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Cap.1 INTRODUZIONE
L’Economia studia i problemi economici, cioè problemi che nascono a causa dello sfruttamento di risorse
limitate (ex: tempo, disponibilità economica, ecc…), contrapposti ai bisogni umani tipicamente illimitati.
DEFINIZIONI IMPRESA
1) Sistema aperto Entità articolata in un insieme di parti che interagiscono tra loro, assumendo input
dall'ambiente circostante per trasformarli e immettere output di maggior valore (gestione materiale,
lavorazione, controllo, assemblaggio, ecc..) di nuovo nell'ambiente.
2) Gruppo di persone organizzato Entità formata da persone che hanno deciso di cooperare
stabilmente, suddividendosi i compiti (acquisti, produzione, risorse umane, commercio…), per
conseguire obiettivi comuni (ex: profitto) e individuali
→ è un sistema complesso, di natura economica, avente il fine di creare ricchezza (quando i processi
aggiungono valore agli input), avente il problema di determinare le modalità di condivisione della
ricchezza creata o distrutta fra i soggetti interessati
CLASSIFICAZIONI IMPRESA
1) Per dimensioni
Italia si basa su piccole imprese per
motivi storici e territoriali
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IL CIRCUITO DELLA
GESTIONE
(INPUT)
INPUT risorse umane, servizi (pulizia locali), materiali (materie prime, semilavorati, finiti), energia,
tecnologie (impianti/attrezzature, brevetti e know-how), capitali di rischio, di credito, per vendite
OUTPUT beni e/o servizi venduti, retribuzione dipendenti e fornitor, remunerazioni dei capitali di
rischio(profitti) e di credito(interessi), imposte
INFORMAZIONI NECESSARIE
-ammontare delle diverse risorse impiegate
-fonti di finanziamento
-performance economica derivante dall’impiego delle risorse
COMPITI DEL MANAGMENT
• Decidere gli scopi dell’organizzazione
• Decidere strategie e obiettivi intermedi per conseguire gli scopi.
Possono essere di differenziazione con prodotti unici o mass production per competere sul mercato
abbassando i costi
• Comunicare gli scopi, le strategie e gli obiettivi intermedi a tutti i membri dell’organizzazione
• Decidere quali piani e risorse utilizzare per implementare le strategie
• Garantire che le diverse unità attività organizzative svolgano in modo coordinato le loro attività
• Assicurare la coerenza tra le competenze e le attitudini dei singoli membri per i compiti assegnati
• Osservare il comportamento e le prestazioni dei membri dell’organizzazione
• Motivare i membri dell’organizzazione
• Intraprendere azioni di adattamento e correzione
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Stato salute direttore
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Cap. 2 IL BILANCIO E LO STATO PATRIMONIALE
INTERESSI STAKEHOLDERS
Proprietari → Rendimento
Dipendenti→Soddisfazione sul lavoro, retribuzione, modalità di supervisione
Clienti→Qualità dei beni e dei servizi
Creditori (ex:banche)→Capacità di rispettare impegni
Fornitori→Transazioni soddisfacenti
Governo→Rispetto di leggi e regolamenti
Comunità→Impegno sociale e contributo alla vita della comunità
Bilancio interno non deve rispettare precise regole, esistono diversi modi di classificarlo
Bilancio esterno forma e contenuti sono regolati dal codice civile e dalla prassi contabile
-sono tutelati gli interessi dei creditori
-rende comprensibile la lettura a persone esterne
-rende comparabili i bilanci nel tempo e di imprese diverse
Categorie di bilancio esterno per
• forma giuridica dell’impresa(società di persone, società di capitali)
• settore di appartenenza (imprese bancarie, assicurative, società finanziarie, di produzione e di servizio)
• modalità di reperimento dei capitali (alle società quotate si applica una normativa specifica)
• dimensione (per quelle piccole esiste il cosiddetto bilancio abbreviato)
• della circostanza che l’impresa operi o no in continuità di funzionamento
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BILANCIO
Obbligatorio da redigere ogni anno e formato da 4 documenti:
1. Lo Stato Patrimoniale come rendiconto di stato “istantanea” di un determinato giorno
2. Il Conto Economico come rendiconto di flusso, “filmato” di un periodo
3. Il Rendiconto dei flussi di cassa come rendiconto di flusso, “filmato” di un periodo. È ricavabile dai
due precedenti
4. La Nota integrativa specifica alcune note riguardo alcune voci siccome viene concesso un margine di
decisione a chi stende il bilancio
2. IL PRINCIPIO DI ENTITÀ La contabilità si riferisce a un’entità, non alle persone che siano ad essa
in qualche modo collegate
Entità: impresa, processo, attività per la quale si ritenga utile redigere rendiconti contabili
Anche se vi è un unico proprietario che preleva denaro liquido, perché da quel momento la liquidità
aziendale è comunque minore
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ATTIVITÀ è tale se
- ha un valore economico (cassa o equivalente, ha un valore di mercato, produce un’utilità)
- deve essere controllata dall’azienda
- deve essere stata acquisita (acquistata o prodotta) ad un prezzo/costo misurabile in maniera attendibile
al momento dell’acquisizione
• Cassa
• Conto corrente attivo
• Titoli immediatamente smobilizzabili titoli di credito e buoni di stato
es Buoni Ordinari del Tesoro (BOT),(si chiamano «securities» perché sono
considerati titoli «sicuri»)
• Crediti commerciali: se nel momento della vendita si danno proroghe di pagamento
• Cambiali commerciali attive: prestiti dell’impresa a terzi
• Crediti commerciali verso società del gruppo
• Crediti finanziari a breve
• Rimanenze che verranno usate nell’esercizio successivo
• Costi anticipati a fronte di un beneficio futuro (di un esercizio futuro)
• A LUNGO TERMINE O IMMOBILIZZATE Attività che produrranno la loro utilità oltre l’esercizio
successivo
MATERIALI
• Terreni
• Fabbricati e immobili
• Impianti e macchinari
• Attrezzature, stampi, mobili e macchine da ufficio, ecc…
FINANZIARIE
• Titoli e partecipazioni
• Crediti finanziari a lungo termine
• Crediti commerciali a lungo termine
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IMMATERIALI
• Avviamento: quando un’impresa ne acquista un’altra, se l’azienda paga un surplus rispetto al
bilancio dell’impresa acquistata
• Costi di impianto e ampliamento (azienda investe su se stessa, non sono vendibili)
• Costi di Ricerca e Sviluppo (azienda investe su se stessa, non sono vendibili)
• Diritti di brevetto industriale (vendibili)
• Concessioni, licenze e marchi (vendibili)
4. IL PRINCIPIO DEL COSTO «Un’attività, qualunque sia, è normalmente rilevata in contabilità al suo
prezzo d’acquisto, cioè al suo “costo storico”»
• Attività non monetarie (terreni, fabbricati, ecc..), se non esiste un’info oggettiva e affidabile del loro
valore di mercato → Il costo d’acquisto continua a essere il riferimento per la contabilizzazione anche nei
periodi successivi (book value o valore libro), anche se con il passare del tempo il suo valore corrente
diminuirà per via della consumazione del bene (fondo d’ammortamento)
(viene rispettato relativamente il principio del costo)
• Attività monetarie → all’inizio costo storico, poi registrate in periodi successivi a quello d’acquisto al loro
valore di presunto realizzo (fair value) che deve essere rilevante, oggettivo, fattibile anche se si parla pur
sempre di una stima → rischio di sovrastima (messa in vendita) o sottostima (acquisto)
FAIR VALUE o VALORE CORRENTE è l’importo netto al quale un’attività potrebbe essere venduta in
una normale transazione di mercato= prezzo di mercato-costi di vendita
Il principio del fair value può essere applicato anche in relazione ad alcune attività non monetarie (per
talune imprese): solo agli investimenti immobiliari e ai macchinari e impianti delle imprese quotate
PASSIVITÀ
• A BREVE TERMINE
FINANZIARIE
•Debiti a breve verso banche
•Debiti a breve verso società del gruppo
•Quote in scadenza di debiti a lungo termine
OPERATIVE
• Debiti verso fornitori
• Cambiali passive commerciali
• Debiti tributari (imposte certe dovute erario come Iva, IRES, IRAP)
• Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale (Inps, Inail ecc)
• Costi sospesi: compensi dovuti a terzi per prestazioni già avvenute ma non ancora pagate
(interessi banche, debito verso dipendenti)
• Anticipi da clienti: obbligo di prestazione
• A LUNGO TERMINE
• Prestiti obbligazionari
• Mutui (esclusa la quota in scadenza che invece rappresenta una passività corrente)
• Debiti a lungo termine verso società del gruppo
• Debiti verso erario a lungo termine
• Trattamento di fine rapporto TFR: parte della retribuzione di un dipendente va all’erario, un’altra
alla provvidenza sociale, ciò che rimane è il TFR come debito dell’azienda al dipendente per i
trattenimenti. Sarà poi scontato alla conclusione del rapporto di lavoro
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• Fondi rischi e oneri: accantonamenti destinati a coprire perdite o debiti determinati o probabili o
indeterminati anche alla chiusura dell’esercizio (sono comunque di competenza dell’esercizio)
ex: previdenza sociale, cambio valuta, manutenzioni, fondo garanzia, ecc..
IL CAPITALE NETTO mostra quanto la proprietà ha investito nell’azienda, cioè in che misura ha
finanziato le attività
Capitale netto = capitale versato + riserve di utili
1. CAPITALE VERSATO ammontare di denaro (o beni) apportato direttamente dalla Proprietà (azionisti
qualora si tratti di una spa)
… in una società per azioni
•Capitale sociale: nr. azioni in circolazione* valore nominale dell’azione
•Riserva da sovraprezzo azioni: nr. azioni in circolazione*(prezzo pagato da azionisti –valore nominale
dell’azione). Un acquirente paga le azioni sopra la pari, la differenza è il sovrapprezzo
Il numero di azioni possedute da un azionista rappresenta la quota di capitale sociale posseduta, quindi
la quota di proprietà posseduta
2. RISERVE DI UTILI ricchezza generata attraverso la gestione e non distribuita sotto forma di dividendi
Riserve di utili = Ʃutili -Ʃdividendi = Ʃutili non distribuiti
Si parla di capitale di risparmio, mentre il capitale versato è capitale di conferimento
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Cap. 3 LA FORMAZIONE DEL REDDITO IN CONTO ECONOMICO
CONTO ECONOMICO
RICAVI flussi in ingresso per vendita di beni o servizi e che si concretizzano in aumenti di valore di
un’attività (cassa e/o crediti commerciali …) e del reddito netto in CE, quindi delle riserve di utili in SP.
COSTI DI COMPETENZA flussi in uscita che si concretizzano in riduzioni della cassa (e/o aumento delle
passività) e in una riduzione del reddito netto in CE, quindi delle riserve di utili in SP
Ricavi – costi di competenza = reddito netto/profitto/risultato netto/utile se <0 perdita
Il CE mostra la variazione del capitale netto, cioè ricchezza, riconducibile allo svolgimento delle attività
gestionali (il CN varia anche per apporti di capitale e dividendi che però NON rientrano nel CE ma sono
cassa)
7. IL PRINCIPIO DI PRUDENZA
Prudenza come doverosa attitudine a sottostimare il reddito e le attività qualora sussista incertezza nella
misurazione →aumentare la credibilità dei risultati della rendicontazione
«perdite presunte sì, utili sperati no» da registrate
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Applicazione del concetto di prudenza:
- Riconoscere i ricavi solo quando sono ragionevolmente certi, cioè normalmente al momento della
consegna del bene al cliente o dell’ erogazione del servizio NON al momento dell’ordine (azienda deve
aver fatto il possibile per avere il diritto al ricavo)
- Riconoscere i costi non appena sono ragionevolmente possibili
ACCONTI/ANTICIPI DA CLIENTE
Se la consegna del bene/erogazione del servizio avverrà in un periodo successivo a breve termine ma il
pagamento è già avvenuto.
Si ha un aumento della cassa e un aumento delle passività a breve termine per «acconti/anticipi clienti»
= obbligo di prestazione
Solo una volta effettuata la consegna si realizzerà il ricavo in CE e in contemporanea vi sarà una
riduzione della voce passiva “acconti/anticipi da clienti”.
SE CLIENTE CI PAGA IN LIVE ALLA CONSEGNA DEL BENE/EROGAZIONE DEL SERVIZIO →
AUMENTO CASSA
CREDITI COMMERCIALI
Se la consegna avviene prima che il cliente paghi. Al ricavo corrisponde un aumento dei crediti
commerciali in attività, quando il cliente paga si estinguono i crediti e aumenta la cassa.
Le riserve di utili rimangono invariate: la trasformazione da crediti a cassa non genera reddito
INTERESSI ATTIVI (banche)
se il creditore non sconta il prestito entro il periodo successivo. Sono ricavi guadagnati ma non ancora
incassati, è pertanto un’attività.
Sono simili ai crediti commerciali, ma questi dipendono dalla consegna, gli interessi dal tempo.
RIMANENZE
Se il bene è stato acquistato, ma non ancora consegnato, e nel frattempo ne aumenta il valore,
l’aumento non deve essere registrato
Se obsolescenza, deve essere registrata
9. IL PRINCIPIO DI COMPETENZA «quando un evento influenza sia i ricavi sia i costi, allora
entrambi gli effetti devono essere riconosciuti nello stesso periodo»
La vendita comporta →aumento delle riserve di utili per i ricavi realizzati
→riduzione delle riserve di utili per i costi correlati
I costi direttamente riconducibili (correlati) ai ricavi di un certo periodo (costi inerenti), sono costi di
competenza di quel periodo
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Costo generico: misura monetaria dell’ammontare di risorse utilizzate per un qualche scopo
Spesa: manifestazione contabile di un costo d’acquisto: la riduzione di un’attività o l’aumento di una
passività
Costo di competenza: costo da assegnare al periodo (quantità di risorsa «consumata» nel periodo)
Esborso: pagamento per cassa
Ex:
quindi le attività generano una spesa
quando vengono acquistate, e un
costo di competenza quando consumate
PRECISAZIONI!!!
• I ricavi non determinano necessariamente incassi nel momento in cui si realizzano
ex: crediti commerciali oppure ricavi già realizzati ma non registrati
• I costi non determinano necessariamente esborsi nel momento in cui si acquistano o consumano le
collegate risorse
ex: debiti fornitori/costi sospesi
• Ricavi e costi sono rispettivamente incrementi e decrementi delle riserve di utili dovuti alle attività di
gestione
• In un certo periodo non c’è alcun legame diretto fra reddito e variazione della cassa
• Gli apporti di capitale non sono ricavi e i dividendi non sono costi (quindi non passano attraverso il CE)
•Le riserve di utili non sono cassa
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Limitandosi per semplicità alle informazioni sopra descritte, mostrare il conto economico di Maglione per i mesi di
gennaio, febbraio e marzo 2006. Mostrare quale sarebbe il risultato di Maglione nei tre mesi se venisse utilizzata
una contabilità per cassa (invece che per competenza).
Se a gennaio 2016 Mobix consegna i mobili, 50.000€ diventeranno ricavi di competenza del 2016 (viene così
cancellata la passività «Anticipi da Clienti»). In relazione a questa vendita, Mobix deve anche registrare il costo di
competenza associato alle provigioni all’agente di vendita (1.500€). Si genera quindi un costo di competenza nel
2016 denominato «provigioni» e si estingue l’attività «Costi anticipati».
E’ da sottolineare che in entrambi i casi, periodo di esborso e periodo di competenza sono diversi.
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Quando si sostiene una spesa, se il costo associato genera benefici in esercizi futuri, allora è un’attività;
altrimenti è un costo di competenza
ESERCIZIO classificare i seguenti costi
1Costo dei materiali relativi a beni venduti
2Lo stipendio del responsabile del controllo di gestione
1Le provvigioni pagate agli agenti di vendita
3La formazione dei dipendenti
3Rimanenze divenute obsolete nel periodo
1Costo della manodopera diretta
2Lo stipendio mensile del responsabile commerciale
3La perdita di valore di un edificio a seguito di un incendio
I dividendi non sono costi ma suddivisione di cassa
COSTI DI COMPETENZA E SPESE
Una spesa si manifesta quando si acquista un bene o un servizio e può:
–ridurre un’attività (cassa)
–aumentare una passività
–essere uno scambio fra attività (permuta)
La maggior parte delle spese diventano nel tempo costi di competenza (ad eccezione delle attività
vendute –ad es. immobili, terreni, brevetti, ecc.) infatti spesa e costo di competenza non si manifestano
necessariamente insieme
1. Spese del periodo che sono anche costi di competenza del periodo quando una risorsa è acquistata
(spesa) e consumata, cioè la risorsa ha generato il beneficio atteso, entro l’anno (costo di competenza)
ex: materie prime che fanno parte di prodotti finiti venduti nel periodo
2. Spese di periodi precedenti che diventano costi di competenza nel periodo è ciò che vediamo nelle
attività dello SP: spese sostenute nell’anno precedente che porteranno benefici nell’anno corrente
ex:
-rimanenze di prodotti finiti non venduti l’anno precedente e diventano costi di competenza nel periodo in
cui sono venduti
-Costi anticipati di servizi/attività il cui costo è stato sostenuto ma il prodotto/servizio sarà consumato
nell’esercizio (assicurazioni, spese legali, canoni di affitto anticipati, abbonamenti, ecc.)
3.Spese del periodo che diventano costi di competenza in periodi futuri
Attività immobilizzate quali immobili, capannoni, macchinari hanno dei benefici futuri limitati nel tempo
(tranne i terreni la cui utilità non si «consuma»). Si presume che all’interno di ogni periodo, il bene ceda
una parte della sua utilità (stima), che diventa costo di competenza del periodo → ammortamento
4. Costi di competenza del periodo che saranno pagati in periodi futuri (costo sospeso)
– chi ha fornito servizi e vanta diritti sulle attività, il costo è sostenuto nel periodo di competenza nel
quale si usufruisce del servizio; l’obbligo che ne consegue è riportato come passività; quando avverrà il
pagamento, non ci sarà alcun effetto sul reddito (il costo è già stato sostenuto)
–Debiti verso il personale per prestazioni realizzate ma non ancora retribuite
–Debiti verso le banche per interessi passivi
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10. IL PRINCIPIO DI CONTINUITÀ DEI CRITERI DI VALUTAZIONE
Una volta adottato un criterio di contabilizzazione, questo non può essere modificato se non per un
giustificato motivo che deve essere indicato in nota integrativa insieme all’effetto del cambiamento sul
reddito
In tal modo è possibile confrontare i bilanci di periodi amministrativi diversi
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Cap.5 SISTEMI CONTABILI E MODALITÀ DI CONTABILIZZAZIONE
PARTITA DOPPIA
Principi formulati da Luca Pacioli:
«tutti i creditori si devono mettere al Libro dalla tua mano destra e tutti i debitori dalla mano sinistra»
«tutte le partite che si mettono al Libro debbono essere doppie, cioè se tu fai uno creditore, devi farne
uno debitore»
«ciascuna partita, a debito o a credito, deve comprendere tre cose: il giorno dell'operazione, l'importo e
la causa»
«il giorno in cui è scritto il debito deve essere il medesimo in cui è scritto il credito»
«occorre che il Libro sia sempre tenuto con una stessa moneta»
I conti dello stato patrimoniale sono permanenti: alla chiusura dell’esercizio il saldo finale del conto
diventa quello iniziale del periodo successivo
I conti del CE sono temporanei: sono azzerati alla fine del periodo e il saldo di tutti i conti di ricavo e
costo (risultato del periodo) confluisce nel conto riserve di utili
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IL MASTRO l’insieme dei conti accesi e dei relativi valori
=versamento di capitale
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Principio di competenza → SCRITTURE DI ASSESTAMENTO: RETTIFICA E INTEGRAZIONE
1.Costi già registrati (costi anticipati) che devono essere modificati perché da ripartire fra due o più
periodi contabili
2.Costi di competenza non registrati (costi sospesi)
3.Ricavi già rilevati che devono essere modificati perché di competenza di più periodi
4.Ricavi già realizzati ma non registrati
5.Ammortamento
SCRITTURE DI RETTIFICA modificano a fine periodo una registrazione originaria
1. sono attività, bisogna stornare/cancellare parte o l’intera attività consumata
ex: variazioni rimanenze, capitalizzazione costi, valutazioni e rivalutazioni crediti
RISCONTI ATTIVI polizza anticipata, abbonamento, acquisto di risorse che si consumano
continuamente nel tempo (ex: carburante)
Nella prassi contabile si trova frequentemente anche una registrazione alternativa: Si registra tutto il costo subito in CE, poi al 31.12: si riduce il
costo iniziale di 90.000 e solo allora nasce il risconto attivo x 90.000. Tutto il resto è uguale
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3. sono passività, a fine periodo parte va in ricavo e una parte in attività
RISCONTO PASSIVO assicurazione, abbonamento, affitto, consulenza, ecc..
SCRITTURE DI INTEGRAZIONE fino al momento della scrittura di integrazione non vi è traccia nella
contabilità del fatto in questione.
ex: fatture da emettere e ricevere, accantonamenti ai fondi rischi e oneri, accantonamento TFR, fondi
imposte, altri debiti/crediti da liquidare (premi, abbuoni, ecc.), ammortamento
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2. rilevato a fine periodo il costo sospeso, l’anno successivo, quando si realizzerà il pagamento,
non ci saranno altri effetti di costo
RATEI PASSIVI premi di fine anno non rilevati, fatture da ricevere, debiti vs dipendenti, interessi
passivi sul debito
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[esempio Campus Pizza srl pag 102-103-104-105-106]
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Cap.6 I RICAVI E LE ATTIVITÀ MONETARIE
2. LA REGOLA DELLA RATA il cliente non ha un chiaro diritto di proprietà finché non abbia concluso di
pagare le rate
Se c’è ragionevole certezza che il cliente pagherà, il ricavo è riconosciuto alla consegna
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Altrimenti, i ricavi sono riconosciuti contestualmente al pagamento della rata e la parte corrispondente
del complessivo costo del venduto è registrata nello stesso periodo
Regola del costo di recupero non è rilevato alcun reddito fino a che le rate pagate non abbiano coperto il
costo del venduto totale → enfatizza la prudenza
3. LA REGOLA DELLA PERCENTUALE DI COMPLETAMENTO nel caso di progetti/servizi di lungo
periodo
Il ricavo riconosciuto è proporzionale alla % di progetto realizzato/servizio erogato
Contratti a “prezzo fisso” Il cliente paga somme prestabilite a conclusione di determinate fasi o traguardi
intermedi (milestones)
Contratti a “costo-rimborso” Il cliente paga i costi sostenuti fino a quel momento + un margine
riconosciuto
In quest’ultimo caso (3) o trattando in generale di un debitore, i ricavi da stimare sono più incerti. C’è una
probabilità di inesigibilità e di conseguenza probabilità di fallimento, debiti verso clienti (specialmente se
si è a metà della catena) SVALUTAZIONE DEI CREDITI/CLIENTI
STORNO DIRETTO credito inesigibile deve essere cancellato e diventare costo di competenza del
periodo, di ciò si dovrebbe fare una stima già in partenza FONDO SVALUTAZIONE CREDITI
Ex: Se l’esperienza insegna che il 3% delle vendite a credito
diventa inesigibile, allora ricavi nominali di un periodo di
100.000 € si riducono a 97.000 €
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ACCANTONAMENTI AI FONDI RISCHI ED ONERI
FONDI ONERI esprimono valori finanziari presunti derivanti dagli accantonamenti di fine esercizio per
costi “futuri” di competenza dell’esercizio, ma di cui sono incerti il tempo di manifestazione della spesa e
l’ammontare di tale spesa
ex: Fondo garanzie prodotti
Fondo manutenzioni programmate (alcune imprese ripartiscono il costo della manutenzione nei vari
anni di utilizzo del bene)
Fondo buoni sconto e concorsi (fondo con i quali le imprese coprono i costi legati alle offerte
promozionali) ex: black Friday
FONDI RISCHI esprimono valori finanziari presunti derivanti dagli accantonamenti di fine esercizio per
cui sono incerti il tempo di manifestazione della spesa, l’ammontare di tale spesa e il verificarsi stesso
del danno collegato all’evento rischioso
Ex: Fondo per imposte (fronteggia esborsi per decisioni sfavorevoli di commissioni tributarie)
Fondo responsabilità civile (fronteggia danni a terzi non coperti da una polizza assicurativa)
Fondo controversie legali (oneri che potrebbero derivare da cause legali)
Fondo rischi su cambi (relativo a eventuali perdite su valuta estera)
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L’impresa potrebbe lasciare il fondo così com’è (lo utilizzerà per
altri oneri), oppure può procedere con una rettifica che diminuisce
l’importo del fondo (proventi straordinari)
INDICI
Dovrebbe
essere
almeno tra 2 e 3
E’ una misura di liquidità e anche di margine di sicurezza finanziario, cioè quanto siamo in grado di pagare le nostre passività
numeratore: cassa+ attività facilmente trasformabili in cassa (es titoli finanziari al portatore)
denominatore: costi finanziari giornalieri del CE che non tengono conto degli esborsi per acquisto di immobilizzazioni, per
rimborso di debiti o degli incassi derivanti dall’accensione di nuovo debito.
Ci dice per quanti gg l’impresa sarà in grado di fronteggiare i pagamenti con la cassa e le liquidità a disposizione
TRADE OFF è bene che l’impresa investa il denaro a disposizione, quindi se l’indice è troppo alto l’impresa non sta sfruttando in
modo soddisfacente la liquidità
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Cap. 7 RIMANENZE E COSTO DEL VENDUTO
1.IMPRESE COMMERCIALI
–merci
PREMESSA
Le operazioni contabili avvengono quando la merce diventa di proprietà dell’acquirente
Acquisto merce: include non solo il costo d’acquisto della merce ma anche i costi di trasporto,
confezionamento, etichettatura, ecc. (a volte questi sono inclusi nel costo del venduto, altre volte trattati
come costi di periodo)
METAFORA DEL SERBATOIO
Si ipotizza che alla fine del periodo “beni disponibili per la vendita” siano parte delle rimanenze oppure
siano stati venduti
Rimanenze iniziali + Acquisti = Rimanenze finali + CdV
PROBLEMA DELLA MISURAZIONE
Due modi di affrontare il problema:
1.Si calcola deduttivamente il valore del CdV rilevando il valore delle rimanenze alla fine del periodo:
inventario periodico
Si ipotizza (inizialmente e durante il periodo) che le Rimanenze Iniziali e quelle acquistate siano
interamente consumate, siano cioè Costo del Venduto (si aprono a riguardo due conti specifici di costo).
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Successivamente, alla data del bilancio, si rettifica la precedente ipotesi attraverso un inventario fisico
che determina il valore delle rimanenze (prima azzerate), determinando deduttivamente il CdV.
Sono scritture di rettifica
2.Si determina il valore della merce venduta contestualmente alla consegna al cliente: inventario
perpetuo (in tal caso il valore delle rimanenze è aggiornato sincronicamente)
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•Ogni transazione modifica sincronicamente i valori contabili
•I valori di: (1) Costo dei beni venduti e (2) Rimanenze sono noti in tempo reale
•Non c’è bisogno del conto «Acquisti»
•Non si devono fare rettifiche perché non si fanno neanche stime
•Consente di automatizzare i riordini e fare analisi della domanda
•Il C/E è sempre preparabile (senza necessità di fare l’inventario fisico)
•Anche in questi casi si deve fare l’inventario (fisico) per vedere se il valore delle rimanenze finali
coincide (merci rubate, perse, ecc.) SE NO si rileva come perdita
•Le perdite di inventario sono sotto controllo (col metodo indiretto confluiscono del CdV)
•La rilevazione è più onerosa. Ma con l’implementazione dei sistemi di gestionali informatizzati, tali
rilevamenti stanno diventando via via più diffusi
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2.IMPRESE DI PRODUZIONE trasformano le materie prime in prodotti finiti
–materie prime
–semilavorati
–prodotti finiti
I metodi rimangono gli stessi, ciò che cambia è che il CdV è costituito anche dai costi di trasformazione
Ex:
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(1) Rimanenze di materie prime 273
Debito verso i fornitori 273
Gli importi per i vari costi di trasformazione sono addebitati in conti temporanei in CE (manodopera diretta, trasporto, ecc.) e
chiusi e addebitati al conto «rimanenze semilavorati» a fine periodo
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3.IMPRESE DI SERVIZIO
–giacenze materiali
–giacenze immateriali
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3. F.I.F.O. (first in first out) l’impresa fa la scelta
di decidere di vendere prima i beni che sono stati
acquistati per primi
F.I.FO.
•Rispetta il principio di competenza perché approssima il flusso fisico
•Rappresenta adeguatamente il valore delle rimanenze (approssima i valori correnti delle rimanenze)
L.I.F.O.
•Rispetta il principio di competenza (ricavi e costi entrambi a prezzi correnti)
•Impatto fiscale favorevole con prezzi crescenti (aumenta il cash flow) = considerando il calcolo del
reddito nel CE, più saranno alti i costi, meno sarà il reddito. Questo è un bene dal pdv fiscale perché le
imposte sono calcolate come percentuale dal reddito MA l’utile per azione peggiora → non è un bene
per gli azionisti
•Valorizzazione delle rimanenze potrebbe essere molto bassa in periodi di prolungata inflazione e
rimanenze crescenti (aumenta la differenza tra costo storico e valore attuale). Col tempo non è una
rappresentazione adeguata delle attività in tempo reale
Per il principio di integrità nei criteri di valutazione, bisogna specificarlo nella nota integrativa
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Coerentemente con il concetto di prudenza le rimanenze, a prescindere dal criterio di valorizzazione
scelto, devono essere valorizzate al minore fra il costo e il loro valore di mercato.
In talune circostanze può esserci evidenza che il valore dei beni, se venduti, risulterebbe inferiore al
valore con cui sono stati acquistati sul mercato
I valori di mercato esistono per un numero limitato di prodotti, quindi questa valutazione non è sempre
fattibile
Anche questo indicatore come il precedente è influenzato dall’utilizzare il LIFO anziché il FIFO o il costo
medio ponderato. In presenza di inflazione il LIFO produce un CdV più basso e determina pertanto un
valore più alto della rotazione.
Queste differenze dovrebbero essere considerate quando si pongono a confronto bilanci di imprese
diverse che utilizzano metodi diversi di valorizzazione delle rimanenze e del CdV.
Un modo di risolvere il problema è utilizzare le informazioni presenti nella nota integrativa
Misura quale di ricavo rimane per coprire tutti i costi diversi dal costo del venduto
Cambia al cambiare del settore
Poiché anche il valore di questo indicatore è influenzato dal valore del CdV diversi metodi di
valorizzazione delle rimanenze producono risultati diversi
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Cap. 8 LE IMMOBILIZZAZIONI NON MONETARIE E L’AMMORTAMENTO
NATURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI
I benefici di avere sostenuto una spesa possono
• manifestarsi per intero nel periodo corrente e in tal caso il costo è di competenza del periodo
• manifestarsi in periodi futuri e in tal caso i costi d’acquisto sono un’attività alla fine del periodo (in
proporzione ai benefici futuri che si dovranno ancora manifestare)
→ la spesa è capitalizzata, e se i benefici saranno disponibili per più anni allora l’attività è immobilizzata
Un’attività immobilizzata è interpretabile come un determinato ammontare di servizi disponibile.
Il costo del servizio in un certo periodo deve essere rapportato ai ricavi alla cui realizzazione il bene ha
contribuito nel periodo.
AMMORTAMENTO processo di correlazione fra ricavi e costi delle immobilizzazioni
La quota parte di costo d’ acquisto attribuita al periodo è il costo di competenza denominato spesso
quota di ammortamento o ammortamento, viene sottratta in ciascun periodo al seguito dell’utilizzo
dell’immobilizzazione
ex:
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PRECISAZIONI!!
•I beni a utilità pluriennale di basso costo sono trattati come costi di periodo (principio di rilevanza e
normativa fiscale per valori < €516)
•I costi per manutenzione ordinaria sono costi di periodo (non migliorano le caratteristiche del bene)
•I costi per manutenzione straordinaria sono il più delle volte capitalizzati (migliorano le funzionalità o
allungano la vita utile dell’attività immobilizzata)
AMMORTAMENTO DELLE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
Che cosa caratterizza l’ammortamento rispetto alla capitalizzazione pluriennale?
La differenza sostanziale fra il costo di competenza annuale di una polizza pluriennale e l’ammortamento
di un impianto è nelle diverse difficoltà di calcolo e nella diversa durata della risorsa. La vita utile di
un’immobilizzazione materiale è determinata dal suo deterioramento (vita fisica) o, se più breve, dalla
sua obsolescenza (vita economica)
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3. Ammortamento in base alle UNITÀ
PRODOTTE: benefici misurabili in
funzione delle quantità
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AMMORTAMENTO IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
• Beni e diritti immateriali con autonomia tecnica, economica e giuridica che ne consente la separabilità e
l’alienabilità (concessioni, licenze, marchi e diritti simili)
•Oneri pluriennali, non separabili dal complesso del patrimonio aziendale (costi di impianto e
ampliamento, costi di pubblicità, costi di ricerca e sviluppo)
•Avviamento (se acquistato a titolo oneroso)
– differenza fra il prezzo d’acquisto di un’impresa e il fair value dell’attivo netto
– fair value dell’attivo netto: valore di mercato delle attività meno i valori di presunta estinzione degli
obblighi verso terzi
– può esistere solo a seguito di una transazione d’acquisto
– ammortizzabile entro un periodo di 5 anni
• Immobilizzazioni immateriali con vita utile finita (es brevetti)
– l’allocazione del costo ai periodi di vita utile del bene si chiama ancora ammortamento
– è lineare se il pattern di consumo non è ben identificabile
– sono ammortizzate direttamente in conto (cioè senza fondo ammortamenti)
• Immobilizzazioni immateriali con vita utile indeterminata (es licenze rinnovabili automaticamente,
marchi
– non sono ammortizzate
–l’impairment test per stimare la perdita di valore
•Brevetti, copyright (con vita utile finita): quota non superiore al 50% del costo
•Migliorie ai beni in affitto: capitalizzabili ma con vita utile che è quella del contratto (non quella fisica)
•Costi di ricerca di base e applicata: non ammortizzabili
–Solo i costi di sviluppo: ammortizzabili in 5 anni
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Cap. 10 IL RENDICONTO DEI FLUSSI DI CASSA statement of cash flows
È uno dei quattro documenti del bilancio e ci mostra come varia la cassa, cioè differenza tra incassi ed
esborsi. Può essere dedotto dallo SP e CE.
Non è obbligatorio per tutte le aziende (articolo 2423 del conto economico) MA un comma stabilisce
l’obbligo di specificare info complementari per il bilancio che possono essere espresse proprio dal
rendiconto dei flussi di cassa. Sono state stabilite delle specifiche su come redigerlo, non è obbligatorio
per aziende piccole o chi può redigere un bilancio abbreviato. È obbligatorio per tutte le società quotate
in borsa e per chi ha:
- totale attivo in bilancio di almeno 4 400 000
- totale ricavi 8 800 000
- dipendenti medi 50
Per cassa non si intende solo il denaro contante fisico in possesso dell’azienda, ma anche conti correnti
attivi, scoperti bancari, titoli in portafoglio come buoni del tesoro e titoli di mercato finanziario che sono
brevemente e facilmente convertibili in denaro
Importanza del documento
- facilitare previsione dei flussi di cassa futuri
- giudicare modalità con cui il management produce e utilizza denaro
- determinare la capacità dell’azienda di pagare interessi, dividendi, debiti
FLUSSI DI CASSA SU GESTIONE CORRENTE incassi ed esborsi riferiti a tutte quelle attività che
hanno a che fare con acquisto, trasformazione e vendita.
incassi: dai clienti, di crediti commerciali, riscossione interessi attivi
esborsi: pagamento dipendenti e fornitori
METODO DIRETTO
Ho incassi ed esborsi della cassa in modo diretto, le categorizzo. È facile per attività piccole, ma non per
aziende grandi
METODO INDIRETTO
Prendo info dello SP e CE e le trasformo in flussi di cassa: dal principio di competenza si torna a quello
di cassa, grazie a rettifiche e costi
Attività = passività + CN
attività diverse da cassa + cassa = passività + CN
cassa + attività correnti + attività immobilizzate – fondo ammortamento= debiti operativi + debiti finanz +
capitale sociale + riserve di utile
riserve di utile = reddito netto – dividendi
→ reddito netto + fondo ammortamento – (attività correnti – debiti operativi) – attività immobilizzate +
debiti finanziamento + capitale sociale – dividendi = cassa e liquidità
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RETTIFICHE
-Al reddito aggiungiamo
ammortamenti e altri accantonamenti
perché sono costi fittizi siccome non
generano un esborso vero e proprio,
se non quando acquistiamo il bene
- per variazione del capitale circolante
(possono essere valori negativi o
positivi) come crediti commerciali
netti, debito vs fornitori, rimanenze,
TFR, rischi e oneri, risconti e ratei
attivi, risconti e ratei passivi
Esempio
Risultato netto= 24 Dividendi in contanti =10 Quindi: delta riserve utili: 70-(56+24)= -10
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Cap. 11 L’ANALISI DI BILANCIO
Lo scopo ultimo dell’analisi di bilancio è quello di comprendere «lo stato di salute dell’azienda» ovvero la
sua attitudine a operare in condizioni di equilibrio economico, patrimoniale e finanziario
L’analisi di bilancio può essere
– Dinamica basata su analisi di flussi (ad es il rendiconto dei flussi di cassa)
– Statica basata su indici di bilancio financial ratios
E serve per
–Valutare lo stato di salute dell'azienda
–Comunicare info essenziali e di facile comprensione agli stakeholder
–Programmare e controllare la gestione futura
- confrontare la stessa azienda in momenti diversi o aziende diverse
INDICATORI DI PERFORMANCE GLOBALE o INDICATORI SINTETICI
È una definizione generale: abbiamo 3 significati di investimento (totale attività, capitale netto, capitale
investito) → 3 indicatori ROI
Valuta la redditività di tutte le attività a prescindere da come l’impresa sia indebitata cioè dalla
composizione delle fonti.
Al numeratore il reddito è rettificato: il costo del debito beneficia dell’effetto fiscale degli interessi passivi e quindi va
calcolato al netto di tali benefici
È spesso utilizzato per giudicare la performance delle divisioni di imprese multidivisionali senza un
proprio bilancio (i responsabili delle divisioni non controllano il mix delle fonti finanziarie, hanno solo
controllo sulle strategie di business quindi sulla redditività)
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Misura quanta ricchezza è stata prodotta per la proprietà cioè il ritorno dell’investimento della Proprietà
diretto (apporti di capitale) e indiretto (riserve utili)
Interessa dunque la Proprietà e potenziali detentori di capitale di rischio (ex: azionisti), il management
responsabile delle scelte della Proprietà
Il reddito è quello netto (sconta cioè gli interessi passivi) perché la Proprietà ha diritti sul reddito netto
Valuta la redditività del Capitale investito, dunque il ritorno delle sole fonti di finanziamento
esplicitamente onerose
E’ spesso utilizzato dai responsabili finanziari di corporate consapevoli che i debiti di regolamento “si
pagano da soli”/a tasso zero/ implicito
Se i responsabili divisionali avessero un controllo sui debiti di regolamento, allora potrebbe essere un
indicatore di performance anche di questi attori
ROA e RONA possano essere utilizzati per paragonare la situazione di imprese diverse (prescindono dalla struttura finanziaria
delle imprese)
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È il più generale indicatore di mercato di performance globale
P/E = Price/ Earnings ratio indica come gli investitori valutano la performance futura (quanti € sono
disposti a pagare per 1€ di utili) → un valore alto indica che l’impresa ha buone opportunità di crescita
Varia da settore a settore e dipende dalle condizioni generali economiche. Il management non controlla
il numeratore
E’ un modo per monitorare il rapporto con l’esterno e paragonarsi ad altre imprese quotate
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INDICI DI PROFITTABILITÀ o INDICATORI ANALITICI
Ogni voce del CE può essere espressa in percentuale dei ricavi:
- margine lordo % = margine lordo/ricavi
- RAI = reddito prima delle imposte/ricavi
- reddito % netto = reddito netto/ricavi
Analisi verticale: confronto la stessa voce in periodi diversi in percentuale di un singolo
Il reddito netto non è un indicatore di performance globale perchè ingloba componenti di gestione
accessoria, straordinaria e i c.d. «costi fittizi»
Sono importanti le configurazioni intermedie di reddito:
•Margine lordo = Ricavi-CV
•Risultato operativo caratteristico=Margine lordo –costi operativi
EBITDA: Earnings before Interests, Taxes, Depreciation and Amortization
Esclude i costi «fittizi» (costi che non generano esborsi verso l’esterno), quindi ammortamenti e
accantonamenti ai fondi
Alcuni analisti finanziari non reputano giusta l’esclusione dell’ammortamento il cui costo di finanziamento
dovrebbe essere considerato per un’immagine più fedele
Proprio però perché non considera l’ammortamento, l’EBITDA fornisce una buona base di confronto
della performance operativa fra aziende diverse
L’EBITDA è un dato più importante dell'utile per gli analisti finanziari perché permette di vedere
chiaramente se l'azienda è in grado di generare ricchezza tramite la gestione operativa, escludendo
quindi le manovre fatte dagli amministratori dell'azienda (ammortamenti e accantonamenti, ma anche la
gestione finanziaria), le quali non sempre forniscono una visione corretta dell'andamento aziendale
Poiché l'EBITDA è una rapida approssimazione del valore dei flussi di cassa prodotti da una azienda,
esso è utilizzato per approssimare il valore della stessa
INTERPRETAZIONE DEGLI INDICI DI PROFITTABILITÀ
Possibili motivi reddito % non soddisfacente:
•Promozione (riduzione del prezzo) che non ha aumentato sufficientemente i volumi di vendita (ricavi)?
• Aumento del costo del venduto? Incidenza minore del CdV rispetto ai costi totali (incapacità di
assegnare i costi ai prodotti venduti)
• Investimento significativo? (pubblicità, assunzione nuovo personale R&D/amministrativo/ nuova forza
commerciale)
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Misura la performance dell’azione in un determinato periodo di tempo
Quando il numero delle azioni in circolazione cambia nel corso dell’anno, allora si utilizza il valore medio
pesato nel periodo
INDICI DI EFFICIENZA NELL’UTILIZZO DEGLI INVESTIMENTI O INDICATORI DI ROTAZIONE
Quanto velocemente gli investimenti attraversano l’impresa oppure di quanto i ricavi superano il valore di
un determinato investimento. Settori diversi hanno valori diversi di turnover → il confronto tra imprese
non è significativo
Le imprese che hanno valori bassi di questo turnover sono dette capital intensive. Sono imprese che
risentono molto degli andamenti congiunturali (del calo dei ricavi) perché molti costi collegati agli
investimenti in immobilizzazioni materiali sono prevalentemente fissi
CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
Si riferisce alla capacità dell’azienda di fare fronte alle sue obbligazioni correnti che si determinano lungo
il suo ciclo operativo
attività circolanti (liquidità, crediti commerciali, costi anticipati, rimanenze) - passività a breve termine
Si usa il termine «circolante» perché comprende le risorse aziendali che nel breve periodo si rinnovano
(circolano)
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La differenza deve essere sempre positiva, cioè le attività circolanti devono superare le passività a breve
in modo congruo per non mettere a rischio la solvibilità dell’azienda; più è alto il valore, più l’impresa è in
grado di autofinanziarsi. Se la differenza è negativa, l’azienda sta usando le passività a breve per
finanziare le attività immobilizzate (la struttura produttiva dell’azienda è quindi a rischio)
E’ un indicatore “simmetrico” del tempo medio di incasso del credito commerciale (crediti
commerciali/ricavi/365)
I debiti di regolamento sono principalmente i Debiti verso fornitori e i Costi sospesi di natura operativa
I costi operativi sono quelli che hanno come contropartita i debiti operativi presenti a numeratore
In questo indice è escluso il TFR, che non è parte del sistematico flusso di pagamento; sono esclusi
anche ricavi anticipati e anticipi da clienti
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INDICI FINANZIARI
Focalizzano la performance finanziaria liquidità e la solvibilità aziendali) non quella operativa:
•Liquidità: capacità di fare fronte agli obblighi di breve termine (quoziente fra attività e passività correnti)
•Solvibilità: capacità di pagare gli interessi e le quote in conto capitale collegate ai debiti finanziari di
lungo termine (es il rapporto fra il flusso di cassa della gestione corrente e i debiti finanziari)
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LA POLITICA DEI DIVIDENDI
CONFRONTI
•Base di confronto
– E’ possibile redigere report accurati sulla performance ma trovare uno standard adeguato non è
semplice
– La performance è multidimensionale migliorando il valore di un indice (es liquidità) si potrebbe
peggiorare quello di un altro indice (es indebitamento). C’è un trade off
– Gli standard devono essere pensati come intervallo (es liquidità fra 1,5 e 2,5), anche in questo caso lo
standard varia in base al business/settore
→ gli standard
1. L’esperienza questi std (benchmark) soggettivi sono più importanti di quelli fondati su un confronto
automatico
2. Il budget il confronto dipende
1 dalla cura con il quale è stato sviluppato
2 dalla successiva validità delle ipotesi in esso contenute (es recessione non prevista e prevedibile)
Sono std meno problematici di quelli storici
3. I dati storici sono i dati storici un buono std di performance? (es Roi che passa da 1 a 2%?) Le
condizioni sono cambiate?
4. I benchmark esterni differenze ambientali e contabili, problema del ceteris paribus difficile realizzare
un benchmark valido
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•Differenze di situazione nel confrontare imprese diverse
•Cambiamenti di potere d’acquisto della moneta (soprattutto nelle analisi storiche)
•Definizioni differenti degli indici nel caso viene segnato nella nota integrativa
•Stagionalità e operazioni di “pulizia” del bilancio effettuate dalle imprese prima dei momenti in cui viene
redatto lo SP
LIMITI ANALISI BILANCIO
Il bilancio riporta
• Unicamente gli effetti misurabili in termini monetario e non competenze, brand, reputazione, strategie
per produrre ricchezza, ecc..
• Unicamente dati su ciò che è accaduto, ma non raccontano tutta la storia dell’azienda
• Non riporta il valore di mercato delle attività non monetarie (se non applicando il fair value)
• Il valore di molte voci è stimato (Rimanenze FIFO, LIFO, costo medio valore contabile netto delle
immobilizzazioni per effetto dell’ammortamento, vita utile accantonamenti a fondi rischi)
In sintesi, NON RIPORTA IL VALORE DI MERCATO DELL’AZIENDA
BILANCIO INTEGRATO
Il bilancio deve essere un racconto coerente che presenta diversificazione dei contenuti, delle forme, dei
destinatari e degli strumenti di comunicazione per:
– offrire il più possibile informazioni rilevanti per tutti gli stakeholder che hanno interessi differenti
– razionalizzare i messaggi garantendone efficacia, trasparenza e convergenza rispetto alle attese.
In realtà non si è ancora arrivati al punto in cui il bilancio civilistico e di sostenibilità hanno lo stesso
rigore del bilancio economico. Ci sono pochi standard e le aziende si prendono le proprie libertà
Il bilancio integrato si propone di informare gli stakeholder su:
– le strutture di governo dell’azienda
– le relazioni interne ed esterne dell’azienda
– i collegamenti fra attese, orientamenti gestionali, comportamenti e risultati.
A. Introduzione all’azienda e al suo settore
• L'ambiente esterno, che influisce sull'organizzazione (mercati, industrie, contesto sociale e ambientale)
• Le risorse e le relazioni utilizzate e influenzate dall'organizzazione, suddivise in: finanziarie, produttive,
intellettuali, umane, sociali e relazionali, e naturali.
• La modalità con cui l'organizzazione interagisce con l'ambiente esterno e i capitali per creare valore nel
breve, medio e lungo termine.
B. La creazione di valore per l'organizzazione e per altre entità
Il valore creato da un'organizzazione nel tempo si manifesta attraverso gli aumenti, le riduzioni o le
trasformazioni dei capitali provocati dalle attività aziendali con i relativi output. Un valore creato per
l'organizzazione stessa, che consente ai fornitori di capitale finanziario di conseguire ritorni economici, e
altre entità (ad esempio gli stakeholder e la società in generale).
C. Stock e flusso dei capitali
Il successo di qualsiasi organizzazione dipende da vari tipi di capitale:
• Capitali di tipo finanziario
• Capitale produttivo (edifici, macchinari, infrastrutture)
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• Capitale intellettuale (proprietà intellettuale, conoscenze e competenze organizzative). Un obiettivo
delle aziende è quello di imporre il proprio status quo nel settore in cui opera
• Capitale umano (capacità, competenze, esperienze, motivazioni del personale)
• Capitale sociale e relazionale (relazioni e iniziative con i principali stakeholder, fiducia, reputazione,
ecc.)
• Capitale naturale (come l’azienda usa risorse ambientali rinnovabili e non rinnovabili, come aria, acqua,
terra, biodiversità, spiegare in che modo l’azienda adotta un approccio responsabile e sostenibile nel
confronto dell’ambiente)
D. Il modello di creazione di valore dell’azienda: la missione, visione, strategia e modello di business che
contribuiscono alla creazione di valore usando i capitali a disposizione
business model di solito manca cioè il modello organizzativo con cui l’azienda genera ricchezza
rischi e opportunità in termini di: condizioni economiche, cambiamenti tecnologici, questioni sociali e
sfide ambientali
La mission e la vision riguardano l'intera organizzazione e definiscono lo scopo e il fine di quest’ultima in
termini chiari e concisi.
Governance: La struttura della leadership dell'organizzazione, quindi il modello di supervisione, controllo,
guida e organizzazione dell’azienda (chi e come prende le decisioni strategiche, come la leadership
incentiva e monitora l’implementazione della strategia aziendale, la modalità con cui la cultura, l'etica e i
valori dell'organizzazione si riflettono sull'utilizzo dei capitali, incluse le relazioni con gli stakeholder
chiave, e sugli effetti che ne derivano)
Performance: sistemi di contabilità, monitoraggio e controllo che portano alla realizzazione dei risultati
Indicatori KPI (key performance indicators):
– Indicatori quantitativi relativi a target, rischi e opportunità, che ne illustrino il significato, le implicazioni, i
metodi e le ipotesi utilizzate per calcolarli
– Gli effetti positivi e negativi prodotti dall'organizzazione sui capitali, inclusi gli effetti materiali sui capitali
a monte e a valle della catena del valore (integrazione con clienti e fornitori)
– La qualità delle relazioni con gli stakeholder chiave e il modo in cui l'organizzazione soddisfa le loro
esigenze e i loro interessi legittimi
– I collegamenti fra performance passate e attuali, fra performance attuali e ciò che si prospetta.
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Prospettive future dell’azienda: come si intende migliorare lo status quo, future mosse strategiche,
cambiamenti importanti in vista, previsioni sull'ambiente esterno che l'organizzazione dovrà
probabilmente affrontare nel breve, medio e lungo termine, possibili effetti sull'organizzazione, gli
strumenti attualmente disponibili all'organizzazione per rispondere alle sfide e alle incertezze critiche che
possono presentarsi.
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