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IMMOBILIZZAZIONI

RIPASSO

Risposte sintetiche a domande d'esame frequenti

Brevetti
I brevetti, insieme a marchi, diritti d’autore, licenze o modelli ornamentali, fanno parte dei beni
immateriali, ovvero beni così denominati, in quanto sono collegati ad un documento che legittima e
protegge giuridicamente il loro utilizzo (ciò rappresenta la differenza tra beni immateriali e oneri
pluriennali). I brevetti, in realtà, spesso nascono da progetti che hanno costi di sviluppo: infatti,
ipotizzando un progetto di durata triennale che ha dei costi di sviluppo, al termine di questi 3 anni
l’imprenditore può decidere di brevettare la tecnologia sviluppata; in tal caso, da un punto di vista
contabile, il costo di sviluppo legato al brevetto (maggiorato del valore iniziale di registrazione
dello stesso) passa dalla voce “oneri pluriennali” a “beni immateriali”. Un brevetto viene registrato
successivamente ad un’innovazione originale, lecita, nuova e sviluppabile in modo industriale. Può
essere registrato presso l’ufficio di Madrid o l’ufficio italiano (attraverso un deposito telematico alla
camera di commercio) e la sua durata max è di 20 anni, per cui il max periodo di ammortamento è
20 anni.

Marchi
I marchi sono beni immateriali collegati ad un documento che legittima e protegge giuridicamente il
loro utilizzo. Esso è finalizzato a contraddistinguere i prodotti o servizi di un’impresa da quelli di
altre. Un marchio è dunque un elemento identificativo di un determinato oggetto: esso deve essere
nuovo, lecito e originale, e la durata della protezione è decennale ma sono previsti rinnovi.

Costi di impianto e ampliamento


I costi d’impianto e di ampliamento nella prassi contabile, si considerano un investimento in fattori
produttivi preliminari, necessari per rendere operativa l’impresa in termini di assetto organizzativo.
Tra i costi di impianto, confluiscono tutti i costi sopportati dall’azienda nella fase di costituzione.
I costi di ampliamento sono invece rappresentati da tutti i costi, sostenuti in un momento successivo
alla costituzione dell’azienda, indispensabili per il potenziamento dell’attività o finalizzati
all’incremento delle capacità operative dell’impresa.
I costi di impianto e ampliamento hanno una forma di capitalizzazione detta distinta perché non
passa per il CE ma viene imputata direttamente a SP.
Gli amministratori hanno la facoltà di capitalizzare i costi, è necessario però dimostrare la
correlazione tra costi sostenuti ed i ricavi futuri (può essere dimostrato attraverso un business plan)
in modo che il collegio sindacale possa approvare la capitalizzazione (ammortamento non superiore
a 5 anni).
Per il FASB e lo IASB i costi di impianto e ampliamento non possono essere capitalizzati perché
non è possibile trovare una correlazione tra costi e ricavi futuri.

Esempi di costi di impianto e ampliamento


Tra i costi di impianto possiamo trovare: spese notarili, imposte e tasse per la registrazione,
iscrizione dell’atto costitutivo, spese per ricerca e addestramento del personale, avviamento
impianti e produzione.
I costi di ampliamento possono essere: modifiche dell’atto costitutivo e dello statuto, aumento di
capitale, fusione, scissione e trasformazione, ristrutturazione interna, avvio di nuovi processi
produttivi, ammodernamento locali.

Ammortamento Immobilizzazioni materiali in base a cosa si calcola?


L’ ammortamento è la quota del costo di un fattore a fecondità ripetuta di competenza di
quell’esercizio. Come si calcola? Non necessariamente l’ammortamento è in quote costanti, infatti
può capitare che io debba operare, durante gli anni dell’ammortamento, una svalutazione poiché
scopro di avere un valore di realizzo indiretto minore (se la perdita è considerata durevole - OIC 24,
che è l’unico principio che fa capitalizzare i costi di impianto e ampliamento). In tal caso la mia
quota di ammortamento dell’esercizio cambierà. Se invece dopo un anno ci accorgiamo che la
perdita non è durevole, possiamo operare un Ripristino di valore, nei limiti del piano di
ammortamento originale. Ricordiamo inoltre che non posso distribuire utili fino a concorrenza per
un ammontare pari al costo non ancora ammortizzato del costo d’impianto e di ampliamento, a
meno che non abbia riserve di utili disponibili in bilancio.

Valore recuperabile
Il valore recuperabile è il più alto tra valore fair e valore d’uso. Se il valore recuperabile di
un’immobilizzazione è inferiore al suo valore contabile, l’immobilizzazione si rileva a tale minor
valore. La differenza è imputata nel conto economico come perdita durevole di valore.

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