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Le ATTIVITÀ, gli INVESTIMENTI sono le risorse che l’azienda ha a disposizione per le future gestioni,
quelle che non si sono ancora consumate ad es. le rimanenze finali (sono materie prime per produrre mentre
se sono prodotti finiti per vendere) se non hanno utilità futura allora non sono inscrivibili tra le attività.
Le PASSIVITÀ sono le fonti per finanziare le risorse che sono state acquistate.
Il PATRIMONIO NETTO sono le risorse apportate dai soci o prodotte dall’azienda, il capitale di rischio è un
cuscinetto che ha l’azienda per assorbire gli effetti negativi dell’andamento dell’azienda quindi a tutela del
capitale di terzi.
Si tratta di GRANDEZZE STOCK ovvero grandezze misurate in uno specifico momento e rappresenta la quantità
esistente in quel momento. (31/12)
~CONTO ECONOMICO E’ un prospetto numerico - contabile, con due serie numeriche una per
l’anno corrente e l’altra per l’anno precedente (quindi c’è la possibilità di fare un confronto) organizzata in
forma scalare e contiene:
COSTI: Rappresentano una misura economica dei fattori produttivi CONSUMATI NELL’ANNO per
produrre i ricavi
RICAVI: sono i prodotti o servizi ceduti
Dunque i costi sono i fattori produttivi consumati nell’anno per poter ottenere dei beni e/o servizi che ho
ceduto.
Si tratta di GRANDEZZE FLUSSO misurate relativamente ad un intervallo di tempo. (in continuo cambiamento
durante l’anno.)
Le ENTRATE e le USCITE di una certa risorsa finanziaria che bisogna definire prima di redigerlo quindi
può essere la cassa e i c/c bancari…
Si tratta di GRANDEZZE FLUSSO infatti da un punto di vista strutturale assomiglia di più ad un CE piuttosto
che ad uno SP.
{Tutti questi tre sono prospetti numerici con voci e valori riferite ai due anni.}
~NOTA INTEGRATIVA Contiene delle informazioni più dettagliate dello SP e del CE ed è ancora un
prospetto tecnico\contabile quindi trovo indicati i principi secondo cui i valori sono iscritti in bilancio per es.
fifo/lifo/costo medio ponderato per i beni fungibili in magazzino, come sono valutate le partecipazioni, come
sono valutate le opere in corso su ordinazione, come sono iscritte le immobilizzazioni immateriali, materiali…
qual è il processo e i criteri di ammortamento utilizzati?
E mi forniscono alcuni dettagli sulle voci del CE e dello SP. (Fornite dal art. 2427 per il contenuto minimo e
poi anche dall’azienda per informazioni in più)
Ma non è abbastanza per il set informativo dell’analista di bilancio difatti deve tenere in considerazione
anche:
RELAZIONE SULLA GESTIONE E’ la voce dell’organo amministrativo che deve fornire una serie
di informazioni gestionali sulle politiche di investimento dell’azienda, sul contesto competitivo e di mercato
nella quale l’azienda ha operato, informazioni sui risultati ecc.
È un documento più interpretativo.
In questo documento è possibile studiare lo stato di salute eco-fin. dell’azienda e i suoi equilibri.
RELAZIONE DEGLI ORGANI DI CONTROLLO Sono il collegio sindacale (il sindaco vigila sulla
legittimità dell’operato dell’azienda quindi nel rispetto di tutte le leggi quindi normativa della privacy, della
tutela ambientale, diritto del lavoro compresa anche quella contabile in termini più ampi…) ed il revisore
legale (si occupa degli aspetti tecnici/contabili in senso stretto e verifica se il bilancio d’esercizio sia redatto
secondo i criteri della legge dei principi contabili quindi se ci sono delle frodi o degli atti illeciti al revisore non
interessa)
ATTENZIONE perché può esserci anche solo il collegio sindacale quindi a sto punto deve analizzare
analiticamente anche la contabilità al posto del revisore.
Leggere queste due relazioni è importante perché ai fini della qualità perché si ha un elemento in più grazie
anche alla condivisione anche dall’organo di controllo.
Ovviamente l’analista deve agire con scetticismo professionale.
RIVALUTAZIONE
Ci sono due tipi di rivalutazione:
2. RIVALUTAZIONI ECONOMICHE sono legate ad una crescita reale del bene, non solo nominale.
Es: un immobile in una zona di Novara che al momento del suo acquisto non era una zona ambita,
per l’evoluzione della città es costruzione di un uni vicino o un ospedale… quel bene acquisisce un
valore significativamente più elevato quindi si è rivalutato, oggi vale molto di più di ieri. Sono
genericamente VIETATE con una SOLA ECCEZIONE ovvero quando il singolo bene
individualmente è stato interessato da un fenomeno che ne ha portato contemporaneamente
CAMBIO DI DESTINAZIONE D’ USO (che dipende da una decisione aziendale se è consentito da
un provvedimento amministrativo) è una crescita del suo valore economico. Ad esempio il caso di un
terreno agricolo che diventa edificabile.
Xk quando si fanno le leggi di rivalutazione molte aziende sono disponibile ad effettuare le rivalutazioni?
Xk ci sono benefici fiscali, xk se io non rivaluto dedurrò come Q.TE DI AMM.TO un valore di 100 mentre se
rivaluto posso andare ad AMMORTIZZARE UN VALORE UN VALORE MAGGIORE di 1000, il che significa
imputare a CE un MAGGIOR COSTO quindi avere un REDDITO IMPONIBILE PIÙ BASSO e quindi
PAGARE MENO IMPOSTE.
Ci sono due elementi che ci fanno pensare che ci troviamo davanti ad una rivalutazione monetaria:
1. Le rivalutazioni monetarie rispetto a quelle economiche sono molto più frequenti xk quelle
economiche sono un fatto eccezionalmente raro (qualora ci fosse bisogna domandarsi attentamente
il xk l’azienda l’abbia fatta).
2. Vediamo sulle immobilizzazioni che c’è una crescita economica di diverse categorie di beni. Quindi
la rivalutazione economica riguarda eccezionalmente un bene a cui viene cambiata la destinazione
d’uso e per effetto di questo c’è una crescita di valore ma questo non può riguardare casualmente
nello stesso anno tutte le categorie di immobilizzazioni materiali. Quindi è probabile che ci sia una
RIVALUTAZIONE MONETARIA. E quindi mi aspetto anche dei DEBITI TRIBUTARIA DA IMPOSTA
SOSTITUTIVA o che l’azienda abbia pagato dell’imposta sostitutiva (ovviamente dipende dalle leggi
di rivalutazione, alcune leggi ti consentono una rateizzazione dell’imposta sostitutiva, altre leggi ti
impongono di pagare immediatamente quando rivaluti però devo trovare questo effetto tributario da
qualche parte)
3. Sicuramente un effetto immediato della rivalutazione è l’AUMENTO IMMEDIATO DEL PN, cioè non
l’ipotesi dell’investimento, non l’ipotesi del raddoppio della capacità produttiva ma l’ipotesi della
iscrizione di un valore contabile delle immobilizzazioni e di conseguenza mi aspetto un EFFETTO
REDDITUALE sotto forma di MAGGIORI AMMORTAMENTI quindi me lo annoto.
bensì una rivalutazione quindi non vado ad intaccare le mie disponibilità immediate.
ATTENZIONE!! Quando procedo alla riclassificazione del CE e dello SP dopo una rivalutazione devo
NEUTRALIZZARE IL SUO EFFETTO xk altrimenti avrei un analisi di bilancio distorta xk è cambiata la
convenzione contabile secondo cui viene rappresentata la realtà aziendale.
INVESTIMENTI
Quando faccio degli investimenti in immobilizzazioni, la prima domanda che mi devo porre
è “come ho finanziato quell’investimento?”.
Ci sono tre risposte:
1. Attraverso CAPITALE DI RISCHIO ovvero il capitale apportato dai soci.
2. Attraverso un DISINVESTIMENTO ad esempio in titoli di stato, piuttosto che in una
vendita di un cespite…
3. Attraverso CAPITALE DI TERZI ovvero con dei prestiti, dei finanziamenti.
RICLASSIFICAZIONE CE
Tutte le riclassificazioni di CE sono relative a diverse possibili articolazioni e declinazioni della GESTIONE
CARATTERISTICA (la più importante) che è data da:
Il costo del venduto di gestione caratteristica contiene tutti i componenti negativi di reddito associati allo
svolgimento della gestione caratteristica.
Qst costo del venduto viene suddiviso in sottogruppi di costi che ci consentono di calcolare risultati
intermedi tra i RICAVI ed il REDDITO OPERATIVO DI GEST. CARATT.
In funzione delle logiche che si assumono il costo del venduto può essere suddiviso, articolato in modo
diverso..
Ci sono 3 diverse logiche di riclassificazione.
-FUNZIONE INDUSTRIALE (di produzione) Si occupa della trasformazione fisica dell’attività
industriale in senso stretto svolta dall’azienda (trasformazione delle materie prime in semilavorati e
poi in prodotti finito). Es. della funzione industriale fa parte la funzione di approvvigionamento delle
materie prime, all’interno ci sarà in attività di stoccaggio delle mat prime, poi in attività di
trasferimento di mat prime sulle linee di produzione, attività di gestione delle linee di produzione
mettendo insieme macchinari impianti e personale tecnico produttivo, attività di gestione di
semilavorati poi ulteriormente composti in prodotti finiti e poi attività di stoccaggio dei prodotti finiti;
tutte queste attività si possono definire come la funzione produttiva in senso stretto.
-FUNZIONE COMMERCIALE E’ l’attività destinata alla vendita del prodotto finito, l’attività
di vendita/commerciale scatena un ulteriore catena di operazioni che generano un sostenimento di
costi da parte dell’azienda che presentano e propongono i prodotti realizzati dall’azienda a possibile
clienti, formulano offerte e negoziano prezzi e raccolgono degli ordini che poi vengono indirizzati
all’azienda che cura la trasmissione ovvero l’invio del prodotto al cliente, qst persone possono
essere dipendenti e quindi fare parte del costo del personale oppure lavoratori autonomi o agenti a
cui viene pagata una provvigione x qst attività di vendita quindi ci saranno dei costi per fatture a
fronte dell’attività svolta, costi di viaggio e costi di spedizione e consegna e di trasporto. -
Questi schemi di riclassificazione (es. del costo del venduto) derivano da un’unica logica ma non bisogna
pensarli come schemi immutabili x cui in alcuni casi può essere rilevante scomporre anche alcuni degli
aggregati (es. i costi distributivi in un’azienda commerciali che sono considerati molto rilevanti)
3. LOGICA A MARGINE DI CONTRIBUZIONE è una logica che si fonda sulla suddivisione del costo
complessivo del venduto in due grandi aggregati:
I COSTI VARIABILI sono quei costi che variano in modo direttamente proporzionale al volume di
attività quindi se questo sale loro tendono a salire se invece scende loro tendono a scendere in
VALORE ASSOLUTO perché in termini relativi cioè rapportato al volume di attività la loro attività
tende ad essere tendenzialmente stabile.
I COSTI FISSI sono dei costi che non variano al variare del volume di attività quindi sono
tendenzialmente stabili in VALORE ASSOLUTO ma tendono a cambiare la loro incidenza sul
volume di attività al variare del valore di attività (es. ho un canone di affitto del capannone all’interno
del quale io svolgo la mia attività produttiva, che io produca 10 o 12 mln € il canone di locazione
rimane immutato ma la sua incidenza Sul fatturato tende a scendere, quindi in termini relativi il costo
fisso scende al crescere del volume di attività e sale al decrescere del volume di attività. Il suo valore
monetario invece rimane tendenzialmente stabile). Questa logica di riclassificazione ha senso due
condizioni:
A parità di capacità produttiva complessiva. Quindi devo ragionare sulla base di variazione di
volumi di attività che si muovono all’interno della capacità produttiva adatta. (Es. se ho uno
stabilimento ed ho un certo volume di attività produttiva se ipotizzo un raddoppio del volume
produttivo dovrei pensare a creare un secondo stabilimento dunque ampliare la struttura produttiva
complessiva ma a quel punto tutti i costi diventano variabili anche i costi fissi) quindi questo primo
REQUISTO serve per poter DISCRIMINARE TRA COSTI VARIABILI E COSTI FISSI.
In una prospettiva temporale di breve/medio termine (Max 3 anni). Serve per avere una
maggiore garanzia che stiamo nell’ambito della capacità produttiva data xk difficile varia in 3 anni ma
in una prospettiva di lungo termine.
Esempi costo variabile costo della merce, costi per servizi/ utenze/ energie per far produrre le
macchine, costi di vendita per esempio provvigioni di vendita, costi di trasporto.
Se nel bilancio trovo costi per servizio di trasporti significa che sono costi per servizi trasporti acquistati da
fornitori esterni che incapsulano tutti i fattori produttivi che il nostro fornitore deve acquisire per svolgere quel
servizio quindi personale, q.te di amm.to, combustibile….
Se invece in azienda cura internamente il trasporto nel suo bilancio i costi sono classificati per natura e non
per destinazione quindi ci sono una serie di fattori produttivi che per natura nel bilancio non vengono
aggregati ma vengono lasciati una parte nel costo del lavoro, una parte nella q.te di amm.to una parte nei
macchinari, una parte nellacquisto di combustibile ecc..
Quindi non li trovo aggregati per costo di trasporto se lo trovo come detto prima è perché è acquistato da
fattori esterni.
Esempi costi fissi ammortamenti purché la capacità produttiva rimanga invariata, costi amministrativi
es. il personale legato alla contabilità, consulenti contabili, consiglio di amministrazione, collegio sindacale;
gli affitti dove viene stabilito un canone per un certo periodo di tempo.
I canoni di leasing sono un discorso a parte xk i principi contabili internazionali viene considerato come se
l’azienda avesse acquistato i beni presi in leasing e dall’altro lato ha una passività per i canoni a scadere
mentre sotto i principi contabili nazionali viene considerato come una locazione che sostituisce il fatto di
avere in proprietà un bene e quindi calcolare le q.te di amm.ti di quel bene, la loro natura quindi è di costo
fisso sempre nel limite di capacità produttiva stabile in in ottica di breve medio termine.
COSTO DEL PERSONALE in una prospettiva aziendale viene considerato come costo fisso perché a
prescindere che la capacità produttiva scenda i dipendenti sono pagati sempre in ugual modo. A meno che
non ci troviamo davanti ad un’azienda che ha una capacità produttiva sovra satura e che quindi faa fare un
sacco di straordinari ai suoi dipendenti.
Supponiamo di avere due aziende che hanno queste caratteristiche:
A B
Ricavi 100 Ricavi 100
Costi variabili (20) Costi variabili (80)
Marg. Contr . 80 Marg contr. 20
Costi fissi (70) Costi fissi (10)
Red.op.gest.car 10 Red.op.gest.car 10
A B
Ricavi Ricavi 200
200
Cv (40) Cv (160)
M.d.c. M.d.c. 40
160
CF (70) CF (10)
R.a.g.c 90 R.o.g.c. 30
È chiaro che in una prospettiva di sviluppo quella che sta meglio è la A.
Perché in una prospettiva di crescita riesco a spalmare meglio la quota preponderante data dai suoi costi
fissi mentre i costi variabili che hanno un incidenza più bassa cresce linearmente ma hanno un peso relativo
minore.
A B
Ricavi 50 Ricavi 50
Cv (10) Cv (40)
M.d.c (40) M.d.c. (10)
CF 70 CF (10)
R.o.g.c R.o.g.c. 0
(30)
Se è in flessione è meglio la B.
CONCLUSIONE non si può dire quale sia meglio xk dipende in che ambito sono, in quale settore sono,
che prospettiva ho.
Se ho una prospettiva di crescita dell’azienda allora l’ideale sarebbe avere una struttura di COSTI FISSI
PREPONDERANTE xk al crescere del volume di attività l’azienda tende a fare efficienza sui costi fissi, a
marginare di più e quindi a guadagnare anche di più a livello di reddito operativo aziendale.
Al contrario se sono in una fase di declino/maturità dove i volumi di attività tendono a flettersi, il rischio è
di rimanere in un margine di contribuzione che non è più in grado di coprire i costi fissi e quindi perdere
efficienza e quindi perdere di redditività.
Quando mi trovo davanti ad un azienda in fase di piena maturità che va verso il declino io posso consigliare
di VARIABILIZZARE i costi, cioè cercare di trasformare i costi fissi in costi variabili.
Come faccio a variabilizzare i costi?
ESTERNALIZZO I SERVIZI PRODUTTIVI , è un modo ricorrente a volte viene fatto anche incentivando i
dipendenti a costituirsi proprio aziende a cui vengo dotati anche i macchinari dall’azienda in modo che questi
si costituiscano delle loro piccole aziende che fanno servizi di produzione all’azienda da cui sono stati estratti
questi rami, a cui l’azienda madre da lavoro con l’invito di rivolverai anche al mercato in modo da ampliare la
possibilità di erogazione di quel tipo di servizio che solo per l’azienda sarebbe eccessivo in una prospettiva
di declino.
Le logiche (logica costi organizzati per funzioni, suddivisione costi interni ed esterni, suddivisione costi fissi e
variabili) che stiamo vedendo si possono COMBINARE soprattutto la prima e la seconda logica.
RICAVI
- COSTI VARIABILI DEL VENDUTO INDUSTRIALI
= MARGINE DI CONTRIBUZIONE INDUSTRIALE
NB i Cv NON INDUSTRIALI sono all’interno delle altre categorie di costi funzionali quindi in particolare
nei costi commerciali, meno frequente all’interno dei costi generali e amministrativi xk sono anche detto costi
di struttura che sono tipicamente FISSI. È difficile pensare ad un costo generale che dipenda dal volume di
attività.
Però ad es. se l’azienda esternalizzasse l’attività di fatturazione è probabile che il servizio esterno che cura
per conto dell’azienda dell’emissione delle fatture di faccia pagare un tot a fatture emesse quindi al crescere
del volume di attività cresce anche il costo della gestione amministrativa dell’emissione delle fatture.
In questo modo ho combinato la prima e la terza logica ricavando così un altro schema xk posso trasformare
e combinare chiavi interpretative dell’azienda in modo da ottenere delle rappresentazioni di risultati più
funzionali e utili rispetto alla realtà che sto considerando.
RICLASSIFICAZIONE SP
1. LOGICA FINANZIARIA E’ quella più diffusa, si fonda sulla riorganizzazione delle voci delle
attività e passività sulla base di due principi fondamentali.
Per quanto riguarda le ATTIVITÀ ci fondiamo su un PRINCIPIO DI LIQUIDABILITA che è il tempo
corrente xk un certo valore attivo si trasformi in disponibilità di denaro liquido tenendo conto della
destinazione di quel valore dell’attivo all’interno del funzionamento dell’azienda.
In funzione del tempo in cui si trasforma classifichiamo le attività in categorie diverse.
Per quanto riguarda le PASSIVITÀ seguono un PRINCIPIO DI ESIGIBILITÀ ovvero il tempo entro il
quale una passività si tradurrà in un uscita di denaro da parte dell’azienda.
Quindi la differenza tra disponibilità e liquidità differite e che nelle prime è necessaria un’attività operativa se
no non si trasformeranno mai in denaro, mentre nelle secondo non è necessaria un’attività operativa.
Esempi: ho un RATEO ATTIVO sull’affitto quando ad esempio io INCASSO IN VIA DIFFERITA ma la cui
competenza in parte è su quest’anno ad esempio io affitto un capannone industriale ad un cliente con
pagamento al 31/03 per un semestre che va dal 1/10 di quest’anno al 31/03 dell’anno prossimo quindi
l’emissione della fattura sarà l’anno prossimo però la competenza di una parte di quel ricavo è di quest’anno
quindi rilevo un RATEO ATTIVO (var. Num. Futura, competenza attuale), questa è una LIQUIDITÀ
DIFFERITA xk è una sorta di credito che questo esercizio ha nei confronti del futuro esercizio a fronte
dell’incasso che l’esercizio futuro fa anche per conto di questo esercizio.
Ho un RISCONTO ATTIVO: ho un affitto passivo su un capannone che prendo io in affitto che va dal 1/10 al
31/03 quindi una parte di canone e di competenza dell’esercizio futuro, quindi un risconto attivo è uno
STORNO DI COSTO che viene trasferito dall’anno 2020 quando viene sostenuto tutto il costo del semestre
all’anno 2021. Quando ho l’entrata di denaro? Io l’uscita di denaro ce l’ho il 1/10 ma quando ho un entrata di
denaro?
Il 31/03 non succede nulla non c’è un entrata di denaro. Quel servizio di locazione che l’azienda paga per
poter svolgere la sua attività ritorna in termini di disponibilità di denaro quando l’azienda incassa il prezzo dei
prodotti che realizza, che produce e vende utilizzando quello spazio di locazione.
Quindi è un valore attivo che per essere trasformato in denaro non riesco idee una ma MOLTE ATTIVITÀ
OPERATIVE che normalmente si completano nell’anno xk utilizzo lo spazio produttivo in questi 6 mesi di
affitto per produrre dei bene o servizi che vanno venduti normalmente ENTRO i 12 mesi e verranno anche
insssati ENTRO 12 mesi ma devo svolgere diverse attività operative.
Quindi si origina quando ho un costo con una manifestazione numeraria anticipata rispetto alla sua
competenza economica.
Quindi CONCLUSIONE:
ATTENZIONE!!!
Se non ho uno SP civilistico e parto da una situa contabile devo tenere presente che tutte le voci dell’attivo
sono considerate AL NETTO delle eventuali POSTE RETTIFICATIVE che trovo nel sistema contabile per
esempio f.do amm.to che scarica il valore dell’asset nei diversi CE è via via il f.do amm.to cresce di valore
fino a pareggiare il valore originariamente iscritto in relazione a quella immobilizzazione tecnica.
Ci sono altri f.di rettificativi tra cui F.do svalutazione dei crediti che va nell’ambito dei crediti che può essere
nell’attivo a breve termine (crediti entro i 12 mesi) o nell’attivo fissi netto (crediti oltre i 12 mesi).
Altro esempio f.do svalutazione partecipazioni quando ho una partecipazione iscritta che ha perduto di
valore quindi posso svalutare direttamente la svalutazione riducendone il valore dell’attivo oppure fare un
accantonamento ad un fondo svalutazione partecipazione, procedo ad una svalutazione diretta quando
ritengo che la perdita sia maturata con maggior mentre si tende ad utilizzare un f.do svalutazione
partecipazione qnd la perdita deriva da una valutazione di probabilità del fatto che ci sia quella perdita ma ha
un grado di esistenza probabile con un minor livello di certezza.
Altro esempio è il f.do svalutazione magazzino dove ci sono delle perdite di valore de magazzino rispetto ai
dati di costo (principio base di valutazione di magazzino è il PRINCIPIO DI COSTO) se l’azienda che ha fatto
il bilancio ha valutato che ci fosse un valore di magazzino inferiore al costo può o fare una svalutazione
diretta o accantonare un fondo svalutazione del magazzino quindi se si trova bisogna portarlo a rettifica
dell’attivo.
Per quanto riguarda l’ATTIVO M/L TERMINE non si hanno molte info rispetto ai tempi di liquidazione dei
valori dell’attivo quindi cosa si fa?
Si organizzano le attività immobilizzate con suddivisioni che derivano da un principio di organizzazione di
valori omogenei dal punto di vista della loro natura quindi troveremo:
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
IMM. IMMATERIALI
IMM. FINANZIARIE
Il punto non è la possibilità astratta, teorica di vendere un bene sul mercato entro i 12 mesi xk quasi tutti i
valori dell’attivo possono essere venduti entro l’anno ma allora non ci sarebbe la distinzione tra le due
“macroclasse”.
Il punto è lo SCOPO, la DESTINAZIONE che un determinato bene ha all’interno dell’azienda.
Un conto è un bene, sia pure immobile, che è già stato messo in vendita e che verrà venduto entro 12 mesi.
Un conto è un bene che all’interno dell’azienda svolge una funzione d’uso diversa x es. un capannone
industriale nel quale svolgo la mia attività produttiva, lo potrei vendere entro 12 mesi però non lo faccio
perché l’ho destinato a svolgere la mia attività produttiva.
Quindi ciò che rileva la distinzione dell’attivo non è l’astratta possibilità di vendere di un asset sul mercato
entro i 12 mesi ma la concreta possibilità che questo avvenga sulla base della destinazione d’uso del bene
dato dall’azienda. (Es. caso NAILARDI che ha trovato spazi più funzionali li ha presi in affitto e ha messo sul
mercato il proprio asset (terreni) ecco che se l’analista ha l’informazione quell’immobile che si va a vendere
deve e essere classificato nell’ambito delle Aattivita a breve termine).
L’analista può avere delle difficoltà nel fare una riclassificazione di questo tipo, anche se avesse
l’informazione, quando ha difficoltà di valutare le condizioni alle quali quel bene viene messo in vendita e
quindi la probabilità che quel bene si traduca in un entrata di denaro ENTRO i 12 mesi. ( perché un conto è
volerlo vendere un conto è se mi capita l’occasione lo vendo, nel dubbio beni immobilizzati si tende a tenerle
nelle immobilizzazioni se non ci sono info chiari in merito alla loro vendita entro i 12 mesi)
Per l’utilizzatore dell immobile che può essere un automobile o un macchinario.. è classificato nell’attivo
immobilizzato.
Ma per il produttore del bene (es. Fiat che fa macchine..) al 31/12 viene categorizzato nelle disponibilità xk è
un bene destinato ad essere venduto quindi si trova nel magazzino.
Perché ai fini di classificazione non e importante la natura de bene ma bensì la sua DESTINAZIONE
D’USO.
Per l’immobilizzazione quando il fornitore mi consegna il bene si estingue il credito ma in quel momento non
c’è nessun movimento di denaro quindi quando lo utilizzo per la produzione una volta realizzati i prodotti finiti
lì vendo sul mercato e una volta venduti ho l’entrata di cassa e rientro anche della quota di amm.to oltre ai
fattori produttivi.
Dunque l’anticipo va classificato nelle immobilizzazioni materiali in questo caso.
Se io do un anticipo per l’acquisto di materie prime ho l’entrata di denaro quando la materia prima
incorporata nel prodotto finito viene venduta sotto forma di prodotto finito ed incasso il prezzo, se il ciclo
produttivo avviene entro 12 mesi lo classifico tra le attività a breve termine più precisamente tra le
DISPONIBILITÀ xk c’è in attività operativa significativa perche lo devo ricevere, stoccare, organizzare in
magazzino e metterlo al servizio della produzione… quindi l’anticipo delle materie prime o merci ecc vanno
nelle DISPONIBILITÀ.
PATRIMONIO NETTO non si fanno particolari articolazioni. Viene chiamato EQUITY o CAPITALE DI
RISCHIO dal l’analista di bilancio e si compone da tre grandi categorie:
CAPITALE SOCIALE
RISERVE
RISULTATO D’ ESERCIZIO che concorre positivamente all’’equity se si ha un utile o negativamente se si ha
una perdita.
Come visto all’inizio del corso non è importante che le attività siano per forza maggiori delle passività (ovvio
non devono essere inferiori) ma è importante che ci sia COERENZA tra di loro.
Dunque confronto l’ammontare dell’attivo a breve termine con l’ammontare del passivo a breve termine se le
prime sono maggiori delle seconde ho una condizione di equilibrio significa che l’azienda è in grado nel
breve termine di far fronte alle uscite monetarie con corrispondenti entrate monetarie o risorse già liquide in
quel momento.
Poi ho investimenti in immobilizzazioni destinati a rimanere a lungo in capo all’azienda che devono essere
finanziati con mezzi abbastanza stabile come L’equity che è la più stabile delle risorse e può essere aiutata
dalle risorse/passività a medio lungo termine.
CAPITALE CIRCOLANTE NETTO è un indice o meglio un margine (differenze tra valori) di bilancio che
tende a dare allanalinsta di bilancio una percezione del grado di equilibrio tra le attività a breve e le passività
a breve termine e lo trovo proprio così:
ATTIVITÀ A BREVE - PASSIVITÀ A BREVE.
All’interno della suddivisione gestione caratteristica ho un ulteriore classificazione data da: (NB: l’attività e la
passività è circolante a PRESCINDERE DAL TEMPO di circolarità xk ci si basa su CICLI PRODUTTIVI)
ATTIVITÀ CIRCOLANTI DI GESTIONE CARATTERISTICA: es magazzino, crediti soprattutto quelli verso
clienti tutti quelli che rientrano nella gestione caratteristica, ratei e risconti
ATTIVITÀ NON CIRCOLANTI DI GESTIONE CARATTERISTICA
Ciò che le distingue è il fatto che un VALORE ATTIVO (Risorsa al servizio delle future gestioni) è circolante
de quella risorsa è destinata a partecipare a cicli di acquisto trasformazione e vendita una sola volta, quindi è
ad utilizzo singolo, partecipa ad un unico ciclo di acquisto trasformazione e vendita. Ad esempio ho un
magazzino ma il suo contenuto è sempre diverso, quando io prendo una materia prima e la utilizzo a fini
produttivi quella materia prima in se individuata non è più utilizzabile ha partecipato una volta è stata
trasformata in un semilavorato ed in un prodotto finito ed ora è diventata qualcosa di diverso poi diventa un
credito e poi cassa.
Altro esempio è il credito che sorge in relazione ad un ciclo trasformazione e vendita ed una volta incassato
si estingue.
I valori non circolanti sono relativi a risorse che partecipano a più cicli di acquisto trasformazione e vendita x
esempio i macchinari.
NB: Se io produco navi di grandi opere infrastrutturali ho un magazzino che partecipa ad un unico ciclo di
acquisto trasformazione e vendita (costruisco un viadotto e poi ho finito come se fosse un prodotto finito) xro
normalmente il tempo per costruirli ci vuole più di un anno e quindi ha una circolazione oltre l’anno, dunque
non è in attività a breve termine finché non arriva al termine ovvero alla consegna ma è un ATTIVITÀ
CIRCOLANTE.
Oppure ho beni strumentali che si consumano più volte all’anno (es. una penna che mi serve per fare più
lezioni quindi è un bene non circolante xk partecipa a più cicli ma dura meno di un anno quindi sul pino
strettamente finanziario ha senso metterla nelle attività a breve termine ma sul piano di pertinenza gestionale
è una posta non circolante xk partecipa a più cicli di produzione e vendita)
Se ho acquistato merci ho iva a credito questa iva la metto nella gest caratteristica xk in CE trovo il ricavi ,
dall’altro lato potrei avere un erario c/iva credito xk ho acquistato merci sono passività di gest car circolanti.
GESTIONE EXTTACARATTERISTICA
Abbiamo:
Attività di gestione accessoria in senso stretto: es. credito relativo all’affitto di un capannone non al
servizio della produzione e quindi dato in locazione (normalmente trovato tra i crediti v/clienti se si
può distinguere perché dettagliato nella nota integrativa allora lo metto nelle attività di gestione
ectracaratterstica più precisamente nelle att. di gestione accessoria in senso stretto altrimenti devo
fare la classificazione in base alla natura prevalente della posta quindi i cred V/clienti sono
principalmente collegati alla gest. Caratteristica ), titoli e partecipazioni che generano delle cedole
che metto nella gestione accessoria
Liquidità immediate che da un punto di vista reddituale producono proventi finanziari che nella nostra
definizione abbiamo collocato nell’ambito della gestione accessoria quindi abbiamo dato alla
gestione finanziaria una eccezione di sola gestione di approvvigionamento di mezzi finanziari. Però
le liquidita immediate su un piano PATRIMONIALE hanno un significato chiave (es. cassa) e dal
punto di vista patrimoniale c’è un legame che si collega all’attività accessoria e dipende dal fatto che
abbiamo messo i proventi finanziari nella ges.accessoria. Ma poi c’è anche un legame che è
biunivoco con la gest.finanziaria in termini di passività finanziarie, di solito penso a quali sono i suoi
debiti finanziari tenendo conto del fatto che eventualmente ha delle disp di cassa che può utilizzare x
rimborsare i suoi debiti finanziari cioè faccio delle considerazioni che mi porta al calcolo della
cosiddetta POSIZIONE FINANZIARIA NETTA. Inoltre le liquidità immediate di collegano anche alla
gestione caratteristica.
PASSIVITÀ FINANZIARIE: sono tutte le passività che danno luogo agli oneri finanziari trovati nella nostra
gestione finanziaria del CE.
Come si articolano? Secondo un criterio temporale:
PASSIVITÀ FINANZIARIE A BREVE TERMINE Banche c/c passivi, anticipo fatture…
PASSIVITÀ FINANZIARIE A M/L TERMINE prestiti obbligazionari, mutui…
C’è anche la POSIZIONE FINANZIARIA LORDA che è la stessa cosa ma con solo le passività quindi SOLO
il lato del passivo.
DOMANDE IMPO:
1. Ma i DEBITI TRIBUTARI delle imposte sul reddito che sono legati alla GESTIONE TRIBUTARIA del
CE?
Se io prevedessi dei debiti tributari per imposte sul reddito come indicazione separata sulla nota integrativa
dov’è li metto?! Dovrei prevedere una categoria a se stante xk le imposte sul reddito sono derivanti da un
reddito che è la somma dei redditi di tutte le sottogestioni (caratteristica, accessoria, finanziaria,straordinaria)
sul reddito imponibile che deriva dal RAI pago le imposte e quindi maturano i debiti tributari.
Il problema è che questo introdurrebbe un ulteriore categoria in una logica di riclassificazione già complessa
e dato che i debiti tributari si riferiscono maggiormente all’attività principale dell’azienda e quindi alla sua
gestione caratteristica quello che faccio in questa situa non è prendere anche la gestione tributaria ma
includere le voci della gestione tributaria nelle passività di gestione caratteristica e di norma sono considerati
nelle passività CIRCOLANTI di gest. Caratteristica anche se la circolarità di questa voce del passivo non è in
relazione a singoli cicli di acquisto trasformazione e vendita in se ma è relativa a cicli di maturazione del
reddito imponibile per cui i debiti tributari e anche il f.do imposte differite derivano da singoli cicli di
maturazione del reddito imponibile e quindi di maturazione di passività tributarie tra cui debiti tributari e f.do
imposte differite.
Quindi normalmente vengono classificati nell’ambito delle PASSIVITÀ CIRCOLANTI DI GESTIONE
CARATTERISTICA.
La gestione straordinaria è una nozione che ha rilievo reddituale ma non patrimoniale difatti non c’è in attività
e passività di gestione straordinaria xk quest’ultima deriva dal momento in cui si estingue un’attività o serve
una passività quindi ad esempio se io ho un bene (immobile di gest.car. O una partecipazione di
gest.accessoria) e lo vendo, io maturo un corrispettivo che finisce nelle liquidità immediate. Il bene non c’è
l’ho più diminuisce il valore dell’attivo per il valore di carico del bene, le liquidità aumentano per un importo
pari al prezzo di vendita complessivo dell’eventuale plusvalenza. Quindi ho una nuova risorsa al servizio
delle future gestioni che non è di per se straordinaria, io ce l’ho e la potrò usare ordinariamente per il futuro.
La STRAORDINARIETÀ sta nell’evento non nella consistenza quindi in un flusso positivo o negativo quindi
sul piano patrimoniale la nozione di attività o passività straordinaria non ha senso. Anche se vincessi il
Superenalotto quella disponibilità liquida diventa ordinaria per le future gestioni, e a disposizione dei miei
consumi finché non si esaurisce.