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RATEI E RISCONTI

Il principio di competenza economica

L’articolo 2423-bis indica che si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio,
indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento e che la competenza è il criterio temporale con il quale i
componenti positivi e negativi di reddito vengono imputati al conto economico ai fini della determinazione del risultato
d’esercizio.
Sull’imputazione dei costi e dei ricavi al bilancio d’esercizio influisce anche quanto stabilito dal principio di
prudenza secondo il quale i profitti non realizzati non devono mai essere contabilizzati mentre tutte le perdite anche
se presunte o probabili devono essere riflesse ne bilancio.

Sta poi ai singoli principi contabili definire il momento in cui la rilevazione nel conto economico dei fatti aziendali è
conforme al principio della competenza.

I ricavi, quindi, si considerano di competenza dell’esercizio in cui è avvenuto lo scambio (convenzionalmente


individuato con l’atto di consegna o della spedizione del bene) ovvero quando si è conclusa la prestazione del
servizio.
I costi, anche se solo presunti, sono di competenza dell’esercizio in cui trovano la loro correlazione ai ricavi.

Secondo i Principi contabili nazionali la correlazione tra costi e ricavi d’esercizio può avvenire secondo una relazione
di causa-effetto, oppure considerando la necessità di ripartire la funzionalità economica di un bene in più esercizi o
ancora attraverso un’imputazione diretta al Conto Economico.

Le scritture di assestamento

L’applicazione dei principi contabili si riflette nel bilancio d’esercizio attraverso le scritture contabili di assestamento.
Le scritture di assestamento hanno lo scopo di integrare e rettificare i valori contabili al fine di determinare i
componenti di reddito di competenza dell’esercizio che concorrono a formare il reddito dell’esercizio.
Servono a passare dai dati grezzi desumibili dalla contabilità e rilevati in base alla loro manifestazione finanziaria, a
valori determinati in base al principio della competenza economica consentendo così di partire dai valori contabili per
giungere ai valori iscritti nello stato patrimoniale e nel conto economico. 

Pertanto, le scritture di assestamento sono quelle scritture necessarie per la messa in fase delle manifestazioni
finanziarie e di quelle economiche, rispetto al tempo.
Portano la data della fine dell’esercizio che solitamente è il 31 dicembre: questo in tutti i casi nei quali l’esercizio
coincide con l'anno solare.
Normalmente queste scritture non sono redatte tutte l'ultimo giorno dell'esercizio anche perché richiedono un notevole
lavoro necessario per effettuare l'inventario, le opportune valutazioni e le relative rilevazioni. Ciò nonostante tali
scritture portano, comunque, la data del 31 dicembre e i valori in esse indicati sono relativi a tale data.

Le scritture di assestamento di fine esercizio si articolano in 4 macro-categorie:


 Scritture di completamento e integrazione
 Scritture di ammortamento
 Scritture di rettifica

SCRITTURE DI COMPLETAMENTO E INTEGRAZIONE hanno lo scopo di aggiungere dei componenti di reddito che
sono di competenza dell’esercizio, ma che non sono ancora stati rilevati.

Le scritture di integrazione servono a rilevare:


o quote di costi e di ricavi che sono solo in parte di competenza dell'esercizio, mentre in parte sono di
competenza di esercizi futuri e che non sono stati rilevati perché non hanno ancora avuto la loro
manifestazione finanziaria;
o costi che non sono stati registrati perché non hanno ancora avuto la loro manifestazione finanziaria, ma che
per ragioni di prudenza è bene far concorrere alla formazione del reddito dell'attuale esercizio.
Esempi di scritture di integrazione sono i RATEI ATTIVI e PASSIVI e gli ACCANTONAMENTI A FONDI RISCHI.

Le scritture di completamento vanno ad aggiungere componenti positivi o negativi di reddito che sono interamente
di competenza del periodo, ma che non sono stati registrati al termine dell'esercizio perché non hanno ancora avuto la
loro manifestazione finanziaria, come ad esempio gli interessi su conto corrente, le fatture da emettere e da ricevere o
la rilevazione di eventuali ammanchi di cassa.
Tra le scritture di completamento spesso si comprendono anche quelle di liquidazione dell’IVA. Queste scritture, pur
non essendo delle vere e proprie scritture di completamento, dato che non vanno ad aggiungere dei componenti di
reddito, devono essere comunque redatte prima di procedere alla determinazione del reddito e del capitale, perché
permettono di rilevare correttamente il debito o il credito che l'impresa ha per quell'esercizio nei confronti dell'erario.
SCRITTURE DI AMMORTAMENTO sono necessarie ad imputare al bilancio la quota di costo relativa ai beni a
fecondità ripetuta (cespiti o beni strumentali), ovvero quelli che hanno utilità pluriennale.
Possono essere considerate delle scritture di rettifica, infatti esse vanno a rinviare al futuro quella parte di costo
pluriennale che ha già avuto la sua manifestazione finanziaria, ma che darà la sua utilità in esercizi successivi.
Tuttavia tali scritture vengono in genere considerate come una categoria a se in quanto si differenziano dalle altre
scritture di rettifica per il loro meccanismo di funzionamento.

SCRITTURE DI RETTIFICA servono per rimandare al futuro costi e ricavi che si sono manifestati da un punto di vista
finanziario ma che non sono di competenza economica dell’esercizio
Le scritture di rettifica stornano componenti di reddito già rilevati, in quanto hanno avuto la loro manifestazione
finanziaria, ma che, non essendo di competenza dell'esercizio, devono essere rinviati agli esercizi futuri.
Rientrano tra le scritture di rettifica le RIMANENZE FINALI DI MAGAZZINO e i RISCONTTI ATTIVI e PASSIVI.

 Il conto RATEI attivi/passivi è un conto originario acceso alla liquidità presunta


 Il conto RISCONTI attivi/passivi è un conto originario acceso a costi e ricavi sospesi.

Costi e ricavi di competenza di più esercizi sono valori patrimoniali, cioè elementi attivi o passivi del patrimonio.
Sono costituiti da:
Costi e ricavi pluriennali. Sono costi e ricavi che si riferiscono a più periodi amministrativi; in particolare i
costi pluriennali danno la loro utilità per più esercizi e corrispondono agli impieghi in immobilizzazioni
immateriali (brevetti, marchi, ecc.) e materiali (fabbricati, impianti, automezzi, ecc.);

Costi e ricavi di competenza dell’esercizio costituiscono valori economici d’esercizio, componenti del risultato
economico del periodo amministrativo considerato.
Sono costituiti da:
Costi e ricavi sospesi. Consistono in costi e ricavi sostenuti o conseguiti in un periodo amministrativo, ma
che si riferiscono a un periodo successivo; comprendono gli impieghi nelle rimanenze di magazzino (prodotti,
materie prime, semilavorati, materie di consumo, merci, ecc.) e i costi e i ricavi pagati o riscossi in via
anticipata, ma non ancora maturati, (risconti attivi e passivi), relativi a servizi che si ha il diritto di utilizzare o il
dovere di prestare.
Il costo o il ricavo deve essere sospeso per un periodo superiore all’esercizio, nel senso che la competenza
economica dello stesso coinvolge più anni.

Qualora nello stato patrimoniale siano iscritti ratei e risconti pluriennali, occorre una loro separata indicazione nello
stato patrimoniale (al fine di evitare l’accorpamento in un’unica voce di valori eterogenei rispetto alla loro durata).

LA MANIFESTAZIONE FINANZIARIA
L’importo dei ratei e dei risconti è determinato mediante la ripartizione del ricavo o del costo, al fine di attribuire
all’esercizio in corso solo la quota parte di competenza.

I CRITERI TEMPORALI
Costanza ripartizione in proporzione al tempo.
No costanza ripartizione in base alle condizioni di svolgimento della gestione.

Rappresentano quote di proventi di competenza dell’esercizio cui si riferisce il


ATTIVI
bilancio, che avranno manifestazione finanziaria in esercizi successivi.
RATEI
Rappresentano quote di costi di competenza dell’esercizio cui si
PASSIVI riferisce il bilancio, che avranno manifestazione finanziaria in
esercizi. .successivi.
Rappresentano quote di costi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel corso
dell’esercizio in chiusura o in precedenti esercizi, ma sono di competenza di uno o
ATTIVI più esercizi successivi. Essi rappresentano la quota parte dei costi rinviata ad uno o
più esercizi successivi.
RISCONTI
Rappresentano quote di proventi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel
corso dell’esercizio in chiusura o in precedenti esercizi ma sono di competenza di
PASSIVI uno o più esercizi successivi. Essi rappresentano la quota parte dei proventi rinviata
ad uno o più esercizi successivi.

ESERCIZI
-Ipotizziamo di ricevere un contributo di 40.000 euro a fronte dell’acquisto di un impianto del costo di 100.000 euro
riscossione anticipata.
I contributi in conto impianti vengono di norma concessi per favorire l’acquisto di beni strumentali durevoli e per tale motivo
vengono agganciati a tali fattori produttivi.

Data Crediti per contributi 40.000


Contributi in c/impianti 40.000
(Rilevazione del contributo in conto capitale)

Data Contributi in c/impianti 40.000


Risconti passivi 40.000
(Rilevazione dei risconti passivi)

-Si deve incassare un fitto attivo di 1.200 euro ogni sei mesi, in via anticipata, il primo marzo ed il primo settembre di
ogni anno.
Si effettui la scrittura di assestamento al 31 dicembre
Si effettui anche la scrittura di riapertura al primo gennaio.

31.12.2018 Fitti attivi 400


Risconti passivi 400
(Rilevazione dei risconti passivi)

01.01.2019 Risconti passivi 400


Fitti attivi 400
(Storno dei risconti passivi)

Il risconto è passivo in quanto permette di stornare dall’esercizio in corso dei ricavi. Anche in questo caso, la voce
viene rettificata direttamente in conto.
All’atto della riapertura dei conti, bisognerà effettuare un’operazione esattamente antitetica a quella eseguita in
precedenza, onde consentire di riprendere il costo o il ricavo sospeso nell’esercizio precedente ed imputarlo alla
competenza del nuovo anno.

-Si deve pagare un fitto passivo di 600 euro ogni sei mesi, in via anticipata il primo marzo ed il primo settembre di ogni
anno.
Si effettui la scrittura di assestamento al 31 dicembre.
Si effettui anche la scrittura di riapertura al primo gennaio.
Si descriva la natura e la classificazione delle poste movimentate.

31.12.2018 Risconti attivi 200


Fitti passivi 200
(Rilevazione dei risconti attivi)

01.01.2019 Fitti passivi 200


Risconti attivi 200
(Storno dei risconti attivi)

La parte di ricavo maturata dal primo di settembre al 31 dicembre (ovvero quattro mesi, per un importo di 400 euro), è
di competenza del periodo in corso, mentre la parte rimanente, ovvero quella dal primo gennaio al primo di marzo
dell’anno successivo (ovvero due mesi, per un importo complessivo di 200 euro), è di pertinenza di quello seguente.
Tale ultima quota di 200 euro sarà la parte in rimanenza, ovvero da stornare e rinviare al futuro periodo.
Il risconto è attivo in quanto permette di stornare dall’esercizio in corso dei costi, cioè degli elementi negativi di
reddito.
All’atto della riapertura dei conti, bisognerà effettuare un’operazione esattamente antitetica a quella eseguita in
precedenza, onde consentire di riprendere il costo o il ricavo sospeso nell’esercizio precedente ed imputarlo alla
competenza del nuovo anno.

-Si deve incassare un fitto attivo di 600 euro ogni sei mesi, in via posticipata, il primo marzo ed il primo settembre di
ogni anno.
Si effettui la scrittura di assestamento al 31 dicembre e la relativa scrittura di riapertura.
Si effettui anche la scrittura di riapertura al primo gennaio.
Si descriva la natura e la classificazione delle poste movimentate.

31.12.2018 Ratei attivi 200


Fitti attivi 200
(Rilevazione dei ratei attivi)

01.01.2019 Fitti attivi 200


Ratei attivi 200
(Storno dei ratei attivi)
DISPONIBILITA’ LIQUIDE

Le disponibilità liquide, come previsto dall’articolo 2424 del codice civile sono rappresentate da:
 depositi bancari e postali
 assegni
 denaro e valori in cassa.
Possono comprendere moneta, assegni e depositi bancari e postali espressi in valuta.
In mancanza di indicazioni specifiche, le disponibilità liquide esposte nello stato patrimoniale si presumono essere
immediatamente utilizzabili per qualsiasi scopo della società.

I depositi bancari e postali sono disponibilità presso il sistema bancario o l'amministrazione postale, aventi il
requisito di poter essere incassati a pronti.
Gli assegni sono titoli di credito bancari (di conto corrente, circolari e simili) esigibili a vista, nazionali ed esteri.
Il denaro e i valori in cassa sono costituiti da moneta e valori bollati (francobolli, marche da bollo, carte bollate, ecc.).

L’OIC 14 disciplina le regole di contabilizzazione, rilevazione e classificazione delle disponibilità liquide contenute


nell’attivo circolante dello stato patrimoniale.
L’OIC ha elaborato una nuova edizione dell’OIC 14 per tenere conto delle novità introdotte nell’ordinamento nazionale
dal D.lgs. 139/2015, che ha attuato la Direttiva 2013/34/UE.
La principale modifica apportata al principio ha riguardato la classificazione dei crediti che si generano nell’ambito
della gestione accentrata della tesoreria (ad esempio, i contratti di cash pooling).

L’utilizzo di sistemi di tesoreria accentrata, che possono assumere diverse forme contrattuali, è un fenomeno
largamente diffuso e pertanto disciplinato dai principi contabili nazionali.
Il problema che ha sempre posto l’utilizzo di tali sistemi è la classificazione dei rapporti creditori tra le parti
caratterizzati da diversi gradi di liquidità. Trattandosi di crediti di natura finanziaria non aventi le stesse caratteristiche
di liquidità delle disponibilità liquide e vista la rigidità dello schema ex art. 2424 codice civile, che ammette solo conti
correnti bancari e postali, si è esclusa la classificazione di tali crediti nelle disponibilità liquide.
Si è anche scartata la possibilità di classificare tali crediti nella voce CII Crediti dell’attivo circolante dove sono
espressamente previsti crediti verso società del Gruppo, in quanto l’interpretazione consolidata riflessa anche nell’OIC
15 “Crediti” qualifica i crediti verso società del gruppo come commerciali. Pertanto, l’OIC ha ritenuto che l’iscrizione in
una voce aggiuntiva tra le “Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione” fosse la più appropriata.
Viene inoltre richiesta l’indicazione della controparte di gruppo, nella denominazione della voce, così da rendere
trasparente il rapporto finanziario infragruppo.

LA GESTIONE DELLA TESORERIA ACCENTRATA


Nei gruppi imprenditoriali l'ottimizzazione delle risorse finanziarie può essere raggiunta tramite l'analisi e la gestione
dei flussi.
L'allocazione delle risorse monetarie delle società con maggiore liquidità a favore di altre consociate operative
permette di ridurre i costi complessivi derivanti dall'accesso al credito. Tale obiettivo può essere raggiunto
dall'utilizzazione di contratti di finanziamento inter-societari e dai contratti di conto corrente inter-societari, questi ultimi
denominati anche contratti di tesoreria accentrata o di cash pooling.
Entrambe le tipologie contrattuali consentono di migliorare la gestione dei flussi di cassa e di conseguire un adeguato
risparmio nell'allocazione delle risorse finanziarie.

Tra le varie forme di finanziamento a disposizione dei gruppi multinazionali, il cash pooling, che letteralmente significa
accentramento di liquidità, rappresenta dunque uno degli strumenti più utilizzati per la gestione ottimale dei flussi
finanziari, in quanto consente una gestione centralizzata del fabbisogno finanziario del gruppo mediante il
trasferimento a una società cosiddetta "tesoreria" (normalmente la società capogruppo) dei saldi attivi e passivi dei
singoli c/c intestati alle varie società.

L'accordo di cash pooling consiste nell'accentrare in capo a un unico soggetto giuridico la gestione delle disponibilità
finanziarie di un gruppo societario, allo scopo di gestire al meglio la tesoreria aziendale con riguardo ai rapporti in
essere tra le società aderenti al gruppo e gli istituti di credito.
Nell'insieme, l'accordo di cash pooling consente di evitare possibili squilibri finanziari riconducibili alle singole realtà
aziendali facenti parte del gruppo, attraverso una gestione unitaria della situazione finanziaria del medesimo gruppo.
Esso infatti permette di compensare i saldi attivi di conto corrente di alcune società con i saldi negativi di altre,
realizzando un risparmio di interessi passivi e ottenendo il risultato indiretto di finanziare le società che presentano
una posizione debitoria nei confronti degli istituti di credito.

Le società interessate sono tenute a deliberare il contenuto dell'accordo di cash pooling nei rispettivi Consigli di
amministrazione, definendo in particolare l'oggetto, la durata, i limiti di indebitamento, le aliquote relative agli interessi
attivi e passivi e le commissioni applicabili.

Successivamente, tali clausole vengono formalizzate in un contratto di conto corrente inter-societario (in forma di
scrittura privata) tra le società del gruppo e la società incaricata di gestire la tesoreria.
In particolare, attraverso tale accordo:
le società conferiscono mandato alla società capogruppo (pooler o pool leader) per la gestione della tesoreria
del gruppo.
la società pooler o pool leader stipula un contratto con un istituto di credito. Si tratta di un contratto di pool in
base al quale alla stessa viene intestato un conto corrente (pool account) cui far confluire tutti i movimenti che
interessano le posizioni di conto corrente delle singole società.
la società pooler o pool leader stipula con le società del gruppo dei contratti di conto corrente non bancario, al
fine di legittimare le singole posizioni di debito e credito, conseguenti al trasferimento dei saldi attivi e passivi
dei singoli conti su quello del pool.
In sintesi, i movimenti dei singoli conti correnti intestati alle società del gruppo saranno riversati con frequenza
predeterminata (giornaliera, settimanale o mensile) sullo specifico conto corrente intestato alla società controllante o
capogruppo.
La vera ragione che sottende a tale contratto è che attraverso l'accentramento di risorse finanziarie, la
società pooler è in grado di gestire in modo ottimale i flussi di liquidità provenienti dalle varie società del gruppo,
concedendo finanziamenti ad hoc (a tassi convenienti) alle altre società.
Nel bilancio delle singole società partecipanti ad una gestione di tesoreria accentrata, i crediti che si generano, se i
termini di esigibilità lo consentono, vengono rilevati in un’apposita voce, ai sensi dell’articolo 2423-ter, comma 3, del
codice civile, tra le “Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni”, denominata “Attività finanziarie per la
gestione accentrata della tesoreria” con indicazione della controparte (ad esempio controllante, controllata).

Se i termini di esigibilità a breve termine non sono soddisfatti, i crediti sono rilevati nelle Immobilizzazioni finanziarie.
Le eventuali svalutazioni e rivalutazioni di tali crediti sono iscritte in voci specifiche, della sezione D) del conto
economico, denominate rispettivamente “svalutazioni di attività finanziarie per la gestione accentrata della tesoreria” e
“rivalutazioni di attività finanziarie per la gestione accentrata della tesoreria” con indicazione della controparte (ad
esempio controllante, controllata). Nel bilancio delle singole società partecipanti ad una gestione di tesoreria
accentrata, i debiti che si generano sono classificati secondo quanto previsto dall’OIC 19 “Debiti”.

RILEVAZIONE INIZIALE E VALUTAZIONI SUCCESSIVE


Le disponibilità liquide sono valutate secondo i seguenti criteri:
 i depositi bancari, i depositi postali e gli assegni (di conto corrente, circolari e assimilati), costituendo crediti,
sono valutati al presumibile valore di realizzo. Tale valore, normalmente, coincide col valore nominale, mentre
nelle situazioni di difficile esigibilità è esposto lo stimato valore netto di realizzo;
 il denaro ed i valori bollati in cassa sono valutati al valore nominale;
 le disponibilità in valuta estera sono valutate al cambio in vigore alla data di chiusura dell’esercizio.

I saldi dei conti bancari includono tutti gli assegni emessi ed i bonifici disposti entro la data di chiusura dell'esercizio e
gli incassi ricevuti dalle banche od altre istituzioni creditizie ed accreditati nei conti entro la chiusura dell'esercizio,
anche se la relativa documentazione bancaria è pervenuta nell'esercizio successivo.
I versamenti ricevuti in cassa o in banca in data posteriore a quella di chiusura dell'esercizio, sono rilevate come
disponibilità liquide nell’esercizio successivo, anche se il loro giorno di valuta o la disposizione di pagamento da parte
del debitore è anteriore alla data di bilancio.

La riduzione delle disponibilità liquide e la corrispondente riduzione dei debiti relativa a rimesse di numerario uscite
dalla cassa o disposte con assegni o bonifici bancari in data posteriore a quella di bilancio sono rilevate nell’esercizio
successivo.
La compensazione tra conti bancari attivi e passivi, anche se della stessa natura e tenuti presso la stessa banca non
è ammessa, in quanto ciò comporterebbe la compensazione di una attività con una passività, fra l'altro derivanti da
posizioni di debito e di credito a condizioni di solito non equivalenti.

LE INFORMAZIONI DA FORNIRE IN NOTA INTEGRATIVA


 i criteri applicati nelle valutazioni, nelle rettifiche di valore, nella conversione dei valori non espressi all’origine
in moneta avente corso legale nello Stato.
 le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell’attivo e del passivo e, in particolare, la
formazione e le utilizzazioni di:
-patrimonio netto
-fondi
-trattamento di fine rapporto.
 l’importo complessivo degli impegni, delle garanzie e delle passività potenziali non risultanti dallo stato
patrimoniale, con indicazione della natura delle garanzie reali prestate; gli impegni esistenti in materia di
trattamento di quiescenza e simili, nonché gli impegni assunti nei confronti di imprese controllate, collegate,
nonché controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste ultime sono distintamente indicati.

 le operazioni realizzate con parti correlate, precisando l’importo, la natura del rapporto e ogni altra
informazione necessaria per la comprensione del bilancio relativa a tali operazioni, qualora le stesse non
siano state concluse a normali condizioni di mercato. Le informazioni relative alle singole operazioni possono
essere aggregate secondo la loro natura, salvo quando la loro separata evidenziazione sia necessaria per
comprendere gli effetti delle operazioni medesime sulla situazione patrimoniale e finanziaria e sul risultato
economico della società.
 la natura dei fondi liquidi vincolati e la durata del vincolo.
 i conti cassa o conti bancari attivi all’estero che non possono essere trasferiti o utilizzati a causa di restrizioni
valutarie del paese estero o per altre cause.
 l’utilizzo di eventuali sistemi di tesoreria accentrata che non sono regolati a normali condizioni di mercato.

LA REVISIONE DELLE DISPONIBILITA’ LIQUIDE


Nella verifica delle voci di bilancio, il primo controllo da effettuare riguarda i conti aperti alle disponibilità liquide.
In merito occorre chiedersi se:
 è stata controllata la corrispondenza tra il saldo contabile e la giacenza effettiva;
 la cassa è sempre positiva;
 ci sono sospesi di cassa da registrare;
 ci sono assegni o valori bollati da registrare;
 non siano stati fatti movimenti di liquidità di cassa oltre il limite dell’antiriciclaggio di 3.000 euro;
 è stata effettuata la riconciliazione tra saldo contabile e saldo dell’estratto conto bancario;
 sono state predisposte le schede di riconciliazione con gli e/c bancari,
 sono stati rilevati correttamente gli interessi sui c/c bancari e la relativa ritenuta su interessi attivi;
 è presente in archivio la certificazione delle ritenute operate dalla banca o il riepilogo liquidazioni/interessi;
 le disponibilità in valuta estera sono state valutate correttamente.

Operazioni, attività e passività in valuta estera


Operazione in valuta estera è un’operazione effettuata dalla società che redige il bilancio, che è espressa in una
valuta diversa dall’euro.
Tra le operazioni in valuta estera vi possono essere:
acquisto o vendita di beni o servizi i cui prezzi sono espressi in valuta estera;
prestiti erogati o ricevuti in cui l’ammontare è espresso in valuta estera;
acquisto di un bene strumentale in valuta estera.

Un’operazione in valuta estera può determinare l’iscrizione in bilancio di attività o passività monetarie o non
monetarie.
Gli elementi monetari sono unità di valuta possedute e attività e passività che devono essere incassate o pagate in un
numero di unità di valuta fisso o determinabile (IAS 21.8).

Per elementi monetari si intendono le attività e passività che comportano il diritto ad incassare o l’obbligo di pagare, a
date future, importi di denaro in valuta determinati o determinabili.
Sono elementi monetari:
i crediti e debiti
le disponibilità liquide
i ratei attivi e passivi
i titoli di debito.

La moneta di conto è la valuta in cui è redatto il bilancio che, ai sensi dell’articolo 2423, comma 6, codice civile è
l’euro.
Per valuta estera si intende una qualsiasi valuta diversa dall’euro.
Il tasso di cambio è il rapporto tra l’euro e una valuta estera.
La differenza di cambio (utile o perdita su cambio) è la differenza che deriva dalla conversione in euro di un
determinato numero di unità di una valuta estera a differenti tassi di cambio alle date di conversione.
Le stabili organizzazioni all’estero sono strutture che tengono la propria contabilità in valuta diversa dall’euro (ad
esempio, divisioni, filiali o succursali) la cui attività è integrata con quella della società che redige il bilancio.

LE CLASSIFICAZIONI
La classificazione nello Stato Patrimoniale
L’art. 2424 cc non prevede voci specifiche dello stato patrimoniale ove iscrivere le attività e le passività in valuta
estera. Di conseguenza, la classificazione nello stato patrimoniale delle attività e passività in valuta è effettuata
secondo i criteri da seguire per le singole attività e passività previsti dai relativi principi contabili OIC.

La classificazione nel Conto Economico


L’art. 2425 cc prevede che nel conto economico gli utili e le perdite su cambi siano rilevati nella specifica voce C17-
bis) “utili e perdite su cambi”, nella quale sono rilevati:
 gli utili e le perdite su cambi realizzati, derivanti dalla conversione di attività e passività in valuta regolate (cioè
incassate o pagate) nell’esercizio, quale, ad esempio l’incasso di un credito;
 gli utili e le perdite su cambi non realizzati, derivanti dalla conversione di attività e passività in valuta non
ancora regolate alla data di chiusura dell’esercizio.

Le differenze di cambio non rettificano i ricavi e i costi già iscritti in sede di rilevazione iniziale dell’operazione in valuta,
neppure nei casi in cui la liquidazione finanziaria avvenga nello stesso esercizio.
Il regolamento finanziario è aspetto distinto e successivo rispetto alla rilevazione iniziale dei ricavi o dei costi
dell’operazione.
Nel caso ad esempio di un’operazione commerciale, i ricavi o i costi della transazione si rilevano nel momento in cui si
conclude l’operazione, e cioè normalmente all’atto della consegna del bene o ultimazione del servizio, mentre il
regolamento del credito o del debito, che costituisce l’aspetto finanziario dell’operazione medesima, costituisce un
momento logicamente e cronologicamente successivo.
L’aspetto finanziario dell’operazione assume invece rilevanza ai fini del calcolo delle differenze di cambio, in quanto
queste differenze esprimono le variazioni nel tempo (ad operazione commerciale conclusa) della valuta prescelta nella
negoziazione fino al momento dell’effettivo regolamento e, quindi, del suo incasso o pagamento.

Ai fini della classificazione del risultato su cambi, il primo comma dell’articolo 2426, numero 8- bis, codice civile
prevede inoltre che «l’eventuale utile netto è accantonato in apposita riserva non distribuibile fino al realizzo».
Quindi gli utili netti non realizzati su cambi sono iscritti nella voce “Riserva utili su cambi” delle altre riserve del
patrimonio netto in sede di destinazione dell’utile dell’esercizio.
RILEVAZIONE INIZIALE
L’articolo 2425-bis del codice civile definisce le regole per la rilevazione iniziale delle operazioni in valuta.
I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta devono essere determinati al cambio
corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta”. Il cambio corrente individuato dalla norma è
il tasso di cambio a pronti alla data dell’operazione.
Le attività e passività derivanti da un’operazione in valuta estera sono rilevate inizialmente in euro, applicando
all’importo in valuta estera il tasso di cambio a pronti tra l’euro e la valuta estera in vigore alla data
dell’operazione.
La data dell’operazione rappresenta il momento in cui l’operazione si qualifica per la rilevazione iniziale,
secondo quanto previsto dai singoli principi contabili OIC in base al principio di competenza (ad esempio, un
debito finanziario si rileva inizialmente quando sorge l’obbligazione della società verso la controparte).
La rilevazione iniziale in euro al momento di effettuazione dell’operazione non deve far dimenticare che,
finché non vi è il successivo regolamento, i futuri flussi finanziari collegati a tali operazioni permangono in
valuta estera.

Conversione delle poste monetarie in valuta estera


Le poste monetarie in valuta sono convertite in bilancio al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell’esercizio. I
relativi utili e perdite su cambi sono imputati al conto economico dell’esercizio.
In particolare, le differenze di cambio da conversione emergono nei casi di variazioni intervenute tra il tasso a pronti al
momento della rilevazione iniziale dell’operazione (o all’inizio dell’esercizio, se rilevata in esercizi precedenti) e quello
alla fine dell’esercizio.

Sotto il profilo procedurale, in sede di redazione del bilancio si applica prima il criterio valutativo della posta espressa
in valuta previsto dal principio contabile di riferimento e poi si effettua la conversione in euro del risultato ottenuto. Ciò
significa, ad esempio, che ai crediti espressi in valuta estera si applica prima il criterio valutativo previsto dall’OIC 15
“Crediti” e poi il relativo risultato determinato in valuta è convertito al cambio di fine esercizio.
In sede di bilancio si dà evidenza separata della componente valutativa da quella di conversione. In particolare, la
componente valutativa è iscritta nella pertinente voce di conto economico mentre la differenza relativa
all’adeguamento del tasso di cambio si imputa a conto economico nella voce C17-bis) “utili e perdite su cambi”.

Le attività e le passività in valuta aventi natura non monetaria sono iscritte nello stato patrimoniale al tasso di cambio
al momento del loro acquisto, e cioè al loro costo di iscrizione iniziale (cambio storico). Pertanto le differenze cambio
positive o negative non danno luogo ad una autonoma e separata rilevazione. Per poter stabilire se tale costo
(eventualmente ridotto dagli ammortamenti nel caso delle immobilizzazioni materiali e immateriali) possa essere
mantenuto in bilancio occorre confrontarlo, secondo i principi contabili di riferimento, con il valore recuperabile (per le
immobilizzazioni) o con il valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato (per le poste in valuta non
monetarie iscritte nell’attivo circolante). In questo processo valutativo, gli effetti legati alla variazione del cambio sono
uno degli elementi da considerare nella determinazione del valore iscrivibile in bilancio per le singole attività.

-Si supponga che una società acquisti nel 2005 un impianto in un paese straniero per $ 40.000. Alla data
dell'operazione il tasso di cambio è di 1,2. In contabilità si iscrive il bene tra le immobilizzazioni materiali per un
importo di € 33.333 (40.000/1,2).

Data Impianti SP BII) 33.333


Debiti 33.333
-Se al 31 dicembre 2005 non vi è stata alcuna perdita durevole riguardo l'immobile, esso resta iscritto al valore
inizialmente rilevato al tasso storico, ovvero € 33.333. Se invece al 31 dicembre 2005 si rileva un cambio inferiore
rispetto a quello storico e la riduzione è giudicata durevole dal redattore del bilancio, occorre iscrivere
l'immobilizzazione al tasso di cambio vigente al 31 dicembre 2005. Se il nuovo valore dell'impianto al 31/12/2005,
adeguato al tasso di cambio alla fine dell'esercizio, è pari a € 30.000, si avrà:

Data Perdite su cambi CE c17)-bis 3.333


Impianti SP BII) 3.333

Casi particolari
- Partecipazioni valutate con il metodo del patrimonio netto i cui bilanci sono espressi in valuta estera
- Lavori in corso su ordinazione in valuta estera
- Fondi per rischi e oneri in valuta estera

La contabilità plurimonetaria
E’ un sistema di rilevazione contabile nel quale vengono effettuate registrazioni espresse in unità di conto diverse.
La normativa fiscale consente la tenuta della contabilità plurimonetaria nel caso in cui la società intrattiene in via
continuativa scambi con Paesi che non adottano l’euro come moneta di conto, in ragione dell’oggetto della loro attività
sia attraverso stabili organizzazioni all’estero sia direttamente.
La sistematicità dei rapporti intrattenuti induce queste società ad avvalersi di una vera e propria gestione in valuta,
documentata con un’apposita contabilità sezionale.

L’utilizzo di una specifica gestione implica che le operazioni compiute, qualunque ne sia la natura, siano rilevate
direttamente in valuta.
La società che mantiene parte della propria contabilità in valuta può eseguire la conversione dei saldi a fine esercizio,
adottando lo stesso metodo con cui si traduce il bilancio di una controllata estera ai fini del consolidamento.
La riserva a fronte di utili su cambi
Il primo comma dell’articolo 2426, numero 8-bis stabilisce che una volta convertite le attività e le passività in valuta
“l’eventuale utile netto è accantonato in apposita riserva non distribuibile fino al realizzo”.
Tale disciplina si applica all’utile netto (saldo positivo tra utili e perdite non ancora realizzati) derivante dalla
conversione di attività e passività monetarie in valuta al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell’esercizio.
L’importo dell’eventuale utile netto concorre alla formazione del risultato d’esercizio per poi essere accantonato, in
sede di destinazione dell’utile d’esercizio, in un’apposita riserva non distribuibile denominata “Riserva utili su cambi”.

Copertura del rischio di cambio di operazioni programmate altamente probabili o impegni irrevocabili
attraverso strumenti finanziari non derivati
Le disponibilità liquide in valuta estera, oppure i crediti e i debiti in valuta estera, possono essere designati come
strumenti di copertura del rischio di cambio, nella loro interezza o per una parte del loro valore nominale (ad esempio
20% o 60% del valore nominale di un credito), se ci sono tutte le seguenti condizioni:
a. Oggetto della copertura è una o più operazioni programmate altamente probabili o impegni irrevocabili
denominati nella stessa valuta estera dello strumento di copertura così come definiti dal principio contabile
OIC 32 “Strumenti finanziari derivati”.
b. All’inizio della relazione di copertura vi è una designazione e una documentazione formale della relazione di
copertura, degli obiettivi della società nella gestione del rischio di cambio e della strategia nell’effettuare la
copertura. La documentazione deve includere l’individuazione dello strumento di copertura, dell’elemento
coperto, della natura del rischio coperto (ossia rischio cambio) e di come la società valuterà se la relazione di
copertura soddisfi i requisiti di efficacia della copertura;
c. La relazione di copertura si considera efficace verificando che gli elementi portanti: importo nominale,
scadenza, variabile sottostante e data regolamento dei flussi finanziari corrispondano o siano strettamente
allineati e il rischio di credito della controparte non sia tale da incidere significativamente sul valore dello
strumento di copertura sia dell’ elemento coperto.

Le informazioni da fornire in Nota Integrativa (riguardo operazioni e partite in valuta estera)


 i criteri applicati nella valutazione delle voci di bilancio, nelle rettifiche di valore e nella conversione dei valori
non espressi all’origine in moneta avente corso legale nello Stato
 le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell’attivo e del passivo; in particolare, per le voci del
patrimonio netto, (…) la formazione e le utilizzazioni
 eventuali effetti significativi delle variazioni nei cambi valutari verificatisi successivamente alla chiusura
dell’esercizio.

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