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Esprime il sistema dei valori economici-finanziari che derivano dalle operazioni di gestione e processi
informativi che determinano tale sistema di valori. Tali processi sono basati sullo strumento contabile e il
metodo della partita doppia e richiedono la predisposizione di un sistema di procedure e documenti
amministrativi. Le finalità sono:
Rilevare in maniera continua i movimenti finanziari della gestione
Seguire sistematicamente gli andamenti economici “generali” della gestione misurati da quelli
finanziari
Rettificare periodicamente i valori per la determinazione del reddito e del capitale funzionamento
nelle sintesi di bilancio ai fini civilistici e gestionali.
IL CONTO COME STRUMENTO DI RILEVAZIONE
Nella teoria e nella pratica aziendale, con la parola conto si intende una serie di scritture relative a un dato
oggetto, variabile e misurabile, aventi lo scopo di fornire informazioni sulle caratteristiche qualitative e
quantitative di tale oggetto in un determinato momento (stato) e entro certi limiti, nel corso del tempo
(variazioni).
Le quantità rilevate, fisiche o monetarie, rappresentano variazioni di conto: esse possono aumentare o
diminuire l’oggetto del conto. Si parla allora, rispettivamente di “variazioni aumentative” o “variazioni
diminutive”. Sommando variazioni dello stesso segno e facendo la differenza dei due totali di segno
opposto otteniamo il saldo del conto.
LA TERMINOLOGIA TIPICA DEI CONTI
Istituire un conto significa fissarne l’oggetto e la denominazione
Aprire o accendere un conto significa effettuare la prima registrazione, cioè iscrivere la variazione di
conto iniziale.
Addebitare un conto significa iscrivere una variazione di conto dare
Accreditare un conto significa iscrivere una variazione di conto avere
Chiudere un conto significa determinare i totali di dare e avere, farne la differenza ottenendo il
saldo del conto, iscrivere il saldo così ottenuto nella sezione minore a pareggio. In senso
sostanziale, il saldo esprime l’eccedenza del dare sull’avere e viceversa
Possono essere distinti i conti analitici dai conti sintetici, in relazione alla possibilità di essere scissi
in altri conti
COLLEGAMENTO DEI CONTI A SISTEMA
Le rilevazioni effettuate nei conti possono essere rese omogenee (entro certi limiti) per il raggiungimento di
dati scopi conoscitivi complessi, in una struttura di ordine superiore alla quale si dà il nome di sistema.
Le parti elementari corrispondenti ai singoli conti si contrappongono, cioè, al tutto rappresentato dal
sistema dei conti e delle strutture che lo compongono. Presuppone la scelta degli aspetti rispetto ai quali la
realtà aziendale può essere osservata e rappresentata in termini quantitativi. Il sistema del capitale e del
risultato economico di Amaduzzi.
Il sistema di Amaduzzi è composto da:
un aspetto finanziario, costituito “dall’andamento del denaro e dei crediti e debiti di qualunque
specie;
un aspetto economico, costituito dal “processo tecnico-economico della produzione da cui
scaturisce il reddito e dal movimento del capitale di dotazione (rappresentandone la dotazione
patrimoniale)”
L’IMPOSTAZIONE DEL PIANO CONTABILE
Ogni azienda per impostare il suo sistema di rilevazioni in contabilità generale deve preliminarmente
definire e formalizzare il piano dei conti, cioè il sistema dei conti che saranno utilizzati per rilevare le
operazioni di gestione, assicurandone una rilevazione omogenea, costante e accurata nel tempo, cioè di
fare in modo che una determinata operazione venga rilevata correttamente, sempre nello stesso modo, a
prescindere da chi effettua la registrazione. Il piano dei conti si articola:
nel quadro dei conti, contiene l’elenco dei conti da utilizzare per rappresentare le operazioni di
gestione nelle scritture contabili;
nelle note illustrative, ossia le regole che disciplinano il funzionamento dei conti e indicano i valori
che entrano a farvi parte ed in quali tempi.
“MENTRE IL SISTEMA RIGUARDA IL CONTENUTO COMPLESSO DELLE SCRITTURE, IL METODO IDIVIDUA LE
MODALITA DELLA LORO COMPILAZIONE”
IL METODO DELLA PARTITA DOPPIA
SCHEMA DELL’ATTIVITÀ D’IMPRESA
Il metodo della partita doppia viene sviluppato secondo una rielaborazione del modello di Amaduzzi. In un
ottica didattica, lo schema di rilevazione contabile dell’attività d’impresa viene rappresentato utilizzando
una struttura a croce, dove la parte superiore è riservata alle variazioni economiche e quella inferiore alle
variazioni finanziarie.
Il procedimento di rilevazione, quindi può essere visto come una sequenza logica di momenti che conduce
alla rappresentazione sistematica di ogni fatto di gestione “esterna”:
1) individuazione della tipologia di valori (finanziari o economici) interessati;
2) quantificazione e interpretazione del segno della variazione prodotta nei singoli valori;
3) registrazione delle variazioni analitiche negli specifici conti, secondo regole standardizzate.
MOMENTO DELLA RILEVAZIONE
Informazione tempestive TRADE-OFF Informazioni definitive
Miglior compromesso ------ Rilevare le operazioni aziendali al momento dell’accertamento dei crediti o
debiti-------- Emissione/ricevimento fattura
LIBRI CONTABILI
Civilistici: Giornale, Mastro, Libri inventari
Fiscali: Registro IVA acquisti, Registro IVA vendite, Registro IVA corrispettivi, Registro cespiti ammortizzabili,
R Registro magazzino ecc.
I PROCEDIMENTI DI
RILEVAZIONE CONTABILE
LA CLASSIFICAZIONE DEI VALORI
Esempi, lezione 3 da slide n.21
LE SCRITTURE DI ESERCIZIO
Nel corso dell’esercizio l’obiettivo della contabilità generale è quello di rilevare e controllare i movimenti
monetari-finanziari della gestione, a prescindere dalla loro effettiva competenza economica rispetto al
periodo amministrativo in corso.
I fatti di gestione vengono rilevati in base al criterio della manifestazione finanziaria, cioè quando si
verificano VARIAZIONI DI DENARO IN CASSA, CREDITI E DEBITI DI QUALUNQUE SPECIE “OGGETTIVAMENTE”
ACCERTATE SULLA BASE DELLA FATTURA O DI ALTRA IDONEA DOCUMENTAZIONE PROBATORIA.
Le operazioni di gestione rilevanti sono riconducibili alle seguenti categorie:
1) acquisto di materie e di merci
2) acquisti di servizi e godimento beni di terzi
3) vendite di prodotti e merci
4) prestazioni di servizi
Le categorie 1 e 2 (acquisti di materie e merci, acquisto di servizi e godimento di beni di terzi) determinano i
costi di esercizio misurati tipicamente da debiti verso fornitori (debiti di regolamento) formalmente
accertati su base documentale (ez. Fattura di acquisto)
Le categorie 3 e 4 (vendite di prodotti e merci, prestazioni di servizi) determinano ricavi di esercizio misurati
tipicamente da crediti verso utenti/clienti (crediti di regolamento) formalmente accertati su base
documentale (es. fattura di vendita)
Nel corso dell’esercizio: l’obiettivo è rilevare e controllare i movimenti monetario-finanziari della gestione
(scritture di esercizio) attraverso il criterio della manifestazione finanziaria
Chiusura dell’esercizio: obiettivo è la determinazione analitica del risultato economico di periodo e del
connesso patrimonio aziendale (scritture di assestamento) attraverso il criterio della competenza
economica
Il criterio della competenza economica prevede che i ricavi e costi devono essere imputati all’esercizio
indipendentemente dalla loro “manifestazione finanziaria”. Quindi c’è correlazione tra costi-ricavi; dove i
ricavi sono considerati di competenza quando sono realizzati, cioè quando il processo produttivo dei beni è
stato completato e lo scambio con terze economie è avvenuto, con passaggio sostanziale del titolo di
proprietà. I costi sono competenza se associati ai precedenti ricavi da legami funzionale.
La corretta correlazione tra cosi e ricavi corrisponde al principio della competenza economica il quale si
divide in:
ricavi di competenza sono quelli realizzati, dove realizzazione sta a significare cessione di beni
effettivamente avvenute e prestazioni di servizi effettivamente erogate
costi di competenza sono quelli che hanno ceduto la loro utilità economica nel periodo, e ciò può
essere avvenuto o per realizzare i ricavi o per altre ragioni.
Esercizio lezione 4 slide 10
La correlazione costi-ricavi si realizza mediante le scritture di assestamento:
scritture di storno; alcuni costi e ricavi rilevati in base al criterio della manifestazione finanziaria non
sono totalmente o parzialmente di competenza dell’esercizio di chiusura
scritture di integrazione; alcuni costi e ricavi che avranno manifestazione finanziaria in futuro sono
di competenza dell’esercizio in chiusura.
Ricordiamo che la chiusura generale dei conti consiste infine nella determinazione del saldo di tutti i conti
che, nel loro insieme, misurano il patrimonio netto finale dell’azienda. Questi conti sono spenti mediante il
loro epilogo alla “stato patrimoniale finale” e successivamente riportati nel nuovo esercizio.
LE SCRITTURE DI INTEGRAZIONE
Nascono dall’esigenza di far incidere sul risultato dell’esercizio in chiusura costi e/o ricavi a posticipata
manifestazione finanziaria che per intero o per una loro quota sono giudicati di competenza del periodo
amministrativo in corso.
COMPONENTE REDDITUALE COMPONENTE FINANZIARIO PRESUNTO
FUTURO(COSTO/RICAVO) FUTURO (CREDITO/DEBITO)
Il RATEO ATTIVO è la parte di credito relativa ad una quota di ricavo di competenza dell’esercizio
ma con scadenza nel successivo.
Esempio lezione 4 slide 20.
.Partite varie da liquidare
Le partite diverse da liquidare sono crediti e debiti presunti riferiti a tutti quei costi e ricavi che sono di
competenza dell’esercizio in chiusura, anche se la manifestazione finanziaria avrà luogo nel successivo. Per
questi valori non occorre effettuare una ripartizione in quote tra i due esercizi consecutivi; essi, infatti, sono
completamente di competenza del periodo amministrativo in chiusura. Si parla di stime e valori presunti
poiché al 31/12 non è possibile essere già in possesso dei documenti giustificativi di tali operazioni. Il 31/12
quindi è solo una data di riferimento. Le scritture finali, ovviamente, vengono fatte a distanza di qualche
mese dalla chiusura dell’esercizio, una volta in possesso di tutta la documentazione giustificativa, anche se
l’importo è ormai certo. Alcune tipologie di partite divere da liquidare sono:
Premi attivi, non ancora liquidati, su acquisti
Premi passivi non ancora liquidati su vendite
Royalties passive da liquidare
I VALORI DI STORNO
Le scritture di storno hanno lo scopo di rinviare all’esercizio successivo costi e ricavi già rilevati in contabilità
ed oggettivamente misurati dalla contrapposta variazione finanziaria, ma che, per il loro intero valore o solo
per una quota sono considerati non di competenza dell’esercizio in chiusura.
STORNO DI RICAVO COSTO O RICAVO
O DI COSTO SOSPESO
Le VE- può riguardare uno storno di ricavo già riportato in contabilità, ma non reputato di competenza del
periodo in chiusura; ne consegue che la VE+ evidenzia il ricavo sospeso da rinviare al futuro.
Con la VE+ si rettifica un costo di esercizio già rilevato non di competenza del periodo; con la VE- si
sospende lo stesso importo, quale costo sospeso da rinviare al futuro.
Trattandosi di storni, tali valori si iscrivono nella sezione opposta a quella dove, a condizioni normali, viene
riportata la componente reddituale che intendono rettificare: in avere gli storni di costo e in dare quelli
relativi ai ricavi.
1) Le rimanenze finali di magazzino
Durante l’esercizio si rilevano costi per l’acquisto o la produzione di beni. Alla fine del periodo
amministrativo occorre verificare, attraverso le operazioni di inventariazione, le quantità di beni
acquistati non ancora consumati. Quindi per il principio della competenza economica, i costi di
materie, merci e prodotti in rimanenza devono essere stornati dall’esercizio in corsoo e rinviati a
carico dell’esercizio successivo nel quale saranno realizzati i correlativi ricavi.
LE SCRITTURE DI CHIUSURA
risultato economico di periodo (parte ideale del capitale netto)----- contrapposizione tra costi e ricavi di
competenza economica dell’esercizio (conti sena ripresa d saldo)---- positivo (utile) o negativo (perdita)
La differenza tra il totale avere (somma di ricavi e rimanenze finali) e il totale dare (somma di costi e
rimanenze iniziali) dà come risultato, il risultato economico della gestione dell’esercizio. Quando i
componenti positivi superano quelli negativi, il risultato economico verrà denominato utile; viceversa se i
componenti negativi superano quelli positivi allora si parlerà di perdita. Secondo una visione sintetica, il
reddito d’esercizio può essere definito come la variazione subita dal Capitale Netto nell’arco di un periodo
amministrativo, di solito coincidente con l’anno solare (1/01-31/12)
LE SCRITTURE DI APERTURA
Per poter iniziare la rilevazione delle operazioni di gestione del nuovo periodo amministrativo, sulla base
del criterio della manifestazione finanziaria, è necessario effettuare preventivamente, le scritture di
riapertura dei conti. Generalmente di adopera il conto transitorio “stato patrimoniale iniziale”
Si procederà quindi alle seguenti operazioni:
Riapertura delle attività
Riapertura delle passività
Le funzioni del bilancio di esercizio
Il bilancio di esercizio è una rappresentazione della dinamica gestionale dei valori economici e finanziari di
competenza dell’esercizio.
La funzione universale del bilancio: è la sintesi della gestione ed espressione della capacità di creare
ricchezza dell’impresa. Consente di identificare il reddito di esercizio, ovvero la variazione della ricchezza
conferita dai proprietari come effetto della gestione. Se è positivo, i proprietari possono prelevare una
quota di tali utili come remunerazione della disponibilità di capitali fornita.
Funzioni del bilancio
1) Bilancio come rendiconto: il bilancio è stato utilizzato come strumento informativo per permettere
ai proprietari dell’azienda di valutare l’operato degli amministratori. Gli amministratori redigono il
bilancio, rendono conto del loro operato ai proprietari. In questa prospettiva gli utenti del bilancio
sono essenzialmente i proprietari.
2) Bilancio come strumento interno di controllo: il bilancio è uno strumento di controllo interno a
consuntivo e preventivo della gestione aziendale; permette di valutare le prospettive future, in
quanto indica i risultati e la disponibilità dell’impresa.
3) Bilancio come pacchetto informativo per lettori esterni: fornisce informazione agli stakeholders,
ovvero a tutti i soggetti che necessitano di informazioni per valutare la capacità dell’azienda di
soddisfare i propri interessi. Esempi di stakeholders sono finanziatori, clienti, fornitori, dipendenti,
associazioni, che hanno interesse affinché l’azienda continui a vivere e prosperare a certe
condizioni.
In funzione della tipologia di stakeholders, il bilancio tradizionalmente inteso non soddisfa
interamente le esigenze informative.
Es. le associazioni ecologiste richiedono informazioni sulla politica ambientale; gli investitori
necessitano di informazioni sulle condizioni future di concorrenzialità
Tali informazioni potranno essere inserite nel pacchetto informativo centrato sul bilancio di
esercizio, che conterrà informazioni in grado di soddisfare i fabbisogni conoscitivi degli
stakeholder.
Questa funzione informativa è sintetizzata dal termine annual report.
Il quadro normativo
Codice civile (art.2423-2435 ter); applicazione con il D.Lgs. n.127/1991, della IV direttiva CEE del 1978
i. Società di capitali
ii. Società di persone e imprese individuali vale solo il riferimento dell’art. 2426 c.c. che tratta dei
criteri di valutazione delle poste dello Stato Patrimoniale
iii. Banche, imprese assicurative, intermediari finanziari sono previste discipline specifiche (D. Lgs. N.
87/1992 e D.Lgs. n. 173/1997)
La disciplina civilistica è stata poi ritoccata da altre disposizioni che hanno man mano recepito cambiamenti
nella Direttiva comunitaria (ultima modifica D.Lgs. n. 139/2015)
I principi contabili nazionali (OIC) ha lo scopo di integrare e di interpretare tecnicamente le disposizioni del
legislatore italiano, sia di facilitare in Italia l’adozione delle regole contabili internazionali. Attualmente sono
in vigore 28 principi e 6 interpretazioni di norme civilistiche le quale vanno applicate alle società quotate.
Per quanto riguarda le società non quotate, allo stato attuale non vi è obbligo sancito legislativamente di
seguire principi contabili dell’OIC.
I principi contabili internazionali sono regole contabili obbligatorie per la redazione del bilancio consolidato
delle società quotate nei mercati finanziari europei. Per le società quotate dal 2005 vi è l’obbligo in italia di
applicare nei bilanci i principi contabili internazionali. Per i principi internazionali si intendono i principi
emanato dallo I’ASB(l’organismo deputato a emanare i principi cont. Intern.). L’UE ha imposto l’adozione
obbligatoria dei principi dello IASB per i bilanci delle società quotate con Regolamento n. 1606/2002.
I principi contabili internazionali e l’ambito di applicazione; l’UE onde evitare le differenze tra società
quotate e non quotate siano troppo marcate, ha approvato nuove direttive che permettono di introdurre
nei bilanci di tutte le imprese l’adozione di alcune regole tipiche degli IAS. A livello italiano, il D.lgs. n.
139/2015 ha recepito la direttiva 34/2013 modificando nuovamente le norme del Codice civile che sono
state cosi avvicinate alle regole contenute nei principi contabili internazionali.
I postulati del bilancio di esercizio secondo il codice civile
Art. 2423 comma 1 c.c.: la struttura del bilancio
“gli amministratori devono redigere il bilancio, formato dallo Stato Patrimoniale, Conto Economico,
Rendiconto Finanziario, Nota Integrativa”
Conto economico sintetizza l’intera dinamica reddituale dell’esercizio trascorso consentendo di
calcolare il reddito di esercizio dopo aver fornito distinta evidenza a classi di ricavi e costi;
Lo stato patrimoniale espone, alla data di chiusura dell’esercizio, le rimanenze economico-
finanziarie della gestione derivanti da cicli gestionali non completati e lasciate in eredità agli esercizi
successivi quali elementi attivi e passivi del patrimonio;
Il rendiconto finanziario sintetizza i flussi di entrate e uscita di liquidità delle tre gestioni (operativa,
investimento, finanziamenti), ed evidenzia la variazione complessiva delle disponibilità liquide
avvenuta nell’esercizio
La nota integrativa ha soprattutto la funzione di commentare i dati contenuti nei suddetti prospetti,
per capirne la composizione analitica, le variazioni subite da un esercizio all’altro, le problematiche
valutative.
Art. 2423 comma 2 c.c.: clausola generale
“il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la
situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio”
Chiarezza: intangibilità. Il bilancio deve essere comprensibile a tutti nel contenuto e
nell’esposizione.
Chiarezza intesa come comprensibilità dell’informazione, ovvero:
Rendere verificabile l’informazione
Includere nel bilancio solo le informazioni significative e rilevanti
Inserire le informazioni nel posto giusto
Un bilancio deve essere formalmente chiaro, e lo sarà se redatto nel rispetto degli schemi
d di legge previsti dagli articoli 2424,2425,2427. Tutti e tre i documenti devono essere redatti
r rispettando questi schemi.
Veridicità: attendibile
È difficile stabile se un bilancio sia o meno veritiero, dato che molti elementi non sono
oggettivi, ma frutto di valutazioni
La valutazione sarà influenzata da come gli amministratori interpreteranno il fluire della
gestione e le relazioni tra eventi passati e futuri. Poiché coloro che devono valutare sono
comunque persone, ne consegue che il giudizio che ne scaturirà non sarà oggettivo.
Ciò nonostante gli amministratori devono presentare un bilancio attendibile che rispecchi
la realtà gestionale con il supporto dei principi contabili. Il bilancio potrà quindi essere
veritiero ma non vero.
Correttezza soggettiva: gli amministratori non devono compiere scelte di valutazioni motivate da
secondi fini. Il bilancio inoltre deve essere neutro.
Verificabilità: affinché l’informazione contenuta nel bilancio possa essere
verificabile/affidabile per i destinatori, il bilancio stesso e le scritture dalle quali deriva
devono essere verificabili, in modo che un controllo delle stesse da parte dei soggetti
esterni o interni sia capace di confermare o meno l’attendibilità dello stesso.
Art. 2423 comma 3 codice civile
“se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una
rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo
scopo”
Obbligo di integrazione con informazioni complementari se le disposizioni di legge non
sono sufficienti a una rappresentazione veritiera e corretta. È il postulato della completezza
informativa
Art. 2423 comma 4 Codice civile
“non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando
la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta.
Rimangono fermi gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture contabili. Le società illustrano nella
Nota integrativa i criteri con i quali hanno dato attuazione alla presente disposizione”
Obbligo di deroga alle regole civilistiche se, in casi eccezionali, la loro applicazione è
incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta. Le deroghe sono consentite
qualora le norme quindi non consentano il raggiungimento dello scopo principale del
bilancio, ovvero fornire una rappresentazione veritiera e corretta della realtà.
Le deroghe sono strappi alle regole. In sostanza non applico volontariamente una
disposizione, applicando altri principi per raggiungere una rappresentazione veritiera e
corretta. Queste possono essere formali o sostanziali.
L’esercizio della deroga è possibile se e solo se: si verificano casi eccezionali e deve essere
compatibile con la rappresentazione di un quadro fedele.
Art. 2423 comma 5 c.c.
“se in casi eccezionali, l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la
rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve
motivare la deroga e deve indicarne l’influenza sulla situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato
economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuite se
non in misura corrispondente al valore recuperato”
Obbligo di deroga alle regole civilistiche se, in casi eccezionali, la loro applicazione è incompatibile
con la rappresentazione veritiera e corretta (motivazione in nota integrativa, art. 2423-bis n.6). le
deroghe sono consentite qualora le norme quindi non consentono il raggiungimento dello scopo
principale del bilancio, ovvero fornire una rappresentazione veritiera e corretta della realtà.
Art. 2423-bis c.c.
Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi:
1) Postulato della prudenza: “la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella
prospettiva della continuazione dell’attività, nonché tenendo conto della funzione economica
dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato”
Prospettiva di continuazione dell’attività: le logiche di valutazione adottate nel bilancio d’esercizio
sono volte alla continuazione in autonomia con la gestione aziendale. Le valutazioni nei bilanci di
liquidazione o fusione sono diverse per la diversa finalità per cui sono redatti i documenti contabili.
Prudenza: considerate solo gli utili effettivamente realizzati e tutte le perdite, anche se
incerte/presunte. Tutte le volte in cui ci si trova a presentare stime, bisogna scegliere, tra le
rappresentazioni veritiere e corrette della situazione, quella più prudente. Questo principio impone
che: i ricavi da contabilizzare siano esclusivamente quelli realizzati alla data di chiusura
dell’esercizio; i costi e le perdite di competenza devono essere contabilizzati, anche sse non
definitivamente realizzati.
1) Il postulato della sostanza economica: “la rilevazione e la prestazione delle voci è effettuata
tenendo conto della sostanza dell’operazione o del contratto”
2) Il postulato della realizzazione degli utili e della competenza economica: “si possono indicare
esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell’esercizio”; strettamente legato al
principio di Prudenza, ne è la logica conseguenza. Inoltre, è legato strettamente anche al postulato
di competenza, in quanto giustifica l’attribuzione a Conto Economico dei ricavi solo se lo scambio è
avvenuto. Postulato di realizzazione.
3) Postulato della competenza economica: “si deve tener conto dei proventi e degli oneri di
competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento”
Competenza economica: è il principio cardine nella redazione del bilancio. L’attribuzione a
Conto Economico prescinde dalla manifestazione monetaria, che può essere anticipata o
posticipata rispetto all’esercizio in cui sono imputati a Conto Economico.
Un costo è di competenza se trova copertura nei ricavi dell’esercizio;
Un ricavo è di competenza dell’esercizio se il contratto è stato perfezionato, il bene
è stato venduto. Se lo scambio non è avvenuto il ricavo non è di competenza.
“si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se
conosciuti dopo la chiusura di questo”
1) La valutazione separata degli elementi eterogenei: “gli elementi eterogeni ricompresi nelle singole
voci devono essere valutati separatamente”;
2) Cambiamenti di principi contabili e cambiamenti di stime: “i criteri di valutazione non possono
essere modificati da un esercizio all’altro”. Usare criteri diversi nel tempo renderebbe poco
confrontabili i bilanci nel tempo, e ciò è essenziale per i terzi lettori che utilizzano il bilancio come
strumento informativo. Inoltre, impedisce agli amministratori manovre che potrebbero migliorare il
risultato economico applicando i criteri più favorevoli alla situazione attuale.
I postulati del bilancio di esercizio secondo i principi contabili dell’OIC
L’OIC 11 è stato rivisto nel 2018 semplificando notevolmente il testo precedente, tanto che dai 14 postulati
del previgente documento si è passato a 7 dell’attuale versione, che in sostanza sono gli stessi postulati del
Codice civile con alcuni commenti:
a) Prudenza
b) Prospettiva della continuità aziendale
c) Rappresentazione sostanziale
d) Competenza
e) Comparabilità
f) Rilevanza
g) La costanza nei criteri di valutazione
Prudenza: il documento 11 precisa che non si deve abusare di questo criterio sopravvalutando i costi.
Inoltre, non bisogna compensare gli utili sperati con le perdite presunte, quest’ultime devono comunque
essere attribuite in bilancio;
Prospettiva della continuità aziendale: l’OIC 11 chiarisce che si devono distinguere quattro fasi:
La sussistenza della continuità: gli amministratori devono prospetticamente verificare “per un
prevedibile arco temporale futuro, relativo ad almeno 12 mesi dalla data di riferimento del
bilancio”;
La presenza di identificate e significative incertezze in merito alla capacità di continuare come
combinazione produttiva:
La mancanza delle prospettive di continuità e quindi la previsione della cessazione dell’attività;
Lo scioglimento della società.
Rappresentazione sostanziale: il trattamento dei dati contabili si deve basare sulla reale sostanza
economica dell’operazione;
Competenza: i costi devono essere correlati ai ricavi dell’esercizio.
I ricavi sono di competenza quando sono realizzati, ovvero quando è avvenuto lo scambio con
passaggio sostanziale del titolo di proprietà;
I costi sono di competenza se correlati ai ricavi, ovvero se vi è un legame funzionale coi ricavi. Più
nello specifico:
Per i beni e servizi a fecondità semplice, sono costi di competenza se esiste una
associazione casuale diretta coi ricavi. Quello che non viene utilizzato diventa rimanenza e
la sua competenza viene spostata all’esercizio successivo;
Per i beni e servizi a fecondità ripetuta la ripartizione de costo avviene col processo
dell’ammortamento.
Comparabilità e costanza: i bilanci devono essere comparabili; ciò comporta adottare sempre gli stessi
criteri di valutazione e nell’esporre le voci in modo costante nel tempo.
La comparabilità “sostanziale”: “i criteri di valutazione non possono essere modificati da un
esercizio all’altro”:
La continuità di applicazione è necessaria per una corretta determinazione dei risultati
Il divieto non è assoluto! In casi eccezionali è possibile derogare al principio, purché, in nota
integrativa: la deroga sia motivata, gli effetti della deroga siano indicati
Rettifiche su acquisti
Le rettifiche su acquisti determinano componenti positivi di reddito, corrispondenti a una riduzione dei
costi di acquisto rilevati in precedenza. Essi derivano da:
1. Resi (per materie difettose, danneggiate o avariate, ritardi di consegna o a causa di altri
inadempimenti contrattuali)
2. Abbuoni, ribassi e sconti (previsti o meno)
3. Premi di quantità o fedeltà
4. Errori di fatturazione
Da un punto di vista logico, in contabilizzazione, le rettifiche appena descritte potrebbero essere rilevate
negli stessi conti (es. Merci c/acquisti) in avere.
Tuttavia, l’utilizzo di conti specifici (es. “Resi su acquisti”) è consigliabile sia per finalità informative sia
perché le rettifiche potrebbero riguardare conti chiusi in esercizi precedenti oppure far capo ad acquisti
effettuati con lo stesso fornitore.
Resi su acquisti
I resi trovano origine in difformità qualitative tra materie ricevute ordinate oppure in inadempimenti
contrattuali di vario tipo (es. consegna oltre i termini). I resi di materie imponibili vengono rilevati sulla base
della “nota di credito”, nella quale si evidenziano:
La diminuzione del debito verso il fornitore;
La rettifica del costo di acquisto originario;
L’importo dell’IVA a debito (per differenza).
Premi su acquisti
I premi su acquisti si dividono in:
Premi di quantità, che derivano dall’attività di marketing dell’impresa venditrice, la quale li concede
al raggiungimento di determinati quantitativi minimi d’acquisto;
Prezzi fedeltà, concessi dal fornitore per incentivare e rafforzare il rapporto commerciale con
determinati clienti, in rapporto alle strategie di mercato.
I premi di quantità vengono trattati come resi e non sono esclusi dalla normativa sull’IVA.
I premi fedeltà invece vengono trattati come cessioni di denaro a titolo gratuito, non sono quindi soggetti
all’applicazione dell’imposta.
Rappresentazione in bilancio
L’acquisizione dei servizi.
Gli acquisiti di servizi sono destinati ad essere utilizzati nell’attività economico-tecnica di produzione. Essi
riguardano fattori immateriali o servizi di consumo che esauriscono la propria utilità in un solo ciclo
produttivo (ad esempio, manutenzione e riparazioni, servizi energetici, servizi di trasporto, assicurazioni,
servizi di vigilanza, servizi di pulizia, postali, pubblicità ecc)
Il costo di acquisizione dei servizi appena descritti può essere rilevato sia in funzione della natura degli
stessi che in rapporto alla diversa destinazione della spesa. Ai fini dell’IVA, le prestazioni si considerano
effettuate all’atto del pagamento del corrispettivo. Le principali categorie sono:
Acquisti di servizi imponibili
Rettifiche su acquisti di servizi
Acquisti di servizi non imponibili e acquisti esenti
Acquisti di servizi soggetti ad IVA non rimborsabile
Acquisti di servizi con obbligo di autofatturazione.
Servizi imponibili
Il costo di acquisto dei servizi deve essere rilevato in conti specifici secondo la natura o la destinazione dei
servizi acquisti (tipo di prodotto da realizzare o settore o reparto di utilizzazione del servizio), nell’ambito
del raggruppamento “spese per prestazioni (acquisizioni) di servizi”
Nel costo di acquisto dei servizi imponibili viene liquidato al fornitore, oltre al prezzo dei servizi, anche
l’importo dell’IVA, commisurata al prezzo applicando un’aliquota percentuale. Tale importo rappresenta un
credito verso l’Erario.
Il pagamento, ovviamente, può essere immediato, anticipato o differito. Se il pagamento è differito o
immediato, l’operazione di acquisto si scinde in due fasi:
La prima riguarda la liquidazione dell’acquisto
La seconda il pagamento
Autofatturazione di servizi
Nei casi di acquisizione di servizi da soggetti residenti all’estero, aventi una stabile organizzazione o un
rappresentante nel territorio dello Stato, la fatturazione dei servizi è analoga a quella dell’acquisizione da
soggetti residenti in Italia. La fattura viene emessa dalla stabile organizzazione o dal rappresentante in Italia
e contiene il valore dei servizi e l’IVA. Se i servizi vengono acquistati da soggetti residenti all’estero che non
hanno una stabile organizzazione o un rappresentante in Italia, dovra essere emessa una “autofattura” che
determina il sorgere di un credito e di un debito verso l’Erario.
Lavorazioni di terzi
Le lavorazioni di terzi si collocano, di norma, nel flusso di operazioni che vanno dalla definizione dei
fabbisogni produttivi fino alla realizzazione dei prodotti. In genere si ricorre alle lavorazioni di terzi quando
l’apparato produttivo di un’azienda non consente determinate operazioni o quando, per questioni
economiche o temporali, risulta più vantaggioso ricorrere all’esterno.
Le lavorazioni di terzi devono essere programmate tenendo conto di:
1. Il livello degli ordini, ricevuti e previsti, da evadere e le eventuali priorità tra gli stessi
2. Le quantità di materie, semilavorati e prodotti giacenti in magazzino
3. I dati relativi alla composizione dei prodotti, definiti attraverso la “distinta base” di produzione
4. I dati relativi ai cicli di produzione e ai tempi di svolgimento delle singole lavorazioni in rapporto alle
risorse, interne ed esterne, disponibili.
Alla consegna nessuna rilevazione in contabilità generale
Al rientro rilevazione in contabilità generale
Assicurazioni
Il ricorso ai servizi di assicurazione è finalizzato alla copertura dei rischi inerenti le diverse categorie di
fenomeni negativi che possono colpire i beni dell’impresa o le persone in esse operanti, con particolare
riguardo ai rischi con bassa probabilità di verificarsi ed elevata entità del possibile danno massimo, tra cui:
Rischi di incendio, furto e allagamento
Rischi per deperimento dei beni
Rischi di responsabilità civile
Rischi di insolvenza dei debitori
Rischi di oscillazione dei cambi
Dal punto di vista fiscale, le operazioni di assicurazione sono considerate, ai sensi dell’art. 10 D.P.R. 633/72,
come operazioni esenti sia in rapporto al pagamento dei premi che per gli indennizzi assicurativi.
Beni durevoli: in caso di perdita rilevata in contabilità
: Eventuale eccedenza degli indennizzi plusvalenze ammortizzabili
Merci: eventuali eccedenze degli indennizzi ricavo
: Perdita non può essere evidenziata contabilmente risulterà indirettamente dalla minore c
ccc valutazione del magazzino finale
Pagamento del premio
Per l’acquisizione del servizio assicurativo è necessario che sia preventivamente stipulato un
contratto di assicurazione e che siano periodicamente e sistematicamente pagati i premi
assicurativi
Il pagamento del premio determina il rilascio di una quietanza o ricevuta di pagamento sulla cui
base può essere effettuata la rilevazione in contabilità generale
Indennizzi assicurativi
Nei casi in cui l’indennizzo venga liquidato in corrispondenza del danno o comunque nello stesso esercizio,
si rileverà un “ricavo straordinario per indennizzi assicurativi”, conto addebito del conto “assicurazione
c/rimborsi”
I principali casi che verranno trattati sono:
Distribuzione di beni durevoli opportunamente coperti da assicurazione;
4°caso: clausola “franco magazzino compratore, porto assegnato”: la competenza dei costi di trasporto è
del venditore, ma il cliente ne anticipa le spese. Quindi il venditore deve rilevare un costo per servizi nel
momento in cui entrerà in possesso della fattura del vettore a lui intestata. Tuttavia il suo debito è nei
confronti del compratore che ha anticipato le spese di trasporto. Tale debito sarà regolato
successivamente; se non è stata ancora emessa fattura di vendita di beni, il debito sarà estinto con minor
addebito sulla stessa fattura di vendita. Se invece la fattura è già stata emessa il debito verso il cliente per
l’ammotare delle spese di trasporto + IVA sarà definito in sede di pagamento della fattura stessa.
Rappresentazione in bilancio
La vendita di beni
La vendita è il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di un bene o il trasferimento di
un altro diritto dietro il pagamento di un prezzo. Se la vendita riguarda beni, la cessione di considera
effettuata, ai fini IVA, nel momento della consegna o spedizione. Nel caso di cessione in cui gli effetti
traslativi o costitutivi si producono posteriormente, queste si considerano effettuate nel momento in cui tali
effetti si producono e comunque dopo un anno dalla consegna o spedizione.
Il ricavo della cessione può essere rilevato in conti sintetici, quali “Prodotti c/vendite” o “Merci c/vendite”
oppure in specifici conti vendite, a seconda della denominazione o della specie del bene venduto come:
Prodotto X c/vendite: in aziende industriali
Merce A c/vendite: in aziende commerciali
Altri criteri di classificazione di tali conti possono essere:
Per classi di clientela e tipologia di canale distributivo
Per zone geografiche
Vendite imponibili
Nelle vendite imponibili deve essere addebitata al cliente, oltre al prezzo dei beni, anche l’IVA commisurata
al prezzo stesso, applicando una determinata aliquota percentuale. Tale imposta, liquidata sulle vendite,
costituisce un debito verso l’Erario. Se l’incasso avviene per conti, si avrà l’addebito di un conto aperto al
“Denaro in cassa” a cui corrisponde, come contropartita, in parte un “Ricavo di vendita” e in parte un
“debito per IVA” nei confronti dell’Erario.
Recuperi spese
In alcuni casi l’impresa venditrice sostiene costi (es. per il trasporto o per l’imballo) che sulla base degli
accordi contrattuali o di usi commerciali, possono essere posti a carico del cliente. In questi casi può essere
richiesto, direttamente in fattura oppure a parte, il rimborso delle spese sostenute in nome e per conto del
cliente. Se il rimborso viene richiesto per lo stesso importo della spesa sostenuta ed è giustificato in fattura
o con altro documento rilevante ai fini IVA non concorre a formare base imponibile.
Se il rimborso viene richiesto senza essere documentato, oppure per un importo superiore a quello
risultante dal documento di spesa, esso va indicato in fattura tra le voci che concorrono a formare la base
imponibile ai fini IVA.
Vendite non soggette all’IVA
Le vendite non imponibili sono:
Cessioni all’esportazione
Operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione
Servizi internazionali o connessi agli scambi internazionali
Le vendite esenti sono disciplinate dall’Art. 10 dal D.P.R. 633/72
Le vendite non imponibili o esenti presentano le stesse caratteristiche formali delle vendite imponibili, in
quanto vi è l’obbligo di fatturazione e dell’iscrizione nei registri IVA con indicazioni del titolo di non
imponibilità o di esenzione, ma senza sostenere l’imposta.
Per tutte queste operazioni, la rilevazione avviene con addebito di conti che esprimono VF+ (il sorgere del
credito v/clienti o direttamente l’entrata di denaro) contro accredito di conti che esprimono solo VE+ per
ricavi di vendita.
L’impresa può vendere i suoi prodotti, oltre che sul mercato UE anche su mercati esteri. Le esportazioni
sono operazioni non imponibili ai fini IVA.
Diverse dalle cessioni non imponibili o esenti, con riguardo agli obblighi formali di fatturazione e di
annotazione sui registri obbligatori ai fini IVA, sono le operazioni escluse, cioè poste fuori dall’ambito di
applicazione dell’IVA in quanto non considerate vere e proprie cessioni di beni. Es. cessioni di campioni
gratuiti di modico valore appositamente contrassegnati.
Rettifiche su vendite
Le rettifiche su vendite rappresentano componenti negativi di reddito, corrispondenti a una riduzione dei
ricavi di vendita rilevati in precedenza. Le principali rettifiche derivano da:
1. Resi
2. Abbuoni, ribassi e sconti, previsti o meno contrattualmente
3. Premi liquidità o fedeltà
4. Errori di fatturazione
Anche in questo caso va accertata la competenza economica delle operazioni di vendita.
Resi su vendite
I resi trovano origine in difformità qualitative tra materie ricevute e materie ordinate oppure in
inadempimenti contrattuali di vario tipo. I resi di prodotti imponibili vengono rilevati sulla base della “mpta
di accredito”, nella quale si evidenziano:
La diminuzione del credito verso il cliente
La rettifica del ricavo di vendita originario
L’importo dell’IVA a credito
Premi su vendite
I premi su vendite si dividono in;
Premi di quantità, che derivano dall’attività di marketing dell’impresa venditrice, la quale li concede
al raggiungimento di determinati quantitativi minimi di vendita
Premi fedeltà, concessi dal venditore per incentivare e rafforzare il rapporto commerciale con
determinati clienti, in rapporto alle strategie di mercato.
I premi di quantità vengono trattati come resi e non sono esclusi dalla normativa sull’IVA; i premi fedeltà
invece vengono trattati come cessioni di denaro a titolo gratuito non sono quindi soggetti all’applicazione
dell’imposta.
Prestazioni di servizi
Le attività di realizzo che caratterizzano le gestioni produttive sono quelle di vendita dei prodotti (aziende
industriali) e delle merci (aziende commerciali). Accanto a queste attività tipiche la realtà delle imprese
industriali evidenzia sempre più spessp vendite di servizi legati a rapporti di vario genere:
Consulenze tecnico-produttive
Intermediazioni commerciali
Rapporti di franchising
Consulenze amministrative e informativo-contabili
Consulenze tecnico-produttive
Le problematiche legate agli interventi nell’area tecnico-produttiva sono varie: si va da interventi a basso
livello nelle lavorazioni manuali ad interventi di altissimo livello nelle consulenze sul layout degli impianti o
sui sistemi di progettazione dei prodotti. A livello contabile occorre distinguere i diversi momenti o fasi del
processo di produzione del servizio tecnico-produttivo. Le fasi di fornitura del servizio sono diverse a
seconda che gli interventi relativi alla produzione del servizio stesso determino o meno trasferimenti di
materiali e prodotti.
Se determinano trasferimenti di materiali e prodotti, alle fasi tipiche di conferimento dell’incarico e/o
formalizzazione del contratto di fornitura del servizio, si aggiungono quelle di ricevimento dei materiali da
sottoporre alle lavorazioni e di restituzione dei materiali dopo le lavorazioni
Se non determinano trasferimenti di materiali e prodotti, le fasi principali sono tre: l’impegno di fornitura
del servizio, la fornitura vera e propria ed il pagamento del servizio stesso; solo le ultime due assumono
rilevanza ai fini delle rilevazioni di contabilità generale.
Rappresentazione in bilancio
Fondi rischi
I fondi rischi accolgono i valori finanziari presunti per accantonamenti di fine periodo su operazioni che
hanno origine economicamente nell’esercizio chiuso (o in quelli precedenti), le cui manifestazioni
finanziarie sono proiettate al futuro. A differenza dei fondi spese future, le incertezze non riguardano solo i
tempi e l’ammontare delle manifestazioni finanziarie future, ma anche il verificarsi stesso del danno
collegato all’evento rischioso. È possibile distinguere un rischio economico generale da un insieme di rischi
specifici, aventi natura tecnica, quali perdite su crediti, variazioni nel valore dei titoli in portafoglio, furti e
cosi via.
Per fronteggiare i rischi specifici è possibile agire in due modi:
1. Stipulare un apposito contratto di assicurazione presso una compagnia, pagando un premio
2. Effettuare un’assicurazione interna, mediante una minore determinazione del reddito di esercizio,
imputando dei costi presunti e il loro conseguente accantonamento in un apposito fondo rischi.
Tali fondi nascono, quindi, dall’esigenza di ripartire il rischio tecnico su più esercizi. È opportuno precisare,
tuttavia, che i fondi non sono accantonamenti finanziari veri e propri, ma rappresentano solo una
procedura contabile per assegnare un costo stimato a un eventuale danno futuro.
Le scritture di storno hanno lo scopo di rinviare all’esercizio successivo i costi e i ricavi già rilevati in
contabilità e oggettivamente misurati dalla contrapposta variazione finanziaria, che per il loro intero valore
o solo per una quota sono considerati non di competenza economica dell’esercizio in chiusura. Le principali
categorie sono:
Ammortamento di fattori pluriennali
Capitalizzazioni di costo
Ammortamento
Tra i fattori produttivi impiegati dalle aziende, i beni pluriennali si caratterizzano perché cedono la loro
utilità in maniera graduale per più anni. Il loro costo deve essere ripartito tra gli stessi, per quote (crescenti,
decrescenti o costanti), attraverso il processo di ammortamento. La quota di ammortamento può essere
definita, pertanto, come “il valore del deprezzamento che i fattori pluriennali subiscono per contribuire alla
produzione svolta in un determinato periodo di tempo”.
Il costo dei fattori pluriennali deve essere ripartito tra i diversi esercizi, in cui cedono la loro utilità, per
quote attraverso il processo di ammortamento la quota di ammortamento può essere definita pertanto
come il valore del deprezzamento che i fattori pluriennali subiscono per contribuire alla produzione
rilevazione contabile secondo il metodo diretto o indiretto.
Il deprezzamento è dovuto sia al logorio fisico subito dal bene stesso che al logorio economico (meglio noto
come adolescenza), dovuto, quest’ultimo, al superamento sul mercato del fattore produttivo da altri
tecnologicamente più avanzati o che producono beni preferiti dai consumatori. Contabilmente,
l’ammortamento si può rilevare:
Con il metodo diretto, mediante il quale il valore del bene viene gradualmente ridotto registrando
la quota di ammortamento nello stesso conto che accoglie il costo originario del fattore produttivo
a fecondità ripetuta.
Con il metodo indiretto, mediante il quale il valore del bene viene ridotto rilevando la quota di
ammortamento in un altro conto, rettificando indirettamente il valore del fattore produttivo a
fecondità ripetuta.
Ammortamento fuori conto
L’ammortamento fuori conto presenta alcuni vantaggi rispetto a quello diretto, cioè:
1. Consente di evitare la commistione fra quantità eterogenee rispetto all’origine: mentre il costo di
acquisto è una quantità “oggettiva”, la quota di ammortamento è una quantità “congetturata”;
2. Consente di conoscere, per via contabile, il costo di acquisto del cespite ammortizzabile (costo
storco) e la parte di questo costo che ha già formato oggetto di ammortamento (Fondo
ammortamento).
Con l’ammortamento in conto invece si rettifica direttamente il valore del cespite: il saldo del conto
fornisce solo l’importo del costo pluriennale ancora da ammortizzare e come tale, viene rinviato a carico
degli esercizi futuri.
Capitalizzazioni
Le capitalizzazioni di costo considerano congiuntamente il problema dello storno di costi di esercizi sospesi
e quello della riferibilità degli stessi a più periodi annuali (costi pluriennali). Più precisamente, alcuni
componenti negativi di reddito, considerati originariamente come costi d’esercizio, devono essere
rettificati, a fine esercizio, per essere inseriti nell’area dei costi di utilità pluriennale, in quanto correlati
economicamente con i ricavi di più esercizi futuri.
La riscossione anticipata
Presuppone una procedura contabile diversa rispetto alla riscossione immediata o a quella differita. Consta
delle seguenti fase:
1. Ricevimento dell’anticipo dal cliente (comporta la riduzione di un credito futuro e l’importo riscosso
si considera già comprensivo di IVA)
2. Emissione della fattura dell’anticipo verso il cliente
3. Liquidazione della vendita (nella fattura emessa, oltre a rilevare il ricavo integrale, si procede allo
storno dell’anticipo ricevuto e a rilevare l’IVA sulla differenza tra valore dei beni ceduti e anticipo
già riscosso)
4. Riscossione a saldo della differenza ancora dovuta
Rappresentazione in bilancio
Rapporto di lavoro dipendente
Normativa di riferimento: codice civile; leggi speciali; contratti collettivi di lavoro; contratti a livello
aziendale
Basi di computo della remunerazione: a cottimo; provvigione; premio; tempo
La struttura del costo del lavoro: retribuzione diretta; indiretta; contributi sociali e assicurativi; trattamento
di fine rapporto e fondi pensione
Registi obbligatori: libro unico del lavoro; registro degli infortuni sul lavoro.
La retribuzione diretta
Si parla di retribuzione diretta per le competenze spettanti ai dipendenti commisurate al periodo di effettiva
prestazione lavorativa. Viene liquidata, generalmente, con periodicità mensile sulla base delle ore o
giornate di presenza del dipendente nel mese. Analiticamente, comprende questi elementi:
1. La paga-base, in riferimenti ai CCNL
2. L’indennità di contingenza (non più operante, in alcuni CCNL viene assorbita nella paga-base)
3. Eventuali scatti di anzianità di servizio
4. Eventuali superminimi ad personam
5. Altri elementi specifici per mansione o contratto.
Questa retribuzione diretta si divide in:
- Lorda: l’importo calcolato al lordo di tutte le ritenute che l’impresa è chiamata ad operare
- Netta: è data dalla somma di una serie di elementi aggiuntivi e sottrattivi; retribuzione in senso
stretto + assegni familiari, indennità di malattia e maternità – contributi a carico del dipendente
e ritenute fiscali.
Sostituto d’imposta
In sede di liquidazione periodica delle retribuzioni, si evidenziano rilevazioni contabili supplementari
rispetto a quelle relative alla contabilizzazione dei differenti componenti del costo del lavoro. L’impresa
trattiene dalle retribuzioni lorde le somme che i dipendenti dovrebbero versare all’Erario o ad altre
istituzioni, versandole in sostituzione dei lavoratori. “sostituto d’imposta” poiché si sostituisce
temporaneamente allo Stato come precettore d’imposte, facendosi carico di riversare quanto trattenuto.
Sostituto d’imposta
IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche)L’obbligo di ritenuta scatta solo all’atto dell’effettivo
pagamento delle retribuzioniL’aliquota media è variabile (in funzione della posizione fiscale del singolo
dipendente)Base imponibile= Retribuzione lorde – ritenute previdenziali – ass. familiari Versamento
all’erario entro il giorno 16 del mese successivo alle retribuzioni.
Rilevazione contabile le scritture di liquidazione delle ritenute fiscali costituiscono permutazioni
finanziarie evidenziando un credito nei confronti dei dipendenti ed un debito nei confronti delle istituzioni
destinatarie l’obbligo di ritenuta del prelievo fiscale scatta solo all’atto dell’effettivo pagamento delle
retribuzioni.
Retribuzione indiretta
È la retribuzione non commisurata a prestazioni lavorative (13°, ferie, ecc.) riconosciuta in assenza di una
controprestazione a favore dell’impresa la rilevazione non presenta differenze distinzione in chiave
gestionale.
Gli oneri accessori a carico dell’impresa
Si dividono in: contributi sociali e contributi assicurativi
- I contributi sociali a carico dell’azienda sono disposti per legge. L’impresa è obbligata a versare,
presso appositi enti di assistenza e previdenza, somme che garantiscono ai lavoratori una
copertura in termini pensionistici. In termini economico-aziendali, ciò da luogo a un maggior
costo per acquisire unità del fattore lavoro. L’anomalia, rispetto ad altri fattori produttivi, è
costituita dal fatto che il debito per l’azienda non nasce nei confronti del lavoratore, bensi verso
soggetti terzi, di natura pubblica, che erogano prestazioni sociali nei confronti della generalità
dei lavoratori dipendenti. Ai fini della rilevazione in contabilità, i contributi sociali vengono
liquidati ai dipendenti su base mensile, parallelamente alle retribuzioni lorde, e sono calcolati
tenendo conto delle diverse agevolazioni e situazioni. I contributi devono essere versati entro il
giorno 16 del mese successivo a quello di riferimento e vengono determinati applicando una
percentuale sul valore complessivo delle retribuzioni lorde del mese di riferimento. La misura
della percentuale varia in funzione del settore di attività e di regola si attesta su valori che
oscillano tra il 30% e il 35%.
- I contributi assicurativi sono diretti a tutelare il personale dipendente nel caso di infortuni sul
lavoro. Sono quantificabili in percentuale sulle retribuzioni lorde. L’aliquota ha un campo di
variabilità abbastanza vasto a secondo del tipo di attività svolta, del grado di rischio insito nella
stessa e, soprattutto della pericolosità di impianti e macchinari presenti sul luogo di lavoro.
L’Ente deputato alla gestione delle posizioni assicurative dei lavoratori è l’INAIL. Per l’impresa
esiste un obbligo di versamento con periodicità annuale (entro il 16 febbraio), composto
dall’acconto del premio da pagare per l’anno in corso e dal conguaglio del premio pagato
nell’anno precedente.
Rappresentazione in bilancio
Le immobilizzazioni
Le immobilizzazioni si identificano con fattori produttivi a utilizzazione pluriennale, impiegati come
“strumenti” del processo produttivo e non destinati alla vendita né alla trasformazione. Essendo fattori
acquisiti in anticipo rispetto allo svolgimento del processo produttivo, esse danno luogo a costi anticipati
comuni a più esercizi. Vengono definiti fattori pluriennali in quanto il loro valore si trasferisce
gradualmente, per quote, sulla produzione svolta e sul reddito di esercizio con il procedimento
dell’ammortamento.
Le immobilizzazioni materiali
Sono costituite sia da beni immobili che da beni mobili durevoli. I beni immobili comprendono:
Terreni (non sono soggetti ad alcuna forma di logorio fisico o economico, quindi non trasferiscono
gradualmente quote del loro valore ai processi produttivi pertanto, di regola, non vengono
ammortizzati)
Fabbricati civili (sono immobili non utilizzati né utilizzabili nel processo produttivo. Di regola, non
vengono ammortizzati)
Fabbricati destinati all’industria (partecipano al processo produttivo in senso fisico-tecnico e
nell’ambito della funzione commerciale e amministrativa. Vengono ammortizzati)
I beni mobili durevoli comprendono:
Impianti e macchinari (sono opere non strutturali generiche, come gli impianti energetici, oppure
specifiche, come i forni di verniciatua)
Attrezzature (comprendono attrezzi vari, macchine utensili e attrezzature di magazzino come, ad
esempio i pallets)
Imballaggi a uso durevole
Mobili e macchine d’ufficio
Automezzi (comprendenti sia mezzi di trasporto iscritti al P.R.A. che quelli di trasporto interno).
L’acquisizione delle immobilizzazioni materiali
L’acquisizione delle immobilizzazioni materiali può avvenire in uno dei seguenti modi:
1. Acquisto in senso stretto
2. Permuta
3. Conferimento da parte di soggetti proprietari
4. Acquisizione in leasing
5. Costruzione in economia
L’acquisto di immobilizzazioni materiali è un’operazione soggetta ad IVA, ad esclusione dell’acquisto di beni
da privati e l’acquisto di terreni non edificabili.
Per l’acquisto di autovetture e ciclomotori, l’IVA è parzialmente detraibile, secodno il principio generale di
“inerenza”. I seguenti soggetti costituiscono eccezione, in quanto l’IVA sugli autoveicoli è integralmente
detraibile:
Imprese che hanno per oggetto il commercio di autoveicoli
Agenti e rappresentanti di commercio
Soggetti che adibiscono gli autoveicoli a uso pubblico
Soggetti per i quali gli automezzi costituiscono beni destinati ad essere esclusivamente utilizzati
come strumenti all’attività propria dell’impresa.
Tutti gli oneri accessori, direttamente riferibili alle singole immobilizzazioni, che si devono sostenere per
consentirne l’utilizzo nel processo produttivo vengono portati, tramite il processo di “capitalizzazione”, in
aumento del costo di acquisto delle immobilizzazioni stesse, partecipando al processo di ammortamento.
Gli oneri accessori più comuni sono:
Per gli immobili, le spese notarili, le tasse di registrazione dell’atto, gli oneri per la progettazione e i
costi per opere di urbanizzazione
Per i beni mobili durevoli, le spese di progettazione, di trasporto, di installazione e di montaggio.
L’acquisizione per costruzione interna
La costruzione in proprio di immobilizzazioi tecniche si collega a motivi di convenienza e di necessità.
L’azienda quindi servendosi di attrezzature, materiali e manodopera di cui già dispone per l’attività tipica
può, im alcuni casi, provvedere alla realizzazione in proprio dei fattori della produzione. I problemi contabili
e di valutazione nascono dal momento che i cespiti non hanno un costo facilmente determinabile, a causa
della mancanza dello scambio con soggetti terzi. La configurazione di costo da usare per la valutazione delle
costruzioni in economica non è indicata con precisione dalla legge. La normatva fiscale, civilistica e i principi
contabili sono orientati al costo di produzione, considerando eventuali costi amministrativi accanto a quelli
per materie e manodopera. Dal punto di vista contabile, la rilevazione potrebbe utilizzare in alternativa una
delle seguenti opzioni:
1. Capitalizzazione diretta dei costi (al momento del sostenimento degli stessi o a fine esercizio o,
comunque, dopo aver completato la costruzione)
2. Capitalizzazione indiretta a fine esercizio o comunque dopo il completamento della costruzione.
L’acquisizione in leasing
Il contratto di leasing si configura come uno strumento tramite il quale l’azienda acquisisce a titolo
definitivo o temporaneo, un bene pluriennale contraendo contestualmente un finanziamento. Il contratto
di leasing si configura come una forma di locazione atipica, nel senso che l’azienda paga periodicamente un
canone attraverso cui si riserva il diritto e la possibilità di utilizzare un determinato bene per tutta la durata
del contratto, con eventuale possibilità alla scadenza di acquisirne la proprietà tramite il pagamento di un
prezzo concordato (riscatto). Si distinguono due forme:
Leasing finanziario
Leasing operativo
Il leasing finanziario è un contratto avente per oggetto un determinato bene, stipulato da un’azienda
“utilizzatrice” e da una società di leasing, che figura come intermediaria tra l’utilizzatrice e la società
produttrice del bene. La società di leasing acquisisce dalla società produttrice il bene richiesto dalla società
utilizzatrice e lo concede in locazione a quest’ultima dietro il pagamento di un canone periodico. Alla
scadenza del contratto la proprietà del bene si trasferisce alla società utilizzatrice solo nel caso in cui decide
di riscattare il bene.
Il leasing operativo è diverso, ovviamente, da quello finanziario, ma è del tutto simile al contratto di
locazione. La società produttrice concede in locazione un determinato bene, comprensivo eventualmente
di servizi accessori quali manutenzioni, ad una società utilizzatrice per un determinato periodo temporale,
generalmente breve o inferiore alla “vita economica” del bene stesso. Nel leasing operativo non si prevede
l’opzione di riscatto, attraverso cui trasferire la proprietà all’utilizzatrice.
Dal punto di vista contabile il leasing può essere rilevato secondo due diverse modalità:
Col metodo patrimoniale; il leasing si configura come un’operazione atipica di acquisizione di
un’immobilizzazione, in quanto fino all’eventuale esercizio del riscatto, al termine del contratto, la
proprietà del bene resta alla società locatrice. Per tutta la durata del contratto le rilevazioni in
contabilità avranno per oggetto esclusivo il pagamento del canone. Dal punto di vista contabile
acquisiscono rilevanza tre fasi del contratto:
1. Sottoscrizione del contratto: le controparti interessate provvedono a stipulare il contratto,
al cui interno è stabilito il bene oggetto di locazione, l’importo e il numero di canoni di
locazioni e la periodicità di pagamento. Nel contratto è indicato anche il valore del riscatto.
In alcuni casi all’atto della sottoscrizione la società utilizzatrice è tenuta a sostenere delle
spese di istruttoria, che costituiscono spese ammortizzabili, in base alla durata del
contratto, se assumono un certo rilievo.
2. Pagamento primo canone: i beni presi in leasing vengono iscritti nel sistema dei conti
d’ordine per un valore corrispondente al totale dei canoni previsti. Tale valore viene poi
periodicamente stornato all’atto dei pagamenti periodici, esprimendo il valore residuo del
contratto.
3. Riscatto: la società utilizzatrice, versando il corrispettivo pattuito, procederà a iscrivere il
bene tra le immobilizzazioni.
Con il metodo finanziario, il leasing si configura come un’acquisizione del bene oggetto del
contratto, a fronte della quale nasce un debito verso il cedente, per un importo complessivo pari al
fair value del bene stesso. Dal momento che i canoni periodici garantiscono la disponibilità
immediata del bene con pagamenti dilazionati nel tempo, il loro ammontare deve essere
scomposto in una quota capitale, pari alla frazione del debito iniziale e in una quota di interessi,
calcolata di volta in volta sul debito residuo per l’arco di tempo corrispondente alla periodicità dei
canoni. Per scorporare la quota di interessi dai canoni, bisogna procedere alla determinazione del
T.I.R. ossia del tasso che rende uguale la somma dei valori utilizzati dei canoni periodici al valore del
bene. Il prezzo di riscatto viene considerato come l’ultimo cenone.
La dismissione di immobilizzazioni materiali
La dismissione di un cespite può avvenire per:
1. Eliminazione dal processo produttivo del cespite, che viene ceduto come rottame. Se il cespite
è stato completamente ammortizzato, esso non ha alcun valore contabile; in caso contrario, il
valore contabile è pari alla differenza tra il costo storico e il relativo fondo ammortamento
2. Vendite del cespite. In questo caso viene calcolata la differenza tra il prezzo di vendita, al netto
dell’IVA, e il valore contabile; tale differenza, positiva o negativa, rappresenta una componente
straordinaria di reddito ascrivibile come plusvalenza (se positiva) o minusvalenza (se negativa)
3. Permuta del cespite. L’operazione è riconducibile a una vendita con prezzo pari al valore del
cespite preso in permuta e al contemporaneo acquisito dello stesso cespite preso in permuta.
L’acquisizione delle immobilizzazioni immateriali
Può essere scomposta in due raggruppamenti:
Immobilizzazioni immateriali in senso stretto che comprendono brevetti, marchi, diritti di
concessione, know-how, diritti d’autore (di utilizzo di opere dell’ingegno), avviamento
Altri costi ad utilizzazione pluriennale, la cui iscrizione nell’attivo dello SP è collegata all’esigenza di
ripartirne il costo in più esercizi. Essi comprendono: spese d’impianto e ampliamento, costi di
sviluppo.
I brevetti
Il brevetto è un tipo di tutela giuridica destinata ad agire sulle “invenzioni”, intendendo con questo termine
ogni creazione intellettuale consistente nella soluzione di un problema tecnico. Il diritto di brevetto può
riguardare invenzioni industriali, in particolare:
Un prodotto
Una macchina
Uno strumento o utensile
Un metodo o un processo di lavorazione industriale
Un’applicazione tecnica di un principio scientifico suscettibile di immediati risultati industriali
Il diritto di brevetto può essere acquisito nei seguenti modi:
a) Acquisizione dall’esterno per cessione, il brevetto passa dal patrimonio dell’alienante a quello
dell’acquirente, che ne acquisisce i relativi diritti
b) Acquisizione dall’esterni per licenza, il titolare del diritto di brevetto concede al licenziatario il
diritto di godimento sull’invenzione verso corrispettivo di un compenso rapporto alla quantità di
beni prodotti o commercializzati
c) Realizzazione interna, il brevetto costituisce il risultato di studi e ricerche condotte internamente
all’azienda. In questo caso è necessario procedere alla capitalizzazione dei costi da iscrivere
nell’attivo dello SP.
I marchi
Il marchio consiste in un emblema o in una denominazione con cui l’impresa intende distinguere i propri
prodotti e/o servizi. Di conseguenza, il diritto sul marchio è considerato quale diritto di proprietà.
Per poter essere registrato, il marchio deve possedere i seguenti requisiti:
Liceità, cioè il marchio non dev’essere contrario alla legge, all’ordine pubblico e al buon costume.
Originalità, che consiste nella capacità distintiva del marchio, ovvero nell’attitudine del segno ad
identificare un certo prodotto o servizio
Novità, intesa come assenza di notorietà del segno, derivante da un uso anteriore da parte di terzi
per contraddistinguere prodotti o servizi dello stesso tipo
Estraneità al prodotto, in quanto non possono costituire oggetto di brevetto, per l’uso esclusivo, le
figure o i segni in cui il carattere distintivo è inscindibilmente connesso con quello di utilità e forma.
L’acquisizione di un marchio può essere di due tipologie:
- Interna, si realizza quando l’impresa, a seguito di studi e ricerche, sia tecniche che di mercato,
realizza il marchio con cui intende contraddistinguere i propri prodotti o i propri servizi e ne
richiede la registrazione
- Esterna, che può avvenire per cessione o in base ad un contratto di licenza in uso. In
quest’ultima ipotesi la titolarità del marchio rimane al licenziante.
Le modalità di determinazione delle royalties variano in dipendenza delle diverse previsioni contrattuali. Si
può prevedere:
Una royalty calcolata in percentuale sul fatturato netto dei prodotti contraddistinti dal marchio
Il pagamento da parte della licenziataria di una somma per ogni prodotto contrassegnato dal
marchio
Royalties minime da corrispondersi indipendentemente dal volume di vendita
Esse rappresentano un costo d’esercizio e il loro pagamento viene effettuato secondo cadenze periodiche
(3,6 o 12 mesi).
I costi ad utilizzazione pluriennale
Si dividono in: a) Le spese di impianto e di ampliamento; b) I costi di sviluppo.
Le spese di impianto e di ampliamento rappresentano n investimento a lungo ciclo di utilizzo la cui durata
dovrebbe coincidere con l’intera vita dell’azienda. Il carattere di immobilizzazione di queste spese deriva
dal fatto che esse non posso essere disinvestite per dismissione prima del loro esaurimento. Il carattere di
immaterialità deriva dalla loro utilizzazione che non si acquisisce attraverso la proprietà di un oggetto
tangibile.
I costi classificabili come spese d’impianto sono distinguibili in due gruppi: uno giuridico-fiscale, uno
tecnico-organizzativo. Alcuni costi sono imponibili IVA, altri no.
I costi di sviluppo; secondo i principi contabili, lo sviluppo è l’applicazione dei risultati della ricerca di base o
di altre conoscenze possedute o acquisite in un piano o in un progetto per la produzione di materiali,
dispositivi, processi, sistemi o servizi, nuovi o sostanzialmente migliorati, prima dell’inizio della produzione
commerciale o utilizzazione. Tali costi hanno la comune caratteristica di rappresentare investimenti atti a
creare i presupposti della crescita reddituale futura: pertanto sono capitalizzabili, in quanto costi a utilità
pluriennale. Per contro, i costi sostenuti per la ricerca di base sono costi di periodo e vengono addebitati al
CE dell’esercizio in cui sono sostenuti.
I costi di sviluppo capitalizzabili nell’attivo patrimoniale sono:
Stipendi, salari e altri costi relativi al personale impiegato nell’attività di sviluppo
Costi di materiali e servizi impiegati
Ammortamento di immobili, impianti e macchinari, nella misura n cui tali beni sono impiegati
nell’attività di sviluppo
Costi indiretti, diversi dai costi e dalle spese generali ed amministrativi, relativi all’attività di
sviluppo
Altri costi nella misura in cui tali beni sono impiegati nell’attività di sviluppo.
La rilevazione in contabilità dei costi di sviluppo da capitalizzare quale costo pluriennale nell’attivo del
patrimoniale viene effettuata nella fase dell’assestamento di fine esercizio per due ragioni:
1. Solo in questa sede è possibile avere un quadro completo dei costi da capitalizzare;
2. Solo alla fine dell’esercizio è possibile valutare se i costi sostenuti siano in parte di utilità futura e
quale sia la quota-parte da rimandare ai successivi esercizi.
L’incidenza economica delle immobilizzazioni
Dopo la loro acquisizione e durante la loro permanenza nel sistema aziendale, le immobilizzazioni tecniche
incidono sul risultato economico in varie forme:
Quote di ammortamento
Costi di manutenzione e riparazione
Costi diretti di funzionamento
Quote di spese generali
Interessi passivi su capitali investiti
Accanto a queste forme di incidenza “ordinaria” vi è anche un’incidenza “straordinaria”, relativa a
svalutazioni, rivalutazioni e fatti accidentali
Il processo di ammortamento
Il costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni
esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione. Tutti i cespiti devono essere
ammortizzati, ad esclusione dei terreni e dei fabbricati civili non impiegati direttamente nella produzione.
Le quote di ammortamento si possono considerare secondo tre aspetti:
Aspetto economico: realizzano un trasferimento graduale del valore dei fattori pluriennali sulle
varie produzioni svolte e sul risultato esprimendo costi di competenza da considerare per la
formazione del risultato o il calcolo dei costi
Aspetto finanziario: rappresentano la graduale ricostituzione, tramite i ricavi, delle risorse
finanziarie impiegate nell’acquisizione dei fattori pluriennali
Aspetto patrimoniale: esprimono una graduale diminuzione di valore delle immobilizzazioni
esplicando un processo di valutazione indiretto in funzione della dinamica delle quote con la quale
si viene a determinare in effetti il valore residuo da ammortizzare.
Da un punto di vista contabile, l’ammortamento è un processo di ripartizione del valore di una
immobilizzazione tra gli esercizi in cui si esplica la sua vita utile. L’ammortamento si realizza con un “piano”
che implica la conoscenza dei seguenti elementi:
a) Il valore del bene da ammortizzare: è dato dal costo di acquisizione dell’immobilizzazione
aumentato degli oneri accessori di diretta imputazione e diminuito del valore residuo di
eliminazione. Poiché all’inizio del processo di ammortamento non è possibile prevedere in modo
attendibile il valore residuo di eliminazione, si presuppone uguale a zero.
b) La durata utile del bene: intesa come il periodo in cui si esplica la sua utilità economica. I principali
fattori da considerare nella stima della vita utile del bene sono due:
Il deterioramento fisico; dovuto al trascorrere del tempo e connesso all’uso in cui il bene è
destinato, all’intensità dello sfruttamento del bene stesso e alla politica delle manutenzioni
L’obsolescenza; conseguente alla continua evoluzione tecnologica, per cui si manifesta
l’opportunità di dover sostituire impianti o sistemi produttivi ancora in efficienza fisica, ma
tecnicamente superati o dai quali si ottengono prodotti non più commerciabili:
l’obsolescenza fa si che la vita economica di un bene sia in genere minore rispetto a quella
fisica.
a) Il metodo di ammortamento; indicano le modalità secondo le quali sono calcolate e imputate le
quote di ammortamento. I criteri e i metodi di ripartizione sono le “ipotesi” secondo cui viene
istituita la relazione tra valore da ammortizzare e partecipazione del fattore pluriennale alla
produzioni d’impresa
I metodi di ammortamento possono essere “rigidi” o “flessibili” a seconda che vincolino il calcolo a formule
matematiche o economiche. Le formule matematiche legano il calcolo direttamente alla durata e possono
essere quote costanti, crescenti o decrescenti. Le formule economiche utilizzano parametri economici quali,
ad esempio, i ricavi di vendita, i volumi di produzione.
La rappresentazione contabile del processo di ammortamento può essere impostata utilizzando due
procedimenti alternativi:
Il procedimento “in conto”, in cui la quota di competenza dell’esercizio viene accreditata nello
stesso conto acceso al fattore pluriennale;
Il procedimento “fuori conto”, in cui la quota di competenza viene accreditata in un conto acceso a
un “fondo ammortamento”.
In questo fondo si raccolgono le quote che annualmente partecipano al risultato d’esercizio
evidenziando, col totale delle quote accumulate, la parte del costo originario già trasferita negli esercizi
trascorsi.
I titoli di debito
Sono titoli che attribuiscono al possessore il diritto a ricevere un flusso determinato o determinabile di
liquidità senza attribuire il diritto di partecipazione diretta o indiretta alla gestione della società che li ha
emessi. Rientrano in tale ambito:
Titoli emessi da stati sovrani
Le obbligazioni emesse da enti pubblici, società finanziarie o da altre società
I flussi di liquidità prodotti dal titolo, oltre al rimborso del capitale a scadenza, possono derivare
dall’obbligazione dell’emittente a corrispondere interessi o altri elementi che concorrono a formare il
rendimento per il possessore.
Ai fini contabili, sono rilevanti due aspetti classificatori dei titoli di debito:
1. La finalità per cui l’azienda investe in titoli di debito
2. La presenza o meno della cedola di interessi
Per la registrazione contabile, il conto “Titoli” viene fatto funzionare secondo la modalità “a costi e costi”,
ossia registrando nella sezione “dare” il costo di acquisto/sottoscrizione del titolo e nella sezione “avere”, al
momento della vendita del titolo, lo scarico del costo. L’utile o la perdita derivanti dalla cessione viene
accreditato/addebitato in conti reddito accesi a ricavi e costi dell’esercizio che confluiscono nel CE.
Titoli di debito con cedola: titoli sovrani e obbligazioni private
I titoli di debito sono normalmente provvisti di cedola: il capitale impiegato dall’investitore, rappresentato
dal titolo, riceve dal debitore una remunerazione periodica con cadenza annuale, semestrale etc. alla
scadenza contrattuale del titolo, di regola pluriennale, viene effettuato il rimborso del capitale.
Titoli di debito con cedola: titoli sovrani
I titoli di Stato del debito redimibile, aventi la struttura tecnica degli interessi corrisposti mediamente
cedole, sono rappresentati principalmente da:
Buoni del tesoro poliennali (BTP)
Certificati di credito del tesoro (CCT)
Le differenziazioni riguardanti le specifiche tecniche di ciascun titolo riguardano perlopiù, la durata, il taglio
minimo acquisibile, l’indicizzazione, la moneta di conto e il recupero del valore del titolo; aspetti che, dal
punto di vista contabile, hanno ben poco rilievo.
Titoli di debito: obbligazioni private
Per quanto riguarda le obbligazioni, i totali a reddito fisso privati, la differenza è appunto l’Ente che in
questo caso, può essere soltanto una S.p.A. oppure una S.A.p.A. Le obbligazioni con cedola in maturazione
possono essere classificate in due categorie:
1. Ordinarie
2. Convertibili in azioni
La tassazione immediata, in forma di ritenuta degli interessi, varia a seconda della natura dei titoli (pubblica
o privata), della durata, del soggetto che percepisce l’interesse.
Titoli di debito senza cedola
Per i titoli senza cedola periodica del debito pubblico, il rendimento per l’investitore è costituito dalla
differenza tra il costo di acquisto o sottoscrizione e il valore nominale del capitale rimborsato a scadenza.
Pertanto, la remunerazione è incorporata nel valore capitale del titolo, e fuoriesce er differenza in termini
di “premio di negoziazione” o “premio di emissione”
Titoli di debito senza cedola: titoli sovrani zero coupon
Sostanzialmente non esiste differenza con i titoli con cedola, difatti si tratta sempre di valori mobiliari con
rendimento certo e costante, con bassa presenza di rischio. L’unica differenza riguarda la forma tecnica di
corresponsione degli interessi. Per quanto riguarda i titoli senza cedola del debito pubblico, le due
categorie principali sono costituite da:
Buoni ordinari del tesoro (BOT), titoli di breve durata (3,6,12 mesi) con taglio minimo di €1.000, con
imposta sostitutiva al 12,50%
Certificati del tesoro zero coupon (CTZ), titoli emessi con durata 24 mesi, che possono essere anche
essi sottoscritti per tagli minimi di €1.000 o multipli e con imposta al 12,50%
Titoli di debito senza cedola: obbligazioni zero coupon
Caratteristiche analoghe possono essere individuate in titoli a reddito fisso privati, come le “Zero coupon
bond”, cioà le obbligazioni senza cedola. A differenza dei BOT, esse hanno maggiore durata; nominalmente
possono in genere presentare periodi di 5 anni o più, tuttavia anche per le diverse modalità di rimborso
hanno una vita media più breve (2-3 anni). La mancanza di cedole determina la corresponsione degli
interessi agli obbligazionisti in un’unica soluzione annuale, in via anticipata. Il tasso di interesse applicato, di
conseguenza, risulta predeterminato. Le modalità di rimborso risultano in rate costanti di capitale a partire
dal secondo anno dopo l’emissione.
Le partecipazioni al capitale di altre imprese
Le partecipazioni costituiscono investimenti nel capitale di altre imprese. La società che acquisisce una
partecipazione diventa azionista o socia di un’altra società. Le partecipazioni possono rappresentare, per
l’azienda acquirente, due realtà apparentemente contrastanti:
1. Secondo la natura estrinseca dell’investimento, sono operazioni di gestione accessoria rispetto
all’attività tipica dell’impresa
2. Secondo l’ingerenza che le partecipazioni determinano nella gestione di altre imprese e la correlata
medio/lunga durata, si tratta di immobilizzazioni inerenti all’attività d’impresa.
Dal punto di vista civilistico, sono da considerare partecipazioni, in qualità di immobilizzazioni finanziarie,
tutti quegli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente.
Le partecipazioni al capitale di altre imprese: profili
Ai fini contabili e di redazione del bilancio, le partecipazioni possono essere classificate secondo due profili:
I. Riguarda il tipo di relazione che esiste tra la partecipante e la partecipata e alla dimensione della
partecipazione, cioè alla percentuale di capitale detenuta. Secondo questo profilo avremo
partecipazioni in:
Imprese controllate
Imprese collegate
Imprese controllanti
Imprese sottoposte al controllo dei controllanti
Altre imprese
I. Il secondo profilo classificatorio riguarda la destinazione impressa dagli amministratori
dell’investimento. Le partecipazioni destinate ad una permanenza durevole nel portafoglio della
società si iscrivono tra le immobilizzazioni, le altre tra l’attivo del circolante.
Le partecipazioni: rilevazioni contabili
Gli investimenti in partecipazioni danno origine alle seguenti operazioni tipiche e ricorrenti, delle quali si
osservano i riflessi contabili:
1. Acquisto/sottoscrizione
2. Liquidazione e incasso di dividendi
3. Vendita
4. Valutazione a fine esercizio
1. L’anticipazione su fatture
Un ulteriore modo per smobilizzare i crediti commerciali è quello di chiedere alla banca
l’anticipazione sulle fatture che li documentano. Si tratta di una operazione sulle fatture che li
documentano. Si tratta di una operazione di finanziamento a breve termine con clausola s.b.f.
spesso praticata per le seguenti motivazioni:
Di carattere finanziario, per disporre di risorse liquide altrimenti immobilizzate per il
periodo della dilazione negoziata
Di carattere commerciale, per concedere dilazioni particolarmente concorrenziali a
sostegno delle proprie strategie di vendita
I soggetti coinvolti nell’operazione sono:
La banca che finanzia
L’impresa affidata
Il debitore indicato sulla fattura
L’anticipo su fatture può configurarsi come cessione del credito. Per quanto riguarda i costi
dell’operazione, occorre ricordare la commissione incasso di fatture e gli interessi passivi
direttamente addebitati sul conto dell’impresa cliente.
1. Il factoring
Il factoring è un contratto che prevede la cessione dei crediti aziendali a una società specializzata
nella loro gestione e riscossione, detta factor. Sono distinguibili due criteri di classificazione del
factoring: uno basato sul momento di accreditamento del credito e l’altro sul rischio assunto dal
factor. Secondo il primo criterio, il factoring può essere con accredito:
Alla scadenza
Anticipato
Nella prima ipotesi, non si tratta di uno smobilizzo di crediti, ma di un mero servizio riguardante la
loro gestione e il loro incasso; nella seconda, invece, il factor anticipa una parte consistente dei
crediti ceduti, oltre a curarne la gestione e l’incasso.
Secondo il criterio del rischio assunto, il factoring si distingue in:
Pro-solvendo, con rivalsa sull’azienda finanziata se il debitore è insolvente
Pro-soluto, senza rivalsa e quindi con rischio di insolvenza a carico del factor.
Il costo del factoring è formato da varie componenti, quali:
Commissioni di riscossione
Commissione per la cessione e la gestione dei crediti
Commissioni per il pro-soluto
Interessi maturati nel caso di factoring on accredito anticipato
La restituzione del finanziamento può avvenire tramite rimborso in unica soluzione alla scadenza,oppure
tramite un piano di rimborso graduale. Il piano prevede una corresponsione periodica alla banca di somme
comprensive di una quota del capitale maturato e una quota di interessi. Possono essere impiegate diverse
tecniche di ammortamento del prestito: quota capitale costanti o italiano; quote interessi costanti o
americano; a rate costanti o francese
B. I prestiti obbligazionari
Il prestito obbligazionario costituisce un’operazione di finanziamento a m/l termine mediante
l’emissione di titoli di credito denominati “obbligazioni”. Questi titoli vengono acquistati da soggetti
interessati a finanziare l’impresa, i quali versano il controvalore in denaro. Le obbligazioni devono
contenere le seguenti indicazioni:
Valore nominale
Tasso di interesse
Modalità di emissione e di rimborso
Per l’azienda il costo dell’operazione è costituito dagli interessi passivi che, in genere ogni 6 mesi,
vengono corrisposti ai possessori dei titoli obbligazionario fino alla data del rimborso. L’emissione
di obbligazione è consentita alle società di capitali
Sottoscrizione del capitale sociale
Con tale operazione si origina un credito verso soci per l’azienda con valore pari ai conferimenti che questi
si sono impegnati ad apportare mediante la stipulazione dell’atto costitutivo. L’analisi dei valori
dell’operazione configura una VF+ per l’accensione in Dare del conto finanziario “Soci c/sottoscrizioni”,
bilanciata per il pari importo da una VE+ connessa all’apertura in AVERE di un conto acceso al capitale
sociale.
Quindi come previsto dalla vigente normativa civilistica si effettua IMMEDIATAMENTE il conferimento degli
apporti in natura.
Vi può essere il caso in cui il conferimento sia costituito da un’intera azienda funzionante, apportata con
l’intento di continuarne l’esercizio. In questa eventualità, il valore dell’apporto non è determinabile
mediante un’aggregazione o una somma algebrica delle attività e delle passività dell’azienda conferita, ma
come valore unitario. Il capitale aziendale ha significato economico solo se è in grado di assicurare un
reddito futuro. Tale capacità, espressa monetariamente, costituisce il valore economico del capitale
dell’azienda apportata o, più semplicemente, il suo capitale economico.
Dal confronto del valore così determinato con il valore del capitale di bilancio dell’azienda conferita, si
ottiene una differenza, positiva o negativa. Se essa è positiva si dice che l’azienda è avviata, e la differenza
tra i calori descritti trova collocamento in un conto specifico denominato, avviamento. Il conto
“avviamento” ha natura economica e si riferisce a un fattore produttivo sui generis, poiché non consiste in
un bene specifico, ma è l’espressione della sinergia attuabile dal sistema dell’azienda apportata. Dal
momento che l’azienda conferita è destinata a continuare la propria attività per un periodo non breve,
l’avviamento è considerato ad utilità pluriennale; pertanto, va assoggettato alla procedura di
ammortamento.
La rilevazione contabile connessa all’apporto di azienda è espressa in questo modo:
In avere si rilevano, oltre a soci c/sottoscrizioni, tutte le passività conferite
In dare si rilevano, tutte le attività, tra cui l’avviamento
Talvolta la società pur presentando un risultato economico positivo, può trovarsi momentaneamente in un
difficoltà finanziaria nel pagamento dei dividendi. In tale eventualità, la pressione esercitata dagli azionisti
di minoranza per distribuire gli utili potrebbe portare l’Assemblea a deliberare la distribuzione di nuove
azioni anziché il dividendo per cassa. Gli utili possono essere distribuiti solo se effettivamente conseguiti e
risultanti dal bilancio, regolarmente approvato. Se si verifica una perdita di CS, gli utili non possono essere
ripartiti fino a quando il CS non risulti integrato o ridotto in misura corrispondente.
Assegnazione degli utili ad altre riserve
Oltre alla riserva legale, esistono altri tipi di riserve derivate dall’accantonamento degli utili. Sotto un profilo
formale, si distinguono le riserve obbligatorie dalle riserve facoltative. Tra le prime rientrano, oltre alla
riserva legale e alla riserva statuaria. Con riserva straordinaria, invece, si intendono le riserve facoltative. Un
altro criterio distintivo consiste nel dividere le riserve specifiche da quelle generiche. Per riserve occulte,
infine, si intendono le sopravvalutazioni di costi e/o passività e le sottovalutazioni di ricavi e/o attività
effettuate prima della determinazione del risultato economico.
Utilizzo delle riserve di utili per l’aumento del CS
L’art. 2442 c.c. riconosce all’Assemblea dei soci di deliberare l’aumento del CS mediante l’utilizzo delle
riserve di utili realizzati. Si parla di aumento virtuale, poiché il passaggio di riserve a Capitale non determina
nuovi apporti di messi finanziari da parte degli azionisti, ma si risolve in una permutazione di valori
compresi nel Capitale proprio. In concreto, l’attuazione della volontà dell’Assemblea si realizza:
1. Con l’emissione di nuove azioni, aventi le stesse caratteristiche di quelle in circolazione, assegnate
gratuitamente agli azionisti in proporzione di quelle già possedute;
2. Con l’aumento del VN delle azioni in circolazione.
Le modificazioni reali del capitale proprio non attinenti la gestione del risultato economico
Il capitale proprio può variare non solo in relazione alla gestione dei risultati economici annuali, ma anche
con riferimento ad operazioni particolari, poco frequenti e legate ad esigenze specifiche. Tra queste, è
possibile individuare:
Variazione positive di capitale, tra le quali rientrano gli aumenti di capitale a pagamento
Variazioni negative di capitale, tra le quali rientrano le riduzioni di capitale
Tali variazioni comportano una modifica dell’atto costitutivo, con relativo sostenimento delle spese
collegate.
Aumento reale di capitale proprio
L’aumento reale di capitale, con effettivo aumento del capitale proprio, è determinato da un accresciuto
fabbisogno di mezzi della proprietà, riconducibile a diverse cause, tra cui:
Espansione aziendale
Miglioramento del rapporto tra mezzi propri e di terzi
Ricapitalizzazione dopo un periodo di crisi
Sfruttamento di andamenti favorevoli del mercato finanziario
Ammissione alla quotazione in Borsa
Le risorse possono essere apportare da vecchi soci o da soci divenuti tali per l’occasione. L’aumento di
capitale avviene offrendo nuove quote di partecipazione sociale ad un valore che, non necessariamente,
coincide con il valore nominale. Di norma, invece, accade che l’entità delle risorse apportate sia superiore al
valore nominale dell’aumento di capitale sociale, per l’applicazione di un sovraprezzo.
Il sovraprezzo viene incluso in un conto specifico, la “riserva sovrapprezzo azioni”. L’art. 2431 dispone la
non distribuzione del sovrapprezzo ai soci finchè la riserva legale non ha raggiunto un valore pari al 20% del
capitale sociale. L’art. 2439 prevede l’integrale immediato versamento del sovrapprezzo stesso. Per
effettuare un aumento di capitale sociale devono essere stati integralmente effettuati i conferimenti gia
sottoscritti.
Quando si procede a un aumento di capitale in momenti diversi dall’inizio dell’esercizio, i nuovi apporti non
dovrebbero partecipare alla distribuzione degli utili in modo paritario con i capitali già esistenti. Pertanto, al
momento della distribuzione degli utili, si dovrebbe procedere a un riparto dell’utile anche in base al tempo
di permanenza dei capitali all’interno dell’azienda. Per ovviare a questo problema, di solito, si preferisce far
gravare sui nuovi capitali un contributo commisurato alla presumibile entità del risultato economico
maturato fino a quel momento. Tale contributo aggiuntivo, acceso al conto “Conguaglio utili”, permette ai
nuovi capitali di partecipare alla distribuzione dei utili in maniera paritetica ai capitali già esistenti.
Diminuzione di capitale proprio per uscita di soci
L’uscita di soci dalla compagine aziendale si verifica per le aziende aventi forma giuridica di società in 3 casi:
1. Morte del socio
2. Recesso volontario
3. Esclusione
Per tali casi, il Codice civile dispone in maniera diversa a seconda della forma giuridica della società,
distinguendo società di persone da quelle di capitali.
Un elemento che accomuna le due tipologie di società riguarda il criterio di determinazione della quota di
liquidazione, la quale comprende non solo la parte di capitale sottoscritta, ma che il complessivo valore
della partecipazione.
Nella realtà accade sovente che, prima di liquidare la quota del socio uscente, gli altri soci preferiscono
rilevare la sua percentuale di proprietà o favorire l’entrata nella compagnia di un altro soggetto. In questi
modi la società non deve provvedere a ridurre l’entità del proprio patrimonio netto, ma l’operazione si
risolve in una transizione tra i soci medesimi. La facilità nella sostituzione dei soci è il meccanismo alla base
del funzionamento dei mercati borsistici.
Diminuzione di capitale proprio per esuberanza
L’altro caso di riduzione reale del capitale si verifica per l’accertata esuberanza di quest’ultimo rispetto alle
esigenze dell’attività aziendale. Questo caso è piuttosto raro, in quanto è difficile prevedere, a un dato
momento della vita aziendale, se le esigenze future renderanno ancora superflua la disponibilità di una
quantità di capitale non gravata da vincoli di restituzione e remunerazione. Sotto il profilo civilistico,
l’operazione costituisce una riduzione delle garanzie per i terzi e i creditori, stabilendo delle preventive
approvazioni delle deliberazioni in riduzioni di capitale da parte dei creditori.
Sotto il profilo fiscale, la riduzione di capitale è assimilabile alla distribuzione di utili, se effettuata in seguito
a un aumento gratuito di capitale mediante capitalizzazione delle riserve. Le modalità tecniche con le quali
è possibile procedere alla riduzione del capitale in esubero sono le seguenti:
1. Rimborso di azioni, con relativa fuoriuscita di risorse della gestione (il rimborso può essere
proporzionale oppure casuale, con estrazione a sorte del numero delle azioni da rimborsare)
2. Liberazione dei soci dall’obbligo di effettuare versamenti non ancora dovuti
3. Acquisto sul mercato di azioni proprie e conseguente annullamento delle stesse, con relativa
riduzione dell’ammontare del capitale sociale.
Nell’ipotesi in cui la posizione a credito verso l’Erario super il debito d’imposta, l’eccedenza derivante dalla
dichiarazione può essere chiesta a rimborso oppure riportata come credito da utilizzare per compensare, a
scomputo, i versamenti del periodo d’imposta successivo. Il credito può essere portato in diminuzione dagli
acconti o dalle imposte dovute per la successiva dichiarazione dei redditi.
L’effetto imposte: le differenze permanenti e temporanee
Le differenze permanenti si generano quando:
Un componente negativo del risultato d’esercizio non viene riconosciuto come tale nella
determinazione dell’imponibile
Un componente positivo del risultato d’esercizio non è soggetto a imposte
Quando si hanno agevolazioni o limitazioni temporali per poste specifiche
Tali differenze vengono definite permanenti in quanto non recuperabili negli esercizi futuri. Il loro effetto si
limita alla determinazione delle imposte del periodo e non si hanno conseguenze dirette né sul bilancio né
sulle dichiarazioni dei redditi degli esercizi successivi.
Le differenze temporanee si generano nei componenti positivi o negativi del risultato d’esercizio che
partecipano alla determinazione del reddito imponibile in misura e in esercizi diversi da quello della loro
rilevazione ai fini civilistici. Quindi queste non generano interferenze fiscali sul bilancio d’esercizio, in
quanto delle stesse si deve tenere conto solo in sede di dichiarazione dei redditi.
L’effetto imposte: le imposte differite
Il problema delle imposte differite si ha quando la normativa consente una temporanea riduzione del carico
tributario per la possibilità di “spesare” in misura maggiore un componente negativo del risultato di
periodo o per ridurre un componente positivo, spostando la tassazione agli esercizi futuri. Il differimento
della tassazione si genera quando:
1. I componenti positivi del risultato di periodo iscritti, in base alla competenza, nel CE vengono tassati
in esercizi successivi
2. I componenti negativi di reddito sono fisicamente deducibili in periodi antecedenti a quelli in cui
saranno iscritti nel CE, secondo il principio di competenza economica.
In entrambi le ipotesi, le imposte differite devono essere rilevate come componente negativo del risultato
del periodo, sotto la voce 20) del CE. “Imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate”. In
contropartita, esse vengono, inoltre, accantonate in un’apposita voce dello SP, nello specifico la voce
“B) Fondi per rischi e oneri – 2)per imposte, anche differite”. Gli importi accantonati saranno poi utilizzati
negli esercizi successivi, quando si avrà l’effettiva tassazione dei componenti di reddito rinviati. La
rilevazione delle imposte differite, oltre che dal Codice civile viene regolata sia dall’OIC 25 che dallo IAS 12.
L’effetto delle imposte: le imposte anticipate
Il pagamento di imposte anticipate ricorre: in presenza di componenti negativi di reddito deducibili ai fini
fiscali in esercizi successivi a quello in cui vengono imputati a CE; in presenza di componenti positivi di
reddito tassabili in esercizi precedenti a quello in cui vengono imputati a CE. Il legislatore ritiene che le
“Imposte anticipate” vadano inserite alla voce c)-II-5 ter. L’eventuale rilevazione delle imposte anticipate,
inoltre, comporta la riduzione della voce 20) del CE.
I beni immateriali sono iscritti nell’attivo patrimoniale solo se il costo sostenuto per la loro acquisizione è
stimabile con sufficiente attendibilità e se sono individualmente identificabili. I beni immateriali
rappresentano diritti giuridicamente tutelati.
Gli oneri pluriennali invece consistono in costi riferiti ad elementi aventi utilità pluriennale come i costi di
impianto e ampliamento, i costi di sviluppo e gli altri oneri pluriennali. Rappresenta invece categoria
autonoma l’avviamento e i costi per lo sviluppo non ancora ultimato.
Gli oneri pluriennali generalmente hanno caratteristiche più difficilmente delimitabili con riferimento alla
loro utilità futura, rispetto ai beni immateriali. Per tale motivo il codice civile, all’art.2426, e l’OIC 24
prevedono specifiche cautele in relazione alla loro capitalizzazione:
Iscrizione subordinata al consenso del collegio sindacale
Ammortamento max di cinque anni
Distribuibilità utili in presenza di valori non ancora ammortizzati solo se esistono riserve disponibili
a copertura del costo residuo.
Facoltà e non obbligo di iscrizione
Aspetti generali di valutazione- il valore originario
Le immobilizzazioni che rispondono ai requisiti descritti devono essere inizialmente registrate al costo
sostenuto per la loro acquisizione. A seconda delle modalità di acquisizione la nozione di costo varierà nel
senso che:
Qualora le immobilizzazioni immateriali derivino da operazioni di acquisizione esterna, si tratta di
calcolare il costo di acquisto comprensivo di tutti gli oneri accessori
Nel caso di produzione interna, si tratta di includere tutti i costi diretti e la quota ragionevolmente
imputabile di costi indiretti.
Gli ammortamenti
Il codice civile stabilisce che le immobilizzazioni la cui utilizzazione è limitata nel tempo devono essere
sistematicamente ammortizzate in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione.
L’ammortamento consiste nella ripartizione del costo nei vari esercizi ai quali l’immobilizzazione offre un
contributo ai processi produttivi. Il codice dice che l’ammortamento deve essere sistematico, cioè compiuto
in ogni esercizio sulla base di un piano e questo programma deve essere rivisto periodicamente, per
verificare che non siano intervenuto cambiamenti tali da richiedere una modifica delle stime effettuate
nella determinazione della residua possibilità di utilizzazione. Il processo che prende inizio dal momento in
cui l’immobilizzazione è disponibile per l’uso presuppone la definizione di 3 elementi:
1. Il valore da ammortizzare: differenza tra costo originario e valore residuo al termine della vita utile
del bene (valore residuo generalmente considerato nullo)
2. La vita utile, basata sulle prospettive temporali di utilizzo dell’elemento considerato
3. Il criterio di ripartizione del valore
Le rivalutazioni
L’OIC 24 consente la possibilità di compiere rivalutazioni del cespite solo se ciò è permesso da leggi speciali
o nei limiti da queste stabiliti. Si distinguono:
a) Rivalutazione monetarie
b) Rivalutazioni economiche
In ogni caso, quand’anche leggi speciali lo consentissero, le rivalutazioni non possono determinare ricavi da
inviare a CE, ma possono comportare solo aumenti di speciali riserve del netto che confluiscono nella voce
A del passivo.
Le svalutazioni per perdita durevole e le rivalutazioni di rispristino
Il codice civile prescrive all’art. 2426 che le immobilizzazioni devono essere svalutate in caso di perdita
durevole emergente alla data di chiusura dell’esercizio. La svalutazione per perdita durevole consegue alla
presa d’atto che parte del valore contabile del bene non sarà recuperabile tramite futuri ricavi,
quantomeno per un periodo durevole. Il processo di svalutazione si fonda quindi sul concetto di valore
recuperabile, inteso come limite massimo al quale un’attività può essere iscritta in bilancio. L’OIC 24
specifica che fin dalla rilevazione iniziale il valore contabile dell’immobilizzazione immateriale non possa
superare il suo valore recuperabile. Il valore recuperabile è il maggiore tra il fair value al netto dei costi di
vendita derivante da un eventuale alienazione ed il suo valore d’uso, determinato come il valore attuale dei
flussi di cassa generati dall’impiego del bene entro la combinazione produttiva. In caso contrario si dovrà
svalutare fino a portare il valore contabile = al valore recuperabile. Il principio OIC 9 che tratta
specificamente le svalutazioni delle immobilizzazioni per perdite durevoli. Secondo questo principio il
valore al quale l’immobilizzazione è iscritta in contabilità non può superare il valore recuperabile. Il valore
recuperabile consiste nel maggiore tra il valore d’uso e il suo fair value al netto dei costi di vendita.
Il fair value al netto dei costi di vendita è il presso di vendita di un’attività in una transizione ordinaria tra
operatori di mercato alla data di valutazione dal quale sono sottratti i costi stimati necessari per la vendita.
La sua migliore evidenza è il prezzo pattuito in un accordo vincolante di vendita stabilito in una libera
transizione o il prezzo di mercato in un mercato attivo. Se non esiste un accordo vincolante di vendita né
alcun mercato attivo per un’attività, tale valore è determinato in base alle migliori informazioni disponibili
tra le quali, in primis, i prezzi scambiati in recenti transizioni per attività similari effettuate all’interno dello
stesso settore industriale.
Il valore d’uso è definito come il valore attuale dei flussi di cassa attesi durante la vita utile dall’impiego
della risorsa nei processi produttivi interni. Se il valore contabile è > al valore recuperabile l’azienda dovrà
svalutare l’immobilizzazione con relativo addebito a CE (voce B.10.), mentre il fondo svalutazione sarà
collocato in SP a diretta detrazione della voce a cui si riferisce. La svalutazione implica negli esercizi
successivi la riduzione del valore sul quale calcolare gli ammortamenti.
L’OIC 9 prevede che la società valuta a ogni data di riferimento del bilancio se esiste un indicatore che
un’immobilizzazione possa aver subito una riduzione di valore. Gli indizi di perdita durevole di valore,
secondo l’OIC 9, consistono nelle seguenti circostanza:
a) Eventi relativi alla singola immobilizzazione
b) Eventi relativi alla azienda nel suo complesso o al mercato
Il calcolo del valore d’uso
Il valore d’uso è determinato come valore attuale dei flussi finanziari futuri che si prevede abbiano origine
da un’attività. Cioè presuppone che siano individuati i flussi di cassa e il tasso di attualizzazione. Ai fini del
calcolo del valore d’uso è necessario:
Stimare i flussi finanziari futuri in entrata e in uscita che deriveranno dall’uso continuativo
dell’attività e dalla sua dismissione finale
Applicare a tali flussi finanziari il tasso di attualizzazione appropriato; tale saggio è determinato
sommando il tasso che riflette il valore temporale del denaro e il tasso che riflette i rischi specifici
dell’attività aziendale
Rivalutazione di ripristino
Una volta compiuta la svalutazione, se le cause che l’avevano determinata non sussistono più, il codice
civile art. 2426, stabilisce che si deve stanziare una rivalutazione a CE. Questo caso è conosciuto con il
termine di “rivalutazione di ripristino”, in quanto serve per riportare il valore dell’immobilizzazione fino al
massimo del costo residuo prima della svalutazione. La rivalutazione di ripristino sarà collocata nella voce
A.5.
Costi di sviluppo
Bisogna fare una distinzione tra sviluppo e ricerca.
Per sviluppo l’OIC 24 intende la fase che consiste “nell’applicazione dei risultati di ricerca o di altre
conoscenze possedute o acquisite in un piano o in un progetto per la produzione di materiali, dispositivi,
processi, sistemi o servizi, nuovi o sostanzialmente migliorati, prima dell’inizio della produzione
commerciale o dell’utilizzazione”
I costi di ricerca di nessun tipo non possono più essere capitalizzati. Tale regola trae ragione che nella fase
di ricerca non sono dimostrabili i benefici futuri derivanti dallo sfruttamento delle conoscenze. I costi
relativi alla fase di sviluppo, al contrario, possono essere capitalizzati al verificarsi delle seguenti condizioni:
Devono essere relativi ad un prodotto o processo chiaramente definito, identificabile e misurabile
Devono essere riferibili ad un progetto realizzabile, cioè tecnicamente fattibile, per il quale la
società possieda o possa disporre delle risorse necessarie
Devono essere recuperabili, cioè la società deve avere prospettive di reddito in modo che i ricavi
che prevede di realizzare dal progetto siano almeno sufficienti a coprire i costi sostenuti per lo
studio dello stesso
I costi di sviluppo capitalizzabili nell’attivo patrimoniale sono:
a) Stipendi, salari e altri costi relativi al personale impiegato nell’attività di sviluppo
b) Costi materiali e servizi impiegati
c) Ammortamento di immobili, impianti e macchinari, nella misura in cui tali beni sono impiegati
nell’attività di sviluppo
d) Costi indiretti, diversi dai costi e dalle spese generali ed amministrativi, relativi all’attività di
sviluppo
e) Altri costi nella misura in cui tali beni sono impiegati nell’attività di sviluppo.
L’ammortamento dei costi capitalizzati deve iniziare dal momento in cui la risorsa è utilizzabile nei processi
produttivi, il che si traduce dal momento in cui avviene la incorporazione nei prodotti dei risultati
dell’attività di sviluppo. L’ammortamento avviene secondo la vita utile, ove stimabile, altrimenti è posto il
limite convenzionale dei 5 anni.
Diritti di brevetto e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno
L’iscrivibilità di tali beni è subordinata a:
Titolarità di un diritto esclusivo di sfruttamento
Recuperabilità dei costi di iscrizione tramite benefici economici
Misurabilità del costo sostenuto
Benefici economici: dimostrati nei budget. Costo iniziale:
Acquisto esterno: costo diretto + oneri accessori
Licenza: iscrivibilità in S.P. solo se pagata “una tantum”
Acquisto a titolo originario: come costi di sviluppo
Vita massima: durata riconosciuta dalla legge.
Concessioni
Le concessioni iscrivibili sono quelle derivanti dalla pubblica amministrazione per sfruttare in esclusiva beni
di proprietà degli enti concedenti o esercitare attività proprie degli enti concedenti. Lo SP sarà interessato
qualora tali diritti abbiano comportano il sostenimento di costi una tantum, dovuti alla pubblica
amministrazione concedente o altro soggetto che intenda trasferire la propria concessione a titolo oneroso.
Licenze
Le licenze possono derivare da provvedimenti della pubblica amministrazione o da accordi con soggetti
privati. Inclusione dell’immobilizzazione nella classe che accoglie il diritto principale.
Marchi
L’OIC 24 consente la capitalizzazione dei marchi:
Sviluppati internamente
Acquisiti da fornitore esterno
Nel caso di produzione interna l’OIC richiama l’attenzione sulla necessaria distinzione tra i costi sostenuti
specificamente per lo sviluppo dei marchi e quelli relativi ai progetti di ricerca, all’avviamento della
produzione o alle campagne promozionali che non possono essere capitalizzati. L’ammortamento avviene
in relazione al periodo di produzione e commercializzazione in esclusiva dei prodotti a cui il marchio si
riferisce.
Know-how
Se l’azienda acquisisce da terzi soggetti segreti industriali relativi a tecnologie non brevettate, il costo
sostenuto potrà essere capitalizzato ed iscritto nell’attivo patrimoniale. L’iscrizione nell’attivo sarà
subordinata al riscontro dei requisiti generali di capitalizzazione. Sono iscrivibili anche i costi per know-how
sviluppato internamente se tutelato giuridicamente.
Avviamento
L’OIC 24 definisce l’avviamento come la parte di corrispettivo per l’acquisizione di un’azienda riconosciuta a
titolo oneroso, non attribuibile ai singoli elementi patrimoniali acquisti di un’azienda ma piuttosto
riconducibile al suo valore intrinseco che in generale può essere posto in relazione a motivazioni, quali:
Il miglioramento del posizionamento dell’impresa sul mercato
L’extra reddito generato da prodotti innovativi o di ampia richiesta
La creazione di valore attraverso sinergie produttive o commerciali
L’avviamento si caratterizza quindi per:
Essere costituito da costi a utilità differita nel tempo
Essere incluso nel corrispettivo pagato per l’acquisto dell’azienda
Non essere scindibile dal complesso aziendale acquisito
Il primo accertamento per l’iscrizione nell’attivo patrimoniale dell’avviamento consiste nel valutare se la
differenza tra costo sostenuto e valore corrente dei beni e degli altri elementi patrimoniali acquisiti sia
dovuta ad un beneficio economico futuro.
Il valore dell’avviamento si determina per differenza tra prezzo complessivo sostenuto per l’acquisizione
dell’azienda o del ramo d’azienda ed il valore corrente attribuito agli elementi patrimoniali attivi e passivi
che vengono trasferiti. Una volta capitalizzato, l’avviamento dovrà essere ammortizzato lungo la vita utile.
Nei casi in cui essa non sia determinabile, il codice civile stabilisce il limite temporale di 10 anni.
Altre immobilizzazioni immateriali
Nella voce residuale possono essere compresi:
Costi per migliorie e spese incrementative su beni di terzi (beni in locazione, usufrutto, godimento)
Costi di software che deriva da uno sviluppo interno non tutelato da specifica protezione giuridica.
Le immobilizzazioni materiali