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116 GLI STRUMENTI DI VERIFICA DEL SUCCESSO DEL SISTEMA D’AZIENDA

IL BILANCIO 117

Capitolo 1
IL CONTROLLO DELLA ECONOMICITÀ
E DELLA SOLVIBILITÀ E I SUOI STRUMENTI: IL BILANCIO

SOMMARIO: 1.1. Premessa. — 1.2. Lo stato patrimoniale come strumento di controllo della
solvibilità. — 1.3. Il conto economico come strumento di analisi della economicità della
gestione. — 1.3.1. La nozione di reddito e la sua determinazione sintetica. — 1.3.2. La
determinazione analitica del reddito. La redazione del conto economico, la sua strut-
tura logica e il principio di competenza economica dei costi e dei ricavi. — 1.3.3. La
relazione tra i valori del conto economico, quelli dello stato patrimoniale e quelli del
conto economico successivo: il sistema dei valori del bilancio d’esercizio. — 1.4. Lo
stato patrimoniale e il conto economico nella forma prevista dagli artt. 2424 e 2425
del codice civile.

1.1. PREMESSA
L’attività di governo delle aziende si svolge di norma con l’ausilio
di idonei strumenti conoscitivi. È, infatti, necessario prevedere i risul-
tati cui può condurre la coordinazione delle operazioni e verificare in
che misura questi risultati pro-tempore sono stati raggiunti; si tratta
dell’attività di controllo economico essenziale in ogni attività di go-
verno.
Il rispetto dei principi di economicità e solvibilità, di efficienza, di
efficacia, di progresso, di unità sarebbero pure enunciazioni astratte
senza l’accorta predisposizione di idonei strumenti conoscitivi. Questi
possono essere rivolti a verificare le condizioni generali del successo del
sistema d’azienda (stato patrimoniale, conto economico, prospetto
delle fonti e degli impieghi, prospetto dei flussi, ecc.) considerato nella
sua unitarietà, oppure le condizioni particolari di tale successo (confi-
gurazioni di costo, preventivi flessibili, margini lordi per le scelte eco-
nomiche, ecc.) riguardanti specifici processi di gestione.
In questa parte cercheremo di evidenziare gli aspetti essenziali de-
gli strumenti di verifica delle condizioni generali del successo del si-
stema azienda.
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1.2. LO STATO PATRIMONIALE COME STRUMENTO DI CONTROLLO DELLA SOL-


VIBILITÀ

Il principio di solvibilità — come enunciato — si sostanzia nella


capacità dell’azienda di estinguere alle scadenze dovute le proprie ob-
bligazioni senza compromettere la propria economicità; se ciò non si
verifica, l’azienda va incontro a prospettive di ulteriore indebitamento
e/o di esigenze di capitali che non possono essere soddisfatte all’infi-
nito e, prima o poi, in assenza di economicità sufficiente e di manife-
stazioni temporali di essa coordinate con le esigenze finanziarie, la pro-
spettiva di sopravvivenza dell’azienda diventa impossibile.
Attraverso l’analisi della situazione patrimoniale è possibile verifi-
care, in prima approssimazione, se sussistono i presupposti per il ri-
spetto del principio di solvibilità.
La situazione patrimoniale è un prospetto formato da due serie di
elementi (Tav. 1):

TAVOLA 1
Schema sintetico di una situazione patrimoniale

gli investimenti (attività), ovvero i beni o i diritti che fanno capo


.
all’azienda in un determinato istante (beni materiali: macchinari, im-
pianti, fabbricati, terreni, mobili e arredi, materie prime, semilavorati,
prodotti finiti, crediti ecc.; beni immateriali: brevetti, marchi, conces-
sioni, avviamento (1), ecc.);

(1) Inteso come differenza tra il valore d’acquisto di un’azienda e la somma algebrica
degli elementi attivi e passivi del suo patrimonio.
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. i finanziamenti (passività e netto), ovvero le obbligazioni o debiti


che l’azienda ha in un determinato istante e il capitale proprio.
Tra gli investimenti vanno distinti:
— gli investimenti a breve ciclo di reintegro economico, ovvero
quegli elementi patrimoniali destinati al realizzo in tempi brevi attra-
verso l’attività di gestione;
— gli investimenti a lento ciclo di reintegro economico, ovvero que-
gli elementi patrimoniali destinati al realizzo in tempi lunghi attraverso
l’attività di gestione.
Cosı̀ pure tra i finanziamenti vanno distinti quelli a:
— breve ciclo di rimborso, ovvero quelle obbligazioni cui l’azienda
deve fare fronte col pagamento entro un breve periodo di tempo;
— lento ciclo di rimborso, ovvero quelle obbligazioni cui l’azienda
deve fare fronte col pagamento entro un periodo di tempo più ampio
(di norma oltre l’anno) o indeterminato come il capitale proprio.
Con tale classificazione gli investimenti (attività) e i finanziamenti
(passività e netto) vengono inseriti all’interno del ciclo tipico proces-
suale aziendale, e quindi nella loro apparente staticità sono espressione
di un momento della dinamica delle combinazioni aziendali.
Gli elementi dell’attivo patrimoniale possono ulteriormente distin-
guersi in economici e finanziari. I primi non sono che investimenti in
fattori della produzione in attesa di realizzo (immobilizzazioni mate-
riali ed immateriali, materie prime, semilavorati, prodotti finiti). Si
tratta di beni in attesa di trasformazione produttiva che, attraverso i
realizzi nel breve e nel lungo periodo riacquisteranno la forma mone-
taria.
Le componenti finanziarie delle attività (es: immobilizzazioni fi-
nanziarie, crediti verso clienti) rappresentano investimenti già sottopo-
sti a trasformazione ma situati in una fase pre-finale rispetto a quella
ultima della trasformazione in moneta.
I debiti o passività — sia a breve che a lungo — rappresentano i
valori presumibili di esborso al momento in cui i finanziamenti otte-
nuti dovranno essere restituiti con conseguente uscita finanziaria o
monetaria.
Per effetto di tale classificazione, i singoli elementi dell’attivo e del
passivo rappresentano di fatto previsioni di realizzo nell’ambito dei cicli
processuali con riguardo alle attività, e di esborso con riguardo alle pas-
sività.
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Consideriamo la seguente situazione patrimoniale (Tav. 2) (2):

TAVOLA 2
Esemplificazione sintetica di situazione patrimoniale con investimenti e finanziamenti
classificati in funzione dei rispettivi tempi di realizzo ed esborso

Considerato che i valori dell’attivo e del passivo rappresentano


delle previsioni di entrate e di uscite nel corso dello svolgimento della
gestione, al fine di analizzare la solvibilità prospettica dell’azienda si
mettono a confronto le attività a lento ciclo di reintegro con le passi-
vità a lunga scadenza più il capitale proprio, e le attività a breve ciclo
di reintegro con i debiti a breve scadenza.
La solvibilità dell’azienda viene giudicata in equilibrio allorché le
attività a breve ciclo di reintegro (cioè le previsioni di entrate moneta-
rie a breve) siano sufficienti a coprire le passività a breve ciclo di
esborso, ovvero le attività a lento ciclo di reintegro (cioè le previsioni
di entrate monetarie a lungo) siano sufficienti a coprire le passività a
lento ciclo di esborso.
Nella situazione ipotizzata, il capitale proprio e le passività a lungo
termine sono pari a 1.300, mentre le attività a lento ciclo di reintegro
sono pari a 1.000.
In questo caso la fonte di copertura finanziaria a lunga scadenza è
superiore all’entità degli investimenti a lento ciclo di reintegro, ovvero
le attività a breve sono maggiori delle passività a breve, dando cosı̀ una
aspettativa di realizzi a breve maggiore di quella degli esborsi, quindi

(2) Tutti i valori riportati in questa e nelle successive tavole sono espressi in euro e
senza decimali al fine di non appesantire la rappresentazione.
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la situazione finanziaria appare soddisfacente e non mostra pericoli di in-


solvenza nel breve termine.
Consideriamo un altro caso (Tav. 3):

TAVOLA 3
Esemplificazione di situazione patrimoniale con investimenti e finanziamenti classificati
in funzione dei rispettivi tempi di realizzo e di esborso

Nella situazione ipotizzata le attività a lento ciclo di reintegro sono


superiori alle passività a lungo termine e al capitale proprio. Ciò signi-
fica che, con mezzi finanziari da restituire a breve, sono stati finanziati
investimenti a lento ciclo di reintegro economico i cui realizzi saranno
evidentemente postergati rispetto alle scadenze dei debiti a breve. Per-
tanto, in questo caso la situazione finanziaria appare squilibrata in senso
negativo e, senza interventi correttivi, l’azienda si mostra poco solvibile.

1.3. IL CONTO ECONOMICO COME STRUMENTO DI ANALISI DELLA ECONOMI-


CITÀ DELLA GESTIONE

1.3.1. La nozione di reddito e la sua determinazione sintetica


Nella prima parte si è fatto riferimento all’economicità quale diffe-
renziale di lungo periodo che deve esistere tra i realizzi e gli investi-
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menti più il costo dei finanziamenti. Anticipando una terminologia che


utilizzeremo successivamente, l’economicità può ricondursi all’attitu-
dine della gestione a remunerare attraverso i ricavi tutti i costi dei fat-
tori produttivi acquisiti, con l’evidenza di un divario positivo; ovvero
ancora può essere vista come espressione della ‘‘variazione’’ positiva
che il capitale, preso in considerazione all’inizio di un periodo (diffe-
renza tra attività e passività) subisce per effetto della gestione esplicata
nel periodo. Il divario tra costi e ricavi, ossia la variazione subita dal
capitale per effetto della gestione, viene definita reddito (utile se posi-
tiva, perdita se negativa).
Il reddito, nella sua determinazione sintetica, viene misurato e de-
terminato confrontando due situazioni patrimoniali relative a due di-
versi momenti della gestione sulla linea del tempo (Fig. 1):

A1 - P 1 A2 - P 2

N1 N2 t

A1 – P 1 = Netto patr.le 1
A2 – P 2 = Netto patr.le 2

FIGURA 1
Netto patrimoniale in due momenti successivi nella linea del tempo

La differenza tra i netti patrimoniali dei due momenti presi in con-


siderazione rappresenterà il reddito prodotto nel periodo:

N2  N1 ¼ N ¼ Reddito prodotto nel periodo 1-2

Bisogna però considerare che il netto patrimoniale può subire


delle variazioni, oltre che per effetto della gestione, anche per effetto
di operazioni ‘‘extra-gestionali’’, come ad esempio nel caso di apporti
o prelievi di capitale da parte dei soci, per cui la relazione precedente
deve essere cosı̀ modificata:

N2  N1 ¼ N apporti di capitale dei soci þ prelievi di capitale


dei soci ¼ Reddito di periodo
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Inoltre, si deve tenere conto della circostanza che quando si con-


frontano i netti patrimoniali relativi a due periodi diversi, non è detto
che i poteri d’acquisto della moneta che li esprimono siano uguali;
anzi, è probabile che questi siano diversi, e ciò per effetto dell’infla-
zione.
Per cui, i netti patrimoniali cosı̀ calcolati risultano in realtà espressi
in due modi diversi e, ancorché formalmente uguali, vanno corretti,
resi omogenei, in modo che il potere d’acquisto di entrambe le deter-
minazioni sia lo stesso.
Pertanto, la differenza tra i due netti patrimoniali non solo va cor-
retta per tenere conto delle operazioni extra-gestione, ma anche attra-
verso coefficienti di adeguamento, per contemperare il fenomeno del-
l’inflazione.
La nozione di reddito cosı̀ ricavata risulta comunque eccessiva-
mente sintetica; essa può rispondere, tutt’al più, ad una sola domanda:
‘‘Quanto con l’attività di gestione si è guadagnato?’’. Questo però non
soddisfa appieno le finalità di governo. Infatti, non importa solo sapere
se l’azienda guadagni o meno, ma è essenziale sapere come il reddito si
sia formato.
Per intervenire sulla gestione è, infatti, necessario sapere quali
sono le cause per cui si è guadagnato o si è perduto, al fine di poten-
ziare i fattori che hanno alimentato il risultato positivo e neutralizzare
quelli che si sono rivelati fonte di perdita. A tale scopo viene utilizzato
il conto economico, che ci permette di studiare l’apporto di gruppi
omogenei di costi e ricavi alla formazione del risultato (appunto red-
dito) d’esercizio.

1.3.2. La determinazione analitica del reddito. La redazione del conto


economico, la sua struttura logica e il principio di competenza
economica dei costi e dei ricavi
Per la redazione del conto economico, presupposto essenziale per
l’analisi del reddito, bisogna tenere conto che quest’ultimo deriva es-
senzialmente da un confronto tra investimenti effettuati e realizzi con-
seguiti. Le operazioni che scaturiscono dallo svolgersi del ciclo proces-
suale aziendale danno luogo a tre tipi di flussi che raramente coinci-
dono.

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