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ALL'ANNO 2019 2020
ECONOMIA AZIENDALE II
marco maffei federico ii
Economia Aziendale II
Università degli Studi di Napoli Federico II
76 pag.
l’economicità permette di mantenere la durabilità e l’autonomia in quanto nel lungo periodo consiste
nell’ottenimento di due equilibri:reddituale e monetario.Sebbe sappiamo che l’impresa è influenzata da fattori non
economici data la sua impostazione di istituto economico-sociale,si preferisce analizzare il comparto monetario e la
relativa economicità di quest’ultimo al fine poi di perseguire anche altri obiettivi.
Nell’ambito del lavoro si sviluppano pienamente le prime due privilegiando la dimensione quantitativa.
L’analisi di bilancio fornisce sintomi e NON LE CAUSE dei fenomeni e in particolare nel GIUDIZIO COMPLESSIVO
rientrano le interpretazioni quantitative e qualitative in quanto il bilancio dev’essere analizzato anche in quelle
componenti qualitative(contesto in cui opera l’impresa,strategie perseguite,business model,grado di concorrenza e
innovazione) e quantitative non monetarie.Proprio a tali componenti non quantitative in termini monetari,il
D.Lgs.n.254/2016 stabilisce che per alcune imprese e gruppi di grandi dimensioni alcuni obblighi comunicativi
riguardanti ad esempio: tematiche ambientale,sociali,attinenti al personale,al rispetto dei diritti umani,alla lotta contro
la corruzione attiva e passiva.
ANALISI DI BILANCIO DURANTE IL TEMPO: al fine di fornire un’analisi completa,risulta inefficace analizzare un solo
periodo che magari è stato influenzato da eventi positivi difficilmente ripetibili,ma è molto efficace analizzare bilanci
consecutivi (tre o quattro anni) al fine di esprimere valutazioni esaustive conferendo alle informazioni il giusto
carattere dinamico.Anche analizzare periodi troppo lunghi,analogamente ai periodi troppo brevi,può generare
difficoltà in termini di omogeneità quando ci si trova in condizioni economiche in rapido mutamento.Infatti dopo una
crisi importante,si compara (perché è la comparazione che c’interessa e non la distanza da un periodo le cui condizioni
economiche non sono replicabili)il bilancio attuale con quello prima della crisi quando però il livello dei parametri pre-
crisi sono raggiungibili.
La struttura del bilancio come prevista dalla normativa non permette di ottenere indicazioni esaurienti sulla concreta
situazione reddituale.Ciò conduce alla necessità di rielaborare le informazioni attraverso alcuni interventi
riconducibili alle tre tecniche precedentemente elaborate(1.1):
Quindi l’analisi di bilancio risponde alle seguenti domande:qual è la situazione economica globale dell’azienda?
Quali sono le cause?Quali sono le aree su cui è necessario concentrare l’attenzione?I problemi emersi sono
temporanei o duratuti?.Al riguardo,le fasi rilevanti sono:
3 costruzione di indicatori
Tornando al discroso precedente dei 5 punti,questi sono seguiti in linea generale sempre,tuttavia bisogna
analizzare diversi fattori o elementi al fine di usare la migliore metodologia possibile;sono i seguenti
-attività svolta: imprese con/senza attività regolamentata,nel primo caso,sono disponibili ovviamente maggiori
informazioni quali-quantitative.
La metodologia proposta ha il fine di analizzare l’assetto economico globale in 4 sottosistemi ognuno dei quali fa
riferimento a una dimensione strutturale rilevante:
1 solidità
2 redditività
3 liquidità
4 sviluppo
Nell’ambito delle singole dimensioni utilizzando indici di primo livello si identificano gli elementi base del sistema,i
quali indici di primo livello possono essere approfonditi da indici di secondo livello anche non sempre è necessario
utilizzarli. Nella fase successiva si individuano le relazioni tra le singole dimensioni sovracitate.
1.3 IL BILANCIO COME STRUMENTO DI SODDISFACIMENTO DEI FABBISOGNI INFORMATIVI DEI DIFFERENTI
DESTINATARI E UTILIZZATORI:
I destinatari sono svariati e non tutti in realtà riescono a soddisfare i propri fabbisogni,quindi si distinguono in effettivi
e teorici .Infine il bilancio destinato a pubblicazione risulta essere l’unico strumento informativo per quei soggetti terzi
che non hanno strette relazioni con l’impresa tali da fornire loro delle informazioni interne.Ecco l’elenco dei
destinatari:
-conferenti di capitale di risparmio: Utile per i soci di moniranza e per valutare il ritorno dell’investimento effettuato
-manager e azionisti delle piccole e medie imprese:le loro conoscenze sull’andamento economico sono effettuate
attraverso strumenti di controllo della gestione,ossia attraverso il management accounting si valuta l’operato dei
manager per definire un loro licenziamento o un rinnovo di contratto TRA LE FUNZIONI PRINCIPALI
-conferenti capitale di prestito:i finanziatori concentrano la loro attenzione sul grado si solvibilità (a breve e medio
lungo termine) e più il prestito è lungo più l’analisi è approfondita.Tra coloro che prestano rientrano le banche,le
società di leasing,le società di factoring.
-prestatori di lavoro e sindacati: quando esistono politiche di remunerazione in base ai risultati di bilancio e a tal
proposito esiste l’indicatore del valore aggiunto o margine operativo lordo e dalla lettura è possibile fare
considerazioni su politiche attuali e future di crescita,di consolidamento dell’impresa,oltre che della sostenibilità di
incrementi salariali e paini pensionistici.
-concorrenti: TRA LE FUNZIONI PRINCIPALI,si usa per individuare punti di forza e debolezza e inoltre si confrontano
gli indici delle altre imprese con l’impresa propria per vedere i propri indici come sono comparabili rispetto a quelli del
mercato in generale
-clienti: anche qua l’intersse è limitato fatto salvo il caso in cui c’è uun rapporto contrattuale rilevante.Inoltre le
difficoltà economico-finanziarie dell’azienda fornitrice possono ripercuotersi sull’azienda cliente.
-revisori: TRA LE FUNZIONI PRINCIPALI, è la base su cui operano tali soggetti quindi per loro è fondamentale per
individuare aree critiche su cui porre l’attenzione, del grado di economicità e del rischio operativo,finanziario e
complessivo.Inoltre siccome il revisore ha un rapporto stretto con l’impresa è imputato proprio alla costruzione del
bilancio.
-agenzie di rating:l’analisi di bilancio non è fondamentale in quanto loro si avvalgono di molteplici elementi.
-amministrazione finanziaria: usano il risultato emergente dal conto economico per il calcolo dell’imposizione
tributaria
-amministrazione pubblica:poco interssata salvo il caso in cui sussista rapporto di appalto e le dimensioni critiche
sono rappresentate da solidità e redditività
-ricercatori: è elemento primario per attuare indagini con finalità conoscitive e scientifiche
-utilizzatori intermedi o con fini statistici: i primi sono le imprese che forniscono analisi su specifiche imprese o su
determinati settori di attività,i secondi si occupano dell’andamento globale economico di determinati settori o aziende
utilizzando strumenti statistici.
-consumatori e opinione pubblica: analizzano costi pubblicitari,ambientali,della sicurezza e della qualità.Per questi
interlocutori è più rilevante il bilancio ambientale.
Dopo aver definito finalità e metodologia di analisi si presentanto tre condizioni limitanti
2 alla scelta degli strumenti: si ricordano le metodologie di riclassificazione non coerenti con obiettivi
perseguit,modesta espressività dei singoli indici slezionati,mancata ricerca di indici specifici per la realtà indagata.
3 all’utilizzo degli strumenti: mancato ricorso al sistema di indici in fase interpretativa,esclusione delle variabili flusso
nella costruzione degli indici,assenza di nessi con l’analisi della dinamica finanziaria.
L’ultima condizione riguarda la fase interpretativa infatti è necessario utilizzare un gruppo di indici dalle cui relazioni
tra loro sia matematiche che logiche si possano estrapolare gli elementi per effettuare la valutazione(la valutazione
avviene in base ai risultati matematici in sintesi).La fase preliminare della determinazione degli indici è individuare i
loro LIMITI infatti la loro applicazione dev’essere ragionata e NON MECCANICA perché come già detto,se esistonon
indici validi nella generalità non si può escludere di formularne dei nuovi poichè meglio adatti a perseguimento di
determinati scopi conoscitivi.Un indice considerato singolarmente non fornisce indicazioni particolari ed è solo un
numero diviso per un altro,va messo a confronto con altri parametri e in un sistema in cui assumono importanza le
relazioni di interconnessione tra gli elementi..Da ciò discende che non riveste nessun significato attribuire un valore
“normale”o “standard” ad un indice poiché quest’ultimo dipende dalle condiioni in cui opera l’azienda e dalle sue
scelte operative.
AD ESEMPIO: il rapporto d’indebitamento da solo non dà informazioni sulla solidità, ma dev’essere correlato da
grado di rischio operativo e finanziario per dare un buon grado di solidità dell’azienda.E la sua interpretazione sarà
ancora più differente se l’azienda appartiene a un settore maturo,in espansione o in declino o ad alta tecnologia.
ALTRO ESEMPIO RIGUARDA I VALORI ANOMALI:ad esempio un costo medio del denaro superiore a qualsiasi tasso di
usura o una durata del magazzino di anni.in questi casi si deve capire la ragione del valore anomalo ed escluderlo
dall’analisi.
Altro caso di valori anomali:quando un indicatore ha numerato o denominatore negativo e ci si chiede se utilizzarlo o
meno ad esmpio: se si calcola il rapporto tra reddito netto e mezzi propri non vi sono problemi a fronte di una
perdita che determina redditività negativa il problema si pone quando i mezzi propri hanno segno negativo e in
questo caso,matematicamente,l’indice è “positivo”ma la situazione reddituale è compromessa.
Altro caso di valori anomali per il rapporto d’indebitamento: dato da debiti/mezzi propri,se i mezzi propri sono
negativi,l’indicatore non è espressivo.
IL PUNTO CHIAVE E’ VALUTARE CON ATTENZIONE I VALORI UTILIZZATI PER IL CALCOLO,COSI COME EMERGENTI
DALLA RICLASSIFICAZIONE.
Inoltre quello specificato per gli indici vale anche per le risorse finanziarie e in partiolare e in aggiunta gli indici e i
flussi forniscono informazioni differenti ma sono complementari.Quindi se tra i due non esistono momenti di
integrazione qualitativa-quantitativa l’analisi sarà carente e quindi poco significativa.
L’analisi tramite indici sintetizza la situazione patrimoniale,finanziaria e reddituale.Cio porta a due riflessioni:
LA SECONDA:le due analisi sovradescritte non sono alternative e ci introducono al fatto che l’azienda dev’essere
paragonata ad agenti esterni o interni.
1 il concetto di settore è troppo ampio e molte imprese operano in più settori costringendo ad individuare quello
principale in base al fatturato.Questa problematica di dimensione del settore,aumenta al crescere delle dimensioni
dell’azienda.
2 proprio per la sua ampiezza,il suo valore medio è poco indicativo se non correlato a indicatori che indicano il grado
di variabilità.
3 riaguarda le modalità di calcolo:infatti due elementi devono essere omogenei,nel senso che devono avere stesse
modalità di calcolo,infatti nella realtà esistono indicatori dallo stesso nome,ma calcolati in modi differenti,in
particolare per gli indici di redditività.
a) attribuzione dell’impresa al settore di appartenenza: nel caso in cui non è determinabile facilmente si fa
riferimento al codice ateco(particolare limite perché è un codice “generale”)che ha valore statistico e non è
molto preciso perché è frequente che le imprese tra loro concorrenti abbiano differenti codici.
b) Individuazione dei dati comparativi: le principali fonti “pubbliche”disponibili sono rappresnetate dalle
pubblicazioni di mediobanca.Un problema da non trascurare è l’aggiornamento che per ragioni di
disponibilità dei bilanci è molto lento.
c) Valutazione del grado di comparabilità: è il momento più critico e serve a comprendere come il soggetto
fornitore dei dati riclassifica i bilanci,quali indicatori utilizza e come vengono calcolati.
d) Adattamento e confronto: siccome non esiste uniformità tra metodi e valori medi,dopo un adeguamento si
procede al confronto.E’ utile per analizzare struttura patrimoniale e finanziaria piuttosto che la
redditività,perché si identificano per struttura patrimoniale e finanziaria più omogeneità.
Vi sono alcune società specializzate nell’analisi di peculiari settori di attività che costruiscono specifici valori
medi,tuttavia tali informazioni non sono di libera consultazione.
A causa di tutti questi limiti è preferibile ricorrere in luogo delle medie di settore ai valori comparto relativi ai
concorrenti diretti o ad altri riferimenti esterni.
Si sostituisce il concetto di settore con quello meno ampio di comparto,inteso come l’insieme dei concorrenti
diretti,che facilita la comparabilità e l’individuazione di punti di forza e debolezza.Tuttavia è necessario valutare in
via preliminare la data di chiusura dei bilanci(date differenti rendono malcerta la comparabilità) e i principi
contabili usati(principi contabili non omogenei sono frequenti in aziende che operano in paesi diversi e che non
usano IAS E IFRS),quindi l’analista deve definire se queste differenze possono incidere sull’analisi,che si articola in
4 fasi
3 individuazione delle imprese del comparto eliminando quelle che ad esempio sono commerciali mentre le altre
sono produttive in quanto potrebbero alterare alcuni indicatori
4 comparazione attraverso il calcolo di indici medi e se necessario di indicatori di variabilità(tanto più necessari quanto
maggiore è la numerosità delle imprese).In questa fase si individua la posizione dell’impresa rispetto alle concorrenti
e i relativi punti di forza e di debolezza.
2 valori standardizzati
Utilizzando i valori standardizzati si ottengono le stesse informazioni in modo diretto e sintetico infatti appare subito la
differenza tra singola impresa e valore medio..Tale trasformazione è caratterizzata dal possedewre una media pari a
zero e uno scarto quadratico medio pari a 1.Quindi C ha un ROI che diverge dal valore medio di 1,17 volte in
negativo,cioè presenta uno scarto di 1,17 volte dalla media.B ha il ROI migliore con 1,5 volte in positivo.Questa
seconda modalità è più semplice perché il valore di riferimento è zero che in una rappresentazione grafica coincide
con l’origine degli assi.Infine essendo i valori standardizzati dei numeri puri è possibile sommare tra loro indici
differenti per determinare uno score sintetico e al crescere del valore,migliore sarà lìimpresa.La disponiblità dei valori
medi rappresenta una delle modalità di confronto:analisi più mirate possono consistere nel confronto diretto con una
delle imprese del comparto quale ad esempio le leader.
ALTRE AGGREGAZIONI:
esistono altre aggregazioni che possono rivestire sia il ruolo di soggetto da analizzare,sia quello di parametro di
riferimento per la singola impresa e sono le filiere,le reti i distretti,l’area geografica e la dimensione.
i rapporti sistemici:
si osserva la coerenza interna del sistema:un indicatore è valutato positivamente se in equilibrio.ESEMPI:effetto della
leva finanziaria,della composizione del ROI,dal confronto tra tassi di crescita e del capitale investito e dei mezzi
propri,tuttavia forniscono informazioni sulla singola impresa,quindi interne e non la situazione rispetto ai concorrenti
e all’esterno.
Quozienti storici
Rappresentano la base di partenza “naturale” per ulteriori indagini ed sono di riferimento per analisi orizzontali.
Quozienti obiettivo:
INFINE:le singole tipologie si parametri come già detto non sono alternative quindi possono essere usate tra di loro
oltre che essere complementari.
CAPITOLO 2
2.1 LE FASI DELLA METODOLOGIA DI LETTURA:
Nell’ambito della lettura di bilancio destinato a pubblicazione esiste il momento preliminare della lettura che è una
fase non temporalmente,ma logicamente precedente alle successive fasi di formulazione di indici e
interpretazione.L’analisi in sé non è meccanica,quindi non è destinata a formulare indici,bensì è composta da fasi di
lettura e interpretazione di documenti importanti di integrazione come la Nota Integrativa e la Relazione sulla
Gestione,quindi questa lettura preliminare,individua:il quadro di riferimento all’interno del quale collocare
l’impresa,gli elementi di criticità da approfondire,le caratteristiche distintive.Dunque la lettura è cosi strutturata:
-PREDISPOSIZIONE DI UNA METODOLOGIA SPECIFICA: per la comprensione delle relazioni tra combinazione
economico-produttiva e sistema dei valori(2.1 e 2.22)
1 lettura della relazione sulla gestione: la relazione sulla gestione fornisce indicazioni riguardo le condizioni
dell’ambiente economico nel quale opera l’impresa,l’evoluzione dei mercati di sbocco e approvigionamento,scelte di
investimento e finanziamento,quindi sull’andamento gestionale complessivo.E’utile per comprendere i rischi e
incertezze legati all’impiego di strumenti finanziari derivati tenendo conto anche delle eventuali coperture poste in
essere che riguardano l’azienda.
2 lettura della nota integrativa: in questa fase occorre valutare la concreta funzione informativa e il grado di
analiticità al di là delle indicazioni obbligatorie per legge degli art 2427 e 2427-bis .Deve permettere di interpretare i
valori specialmente di specie residuale o di particolare rilievo ed è necessario capire e verificare l’esistenza di alcune
deroghe date da leggi speciali e comprendere gli effetti da queste prodotti nonché esaminare attentamente la scelta
data l’eccezionalità del fenomeno.
3 lettura delle tavole di sintesi: Per Conto Economico e Stato Patrimoniale le difficoltà di comprensione e
comparabilità sono quasi nulle dato che sono tavole relativamente vincolate nella loro redazione,anche se possono
essere modificate parzialmente grazie all’art.2423-ter ed è di fondamentale importanza capire origine e specie di
alcune classi,come riserve o fondi.
Per il rendiconto finanziario: essendo che il codice civile non presenta uno schema di riferimento vincolante questo è
estrapolato implicitamente dall’OIC 10,quindi è necessario prestare particolare attenzione a come il documento è
costruito dato l’alto grado di innovatività per molte imprese italiane.
4analisi delle principali variazioni intervenute nelle classi di valori delle tavole di sintesi: Per legge nelle tavole di
sintesi sovradescritte (C.E. S.P) sono inseriti anche i valori dell’esercizio precedente,quindi quelle variazioni
significative sono da tenere d’occhio per trovarne le cause determinanti ed eventualmente approfondire se necessario
5lettura delle tavole integrative al bilancio: in tali prospetti ci sonoo informazioni che non sono contenute nella nota
integrativa ad esempio la natura di crediti e debiti e in particolare queste tavole integrative sono: prospetto nella
variazione del patrimonio netto,stato patrimoniale e conto economico riclassificati eventualmente integrati da alcuni
indicatori(raro il rendiconto riclassificato),i valori per segmenti di attività,lo schema per la determinazione della
posizione finanziaria netta
6lettura critica dei criteri di valutazione: è fondamentale capire se l’azienda ha cambiato i criteri di valutazione da un
anno all’altro e i loro effetti sul reddito d’esercizio.
Riferendoci al primo esempio della capitalizzazione dei costi,recentemente si capitalizzano i costi di sviluppo e NON
SI CAPITALIZZANO QUELLI PER PUBBLICITA’ quindi con riferimento ai costi di pubblicità,va capito se sono stati
eliminati retroattivamente dal patrimonio netto oppure se sono stati mantenuti.Con riferimento invece ai costi di
sviluppo va controllato se esistono dei cambiamenti rispetto al passato in particolare rispetto al loro periodo di
ammortamento che deve seguire la vita utile e non più un periodo non superiore a 5 anni,infatti questo potrebbe
generare comportamenti opportunistici da parte delle aziende.ANALOGAMENTE VALE PER L’AVVIAMENTO.
Ultimo aspetto: riguarda i criteri di costo ammortizzato e fair value che sono particolarmente complessi oltre a non
essere obbligatori e non permettono una facile comparabilità.
8identificazione dei componenti straordinari: La nuova normativa ha abrogato l’area E del conto economico riservata
ai componenti straordinari,quindi in base al punto 13 dell’art.2427 si deve indicare in nota la natura e l’importo di tali
componenti straordinarie anche se si nutrono forti dubbi nella loro iscrizione,il che rende più difficoltosa l’analisi.
9analisi incrociata di congruenza tra relazione sulla gestione e nota integrativa: riguarda la verifica delle ragioni della
modifica dei criteri e l’esame di alcune aree di bilancio.
Ad esempio: per gli ammortamenti,nella relazione sulla gestione si dovrebbero trovare le ragioni per le quali in nota
integrativa sono state modificate le aliquote di calcolo.Se ciò non avvenisse ci sarebbe un contrasto tra le informazioni
contenute (in questo caso tra le info della relazione e della nota).
10lettura della relazione del collegio sindacale: il compito del collegio sindacale è di vigilare sull’osservanza della
legge e dello statuto,vigilare sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e sull’adeguatezza dell’assetto
organizzativo,amministrativo e contabile.Sono comunque informazioni utili in fase di interpretazione qualitativa.
11lettura della relazione di revisione(controllo contabile): l’obiettivo è controllare la conformità del bilancio alle
norme civilistiche e ai principi contabili.Assume particolare rilievo la presenza di eccezioni rilevate dai revisori che
possono portare ad attese che non possono essere soddisfatte nel reale e tale fenomeno è detto expectation gap
12 determinazione del grado di discrezionalità e del grado di attendibilità del reddito: L’ESAME E’ SU DUE LIVELLI:
-per aziende “autonome”:ci si riferisce alla rilevanza differente delle quantità economiche certe e quelle
stimate,congetturate nella determinazione del reddito.
-per aziende appartenenti ad un gruppo: il concetto di “attendibilità” richiama la genesi di alcune quantità
economiche certe che si sono formate in base ad una determinazione prezzi-costo e prezzi-ricavo nell’interesse del
gruppo.
13analisi delle principali operazioni intragruppo e della loro possibile influenza sul risultato economico e sulla
situazione patrimoniale: Infatti prima di analizzare un’impresa è necessario determinare il grado di autonomia.
Ad esempio: il bilancio di un’impresa appartenente ad un gruppo può essere influenzato dal gruppo,per esempio
un’azienda può presentare un grande fatturato derivante però da vendite alle società del gruppo,oppure ottenere
finanziamenti agevolati da società del gruppo in base alle dinamiche intragruppo.
Questi primi due permettono di definire l’impatto reddituale derivante dalle operazioni intragruppo.PIU’ SONO
GRANDI COME RAPPORTI E MENO E’ AUTONOMA L’AZIENDA.
Questi altri invece oltre a valutare la struttura patrimoniale e finanziaria,danno informazioni per interpretare i prezzi-
costo e prezzi-ricavo finanziari.
Al ridursi dell’autonomia il bilancio del singolo risulta essere meno espressivo,è quindi più utile consultare il bilancio
consolidato del gruppo.
14 individuazione della rilevanza dedicata a tematiche ambientali e sociali: non è direttamente funzionale
all’analisi ,m è utile per le grandi aziende che hanno grande relazione con l’ambiente esterno al fine di costruire il
contesto di riferimento in cui operano.
15 analisi di sintesi con la costruzione del profilo qualitativo dell’informativa disponibile: riguarda le valutazioni finali
sulla qualità delle informazioni ottenute dall’analisi di bilancio di quelle imprese che redigono il bilancio in forma
abbreviata(micro imprese,piccole e medie imprese),rimarcando il fatto che comunque ill bilancio in forma abbreviata
non riesce ad essere esaudiente dal punto di vista qualitativo delle informazioni fornite proprio per la sua struttura piu
esemplificata.
16 scelta degli strumenti per l’analisi di bilancio,in termini di schemi di riclassificazione,indici di bilancio,flussi
finanziari e monetari: momento cruciale complessivo nel quale dopo aver stabilito le caratteristiche della
combinazione economico-produttiva(in tutti i punti sopra praticamente),si devono individuare gli schemi di
riclassificazione che permettono di rappresentarla e ciò vale anche per gli indici ricordando che l’applicazione di
metodologie standard non consente il raggiungimento degli obiettivi dell’analisi.
2.2 IL RUOLO DELLA NOTA INTEGRATIVA E DELLA RELAZIONE SULLA GESTIONE AI FINI DELL’ANALISI DI BILANCIO:
Le informazioni integrative,supplementari e di specie qualitativa che non si trovano nelle tavole di sintesi vengono
raccolte e inserite in uno specifico elemento del bilancio che la normativa suddivide in:Nota Itegrativa e Relazione
sulla Gestione. Riferendoci all’elemento suddiviso in nota e relazione questo fornisce informazioni:
NOTA INTEGRATIVA:
E’ PARTE INTEGRANTE DEL BILANCIO, e include le informazioni necessarie per una lettura e interpretazione
significativa dei valori di stato patrimoniale e conto economico.Tali informazioni devono essere presentate nello
stesso ordine delle tavole di sintesi quindi all’interno della nota si identificano le informazioni:
-subordinate,da inserire solo al verificarsi di un determinato fenomeno oppure se richieste da articoli dl codice.
2 movimenti delle immobilizzazioni: si tratta del dettaglio delle voci si stato patrimoniale(immobilizzazioni) e conto
economico(ammortamenti,svalutazioni e rivalutazioni).Di rilievo è il valore dei fondi ammortamento,che non
compaiono generalmente a stato patrimoniale.Inoltre da qui si desumono approssimativamente segnali su politiche
d’investimento,disinvestimento e futuro utilizzo(ammortamenti e svalutazioni) attuate dall’impresa.
3 informazioni analitiche sui costi capitalizzati: oltre alla composizione analitica è importante individuare le
motivazioni economiche sottostanti alla scelta.Si presta molta attenzione alle aziende con un utile modesto o una
3 bis riduzione di valore delle immobilizzazioni: collegato al punto 2,interpreta le cause di riduzione di valore3 su
immobilizzazioni materiali e immateriali ed è importante per la valutazione di alcuni indici di solidità e della futura
capacità di produrre reddito.
4variazioni nella consistenza delle altre classi attive e passive: si pensi al TFR o ai fondi rischi e spese future,infatti per
ciascuno sono forniti il valore iniziale,l’incremento per l’adeguamento del periodo(importante per il calcolo di alcuni
flussi finanziari e monetari utilizzati come numeratore di indici di liquidità),la riduzione per l’utilizzo e il valore finale.La
medisima informazione dev’essere disponibile per le voci del patrimonio netto.
5elenco delle partecipazioni in imprese controllate e collegate: è importante per comprendere i legami instaurati con
le altre imprese e va letto congiuntamente alla sezione dei legami con altre imprese della relazione sulla gestione.
6crediti e debiti di durata superiore a 5 anni:comprende i valori dello stato patrimoniale che sono suddivisi in base
alla scadenza entro/oltre l’anno successivo e serve a interpretarne il grado di liquidità/esigibilità.Si devono indicare
anche eventuali garanzie su beni sociali(ipoteche) e si devono indicare rediti e debiti per area geografica al fine di
determinare il rischio paese e di costruire specifici indici di durata.
6bis variazioni nei cambi: per capire se gli utili o perdite generati da variazione di cambi a fine periodo hanno subito
delle variazioni rilevanti nei mesi del successivo esercizio amministrativo perché questo influisce sui futuri flussi
monetari.
6ter operazioni con retrocessione a termine: operazioni rilevate secondo sostanza economica e non secondo la forma
giuridica e aiutano a comprendere le caratteristiche di alcune tipologie di crediti e debiti.
7composizione di altre classi di valori:bisogna specificare i valori elementari di classi residuali e l’analista è interessato
in particolare a tre caratteristiche di ratei e risconti: la loro distinzione,la suddivisione tra valori comuni a due o più
esercizi,la causa generatrice.
7bis composizione del patrimonio netto:fornisce inidcazioni sull’origine delle voci del patrimonio netto,sulla loro
possibilità di utilizzazione e distribuibilità.Quindi sono informazioni utili per capire la parte distribuibile e quella
vincolata del patrimonio netto.
8 oneri finanziari capitalizzati:siccome l’operazione nel breve,come già detto,comporta un miglioramento dell’utile,il
beneficio dell’informazione permette di valutare le ragioni che hanno spinto la capitalizzazione e trovare eventuali
dubbi.In seconda battuta l’analista deve conoscere qual è la quota che porta a incremento l’attivo e la sua specifica
destinazione perché determina minori oneri finanziari a conto economico e una conseguente sottostima del costo
medio dell’indebitamento.
Si ricorda che i costi capitalizzati sono: quei costi che invece di essere portati a conto economico,sono portati a
incremento del capitale.
9impegni garanzie e passività potenziali: tali info vanno fornite quando non risultano dallo stato patrimoniale.E’ utile
l’indicazione separata ai fini interpretativi per quanto attiene le imprese del gruppo.
10ripartizione dei ricavi:si suddividono i ricavi per categoria di attività o per aree geografiche in modo da consentire
agli analisti di comprendere il grado di diversificazione e internazionalizzazione dell’impresa e la sua evoluzione nel
tempo.
11 proventi da partecipazioni differenti dai dividendi. I valori sono da ricondurre alla gestione patrimoniale(cap 3)
12 suddivisione degli oneri finanziari: il costo associato alle principali tipologie di debito( prestiti,obbligazioni),ma tale
dato non è sufficiente a determinare il costo percentuale delle singole forme di finanziamento.
13valori classificati come eccezionali: si indica l’importo e la natura di tali elementi di ricavo o di costo definiti
eccezionali appunto.Per l’analista è essenziale comprendere le ragioni per cui emergono per valutare la specie,la
ragione e il grado di occasionalità e i riflessi sul reddito d’esercizio.
15numero medio di dipendenti per categoria: utile per il calcolo di indici definiti di produttività
16compensi,anticipazioni e crediti ad amministratori e soci: premesso che nelle piccole e medie imprese gli
amministratori si identificano con i soci,nell’apprezzare il tasso di autofinanziamento di un ‘impresa non va trascurato
quanto i soci “prelevano” in altre forme (ad esempio un compenso superiore rispetto al contributo fornito nell’attività
di governo e di gestione dell’impresa,identifica un prelievo di utile).Riguardo ad anticipazioni e crediti è necessario
comunicare le condizioni contrattuali dei medesimi.
16bis revisione contabile:Due sono gli scopi: 1 da una parte la conoscenza dei corrispettivi connessi al controllo
contabile 2 dall’altra i corrispettivi per altri servizi forniti dagli stessi soggetti imputati al controllo contabile al fine di
meglio delineare il loro complessivo rapporto esistente con l’impresa.
17composizione e variazione del capitale sociale: tali dati possono essere presentati predisponendo il prospetto delle
variazioni nella composizione del patrimonio netto.
19strumenti finanziari emessi:permettono di capire benefici,rischi vincoli e caratteristiche collegati agli strumenti
finanziari.
19bis finanziamenti dei soci: informazione utile all’analista in fase di riclassificazione dove se valgono certe condizioni
possono essere assimilati a mezzi propri,ma non esclusivamente se postergati(scambio di grado fra due creditori
immediatamente susseguenti)
20/21patrimoni destinati ad uno specifico affare: tale istituto non ha trovato riscontro nella realtà
22operazioni di leasing:in cui sono inseriti tutti i valori per la riclassificazione da parte dell’analista rendendo più
espressiva la situazione patrimoniale,finanziaria e reddituale soprattutto laddove le operazioni di leasing sono presenti
in quantità ingenti.
22bis operazioni con parti correlate:siccome esistono legami tra l’impresa e la parte correlata è evidente che queste
operazioni possono influenzare il bilancio fornendo informazioni non significative.
22ter accordi non risultanti dallo stato patrimoniale: si forniscono informazioni quando i rischi/benefici sul bilancio
sono ritenuti significaativi,ed è utile ai fini interpretativi per una completa valutazione della situazione patrimoniale e
finanziaria della società o del gruppo.
22quater fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio:permettono di interpretare meglio la situazione
economica dell’impresa e sono riconducibili a tre tipologie
-eventi che influiscono sui valori e sul procedimento di stima di fine esercizio:ad esempio la perdita di un credito
rilevante
-eventi che non influiscono direttamente sui valori ma relativi ai processi in corso alla fine del periodo,per i quali è
importante valutare l’impatto futuro,ad esempio l’incendio di un capannone
-eventi non relativi a valori esistenti alla fine del periodo,ad esempio l’ottenimento di un finanziamento rilevante o
l’acquisizione di una partecipazione significativa o ramo d’azienda.
Di particolare rilievo sono i fatti successivi che possono incidere sulla continuità aziendale (procedura di
concordato) e come tali richiedono un approccio diverso dall’analisi stessa.
22-quinquies/sexies: impresa che redige il bilancio consolidato: le informazioni riguardano la sede legale dell’impresa
che redige il bilancio consolidato dell’insieme più grande e dell’insieme più piccolo di imprese di cui l’impresa fa parte
in quanto impresa controllata,nonché il luogo in cui è disponibile la copia del bilancio consolidato
L’art 2427bis è dedicato invece alle informazioni relative al fair value dei derivati e tale punto è di rilievo perché questi
strumenti finanziari sono complessi e sempre più diffusi e se non opportunamente controllati possono portare a effetti
fortemente negativi.
LE INFORMAZIONI SUBORDINATE
GLI ARTICOLI 2427 E 2427bis non esauriscono il contenuto ed esistono informazioni subordinate in quanto nella
normativa vengono previsti specifici obblighi al verificarsi di determinati fenomeni.Sono:
1informazioni complementari art 2423 3°comma : funzionali alla rappresentazione veritiera e corretta e per l’analista
sono importanti perché indicatori di fenomeni rilevanti o critici per l’impresa.
2irrilevanza degli effetti art 2423 4°comma: si introduce il principio della rilevanza collegandolo alla rappresentazione
veritiera e corretta
3deroghe art 2423 5° comma: il legislatore richiede dettagliate informazioni sulle deroghe applicate ai vari principi in
quanto queste avvengono solo in presenza di casi eccezionali
4modifica dei criteri di valutazione 2423 bi 2° comma: infatti qualsiasi cambiamento oltre a parodurre effetti sul
reddito limita la comparabilità temporale
5raggruppamento di voci ar2423 ter 2°comma:il raggruppamento aumenta la sintesi e migliora la chiarezza ma in
nota va comunque indicata ogni classe facente parte al raggruppamento.
6comparabilità degli schemi art 2423 ter 5°comma: i valori relativi alla medesima voce in due periodi successivi
devono essere comparabili e se non è possibile bisogna indicarlo in nota anche se si è operata una modifica sul valore
iniziale.
7 elementi attribuibili a più voci art 2424 2°comma:indicare le situazioni in cui è possibile iscrivere un valore in una
classe differente da quella in cui è già iscritto.
8 modifiche del piano di ammortamento art 2426 1°comma n.6: assai utile conoscerne le ragioni di tali modifiche
perché può comportare cambiamenti nelle ipotesi gestionali future.
9 valutazione delle partecipazioni art 2426 1° comme n.3: la conoscenza della differenza tra il costo della
partecipazione e patrimonio netto permette di cogliere l’evoluzione della partecipata.
10 ammortamento dell’avviamento art 2426 1° comma n.10: l’analista è interessato a conoscerne i criteri utilizzati
per la determinazione della sua estensione (della vita utile s’intende)
11 valutazione rimanenze art 2426 1°comma n. 10: le valutazioni a costo e soprattutto se valorizzate al LIFO portano
ad una sottostima delle stesse.Viene richiesto di indicare la differenza tra valore iscritto in bilancio e valore corrente e
tale differenziale assume importanza nella determinazione di indici di liquidità
12 esonero dall’obbligo di redazione del bilancio consolidato art 27 D.Lgs.n.127/1991: sono richieste le ragioni
dell’esonero e se la ragione è nel fatto che la società è una sub-holding non basta indicare la ragione,ma anche la
denominazione e la sede della società controllante che redige il consolidato.L’esonero ovviamente per l’analista è
un limite perché può analizzare solo i singoli bilanci e non il consolidato.
non è parte integrante del bilancio,ma è elemento fondamentale del sistema informativo contabile.Fornisce
indicazioni sull’andamento economico dell’azienda con orientamento al medio periodo ovvero al futuro.E’ di natura
qualitativa e valorizza le informazioni della nota integrativa.IL CONTENUTO E’ ARTICOLABILE IN DUE PARTI:
“più flessibile” perché non troppo vincolato in cui si danno informazioni sull’andamento della gestione sia in termini
complessivi sia in riferimento ai singoli settori in cui opera l’impresa.
Per quando riguarda l’andamento complessivo si tratta di spiegare le caratteristiche dell’ambiente economico
generale e specifico,la situazione dei mercati di sbocco , approvvigionamento e finanziari ,il rado di raggiungimento
degli obiettivi,elementi di vincolo e opportunità manifestati nel periodo di riferimento,le innovazioni tecnologiche,le
ristrutturazioni in atto,i cambiamenti organizzativi.Si dà particolare attenzione ai profili reddituali della gestione (costi
per aree funzionali,ricavi,risultati economici)e patrimoniali/finanziari.In particolare il punto cruciale per l’analista è la
descrizione dei rischi e incertezze a cui la società è esposta per interpretare meglio gli indicatori ottenuti.
L’analisi globale è poi successivamente resa analitica,rappresentando i risultati ottenuti,gli investimenti effettuati,le
condizioni ambientali e tutto ciò che permette al lettore di comprendere le cause sottostanti a determinate situazioni
economiche.
Se utili gli indicatori di risultato finanziari e non finanziari (volumi prodotti,grado di utilizzo della capacità
produttiva),vengono indicati assieme alle informazioni attinenti al personale e all’ambiente.In merito agli indicatori
finanziari però è fondamentale che si illustri in modo chiaro le modalità con cui si sono costruiti.
-attività di ricerca e sviluppo:sono informazioni qualitative e sono importanti per capire sei i costi di sviluppo verranno
capitalizzati
-rapporti con imprese del gruppo: indicare la tipologia di rapporto commerciale o finanziario,gli scambi
intragruppo,tipi di accordi,garanzie prestate e ricevute.IL PUNTO PERMETTE DI DEFINIRE IL GRADO DI UTONOMIA
DELL’IMPRESA e l’influenza dell’appartenenza al gruppo.
-Evoluzione prevedibile della gestione:si effettua una previsione basata sui primi tre mesi dell’esercizio dei risultati
previsti in futuro
-strumenti finanziari:a completamento di quanto richiesto in nota integrativa e si possono ottenere informazioni di
gestione del rischio finanziario e di esposizione della società al rischio di prezzo,rischio di credito,di liquidità e di
variazione dei flussi finanziari.
-rimanenze: per verificare le obsolescenze e identificare i criteri valutativi tra i quali il più prudente è il LIFO
-costi “discrezionali” o di “politica”: sostenuti in relazione ai concorrenti ,ad esempio se un settore richiede forti costi
di manutenzione o pubblicità o di ricerca e sviluppo tutti capitalizzabili allora il grado di qualità del reddito è
modesto.A tale scopo si calcolano indici per valutare attendibilità e discrezionalità
-valori fondati sul fair value,soprattutto se questo non è derivato direttamente dai valori di mercato.
attendibilità/discrezionalità “potenziale” in funzione del rapporto esistente tra quantità economiche certe e quantità
stimate e congetturate.in altre parole esistono settori in cui all’aumentare delle quantità stimate(come settori
assicurativi) aumenta il grado di “potenziale manovrabilità” del reddito e quando i valori stimati sono accompagnati da
scarsa informativa si produce una limitazione delle metodologie sopradescritte.Un valore stimato,per essere
attendibile serve analizzare la congruenza sia con i processi di produzione economica passati e futuri sia con il globale
sistema dei valori d’azienda.
Prima di concludere è bene indicare taluni rapporti quantitativi utili alla misurazione dell’attendibilità del reddito:
a) Di attendibilità/disccrezionale “potenziale” che hanno l’biettivo di stabilire la rilevanza dei valori soggettivi
senza considerare il loro contributo alla determinazione del reddito.Quindi è sufficiente rapportare le due
tipologie di valori di bilancio(indicatore complessivo)oppure misurare l’incidenza di una specifica categoria sul
totale(indicatori parziali)
Al ridursi dei primi due indicatori,maggiori sono i processi produttivi in corso e maggiore sraà il grado di
discrezionalità potenziale.
b) La seconda categoria individua l’effettivo contributo dei valori oggettivi e soggettivi alla determinazione del
reddito d’esrcizio.Si procedde a tal proposito a una scomposizione in due parti per individuare la quota
derivante da:
-valori oggettivi (quantità economiche certe)
-valori soggettivi(quantità stimate e congetturate)
Ciascun reddito “parziale”va quindi rapportato al reddito complessivo.
3ridurre il numero delle classi di valori costruendo per le singole gestioni,degli aggregati
4 portare i valori che svolgono funzione di rettifica a diretta riduzione delle classi di riferimento(ad esempio
un rimborso spesa non è un ricavo ,ma una riduzione del costo corrispondente)
Nel seguito si indicano le gestioni parziali derivanti da una disaggregazione finalizzata a interpretare meglio i
costi e i ricavi da non considerarsi rigida in quanto le varie gestioni parziali sono tra loro interrelate.
-gestione caratteristica:quella che definisce l’attività tipica dell’impresa
-gestione complementare e accessoria patrimoniale: quelle che deriva dalle eccedenze di denaro
dell’impresa che vengono investite in altre attività non proprio tipiche,quali: investimenti immobiliari(edifici
non strumentali all’attività tipica ovviamente),mobiliari(titoli),partecipazioni,altre attività finanziarie (crediti
finanziari e bancari).Malgrado l’interrelazione con la gestione caratteristica,non gode di fasi preordinate e
continue perché le eccedenze di denaro non si verificano regolarmente ad ogni esercizio.
-gestione finanziaria:l’opposto di quella accessoria,in quanto in questa ipotesi l’impresa si trova in una
situazione di deficit di liquidità dunque si adopera per il reperimento di risorse,tuttavia è da ritenersi
autonoma anche se è interrelata alla caratteristica per tre ragioni:
1 il fabbisogno finanziario è globale,infatti un analista non riesce a distinguere la quota di finanziamenti
ricevuti per crisi di liquidità oppure per la gestione caratteristica
2 le decisioni di copertura finanziaria sono correlate alla struttura finanziaria,della quale si vuole determinare
in modo autonomo l’impatto sul reddito
3 non ha significato confondere gli effetti di scelte di impiego del capitale con quelli derivanti dal suo
reperimento:un reddito operativo di gestione tipi minore di zero è indice dell’incapacità di investire
convenientemente le risorse,non di reperirle.
-gestione tributaria: ultima componente perché influenzata da costi e ricavi straordinari e riguarda le
imposte sul reddito
QUINDI L’individuazione delle 4 gestioni integrate da quella straordinaria e l’ausilio della riclassificazione
permette di rispondere alla domanda di inizio paragrafo: qual è il processo di formazione del reddito?.
Adesso si presentano i quattro schemi di riclassificazione di cui i primi due sono utilizzabili da un analista
esterno.
Classifica costi e ricavi per natura e non per destinazione perché l’analista esterno non dispone delle
informazioni necessarie per classificare secondo destinazione.
-il costo del venduto: l’insieme dei costi operativi sostenuti per l’ottenimento del fatturato.Se l’analista
disponesse delle informazioni analitiche il costo del venduto sarebbe costituito da : costi
produttivi,commerciali,generali,amministrativi,di ricerca e sviluppo.Siccome l’analista spesso non conosce
tali informazioni analitiche si considera un costo complessivo senza distinzioni sovracitate.
All’interno del costo del venduto si individuano anche aggregati intermedi,tra i più significativi c’è il
consumo delle materie prime.
I valori inseriti nel costo del venduto devono riguardare la gestione caratteristica,quindi ad esempio
ammortamenti di un bene che non è utilizzato dall’azienda ma usato per essere venduto,vanno attribuiti alla
gestione accessoria.
gli incrementi per lavori interni riducono il costo del venduto,perche riguardano costi rilevati nell’anno ma
che non hanno generato ancora i ricavi.Analogamente per i costi capitalizzabili.
QUINDI SE L’AZIENDA TRAMITE LAVORI INTERNI E COSTI CAPITALIZZABILI RIDUCE IL COSTO DEL VENDUTO
sta applicando politiche strumentali di bilancio(in particolare per imprese con reddito modesto o negativo) al
fine di aumentare il reddito attuale a discapito di quelli futuri.Lo stesso si può dire quando si usano criteri di
valutazione delle rimanenze che sovrstimano appunto queste ultime e quindi il valore delle attività
sale,oppure quando si allunga la vita utile degli ammortamenti per ridurre la quota di ammortamento di un
determinato esercizio e ridurre i costi appunto.
-REDDITO OPERATIVO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA: ottenuto contrapponendo ricavi e costo del
venduto e indica la capacità dell’impresa di generare reddito dall’attività caratteristica che appunto deve
produrre un reddito capace di coprire i costi delle altre gestioni e se è negativo per più anni è preoccupante
per l’economicità.
-REDDITO DELLA GESTIONE COMPLEMENTARE E ACCESSORIA PATRIMONIALE: è il risultato,al netto dei costi
corrispondenti,dell’investimento di surplus monetari e partecipa assieme al reddito della
gest.caratteristica,alla copertura dei costi connessi alla struttura finanziaria.Le classi inserite nella gestione
complementare e accessoria sono:interessi e fitti attivi,dividendi,costi di manutenzione e sorveglianza degli
immobili locati,perdite su crediti finanziari,svalutazioni di titoli e partecipazioni.
Tale reddito di solito incide in maniera positiva sul reddito netto,ma quando la svalutazione su partecipazioni
è ingente allora incide negativamente.
-il termine “reddito” non è pienamente adeguato in quanto generalmente non sono individuabili tutti i
componenti negativi invece lo sono quelli positivi.ad esempio: i costi per gli immobili non
strumentali(manutenzione,vigilanza) vengono inseriti all’interno di costi globali per prestazioni di servizi.
Particolarmente critica è la riclassificazione delle partecipazioni e del trattamento dei valori reddituali a
loro connessi,il ritorno complessivo dell’investimento è cosi considerato:
1 nella gestione caratteristica è incluso il “ritorno indiretto operativo” non valorizzabile dall’analista ma
esistente e con rilevanza crescente all’aumentare delle operazioni interne.
2 nella gestione patrimoniale è inserito il “ritorno diretto netto”,ma vi è un limite a tale procedere perché gli
eventuali componenti negativi sono da considerarsi come una quota di costo necessaria per l’ottenimento
attuale e futuro del “ritorno operativo”
Dall’esterno sulla natura e composizione del ritorno complessivo non si ottiene soluzione né ottimale né
soddisfacente e per tale ragione in fase di riclassificazione si attribuiscono dividendi e svalutazioni alla
gestione patrimoniale,quindi all’aumento delle partecipazione è logico attendersi:
-una minore espressività della suddivisione tra accessoria e caratteristica (per le sole partecipazioni)
Parlando invece di plus e minus valenze su titoli,la loro collocazione è tra gli elementi straordinari in quanto
nella gestione accessoria e caratteristica si riclassificano i soli valori ordinari derivanti dall’investimento.
Dato dalla somma dei due redditi sovra descritti(reddito della gestione caratteristica+reddito gestione
complementare).INDIPENDENTE DALLE SCELTE DI FINANZIAMENTO,perché il loro costo non è
considerato(infatti dal ROA vengono sottratti gli oneri finanziari che rappresentano l’apporto negativo della
gestione finanziaria alla produzione del reddito complessivo tra i quali sono compresi:int.passivi su
finanziamenti,costi di gestione del rapporto e di qualunque disponibilità di denaro da parte di terzi e si
ricorda che gli oneri sono tutti di competenza e che possono essere capitalizzati come spesso accade per le
società di costruzione).RAPPRESENTA IL RITORNO DEGLI INVESTIMENTI INDIFFERENTEMENTE DA COME
SONO STATI FINANZIATI,anche se tuttavia risente degli oneri finanziari impliciti cioè dagli effetti delle forme
di finanziamento per le quali non si corrispondono in via diretta o esplicita gli interessi,ad esempio:IL
RICORSO AL LEASING GENERA DEI CANONI COMPRENSIVI DI INTRERESSI PASSIVI SUL PRESTITO RICEVUTO
DALLA SOCIETA’ CEDENTE
-EBIT (Erning befor interest and taxes) è un indicatore usato per ribadire l’importanza del ROA nella fase di
analisi.
-in questo schema di riclassificazione NON SI COMPENSANO INTERESSI ATTIVI CON QUELLI PASSIVI in
quanto nella costruzione degli indici è bene separare i due elementi come accade per il costo medio
Il D.Lgs 139/2015,con questo decreto si è eliminata la sezione E del conto economico destinata ai
componenti straordinari,dunque questi saranno meglio specificati in Nota Integrativa,tuttavia le informazioni
non saranno più precise come prima quindi ad esempio i redditi e risultati intermedi(reddito
operativo,reddito di competenza)possono risentire dei valori rendendo una minore comparabilità
temporale e spaziale.Inoltre quando addirittura le componenti straordinarie non sono identificabili,i redditi
parziali possono sovrapporti al reddito ante-imposte(meglio spiegato dopo)
Ad esempio: prima del 2015 le plusvalenze erano considerate ordinare nella voce A.5 del C.E. oppure
straordinarie nella sezione E,invece oggi sia quelle ordinarie che straordinarie vanno nella voce A.5,sebbene
poi vi sia l’obbligo di scrivere tali informazioni in nota(anche se non molto precise).Questa movimentazione
totalmente nella voce A.5 genera un aumento del ROI che non sussisterebbe nel caso dell’esistenza della
sezione E.
Altro esempio per le imposte:le quali comprenderanno ora sia il valore di competenza dell’esercizio sia
quello relativo a esercizi precedenti che erano prima inseriti nella sezione E.
Di conseguenza ci troveremmo con indicatori che sono comprensivi di valori non ricorrenti e che
dovrebbero essere esaminati autonomamente per valutarne il concreto impatto nel tempo.
Altro aspetto riguarda le medie di settore che come termini di confronto scompariranno dalle banche dati
ANALISI SULLA DEFINIZIONE DI “STRAORDINARIETA” di un evento: esistono varie ipotesi oltre a quella del
principio contabile,sono tutte da prendere in considerazione in quanto non ne esiste una in particolare:
-secondo ONIDA: Si reputano straordinari i componenti di reddito che non derivano dall’attività tipica o che
non si ripetono periodicamente o che appaiono imprevedibili.
-secondo De dominicis: sono straordinari i valori “che nella teoria e nella pratica sono sopravvenienze e
insussistenze oltre alle rettifiche di costi e ricavi di esercizi precedenti e a quelle derivanti dall’alienazione di
fattori produttivi”
-Il precedente principio contabile italiano invece, affermava che “l’atività straordinaria include proventi e
oneri la cui fonte è estranea all’attività ordinaria della società”quindi sono straordinari i proventi e oneri che
derivano da
Tuttavia gli eventi che sono connessi all’attività tipica d’impresa sono esclusi,infatti ad esempio: crollo
accidentale di uno stabilimento è straordinario per una qualsiasi impresa,mentre lo stesso crollo è di attività
tipica,quindi non straordinario,per una società assicurativa che si era assicurata su quel crollo in
particolare,anche se comunque questo crollo presenta effetti assai rilevanti per la società assicuratrice stessa.
1°esempio: una perdita su crediti di esercizi precedenti in eccesso rispetto al fondo costituito con
accantonamenti è palesemente un errore di stima nella quota di svalutazione attribuita agli esercizi
precedenti e infatti il costo è di competenza temporale del periodo,ma di competenza economica del
periodo precedente. Analogamente per qualsiasi altro fondo ottenuto da accantonamenti eccessivi rispetto
al fabbisogno.
Differente il caso di perdita su crediti relativi ad operazioni di vendita effettuate nell’esercizio,in questo caso
sono componenti ordinarie.
2°Esempio,plusvalenze e minusvalenze da cessione di macchinari che possono derivare da: non appropriati
piani di ammortamento(se sono beni ammortizzabili),da mutamenti di destinazione o del criterio del costo
alla base della valutazione dei processi produttivi in corso.Ad esempio un bene ceduto prima del termine
della vita economica ottenendo una minusvalenza,infatti tale valore non è da ricondurre al reddito ordinario
del periodo ,ma pro-quota ai redditi dei periodi in cui il bene è stato utilizzato,ma poichè ciò non è possibile è
da considerarsi straordinario.
3° Esempio: Un titolo azionario che ha visto incrementare il suo valore nel tempo,tuttavia questo aumento
non è stato contabilizzato esercizio per esercizio,ma si manifesta in un’unica soluzione attraverso una
plusvalenza,quindi è straordinario perché è un valore che non deriva dalla volontà del soggetto.
Negli esempi precedenti si è visto il carattere di eccezionalità che NON E’ L’UNICO,ma può rappresentare un
criterio guida.Infatti si pendi ad un contributo occasionale dello stato,questo è straordinario perché non
continuativo né ripetibile sempre.
-pluvalenze e minusvalenze
Da non confondere con il reddito base imponibile(che si ottiene dalla dichiarazione dei redditi applicando
esclusivamente la normativa tributaria).E’ UN REDDITO INTERMEDIO Necessario per introdurre le imposte
,infatti assume un modesto significato la comparazione tra imposte e reddito ante imposte,dal cui rapporto
emerge la pressione fiscale,infatti l’imposizione fiscale non è un processo lineare perché le norme tributarie
italiane portano a differenziazioni tra il reddito ante imposte e quello imponibile della dichiarazione
fiscale.Inoltre le imposte qui discusse quali IRES,IRAP hanno basi imponibili differenti e dal momento in cui
tutte le imprese hanno iniziato a contabilizzare le imposte differite e anticipate,il confronto tra imposte di
competenza e reddito ante imposte ha assunto maggiore espressività rispetto al passato.Le altre imposte
sono connesse all’attività tipica dell’impresa e sono indipendenti dal reddito.Tornando al reddito ante
imposte,questo ha valore assai comparabile tra imprese di paesi diversi in quanto non tiene conto delle
profonde differenze in tema di imposizione fiscale.
Dopo aver considerato le imposte sul reddito,si ottiede il reddito netto che coincide con l’utile o la perdita di
esercizio in bilancio.
-riguardo la prima considerazione integrativa:per alcuni valori la riclassificazione è funzione della loro genesi
Ad esempio interessi attivi su crediti vs clienti se provengono da una politica commerciale sono della gestione
caratteristica,se sono occasionali vanno in gestione accessoria.
Altri valori invece assumono vari significati in base al fatto se si sceglie un’interpretazione formale o
sostanziale
Ad esempio: interessi passivi su prestito obbligazionario,nella forma sono oneri finanziari,ma nella sostanza
spesso il prestito è sottoscritto dai soci quindi è una sorta di “dividendo” distribuito in maniera differente
dalla delibera assembleare.
Altro esempio: accantonamento a fondi rischi,che nella sostanza è una destinazione di utili.
In questi due esempi il reddito netto è superiore di quello contabile,quindi si necessita di un’area di
riconciliazione nel quale inserire i suddetti valori che non presentano legami con le gestioni parziali.Si ricorda
che come già detto in quest’area vanno anche i valori derivanti da modifiche dei criteri di valutazione.
-riguardo la seconda considerazione integrativa: in alcune tipologie d’impresa lo schema base deve subire dei
necessari adattamenti che non mutano i presupposti su cui è fondato ma li adeguano alla realtà indagata.
-D ha difficoltà sia con gestione tipica (reddito modesto) sia soprattutto nella gestione finanziaria(OF)
-E è la migliore
-F ha ottenuto una perdita a causa di componenti straordinari,quindi in linea generale la situazione al netto
dei componenti straordinari è soddisfacente.
-ROGC<0 e ROA>0 rilevante importanza della gestione accessoria e se persiste nel tempo significa che
l’azienda o sta cambiando gestione caratteristica oppure in ambito di riclassificazione non è stata ben definita
la gestione caratteristica e i suoi componenti,quindi in realtà il contenuto sarebbe più ampioù
-ROGC>0,ROA>0,RC<0 il problema reddituale è nella gestione finanziaria perché gli oneri finanziari assorbono
il reddito derivante da investimenti caratteristici e accessori.Non vi è congruenza tra il ritorno prodotto dagli
investimenti e le scelte in merito alla struttura finanziaria.Per comprendere le cause si fa riferimento al
rendiconto finanziario.
-RC>0,RAI<0,RN<0 Differentemente dal caso precedente la situazione è meno critica se non dura nel
tempo.La perdita di esercizio deriva da perdite straordinarie che non dovrebbero influire negativamente nel
futuro.
-RAI>0,RN<0 situazione paradossale ma che può verificarsi a conferma della profonda diversità tra la base
imponibile per il calcolo delle imposte e il reddito ante-imposte.Le imposte di competenza superano il
reddito,generando una perdita.
Il primo aggregato è il valore della produzione (VP) e rappresenta la valorizzazione del volume di attività
svolto dall’impresa nell’anno indipendentemente dalla sua destinazione.Infatti le differenti destinazioni
rendono l’aggregato eterogeneo e sono tre:
-predisposizione di risorse interne di utilizzo futuro: incrementi per lavori interni,valutati al costo di
produzione.
Se si escludono i lavori interni(attività produttiva non finalizzata alla vendita di prodotti nell’esercizio),la
differenza tra il valore della produzione e ricavi risiede nella variazione del magazzino prodotti finiti e in corso
di lavorazione:ciò fornisce una prima indicazione sulla politica delle scorte
Abbiamo detto che questo schema elabora in modo differente i valori della gestione
caratteristica.concentrandoci sui costi,il criterio di riferimento induce alla suddivisione in due categorie:
La classificazione può generare qualche dubbio interpretativo:in primis i fattori che generano costi
interni,provengono dall’esterno,infatti con il termine interno si rimanda ai fattori strutturali e quindi è
importante la loro destinazione e non la provenienza.
La tassonomia è d’ausilio nella introduzione del primo risultato intermedio,il valore aggiunto ottenuto
sottraendo dal valore della produzione tutti i costi esterni.Mette in evidenza il valore che l’impresa con i
propri fattori interni aggiunge a quello delle risorse ottenute dall’esterno.ESTREMAMENTE IMPORTANTE in
quanto la sua crescita costante indica sintomi di ottimali scelte compiute dall’azienda.Le risorse interne
utilizzate dalle quali si genera il valore aggiunto sono lavoro e capitale tecnico.E’ anche funzione del grado di
integrazione verticale(se l’azienda esternalizza un processo,generando costi esterni,questo potrebbe
-le risorse interne che l’hanno generato(lavoro e azienda,intesa come capitale tecnico)
-gli altri destinatari che non incidono direttamente su di esso ma ne beneficiano,ossia i finanziatori che
mettonoo a disposizione le risorse o lo stato che mette a disposizione le condizioni necessarie per lo
svolgimento delle attività.Di seguito una tabella con i fruitori del valore aggiunto
-il secondo aggregato è il MARGINE OPERATIVO LORDO o EBITDA (earning before interest and taxes depreciation and
amortization) risultato intermedio a lordo di amm.ti e acc.ti.HA valenza finanziaria,e tutti i valori che lo formano ad
eccezione di una parte del TFR generano valori finanziari.Si può definire come la variazione del circolante prodotta
dalle gestione caratteristica nel periodo: se positivo allora tale gestione ha prodotto circolante netto,se negativo
significa che le ha assorbite.
-ricavi e costo del venduto:pone enfasi al mercato,prendendo avvio dai ricavi e clacolando i costi operativi complessivi
ad esso riconducibili
In conclusione lo schema di riclassificazione proposto dal consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti
contabili:
C’è inversione tra oneri finanziari e componenti straordinari ed esistono tre redditi operativi:
Colpisce la collocazione dei componenti straordinari che non permette l’individuazione del reddito di competenza
perche gli oneri finanziari stanno dopo l’ebit integrale,quindi i componenti straordinari dovrebbero essere isolati e in
particolare l’individuazione di un terzo reddito operativo rende il tutto più confusionale.
solo accennati in quanto l’analista esterno non può dedurli dalla sola lettura del bilancio destinato a
pubblicazione:
IL SECONDO
Sempre con i costi classificati per destinazione si costruisce il suddetto partendo sia dal valore della
produzione sia dai ricavi netti.
IL TERZO
I costi sono classificati in base alla variabilità,costi fissi e variabili che l’analista non sa individuare.E’ più
utilizzato per analisi interne perché solo all’interno dell’impresa sanno quali sono i costi fissi e variabili.
Infine le riclassificazioni secondo il criterio della destinazione dei costi sono enunciati dagli IAS/IFRS ma nella
pratica le aziende quotate (quelle che devono usare i principi internazionali appunto) non lo usano spesso.
CAPITOLO 4
4.1 I CRITERI DI RICLASSIFICAZIONE PER LA DETERMINAZIONE DELLA STRUTTURA PATRIMONIALE E FINANZIARIA:
-quando si trasformeranno in liquidità?(incasso del credito,pagamento del debito) ->criterio finanziario o della
liquidità/esigibilità
I due schemi non sono alternativi poiché la loro genesi è differente anche se portano entrambi alla determinazione
della struttura degli investimenti e delle fonti di finanziamento.
-quando si vuole valutare la liquidità,si sceglie il criterio della liquidità/esigibilità che ordina gli investimenti in base
alla capacità di trasformarsi direttamente o indirettamente in liquidità e i finanziamenti ni base al momento in cui
saranno necessarie le risorse per far fronte agli obblighi assunti.
-quandi si vuole soddisfare il fabbisogno informativo si può investigare la struttura anche privilegiando la gestione a
cui sono correlati investimenti e finanziamenti
Si individuano
-attivo a breve: investimenti destinati a trasformarsi in liquidità nei prossimi dodici mesi
-attivo fisso netto:investimenti destinati a perdurare nell’azienda per un periodo superiore ai prossimi dodici mesi
-passivo a breve: finanziamenti che generano uscite nei prossimi dodici mesi
-passivo a medio-lungo termine: finanziamenti durevoli dell’impresa,con tempi di rimborso complessivi superiori a
dodici mesi.
Di seguito lo schema:
INOLTRE LE ATTIVITA’ E LE PASSIVITA’ DEVONO COINCIDERE NEL TEMPO,NEL SENSO CHE LE ATTIVITA’ A BREVE
DEVONO COINCIDERE CON LE PASSIVITA’ A BREVE E LE ATTIVITA’ A LUNGO TERMINE(ATTIVO FISSO NETTO)
DEVONO COINCIDERE CON LE PASSIVITA’ A MEDIO LUNGO TERMINE AFFINCHE CI SIA EQUILIBRIO TRA STRUTTURA
PATRIMONIALE E FINANZIARIA.
Partendo dal capitale investito: maggiore è l’incidenza dell’attivo fisso netto e più la struttura è rigida,di per sé non è
né negativo né positivo come dato,ma al crescere della rigidità devono prevalere i finanziamenti a media lunga
scadenza e se tale condizione è soddisfatta allora vi è equilibrio tra struttura patrimoniale e finanziaria.
La lettura delle fonti di finanziamento:permette di conoscere il grado di indipendenza finanziaria che cresce al ridursi
dei mezzi di terzi sul totale delle fonti di finanziamento(parte destra dello schema)
Riguardo i mezzi di terzi come abbiamo detto questi sono formati da passività a breve e a medio lungo termine,quindi
si seguito si propongono quattro schemi che partendo dall’analisi dei mezzi di terzi ci mostrano la situazione
dell’azienda.
nel quarto esempio,i mezzi proprio finanziano completamente l’attivo fisso netto
quindi è la migliore delle ipotesi con un indebitamento molto basso e in particolare addirittura gli investimenti a breve
IL PASSO SUCCESSIVO DELL’ANALISI: Consiste nel disaggregare alcune della ree sovra indicate per favorire
l’interpretazione.
-LIQUIDITA’ IMMEDIATE: investimenti liquidi e prontamente liquidabili(cassa e banche).Di questa categoria meritano
un approfondimento i titoli poiché la loro riclassificazione genera dubbi e ci si chiede quali titoli sono assimilabili alle
liquidità immediate(cash equivalent) e per appartenere a tale categoria devono avere due caratteristiche:
-limitato rischio di variazione nel prezzo dovute a modificazioni dei tassi d’interesse;titoli a scadenza breve,dove con
breve si intende tre mesi(money market fund)
-LE DISPONIBILITA’:la forma di investimento a breve più vincolata ,infatti per il relativo smobilizzo,indiretto,è
necessario effettuare una (rimanenze di prodotti finiti da vendere) o più operazioni del ciclo economico-tecnico.Sono
impieghi per i quali non c’è stata Ancora manifestazione e formazione dei ricavi.Qua i risconti attivi sono classificati
come “crediti di servizi” o “magazzino di servizi” cioè investimenti a cui non è collegato un flusso monetario nel
momento dell’estinzione.
-immobilizzazioni in senso stretto,marchi e brevetti,dotate di autonomia che forniscono informazioni sulle politiche di
innovazione tecnologica e commerciale
-l’avviamento.
-LIQUIDITA’ NEGATIVE: debiti a vista o a breve,verso il sistema bancario e sono logicamente correlabili alle liquidità
immediate e differite oltre a dare indicazioni sulle politiche di indebitamento a breve
L’aggregato presenta un contenuto omogeneo dal punto di vista temporale,ma eterogeneo dl p unto di vista
gestionale.E’ possibile quindi fare un raggruppamento parziale:
-COMPOSIZIONE DEL PASSIVO A MEDIO LUNGO TERMINE:è indicativo delle politiche di finanziamento (mutui
passivi,TFR,prestiti obbligazionari,altri debiti e fondi a medio lungo)
-COMPOSIZIONE DEI MEZZI PROPRI: elemento fondamentale per valutare il grado di capitalizzazione dell’impresa.Il
suo variare nel tempo è indice delle politiche di autofinanziamento e di dividendo perseguite integrate
eventualmente da nuovi apporti ai soci e da modificazioni delle riserve di capitale.
INOLTRE avendo terminato l’esposizione di tutti gli elementi dello schema riclassificato secondo il criterio della
liquidità/esigibilità è utile ricordare che come per alcune classi di valori nel conto economico era opportuno effettuare
un’interpretazione sostanziale piuttosto che formale,vale lo stesso per lo stato patrimoniale,ricordando che il conto
economico era accompagnato da un’area di riconciliazione .Nello stato patrimoniale:i prestiti obbligazionari,i prestiti
dei soci(che nel caso in cui gli interessi passivi fossero inseriti negli oneri finanziari,il prestito obbligazionario o dei soci
andrebbe collocato nelle passività a medio lungo),fondi rischi generici vanno inseriti nei mezzi propri.
In merito al prestito obbligazionario convertibile: si mette nei mezzi propri all’approssimarsi del momento di
conversione,tanto più risultano convenienti,per l’obbligazionista,le condizioni per aderire all’operazione.
Alcuni valori possono essere riclassificati con segno opposto:il caso di risconto passivo connesso a contributi su
immobilizzazioni che va portato a riduzione delle immobilizzazioni specifiche poiché il valore attivo da recuperare con
lo svolgimento dell’attività è la differenza tra i due.Lo stesso per gli acconti ricevuti dai clienti.
Partendo dai mezzi propri: e approfondendoli,si individuano tre tipologie in funzione della modalità di remunerazione
-implicitamente onerosi
-a onerosità nulla
Il passaggio dai mezzi di terzi complessivi a quelli esplicitamente onerosi(debiti finanziari a breve o medio lungo
termine)avviene sottraendo ai primi le altre due tipologie di finanziamenti a onerosità implicita e nulla derivanti da
gestione caratteristica e tributaria.Nella pratica non sono facilmente distinguibili le due tipologie quindi in modo
semplice ma accettabile è possibile sottrarre ai mezzi di terzi totali almeno due categorie di debiti a onerosità
implicita: verso fornitori,TFR OPPURE sommando tutte le fonti finanziare a onerosità esplicita.
Cosi facendo si dispone di una nuova struttura finanziaria nella quale tutte le fonti sono a remunerazione esplicita
(MT+MP) anche se con differente grado di vincolo.
Non rimane che contrapporre a tali finanziamenti la kloro destinazione misurata dagli investimenti:il nuovo valore del
capitale investito (CI) è pari a quello complessivo al netto dei finanziamenti non esplicitamente onerosi o a onerosità
nulla.IN ALTRI TERMINI si tratta degli investimenti che trovano copertura nei debiti finanziari e nei mezzi
propri( questa è la prima configurazione di capitale investito che fornisce informazioni riguardante il capitale investito
complessivo comprensivo di tutti gli investimenti effettuati e assimilabile al temine angolassone asset)
La seconda configurazione di capitale investito (netto) è quella che gli investimenti traggono copertura dei debiti
finanziari e nei mezzi propri e coincide con il termine investiment.
Si collega perfettamente alla riclassificazione del conto economico e del rendiconto finanziario infatti lo scopo del
criterio di pertinenza è distinguere ciò che è operativo da ciò che è finanziario.
E’ utilizzabile in prevalenza per analisti interni,ma con le dovute semplificazioni anche da analisti esterni. Trae
origine dalla gestione caratteristica che è la più rilevante.La suddivide in:
Il capitale investito è suddiviso in base alle gestione di pertinenza,pertando si riconoscono gli investimenti della
gestione caratteristica e il loro valore.Confrontando il reddito operativo della gestione caratteristica con tale dato,si
conosce la redditività della gestione caratteristica.L’operazione nel pratico è più difficile perché ad esempio
l’acuisizione di partecipazioni può riguardare attività caratteristica o accessoria e l’analsiat in base a degli indicatori
può desumere più o meno certamente a quale area parziale fanno riferimento,quindi valuta:
-la tipologia di gruppo: in quelli integrati,le partecipazioni sono riconducibili alla gestione caratteristica e sono utili a
tale scopo la nota e la relazione sulla gestione.
-l’attività svolta: se l’azienda è molto diversificata è difficoltoso individuare il core(attività caratteristica) business
dell’impresa
-quota di partecipazione:è di uso comune che più aumenta la partecipazione e più è riconducibile alla
gest.caratteristica,ma non è detto.
-QUELLE DIRETTAMENTE COLLEGABILI A GESTIONE CARATTERISTICA:debiti v.fornitori.E risulta evidente che per la
differenza tra capitale investito e passività di gestione tipica è necessario ricorrere ad altri finanziamenti di terzi o
propri.
-ATTIVITA’ EXTRA CARATTERISTICHE: che necessitano anche loro di copertura a titolo di capitale di debito o di rischio.
Di seguito lo schema:
Degli aggregati sopra individuati si possono fare ulteriori riclassificazioni: come il CAPITALE DI ESERCIZIO ovvero
l’ivestimento netto connesso al ciclo economico-tecnico ottenuto cotrapponendo attività operative correnti e passività
ad esse correlate.Inoltre per soddisfare bisogni conoscitivi si può fare ricorso alla posizione finanziaria netta che
aggrega tutti i valori con valenza finanziaria attiva e passiva ,mettendo in evidenza lo schema riclassificato gli
La riclassificazione è un momento assai critico in quanto gli errori commessi in questa fase si ripercuoteranno sugli
indici calcolati poi dopo riducendo la valenza informativa degli indici stessi.Oltre a determinare classi di valori e
aggregati per la costruzione di indici ,permette un’interpretazione autonoma e la formulazione di valutazioni i cui
valori(delle valutazioni) possono essere di tre tipi:
2-PERCENTUALI: permettono la determinazione di indici di composizione i quali non sono altro che misuratori del
grado di incidenza dei singoli valori o aggregati su alcune grandezze di riferimento.
Per il conto economico sono: ricavi netti e valore della produzione,anche se il valore della produzione è più espressivo
per calcolare gli indici di composizione in particolare per i consumi di fattori produttivi che non dipendono da quanto si
vende ma da quanto si produce.Tuttavia sempre riguardo al valore della produzione va posta molta cautela nei
confronti interaziendali poiché tale valore della produzione è complesso.
3-I NUMERI INDICE: posto pari a 100 il valore dell’anno base,sono funzionali all’ottenimento di indicatori di
andamento
-Dalla combinata analisi di struttura patrimoniale,finanziaria,degli impieghi e delle fonti del rendiconto si valuta la
solidità e liquidità
-Dalla combinata analisi della struttura patrimoniale,finanziaria e del conto economico riclassificato si valuta la
redditività operativa netta.
Dalla combinata analisi di tutte le tavole si costruiscono indicatori espressivi dello sviluppo operativo e strutturale.
composizione degli investimenti classificati per grado di liquidità o per gestione di riferimento
cause alla base della dinamica finanziaria cioè le cause di modificazione della liquidità
Si effettuano grazie all’uso delle tavole percentualizzate oppure all’uso di valori o aggregati percentualizzati.
NELL’AMBITO DI STATO PATRIMONIALE alcuni esempi di aggregati sono: attivo a breve,attivo fisso netto,passivo a
breve.
LE ANALISI VERTICALI ASSUMONO PIENA ESPRESSIVITA’ nell’ambito del conto economico e del rendiconto finanziario
che contengono valori di flusso.E’ infatti attuabile un confronto temporale.
LE ANALISI VERTICALI SONO MENO EFFICACI INVECE:nell’ambito di stato patrimoniale,in quanto le comparazioni
temporali sono meno efficaci in quanto la cariazione dell’incidenza di un elemento,da un periodo al successivo,
dipende sia dalla sua modificazione sia dal cambiamento nella composizione della grandezza di riferimento,SONO PIU’
SIGNIFICANTI invece le analisi sul singolo anno.
Ulteriore esempio di analisi consiste nel delimitare il contributo delle singole gestioni alla produzione del
reddito ,come il seguente che è uno schema integrativo al conto economico a valori percentuali come il seguente
appunto che presenta per due aziende il medesimo reddito netto e ante imposte.
B presenta la situazione più soddisfacente in quanto la maggior parte del suo reddito deriva dalla gestione
caratteristica.La significatività del reddito ovviamente peggiora al crescere dell’incidenza percentuale dell’area
straordinaria.
Ci concentriamo sull’azienda A
Di cui si riporta lo schema a valore della produzione e valore aggiunto per commentare i più significativi e utilizati
indici di composizione.
Pone enfasi sulle relazioni tra l’impresa e il mercato e confronta il valore aggiunto ottenuto con l’utilizzo delle risorse
interne e il valore complessivo dei fattori ceduti
Oppure:
Qua cambia il denominatore,che adesso comprende anche la valorizzazioni di processi economici non conclusi che
come tali non hanno ancora avuto il “riconoscimento” del mercato.
Oppure:
mostra il margine unitario sulle vendite ed è assai dipendente dal settore in cui opera l’impresa e particolarmente
adatto a confronti interaziendali
indica quanti euro di fatturato sono destinati alla remunerazione esplicita dei conferenti di capitale di prestito.Al
crescere del suo valore si denota la dipendenza da terzi finanziatori e un sempre più crescente vincolo di risorse
assorbite dalla gestione finanziaria.E’ interessante il suo collegamento con il costo medio dell’indebitamento.
indica la quota residua di vendite disponibile dopo aver remunerato tutti i fattori produttivi.Ampliamente utilizzato ed
è caratterizzato da estrema sintesi di tutti gli effetti delle gestioni parziali.
capitale investito gestione operativa(dato dalla riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio funzionale
paragrafo 4.3)/capitale investito
composizione dell’indebitamento
ANCHE IL RENDICONTO E’ ESPRESSO QUANDO POSSIBILE A VALORI PERCENTUALI.I TERMINI DI RIFERIMENTO SONO
INDIVIDUATI NEL TOTALE DELLE FONTI O DEGLI IMPIEGHI
Se la variazione di liquidità è negativa i doppi valori percentuali sarebbero determinati per le fonti.
Si ribadisce che gli indici di composizione sono i più utilizzati e sono utilizzati al fine di cogliere il contributo dell’analisi
verticale.
Consistono nel determinare l’andamento dei singoli valori su un arco temporale più o meno esteso,ovviamente più è
esteso e maggiore sarà il significato del trend(l’andamento nel tempo che nel caso degli analisti è fatto in maniera
sintetica su 3-5 ma è meglio effettuarlo su periodi più lunghi).
Tra i singoli aggregati,i più significativi: fatturato,valore aggiunto,capitale investito(a breve e lungo),patrimonio
netto,l’indebitamento.Le variazioni ovviamente non devono essere valutate singolarmente,ad esempio; una
significativa crescita del capitale investito non è soddisfacente se non accompagnata da una corrispondente variazione
del fatturato
Esempio:
il fatturato nel primo anno è aumentato del 13,3% e nel secondo del 35,3% con un aumento del trend complessivo del
53 per cento.il valore base posto a 100 può anche essere sostituito da un altro anno se risulta poco espressio
-con valori assoluti piccoli anche una modesta modificazione può generare variazioni percentuali molto grandi
-se un valore è pari a zero nel primo dei due anni la variazione non si può calcolare
-se un valore è pari a zero nel secondo dei due anni ,la variazione è del 100% negativa
Il bilancio nella forma cosi prevista è da considerarsi già riclassificato? No,il bilancio dev’essere soggetto a
rielaborazione dato che lo scopo suo iniziale è garantire una rappresentazione veritiera e corretta.Tuttavia ogni
riclassificazione segue metodologie diversa in base agli scopi di tale riclassificazione stessa,quindi il quesito iniziale è
riformulato:poiché le tavole di sintesi presentano alcune grandezze tipiche di un processo di riclassificazione,quale
significato economico si deve attribuire a loro?.Si pensi al conto economico il cui ricorso alla forma scalare fa emergere
dei risultati intermedi tra valore e costi della produzione,ma il problema è capire la significatività di quel risultato per
interpretare la capacità dell’azienda di produrre reddito.La presenza di risultati intermedi riduce l’analiticità delle
informazioni che poi vengono aggregate in funzione di criteri.Poi le informazioni,diventano utili nella successiva analisi
con la quale le singole classi di valori vengono riaccorpate ad esempio in gestioni parziali in funzione di scopi
particolari.
Il conto economico
Presenta problematiche maggiori rispetto allo stato patrimoniale,e infatti la prima riguarda la forma scalare che non
deve portare a fallaci semplificazioni e l’analista deve intervenire con appropriate riclassificazioni poiché gli aggregati
di valori e risultati economici non sono immediatamente utilizzabili.La seconda è che lo schema previsto dal codice
civile rappresenta una scelta di rappresentazione dei valori necessari per la determinazione del reddito d’esercizio.
Inoltre a seguito del 139/2015 con l’eliminazione dell’area straordinaria,si individuano alcuni aggregati di valori solo
attraverso le informazioni in nota (che contengono info.su componenti straordinari).
Gli schemi maggiormente utilizzati:per valutare il grado di adeguatezza del conto economico sono
in entrambi assume rilevanza il concetto di REDDITO OPERATIVO,definibile su due livelli: infatti la differenza tra
valore e costi della produzione non rappresenta un reddito operativo e esso non si identifica né con quello prodotto
dalla gestione caratteristica né con quello aziendale.
PRIMO LIVELLO: Non è descrivibile come reddito operativo della gestione caratteristica perché nella classe altri
ricavi e proventi ci sono valori che non sono ascrivibili alla gestione caratteristica ad esempio i fitti attivi,oppure
componenti straordinari.Nei costi della produzione si trovano invece le svalutazioni che essendo eccezionali,come le
minusvalenze,in ambito di riclassificazione sono riportate in altre aree.
SECONDO LIVELLO:Non può essere assimilato al reddito operativo aziendale poiché gran parte di proventi/oneri
relativi a gestione caratteristica sono iscritti al di fuori degli aggregati di cui ci stiamo occupando(A e B) in particolare in
C e D.Soffermandoci su C in questo aggregati ci sono valori che appartengono a differenti aree parziali.
Tornando agli aggregati A e B di cui ci occupiamo,ci soffermiamo sulla classe “costo del venduto” che per essere
determinato correttamente è necessario che dai costi della produzione si rettifichino la variazione delle
rimanenze,l’incremento delle immobilizzazioni e proventi corrispondenti ad elementi rettificativi dei
costi(rimborsi).Non poche delle classi del valore della produzione vengono portate a rettifica dei costi della produzione
e in sintesi le aree A e B contengonoo tutti gli elementi per determinare il reddito operativo della gestione
caratteristica ed altre riconducibili a gestioni parziali differenti.
Lo stato patrimoniale:
si farà riferimento al criterio di riclassificazione finanziario che è quello prevalente a cui l’analista fa riferimento.
Prima osservazione,adeguatezza della definizione di totale attività,passività e patrimonio netto e infatti affinchè vi sia
corrispondenza con il capitale investito e le fonti di finanziamento può essere necessario riclassificare alcuni valori con
segno opposto (crediti vs.soci,acconti ricevuti,risconti per contributi)
Seconda osservazione: riguarda le scelte di classificazione dei valori che vanno analizzate separatamente per le due
sezioni che compongono la tavola.
In relazione all’attivo: si determinano le immobilizzazioni e l’attivo circolante oltre ai crediti verso soci e ratei e
risconti attivi.in merito a immobilizzazioni e attivo circolante: il criterio di classificazione è duplice,ossia quello di
destinazione dell’investimento(cioè alla funzione assunta dall’investimento nell’ambito della gestione aziendale) e
quello del grado di liquidità.Si ricorda che esistono classi di valori contenute sia nelle immobilizzazioni sia nell’attivo
circolante come le partecipazioni e i crediti,infatti l’inserimento in un’area piuttosto che in un’altra è fatto in base alla
destinazione dell’investimento e infatti nel circolante=crediti di funzionamento e nelle immobilizzazioni
finanziarie=crediti di finanziamento poi nelle immobilizzazioni=partecipazioni durevoli e nel
circolante=partecipazioni destinate alla vendita.Come si vede dalla suddetta distinzione,per esempio del circolante si
può dire che è un aggregato che non può essere immediatamente interpretato,né in senso stretto(sono inserite classi
di valori riferite a gestioni differenti da quella caratteristica,tipo i titoli) né in senso lato(perché alcuni crediti a breve
sono classificati nelle immobilizzazioni)
Inoltre la collocazione di un aggregato autonomo di ratei e risconti attivi rende qualsiasi definizione di circolante
sottostimata(infatti proprio la collocazione dei ratei e risconti rappresenta un esempio di allontanamento dal criterio
finanziario).
NON VI SONO SOLO LIMITI: sopra sono stati elencati i limiti alla immediata interpretazione dell’attivo ad
esempio,tuttavia esistono dei vantaggi relativi alla duplice classificazione ad esempio:se esitono classi di valore di
crediti presenti sia in immobilizzazioni che nell’attivo circolante permette di indicare se sono di finanziamento o
funzionamento senza ulteriori indicazioni.
I due criteri si possono collegare:ad esempio: sempre per i crediti,quando questi sono di funzionamento il criterio
della destinazione li porta ad inserire tutti nel circolante perché riferiti alla gestione caratteristica corrente mentre il
grado di liquidità è dato dall’obbligo di indicare la quota di scadenza oltre l’esercizio.
Ratei e risconti:
il contenuto assegnato a loro dalla normativa è tale da non poterli considerare subito nell’attivo a breve:si pensi ai
risconti relativi al maxi canone di leasing.
Crediti vs soci
In conclusione: il totale dell’attivo è sostanzialmente interpretabile in termini di capitale investito,mentre gli aggregati
che lo compongono non sono di immediato impiego.Inoltre l’uso del grado di liquidità permette un’agevole
applicazione del criterio della liquidità/esigibilità
PASSIVO STATO PATRIMONIALE: è abbandonato il duplice criterio di classificazione quindi rinunciando alla
“destinazione” non è nota la specie di finanziamento o funzionamento dei debiti che è importante in tema di
riclassificazione.Ancora più difficoltà per i debiti verso le società del gruppo se non si riescono ad identificare come di
funzionamento o finanziamento quando addirittura non vi sono informazioni in nota integrativa.Tuttavia si ritiene che
non sussistano grandi problemi per la riclassificazione e si ricordano gli aggregati del passivo
Patrimonio netto: non si evidenziano aspetti critici salvo individuare al di fuori del patrimonio netto delle classi
riconducibili sostanialmente ad esso anche se formalmente non lo sono,ad esempio prestito obbligazionario
sottoscritto ai soci.
RENDICONTO FINANZIARIO:
-disponibilità liquide come risorsa di riferimento di cui vanno indicati in rendiconto,ammontare e compisizione anche
relativi all’anno precedente
-i macro aggregati componenti il rendiconto a cui ricondurre i flussi elementari identificati nell’attività operativa di
investimento e finanziamento
Quindi in sintesi lo schema permette di disporre dei flussi analitici relativi: agli interessi
pagati(gest.finanziaria),incassati(gest.accessoria),alle imposte sul reddito pagate (gest.tributaria),ai dividendi
incassati(fonti gest.patrimoniale)e all’utilizzo di fondi(gest.caratteristica corrente o non corrente).
Quando il flusso finanziario dell’attività operativa è dterminato attraverso il metodo diretto,sono previste due voci
generiche(altri incassi,pagamenti)che non fanno immediatamente riconoscere la gestione parziale salvo ulteriori
informazioni disponibili,anche se generalmente sono collegati a gestione caratteristica e accessoria.
-attività di investimento: comprende i flussi che derivano dall’acquisto e dalla vendita delle immobilizzazioni
immateriali e delle attività finanziarie immobilizzate e circolanti.
-attività di finanziamento: comprende flussi derivanti da operazioni di ottenimento e rimborso delle disponibilità
liquide,sottoforma di capitale di rischio o di debito e si riferiscono alla gestione finanziaria.Infine per la costruzione di
flussi completi è necessario sommari valori contenuti in più parti del rendiconto ad esempio la sola quota di capitale
rimborsata a cui devono sommarsi gli interessi passivi pagati e classificati nell’attività operativa.
Si ricorda a conclusione del paragrafo che la corretta riclassificazione richiede essenzialmente l’uso della nota
integrativa.
Di seguito il conto economico nel quale a fianco delle singole classi è riportata la singola voce riclassificata secondo lo
schema a ricavi e costo del venduto.i valori vanno interpretati con il loro segno economico: ad esempio la variazione
delle rimanenze va ad alimentare il costo del venduto se hanno segno”-“ in quando le rimanenze finali sono minori di
quelle iniziali,quindi si sono vendute e il costo del venduto quindi sale;viceversa,il costo del venduto scende se le
rimanenze finali sono maggiori di quelle iniziali quindi con segno “+” che inidca che non sono state vendute quindi il
costo del venduto scende.Il rimborso spese invece va a diminuire il valore complessivo
A) VALORE PRODUZIONE
1) ricavi delle vendite al netto di resi sconti abbuoni e premi su vendite
2) le variazioni delle rimanenze sono inserite con il segno algebrico opposto a quello indicato nello schema
civilistico
3)
4) Gli incrementi di immobilizzazioni per lavori interni riducono il costo del venduto perché si usano risorse
per intervenire sulla capacità produttiva futura
5) Altri ricavi e proventi:Per i contributi in conto esercizio si fa riferimento a questa tabella in quanto è
necessario specificarne la specie
-Altri ricavi e proventi nella tabella 7.2 di sopra e trovano collocazione anche elementi che in passato erano
straordinari come:sopravvenienze attive,plusvlalenze connesse a investimenti non finanziari.
Facendo riferimento a 5) per i contributi in conto esercizio valgono considerazioni analoghe alle
precedenti tranne che per i contributi sui costi relativi a gestione caratteristica i quali nello schema
precedente andavano a rettificare globalmente mentre ora siccome i costi sono suddivisti in esterni e
interni,la collocazione dipende dalla tipologia di evento che ha generato il contributo,cioè dalla specie di
fattore produttivo a cui sono correlati.
A) CREDITI VS.SOCI:nell’ipotesi più restrittiva e prudente si portano a riduzione dei mezzi propri perché non
essendo totalmente versati il capitale sociale iscritto a stato patrimoniale è “sovradimensionato” e pertanto
va ridotto.In altrenativa si considerano come una futura entrata e quindi inseriti in liquidità differite.
B) IMMOBILIZZAZIONI: riclassificate nell’attivo fisso netto con alcune eccezioni :
-gli acconti si inseriscono nelle immobilizzazioni finanziarie dato che è questa la loro natura.
-i crediti sono suddivisi in esigibili entro e oltre l’esercizio successivo.L’analista deve comprenderne la qualità
(in termini di congruità del fondo svalutazione) e stabilire l’eventuale esistenza di diritti alla restituzione della
merce.Se non vi sono ripartizioni in base alla scadenza si presuppone la media/lunga durata.
-le partecipazioni i titoli e i derivati sono iscritti sia nel circolante sia nelle immobilizzazioni,anche se tuttavia
l’analista sa che un tiytolo nelle immobilizzazioni può essere venduto subito in caso di necessità.In sintesi i
titoli a breve sono classificati in liquidità differite o immediate;i titoli a medio lungo nelle attività a breve se
destinati alla vendita e nelle immobilizzazioni finanziarie se detenuti fino a scadenza o per periodi lunghi;le
partecipazioni di controllo e di collegamento nelle immobilizzazioni finanziarie salvo che si preveda
l’alienzaione nel periodo futuro;per le altre partecipazioni dipende dalla finalità per cui sono state acquistate.
C) ATTIVO CIRCOLANTE:
-le rimanenze sono incluse nelle disponibilità
-per i crediti vale quanto detto per le immobilizzazioni finanziarie e la parte a breve è inserita nele liquidità
differite.Se non vi sono suddivisioni in base alla scadenza si considerano di breve durata.I crediti vs altri
devono essere esaminati bene poiché il loro contenuto può prestarsi a riclassificazioni in più aggregati.
-per acconti di imposte dirette,si mantengono nell’attivo solo quando l’impresa è i perdita o in credito
d’imposta e in tal caso la destinazione è nelle liquidità differite se si presume che siano realizzabili nel
prossimo futuro;nelle immobilizzazioni finanziarie in caso contrario.
A) CREDITI VS.SOCI PER VERSAMENTI ANCORA NON DOVUTI,se non riducono i mezzi propri,sono da considerarsi
extra-caratteristici
B) IMMOBILIZZAZIONI: si distinguono quelle:materiali e immateriali,arrività operative non correnti,salvo
l’esistenza di beni non strumentali e con l’eccezione degli acconti.Le immobilizzazioni finanziarie che si
prestano a più riclassificazioni,fatta eccezione per i titoli e i derivati.I crediti finanziari invece sono attività non
caratteristiche
C) ATTIVO CIRCOLANTE,si considerano:
-rimanenze inserite in attività operative correnti
-crediti riconducibili a gestione tipica corrente e non assume rilevanza il grado di liquidità ma la causa
generatrice
-attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni di specie non caratteristica
-disponibilità liquide per le quali valgono le considerazioni delle attività finanziarie
D) RATEI E RISCONTI: si deve individuarne la natura in quanto possono appartenere sia alla gestione
caratteristica che non caratteristica
A) PATRIMONIO NETTO: il contenuto è analogo a quello riclassificato ad eccezione della quota di utile destinata
a distribuzione che è riclassificata nelle passività non correlate alle attività operative.Cio vala anche per la
distribuzione di utili e riserve di esercizi precedenti.
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI: necessario verificare la natura
C) TFR LAVORO SUBORDINATO: tipicamente un debito correlato a gestione caratteristica
D) DEBITI: suddivisi in:
-debiti finanziari: passività non correlate ad attività operative
-debiti non finanziari(di funzionamento): passività correlate ad attività finanziarie operative
Unica eccezione sono gli acconti che vanno portati a riduzione delle attività operative di gestione corrente o a
incremento delle passività a essi correlate.
E) RATEI E RISCONTI PASSIVI,vale lo stesso per quelli attivi
La tavola è diversa in quanto vengono inserite talune elaborazioni per la determinazione di specifici flussi i cui
valori non sono oggetto di riclassificazione come ad esempio le variazioni del capitale circolante netto(CCN)
-il flusso finanziario dopo la variazione del CCN può essere determinato in modo diretto e indiretto.nel prospetto
sono riportate entrambe le modalità
-per determinare il flusso finanziario finale si devono effettuare le rettifiche connesse al circolantee se non si
riscontrano voci del CCN non riconducibili alla gestione caratteristica corrente sarà necessario operare le
opportune modifiche.
-la gestione finanziaria: è divisa in due parti,una corrispondente ai finanziatori e una ai soci
-nell’area straordinaria è inserito un solo esempio ma possono andarcene di più,inoltre si può ottenere lo stesso
risultato separanto tali valori straordinari da ogni gestione parziale
E’ la capacità di un’azienda di perdurare nel tempo in modo autonomo.E’ il priimo dei quattro poli strutturali per
i quali si calcolano gli indici di bilancio e di questo se ne forniscono due accezioni:
1 la prima richiama l’equilibrio inteso in termini di scadenze temporali tra investimenti(struttura patrimoniale) e
finanziamenti(struttura finanziaria)
2 la seconda fa riferimento all’equilibrio tra fonti proprie e di terzi quindi alla dipendenza finanziaria da terze
economie
Le due accezioni sono collegate,quindi imprese cratterizzate da elevata dipendenza finanziaria non presentano i
presupposti per l’equilibrio a medio-lungo termine tra investimenti e finanziamenti.L’ambiente economico può
esser caratterizzato da eventi sfavorevoli,quindi quanto più l’azienda è solida tanto più riuscirà a superare gli
eventi sfavorevoli senza compromettere la capacità di ottenere reddito
L’analisi della solidità utilizza valori e aggregati nello stato patrimoniale riclassificato e per la costruzione dei
seguenti indici si fa riferimento ai valori di fine periodo.
- 1 rapporto di indebitamento
-3 margine di struttura
-4 grado di ammortamento
-6 tasso di autofinanziamento
Questi altri sono utili per collegare l’analisi di solidità ai poli dello sviluppo (variazione del capitale) e
redditività(autofinanziamento)
-PRIMO MODO: MEZZI DI TERZI/MEZZI PROPRI, esprime la dipendenza finanziaria COMPLESSIVA da terze
economie.E’ compreso tra 0 e infinito e più cresce,più si riduce il grado di solidità in quanto l’impresa si sta
fornendo di fonti di terzi.Non esiste un valore ottimale,ma dipende tutto da fattori esterni come il mercato in cui
opera l’azienda o da fattori interni come dal tasso di crescita e dalla facoltà di produrre reddito.Quindi valori
molto alti,che diminuiscono quindi che migliorano indicano un’azienda in rapido sviluppo,mentre valori molto
bassi,ma che s’incrementano,indicano un’impresa appartenente a un comparto maturo.
Se il ritorno ottenuto dall’investimento con fonti di terzi è superiore dei costi sostenuti per il finanziamento allora
questa differenza positiva sarà a beneficio dei soci,infatti gli oneri finanziari sono deducibili attraverso lo “scudo
fiscale” in particolare i costi finanziari devono trovare copertura in redditi operativi crescenti e infatti il rischio
maggiore è collegato alla mancanza o insufficienza di disponibilità liquide per far fronte al servizio del debito.
E’ bene paragonare più indicatori per completare un’analisi (visto che questi sono parte integrante di un sistema)
di dipendenza da terzi
-Composizione dell’indebitamento:
indica la composizione dell’indebitamento e in particolare è preferibile una maggiore incidenza dei finanziamenti
a medio lungo in quanto presentano costi inferiori dei finanziamenti a breve.non è un indice percentuale.
l’elemento distintivo risiede nell’utilizzo delle sole passività esplicitamente onerose.Si pongono a confronto due
fonti di finanziamento che richiedono un’esplicita remunerazione anche se differente.E’ molto importante
inoltre per la determinazione della leva finanziaria(algoritmo che collega solidità e redditività).
Utilizzati congiuntamente poiché sfruttano gli stessi aggregati di stato patrimoniale e sono entrambi espressivi del
grado di equilibrio tra fonti di finanziamento e struttura degli investimenti
MEZZI PROPRI/ATTIVO FISSO NETTO,segnala le modalità attraverso le quali l’azienda finanzia gli investimenti
durevoli(a lungo termine) ed evidenzia il grado di copertura interna(auto copertura) di tali investimenti
-se maggiore di 1: il capitale di rischi copre non solo gli investimenti durevoli,ma può sostenere anche
un’eventuale espansione futura o bilanciare situazioni negative improvvise
-se minore di 1: modesto grado di capitalizzazione,ma non è detto che non vi sia equilibrio infatti basta che
sussista coerenza temporale tra investimenti e finanziamenti.La situazione sarebbe accettabile se la parte dii
se anche questo fosse minore di 1 allora il segnale è preoccupante,infatti adesso i mezzi propri sarebbero anche
finanziati da passività a breve che sono rinegoziabili per farle diventare a lungo termine aumentando i tassi
d’interesse quindi comportando più costi per l’azienda al fine di raggiungere almeno l’unità del rapporto.Se la
situazione si realizza nel breve ed è frutto di ingenti investimenti nel breve non è grave,ma lo diventa quando
l’azienda fa perdurare questa situazione per esempio essendo troppo “generosa” nella distribuzione dei
dividendi,oppure e ancora più grave quando non ci sono segnali di crescita.
Si deva anche considerare la composizione dell’attivo fisso netto che se è costituito da investimewnti di natura
accessoria è necessario che questi siano smobilizzabili affinchè tali valori negativi suddetti possano essere ritenuti
accettabili.
com’è evidente non c’è il rapporto ma la differenza tra i due aggregati e voci dello stato patrimoniale e quindi fa la
differenza assoluta del divario,necessaria per valutare meglio l’equilibrio.Siccome è un indice condizionato dalla
dimensione aziendale,va ricordato che mal si presta a confronti interaziendali a differenza del precedente grado di
copertura,infatti secondo la seguente tabella:
INVECE:
Si ricorda invece che alcune operazioni agiscono solo su uno dei due indicatori:ad esempio una rivalutazione di
immobilizzazioni modifica il grado di copertura ma lascia inalterato il margine di truttura(fatto salvo l’effetto fiscale)
Può accadare che un rapporti di indebitamento adeguato a prima vista,possa non esserlo se i mezzi proprio sono
insufficienti a coprire le attività immobilizzate,viceversa un rapporto d’indebitamento apparentemente elevato può
essere meno preoccupante se i mezzi propri sono superiori alle immobilizzazioni.Ciò rafforza l’indagine congiunta.
-4 RADO DI AMMORTAMENTO:
-se pari a uno: corrisponde a immobilizzazioni completamente ammortizzate,mentre se tendente a 1:può indicare
scarso rinnovamento tecnologico rilevando obsolescenza dei macchinari e evidenziando la necessità di investimenti
futuri nel breve oppure politiche di ammortamento molto rapide per ridurre il carico fiscale.Un valore alto che quindi
indica obsolescenza è da analizzare più precisamente se si opera in un mercato ad elevato sviluppo
tecnologico,mentre se il valore alto si trova in un mercato caratterizzato da poca innovazione non è
preoccupante.Quindi l’interpretazione è soggetta innanzitutto alle scelte soggettive degli amministratori della vita
utile e delle quote di ammortamento e poi in base al contesto in cui si opera.
-in condizioni normali:se l’indice si riduce nel tempo significa che i rinnovi sono superiori agli ammortamenti e alle
dismissioni,se invece è stabile indica una similarità tra i due movimenti.
Precisazioni:per quanto riguarda le immobilizzazioni lorde ,queste sono intese come materiali in quanto le immateriali
solo in poche occasioni sono ammortizzabili e seppure lo fossero bisognerebbe sottoporle a indagine approfondita
costruendo alcuni indici di secondo livello come:
si suppone che il fondo ammortamento è di 600,la quota di ammortamento è 100 e che il costo storico è di 1000
-tasso di ammortamento medio: esprime la riduzione media annuale delle immobilizzazioni nel periodo analizzato
-durata media delle immobilizzazioni(vita media): esprime il tempo medio contabile di presunta rimanenza delle
immobilizzazioni nell’impresa
scomposto in
-durata residua delle immobilizzazioni: il numero residuo di anni di impiego delle immobilizzazioni
Assumomo tutti significato laddove il processo di rinnovamento non è repentino e continuo nel tempo.
Per i beni in leasing infine:sebbene non sono iscritti a stato patrimoniale perché non di proprietà
dell’azienda,calcolare le loro quote di ammortamento migliorerebbe in modo significativo l’analisi.
Terminando è evidente che il grado di amm.to si deve valutare congiuntamente con i precedenti indicatori di solidità
in quando se un’azienda OLD ha un grado di ammortamento elevato con poca innovazione,il grado di copertura delle
immobilizzazioni sarà maggiore di uno e avrà giudizio positivo,ma se il grado di ammortamento è elevato allora ci
saranno degli investimenti futuri quindi il grado di copertur suburà variazioni.Invece per un’azienda NEW con grado
amm.to basso che riesce a coprire con mezzi propri gli impianti significa che ha effettuato investimenti nel breve(dati
dal basso grado di ammortamento) e che ha risorse interne tali da coprire anche gli impianti.
collega la solidità allo sviluppo aziendale e permette di analizzare la solidità dinamicamente.Una crescita eccessiva
rispetto alle potenzialità di finanziamento interno riduce la stabilità futura e aggrava il rapporto d’indebitamento oltre
che coinvolgere il profilo reddituale con maggiori oneri finanziari.La variazione del capitale investito deve essere
-6 TASSO DI AUTOFINANZIAMENTO : interpreta la crescita aziendale e il suo impatto sugli indici di solidità
Identifica il tasso di sviluppo dei mezzi propri per il duplice effetto di:
E’ evidente che la crescita del capitale investito non coperta dall’autofinanziamento richiede il ricorso
all’indebitamento o a finanziamenti da parte di soci.
esprime la relazione tra l’esposizione netta verso il sistema finanziario e i mezzi propri:al crescere dell’indicatore
peggiora la solidità
fa riferimento alle vendite da una parte e all’EBITDA dall’altra,inoltre le vendite nell’ambito della gestione
caratteristica sono fondamentali e più l’indicatore cresce più l’impresa non riesce ad assorbire l’indebitamento
attraverso i flussi generati dalle vendite oltre che a peggiorare la situazione degli oneri finanziari.
Il secondo indicatore è
Esprime la capacità di produrre risorse finanziarie per far fronte ai debiti finanziari netti collegando redditività e
liquidità.L’EBITDA ha valenza anche finanziaria perché a lordo di costi non monetari(acc.ti,amm.ti,svalutazioni).I
confronto con la posizione finanziaria netta indica il tempo di rimborso dell’indebitamento finanziario netto attraverso
i flussi generati dalla gestione cartteristica.AD esempio se il valore dell’indice è 5 significa che facendo ricordo
all’ebitda impiegherebbe 5 anni per il rimborso completo.Al crescere dell’indice la situazione finanziaria è
critica,tuttavia in condizioni normali la posizione finanziaria netta non dev’essere azzerata e pertanto il suo significato
è quello di misurare la rischiosità delle scelte finanziarie attuate.
L’investimento è a breve o medio lungo e per la solidità è importante quello a medio lungo.
Inoltre vengono influenzati il grado di copertura dell’attivo fisso netto e il margine di struttura,ma questi due indici
vengono influenzati anche dalle decisioni di copertura.La scelta del capitale può essere influenzata da:
In funzione delle scelte si producono effetti differenti sul rapporto di indebitamento e sugli altri indici:se l’impresa
riesce a crescere strutturalmente senza peggiorare il rapporto di indebitamento e il grado di copertura la situazione
è reputata ottimale.
DEFINIZIONE: rapporto tra una configurazione di reddito e il capitale necessario per ottenerlo oppure rapporto tra
configurazione di reddito e fatturato.
L’analisi della redditività verifica la congruenza dei risultati economici intermedi ottenuti dal conto riclassificato con le
risorse impiegate per ottenerli.Dopo aver indicato gli indicatori principali,questi verranno disaggregati per far risaltare
le relazioni tra essi intercorrenti.Le fasi dell’analisi di redditività sono le seguenti:
Punto di partenza dell’analisi il cui indicatore è il ROI (return on investiment) reddito operativo/capitale investito ed
esprime il rendimento del capitale investito indipendentemente dalle scelte di finanziamento quindi palesa il grado di
efficienza ed efficacia della gestione aziendale nel suo complesso,infatti solamente un’impresa caratterizzata da
elevato e stabile ritorno sugli investimenti è in grado di garantire la remunerazione dei finanziamenti ricevuti.Un ROI
soddisfacente è requisito necessario ma non sufficiente per il successo economico.in fase di applicazione sorgono dei
problemi:
1 di gestione caratteristica
Nelle analisi esterne è più facile individuare il ROI GLOBALE : Reddito operativo aziendale/capitale investito, che
evidenzia la redditività degli investimenti indipendentemente dalla gestione cui pertengono.E’ costruito a partire
dallo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità(finanziario) e permette di esaminare gestione
caratteristica e patrimoniale,anche se è possibile separare il contributo che ciascuna offre singolarmente.Per
effettuare ciò(distinzione gestione caratt. e accessoria) è necessario distinguere all’interno del capitale investito i valori
destinati alla gestione tipica da quelli destinati alla gestione patrimoniale il che è molto difficile per analisti esterni .Ad
esempio:nella determinazione del capitale investito extra caratteristico per titoli e immobili non strumentali non
sorgono difficoltà ma ad esempio ne sorgono per le seguenti classi di valori:
-partecipazioni: in imprese che svolgono attività correlata a quella tipica le partecipazioni andrebbero considerate
come investimento dell’attività caratteristica e ciò non traspare con chiarezza dal bilancio pubblico
-crediti finanziari: sono da attribuire alla gestione accessoria ma sorgono dubbi quando i debitori sono le imprese
(appartenenti o meno al gruppo)
-liquidità:impossibile per l’analista determinare la quota destinata a gestione caratteristica e quella destinata a
gestione patrimoniale.
L’ipotesi opposta in cui prevale l’incidenza del capitale investito caratteristico denota la destinazione delle risorse nel
capitale nel business principale.
a) ROI gestione caratteristica: reddito operativo gestione caratteristic/capitale investito gestione caratteristica
b) ROI gestione accessoria: reddito gestione accessoria/capitale investito gestione accessoria
-se la redditività della gestione patrimoniale supera quella della gestione principale è il caso di individuare
provvedimenti urgenti peer migliorare le miglioranze della funzione economica relativa alla gestione tipica
-se la redditività della gestione tipica è maggiore della gestione patrimoniale bisogna riflettere sulle condizioni di
rischio del mercato cui è riferita la gestione tipica,infatti se il mercato è rischioso è opportuno diversificare.
In ultima analisi,si è soliti scomporre il ROI globale nelle sue componenti tipiche e accessorie quando l’incidenza della
gestione accessoria è rilevante(ad esempio la gestione caratteristica è molto volatile quando qcuisto e vendo titoli più
volte il che influisce sul valore dell’indice),altrimenti basta calcolare il ROI globale.
dev’essere coerente con la configurazione di reddito posta al numeratore.Il reddito operativo aziendale richiede il
capitale investito globale,il reddito operativo di gestione caratteristica necessita del capitale investito correlato.Si nota
che se non c’è coerenza come nel caso di reddito della gestione caratteristica e capitale investito globale si genera una
distorsione tanto maggiore quanto più cresce l’incidenza della gestione accessoria.
Al denominatore di tali indici di redditività si usano valori si stato patrimoniale e vi sono tre momenti temporali:
-iniziali:i migliori perché a rigor di logica si ottengono i risultati partendo dal capitale iniziale investito(che appunto è
valore si stato patrimoniale posto al denominatore) ad esempio: reddito operativo T2/ capitale investito 31 dicembre
t1.I valori iniziali permettono di confrontare l’andamento reddituale,la solidità patrimoniale e lo sviluppo
-finali: si ipotizzi un impianto acquistato verso la fine dell’anno T2 ,il cui valore è parte del capitale investito al 31
dicembre,questo sarebbe accostato al reddito operativo dell’anno T2 anche se non ha concorso a produrre i risultati
economici dell’esercizio.Invece il valore di un impianto ceduto a fine esercizio non è incluso del valore del capitale
investito anche se ha contribuito a generare reddito.Infine anticipando il concetto del ROE cioè la redditività dei mezzi
propri ottenuta confrontando reddito netto e mezzi propri,se si usa il valore finale si andrebbe incontro a
un’incongruenza in quanto io valore finale è parte del reddito netto (almeno per la parte
dell’autofinanziamento).Comunque la prassi di avvalersi dei valori finali è molto diffusa.Tuttavia quando la variabilità
del capitale investito è elevata oppure si sono effettuati ingenti investimenti all’inizio si possono calcolare una serie di
indicatori di redditività con valori finali e iniziali di stato patrimoniale al fine di confrontare il trend nel tempo,il quale
trend è caratterizzato da analoga direzione ma differente pendenza
-valori medi:non contribuiscono al miglioramento delle conoscenze e non sono determinabili adeguatamente
dall’esterno.In conclusione si ricorre al valore di inizio periodo eventualmente integrato da quello di fine periodo.
LA FASE INTERPRETATIVA
Il ROI misura anche il grado di efficienza dell’azienda infatti al crescere dell’efficienza,migliora l’utilizzo delle risorse
aziendali.E’ influenzato anche dal ciclo di vita del comparto,ciclo di vita che presenta valori modesti ma in crescita in
fase di introduzione diminuito dei costi elevati per penetrare il mercato e da volumi di produzione su volumi di vendita
non elevati;valori interessanti nella fase di sviluppo dati dall’esperienza;valori più ridotti in fase di maturità quando
entrano nuovi concorrenti e la domanda è stabile;valori in calo nella fase di declino.Subisce l’influenza anche da altre
variabili come tipologia di attività e settore di appartenenza.IL ROI dunque dev’essere paragonato ad aziende che
operano nelle medesime condizioni e puo essere scomposto in : REDDITIVITA’ DELLE VENDITE,TASSO DI ROTAZIONE
DEL CAPITALE INVESTITO
identifica il reddito disponibile derivante dalle vendite quando si sono coperti tutti i costi relativi alla gestione
caratteristica.E’ influenzato dai mercati di sbocco,di approvvigionamento e dalla scelte connesse al grado di rigidità
della struttura produttiva.Si può disaggregare se esistono costi classificati in base al grado di variabilità rispetto al
volume di attività individuando:
margine di contribuzione/vendite
identifica il reddito disponibile dopo le vendite quando i costi non sono stati ancora coperti e di per sé non è
sufficiente,ma è importante scindere il margine di contiribuzione per oggetti parziali(prodotti,linee di prodotti,canali di
vendita,tipi di clienti,business..)
individua il margine di sicurezza che esprime il grado di rigidità della struttura dei costi e del rischio operativo
dell’impresa(il margine di sicurezza è uno degli elementi per la determinazione e l’analisi dell’effetto di leva operativa
la quale esprime la variazione del reddito quando si modificano i volumi di attività.IL grado di leva operativa è il
reciproco del margine di sicurezza)
Per indagare alternativamente sul ros,l’analista può esaminare il costo del venduto o i costi operativi rapportati al
fatturato o meglio ancora al valore della produzione.Questo fa capire quali classi sono più o meno rilevanti rispetto ai
concorrenti e individuare punti di forza o debolezza su cui concentrarsi nell’ambito della gestione tipica,inoltre è utile
a cogliere l’evoluzione nel tempo delle medesime classi.
pone in relazione il fatturato e il capitale investito.Intende indicare quanto del capitale investito si trasforma in
capitale.E’ dipendente dal settore di attività e dai criteri valutativi adottato oltre che a eventuali operazioni di leasing
se mantenute nell’analisi secondo il metodo dei canoni(il leasing migliora la rotazione ma peggiora la redditività ed è
ritenuto neutro sul ROI quando i maggiori costi del leasing rispetto all’ammortamento incidono sul minore capitale per
una percentuale identica al ROI nell’ipotesi di beni di proprietà).
-incrementare le vendite attuali utilizzando lo stesso capitale:se vi è la possibilità che il mercato assorba più prodotti
se c’è la possibilità di entrare in nuovi mercati o se l’azienda può espandere la propria quota di mercato
-mantenere vendite attuali riducendo il capitale:riconoscere la aree critiche del capitale sulle quali intervenire: è
necessario pertanto disaggregarlo in tassi di rotazione parziali,dell’attivo fisso netto e lordo
Misura il grado di utilizzo della capacità produttiva in senso stretto(perché l’attivo fisso netto fa riferimento fa
riferimento alle immobilizzazioni tecniche escludendo quelle in costruzione)
Se c’è un aumento dello sfruttamento della struttura esistente questo indice aumenta.E’ funzione del tipo di attività
svolta e del grado di ammortamento il quale più sarà elevato ,minore sarà l’attivo fisso netto e maggiore il suo indice
di rotazione.
Mette in relazione due grandezze correlate fornendo informazioni sull’investimento lordo di circolante indotto dalle
vendite(si preferisce però collocare al denominatore capitale circolante netto)
9.3 IL CALCOLO DEL DIFFERNZIALE TRA RENDIMENTO E COSTO DELLE RISORSE FINANZIARIE
9.6 9.7
9.8
Il ROI rappresenta il ritorno sulle risorse fornite dai finanziatori, cioè la remunerazione massima che l’impresa è in
grado di offrire. Nell’ipotesi teorica in cui le fonti fossero costituite solamente da mezzi propri, si rileverebbe una
perfetta coincidenza tra ROI ante imposte e ROE. Nel caso in analisi (9.6 impresa C) si considera che l’impresa è in
grado di remunerare i finanziatori al 10%, pari al ROI finanziario:
DEBITI FINANZIARI 9000x10%=900-630 270
MEZZI PROPRI 3000x10%=300-0 300
REMUNERAZ.LORDA MP 570
Nella descrizione dell’effetto di leva finanziaria il rapporto di indebitamento svolge una funzione moltiplicativa solo a
fronte di un differenziale tra rendimento e costo delle risorse diverso da 0: se il differenziale fosse nullo anche l’effetto
verrebbe a mancare.
Nelle prime due colonne dell’ esempio, il costo medio dell’indebitamento(OF/DF) è pari al 6% e i conferimenti di
capitale di risparmio di B beneficiano del maggior indebitamento. Nelle colonne successive il costo si incrementa fino
all’8% (OF/DF ad esempio per l’azienda A -240/3000 dà 8%), uguale al ROI finanziario, e quindi il ROE delle due
imprese è identico.
Tutta l’analisi è poi da reinterpretare con l’introduzione dell’IRAP (9.10): Nelle prime due colonne si avrà un
peggioramento del ROE per entrambe le imprese (6,2% fino a 5,6% e 8,9% fino a 7,6%). Nelle due colonne successive
l’impresa meno indebitata dispone di un ROE più alto in quanto, con riferimento all’IRAP, è limitato lo scudo fiscale.
Per una prudente valutazione della relazione è opportuno che vi sia anche una riflessione qualitativa:
Sembrerebbe che aumentare il tasso di indebitamento in presenza di un differenziale positivo sia sempre conveniente,
ma ciò in realtà non è vero, poiché lo sfruttamento della leva finanziaria presuppone l’esistenza di quattro condizioni:
1. Valore assoluto del ROI elevato;
2. Variabilità del ROI ridotta: la variabilità del ROI è un importante segnale di rischio imprenditoriale, a fronte della sua
crescita è necessario adeguare il grado di capitalizzazione dell’impresa;
3. Valore assoluto del differenziale elevato: un divario ampio garantisce una certa sicurezza anche a seguito di
mutamenti delle condizioni di credito;
Considerazione di ordine generale si basa poi sui componenti straordinari e la scelta della normativa italiana di
escluderli dalla valutazione del C.E. Non sempre tali componenti saranno facilmente identificabili, e quindi potrebbero
sorgere problemi interpretativi dal punto di vista di comparazioni tra imprese. L’ indicatore maggiormente influenzato
sarà il ROI, per il quale potrebbe venir meno il significato di misuratore delle capacità di produrre reddito della
gestione caratteristica. Per quanto riguarda il ROE il problema è minore poiché già incorpora i componenti
straordinari.
Un’azienda con elevata liquidità può far fronte tempestivamente agli impegni verso i finanziatori.L’analisi della
liquidità richiama i valori a breve dell’attivo e passivo dello stato patrimoniale riclassificato secondo metodo della
liquidità(finanziario).La diffrenza sostanziale con la solidità è che la liquidità riguarda un arco temporale di breve
periodo ossia di un anno,mentre la solidità riguarda il medio lungo periodo senza una precisa determinazione di
questo arco temporale.
10.2 GLI INDICI PER LA SUA VALUTAZIONE
Si porrà l’attenzione su un’analisi statica,nel quarto paragrafo sarà più dinamica.
-indice di liquidità primaria:
liquidità immediate/passivo a breve
presenta due versioni:la prima(cash ratio,mentre quando le liquidità immediate contengono titoli sono cash
equivalent),quella di sopra,è più restrittiva e meno usuale per le piccole e medie imprese.Esprime la quota di impegni
a breve che può fronteggiare l’azienda attingendo dalle risorse liquide.Si avvicina raramente a 1 perché non è
conveniente detenere liquidità per un’impresa,infatti si potrebbe pensare che delle riserve che perdurano nel tempo
sono simbolo di incapacità di crescere e investire nel business oppure nel non saper diversificare.
La seconda versione:
-MARGINE DI TESORERIA:
liquidità immediate+differite-passivo a breve (Nella versione più estesa con le liquidità differite il significato cambia
leggermente poichè le risorse differite non sono fruibili immediatamente)
-LIQUIDITA’ NETTA:
esprime la posizione netta nei confronti delle banche confrontando le forme più liquide di attività e passività a breve
Lo spunto del magazzino e delle rimanenze dà lo spunto anche per analizzare la composizione dell’attivo a breve.
Da t1 a t3 c’è stato peggioramento della qualità finanziaria dell’attivo a breve con una crescita delle
disponibilità.Inoltre l’indice di liquidità primaria se si mantiene costante come nel caso sopra,non è positivo perché
qua addiritura diminuisce da 1,4 a 1.Inoltre se il valore dell’indice è troppo elevato non è positivo perché comporta più
oneri finanziari e minore solidità,tutto questo perché l’analisi basata sui quozienti si fonda su valori che possono
modificarsi rapidamente nel tempo e che non hanno scadenza precisa,l’unica cosa certa è che sono di breve durata.In
definitiva non è ragionevole leggere oltre quello che gli indici forniscono,ossia l’indicazione dell’eccedenza o del deficit
delle attività a breve.Per affinare l’analisi è utile integrare con i flussi finanziari e monetari.
attivo a breve-passivo a breve(è assai etergoneo perché tiene conto di attività e passività di tutte le gestioni
parziali,quindi è in senso lato)
corrisponde in valore assoluto all’indice di liquidità secondaria sovracitato.Il valore soglia è lo zero ed è interssante
paragonarlo al margine di struttura infatti la negatività del capitale circolante netto finanziario comporta un ‘assenza di
equilibrio nelle scelte di finanziamento dovuta a sottocapitalizzazione ed a copertura di investimenti durevoli con
passività a breve termine(10.1),invece è più positiva la situazione quando il capitale cirolante netto è positivo(10.2
10.3) Di seguito le tabelle:
Fin ad ora si è parlato di capitale circolante netto in senso lato perché questo fa riferimento a valori eterogeni in
quanto si riferiscono a più gestioni parziali mentre il:
-CAPITALE CIRCOLANTE NETTO IN SENSO STRETTO:si riferisce alle attività e passività della sola gestione caratteristica
corrente dunque a valori più omogenei ed è dato da:
ATTIVO CORRENTE-PASSVIO CORRENTE
La gestione caratteristica deve contribuire in modo rilevante al mantenimento di una soddisfacente situazione di
liquidità,in caso contrario vi sono molte probabilità di incorrere in tensioni finanziarie anche gravi
CLIENTI+MAGAZZINO-FORNITORI
Esprime l’efficienza finanziaria della gestione tipica poiché se è positivo è rappresentativo dell’impiego netto di risorse
indotto dalla stessa gestione finanziaria.Le classi che lo compongono derivano dal ciclo acquisto-trasformazione-
vendita.L’obiettivo dell’azienda è renderlo al minimo gestendo al meglio scambi-tempi di produzione-permanenze in
magazzino.Se fosse uguale a zero(impossibile) il ciclo operativo si autofinanzierebbe senza bisogno di ricorrere a
indebitamento bancario in quanto l’azienda finanzierebbe gli investimenti in crediti vs.soci e in magazzino con i debiti
vs.fornitori.
cosi facendo si sono individuate le aree su cui intervenire quando il capitale circolante netto risulta inadeguato e utili a
tale scopo sono gli indicatori di durata media realtivi a tre elementi rilevanti
1 crediti vs clienti
2 magazzino
3 debiti vs fornitori
Crediti vs.clienti/(vendite/360)
Questo misura effettivamente l’intervallo temporale tra la vendita e l’incasso(che spesso viene confuso con quello
di sopra della durata media dei crediti),ossia la dilazione media concessa ai clienti proprio.
Tuttavia c’è il problema che il numeratore e denominatore non sono tra loro omogenei dato che i crediti vs
clienti comprendono l’imposta sul valore aggiunto:quindi è indispensabile conformare i due termini o
aggiungendo l’imposta alle vendite o scorporandola dai crediti vs.clienti.Senza questa modifica il valore è
sovrastimato(perché al denominatore c’è in più la quantità dell’imposta sul valore aggiunto).Quindi:
-crediti vs clienti/(vendite x 1,x/360)elevato alla sedicesima(ed è indicatore di forti dilazioni concesse,di modesto
potere contrattuale con effetto di incassi ritardati o insolvenze)
-(crediti vs.clienti/1,x)/(vendite/360)
Gli indicatori di cui sopra sono adatti se tutto il fatturato è nazionale altrimenti se ne calcolano altri due differenti
uno relativo a clienti nazionali e uno relativo a quelli esteri
Le due formule alternative per i clienti italiani ed esteri si usano quando è possibile,altrimenti si pondera tutto
all’aliquota iva poiché le esportazioni non sono ad essa soggette e ciò avvien moltiplicando la’liquota corrente per
la percentuale di fatturato ottenuta all’interno del territorio nazionale.
Infine l’indicatore dev’essere esaminato insieme al tasso di variazione del fatturato per capire se la durata è stata
utilizzata come leva per l’espansione delle vendite quindi per capire l’effetto di modificazione del fatturato sul
valore dei crediti.
Magazzino/(vendite/360) , se non si divide per 360 si ottiene il magazzino necessario a fronte di ogni euro di
fatturato.Il suo reciproco è il tasso di rotazione che indica quanquante volte il magazzino si rinnova nell’arco di un
anno
Identifica i giorni medi di permanenza ed è influenzato dai criteri di valutazione(il lifo lo sottostima)
-se di valore modesto:bisogna chiedersi se la situazione attuale genererà delle debolezze in futuro,si pensi
all’aumento improvviso della domandao alla difficoltà di approvvigionamento.
Sebbene sarebbe auspicabile calcolare ogni indice per ogni classe di rimanenza,l’analista non riesce dall’esterno
poiche non sono subito disponibili le grandedzze del denominatore,tuttavia gli indici divisi per classe di rimanenza
sono i seguenti
Fornitori/(acquisti/360)
L’interpretazione è analoga a quella dei crediti e tale indicatore è da costruire quando si è certi dell’espressività
dei valori confrontati perché i debiti vs fornitori fanno riferimento a tutte le tipologie di acquisti di beni e servizi in
conto economico (tranne il fattore lavoro) e il solo accostamento alle materie prime porta risultati non corretti.C’è
anche il problema di non distinguere nella prassi i debiti vs fornitori di beni a fecondità semplice da quelli a
fecondità ripetuta .In conclusione tutti gli indici di durata forniscono informazioni medie e si fondano sull’ipotesi
di distribuzione uniforme durante l’anno delle classi di vendite acquisti e consumi,quindi laddove sia rilevante il
fenomeno della stagionalità,questi perdono di significatività poiché il loro valore è esposto a frequenti ed elevate
oscillazioni.
I flussi sono un significativo completamento degli indici di bilancio e un momento di raccordo tra equilibrio
reddituale,patrimoniale e finanziario.
questo primo gruppo pone l’attenzione sulla gestione caratteristica corrente e non corrente e si parte dalla
redditività delle vendite ROS,che allo scopo di porre l’attenzione sulla gestione caratteristia dev’essere integrata
dai due seguenti indicatori
indica il ritorno monetario sul fatturato e se espresso in termini percentuali indica quanti euro di liquidità ha
prodotto la gestione tipica a fronte di 100 euro di fatturato.Nell’esempio si osserva che a fronte di margini di
redditività positivi,le scelte sul circolante producono risultati manchevoli a livello monetario a causa di una
significativa crescita dei crediti verso clienti e del magazzino,compensata limitatamente da un accrescimento di
debiti vs.fornitori.
flusso monetario gestione caratteristica corrente + o – impieghi/fonti gestione caratteristica non corrente
è l’ultimo del primo gruppo considera l’intera gestione caratteristica,corrente e non corrente
-valori positivi: indicano che la gestione caratteristica fornisce un contributo globale anche alle altre gestioni
-valori negativi: argomentazioni opposte anche se da collocare bene poiché in ambito di forte espansione con
ingenti investimenti risulta accettabile un valore negativo.
Esprimono tutti l’incidenza del flusso della gestione tipica e nel caso di quelli di copertura si evidenziano le risorse
per far fronte ai fabbisogni aziendali,nel caso di quelli di assorbimento si evidenziano la quota delle fonti
complessive destinate all’attività tipica corrente.
Nell’ipotesi di valori negativi:la gestione caratteristica non è in grado di generare liquidità per far fronte al servizio di
debito e altre gestioni parziali dovrebbero fornire le risorse per la copertura.
Nell’ipotesi di valori positivi : ma inferiori a 1 (o 100) la gestione tipica produrrebbe risorse insufficienti allo scopo.
Tutti i ragionamenti riguardo la liquidità vanno integrati dall’esame delle riserve di credito ossia la capacità
dell’azienda di negoziare a condizioni correnti o di fare ricorso ad affidamenti non utilizzati ,ma si tratta di una
possibilità che l’azienda acquisisce quando l’azienda è stata puntuale nei pagamenti solida e redditizia,quindi è assai
remota.
-gli indicatori relativi alla gestione caratteristica dove almeno una delle grandezze utilizzate fa riferimento all’attività
tipica
Inoltre lo spazio dedicato alla gestione caratteristica deriva dalla rilevanza di quest’ultima per il mantenimento di
una adeguata situazione di liquidità nel tempo
Focalizza l’interesse sulla crescita aziendale strutturale e operativa.E’ importante misurare il proprio tasso di crescita
per confrontarlo con i concorrenti per capire se l’azienda guadagna o perde quota di mercato.Essenziale è l’equilibrio
tra crescita operativa e strutturale.Lo sviluppo dipende da variabili esterne(settore di attività,ciclo di vita suo) e
interne(strategie perseguite,livello innovatività tecnologica,risorse finanziarie).
richiede l’esame di stato patrimoniale sia dal lato degli investimenti che dai finanziamenti e sono significativi i tre
indicatori principali
già discusso nella solidità ed è rilevante comprendere quali aggregati del capitale investito sono maggiormente
aumentati(o diminuiti)
A titolo esemplificativo:
-se gli investimenti fissi sono aumentati è importante verificare che ciò non abbia comportato una crescita squilibrata
del tasso d’indebitamento e gli effetti sul grado di copertura
-se l’aumento si è verificato nell’area dell’attivo a breve/corrente è opportuno confrontare questo tasso di crescita con
la variazione del fatturato:se sono allineati si tratta di un andamento fisiologico,se l’attivo a breve è minore della
variazione di fatturato si è operata una razionalizzazione nella gestione del circolante,al contrario invece si hanno
riflessi negativi sul tasso di rotazione del capitale investito,quindi sulla redditività
Il tasso di espansione del capitale investito va commisurato al tasso di variazione dei mezzi propri e dei mezzi di terzi
per verificare se lo sviluppo strutturale ha portato a un peggioramento della solidità.Un confronto molto significativo
si ha con la variazione dei mezzi propri e all’interno di questa con il tasso di autofinanziamento.Al fine di collegare i tre
indicatori si propone:
deltaCI%=deltaMT%=deltaMP%
-se il tasso di crescita del capitale investito è superiore a quello dei mezzi propri,anche quello dei terzi lo
sarà ,peggiorando il grado di indebitamento
Sotto il profilo strutturale l’azienda deve determinare il proprio tasso di crescita interno sostenibile,ossia la variazione
del capitale investito con la situazione di redditività e solidità.
Ecco alcuni aspetti che nell’ambito dello sviluppo strutturale è opportuno considerare alcuni aspetti:
-laddove l’incidenza dell’attivo fisso netto è elevata è importante evidenziare il tasso di crescita delle immobilizzazioni
materiali e immateriali per illustrare la rilevanza dello sviluppo tecnologico.
-con riferimento al punto precedente può essere di rilievo il riferimento al CAPEX(CAPital EXpenditure)che richiama il
tasso di crescita degli investimenti rimarcandone specifiche fattispecie come l’innovazione ,l’ampliamento
l’espansione e la sostituzione.
I due indici sono dei termini di comparazione con i concorrenti ed è importante leggerli congiuntamente.La crescita di
valore aggiunto è un valore positivo,infatti se superiore al fatturato l’azienda incrementa il valore della propria attività
e trattiene maggiori risorse per remunerare i propri “fattori produttivi”.Se fatturato>valore aggiunto ci si collega alla
sostituzione dei beni prodotti internamente con altri commercializzati oppure ci si collega a privilegera prodotti
più”facili” da vendere fino al calo di efficienza,se fatturato<valore aggiunto può essere dato dal lancio di nuovi prodotti
o l’adeguamento della gamma con prodotti “originali” che nel breve termine limitano il fatturato.
La variazione delle vendite in alcune imprese è espressa dal valore della produzione che si presta di più a confronti
interaziendalei
I tassi di variazione si possono calcolare per qualsiasi elemento o aggregato però si deve porre cautela per gli aggregati
reddituali perché sono più soggetti a cambiamento del segno.
Dimensione strutturale e operativa si devono mettere in relazione accostando il tasso di crescita del capitale investito
con quello relativo al fatturato cosi da permettere un collegamento con la redditività.Se il capitale investito è cresciuto
rispetto al fatturato la rotazione del capitale diminuisce e la redditività operativa diminuisce.Anche la variazione delle
vendite va correlata con gli indici di durata o di liquidità connessi all gestione tipica per valutare l’impatto finanziario a
breve della crescita(decrescita).A loro volta tali grandezze(clienti e magazzino) influenzano la variazione dell’attivo a
breve,quindi del capitale investito.
In conclusione con riferimento all’estensione temporale si introduce il CAGR che esprime il tasso di crescita medio
annuale di un valore su un periodo di tempo definito e il dato che fornisce rappresenta il tasso che,applicato al valore
iniziale di ciascuno anno del periodo porto a ottenere il valore finale.