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IL BILANCIO

Sintesi principali definizioni (domande d'esame)

1. Bilancio ordinario
In Italia, lo schema di bilancio, prima del decreto del 2015 era composto da SP, CE, nota
integrativa e, infine, era allegata la relazione sulla gestione. Dal 2015 è stato aggiunto anche
il rendiconto finanziario.
Lo SP dà l’idea dell’andamento patrimoniale dell’azienda; ha una struttura rigida, ovvero è
imposto un ordine, quindi lo schema da seguire è fisso.
Il CE dà l’idea dell’andamento reddituale dell’azienda; è a valore della produzione e
prevede schemi fissi; i valori sono classificati per natura; è a sezioni contrapposte.
La nota integrativa contiene schemi quantitativi (aspetti contabili) affiancati da informazioni
di carattere qualitativo. Essa permette di capire i criteri di valutazione, i principi di bilancio,
le movimentazioni delle voci di bilancio, l’andamento generale dell’economia dell’azienda e
ulteriori info quali compensi dei soci, criteri partecipazioni, etc.
La relazione sulla gestione deve descrivere l’ambito in cui si è operato, le condizioni, la
geografia, etc. Ciò si chiama inquadramento generale, nel quale va specificato, poi,
l’andamento dei settori produttivi specifici a vari livelli.
Tale bilancio è obbligatorio per tutte le aziende, va approvato entro i 4 mesi successivi alla
chiusura d’esercizio (30 aprile) e depositato presso la camera di commercio entro 30gg.

2. Bilancio in forma abbreviata e bilancio per micro imprese


Oltre al bilancio ordinario, esistono anche il bilancio in forma abbreviata e quello per micro
imprese.
I requisiti del bilancio in forma abbreviata sono: 4,4 milioni di attivo, 8,8 milioni di ricavi e
50 dipendenti. Se non supero per 2 anni due di questi limiti allora posso redigere il bilancio
abbreviato. Cosa comporta tale bilancio? Nota integrativa ridotta, si può evitare la relazione
sulla gestione e non si fa il rendiconto finanziario (diventa parte della nota integrativa).
Un’azienda, per essere considerata micro impresa e, quindi, poter redigere il bilancio adibito
per tali tipi di imprese deve: avere un attivo che non supera i 150k; avere un totale di ricavi
che non supera 300k e avere un numero massimo di dipendenti pari a 5. Queste aziende
redigono solo SP, CE e nota integrativa.
È stata emanata una norma per cui è diventato obbligatorio, per evitare crisi d’impresa,
nominare un sindaco o un revisore per tutte le società che superano i limiti del bilancio in
forma abbreviata. Tale sindaco dovrebbe controllare i conti e segnalare a degli organismi di
controllo le eventuali problematiche pre-crisi aziendale. Ciò permetterebbe di evitare le crisi
d’azienda ma l’effetto pratico di tale provvedimento, nel tessuto italiano, è un disastro
poiché tale tessuto ha fisiologicamente debiti con lo stato.

3. Other comprehensive income


Lo IAS 1, principio contabile internazionale, ci definisce gli schemi di bilancio. Tale
principio ci dice che che il bilancio è composto da Stato Patrimoniale, Conto Economico,
Rendiconto Finanziario e prospetto delle movimentazioni del patrimonio netto. In
particolare, quest’ultimo comprende sia le variazioni del CE classico (utile/perdite) sia le
variazioni Other Comprehensive Income (OCI). L’OCI è uno schema di conto economico,
diverso da quello classico basato su utile/perdite, poiché in esso confluiscono tutti quegli
oneri e proventi non ancora realizzati. Questi ultimi, in particolare, sono collegati ai valori
fair che incidono sul patrimonio netto ma non sul conto economico.
4. One statement approach (in relazione a other comprehensive income)
È un approccio che comporta la redazione di un unico CE, che contiene sia le parti
tradizionali, sia gli other comprehensive income.
Gli OCI sono gli oneri e proventi non realizzati derivanti dai valori fair che incidono sul
patrimonio netto ma non sul conto economico. Per lo IASB (principio internazionale) puoi
decidere tu quale seguire tra one e two statement approach (che separa voci tradizionali di
CE da OCI, redigendo due CE separati), mentre per il FASB/SFAS 30 (principio americano)
puoi seguire solo il one statement approach.

5. Valore aggiunto
È identificabile come l’entità complessiva di ricchezza prodotta (o distrutta se negativo) al
netto dei fattori che hanno concorso alla sua realizzazione, ossia, in altre parole, è
l’attitudine dell’azienda, attraverso l’attività di acquisto-produzione-vendita di “aggiungere
valore” ai beni e ai servizi acquisiti presso terzi. Esso può essere considerato sia come
somma algebrica dei valori posti al di sopra di esso (nella riclassificazione CE) =
Produzione di valore aggiunto, sia come somma aritmetica dei componenti posti al di sotto
di esso (nella riclassificazione CE) = distribuzione del valore aggiunto.

6. Cos’è il MIL (margine industriale lordo)


La riclassificazione del CE secondo il criterio “Costi e Ricavi del Venduto” ti permette di
evidenziare il margine industriale lordo, inteso come il risultato dell’attività industriale in
senso stretto. Esso si calcola sottraendo ai ricavi della gestione caratteristica, i costi sostenuti
a fronte del processo di trasformazione industriale (RICAVI NETTI DI VENDITA –
COSTO PIENO INDUSTRIALE DEI PRODOTTI VENDUTI). Vengono dunque esclusi dal
calcolo tutti gli altri costi non industriali (cioè amministrativi, commerciali).

7. MOL
La riclassificazione del CE secondo il criterio “Valore e Costi della Produzione e Valore
Aggiunto” ti permette di evidenziare il margine operativo lordo, ovvero il risultato
economico della gestione caratteristica al lordo degli ammortamenti e degli accantonamenti.
Esso si calcola sottraendo al Valore Aggiunto [a cui si arriva con PRODOTTO DI
ESERCIZIO – (TOT. CONSUMO MATERIE + TOT. SPESE ESTERNE)] il totale dei costi
del personale, e infatti si può definire come la parte di VA che residua dopo la
remunerazione del costo del personale.

8. EBITDA
EBITDA è l’acronimo di Earnings Before Interests Taxes Depreciation and Amortization.
Esprime il reddito operativo prima di interessi, tasse e ammortamento di immobilizzazioni
materiali e immateriali. È dunque un indicatore di redditività che evidenzia il reddito di
un’azienda basato solo sulla sua gestione operativa. Esso è molto importante perché
moltiplicato per determinati multipli (legati al settore) ti fa risalire al valore dell’azienda.
L’EBITDA è importante inoltre perché, decurtato di vari valori economici, è vicinissimo ai
valori finanziari (flusso capitale circolante netto).

9. Riclassificazione stato patrimoniale secondo la pertinenza gestionale


La riclassificazione dello SP è un’operazione di predisposizione dei dati di bilancio per
l’analisi della gestione. È necessaria in quanto il bilancio civilistico non è predisposto con
criteri idonei ad effettuare tale analisi. Il criterio della pertinenza gestionale è in grado di
fornire un quadro di riferimento di base per meglio considerare le conseguenze finanziarie
delle decisioni aziendali, offrendo peraltro un immediato riscontro ai fini dell’analisi di
efficienza e redditività.
Tale metodologia ha il vantaggio di permettere una grossa separazione, distinguendo
nettamente quelli che sono gli investimenti operativi e quelli estranei alla gestione
caratteristica. Questa suddivisione consente, inoltre, di distinguere i movimenti di carattere
finanziario secondo la loro appartenenza a sfere decisionali diverse. Riclassifica l’attivo
secondo le varie aree gestionali, ovvero area caratteristica/operativa, area
patrimoniale/accessoria, area finanziaria e area fiscale, mentre riclassifica le passività sono
distinte in tipiche e finanziarie (debiti di finanziamento e mezzi propri). Tale tipo di
riclassificazione consente di: distinguere l’attivo tipico (gestione caratteristica) da quello
atipico (gestione extracaratteristica: finanziaria ed accessoria); apprezzare la redditività della
gestione operativa; apprezzare il fabbisogno di risorse della gestione operativa.

10.Rendiconto finanziario
Il risultato di carattere finanziario dipende dall’oggetto che ricerchiamo. Questi oggetti sono
2: la cassa, ovvero cassa, banca e titoli immediatamente liquidabili (max 3-4 gg); il capitale
circolante netto, ovvero la differenza tra attivo corrente (disponibilità di liquidità, liquidità
differite come crediti a breve e rimanenze) e passivo corrente (tutti i debiti a breve termine
come fornitori). Quando si fa l’analisi finanziaria non ricerchiamo il valore al 31/12, ma si
ricerca la variazione che va dal 1/1 al 31/12, ovvero il flusso. Questo flusso si ottiene
prendendo il PN d’inizio esercizio e prendendo quello di fine esercizio, la differenza è il
reddito (valore flusso). Per fare questa operazione, però, non posso utilizzare né lo SP,
perché mi indica i valori solo al 31/12, ovvero valori statici, né il CE, poiché ha i flussi
economici e non quelli finanziari. Si utilizza, invece, il rendiconto finanziario che serve per
capire: l’equilibrio finanziario attuale, quello prospettico, l’autofinanziamento reale, quello
successivo e potenziale e, infine, il fabbisogno finanziario.
L’andamento del flusso di cassa può essere spiegato dividendo le operazioni finanziarie in 4
diverse aree:
1 Gestione operativa o caratteristica corrente: racchiude il core business dell’azienda, è
definita corrente perché fa riferimento ai 12 mesi in cui solitamente si riesce a concludere un
processo produttivo; questa è l’area che produce autofinanziamento reale ed è sicuramente la
più importante.
2 Gestione operativa o caratteristica non corrente: è formata da tutti gli investimenti e
disinvestimenti di carattere operativo (es. acquisto FFR).
3 Remunerazioni finanziarie: comprende interessi attivi e passivi, intesi come tutti i proventi
e gli oneri di carattere finanziario (ad es. dividendi incassati intesi come proventi e dividendi
erogati intesi come oneri). I dividendi sono da considerare come “parte
dell’autofinanziamento dell’anno precedente”.
4 Finanziamenti e rimborsi: racchiude ogni tipo di finanziamento e di rimborso ed è l’area
che riguarda le entrate e le uscite del circuito del capitale proprio e di terzi.
Rimane un unico problema, ovvero l’area fiscale. Bisogna capire le imposte a quale area
appartengono. In tal caso si attua un’operazione di splitting fiscale con la quale si divide
l’importo delle imposte pagate dall’impresa in base all’analisi della formazione di
quest’ultime e si imputa le parti di imposta trovate alle corrispondenti aree.

11.Perché non riusciamo ad avere info dal conto economico e dallo stato patrimoniale e di
conseguenza le andiamo a prendere dal rendiconto?
Sappiamo che esiste una differenza tra valori finanziari e valori economici, e per trovare le
motivazioni dei flussi non possiamo basarci né su SP, che ha valori statici e non dice come si
originano, né su CE, che ha valori dinamici (di flusso), ma solo economici. Pertanto ci
servirà il Rendiconto Finanziario che mi serve a capire:
• Equilibrio finanziario attuale
• Equilibrio finanziario prospettico
• Autofinanziamento reale
• Autofinanziamento successivo e potenziale
• Fabbisogno Finanziario

12.Capitale circolante netto


Il CCN è la differenza tra attivo corrente e passivo corrente. Nella riclassificazione dello SP
con il criterio finanziario esso è un importante indicatore del rischio insieme al MT (margine
di tesoreria) e al MS (Margine di struttura). Nella riclassificazione dello SP con il criterio
della pertinenza gestionale, si parla invece di CCNT = CCT (capitale circolante tipico) -
passività della gestione caratteristica corrente.

13.Free cash flow


Il free cash flow rappresenta il flusso di cassa disponibile per l'azienda ed è dato dalla
differenza tra il flusso di cassa dalle attività operative e il flusso di cassa per investimenti in
capitale fisso.
Come si trova? Prendo il flusso di cassa della gestione corrente e levo gli impegni non
discrezionali (possono essere considerati non discrezionali tutti gli investimenti
assolutamente necessari affinché l’azienda possa continuare ad operare nel rispetto
dell’economicità della gestione, ad esempio un mutuo).

14.Fabbisogno finanziario residuale


Ammontare dei mezzi monetari necessari per finanziare gli investimenti programmati al
netto dei mezzi monetari che il circuito degli investimenti riconsegna alla disponibilità
dell’impresa.

15.Autofinanziamento reale
L’autofinanziamento reale è la variazione di cassa, relativa alla gestione corrente operativa,
di un anno. Dunque possiamo affermare che l’area della gestione operativa (o caratteristica)
corrente produce l’autofinanziamento reale. Più nello specifico il flusso di cassa nella
gestione operativa (o caratteristica) corrente è entrate correnti (ricavi + ∆crediti) – uscite
correnti (costi monetari + ∆debiti), e prende anche il nome di autofinanziamento reale.

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