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CONTABILITA’ E
BILANCIO
LEZIONE 1 (Capitolo 1)
I metodi di rilevazione possono essere classificati in due grandi classi:
- Sistema informativo, l’insieme delle procedure formali mediante le quali i dati vengono
raccolti, trasformati in informazioni e distribuiti agli utenti;
- Sistema amministrativo, insieme dei meccanismi e delle risorse di rilevazione, elaborazione e
comunicazione dei dati derivanti dalle transazioni economiche conseguenti ad operazioni di
scambio, produzione e consumo.
All’interno del sistema amministrativo vi è il sistema contabile definito come l’insieme di principi,
strumenti, metodi e procedure di tipo contabile utilizzati per rilevare, classificare e rappresentare le
informazioni per i principali fruitori. Il sistema contabile può riguardare:
- Situazione di economicità globale, sistema finalizzato alla determinazione del capitale e del
risultato economico di periodo;
Per rappresentare le differenti situazioni appena menzionate, il solo linguaggio dei valori non è
sufficiente, è infatti necessario l’utilizzo di ulteriori strumenti. Facendo riferimento a strumenti di
natura contabile, si distingue tradizionalmente in: contabilità generale e contabilità analitica.
Lo scopo della contabilità generale è quello di produrre sinteticamente cosa ha fatto l’impresa durante
l’anno mediante la determinazione di:
Queste due grandezze sono tra di loro collegate, infatti il reddito è quella grandezza che fa variare
il capitale.
Le componenti del reddito sono:
Si parla di incremento della ricchezza aziendale quando si ha un eccesso di ricavi rispetto ai costi e
si parla dunque di utile di esercizio.
Un’azienda si definisce di successo se è capace di mantenere l’equilibrio. Esistono tre diversi tipi di
equilibrio:
1) EQUILIBRIO ECONOMICO
Attitudine dell’azienda di operare in condizioni che consentono almeno di ripristinare ka
ricchezza (=insieme di risorse a disposizione per lo svolgimento dell’attività aziendale)
consumata nello svolgimento della gestione.
È un equilibrio dinamico.
2) EQUILIBRIO FINANZIARIO
Si realizza con il bilancio dei flussi in entrata ed in uscita. È misurabile sia in un certo
intervallo di tempo che in un determinato istante. Esso può essere un equilibrio di tipo:
- Dinamico, inteso come il bilanciamento tra i movimenti finanziari che hanno determinato
variazioni finanziarie in un intervallo temporale;
- Statico, bilanciamento tra impieghi e fonti in un determinato istante.
3) EQUILIBRIO PATRIMONIALE
Attitudine dell’azienda ad accumulare e mantenere un ammontare di ricchezza (patrimonio)
che sia congruo rispetto agli investimenti necessari allo svolgimento delle sue finalità
istituzionali. In particolare, si fa riferimento al modo in cui l’azienda finanzia i suoi
investimenti.
(Fa uso del capitale proprio per gli investimenti di medio e lungo termine)
LEZIONE 2 (Capitolo 2)
Ci occuperemo dell’informativa obbligatoria e quindi del bilancio di esercizio. Esso rappresenta ciò
che inserisco all’interno della contabilità generale e ci dà informazioni su:
- Circuito della produzione, esso parte dal sostenimento dei costi, misurati dal valore di
acquisizione dei fattori produttivi necessari per lo svolgimento della gestione e si conclude
con la riconversione dei fattori impiegati in entrate, tramite i ricavi monetari ottenuti dal
collocamento dei prodotti finiti sul mercato di sbocco.
- Circuito dei finanziamenti, legato alle operazioni che possono essere realizzare con apporti
di mezzi propri del soggetto giuridico proprietario (finanziamenti con capitale proprio) o di
terzi finanziatori (finanziamenti con capitale di terzi) o ancora, si riferisce a finanziamenti
effettuati dall’azienda nei confronti di terzi (finanziamenti a terzi).
Ciò che contraddistingue i due circuiti è l’oggetto della transazione, nel caso del circuito della
produzione l’oggetto di scambio sono beni o servizi che caratterizzano l’attività aziendale. Nel caso,
invece, del circuito dei finanziamenti l’oggetto di scambio sono risorse finanziarie (denaro).
REGOLA 2
In entrambi i circuiti si distinguono due differenti aspetti:
Concentrandoci sul circuito della produzione cerchiamo di capire l’aspetto originario e l’aspetto
derivato:
ASPETTO ORIGINARIO Acquisto materie prime per Cessione del prodotto per
(Ho una variazione finanziaria?) 100€ in contanti 180€ in contanti
- (- denaro) - (+ denaro)
- VFNaspetto - VFPaspetto
monetario monetario
oggettivamente oggettivamente
rilevabile rilevabile
ASPETTO DERIVATO Acquisto materie prime Cessione del prodotto
(Perché osservo una variazione - (+ costo) - (+ ricavo)
finanziaria?) - (- ricchezza - (+ ricchezza
aziendale) aziendale)
Possiamo dire che tutti i fatti di gestione sono riconducibili a questo tipo di variazioni.
Consideriamo adesso il caso di un pagamento dilazionato:
ASPETTO ORIGINARIO Acquisto materie prime per Cessione del prodotto per
120€ pagamento a 30 giorni 180€ incasso a 60 giorni
- (+ debito di - (+ credito di
funzionamento) funzionamento)
All’atto della cessazione dell’azienda, ai proprietari non vengono restituite esattamente le somme
conferite, esse possono essere incrementate o decrementate.
- Dinamica finanziaria
Inizio del circuito, + denaro, + debito;
Fine circuito, - denaro, - debito;
- Dinamica economica, esistenza di costi legati alla remunerazione, sono detti oneri finanziari
e si presentano solo alla restituzione.
N.B. l’atto della concessione presenta solo l’aspetto finanziario, l’atto della restituzione presenta
sia l’aspetto finanziario (estinzione del credito) che l’aspetto economico (interessi, ricavi dal
finanziamento).
Concludendo possiamo vedere l’aspetto economico e l’aspetto finanziario legato alla gestione:
NEGATIVE
Meno denaro
Meno crediti di finanziamento e di funzionamento
Più debiti di finanziamento e di funzionamento
POSITIVE
Più denaro
Più crediti di finanziamento e di funzionamento
Meno debiti di finanziamento e di funzionamento
Legate all’aspetto ECONOMICO si hanno le cosiddette variazioni economiche:
NEGATIVE
Più costi
Meno capitale
Meno ricavi
POSITIVE
Meno costi
Più capitale
Più ricavi
ESEMPIO:
CAPITOLO 3
Reddito di esercizio
I soggetti esterni sono un’altra categoria di soggetti interessati al risultato dell’attività aziendale.
L’indicatore di sintesi più utilizzato è il risultato economico definito come l’incremento della
ricchezza che si è avuto nel corso del periodo oggetto di osservazione per effetto delle operazioni di
gestione. Esso può essere positivo, si parla in questo caso di utile di esercizio (eccedenza di ricavi)
o negativo, si parla in questo caso di perdita di esercizio (eccedenza di costi). Si perviene al risultato
andando a sommare algebricamente i valori attribuiti ai fattori produttivi utilizzati con quelli attribuiti
ai proventi conseguiti. I componenti elementari del risultato di periodo sono costi e ricavi che si
originano a seguito di:
- Operazioni aziendali;
- Investimenti;
- Disinvestimenti.
In qualsiasi periodo quindi il risultato economico sarà dato da somma algebrica tra componenti
positivi e componenti negativi. In prima approssimazione, i ricavi da considerare saranno quelli
conseguiti nel periodo mentre i costi faranno riferimento all’utilizzazione di quei fattori che sono stati
impiegati nei vari processi per il conseguimento dei prodotti e dei servizi ai quali si riferiscono i
ricavi.
Questa configurazione di risultato globale può essere determinata facendo ricorso a tre distinti metodi:
Il risultato che si ottiene al termine della vita aziendale è tuttavia scarsamente significativo per fornire
indicazioni rilevanti per la presa di decisioni. Per poter verificare costantemente la validità delle scelte
operate e le posizioni di economicità occorrono strumenti che permettano di verificare l’andamento
con cadenza ravvicinata nel tempo. Si deve quindi operare un frazionamento della vita aziendale
in tanti sotto periodi. Il problema è comprendere il modo in cui questo frazionamento deve avvenire.
Una cosa certa è che non può avvenire in modo costante per tutti i tipi di azienda. La scelta del periodo
risulta quindi essere convenzionale. Sulla base del dettato legislativo ci si riferisce al periodo annuale.
Tuttavia anche questa definizione risulta essere incompleta. La scelta dell’anno solare (1.01/31.12)
può non essere valida per tutti i tipi di azienda. Al fine di rendere meno incerto il processo di
determinazione, la scelta del periodo al quale riferire la determinazione del risultato dovrebbe ricadere
sul momento nel quale le operazioni in corso sono di entità minima. La correttezza nella
determinazione del risultato dipende anche dall’entità dei valori che si riferiscono alla gestione
incompiuta. A tale proposito ricordiamo che il risultato di periodo si determina dalla differenza tra
tutti i ricavi e tutti i costi che si riferiscono al periodo considerato. Nel singolo periodo l’entità delle
entrate e delle uscite non coincideranno con quella dei costi e dei ricavi riferibili all’esercizio. In
azienda sono infatti presenti dei fattori fecondità ripetuta che conferiscono la loro utilità per più cicli
produttivi e il costo relativo al loro utilizzo deve essere ripartito su tutti i cicli ai quali partecipano. Si
pone quindi il problema di determinare la quota di partecipazione alla formazione del risultato di ogni
singolo periodo. Per ovviare a questo problema si tratterà di separare:
- Costo di acquisizione, il valore per il quale il fattore produttivo è stato inserito nella
combinazione aziendale;
- Valore di utilizzazione, valore che in quel periodo può essere attribuito all’utilità ceduta da
quel fattore.
- Valore residuo, differenza tra costo di acquisizione e valore di utilizzazione, rappresenta al
termine del periodo amministrativo in oggetto il valore delle operazioni in corso di
svolgimento che troveranno compimento in periodi successivi.
Si deve determinare l’entità della quota di ammortamento cioè, del valore che può essere fatto
partecipare, come componente negativo, alla formazione del risultato di periodo.
Ai fini della determinazione del risultato di periodo non è importante il costo di acquisizione quanto
piuttosto quello di utilizzazione. Al termine del periodo in esame occorrerà stimare la quota di fattori
che non sono stati utilizzati nella produzione economica e rinviare il costo di questi.
Il valore delle utilità residue dei fattori acquisiti e dei valori finanziari presenti in azienda al termine
del periodo amministrativo rappresenta il valore della gestione incompiuta cioè, l’insieme di
elementi che verranno trasferiti ai periodi successivi e che fanno parte del capitale di funzionamento.
Dividere costi e ricavi di competenza fa emergere il principio in base al quale è possibile determinare
quali siano i costi ed i ricavi di competenza.
PRINCIPIO DI COMPETENZA
Sono considerati di competenza di un determinato periodo i ricavi per i quali si è avuta la
manifestazione finanziaria e che si riferiscono a servizi completati o a prodotti venduti nell’esercizio.
I costi vengono considerati di competenza se si riferiscono a fattori che sono stati utilizzati per il
conseguimento di quei ricavi.
Non sono i singoli beni e servizi a rappresentare la struttura aziendale quanto una combinazione in
termini qualitativi ed in termini quantitativi di essi. Occorre conoscere il modo mediante il quale
vengono configurati e combinati questi mezzi.
1) QUALITATIVO
Da un punto di vista qualitativo l’analisi del capitale aziendale ha lo scopo di consentire
giudizi sull’andamento gestionale. L’analisi qualitativa consiste quindi nello studio della
sua struttura in relazione alle modalità di funzionamento dell’azienda.
Se analizziamo il valore attribuito alle attività (beni a disposizione dell’azienda) si nota
che sono rappresentate mediante due grandi classi di valori:
a) Valori finanziari, mezzi liquidi, crediti di finanziamento e di funzionamento;
b) Valori economici, costi pluriennali, costi sospesi, valori che si riferiscono alla
gestione incompiuta alla data alla quale si riferisce la rappresentazione del capitale di
funzionamento.
Per quanto riguarda le passività:
2) QUANTITATIVO
Dal punto di vista quantitativo il capitale viene considerato come un fondo astratto di
valori che in un dato momento indicano l’effettiva dotazione dei detentori dei mezzi
propri, dedotte le passività.
FONDO DI VALORI: si determina come differenza tra il valore di tutte le attività e quello
delle passività, omogeneizzate mediante il metro monetario.
ASTRATTO: non si identifica con singoli elementi dell’attivo e del passivo ma si ottiene
con una somma algebrica tra questi, quindi è un valore astratto derivato dal processo di
contrapposizione (attività- passività).
Quindi possiamo considerarlo come costituito da una somma algebrica, nella quale i componenti
positivi sono i valori attribuiti alle attività e quelli negativi i valori attribuiti alle passività. Il
risultato rappresenta l’entità dei mezzi a disposizione dell’azienda. Il capitale netto è un valore
incerto perché incerti sono i valori attributi ai singoli elementi dell’attivo e del passivo.
Il processo di determinazione del capitale netto si basa su giudizi soggettivi suscettibili di errore. Alla
fine di ogni periodo il capitale risulta accresciuto o diminuito per effetto del risultato economico e se
è incerta la determinazione del risultato di periodo sarà incerto il valore del capitale netto.
Possiamo quindi dire che capitale di funzionamento e capitale netto rappresentano le modalità
mediante le quali può essere rappresentato il capitale aziendale avendo riguardo all’azienda in
funzionamento.
Quando si valuta la partecipazione alla formazione del risultato economico degli elementi che
compongono il capitale di funzionamento dell’azienda non si valutano i valori di mercato dei singoli
beni, quanto il contributo che i vari elementi, combinati con gli altri fattori conferiscono all’intera
gestione aziendale. Infatti, il valore delle singole attività non rappresenta il valore di mercato non
rappresenta la somma monetaria che si otterrebbe nel caso di scambio di beni sul mercato.
Egualmente, se consideriamo la somma algebrica di attività e passività che sono valutate secondo i
principi e i criteri di funzionamento il valore del capitale netto rappresenterà il valore di ricchezza
conferita secondo i criteri di funzionamento. Motivo per il quale, il capitale si chiama capitale netto
di funzionamento.
Il capitale netto inoltre non rappresenta il riferimento per la determinazione del valore di scambio
dell’unità aziendale. Il valore dell’azienda è infatti associato al capitale economico determinato in
funzione della redditività futura e dei rischi.
ESEMPIO: Situazioni in cui pur trovandosi in presenza di andamenti economici favorevoli, gli
andamenti finanziari sono negativi e per l’azienda risulta difficile reperire le risorse per fronteggiare
il fabbisogno di finanziamento. Il problema in questi casi è che si corre il rischio di generare
comportamenti che mettono a repentaglio l’economicità.
È necessario quindi, così come avviene per la formazione di costi e ricavi, analizzare se nell’ambito
del periodo a riferimento la gestione aziendale ha generato o ha dissipato risorse liquide. In questo
modo si può ottenere una più razionale gestione finanziaria. Si tratta di utilizzare degli strumenti come
il rendiconto finanziario che consentano di confrontare entrate ed uscite di denaro con riferimento
al periodo preso in esame.
LEZIONE 3 (Capitolo 4)
La partita doppia
Se si vogliono osservare in modo sistematico tutte le operazioni che sono legate all’andamento della
la ricchezza aziendale si deve disporre di una tecnica che sia in grado di raccogliere, classificare,
isolare ed elaborare tutte le operazioni e tutti i fenomeni e che consenta successivamente di
rappresentare le operazioni sulla base di criteri idonei ed in modo omogeneo. Occorre quindi un
metodo, un insieme di regole grazie alle quali è possibile raccogliere e analizzare tutte le operazioni
aziendali. Il metodo che viene utilizzato è la PARTITA DOPPIA, si guarda un duplice aspetto,
l’aspetto originario e l’aspetto derivato.
La contabilità generale si concentra sul risultato di periodo, sul capitale di funzionamento e sulle
posizioni di redito e di debito che si originano dalle operazioni. Il metodo della partita doppia viene
utilizzato in contabilità generale (può essere anche utilizzato nell’ambito della contabilità analitica)
per rappresentare le informazioni sopracitate ai terzi. È necessario distinguere il sistema di scritture
dal metodo:
Il conto
Il conto è lo strumento fondamentale per le rilevazioni in partita doppia, rappresenta in modo ordinato
le variazioni osservate nel corso della gestione ed è considerato come una serie di scritture relative
a un determinato oggetto le quali hanno lo scopo di seguire il suo ammontare e le sue variazioni.
Quando si fa riferimento ad un conto ci si riferisce a tutte le scritture che si riferiscono ad un dato
oggetto e che seguono il suo andamento mediante il linguaggio quantitativo. Le quantità di cui si
parla sono i valori. Il conto quindi andrà ad accogliere tutte le variazioni in termini di valore, sia
positive che negative, di questo oggetto nel tempo.
Variazioni economiche e variazioni finanziarie legate al medesimo oggetto sono però siti in conti
differenti, infatti:
- VARIAZIONE ECONOMICA, il nome del conto viene scelto in base al motivo che ha portato
alla variazione di ricchezza aziendale;
- VARIAZIONE FINANZIARIA, il nome del contro rappresenta la risorsa finanziaria
movimentata (la modalità di pagamento).
La forma del conto può essere varia, quella più utilizzata è a sezioni divise secondo la quale il conto
si presenta come un prospetto formato da due sezioni, una posta a sinistra e una a destra. Di queste
due sezioni, una sarà destinata ad accogliere variazioni positive, l’altra variazioni negative. La somma
algebrica tra i totali delle due sezioni darà il saldo del conto, la consistenza dell’oggetto che si
propone di seguire in un dato momento.
Per convenzione la sezione di sinistra di chiama dare quella di destra si chiama avere. All’inizio
questa distinzione aveva un significato, infatti esse prima rappresentavano solo variazioni finanziarie,
quando hanno cominciato a rappresentare anche variazioni economiche i soni sono diventati
convenzionali.
Quindi un conto è definito come uno strumento che classifica le operazioni in modo omogeneo e le
riferisce a oggetti dei quali si propone di seguire la grandezza variabile e misurabile. Oltre al conto a
sezioni contrapposte (tradizionale) esiste anche la forma a scalare in cui le variazioni positive e
negative sono poste una sotto l’altra.
Il metodo della partita doppia utilizza la forma a sezioni contrapposte:
Terminologia
1) Istituire un conto fissare l’oggetto del conto, sceglierne il nome. La scelta del nome del
conto è strettamente legata ad una scelta del contabile;
2) Aprire o accendere un conto se in esso sono state effettuate le prime registrazioni/
rilevazioni di variazioni
3) Chiudere un conto determinare il saldo del conto ed inserirlo nella sezione con totalità
minore;
4) Addebitare un conto iscrivere una variazione di conto in dare;
5) Accreditare un conto iscrivere una variazione di conto in avere;
6) Stornare eliminare da un conto una quantità e trasferirla in un altro conto;
7) Riepilogare/ sintetizzare trasferimento del contenuto di più conti (saldo) in uno di sintesi
o di riepilogo.
N.B. A fine esercizio per convogliare tutti i conti nei prospetti di bilancio.
Ogni fatto di gestione deve essere osservabile contemporaneamente sotto due aspetti. L’aspetto
originario rappresenta l’aspetto immediatamente percepibile e misura ciò che avviene nell’aspetto
derivato, misurato per effetto della variazione originaria.
REGOLA 3
Funzionamento antitetico delle classi di conti
I contri appartenenti a due classi diverse funzionano in modo antitetico. Se nella classe dei conti
originari variazioni positive sono iscritte in dare, variazioni positive vengono iscritte in avere dei
conti derivati e viceversa.
Da queste regole discendono delle conseguenze:
N.B. Adesso comunque il teorema risulta essere obsoleto in quanto sono stati introdotti numerosi
software di contabilità.
Il teorema presenta dei corollari:
COROLLARIO 1
La somma dei valori in dare in tutti i conti e quella dei valori avere in tutti i conti coincidono
COROLLARIO 2
La somma dei saldi dei valori in dare in tutti i conti e quella dei valori avere in tutti i conti coincidono
COROLLARIO 3
Presi tutti i conti e divisi in sottoinsiemi, la somma dei saldi del primo sottoinsieme è uguale ed
opposta alla somma dei saldi del secondo sottoinsieme.
N.B. se vale anche solo uno dei seguenti corollari, valgono tutti.
Il metodo della partita doppia applicato al sistema del capitale e del risultato
economico
Il metodo della partita doppia può essere utilizzato per l’analisi dei fatti di gestione in modo da
rilevare le operazioni componendole a sistema. Come abbiamo precedentemente visto, avremo:
Introducendo i conti si possono accendere conti relativi a oggetti la cui natura è riconducibile a una
delle classi suddette. In questo modo si possono raggruppare le operazioni relative allo stesso oggetto
in un conto, i cui andamenti vengono osservati mediante le registrazioni di esercizio. Al termine
dell’esercizio ogni conto, in base alla sua natura, sarà soggetto ad un trattamento differente.
Per la regola 3, abbiamo visto il funzionamento antitetico delle classi di conti, di conseguenza se si
ha una variazione positiva in un conto originario, avrò una variazione negativa in un conto derivato.
Per convenzione:
Variazione finanziaria positiva: DARE
Variazione finanziaria negativa: AVERE
Variazione economica positiva: AVERE
Variazione economica negativa: DARE
FASE 2: prima nota: preliminare annotazione delle operazioni di gestione per tipo e carattere. È
l’analisi dei fatti di gestione ed è il momento in cui dividiamo aspetto originario e derivato.
FASE 3: movimentazione dei conti: trovare i conti in cui vanno inserite le variazioni
FASE 4: libro giornale: annotazione delle operazioni di gestione ordinate cronologicamente.
LEZIONE 4 (Capitolo 4)
Quando si fa riferimento all’archiviazione o alla tenuta di scritture, si fa riferimento ai libri contabili.
Il legislatore impone la tenuta di scritture fondamentalmente sulla base di due tipi di disposizioni:
LIBRO GIORNALE
Vengono rilevate giornalmente le operazioni aziendali secondo il metodo della partita doppia e
vengono descritte analiticamente le suddette operazioni
LIBRO MASTRO
È il libro che raccoglie tutti i conti.
LIBRO INVENTARI
Libro redatto da tutte le aziende alla fine del periodo amministrativo per fare un elenco delle attività
e delle passività disponibili in azienda. Il libro inventario è la base di partenza per arrivare al capitale
netto di funzionamento (al netto delle passività)
LEZIONE 4 (Capitolo 5)
L’acquisizione dei fattori produttivi è l’operazione principale da cui trae origine il circuito della
produzione. Dalla successiva combinazione dei fattori, scaturiranno beni e servizi che collocati sui
mercati di sbocco consentiranno il recupero delle risorse finanziarie impiegate nella fase di acquisto.
Acquisti e vendite
La normativa relativamente a queste operazioni prevede la divisione in due momenti:
La liquidazione è la rilevazione che si effettua al ricevimento della fattura, tale operazione comporta
delle variazioni:
(Acquisto)
+ Debito, VFN, A, Debito V/fornitori, x + IVA
+ Costo, VEN, D, Merci C/acquisti, x
+ Credito, VFP, D, IVA a credito, IVA
Abbiamo quindi la movimentazione di due conti di natura finanziaria:
Abbiamo detto che esso può avvenire con modalità e mezzi differenti, poniamo l’esempio del
pagamento a mezzo banca, tale operazione comporta delle variazioni:
-Credito, VFN, A, Banca C/C, x + IVA
-Debito, VFP, D, Debito V/fornitori, x + IVA
Abbiamo quindi la movimentazione di due conti di natura finanziaria:
“Imposta sul consumo a pagamento frazionato effettuato dai soggetti che interagiscono nel processo
produttivo distributivo di beni e servizi”
- Imposta: aggravio, meccanismo che usa lo stato per sottrarre parte del reddito delle aziende
che svolgono attività economica;
- Sul consumo: nell’iva occorre distinguere tra il soggetto inciso (colui sul quale effettivamente
grava l’imposta e che ne sostiene l’onere effettivo) ed il soggetto passivo. Il primo è il
consumatore finale, in quanto l’IVA è un’imposta che colpisce i consumi, il secondo è
l’operatore economico cioè colui che opera come intermediario tra lo Stato ed il consumatore.
- Sul valore aggiunto: l’IVA è un’imposta che non va a colpire il numero di passaggi
nell’ambito di una filiera, bensì il valore che si aggiunge dal primo all’ultimo passaggio,
Gli aspetti importanti da considerare ai fini dell’IVA sono:
1) PRESUPPOSTO TERRITORIALE
L’IVA si applica a tutti gli acquisti e a tutte le vendite poste in essere nel territorio dello Stato.
2) PRESUPPOSTO OGGETTIVO
Deve trattarsi di cessioni di beni o servizi
3) PRESUPPOSTO SOGGETTIVO
Devono essere operazioni poste in essere da un imprenditore commerciale
Rivalsa e detrazione
Il soggetto che effettua la cessione di beni o servizi imponibile deve addebitare la relativa imposta al
cessionario o al committente. Cioè, oggi impresa che acquista beni o servizi assoggettati a IVA ha il
diritto di riportare a credito nei confronti dello stato il suddetto importo.
Le aliquote
Le aliquote d’imposta si differenzino in funzione delle tipologie di beni o servizi e sono soggette a
variare in funzione degli interventi del legislatore.
La documentazione
Gli imprenditori sono tenuti a documentare analiticamente le operazioni poste in essere per consentire
l’accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria. Le imprese emettono quindi degli appositi
documenti (fatture), li conservano e li rilevano in appositi registri che sono prescritti dalla normativa
IVA.
La liquidazione dell’imposta
Periodicamente le imprese provvedono a liquidare la posizione nei confronti dell’Erario per l’IVA e
a versare l’importo corrispondente se dalla liquidazione emerge un totale a debito.
I conti di natura finanziaria saranno Debito V/fornitori in avere e IVA a credito (ho un credito nei
confronti dello stato) in dare.
Il conto di natura economica sarà Merci C/acquisti in Dare.
I conti di natura finanziaria saranno Credito V/Clienti in dare e IVA a debito (ho un debito nei
confronti dello stato, sono soldi che dovrò versare come imposta) in avere.
Il conto di natura economica sarà Merci C/vendite in Avere.
Casi particolari
Il funzionamento dell’IVA è indipendente dal tipo di bene acquistato o venduto. Tuttavia si possono
avere dei casi di operazioni non imponibili o esenti. Le principali operazioni non imponibili sono
previste negli articoli, 8, 8-bis e 9 del D.P.R. 633/72. Le principali operazioni esenti sono invece
previste nell’articolo 10 del D.P.R. 633/72.
Nel caso di operazioni non imponibili ai fini IVA oppure di operazioni esenti, l’importo della fattura
è identico a quello dell’imponibile.
Si può avere infine il caso in cui l’IVA non è detraibile, si ha generalmente quando l’operazione
viene considerata astrattamente non inerente ai fini dell’attività d’impresa. In questo caso essa
rappresenta un costo da parte dell’acquirente.
LEZIONE 5 (Capitolo 5)
Non sempre però nei rapporti commerciali le cose filano lisce. Può capitare ad esempio di aver
venduto o di aver acquistato della merce non conforme alle aspettative. Si deve dunque procedere a
delle scritture di rettifica per correggere ciò che era stato precedentemente rilevato. Si riferiscono
infatti a operazioni che si verificano successivamente all’operazione di acquisto o di vendita e si
scrivono in conti economici accesi per queste variazioni. I nuovi conti che accolgono la rettifica dei
costi o dei ricavi, avranno un nome che indica il motivo della correzione.
Esistono differenti motivi per cui si può rendere necessaria una rettifica:
Per una maggiore trasparenza e per avere una traccia dell’avvenuta rettifica, è meglio effettuarla in
conti differenti rispetto a quelli utilizzati già in rilevazione.
Resi su acquisti
I motivi che portano un cliente a restituire la merce possono essere, la non conformità di questa, un
ritardo sui tempi di consegna, un’eccedenza o la merce può essere difettosa o avariata. Tutti questi
motivi fanno sì che si debba rettificare il costo di acquisto precedentemente rilevato e la relativa
IVA poiché parte dell’acquisto non risulta andato a buon fine. Questa operazione trova la sua
manifestazione documentale mediante l’emissione di una “nota di debito” (nel caso di vendite) o di
una “nota di credito” (nel caso di acquisti) in cui sono evidenziati l’importo del reso che costituisce
anche l’importo dell’IVA da rettificare. L’operazione è una rettifica di costo che viene accolta
nell’avere di un conto acceso per l’occasione e che prende il nome di resi su acquisti. La rettifica
dell’IVA viene invece accolta del conto IVA a credito nella sezione opposta a quella
precedentemente utilizzata. È ovvio che l’importo della nota di credito riduce l’importo complessivo
del debito nei confronti del nostro fornitore.
Sconti e abbuoni
Un altro caso di variazione rispetto alla rilevazione originaria si presenta quando vengono riconosciuti
sconti o abbuoni da parte del fornitore. I motivi possono essere molteplici come ad esempio:
campagne speciali, in alternativa al reso, un superamento della quantità, per pagamento in pronta
cassa. Gli abbuoni sono collegati a riduzioni di prezzo concesse dal fornitore in caso di difformità dei
beni consegnati sia per qualità che per quantità. Gli sconti possono essere condizionati o
incondizionati a seconda che si applichino al verificarsi di determinate condizioni e possono essere o
meno soggetti a emissione di nota di variazione. Tuttavia, gli sconti sul listino devono essere
evidenziati in fattura e rilevati in uno specifico conto. La rettifica, come nel caso dei resi è una rettifica
di costo (economica) che va inserita in un conto specifico che prende il nome di sconti e abbuoni
attivi. La rettifica dell’IVA, che avviene anche in questo caso, viene invece accolta del conto IVA a
credito nella sezione opposta a quella precedentemente utilizzata.
LEZIONE 6 (Capitolo 9)
La vendita conclude il circuito della produzione e permette il recupero dei mezzi finanziari investiti
nella fase di approvvigionamento. È l’operazione che permette il raggiungimento dell’equilibrio
economico (capacità remunerativa dei ricavi nei confronti dei fattori produttivi e dalla possibilità di
una congrua remunerazione del rischio d’impresa). Le vendite sono infatti la fonte primaria di entrate
monetarie.
Come nel caso dell’acquisto distinguiamo due momenti: la liquidazione della fattura e l’incasso del
credito.
LIQUIDAZIONE FATTURA
Si movimentano tre conti: due di natura finanziaria, “credito V/clienti” in dare e “IVA a debito” in
avere; e uno di natura economica, “merci C/vendite”, in avere.
ANTICIPI DA CLIENTI
Sono anticipi pagati ai clienti per future cessioni di beni e servizi. Se lo scambio è soggetto a IVA lo
sarà anche l’anticipo. Dal punto di vista contabile abbiamo diversi momenti:
LEZIONE 7 (Capitolo 7)
Completiamo il circuito della produzione parlando del lavoro, esso costituisce un fondamentale
fattore produttivo nell’economia delle aziende. Il lavoro può essere una collaborazione cioè,
un’acquisizione di un servizio dall’esterno o una risorsa rappresentata dal capitale umano interno
all’azienda. Noi ci occupiamo di contabilizzare la risorsa umana. Esiste a tale proposito una
normativa:
- Tutela dei lavoratori, obbliga ad una paga più alta per quelli che sono i lavori in cui c’è un
maggior rischio di infortunio
- Versamento delle imposte, i lavoratori dipendenti sono tenuti al versamento di un’imposta
commisurata al reddito percepito.
La retribuzione
Il compenso dovuto al fattore lavoro è la retribuzione che consiste in una somma di denaro. La
retribuzione prende il nome di salario per il lavoro manuale di stipendio per il lavoro intellettuale.
Essa si compone di una paga base che è definita in base al contratto di lavoro e alla qualifica del
dipendente e di attribuzioni accessorie. Possono fare parte della retribuzione anche gli assegni
familiari importi di natura assistenziale, sono sovvenzioni date dall’INPS per quei lavoratori
dipendenti il cui reddito familiare in relazione al numero dei componenti della famiglia non supera
una certa soglia.
Esistono diverse forme di retribuzione:
- RETRIBUZIONE LORDA: ciò che spetta al lavoratore sulla base del contratto;
- RETRIBUZIONE NETTA: quantità di denaro spendibile per il lavoratore.
La retribuzione netta è il risultato della somma algebrica si una serie di elementi:
Retribuzione lorda + assegni familiari – ritenute fiscali – ritenute previdenziali a carico dei
dipendenti = retribuzione netta.
Quindi il netto che il dipendente trova nella busta paga, è collegato, oltre che alla retribuzione
aziendale, alla presenza o meno di assegno familiari, al carico fiscale che grava sulla retribuzione
mensile, dipendente dalle aliquote IRPEF applicabili in funzione della retribuzione annua e
all’ammontare delle quote di contributi previdenziali e assistenziali a carico del dipendente,
proporzionali alla sua retribuzione.
Nei confronti dell’INPS e dell’erario, l’azienda opera come esattore sostituto per conto del
dipendente. Quando paga i propri dipendenti entra in rapporto di debito/credito con questi istituti.
Essa sarà, creditore dell’INPS per gli assegni familiari erogati e debitore dell’INPS per le ritenute
sociali a carico del dipendente. Sarà inoltre debitore a carico dell’erario per le ritenute fiscali effettuate
su busta paga.
La rilevazione si distingue in due momenti, la liquidazione, appena vista, ed il pagamento.
Tipi di società
La formazione del capitale iniziale segue procedure differenti in base alla forma giuridica assunta
per l’esercizio dell’impresa:
AZIENDA INDIVIDUALE
Il capitale necessario per l’avvio dell’attività viene conferito tramite denaro liquido, crediti, debiti,
meni in natura. Il conferimento di questi ultimi avviene mediante apporto disgiunto di beni un
insieme non coordinato di beni di proprietà dell’imprenditore che sono stati trasferiti dal suo
patrimonio personale alla futura azienda sotto sotto forma di capitale di funzionamento.
La legge tutela le società di capitali per fare in modo che queste abbiano un certo livello di patrimonio
e che questo sia garantito. È più una tutela ai terzi che fanno affidamento a questo tipo di società.
- Utili o perdite, risultato di periodo che comporta una variazione per la gestione;
- Capitale sociale, quanto conferito dai soci a titolo di capitale proprio
- Riserve di utili o di capitali, ricchezze accantonate a seguito della formazione, questo
accantonamento avviene per legge o per convenienza, in questo caso sarà volontario;
- Riserve di capitale, a garanzie di operazioni rischiose per il capitale sociale, queste sono
invece obbligatorie per legge.
Questi appena citati sono elementi di ricchezza individuabili in ogni S.P.A.
Vi sono cinque aspetti fondamentali che assumono rilievo sotto il profilo delle rilevazioni quando si
parla di costituzione di una società:
1) Sottoscrizione
Assunzione dell’impegno da parte dei soci a conferire denaro o beni di valore corrispondente
al capitale sottoscritto. È solo l’impegno a sottoscrivere il capitale.
2) Versamento del 25% del denaro più apporto di tutti i beni in natura
È obbligatorio per legge effettuare subito il versamento del 25% del denaro sottoscritto e tutti
i beni in natura. Il denaro deve essere versato in un C/C bancario vincolato
3) Svincolo del conto corrente
Completata la procedura di iscrizione della società nel registro delle imprese, diventa soggetto
giuridico e viene così svincolato il conto corrente.
4) Richiamo del restante 75%
Questa operazione non ha un vincolo di data, è il conferimento della restante parte di denaro.
Se questa fase non avviene, non è una cosa positiva perché può essere successo:
- Scelte iniziali sbagliate
- La società lavora con un capitale sottodimensionato
5) Versamento del 75%
Viene versato nel conto corrente ormai svincolato la restante parte del denaro sottoscritto.
Questo comporta in contabilità la modifica della scadenza del scredito.
Esistono due macro classi di società, quelle che prevedono la separazione della ricchezza aziendale
da quella dei soci e quelle in cui è prevista la condivisione della ricchezza aziendale e di quella dei
soci. Nel secondo caso alcune fasi tra queste che abbiamo elencato decadono.
È importante sottolineare che il valore delle nuove azioni da sottoscrivere può essere fissato a un
valore superiore a quello nominale. Questa parte incrementale prende il nome di sovrapprezzo. Il
sovrapprezzo non è un valore nominale e va conferito in una riserva obbligatoria che prende il nome
di riserva sovrapprezzo azioni. Questa riserva è una riserva di capitale. Facciamo delle
considerazioni su questa:
- Se la riserva è elevata vuol dire che vi sono tanti soggetti disposti a pagare il sovrapprezzo
delle azioni;
- La presenza di questa riserva ci dice che l’azienda è avviata.
Vi sono cinque aspetti fondamentali che assumono rilievo sotto il profilo delle rilevazioni quando si
parla di costituzione di una società:
1) Versamento del 25% del denaro più apporto di tutti i beni in natura e 100%
sovrapprezzo azioni
È obbligatorio per legge effettuare subito il versamento del 25% del denaro sottoscritto e tutti
i beni in natura. Il denaro deve essere versato nel C/C bancario svincolato (la società già esiste)
2) Richiamo del restante 75%
Questa operazione non ha un vincolo di data, è il conferimento della restante parte di denaro.
3) Versamento del 75%
Viene versato nel conto corrente la restante parte del denaro sottoscritto. Questo comporta in
contabilità la modifica della scadenza del scredito.
- Interessi passivi, costo che aumenta con l’aumento del tempo e delle risorse finanziarie a
disposizione, variabile.
2) Cambiali
Le cambiali sono titoli di credito in base ai quali un soggetto è tenuto ad effettuare una
prestazione (versare denaro) a chi li presenta, essendone legittimamente in possesso. È
sufficiente il possesso del titolo per avere il diritto alla prestazione indicata, senza dover
dimostrare le ragioni giuridiche ed economiche che hanno fatto sorgere il credito. Per essere
validi, i titoli di credito devono rispettare alcuni requisiti formali che sono indicati
puntualmente dalla legge. La particolarità della cambiale è che mette a disposizione delle
azioni legati a tutela del creditore. Essa infatti contiene un promesso o un ordine di pagare
una certa somma, ad una determinata scadenza, in un certo luogo a favore di chi risulta essere
il legittimo possessore del titolo.
N.B. la rilevanza contabile delle cambiali risiede nel voler mostrare ai terzi la volontà di
tutelarsi da eventuali insolvenze.
Tipi di cambiale
Pagherò o vaglia cambiario è una promessa di pagamento: un soggetto (obbligato
principale o emittente) si impegna a pagare la somma di denaro indicata nel titolo ad un
altro soggetto (beneficiario).
Cambiale tratta è un ordine di pagamento: un soggetto (traente) ordina ad un altro
(trattario) di pagare la somma di denaro indicata ad un altro soggetto (beneficiario), questo
può anche coincidere con il traente. Questo tipo di cambiale si utilizza nelle transazioni
commerciali.
In termini contabili tra i due tipi di cambiale non cambia nulla.
sconto è un rischio in quanto nel momento in cui il cliente non versa in banca la somma,
siamo tenuti alla restituzione del denaro.
In prossimità della scadenza, in questo caso sono due i tipi da cambiali:
Salvo buon fine, portando in banca una cambiale con la clausola salvo buon fine, la banca
mi anticipa la somma al netto di interessi e spese bancarie. Per l’azienda, accettare una
cambiale allo sconto è un rischio in quanto nel momento in cui il cliente non versa in
banca la somma, siamo tenuti alla restituzione del denaro.
Dopo incasso, si porta il titolo in banca e questa accrediterà la somma solo dopo averla
incassata. In questo caso quindi non sorge un rischio per l’azienda perché la banca non
anticipa e non si è tenuti ad un eventuale rimborso.
3) Ricevute bancarie
Le ricevute bancarie sono una valida alternativa alle cambiali molto diffuse nella prassi
commerciale. Si tratta di documenti che, riferendosi ad un credito, ne indicano l’ammontare,
il debitore, la scadenza e si presentano alla banca così che questa ne curi l’incasso. Le ricevute
bancarie non sono titoli di credito presentano quindi delle differenze con le cambiali:
NON SI POSSONO PORTESTARE, sono solo uno strumento di pagamento;
NON SI POSSONO RINNOVARE, non prescindono dal motivo per cui sono nate;
NON SONO ASTRATTE, diversamente dalle cambiali esse non sono autonome, sono
legate al motivo per cui sono nate
SONO STRUMENTI DI PAGAMENTO, affidano la riscossione di crediti a enti terzi.
4) Mutui passivi
Il mutuo passivo è un prestito che viene chiesto alla banca per una durata pluriennale. Nel
contratto si concordano modalità e tempi di recupero. Come tutti i finanziamenti da terzi vi è
l’obbligo di remunerazione. La ricchezza data dalla banca, non entrerà a far parte della
ricchezza aziendale.
Legati al mutuo vi sono due costi, uno legato all’onere di accensione ed uno legato al
pagamento degli interessi passivi.
ONERE DI ACCENSIONE, onere fisso, da versare una tantum e sono oneri per la
contrazione del mutuo, si pagano all’accensione ed il loro importo deriva da controlli
precedentemente effettuati dalla banca all’azienda richiedente il mutuo.
INTERESSI PASSIVI, onere variabile, il valore degli interessi dipende dall’ammontare
ricevuto in prestito e dal tempo. Sono costi di periodo, fanno riferimento a sotto periodi e sono
legati al contratto.
Contabilmente avremo:
1) ACCENSIONE, a seguito dei controlli effettuati dalla banca, avviene l’accreditamento
al netto degli oneri di accensione. Si rileva l’ingresso in azienda della somma di denaro
richiesta, si mobilitano due conti di natura finanziaria “Banca C/C” in dare e “Mutuo
passivo” in avere ed un conto di natura economica “Oneri di accensione” in dare.
2) RIMBORSO PERIODICO, nel contratto sono indicate le scadenze ed il tasso di
interesse, questo generalmente è fisso. Se fosse variabile sarebbe agganciato ad un indice
che farebbe variare il tasso periodicamente. La restituzione graduale è iscritta nel piano di
ammortamento che è un programma di rimborso. All’interno vi sono le modalità di
rimborso che riguardano: tempi di rimborso, le quote di capitale che possono essere
costanti, crescenti o decrescenti ed il tasso di interesse annuo.
Ogni Rata che deve essere rimborsata è composta da due quote:
QUOTA CAPITALE: capitale totale/n° di rate; (costante)
QUOTA INTERESSE: capitale totale x tasso di interesse x tempo; (variabile perché varia
di volta in volta il capitale totale che sarà diminuito della quota capitale)
5) Prestiti obbligazionari
Questa forma di finanziamento permette alle aziende di accede, attraverso l’emissione diretta
di titoli di credito, al mercato dei capitali. Le obbligazioni sono titoli sottoscritti da soggetti
terzi finanziatori e prevedono per il possessore il rimborso, alla scadenza prefissata, del
capitale prestato e l’erogazione periodica di un ammontare di interessi come forma di
remunerazione del capitale concesso a credito. Le obbligazioni però non danno il diritto a chi
le acquista di partecipare alla gestione della società.
1) Prezzo di emissione, è quanto deve essere pagato dal soggetto acquirente al momento
dell’emissione;
2) Valore del rimborso del prestito, coincide generalmente con il valore nominare
dell’obbligazione;
3) Durata del prestito;
4) Piano di ammortamento del prestito, cioè la quantità di titoli che devono essere rimborsati;
5) Tasso di rendimento.
Tipi di obbligazione
Esistono diverse tipologie di obbligazione:
1) Obbligazioni ordinarie, sono dei titoli che fruttano al possessore un interesse periodico
fisso e le cui caratteristiche principali, sono fissate al momento dell’emissione e non
possono essere modificate;
2) Obbligazioni indicizzate, caratterizzate dal legame dell’ammontare dell’interesse e del
prezzo di rimborso all’andamento di un particolare indice individuato al momento
dell’emissione;
3) Obbligazioni convertibili, sono intermedie tra azioni e obbligazioni, affronti infatti al
sottoscrittore la possibilità di trasformare le obbligazioni in suo possesso in titoli azionari
della società emittente oppure di un’altra società sulla base di un rapporto di cambio
stabilito al momento dell’emissione.
Noi ci occupiamo del prestito obbligazionario ordinario.
Contabilmente, le fasi che ci interessano sono:
A seguito del rimborso vi è la chiusura del circuito del finanziamenti con capitale di terzi.
Avremo, una diminuzione di denaro a fronte di una riduzione del debito e quindi del prestito
obbligazionario.
6) Leasing
Diversamente dalle operazioni di finanziamento viste fino ad ora, questa non ha ad oggetto
una risorsa finanziaria ma beni in natura. Il contratto di finanziamento consente, in cambio
del pagamento di un canone periodico, la ricezione di un bene strumentale all’attività e
di esercitare, al termine del contratto, un riscatto del bene per una cifra, pattuita in sede
di contratto, inferiore al valore di mercato del bene. Se non si riscatta il bene, alla scadenza
del contratto subentra l’obbligo di restituzione.
Esistono due tipi di leasing:
1) OPERATIVO, quando sono coinvolti solo due soggetti, chi compra il bene (parte
conduttrice) lo riceve direttamente dall’azienda produttrice.
2) FINANZIARIO, quando sono coinvolti tre soggetti, diversamente dal primo tipo, il
terzo soggetto è un intermediario tra la produttrice e la conduttrice. Opera da
intermediario finanziario stipulando il contratto di leasing.
I motivi per cui si opta per questo tipo di leasing sono 2:
a) L’azienda conduttrice vuole vagliare le molteplici alternative che le vengono
offerte dalla società di leasing;
b) L’azienda produttrice non ha la competenza per gestire i contratti di leasing.
Scegliere di optare per il leasing comporta numerosi VANTAGGI:
Conti d’ordine
Questi sistemi di scrittura supplementari si usano solo se la partita doppia non si può
usare perché manca la manifestazione finanziaria. Cioè, per eventi che cambiano il
modo di operare dell’azienda ma che non hanno una manifestazione finanziaria. È
come se avessimo, in questi casi, una doppia contabilità.
Abbiamo diverse forme:
DISCORSIVA, spieghiamo cosa succede;
CONTABILE, con l’utilizzo, appunto, di questi conti d’ordine. Questi sono accesi a
rischi o a impegni, a beni di terzi o a beni dell’azienda a terzi. Cioè tutti eventi che
non generano una manifestazione finanziaria.
Esistono due tipologie di conti:
ALL’OGGETTO, principale, mi dice di cosa si tratta;
AL SOGGETTO, mi dice con chi mi relaziono.
Così come i conti usati in partita doppia anche in questo caso si usa convenzionalmente
DARE e AVERE.
CASO 1
Se l’impegno o il rischioso entrano, il conto all’oggetto è in dare. In questo caso, il
corrispondente conto al soggetto sarà in avere.
CASO 2
Se l’impegno o il rischio escono, il conto all’oggetto è in avere, in questo caso, il
corrispondente conto al soggetto sarà in dare.
2) PAGAMENTO DEL MAXICANONE DI LEASING
3) LIQUIDAZIONE E PAGAMENTO PERIODICO DEI CANONI
4) RISCATTO DEL BENE (Eventuale)
LEZIONE 13
Scritture di assestamento
I valori che sorgono per effetto della valutazione a fine esercizio dei processi in corso di svolgimento
sono quantitativamente diversi da quelli che vengono rilevati per effetto delle operazioni di gestione
esterna (operazioni costituite da negoziazioni con i terzi). Dagli scambi con l’esterno derivano
quantità oggettive determinate da unità monetarie che ne definiscono in modo preciso l’entità come
ad esempio, valori accertati in base a documenti contabili, entrate o uscite di cassa. Invece, i valori
che di impiegano nelle valutazioni di fine esercizio sono di gran parte costituiti da quantità oggettive
costituite da stime e congetture ad esempio, valutazione dei crediti o l’ammortamento.
1) Individuare i principi che guidano la valutazione delle quantità soggettive ai fini di una
corretta determinazione del capitale di funzionamento e del reddito;
2) Rispettare i principi che regolano la redazione del bilancio di esercizio quale documento di
sintesi nel quale sono evidenziate le due grandezze di sintesi sopracitate.
Fino ad ora ci siamo occupati degli effetti che ciascuna attività aziendale aveva sul risultato (o reddito)
di periodo (utile o perdita) e sul capitale di funzionamento. Per comprendere ciò usiamo la logica dei
circuiti di gestione e dei cicli. È la chiave di lettura che ci permette di interpretare ciò che succede
all’interno dell’azienda così è possibile trasformare le osservazioni in informazioni che verranno poi
poste in bilancio. Il principio che ci siamo preposti di adottare è il principio della manifestazione
finanziaria, osserviamo tutte e sole le operazioni che producono variazioni finanziarie (variazioni
monetari) perché la manifestazione finanziaria garantisce che le nostre rilevazioni siano oggettive.
Questo principio però non ci permette di osservare la variazione di capitale e di reddito. Per fare in
modo che tutti i valori rilevati siano utili al risultato delle grandezze di sintesi, sono necessarie delle
scritture correttive le quali hanno lo scopo di sistemare i valori rilevati per calcolare le grandezze
di sintesi. Notiamo bene, che il nostro scopo è cambiato e adesso non è più l’oggettività. Queste
scritture si dicono di fine periodo o di assestamento.
E’ un prospetto che rileva i saldi di tutti i conti che hanno funzionato nel periodo preso in
considerazione. Tale prospetto distingue i valori dei saldi con “segno dare” da quelli con “segno
avere”, per dimostrare l’eguaglianza fra il totale degli addebitamenti ed il totale degli accreditamenti
eseguiti nei diversi conti durante il periodo considerato. Veniva utilizzato quando le scritture erano
cartacee e controllava che in partita doppia non fossero stati commessi errori di tipo formale
attraverso l’utilizzo dei tre corollari della partita doppia. Ciò non garantiva l’esattezza della tenuta di
contabilità, potevano comunque esserci errori di tipo sostanziale. Anche se adesso è tutto elettronico
non viene verificata l’esattezza sostanziale per la quale potrebbero prevedersi degli organi esterni
che controllano. È necessario stampare questo bilancio come documento che fornisca prova della
correttezza formale della contabilità.
SCRITTURE DI ASSESTAMENTO
Le scritture di assestamento servono a determinare le grandezze di sintesi tenendo conto del fatto
che le rilevazioni fatte fino ad ora non hanno potuto tenere conto di quelle operazioni in corso di
svolgimento che possono influenzare il reddito ed il connesso capitale di funzionamento. Le
operazioni in corso di svolgimento sono di due tipi:
TIPO 1: è avvenuta la manifestazione finanziaria nell’anno in corso ma dal punto di vista economico
hanno luogo nel periodo successivo;
TIPO 2: non è avvenuta la manifestazione finanziaria nell’anno in corso ma hanno creato variazioni
di tipo economico.
Riassumendo, sono operazioni che non sono state concluse nell’esercizio amministrativo.
Si deve quindi, fittiziamente interrompere l’operazione (in entrambi i casi) per suddividere così
l’effetto economico in due differenti periodi amministrativi. L’interruzione avviene mediante
l’utilizzo delle scritture di assestamento.
Lo scopo di queste rettifiche è quello di trasformare i dati rilevati secondo il criterio della
manifestazione finanziaria in valori calcolati secondo il criterio di rilevazione economica. Come
sappiamo:
Reddito di esercizio= ricavi – costi
Che sono notoriamente dei valori economici quindi si dovrà guardare a costi e ricavi del periodo,
cioè, a variazioni economiche, anche per quelli che sono cicli considerati non conclusi (non è
avvenuto lo scambio). Si abbandona cosi la logica del metro finanziario e si perde parte
dell’oggettività. Tuttavia è necessario dare un’informazione parzialmente soggettiva, motivo per il
quale esistono delle leggi a riguardo.
Principio di competenza
Il reddito di esercizio è costituito da costi e ricavi riferibili in modo esclusivo all’esercizio in chiusura.
Cioè, quelli che hanno ad oggetto cicli economici conclusi.
In particolare:
• Non considerare quei costi e quei ricavi che sono stati rilevati ma che non sono totalmente o
parzialmente di competenza dell’esercizio in chiusura;
• Considerare quei costi e quei ricavi che, pur non essendo ancora stati contabilizzati durante
l’esercizio - non essendo ancora avvenuta la manifestazione finanziaria - sono di competenza
dell’esercizio in chiusura.
Per consentire l’attribuzione all’esercizio in chiusura dei costi e dei ricavi di competenza, occorre
pertanto effettuare delle scritture (dette scritture di assestamento) che rettifichino i valori rilevati
durante l’esercizio
1) Scritture che mirino a togliere ricavi o costi non di competenza del periodo;
2) Scritture che mirino ad integrare quindi ad aggiungere ricavi o costi di competenza.
Si definiscono, le prime di storno, le seconde di integrazione ed infine abbiamo l’ammortamento.
Le scritture di integrazione sono quelle rilevazioni contabili che consentono di inserire quei costi e
quei ricavi che, pur non essendo ancora stati contabilizzati durante l’esercizio - non essendo ancora
avvenuta la manifestazione finanziaria - sono di competenza dell’esercizio in chiusura.
Esempio: fatture da emettere, fatture da ricevere, fondi per rischi e spese, ratei attivi o passivi.
Nel fare queste scritture viene utilizzato il metodo della partita doppia:
ASPETTO ORIGINARIO
Non sarà più finanziari ma economico, ricordiamo che l’obiettivo non è più l’oggettività. Durante
l’esercizio, infatti, abbiamo una variazione finanziaria perché si vogliono informazioni sui movimenti
monetari e finanziari (oggettive). A fine esercizio invece avremo una variazione economica perché il
nostro fine è il calcolo del reddito di esercizio (soggettive).
Abbiamo quindi, durante l’esercizio, quantità OGGETTIVE date da misurazioni finanziarie. A fine
esercizio, quantità SOGGETTIVE determinate dall’operatore economico. L’ipotesi sulle quali si
fonda l’influenza dell’operatore economico nel calcolo delle quantità soggettive sono due:
Qualora la variazione finanziaria futura avrà importo diverso dall’importo ipotizzato a fine esercizio
si generano delle differenze economiche, ovvero componenti positive o negative di reddito di
carattere straordinario. Le componenti di reddito straordinarie sono caratterizzate da almeno uno
dei seguenti requisiti:
LEZIONE 14
Le scritture di rettifica possono essere fatte con due diversi procedimenti:
• DIRETTO: i valori vengono rettificati nei conti accesi alle variazioni di esercizio;
• INDIRETTO: i valori vengono rettificati utilizzando conti di rettifica, vengono accesi nuovi
conti in cui vengono inseriti le rettifiche. Il metodo indiretto è quello che maggiormente si
preferisce per la trasparenza e per essere più chiari nel dare informazioni ai terzi.
Ci sono delle scritture che possono essere effettuate in entrambi i modi, altre che invece richiedono
una specifica metodologia.
Continuiamo a parlare dell’iter per la determinazione delle grandezze di sintesi:
Per comprendere in quale dei due conti di sintesi il conto in esame deve essere epilogato, si deve
prima di tutto capire cosa questi rappresentano:
Prima vado ad epilogare tutti i conti che dovranno essere posti al conto economico: ricavi e costi di
competenza. Successivamente vado ad epilogare tutti i conti allo stato patrimoniale: tutto ciò che
non è un costo od un ricavo di competenza (costi o ricavi pluriennali, crediti, debiti, costi o ricavi non
di competenza, variazioni di capitale).
Un’altra differenza è data dal fatto che nel conto economico vengono posti tutti i conti senza ripresa
di saldo cioè, che non saranno soggetti a riapertura. Nello stato patrimoniale, invece, verranno posti
tutti i conti con ripresa di saldo che saranno quindi soggetti a riapertura.
Il saldo del conto economico sarà un UTILE, ovvero, un eccesso di ricavi oppure una PERDITA,
ovvero, un eccesso di costi. Entrambi non sono altro che variazioni di ricchezza prodotta o distrutta
che influisce sulla ricchezza a disposizione dell’azienda. Sì epilogano sia allo stato patrimoniale che
così si chiude che al conto economico, questo perché è il collegamento tra capitale e reddito.
Mediante la riapertura, si ripristina la situazione esistente prima della loro chiusura, in modo da poter
continuare a rilevare le successive variazioni finanziarie ed economiche (per quanto riguarda i conti
di reddito con ripresa di saldo e i conti di patrimonio) a partire dai valori già esistenti.
N.B. Per i valori riportati in conto economico, invece, non vi è alcuna riapertura poiché si tratta di valori che
avevano la funzione di determinare il reddito dell'esercizio trascorso
Contabilmente: si riporta con la partita doppia dove erano prima nelle loro sezioni di appartenenza.
Le scritture di integrazione
1) FATTURE DA EMETTERE O DA RICEVERE
A fine esercizio può verificarsi il caso in cui, a fronte dell’acquisto di merci o di servizi già
consegnati o effettuati, di cui, quindi, è avvenuta la manifestazione economica, la fattura non
sia ancora giunta in azienda, cioè, non è avvenuta la manifestazione finanziaria. In questo
caso, i costi o i ricavi vengono rilevati, perché legati a cicli già conclusi.
Sorge allora l’esigenza di utilizzare il conto fatture da ricevere per rispondere alla necessità
di inserire in contabilità il presunto costo di acquisto dei beni/servizi goduti ma non ancora
fatturati.
A fine esercizio può verificarsi il caso opposto: a fronte della vendita di beni già usciti dal
magazzino, la fattura non è ancora stata emessa
Può sorgere l’esigenza di utilizzare il conto fatture da emettere per rispondere alla necessità
di inserire in contabilità il presunto ricavo di vendita dei beni/servizi goduti ma non ancora
fatturati.
Si può avere una stima corretta o una stima errata. Nel secondo caso avremo il
sopraggiungere di un costo o di un ricavo straordinario.
LEZIONE 15
I fondi
I fondi sono parte delle scritture di integrazione. I fondi misurano componenti negativi di reddito
relativi a spese future, rischi, perdite non ancora manifestatisi numericamente, ma di competenza
- Fondi accesi alle spese future si distinguono in: trattamento di fine rapporto dei dipendenti,
fondo manutenzioni cicliche o programmate. Sono caratterizzati dalla certezza del verificarsi
e dall’incertezza del momento;
- Fondi rischi si distinguono in: fondo svalutazione crediti, fondo rischi su crediti. Sono
caratterizzati dall’incertezza del verificarsi e dall’incertezza del momento.
La differenza tra le due classi risiede quindi nel grado di incertezza del verificarsi dei costi.
I fondi sono tenuti sotto controllo dalla contabilità. Sul risultato di periodo si avrà infatti meno utile.
Questo spesso viene utilizzato per effettuare manovre che abbassano il risultato di periodo.
N.B. Nel caso dei fondi, di qualsiasi tipo, la rettifica è di tipo indiretto. Uso cioè, conti accesi apposta
per la rettifica.
LEZIONE 16
I ratei
Parliamo di operazioni particolari che hanno corso tra due esercizi consecutivi. Affinché
un’operazione sia di questo tipo devono sussistere due condizioni:
1) Devono essere operazioni di durata, devono esser operazioni non interamente comprese in
un unico esercizio e i cui costi o ricavi maturano in un certo intervallo di tempo;
2) Devono essere operazioni a cavallo tra due esercizi consecutivi.
Se valgono queste due condizioni, allora occorre procedere alla ripartizione del valore tra i due
esercizi, che può avvenire secondo due criteri:
Criterio del tempo fisico, costi e ricavi maturati nello stesso modo per tutto l’intervallo di
tempo, in questo caso, infatti, si presume una ripartizione solo in funzione del tempo. Non è
richiesta giustificazione.
Criterio del tempo economico, in questo caso si considera l’utilizzo effettivo del bene. È
richiesta una giustificazione sul perché e sul come viene calcolato e suddiviso il valore con i
parametri.
La ripartizione del valore si fonda sull’ipotesi di soggettiva interpretazione del vero, cioè, il soggetto
conosce il fatto aziendale, ma non la suddivisione temporale dello stesso.
Se viene utilizzato il criterio del tempo fisico per suddividere i costi ed i ricavi, si devono utilizzare
delle grandezze che mi permettano di rappresentare i costi e i ricavi che si manifestano in futuro.
Sorgerà una manifestazione finanziaria presunta che verrà rilevata in un conto che avrà il nome di
RATEO ATTIVO, se siamo in presenza di un credito presunto oppure RATEO PASSIVO se siamo
in presenza di un debito presunto. Sono infatti, crediti o debiti presunti relativi a quote di costo o di
ricavo di competenza dell’esercizio in chiusura la cui collegata manifestazione finanziaria avrà
luogo negli esercizi successivi.
N.B. Nel caso dei ratei la rettifica avviene in modo diretto vengono, infatti usati conti già accesi
nell’esercizio in chiusura.
Contabilmente:
A chiusura di esercizio, contabilizzato il –costo/-ricavo all’aspetto originario e il +debito
presunto/+credito presunto all’aspetto derivato, si dovranno chiudere i conti sia al conto economico
che allo stato patrimoniale. In particolare, il conto “rateo attivo/passivo” verrà chiuso allo stato
patrimoniale e sarà quindi soggetto a riapertura. Al momento della riapertura, questo conto viene
chiuso al ricevimento dell’estratto conto della banca a gennaio del successivo esercizio, quando si
manifesta effettivamente la variazione finanziaria.
Le scritture di storno
Le scritture di storno a differenza di quelle di assestamento, fanno riferimento ad operazioni che da
un punto di vista finanziario abbiamo già rilevato ma che non si sono verificate economicamente.
Per queste scritture usiamo la partita doppia e avremo:
ASPETTO ORIGINARIO
Una riduzione di costi o di ricavi.
ASPETTO DERIVATO
Scritture di trasferimento di costi o ricavi da un esercizio ad un altro. Con le scritture di storno si
realizza una permutazione economica fra valori che esprimono componenti di reddito aventi segno
opposto ed eguale importo.
N.B. Avremo variazioni economiche sia all’aspetto originario che all’aspetto economico.
Tra queste scritture abbiamo:
I risconti
I risconti ricorrono nelle stesse condizioni in cui ricorrono i ratei:
1) Devono essere operazioni di durata, devono esser operazioni non interamente comprese in
un unico esercizio e i cui costi o ricavi maturano in un certo intervallo di tempo;
2) Devono essere operazioni a cavallo tra due esercizi consecutivi.
Anche se vengono associati per queste due condizioni, i ratei e i risconti hanno logiche e significati
differenti.
Il risconto esprime quote di costo o di ricavo non di competenza, con riferimento ad operazioni che
si sono formate finanziariamente nell’esercizio e sono economicamente “a cavallo” tra l’esercizio in
corso e quello successivo, risconti in senso proprio, o tra l’esercizio in corso e quelli successivi,
risconti pluriennali. Tra i risconti pluriennali abbiamo: aggio e disaggio di emissione, maxicanone di
leasing e oneri di accensione mutuo.
I risconti sono quote di costo o di ricavo che hanno avuto manifestazione finanziaria nell’esercizio
in chiusura, ma sono di competenza di esercizi successivi.
Qualora si tratti di un costo, il risconto è attivo; quando si tratta di un ricavo, il risconto è passivo.
Contabilmente:
A chiusura di esercizio, contabilizzato il –costo/-ricavo all’aspetto originario e il + costo
sospeso/ricavo sospeso all’aspetto derivato, si dovranno chiudere i conti sia al conto economico che
allo stato patrimoniale. In particolare, il conto “risconto attivo/passivo” verrà chiuso allo stato
patrimoniale e sarà quindi soggetto a riapertura. Al momento della riapertura, avremo il conto
“risconti attivi/passivi iniziali”. Questo conto per funzione sono nell’istante dell’apertura, esso viene
immediatamente chiuso riportando il suo valore nello specifico conto acceso al costo/ricavo che si
era manifestato nel precedente esercizio.
LEZIONE 17
Costruzioni in economia
Le costruzioni in economia sono un modo alternativo mediante il quale un’azienda può acquistare
cespiti ad utilità pluriennale. Se nel corso dell’esercizio in chiusura l’impresa ha sostenuto costi al
fine di fabbricare internamente dei beni strumentali non destinati alla vendita, bensì alla
permanenza all’interno dell’azienda stessa, questi vengono contabilizzati in sede di assestamento. Il
motivo di ciò è che questi costi non sono rilevati in contabilità generale. Questa rileva infatti dolo
manifestazioni dovute ai rapporti che l’azienda intrattiene con i terzi e soprattutto, rileva
manifestazioni di natura finanziaria. Nel caso della costruzione interna del cespite, vengono a
mancare entrambe. Contabilmente ce ne occuperemo quando il bene sarà completato e sarà in grado
di restituire utilità. Tuttavia è necessario dare giustificazione ai terzi dell’esistenza di questo bene.
Nel caso a) vi sarà solo la capitalizzazione dei costi sostenuti, nel caso b) invece, si dovrà fare prima
l’assestamento e poi, al completamento, la capitalizzazione dei costi sostenuti.
In partita doppia avremo:
ASPETTO ORIGINARIO
-Costo perché viene trasferito ai futuri esercizi;
ASPETTO DERIVATO
+Costo pluriennale a seguito del completamento nel corso dell’esercizio in chiusura;
+Costo sospeso se non viene completo nell’esercizio in chiusura.
Quando effettuiamo queste scritture, si può operare in modo diretto o in modo indiretto. Nel secondo
caso, si parla di storno indistinto cioè si utilizza un solo conto nuovo per rettificare tutti i costi.
Questo è il metodo preferito perché in bilancio il legislatore ha predisposto un conto che racchiude
questi costi “incremento di immobilizzazioni per lavori interni”. In questo modo è possibile passare
direttamente dalla contabilità al bilancio.
Le rimanenze
Le rimanenze sono beni che l’impesa acquista e che alla data di chiusura dell’esercizio sono ancora
in attesa di destinazione finale.
Tra le rimanenze abbiamo:
Criterio di valutazione
Il codice civile stabilisce che le rimanenze vengano valutate al costo di acquisto o di produzione. Il
principio generale di valutazione delle rimanenze, prevede di identificare:
- Il costo delle rimanenze che sarà un costo di acquisto per materie prime, sussidiarie, di
consumo e per le merci (rimanenze composte da beni che sono nelle stesse condizioni nei
quali sono state acquistati). Il costo di acquisto comprende anche i costi accessori. Sarà invece
un costo di produzione per i prodotti in corso di lavorazione, i semilavorati e per i prodotti
finiti;
- Il valore di realizzazione che si desume dall’andamento di mercato.
Alla chiusura dell’esercizio, dopo aver identificato queste grandezze, la valutazione avviene
assegnando alle rimanenze il valore più basso tra i due.
Le rimanenze non hanno una rilevazione contabile continua durante tutto l’esercizio, essa è
intermittente perché i loro conti vengono accesi a fine esercizio e immediatamente estinti all’inizio
dell’esercizio successivo.
Il valore che si adotta alla fine di ogni esercizio per la rilevazione delle rimanenze considera ex-novo
le quantità dei beni ed il valore unitario da attribuire. Quindi, la variazione tra rimanenze iniziali e
rimanenze finali e che in conto economico contribuisce alla determinazione del reddito di esercizio,
comprende al suo interno:
Sono legate a cicli economici che non hanno avuto un ricavo si competenza. Hanno generato costi
rilevati in contabilità ma che non sono correlabili a ricavi di competenza. Sono quindi valori da
rinviare al futuro. Per determinare il valore di questi beni, a fine periodo si effettua un inventario.
Anche in questo caso la rettifica può essere effettuate in modo diretto o in modo indiretto. Tuttavia,
come nei casi precedenti, il modo indiretto è il preferito. Questo per due motivi:
ASPETTO ORIGINARIO
-Costo nel conto “variazione delle rimanenze”
ASPETTO DERIVATO
+Costo nel conto “rimanenze finali”
Tra le rimanenze possiamo distinguere:
Per il principio di competenza, è necessario che i costi di materie, merci e prodotti in rimanenza
siano stornati dall’esercizio in corso e rinviati a carico dell’esercizio successivo.
LEZIONE 6-18
Immobilizzazioni e ammortamento
Le immobilizzazioni sono fattori a fecondità ripetuta, cioè partecipano a più cicli produttivi e cedono
la loro utilità nel tempo, sono anche detti fattori pluriennali. La caratteristica delle immobilizzazioni
dipende dalla modalità con la quale questi fattori vengono reintegrati o riconvertiti in forma
monetaria. Per questi fattori infatti la conclusione di un ciclo produttivo consente solo un reintegro
parziale ed è solo alla fine della pluralità dei cicli nell’arco della vita utile del bene che è possibile
ricostruire il valore consumato durante la gestione. I mezzi finanziari utilizzati per l’acquisto del bene
si rigenerano in un arco di tempo pluriennale.
Esistono diversi tipi di immobilizzazioni:
ACQUISIZIONE
Le immobilizzazioni possono entrare in azienda:
- A titolo di godimento, prestato da un soggetto per un certo periodo (costo di natura periodica
per avere usufruito del bene), in questo caso si parla di locazione in senso proprio (affitto)
oppure di leasing;
- Per conferimento da parte dell’imprenditore al momento della costituzione dell’azienda
- Per acquisto a titolo oneroso da fornitori esterni;
- Per costruzione interna mediante l’utilizzo di fattori produttivi aziendali;
UTILIZZO
L’utilizzo dell’immobilizzazione è caratterizzata da una cessione graduale dell’utilità al processo
produttivo; questa partecipazione si concretizza, sotto l’aspetto economico, mediante la
determinazione di una quota detta quota di ammortamento dove ammortamento è il processo di
ripartizione del costo pluriennale nel tempo di vita utile del fattore che subentra quando il bene è già
in azienda ed è quindi avvenuta la manifestazione finanziaria. E classificato tra le scritture di
assestamento ed è misto tra integrazione e storno. Viene classificato tra le scritture di assestamento
perché permette di ripartire tutti i costi plurimi. Si usa infatti non solo per le immobilizzazioni ma
anche per il maxicanone di leasing, per gli aggi o i disaggi di emissione e per gli oneri di accensione.
L’ammortamento è un processo con cui si esegue sistematicamente (la ripartizione del costo avviene
ex-ante sulla base del piano di ammortamento nel quale si definiscono le modalità attraverso le
quali il costo viene ripartito), secondo un piano prefissato, la ripartizione del costo di beni strumentali
ad utilizzazione limitata nel tempo fra gli esercizi nei quali essi rilasciano la loro utilità rispettando il
principio di competenza.
È importante sottolineare che nessuno ex-post sarà in grado di dire se la ripartizione del costo è stata
effettuata correttamente. Per limitare la soggettività, ci sono delle regole che ci danno informazioni
su come questi costi devono essere ripartiti. Esistono dei vincoli (fissati ex-ante e modificabili solo
in determinate situazioni) che i contabili devono tenere in considerazione. Si vuole evitare che
qualcuno usi tale soggettività per influenzare a suo piacimento il risultato di esercizio:
È fondamentale sottolineare che l’ammortamento si utilizza solo per i beni ad utilità limitata. I beni
che man mano che vengono utilizzati non perdono valore, non sono soggetti ad ammortamento
(opere d’arte). Il motivo di ciò va ricercato nella metodologia del calcolo della quota di
ammortamento:
Costo di acquisto/tempo di utilità stimato
Se il tempo fosse illimitato, avremmo una quota di ammortamento pari a zero. Il costo del bene il cui
valore è illimitato nel tempo o aumenta con l’utilizzo, graverà sull’esercizio in cui è avvenuto
l’acquisto.
La redazione del piano di ammortamento presuppone la conoscenza di:
- Vita utile del bene, legata alla durata economica del bene dal punto di vista sia fisico che
economico. La durata fisica è legata all’usura dell’immobilizzazione dovuta al suo impiego
nella produzione. La durata economica è il periodo durante il quale l’azienda fa uso del bene
ed è legata al fenomeno dell’invecchiamento economico (obsolescenza) che può essere più
breve della durata fisica. La durata a cui fare riferimento è la durata economica che dipende
anche dalla manutenzione e dalle migliorie che accrescono la capacita produttiva e la durata
della vita
Fino al 1993 il legislatore consentiva la rettifica in modo diretto, si perdeva negli anni il valore iniziale
del bene. Con il metodo indiretto mantengo separati il valore iniziale del bene e quello rimanente nel
fondo di ammortamento.
DISMISSIONE
Il bene viene alienato sul mercato o viene permutato o ritirato. In tutti questi casi, la sua
alienazione deve riflettersi nelle scritture contabili dell’azienda, si richiede che tutti i conti legati a
quel bene cessino di esistere.
La dimissione può dare luogo o ad un costo di dismissione o ad un ricavo che prende il nome, nel
primo caso di minusvalenza e nel secondo caso di plusvalenza. Si origina dal confronto tra il valore
recuperato del bene ed il valore di acquisto del bene.
Il valore recuperato del bene si ottiene in due modi: durante la gestione tramite l’ammortamento e
al momento della cessione tramite il valore recuperato dalla vendita che è il prezzo di cessione.
Il valore d’acquisto è il prezzo di acquisto incrementato degli oneri accessori connessi.
Si presenta una minusvalenza se il valore d’acquisto è superiore al valore di recupero, viceversa per
la plusvalenza.
Si può procedere in due modi per determinare la presenza di una plusvalenza e di una minusvalenza:
Per quanto riguarda l’aspetto contabile si procede come una normale vendita stando attenti a rilevare
il costo o il ricavo relativo alla minusvalenza o alla plusvalenza.
IL BILANCIO DI ESERCIZIO
Il bilancio di esercizio è un documento obbligatorio che viene redatto da chi di dovere all’interno
dell’azienda. Esso è un modello, in quanto, accoglie schematizzandoli, gli effetti del sistema di
operazioni che sono riassumibili utilizzando il metro monetario e che influenzano la ricchezza
aziendale e l’andamento finanziario e patrimoniale.
Al suo interno troviamo due prospetti di sintesi:
1) Il conto economico che contiene al suo interno le variazioni di natura economica:
2) Lo stato patrimoniale che contiene al suo interno variazioni di natura finanziaria. Nello stato
patrimoniale non sono però presenti solo variazioni di natura finanziaria, vi sono anche
componenti di natura economica:
- Di natura pluriennale, costituiscono il patrimonio dell’azienda;
- Componenti economiche sospese.
N.B. lo stato patrimoniale è il prospetto che si pone come collegamento tra un esercizio ed un
altro.
L’obiettivo del legislatore è di rendere obbligatoria la stesura del bilancio in modo che l’azienda possa
rendicontare l’andamento della gestione. È inoltre lo strumento contabile che ci permette di
effettuare una valutazione tra due aziende operanti nel medesimo settore.
Possiamo quindi dire che le funzioni del bilancio di esercizio sono:
La normativa di riferimento
La forma del bilancio dovrà essere adattata in funzione delle necessità dei soggetti fruitori. Ai fini
esterni, esigenze di tutela dell’informazione, fanno sì che il legislatore intervenga dettando la struttura
da dare al bilancio. Dal momento che il bilancio è uno strumento di rappresentazione della situazione
aziendale anche nei confronti dell’esterno, la sua forma non è libera ma è dettata dal legislatore. La
normativa di riferimento è composta da:
- Il codice civile, interviene stabilendo principi e criteri a cui attenersi, detta anche le regole per
formare il bilancio e stabilisce quali siano i documenti da utilizzare per l’informazione esterna.
Presenta al suo interno lo schema rigido sia del conto economico che dello stato patrimoniale.
- I principi contabili internazionali, e si occupano sia della forma del bilancio sia dei
documenti destinati all’esterno vengono adottati dalle aziende che adottano un bilancio
seguendo un trattamento delle poste differente rispetto a quello nazionale;
- I principi contabili nazionali, sono a supporto della normativa prevista dal codice civile,
vengono elaborati dagli organi che si occupano di bilancio e chiariscono l’applicazione dei
principi di valutazione di alcune poste. Danno delle indicazioni o dei suggerimenti a chi deve
redigere il bilancio cu come trattare quelle poste.
I soggetti obbligati
I soggetto obbligati alla redazione del bilancio sono:
La riforma del D.lgs. 139/2015 entrato in vigore l’1 Gennaio del 2016 ha modificato la struttura del
bilancio a livello del conto economico e dello stato patrimoniale (inserimento o eliminazione di
alcune poste) ed ha inoltre suddiviso le imprese obbligate alla redazione del bilancio in categorie sulla
base dei seguenti parametri:
1) MICROIMPRESE
Sono obbligate a redigere ed a dare pubblicità solo di SP e CE con alcune semplificazioni. Il
D.lgs. determina per questo tipo di imprese un processo di snellimento nell’ambito della
redazione.
Sono esonerate dalla redazione di: Nota Integrativa, Relazione sulla gestione e Rendiconto
finanziario.
Eventuali informazioni aggiuntive possono essere riportate in calce allo SP appunto perché
manca la nota integrativa (ad es. compensi di amministratori e sindaci, azioni proprie, ecc.).
2) PICCOLE IMPRESE
Possono redigere il bilancio in forma abbreviata, ovvero gli schemi di SP e CE, con alcune
semplificazioni, e la Nota Integrativa
Sono esonerate dalla redazione di: Relazione sulla gestione e Rendiconto finanziario
Possono non applicare il criterio del costo ammortizzato per la valutazione di: titoli, crediti
e debiti, è il criterio di valutazione delle poste. È molto complesso e per questo motivo le
piccole imprese sono esonerate.
3) GRANDI IMPRESE
Il codice civile (artt. 2423-2435 bis) stabilisce che il bilancio d’esercizio delle grandi imprese
si compone di quattro documenti obbligatori e di altri a corredo dello stesso:
- Stato patrimoniale, rappresenta il capitale di funzionamento ed è il collegamento con
la gestione;
- Conto economico;
- Nota integrativa, si usa per esempio per indicare la presenza di un credito rilevante
nei confronti di un cliente specifico;
- Rendiconto finanziario, dà un’idea sulla modalità di formazione dei flussi finanziari;
- Relazione sulla gestione, ci rendiconta sulla gestione con l’analisi di bilancio, gli
obiettivi sono:
a) Chiarire perché l’azienda chiude in perdita;
b) Dare informazioni sugli andamenti della gestione passati e futuri;
c) È un’analisi ed un commento sulla gestione per gli stakeholder.
Il criterio di classificazione del passivo è il criterio della determinatezza delle poste, che
presuppone una suddivisione in due raggruppamenti:
STATO PATRIMONIALE
Attivo
L’attivo rappresenta gli impieghi o gli investimenti che si fanno grazie alle fonti.
B) IMMOBILIZZAZIONI
Impieghi, gli investimenti a medio e lungo termine dell’impresa.
Triplice ripartizione delle immobilizzazioni: immobilizzazioni immateriali, immobilizzazioni
materiali e immobilizzazioni finanziarie.
Vi è la separata indicazione degli importi esigibili entro l’esercizio, che non rientrano nell'attivo
circolante.
N.B. Le immobilizzazioni sono al netto del fondo di ammortamento.
I. Immobilizzazioni immateriali
1) Costi di impianto e di ampliamento
Dati dalle spese di costituzione questi costi possono anche riguardare gli impianti fissi; distinti per
dare al lettore la possibilità di capire se prevalgono i costi di impianto(staticità) o quelli di
ampliamento (l'impresa si sta sviluppando). Valori comuni a più esercizi e cioè sono costi pluriennali
suscettibili di un processo di ammortamento.
2) Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità
I costi di ricerca qui iscritti sono tutti quei costi che hanno prodotto qualche risultato, quelli di
pubblicità non sono i costi promozionali (esempio paghi 2 prendi 3), non rientrano in questa categoria.
I costi di pubblicità che possiamo capitalizzare sono quelli che hanno utilità futura (costo per un
prodotto che verrà lanciato sul mercato l'anno successivo).
N.B. con la riforma del 2016 i costi di ricerca e sviluppo sono stati separati. Adesso i costi di ricerca
li troviamo al conto economico.
3) Diritti di brevetto industriale e di utilizzazione d’opere d’ingegno
Sono dei beni che ci permettono di produrre quanto è il suo oggetto per un periodo di 10 anni;
4) Concessioni, licenze, marchi e diritti simili
Sono date da un ente pubblico, sono pluriennali.
5) Avviamento
Non rappresenta l'avviamento della nostra impresa quello di un ramo d'impresa o di tutta un’impresa
che noi abbiamo acquistato.
6) Immobilizzazioni in corso e acconti
Le immobilizzazioni in corso di realizzazione sono valori ma non hanno ancora utilità futura. Gli
acconti sono valori che originano dagli acconti pagati ai fornitori di immobilizzazioni (acquisto
immobile da terzi e non costruzione in economia)
7) Altre
II. Immobilizzazioni materiali
1) Terreni e fabbricati
Non s'intendono i terreni sui quali sono stati costruiti i fabbricati, sono i terreni destinati ad esempio
all'agricoltura o in attesa di costruzioni. I fabbricati vanno distinti in fabbricati di civile destinazione
e fabbricati di industriale destinazione. Il legislatore ci impone di rappresentare questi valori al netto
dei fondi ammortamento accumulati nel tempo. Il legislatore ha privilegiato l'indicazione delle quote
future di ammortamento e quindi dal bilancio pubblico non si percepisce né il costo originario delle
immobilizzazioni né le passate quote di ammortamento
2) Impianti e macchinario
Gli impianti specifici di produzione, i terreni civili, i terreni industriali, i fabbricati civili, i fabbricati
industriali, le attrezzature varie e minute, i mobili e arredi, gli autoveicoli, i sistemi informatici.
3) Attrezzature industriali e commerciali
4) Altri beni
5) Immobilizzazioni in corso ed acconti
III. Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna voce
Dei crediti, degli importi esigibili entro l’esercizio successivo
1) Partecipazioni in:
L'impresa si costituisce autonomamente e poi può acquistare parte di altre imprese (rami di impresa)
le partecipazioni sono rappresentate da azioni ma queste non si rilevano in bilancio come azioni bensì
come partecipazioni.
Le quote possedute si classificano come azioni o come partecipazioni a seconda dell'intento, dello
scopo, di chi acquisisce le stesse.
Se lo scopo è quello di permanere nelle altre imprese per lungo periodo (scopo strategico) si
classificheranno come partecipazioni, mentre se lo scopo è solo speculativo, cioè di acquisire delle
azioni per poi rivenderle appena il prezzo sia salito, si classificheranno in bilancio come azioni.
La classificazioni dunque come partecipazioni o come azioni dipende dallo scopo di che le detiene.
a) Imprese controllate si ha il controllo quando un’impresa esercita il potere dominante su
un'altra, cioè possiede il 50% +1 azione dell'altra società
b) Imprese collegate si ha una partecipazione di questo tipo quando vi è una partecipazione
rilevante ma non più dominante. Si richiede comunque un minimo del 10% del patrimonio
(che è rappresentato da azioni).
c) Imprese controllanti
d) Altre imprese
2) Crediti
Il legislatore vuole che si rappresentino tutti i crediti di finanziamento con separata indicazione di
quelli che scadono nei 12 mesi. Il contrario cioè con l'indicazione di quelli che scadranno oltre i 12
mesi sarà da rappresentare nei crediti nell'attivo circolante in quanto considera il sono capitale
impiegato con veloce ciclo di realizzo
a) Verso imprese controllate
b) Verso imprese collegate
c) Verso imprese controllanti
d) Altre imprese
3) Altri titoli
Altri titoli a medio e lungo termine che costituiscono degli investimenti
4) Azioni proprie con indicazione del valore nominale complessivo
Le imprese costituite sotto forma di società per azioni possono acquisire azioni proprie nella misura
massima del 10% del loro capitale sociale. La condizione per l'acquisizione di azioni proprie è di
acquistare le stesse con utili prodotti che andranno in una apposita riserva per l'acquisto di azioni
proprie. Si acquistano azioni proprie per mantenere stabile la quotazione di un titolo (per le società
quotate in borsa). Un altro motivo per l'acquisto di azioni proprie è quando un socio esce da una
società di persone e vende le proprie azioni all'impresa che lascia. Le azioni proprie si classificano
nelle partecipazioni se lo scopo è quello di mantenerle e non di speculare con esse, mentre come
azioni nel capitale netto se lo scopo è quello di rivenderle quando il prezzo sarà salito (cioè di
speculare).
C) ATTIVO CIRCOLANTE
I. Rimanenze
1) Materie prime, sussidiarie e di consumo necessarie per la produzione e trasformazione dei
prodotti, quelle che completano il processo di produzione, quelle che vengono distrutte nel processo
di produzione;
2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati quei prodotti appena immessi nel ciclo produttivo
e quelli posti alla fine del ciclo produttivo;
3) Lavori in corso su ordinazione cosiddette commesse aperte produzione non finita che transita da
un esercizio ad un altro;
4) Prodotti finiti e merci la conclusione di un ciclo produttivo dopo i semilavorati prodotti delle
imprese di trasformazione che vengono da un’acquisizione (non sono materie prime) delle imprese
commerciali;
5) Acconti costituiscono degli anticipi, dei versamenti, pagati ai fornitori per gli acquisti delle quattro
categorie precedenti;
II. Crediti con separata indicazione per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio
successivo:
1) Verso clienti quelli relativi alla vendita di beni e servizi
2) Verso imprese controllate
3) Verso imprese collegate
4) Verso controllanti (bis: +crediti tributari, ter: imposte anticipate)
5) Verso altri
III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni rappresentate da quelle attività per
le quali si presume di realizzare un corrispettivo magari nati come attività finanziarie, ma che non
TOTALE ATTIVO
Conti d’ordine
Le partecipazioni nel caso delle immobilizzazioni finanziare hanno lo scopo strategico quindi
l’azienda tende a trattenere per più tempo possibile questo legame.
Le partecipazioni nel caso delle attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni
hanno lo scopo speculativo l’azienda tende a rivendere il bene.
Questa differenza implica anche un differente criterio di valutazione, nel primo caso valuto anche
il risultato delle altre aziende, nel secondo caso valuto in base al valore di mercato.
Con il D. Lgs. Nella nota integrativa di devono esplicitare i tipi di rapporti e i valori tra le parti.
Passivo
Il passivo rappresenta le fonti di finanziamento.
A) PATRIMONIO NETTO
I. capitale sociale
Il capitale sociale è dettagliato nella nota integrativa ma più importante è che lo stesso capitale sociale
è rettificato dalla voce A dell'attivo cioè dai crediti verso soci azionisti che hanno sottoscritto parte
del capitale ma che non lo hanno ancora versato.
II. Riserva sovrapprezzo azioni
E' una riserva di capitali.
Essa è stata costituita in sede di un aumento di capitale sociale.
TOTALE PASSIVO
CONTO ECONOMICO
Il conto economico non è diviso in sezioni contrapposte. L’art. 2425 c.c. prevede una struttura a
scalare, si parte dai ricavi e distolgono tutte le componenti negative. È suddiviso così al fine di
operare una distinzione tra i risultati parziali delle differenti gestioni:
- Gestione operativa;
- Gestione finanziaria;
- Gestione fiscale.
Il D. Lgs. Ha eliminato la gestione straordinaria che si trova ora tra gli oneri di gestione.
La struttura del Conto economico è scalare a due livelli:
Anche il conto economico deve essere redatto in ossequio a uno schema rigido predisposto dal
legislatore.
I ricavi, i proventi, i costi e gli oneri devono essere indicati al netto dei resi, degli sconti abbuoni e
premi, nonché delle imposte connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi. Come
abbiamo già detto, lo schema previsto dal legislatore prevede una struttura scalare, con
l’evidenziazione di risultati intermedi, parziali. Ad esempio, vi è la differenza tra A e B che
rappresenta la differenza tra il valore e i costi della produzione. Il conto economico mette inoltre in
evidenza il risultato prima del calcolo delle imposte, nonché una serie di risultati parziali tesi a porre
in luce il peso di varie aree di gestione.
Esso è articolato in 4 lettere:
Le macro classi A) e B) rappresentano l’area della gestione operativa:
Seguono nella voce B gli accantonamenti per rischi ma anche altri accantonamenti e oneri
diversi di gestione in cui avremo costi straordinari (non fitti passivi perché quelli sono per
godimento). L’articolazione per i ricavi è meno dettagliata perché il valore può venire o da
attività principali o collaterali ma nel caso dei costi non mi interessa solo da quale tipo di
attività si originano ma anche a che punto e in che momento dell’attività ciò avviene.
Il risultato più importante del conto economico è la differenza tra ricavi e costi perché
l’azienda vale se crea valore dall’attività principale, dal CORE BUSINESS, l’utile e la
perdita sono troppo banali. La sintesi tra VALORE della produzione e COSTI della
produzione rappresentano il vero risultato anche se dopo il decreto del 2015 queste due lettere
sono stata “inquinate” da valori straordinari.
Alla fine si ha il risultato prima delle imposte (A-B + C-D), le imposte sul reddito dell’esercizio,
correnti, differite e anticipate e l’utile. Il risultato prima delle imposte ci permette di calcolare
l’imposizione fiscale. Le imposte infatti, si calcolano in modo extracontabile secondo una normativa
fiscale TUIR che ci consente di capire il reddito imponibile sul quale calcolare il reddito d’imposta.
Il risultato sarà, il REDDITO ANTE IMPOSTE ± CONTENUTI DELLA NORMATIVA
FISCALE.
Il risultato civilistico e l’imposizione fiscale vengono separati. L’ “influenza fiscale”, è un limite del
bilancio. Una delle prime cose che si deve controllare e verificare è vedere se il bilancio si trova
“inquinato” della normativa fiscale. Le imposte dovrebbero entrare in gioco SOLO alla fine del
bilancio perché si può danneggiare l’azienda non presentando un’immagine veritiera guardando solo
all’imposizione fiscale.
RENDICONTO FINANZIARIO
Il D.lgs. 139/2015 ha reso il rendiconto finanziario un documento obbligatorio del bilancio
precedentemente formato solo da CE e SP. Il bilancio di esercizio è quindi composto da quattro
documenti,
Prima della riforma attraverso il bilancio si metteva in evidenza il capitale netto di funzionamento
allo stato patrimoniale ma non si dava idea ai terzi della risorsa finanziaria (liquidità, cassa, conti
Correnti bancari). Essa è importante perché ci fa capire come l’azienda può far fronte a finanziamenti
in generale. Le risorse finanziarie in bilancio le troviamo nell’attivo circolante dello
SP, questo però alle banche non bastava per capire l’affidabilità dell’azienda. Lo stato patrimoniale
non è, infatti, affidabile perché risulta essere una fotografia dell’azienda in un certo istante di tempo.
Le grandezze sono momentanee e istantanee ma a chi deve concedere un finanziamento interessa
l’affidabilità nel tempo e cioè che la liquidità nel tempo sia duratura e permanente a medio/lungo
termine. Il rendiconto finanziario mi costruisce i livelli di mantenimento delle risorse durante l’anno
e se ci sono stati dei picchi cioè ricostruisce LE CAUSE delle variazioni delle risorse finanziarie.
Oggi esso è uno dei documenti più importanti perché non è frutto di stime, cosa che invece È
L’UTILE (frutto di opinioni di chi ha redatto il bilancio). La cassa invece no, non è stima, non è
alterata perché la risorsa finanziaria viene rappresentata in modo oggettivo.
Gli analisti finanziari fanno le loro analisi attraverso i flussi di derivazione finanziaria e oggettivi.
I flussi vengono rappresentati SEMPRE per aree: operativa, di investimento e finanziamento.
NOTA INTEGRATIVA
Il quarto documento obbligatorio, costitutivo del Bilancio d’esercizio e previsto dall’art. 2427, è la
Nota integrativa. Essa costituisce parte integrante del bilancio e ne consente una più attenta lettura,
poiché descrittiva dei prospetti precedenti.
Al suo interno essa contiene:
1) Descrittiva, illustra i valori inclusi nello stato patrimoniale e nel conto economico chiarendoli
e contribuendo alla loro interpretazione;
2) Integrativa, integra le informazioni che non potrebbero essere fornite ricorrendo unicamente
al linguaggio quantitativo monetario e al modello del bilancio;
3) Esplicativa, chiarisce, spiega il contenuto delle poste dei due prospetti nonché i criteri
utilizzati per la redazione del bilancio, quindi le ipotesi di gestione futura a cui si è fatto
riferimento nelle valutazioni.
Art.2428 C.c.: Relazione sulla gestione, redatta dagli amministratori che commentano i
risultati presentati in bilancio. È un commento da parte dei soggetti che hanno partecipato alla
redazione stessa del bilancio; in questo modo, agganciano i risultati a motivazioni e
giustificazioni. È un documento fortemente soggettivo e solitamente positivo perché proprio
redatto dagli amministratori stessi. È l’unico documento in cui gli amministratori devono fare
delle previsioni sulle prospettive future dell’attività.
Sono anch’esse composte da commenti sui risultati d’esercizio però fatti da organi
esterni/interni ma con l’obiettivo di capire se chi ha redatto i bilancio si è fatto, ad esempio,
influenzare dalla normativa fiscale o se nelle logiche oggettive ha seguito logiche diverse da
quelle oggettive. Quindi si dà un giudizio sull’affidabilità del bilancio. Queste relazioni sono
presenti nelle società più esposte ai terzi, cioè, quelle di grandi dimensioni.
Essi sono gerarchicamente ordinati, cioè, il primo livello prevale sul secondo che a sua volta prevale
sul terzo. Questa relazione gerarchica significa che: i criteri specifici di valutazione sono stabiliti
allo scopo di applicare correttamente i principi di redazione e questi ultimi servono a raggiungere gli
obiettivi sanciti nella clausola generale.
LA CLAUSOLA GENERALE
L’art. 2423 c.c. sancisce che “il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in
modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato
economico dell’esercizio”.
La clausola generale consiste in tre attributi che il bilancio deve possedere:
- Chiarezza,
- Veridicità;
- Correttezza.
La chiarezza fa riferimento al requisito della trasparenza, della intelligibilità: un bilancio è chiaro se
è comprensibile, se le modalità di esposizione dei dati e delle informazioni in esso contenute sono tali
da permettere un’agevole informazione non solo a coloro i quali lo hanno compilato, ma alla
generalità dei destinatari che si trovano al di fuori dell’impresa. Il principio della chiarezza, implica:
La chiarezza è un attributo formale del bilancio, attinente alla forma del messaggio, gli altri due
rappresentano attributi sostanziali, poiché attinenti al contenuto del messaggio.
La veridicità fa riferimento alla necessaria corrispondenza tra la realtà dei fatti aziendali e la
rappresentazione degli stessi in bilancio, si parla di veridicità oggettiva. Però, molti valori sintetizzati
in bilancio sono stimati, l’attributo della veridicità va allargato al concetto di veridicità relativa, fa
riferimento alla credibilità dei valori soggettivi e quindi alla razionalità e alla coerenza del processo
estimato da cui derivano tali valori. L’utilizzo dell’attributo “veritiero” non implica una verità
oggettiva del bilancio.
La correttezza è l’attributo che fa riferimento da un lato, all’aspetto tecnico, cioè riguarda il rispetto
delle regole strettamente contabili e dall’altro, va inteso come imprescindibile attributo morale di
coloro che redigono il bilancio che devono rispettare il loro dovere di informazione con un
atteggiamento onesto e imparziale.
Il principio di rilevanza
Con il D. lgs. 139/2015 si è introdotto il principio di rilevanza. Esso è sito al di sopra dei principi
redazionali ma, in termini di valenza però esso è subordinato alle clausole generali quindi esso è sito
nel mezzo. Esso dice che nel non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione,
presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una
rappresentazione veritiera e corretta. Quindi se l’amministratore ritiene alcune informazioni non
siano importanti per i terzi, queste possono essere omesse dal bilancio. Questo principio risulta essere
pericoloso perché non specifica COSA sia realmente rilevante o meno, è una decisione lasciata agli
amministratori senza la condizione oggettiva che fa capire QUANDO qualcosa è considerato
rilevante o meno. Altro aspetto negativo è che nel bilancio bisogna rendere TUTTO ciò che accade
quindi con questo principio in futuro il bilancio potrebbe non rappresentare tutti i fatti accaduti perché
ritenuti poco rilevanti per gli amministratori.
PRINCIPI REDAZIONALI
Al secondo livello dell’impianto normativo del bilancio troviamo i principi di redazione i quali,
rappresentano le linee guida da osservare nel processo di redazione del bilancio, allo scopo di
raggiungere gli attributi cardine che costituiscono la clausola generale del bilancio cioè, la
rappresentazione chiara, veritiera e corretta.
Il codice civile ne individua diversi:
I CRITERI DI VALUTAZIONE
Il terzo livello dell’impianto normativo relativo al bilancio è formato dai criteri di valutazione, che
rappresentano regole da seguire per iscrivere e poi valutare periodicamente gli elementi del bilancio.
I criteri di valutazione sono dettati dall’art. 2426 c.c. e si fa particolare riferimento a:
1) Immobilizzazioni in generale
Le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto,
si computano anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i costi
direttamente imputabili al prodotto.
Ma, Quando si applica uno o l’altro? La scelta è vincolata? L’immobilizzazione entra a far
parte dei beni strumentali dell’azienda attraverso due modalità:
- Con l’acquisto del bene che sarà correlato di fattura;
- Mediante costruzione interna (costruzione in economia).
Nel primo caso riporto il costo di acquisto e nel secondo caso il costo di produzione per la
realizzazione interna. Quindi la scelta del criterio da adoperare dipende da COME è entrata
l’immobilizzazione.
Come già detto, nel costo di acquisto si considerano i costi accessori, bisogna quindi guardare
i principi contabili che indicano tutto l’elenco di costi considerati accessori e computati nel
costo di acquisto.
Nel costo di produzione invece bisogna considerare tutti i costi direttamente imputabili al
prodotto, tutti i costi che sono collegati DIRETTAMENTE (e non lontanamente)
all’immobilizzazione. Ciò per evitare di sovrastimare ciò che ho costruito internamente, e
portare quindi nel capitale netto di funzionamento valori che in realtà considerano costi non
legati l’attrezzatura prodotta.
La relazione diretta deve essere giustificata in nota integrativa.
Il costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali la cui utilizzazione è limitata nel tempo
deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio.
L’immobilizzazione che in data di chiusura risulta a valore nettamente inferiore rispetto al
costo di acquisto o di produzione deve essere iscritta a tale minor valore. Ciò non può essere
mantenuto nei successivi bilanci se sono venuti meno i motivi di rettifica effettuata. Il costo
infatti riportato in bilancio va confrontato col valore durevole del bene che se è inferiore deve
essere scelto rispetto a quello più alto del costo, ciò sempre per PRUDENZA di non voler
sovrastimare e presentare i bene a terzi per un valore che è più alto di quello reale.
Il calcolo del valore durevole è dato dai principi contabili: viene confrontato il prezzo di
vendita del bene attuale sul mercato con il valore recuperabile dall’utilizzo futuro del bene
(stime dei ricavi futuri dall’utilizzo del bene). Il valore durevole va confrontato quindi con il
costo. Ma è difficile dire quali sono i flussi/ risultati che potrei avere in futuro dall’utilizzo
dell’immobilizzazione. Allora spesso nella prassi viene utilizzato solo il prezzo del mercato
come valore durevole anche se i valore durevole non è semplicemente il prezzo di mercato.
2) Criterio di valutazione delle partecipazioni
L’avviamento è un plusvalore, cioè quello in più che ha l’azienda rispetto ai valori contabili.
Quindi non sempre i valori di bilancio rappresentano quanto un’azienda realmente vale sul
mercato. Sono componenti intangibili che danno all’azienda un plus valore (l’avviamento è
rappresentato dal marchio, fidelizzazione dei clienti, buona posizione sul mercato etc.).
Può essere iscritto nel bilancio, con il consenso del collegio sindacale, se acquisito a titolo
oneroso, nei limiti del costo sostenuto.
QUINDI L’AVVIAMENTO RAPPRESENTATO NEI BILANCIO NON È MAI IL
PROPRIO, MA È DERIVATO E ACQUISITO DA ALTRE AZIENDE (delle quali compro
partecipazioni, parti etc. per le quali è stato pagato un plusvalore, un avviamento). IL
NOSTRO NON ANDRÀ MAI IN BILANCIO.
L’avviamento se è gratuito non va in bilancio.
L’ammortamento dell’avviamento è effettuato secondo la sua vita utile; nei casi eccezionali
in cui sia impossibile determinarne la vita utile, è ammortizzato entro un periodo non superiore
a dieci anni.
Nella nota integrativa è fornita una spiegazione del periodo di ammortamento
dell’avviamento.
5) Criteri di valutazione delle rimanenze
Le rimanenze, titoli e attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti
al costo di acquisto o di produzione, ovvero, al valore di realizzazione desumibile
dall’andamento del mercato, se minore. Tale valore non può essere mantenuto nei successivi
bilanci se ne sono venuti meno i motivi.
Quando a fine periodo si fa l’inventario di magazzino con relativi elenchi si dà il valore di
produzione, si confronta con quello di mercato e si dà quello più basso. Se la valutazione
specifica non è possibile perché la natura del bene non me lo consente allora il legislatore mi
aiuta e mi dà dei metodi che mi aiutano a stimare il costo (per es. quando la natura del bene o
cimeli bene viene immagazzinato non mi permette di capire le quantità specifiche). Un
esempio è quello del latte nel silos che non posso sapere quale quantità all’interno è stata
acquistata da uno o l’altro fornitore a uno o l’altro prezzo.
6) Criteri di valutazione delle rimanenza di beni fungibili
Il criterio generale di valutazione delle rimanenze di magazzino presupporrebbe
l’individuazione e l’attribuzione alle singole unità fisiche dei costi specificamente sostenuti
per le unità medesime.
Qualora tale individuazione non è attuabile a causa dell’entità delle rimanenze e della loro
velocità di rotazione o si tratta di beni fungibili, vengono pertanto effettuate delle assunzioni
sul flusso delle rimanenze e dei costi cui corrispondono altrettanti metodi o criteri alternativi
di determinazione del costo:
- Costo medio ponderato - Secondo tale metodo viene calcolato un prezzo medio
ponderato per tutte le quantità acquistate assunto che le quantità acquistate o prodotte
in un certo periodo
- FIFO – First in, first out – Secondo tale metodo viene assunto che le quantità
acquistate o prodotte in epoca più remota siano le prime ad essere vendute od utilizzate
in produzione; per cui restano in magazzino le quantità relative agli acquisti o alle
produzioni più recenti. Potrebbe comportare un aumento di utili quando i prezzi
aumentano ed una diminuzione di utili quando i prezzi diminuiscono.
- LIFO – Last in, first out – Tale metodo assume che le quantità acquistate o prodotte
più recentemente siano le prime ad essere vendute od utilizzate in produzione; per cui
restano in magazzino le quantità relative agli acquisti o alle produzioni più remote.
Tende a comportare una riduzione di utili quando i prezzi aumentano ed un aumento
di utili quando i prezzi diminuiscono.
Tali metodi in caso di stabilità dei prezzi producono risultati similari; al contrario, in periodi
di prezzi ascendenti o discendenti, producono risultati differenti.
7) Criteri di valutazione dei lavori in corso su ordinazione
Sono valori iniziati ma non completati, sono pluriennali, non si può stabilire il costo di
acquisto che sarebbe quello di produzione ma non essendo ancora completato non c’è allora
si considera il valore dei prezzi/corrispettivi maturati con certezza fino a quel periodo. Di
solito si fanno dei piani riguardo i corrispettivi di ogni periodo, questa scelta riguarda il
principio di prudenza (perché devono essere maturati con ragionevole certezza), e il principio
di competenza (perché io sto addossando costi maturati solo sulla parte completata).
8) Criteri di valutazione dei crediti e dei debiti
All’interno di essi vanno distinti i crediti e debiti commerciali e finanziari. Il credito/debito
è commerciale se originano dal circuito della produzione mentre quelli finanziari si originano
dal circuito di finanziamenti a terzi/da terzi.
- Crediti commerciali si valutano al presumibile valore di realizzo (vanno iscritti al
loro valore al netto di eventuali fondi svalutazione crediti, che di fatto non vanno in
bilancio perché influiscono direttamente sui crediti).
- Debiti commerciali vanno al valore nominale (cioè quello di rimborso, all’inizio
l’intero e poi pian piano quello da rimborsare).
- I crediti/debiti di natura finanziaria si valutano in base al criterio del costo
ammortizzato che tengono conto del fattore temporale e di presumibile realizzo. Nel
caso dei prestiti dati o ricevuti potrebbero avere variazioni in base al tempo per le
oscillazioni di mercato, ecco perché il valore si aggancia in qualche modo al tempo
oltre che al valore stesso, quindi essi son agganciati ad un certo tasso.
Criterio costo ammortizzato: è definito come la somma algebrica dei seguenti valori:
- Il valore iniziale (in genere rappresentato dal fair value) dell’attività o passività
finanziaria;
- Meno i rimborsi di capitale
- Più l’ammortamento della differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza, che
viene calcolato con il criterio dell’interesse effettivo, ossia il tasso che rende la
somma dei pagamenti o incassi annui attualizzati uguale all’importo iniziale.
N.B.
- IRFS (nuova denominazione) INTERNATIONAL FINANCIAL REPORTING
STANDARDS;
- IAS (vecchia denominazione) INTERNATIONAL ACCOUNTING STANDARDS.
Andiamo ad effettuare un confronto:
Criterio di valutazione
BILANCIO CIVILISTICO: il criterio di valutazione è il criterio del COSTO STORICO gli
elementi patrimoniali vengono inizialmente rilevati a valori storici, cioè, a valori espressivi delle
condizioni e del momento di acquisizione. Il medesimo bene, ad esempi, può essere rilevato a valori
differenti semplicemente perché acquistato in momenti differenti. Nel caso in cui, da un anno ad un
altro il valore del mio bene diminuisca, si considererà il valore minore, ovvero, il valore di mercato.
Il limite di questo criterio è legato al fatto che, nel caso però di aumento di valore ci si mantiene
comunque sul valore più basso.
IFRS: il criterio di valutazione è il criterio del FAIR VALUE che può essere definito come prezzo a
cui un’attività potrebbe essere scambiata o una passività liquidata in una transazione tra parti
consenzienti e consapevoli. Alla data di acquisizione, costo storico e fair value coincidono. La
differenza sta nel fatto che i valori esposti in base al fai value sono valori correnti, che potremmo
corrispondere al corrispettivo in una vendita possibile in quella data.
Formato di presentazione
BILANCIO CIVILISTICO: Il formato di presentazione è rigido e strutturato obbligatoriamente
secondo le richieste di legge ed è analitico.
IFRS: non è previsto un formato rigido per i prospetti di bilancio, ma sono richiesti solo contenuti
minimo, espressamente dettagliati nelle note di bilancio. È suscettibile di adattamenti; quindi facilita
il ritrovamento di un punto di incontro tra le normative di diversi paesi riguardo le norme di bilancio
però ciò oscura chiarezza, comparabilità nel tempo e nello spazio (che può esserci se i bilanci hanno
lo stesso schema).