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Facolt di Economia
Piero Mella
Matteo Navaroni, PhD
Appunti di
Indici di Bilancio
Analisi di solidit, liquidit e redditivit
a.a. 2011-2012
Piero Mella Matteo Navaroni 2011, Economia Aziendale online
Gli indici di bilancio sono numerosi, ma solo un ristretto numero appare significativo e utile.
Tali indici possono essere distinti in relazione ai tipi tradizionali di analisi formulabili, finalizzate ai seguenti
giudizi:
a giudizio sulla liquidit: lanalista cerca di valutare lattitudine dellimpresa a far fronte, in condizioni di
;
normalit operativa, agli impegni finanziari a breve termine con risorse a breve termine1
b giudizio sulla solidit e sullelasticit finanziaria: si valuta, da un lato, se limpresa ha solide basi
finanziarie, cio se ha finanziato gli investimenti a lungo termine, e a lento recupero, con capitali disponibili
durevolmente2; dallaltro, se le risorse disponibili nel breve termine sono sufficientemente elastiche da
consentire di modificare il mix degli investimenti (simmetrici giudizi si esprimono sulla rigidit del passivo);
per giudicare lattitudine a equilibrare i flussi finanziari connessi ai finanziamenti e agli investimenti, appare
appropriata anche lanalisi per flussi (Mella 1998) che, tuttavia non sar considerata ai fini del presente
studio;
c giudizio sulleconomicit: questa forma di analisi, molto articolata e complessa, ha lo scopo di giudicare
lattitudine dellimpresa a produrre flussi adeguati di redditi, vale a dire la capacit di produrre durevolmente
flussi di ricavi in grado di coprire i correlati costi della produzione e i componenti di reddito di origine
finanziaria e straordinaria; oltre che indagini sulla struttura del processo produttivo, vengono anche
sviluppate analisi orientate al futuro, mediante simulazioni circa la dinamica dei ricavi e dei costi; devono
tuttavia, tenere conto della posizione strategica dellimpresa e della sua possibile evoluzione;
d giudizio sulla redditivit: soprattutto richiesto dagli azionisti o da altri investitori di capitale
nellimpresa, interessati a stimare la capacit dellimpresa a produrre livelli adeguati di redditivit in
relazione allentit dei capitali investiti, vale a dire livelli di ROE e di ROI ritenuti congrui con i rischi
dellinvestimento ed equi rispetto ai rendimenti di investimenti alternativi dei capitali investiti; le indagini
sulla redditivit cercano di far emergere congiuntamente i fattori che influiscono sui risultati ottenuti e quelli
che condizionano lentit dei capitali investiti per produrre quei risultati, costruendo indici significativi che
rendano conto dellipotizzata correlazione tra capitali e risultati;
e giudizi sulla creazione di valore dellimpresa: questa specie di analisi trova fondamento della teoria
dellimpresa finalizzata alla creazione di shareholder value3 e si basa su indici che considerano grandezze di
mercato quali la capitalizzazione, i dividendi, con gli indicatori relativi per es. P/E ratio, EPS, dividend
cover, Market value added, dividend yeld spesso considerati come multipli, per la valutazione del capitale
economico aziendale, quale massima espressione del valore prodotto. Questa forma di analisi, in quanto non
esclusivamente fondata su valori di bilancio, non sar di seguito considerata;
f giudizi di probabilit di insolvenza: rappresenta una forma evoluta di analisi di bilancio, attuata su indici
compositi, il cui fine quello di costruire un indicatore atto a testare le probabilit di insolvenza dellimpresa
1
La liquidit si collega allequilibrio finanziario e monetario (solvibilit) nel breve periodo. Unazienda con adeguata
liquidit ha la capacit di generare flussi finanziari e monetari tali da mantenere un costante bilanciamento tra attivo e
passivo a breve, ovvero lattitudine a far fronte tempestivamente (senza ritardi) ed economicamente (a costi accettabili)
ai propri impegni verso i finanziatori (Teodori, 2000), p. 161. In tal senso anche Giunta (1997).
2
Lanalisi della solidit patrimoniale mira a comprendere se la configurazione del patrimonio aziendale conferisce
allazienda la capacit di tenere in equilibrio entrate e uscite monetarie nel medio-lungo termine. Si tratta dunque di
unanalisi sugli equilibri finanziari della gestione. Con lanalisi della solidit patrimoniale, in particolare, si studiano le
possibilit di mantenimento tendenziale dellequilibrio finanziario con riferimento al tempo non breve (Caramiello et
al., 2003), p. 131.
3 Rappaport, 1986; Copeland et al., 1996; Morin, Jarrel, 2001; Pellicelli, 2007.
2
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e, se applicato, anno dopo anno, ad anticipare la probabilit di difficolt finanziarie e una caduta della fitness
aziendale. Il pi noto indice composito costruito a questo fine , probabilmente, lo Z-Score di Altman
(1968)4, pensato come misura di EDF (Expected Default Frequency), per valutare con anticipo il rischio di
fallimento delle imprese; ma ricordiamo anche quelli di Merton (Merton, 1974; Alberici, 1975; Bohn et al.,
2005; Lin S. M. et al., 2007), o il KMV di Moodys5; tali indicatori, tuttavia, presentano un evidente limite:
la loro validit segnaletica, ai fini dellapprezzamento, circoscritta alle ipotesi statistiche adottate. Sono
indicatori validi per il paniere di societ prescelte per la loro costruzione ma devono essere applicati con
cautela per aziende non comprese nel campione e nellipotesi di cambiamento dello scenario economico e
competitivo.
Le pi comuni forme di impiego degli indici di bilancio si possono cos compendiare.
A Analisi assolute: lanalista confronta il valore assoluto di alcuni indici ritenuti particolarmente
significativi, calcolati sul bilancio analizzato, con valori che, sulla base della sua esperienza, dovrebbero
rivelarsi ottimali nel settore e nel paese in cui limpresa opera; lo scostamento tra valori calcolati e standard
ottimali indica i livelli di performance; non per tutti gli indici si possono esprimere valori standard ma, nei
prossimi paragrafi, verranno indicate le chiavi di lettura quantitativa di alcuni utili indici;
B Analisi temporali: gli indici sono calcolati per una successione di bilanci della stessa impresa; la
dinamica degli indici pi rilevanti consente di esprimere un giudizio; per es.: se il ROI in crescita, allora la
performance reddituale migliora; ecc.; se il quoziente di copertura delle immobilizzazioni e lelasticit
dellattivo aumentano, allora la fitness migliorata; ecc.; lanalisi temporale condotta per un periodo non
;
breve sarebbe anche in grado di predire le difficolt finanziarie e anche il possibile fallimento dellimpresa6
C Analisi spaziali: seguono una logica analoga a quella delle analisi temporali, con la variante che gli
indici dellimpresa analizzata sono confrontati con quelli calcolati con altre imprese di riferimento; per es.: la
liquidit pi bassa di quella dei concorrenti; la redditivit si attesta ai livelli pi bassi; ecc;
D Analisi di posizione, o diagnostiche: rappresentano limpiego pi significativo in quanto gli indici sono
considerati strumenti diagnostici per individuare la posizione dellimpresa rispetto ai valori medi del settore
in cui opera; se il ROI = (RO/VDP) (VDP/CI) pi basso della media del settore, ma lindice di rotazione
(VDP/CI) appare posizionato sopra la media, allora il basso ROI deve essere imputato a un insufficiente
ricarico (RO / VDP), ecc. (Mella, 1998); per tali analisi utile porre in relazione matematica alcuni indici
4
Lo Z-Score formulato in diverse versioni; la pi nota, per le societ non quotate assume la seguente conformazione
(Altman, 2002):
Z-Score = (0,717 * Capitale Circolante Netto / Totale delle Attivit) +
+ (0,847 * Utile Non Distribuito / Totale Attivit) +
+ (3,107 * EBIT / Totale Attivit) +
+ (0.420 * Capitalizzazione / Totale delle Passivit) +
+ (0.998 * Ricavi / Totale Attivit).
5 Ci sono diverse versioni di questo indicatore (Crosbie 2002). La struttura generale considera i seguenti indici, che
sono una variante, spesso con semplificazioni, degli indici tradizionali (Moodys, 2004):
margine di struttura/immobilizzazioni materiali [indebitamento]
(utile+imposte)/Attivit [redditivit]
(utile+ammortamenti)/interessi passivi [sostenibilit degli oneri del debito]
oneri finanziari/fatturato [sostenibilit degli oneri del debito]
cassa/attivit correnti [ATR]
attivit correnti/passivit correnti [CTR]
rotazione dei crediti commerciali
variazione del fatturato
totale attivit
6
Questo uso della analisi temporali cos descritto: The use of financial ratios in failure prediction is based on the
assumption that the failure process is characterized by a systematic deterioration in the value of the ratios. For example,
Sharma and Mahajan present a general model of failure process according to which ineffective management together
with unanticipated events lead to a systematic deterioration in performance indicators (Laitinen, 1991, p 649).
3
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rilevanti cos da poter individuare, nellambito della relazione individuata, quali indici denotino sintomi
vantaggi oppure di problemi gestionali7;
E Analisi di simulazione: sono le pi complesse e, forse, anche le meno significative; si propongono non
tanto esprimere un giudizio di performance sulla base degli indici storici ma di fissare valori desiderati degli
indici al termine di un periodo prefissato, e simulare quali grandezze economiche e finanziarie la gestione
dovrebbe produrre nel periodo per ottenere quei valori, simulando, in forma sintetica, un piano o un budget8.
Sono una forma evoluta di analisi di performance e di fitness9.
Il calcolo degli indici di bilancio si effettua su un bilancio riclassificato espressamente ai fini di analisi.
Diversi sono i criteri di riclassificazione impiegabili10 e la scelta dipende dalle finalit di analisi, pi che da
motivi tecnici11. La tipica riclassificazione dello stato patrimoniale attuata salvo alcune varianti con il
criterio finanziario-monetario (figura 1), che considera le attivit come investimenti, le passivit e il
patrimonio netto come fonti di finanziamento; gli investimenti e le fonti sono distinte per la durata presunta
che intercorre prima della conversione in forma liquida (criterio della liquidit decrescente).
7
La pi nota relazione tra gli indicatori quella ricordata come Sistema Dupont (sviluppato nel 1914 da F. Donaldson
Brown) che scompone il ROE come prodotto dei seguenti indici (ROE Tree):
CI CP VDP RO RN
ROE = = IER CIR E ROS NOR
PN CI CP VDP RO
Ove:
IER = CI/E = 1+DER = investment/equity ratio, assumendo il significato di moltiplicatore dellequity per configurare il
capitale investito, esprime la performance finanziaria connessa alla struttura finanziaria;
CIR = CP/CI = cost/investment ratio, indica la performance dellinvestimento, poich esprime il turnover of invested
capital in relazione al costo di produzione; pi elevato il CIR minore il capitale investito richiesto, quindi anche delle
risorse finanziarie a copertura;
E = RP/CP, rappresenta la complessiva efficienza economica dellimpresa,
possibile ricavare il Dupont tree in modo semplice, considerando limpresa quale sistema di trasformazione efficiente
(Mella, 2005).
Unaltra fondamentale relazione lega gli indici di redditivit e deriva dalla ben nota relazione di Modigliani-Miller
(1958):
ROE = ROI + SPREADDER.
Per pi ampi collegamenti tra indici si rinvia a Coda et al. (1974), p. 60; Ferrero et al. (2003), p. 60; Sostero, Ferrarese
(2000), p.88 es.
8
Ai fini delluso delle analisi di bilancio per le simulazioni, scrive Cappellotto (1993): Non per questo il concetto di
simulazione coincide con quello di pianificazione e budget, anche se le tecniche del budgeting si avvalgono di
procedure di simulazione, p. 274.
9
stato anche proposto (Luckett, 1984; Fisher & McGowan, 1983; Salmi et al., 2005) di considerare il ROI come
stima dellinternal rate of return dellimpresa, come massima espressione dellanalisi della performance Il return on
invested capital, o ROI, anche denominato accountants rate of profit (ARP), accountants rate of return (ARR) e book
yield.
10 Per lanalisi di criteri alternativi si rinvia, per es. a Teodori, 2000.
11
Una circostanza apparsa abbastanza chiara: lanalisi finanziaria e di bilancio - come tecnica dindagine generale ed
anche quale strumento per le decisioni sulla concessione del credito deve essere discussa, presentata e utilizzata in
assai stretta aderenza alle soluzioni adottate per la costruzione del bilancio desercizio. Ogni tentativo diverso appare
illusorio e i risultati che si presume di ottenere si palesano del tutto privi di solida base (Cattaneo, 1974), p. 1-2.
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STATO PATRIMONIALE
LI
[DEBITI A BREVE
LIQUIDIT DIFFERITE E QUOTE A BREVE
[CLIENTI E DI DEBITI A LUNGA]
LD
QUOTE A BREVE DB
=
PC
DI CREDITI A LUNGA]
AC=LT+RD
MT=LT-DB
MD=CCN=AC-PC DEBITI A LUNGA
REALIZZABILIT [AL NETTO DELLE
QUOTE A BREVE
RD
DISPONIBILIT
[MAGAZZINO
DL
=
PF
RATEI E RISCONTI
TFR
TITOLI NON LIQUIDI]
FP=
PC+PF
MS=CN-AF
IMMOBILIZZAZIONI
MATERIALI [NETTE] CAPITALE PROPRIO
O
IMM=AF IMMOBILIZZAZIONI CAPITALE NETTO
IMMATERIALI [NETTE] O PN
=
CN
=
CS
+
RIS
IMMOBILIZZAZIONI PATRIMONIO NETTO
FINANZIARIE [NETTE]
IMMOBILIZZAZIONI INCREMENTO
NON STRUMENTALI RISERVE
Fig. 2 . Il conto economico riclassificato a costo e valore della produzione (per natura)
CONTO ECONOMICO
CONSUMI DI MATERIE
CM+CS
E SERVIZI VALORE
CDP COSTO
DELLA VDP
CL
LAVORO PRODUZIONE
qAmm. AMMORTAMENTI
[consumo impianti]
IMPOSTE PROVENTI NON TIPICI
IT
PONT
=
PNT-ONT
REDDITO NETTO E ONERI CON TIPICI
RN
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Il totale dellattivo rappresenta gli ASSETS aziendali e corrisponde al totale del passivo, formato da
indebitamento, LIABILITIES, e patrimonio netto, EQUITY:
Al fine rendere evidente la combinazione produttiva, il conto economico riclassificato a valore della
produzione e a costo della produzione (figura 2); i costi sono distinti per natura (materie, servizi, lavoro,
ammortamenti, oneri finanziari, oneri non tipici) e non per destinazione (industriali, commerciali e
amministrativi).
La solidit viene comunemente intesa sia quale condizione di equilibrio (nel lungo termine) tra impieghi
(investimenti) e fonti (finanziamenti), sia quale indipendenza finanziaria da terze economie, ovvero
lequilibrio tra fonti proprie e di terzi ovvero rappresenta la capacit di unimpresa di perdurare nel tempo in
modo autonomo soddisfacendo, nel quantum e nel tempo, le scadenze di natura finanziaria e gli accadimenti
imprevisti.
Tale concetto rappresenta uno dei punti di osservazione delle analisi di bilancio.
La dipendenza tra le due definizioni facilmente osservabile: unazienda non dipendente da terzi economie
presenta presumibilmente un equilibrio nel lungo termine e una capacit di superare eventi rilevanti e non
programmabili.
Sulla base delle definizioni sopra richiamate possibile scindere lanalisi della solidit in:
Analisi della struttura patrimoniale;
Analisi della struttura finanziaria.
Gli indicatori di solidit patrimoniale hanno lo scopo di evidenziare se gli investimenti fissi sono stati
correttamente finanziati da risorse attinte durevolmente.
Lanalisi si rivolge, dunque, alla parte bassa dello SP riclassificato secondo il criterio finanziario, nella quale
si evidenziano le attivit fisse e il patrimonio netto.
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Per valori del quoziente maggiori o uguali a 1, le attivit fisse sono coperte da risorse permanenti
dellazienda e la struttura appare solida come indicato dal postulato 3 dello Stato Patrimoniale. Al contrario,
situazioni con un indice di copertura delle immobilizzazioni inferiori a 1 richiamano elementi di
sottocapitalizzazione, tuttavia non possibile sostenere lassenza di equilibrio, si rende infatti necessario
verificare lequilibrio nelle scadenze controllando che il differenziale tra attivo immobilizzato e mezzi propri
sia, almeno, coperto da passivit consolidate [si veda paragrafo 2].
In Italia, la situazione accettabile se il coefficiente di copertura netto maggiore o uguale di 0,67. Occorre
prestare attenzione alla struttura per valori del quoziente compresi tra 0,5 a 0,67, mentre al di sotto di 0,33
si presenta una situazione aziendale di estremo pericolo.
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Lo studio delle modalit di finanziamento delle immobilizzazioni, ai fini dellanalisi di solidit, deve
avvenire tramite la lettura integrata del quoziente primario e del quoziente secondario di struttura.
Pur non essendoci valori rigidi di soglia che discriminino tra situazioni di equilibrio e di disequilibrio,
possiamo considerare buona la situazione in cui il quoziente secondario di struttura sia di poco inferiore a
1,5 (ad esempio, 1,4 o 1,3) e il quoziente primario di struttura sia pari, o leggermente inferiore, a 1 (ad
esempio, 0,9 o 0,8).
3. Grado di ammortamento
Il rapporto espone in quale percentuale sono state mediamente ammortizzate le immobilizzazioni presenti
nella struttura aziendale.
Fondo ammortamento [3]
Immobilizzazioni lorde
Lindice assumer un valore compreso nellintervallo 0 - 1:
0 quando non sono ancora state contabilizzate quote di ammortamento; tale valore pu essere
giustificato da investimenti recenti, oppure il risultato di politiche contabili volte a minimizzare
limpatto delle quote di ammortamento sul risultato desercizio.
1 quando le immobilizzazioni sono completamente ammortizzate, e pu indicare che gli impianti
sono obsoleti, o con scarso rinnovamento tecnologico, oppure che si attuata una politica di
ammortamento molto accelerata.
Il reciproco dellindice [3],
Immobilizzazioni lorde [4]
Fondo ammortamento
denominato indice di durata media delle immobilizzazioni ed espressione del tempo medio contabile
di presunta permanenza delle immobilizzazioni nella struttura aziendale.
Lindice di durata media delle immobilizzazioni scomponibile in ulteriori due indicatori di secondo
livello:
Fondo ammortamento [5]
Et media delle immobilizzazioni:
Quota ammortamento
Lindice [5] esprime il numero di anni medio delle immobilizzazioni esistenti, mentre lindice [6] esprime il
numero residuo di anni di impiego delle immobilizzazioni esistenti.
E necessario evidenziare che gli indicatori da [3] a [6]:
a. esprimono, ovviamente, valori medi; le singole classi di immobilizzazioni potrebbero manifestare
andamenti molto divergenti rispetto allindicatore medio complessivo;
b. perdono significativit quando il processo di rinnovamento veloce e continuo nel tempo, oppure vi
la presenza di beni in leasing contabilizzati col metodo patrimoniale (non iscritti nello stato
patrimoniale) o, infine, per la presenza di ammortamenti anticipati.
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PF [7a]
Leva (di struttura) fin. o Quoziente Indeb.Compless. =
PN
PF+PC [7b]
Leva (di struttura) fin. o Quoziente Indeb.Compless. =
PN
Questo indicatore detto anche quoziente di indebitamento e nella letteratura considerato uno degli
indicatori principali nellanalisi della solidit aziendale secondo laccezione di solidit quale equilibrio tra
fonti di terzi e fonti proprie.
Tanto pi basso, tanto pi lazienda ben capitalizzata. Esso esprime la misura dellequilibrio o dello
squilibrio tra le diverse fonti di finanziamento e sar tanto maggiore quanto pi alta sar lesposizione
debitoria dellazienda verso i terzi rispetto alle fonti provenienti dai soci.
La solidit patrimoniale aumenta tanto pi il rapporto suddetto tende a zero e, in altre parole, quanto pi
aumenta il PN rispetto ai finanziamenti passivi (PF).
La crescita del PN determina inevitabilmente il positivo effetto di indipendenza dai finanziamenti esterni e
determina solidit della struttura12.
In linea di principio non esiste un valore ottimale di questo indicatore, vi sono molteplici variabili che
devono essere considerate quali condizioni ambientali in cui lazienda opera, tassi interni di crescita, capacit
di produrre reddito, tipologia del debito e appartenenza o meno a un gruppo.
Ci malgrado, pu essere fornita una chiave di lettura di massima di tale indice che pu essere cos
schematizzata:
Non a caso il tessuto produttivo delle imprese italiane sottocapitalizzato, ovvero non solido.
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1. velocit di estinzione
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8. Grado di indipendenza
Un secondo indicatore importante per lapprezzamento della solidit il grado di indipendenza o quoziente
di sicurezza. Anche di questo quoziente esistono due versioni.
PN CS + RIS RIS
SIC = Indice di sicurezza = = = 1+ [11a]
CS CS CS
RIS
SIC = Indice di sicurezza = [11b]
CS
Questo indicatore esprime quanto limpresa pu assorbire perdite, perch coperta da riserve.
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4. ANALISI DELLELASTICIT
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Anche in questo caso, non esistono valori standard e valgono le precedenti conclusioni.
Infine, possibile porre in correlazione lindice di elasticit del passivo e dellattivo, impiegando il 2
assioma fondamentale di Stato Patrimoniale:
AC 2PC [16]
da cui: AC/AT = 2 PC/PT [17]
5. ANALISI DELLECONOMICIT
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Pertanto, in questo caso, se il rapporto tende ad aumentare nel tempo, pu rivelare il peggioramento
dellefficienza commerciale.
Se questo rapporto < di 1, allora si ridotto il MAG, perch limpresa deve utilizzarlo per rispondere alla
domanda di mercato.
Il Return on Cost, nelle formulazioni seguenti, ancora pi significativo delleconomicit di quanto non
siano i precedenti.
RO [27]
ROC =
CDP
RO [28]
ROC =
CDV
I due indici misurano il ricarico medio (mark up) sui costi. In pratica, il ROC misura il ricarico calcolato
dallimprenditore allinterno dellimpresa, mentre il ROS indica il ricarico calcolato allesterno
dellimpresa, considerando quindi i ricavi.
Il mark up una misura importantissima per giudicare le politiche di gestione dellimpresa ma, da un punto
di vista tecnico, il ROC e il ROS forniscono le stesse indicazioni di e.
VDP [32]
Indice di produttivit delle macchine =
qAmmort.+ Canoni Leasing
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CM+CS [33]
cM per cent =
VDP
CL [34]
cL per cent =
VDP
CI [35]
cI per cent =
VDP
RO [36]
ROP =
VDP
Ovviamente, la somma dei quattro precedenti rapporti risulta pari a 1.
Infatti: CM+CS+CL+CI = CDP + RO = VDP.
Lobiettivo valutare, se in ipotesi di normalit operativa, limpresa pu far fronte ai propri debiti con le
attivit a disposizione.
Questanalisi si concentra sui valori a breve scadenza dello stato patrimoniale con lo scopo di individuare
rischi o squilibri di struttura.
In generale, possiamo affermare che unazienda ha adeguata liquidit se, attraverso i flussi finanziari e
monetari generati, mantiene un bilanciamento tra attivo e passivo a breve, ovvero in grado di far fronte
tempestivamente, e senza dover sopportare oneri eccessivi, ai propri impegni verso i creditori.
possibile compiere analisi di liquidit utilizzando quozienti, che forniscono una visione sincronica della
situazione di liquidit.
Tuttavia, al fine di svolgere unanalisi pi completa e corretta, occorre impiegare strumenti che offrono una
visione diacronica, quale il rendiconto finanziario, consentendo di strutturare indici con limpiego dei flussi
finanziari. Tramite questi strumenti possibile indagare la liquidit prospettica dellimpresa.
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Ora ci limitiamo allo studio dei soli indicatori utili per una rappresentazione sincronica della liquidit.
Nella valutazione dellindice si deve tenere presente che al denominatore del rapporto figurano anche debiti
verso banche ordinarie, rilevando che, in generale, quando gli istituti di credito rinnovano continuamente il
loro credito, lo trasformano, di fatto, di finanziamento permanente.
Di tale eventualit si dovrebbe tenere conto nella riclassificazione, ove si disponesse di sicure informazioni.
Tuttavia questo indice, anche nei casi sia superiore a 2, e quindi rilevi una posizione di assoluta tranquillit
finanziaria, non esprime compiutamente la situazione finanziaria dellazienda, in quanto il giudizio
dellindice potrebbe essere falsato da valori stagionali, facendo esso riferimento solo alle entrate e alle
uscite a breve scadenza e rispondenti alle operazioni in corso alla data di chiusura.
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Lindice deve essere ampiamente superiore allunit e crescere allaumentare del grado di incertezza su
alcune classi di valore.
Tuttavia, lindice presenta alcuni limiti, in particolare per la presenza al numeratore delle rimanenze, che
potrebbero includere anche quote che, tecnicamente, potrebbero essere considerate attivit non correnti,
come le scorte di sicurezza che vanno a costituire lo stock minimo e pertanto dovrebbero essere detratte. Di
tale esigenza, si deve tenere conto in fase di riclassificazione.
Al denominatore, inoltre, potrebbero essere detratti i debiti a breve verso banche, solitamente rinnovati in
continuazione e quindi equiparati a debiti a media-lunga scadenza.
Il quoziente assume una maggiore significativit se impiegato per un confronto temporale in quanto se il
valore dellindice risulta stabile, rivela una crescita omogenea tra attivit e passivit.
Per un noto postulato di Stato Patrimoniale, il valore teorico sarebbe maggiore di 2.
In Italia (a causa del tessuto economico particolare), si ritiene soddisfacente che il CTR assuma valori
intorno a 1,67.
Se assume valori intorno a 1,50 la situazione ancora tranquilla, mentre per valori minori di 1, 25 la struttura
da tenere sotto controllo.
Ricordo che, dalle stesse grandezze utilizzate nel determinare gli indici sopra utilizzati, si ottengono i noti
margini:
Margine di tesoreria = Liquidit immediate + Liquidit differite Passivo a breve [43]
Capitale Circolante = Attivo a breve Passivo a breve [44]
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analoghe considerazioni possono essere attuate con riferimento al magazzino, calcolando la durata media del
magazzino, o tempo di permanenza media delle giacenze in azienda.
Magazzino [47]
Permanenza media del magazzino =
Vendite / 360
Lindice [47] influenzato da diversi fattori, i principali sono:
criterio di valutazione adottato, ad esempio se viene adottato il criterio Lifo il tasso di rotazione
tendenzialmente sovrastimato;
lunghezza del ciclo produttivo;
eventuali ricorso a politiche di gestione delle scorte speculative.
Un valore elevato pu essere sintomo di scorte eccessive, di inefficienza nella gestione del magazzino e delle
vendite e di obsolescenza del magazzino, senza la presenza di un congruo accantonamento a fondo
svalutazione magazzino.
In caso contrario, se il valore fosse eccessivamente basso, bisognerebbe chiedersi se lazienda sarebbe in
grado di affrontare una futura crescita della domanda o avrebbe difficolt di approvvigionamento.
Al fine di unanalisi pi puntuale sarebbe preferibile calcolare un indice specifico per ogni tipologia di
rimanenza.
Questoperazione non facilmente attuabile da unanalista esterno, che spesso non ha a disposizione
informazioni sufficienti per la determinazione delle grandezze da contrapporre al denominatore.
In ogni caso, gli indici specifici di giacenza sono i seguenti:
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Nella determinazione degli indici di durata lanalista pu utilizzare, anzich il valore puntuale risultante a
fine esercizio, il valore medio calcolato facendo riferimento al valore iniziale e al valore finale.
Possiamo, infine, calcolare la durata media dei debiti verso fornitori, che indica il tempo medio di rimborso
dei debiti di funzionamento e, pertanto, la dilazione media ottenuta dai fornitori:
Debiti vs fornitori [49]
Durata media dei debiti verso fornitori =
Acquisti / 360
La redditivit pu essere intessa, in linea generale, il rendimento ottenuto da, o pagato su, un certo capitale.
Gli indici che la testano attuano il confronto tra una prescelta configurazione di risultato e la
corrispondente quantit di capitale necessaria e strumentale per la produzione dello stesso.
Altre misurazioni della redditivit vengono effettuate mediante il confronto tra la configurazione di reddito
prescelta e alcune variabili caratterizzanti lattivit svolta (fatturato, costi della produzione, e altre),
ottenendo indicatori gi in precedenza esaminati.
Il calcolo finalizzato alla quantificazione del grado di redditivit aziendale pu focalizzarsi su particolari
aspetti della realt aziendale (quale prodotto, processo, business, divisione, etc) oppure sullattivit
complessiva aziendale. Nel primo caso si parler di redditivit particolare (o analitica); nel secondo, di
redditivit aziendale complessiva (o sintetica).
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Il rapporto tra il Risultato Operativo tipico ovvero quella configurazione di reddito influenzata solo dalla
gestione tipica e caratteristica pertanto estranea alla gestione finanziaria, alla gestione atipica, alla gestione
straordinaria e alle imposte sul reddito e il Capitale Investito permette di esprimere il rendimento dello
stesso indipendentemente dalle scelte di finanziamento messe in atto dal soggetto economico, evidenziando
il livello di efficienza e efficacia della gestione aziendale quale presupposto fondamentale della globale
redditivit.
ovvio discernere che avere un elevato e stabile ritorno sugli investimenti tipici condizione necessaria (ma
non sufficiente) per garantire una costante remunerazione dei finanziamenti ricevuti (debito o equity) e
contemporaneamente autofinanziare limpresa.
La determinazione di questo indicatore, seppur apparentemente non complessa, implica alcune assunzioni e
la soluzione di criticit, con riferimento a:
i. determinazione del capitale investito di riferimento (CI);
ii. determinazione del risultato operativo (RO);
iii. individuazione del lasso temporale.
Il primo problema che sorge quello di identificare il CI. La configurazione di CI utilizzata solitamente
quella risultante a fine esercizio, ma pi corretto sarebbe utilizzare il CI mediamente investito
nellesercizio, [CI(t-1)+CI(t) / 2].
Inoltre, si deve assumere lassenza di capitale non utilizzato o non necessario, cos che, di conseguenza, il
capitale reperito e il capitale investito coincidano:
PN + D = CI [53]
Si ricorda la seguente uguaglianza:
CCN + IMM = CI = PF + PN [54]
Dove:
13
stato anche proposto (Luckett, 1984; Fisher & McGowan, 1983; Salmi et al., 2005) di considerare il ROI come
stima dellinternal rate of return dellimpresa, come massima espressione dellanalisi della performance Il return on
invested capital, o ROI, anche denominato accountants rate of profit (ARP), accountants rate of return (ARR) e book
yield.
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bene ricordare che il ROI sintetizza il rendimento della gestione tipica dellazienda, in base al capitale in
essa investito, al lordo degli oneri finanziari, degli oneri fiscali e indipendentemente dei risultati della
gestione non caratteristica e straordinaria.
Il ROI, quindi, in grado di testare pienamente la capacit reddituale dellimpresa.
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Per analizzare tale capacit, il ROI pu essere, per, riscritto in una configurazione pi analitica ed
espressiva, scindendo la precedente formula [52a], ottenendo la seguente nuova espressione:
RO V [56]
ROI = = ROS SIR
V CI
essendo
RO [57]
ROS =
V
con ROS acronimo di Return on Sales, e con SIR acronimo di Sales/Investment Ratio.
V [58]
SIR = Rotazione del capitale investito =
CI
La [57] esprime lindice di redditivit delle vendite, ovvero il rendimento delle vendite effettuate
nellesercizio considerato, cio il tasso di ritorno dei realizzi corrispondenti alle vendite.
Il ROS un indicatore operativo impiegato anche per valutare la capacit commerciale complessiva
dellimpresa e pu essere calcolato anche analiticamente, relativamente a un prodotto, a una linea di prodotti,
a canali di vendita, a tipologie di clienti, a SBU.
La formula [58] esprime invece, non tanto la rotazione del capitale investito rispetto al fatturato, quanto
lindice di produttivit del capitale investito cio la capacit del capitale investito di produrre ricavi.
Da un punto di vista finanziario, il SIR esprime la velocit di ritorno, tramite le vendite, dei capitali
(liquidit, crediti, rimanenze, immobilizzazioni ecc.) investiti nella gestione.
Da un punto di vista economico lindice riflette lefficienza delle scelte in termini di sfruttamento della
capacit produttiva (politica delle scorte, crediti verso la clientela) e delle scelte di struttura produttiva.
La correlazione tra le tre variabili, RO, V e CI, che formano il ROI, permette allimpresa di migliorare
lindice di redditivit della gestione caratteristica.
Nellipotesi di non poter intervenire sui prezzi di vendita, o sui costi, il miglioramento del ROI potrebbe
avvenire agendo sul CI, riducendo gli impieghi come, ad esempio, le scorte di magazzino e i crediti verso
clienti oppure ricorrendo alla locazione finanziaria anzich allacquisto di nuove immobilizzazioni.
Alcune imprese, che operano con margini ridotti sulle vendite, cercano di raggiungere determinati livelli di
redditivit tramite un elevato tasso di rotazione del capitale investito, come accade, ad esempio per gli
operatori GDO, per imprese di trasporto, per imprese grossiste, rivenditori dauto, ecc..
Altre, invece, presentano modesti tassi di rotazione del capitale, accompagnati, per, da un significativo
ricarico sulle vendite, come accade, per esempio, per le societ immobiliari, imprese di construction che
operano su commessa.
La seguente tabella evidenzia le diverse alternative.
Aziende
Az. 1 Az. 2 Az. 3 Az. 4
ROS 10% 12% 8% 6%
SIR 1,50 1,25 1,88 2,50
ROI 15% 15% 15% 15%
Com possibile osservare dalla tabella, ogni azienda presenta una redditivit operativa pari al 15%; tuttavia,
tale redditivit viene perseguita in modo differente.
La scomposizione del ROI pu far capire leffetto di decisioni aziendali sulla struttura produttiva e
commerciale; nellesempio sopracitato qualora le aziende fossero concorrenti, facilmente osservabile come
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lazienda 2, con un livello pi elevato di ROS, permetta maggiori e pi semplici margini di miglioramento
della redditivit operativa mediante lattuazione di decisioni finalizzate allincremento del tasso di rotazione
del capitale investito.
Considerato il ROS espressione il tasso di ritorno dei realizzi corrispondenti alle vendite, per un miglior
giudizio sulla redditivit, utile procedere alla scomposizione dello stesso in due indicatori e precisamente:
Margine di contribuzione RO [59]
ROS =
V Margine di contribuzione
Il primo termine indica la redditivit primaria delle vendite, quanto esprime la redditivit dellazienda prima
della copertura dei costi fissi.
Margine di contribuzione [60]
Redditivit primaria vendite =
V
Il secondo termine noto come leva operativa ed espressivo del grado di rigidit della struttura dei costi e
del rischio operativo dellimpresa.
RO [61]
Leva operativa =
Margine di contribuzione
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Il tasso di autofinanziamento, oltre che esprimere la quota percentuale di variazione dei mezzi propri
conseguente alla non distribuzione dei dividendi, misura la capacit dellimpresa di generare e mantenere
allinterno le risorse finanziarie generate dalla gestione, nonch il tasso di incremento del capitale investito
ottenuto senza laccensione di ulteriori finanziamenti esterni.
Tale indice dipende esplicitamente dalla politica di distribuzione dei dividendi ovvero dalla percentuale di
Risultato dEsercizio non distribuito ai soci (Tasso di ritenzione degli utili). Ovviamente, unimpresa con
ROE negativo, o limitato, difficilmente in grado di autofinanziarsi.
La destinazione dellutile prodotto nellesercizio deve tenere conto delle aspettative degli azionisti.
Una politica di distribuzione eccessivamente restrittiva rischia di deludere le attese dei soci e di renderli,
quindi, meno disponibili verso eventuali richieste di ulteriori futuri conferimenti; al contrario, una politica
troppo generosa, potrebbe indebolire la struttura finanziaria aziendale, riducendo la capacit di crescita
autonoma del capitale proprio.
Il tasso di autofinanziamento dovrebbe essere sempre confrontato con il tasso di crescita del capitale
investito per verificare quanta parte dello stesso derivi da risorse prodotte o create internamente.
14 Dipende, comunque, dagli autori. Spesso gli autori non calcolano il ROL e indicano il ROD come il rapporto degli
interessi passivi con tutti i debiti (PF + PC). Si faccia attenzione al fatto che spesso si pone ROD = i/D con D = PC +
PF.
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15
Come noto, infatti, il Decreto Legislativo, 9 ottobre 2002, n. 231, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 249, 23
ottobre 2002, in vigore dal 7 novembre 2002, ha disposto che, nellambito di una transazione commerciale, chi subisce
ingiustificatamente un ritardo nel pagamento del prezzo, ha diritto alla produzione automatica degli interessi di mora.
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Il problema reso di difficile dal fatto che escludendo la regola che il margine di struttura netto dovrebbe
coprire interamente lattivo fisso non esiste, in linea teorica, una struttura finanziaria ottimale, considerato
che le fonti di finanziamento sono, spesso, rigide. In ogni caso, la scelta di una struttura finanziaria
sufficientemente flessibile e poco onerosa, con durata delle fonti proporzionata alla durata degli impieghi,
rappresenta uno degli impegni fondamentali della direzione.
La costruzione della struttura finanziaria ottimale implica di considerare la nota relazione finanziaria
fondamentale:
ROE = {ROI + [(ROI-ROD) DER]} (1-t)= {ROI + [SPREAD DER } (1-t) [70]
Impresa
Impr. 1 Impr. 2 Impr. 3
Reddito operativo 1.500 1.500 1.500
Oneri finanziari -195 -325 -455
Componenti straordinari
Risultato ante-imposte 1.305 1.175 1.045
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Lesempio evidenzia leffetto positivo della leva finanziaria, sfruttato maggiormente dallazienda 3 essendo
caratterizzata da un pi alto livello di indebitamento.
25,00%
20,00%
15,00%
ROI
10,00%
Costo
medio
indebitamento
5,00%
ROE
0,00%
Az.
1
Az.
2
Az.
3
Ipotizzando gli stessi dati dellesempio precedente, ma con una contrazione del risultato operativo, a parit
delle altre condizioni.
Impresa
Impr. 1 impr. 2 Impr. 3
Reddito operativo 400 400 400
Oneri finanziari -195 -325 -455
Componenti straordinari
Risultato ante-imposte 205 75 -55
Imposte di competenza -82 -30 22
Reddito netto 123 45 -33
Capitale investito 10000 10000 10000
Mezzi propri 7000 5000 3000
Debiti finanziari 3000 5000 7000
Rapporto indebitamento 0,43 1,00 2,33
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Com dato aspettarsi, quando il costo delle risorse finanziarie maggiore della redditivit operativa, il
rapporto di indebitamento svolge una funzione riduttiva della redditivit dei mezzi propri, direttamente
proporzionale al livello di indebitamento.
7,00%
6,00%
5,00% ROI
4,00%
3,00% Costo medio
2,00% indebitamento
1,00%
ROE
0,00%
Az. 1 Az. 2 Az. 3
-1,00%
-2,00%
Riassumendo:
Il LEVERAGE
rappresenta
Si definiscono di dinamica quelle analisi tendenti a fare emergere relazioni strutturali dello Stato
Patrimoniale e del Conto Economico, e i cambiamenti della struttura nel tempo.
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Sono particolarmente rilevanti in quanto mettono in luce le modificazioni della fitness dellimpresa, come
attitudine a mantenere livelli di economicit e di redditivit.
Non sono diverse da quelle fin qui esaminate; semplicemente, vengono impiegati indici particolari in grado
di mettere in luce relazioni tra valori di Stato Patrimoniale e di Conto Economico, aventi particolare
significato di valori di struttura.
Tra i molti, impiegati dagli analisti, i seguenti sono particolarmente significativi.
Gi sappiamo, dal margine di struttura e dallindice di copertura delle attivit fisse, che gli investimenti in
attivit immobilizzate dovrebbero essere finanziati, interamente o in parte consistente, con capitale
proprio, mentre quelli per formare lattivo circolante dovrebbero essere finanziati con passivo corrente (per
magazzini materie o merci) o con debiti a medio lungo termine (per magazzini prodotti e realizzabilit di
natura finanziaria).
Inoltre, se la gestione reddituale buona, si produce inevitabilmente un cash flow operativo lordo pari a
utile + ammortamenti + eventuale quota TFR sufficiente per il finanziamento di nuovi investimenti.
Se tale cash flow non fosse utilizzato a questo scopo, si produrrebbe un incremento delle liquidit. Consegue
che, con una buona gestione degli investimenti e dei finanziamenti, comunque aumenti lattivo, corrente o
fisso, lindebitamento non pu aumentare in misura superiore.
Inoltre, la parte di cash flow operativo derivante dagli ammortamenti, dovrebbe essere impiegato per
rimborsare i finanziamenti a medio e lungo termine.
Da ci deriva che, con una buona gestione reddituale e finanziaria, il rapporto tra indebitamento e attivo non
deve aumentare nel tempo, cio:
FP
indebitamento su attivo = [72]
ASSETS
Il capitale circolante netto dipende dalla struttura e dalla dinamica del processo produttivo. Se il ciclo
produttivo corto, il CCN, a parit di altre caratteristiche, deve essere basso. Ma se la produzione aumenta,
anche il CCN deve aumentare, perch la struttura del processo produttivo e la sua dimensione, dipendono
dalla dinamica del valore della produzione.
Per una buona struttura economica e finanziaria, pertanto, la dinamica del capitale circolante netto deve
essere congrua con quella del valore della produzione, e possibilmente costante.
Per dimostrarlo, conveniamo che il valore della produzione sia composto da fatturato, incremento delle
rimanenze di prodotti finiti (e assimilati) e capitalizzazioni. In condizioni di buona gestione economica, che
garantisca un risultato operativo positivo, ogni incremento del fatturato, si traduce inevitabilmente in
liquidit.
Ogni incremento delle rimanenze di prodotti finiti che deriva da una maggiore produzione ottenuta rispetto
a quella venduta si traduce in un pari aumento delle realizzabilit, finanziate da debiti a medio lungo
termine. La maggior produzione richiede maggiori fabbisogni di materie e ci comporta anche un incremento
delle scorte di tali fattori, per mantenere costante la durata media del magazzino, finanziato da indebitamento
a breve.
Analoghe considerazioni, ma invertite nei segni, valgono in ipotesi di riduzione del valore della produzione.
Pertanto, la dimensione del valore della produzione modifica in misura congrua (attendibile nelle
proporzioni) anche il capitale circolante netto, per cui:
CCN
circolante(netto) su VDP = costante [73]
VDP
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immediato intuire che ogni incremento del fatturato produca liquidit e che una buona gestione la impieghi
o per ridurre lindebitamento o per nuovi investimenti in realizzabilit, conseguenti la crescita produttiva,
evitando il ricorso allindebitamento.
La situazione si inverte nel caso di fatturato in diminuzione; la minore liquidit, da un lato, e il ridotto cash
flow operativo, in caso di perdite di esercizio, dallaltro, impedirebbero di ridurre lindebitamento a medio e
lungo termine. Questa situazione, tuttavia, si genererebbe solo se la gestione economica, non efficiente, non
riuscisse a conseguire adeguati livelli di reddito e di ammortamento e fosse anche costretta a svalutare gli
assets.
In questa ipotesi, si potrebbe anche generare un incremento dellindebitamento, ma una buona gestione
dovrebbe far fronte a periodi di scarsa economicit con adeguate ricapitalizzazioni.
Da ci consegue che, se la gestione ottenesse un incremento del fatturato, in condizioni di economicit,
lindebitamento aumenterebbe in misura inferiore a quello del fatturato stesso. Per cui:
FP
finanziamenti su fatturato = in riduzione [74]
VDP
I costi variabili sono tutti accolti nel conto economico ma lanalista esterno difficilmente dispone di
informazioni sufficienti per una loro precisa riclassificazione.
, per, possibile, senza che ci infici le analisi, supporre che i costi di materie, di servizi e di lavoro siano
tutti costi variabili (CoV) con il valore della produzione:
CoV = CM + CS + CL [75]
Per definizione, i CoV dovrebbero essere di rettamente proporzionati al valore della produzione cos che,
appare logico attendersi che, in ipotesi di buona gestione economico-produttiva, i costi variabili non
debbano aumentare pi dellincremento del valore della produzione.
Pi in generale, quando la produzione richiede il sostenimento di costi variabili e fissi, la buona gestione
cerca di aumentare leconomicit aumentando il MOL, sia controllando i costi unitari dei fattori diretti
variabili e i prezzi di vendita dei prodotti, sia cercando di massimizzare il tasso di impiego della capacit
produttiva.
Ogni incremento dei costi variabili unitari realizzato o prevedibile deve essere scaricato sui prezzi di
vendita; simmetricamente, ogni riduzione dei prezzi deve poter esser compensato da una riduzione dei costi
variabili unitari.
Da ci consegue che il management capace mantiene costante la percentuale di costi variabili rispetto al
valore della produzione e, se possibile, la riduce. Pertanto:
CV
percentuale di costi variabili = in riduzione [76]
VDP
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In derivazione dalla conclusione del paragrafo precedente, appare logico supporre che un buon management
ricerchi laumento della produzione a condizione che a tale aumento si associ anche la completa copertura ai
costi fissi, secondo correlazione, ottenendo un incremento tanto del margine operativo lordo quanto del
margine operativo netto, o risultato operativo.
Se i costi fissi attribuiti allesercizio, sotto forma di quote di ammortamento, sono coperte interamente, allora
limpresa otterr necessariamente un aumento del risultato operativo e, normalmente, anche del risultato
netto.
Da ci consegue che un aumento della produzione desercizio, che sia ottenuto grazie a un aumento del
fatturato, deve, necessariamente, produrre anche un maggior cash flow operativo.
Ergo, una buona gestione dovrebbe sviluppare il fatturato senza penalizzare il cash flow operativo. Per cui:
CFO
cash flow operativo su VDP = costante [77]
VDP
Ogni incremento di fatturato e della produzione, pi in generale che comporti unespansione della
capacit produttiva, necessariamente richiede anche un aumento dei magazzini e degli investimenti in attivit
fisse (materiali e immateriali).
Se la gestione finanziasse lincremento delle AF tramite capitale proprio, allora gli oneri finanziari
incrementativi deriverebbero, unicamente, dai maggiori finanziamenti a medio termine per adeguare i
magazzini.
Da ci deriva che la crescita del fatturato (e della produzione) non deve fare lievitare gli oneri finanziari
connessi allespansione industriale (capacit) ma solo quelli connessi allespansione commerciale
(magazzini).
Una crescita pi che proporzionale degli oneri finanziari deriverebbe unicamente dal finanziamento delle
maggiori attivit fisse con prestiti anzich con capitale proprio, in contraddizione con il postulato
fondamentale che il margine di struttura debba essere positivo.
Consegue che una buona gestione incrementa la produzione e il fatturato senza ricorrere a prestiti onerosi per
gli investimenti in capacit, eventualmente richiesti, ma ricorra al capitale proprio.
Pertanto, il rapporto tra oneri finanziari e fatturato non deve aumentare. Per cui:
IP
oneri finanziari su VDP = in riduzione [78]
VDP
La buona gestione deve sempre sviluppare una politica di crescita, attuando strategie per rimodulare il
portafoglio dei propri business secondo le regole del Boston Consulting Group, sostituendo prodotti dog con
prodotti star.
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In caso di impossibilit di sostituire prodotti star ai dog, si potrebbe, temporaneamente, verificare una
riduzione del valore della produzione, ma la buona gestione dovrebbe prontamente ridurre il gap.
Ergo, un management capace deve porsi, nel tempo, lobiettivo di crescita della produzione, con una
efficiente strategia di portafoglio. Per cui, dinamicamente, deve essere:
VDPn
dinamica del VDP = in aumento [79]
VDPn1
VDPn /NDip n
dinamica della produttivit = in aumento [80]
VDPn-1 /NDip n-1
La buona gestione non solo deve incrementare il valore della produzione, la produttivit e il tasso di utilizzo
della capacit produttiva, ma deve anche, contemporaneamente, aumentare lefficienza esterna, di mercato,
negoziando sempre minori prezzi dei fattori diretti e sempre migliori prezzi per i propri prodotti.
Come sappiamo, il ritorno sul costo (ROC) testimonia il complessivo sforzo del miglioramento
dellefficienza interna, produttiva, e dellefficienza esterna, di mercato.
Da ci consegue che, nel tempo, una buona gestione deve aumentare la produzione e le vendite migliorando
anche la propria efficienza interna ed esterna.
ROC n
dinamica del ROC = in aumento [81]
ROC n1
Pur condividendo lo stesso rischio dellinvestimento economico aziendale, i portatori di equity sopportano
un rischio finanziario superiore a quello dei portatori di capitale a titolo di prestito.
Consegue che una buona gestione non pu produrre un rendimento per i portatori di equity, sottoposti a
rischio assoluto, in misura inferiore a quello negoziato con i portatori di prestiti, sottoposti a rischio relativo.
Per cui, il rendimento dellequity deve essere superiore a quello del Debit, cio ROE > ROD.
La buona gestione deve operare per aumentare la redditivit, cercando, nel contempo, di ridurre i rischi per il
soggetto economico portatore di equity.
Lutilizzo della leva finanziaria (debt/equity) produce entrambi gli effetti ma a condizione che lo spread
rimanga positivo durevolmente.
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Inoltre, a queste condizioni, si riduce il costo medio del capitale investito (WACC) (Mella, 2005)
aumentando lEVA (valore economico prodotto) (Stewart, 1991).
Ergo, una buona gestione pur evitando la sottocapitalizzazione, in linea di principio quando lo spread
previsto stabilmente positivo ricorre alla leva finanziaria per incrementare il ROE oltre il ROI.
Dalla relazione Modigliani-Miller, che abbiamo esaminato in precedenza, deriva, per, anche che se lo
spread negativo per cui il ROE scende al di sotto del ROD la buona gestione deve necessariamente
porsi lobiettivo di ridurre la leva finanziaria (rinegoziazione dei debiti, ricapitalizzazione,
autofinanziamento, ecc). Da ci:
DER n
dinamica della leva finanziaria = < (>)1 se ROE-ROD < (>) 0 [82]
DER n1
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