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Capitolo 3

EQUILIBRIO D’IMPRESA, AMBIENTE-MERCATO, ANALISI DI


SETTORE

L’impresa risulta composta da un organo di governo e da una struttura operativa:

Il​ governo​ presuppone un'attività di conoscenza dei fenomeni e l’interpretazione delle condizioni
migliori per la realizzazione delle finalità dell’impresa.
La ​gestione​ riguarda invece il complesso delle decisioni inerenti i processi, ovvero la sequenza
dell’operatività che qualifica la struttura anche per la presenza di routines. Infatti le decisioni di
gestione possono far ricorso a precedenti esperienze positive.

Tutto nel sistema impresa muove dalla conoscenza, che consente la previsione di determinate
condizioni. Il governo presuppone dunque la conoscenza da cui discendono le decisioni e i processi
gestionali.
Il controllo di gestione va inteso invece, come un insieme organico, composto da strumenti e funzioni
di ausilio al processo decisionale, quindi anche all’azione di governo dell’impresa. Il controllo quindi si
esplica in un attività di confronto tra i dati previsti e quelli effettivamente realizzati, consentendo il
mantenimento di condizioni di equilibrio.
Il controllo di gestione assumerà la forma di un’architettura reticolare, volta a permeare l’intera
operatività aziendale:

L’organo di governo, oltre a garantire la sopravvivenza del sistema, deve condurre la stessa, verso il
perseguimento di obiettivi di eccellenza che ne affermino il successo.
Il C​ ONSEGUIMENTO DEL PROFITTO ​rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente a
garantire la sopravvivenza ed il ​successo d’impresa.​
Dire che un'impresa fa profitti non equivale a dire che essa è di successo, poiché va considerata
l’altra discriminante, quella del ​successo sociale​.
Il ​successo reddituale​ è perseguito in vista di soddisfare le attese dei detentori di interessi e la
soddisfazione degli stakeholders sono perseguiti col presupposto che lavoratori, fornitori, azionisti e
creditori, siano soddisfatti del rapporto con l’impresa.
Il modello di ricerca e di utilizzo del profitto, diviene condizione indispensabile a garantire il
funzionamento e la sopravvivenza dell’impresa, inoltre il profitto può essere distribuito solo a
condizione di non compromettere la capacità di soddisfare le legittime attese dei diversi stakeholder,
nel soddisfare le esigenze del cliente e le attese degli altri soggetti, quali i lavoratori e i fornitori che a
vario titolo apportano le risorse necessarie all’azienda.

L’​equilibrio nel sistema impresa​ è un concetto composito:


Può riconoscersi un ​EQUILIBRIO ECONOMICO​ quando i ricavi, oltre ad assicurare la copertura dei
costi, consentono nel ​medio-lungo​ periodo la remunerazione degli investimenti, e quindi del capitale
di rischio.
Un indicatore che può fornire informazioni verso decisioni di intervento è il ​R.O.E.​ (​return on equity​)
dato dal rapporto tra risultato economico netto e capitale proprio, considerando la capacità reddituali
del capitale di rischio.
Un ulteriore indicatore è il ​R.O.I. ​(​return on investment)​ dato dal rapporto tra reddito operativo ed il
totale del capitale investito, segnala la capacità della gestione di generare ritorni reddituali.

E utile rapportare i due indicatori, poichè, in determinate condizioni può apparire opportuno per
l’investitore il ricorso all’indebitamento, tale condizione si definisce: ​EFFETTO LEVA​ ed identifica quella
situazione in cui con un ROI superiore al costo del capitale di credito, la maggiore disponibilità delle
risorse agisce quale moltiplicatore della redditività del capitale proprio (aumentando il ROE).

L’​EQUILIBRIO FINANZIARIO​ consiste nella capacità di adeguare sotto il profilo temporale, gli impegni
(uscite finanziarie) con la disponibilità di risorse monetarie (entrate e riserve di liquidità). Il fabbisogno
finanziario totale di un’impresa (Ft) è composto da una parte fissa (Ff) che alimenterà l’acquisizione di
risorse aventi durata pluriennale il cui ritorno finanziario sarà prolungato nel tempo e da una parte
variabile (Fv) il cui utilizzo si esplica in un arco temporale ristretto.
Maggiore è la misura della componente fissa... ...generata dagli investimenti che determinano costi fissi;

Maggiore sarà la rigidità della struttura ...per effetto della staticità dell’impegno finanziario;
finanziaria dell’impresa...

Maggiore il rischio... ...cagionanto dalla possibile obsolescenza;

Minori invece saranno i costi unitari medi di per effetto del raggiungimento delle economie di scala.
produzione...

Detto grado di rigidità dipenderà dalla tipologia di processo attuato dall’impresa e dalla dimensione
strutturale.
In sede di stesura del budget, in caso di investimenti convenzionali (si manifestano dapprima le uscite
e poi le entrate finanziarie), sarà necessario prevedere: Ft = Ff + fV
Considerando come: Fv = Fvi T
dove Fvi = fabisogno finanziario variabile iniziale, corrispondente all’entità di mezzi necessari
all’acquisizione delle materie e altre risorse da impiegare nel ciclo produttivo, e che troveranno ritorno
grazie al volume delle vendite, Fv/T
dove T= tasso di rinnovo del capitale, dato dal rapporto tra la durata dell’esercizio (N) e quella del
ciclo produttivo (n), in simboli: N/n

Al fine di valutare la situazione finanziaria dell’impresa è utile analizzare la composizione delle fonti e
gli impieghi nel breve periodo applicando il ​QUICK TEST​ (​indice di liquidità​) ovvero, il rapporto tra la
disponibilità finanziaria e debiti correnti; esprime la capacità dell’impresa di onorare dette disposizioni,
con le risorse disponibili e con quelle che possono diventarlo. Un risultato accettabile deve essere
uguale ad uno.
L’​EQUILIBRIO PATRIMONIALE​ attiene alla composizione delle fonti di finanziamento e al loro impiego
per le immobilizzazioni aziendali. L’assetto patrimoniale è connesso con il problema della
“​DIMENSIONE OTTIMA​”, ovvero quella condizione che garantisce alla struttura operativa dell’impresa
la minimizzazione dei costi e il perfezionamento delle performance organizzative e gestionali.
Tale dimensione non è fissa, ma relativa e sensibile alle influenze del mercato.
L’armonica composizione del capitale di rischio e del capitale di debito permette all’impresa una
corretta programmazione degli impegni, con conseguenti positivi riflessi gestionali. è utile verificare il
rapporto tra capitale investito e capitale netto da cui possono trarsi indicazioni riguardo al peso della
dotazione dei mezzi propri rispetto ai mezzi di terzi
In condizione di normale funzionamento aziendale,
A = P + N
si avrà che ​attivo aziendale​ sarà uguale alla somma del p
​ assivo ​col​ patrimonio netto
Un ulteriore indice è rappresentato dal rapporto tra patrimonio netto più le passività consolidate con
l’attivo immobilizzato (indice di copertura lorda delle immobilizzazioni). Quando il risultato è maggiore
dell’unità c’è un'anomalia: vuol dire che le passività consolidate vengono impiegate anche per le
immobilizzazioni a breve.

Il sistema impresa, per la sua connotazione sociale e per il suo inserimento nell’ambiente è in
continua evoluzione e richiede un costante adeguamento della struttura e del suo equilibrio. Da ciò si
parla di ​equilibrio dinamico​, tale condizione impone che la struttura operativa abbia i connotati
dell’​elasticità​, grazie al quale il sistema riesce sempre ad essere efficiente al mutare dell’ambiente, e
della ​flessibilità​ che richiede all’organo di governo di scegliere la struttura operativa più consona tra le
alternative possibili. Entrambi devono garantire una capacità reddituale soddisfacente al sistema.

La natura dei costi (fissi o variabili) in azienda discende: dalla natura e dal tempo di permanenza dei
fattori produttivi nonché dalla struttura di riferimento dell’impresa.
Per quanto riguarda la natura dei costi, essa viene considerata in relazione al volume della
produzione, per cui si definiscono:
● COSTI FISSI​: oneri che non mutano al variare delle quantità prodotte (canoni di locazione,
quote di ammortamento, ecc)
● COSTI VARIABILI:​ costi la cui entità è correlata alla quantità prodotta (materie prime, energia,
ecc).
● Costi variabili progressivi,​ aumentano in maniera più che proporzionale all’incremento
dei volumi (costo manodopera che, superata una certa soglia, cresce
esponenzialmente per via delle nuove specializzazioni richieste).
● Costi variabili regressivi,​ decrescono all’aumentare della quantità (ad esempio
spesso accade che con l’acquisto periodico di grosse quantità di materie prime, il
fornitore pratichi uno sconto)
Il perseguimento dell’efficienza può essere preventivato attraverso l’utilizzo del modello definito
“​punto di equilibrio”​ ​ o ​“​break even point​”​ (​B.E.P.)​ ​ che permette di verificare la quantità minima di
produzione e vendita (​q​) necessaria per conseguire il pareggio tra costi e ricavi (​Re​) considerando un
certo livello di costi totali (​Ct​), dati dalla somma di costi fissi (​Cf​) e variabili totali (C
​ vt​), dato da un
prezzo di vendita (​p​).

Il punto di equilibrio è dato da: Re = Cv q + Cf dove​ Re = p * q

Il grafico risulta composto da un piano cartesiano avente sulle ordinate i costi ed i ricavi e sulle
ascisse le quantità prodotte, queste ultime avranno come estremo la massima capacità produttiva
della struttura operativa.
La semiretta dei costi totali, incrocia quella dei ricavi in un punto che individua il pareggio tra le due
grandezze e la quantità di prodotti corrispondente.
Il grafico consente di fissare un livello di sicurezza, dato dalla differenza delle vendite previste e le
vendite del punto di equilibrio
PREZZO DI SICUREZZA​ = ​Vendite previste - Vendite B.E.P.
E’ possibile ottenere un ulteriore informazione consistente nella possibilità di remunerare con il
residuo dei ricavi i costi fissi, che algebricamente sono: ​Cf = pq - Cvq

Affinchè l’impresa possa realizzare un utile, dovrà aversi M > Cf dove M sta per ​margine di
contribuzione all’impresa;​ ipotizzando di dover scegliere tra due differenti investimenti, l’organo di
governo sceglierà quello di contribuzione più elevato, tale scelta è motivata dalla condizione per cui
quando aumenta il margine di contribuzione, aumenta anche il costo unitario del prodotto (CU)
CU = (Cf + Cvt)/Q quantità venduta
Si avrà l’​equazione del profitto dell’impresa​: P = (p-CU)*Q
avendo stabilito prezzo e quantità, per incrementare il profitto, occorrerà ridurre CU.
I ​SISTEMI​ non sono isolati, ma interagiscono tra loro in una realtà assai mutevole;
L’organo di governo deve quindi conoscere lo spazio (realtà) entro cui si muovono il sistema impresa
e le altre entità, è utile analizzare lo spazio, nelle tre dimensioni da cui è formato:
AMBIENTE CONTESTO SETTORE

Nell’approccio sistemico all’analisi dell’impresa ciò che risulta determinante è lo studio dei fenomeni
che si manifestano nell’​ambiente.​ L’ampiezza dell’ambiente non consente una sua piena e completa
analisi per cui diventa necessario indagare singole porzioni attraverso lo studio di determinati
fenomeni. La scelta dei fenomeni da indagare, definisce il ​contesto​.
Il contesto ed il ​settore​ sono parti dell’ambiente in cui opera l’impresa.
Riguardo all’ambiente si può distinguere la parte generale con cui l’impresa deve interloquire per
soddisfare le proprie esigenze, da quella specifica che rappresenta una sezione della prima,
composta da entità influenzate dall’impresa.
Nell’ambiente non esistono soltanto sistemi, ma anche altre entità (ad esempio i mercati).
La coesistenza del sistema impresa con le altre entità dell’ambiente comporta un interscambio di
flussi (info, beni, denaro, …) motivo per cui l’impresa è un sistema ​parzialmente aperto.​
Il ​ruolo dello Stato​ nell’economia, anche in condizioni di libero mercato, sussiste per perseguire
obiettivi di pubblica utilità e di salvaguardia del singolo > lo Stato assume i connotati di un
SOVRASISTEMA​ per l’impresa.
Esiste quindi un rapporto biunivoco tra impresa e ambiente, questo rapporto però non è facilmente
prevedibile a causa dell’indole stessa dell’impresa, la quale ha connaturato il carattere
dell’innovazione.
In questa prospettiva può interpretarsi l’idea di ​Shumpeter​ secondo il quale esistono tre momenti nel
processo innovativo: ​Idea, Innovazione e Diffusione.​ Quando un'idea ha i connotati di un’utilità
economica viene applicata in campo aziendale, diventando così ​innovazione​. Quest’ultima comporta
una modifica nel mercato, imponendo ai competitors la sua adozione, determinando così il terzo
momento: la​ diffusione​.
L’economista definiva l’innovazione:​ DISTRUZIONE CREATRICE​ poichè essa annulla il precedente
stato e crea nuove condizioni operative.

La dotazione di un modello concettuale, volto alla comprensione del contesto, è un imperativo


essenziale per l’organo di governo che ha il compito di ​conoscere per decidere.
La conoscenza riduce la numerosità degli ​elementi ignoti​, identificabili come quegli eventi che
l’organo di governo non è in grado di percepire e prevedere. Ci sono anche gli ​elementi noti​ che
l’organo di governo è in grado solo di cogliere.
Appare evidente la relazione:
MAGGIORE CONOSCENZA = MINORI RISCHI = SOPRAVVIVENZA DEL SISTEMA
L’organo di governo deve conoscere:
● i fenomeni importanti dell’impresa
● gli eventi che li compongono
● i legame tra i fenomeni
● il grado di probabile accadimento di ogni fenomeno
● i rischio derivante dal verificarsi degli eventi
Se il rischio è la condizione cui è sottoposta l’impresa e deriva da fattori interni ed esterni ad essa,
allora la conoscenza del fenomeno può limitare il verificarsi di esso.
Possono distinguersi
➔ RISCHI ALEATORI​ che l’organo di governo è in grado di prevedere conoscendo il fenomeno
generatore
➔ RISCHI DI NON CONOSCENZA c ​ he derivano da fenomeni assolutamente ignari, per carenza
informativa
Vi sono tre condizioni che influiscono sulla comprensione dell’impresa:
● tipologia del fenomeno
● livello di conoscenza
● caratteristiche dell’impresa
Nel momento in cui si manifesta un fenomeno nuovo, l’impresa avrà un elevato grado di “​non
conoscenza​” è possibile classificare le imprese, rispetto al loro atteggiamento:
❖ IMPRESE CHIUSE​: il cui organo di governo non si attiva per comprendere il fenomeno. Queste
imprese appaiono incapaci di inserirsi nel contesto di riferimento.
❖ IMPRESE IMITATRICI​: assumono un atteggiamento di attesa, poiché aspettano lo studio e
l’intervento di altre imprese sulla cui scia si inseriranno per le decisioni e per l’operatività.
❖ IMPRESE INNOVATRICI​: si impegnano alla ricerca della comprensione del fenomeno.
Sfrutteranno l’innovazione nei confronti degli altri competitors: ​AZIENDE LEADER

Con il termine ​settore​ si vuole identificare quella parte dell’ambiente economico in cui si manifestano
le dinamiche competitive tra imprese legate da vincoli di omogeneità.

La dottrina economico-manageriale, definisce l’​ANALISI SETTORIALE​ l’esame di un insieme


omogeneo di attività produttive, finalizzato al raggiungimento di una visione scientifica e quanto più
realistica possibile delle condizioni di vita delle imprese, nonché dei rapporti tra di esse.
L’originalità di questo approccio rispetto agli studi di economia classica consiste nel considerare
l’impresa non come soggetto autonomo ma in un ambiente nel quale si trovano alcuni livelli di
comunanza con gli altri operatori.
In quest’ottica si sviluppa l’impresa che rimane soggetto economico unico ed irripetibile in quanto ne
risente dei condizionamenti umani.

Alcuni modelli di analisi settoriale


Si ritiene maggiormente rappresentativo, per l’individuazione del settore, il “​metodo misto”​ che
prevede la scelta di più fattori da osservare congiuntamente.

La definizione del settore coincide con l’individuazione dei suoi confini, che consentono di identificare
i clienti ed i concorrenti diretti attuali e potenziali.

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