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Paragrafo 3

-Distinzione tra manifestazione e competenza –

La manifestazione fa riferimento al profilo giuridico delle operazioni di scambio, dalle quali scaturiscono i
costi e i ricavi, e si concretizza nel momento in cui l’impresa acquista (si impegna ad acquistare) un fattore
produttivo oppure vende (si impegna vendere) la propria produzione.

La competenza, riguarda i costi e i ricavi nella loro contrapposizione o meglio nella loro correlazione
economica. La competenza è volta a stabilire se i costi manifestatisi in un determinato esercizio sono
pertinenti interamente alla produzione realizzata nell’esercizio medesimo( o se son pertinenti, in parte, alla
produzione che si andrà a svolgere negli esercizi successivi) e, analogamente, se i ricavi manifestatisi in un
determinato esercizio sono interamente di pertinenza dell’esercizio o se, al contrario, sono di pertinenza,
degli esercizi successivi (perché allora si sosterranno parte dei costi ad essi correlativi).La competenza
stabilisce se i costi e ricavi debbano concorrere a formare il reddito del medesimo esercizio e di esercizi
successivi.

La domanda da porsi è, quali costi e ricavi manifestatisi nel periodo (ossia nell’esercizio considerato)
competono all’esercizio medesimo? Esempio, costi di una campagna pubblicitaria, i costi sono manifestati
nell’esercizio, ma è discutibile che essi siano interamente di sua competenza, ove si consideri che gli effetti
della pubblicità andranno a beneficio dei successivi esercizi.

Il reddito si determina in due modi Procedimento sintetico e analitico “1° e 2°”

1° rilevazione tra tutte le attività e tutte le passività, in due diversi momenti, all’inizio e alla fine
dell’esercizio.

2° rilevazione dei costi e ricavi di competenza

Ex.

Anno 0

No=capitale iniziale interamente composto da Lo=denaro

Anno 1

Sostengo dei costi in denaro=C1 quindi ho delle uscite di denaro P1=flusso di uscite di denaro

Lo-C1=capitale iniziale al netto dei costi

Percepisco dei ricavi=R1 quindi ho un’entrata I1=flussi di cassa

Calcolare U1=reddito d’esercizio anno 1

Primo metodo:

differenza tra capitale finale e iniziale= N1-No

N1= Lo + I1 – P1 quindi denaro iniziale + flussi di cassa – flusso di uscita di denaro

poi aggiungo K1=valore delle risorse materiali e immateriali di proprietà dell’impresa

 quindi per determinare il reddito (secondo il primo metodo) devo fare la differenza tra capitale
finale meno quello iniziale, il capitale finale(N1) è dato da Lo + I1 - P1 + K1, la formula sarà:
U1=reddito d’esercizio= (Lo + I1 - P1 + K1) – Lo “che sarebbe No”
Formula alternativa: U1=(I1-P1) + K1 oppure; U1=variazione di Lo+K1

Secondo procedimento:

differenza tra ricavi e costi manifestati nell’esercizio, accresciuti dal valore di tutte le risorse materiali e
immateriali, acquisite nell’esercizio e ancora disponibile alla chiusura dello stesso, sostanzialmente delle
rimanenze.

Con il secondo metodo abbandoniamo l’ipotesi che tutti i costi e tutti i ricavi siano in contanti, andando a
sostituire con (I1-P1) la nozione di posizione finanziaria netta “PFN” PFN<0 sto a debito PFN>0 sto a credito

PFN=somma delle disponibilità monetarie, dei crediti e dei debiti esistenti in un dato momento

Quindi il reddito d’esercizio si ottiene sommando l’incremento subito, nel periodo, dalla PFN e l’incremento
subito, nel medesimo periodo, dalla massa degli investimenti in essere:

U1=variazione diPFN1 + variazione diK1= Un=Rn – Cn + variazione diKn-1

Paragrafo 4

Il reddito non è una quantità oggettivamente accertabile, non è una verità che noi possiamo e dobbiamo
raggiungere è una verità alla quale dobbiamo cercare il più possibile di avvicinarci. Il reddito riguarda
l’esercizio, inteso come insieme di operazioni riferite ad un determinato arco di tempo.

La determinazione del reddito si basa non solo su dati consuntivi, ma anche su dati previsti, inerenti ai
probabili esiti delle operazioni in corso, ovvero ai probabili sviluppi della gestione futura.

Per costruire un buon rendiconto finanziario, destinato a rilevare il reddito, occorrerebbe che esso fosse
preceduto da una realistica prospettazione sul futuro, perché l’esistenza del reddito resta legato ai
probabili sviluppi futuri.

MA NON BASTA

Rimane il problema di ripartire gli esiti futuri in diversi esercizi, LA COMPETENZA dei costi e ricavi è
un’operazione che può essere condotta attraversi vari metodi, esempio di ripartizione dei costi nei vari
esercizi:

1. in parti uguali
2. in funzione dei volumi di produzione realizzati o realizzabili
3. in funzione dei margini conseguiti o conseguibili dalla vendita

Il reddito d’esercizio è una grandezza convenzionale, può essere determinato in diversi criteri, tutti dotati
di razionalità e plausibilità, e conseguentemente assume entità diverse a seconda dei criteri adottati. Il
problema di fondo sta nella scelta del criterio per definire la competenza sia dei costi che dei ricavi.

Paragrafo 5

Al problema della competenza vengono date due diverse soluzioni o meglio due diverse impostazioni.

Secondo la prima, la scelta dei criteri di valutazione deve essere preceduta da una indicazione dello scopo
per il quale il reddito viene determinato. In relazione allo scopo viene poi stabilito il criterio di valutazione
più adeguato.
Tipologie di reddito a seconda dello scopo:

 Reddito netto, serve a


 Capacità dell’impresa a remunerare il capitale proprio, cioè a pagare i titolari del capitale
proprio
 Esprimere un giudizio sulle prestazioni manageriali, anche al fine di avere un parametro per il
computo della retribuzione
 Base di riferimento per la corresponsione di incentivi partecipativi al personale dipendente
 Valutare aspetti come l’efficienza della gestione o la competitività dell’impresa.
 Reddito lordo, serve a
 Reddito prima degli interessi passivi
 Reddito prima degli ammortamenti.
 Reddito parziale, serve a
 Riguarda particolari produzioni o particolari funzioni individuabili nell’impresa.

La seconda impostazione punta a individuare un corpo di criteri che risponda ragionevolmente alle finalità
che più frequente informano la determinazione del reddito.

Logiche in materia di competenza:

A) La logica del rinvio dei costi, criterio prudenziale


B) La logica dell’anticipazione dei ricavi. Criterio non prudenziale

La logica di tipo A, del rinvio dei costi, i ricavi competenti sono quelli conseguiti nel medesimo esercizio,
non competono i ricavi in via di conseguimento o le aspettative sui ricavi. Ai ricavi cosi individuati, vengono
contrapposti tutti i costi sostenuti nell’esercizio ad eccezione di quelli che si possono rinviare ad esercizi
futuri perché suscettibili, direttamente o indirettamente, di recupero attraverso ricavi futuri. Secondo
questa logica il fulcro del reddito è costituito dai ricavi conseguiti.

La logica A tende ad attribuire il reddito all’esercizio nel quale le operazioni si concludono. Ciò
naturalmente a condizione che se ne preveda un esito favorevole, perché in caso contrario le previste
perdite debbano essere imputate all’esercizio nel quale l’attività viene impostata. Il costo delle rimanenze

La logica di tipo B, dell’anticipazione dei ricavi, muove dall’assunto che il fulcro del redito siano i ricavi
conseguiti, ma anche dai ricavi che, realisticamente, potranno essere conseguiti in futuro in virtù delle
iniziative e operazioni svolte nell’esercizio e, quindi, dei costi in esso sostenuti. Secondo questa logica i costi
competono interamente all’esercizio nel quale sono sostenuti. Con questa logica, si assume che costi
competano interamente all’esercizio nel quale sono sostenuti e che, a fronte di essi, debbano essere posti
sia i ricavi conseguiti, sia quelli che si prevede di conseguire da tutte le operazioni in corso. E poiché per
completare queste operazioni si renderà necessario acquisire in futuro altri fattori produttivi, ivi compresi
quelli inerenti al mantenimento della struttura, occorrerà tener conto dei relativi costi.

La logica B tende, in sintesi, ad attribuire il reddito all’esercizio nel quale le operazioni, le iniziative sono
impostate, promosse, avviate. Ciò significa che si anticipa l’esito economico delle operazioni in corso, tanto
se positivo quanto se negativo. le rimanenze le valuto al presumibile valore di realizzo quindi diciamo che il
profitto che avrò lo anticipo
Come determinare il risultato economico e il capitale di bilancio o di funzionamento

Approccio deduttivo: dai fini ai criteri

Approccio induttivo: dai criteri ai fini

Esempio approccio deduttivo stabilisco il fine poi decido il criterio più adatto per determinare il risultato
economico. Esempio:

1)
Fine: Distribuzione del reddito

Criteri: valutazione prudenziale

Anno n.

Costo di acquisto matita 1.00 euro

Anno n+1

Presumibile valore di realizzo 1.50 euro

Risultato economico?

1°ipotesi

Valore della matita in rimanenza al 31 dicembre n =1.50 euro

2°ipotesi

Valore della matita in rimanenza al 31 dicembre n =1.00 euro

Data la valutazione prudenziale si adotta la seconda ipotesi

2)
Fine: Redditività del capitale

Criteri: anticipo dei ricavi

Anno n.

Costo di acquisto matita 1.00 euro

Anno n+1

Presumibile valore di realizzo 1.50 euro

Risultato economico?

1°ipotesi

Valore della matita in rimanenza al 31 dicembre n =1.50 euro

2°ipotesi

Valore della matita in rimanenza al 31 dicembre n =1.00 euro

Data la necessità di capire quanto reddito genera il capitale investito si anticipano i ricavi

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