelta per la rielaborazione è quella scalare; gli
schemi prevalentemente adottati dagli analisti sono due:
1. Conto economico a valore aggiunto
2. Conto economico a costi e ricavi della produzione venduta
Con il Conto economico “a valore aggiunto” , si perviene a risultati intermedi di particolare rilievo:
Valore della produzione ottenuta = Ricavi netti di vendita + ricavi complementari
tipici +/- variazione delle rimanenze di prodotti, semilavorati e prodotti in corso di
lavorazione, + costi patrimonializzati per costruzioni interne e lavori in economia;
Valore aggiunto caratteristico = valore della produzione ottenuta – costo delle materie
consumate (acquisti + Esistenze iniziali – rimanenze finali) – costi dei servizi consumati e
altri costi diversi di gestione;
Margine operativo lordo (MOL) = valore aggiunto caratteristico – i costi per il personale.
Tale margine esprime il margine di contribuzione destinato a coprire i costi fissi;
Reddito della gestione corrente = reddito operativo +/- risultato della gestione finanziaria
+/- risultato ella gestione atipica;
Reddito prima delle imposte = Reddito della gestione corrente +/- saldo della gestione
straordinaria;
Reddito netto dell’esercizio = Reddito prima delle imposte – imposte sul reddito.
Nel conto economico a costi e ricavi della produzione venduta i componenti di reddito sono classificati per
destinazione; ad esempio gli ammortamenti devono essere divisi tra la quota da imputare alla gestione
industriale e quella da attribuire al settore commerciale,al settore amministrativo e alla gestione atipica.
In questa configurazione occorre prima di tutto determinare i ricavi netti di vendita e poi il costo del venduto
con la seguente formula:
Margine lordo sulle vendite o margine lordo industriale = Ricavi netti di vendita + Ricavi
complementari tipici – Costo del venduto;
Reddito operativo = Margine lordo sulle vendite – costi commerciali e amministrativi;
Reddito della gestione corrente = Reddito operativo +/- risultato della gestione finanziaria +/-
risultato della gestione patrimoniale;
Reddito al lordo della imposte = Reddito della gestione corrente +/- reddito della gestione
straordinaria;
Reddito netto dell’eseercizio = Reddito al lordo delle imposte – imposte sul reddito.
SEZIONE C
Tale analisi fa riferimento allo schema sintetico dello Stato patrimoniale riclassificato ed esamina l’equilibrio
strutturale dell’azienda.
Indici di composizione degli impieghi: mettono in rilievo il grado di elasticità della struttura aziendale e sono
due:
1. Indice di rigidità degli impieghi = Attivo immobilizzato / Capitale investito;
2. Indice di elasticità degli impieghi = Attivo corrente/ Capitale investito.
Indici di composizione delle fonti: mettono in evidenza la maggior o minore dipendenza finanziaria
dell’impresa dal capitale di terzi; gli indici fondamentali sono due:
1. Indice di autonomia finanziaria = Capitale proprio / Totale finanziamenti;
2. Indice di dipendenza finanziaria = Capitale di terzi / Totale finanziamenti.
Tali indici possono essere integrati con i seguenti due importanti rapporti:
1. Indice di indebitamento ( o leverage) = Capitale investito / Capitale proprio.
Il leverage assume valori via via crescenti all’aumentare della dipendenza finanziaria da terzi.
2. Quoziente di indebitamento = Capitale di terzi / Capitale proprio.
Se è uguale a 1 segnala che gli impieghi sono stati finanziati nella stessa misura dal capitale proprio e
dal capitale di terzi.
Tale analisi mira ad accertare la capacità dell’azienda di mantenere nel mediolungo periodo un costante
equilibrio tra flussi monetari in uscita e in entrata.
Consideriamo i seguenti due margini:
1. Margine di struttura essenziale = Capitale proprio – Attivo Immobilizzato (se positivo segnala una
relazione fonti- impieghi ben equilibrata);
2. Margine di struttura globale = Capitale proprio + Passività consolidate – Attivo Immobilizzato
( se positivo esprime una situazione di equilibrio strutturale).
Importanti sono anche i seguenti due indici:
1. Quoziente di autocopertura delle immobilizzazioni = Capitale proprio / Attivo immobilizzato;
2. Quoziente di copertura delle immobilizzazioni = Capitale proprio + Passività consolidate / Attivo
Immobilizzato.
Tale analisi mira ad accertare l’esistenza di flussi monetari equilibrati che consentano di far fronte in ogni
momento agli impegni di uscita che la gestione richiede.
Gli indici utilizzati sono di due tipi: indici di correlazione e equilibrio e indici di rotazione e di durata.
Gli indici di correlazione fondamentali sono quattro:
1. Capitale circolante netto = Attivo corrente – Passività correnti (segnala l’attitudine dell’impresa a far
fronte autonomamente agli impegni finanziari a breve);
2. Quoziente di disponibilità = Attivo corrente / Passività correnti (tale indice per essere soddisfacente
dovrebbe essere compreso tra 2 e 1,5);
3. Margine di tesoreria = Liquidità immediate e differite – Passività correnti (indica in che misura le
liquidità riescono a coprire i debiti a breve scadenza);
4. Quoziente di liquidità = Liquidità immediate e differite / Passività correnti (tale indice per essere
soddisfacente dovrebbe essere maggiore o uguale a 1).
Gli indici di rotazione segnalano quante volte il capitale investito e gli elementi che lo compongono ritornano
in forma liquida nel periodo di tempo considerato. Ricordiamo tra i principali:
1. Rotazione del capitale investito = Ricavi netti di vendita / Capitale investito;
2. Rotazione dell’attivo circolante = Ricavi netti di vendita / Attivo corrente;
3. Rotazione del magazzino = Ricavi netti di vendita / Disponibilità di magazzino.
SEZIONE D
Per situazione economica si intende l’attitudine di un’impresa a remunerare in misura congrua il capitale
proprio impiegato nei processi produttivi.
Sono quozienti volti a mettere in evidenza la capacità dell’impresa di produrre reddito nel tempo. I principali
sono:
ROE (Indice di redditività del capitale proprio) =
(Reddito netto d’esercizio / Capitale proprio) %.
Tale indice, se confrontato con i tassi di remunerazione di investimenti alternativi privi di rischio,
consente di valutare la convenienza dell’impiego dei mezzi propri nell’atività imprenditoriale a
rischio.
ROI (Indice di redditività del capitale investito)
= ( Reddito operativo / Capitale investito) %.
Tale indice misura l’efficienza economica della gestione caratteristica, quindi della capacità
dell’impresa di produrre un reddito adeguato alle risorse impiegate
ROD (indice di onerosità del capitale di credito)
= (Oneri finanziari /Capitale di terzi) %. .
Esprime il tasso mediamente pagato sui finanziamenti
ROS (indice di redditività delle vendite)
= ( Reddito operativo/ Ricavi netti di vendita) %.
Tasso di incidenza della gestione non caratteristica = (Reddito netto d’esercizio / Reddito
operativo).
Il valore dell’indice varia in funzione dello scarto tra il reddito operativo e il reddito netto. Più è
elevato il divario, più l’indice si discosta dal valore 1 che indica la mancanza di componenti estranei
alla gestione caratteristica.
Notiamo che il ROE è scomponibile nel prodotto di tre quozienti, il primo dei quali è il ROI, il secondo è
l’indice di indebitamento, il terzo è il tasso di incidenza della gestione non caratteristica.
E’ da notare inoltre che l’indebitamento genera un effetto leva che spinge il ROE al di sopra della redditività del
capitale investito (ROI). Il punto critico dell’effetto moltiplicativo dell’indebitamento sul ROE è rappresentato
dal ROD; infatti:
se ROI > ROD = il ROE cresce con l’aumentare del finanziamento (leva finanziaria positiva)
se ROI = ROD = l’aumento dell’indebitamento non provoca nessun effetto sul ROE (leva finanziaria
nulla)
se ROI < ROD = il leverage agisce come demoltiplicatore; un ulteriore indebitamento provoca perdita
di redditività (leva finanziaria negativa)