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BILANCIO D’ESERCIZIO

I 4 documenti del bilancio in senso stretto sono:

~STATO PATRIMONIALE   Nel quale troviamo:

 Le ATTIVITÀ, gli INVESTIMENTI sono le risorse che l’azienda ha a disposizione per le future gestioni,
quelle che non si sono ancora consumate ad es. le rimanenze finali (sono materie prime per produrre mentre
se sono prodotti finiti per vendere) se non hanno utilità futura allora non sono inscrivibili tra le attività.
 
Le PASSIVITÀ sono le fonti per finanziare le risorse che sono state acquistate.

Il PATRIMONIO NETTO sono le risorse apportate dai soci o prodotte dall’azienda, il capitale di rischio è un
cuscinetto che ha l’azienda per assorbire gli effetti negativi dell’andamento dell’azienda quindi a tutela del
capitale di terzi. 

Si tratta di GRANDEZZE STOCK ovvero grandezze misurate in uno specifico momento e rappresenta la quantità
esistente in quel momento. (31/12)

~CONTO ECONOMICO    E’ un prospetto numerico - contabile, con due  serie numeriche una per
l’anno corrente e l’altra per l’anno precedente (quindi c’è la possibilità di fare un confronto) organizzata in
forma scalare e contiene:
COSTI: Rappresentano una misura economica dei fattori produttivi CONSUMATI NELL’ANNO per
produrre i ricavi
RICAVI: sono i prodotti o servizi ceduti
 
Dunque i costi sono i fattori produttivi consumati nell’anno per poter ottenere dei beni e/o servizi che ho
ceduto.

Si tratta di GRANDEZZE FLUSSO misurate relativamente ad un intervallo di tempo. (in continuo cambiamento
durante l’anno.)

~RENDICONTO FINANZIARIO   Troviamo:

Le ENTRATE e le USCITE di una certa risorsa finanziaria che bisogna definire prima di redigerlo quindi
può essere la cassa e i c/c bancari…
 
Si tratta di GRANDEZZE FLUSSO infatti da un punto di vista strutturale assomiglia di più ad un CE piuttosto
che ad uno SP. 

{Tutti questi tre sono prospetti numerici con voci e valori riferite ai due anni.}

~NOTA INTEGRATIVA  Contiene delle informazioni più dettagliate dello SP e del CE ed è ancora un
prospetto tecnico\contabile quindi trovo indicati i principi secondo cui i valori sono iscritti in bilancio per es.
fifo/lifo/costo medio ponderato per i beni fungibili in magazzino, come sono valutate le partecipazioni, come
sono valutate le opere in corso su ordinazione, come sono iscritte le immobilizzazioni immateriali, materiali…
qual è il processo e i criteri di ammortamento utilizzati? 
E mi forniscono alcuni dettagli sulle voci del CE e dello SP. (Fornite dal art. 2427 per il contenuto minimo e
poi anche dall’azienda per informazioni in più) 
 
Ma non è abbastanza per il set informativo dell’analista di bilancio difatti deve tenere in considerazione
anche:

RELAZIONE SULLA GESTIONE    E’ la voce dell’organo amministrativo che deve fornire una serie
di informazioni gestionali sulle politiche di investimento dell’azienda, sul contesto competitivo e di mercato
nella quale l’azienda ha operato, informazioni sui risultati ecc.
È un documento più interpretativo.
In questo documento è possibile studiare lo stato di salute eco-fin. dell’azienda e i suoi equilibri. 
RELAZIONE DEGLI ORGANI DI CONTROLLO   Sono il collegio sindacale (il sindaco vigila sulla
legittimità dell’operato dell’azienda quindi nel rispetto di tutte le leggi quindi normativa della privacy, della
tutela ambientale, diritto del lavoro compresa anche quella contabile in termini più ampi…) ed il revisore
legale (si occupa degli aspetti tecnici/contabili in senso stretto e verifica se il bilancio d’esercizio sia redatto
secondo i criteri della legge dei principi contabili quindi se ci sono delle frodi o degli atti illeciti al revisore non
interessa) 

ATTENZIONE perché può esserci anche solo il collegio sindacale quindi a sto punto deve analizzare
analiticamente anche la contabilità al posto del revisore. 

Leggere queste due relazioni è importante perché ai fini della qualità perché si ha un elemento in più grazie
anche alla  condivisione anche dall’organo di controllo.
Ovviamente l’analista deve agire con scetticismo professionale.

RIVALUTAZIONE
Ci sono due tipi di rivalutazione:

1. RIVALUTAZIONI MONETARIE si riferiscono all’obsolescenza dei valori di bilancio legati alla


dinamica monetaria, tipicamente alla dinamica inflattiva. Quindi man mano che passa il tempo valori
che sono entrati in bilancia molto tempo prima tipicamente un immobile comprato vent’anni fa con
una moneta di 20 anni fa che aveva un potere d’acquisto differente con un fenomeno inflattivo
(moneta perde di anno in anno un po’ del suo potere d’acquisto xk i prezzi crescono) dunque in una
situazione così valori vecchi tendono ad essere sottostimati e siccome sono stati iscritti quando sono
stati comprati i beni, oggi la moneta ha perso relativamente valore e quindi i beni si sono
potenzialmente rivalutati. Quindi i beni  vengono riadeguati  al valore di oggi. Le rivalutazioni
monetarie NON possono essere fatte dall’azienda liberamente ma possono essere effettuate/
ammesse SOLO in presenza di una LEGGE DI RIVALUTAZIONE che può riguardare tutte o solo
alcune classi di cespiti con un limite nella rivalutazione che è il VALORE CORRENTE DEL
BENE. 

2. RIVALUTAZIONI ECONOMICHE sono legate ad una crescita reale del bene, non solo nominale.
Es: un immobile in una zona di Novara che al momento del suo acquisto non era una zona ambita,
per l’evoluzione della città es costruzione di un uni vicino o un ospedale… quel bene acquisisce un
valore significativamente più elevato quindi si è rivalutato, oggi vale molto di più di ieri. Sono
genericamente VIETATE con una SOLA ECCEZIONE ovvero quando il singolo bene
individualmente è stato interessato da un fenomeno che ne ha portato contemporaneamente
CAMBIO DI DESTINAZIONE D’ USO (che dipende da una decisione aziendale se è consentito da
un provvedimento amministrativo) è una crescita del suo valore economico. Ad esempio il caso di un
terreno agricolo che diventa edificabile.

 Xk quando si fanno le leggi di rivalutazione molte aziende sono disponibile ad effettuare le rivalutazioni? 
Xk ci sono benefici fiscali, xk se io non rivaluto dedurrò come Q.TE DI AMM.TO un valore di 100 mentre se
rivaluto posso andare ad AMMORTIZZARE UN VALORE UN VALORE MAGGIORE di 1000, il che significa
imputare a CE un MAGGIOR COSTO quindi avere un REDDITO IMPONIBILE PIÙ BASSO e quindi
PAGARE MENO IMPOSTE.
Ci sono due elementi che ci fanno pensare che ci troviamo davanti ad una rivalutazione monetaria:

1. Le rivalutazioni monetarie rispetto a quelle economiche sono molto più frequenti xk quelle
economiche sono un fatto eccezionalmente raro (qualora ci fosse bisogna domandarsi attentamente
il xk l’azienda l’abbia fatta).
2. Vediamo sulle immobilizzazioni che c’è una crescita economica di diverse categorie di beni. Quindi
la rivalutazione economica riguarda eccezionalmente un bene a cui viene cambiata la destinazione
d’uso e per effetto di questo c’è una crescita di valore ma questo non può riguardare casualmente
nello stesso anno tutte le categorie di immobilizzazioni materiali. Quindi è probabile che ci sia una
RIVALUTAZIONE MONETARIA. E quindi mi aspetto anche dei DEBITI TRIBUTARIA DA IMPOSTA
SOSTITUTIVA o che l’azienda abbia pagato dell’imposta sostitutiva (ovviamente dipende dalle leggi
di rivalutazione, alcune leggi ti consentono una rateizzazione dell’imposta sostitutiva, altre leggi ti
impongono di pagare immediatamente quando rivaluti però devo trovare questo effetto tributario da
qualche parte) 
3. Sicuramente un effetto immediato della rivalutazione è l’AUMENTO IMMEDIATO DEL PN, cioè non
l’ipotesi dell’investimento, non l’ipotesi del raddoppio della capacità produttiva ma l’ipotesi della
iscrizione di un valore contabile delle immobilizzazioni e di conseguenza mi aspetto un EFFETTO
REDDITUALE sotto forma di MAGGIORI AMMORTAMENTI quindi me lo annoto. 

bensì una rivalutazione quindi non vado ad intaccare le mie disponibilità immediate.

ATTENZIONE!! Quando procedo alla riclassificazione del CE e dello SP dopo una rivalutazione devo
NEUTRALIZZARE IL SUO EFFETTO xk altrimenti avrei un analisi di bilancio distorta xk è cambiata la
convenzione contabile secondo cui viene rappresentata la realtà aziendale.

INVESTIMENTI

Quando faccio degli investimenti in immobilizzazioni, la prima domanda che mi devo porre
è “come ho finanziato quell’investimento?”.
Ci sono tre risposte:
1. Attraverso CAPITALE DI RISCHIO ovvero il capitale apportato dai soci.
2. Attraverso un DISINVESTIMENTO ad esempio in titoli di stato, piuttosto che in una
vendita di un cespite…
3. Attraverso CAPITALE DI TERZI ovvero con dei prestiti, dei finanziamenti.

RICLASSIFICAZIONE CE

Tutte le riclassificazioni di CE sono relative a diverse possibili articolazioni e declinazioni della GESTIONE
CARATTERISTICA (la più importante) che è data da: 

RICAVI DI GEST. CARATTERISTICA  


- COSTO DEL VENDUTO DI GEST. CAR.
 
= REDDITO OPERATIVO DI GEST. CARATT. 

Il costo del venduto di gestione caratteristica contiene tutti i componenti negativi di reddito associati allo
svolgimento della gestione caratteristica.
Qst costo del venduto viene suddiviso in sottogruppi di costi che ci consentono di calcolare risultati
intermedi tra i RICAVI ed il REDDITO OPERATIVO DI GEST. CARATT. 
In funzione delle logiche che si assumono il costo del venduto può essere suddiviso, articolato in modo
diverso.. 
Ci sono 3 diverse logiche di riclassificazione.

1. LOGICA DI ARTICOLAZIONE FUNZIONALE


Prevede un’articolazione del costo complessivo del venduto suddividendo i costi sulla base della
loro appartenenza alle diverse funzioni svolte dalla gestione caratteristica.

Quali funzioni consentono alla gestione caratteristica di svolgersi?               

-FUNZIONE INDUSTRIALE (di produzione)  Si occupa della trasformazione fisica dell’attività
industriale in senso stretto svolta dall’azienda (trasformazione delle materie prime in semilavorati e
poi in prodotti finito). Es. della funzione industriale fa parte la funzione di approvvigionamento delle
materie prime, all’interno ci sarà in attività di stoccaggio delle mat prime, poi in attività di
trasferimento di mat prime sulle linee di produzione, attività di gestione delle linee di produzione
mettendo insieme macchinari impianti e personale tecnico produttivo, attività di gestione di
semilavorati poi ulteriormente composti in prodotti finiti e poi attività di stoccaggio dei prodotti finiti;
tutte queste attività si possono definire come la funzione produttiva in senso stretto.

-FUNZIONE COMMERCIALE   E’ l’attività destinata alla vendita del prodotto finito, l’attività
di vendita/commerciale scatena un ulteriore catena di operazioni che generano un sostenimento di
costi da parte dell’azienda che presentano e propongono i prodotti realizzati dall’azienda  a possibile
clienti, formulano offerte e negoziano prezzi e raccolgono degli ordini che poi vengono indirizzati
all’azienda che cura la trasmissione ovvero l’invio del prodotto al cliente, qst persone possono
essere dipendenti e quindi fare parte del costo del personale oppure lavoratori autonomi o agenti a
cui viene pagata una provvigione x qst attività di vendita quindi ci saranno dei costi per fatture a
fronte dell’attività svolta, costi di viaggio e costi di spedizione e consegna e di trasporto.              -

FUNZIONE GENERALE E AMMINISTRATIVA  Raccoglie ulteriori attività associate alla


gestione caratteristica ma che non rientrano nelle altre sue funzioni appena viste. (Es. se l’azienda
svolge la funzione commerciale ha bisogno di un organo amministrativo che può essere un
amministratore unico o un consiglio di amministrazione, poi ha bisogno di una struttura che si
occupa della contabilità generale dell’azienda e delle contabilità industriale, avere un collegio
sindacale se raggiunge determinate dimensione o una società di revisione, avere consulenze a
livello societario quando magari deve comprare una partecipazione o aumentare il capitale o
convocare l’assemblea dei soci.  

Questi schemi di riclassificazione (es. del costo del venduto) derivano da un’unica logica ma non bisogna
pensarli come schemi immutabili x cui in alcuni casi può essere rilevante scomporre anche alcuni degli
aggregati (es. i costi distributivi in un’azienda commerciali che sono considerati molto rilevanti)  

2. LOGICA DI INDIVIDUAZIONE DEL VALORE AGGIUNTO


Significa che ciò che entra in azienda viene trasformato e ciò che esce ha un valore più alto di
quello che entra (pensiero di base). Ciò che entra sono i fattori produttivi, un azienda ad alto valore
aggiunto è in azienda che riesce ad  aggiungere valore ai fattori produttivi che acquista dall’esterno.
(Es. le magliette polo che magari vengono prodotte nello stesso stabilimento dove il costo della
manodopera e basso, quindi viene comprato il cotone di una certa qualità e a parità di cotone viene
trasformato nei medesimi stabilimenti ma poi da quello stabilimento viene applicato un coccodrillo e
ad altre no, la maglietta dal punto di vista di qualità intrinseca è la stessa ma l’azienda che ha fatto
produrre in quello stabilimento la maglietta a cui ha fatto applicare il coccodrillo Lalacoste ha un
valore aggiunto molto più alto rispetto alla altra azienda che vende le medesime magliette ma senza
coccodrillo perché non è suo, il valore aggiunto è il valore che il mercato riconosce al prodotto che
vien venduto). Quali elementi determinano il valore aggiunto?
Devo suddividere il costo complessivo del venduto in due grandi categorie:
COSTI ESTERNI: sono i costi per l’acquisto di fattori produttivi che l’azienda non governa per
esempio le materie prime, le tecnologie, gli agenti di vendita che non sono dipendenti dell’azienda, io
pago la qualità dei fattori produttivi che entrano nella mia azienda allora come aggiungo valore? Con
i fattori produttivi che io controllo internamente.
COSTI INTERNI che sono essenzialmente due il lavoro ed il capitale tecnico produttivo (e il know -
how.)

3. LOGICA A MARGINE DI CONTRIBUZIONE è una logica che si fonda sulla suddivisione del costo
complessivo del venduto in due grandi aggregati:     
        
  I COSTI VARIABILI sono quei costi che variano in modo direttamente proporzionale al volume di
attività quindi se questo sale loro tendono a salire se invece scende loro tendono a scendere in
VALORE ASSOLUTO perché in termini relativi cioè rapportato al volume di attività la loro attività
tende ad essere tendenzialmente stabile.

 I COSTI FISSI sono dei costi che non variano al variare del volume di attività quindi sono
tendenzialmente stabili in VALORE ASSOLUTO ma tendono a cambiare la loro incidenza sul
volume di attività al variare del valore di attività (es. ho un canone di affitto del capannone all’interno
del quale io svolgo la mia attività produttiva, che io produca 10 o 12 mln € il canone di locazione
rimane immutato ma la sua incidenza Sul fatturato tende a scendere, quindi in termini relativi il costo
fisso scende al crescere del volume di attività e sale al decrescere del volume di attività. Il suo valore
monetario invece rimane tendenzialmente stabile). Questa logica di riclassificazione ha senso due
condizioni:                                

 A parità di capacità produttiva complessiva. Quindi devo ragionare sulla base di variazione di
volumi di attività che si muovono all’interno della capacità produttiva adatta. (Es. se ho uno
stabilimento ed ho un certo volume di attività produttiva se ipotizzo un raddoppio del volume
produttivo dovrei pensare a creare un secondo stabilimento dunque ampliare la struttura produttiva
complessiva ma a quel punto tutti i costi diventano variabili anche i costi fissi) quindi questo primo
REQUISTO serve per poter DISCRIMINARE TRA COSTI VARIABILI E COSTI FISSI.
 In una prospettiva temporale di breve/medio termine (Max 3 anni). Serve per avere una
maggiore garanzia che stiamo nell’ambito della capacità produttiva data xk difficile varia in 3 anni ma
in una prospettiva di lungo termine.

Senza questi due requisiti tutti i costi diventano variabili.  

Esempi costo variabile  costo della merce, costi per servizi/ utenze/ energie per far produrre le
macchine, costi di vendita per esempio provvigioni di vendita, costi di trasporto. 
Se nel bilancio trovo costi per servizio di trasporti significa che sono costi per servizi trasporti acquistati da
fornitori esterni che incapsulano tutti i fattori produttivi che il nostro fornitore deve acquisire per svolgere quel
servizio quindi personale, q.te di amm.to, combustibile…. 
Se invece in azienda cura internamente il trasporto nel suo bilancio i costi sono classificati per natura e non
per destinazione quindi ci sono una serie di fattori produttivi che per natura nel bilancio non vengono
aggregati ma vengono lasciati una parte nel costo del lavoro, una parte nella q.te di amm.to una parte nei
macchinari, una parte nellacquisto di combustibile ecc.. 
Quindi non li trovo aggregati per costo di trasporto se lo trovo come detto prima è perché è acquistato da
fattori esterni. 

Esempi costi fissi  ammortamenti purché la capacità produttiva rimanga invariata, costi amministrativi
es. il personale legato alla contabilità, consulenti contabili, consiglio di amministrazione, collegio sindacale;
gli affitti dove viene stabilito un canone per un certo periodo di tempo. 
I canoni di leasing sono un discorso a parte xk i principi contabili internazionali viene considerato come se
l’azienda avesse acquistato i beni presi in leasing e dall’altro lato ha una passività per i canoni a scadere
mentre sotto i principi contabili nazionali viene considerato come una locazione che sostituisce il fatto di
avere in proprietà un bene e quindi calcolare le q.te di amm.ti di quel bene, la loro natura quindi è di costo
fisso sempre nel limite di capacità produttiva stabile in in ottica di breve medio termine.

COSTO DEL PERSONALE   in una prospettiva aziendale viene considerato come costo fisso perché a
prescindere che la capacità produttiva scenda i dipendenti sono pagati sempre in ugual modo. A meno che
non ci troviamo davanti ad un’azienda che ha una capacità produttiva sovra satura e che quindi faa fare un
sacco di straordinari ai suoi dipendenti.
Supponiamo di avere due aziende che hanno queste caratteristiche: 
A B
Ricavi 100 Ricavi 100
Costi variabili (20) Costi variabili (80)
Marg. Contr .  80 Marg contr.  20 
Costi fissi (70) Costi fissi (10)
Red.op.gest.car 10 Red.op.gest.car 10 

Cosa succede se raddoppio la capacità produttiva? 

A B
Ricavi Ricavi 200
200
Cv (40) Cv (160)
M.d.c. M.d.c. 40
160
CF (70) CF (10)
R.a.g.c 90 R.o.g.c. 30

Quale delle due è meglio? 

È chiaro che in una prospettiva di sviluppo quella che sta meglio è la A. 
Perché in una prospettiva di crescita riesco a spalmare meglio la quota preponderante data dai suoi costi
fissi mentre i costi variabili che hanno un incidenza più bassa cresce linearmente ma hanno un peso relativo
minore. 

Cosa succede in un caso di flessione della capacità produttiva?

A B
Ricavi 50 Ricavi 50
Cv (10) Cv (40)
M.d.c (40) M.d.c. (10)
CF 70 CF (10) 
R.o.g.c R.o.g.c. 0
(30)

Se è in flessione è meglio la B.

CONCLUSIONE  non si può dire quale sia meglio xk dipende in che ambito sono, in quale settore sono,
che prospettiva ho. 
Se ho una prospettiva di crescita dell’azienda allora l’ideale sarebbe avere una struttura di COSTI FISSI
PREPONDERANTE xk al crescere del volume di attività l’azienda tende a fare efficienza sui costi fissi, a
marginare di più e quindi a guadagnare anche di più a livello di reddito operativo aziendale. 

Al contrario se sono in una fase di declino/maturità dove i volumi di attività tendono a flettersi, il rischio è
di rimanere in un margine di contribuzione che non è più in grado di coprire i costi fissi e quindi perdere
efficienza e quindi perdere di redditività. 

Quando mi trovo davanti ad un azienda in fase di piena maturità che va verso il declino io posso consigliare
di VARIABILIZZARE i costi, cioè cercare di trasformare i costi fissi in costi variabili. 
Come faccio a variabilizzare i costi?
ESTERNALIZZO I SERVIZI PRODUTTIVI , è un modo ricorrente a volte viene fatto anche incentivando i
dipendenti a costituirsi proprio aziende a cui vengo dotati anche i macchinari dall’azienda in modo che questi
si costituiscano delle loro piccole aziende che fanno servizi di produzione all’azienda da cui sono stati estratti
questi rami, a cui l’azienda madre da lavoro con l’invito di rivolverai anche al mercato in modo da ampliare la
possibilità di erogazione di quel tipo di servizio che solo per l’azienda sarebbe eccessivo in una prospettiva
di declino. 

Le logiche (logica costi organizzati per funzioni, suddivisione costi interni ed esterni, suddivisione costi fissi e
variabili) che stiamo vedendo si possono COMBINARE soprattutto la prima e la seconda logica. 

   RICAVI 
- COSTI  VARIABILI DEL VENDUTO INDUSTRIALI 
= MARGINE DI CONTRIBUZIONE INDUSTRIALE 

- COSTI FISSI INDUSTRIALI 


= MARGINE LORDO INDUSTRIALE (xk ho considerato tutti i costi industriali prima i variabili e poi i
fissi) 
- COSTI COMMERCIALI
- COSTI GENERALI E AMMINISTRATIVI
= REDDITO OPERATIVO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA 

NB  i Cv NON INDUSTRIALI sono all’interno delle altre categorie di costi funzionali quindi in particolare
nei costi commerciali, meno frequente all’interno dei costi generali e amministrativi xk sono anche detto costi
di struttura che sono tipicamente FISSI. È difficile pensare ad un costo generale che dipenda dal volume di
attività. 

Però ad es. se l’azienda esternalizzasse l’attività di fatturazione è probabile che il servizio esterno che cura
per conto dell’azienda dell’emissione delle fatture di faccia pagare un tot a fatture emesse quindi al crescere
del volume di attività cresce anche il costo della gestione amministrativa dell’emissione delle fatture. 
In questo modo ho combinato la prima e la terza logica ricavando così un altro schema xk posso trasformare
e combinare chiavi interpretative dell’azienda in modo da ottenere delle rappresentazioni di risultati più
funzionali e utili rispetto alla realtà che sto considerando. 
RICLASSIFICAZIONE SP

1. LOGICA FINANZIARIA  E’ quella più diffusa, si fonda sulla riorganizzazione delle voci delle
attività e passività sulla base di due principi fondamentali.
Per quanto riguarda le ATTIVITÀ ci fondiamo su un PRINCIPIO DI LIQUIDABILITA che è il tempo
corrente xk un certo valore attivo si trasformi in disponibilità di denaro liquido tenendo conto della
destinazione di quel valore dell’attivo all’interno del funzionamento dell’azienda.
In funzione del tempo in cui si trasforma classifichiamo le attività in categorie diverse.                    
Per quanto riguarda le PASSIVITÀ seguono un PRINCIPIO DI ESIGIBILITÀ ovvero il tempo entro il
quale una passività si tradurrà in un uscita di denaro da parte dell’azienda. 

Nelle attivo a breve termine si individuano 3 sottocategorie:


 LIQUIDITÀ IMMEDIATE: attività che consentono all’azienda di effettuare direttamente dei
pagamenti, cioè sono attività che corrispondono a mezzi di pagamento utilizzati immediatamente
dall’azienda (cassa o ciò che è equivalente alla cassa come la Banca) 
 LIQUIDITÀ DIFFERITE: sono valori che per trasformarsi in denaro richiedono solo il decorrere del
tempo, cioè non richiedono attività operative significative da parte dell’azienda. (Pronti contro
termine che hanno una scadenza ad un mese due mesi 6 mesi in relazione alla durata
dell’operazione che ho deciso di fare e alla scadenza del termine la Banca chiude l’operazione è
riaccredita sul c/c l’ammontare dei pronti contro termine, altro esempio sono i crediti v/clienti nella
quale si concorda una scadenza con  cliente e al termine il cliente dovrebbe effettuare il suo bonifico
e saldare il suo debito. Potrebbe essere che avviso il cliente, un reminder , che la prossima
settimana scadono le ricevute bancarie che ho portato in banca per l’incasso ammesso che non lo
faccia la banca stessa. 
 DISPONIBILITÀ: sono la voce meno liquide delle attività a breve termine. Sono delle attività che
hanno una propensione a trasformarsi in denaro entro 12 mesi ma che per essere trasformata in
denaro richiede lo svolgimento di un attività operativa non marginale ovvero significativa senza la
quale quell’attività non si trasformerà mai in denaro. La voce più tipica delle disponibilità è il
MAGAZZINO xk per poter vedente i prodotti finiti devo attivarmi per distribuire i prodotti verso i miei
negozi o non mando i miei venditori in giro per i clienti a negoziare i prodotti o non curo la consegna
per farlo avere al cliente allora quella merce rimane in magazzino. 

Quindi la differenza tra disponibilità e liquidità differite e che nelle prime è necessaria un’attività operativa se
no non si trasformeranno mai in denaro, mentre nelle secondo non è necessaria un’attività operativa. 

Ma se io ho dei titoli di stato in portafoglio es. BTP a 10 anni dove lo classifico?  


 
In generale vengono classificati nel breve termine xk hanno un MERCATO EFFICIENTE sul quale io posso
rivenderlo in ogni istante.
Vengono classificati precisamente tra le LIQUIDITÀ DIFFERITE xk si ritiene che l’azione/attività operativa
che deve essere svolta per trasformarli in liquidità è molto semplice, poco difficoltosa e poco soggetta ai
rischi (es. non bisogna negoziare perché spetta a chi li detiene decidere di venderli). 

Mentre i RATEI e RISCONTI come vengono classificati? Assieme o sperati? 

Esempi: ho un RATEO ATTIVO sull’affitto quando ad esempio io INCASSO IN VIA DIFFERITA ma la cui
competenza in parte è su quest’anno ad esempio io affitto un capannone industriale ad un cliente con
pagamento al 31/03 per un semestre che va dal 1/10 di quest’anno al 31/03 dell’anno prossimo quindi
l’emissione della fattura sarà l’anno prossimo però la competenza di una parte di quel ricavo è di quest’anno
quindi rilevo un RATEO ATTIVO (var. Num. Futura, competenza attuale), questa è una LIQUIDITÀ
DIFFERITA xk è una sorta di credito che questo esercizio ha nei confronti del futuro esercizio a fronte
dell’incasso che l’esercizio futuro fa anche per conto di questo esercizio. 

Ho un RISCONTO ATTIVO: ho un affitto passivo su un capannone che prendo io in affitto che va dal 1/10 al
31/03 quindi una parte di canone e di competenza dell’esercizio futuro, quindi un risconto attivo è uno
STORNO DI COSTO che viene trasferito dall’anno 2020 quando viene sostenuto tutto il costo del semestre
all’anno 2021. Quando ho l’entrata di denaro? Io l’uscita di denaro ce l’ho il 1/10 ma quando ho un entrata di
denaro? 
Il 31/03 non succede nulla non c’è un entrata di denaro. Quel servizio di locazione che l’azienda paga per
poter svolgere la sua attività ritorna in termini di disponibilità di denaro quando l’azienda incassa il prezzo dei
prodotti che realizza, che produce e vende utilizzando quello spazio di locazione. 
Quindi è un valore attivo che per essere trasformato in denaro non riesco idee una ma MOLTE ATTIVITÀ
OPERATIVE che normalmente si completano nell’anno xk utilizzo lo spazio produttivo in questi 6 mesi di
affitto per produrre dei bene o servizi che vanno venduti normalmente ENTRO i 12 mesi e verranno anche
insssati ENTRO 12 mesi ma devo svolgere diverse attività operative. 
Quindi si origina quando ho un costo con una manifestazione numeraria anticipata rispetto alla sua
competenza economica. 

Quindi CONCLUSIONE: 

 RATEI ATTIVI  liquidità differite 

 RISCONTI ATTIVI  Disponibilità 

ATTENZIONE!!! 
Se non ho uno SP civilistico e parto da una situa contabile devo tenere presente che tutte le voci dell’attivo
sono considerate AL NETTO delle eventuali POSTE RETTIFICATIVE che trovo nel sistema contabile per
esempio f.do amm.to che scarica il valore dell’asset nei diversi CE è via via il f.do amm.to cresce di valore
fino a pareggiare il valore originariamente iscritto in relazione a quella immobilizzazione tecnica.
Ci sono altri f.di rettificativi tra cui F.do svalutazione dei crediti che va nell’ambito dei crediti che può essere
nell’attivo a breve termine (crediti entro i 12 mesi) o nell’attivo fissi netto (crediti oltre i 12 mesi). 
Altro esempio f.do svalutazione partecipazioni quando ho una partecipazione iscritta che ha perduto di
valore quindi posso svalutare direttamente la svalutazione riducendone il valore dell’attivo oppure fare un
accantonamento ad un fondo svalutazione partecipazione, procedo ad una svalutazione diretta quando
ritengo che la perdita sia maturata con maggior mentre si tende ad utilizzare un f.do svalutazione
partecipazione qnd la perdita deriva da una valutazione di probabilità del fatto che ci sia quella perdita ma ha
un grado di esistenza probabile con un minor livello di certezza. 
Altro esempio è il f.do svalutazione magazzino dove ci sono delle perdite di valore de magazzino rispetto ai
dati di costo (principio base di valutazione di magazzino è il PRINCIPIO DI COSTO) se l’azienda che ha fatto
il bilancio ha valutato che ci fosse un valore di magazzino inferiore al costo può o fare una svalutazione
diretta o accantonare un fondo svalutazione del magazzino quindi se si trova bisogna portarlo a rettifica
dell’attivo. 

Per quanto riguarda l’ATTIVO M/L TERMINE non si hanno molte info rispetto ai tempi di liquidazione dei
valori dell’attivo quindi cosa si fa?
Si organizzano le attività immobilizzate con suddivisioni che derivano da un principio di organizzazione di
valori omogenei dal punto di vista della loro natura quindi troveremo:
 
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI 
IMM. IMMATERIALI 
IMM. FINANZIARIE 

Il punto non è la possibilità astratta, teorica di vendere un bene sul mercato entro i 12 mesi xk quasi tutti i
valori dell’attivo possono essere venduti entro l’anno ma allora non ci sarebbe la distinzione tra le due
“macroclasse”.
Il punto è lo SCOPO, la DESTINAZIONE che un determinato bene ha all’interno dell’azienda. 
Un conto è un bene, sia pure immobile, che è già stato messo in vendita e che verrà venduto entro 12 mesi.
Un conto è un bene che all’interno dell’azienda svolge una funzione d’uso diversa x es. un capannone
industriale nel quale svolgo la mia attività produttiva, lo potrei vendere entro 12 mesi però non lo faccio
perché l’ho destinato a svolgere la mia attività produttiva. 
Quindi ciò che rileva la distinzione dell’attivo non è l’astratta possibilità di vendere di un asset sul mercato
entro i 12 mesi ma la concreta possibilità che questo avvenga sulla base della destinazione d’uso del bene
dato dall’azienda. (Es. caso NAILARDI che ha trovato spazi più funzionali li ha presi in affitto e ha messo sul
mercato il proprio asset (terreni) ecco che se l’analista ha l’informazione quell’immobile che si va a vendere
deve e essere classificato nell’ambito delle Aattivita a breve termine). 
L’analista può avere delle difficoltà nel fare una riclassificazione di questo tipo, anche se avesse
l’informazione, quando ha difficoltà di valutare le condizioni alle quali quel bene viene messo in vendita e
quindi la probabilità che quel bene si traduca in un entrata di denaro ENTRO i 12 mesi. ( perché un conto è
volerlo vendere un conto è se mi capita l’occasione lo vendo, nel dubbio beni immobilizzati si tende a tenerle
nelle immobilizzazioni se non ci sono info chiari in merito alla loro vendita entro i 12 mesi) 
Per l’utilizzatore dell immobile che può essere un automobile o un macchinario.. è classificato nell’attivo
immobilizzato.
Ma per il produttore del bene (es. Fiat che fa macchine..) al 31/12 viene categorizzato nelle disponibilità xk è
un bene destinato ad essere venduto quindi si trova nel magazzino.
Perché ai fini di classificazione non e importante la natura de bene ma bensì la sua DESTINAZIONE
D’USO. 

ANTICIPI AI FORNITORI  è un valore attivo, ed io do del denaro al fornitore per l’acquisto di un


qualsiasi bene. 
Quindi mi provo del denaro ed acquisisco un credito nei confronti del fornitore, ma dove vengono classificati
e quando si manifesta il flusso di denaro dell’entrata su quell’anticipo? 

Per l’immobilizzazione quando il fornitore mi consegna il bene si estingue il credito ma in quel momento non
c’è nessun movimento di denaro quindi quando lo utilizzo per la produzione una volta realizzati i prodotti finiti
lì vendo sul mercato e una volta venduti ho l’entrata di cassa e rientro anche della quota di amm.to oltre ai
fattori produttivi. 
Dunque l’anticipo va classificato nelle immobilizzazioni materiali in questo caso.
Se io do un anticipo per l’acquisto di materie prime ho l’entrata di denaro quando la materia prima
incorporata nel prodotto finito viene venduta sotto forma di prodotto finito ed incasso il prezzo, se il ciclo
produttivo avviene entro 12 mesi lo classifico tra le attività a breve termine più precisamente tra le
DISPONIBILITÀ xk c’è in attività operativa significativa perche lo devo ricevere, stoccare, organizzare in
magazzino e metterlo al servizio della produzione… quindi l’anticipo delle materie prime o merci ecc vanno
nelle DISPONIBILITÀ. 

NB: ACCONTO è diverso da ANTICIPO. 


Il primo scala un debito già esistente a fronte di una fattura pagata, quindi mi ha dato la materia prima mi ha
emesso la fattura ed io man mano faccio pagamenti in acconto su quel debito.
Il secondo invece è qualcosa che viene PRIMA della fornitura. (Dunque fa sorgere un credito che si estingue
con la consegna del bene in oggetto di acquisto)

Il passivo si divide in 

PASSIVO BREVE TERMINE  si suddivide in due sottocategorie: 


 Passività operative: non bisogna pensare solo alla gestione caratteristica ma anche a quella
accessoria perche insieme impongono il reddito operativo aziendale. Sono dei debiti di regolamento,
cioè non derivano da in operazione finalizzata all’ottenimento di un finanziamento ma sono
temporaneamente sostitutivi di un pagamento. (Es. acquisto materia prima da un fornitore e in
sostituzione di un pagamento immediato mi consente la dilazione di pagamento di 60 gg). Non ci
sono solo debiti (stesso discorso vale x i deb. operativo m/L termine) ma anche i f.di per esempio ma
anche i ratei e i risconti passivi di norma entro i 12 mesi ma ci sono casi particolari che vanno anche
oltre. Normalmente sono più esigibili ti RISCONTI PASSIVI rispetto ai ratei. ma vanno entrambi
all’interno delle passività operative non ci sono ulteriori classificazioni come nel caso dell’attivo. 
 Passività finanziarie: derivano da operazione di approvvigionamento di mezzi finanziari, quindi
sorgono perché decido di indebitarmi di conseguenza danno luogo a debiti. (Es. scoperto di c/c
ovvero quando prelevo più fondi di quelli depositati ed ho un fido di cassa vado in rosso sul c/c è la
Banca mi finanzia mi presta dei soldi che non sono miei. Oppure un anticipo su delle fatture quindi
incasso dei crediti però vado in Banca e le dico di farmi un anticipo su fatture. Oppure l’emissione di
un prestito obbligazionario sul mercato oppure un mutuo…) 
PASSIVO M/L TERMINE  si suddivide in
 Passività operative m/L termine : discorso analogo ma nel m/L termine (es. debiti per TFR, f.do
manutenzioni ciclica programmata anche se dipende quando ho pianificato la manutenzione ed
essendo un analista esterno non posso saperlo quindi devo procedere con deduzioni logiche prima
leggo nella Nota integrativa de mi dà informazioni e poi cerco di capire quale esigenza ha
manifestato il sorgere di quella passività solitamente è l accantonamento viene fatto per
manutenzione che hanno una ciclicità per manutenzioni che spesso è pluriennale, ad esempio gli
impianti chimici o petrolchimici hanno dei cicli di manutenzione importanti che normalmente si
svolgono in archi temporali in 3 o 5 anni; dj norma il f.do manutenzione ciclica tende ad essere
accantonato quando la manutenzione è ultrannuale quindi nel dubbio è un f.do che ha una natura
principalmente di m/L termine. Altro esempio è il F.do contenzioso a fronte di in azione promossa dal
nostro cliente che si ritiene danneggiato e ci ha fatto causa che è a m/L termine e quando si è
prossimi alla chiusura del contenzioso andrà classificato nelle passività operative a breve termine.
Alto esempio F.do imposte differite dipende da quando diventano esigibili le imposte ma se non
viene specificato, le uscite monetari in relazione al fondo si manifestano quasi sempre OLTRE i 12
mesi. ) 
 Passività finanziarie m/L termine: normalmente viene indicato soprattutto nella nota integrativa. (Es.
il mutuo è una pass.fin. M/L termine ma man mano che maturano le rate, le rate in scadenza
dovrebbero essere classificate nel breve termine a condizione che ci sia l’informazione scritta se
invece ho solo una voce mutuo allora per forza a m/L termine. Se al contrario ho uno scoperto in c/c
è sicuro a breve termine ed è possibile che si perpetui quindi mi concede lo scoperto per più di un
anno senza mai chiedere un rientro ma quella forma tecnica e in qualunque momento richiamabile
dalla banca quindi rimane una passività a breve termine anche se permane sempre accesa. Es.
prestito obbligazionario a meno che non sia prossimo alla scadenza) 

PATRIMONIO NETTO  non si fanno particolari articolazioni. Viene chiamato EQUITY o CAPITALE DI
RISCHIO dal l’analista di bilancio e si compone da tre grandi categorie:
CAPITALE SOCIALE 
RISERVE 
RISULTATO D’ ESERCIZIO che concorre positivamente all’’equity se si ha un utile o negativamente se si ha
una perdita. 

Come visto all’inizio del corso non è importante che le attività siano per forza maggiori delle passività (ovvio
non devono essere inferiori) ma è importante che ci sia COERENZA tra di loro. 
Dunque confronto l’ammontare dell’attivo a breve termine con l’ammontare del passivo a breve termine se le
prime sono maggiori delle seconde ho una condizione di equilibrio significa che l’azienda è in grado nel
breve termine di far fronte alle uscite monetarie con corrispondenti entrate monetarie o risorse già liquide in
quel momento. 
Poi ho investimenti in immobilizzazioni destinati a rimanere a lungo in capo all’azienda che devono essere
finanziati con mezzi abbastanza stabile come L’equity che è la più stabile delle risorse e può essere aiutata
dalle risorse/passività a medio lungo termine.

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO è un indice o meglio un margine (differenze tra valori) di bilancio che
tende a dare allanalinsta di bilancio una percezione del grado di equilibrio tra le attività a breve e le passività
a breve termine e lo trovo proprio così: 
ATTIVITÀ A BREVE - PASSIVITÀ A BREVE.

2. LOGICA A PERTINENZA GESTIONALE: non è più un criterio strettamente temporale ma


il PRINCIPIO BASE secondo cui questa logica è pensata è un PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE
DELLE ATTIVITÀ E PASSIVITÀ CON LE GESTIONI che si hanno individuato nella riclassificazione
di CE dunque è il fatto di individuare le gestioni di pertinenza delle attività e delle passività. Quindi
applico una logica di individuazione delle sottogestioni aziendali. 
Una prima grande linea di demarcazione e sul lato dell’attivo e preveee la separazione tra ATTIVITÀ DI
GESTIONE CARATTERISTICA e ATTIVITÀ DI GESTIONE EXTRACARATTERISTICA.
Mentre al passivo abbiamo una prima linea di demarcazione che individua PASSIVITÀ DI GESTIONE
CARATTERISTICA, PASSIVITÀ DI GESTIONE ACCESSORIA e PASSIVITÀ FINANZIARIE. Cosa rimane in
fondo? Il PATRIMONIO NETTO (equity) 

Come faccio ad individuare le attività e passività di gestione caratteristica? 


Mi domando a quali valori reddituali è connessa una certa attività o una certa passività. Cioe quali
componenti di reddito (guarda CE) sono legati direttamente o indirettamente alla voce dell’attivo che sto
considerando. Una volta individuati i componenti mi domando dove nel CE classifico quel componente di
reddito per cui se quel componente di reddito e di gestione caratteristica ho trovato in attività o passività di
gestione caratteristica. 
Per es. i macchinari che utilizzo per produrre beni o servizi che sviluppano nel CE ricavi di vendita che metto
nella gestione caratteristica sono della gest.car. 
Questa connessione tra ricavi e macchinari è INDIRETTA xk dal valore dell’attivo non scaturisce
direttamente il valore dei ricavi, ma il valore del ricavo detiva dall’utilizzo del macchinario che si traduce nel
CE una quota di AMMORTAMENTO (che è l’elemento reddituale in connessione con il macchinario) che
consentirà di generare dei ricavi.
Altro esempio: il magazzino è connesso con la variazione delle rimanenze finali (L ’acquisto determina
l’entrata di materie prime e se questua materie prime cresce nell’anno il magazzino aumenta ed ho un
variazione delle rimanenze positiva); un ragionamento più indiretto è la materia prima la classifico come
componente di reddito della gest.car. xk è connessa finalizzata all’ottenimento dei ricavi. 
I crediti v/clienti sono una voce attiva della gestione caratteristica xk sono legati ai ricavi di vendita. 

Esempi passività di gestione caratteristica: 


Debiti per acquisto merci, non tutti i debiti v/fornitori sono passività di gestione caratteristica xk x es. se ho un
debito verso un fornitore che mi ha venduto un immobile che io di in affitto a terzi questo debito v/fornitore e
in linea di principio una passività di gestione accessoria xk l’immobile da luogo a degli affitti attivi che ho
classificato nella gestione accessoria. 
Debiti per servizi di consulenza sono passività di gest.car. Purché non sia una consulenza finanziaria per
investire l’eccesso di liquidità e fare operazioni finanziarie tipo pronti contro termine o acquisto di titoli… e
pago delle consulenze quei debiti in linea di principio sono classificati fuori dalla gest. Car.
Per in linea di principio?! Xk quando trovo certe voci le trovo nel bilancio in modo uni tarsiò es. debiti
v/fornitori quindi non è sempre vero che trovo un dettaglio che mi consente sulla voce patrimoniale di fare la
scomposizione di quanto di quella voce sia un debito relativa alla gest.car. O extra gest.car. Allora cosa
faccio in questa situa? 
Se ho ad esempio un un’uva voce di deb v/fornitori do la classificazione che ne coglie la natura prevalente
ovvero all’interno della gest.car. 
Altre voci che rientrano in qst gest car: 
Debiti v/dipendenti o TFR. 

All’interno della suddivisione gestione caratteristica ho un ulteriore classificazione data da: (NB: l’attività e la
passività è circolante a PRESCINDERE DAL TEMPO di circolarità xk ci si basa su CICLI PRODUTTIVI) 
ATTIVITÀ CIRCOLANTI DI GESTIONE CARATTERISTICA: es magazzino, crediti soprattutto quelli verso
clienti tutti quelli che rientrano nella gestione caratteristica, ratei e risconti 
ATTIVITÀ NON CIRCOLANTI DI GESTIONE CARATTERISTICA  
Ciò che le distingue è il fatto che un VALORE ATTIVO (Risorsa al servizio delle future gestioni) è circolante
de quella risorsa è destinata a partecipare a cicli di acquisto trasformazione e vendita una sola volta, quindi è
ad utilizzo singolo, partecipa ad un unico ciclo di acquisto trasformazione e vendita. Ad esempio ho un
magazzino ma il suo contenuto è sempre diverso, quando io prendo una materia prima e la utilizzo a fini
produttivi quella materia prima in se individuata non è più utilizzabile ha partecipato una volta è stata
trasformata in un semilavorato ed in un prodotto finito ed ora è diventata qualcosa di diverso poi diventa un
credito e poi cassa.
Altro esempio è il credito che sorge in relazione ad un ciclo trasformazione e vendita ed una volta incassato
si estingue. 

I valori non circolanti sono relativi a risorse che partecipano a più cicli di acquisto trasformazione e vendita x
esempio i macchinari. 

NB: Se io produco navi di grandi opere infrastrutturali ho un magazzino che partecipa ad un unico ciclo di
acquisto trasformazione e vendita (costruisco un viadotto e poi ho finito come se fosse un prodotto finito) xro
normalmente il tempo per costruirli ci vuole più di un anno e quindi ha una circolazione oltre l’anno, dunque
non è in attività a breve termine finché non arriva al termine ovvero alla consegna ma è un ATTIVITÀ
CIRCOLANTE.

Oppure ho beni strumentali che si consumano più volte all’anno (es. una penna che mi serve per fare più
lezioni quindi è un bene non circolante xk partecipa a più cicli ma dura meno di un anno quindi sul pino
strettamente finanziario ha senso metterla nelle attività a breve termine ma sul piano di pertinenza gestionale
è una posta non circolante xk partecipa a più cicli di produzione e vendita) 

Analogo discorso per le PASSIVITÀ:


PASSIVITÀ DIRCOLANTI GEST.CAR
PASSIVITA NON CICRCOLANTE GEST.CAR 
Debiti v/fornitore che deriva da un acquisto di mat prima che partecipa ad un singolo ciclo di acquisto
trasformazione e e vendita. Ma se fosse un debito verso fornitore di impianti e una passività NON
CIRCOLANTE che destinato  a partecipare a più cicli di acquisto trasformazione e vendita.
Ratei e risconti passivi. 
I debiti verso dipendenti sono passività circolanti.
Il TFR non è circolante xk assiste a più cicli. 
I F.DI PER RISCHI ED ONERI non tutti sono gestione caratteristica, es. f.do manutenzione ciclica è un f.do
di gestione caratteristica che ha come collegamento diretta l’accantonamento nella gestione caratteristica,
mentre quello indiretto sono diversi ad esempio la produzione che deriva dall’utilizzo del macchinario o la
stessa quota di ammortamento; il f.do lo metto nelle passività NON CIRCOLANTI. 

Se ho acquistato merci ho iva a credito questa iva la metto nella gest caratteristica xk in CE trovo il ricavi ,
dall’altro lato potrei avere un erario c/iva credito xk ho acquistato merci sono passività di gest car circolanti.

(Debiti tributari minuto 42.00 lezione 16)

GESTIONE EXTTACARATTERISTICA 
Abbiamo:
 Attività di gestione accessoria in senso stretto: es. credito relativo all’affitto di un capannone non al
servizio della produzione e quindi dato in locazione (normalmente trovato tra i crediti v/clienti se si
può distinguere perché dettagliato nella nota integrativa allora lo metto nelle attività di gestione
ectracaratterstica più precisamente nelle att. di gestione accessoria in senso stretto altrimenti devo
fare la classificazione in base alla natura prevalente della posta quindi i cred V/clienti sono
principalmente collegati alla gest. Caratteristica ), titoli e partecipazioni che generano delle cedole
che metto nella gestione accessoria 
 Liquidità immediate che da un punto di vista reddituale producono proventi finanziari che nella nostra
definizione abbiamo collocato nell’ambito della gestione accessoria quindi abbiamo dato alla
gestione finanziaria una eccezione di sola gestione di approvvigionamento di mezzi finanziari. Però
le liquidita immediate su un piano PATRIMONIALE hanno un significato chiave (es. cassa) e dal
punto di vista patrimoniale c’è un legame che si collega  all’attività accessoria e dipende dal fatto che
abbiamo messo i proventi finanziari nella ges.accessoria. Ma poi c’è anche un legame che è
biunivoco con la gest.finanziaria in termini di passività finanziarie, di solito penso a quali sono i suoi
debiti finanziari tenendo conto del fatto che eventualmente ha delle disp di cassa che può utilizzare x
rimborsare i suoi debiti finanziari cioè faccio delle considerazioni che mi porta al calcolo della
cosiddetta POSIZIONE FINANZIARIA NETTA. Inoltre le liquidità immediate di collegano anche alla
gestione caratteristica.

PASSIVITÀ GESTIONE ACCESSORIA: è una categoria poco popolata.


Per es. ho un debito in relazione all’acquisto di un asset che metto nella gestione accessoria per esempio un
immobile.
Oppure ho un debito sulla manutenzione dell’immobile dato in locazione.
Il TFR in parte è una pass. di gest. Accessoria de ho un dipendente che mi gestisce le partecipazioni o le
attività di impiego finanziario delle eccedenze di cassa aziendale che delle volte il fenomeno è talmente
rilevante che mi viene data l’articolazione e quindi lo posso fare altrimenti vale il principio dell’attrazione alla
gestione principale ovvero a quella caratteristica. 
Il vero problema è che sono difficilmente individuabili difatti non c’è là suddivisioni tra passività circolanti e
non circolanti. 
(Così come anche le attività di gestione accessoria in senso stretto.)

PASSIVITÀ FINANZIARIE: sono tutte le passività che danno luogo agli oneri finanziari trovati nella nostra
gestione finanziaria del CE. 
Come si articolano? Secondo un criterio temporale:
PASSIVITÀ FINANZIARIE A BREVE TERMINE Banche c/c passivi, anticipo fatture…
PASSIVITÀ FINANZIARIE A M/L TERMINE prestiti obbligazionari, mutui…

Io posso definire DUE NOZIONI IMPORTANTI:


 POSIZIONE FINANZIARIA NETTA A BREVE TERMINE: liquidità immediate - passività finanziarie a
breve termine 
 POSIZIONE FINANZIARIA NETTA COMPLESSIVA: liquidità immediate - tutte le passività
finanziarie (breve termine + medio lungo) 

Io praticamente sto NETTANDO LE LIQUIDITÀ IMMEDIATE.

C’è anche la POSIZIONE FINANZIARIA LORDA che è la stessa cosa ma con solo le passività quindi SOLO
il lato del passivo. 

DOMANDE IMPO:

1. Ma i DEBITI TRIBUTARI delle imposte sul reddito che sono legati alla GESTIONE TRIBUTARIA del
CE? 

1. E i componenti della GESTIONE STRAORDINARIA 

Se io prevedessi dei debiti tributari per imposte sul reddito come indicazione separata sulla nota integrativa
dov’è li metto?! Dovrei prevedere una categoria a se stante xk le imposte sul reddito sono derivanti da un
reddito che è la somma dei redditi di tutte le sottogestioni (caratteristica, accessoria, finanziaria,straordinaria)
sul reddito imponibile che deriva dal RAI pago le imposte e quindi maturano i debiti tributari.
Il problema è che questo introdurrebbe un ulteriore categoria in una logica di riclassificazione già complessa
e dato che i debiti tributari si riferiscono maggiormente all’attività principale dell’azienda e quindi alla sua
gestione caratteristica quello che faccio in questa situa non è prendere anche la gestione tributaria ma
includere le voci della gestione tributaria nelle passività di gestione caratteristica e di norma sono considerati
nelle passività CIRCOLANTI di gest. Caratteristica anche se la circolarità di questa voce del passivo non è in
relazione a singoli cicli di acquisto trasformazione e vendita in se ma è relativa a cicli di maturazione del
reddito imponibile per cui i debiti tributari e anche il f.do imposte differite derivano da singoli cicli di
maturazione del reddito imponibile e quindi di maturazione di passività tributarie tra cui debiti tributari e f.do
imposte differite. 
Quindi normalmente vengono classificati nell’ambito delle PASSIVITÀ CIRCOLANTI DI GESTIONE
CARATTERISTICA. 

E per il debito tributario per IMPOSTA SOSTITUTIVA?! 


Visto nel caso NAILARDi dove gran parte dei debiti tributari era sull’imposta sostitutiva. 
Ma in realtà l’imposta sostitutiva NON È UN IMPOSTA SUL REDDITO MA BENSI SULLA RIVALUTAZIONE
che ha rivalutato beni essenzialmente legati alla produzione di gestione caratteristica (escluso il terreno)
quindi nel caso di Nailardi non ho questo tipo di problema.
Se io divessi prevedere dei debiti tributari AL DI FUORI della gestione caratteristica o della gestione
accessoria o delle passività finanziarie e aggiungessi un ulteriore categoria di passività tributari io non
metterei i debiti tributari legati all’imposta sostitutiva nella nuova categoria xk non sarebbe legata all’imposte
sul reddito. Quindi la cosa più corretta sarebbe SCORPORARE L’imposta sostitutiva sui bene appartenenti
alla gestione caratteristica e quelli impiegati nella gestione accessoria (come ad esempio il TERRENO xk la
relazione sulla gestione ci spiega che quello era un terreno non impiegato nella gestione caratteristica al
servizio di eventuali espansioni dello stabilimento). Quindi l’imposta sostitutiva sul terreno rivalutato lo
metterei nelle PASSIVITÀ DI GESTIONE ACCESSORIA mentre i beni rivalutati impiegati nella gestione
caratteristica andrebbero nell’ATTIVIRA NON CIRCOLANTE DELLA GESTIONE CARATTERISTICA e
l’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni classificati nell’attività non circolante di gest.car. la metterei
nelle PASSIVITÀ DI GESTIONE CARATTERISTICA. 

La gestione straordinaria è una nozione che ha rilievo reddituale ma non patrimoniale difatti non c’è in attività
e passività di gestione straordinaria xk quest’ultima deriva dal momento in cui si estingue un’attività o serve
una passività quindi ad esempio se io ho un bene (immobile di gest.car. O una partecipazione di
gest.accessoria) e lo vendo, io maturo un corrispettivo che finisce nelle liquidità immediate. Il bene non c’è
l’ho più diminuisce il valore dell’attivo per il valore di carico del bene, le liquidità aumentano per un importo
pari al prezzo di vendita complessivo dell’eventuale plusvalenza. Quindi ho una nuova risorsa al servizio
delle future gestioni che non è di per se straordinaria, io ce l’ho e la potrò usare ordinariamente per il futuro.
La STRAORDINARIETÀ sta nell’evento non nella consistenza quindi in un flusso positivo o negativo quindi
sul piano patrimoniale la nozione di attività o passività straordinaria non ha senso. Anche se vincessi il
Superenalotto quella disponibilità liquida diventa ordinaria per le future gestioni, e a disposizione dei miei
consumi finché non si esaurisce. 

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