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MISURE ECONOMICHE D’AZIENDA

L’ATTIVITÀ ECONOMICA
Attività economica: è l’insieme delle operazioni il cui obiettivo è la produzione e il consumo di beni
economici, ossia beni e servizi che soddisfano i bisogni delle persone.

Per poter svolgere l’attività economica in modo duraturo e autonomo, l’impresa deve rispettare la condizione
di economicità.
Il principio dell’economicità è il rispetto dell’equilibrio reddituale e monetario nel medio-lungo periodo.
Equilibrio reddituale: devo essere in grado di remunerare con i componenti positivi di reddito tutti i fattori
produttivi. Ricavo>costi.
Equilibrio monetario: entrate>uscite. Esprime la capacità dell’impresa di far fronte agli impegni di
pagamento.
Bisogna porre attenzione a questi due equilibri che portano ad un equilibrio finanziario (operazioni di
raccolta delle risorse finanziarie).

LA CONTABILITÀ GENERALE: è un insieme di regole e strumenti il cui prodotto finale è il bilancio di esercizio.
Misuriamo e diamo un valore a tutte le operazioni che fa la nostra impresa. Alla fine si va a costruire il bilancio.
Questo strumento permette di dirci se c’è economicità.
La contabilità generale utilizza il metodo della partita doppia.

BILANCIO DI ESERCIZIO: È una sintesi periodica dell’economia dell’impresa, ossia la situazione economica,
patrimoniale e finanziaria. È uno strumento informativo che serve a soci e terzi per prendere delle decisioni
consapevoli e razionali.
Il bilancio di esercizio deve essere chiaro, veritiero e corretto.

Per svolgere l’attività economica e per misurare l’economicità ci sono 3 macro processi: gestione,
organizzazione e rilevazione.
Rilevazione vuol dire tenere traccia di tutte le operazioni.

GESTIONE
Insieme di tute le operazioni direttamente finalizzate alla produzione e al consumo di beni e servizi
economici. Queste operazioni vengono fatte in modo continuo e sono tutte interconnesse. L’obiettivo è
produrre il prodotto per soddisfare il bisogno. La gestione è il fenomeno da osservare tramite il bilancio, che
evidenzia il processo di formazione del reddito relativamente a un determinato periodo di riferimento e la
consistenza e composizione del capitale al termine di quel periodo.
RIVELAZIONE
È la raccolta sistematica di dati e informazioni relative alle operazioni di gestione. Gli strumenti che
utilizziamo ci permettono di mettere tutti gli elementi nel bilancio. Il loro fine è la valutazione
dell’economicità.
La rappresentazione avviene attraverso il sistema di contabilità generale e il bilancio che descrive le modalità
di osservazione del fenomeno di gestione.

IL SISTEMA DI CONTABILITÀ GENERALE E DI BILANCIO


- Il metodo di rilevazione è la partita doppia,
- Lo strumento è il conto (o mastrino) nel quale mettiamo i valori quantitativi e qualitativi,
- Le regole di registrazione, ogni conto ha un titolo e si riferisce ad un determinato oggetto, è diviso
in 2 sezioni (sx dare (+), dx avere (-)). Il saldo è la somma degli acquisti che poi scriverò nel bilancio.
L’obiettivo finale è il bilancio. Rappresentare gli effetti economici, patrimoniali e finanziari della mia gestione.

LE OPERAZIONI DI GESTIONE DA RILEVARE


- Relazione con l’ambiente economico: operazioni di gestione esterna ed interna.
Il sistema di contabilità generale rileva solo le operazioni di gestione esterne.
Gestione esterna: insieme delle operazioni fondate sullo scambio (monetario), esempio acquisto di materie
prime. Ha rilevanza diretta sul bilancio.
Gestione interna: operazioni finalizzate al trasferimento interno di condizioni produttive. Hanno rilevanza
indiretta nel bilancio.
- Dinamica dei valori e la loro tipologia: dinamica reddituale e monetaria.
Dinamica reddituale: rappresenta la base di riferimento per rilevazioni di costi e ricavi. Racchiude i valori
economici e vanno nel conto economico.
Dinamica monetaria: insieme di operazioni per le quali si origina un effetto monetario. Valori monetari, si
riferiscono alle entrate e alle uscite
- Tipologia di operazioni in funzione delle operazioni parziali: gestione caratteristica (attività
principale dell’impresa), gestione patrimoniale (investimenti), gestione finanziaria (debiti e crediti),
gestione tributaria.
Occorre raggruppare in sottogruppi omogenei queste gestioni. Le operazioni di gestione vengono rilevate
nella contabilità generale evidenziando 2 profili: monetario e reddituale.
Partita doppia: sommatoria dei + deve essere uguale in -. Ad ogni valore positivo deve esserci il corrispettivo
valore negativo.
Il segno viene attribuito a seconda della dinamica monetaria.

Oltre ai valori monetari che fanno parte del sistema degli scambi, ci sono i valori finanziari che riguardano
il sistema di finanziamenti (composta da soci o terzi finanziatori).
Capitale proprio o sociale è la somma di denaro messa dai soci che permette all’impresa di partire. Il capitale
proprio aumenta nel – se la società deve dei soldi ai soci.
Valori reddituali sono i costi e i ricavi. Tutti i costi hanno segno +, tutti i ricavi hanno segno -.
Entrate segno + e uscite segno -.

LIBRO GIORNALE: è un altro modo per scrivere le operazioni nei mastrini. Le operazioni vengono rilevate in
ordine cronologico.

Le gestioni parziali: gestione ordinaria, comprende tutte le attività normalmente svolte dall’imprese,
gestione straordinaria, operazioni che hanno natura eccezionale.
Gestione caratteristica è la gestione fondamentale, sono le operazioni fra clienti, fornitori e lavoratori.
Gestione patrimoniale: operazioni legate all’investimento del surplus monetario prodotto.
Gestione finanziaria: è composta dall’insieme delle operazioni legate al reperimento delle risorse finanziarie.
Gestione tributaria: operazioni legate al carico fiscale.

COMPOSIZIONE DEL BILANCIO DI ESERCIZIO. IL PERIODO AMMINISTRATIVO E L’ESERCIZIO


Il bilancio è formato da una serie di tavole che possono essere quantitative o qualitative. Serve per dare
informazioni a tutti gli stakeholder dell’impresa per capire il funzionamento di essa.
- Le tavole quantitative sono il conto economico (costi e ricavi), stato patrimoniale (investimenti e
finanziamenti) e rendiconto finanziario (analisi della dinamica monetaria, ovvero considero la
liquidità e analizzo come è variata nel corso dell’anno).
- Documenti quali/quantitativi, servono obbligatoriamente la nota integrativa, la relazione sulla
gestione che permettono di spiegare i valori che abbiamo nel conto economico e nel saldo
patrimoniale. Dopo di che c’è la relazione degli organi di controllo.
In quasi tutti i bilanci c’è la lettera agli azionisti, in cu l’amministratore delegato parla agli azionisti.
Utile netto, vuol dire dopo aver pagato le imposte, il quale o si distribuisce tra i soci o si può utilizzare per
altre finalità utili all’azienda. Parte dell’utile deve essere tenuto da parte.
I documenti quali/quantitativi raccontano e danno numeri su determinate informazioni.
Calcoliamo il flusso finanziario per capire se è in equilibrio con i costi di gestione caratteristica.

CONTO ECONOMICO
Illustra la consistenza quantitativa e la composizione qualitativa del reddito di esercizio. Va a rilevare il profilo
reddituale delle operazioni di gestione, contrapponendo due valori flusso, costi e ricavi. L’obiettivo è rilevare
la perdita o l’utile.
I costi sono l’impiego e il consumo di fattori produttivi. I ricavi sono la cessione di fattori produttivi.
Se ricavi>costi ho un utile, altrimenti perdita.

Il conto economico è una forma scalare, detta anche a sezioni unite, è formato dalla presenza di un’unica
sezione in cui vengono raccolti i valori. Devo distinguere i costi e i ricavi in relazione all’area di gestione.
Il conto economico deve essere schema rigido, ovvero che non si può cambiare in base alla legge.

Nel mastrino, inserisco gli utili nei costi (+) per bilanciare il saldo.

STATO PATRIMONIALE
Viene rilevato il profilo patrimoniale/finanziario/monetario delle operazioni di gestione. La determinazione
delle condizioni patrimoniali e passive avviene in un preciso momento (valori fondo).
Rileviamo 2 condizioni patrimoniali: Attive (attività e investimenti), Passive (passività, fonti di
finanziamento).
Attivo-Passivo= patrimonio netto (-).
Il codice civile ci dice cosa dobbiamo mettere nello stato patrimoniale, i valori numerari (monetari) e i valori
rappresentativi di processi in corso.
La tavola dello stato patrimoniale è collegata ai periodi presenti con i successivi.

Competenza dell’esercizio, influenza il risultato di esercizio e devo chiedermi se nel periodo amministrativo,
l’utile che ho se l’ho ottenuto in quel determinato periodo amministrativo.
Il patrimonio netto è formato da capitale sociale, le riserve di utile che si formano con la destinazione a
riserva del risultato, risultati di esercizio (utile o perdita), sono il collegamento fra CE e SP.

RENDICONTO FINANZIARIO
Ci permette di studiare il profilo monetario, di solito si prende in considerazione la liquidità e cerchiamo di
capire quali sono le entrate e le uscite di cassa.
Vi sono i valori di flusso: entrate/uscite di liquidità nel periodo amministrativo. I flussi monetari vengono
raggruppati per gestioni parziali.

NOTA INTEGRATIVA
Scriviamo tutti ciò nelle tavole precedenti e dobbiamo scriverlo perché previsto dalla legge.
Ci dice la percentuale di ammortamento utilizzato. Da delle informazioni sull’andamento della gestione.
Dà anche informazioni sulle condizioni di mercato in cui opera l’impresa. Condizioni interne dell’impresa.
Informazioni sul profilo reddituale/patrimoniale/finanziario.
L’UE chiede anche alle grandi aziende con determinate caratteristiche, informazioni sulla sostenibilità,
welfare sociale, percentuale di donne nell’impresa.
ESERCIZIO
Ogni volta che faccio un acquisto pluriennale va fra gli investimenti. I fattori produttivi a fecondità ripetuta
sono investimenti e vanno nello stato patrimoniale (segno +)
Il risultato è il valore netto dell’impianto. Il valore netto lo metto nelle attività dello stato patrimoniale.
Quando i soci mettono della disponibilità di denaro, va nel patrimonio netto (-).
Nel rendiconto finanziario i segni sono opposti.
La disponibilità di cassa la metto nello stato patrimoniale (+).
L’ammortamento lo metto nei costi del conto economico (+).
La perdita del conto economico la inserisco nel - dello stato patrimoniale. È il collegamento fra le 2 tavole.
Nella nota integrativa vado a mettere la percentuale dell’ammortamento.

REDDITO DI ESERCIZIO
L’economicità ci dice che dobbiamo misurare il reddito, ci può essere il reddito globale, ovvero di tutta la vita
dell’impresa, oppure c’è il reddito di esercizio, che è una misura periodica del reddito di ogni anno.
Principio di competenza:
- competenza temporale (periodo amministrativo);
- competenza economica (esercizio), ovvero che i costi e i ricavi vengono correlati rispetto ad un
determinato periodo che corrisponde all’esercizio, in modo indipendente dalla manifestazione
monetaria. Devo controllare a fine anno tutti i costi e ricavi e ciò che non riguarda con l’esercizio
dell’anno, lo devo spostare all’anno successivo. Questo ci permette di misurare il reddito di esercizio.
Durante il periodo amministrativo, costi e ricavi vengono solo rilevati in ordine cronologico.
Questo ci permette di capire perché troviamo i ratei e i risconti, che sono tutte quelle operazioni che ci fanno
rispettare il principio di competenza economica.

Quali sono i valori di competenza economica che vengono attribuiti al nostro periodo amministrativo.
Dal periodo amministrativo ho tutto in ordine cronologico, devo passare dalla competenza temporale a
quella economica.
Devo valorizzare anche i processi che non sono ancora conclusi. Vengono rilevate il 31/12, prima della
formazione del conto economico, sono 2 macro operazioni: operazioni di integrazione e operazioni di rinvio.
Devo essere in grado di capire se ci sono queste operazioni, che valore devo attribuire e se ci sono processi
ancora non conclusi che devo rilevare. Riguardano solo costi e ricavi.

ESERCIZIO: parliamo di un’unità economica relativa, perché costi e ricavi devono essere correlati tra di loro.
Economica, vuol dire che gli effetti reddituali seguono il principio di competenza economica.
Relativa, considero il profilo reddituale in un determinato tempo di esercizio (12 mesi).

Competenza economica indipendente dalla manifestazione monetaria. Faccio operazioni di integrazione e


rinvio.
- Le quantità economiche certe: derivano da un processo di misurazione oggettivo, richiamano una
nozione di verità e si riferiscono a operazioni rilevate durante il periodo amministrativo.
- Le quantità economiche stimate: derivano da una misurazione soggettiva, sono valori che
approssimano la realtà e valori che generalmente sono verificabili in futuro, si riferiscono a
operazioni rilevate a fine periodo amministrativo.
- Le quantità economiche congetturate: derivano da una misurazione soggettiva basata su ipotesi
gestionali future date le condizioni produttive presenti, derivano da valori che ricercano la
congruenza con la realtà e si riferiscono a operazioni rilevate a fine periodo amministrativo.

Il reddito di esercizio è un valore congetturato ed è una rappresentazione soggettiva (stimo alcuni valori),
ma fedele della situazione economica aziendale.

COME RILEVO QUESTE OPERAZIONI?


- OPERAZIONI DI INTEGRAZIONE: rilevazione costi/ricavi di competenza economica dell’esercizio la
cui manifestazione monetaria/finanziaria non si è ancora verificata alla fine del periodo
amministrativo (incasso/pagamento è posticipato).
- OPERAZIONI DI RINVIO: rilevazione di costi/ricavi di competenza economica di esercizi futuri, la cui
manifestazione monetaria/finanziaria è già avvenuta (incasso/pagamento anticipato).
Hanno data di rilevazione il 31/12 (fine del periodo amministrativo) e in partita doppia alimentano un
Conto Economico e uno Stato Patrimoniale.

OPERAZIONI DI INTEGRAZIONE
RATEO PASSIVO E ATTIVO: valori di Stato Patrimoniale corrispondono ricavi (rateo attivo +), costi (rateo
passivo -) di competenza economica dell’esercizio con manifestazione monetaria/finanziaria posticipata
rispetto alla chiusura del periodo amministrativo.

FONDI RISCHI E ONERI: fondi rischi futuri (SP-) e fondi oneri futuri (SP+). Valori di SP che accolgono COSTI di
competenza economica dell’esercizio relativi a rischi/spese future (pagamento posticipato).
Il costo di competenza che transita nel CE+, viene denominato ACCANTONAMENTO (mastrino
accantonamento (+) e fondo accantonamento (-)).
Il fondo (SP-) può formarsi nel tempo ed è uguale alla sommatoria degli accantonamenti rilevati ogni
esercizio.
La funzione dei fondi è quella di non far ricadere quote di costo di competenza di esercizi precedenti in
esercizi futuri.

FATTURE DA EMETTERE E DA RICEVERE: si tratta di valori di Stato Patrimoniale riferiti a scambi commerciali
già effettuati alla chiusura del Periodo Amministrativo per i quali manca momentaneamente la
documentazione contabile di riferimento (la fattura).
- Fattura da emettere (SP+), prodotti e merci consegnati ai clienti per i quali non è stata emessa la
relativa fattura→ VENDITE.
- Fattura da ricevere (SP-), prodotti, merci e servizi ricevuti dai fornitori per i quali non è pervenuta la
relativa fattura→ ACQUISTI.
Applicando il principio della competenza economica, i valori economici di queste operazioni devono essere
rilevati al momento di esecuzione della prestazione e non nel momento in cui si riceve o emette il documento
amministrativo di riferimento.

IMPOSTE: si tratta di imposte dovute all’Erario (finanze da parte dello stato), calcolate sul reddito imponibile
(differenza ricavi e costi); sono costi di competenza dell’esercizio con manifestazione finanziaria futura.
Ricavi – costi= risultato ante imposte (lordo).
Risultato ante imposte (lordo) – imposte sul reddito = utile/perdita dell’esercizio.

OPERAZIONI DI RINVIO
RISCONTI
Si tratta di valori di Stato Patrimoniale a cui corrispondono quote di costo (Risconto attivo) o quote di ricavo
(Risconto passivo) da rinviare ad esercizi futuri.
Manifestazione finanziaria anticipata rispetto alla competenza economica. Sono operazioni già presenti in
Contabilità in base alla competenza temporale: incasso avvenuto o pagamento effettuato.
- Risconti attivi, SP (+). Riguardano quote di costi da rinviare di competenza dei successivi periodi
amministrativi; costituiscono costi anticipati.
- Risconti passivi, SP (-), quote di ricavi da rinviare di competenza dei successivi periodi amministrativi;
costituiscono ricavi anticipati.

AMMORTAMENTO
È il procedimento tecnico contabile di ripartizione del costo di un fattore produttivo pluriennale negli esercizi
in cui il fattore fornisce il suo contributo al reddito.
Si suddivide quindi il costo pluriennale dei beni a fecondità ripetuta tra i periodi amministrativi di utilizzazione
economica (IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E IMMATERIALI). È necessario individuare il costo di competenza
dell’esercizio rappresentativo della partecipazione delle immobilizzazioni alla formazione del reddito
(pagamento anticipato).
Si effettua tramite il Piano di Ammortamento che deve essere razionale (ripartizione coerente con le
caratteristiche del bene) e sistematico (operato in ogni esercizio).
- QUOTA DI AMMORTAMENTO: CE (+).
- FONDO DI AMMORTAMENTO: SP (-).

RIMANENZE FINALI
Si tratta di un costo sospeso: esso indica la quota di costi sostenuti nell’anno ma rinviati in futuro per acquisti
di beni o materiali che non sono ancora stati venduti o utilizzati all’interno del processo produttivo. Sono
quindi grandezze comuni a due o più esercizi.
- RIMANENZE FINALI: CE (+), rettifica di costo.
- RIMANENZE FINALI: SP (-), attività.
SVALUTAZIONE DEI CREDITI
Si tratta di un costo in sospeso: individuano quote di costi di competenza dell’esercizio legate al probabile
mancato incasso dei crediti.
Eventuali perdite non devono gravare negli esercizi in cui si manifestano finanziariamente ma devono essere
di competenza dell’esercizio in cui si origina il credito.
I crediti devono essere iscritti al presumibile valore di realizzo: è quindi necessario operare una correzione al
termine di ogni periodo amministrativo.
- SVALUTAZIONE CREDITI: CE (+).
- FONDO SVALUTAZIONE CREDITI: SP (-). Somma delle quote di svalutazione rilevate in ogni periodo
amministrativo.
Il VALORE NOMINALE è il valore esposto in fattura, a cui sono iscritti i crediti al momento della rilevazione
iniziale.
Il VALORE NETTO è il valore ottenuto della differenza tra il valore nominale e il Fondo Svalutazione Crediti.

CAPITALIZZAZIONE DI COSTI LEGATI ALLE COSTRUZIONI INTERNE


Sono le quote di costo da rinviare agli esercizi successivi in quanto di competenza futura. In questo caso
l’azienda che ne ha le capacità e le risorse provvede a realizzare in proprio le proprie immobilizzazioni.
Si tratta di un “oggetto complesso” ottenuto impiegando diversi fattori produttivi. Capitalizzare significa
trasferire i valori del Conto Economico allo Stato Patrimoniale mediante l’utilizzo del conto incrementi di
immobilizzazioni per lavori interni (CE -) in contropartita all’immobilizzazione di SP.
- INCREMENTI PER LAVORI IN CORSO: CE -, si tratta di una rettifica di costo.
- COSTRUZIONI IN ECONOMIA (O IMMOBILIZZAZIONI IN CORSO): SP +, non si ammortizza,
l’ammortamento decorre dal momento in cui il bene entra in funzione.

FASI OPERATIVE DI COSTRUZIONE DI BILANCIO

REDDITO DI ESERCIZIO E CAPITALE DI FUNZIONAMENTO


Con la costruzione del bilancio di esercizio si determinano queste due grandezze.
Utile o perdita di esercizio, è la grandezza che emerge dalla chiusura del Conto Economico, esprime il risultato
dell’attività svolta dalle diverse aree della gestione.
Patrimonio netto, è la grandezza che emerge dallo Stato Patrimoniale.
LA COSTITUZIONE DELLA SOCIETÀ E LE SPESE RELATIVE; IVA E SISTEMA DELLE RITENUTE ALLA FONTE
(ESERCIZI)
Devo scegliere la forma giuridica dell’azienda. Il soggetto giuridico è una persona alla quale fanno capo diritti
ed obblighi derivanti dalla costituzione.
- S.N.C.: Soci in Nome Collettivo. Tutti i soci sono illimitatamente responsabili per le obbligazioni
sociali.
- S.A.S.: Società in Accomandita Semplice. Ci sono soci accomandatari che sono illimitatamente
responsabili e soci accomandanti, ovvero che la responsabilità è limitata alla quota di capitale sociale
conferito.
- Ci sono società capitali: SPA, SRL, SAPA. Soci sono limitatamente responsabili per le obbligazioni
sociali.

LA COSTITUZIONE DI UNA S.p.A.


In una SpA il Capitale sociale è suddiviso in Azioni, ovvero in titoli con uguale valore nominale rappresentativi
della partecipazione sociale. Nelle società per azioni il Capitale sociale minimo è pari a 50.000€.
Per farlo si va dal notaio e si stipula un atto costitutivo, entro 30 giorni da questo atto viene depositato e
viene iscritta la mia società nel registro delle imprese nella camera di commercio.
Nei 30 giorni c’è la sottoscrizione integrale del Capitale Sociale, versamento del 25% dei conferimenti in
denaro, integrale liberazione dei conferimenti di beni/crediti, preparazione relazione di stima…
Le rilevazioni contabili da fare sono:
- Sottoscrizione integrale del Capitale Sociale.
- Versamento del 25% dei conferimenti in denaro.
- Conferimento di beni/crediti integralmente.
Il mastrino azionisti c/sottoscrizione va in SP+, capitale sociale SP-.
Il credito verso il socio va in SP+ essendo attività. Immobile va in SP+. Crediti in SP+.

In caso in cui si conferiscono beni in natura/crediti entro 6 mesi dalla sottoscrizione del Capitale Sociale è
necessario effettuare una verifica e revisione della relazione.
Se dalla verifica si conferma il valore del bene apportato, non si rileva nulla.
Se emerge che il valore dei beni/crediti apportati è inferiore di oltre 1/5 del valore dichiarato, obbligo a
ridurre il capitale sociale, oppure il socio può versare la differenza in denaro o recedere la società.

SPESE RELATIVE ALLA COSTITUZIONE DELLA SOCIETÀ


Le spese notarili quali: il regime IVA, il regime delle ritenute alla fonte.
Queste spese sono costi di impianto (immobilizzazioni immateriali) e vanno nello SP+.
IVA: Imposta sul Valore Aggiunto, è un’imposta indiretta erariale che colpisce i consumi. Si applica a cessione
di beni o prestazioni di servizi se effettuate nell’esercizio di arti, professioni o attività d’impresa, svolta sul
territorio italiano.
Estranee: non sono soggette a IVA le operazioni in cui manca il requisito di soggettività e territorialità.
Escluse: sono altre operazioni che invece non sono soggette a IVA, alle quali manca il requisito
dell’oggettività.

OBBLIGHI DELLE OPERAZIONI A IVA


- Fatturazione: documento contabile a supporto FATTURA;
- Registrazione sui registri contabili;
- Liquidazione;
- Dichiarazione periodiche e dichiarazione annuale.
Imponibile: rappresenta il costo del bene o del servizio (acquisti) o il ricavo derivante dalla cessione di beni
o prestazione di servizi (vendite).
Aliquota: è la percentuale di imposta che si applica all’imponibile.
- IVA su acquisti è un credito verso l’erario e va in SP+.
- IVA su vendite è un debito e va in SP-.

Registrazione contabile: registro le fatture di acquisto e di vendita, le operazioni verso i privati.


Liquidazione dell’IVA: confronto periodico tra IVA a debito e IVA a credito.
Se IVA a credito > IVA a debito: rilevo credito IVA
Se IVA a credito < IVA a debito: rilevo e verso il debito IVA.

LE RITENUTE ALLA FONTE


Sostituto d’imposta: riceve una prestazione ed eroga un compenso, si tratta di società di capitali, società di
persone, persone fisiche esercenti attività di impresa, arti e professioni (società).
Sostituito d’imposta: colui che effettua la prestazione e riceve il compenso dal sostituito di imposta (notaio).

Il sostituto di imposta ha l’obbligo di effettuare una trattenuta sul compenso a titolo di ritenuta alla fonte
all’atto della corresponsione di alcune categorie di reddito al sostituito.
Il datore di lavoro fa questo nei confronti dei dipendenti, le trattenute in busta paga, che versa all’erario le
imposte e non lo fa fare ai dipendenti.
L’imposta va versata entro il 16 del mese successivo al pagamento della fattura o della prestazione.

- Spese anticipate in nome e per conto della società. Esclusa IVA


- Onorati spettanti al notaio per la prestazione professionale. IVA AL 22% E RITENUTA DI ACCONTO
20%.
VANNO NELLE SPESE DI IMPIANTO.

REGOLAMENTAZIONE DEL BILANCIO D’ESERCIZIO


Bilancio individuale: bilancio della singola impresa.
Ci sono 3 modelli di bilancio: ordinario, abbreviato e micro imprese.
- BILANCIO ORDINARIO: la finalità principale che guida il Legislatore nel dettare le norme, è la tutela
di tutti i soggetti terzi con interessi verso l’impresa. Si parte da norme generali a norme particolari.
Le regole giuridiche fondamentali per la formazione del bilancio riguardano la tutela dei terzi.
3 livelli gerarchici:
- clausola generale (obiettivo e linee guida del bilancio), deve essere chiaro, veritiero e corretto.
- principi generali di redazione (regole applicative generali), continuità, competenza, individualità,
comparabilità, prudenza…
- criteri di rappresentazione e di valutazione (regole applicative specifiche), tavole e specifiche per le
voci.
Si aggiungono la nota integrativa, la relazione sulla gestione e semplificazioni imprese minori.
Dopo di che ci sono principi contabili O.I.C.: sono principi economico-ragionieristici da utilizzare nella
predizione del bilancio. Sono un insieme di criteri, procedure, metodi e tecniche per contabilizzazione,
valutazione, rappresentazione. Sono regole operative coerenti con la legge, è subordinato alla legge e ha
funzione interpretativa e integrativa.

Bilancio consolidato: bilancio di un gruppo di imprese.


Bilancio secondo principi contabili internazionali (IAS/IFRS): sono principi contabili aventi forza di legge e le
imprese individuano le imprese che fanno questo tipo di bilanci.
Il bilancio lo fanno gli amministratori, coloro che hanno la responsabilità verso terzi.
CLAUSOLA GENERALE
Rappresentazione veritiera: credibilità e congruenza con la realtà. Con veritiero si intende ammettere
discrezionalità tecnica nelle valutazioni, ma NON arbitrarietà. Ottenere valori coerenti con la dinamica
economica e la situazione aziendale presente e futura.
Rappresentazione corretta: rispetto della normativa e dei principi contabili, comportamenti in buona fede e
chiarezza espositiva. Evitare rappresentazioni false della situazione economico-patrimoniale e finanziaria
dell’impresa.
Chiarezza: porre in destinatari del bilancio in condizione di COMPRENDERE da un punto di vista formale e
sostanziale le modalità di formazione del reddito di esercizio e del capitale di funzionamento.
Vi sono 4 regole per garantire la chiarezza: il contenuto delle tavole è rigido e imposto dal legislatore, ruolo
chiave della nota integrativa, valutazione autonoma degli elementi eterogenei (costi/ricavi); inserimento di
informazioni aggiuntive.
Completezza informativa: bisogna fornire informazioni aggiuntive relative alle singole problematiche di
ciascuna impresa. PROBLEMATICHE SPECIFICHE.
Rilevanza: tutti gli accadimenti del periodo amministrativo vanno registrati nel Co. Ge. Se l’osservanza di
eventi hanno effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta, possono non essere
registrati.
Devono esserci le premesse, concetti fondamentali e giudizio professionale.
Bisogna rilevare il bilancio nel suo complesso, definito sulla base di parametri quantitativi e qualitativi.
Significatività operativa, rilevanza come somma di accadimenti errati/semplificati. Si vuole ridurre la
probabilità degli errori/semplificazioni.
Deroga per rispettare la clausola generale: ci sono casi in cui vi è l’obbligo di non applicare disposizioni di
legge per garantire il rispetto della clausola generale.
1) In casi eccezionali, quando si ha un adeguamento dei valori di bilancio e NON nel caso di inflazione e
perdita di esercizio;
2) Non deve essere applicato l’art. 2426 (criteri di valutazione). Se avviene la DEROGA, sono necessarie
informazioni aggiuntive in Nota Integrativa sulla deroga ed esiste un vincolo alla destinazione degli
utili derivanti dalla deroga.
PRINCIPI GENERALI DI REDAZIONE (Art. 2423 bis)
- Continuità: principio base del bilancio, il bilancio deve essere predisposto considerando la
prospettiva di funzionamento dell’impresa. I criteri di valutazione e le correlate ipotesi alla base delle
stime/congetture, nonché le informazioni sulle prospettive evolute della gestione, DEVONO essere
coerenti con tale principio.
In assenza del principio di continuità, si redigono bilanci diversi da quello di esercizio, il bilancio di
liquidazione.
Questo principio deve essere applicato nell’impresa nel suo complesso considerando la gestione
futura e deve esserci la valutazione delle singole voci di bilancio, contributo del singolo elemento
nello svolgimento della gestione e riferimento alla sostenibilità economica dei valori (durevoli).
- Prevalenza della sostanza sulla forma (funzione economica): le operazioni di gestione devono
essere rilevate e rappresentate considerando la realtà sottostante l’accadimento e non l’aspetto
formale. Utilizzo limitato del bene (Es. leasing).
Il leasing è un’operazione di finanziamento, l’impresa utilizza il bene per la durata del contratto e
sostiene dei canoni di leasing periodici. La società è proprietaria del bene e incassa il canone.
FORMA: registro il canone leasing in CE+.
SOSTANZA: abbiamo il rimborso del debito e un interesse passivo.
- Prudenza: è il principio di redazione più importante ed è subordinato alla clausola generale.
C’è un’asimmetria di comportamento, divieto di contabilizzazione dei componenti positivi di reddito
non realizzati e obbligo di contabilizzazione dei componenti negativi di reddito anche se non
realizzati, quindi se conosciuti dopo la chiusura del periodo amministrativo.
Collegamento con i criteri di valutazione del costo. Il costo è il valore massimo attribuibile
all’elemento di bilancio. Approssima non solo il valore di ingresso del bene nell’impresa ma anche il
valore che ci si attende posso essere recuperato.
Essendo subordinato alla clausola generale, c’è un divieto di eccesso di prudenza.
- Realizzazione: gli utili realizzati sono componenti positivi di reddito e li ritengo realizzati quando ho
la vendita di beni o prestazione di servizi.
- Competenza: ricercare una correlazione tra costi e ricavi relativi a fatti di gestione, ovvero
determinare i fattori produttivi consumati (costi) per realizzare (rimanenze) o vendere prodotti
(ricavi).
Bisogna determinare il reddito d’esercizio e deve esserci un’indipendenza tra la dimensione
reddituale e la dimensione monetaria (operazioni di rinvio e di integrazione).
Correlazione diretta, ovvero il consumo di beni per produrre beni.
Correlazione indiretta, ovvero beni pluriennali che partecipano all’attività produttiva.
La competenza è subordinata alla prudenza e vado a contabilizzare rischi e oneri anche se conosciuti
dopo la chiusura del periodo amministrativo.
- Individualità valutativa: divieto di compensazione tra elementi attivi/passivi… significa valutare in
modo separato, cioè autonomo, elementi eterogenei.
- Comparabilità: comparazione dei valori sui quali si applicano i medesimi criteri di valutazione.
Si cambiano i criteri di valutazione per rispettare la clausola generale: in casi eccezionali o quando si
ha un obbligo di informazione in nota integrativa: per motivazioni o effetti sul reddito netto e sul
capitale di funzionamento (es. rimanenze finali o partecipazioni).
BILANCIO IN FORMA ABBREVIATA
I ricavi non devono superare gli 8.800€/K, le attività 4.400€/K e i 50 dipendenti.
Il rendiconto finanziario non è obbligatorio, la nota integrativa è semplificata e la relazione sulla gestione non
è obbligatoria. Possibilità di non applicare costo ammortizzato.

BILANCIO PER LE MICRO IMPRESE


I ricavi non devono superare i 350 €/K, le attività i 175€/K e i 5 dipendenti.
SP e CE come per bilancio abbreviato, il rendiconto finanziario, la nota integrativa e la relazione sulla gestione
non sono obbligatori. Possibilità di non applicazione costo ammortizzato. Derivati divieto di contabilizzazione.

CONSIDERAZIONI GENERALI
- SP e CE hanno struttura rigida, ordine classificatorio delle voci e nella nota integrativa ci sono
informazioni delle singole voci.
- Eccezioni alla forma vincolata rispetto alla clausola generale sono la facoltà di suddivisone delle voci
precedute da numeri arabi…

STATO PATRIMONIALE
Ha una forma a sezioni contrapposte con struttura vincolata.

Criteri di classificazione
Nell’attivo vanno i valori esposti al netto dei fondi rettificativi.
Destinazione economica→in base alla scelta gestionale, investimenti durevoli nel tempo.
Finanziario→durata investimento (12 mesi come punto di riferimento).
Le immobilizzazioni sono beni destinati ad essere usati durevolmente (partecipazioni strategiche).
Nelle immobilizzazioni immateriali abbiamo: i costi di impianto (spese notarili) e ampiamento, costi sviluppo,
diritti, immobilizzazioni in corso… tutto ciò che ha durata medio-lunga nella mia attività.
Immobilizzazioni materiali: terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali,
altri beni. Lo scrivo nello SP+, e tutti questi beni vanno scritti nel libro cespiti.
Immobilizzazioni finanziarie: partecipazioni (controllate, collegate), crediti verso gruppo e verso altri, titoli e
strumenti finanziari derivati.
L’attivo circolante sono beni destinati ad essere ceduti (partecipazioni speculative). Ci vanno le rimanenze
(beni e commesse), crediti nel breve, attività finanziarie a breve (partecipazioni, titoli, strumenti finanziari
derivati), disponibilità liquide e ratei e risconti attivi.
I crediti commerciali sono quelli che abbiamo nei confronti dei clienti. Derivano dallo scambio e li inserisco
nell’attivo circolante.
I crediti finanziari, sono i crediti che ho nei confronti delle società che controllo. I crediti verso soci si dividono
in versamenti richiamati e versamento non richiamati.

Nel passivo abbiamo:


Criterio “origine” del finanziatore→destinazione tra mezzi propri (PN) e mezzi di terzi (debiti).
Finanziario→riferito alla durata dei debiti.
Nel passivo non compaiono i fondi rettificativi dell’attivo (fondi ammortamento/fondi svalutazione)
Per alcuni debiti non è immediatamente evidente la natura commerciale/finanziaria.
Il patrimonio netto è una passività, rientrano il capitale sociale, riserve, reddito d’esercizio, ci sono i fondi
rischi e oneri, TFR (trattamento fine rapporto nei confronti dei dipendenti), debiti (soggetto finanziatore e
durata), ratei e risconti passivi.

CONTO ECONOMICO
Ha una forma scalare, potenziale informativo maggiore rispetto a quella a sezioni contrapposte: evidenzia i
risultati intermedi della gestione.
Ha una classificazione delle voci per “natura”, coerente con tradizione contabile italiana.
Per natura: individua il legame diretto tra l’operazione rilevata e la sua natura economica. Non servono
ipotesi in fase di attribuzione alle voci conto economico (criterio oggettivo)
Per destinazione: assume rilevanza alla funzione economica nella quale il fattore produttivo è utilizzato.
Servono ipotesi per attribuire/ripartire il valore del fattore produttivo alle funzioni aziendali (criterio
soggettivo).

- Il valore di produzione è il valore delle attività complessive svolte dall’impresa, indipendentemente


dalla destinazione (mercato/produzione).
- I costi di produzioni sono correlati alle attività svolte, per esempio acquisto materie prime, costi per
servizi, costo per lavoro, accantonamenti, oneri diversi, ammortamenti e svalutazioni…
- Proventi e oneri finanziari, vanno in CE-
- Rettifiche di attività/passività finanziarie

RENDICONTO FINANZIARIO
Documento che esprime le cause generatrici (fonti e impieghi) della variazione di una definita risorsa
finanziaria o monetaria in un prescelto periodo temporale.
Dal rendiconto finanziario risultano, per l’esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello precedente,
l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all’inizio e alla fine dell’esercizio, ed i flussi
finanziari dell’esercizio derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento, da quella di finanziamento,
iva comprese, con autonoma indicazione, le operazioni con i soci.
OPERAZIONI DI ACQUISTO E VENDITA. REGOLAMENTO E FINANZIAMENTO DEGLI SCAMBI
OPERAZIONI DI ACQUISTO: ricezione della fattura, registro la fattura (acquisto, iva a credito e debito verso i
fornitori), dopo di che ci sarà la fase del pagamento (debiti verso fornitori, banca/cassa).
- ACQUISTO BENI A FECONDITÀ RIPETUTA: i fattori durevoli a fecondità ripetuta sono quelli che
partecipano a più cicli produttivi senza esaurire la loro utilità economica in un solo esercizio. Parlare
di condizioni durature fa quindi riferimento alla destinazione del bene nell’impresa e non alle sue
caratteristiche intrinseche.
- ACQUISTO DI SERVIZI, le provvigioni: l’agente, persona fisica, è uno dei casi di soggetti a ritenuta a
titolo di acconto (aliquota al 23%, imponibile al 50%, versamento all’erario entro il 16 del mese
successivo).
Riguardano prestazioni o fattori immateriali che esauriscono la loro utilità economica in un singolo
atto di produzione. Possono essere acquisti imponibili IVA o esenti o non soggetti.
- ACQUISTO BENI FECONDITÀ SEMPLICE, operazioni accessorie: il contratto di compravendita può
prevedere il versamento al fornitore di una caparra confirmatoria (è una garanzia per regolare
esecuzione dell’accordo). Non è soggetta a IVA.
In caso di adempimento, la caparra verrà restituita o verrà imputata alla prestazione.
In caso di inadempimento, la caparra ha la funzione di risarcire il danno provocato, quindi se
l’inadempiente è l’acquirente, perde la caparra, se l’inadempiente è il venditore, esso deve versare
in base al Codice Civile, il doppio della caparra ricevuta dall’acquirente.
- RETTIFICHE SU ACQUISTI: sono componenti positivi di reddito che, per determinare cause,
comportano una riduzione di costi di acquisizione dei fattori produttivi registrati.
Rilevazioni contabili: riduzione in parte o in totale del debito verso il fornitore, se il fornitore è già
stato pagato, sorge un credito verso lo stesso. Rettifica del costo contabilizzato al momento
dell’acquisto e rettifica dell’IVA a credito.

OPERAZIONI DI VENDITA: vengono rilevate con mastrini vendita di prodotti finiti, iva a debito e crediti verso
cliente.
La realizzazione dei ricavi presuppone che si verifichino: il processo produttivo dei beni è concluso e che si
sia verificato il passaggio sostanziale del titolo di proprietà, intendendo il trasferimento dei rischi e dei
benefici.
RETTIFICHE SU VENDITE: sono componenti negative di reddito che, per determinate cause, comportano una
riduzione dei ricavi registrati.
Si ha una riduzione in parte o in totale del credito verso il cliente, qualora il cliente abbia già pagato, sorge
un debito verso lo stesso. Rettifica del ricavo contabilizzato al momento della vendita, rettifica dell’IVA a
debito.
LIQUIDAZIONE DELL’IVA: Consiste nel confronto periodico tra IVA a debito e IVA a credito.
Contabilmente significa riassumere in un unico conto “Erario a IVA” i saldi conti “IVA a credito” e “IVA a
debito”.

REGOLAMENTO E FINANZIAMENTO DEGLI SCAMBI


REGOLAMENTO ACQUISTI: periodicamente, secondo le scadenze dovute, l’impresa procede a pagare i suoi
debiti. Il regolamento è la conclusione dell’operazione di acquisto e comporta l’estinzione del debito sorto.
REGOLAMENTO VENDITE: periodicamente, secondo le scadenze dovute, l’impresa procede a incassare i suoi
crediti. Il regolamento è la conclusione dell’operazione di vendita e comporta l’estinzione del credito sorto.

GLI ANTICIPI A FORNITORI: si tratta di un regolamento parziale e anticipato rispetto al ricevimento della
fattura di acquisto, si paga l’IVA.
GLI ANTICIPI DA CLIENTI: si tratta di un regolamento parziale e anticipato rispetto all’emissione della fattura
di vendita, si paga l’IVA.

IL FINANZIAMENTO DEGLI SCAMBI


LE CAMBIALI: è un titolo di credito, con il quale il debito o il credito commerciale mutano la loro natura
giuridica e si trasformano in debito o credito cambiario. Nella sostanza è un documento che incorpora il
diritto ad avere una prestazione (es. una somma di denaro).
- Cambiali tratte: è insito un rapporto tra due soggetti, il traente e il trattario. Il traente ordina al
trattario di pagare, il quale accetta, con la cambiale, di pagare. Il traente emette la cambiale.
- Cambiali pagherò: è una dichiarazione scritta e firmata dal debitore con cui si obbliga a pagare la
somma indicata nel titolo. È il debitore che emette la cambiale.
Ci sono 3 tipologie di incasso:
- Al Dopo Incasso, quando la cambiale viene incassata il giorno della scadenza, è in quel momento che
si ha l’accredito sul conto corrente;
- Salvo Buon Fine (S.B.F.), quando l’impresa presenta la cambiale alla banca ed ottiene subito la
disponibilità sul conto corrente. Qualora il debitore non onori il debito, la banca procederà a
trattenere l’importo automaticamente;
- Sconto cambiario, quando la banca anticipa l’importo della cambiale ma si trattiene, oltre alle
commissioni, una somma per il servizio di sconto.

LE RICEVUTE BANCARIE (Ri.Ba.): è un documento emesso dall’impresa creditrice, che contiene l’indicazione
dei dati relativi al debitore e gli estremi della fattura (numero, data, importo e scadenza).
Il documento viene inoltrato dalla banca del creditore alla banca del debitore, la quale procede ad avvisare il
debitore della presenza dell’effetto, per procedere al saldo.
Non è un titolo di credito, quindi non costituisce causa di estinzione del credito commerciale.
NON si effettua MAI la chiusura del debito con una Ricevuta Bancaria Passiva.

Alla scadenza del debito possono presentarsi due situazioni:


- La banca incassa il credito commerciale, si prevede ad accreditare all’impresa l’importo
corrispondente al netto delle commissioni. Solo in questo momento il credito commerciale viene
eliminato dalla contabilità.
- Il cliente debitore non adempie alla propria obbligazione, se il cliente non onora i propri impegni, le
Ri. Ba. vengono trasferite nuovamente all’impresa emittente che dovrà procedere in autonomia alla
riscossione del credito.
Esistono 2 tipologie di incasso:
- Al Dopo Incasso: vengono presentate le ricevute alla banca, ma l’accredito si avrà solamente alla
scadenza e solamente se il debitore onora i propri impegni (effettuo la registrazione contabile alla
scadenza).
- Salvo Buon Fine (S.B.F.): l’impresa presenta la ricevuta alla banca ed ottiene subito la disponibilità sul
conto corrente. Il credito però viene chiuso solo alla scadenza (il credito si chiude solo alla
comunicazione del regolare incasso della Ri. Ba. a scadenza).

I CRITERI DI VALUTAZIONE. LA VALUTAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI


ASPETTI GENERALI: i criteri di valutazione sono regole operative necessarie per attribuire un valore alla
singola attività e/o passività di Stato Patrimoniale.
Ci sono 3 criteri di valutazione:
- Criterio del costo, si divide in costo di acquisto e costo di produzione. È il criterio di valutazione di
base, coerente con il principio di prudenza. È il valore massimo attribuibile ad un bene.
- Patrimonio netto, usato nella valutazione delle partecipazioni in imprese controllate e collegate,
classificate nelle immobilizzazioni finanziarie.
Corrispettivi contrattuali maturati, viene usato nella valutazione dei lavori in corso su ordinazione
(commesse pluriennali). Il criterio consiste nel valutare i lavori considerando i costi sostenuti ed i
ricavi previsti (non ancora realizzati) in base alla competenza economica.
Fair Value o valore corrente di mercato, si usa per valutare alcuni strumenti finanziari. Determina sia
incrementi sia decrementi dello strumento finanziario in base al valore corrente di mercato.
Costo ammortizzato, si usa per valutare crediti/debiti di medio e lungo termine e per i Titoli. Si usa
se vi sono costi di transizione.
Valore attuale, si usa per valutare crediti/debiti di medio e lungo termine. Si usa se il tasso di
interesse nominale è diverso dal tasso di mercato.
- Altri criteri per verificare la congruità di una valutazione. Sono criteri con funzione di controllo che
vengono usati quando si presume necessaria una svalutazione del bene oggetto di valutazione.
Criterio del presunto valore di realizzo sul mercato, Titoli, rimanenze, crediti.
Criterio del valore recuperabile, maggiore tra Valore d’uso e Fair Value, come le immobilizzazioni.

VALUTAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI


Le immobilizzazioni materiali sono fattori produttivi ad uso durevole, beni tangibili e beni strumentali
all’attività tipica dell’impresa. Presentano un forte vincolo con il processo produttivo.
In fase valutativa è fondamentale verificare il vincolo con il processo produttivo.
PROBLEMI VALUTATIVI
Determinazione del valore originario: il valore originario è uguale al valore economico del bene il quale, in
base alla teoria economico-aziendale, dipende da 2 parametri: prezzo di mercato oppure valore d’uso.
La contabilizzazione delle immobilizzazioni materiali dipende dalle modalità di ingresso del bene in azienda:
- Acquisto esterno, costo di acquisto e oneri accessori.
- Apporto dei soci, valore che deriva dalla perizia di un esperto. Vi possono essere problematiche
valutative in sede di costituzione dell’impresa.
- Costruzione interna, il valore originario è il costo di produzione. Ci sono i costi diretti, direttamente
imputabili al bene (es. materie prime), quote di costi indiretti come i fattori produttivi che hanno un
legame con il bene, oneri finanziari se sussistono determinate condizioni, ovvero un legame diretto
con il bene in costruzione.
Sono esclusi i costi amministrativi, costi generali e costi commerciali.

Modificazione del valore originario: vi sono 3 cause di modificazione del valore originario:
A) AMMORTAMENTO, processo con il quale si effettua la ripartizione del valore di un bene sulla base
della sua durata economica. Rappresenta il costo di esercizio relativo alla partecipazione del bene al
processo produttivo e quindi al risultato di esercizio.
COME SI CALCOLA? Si determina attraverso la predisposizione di un piano di ammortamento che
comprende 4 elementi:
1- Valore originario: dipende dalla modalità di ingresso del bene in azienda.
2- Valore di recupero: è il valore che emerge alla fine della vita economica del bene in fase di
cessione. Si considera quando questo valore è rilevante e ho un’elevata probabilità di realizzo.
3- Durata economica del bene: Corrisponde alla residua possibilità di utilizzo del bene soggetto ad
ammortamento. È influenzata dalla ipotesi di gestione sull’utilizzo del bene nel processo
produttivo. Può essere inferiore alla durata fisico tecnica del bene.
4- Criterio di riparto del valore da ammortizzare del bene nel tempo: modalità attraverso le quali
si distribuisce il valore da ammortizzare lungo la durata economica del bene. Ci sono 2 criteri:
Ci sono i criteri aritmetici che si dividono in quote costanti, crescenti e decrescenti.
Ci sono i criteri economici in cui è necessario individuare parametri espressivi delle modalità di
impiego del bene lungo la sua durata economica. Sono criteri utilizzati in contabilità analitica e
sono criteri soggettivi che richiedono continui adattamenti.

COSA NON È L’AMMORTAMENTO?


Non è un criterio per la determinazione del valore congruo dell’immobilizzazione materiale o immateriale,
perché l’ammortamento presuppone che il valore su cui si calcola sia già economicamente congruo.
Non è una politica di stabilizzazione dei redditi, quindi l’ammortamento viene calcolato indipendentemente
dalla situazione economica dell’impresa, infatti l’ammortamento è legato all’uso del bene nel processo
produttivo.
B) SVALUTAZIONE, è la seconda causa di modifica del valore originario. Si applica quando il valore
economico del bene risulta, a fine esercizio, DUREVOLMENTE inferiore al valore netto contabile
(VNC) del bene stesso.
Nel caso di immobilizzazioni mat. /immat. →VNC= valore originario - fondo di ammortamento.
Nel caso di immobilizzazioni finanziarie →VNC= costo di acquisto.
Quindi nel momento in cui si verifica la congruità del valore del bene è la chiusura dell’esercizio.
Si confrontano il VALORE ECONOMICO e il VNC. Se il primo è minore del secondo e la differenza è
una perdita durevole di valore non recuperabile del breve termine, allora vi è un OBBLIGO di
svalutazione in bilancio, viene scritto al minor valore in bilancio.
Nel caso delle IMMOBILIZZAZIONI, il presupposto per la svalutazione esiste se il minor valore è
durevole. La valutazione del minor valore avviene considerando le cause di variazione del valore del
bene che possono essere sia interne (scelte strategiche dell’impresa) che esterne (condizioni di
mercato e obsolescenza non prevista dell’impianto).
Se dovessero venir meno le condizioni che hanno portato alla svalutazione, si ha L’OBBLIGO di
ripristinare il valore iniziale.

C) RIVALUTAZIONE, esistono 3 riferimenti legislativi a cui corrispondono 2 diverse tipologie di


rivalutazione:
1) Rivalutazione per ripristino di valore: è obbligatoria se vengono meno le cause della svalutazione.
2) Rivalutazione economica o volontaria: avviene per ragioni speciali (es terreno da agricolo a
edificabile).
3) Rivalutazione monetaria: può essere effettuata solo se prevista da leggi speciali che vengono
pubblicate solitamente in tempi di inflazione o altro. Si riferisce alla rivalutazione di immobilizzazioni
materiali che possono essere rivalutate per effetto della legge. È FACOLTATIVA.

ALCUNE SITUAZIONE SPECIFICHE


- I costi di MANUTENZIONE (ordinaria/periodica): sono costi relativi ad azioni finalizzate a MANTENERE
la capacità operativa del bene. CE+
- I costi di RIPARAZIONE: sono costi relativi ad azioni finalizzate a RIPRISTINARE la capacità operativa
del bene e di conseguenza il valore del bene aumenta. CE+
- I costi di AMMODERNAMENTO: sono costi relativi ad azioni finalizzate a INCREMENTARE la capacità
operativa del bene e di conseguenza il valore del bene aumenta. SP+
IL LEASING FINANZIARIO: contabilizzazione + impatti economici
Con il contratto di leasing finanziario vi è il trasferimento al locatario della maggior parte dei benefici e dei
rischi legati al bene oggetto di leasing. Al termine del contratto vi è la possibilità di RISCATTARE il bene. Con
il riscatto, il bene diventa di proprietà.
1) Natura giuridica del contratto: il locatore è la società di leasing, mentre il locatario è l’utilizzatore
del bene. In questo caso si utilizza il metodo patrimoniale, che ha un impatto sul CE e sul SP. Vi è una
concentrazione dei costi lungo la durata del contratto di leasing. Con il metodo patrimoniale NON vi
è il pieno rispetto del principio di competenza con riferimento alla durata economica del bene.

2) Natura economica del contratto: il locatore è il finanziatore, il locatario è il finanziato. Si utilizza il


metodo finanziario che ha un impatto sulla nota integrativa. Avviene una distribuzione dei costi del
contratto leasing lungo la durata economica del bene.

Si scrive in SP+ il valore del bene al momento della disponibilità, in SP- il debito verso la società di leasing, a
CE+ le quote di ammortamento, sempre in CE ci possono essere le svalutazioni o le rivalutazioni.
Per passare dal metodo patrimoniale, a quello finanziario è necessaria una trasformazione che avviene con
una formula matematica che tiene conto del fattore tempo e del tasso di interesse.
CANONE LEASING = QUOTA CAPITALE del DEBITO + ONERI FINANZIARI sul debito v/soc. leasing

LA VALUTAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI (SP+)


I problemi valutativi sono la determinazione del valore originario e la modifica di questo valore.
Le immobilizzazioni immateriali sono costituite da costi relativi a fattori di produzione, ossia che non
esauriscono la loro utilità in un solo esercizio ma manifestano i benefici economici lungo un arco temporale
di più esercizi, che hanno il carattere della consistenza fisica; si parla di beni intangibili.
le immobilizzazioni immateriali si iscrivono quando ho sostenuto un costo, devono avere durata pluriennale
e deve essere autonomamente identificabile.
- ONERI PLURIENNALI
I COSTI DI IMPIANTO (SP+), sono quelli che sostengo all’inizio dell’attività dell’impresa.
I COSTI DI AMPLIAMENTO sono sostenuti in momenti diversi durante la vita dell’impresa per aumentarne e
diversificarne la capacità operativa.
ATTENZIONE: non vanno confusi con le spese di ammodernamento, ampliazione e miglioria di elementi
strutturali delle immobilizzazioni immateriali.
I COSTI DI SVILUPPO lo studio e sviluppo di prototipi e non solo. Vanno iscritti per la loro ipotetica durata.
ATTENZIONE: non vanno confusi con le attività di ricerca che non possono essere capitalizzate e che devono
essere iscritti in Conto Economico.
Anche i costi di sviluppo devono essere identificabili, definiti e misurabili. Il progetto deve essere realizzabile,
fattibile e inoltre i costi devono essere recuperabili.
Nel momento della capitalizzazione, verifico se il valore è congruo, altrimenti svaluto o rivaluto.
Possono essere capitalizzati: costi del personale, costi per professionisti, costi per materiali, costi per
strumentazione di laboratorio, quote di costi indiretti ragionevolmente attribuibili, oneri finanziari.
I costi di impianto e di ampliamento, il valore originario è il costo di acquisto, sommato agli oneri accessori.
L’attività di sviluppo possiamo averla se l’abbiamo commissionata a soggetti esterni o se avviene all’interno
dell’azienda.
Il valore può essere modificato tramite ammortamento.
Per i costi di impianto e ampliamento, costi di sviluppo, l’ammortamento è massimo di 5 anni.
La legislazione ha imposto un limite alla distribuzione degli utili correlato agli oneri pluriennali, possiamo
distribuire i dividendi se nel patrimonio abbiamo riserve sufficienti a coprire l’ammontare dei costi pluriennali
non ammortizzati.

- CONCESSIONI, LICENZE, MARCHI E DIRITTI SIMILI


Diritti di brevetto industriale: il brevetto ha tutela giuridica per un certo periodo di tempo (20 anni). La legge
garantisce l’uso esclusivo. Si deve depositare il brevetto ad un deposito .
Diritto di utilizzo delle opere dell’ingegno: opere scientifiche, formule, software che hanno riconoscimento
giuridico. Il costo inizialmente va in SP+. All’acquisto della disponibilità dell’uso del diritto, va in CE+.
Come si determina il valore:
- Se il brevetto si acquista dall’esterno: costo di acquisto + oneri accessori.
- Se la produzione interna: costi di produzione. Si riferisce all’attività di sviluppo svolta a monte del
brevetto.
L’ammortamento massimo è di 20 anni. Si valuta se il valore economico < VNC in modo durevole.

Concessioni Licenze: concessione è l’autorizzazione per l’utilizzo, la gestione e lo sfruttamento di un bene


pubblico. È un provvedimento amministrativo.
Per licenza, si intende l’autorizzazione di svolgere un’attività in un determinato luogo.
Le valuto sempre con il costo di acquisto + oneri accessori. Il valore si modifica con ammortamento (durata
in base alla licenza/concessione). Svaluto se c’è perdita durevole.
Anche le concessioni licenze hanno riconoscimento giuridico e devono essere depositate in apposito registro.

Costi sostenuti su beni di tersi non autonomi: se ristrutturo o faccio un restyling ha beni che non mi
appartengono.
Software: nel caso in cui siamo noi a progettare il software, ci sono 2 opzioni:
- se il brevetto va a finire in questa categoria nella contabilizzazione. Se non ho protezione giuridica lo
metto nelle altre immobilizzazioni immateriali.
- Se acquisto il diritto di proprietà, va nelle immobilizzazioni immateriali, mentre se acquisto il diritto
di utilizzo lo inserisco nell’utilizzo di opere ingegno e nelle licenze.
Il valore viene determinato sempre allo stesso modo.
Il valore viene modificato sempre tramite ammortamento, valutazione o svalutazione.

- AVVIAMENTO
Rappresenta la capacità di un’impresa, o di un gruppo di imprese, di produrre redditi in misura superiore a
quelli o medi per il settore di appartenenza. È l’insieme delle risorse intangibili NON IDENTIFICABILI in modo
specifico.
In bilancio viene rilevato solo l’avviamento acquisito a TITOLO ONEROSO, cioè per acquisto di azienda o ramo
d’azienda (operazione straordinaria).
Vi è il divieto di contabilizzazione in bilancio del proprio avviamento.
L’iscrizione dell’avviamento è tra le immobilizzazioni immateriali, con il consenso del COLLEGIO SINDACALE.
L’avviamento deve essere acquistato a titolo oneroso nelle operazioni straordinarie quali la fusione,
conferimento/acquisto di rami d’azienda, acquisto di partecipazioni.
Il valore originario corrisponde con il costo di acquisto sostenuto.
Il valore si modifica con le solite cose.

LA VALUTAZIONE DELLE RIMANENZE


Le rimanenze di magazzino identificano processi economico-produttivi in corso a fine periodo
amministrativo. La valutazione comporta la determinazione di quantità e di valore dei beni esistenti in
magazzino e dei beni in fase di realizzazione alla data di chiusura del bilancio. Canno in SP+ e CE-.
Devo stimare la quantità e il valore che mi sono rimasti a fine esercizio.
Tipologie di rimanenze:
- Materie prima, beni che sono destinati ad essere trasformati.
- Prodotti in corso di lavorazione
- Prodotti finiti e merci
- Acconti
Come si valutano?
- In base al costo di produzione, dobbiamo capire quali sono i costi di produzione e il momento
temporale a cui mi riferisco. Per l’impresa, questo costo è il COSTO PIENO. Il momento temporale a
cui faccio riferimento sono i costi effettivi, definiti a consuntivo cioè al termine dell’attività
produttiva, costi standard, cioè costi obiettivo stabiliti in fase di programmazione.
- In base al costo di acquisto, materie prime, sussidiarie e di consumo, semilavorati, merci. È il criterio
usato per valutare le rimanenze finali di beni acquistati all’esterno.
Ci sono 5 tecniche per determinare il valore:
1) Tecnica del costo specifico: si considerano i costi specificamente attribuibili al bene.
2) Tecnica del costo medio ponderato: si calcola un valore medio da applicare alle Rimanenze finali.
3) Tecnica del FIFO: funziona sulla logica per cui il primo bene acquistato è il primo ad essere usato. Le
RF vengono dunque valutate ai prezzi più recenti.
4) Tecnica del LIFO: funziona sulla logica per cui l’ultimo bene acquistato è il primo ad essere usato. Le
RF vengono dunque valutate ai prezzi più remoti.
5) Tecniche del costo corrente: la valutazione del magazzino RF avviene all’ultimo prezzo di acquisto.
Base del valore di presumibile realizzo.
La scelta della tecnica dipende dal tipo di BUSINESS e dalle caratteristiche dei beni.
Le rimanenze finali vengono valutate al MINORE tra IL COSTO (acquisto o produzione) ed il PRESUMIBILE
VALORE DI REALIZZO (dato dal mercato). Il valore di mercato è un valore di controllo.

COSTO DI ACQUISTO + ONERI ACCESSORI: beni in rimanenza che sono stati ACQUISTATI. Ci sono i beni non
fungibili (costo specifico) e i beni fungibili (CMP, FIFO, LIFO).
FULL COST (costi variabili + quote di costi fissi): beni in rimanenza che hanno SUBITO UN PROCESSO
PRODUTTIVO.

VALORE DI REALIZZO: è il valore di mercato e viene utilizzato quando quest’ultimo è MINORE del Costo di
Acquisto o del Costo di produzione. Se il valore di realizzo è MINORE del costo, si utilizza il valore di realizzo,
svalutando il magazzino. Se vengono meno le cause di svalutazione si RIVALUTA sino al MASSIMO del costo.

LA VALUTAZIONE DEI CREDITI E DEI DEBITI


I crediti sono diritti ad esigere, a una certa scadenza determinata, importi fissi o determinabili di disponibilità
liquide da determinati soggetti.
CRITERIO GESTIONALE PRINCIPALE: in base alla destinazione, i crediti possono essere iscritti tra le
IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE o nell’ATTIVO CIRCOLANTE.
CRITERIO DI LIQUIDITÀ SUBORDINATO: qualunque sia la destinazione, è poi necessario individuare ed
evidenziare in bilancio, l’importo dei crediti che scadono entro i 12 mesi rispetto a quelli che scadono oltre i
12 mesi.
ASPETTI VALUTATIVI
- Valore di presumibile realizzo: a fine periodo i crediti devono essere valutati tenendo conto del
valore presumibile di realizzo. La determinazione di questo valore, prescinde dalla durata dei crediti.
La riduzione del valore può essere CERTA la rilevazione di una perdita di crediti, STIMATA, per
rilevazione di un accantonamento al fondo di svalutazione crediti.
Classificazione dei crediti secondo la tipologia di rischio:
1) Normale esigibilità: non è necessaria nessuna svalutazione analitica specifica. Si può effettuare
una svalutazione a forfait del monte crediti dell’impresa in base all’andamento storico degli
insoluti.
2) Dubbia esigibilità: valutazione analitica della singola posizione, in modo da effettuare, se ritenuto
opportuno, una svalutazione specifica della posizione stessa.
3) Inesigibilità certa: caso in cui, oltre a valutare analiticamente la singola posizione, è necessaria
una svalutazione completa del credito.
Ci può essere una diversa copertura del rischio:
1) Copertura interna: si attua con la generazione di un “accantonamento al fondo svalutazione” (CE)
e un “fondo svalutazione crediti” (SP).
2) Copertura esterna: a fronte del pagamento di un corrispettivo, è possibile stipulare contratti di
assicurazione per coprire il rischio di inesigibilità. I crediti assicurati non devono essere oggetto
dell’imponibile della svalutazione a forfait.
- Crediti in valuta diversa dall’Euro: per le operazioni concluse in una moneta di conto diversa
dall’euro. In questo caso, il rischio che si genera è il rischio di cambio.
L’elemento discriminante per la valutazione del rischio è la natura contabile dell’operazione:
1) Operazioni monetarie: attività o passività che comportano un diritto a incassare o un obbligo a
pagare somme in denaro in momenti futuri (crediti o debiti).
2) Operazioni non monetarie: operazioni diverse dalle precedenti, ad esempio acquisto di
immobilizzazioni materiali o immateriali.
Se l’incasso avviene prima del termine dell’esercizio, l’utile o la perdita realizzati si definiscono
effettivi e non c’è bisogno di alcuna valutazione e la conversione verrà effettuata al momento
dell’incasso.
Se l’incasso avviene dopo il termine dell’esercizio, l’utile o la perdita da conversione che si genera si
definiscono presunti. Diventeranno effettivi solo al momento dell’incasso. Prima dell’incasso verrà
dato un risultato stimato.
Classificazione degli utili/perdite su cambi: gli utili e le perdite su cambi rilevate in CE, in cui
confluiscono sia gli utili e le perdite effettive che quelle stimate e in cui è ammessa la compensazione
delle partite. Vale la regola per cui gli utili non realizzati sono destinati a Riserva non distribuibile.

- Criterio del costo ammortizzato: il costo ammortizzato è il valore a cui l’attività o la passività
finanziaria è stata valutata al momento della rilevazione iniziale al netto dei rimborsi di capitale,
aumentato o diminuito dall’ammortamento cumulato utilizzando il criterio dell’interesse effettivo su
qualsiasi differenza tra il valore iniziale e il valore a scadenza.
Applicando questo criterio, si ripartiscono i costi e i ricavi derivanti dallo strumento finanziario attivo
per tutta la durata dell’attività.
Si prendono in considerazione le differenze esistenti fra i tassi di interesse nominali e i tassi di
interesse effettivi (remunerazione effettiva dell’investimento). Inoltre la ripartizione dei costi è per
tutto il periodo di validità del contratto stipulato.
1) Costi di transizione: costi marginali direttamente attribuibili all’evento che ha generato il credito:
costi che, senza l’operazione che ha generato il credito, non sarebbero stati sostenuti
dall’impresa.
2) Ammortamento: processo matematico-finanziario di suddivisione dei costi di transizione lungo la
durata del credito. I costi di transizione sono esposti in aumento al valore del credito.

- Criterio del valore attuale: l’attualizzazione è il processo che consente, tramite l’applicazione di un
tasso di sconto di determinare oggi il valore dei flussi di cassa futuri.
Per applicare questo criterio, il tasso di interesse nominale dell’operazione è significativamente
diverso dal tasso di interesse di mercato.
Effetti dell’applicazione di questo criterio: il credito è esposto in bilancio al valore attuale
scorporando, mediante un calcolo matematico-finanziario gli interessi di mercato impliciti
nell’operazione. Gli interessi di mercato sono ripartiti lungo la vita finanziaria dell’operazione. Il
credito esposto in bilancio è più basso del valore nominale.
LA VALUTAZIONE DEI DEBITI
I debiti sono passività di natura determinata ed esistenza certa, che rappresentano obbligazioni a pagare
ammontare fissi o determinabili di disponibilità liquide, o di beni/servizi aventi un valore equivalente, di solito
ad una data stabilità.
Sono diversi da fondi di rischi e oneri. Sono anche diversi dagli impegni che si devono ancora adempiere.
ASPETTI VALUTATIVI: anche per i debiti valgono in generale i criteri di valutazione visti per i crediti.
Il valore nominale è la quota da pagare, si utilizza il costo ammortizzato, valore attuale, debiti in valuta diversa
dall’euro.

LE OPERAZIONI DI FINANZIAMENTO
A TITOLO DI RISCHIO O A TITOLO DI CAPITALE PROPRIO
Il capitale proprio lo versano i soci. È eventuale (non obbligatorio) e variabile. È rappresentato dai dividendi
dell’utile. Il rimborso del capitale avviene quando c’è la liquidazione della società o chiusura del rapporto
societario.
Un aumento di capitale sociale GRATUITO avviene nel caso in cui utilizzo la riserva

A TITOLO DI CAPITZLE DI CREDITO O A TITOLO DI CAPITALE TERZI


È certa e predefinita. Forma una nostra passività. Il rimborso avviene in corso del rapporto finanziario o sulla
base di ammortamento.
L’erogazione del finanziamento, la remunerazione e il rimborso sono momenti rilevanti.

- MUTUO
Contratto che si fa con la banca, la quale eroga una somma di denaro. Durata medio-lunga. La banca in
cambio vuole il rimborso della quota capitale e gli interessi (remunerazione della banca).
Può essere garantito dall’ipoteca dell’immobile o dalle fidejussioni dei soci, ovvero che a la banca non basta
la mia garanzia, bensì devo garantire il mio patrimonio.
MOMENTO CHAVE: erogazione della somma da parte della banca. Si forma un piano di ammortamento.
RATA DEL MUTUO: il piano prevede la creazione di un piano di ammortamento. È sempre composta da una
quota capitale e una quota di interesse, che devo andare a versare mensilmente.
Ci sono diversi tipi di rimborso:
1) Rimborso totale del capitale a scadenza: la rata è composta solamente dalla quota interessi (Qi).
2) Rimborso a rate costanti: la rata è sempre dello stesso importo, composta da quota capitale e quota
interessi (Qk + Qi).
3) Rimborso a quote capitale costanti: la rata varia, composta da quota capitale costante (Q k) e quota
interessi decrescente (Qi).
Rilevazioni contabili: la prima fase è l’erogazione del mutuo, la seconda fase è il rimborso.
- PRESTITO OBBLIGAZIONARIO
Li possono emettere sia enti pubblici che le imprese, i quali hanno il diritto di un rimborso del capitale e del
pagamento di un interesse (cedola). Non è sempre garantito al 100% il rimborso.
OBBLIGAZIONI ORDINARIE: le emettono le SPA e le SAPA. Vengono emesse e collocate sul mercato e sono
remunerate con interessi.
OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI: Le obbligazioni possono essere convertite in azioni e quindi diventare soci
della società oppure vengono rimborsate.
Modalità di emissione: alla pari, ovvero il valore nominale è uguale al prezzo di emissione (oppure sopra la
pari o sotto al pari).
RISCONTI: sono scritture di rinvio (pagamento anticipato). Manifestazione numeraria nell’esercizio, ma
competenza dell’esercizio successivo. Rinvio un costo→risconto attivo (SP+). Rinvio un ricavo→risconto
passivo (SP-).
RATEI: sono scritture di integrazione (pagamento posticipato). Manifestazione numeraria nell’esercizio
successivo, ma competenza dell’esercizio corrente. Integrazione costo→Rateo passivo (SP-). Integro un
ricavo→rateo attivo (SP+).

- LEASING
Rilevo i canoni. Vedi slide fatti in precedenza.

COMPONENTI STRAORDINARI DI REDDITO


PLUSVALENZE E MINUSVALENZE
Sono componenti straordinari di reddito, che si originano dalla vendita dei cespiti (o immobilizzazioni).
Occorre confrontare:
- Prezzo di vendita la netto dell’IVA.
- Valore netto contabile (costo storico - fondo ammortamento).
Ci sono 3 situazioni:
- Prezzo di vendita = Valore netto contabile: in questo caso il bene è eliminato dalla contabilità senza
la rilevazione di componenti positivi o negativi di reddito;
- Prezzo di vendita > Valore netto contabile: la differenza positiva rappresenta un componente
positivo di reddito, è la PLUSVALENZA;
- Prezzo di vendita < Valore netto contabile: La differenza negativa rappresenta un componente
negativo di reddito, la MINUSVALENZA.

SOPRAVVENIENZE E INSUSSITENZE
Le sopravvenienze sono generare dal manifestarsi inaspettato di un elemento patrimoniale.
Sopravvenienze attive→CE- ricavo
Sopravvenienze passive→ CE+ costo

Le insussistenze sono generate dall’inaspettata diminuzione di un elemento patrimoniale.


Insussistenza passiva (attivo)→ CE+ costo
Insussistenza attiva (passivo)→ CE- ricavo
IL BILANCIO DI VERIFICA
Dal 1/1/n al 31/12/N, vengono effettuate tutte le scritture contabili ordinarie, vado a chiudere tutti i mastrini
e verifico che sia tutto bilanciato.
SP: raccoglie tutti i valori che formano il capitale dell’impresa, ossia gli investimenti e i finanziamenti.
CE: Raccoglie tutti i costi e tutti i ricavi di competenza economica. La differenza tra tali classi di valori fa
emergere il risultato dell’esercizio, che può essere un utile o una perdita.
SCRITTURE DI INTEGRAZIONE: hanno lo scopo di aggiungere ai valori contabili già rilevati, quote di costi e
ricavi che hanno competenza nell’esercizio corrente ma manifestazione finanziaria in esercizi successivi.
SCRITTURE DI RINVIO: hanno lo scopo di sottrarre ai valori contabili già rilevati, quote di costi e ricavi che
hanno competenza in esercizi successivi ma manifestazione finanziaria nell’esercizio corrente.

PARTE 2
IL COST ACCOUNTING. I SISTEMI DI CONTROLLO DELLA GESTIONE
La contabilità generale non fotografa tutto ciò che accade all’interno dell’azienda. La contabilità opera
secondo una competenza temporale. La contabilità pone attenzione sugli accadimenti interni solo in
determinati momenti ad un numero limitato di fenomeni, noti come valori congetturali.
Il bilancio di esercizio è obbligatorio per legge e deve essere predisposto seguendo delle regole definite nel
codice civile. Il bilancio di esercizio è l’unico strumento che l’azienda usa per comunicare e grazie a questo i
terzi decidono se intraprendere o no un rapporto con l’azienda.

IL COST ACCOUNTING
Il cost accounting si occupa dell’analisi dei costi aziendali.
La gestione dell’impresa si basa su informazioni che hanno origine (interna o esterna all’azienda) e
caratteristiche (monetarie o non monetarie) differenti.
Gli strumenti che mi permettono di generare le analisi interne sono in parte la contabilità generale e dove
questa non arriva, interviene la contabilità analitica.
Le imprese hanno dimestichezza soprattutto con le informazioni monetarie/interne, è però sempre più
necessario fare ricorso anche alle altre informazioni, su cui basare razionali scelte aziendali.
Le informazioni interne sono prodotte in prevalenza della contabilità e dal cost accounting. Le informazioni
prodotte dalla contabilità generale e dal cost accounting servono per far funzionare il sistema di controllo di
gestione.
Il cost accounting utilizza un modello di classificazione dei valori per natura degli stessi. Non consentono di
assumere decisioni aziendali (ad esempio quale è il costo di un prodotto per decidere il suo prezzo di vendita).
Il limite della contabilità generale della classificazione per natura viene superata dalla contabilità analitica
che opera, oltre che per natura, anche per destinazione. Vuol dire individuare un oggetto che mi interessa e
capire quanto fattore produttivo e costo del lavoro finisce all’interno del prodotto.
La classificazione per destinazione dipende dalle esigenze conoscitive dell’azienda.
La contabilità generale ha una dimensione economica e una patrimoniale. Quando registriamo una fattura
d’acquisto, andiamo a rilevare questa con segni opposti in mastrini differenti. La contabilità analitica invece
ha un obiettivo diverso, in prevalenza economica. Mi permette di fotografare la diversa distribuzione dei
fattori produttivi sui diversi oggetti nella loro dimensione economica.
Tanto più aumenta la complessità organizzativa e strategica dell’azienda, tanto più i sistemi di contabilità
generale non sono sufficienti e bisogna passare a sistemi di contabilità analitica.
La contabilità generale ha un utilizzo giuridico legale, la contabilità analitica invece NO. Vuol dire che se voglio
discutere con soggetti terzi perché sono in disaccordo in certe situazioni, la contabilità generale può
sostenere determinate ragioni di fronte ad un avvocato. Da certezza agli scambi tra soggetti economici.
Nella contabilità analitica non c’è una dimensione giuridica, dato che questo serve solo all’interno
dell’azienda per fornire informazioni riguardanti alla gestione ai manager e agli stakeholder. I risultati a cui
giungo utilizzando la contabilità analitica sono soggettivi.
Le modalità che permettono di trasformare le informazioni dalla contabilità generale a quella analitica, sono
soggettive e ogni azienda lo fa a suo modo. La contabilità analitica da però delle informazioni fondamentali
per la gestione dell’azienda.
Si va verso un bilancio con competenza economica e non più temporale. Si fa attraverso operazioni di
assestamento che permettono di guardare all’interno dell’azienda.
Il cost accounting va ad integrare e risolvere i limiti della contabilità generale.
I valori vengono riclassificati secondo destinazione con riferimento alla totalità dell’azienda.
Quello che succede all’interno dell’azienda, possono essere rilevati tramite cost accounting ma non è
obbligatorio per legge e non esistono regole specifiche da seguire.
Il sistema informativo aziendale è un’infrastruttura informatica che permette di informare le persone degli
accadimenti dell’azienda.
MRP, programma informatico che gestisce la produzione delle aziende.
BI (Business Intelligent) sono sistemi informatici che creano un database che prende le informazioni dalla
contabilità generale e analitica e da qui si estraggono le informazioni.
La contabilità analitica ogni quanto deve essere fatta? La contabilità analitica non è sistematica come la
generale. Si attiva su orizzonti temporali che possono essere annuali o pluriannuali, ovvero che per fare il
passaggio dalla generale all’analitica, bisogna partire da un bilancio generale chiuso con le competenze
economiche. L’esercizio di trasferimento viene fatto tipicamente una volta all’anno.
Ogni quanto tempo devo rifare l’esercizio? Tipicamente viene rifatto una volta all’anno, ma nel caso di
aziende che non modificano la loro struttura organizzativa (aziende statiche) e vendono sempre gli stessi
prodotti, l’aggiornamento della contabilità analitica può anche essere fatta su periodi superiori all’anno.
Nel caso delle aziende dinamiche, che cambiano frequentemente la struttura organizzativa e tipo di prodotto
da realizzare, hanno una necessità di aggiornamento della contabilità analitica maggiore, la cambiano dopo
un anno o anche in periodi inferiori (infra-annuali).
La contabilità analitica è un pezzo del meccanismo che se non viene inserito in un contesto più ampio, non
supporta in maniera efficacie la gestione aziendale. Deve essere inserito nel SISTEMA DI CONTROLLO DELLA
GESTIONE.

IL CONTROLLO DI GESTIONE
È il sistema direzionale (a supporto della direzione aziendale) con cui i MANAGER ai vari livelli si accertano
che la gestione si svolga in condizioni di efficienza e di efficacia, in modo da permettere il raggiungimento di
obiettivi prestabiliti, esplicitati in sede di pianificazione strategica.
La pianificazione strategica è un insieme di attività mediante le quali sono definiti la mission aziendale gli
obiettivi di fondo dell’organizzazione.
È caratterizzata da un orizzonte temporale pluriennale.
Gli obiettivi: il controllo di gestione di occupa di monitorare nel breve periodo le variabili di gestione
operative e strategiche. Opera in un arco di tempo annuale.
Il mancato raggiungimento degli obiettivi allora indicano il fallimento della strategia o dell’operatività.
I sistemi direzionali hanno il compito di supportare le persone che definiscono gli obiettivi strategici a
realizzare il proprio compito.
L’azienda per essere efficacie ed efficiente deve avere persone che si comportano in un certo modo,
supportate da informazioni rilevanti che permettono a queste persone di agire in maniera corretta.
Efficacia: attitudine a realizzare i propri obiettivi riguardanti l’output (qualitativi e quantitativi).
Efficienza: attitudine ad ottimizzare il rapporto input/output (evitare sprechi, ridurre i costi, ecc.).
FINALITÀ DEL CONTROLLO DI GESTIONE
I sistemi di controllo direzionale progettati, predisposti e fatti funzionare in modo corretto, sono in grado di
offrire un contributo indispensabile alla gestione aziendale. Si divide in 3 parti:
- Controllo economico: mi permette di capire l’utile o la perdita e da dove deriva. Il controllo di
gestione serve a disaggregare la complessità aziendale e capire quali sono gli elementi generanti
l’utile o la perdita.
È la capacità di spezzare la complessità aziendale in modo tale da capire in che misura i risultati
aziendali complessivi sono attribuibili a diverse determinanti. Risalire alle vere cause dei risultati
aziendali e alle fondamentali leve per influenzarli.
- Controllo esecutivo: il controllo di gestione deve fornire gli stimoli per permettere alle persone di
operare nella maniera più efficacie possibile.
Capacità di valutare in che misura le diverse unità organizzative componenti l’azienda hanno tenuto
comportamenti e raggiunto risultati coerenti con gli obiettivi aziendali.
Misurazione delle performance interne e responsabilizzazione su parametri-obiettivo, bisogna
affermare una cultura meritocratica e rafforzare la motivazione individuale, migliore comunicazione
delle priorità aziendali e degli eventuali cambiamenti, maggior apprendimento individuale derivante
dalla stessa partecipazione ai processi di controllo.
- Supporto al processo decisionale: aiuta l’azienda a prendere delle decisioni. Senza il sistema di
controllo di gestione, oggi è praticamente impossibile gestire l’azienda.
Capacità di prendere decisioni coerenti con gli obiettivi strategici predefiniti e/o rivisitati.

STRUTTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLO


- Struttura organizzativa: è data dai centri di responsabilità (oggetto del controllo vero e proprio) e
dai corrispondenti indicatori di risultato.
- Struttura tecnico-contabile: è data dalle metodologie di misurazione contabile ed extracontabile e
dai corrispondenti supporti informatici.

CENTRI DI RESPONSABILITÀ: una unità organizzativa composta da un gruppo di persone che opera
impiegando determinate risorse ed ottenendo definiti risultati sotto la guida di un dirigente che si assume la
responsabilità delle azioni intraprese.
È importante individuare le diverse modalità di disgregazione della gestione globale al fine di scegliere quella
più consona alle esigenze della direzione.
Tutte le modalità di disgregazione consentono di individuare aree di risultato, ossia sub-sistemi di cui
misurare l’efficienza o l’efficacia.
Non tutte le aree di risultato sono però aree di responsabilità o centri di responsabilità, ossia degli insiemi di
operazioni sottoposti alla responsabilità di un preciso soggetto nell’ambito della struttura organizzativa.
Sono aree o centri di responsabilità le funzioni aziendali o le sub-funzioni. Le aree di risultato possono essere
centri di responsabilità solo se nell’ambito della struttura organizzativa sono previste delle figure che
presidiano tali aree.
- CENTRI DI COSTO: sono le aree di responsabilità in cui i responsabili sono in gradi di influenzare in
modo diretto ed in misura significativa solo i costi.
- CENTRI DI RICAVO: sono i centri di responsabilità in cui le azioni dei rispettivi responsabili influenzano
in modo diretto ed in misura significativa sia i ricavi di vendita sia i costi di funzionamento del centro
stesso.
- CENTRI DI PROFITTO: sono unità organizzative dotate di ampia autonomia decisionale nelle quali i
manager con le loro azioni sono in grado di influenzare in modo diretto ed in misura significativa il
ricavo economico (ricavi-costi) di particolari combinazioni produttive.
Le informazioni che ottengo dalle contabilità mi permettono di stabilire il budget, ovvero la previsione di
quello che accadrà all’azienda nei prossimi 12 mesi, in termini di volumi venduti, prezzi di vendite, costi di
produzione, margini economici, generazione di cassa e sostenibilità finanziaria del programma di budget.
Queste informazioni vengono aggregate o disaggregate fino ad arrivare alle unità organizzative elementari e
mi darà anche informazioni in base agli strumenti conoscitivi dell’azienda.
Il controllo tra previsione e realtà avviene tramite il reporting direzionale.

TIPOLOGIE DI CONTROLLO
- Controllo post-azione: la misurazione del livello di raggiungimento degli obiettivi viene effettuata
conclusa l’attività e in funzione dello scostamento vengono decise adeguate azioni correttive.
- Controllo in corsi di marcia: la misurazione del livello di raggiungimento degli obiettivi viene
effettuata durante lo svolgimento delle attività utilizzando un modello previsionale per stimare il
risultato finale. Le azioni correttive vengono quindi prese prima del termine delle attività.
- Controllo pre-azione: a livello di budgeting vengono calcolati i risultati ottenibili con le azioni
pianificate anche in caso di variazione delle condizioni ambientali su cui non si ha controllo.

COSTI AZIENDALI
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DEI COSTI
L’azienda deve cercare di aumentare il più possibile il suo margine economico (ricavi-costi) intervenendo sui
ricavi, costi o su entrambe le dimensioni di analisi.
L’intervento sui ricavi presuppone scelte di natura strategica (nuovi prodotti e/o posizionamento sul
mercato) che spesso non sono immediatamente poste in essere. Risulta più ragionevole intervenire sui costi
aziendali. Questa classe di valore deve essere, quindi, ben censita al fine di poterla governare.
COSTO: controvalore monetario che misura il consumo di risorse per un certo fine (prodotto o servizio).

COSTI VARIABILI AZIENDALI


Variabilità dei costi aziendali
Per analizzare correttamente il comportamento di un costo occorre definire:
- Il costo oggetto di analisi;
- Il fattore rispetto al quale il comportamento è studiato (cost driver);
- L’intervallo di variazione del cost driver considerato rilevante nell’analisi (area di rilevanza:
l’intervallo di variazione del livello di attività entro il quale si mantengono valide le ipotesi di
comportamento dei costi relativi all’oggetto di analisi);
- Il periodo di tempo preso a riferimento (dipende dal contesto decisionale in cui si colloca l’analisi).
- COSTI FISSI: sono costanti al variare del cost driver (volume di attività).
- COSTI VARIABILI: aumentano o diminuiscono in misura proporzionale al volume di attività.
- COSTI SEMI-VARIABILI: sono composti da una parte fissa ed una parte variabile.
- COSTI A SCATTI: quando restano fissi fino ad un certo livello di attività, poi aumentano e rimangono
costanti per un altro livello di attività. Si riferiscono al consumo di risorse acquistabili solo a “blocchi”
minimi.

VARIABILITÀ DEI COSTI AZIENDALI


Il comportamento dei costi in relazione alla loro variabilità è differente nel caso in cui vengano considerati in
termini unitari o complessivi.
I costi fissi unitari decrescono all’aumentare delle unità prodotte.
I costi variabili unitari restano invece costanti a prescindere dalle quantità prodotte.

COSTI SPECIALI E COSTI COMUNI


Sono definiti i costi speciali o comuni in relazione al grado di attribuibilità dei costi ad un determinato
oggetto.
- Costi speciali: sono attribuibili in maniera oggettiva all’oggetto di analisi.
- Costi comuni: sono relativi a fattori utilizzati da più oggetti. Devono essere imputati sulla base di un
procedimento di allocazione o ripartizione.
Il concetto di costo speciale o comune varia a seconda della dimensione oggetto dell’analisi.

COSTI DIRETTI E INDIRETTI


Sono definiti i costi diretti ed indiretti in relazione alla possibilità di misurare oggettivamente il consumo di
un dato fattore produttivo da parte di un prodotto.
- Costi diretti: attribuiti direttamente all’oggetto.
- Costi indiretti: attribuiti all’oggetto secondo criteri di ripartizione o allocazione.
I costi diretti ed indiretti possono essere sia variabili che fissi.

IMPUTAZIONE DEI COSTI INDIRETTI


Attribuirli tra i vari oggetti in funzione di come ogni oggetto di costo ha:
- Consumato/utilizzato il fattore (CRITERIO CAUSALE o FUNZIONALE).
- Beneficiato del fattore (CRITERIO DEI BENEFICI RICEVUTI).
- La capacità di assorbire i costi del fattore (CRITERIO DELLA CAPACITÀ DI ASSORBIMENTO).
Scegliere la base con cui tecnicamente calcolare le singole quote da allocare agli oggetti:
- A valore: base espressa in termini monetari.
- Quantitativa: espresse in quantità non monetarie.

COSTI RILEVANTI E IRRILEVANTI


- Costi rilevanti: differiscono tra diverse alternative di scelta e perciò influiscono sul risultato
economico finale di convenienza.
- Costi irrilevanti (o ineliminabili): sono ugualmente presenti nelle alternative di azione quindi la loro
considerazione non incide sul risultato dell’analisi.

CONTROLLO DI GESTIONE
- Costi preventivi: stime che mirano a riprodurre il costo che si sosterrà svolgendo una certa
produzione nell’impresa così come è attualmente configurata.
- Costi consuntivi: misurano il valore delle risorse ex-post (dopo lo svolgimento dei processi).
- Costi standard: costi preventivi riferiti a condizioni operative ipotetiche; servono come punto di
riferimento per il confronto rispetto al comportamento effettivo dei costi.
CENTRI DI RESPONSABILITÀ
- Controllabili: costi il cui ammontare può essere ridotto o aumentato dal responsabile del prodotto o
del reparto in quanto egli ha il potere di diminuire o incrementare il consumo di fattori e l’efficienza
del processo.
- Non controllabili: costi che il soggetto responsabile dell’oggetto di costo (prodotto o area
organizzativa) non è in grado di modificare nell’ammontare poiché non ha il potere di decidere se e
come utilizzarli.

LE CONFIGURAZIONI DI COSTO
Una configurazione di costo è costituita da una somma progressiva di costi al fine di ottenere informazioni
economico-finanziarie che possano essere utili per le decisioni.
Esistono diverse configurazioni di costo ognuna delle quali risponde ad esigenze informative diverse.
Le configurazioni di costo possono essere costruite con riferimento a diversi oggetti: es. prodotti, centri di
costo, clienti, servizi.

MARGINE DI CONTRIBUZIONE
DIRECT COSTING: vengono attribuiti all’oggetto finale di calcolo i solo costi variabili diretti ed indiretti.
Tutti i costi fissi, speciali o comuni, di qualunque genere sono considerati costi di periodo ed imputati, per il
loro importo complessivo, all’esercizio.
Il calcolo del costo variabile è funzionale alla determinazione del margine di contribuzione (risultato
intermedio dato da: ricavo – costo variabile).
Viene definito “di contribuzione” poiché indica, per ogni unità di prodotto venduta, quanto del prezzo di
vendita resta a disposizioni dell’azienda per coprire i costi fissi.
Costituisce un elemento fondamentale per misurare la redditività di ogni prodotto, linea di prodotti o servizio
e fornisce suggerimenti indispensabili per:
- Valutare quali prodotti e/o servizi vanno potenziati e quali ridimensionati.
- Valutare quale è il mix di prodotti/servizi ottimale da proporre al mercato.
Quando la domanda di mercato supera la capacità produttiva dell’impresa, il programma di produzione deve
essere definito massimizzando il margine di contribuzione ottenibile dall’impiego della limitata capacità
produttiva.
Se un’azienda ha un margine di contribuzione positivo, riuscirà a coprire almeno i costi fissi aziendali. Se
invece il margine di contribuzione è negativo, si avrà una maggior perdita.

DIRECT COSTING EVOLUTO


Vengono attribuiti all’oggetto finale di calcolo i costi variabili ed i costi fissi speciali ed è funzionale al calcolo
di un margine di contribuzione di 2 livello.
- Quota ammortamento di uno stampo, stipendio di un caporeparto, canone leasing di un macchinario,
affitto di un capannone.
Devono comunque essere misurabili e che siano attribuibili in maniera diretta ed oggettiva all’oggetto di
riferimento.
MARGINE INDUSTRIALE
FULL COSTING: la finalità è quella di determinare configurazioni di costo comprendenti la maggior quantità
possibile di costi.
Esistono differenti “livelli” di costo pieni (industriale, complessivo, economico).
Attribuzione agli oggetti di calcolo di tutti gli elementi di costo, a prescindere che siano variabili o fissi, diretti
o indiretti.
Il costo pieno industriale rappresenta quindi il costo totale di realizzazione del prodotto finito cioè
comprensivo delle materie prime di tutti i costi di trasformazione.
- Vantaggi: è un indicatore più completo della redditività del prodotto perché, oltre a tenere conto
dell’incidenza dei costi variabili, considera anche l’economicità/efficienza del processo produttivo.
- Svantaggi: è necessario calcolare dei drivers per la ripartizione dei costi indiretti e le informazioni
necessarie non sono sempre di immediata disponibilità.
La ripartizione di alcuni costi indiretti industriali avviene secondo “modelli” ma non sempre è
misurabile oggettivamente nella realtà→ è un costo con maggiore componente soggettiva.

COSTI DELL’INEFFICIENZA
“guasti, manutenzioni fermi macchina, assenza di ordini”.
La mancata saturazione degli impianti produttivi porta ad un costo unitario industriale dei prodotti più
elevato anche quando, da un periodo all’altro, la situazione dei costi in valore assoluto non ha subito
modifiche.
Il costo industriale, se non viene corretta questa distorsione, rischia di portare a valutazione errate in termini
di prezzi di vendita, mix ottimale di produzione, efficienza degli impianti…
Il modello di analisi proposto risolve questo problema attraverso i seguenti step:
- Calcolo del costo industriale unitario “standard” cioè in condizioni di pieno sfruttamento della
capacità produttiva degli impianti.
- Calcolo del costo industriale di competenza della produzione, moltiplicando le quantità realmente
prodotte per il costo unitario industriale standard.
- La differenza con il costo industriale rilevato dalla contabilità analitica è la quota da imputare a “costo
dell’inefficienza”.

RISULTATO LORDO
COSTI DI STRUTTURA: sono quasi sempre fissi ed indiretti in riferimento ai prodotti. Non sono riconducibili
al processo produttivo ma sono comunque essenziali per il funzionamento dell’azienda.
L’imputazione dei costi di struttura ai prodotti avviene in genere secondo modelli di complessità crescente a
seconda delle caratteristiche del business in cui opera l’azienda e della disponibilità informativa:
- Criteri semplici: ad esempio ripartizione di tutti i costi di struttura in funzione del fatturato o delle
quantità prodotte.
- Criteri complessi: ripartizione su base multipla, cioè con criteri differenti a seconda del costo di
struttura che si va a ripartire sui prodotti:
• Ufficio Commerciale: numero di ordini/ quantità media ordine di vendita dei diversi prodotti.
• Ufficio Acquisti: analisi del consumo delle materie prime dei prodotti dalle distinte basi.
• Amministrazione: ciclo attivo: numero di fatture attive emesse.
Passando da un criterio semplice ad uno complesso, aumenta l’oggettività del dato finale ma si intensifica
anche lo sforzo di calcolo.

COSTO COMPLESSIVO: analizza in quale misura le diverse componenti (prodotti/linee di prodotti/aree


geografiche) abbiano contribuito al risultato finale dell’azienda.
È il punto di partenza per la definizione di un prezzo di vendita in grado di garantire all’azienda un risultato
positivo (cioè in grado di coprire tutte le componenti di costo e un surplus di utile).
I COSTI PER LE DECISIONI AZIENDALI
Calcolare i costi vuol dire supportare il processo decisionale aziendale.
Ci sono decisioni operative, per il breve periodo (12 mesi) in cui c’è l’impiego della capacità produttiva
disponibile. Margine di contribuzione, break even analisys, make or buy.
Ci sono le decisioni strategiche per il lungo periodo (definizione della struttura produttiva attraverso
specifiche tecniche di valutazione degli investimenti). Si intende la predisposizione della capacità produttiva
più conveniente.
Le decisioni di natura strategica, danno la fotografia prospettica dell’azienda dicendo se l’azienda avrà molti
costi fissi o costi variabili.
Internalizzare o esternalizzare i costi, ci porta alla decisione di aumentare i costi fissi (interno) o aumentare i
costi variabili (esterno).

- Decisioni ricorrenti: basate su informazioni routinarie che vengono prodotte regolarmente dal
sistema di controllo direzionale.
- Decisioni non ricorrenti: richiedono la raccolta e l’elaborazione di informazioni specifiche differenti
a seconda della situazione.

Il calcolo del MARGINE DI CONTRIBUZIONE si basa sulla distinzione Costi Fissi – Costi Variabili (tecnica del
direct costing).
Supporta le decisioni di convenienza: la massimizzazione del MARGINE DI CONTRIBUZIONE corrisponde alla
massimizzazione dell’utile (ovvero della redditività).
Questo strumento mi permette di capire che prodotto utilizzare e capire il miglior mix del fatturato. Quanto
ogni prodotto deve contribuire al fatturato.
L’azienda per massimizzare il risultato economico, deve massimizzare il margine di contribuzione.
- Quando il MC è negativo per qualsiasi livello di Q, l’azienda non sarà mai in grado di coprire i costi.
Sarà in perdita, anzi più l’azienda produce più accresce la perdita.
- Quando il MC è positivo, l’azienda è sicuramente in grado di coprire i costi variabili, ma non è detto
che sia in utile.

Se P > CVu l’azienda sarà in utile a condizione che le quantità prodotte e vendute superino il punto di
pareggio.
Dunque massima differenza P - CVu significa massima differenza ricavi e costi cioè massimizzazione dell’utile.
Attraverso il calcolo del MC possono essere formulati due tipi di giudizi:
- Convenienza assoluta: la condizione che assicura la convenienza a produrre il bene è la presenza di
un MC unitario > 0.
- Convenienza comparata: la scelta deve ricadere sul prodotto con il MC unitario più elevato o
sull’alternativa che massimizza il MC complessivo.
La suddivisione tra costi fissi e variabili è rilevante se riferita ad un arco temporale breve, per cui il margine
di contribuzione rappresenta una metodologia di calcolo dei costi utile per supportare la decisione di breve
periodo che non comportano un cambiamento nella capacità produttiva.
NEL LUNGO PERIODO TUTTI COSTI SONO VARIABILI.

MIX DI PRODUZIONE
Si tratta delle decisioni finalizzate alla gestione della capacità produttiva esistente in azienda.
Normalmente, la capacità produttiva viene espressa in:
- Ore machina, quando è costituita da beni strumentali;
- Ore di manodopera diretta, quando si è in presenza del fattore lavoro.
Dato un certo obiettivo di produzione e vendita, espresso in unità di prodotti, la capacità produttiva è:
- Abbondante: quando si dispone di un numero di ore macchina o di ore manodopera sufficiente per
realizzare l’intera quantità desiderata.
- Scarsa: si deve effettuare una decisione circa il mix di produzione da realizzare.
Scelta del MIX di produzione che massimizza il margine di contribuzione su fattore scarso.

BREAK EVEN ANALYSIS


Il modello di break – even ha la finalità di individuare il minimo volume di produzione che consente ad
un’impresa di “coprire i costi”.
Ipotesi del modello per la break even analysis
1. Impresa mono – prodotto;
2. Linearità dei costi (no economie di scala);
3. Linearità nei ricavi (invariabilità dei prezzi);
4. No variazioni di scorte (produzione = fatturato).
5. Abbiamo una quantità di equilibrio quando i costi totali eguagliano i ricavi totali.

L’analisi del volume di pareggio può essere facilmente estesa al calcolo del volume necessario a conseguire
un determinato reddito obiettivo.
Il reddito obiettivo si riferisce a quello risultante dalla differenza tra i ricavi e i costi (fissi più variabili) di
produzione, ossia al reddito operativo (EBIT).
“sommiamo ai CF delle formule precedenti, il EBIT target”.
Il volume di pareggio può anche essere espresso in termini di ricavi (RTbe) piuttosto che di unità fisiche. È
sufficiente moltiplicare entrambi i membri dell’equazione della quantità di pareggio per il prezzo di vendita.

- Una quota parte dei ricavi di vendita devono essere utilizzati per coprire i costi variabili correlati ai
ricavi stessi.
- Ciò che resta dei ricavi totali dopo la copertura dei corrispondenti costi variabili è il margine di
contribuzione.
- Se il flusso del margine di contribuzione riempie tutti i costi fissi, significa che è stato raggiunto il
volume di pareggio.
- Una volta che ho coperto tutti i costi fissi, il margine di contribuzione unitario contribuisce il profitto.
- La contribuzione è, dunque, dapprima contributo alla copertura dei costi fissi e, successivamente
(oltre il volume di pareggio), contributo alla generazione del reddito.

Le relazioni costo-volume-profitto sinora descritte si applicano su imprese mono-prodotto.


Nel caso di imprese multi-prodotto, le relazioni precedenti sono valide se ciascun prodotto genera all’incirca
lo stesso margine di contribuzione percentuale degli altri.
Se l’impresa realizza una molteplicità di prodotti con margini di contribuzione percentuale significativamente
diversi, è ancora possibile ricorrere al diagramma del profitto e raffigurare il reddito in funzione delle quantità
vendute solo se è noto il mix delle vendite.
In questo caso, il margine di contribuzione unitario deve essere calcolato come media ponderata, con le
quantità vendute, dei margini di contribuzione unitari dei singoli prodotti.
Questo particolare margine di contribuzione è denominato margine di contribuzione del prodotto
equivalente.
LEVA OPERATIVA
La leva operativa (operating leverage) è una misura di quanto il reddito è sensibile a cambiamenti dei ricavi.
L’effetto leva è misurato dal grado di leva operativa (degree of operating leverage), un indicatore calcolato,
in corrispondenza a ciascun volume di ricavi, come rapporto tra la variazione percentuale del reddito e la
corrispondente variazione percentuale dei ricavi.

La leva operativa è sensibile alla struttura dei costi, vale a dire all’incidenza relativa dei costi fissi e dei costi
variabili sui costi aziendali complessivi.

- Se un’impresa è caratterizzata da alti costi fissi (e bassi costi variabili), il margine di contribuzione è
alto e, corrispondentemente, e alto il glo.
Le imprese con un’alta incidenza di costi fissi sul totale
- Le imprese caratterizzate da bassi costi fissi, presentano un basso glo e, quindi a parità di variazione
dei ricavi mostrano variazioni dell’EBIT più contenute.

MARGINE DI SICUREZZA
Esprime di quanto può ridursi il fatturato in termini percentuali, rispetto a quello programmato, per effetto
di una variazione nel volume di vendita, senza che l’azienda vada in perdita.

Nel caso di azienda multi – prodotto va analizzato il nuovo fatturato di pareggio quando si prevede una
variazione del margine di contribuzione del prodotto equivalente.

SCELTA TRA ALTERNATIVE


In generale, nei problemi di scelta tra alternative che si escludono a vicenda, assumono grande rilevanza le
configurazioni di costo differenziale e di ricavo differenziale:
- Da un punto di vista economico, bisogna chiedersi quali costi e quali ricavi si modificheranno, e in
che misura, passando da una alternativa all’altra.
Effettuare l’analisi differenziale richiede distinguere costi e ricavi ELIMINABILI da quelli NON ELIMINABILI
che cioè permangono indipendentemente dalla strategia scelta e pertanto sono irrilevanti ai fini decisionali.
Generalmente:
- I ricavi cessanti, ad esempio a causa della dismissione di una linea di produzione sono eliminabili o
rilevanti.
- I costi variabili sono costi eliminabili.
- I costi fissi sono in parte eliminabili ed in ineliminabili.

Quando si prende una scelta, dobbiamo analizzare l’impatto di ogni alternativa sulla redditività aziendale
mediante l’analisi differenziale, tenendo conto di costi e ricavi eliminabili e non eliminabili.
La scelta di esternalizzazione o meno di una fase di produzione sono in genere fortemente influenzate dalle
quantità e dalla possibilità di eliminare o meno i costi fissi.

La quantità di pareggio per cui è uguale la convenienza economica nell’alternativa male or buy.
Costi tot. Rilevanti esterni = Costi tot. Rilevanti interni.
L’analisi make or buy è importata secondo un approccio di breve termine per cui suppone l’invarianza della
capacità produttiva e l’invarianza della struttura organizzativa.
Non dovrebbe prescindere da considerazioni di tipo qualitativo come la qualità dei materiali offerta dal
fornitore, affidabilità del fornitore…
Nell’ipotesi di esternalizzazione di una fase o di tutto il processo produttivo è necessario valutare anche gli
aspetti organizzativi e di gestione degli scambi soprattutto nel caso di fornitori esteri quali ad esempio:
controllo qualità, personale ufficio acquisti, imposte doganali, consulenze ed assistenza e impegno
finanziario.

VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI


Gli investimenti sono operazioni pluriennali ed hanno una rilevante incidenza sulla situazione economico-
finanziaria aziendale.
In generale possono esserci investimenti di:
- Sostituzione: finalizzati a rimpiazzare impianti esistenti obsoleti o logori. Producono variazioni di
costi e non comportano modifiche né a livello di ricavi né alla capacità produttiva.
Solitamente, nella decisione di sostituzione di un impianto si preferisce analizzare gli aspetti finanziari
incrementali (analisi dei flussi incrementali di entrate ed uscite monetarie) in quanto non inquinanti
da valutazioni soggettive.
- Espansione: correlati a politiche di ampliamento della capacità produttiva.
- Innovazione: correlati al lancio di nuovi prodotti o all’introduzione di nuove tecnologie produttive
che non necessariamente aumentano la capacità produttiva, ma favoriscono la differenziazione e
l’ottenimento di un vantaggio competitivo.
Per valutare economicamente una iniziativa di investimento è necessario:
- Ricostruirne il profilo monetario atteso.
- Determinare il tasso di interesse che permette di rendere confrontabili valori che si collocano in
periodi diversi e con gradi di rischio differenti.
- Disporre di criteri per esprimere un giudizio di sintesi sulla bontà dell’iniziativa.

CRITERIO DEL PERIODO DI RECUPERO (PBP)


Periodo di recupero del capitale investito (in anni). Il recupero si ha quando si raggiunge il PAY BACK.
Σ flussi = 0
Il vantaggio è la poca laboriosità e la semplicità. Considera la liquidità dell’investimento.
Gli svantaggi sono: vengono ignorati da tutti i redditi successici al periodo di pay back, non viene diversificato
il valore del denaro nel tempo e manca il parametro di redditività e non si presta quindi al confronto di
alternative di investimento (è un parametro che indica l’esposizione temporale e non la redditività
dell’investimento).

CRITERIO DEL PERIODO DI RECUPERO ATTUALIZZATO (DPBP)


Periodo di recupero del capitale investito attualizzando i flussi di cassa. Σ flussi /(1+i)n = 0 n=anni
Vantaggi: poco laborioso e semplice, considera la liquidità dell’investimento e considera anche il costo del
denaro.
Ha tutti gli svantaggi del PBP.

CRITERIO DEL VALORE ATTUALE NETTO (VAN o NPV)


Consente di calcolare il valore e il beneficio atteso dall’iniziativa come fosse disponibile al momento in cui la
decisione viene assunta.
VAN = Σ flussi /(1+i)n – Ei
Sono accettabili tutti i progetti con VAN > 0. Nel caso di progetti che si escludono a vicenda, sarà da preferire
quello con VAN più elevato e PROFITABILTY INDEX più elevato.
I vantaggi sono: quantifica il contributo di un investimento all’incremento di valore del capitale proprio in
valori monetari. Può essere utilizzato in situazioni dove il tasso di rendimento minimo non rimane costante
durante il ciclo di vita di un progetto.
Gli svantaggi sono: le difficoltà connesse alla scelta del tasso di attualizzazione e l’inadeguatezza del metodo
a giudicare investimenti aventi rilevanza strategica.

CRITERIO DEL TASSO DI RENDIMENTO (TIR)


Consente di calcolare quel particolare tasso di rendimento che azzera il VAN ovvero che rende le entrate e le
uscite pari a 0.
Non può essere utilizzato per comparare due o più investimenti se presenti più valori di TIR, non dice quale
sia il valore creato dall’investimento e non sempre fornisce un valore unico poiché vi sono tante soluzioni
tante quanti sono i cambiamenti di segno dei flussi.

IL COSTING DI PRODOTTO
Uno degli aspetti fondamentali del cost accounting è da definire dal costo dei prodotti / servizi realizzati
dell’impresa.
L’approccio metodologico al costing di prodotto cambia a seconda della tipologia di attività svolta
dall’impresa.
Semplificando è possibile suddividere le imprese come segue:
- Per commessa: numero limitato di tipologie di prodotti, spesso poco standardizzati. La produzione
parte dopo aver ricevuto l’ordine del cliente.
I costi sono in prevalenza diretti, quindi transitano dalla contabilità generale al prodotto.
- Per processo o per il magazzino: numero elevato di tipologie di produzione, elevata
standardizzazione. La produzione parte spesso prima di aver venduto i prodotti. Si ragiona a costi
standard.
I costi sono in prevalenza indiretti e necessitano di un modello tecnico – contabile di trasferimento
della contabilità generale ai prodotti e/o altri oggetti. È necessario disporre un modello di costing
basato sui centri di costo.

La definizione costo pieno di produzione rende necessario tenere da conto oltre ai costi diretti anche agli
indiretti. Degli indiretti alcuni costi possono essere ripartiti sui prodotti mentre altri no.
Nelle aziende che operano su processo, il calcolo dei costi indiretti da ripartire sul prodotto viene fatto
tramite contabilità per centro di costo.
Criticità: conoscere in modo specifico i consumi, usare consumin effettivi o standard. Scegliere il prezzo
corretto fra storico, attuale o medio, automatizzazione delle informazioni.

DEFINIZIONE DI CENTRO DI COSTO


I centri di costo sono centri operativi che svolgono attività o processi omogenei ed ai quali possono essere
attribuiti particolari raggruppamenti di costi.
I centri di costo rappresentano, pertanto, oggetti di costo intermedi rispetto ai prodotti.
In presenza di organizzazione complessa della produzione e dell’azienda, per un più corretto calcolo del costo
unitario pieno di prodotto, i costi indiretti non sono imputati ai prodotti, bensì raggruppati secondo
aggregazioni che riflettono le fasi di svolgimento dei processi produttivi.
Da un punto di vista organizzativo, i centri di costo sono unità operative, poste sotto la responsabilità di un
capo, che svolgono attività omogenee di trasformazione o di supporto.
I centri di costo, in alcuni casi, potrebbero coincidere con le funzioni aziendali.
Da un punto di vista del calcolo del costo pieno, nei centri di costo sono accumulati costi che non possono
essere direttamente imputati ai prodotti secondo criteri di specialità.
OBIETTIVO: consentono una corretta imputazione dei costi ai prodotti, facilitano certe decisioni e
consentono di controllare la gestione.

CENTRI DI RESPONSABILITÀ (CDR)


Un CDR è un’unità organizzativa guidata da un manager responsabile dell’attività e dei risultati. I CDR sono
dotati di risorse, impiegano input destinati ad altri centri o al mercato.
La definizione di CDR è utile al processo di controllo della gestione poiché individua i soggetti responsabili
degli obiettivi aziendali in termini di efficacia, efficienza e risultati.
Si è soliti distinguere i CDR come segue: centro di ricavo, centro di costo, centri di profitto, centri di
investimento.
COME INDIVIDUARE I CENTRI:
- Omogeneità delle operazioni svolte all’interno che permetta di individuare una comune unità di
output.
- Omogeneità di dotazione o rilevanza dei fattori produttivi.
- Significatività in termini economici.
- Individuazione di un soggetto responsabile dello svolgimento delle attività di centro.
Per un importante definizione dei centri di costo è importante un’analisi preliminare dei processi e delle
esigenze informative dell’azienda.

TIPOLOGIE DI CENTRI DI COSTO


- Produttivi: dove viene svolta l’attività di trasformazione fisico-tecnica o un’attività strettamente
collegata a quest’ultima;
- Ausiliari: che svolgono attività di supporto alla produzione. I servizi forniti da questi centri sono in
genere misurabili in termini quantitativi;
- Comuni o di struttura: ovvero quelli in cui vengono svolte le attività necessarie per il funzionamento
dell’azienda (marketing, ricerca e sviluppo…). I servizi forniti da questi centri non sono, in genere,
misurabili in modo univoco.
È utile per una corretta attribuzione dei costi, evidenziare a parte i centri commerciali che raccolgono tutti i
costi variabili di vendita quindi provvigioni, trasporti, premi, sconti e contributi di marketing.
La separazione dei costi variabili commerciali è dovuta al fatto che questi non possono essere imputati ai
prodotti come gli altri costi. Infatti non sono legati al processo di trasformazione ma dipendono
esclusivamente dal cliente.

Oltre la classificazione “accademica”, è importante, a nostro avviso, inserire anche le seguenti tipologie di
centri per poter “quadrare” il risultato di esercizio della contabilità generale con la contabilità analitica:
- Ricavi: centri dedicati ai ricavi delle diverse aree di business dell’azienda.
- Transitori: dove vengono raccolti per comodità e provvisoriamente i costi che potrebbero essere
imputati direttamente perché specifici.
- In distinta base: cioè centri che accolgono i costi sostenuti per le materie prime, gli imballi e tutto
quanto può essere ricondotto al prodotto in modo specifico.
- Gestione accessoria finanziaria straordinaria ed imposte.

CONTABILITÀ PER CENTRI DI COSTO


- Imputazione dei costi dei fattori produttivi ai centri in cui sono stati sostenuti.
- “Ribaltamento” dei costi dei centri ausiliari e transitori sui centri produttivi.
- Quantificazione della produzione dei centri produttivi, in base all’unità di misura prescelta, e calcolo
dei coefficienti o tassi unitari di costo del centro.
- Imputazione finale ai prodotti dei costi relativi ai centri commerciali, materie prime e altri costi diretti
non transitati per centri, centri produttivi e centri di struttura.
Il passaggio dalla contabilità generale alla contabilità per centri di costo
I valori aziendali vengono rilevati attraverso la contabilità generale al manifestarsi di scambi con soggetti terzi
rispetto all’azienda. I valori della contabilità generale devono poi essere trasferiti nei centri di costo ed
integrati.
Esistono differenti tecniche di collegamento tra la contabilità generale e la contabilità per centri di costo:
Il sistema duplice contabile, il sistema duplice misto, il sistema unico.
Il sistema di contabilità analitica può essere separato funzionalmente dal sistema delle rilevazioni di Co Ge.
Può essere incorporato nel sistema di rilevazioni Co Ge.
Nel caso di separazione funzionale, le rilevazioni di contabilità analitica potranno essere tenute con il metodo
della partita doppia, potranno essere tenute in forma libera.
Nel caso in cui sin incorpora la COAN con le informazioni della COGE, si manterrà il metodo della partita
doppia.

SISTEMA DUPLICE CONTABILE


Nel sistema duplice contabile la COAN è separata in senso tecnico-funzionale dalla COGE ma è tenuta
secondo le stesse modalità della COGE, cioè applicando ad essa il metodo della partita doppia. In tal modo si
ottengono due distinti complessi di conti bilanciati, autonomi nel funzionamento e nelle rispettive sintesi di
chiusura, ma con svolgimento opportunamente collegato.
VEDI SLIDE 25 IN POI lezione 7 e 8

PRESENTAZIONE METELLI GROUP


Metelli fa pezzi di ricambio per auto.
Metelli sta studiando una strategia per contrastare la diffusione del motore elettrico, dato che in queste
automobili sono ridotte al minimo le componenti meccaniche, delle quali si occupa Metelli.
I sistemi di controlli direzionale progettati, predisposti e fatti funzionare in modo corretto, sono in grado di
offrire un contributo indispensabile alla gestione aziendale.
Metelli fa contabilità industriale, controllo economico, ovvero dividere un conto economico in parti più
semplici e renderli più leggibile.
Il controllo di gestione non ha il compito di decidere, bensì di fornire dati per prevedere il futuro.
Ognuno fa il controllo di gestione a proprio piacimento, a seconda delle esigenze dell’azienda.
Il controller deve anche progettare e gestire un insieme di strumenti informatici che permettano la gestione
dei big data, fungere da interprete tra il business e gli informatici, formare le persone all’interno dell’azienda
e creare cultura aziendale sull’analisi dei dati, sapersi relazionare con tutte le figure aziendali.
Nei sistemi informatici è presente la distinta base, che riporta tutte le componenti che formano un
determinato prodotto.
Solitamente in Metelli valutano il margine di contribuzione.
SISTEMA DI BUDGET
Sono l’insieme di traguardi da perseguire in un definito orizzonte temporale.
Il budget è espresso in termini quantitativo-monetari, è articolato coerentemente alla struttura
organizzativa e per centri di responsabilità economica. È sviluppato in modo integrato cosi da considerare le
relazioni di interdipendenza tra le unità organizzative.
Il budget è un dato che viene declinato e articolato in tutta la struttura organizzativa. Il budget serva anche a
definire gli obiettivi che l’azienda vuole porsi.
Il budget permette di determinare i rapporti causa effetto tra le unità organizzative che compongono
l’azienda.

1) ORIENTAMENTO AL FUTURO
Il meccanismo di budget permette di affrontare il futuro in modo anticipato.
L’ambiente esterno è sempre più instabile e le tendenze passate non rappresentano un punto di riferimento
significativo, quindi bisogna cogliere per tempo le situazioni favorevoli e prepararsi a reagire ad eventi
sfavorevoli (adattamento).
Cresce il grado di complessità strutturale delle imprese, quindi bisogna dirigere in modo sistematico ed
organico (integrazione).
Le risorse disponibili sono scarse e costose, bisogna quindi scegliere la destinazione delle risorse ed avere dei
punti di riferimento (efficienza).

2) NECESSITÀ DI UN PROGRAMMA D’AZIONE


Budget come formalizzazione degli obiettivi dei singoli responsabili. Obiettivo come momento preliminare
per la definizione del programma d’azione.

3) ESPRESSIONE QUANTITATIVO-MONETARIA DEI PROGRAMMI D’AZIONE


Due livelli di formalizzazione: a quantità e a valore.

4) PERIODO TEMPORALE DI RIFERIMENTO


Coerente con le caratteristiche del processo di produzione economica (orizzonte temporale di 12 mesi).
Il periodo temporale è articolato in periodi infrannuali.

Il budget è un programma d’azione espresso in termini quantitativo-monetari, relativo ad un definito


orizzonte temporale, variamente articolato su periodi più brevi.
PREVISIONE: descrizione anticipata ma neutra di situazioni e fenomeni futuri con scopo di conoscenza.
PROGRAMMI D’AZIONE: configurazione di un futuro desiderato attraverso la riduzione del grado di
incertezza tramite l’anticipazione di decisioni.

LA CLASSIFICAZIONE DEL BUDGET


- ORIZZONTE TEMPORALE: budget a periodo fisso o budget a periodo scorrevole.
- IPOTESI GESTIONALI SOTTOSTANTI: budget rigido (ambiente stazionario), budget flessibile (ambiente
dinamico), budget a scenari multipli (ambiente discontinuo).
- CONTENUTO: sottosistema budget operativi, sottosistema budget investimenti, sottosistema budget
finanziari.

RESPONSABILITÀ ECONOMICA
Il budget non è il meccanismo esclusivo attraverso cui si assegnano obiettivi. Non presupporre
necessariamente l’esistenza di una struttura organizzativa articolata per centri di responsabilità.
La struttura organizzativa per centri di responsabilità richiede il meccanismo di budget.
IL SOTTOSISTEMA DI BUDGET OPERATIVI
Sono relativi ad una unità la cui attività rientra nell’ambito della gestione tipica. Definisce i componenti
positivi e negativi di reddito relativi a predefiniti programmi d’azione ed a prescelte politiche gestionali
coerenti.
Definisce particolari risultati economici parziali. Consente la determinazione del risultato operativo.
VERIFICA DELLA FATTIBILITÀ ECONOMICO-REDDITUALE.
È suddivisibile in macro aree (struttura funzionale): commerciale, produttiva, amministrativa, ricerca e
sviluppo.
Impatto finanziario e monetario dei programmi d’azione futura e delle politiche correnti e non correnti→
Verifica della fattibilità finanziaria-monetaria.

A) ANALISI ESTERNE
Determinazione della capacità ricettiva dei singoli mercati nel periodo di budget attraverso informazioni
qualitative e quantitative. Il concetto di mercato identifica un’area economica caratterizzata da specifiche
dinamiche competitive.
Tale area è delimitata dalla differente combinazione di prodotti, aree geografiche, tipologia di consumatori,
funzioni d’uso del prodotto.
L’analisi deve essere svolta in relazione non soltanto agli attuali ma anche ai nuovi prodotti e mercati di
sbocco/clienti.
L’analisi del mercato può avvenire in molti nodi differenti, ci aiuta a farla la tecnologia che ci permette di
elaborare le informazioni e prendere delle decisioni.

B) ANALISI INTERNE
Analisi storica delle vendite: Indicazioni sulla capacità di crescita passata e sulla fase di ciclo di vita del
settore/prodotto. Si fa ricorso a tecniche statistiche.
Individuazione dei punti di forza/debolezza: le opportunità di mercato si colgono se esistono sensori in
grado di trasformare potenzialità in benefici. Le minacce si affrontano se esistono sensori in grado di fornire
risposte tempestive.

C) ARTICOLAZIONE DEL BUDGET DELLE VENDITE


La scelta è fatta in funzione dei fabbisogni informativi aziendali.
I criteri non sono alternativi, alcuni criteri sono funzionali per la determinazione dei costi commerciali.
Periodo infrannuale, cliente/prodotto, area geografica, canali di vendita, aree strategiche d’affari, venditori.

BUDGET DEI COSTI DI VENDITA


La distribuzione è l’insieme di attività attraverso le quali i prodotti sono resi disponibili agli utilizzatori nei
tempi, nelle quantità e nei luoghi richiesti.
Nella realtà, il percorso logico prevede innanzitutto, la comprensione della fattibilità delle vendite con
riferimento al programma di produzione.
L’attività di distribuzione richiede di affrontare:
- Problemi di connessi al trasferimento dei prodotti dall’azienda ai clienti (distribuzione fisica).
- Problemi connessi alla scelta di gestione della rete di vendita.
IL BUDGET DELLA DISTRIBUZIONE FISICA
Obiettivo primario dell’attività di distribuzione fisica consiste nel fare prevenire il prodotto al mercato
secondo un prescelto livello di servizio.
La funzione di distribuzione fisica è costituita dall’insieme delle attività relative alla logistica in uscita, cioè
alla movimentazione fisica dei prodotti.
La distribuzione fisica non fa esclusivo riferimento all’evasione degli ordini.
Gli obiettivi del responsabile della distribuzione fisica sono contenere il costo del servizio reso ad ogni livello
di servizio prescelto e coordinare l’impiego dei servizi di distribuzione fisica nei differenti segmenti di
mercato.
Se si decide di internalizzare la distribuzione fisica, si avranno costi fissi, al contrario se si esternalizza la
distribuzione, si avranno costi variabili.

IL BUDGET DEI COSTI DELLA RETE DI VENDITA


Si decidono i canali di distribuzione, ovvero il numero di scambi, tra soggetti indipendenti, esistenti tra il
produttore ed il consumatore finale od utilizzatore industriale.

LA SCELTA DELLA RETE DI VENDITA


Vendita di rete diretta, ho i dipendenti che vendono i miei prodotti (conviene quando vendo volumi alti di
prodotti).
Vendita indiretta, vendita da parte di agenti esterni, che vendono anche prodotti di altri (conviene quando
vendo un volume basso di prodotti).

IL BUDGET DEGLI ALTRI COSTI DI VENDITA


In alcuni casi, dato un certo prezzo di vendita, si applicano anche degli sconti/premi quando un consumatore
acquista grandi volumi di prodotto.
Il soggetto, se vuole vendere il prodotto alla grande distribuzione, deve cercare di fare degli sconti importanti
al canale distributivo.

BUDGET COSTI INNOVAZIONE DELLA DOMANDA


Ricerche di marketing, finalizzate alla maggiore conoscenza dei mercati di vendita attuali e/o nuovi e
dell’ambiente esterno rilevante.
Product test, finalizzati a misurare il grado di accettabilità di un nuovo prodotto o di modifiche apportate a
prodotti esistenti.
Market test, finalizzati a misurare il grado di risposta di un gruppo omogeneo di consumatori a particolari
stimoli, per verificare l’efficacia pubblicitaria del punto vendita, lo strumento pubblicitario/promozionale più
adeguato, il sistema di distribuzione e il servizio di assistenza.
In funzione al tipo di attività che si svolge, si ha una necessità diversa di conoscenza del consumatore e
utilizzare le pubblicità (utilizzata maggiormente dalle aziende B2C che B2B).

STRUTTURA E COMPOSIZIONE DEI BUDGET DELL’AREA PRODUTTIVA


Il ragionamento in termini fisici mi permette di capire i fabbisogni dell’impresa. Questo avviene tramite il
programma di produzione che ragiona in termini quantitativi e non monetari.
Il programma di produzione ha dei vincoli, quali il budget delle vendite, la politica di scorte e prodotti finiti.
Attraverso l’esplosione della distinta base del programma di produzione, si ragiona in termini monetari con
il budget degli investimenti, il budget dei costi di produzione e il budget degli approvigionamento.
Il programma di produzione, elaborato in sintonia con i programmi di vendita e la politica delle scorte,
consente di:
- Determinare le quantità ed il mix di prodotto da ottenere nel periodo di budget.
- Assicurare equilibrio e coerenza tra: livelli di vendita → livelli di giacenza → livelli di produzione
- Distribuire la produzione su periodi infrannuali.
- Definire i bisogni di risorse dirette e indirette (non è un budget, è espresso in termini quantitativi).

CARATTERISTICHE E STRUTTURA
Quantificazione delle azioni necessarie per adeguare la struttura aziendale alle esigenze imposte dai
programmi previsti futuri nell’ambito prevalente della gestione caratteristica.
La destinazione delle risorse è di carattere duraturo.
Definizione dell’impiego finanziario espresso in termini quantitativi e temporali non direttamente derivante
dalla gestione caratteristica.
Permette la verifica della fattibilità tecnica e strutturale dei programmi d’azione.

DETERMINAZIONE DEI FABBISOGNI DI RISORSE


- Risorse dirette: le ottengo esplodendo la distinta base
- Risorse indirette: sono ammortamenti che sono disciplinati da eventuali ammortamenti.
La distinzione è importante in quanto per le due categorie sono diverse:
- Le modalità di calcolo dei fabbisogni e dei relativi costi;
- I documenti da cui ottenere le informazioni.

ARTICOLAZIONE DEI BUDGET


Programma di produzione→fabbisogni/impieghi di risorse→articolazione dei fabbisogni→budget dei costi
di produzione.
LA TIPOLOGIA DI FATTORE PRODUTTIVO
Individuazione delle relazioni casuali tra processo di impiego dei fattori e singolo prodotto/servizio.
- Relazioni dirette: i processi di impiego delle risorse sono riferibili al singolo prodotto sena alcun
processo di ripartizione (budget dei costi diretti).
- Relazioni indirette: i processi di impiego delle risorse sono riferibili al processo ed in via mediata al
singolo profitto (budget dei costi indiretti).
Approccio di impiego incrementale, ovvero se incremento le quantità di prodotto, parto dalla struttura di
personale precedente sapendo di dover aumentare di un po’ di persone le persone per poter produrre.
Approccio ZBT (zero based budget), ovvero tutti gli anni cerco di ricostruire completamente l’organizzazione
dell’unità di cui mi sto occupando.
IL BUDGET DEL MAGAZZINO PRODOTTI FINITI
Strettamente collegata alla produzione è la gestione del magazzino prodotti finiti. Il processo di budgeting si
occupa, quindi, anche di programmare le movimentazioni di magazzino quali, le rimanenze finali, entrate,
uscite, rimanenze finali.
Il volume delle scorte di prodotti finiti dipende da diversi fattori quali la volontà di far fronte immediatamente
ad un inatteso incremento della domanda da parte del mercato o di un cliente, la rigidità dei processi
produttivi ed i costi generati da un’eventuale interruzione delle attività.

La politica delle scorte di prodotti finiti si intreccia con la definizione dei volumi di produzione e dei relativi
costi, infatti:
- Le quantità di prodotti finiti caricata a magazzino (ossia le entrate) coincide con il volume di
produzione del medesimo periodo.
- Il valore di carico a magazzino è dato dal costo di produzione calcolato con la configurazione
adottata nel budget del centro di produzione.
- Gli scarichi (uscite) dal magazzino prodotti finiti, sono originate invece dai volumi di vendita. La loro
valorizzazione avviene al costo industriale del venduto, che può essere determinato secondo
numerosi criteri. Il costo industriale del venduto considera soltanto i fattori produttivi di tipo
industriale il cui costo è imputato ai prodotti.
Il costo industriale del venduto esprime, quindi, il costo che l’azienda ha sostenuto per realizzare le
unità di prodotto che sta prelevando dal magazzino per la vendita.
IL BUDGET DEL MAGAZZINO MATERIE PRIME E SUSSIDIARIE
Il budget del magazzino materie prime e sussidiarie si collega a quello della produzione, poiché per produrre
è necessario prelevare le materie prime dal magazzino.
Ne deriva che le uscite sono in quantità pari al consumo della risorsa nel periodo, indipendentemente dal
prodotto che la assorbe. Le entrate sono invece generate dagli acquisti di materie.
Il livello di scorte di materie prime dipende da: lo spazio a disposizione in magazzino, i costi di stoccaggio, la
deperibilità e l’obsolescenza dei materiali, la volontà di tutelarsi dal rischio di ritardi nelle forniture, l’impatto
finanziario degli investimenti in scorte.
Il valore di carico a magazzino materie prime è pari al prezzo unitario di acquisto del fattore.
Il valore di uscita è normalmente calcolato con i criteri LIFO, FIFO, …
IL BUDGET DEGLI APPROVIGIONAMENTI
Il budget degli approvigionamento ha lo scopo di configurare i volumi e le cadenze temporali più convenienti
per effettuare gli approvigionamenti di materie prime, materiali vari, componenti, materiali di consumo,
materie sussidiarie, semilavorati.
Il budget degli approvigionamenti viene elaborato a quantità fisiche ed a quantità monetarie, ed è
predisposto anche per i beni solamente commercializzati.
Nell’elaborazione del budget degli approvigionamento è necessario considerare le scorte di materie prime
esistenti all’inizio del periodo e quelle attese alla fine del periodo.
IL BUDGET DEI SERVIZI CENTRALI
Per servizi centrali si intende l’insieme dei servizi funzionali e di supporto alle singole unità operative che
concorrono indirettamente al processo di produzione economica.

Gli oneri finanziari di solito non si considerano per determinare il costo del venduto.

DEFINIZIONE BUDGET FINANZIARI


I budget finanziari sono strumenti attraverso cui si conseguono condizioni di equilibrio finanziario e
monetario.
I budget permettono la verifica della fattibilità finanziaria e monetaria.
L’azienda ha una natura importante di natura finanziaria, oltre che guadagnare e pagare, devo guardare se
date certe ipotesi, queste sono sostenibili dal punto finanziario. Il budget finanziario mi aiuta a comprendere
questa situazione.
Se la verifica finanziaria ha esito positivo, vado sui budget operativi e svolgo ciò che devo fare, viceversa se
ha esito negativo, devo portare delle modifiche ai budget operativi.
La verifica finanziaria si fa ogni 12 mesi e si occupa di programmazione finanziaria.
La dimensione monetaria è differente, si occupa della gestione della liquidità.
I budget servono per avere sotto controllo la dimensione monetaria e finanziaria.
2 REGOLE:
- Tanto più i debiti sono alti rispetto al passivo, tanto l’azienda non è in equilibrio.
- Determinate passività devono essere utilizzate per certi investimenti e non per altri. Se ricevo un
prestito, devo investirlo per poter riuscire ad avere cassa sufficiente per poter pagare colui che mi ha
fatto il prestito entro il tempo prestabilito (lo leggo nel PROSPETTO FONTI/IMPIEGHI).

GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ


Si fa in un intervallo temporale breve e ha l’obiettivo di bilanciare surplus e deficit monetari.
Ciò si ottiene attraverso una gestione volta a prevenire situazioni di temporanee eccedenze di cassa non
utilizzate attraverso anticipate decisioni di investimento, predisporre in tempi ed a condizioni convenienti
opportune coperture di temporanei deficit di cassa→BUDGET DI TESORERIA

Come sono composti i budget finanziari e da cosa sono composti POSSIBILE DOMANDA ESAME

Tutto il budget dovrebbe essere oggetto di confronti con i valori consuntivi.


Porre delle azioni correttive su ciò che è stato fatto, è essenziale per poter migliorare il controllo di
gestione. Azione correttiva anche sugli obiettivi, se gli obbiettivi posti sono risultati sbagliati.
Il responsabile del controllo di gestione ha anche il compito di far si che il reporting serva per migliorare i
comportamenti e i risultati.

I SISTEMI DI CONTROLLO EVOLUTI


ACTIVITY-BASED COSTING (ABC)
Metodologia più accurata per ripartire i costi delle risorse indirette e di supporto sulle attività, sui processi
gestionali, sui prodotti, sui servizi e sui clienti.
Molte risorse all’interno dell’impresa sono necessarie non per la fabbricazione materiale delle unità di
prodotto, ma per garantire una vasta gamma di attività di supporto che assicurino a loro volta la possibilità
di realizzare un’ampia varietà di prodotti e di servizi per diverse categorie di clienti.
Lo scopo non è quello di ripartire tra i prodotti anche i costi comuni, ma è quello di misurare e di
conseguenza attribuire un costo alle risorse impiegate per svolgere tutte quelle attività che forniscono
supporto alla produzione e alla conseguenza dei prodotti.

Dimensione informatica: quando facciamo riferimento a sistemi di gestione moderni, facciamo riferimento
a sistemi informatici che contengono tutte le informazioni per poter gestire l’azienda in modo efficiente.
Dimensione contabile: il punto debole dei sistemi cost accounting, è la difficoltà dell’azienda di andare ad
allocare i costi indiretti sui prodotti. Se ho compilato la distinta base in modo efficiente grazie alla
dimensione informatica riesco ad allocare i costi indiretti.
Le aziende meno efficienti allocano i costi indiretti sui prodotti grazie ai centri di costo. Molte volte allocano
i costi sui prodotti in maniera teorica che molto spesso è dissociata rispetto alla realtà. Per allocare in
maniera attendibile i costi indiretti, bisogna abbandonare i centri di costi. Le aziende che hanno questo
problema sono le aziende che sul totale dei costi, hanno un peso elevato dei costi indiretti. Queste aziende
hanno necessità di adottare sistemi che calcolano i costi indiretti sulle attività (SISTEMI ABC).
In queste aziende vengono individuate delle attività che permettono di contribuire all’allocazione dei costi
in maniera più precisa. Queste attività sono quelle che permettono di realizzare i prodotti.
È anche importante capire i fattori produttivi che le attività assorbono. Individuare i Resource Driver
attraverso il quale trasferisco i fattori produttivi dal conto economico alle attività.
Una volta individuate le attività, si identificano con maggiore efficacia, le modalità con le quali le attività
svolgono il proprio ruolo nell’azienda per la realizzazione del prodotto e il prodotto deve individuare dei
criteri per trovare le modalità con cui il prodotto acquista le attività operate nell’azienda (l’attività è
misurabile, si associa il valore dell’attività per produrre il bene). Activity Cost Driver.
I prodotti che assorbono maggiori attività, sono quelli che avranno maggiore costo.

Ultimo tema: i sistemi di controllo di gestione non possono essere basati solo su sistemi monetari perché
danno segnali in ritardo. Quindi le aziende cercano di ampliare il proprio sistemi di controllo di gestione
attraverso alcuni indicatori, economici e non, che tipicamente anticipano i fenomeni monetari.
KPI (Key Performance Indicator), la loro analisi ci permette di capire in anticipo la redditività futura
dell’azienda.
Balanced scorecard (cruscotto di guida bilanciato), è uno strumento che permette di integrare i sistemi di
controllo di gestione con l’utilizzo sistematico e intelligente di indicatori su 4 dimensioni: finanziaria,
processi interni, clienti, sviluppo/crescita.
Nelle ultime 3 dimensioni, individuare KPI, ci permette di avere una visione generale e anticipatoria dei
fenomeni che accadranno.
Nei processi interni sono essenziali la puntualità ed evitare la produzione di scarti.

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