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Il bilancio d’esercizio costituisce una rappresentazione semplificata della dinamica gestionale e

dei relativi valori economico finanziari verificatisi nell’esercizio (anno) trascorso.


Può essere inteso con due accezioni diverse:
- come sistema di dati elaborati in ogni esercizio amministrativo, raccolti in un unico
pacchetto informativo volto a illustrare lo svolgimento della vita aziendale; il cui scopo
comune è quello di informare sugli esiti dell’esercizio appena concluso.

- come la sintesi del periodo del sistema di contabilità generale. Della contabilità generale il
bilancio rappresenta una sintesi, scandita per periodi discreti (i singoli esercizi
amministrativi).
La rappresentazione fornita dal bilancio è inevitabilmente parziale, nonostante essa permette di
comprendere l’evoluzione del profilo reddituale, finanziario e patrimoniale avvenuta nell’esercizio
offrendone una sintesi.
Tramite il bilancio di esercizio si è in grado di determinare il reddito di esercizio.
LE FUNZIONI DEL BILANCIO

 Bilancio come rendiconto : la prima funzione è quella del “rendiconto”, nel senso che il
bilancio è utilizzato come strumento informativo per permettere ai proprietari dell’azienda di
valutare l’operato degli amministratori, cioè di coloro che concretamente dirigono l’azienda
impegnandosi con l’attività quotidiana di governo e decidere circa la destinazione del
reddito di periodo.

Ai proprietari il bilancio serve a valutare la sintesi dell’operato degli amministratori e la
sintesi riguarda la determinazione della variazione della ricchezza da loro conferita a
seguito delle operazioni aziendali (il reddito d’esercizio).
Il ruolo del bilancio come rendiconto degli amministratori verso i proprietari assume risalto
nei casi in cui i due ruoli non siano esercitati da un unico soggetto.

 Bilancio come strumento interno di controllo : dalla interpretazione del bilancio emergono
giudizi sulla situazione finanziaria ed economica in grado di condizionare le scelte future;
spesso il modello di bilancio è usato anche per prospettare possibili evoluzioni future,
divenendo quindi un fondamentale strumento di simulazione economico-finanziaria. Appare
subito evidente la funzione del bilancio come strumento di controllo a consuntivo ed a
preventivo della gestione aziendale a vantaggio dei decisori interni.

 Bilancio come pacchetto informativo per lettori esterni : i soggetti interessati alle sorti
delle aziende non sono più soltanto soggetti interni ma anche soggetti esterni aventi un
interesse verso le sorti dell’azienda in quanto dal comportamento di quest’ultima dipende o
meno il soddisfacimento dei personali interessi (capacità di garantire rendimenti futuri per
gli investitori, capacità di mantenere e tutelare l’occupazione per i dipendenti…).

Questi soggetti ormai noti come stakeholder necessitano di informazioni per valutare la
capacità dell’azienda di garantire il soddisfacimento dei propri interessi. In questa terza
funzione gli utenti privilegiati del bilancio sono soggetti esterni, il “pubblico”. A conferma di
ciò l’OIC 11 stabilisce che “destinatari primari dell’informazione del bilancio sono coloro che
forniscono risorse finanziarie all’impresa: gli investitori, i finanziatori e gli altri creditori”. La
maggiore disponibilità di informazioni riduce il rischio per gli investitori, favorendo
l’ottenimento per l’azienda di finanziamenti meno costosi.
Le norme del Codice Civile

Gli articoli del Codice Civile che disciplinano la redazione del bilancio d’esercizio nelle società di
capitali sono art.2423-2435 ter c.c.
Per le società di persone e per le imprese individuali vale solo il riferimento all’art.2426 c.c. che
tratta dei criteri di valutazione delle poste di Stato Patrimoniale.
Per le banche, le imprese assicurative e gli intermediari finanziari sono invece previste discipline
specifiche nel D.Lgs. n. 87/1992 e D.Lgs. n. 173/1997.
Le norme civilistiche perfezionate e arricchite nel tempo, racchiudono un nucleo importante di
principi contabili: regole concernenti la scelta dei fatti da rilevare contabilmente, le modalità di
rappresentazione contabile, di valutazione e di esposizione delle poste in bilancio.

I principi contabili professionali (ruolo e tipologia)

Ad integrazione ed interpretazione di queste norme sono stati emanati dei principi contabili da
parte di associazioni professionali. Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e del
Consiglio Nazionale dei Ragionieri (CNDC-CNR) ha emanato 30 documenti della serie dei principi
contabili che forniscono regole di dettaglio o di integrazione per argomenti non trattati dal Codice
Civile.
Tali principi sono stati poi rivisitati dall’Organismo Italiano di Contabilità (OIC), con lo scopo sia di
integrare e interpretare tecnicamente le disposizioni del legislatore italiano, sia di facilitare
l’adozione in Italia delle regole contabili internazionali.
Nell’OIC sono rappresentati, oltre all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili
(ODCEC), anche altre categorie professionali, associazioni imprenditoriali e enti di controllo.
Ruolo e gerarchia dei principi contabili.
L’OIC 11 chiarisce la gerarchia dei principi contabili. Il documento stabilisce che “nel caso in cui i
principi contabili emanati dall’OIC non contengano una disciplina per fatti aziendali specifici, la
società include uno specifico trattamento contabile sviluppato facendo riferimento alle seguenti
fonti, in ordine gerarchicamente decrescente:
a) In via analogica, le disposizioni contenute in principi contabili nazionali che trattano casi
simili, tenendo conto delle previsioni contenute in tali principi in tema di definizioni,
presentazione, rilevazione, valutazione e informativa;
b) le finalità e i postulati di bilancio.”
Per cui si desume che nel sistema di regole contabili italiane, non è possibile usare gli IAS/IFRS
per eventi e/o operazioni per i quali manca una disciplina specifica da parte de Codice Civile e dei
documenti dell’OIC.

I documenti dell’OIC

La legge 11 Agosto 2014, n. 116 stabilisce che l’Organismo Italiano di Contabilità, istituto
nazionale per i principi contabili:

 emana i principi contabili nazionali per la redazione dei bilanci secondo le disposizioni del
Codice Civile;
 fornisce supporto all’attività del Parlamento e degli Organi Governativi in materia di
normativa contabile ed esprime pareri dietro richiesta di altre istituzioni pubbliche;
 partecipa al processo di elaborazione dei principi contabili internazionali adottati in Europa,
intrattenendo rapporti con:
-l’International Accounting Standards Board (IASB)
-l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG)
-organismi contabili di altri paesi.
Nell’esercizio delle proprie funzioni l’OIC persegue finalità di interesse pubblico, agisce in modo
indipendente e adegua il proprio statuto ai canoni di efficienza e di economicità.
Per quanto riguarda le società non quotate non vi è un obbligo sancito legislativamente di seguire i
principi contabili dell’OIC, sebbene la loro applicazione sia nella prassi attuata dalle società non
quotate.

L’ambito applicativo in Italia dei principi IAS/IFRS

Per le società quotate vi è l’obbligo in Italia di applicare nei bilanci i principi contabili internazionali,
cioè i principi contabili emanati dall’ l’International Accounting Standards Board (IASB).
L’UE ha imposto l’adozione obbligatoria dei principi dello IASB per i bilanci consolidati delle
società quotate. Per quanto riguarda l’ambito applicativo delle regole IASB nel contesto nazionale,
il Legislatore italiano, ha preso posizione con l’art. 25 della legge 31 Ott 2003 (“Legge comunitaria
2003”).
Tali norme stabiliscono il seguente ambito di adozione dei principi contabili dello IASB:

1) le società quotate, le società aventi strumento finanziari diffusi tra il pubblico, le banche e gli
intermediari finanziari sono obbligate ad adottare le regole IASB nel bilancio consolidato a
partire dal 1 Gennaio 2005, nel bilancio d’esercizio hanno la facoltà di applicarle nell’esercizio
2005, divenendo obbligatorie a partire dal 1 Gennaio 2006.
2) Le imprese di assicurazione sono obbligate ad adottare le regole IASB nel bilancio consolidato
a partire dal 1Gennaio 2005.
Per le imprese di assicurazione quotate che non redigono il bilancio consolidato, il bilancio
d’esercizio sarà redatto obbligatoriamente secondo le regole IASB dal 1 Gennaio 2006.
Negli altri casi di bilancio d’esercizio vi è divieto di applicazione delle regole IASB!!!!!
3) le imprese che possono redigere il bilancio in forma abbreviata non possono applicare le
regole IASB.
4) a) le società diverse da quelle indicate 1-3 ma incluse nel bilancio consolidato redatto dalle
società quotate, società aventi strumenti finanziari diffusi tra il pubblico, banche, intermediari
finanziari e imprese di assicurazioni.
b) altre società che sono tenute a redigere il bilancio consolidato
c) le società incluse nel bilancio consolidato delle imprese in 4b hanno la facoltà di redigere il
bilancio di esercizio secondo le regole IASB a partire dall’esercizio 2005 (la scelta non è
revocabile).
5) le società che non rientrano nelle categorie precedenti hanno la facoltà dal 2014 di redigere il
bilancio d’esercizio in conformità ai principi contabili internazionali,

Società quotate, Banche, Società finanziarie, Assicurazioni, Uso IAS/IFRS obbligatorio sia nel bilancio di
Istituti di moneta elettronica esercizio, sia nel bilancio consolidato
Altre società se oltre i limiti di cui all’art. 2435bis (Redazione Uso IAS/IFRS facoltativo sia nel bilancio di
del bilancio in forma abbreviata) esercizio, sia nel bilancio consolidato
Altre società se inferiori ai limiti di cui all’art.2435bis Uso IAS/IFRS vietato

(Il bilancio consolidato è un bilancio che espone la situazione patrimoniale-finanziaria e il risultato


economico di un gruppo di imprese viste come un'unica impresa)
La struttura del bilancio (art.2423 primo comma)
Il primo comma dell’art.2423 afferma che “gli amministratori devono redigere il bilancio formato
dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico, dal Rendiconto Finanziario e dalla Nota
Integrativa.”
- il Conto Economico sintetizza l’intera dinamica reddituale dell’esercizio trascorso consentendo di
calcolare il reddito d’esercizio;
- lo Stato Patrimoniale espone alla data della chiusura dell’esercizio, le rimanenze economico-
finanziarie della gestione derivanti da cicli gestionali non completati e lasciate in eredità agli
esercizi successivi quali elementi attivi e passivi del patrimonio;
- il Rendiconto Finanziario sintetizza i flussi di entrate e uscite di liquidità delle tre gestioni
(operativa, investimenti, finanziamenti) ed evidenzia la variazione complessiva delle disponibilità
liquide avvenuta nell’esercizio;
- la Nota Integrativa ha la funzione di commentare i dati contenuti nei suddetti prospetti.
La clausola generale del bilancio (art.2423 secondo comma)
Il secondo comma contiene i postulati più importanti: “Il bilancio deve essere redatto con chiarezza
e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della
società e il risultato economico dell’esercizio”. Questa è la clausola generale del bilancio, ossia le
principali coordinate dalle quali far dipendere deduttivamente tutte le altre regole.
La chiarezza deve intendersi in generale come comprensibilità del bilancio per un utente esterno.
Nel terzo comma il legislatore introduce il postulato della competenza informativa. Tale
disposizione rende palese che il postulato della rappresentazione attendibile nel secondo comma
è cosi importante che, qualora gli amministratori non lo ritengano raggiunto applicando le
specifiche norme di legge, gli stessi devono inserire le informazioni mancanti non previste dalla
legge, necessarie per garantire la rappresentazione veritiera e corretta.
Il quarto comma afferma che “non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione,
valutazione, presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine
di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Le società illustrano nella Nota Integrativa i
criteri con i quali hanno dato attuazione alla presente disposizione”.
L’espressione ‘rilevazione’ riguarda solo la rappresentazione in bilancio. Il bilancio può omettere
l’esposizione e il commento di importi irrilevanti, o l’applicazione di criteri di valutazione che non
danno beneficio informativo. Si chiede alle società di commentare in Nota Integrativa le politiche
adottate a riguardo.
Il quinto comma risulta speculare al terzo, agendo in senso contrario. “Se, in casi eccezionali,
l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione
veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata”.
Anche in questo caso il legislatore obbliga a derogare le stesse norme di legge riferite a specifiche
voci di bilancio qualora non sia raggiunto lo scopo principale del bilancio, quello di fornire una
rappresentazione veritiera e corretta della gestione aziendale.
I POSTULATI DI BILANCIO
(art.2423,2423bis)
L’articolo del Codice Civile dedicato ai postulati di bilancio è l’art.2423bis. Si compone di sei
numeri.
1.IL POSTULATO DELLA PRUDENZA
“la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva di continuazione
dell’attività nonché tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo
considerato”.
2. IL POSTULATO DELLA SOSTANZA ECONOMICA
“La rilevazione e la rappresentazione delle voci è effettuata tenendo conto della sostanza
dell’operazione o del contratto”. Il principio riguarda solo la presentazione in bilancio, limitando
significativamente la portata del postulato.
3. IL POSTULATO DELLA REALIZZAZIONE DEGLI UTILI E DELLA COMPETENZA
ECONOMICA
n.2 “si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla chiusura dell’esercizio”.
Questa regola si lega con il postulato della competenza esaminato nel successivo n.4 “si deve
tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data
dell’incasso o del pagamento”.
Il Codice Civile specifica che l’attribuzione al conto economico prescinde dalla manifestazione
monetaria.
4. I FATTI INTERVENUTI DOPO LA CHIUSURA DELL’ESERCIZIO
“si deve tener conto anche dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se
conosciuti dopo la chiusura di questo”.
L’OIC 29 affronta la questione dei fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio ma noti entro la
data di formazione del bilancio d’esercizio distinguendo tre tipologie:
-fatti successivi che devono essere recepiti nei valori di bilancio;
-fatti successivi che non devono essere recepiti nei valori di bilancio;
-fatti successivi che possono incidere sulla comunità aziendale.
5. LA VALUTAZIONE SEPARATA DEGLI ELEMENTI ETEROGENEI
“Gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente”
6. CAMBIAMENTI DI PRINCIPI CONTABILI E CAMBIAMENTI DI STIME
“I criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all’altro”.
Usare criteri di valutazione mutevoli nel corso del tempo renderebbe scarsamente comparabili i
bilanci e la comparabilità dei bilanci assume per i terzi lettori un’importanza basilare.
L’ultimo comma dell’articolo ammette anche la deroga alla costanza dei criteri di valutazione in
casi eccezionali precisando che “la Nota Integrativa deve motivare la deroga e indicarne
l’influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato
economico”.
I POSTULATI DI BILANCIO
(OIC)
1. PRUDENZA
Questo postulato si concretizza nella regola valutativa di imputare al CE solo i ricavi realizzati, mentre i
costi saranno da attribuire all’esercizio anche se non sono stati effettivamente sostenuti ma solo stimati,
come rischio di perdite future conseguente da operazioni che nell’esercizio stesso hanno le loro radici.
Come applicazione della prudenza va intesa anche la regola secondo la quale si deve evitare di
compensare utili separati con perdite presunte se relativi ad elementi da valutare separatamente.
2. PROSPETTIVA DELLA CONTINUITA’ AZIENDALE
La continuità è un presupposto per la redazione del bilancio d’esercizio. L’OIC 11 chiarisce che si devono
distinguere quattro fasi al riguardo:
1. La sussistenza della continuità, che gli amministratori devono prospetticamente verificare “per un
prevedibile arco temporale futuro, relativo a un periodo di almeno 12 mesi dalla data di riferimento
del bilancio”.
2. La presenza di identificate e significative incertezze in merito alla capacità di continuare come
combinazione produttiva.
3. La mancanza della prospettiva di continuità con conseguente previsione della cessazione
dell’attività, ma senza che sia stata dichiarata la liquidazione della società.
4. Lo scioglimento della società deliberato dall’assemblea dei soci e la nomina dei liquidatori. Solo
allora si cessa di applicare le norme per la redazione del bilancio di esercizio e si valuta il
patrimonio aziendale.
3. RAPPRESENTAZIONE SOSTANZIALE
L’OIC 11 evidenzia che tale principio richiede l’attento esame dei termini contrattuali delle transazioni per
individuare i diritti e gli obblighi rilevanti contabilmente e per stabilire l’unità elementare da contabilizzare, e
la relativa suddivisione o aggregazione degli effetti sostanziali derivanti da uno o più contratti. Infatti da u
unico contratto possono scaturire più diritti o obbligazioni che richiedono una contabilizzazione separata e
viceversa.
4. COMPETENZA
L’OIC 11 afferma che i singoli principi contabili definiscono il momento in cui la rilevazione nel CE dei fatti
aziendali è conforme al principio della competenza.
L’OIC 11 menziona poi che il postulato della competenza richiede che i costi devono essere correlati ai
ricavi dell’esercizio, nel senso che l’imputazione dei costi e dei ricavi non può avvenire considerando
disgiuntamente i due gruppi di componenti reddituali, ma deve valere il principio della “correlazione”.
Attribuiti i ricavi, sono di competenza del medesimo esercizio i costi che soddisfano le medesime
condizioni:
 Per i beni e servizi a fecondità semplice, quando esiste un’associazione causale con i ricavi;
 Per i beni e servizi a fecondità ripetuta, per ripartizione in quote del costo complessivo su base
razionale e sistematica in mancanza di una più diretta correlazione. Negli altri casi i costi dovranno
essere rinviati negli esercizi successivi in cui si manifesteranno i rispettivi ricavi.
5.COMPARABILITA’
Questo postulato nella redazione del bilancio si traduce nella costanza di applicazione sia degli aspetti
sostanziali, sia della struttura formale.
La comparabilità formale riguarda la costanza della struttura dei prospetti contabili componenti il bilancio. IL
legislatore impone l’obbligo di mostrare per ogni voce il corrispondente importo dell’esercizio precedente.
6.RILEVANZA
Un’informazione è considerata rilevante quando la sua omissione o errata identificazione potrebbe
influenzare le decisioni prese dagli investitori in base al bilancio.
La rilevanza è intesa in senso quantitativo e qualitativo. In senso quantitativo si considera la dimensione
degli effetti economico-finanziari delle operazioni rispetto alle grandezze di bilancio. In senso qualitativo, un
evento/operazione è rilevante se costituisce per gli investitori un elemento importante nel loro processo
decisionale.
I criteri basilari di valutazione, costo e fair value, e le finalità del bilancio
La scelta del criterio di base di valutazione dovrebbe essere condizionata dalla finalità principale
del bilancio.
Nel nostro paese il postulato del costo ha rappresentato un cardine nelle valutazioni di bilancio.
La scelta come criterio base nelle valutazioni civilistiche presentava infatti diversi vantaggi:
 il costo esprime, perlomeno nel momento iniziale dell’acquisizione di un fattore, il valore
(minimo) funzionale che l’azienda attribuisce al fattore medesimo;
 usare il costo nelle valutazioni limita la discrezionalità dei redattori del bilancio, vincolando
le loro stime ad un preciso valore;
 le applicazioni al costo sono di facile applicazione e agevolmente verificabili.
Negli anni recenti tuttavia l’influenza dei principi contabili internazionali ha sostenuto molto il
criterio del fair value. Ad oggi non è né nel corpus dei principi dello IASB né nel sistema contabile
italiano, un criterio preferito di valutazione. La scelta del criterio di valutazione deve però essere
affrontata considerando le finalità del bilancio.
Se il fine principale del bilancio è l’informativeness nei confronti anzitutto degli investitori attuali e
potenziali, il fair value, costituendo un’espressione del valore corrente dell’investimento “azienda”
è sicuramente un criterio più utile del metodo del costo.
Se il fine principale è la stewardship, ossia fare in modo che tramite il bilancio si possa valutare
l’operato dei manager, allora il modello del costo porterebbe più informazioni utili per
l’accountability di quanto possa fare il fair value.
Il fair value sottende una specifica prospettiva di analisi dell’azienda, quella di un investimento
finanziario. Lo scenario ideale di applicazione del fair value è caratterizzato da mercati efficienti,
ed in particolare mercati finanziari che incorporano nei prezzi le informazioni riferite all’evoluzione
futura delle aziende e dove investitori razionali cercano di massimizzare il valore dei loro
investimenti, spostandoli secondo convenienza da un impiego all’altro.
Se proviamo a comparare i due criteri base di valutazione, costo e fair value, i due vantaggi che
solitamente sono attribuiti al fair value sono i seguenti:
1. maggiore potenziale informativo in relazione ai destinatari in quanto fornisce un dato più
aggiornato circa il valore del bene, con migliore stima del potenziale dei futuri flussi
monetari che discenderanno dal realizzo dell’elemento patrimoniale;
2. oggettività: il fair value è determinato in base a valori formatisi in mercati attivi (ossia mercati
liquidi, riferiti a beni omogenei e con prezzi pubblici).

I limiti del fair value sono molto evidenti:


a) presuppone per la sua determinazione l’esistenza di mercati liquidi, efficienti dal punto di
vista informativo, ove i prezzi scambiati siano significativi;
b) rappresenta un valore estremamente variabile legato alle dinamiche presenti sui mercati di
riferimento;
c) origina valutazioni che non riflettono la prospettiva del management ma quella del mercato
nel suo complesso;
d) genera maggiori costi amministrativi dovuti alla reperibilità dei dati;
e) riduce la possibilità di esprimere nel CE l’efficienza dimostrata dal management nell’aver
svolto transazioni convenienti.
Considerati i vantaggi ed i limiti, i criteri IFRS finiscono con il circoscrivere l’applicazione del fair
value essenzialmente agli elementi patrimoniali consistenti in strumenti finanziari per i quali si
possa prevedere un realizzo nel breve termine.

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