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CONTABILITÀ D’IMPRESA

Esprime il sistema dei valori economici-finanziari che derivano dalle operazioni di gestione e processi
informativi che determinano tale sistema di valori. Tali processi sono basati sullo strumento contabile e il
metodo della partita doppia e richiedono la predisposizione di un sistema di procedure e documenti
amministrativi. Le finalità sono:
 Rilevare in maniera continua i movimenti finanziari della gestione
 Seguire sistematicamente gli andamenti economici “generali” della gestione misurati da quelli
finanziari
 Rettificare periodicamente i valori per la determinazione del reddito e del capitale funzionamento
nelle sintesi di bilancio ai fini civilistici e gestionali.
IL CONTO COME STRUMENTO DI RILEVAZIONE
Nella teoria e nella pratica aziendale, con la parola conto si intende una serie di scritture relative a un dato
oggetto, variabile e misurabile, aventi lo scopo di fornire informazioni sulle caratteristiche qualitative e
quantitative di tale oggetto in un determinato momento (stato) e entro certi limiti, nel corso del tempo
(variazioni).
Le quantità rilevate, fisiche o monetarie, rappresentano variazioni di conto: esse possono aumentare o
diminuire l’oggetto del conto. Si parla allora, rispettivamente di “variazioni aumentative” o “variazioni
diminutive”. Sommando variazioni dello stesso segno e facendo la differenza dei due totali di segno
opposto otteniamo il saldo del conto.
LA TERMINOLOGIA TIPICA DEI CONTI
 Istituire un conto significa fissarne l’oggetto e la denominazione
 Aprire o accendere un conto significa effettuare la prima registrazione, cioè iscrivere la variazione di
conto iniziale.
 Addebitare un conto significa iscrivere una variazione di conto dare
 Accreditare un conto significa iscrivere una variazione di conto avere
 Chiudere un conto significa determinare i totali di dare e avere, farne la differenza ottenendo il
saldo del conto, iscrivere il saldo così ottenuto nella sezione minore a pareggio. In senso
sostanziale, il saldo esprime l’eccedenza del dare sull’avere e viceversa
 Possono essere distinti i conti analitici dai conti sintetici, in relazione alla possibilità di essere scissi
in altri conti
COLLEGAMENTO DEI CONTI A SISTEMA
Le rilevazioni effettuate nei conti possono essere rese omogenee (entro certi limiti) per il raggiungimento di
dati scopi conoscitivi complessi, in una struttura di ordine superiore alla quale si dà il nome di sistema.
Le parti elementari corrispondenti ai singoli conti si contrappongono, cioè, al tutto rappresentato dal
sistema dei conti e delle strutture che lo compongono. Presuppone la scelta degli aspetti rispetto ai quali la
realtà aziendale può essere osservata e rappresentata in termini quantitativi. Il sistema del capitale e del
risultato economico di Amaduzzi.
Il sistema di Amaduzzi è composto da:
 un aspetto finanziario, costituito “dall’andamento del denaro e dei crediti e debiti di qualunque
specie;
 un aspetto economico, costituito dal “processo tecnico-economico della produzione da cui
scaturisce il reddito e dal movimento del capitale di dotazione (rappresentandone la dotazione
patrimoniale)”
L’IMPOSTAZIONE DEL PIANO CONTABILE
Ogni azienda per impostare il suo sistema di rilevazioni in contabilità generale deve preliminarmente
definire e formalizzare il piano dei conti, cioè il sistema dei conti che saranno utilizzati per rilevare le
operazioni di gestione, assicurandone una rilevazione omogenea, costante e accurata nel tempo, cioè di
fare in modo che una determinata operazione venga rilevata correttamente, sempre nello stesso modo, a
prescindere da chi effettua la registrazione. Il piano dei conti si articola:
 nel quadro dei conti, contiene l’elenco dei conti da utilizzare per rappresentare le operazioni di
gestione nelle scritture contabili;
 nelle note illustrative, ossia le regole che disciplinano il funzionamento dei conti e indicano i valori
che entrano a farvi parte ed in quali tempi.
“MENTRE IL SISTEMA RIGUARDA IL CONTENUTO COMPLESSO DELLE SCRITTURE, IL METODO IDIVIDUA LE
MODALITA DELLA LORO COMPILAZIONE”
IL METODO DELLA PARTITA DOPPIA
SCHEMA DELL’ATTIVITÀ D’IMPRESA
Il metodo della partita doppia viene sviluppato secondo una rielaborazione del modello di Amaduzzi. In un
ottica didattica, lo schema di rilevazione contabile dell’attività d’impresa viene rappresentato utilizzando
una struttura a croce, dove la parte superiore è riservata alle variazioni economiche e quella inferiore alle
variazioni finanziarie.

IL FUNZIONAMENTO DEI CONTI NELL’AMBITO DEL SISTEMA PROPOSTO


Il metodo della Partita Doppia si fonda sul principio del funzionamento antitetico dei conti. L’applicazione
pratica di questo principio comporta, per convenzione, che i conti finanziari accolgono le variazioni positive
nella sezione dare e le variazioni negative nella sezione avere; di conseguenza, nei conti economici si
registrano variazioni negative in dare e variazioni positive in avere.

Il procedimento di rilevazione, quindi può essere visto come una sequenza logica di momenti che conduce
alla rappresentazione sistematica di ogni fatto di gestione “esterna”:
1) individuazione della tipologia di valori (finanziari o economici) interessati;
2) quantificazione e interpretazione del segno della variazione prodotta nei singoli valori;
3) registrazione delle variazioni analitiche negli specifici conti, secondo regole standardizzate.
MOMENTO DELLA RILEVAZIONE
Informazione tempestive TRADE-OFF Informazioni definitive
Miglior compromesso ------ Rilevare le operazioni aziendali al momento dell’accertamento dei crediti o
debiti-------- Emissione/ricevimento fattura
LIBRI CONTABILI
Civilistici: Giornale, Mastro, Libri inventari
Fiscali: Registro IVA acquisti, Registro IVA vendite, Registro IVA corrispettivi, Registro cespiti ammortizzabili,
R Registro magazzino ecc.
I PROCEDIMENTI DI
RILEVAZIONE CONTABILE
LA CLASSIFICAZIONE DEI VALORI
Esempi, lezione 3 da slide n.21
LE SCRITTURE DI ESERCIZIO
Nel corso dell’esercizio l’obiettivo della contabilità generale è quello di rilevare e controllare i movimenti
monetari-finanziari della gestione, a prescindere dalla loro effettiva competenza economica rispetto al
periodo amministrativo in corso.
I fatti di gestione vengono rilevati in base al criterio della manifestazione finanziaria, cioè quando si
verificano VARIAZIONI DI DENARO IN CASSA, CREDITI E DEBITI DI QUALUNQUE SPECIE “OGGETTIVAMENTE”
ACCERTATE SULLA BASE DELLA FATTURA O DI ALTRA IDONEA DOCUMENTAZIONE PROBATORIA.
Le operazioni di gestione rilevanti sono riconducibili alle seguenti categorie:
1) acquisto di materie e di merci
2) acquisti di servizi e godimento beni di terzi
3) vendite di prodotti e merci
4) prestazioni di servizi
Le categorie 1 e 2 (acquisti di materie e merci, acquisto di servizi e godimento di beni di terzi) determinano i
costi di esercizio misurati tipicamente da debiti verso fornitori (debiti di regolamento) formalmente
accertati su base documentale (ez. Fattura di acquisto)

Le categorie 3 e 4 (vendite di prodotti e merci, prestazioni di servizi) determinano ricavi di esercizio misurati
tipicamente da crediti verso utenti/clienti (crediti di regolamento) formalmente accertati su base
documentale (es. fattura di vendita)

Nel corso dell’esercizio: l’obiettivo è rilevare e controllare i movimenti monetario-finanziari della gestione
(scritture di esercizio) attraverso il criterio della manifestazione finanziaria
Chiusura dell’esercizio: obiettivo è la determinazione analitica del risultato economico di periodo e del
connesso patrimonio aziendale (scritture di assestamento) attraverso il criterio della competenza
economica
Il criterio della competenza economica prevede che i ricavi e costi devono essere imputati all’esercizio
indipendentemente dalla loro “manifestazione finanziaria”. Quindi c’è correlazione tra costi-ricavi; dove i
ricavi sono considerati di competenza quando sono realizzati, cioè quando il processo produttivo dei beni è
stato completato e lo scambio con terze economie è avvenuto, con passaggio sostanziale del titolo di
proprietà. I costi sono competenza se associati ai precedenti ricavi da legami funzionale.
La corretta correlazione tra cosi e ricavi corrisponde al principio della competenza economica il quale si
divide in:
 ricavi di competenza sono quelli realizzati, dove realizzazione sta a significare cessione di beni
effettivamente avvenute e prestazioni di servizi effettivamente erogate
 costi di competenza sono quelli che hanno ceduto la loro utilità economica nel periodo, e ciò può
essere avvenuto o per realizzare i ricavi o per altre ragioni.
Esercizio lezione 4 slide 10
La correlazione costi-ricavi si realizza mediante le scritture di assestamento:
 scritture di storno; alcuni costi e ricavi rilevati in base al criterio della manifestazione finanziaria non
sono totalmente o parzialmente di competenza dell’esercizio di chiusura
 scritture di integrazione; alcuni costi e ricavi che avranno manifestazione finanziaria in futuro sono
di competenza dell’esercizio in chiusura.
Ricordiamo che la chiusura generale dei conti consiste infine nella determinazione del saldo di tutti i conti
che, nel loro insieme, misurano il patrimonio netto finale dell’azienda. Questi conti sono spenti mediante il
loro epilogo alla “stato patrimoniale finale” e successivamente riportati nel nuovo esercizio.
LE SCRITTURE DI INTEGRAZIONE
Nascono dall’esigenza di far incidere sul risultato dell’esercizio in chiusura costi e/o ricavi a posticipata
manifestazione finanziaria che per intero o per una loro quota sono giudicati di competenza del periodo
amministrativo in corso.
COMPONENTE REDDITUALE COMPONENTE FINANZIARIO PRESUNTO
FUTURO(COSTO/RICAVO) FUTURO (CREDITO/DEBITO)

Le principali scritture di integrazione sono;


1) fatture da emettere e da ricevere
2) ratei attivi e passivi
3) partite varie, attive e passive, da liquidare: premi attivi su acquisti da liquidare, premi passivi su
vendite da liquidare, royalties passive da liquidare ecc.
.Le fatture da emettere e da ricevere
A causa di operazioni di compravendita effettuate in prossimità della chiusura di esercizio, vi possono
essere movimenti fisici di merci in entrato o uscita, per i quali non è stata ancora emessa o pervenuta
fattura. Occorre rilevare, quindi un componente presunto di reddito:
1. rettificando direttamente i conti “Merci c/acquisti” o “Merci c/vendite” movimenti nel corso
dell’esercizio
2. Utilizzando il procedimento di rettifica indiretta cioè rilevando il componente presunto di reddito in
conti specifici quali “Fatture da emettere” o “Fatture da ricevere”

.Ratei attivi e passivi


Si generano da operazioni caratterizzate da una tendenziale costanza di andamenti e che sono a cavallo
tra 2 esercizi consecutivi dal punto di vista economico, mentre la manifestazione finanziaria è totalmente
riferita all’esercizio successivo. Il costo ed il ricavo sono suddivisi e assegnati all’esercizio in ragione del
decorso del tempo. Si ipotizza una competenza della componente reddituale direttamente proporzionale
alla ripartizione del tempo di effettivo svolgimento del fatto amministrativo tra 2 esercizi secondo una
logica di tempo fisico.
L’operazione a cavallo tra due esercizi è la competenza direttamente proporzionale al tempo:
 Il RATEO PASSIVO è la parte del debito relativa ad una quota di costo di competenza dell’esercizio,
però con scadenza nel successivo

 Il RATEO ATTIVO è la parte di credito relativa ad una quota di ricavo di competenza dell’esercizio
ma con scadenza nel successivo.
Esempio lezione 4 slide 20.
.Partite varie da liquidare
Le partite diverse da liquidare sono crediti e debiti presunti riferiti a tutti quei costi e ricavi che sono di
competenza dell’esercizio in chiusura, anche se la manifestazione finanziaria avrà luogo nel successivo. Per
questi valori non occorre effettuare una ripartizione in quote tra i due esercizi consecutivi; essi, infatti, sono
completamente di competenza del periodo amministrativo in chiusura. Si parla di stime e valori presunti
poiché al 31/12 non è possibile essere già in possesso dei documenti giustificativi di tali operazioni. Il 31/12
quindi è solo una data di riferimento. Le scritture finali, ovviamente, vengono fatte a distanza di qualche
mese dalla chiusura dell’esercizio, una volta in possesso di tutta la documentazione giustificativa, anche se
l’importo è ormai certo. Alcune tipologie di partite divere da liquidare sono:
 Premi attivi, non ancora liquidati, su acquisti
 Premi passivi non ancora liquidati su vendite
 Royalties passive da liquidare

I VALORI DI STORNO
Le scritture di storno hanno lo scopo di rinviare all’esercizio successivo costi e ricavi già rilevati in contabilità
ed oggettivamente misurati dalla contrapposta variazione finanziaria, ma che, per il loro intero valore o solo
per una quota sono considerati non di competenza dell’esercizio in chiusura.
STORNO DI RICAVO COSTO O RICAVO
O DI COSTO SOSPESO

Le VE- può riguardare uno storno di ricavo già riportato in contabilità, ma non reputato di competenza del
periodo in chiusura; ne consegue che la VE+ evidenzia il ricavo sospeso da rinviare al futuro.

Con la VE+ si rettifica un costo di esercizio già rilevato non di competenza del periodo; con la VE- si
sospende lo stesso importo, quale costo sospeso da rinviare al futuro.

Trattandosi di storni, tali valori si iscrivono nella sezione opposta a quella dove, a condizioni normali, viene
riportata la componente reddituale che intendono rettificare: in avere gli storni di costo e in dare quelli
relativi ai ricavi.
1) Le rimanenze finali di magazzino
Durante l’esercizio si rilevano costi per l’acquisto o la produzione di beni. Alla fine del periodo
amministrativo occorre verificare, attraverso le operazioni di inventariazione, le quantità di beni
acquistati non ancora consumati. Quindi per il principio della competenza economica, i costi di
materie, merci e prodotti in rimanenza devono essere stornati dall’esercizio in corsoo e rinviati a
carico dell’esercizio successivo nel quale saranno realizzati i correlativi ricavi.

2) Risconti attivi e passivi


I risconti sono quote di costo o quote di ricavo che hanno avuto manifestazione finanziarie
nell’esercizio in chiusura, mentre sono di competenza dell’esercizio successivo o di esercizi
successivi. La loro rilevazione viene effettuata per correggere il reddito d’esercizio delle quote di
costi o di ricavi non imputabili ad esso, ma per le quali si è avuta un’anticipata liquidazione.
Analogamente ai ratei, siamo in presenza di un valore comune a due esercizi consecutivi; pertanto,
per il principio di competenza, occorre ripartire tale costo o ricavo in due quote. Generalmente, la
parte che deve essere sospesa viene determinata proporzionalmente al tempo non ancora
trascorso.
 Quando è una quota di un componente negativo di reddito da rinviare al futuro si parla di
risconti attivi
 I risconti passivi nascono da uno storno di ricavi che vengono cosi sospesi a favore
dell’esercizio successivo
 I risconti, sia attivi che passivi, sono sempre conti economici, in quanti accesi a costi o ricavi
sospesi

LE SCRITTURE DI CHIUSURA
risultato economico di periodo (parte ideale del capitale netto)----- contrapposizione tra costi e ricavi di
competenza economica dell’esercizio (conti sena ripresa d saldo)---- positivo (utile) o negativo (perdita)

Epilogo al conto del risultato economico:


 I conti accessi ai componenti negativi del reddito si epilogano nella sezione dare e
contemporaneamente si rileva in avere di ogni singolo conto il proprio saldo, determinandone cosi
la chiusura
 I conti accesi ai componenti positivi del reddito sono chiusi mediante la registrazione del loro saldo
nella sezione dare e tale valore viene epilogato nell’avere del conto del risultato economico.

La differenza tra il totale avere (somma di ricavi e rimanenze finali) e il totale dare (somma di costi e
rimanenze iniziali) dà come risultato, il risultato economico della gestione dell’esercizio. Quando i
componenti positivi superano quelli negativi, il risultato economico verrà denominato utile; viceversa se i
componenti negativi superano quelli positivi allora si parlerà di perdita. Secondo una visione sintetica, il
reddito d’esercizio può essere definito come la variazione subita dal Capitale Netto nell’arco di un periodo
amministrativo, di solito coincidente con l’anno solare (1/01-31/12)

CHIUSURA GENERALE DEI CONTI


Questa è l’ultima fase delle scritture finali di chiusura e consiste appunto nella chiusura di tutti i conti che
risultano ancora accesi dopo le scritture di epilogo al Conto Economico:
 Conti accesi ai valori finanziari (cassa, banca, crediti e debiti, ratei)
 Conti accesi a valori economici di reddito sospesi (rimanenze finali, risconti attivi e passivi)
 Conti accesi a valori economici di capitali (capitale sociale o capitale netto, utile o perdita
d’esercizio)
Generalmente di adopera il conto transitorio “stato patrimoniale finale” al fine di chiudere i conti che
presentano un saldo dare separatamente da quelli che hanno invece un eccedenza in avere.

LE SCRITTURE DI APERTURA
Per poter iniziare la rilevazione delle operazioni di gestione del nuovo periodo amministrativo, sulla base
del criterio della manifestazione finanziaria, è necessario effettuare preventivamente, le scritture di
riapertura dei conti. Generalmente di adopera il conto transitorio “stato patrimoniale iniziale”
Si procederà quindi alle seguenti operazioni:
 Riapertura delle attività
 Riapertura delle passività
Le funzioni del bilancio di esercizio
Il bilancio di esercizio è una rappresentazione della dinamica gestionale dei valori economici e finanziari di
competenza dell’esercizio.
La funzione universale del bilancio: è la sintesi della gestione ed espressione della capacità di creare
ricchezza dell’impresa. Consente di identificare il reddito di esercizio, ovvero la variazione della ricchezza
conferita dai proprietari come effetto della gestione. Se è positivo, i proprietari possono prelevare una
quota di tali utili come remunerazione della disponibilità di capitali fornita.
Funzioni del bilancio
1) Bilancio come rendiconto: il bilancio è stato utilizzato come strumento informativo per permettere
ai proprietari dell’azienda di valutare l’operato degli amministratori. Gli amministratori redigono il
bilancio, rendono conto del loro operato ai proprietari. In questa prospettiva gli utenti del bilancio
sono essenzialmente i proprietari.
2) Bilancio come strumento interno di controllo: il bilancio è uno strumento di controllo interno a
consuntivo e preventivo della gestione aziendale; permette di valutare le prospettive future, in
quanto indica i risultati e la disponibilità dell’impresa.
3) Bilancio come pacchetto informativo per lettori esterni: fornisce informazione agli stakeholders,
ovvero a tutti i soggetti che necessitano di informazioni per valutare la capacità dell’azienda di
soddisfare i propri interessi. Esempi di stakeholders sono finanziatori, clienti, fornitori, dipendenti,
associazioni, che hanno interesse affinché l’azienda continui a vivere e prosperare a certe
condizioni.
 In funzione della tipologia di stakeholders, il bilancio tradizionalmente inteso non soddisfa
interamente le esigenze informative.
 Es. le associazioni ecologiste richiedono informazioni sulla politica ambientale; gli investitori
necessitano di informazioni sulle condizioni future di concorrenzialità
 Tali informazioni potranno essere inserite nel pacchetto informativo centrato sul bilancio di
esercizio, che conterrà informazioni in grado di soddisfare i fabbisogni conoscitivi degli
stakeholder.
 Questa funzione informativa è sintetizzata dal termine annual report.
Il quadro normativo
Codice civile (art.2423-2435 ter); applicazione con il D.Lgs. n.127/1991, della IV direttiva CEE del 1978
i. Società di capitali
ii. Società di persone e imprese individuali vale solo il riferimento dell’art. 2426 c.c. che tratta dei
criteri di valutazione delle poste dello Stato Patrimoniale
iii. Banche, imprese assicurative, intermediari finanziari sono previste discipline specifiche (D. Lgs. N.
87/1992 e D.Lgs. n. 173/1997)
La disciplina civilistica è stata poi ritoccata da altre disposizioni che hanno man mano recepito cambiamenti
nella Direttiva comunitaria (ultima modifica D.Lgs. n. 139/2015)
I principi contabili nazionali (OIC) ha lo scopo di integrare e di interpretare tecnicamente le disposizioni del
legislatore italiano, sia di facilitare in Italia l’adozione delle regole contabili internazionali. Attualmente sono
in vigore 28 principi e 6 interpretazioni di norme civilistiche le quale vanno applicate alle società quotate.
Per quanto riguarda le società non quotate, allo stato attuale non vi è obbligo sancito legislativamente di
seguire principi contabili dell’OIC.
I principi contabili internazionali sono regole contabili obbligatorie per la redazione del bilancio consolidato
delle società quotate nei mercati finanziari europei. Per le società quotate dal 2005 vi è l’obbligo in italia di
applicare nei bilanci i principi contabili internazionali. Per i principi internazionali si intendono i principi
emanato dallo I’ASB(l’organismo deputato a emanare i principi cont. Intern.). L’UE ha imposto l’adozione
obbligatoria dei principi dello IASB per i bilanci delle società quotate con Regolamento n. 1606/2002.

I principi contabili internazionali e l’ambito di applicazione; l’UE onde evitare le differenze tra società
quotate e non quotate siano troppo marcate, ha approvato nuove direttive che permettono di introdurre
nei bilanci di tutte le imprese l’adozione di alcune regole tipiche degli IAS. A livello italiano, il D.lgs. n.
139/2015 ha recepito la direttiva 34/2013 modificando nuovamente le norme del Codice civile che sono
state cosi avvicinate alle regole contenute nei principi contabili internazionali.
I postulati del bilancio di esercizio secondo il codice civile
Art. 2423 comma 1 c.c.: la struttura del bilancio
“gli amministratori devono redigere il bilancio, formato dallo Stato Patrimoniale, Conto Economico,
Rendiconto Finanziario, Nota Integrativa”
 Conto economico sintetizza l’intera dinamica reddituale dell’esercizio trascorso consentendo di
calcolare il reddito di esercizio dopo aver fornito distinta evidenza a classi di ricavi e costi;
 Lo stato patrimoniale espone, alla data di chiusura dell’esercizio, le rimanenze economico-
finanziarie della gestione derivanti da cicli gestionali non completati e lasciate in eredità agli esercizi
successivi quali elementi attivi e passivi del patrimonio;
 Il rendiconto finanziario sintetizza i flussi di entrate e uscita di liquidità delle tre gestioni (operativa,
investimento, finanziamenti), ed evidenzia la variazione complessiva delle disponibilità liquide
avvenuta nell’esercizio
 La nota integrativa ha soprattutto la funzione di commentare i dati contenuti nei suddetti prospetti,
per capirne la composizione analitica, le variazioni subite da un esercizio all’altro, le problematiche
valutative.
Art. 2423 comma 2 c.c.: clausola generale
“il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la
situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio”
 Chiarezza: intangibilità. Il bilancio deve essere comprensibile a tutti nel contenuto e
nell’esposizione.
 Chiarezza intesa come comprensibilità dell’informazione, ovvero:
 Rendere verificabile l’informazione
 Includere nel bilancio solo le informazioni significative e rilevanti
 Inserire le informazioni nel posto giusto
Un bilancio deve essere formalmente chiaro, e lo sarà se redatto nel rispetto degli schemi
d di legge previsti dagli articoli 2424,2425,2427. Tutti e tre i documenti devono essere redatti
r rispettando questi schemi.
 Veridicità: attendibile
 È difficile stabile se un bilancio sia o meno veritiero, dato che molti elementi non sono
oggettivi, ma frutto di valutazioni
 La valutazione sarà influenzata da come gli amministratori interpreteranno il fluire della
gestione e le relazioni tra eventi passati e futuri. Poiché coloro che devono valutare sono
comunque persone, ne consegue che il giudizio che ne scaturirà non sarà oggettivo.
 Ciò nonostante gli amministratori devono presentare un bilancio attendibile che rispecchi
la realtà gestionale con il supporto dei principi contabili. Il bilancio potrà quindi essere
veritiero ma non vero.
 Correttezza soggettiva: gli amministratori non devono compiere scelte di valutazioni motivate da
secondi fini. Il bilancio inoltre deve essere neutro.
 Verificabilità: affinché l’informazione contenuta nel bilancio possa essere
verificabile/affidabile per i destinatori, il bilancio stesso e le scritture dalle quali deriva
devono essere verificabili, in modo che un controllo delle stesse da parte dei soggetti
esterni o interni sia capace di confermare o meno l’attendibilità dello stesso.
Art. 2423 comma 3 codice civile
“se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una
rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo
scopo”
 Obbligo di integrazione con informazioni complementari se le disposizioni di legge non
sono sufficienti a una rappresentazione veritiera e corretta. È il postulato della completezza
informativa
Art. 2423 comma 4 Codice civile
“non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando
la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta.
Rimangono fermi gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture contabili. Le società illustrano nella
Nota integrativa i criteri con i quali hanno dato attuazione alla presente disposizione”
 Obbligo di deroga alle regole civilistiche se, in casi eccezionali, la loro applicazione è
incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta. Le deroghe sono consentite
qualora le norme quindi non consentano il raggiungimento dello scopo principale del
bilancio, ovvero fornire una rappresentazione veritiera e corretta della realtà.
Le deroghe sono strappi alle regole. In sostanza non applico volontariamente una
disposizione, applicando altri principi per raggiungere una rappresentazione veritiera e
corretta. Queste possono essere formali o sostanziali.
L’esercizio della deroga è possibile se e solo se: si verificano casi eccezionali e deve essere
compatibile con la rappresentazione di un quadro fedele.
Art. 2423 comma 5 c.c.
“se in casi eccezionali, l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la
rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve
motivare la deroga e deve indicarne l’influenza sulla situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato
economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuite se
non in misura corrispondente al valore recuperato”
 Obbligo di deroga alle regole civilistiche se, in casi eccezionali, la loro applicazione è incompatibile
con la rappresentazione veritiera e corretta (motivazione in nota integrativa, art. 2423-bis n.6). le
deroghe sono consentite qualora le norme quindi non consentono il raggiungimento dello scopo
principale del bilancio, ovvero fornire una rappresentazione veritiera e corretta della realtà.
Art. 2423-bis c.c.
Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi:
1) Postulato della prudenza: “la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella
prospettiva della continuazione dell’attività, nonché tenendo conto della funzione economica
dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato”
 Prospettiva di continuazione dell’attività: le logiche di valutazione adottate nel bilancio d’esercizio
sono volte alla continuazione in autonomia con la gestione aziendale. Le valutazioni nei bilanci di
liquidazione o fusione sono diverse per la diversa finalità per cui sono redatti i documenti contabili.
 Prudenza: considerate solo gli utili effettivamente realizzati e tutte le perdite, anche se
incerte/presunte. Tutte le volte in cui ci si trova a presentare stime, bisogna scegliere, tra le
rappresentazioni veritiere e corrette della situazione, quella più prudente. Questo principio impone
che: i ricavi da contabilizzare siano esclusivamente quelli realizzati alla data di chiusura
dell’esercizio; i costi e le perdite di competenza devono essere contabilizzati, anche sse non
definitivamente realizzati.
1) Il postulato della sostanza economica: “la rilevazione e la prestazione delle voci è effettuata
tenendo conto della sostanza dell’operazione o del contratto”
2) Il postulato della realizzazione degli utili e della competenza economica: “si possono indicare
esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell’esercizio”; strettamente legato al
principio di Prudenza, ne è la logica conseguenza. Inoltre, è legato strettamente anche al postulato
di competenza, in quanto giustifica l’attribuzione a Conto Economico dei ricavi solo se lo scambio è
avvenuto. Postulato di realizzazione.
3) Postulato della competenza economica: “si deve tener conto dei proventi e degli oneri di
competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento”
 Competenza economica: è il principio cardine nella redazione del bilancio. L’attribuzione a
Conto Economico prescinde dalla manifestazione monetaria, che può essere anticipata o
posticipata rispetto all’esercizio in cui sono imputati a Conto Economico.
 Un costo è di competenza se trova copertura nei ricavi dell’esercizio;
 Un ricavo è di competenza dell’esercizio se il contratto è stato perfezionato, il bene
è stato venduto. Se lo scambio non è avvenuto il ricavo non è di competenza.
 “si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se
conosciuti dopo la chiusura di questo”

1) La valutazione separata degli elementi eterogenei: “gli elementi eterogeni ricompresi nelle singole
voci devono essere valutati separatamente”;
2) Cambiamenti di principi contabili e cambiamenti di stime: “i criteri di valutazione non possono
essere modificati da un esercizio all’altro”. Usare criteri diversi nel tempo renderebbe poco
confrontabili i bilanci nel tempo, e ciò è essenziale per i terzi lettori che utilizzano il bilancio come
strumento informativo. Inoltre, impedisce agli amministratori manovre che potrebbero migliorare il
risultato economico applicando i criteri più favorevoli alla situazione attuale.
I postulati del bilancio di esercizio secondo i principi contabili dell’OIC
L’OIC 11 è stato rivisto nel 2018 semplificando notevolmente il testo precedente, tanto che dai 14 postulati
del previgente documento si è passato a 7 dell’attuale versione, che in sostanza sono gli stessi postulati del
Codice civile con alcuni commenti:
a) Prudenza
b) Prospettiva della continuità aziendale
c) Rappresentazione sostanziale
d) Competenza
e) Comparabilità
f) Rilevanza
g) La costanza nei criteri di valutazione
Prudenza: il documento 11 precisa che non si deve abusare di questo criterio sopravvalutando i costi.
Inoltre, non bisogna compensare gli utili sperati con le perdite presunte, quest’ultime devono comunque
essere attribuite in bilancio;
Prospettiva della continuità aziendale: l’OIC 11 chiarisce che si devono distinguere quattro fasi:
 La sussistenza della continuità: gli amministratori devono prospetticamente verificare “per un
prevedibile arco temporale futuro, relativo ad almeno 12 mesi dalla data di riferimento del
bilancio”;
 La presenza di identificate e significative incertezze in merito alla capacità di continuare come
combinazione produttiva:
 La mancanza delle prospettive di continuità e quindi la previsione della cessazione dell’attività;
 Lo scioglimento della società.
Rappresentazione sostanziale: il trattamento dei dati contabili si deve basare sulla reale sostanza
economica dell’operazione;
Competenza: i costi devono essere correlati ai ricavi dell’esercizio.
 I ricavi sono di competenza quando sono realizzati, ovvero quando è avvenuto lo scambio con
passaggio sostanziale del titolo di proprietà;
 I costi sono di competenza se correlati ai ricavi, ovvero se vi è un legame funzionale coi ricavi. Più
nello specifico:
 Per i beni e servizi a fecondità semplice, sono costi di competenza se esiste una
associazione casuale diretta coi ricavi. Quello che non viene utilizzato diventa rimanenza e
la sua competenza viene spostata all’esercizio successivo;
 Per i beni e servizi a fecondità ripetuta la ripartizione de costo avviene col processo
dell’ammortamento.
Comparabilità e costanza: i bilanci devono essere comparabili; ciò comporta adottare sempre gli stessi
criteri di valutazione e nell’esporre le voci in modo costante nel tempo.
 La comparabilità “sostanziale”: “i criteri di valutazione non possono essere modificati da un
esercizio all’altro”:
 La continuità di applicazione è necessaria per una corretta determinazione dei risultati
 Il divieto non è assoluto! In casi eccezionali è possibile derogare al principio, purché, in nota
integrativa: la deroga sia motivata, gli effetti della deroga siano indicati

 La comparabilità “formale”: costanza di applicazione dei criteri di valutazione.


Per ogni voce dello S.P. e del C.E. è fatto obbligo di indicare l’importo dell’anno precedente. Se le
voci non sono comprensibili:
 Occorre adattare le voci dell’esercizio precedente
 L’adattamento effettuato o la sua impossibilità deve essere segnalato e motivato nella nota
integrativa.
Rilevanza: un’informazione è considerata rilevante quando la sua omissione o errata indicazione potrebbe
ragionevolmente influenzare le decisioni prese dagli investitori in base al bilancio.
 La rilevanza è intesa sia in senso quantitativo sia in senso qualitativo.
I criteri basilari di valutazione
Il PRINCIPIO DEL COSTO (STORICO) come criterio base della valutazione del bilancio:
 Il legislatore non indica esplicitamente il Principio del costo; ma ad esso si ispira tutta la normativa
sulle valutazioni di bilancio (art. 2426 c.c.)
 Secondo i Principi contabili, la valutazione al costo è la più corretta per un’azienda in normale
funzionamento, in quanto: esprime l’attitudine funzionale del bene; riduce gli spazi di soggettività;
è di facile applicazione.
Il fair value
Il costo presenta però alcuni limiti: è frutto di convenzioni; può essere un valore “vecchio”.
La prassi internazionali ha, anche per questi motivi, introdotto il concetto del fair value, inteso come
“l’importo al quale una attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra soggetti consapevoli e
intenzionato, in una normale transizione di mercato”
Anche il fair value è un concetto che deve essere declinato con riferimento alle specifiche poste in oggetto.
La prima approssimazione utile, nella gran parte dei casi, è il valore di mercato. Anche esso presenta alcune
problematiche: incrementa la volatilità delle poste in bilancio; aumenta, quindi la discrezionalità del
bilancio; prevede l’iscrizione di utili potenziali.
Gli schemi di bilancio
Art.2423: i documenti del bilancio
Il bilancio ordinario di esercizio è composto da quattro documenti:
 Stato patrimoniale: è un documento di derivazione contabile, che illustra le attività;le passività; il
patrimonio netto
 Conto economico: è un documento di derivazione contabile che illustra i ricavi di esercizio; i costi di
esercizio e il reddito di esercizio.
 Rendiconto finanziario che illustra: i flussi di entrate di liquidità; i flussi di uscite di liquidità e le
disponibilità liquide.
 Nota integrativa che è un documento descrittivo che contiene informazioni su: criteri di valutazione
adottati; voci dello stato patrimoniale e conto economico.
Il requisito formale
l’art. 2423 ter, comma 1 stabilisce che “salvo disposizioni di leggi speciali per le società che esercitano
particolari attività, nello SP e nel CE devono essere iscritte separatamente e nell’ordine indicato, le voci
previste dagli art. 2424 e 2425”. Il che significa che le strutture degli schemi dei prospetti contabili sono
obbligatorie, rigide, non modificabili da parte degli amministratori.
Lo stato patrimoniale
 È un prospetto statico che mostra il capitale investito e di finanziamento su cui fondare l’azione
futura. Esprime quindi le rimanenze della gestione passata destinate a realizzarsi in futuro. Né il
Codice Civile né i principi OIC descrivono i requisiti di una voce di Stato Patrimoniale, ma si limitano
ad elencarle analiticamente.
 Le attività sono:
1. Risorse economiche presenti dalle quale possono fluire benefici economici:
2. Controllate dall’azienda come risultato attuale di operazioni svolte in passato.
 Le passività sono:
1. Obbligazioni al cui adempimento l’impresa non si può sottrarre
2. Risultato attuale di operazioni svolte in passato e dalle quali sono attese fuoriuscite di
risorse che darebbero, se mantenute in azienda, futuri benefici economici.
Lo schema generale di classificazione
L’art 2424 distingue due sezioni contrapposte: attivo e passivo
 Per ciascuna sezione vi sono 3 livelli di articolazione della struttura:
1. Il primo livello è contrassegnato da lettere maiuscole (A,B,C…)
2. Il secondo livello è rappresentato da numeri romani (I.II.III…)
3. Il terzo livello da numeri arabi 1,2,3..
4. Un quarto livello contrassegnato da lettere minuscole è presente solo per alcune voci
A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti: crediti per sottoscrizione di nuove quote di capitale
non ancora conferite. Sono capitale sociale non versato;
B. Immobilizzazioni: elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente
C. Attivo circolante: elementi patrimoniali non durevoli. È una distinzione basata non sulla natura dei
beni quanto sulla sua destinazione tecnica in azienda decisa dagli amministratori. Unica eccezione
sono i crediti verso clienti che, anche se scadenti oltre l’anno, vanno iscritti tutti nell’attivo del
circolante. Analogamente, i crediti di finanziamento vanno inseriti tutti alla lettera B tra le
immobilizzazioni;
D. Ratei e risconti attivi: comprende crediti presunti, che misurano ricavi di competenza dell’esercizio
ma con manifestazione numeraria posticipata, e costi sospesi, relativi a costi che hanno avuto
manifestazione numeraria nell’esercizio ma che sono stati rettificati e rinviati all’esercizio
successivo. Anche se di natura diversa, sono compresi insieme. In particolare:
a. I ratei sono valori numerari presunti assimilabili a debiti e crediti sorti per un costo/ricavo
gia maturato ma ancora da liquidare. Si chiudono alla manifestazione finanziaria del
costo/ricavo;
b. I risconti sono costi e ricavi sospesi la cui manifestazione economica è già avvenuta. La
parte non di competenza è sospesa al futuro. Si aprono il 31/12 e chiudono l’1/1 riaprendo
i costi.
Analisi voci del passivo
La classificazione adottata consiste nella natura delle fonti di finanziamento, salvo i fondi che trovano classi
appositamente dedicate (lettere B,C). i ratei e riscoti si collocano alla lettere E.
A. Patrimonio netto: è costituito dal capitale di partenza dei proprietari fornito alla società sotto
forma di conferimenti, in sede di costituzione della società o incremento del capitale sociale, e di
utili accantonati in sede di riparto del reddito di esercizio.
B. Fondi per rischi e oneri: accolgono gli accantonamenti destinati a coprire perdite o rischi aventi le
caratteristiche di: natura determinata; esistenza certa o probabile; ammontare o data di
sopravvivenza indeterminati alla chiusura dell’esercizio. Ne discende che i fondi di rischi e oneri
devono necessariamente riguardare rischi specifici e non essere costituiti per fronteggiare rischi di
natura generica.
C. Trattamento di fine rapporto: rappresenta il debito che matura a favore del dipendente
annualmente ma che viene corrisposto solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro .
D. Debiti: comprendono debiti contratti dalla società con separata indicazione di quelli con scadenza
oltre l’esercizio.
E. Ratei e risconti passivi: comprende debiti presunti, che misurano costi di competenza economica
dell’esercizio ma con manifestazione numeraria posticipata, e ricavi sospesi, relativi a ricavi che
hanno avuto manifestazione numeraria nell’esercizio, ma che sono stati rettificati e rinviati
all’esercizio successivo.
Lo schema di cui l’art. 2424 è rigido. Le uniche eccezioni consistono o nell’utilizzo della deroga generale di
cui all’art.2423, comma 4, nei casi circoscritti dall’art.2423 ter:
 Possibilità di suddividere ulteriormente le voci precedute da numeri arabi, sena eliminare la voce
complessiva e l’importo relativo;
 Possibilità di raggruppare le voci precedute da numeri arabi solo quando il loro importo è
irrilevante ai fini della rappresentazione chiara, veritiera e corretta o quando tale accorpamento
favorisce la chiarezza del bilancio;
 Obbligo di adottare le voci precedute da numeri arabi quando lo esige la natura dell’attività;
 Obbligo di aggiungere altre voci necessarie per una corretta rappresentazione del bilancio;
 Divieto di effettuare compensi di partite.
Gli elementi del conto economico
I componenti del Conto economico sono i ricavi ed i costi dalla cui differenza scaturisce il reddito di
esercizio. Lo IASB definisce:
 Ricavo come incremento dei benefici economici sotto forma di afflusso o rivalutazione di attività o
decremento di passività tale da comportare un incremento del patrimonio netto
 Costo come decremento dei benefici economici sotto forma di deflusso o svalutazione di attività o
incremento di passività tale da comportare un decremento del patrimonio netto.
L’art, 2425 bis indica una struttura del Conto Economico scalare a due livelli:
 Il primo livello, contrassegnato da una lettera maiuscola identifica quattro classi, per ciascuna delle
quali deve essere riportato il totale.
 All’interno di ogni classe è presente una classificazione di voci individuate da numeri arabi
 La struttura scalare consente di evidenziare i risultati parziali, ne sono presenti due:
 La differenza A-B e
 Il risultato prima delle imposte
 Dopo quest’ultima devono essere separatamente indicate le imposte sul reddito che precedono
l’utile/perdita di esercizio a chiusura del CE.

Analisi delle voci


A. Valore della produzione: comprende tutti i ricavi dei processi produttivi appartenenti tanto alla
gestione caratteristica quanto alla eventuale gestione extra-caratteristica. Contiene sia valori che
hanno avuto manifestazione finanziaria come i ricavi di vendita, sia i ricavi intesi come aumento
della produzione interna (rimanenze non ancora vendute), beni che hanno un realizzo indiretto,
tramite partecipazione al processo produttivo (capitalizzazioni).
B. Costi di produzione: comprende tutti i costi che hanno contribuito ad ottenere “ricavi”. Si parla
infatti di strutture a costi e ricavi integrali. I costi sono classificati per natura (materie, servizi,
ammortamenti, ecc.), senza evidenziare quali tipologie fi funzioni aziendali o quali processi specifici
questi fattori vanno ad alimentare. Il documento n.12 dell’OIC ritiene preferibile una diversa
classificazione, realizzata per destinazione identificando la funzione aziendale di riferimento
(industria, commerciale, ricerca e sviluppo, amministrazione e spese generali).
C. Proventi e oneri finanziari: include i componenti reddituali relativi alla gestione dei finanziamenti
(interessi attivi su crediti e interessi passivi sui debiti) e delle attività finanziarie (dividendi, interessi
sui titoli posseduti, ecc). il suo saldo può avere segno positivo o negativo a seconda della prevalenza
dei ricavi sui costi.
D. Rettifiche di valore di attività finanziarie: comprende componenti reddituali che non riflettono
costi e ricavi derivanti da operazioni con terzi ma dipendenti da rilevazioni di assestamento, quali
svalutazioni e rivalutazioni, ottenute applicando criteri di valutazione delle attività finanziarie.
20. Imposte sul reddito: accoglie tutte le variazioni delle attività per imposte anticipate e delle
passività per imposte differite (imposte correnti, imposte relative a esercizi precedenti, ecc…)

Le aree del Conto Economico


Negli studi di analisi di bilancio si è soliti individuare nel CE le aree caratteristica, accessoria, finanziaria e
straordinaria, in modo da comprendere motivi che hanno condotto al risultato economico del periodo:
1. L’area caratteristica contiene i componenti reddituali derivanti dalle operazioni che identificano e
qualificano l’attività economica aziendale
2. L’area finanziaria comprende i componenti reddituali connessi al finanziamento dei processi
aziendali e alla gestione delle attività finanziarie
3. L’area accessoria è intesa secondo una concezione residuale rispetto alle precedenti
 Queste tre aree formano nel complesso la gestione ordinaria che si contrappone a quella
straordinaria
Rispetto a questi schemi, la struttura civilistica non è allineata in quanto:
 È basata sullo schema costi e ricavi integrali, che presenta l’area del valore della produzione in cui
confluiscono voci eterogenee quanto a manifestazione finanziaria;
 Pur prevedendo l’area finanziaria, non contempla esplicitamente l’area accessoria che si presenta
confusa con quella caratteristica
 Dal 1 gennaio 2016 non esiste più l’area straordinaria, prima distintamente evidenziata, modifica
apportata dal D. Lgs. 139/2015.
Il rendiconto finanziario
Obbligato a partire dal 1° gennaio 2016 di redazione del Rendiconto Finanziario.
Art.2425 ter c.c.
“dal rendiconto finanziario risultano, per l’esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello precedente,
l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all’inizio e alla fine dell’esercizio, ed i flussi
finanziari dell’esercizio derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento, da quella di
funzionamento, ivi comprese, con autonoma indicazioni, le operazioni con i soci”
Il rendiconto Finanziario- OIC 10
Ha pertanto, le finalità di valutare le disponibilità liquide prodotte/assorbite dalla gestione reddituale e le
modalità di impiego/copertura, la capacità della società e del gruppo di affrontare gli impieghi finanziari a
breve termine e la capacità della società del gruppo di autofinanziarsi. È un prospetto che pone in rilievo un
aspetto dinamico della gestione aziendale avendo riguardo ai processi di formazione ed impiego delle
risorse finanziarie.
È articolato in 3 zone che permettono di evidenziare flussi di cassa di specifiche aree gestionali:
1. Flusso di cassa derivanti dalla gestione reddituale: flusso di cassa lordo derivante da costi e ricavi
che hanno avuto manifestazione monetaria;
2. Operazioni di investimento e disinvestimento di immobilizzazioni;
3. Movimento di denaro causati dalle operazioni di finanziamento a titolo sia di mezzi propri sia di
debiti di finanziamento (permette di evidenziare il ricorso complessivo effettuato a finanziamenti di
terzi soggetti).
La somma dei tre flussi parziali determina la variazione netta subita dalle disponibilità liquide nell’arco
dell’esercizio.
Per rilevare il flusso di liquidità dell’area reddituale (operativa), possono essere adottati due metodi:
1. Metodo diretto: si sottraggono dai ricavi monetari i costi monetari. Per ottenere le entrate di
liquidità da clienti sottraggo dai ricavi di vendita la variazione dei crediti commerciali. Per ottenere
l’uscita di denaro a favore dei fornitori sottraggo dai costi di acquisto dell’esercizio la variazione dei
debiti relativi.
2. Metodo indiretto: si procede a ritroso, aggiungendo al risultato economico dell’esercizio, preso con
il suo segno algebrico, i costi non monetari e sottraendo i ricavi non monetari.
Quindi operativamente, partendo dal risultato di esercizio, si tratterà di:
 - l’aumento (oppure + decremento) delle rimanenze e dei risconti attivi, in quanto la loro
contropartita consiste in un ricavo non monetario
 - l’aumento (oppure + decremento) dei crediti e dei ratei attivi, in quanto i ricavi che li hanno
generati non hanno comportato incremento di liquidità
 + l’aumento (oppure – il decremento) dei debiti verso fornitori e dei ratei passivi, in quanto i costi
che li hanno generati non hanno comportato decremento di liquidità
 + l’aumento (oppure – il decremento) dei risconti passivi, in quanto i costi che li hanno generati non
hanno comportato decremento di liquidità.
La nota integrativa
Il contenuto della nota integrativa è disciplinato dall’art.2427 anche se altri richiamo sono contentuti in altri
articoli del codice civile. In generale assolve le seguenti funzioni:
1. Spiegare i criteri di valutazione adottati per le valutazioni di bilancio;
2. Fornire il dettaglio di alcune delle voci inserite nello SP e nel CE, o di specificare l’inserimento di
determinati elementi entro certe voci;
3. Fornire il dettaglio delle variazioni quantitative che hanno subito gli elementi contenuti nello SP;
4. Inserimento di dati aggiuntivi, che non rappresentano commenti di voci negli schemi contabili, ma
che permettono agli utenti di raccogliere informazioni utili
5. Fornire spiegazioni sull’adozione di certi comportamenti contabili che coinvolgono valutazioni
soggettive e possono presentarsi ad interpretazioni elastiche da parte degli amministratori.
Infine la note integrativa svolge anche la funzione specifica di favorire la comparabilità formale dei bilanci in
due casi stabiliti dall’art. 2423 ter:
 Il caso in cui gli amministratori per favorire la chiarezza abbiano raggruppato delle voci si SP e CE
precedute da numeri arabi. La nota in tal caso deve evidenziare distintamente le voci così
raggruppate.
 Tutte quelle situazioni in cui gli importi dell’esercizio precedente non siano comparabili con quelli
dell’esercizio successivo. In tal caso la Nota dovrà fornire le informazioni necessarie a consentire la
comparabilità.
Il bilancio in forma abbreviata e delle micro-imprese
Gli artt. 2435 bis e 2435 ter riguardano rispettivamente il bilancio di forma abbreviata e il bilancio delle
micro-imprese. Essi sono bilanci di esercizi con minori informazioni contenute, utilizzabili da società con
soglie dimensionali inferiori a certi limiti per pubblicare i propri contenuti annuali.
 Il bilancio in forma abbreviata; è rivolto a società che nel primo esercizio di vita o successivamente
per due esercizi consecutivi non hanno superato almeno due dei seguenti limiti:
 Totale attivo dello SP: €4.400.00
 Ricavi d vendite e delle prestazioni: €8.800.00 (voce A1 del CE)
 Dipendenti occupati in media durante l’esercizio di 50 unità
Le semplificazioni previste sono molteplici:
 A livello di schema di SP e CE è previsto un raggruppamento di voci, con una struttura
molto più snella
 La nota integrativa contiene un numero limitato di informazioni
 È possibile omettere la redazione del rendiconto finanziario
 È possibile omettere la redazione della relazione sulla gestione, a condizione che nella
nota integrativa siano riportate le informazioni previste all’art. 2428
 Il bilancio delle micro-imprese; è rivolto a società che nel primo esercizio di vita, o successivamente,
per due esercizi consecutivi, non hanno superato due di questi limiti:
 Totale attivo dello SP: €175,00o
 Ricavi delle vendite e delle prestazioni: €350.000
 Dipendenti occupati in media durante l’esercizio di 5 unità
La relazione sulla gestione
L’art. 2428 pone l’obbligo agli amministratori di redigere la Relazione sulla Gestione da allegare al bilancio
di esercizio. Esso assume un ruolo fondamentale informativo nell’illustrare la gestione aziendale,
collegando i risultati di bilancio alla strategia dell’azienda.
I. In primo luogo, in questo documento gli amministratori devono descrivere in modo fedele,
equilibrato ed esauriente, l’andamento della gestione trascorsa, la situazione della società,
l’evoluzione prevedibile della gestione e i rischi e le incertezze gravanti su essa.
II. In secondo luogo il documento deve contenere informazioni sull’azione gestionale nel suo
complesso e nei vari settori.
 Da una parte si deve descrivere l’evoluzione delle strategie riferita non solo alla singola azienda ma
al gruppo nel suo complesso
 Dall’altra parte, l’informazione sugli andamenti gestionali deve essere fornita a livello di dettaglio
per ciascun settore nel quale l’impresa ha operato
 Per settore si fa riferimento o alla ripartizione geografica della gestione operativa; o alla linea di
business
I. In terzo luogo, l’andamento gestionale deve essere rappresentato nella Relazione anche
introducendo dimensioni di analisi diverse da quella economica-finanziaria:
 Devono essere inserite le informazioni attinenti all’ambito e al personale
 Questa disposizione circa l’impatto della gestione aziendale sul sistema socio-ambientale
conferma ancora di più la concezione del bilancio come pacchetto informativo riferito alla
globalità degli stakeholder.
Oltre a questo contenuto principale deve contenere altre informazioni più specifiche:
 Attività di ricerca e sviluppo
 Rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti
 Numero e valore nominale delle azioni proprie e delle azioni di società controllanti
 Numero e valore nominale delle azioni proprie e delle azioni di società controllanti acquisite e/o
alienate durante l’esercizio
 Elenco sedi secondarie della società
La relazione non finanziaria sula gestione
Prevede che i soggetti obbligati pubblichino una dichiarazione di carattere non finanziario, nella misura
necessaria ad assicurare la comprensione dell’attività di impresa, del suo andamento, dei suoi risultati e
dell’impatto dalla stessa prodotta che copra temi sociali, ambientali, attinenti al personale, al rispetto dei
diritti umani, alla lotta contro la corruzione, che sono rilevanti tenuto conto delle attività e delle
caratteristiche dell’impresa.
Si applica agli enti di interesse pubblico che abbiano un numero di dipendenti superiore a 500, totale attivo
dello SP di 20 milioni di euro , totale dei ricavi netti pari a 40 milioni di euro.
Acquisto di beni materiali (1)
Gli acquisti di beni materiali riguardano i fattori produttivi a fecondità semplice, cioè quei beni che
esauriscono la propria utilità in un solo atto produttivo. Tali beni possono essre:
 Materie prime
 Materiali di consumo e materiali accessori
 Semilavorati
 Prodotti finiti e merci in genere
Acquisti di beni materiali (2)
Il costo dei beni deve essere relativo in specifici conti “acquisto”, specificando il bene acquisto (es. “Materia
X c/acquisti” o “Merce tipo X c/acquisti”) oppure utilizzando conti sintetici come “Materie c/acquisti” o
“Merci c/acquisti”. Il documento fiscale che attesta l’avvenuta operazione è rappresentato dalla c.d. fattura
di acquisto. A partire dal 1 gennaio 2019 è stato introdotto il sistema della “fatturazione elettronica”. Si
tratta di un procedimento digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture (di acquisto e di
vendita) che sostituisce in toto il supporto cartaceo.
Acquisti di beni materiali (3)
Alla luce della disciplina sull’IVA, si possono distinguere le seguenti categorie di acquisti:
 Acquisti imponibili, cioè soggetti a IVA
 Acquisti esclusi dalla disciplina Iva
 Acquisti soggetti a IVA non rimborsabili
Disciplina Iva (1)
IVA (imposta sul valore aggiunto), è un’imposta indiretta sui consumi. L’Iva si applica sulle cessioni di beni e
le prestazioni di servizi, effettuate nell’esercizio di imprese, arti o professioni nell’ambito del territorio
nazionale. Requisiti di applicabilità:
 Oggettivo: natura delle operazioni (cessioni di beni e pres. Di servizi)
 Soggettivo: cessionario (imprenditore agr., comm. Artista, profes,)
 Territoriale: territorio dello Stato
Disciplina IVA (2)
La classificazione delle operazioni di gestione ai fini IVA.
Il D.P.R. n. 633/1972, ai fini dell’applicazione dell’IVA, classifica le operazioni in:
 Operazioni imponibili: ossia tutte le operazioni per le quali ricorrano i presupposti;
 Operazioni non imponibili: per le quali manca il presupposto territoriale (come le esportazioni)
 Operazioni esenti: che rientrano nel campo di applicazione dell’IVA, ma per ragioni di opportunità
economico-sociale, non vengono assoggettate, pur essendo comunque fatturate
 Operazioni escluse e non soggette: che non rientrano nel campo di applicazione dell’IVA, in quanto
prive del presupposto oggettivo e soggettivo.
Disciplina IVA (3)
L’imposta grava sul valore aggiunto che rappresenta la differenza tra il valore dei beni e servizi in un dato
periodo ed il valore dei beni e servizi acquisiti nel medesimo periodo. Per i soggetti passivi d’imposta, è data
la possibilità di dedurre l’IVA corrisposta in relazione all’acquisizione di beni e servizi (IVA a credito) dall’IVA
riscossa sui beni e servizi ceduti a terzi (IVA a debito)
Disciplina IVA (4)
L’IVA è nota per essere neutrale, cioè per non incidere sulle aziende ma solo sul consumatore finale, sul
quale viene traslata attraverso un meccanismo “a cascata”:
 Chi vende un bene o presta un servizio addebita l’IVA in fattura e esige dal compratore non solo il
prezzo di vendita ma anche l’imposta.
 In questo modo il venditore incassa una maggiore somma di denaro rispetto al proprio
corrispettivo.
 Tale maggior valore- costituito dall’imposta- rappresenta un debito per il venditore, il quale dovrà
pertanto provvedere, periodicamente, a versare all’erario quanto di competenza.
Disciplina IVA (6)
L’IVA è nota per essere neutrale, cioè per non incidere sulle aziende ma solo sul consumatore finale, sul
quale viene traslata attraverso un meccanismo a cascata:
 A sua volta, l’acquirente sarà chiamato a versare più di quanto dovuto a titolo di corrispettivo (a
titolo IVA)
 Contestualmente, rileva il sorgere di un credito verso l’erario per l’imposta versata al venditore.
È un meccanismo di “deduzione di imposta da imposta”. La riscossione del tributo non avviene nel
momento in cui il consumatore finale acquista il bene o il servizio, ma in ciascuno dei passaggi in cui si
articola l’intero ciclo produttivo che conduce alla cessione del bene/servizio al consumatore finale. Il carico
d’imposta, indipendentemente dal numero di passaggi, grava sull’utilizzatore finale. Il 22% è l’aliquota
ordinaria che si paga sulla cessione di beni e sulle prestazioni di servizi.
Disciplina IVA (7)
Periodicamente le aziende devono determinare la posizione per l’IVA a debito o a credito nei confronti
dell’Erario. I fatti amministrativi possono, infatti, determinare la movimentazione dei conti:
 IVA a credito per gli acquisti e gli anticipi a fornitori (eventualmente anche per le rettifiche su
acquisti)
 Iva a debito per le vendite e gli anticorpi su clienti (eventualmente anche per le rettifiche su
vendite)
Il calcolo consiste semplicemente nel porre a confronto le 2 situazioni, dalla differenza potrà così emergere
una situazione:
 Debitoria (IVA a debito> IVA a credito)
 Creditoria (IVA a credito> IVA a debito)
Applicazione 1- Calcolo IVA

Disciplina IVA (6)


Determinazione della posizione annuale e periodica:
 Debitoria (IVA a debito > IVA a credito): liquidazione entro;
- 16 mese successivo (contributo mensile)
- 16 del secondo mese successivo a quello di chiusura del periodo fiscale. ES. la liquidazione del
periodo aprile-maggio-giugno, si potrà versare il 16 agosto (contributo trimestrale)
 Creditoria (IVA a debito < IVA a credito); rinvio al periodo d’imposta successivo
Disciplina IVA (7)
Il versamento dell’IVA e la compensazione di posizioni debito- creditorie
Se dalla liquidazione periodica dell’IVA risulta una posizione debitoria, l’importo corrispondente dovrà
essere versato entro la data prevista, per via telematica con delega ad un istituto di credito.

Disciplina IVA (8)


Se dalla liquidazione periodica dell’IVA risulta una posizione creditoria, si possono fare due scelte:
 Si riporta il credito a nuovo al periodo successivo e lo si compensa con un eventuale debito;
 Si compensa il credito all’interno della sezione Erario dell’F24 con posizione debitorie relative ad
altre imposte
Acquisti imponibili
Per l’acquisizione di beni imponibili deve essere pagata al fornitore, oltre al prezzo dei beni stessi, l’IVA
commisurata al prezzo, applicando a questo un’aliquota percentuale. Tale imposta liquidata sugli acquisti
rappresenta un credito verso l’Erario.
Acquisti di beni materiali su mercati extra UE
L’acquisizione di fattori produttivi, ovviamente, può essere attuata anche con aziende extra UE.
Le problematiche principali che si presentano sono due:
1. L’assoggettamento a IVA (secondo il principio della territorialità dell’imposta)
2. La scelta del cambio al momento della liquidazione del costo e al momento del pagamento del
debito
Nel registrare questo tipo di operazioni bisogna considerare anche la disposizione contenute nei principi
contabili internazionali, meglio noti come IAS/IFRS.
Lo IAS 21, in particolare, con riferimento alle operazioni in valuta estera, prevede che queste debbano
essere registrate, al momento della rilevazione iniziale, in moneta di conto, applicando all’importo in valuta
estera il tasso di cambio vigente al momento della conclusione dell’operazione. In sede di redazione del
bilancio tali operazioni dovranno essere iscritte al tasso di cambio alla data di chiusura dell’esercizio e le
relative differenze (utile o perdite) saranno da imputare al Conto economico.

Acquisti esenti IVA


Risultano al di fuori del campo di apllicazione IVA le operazioni nelle quali mancano caratteri previsti dalla
normativa vigente (esercizio di impresa o attività professionale o operazioni non qualificabili né come
cessioni di beni né come prestazioni di servizi) e che, quindi non sono sottoposte nemmeno agli obblighi
formali di fatturazione. Tra queste operazioni assumono notevole rilievo gli acquisti da privati. I documenti
contabili che accompagnano tali acquisti sono rappresentati da ricevute o quietanze di pagamento.

Acquisti soggetti a IVA non rimborsabile


Se l’IVA pagata sugli acquisti deriva da operazioni considerate “non inerenti” dalla normativa in vigore, essa
non costituisce un credito verso l’Erario da portare in detrazione dell’eventuale debito. L’IVA pagata,
diviene cosi una IVA-costo che va ad incrementare il costo di acquisto dei beni.

Costi accessori di acquisto


I costi accessori di acquisto indicano il complesso delle spese sostenute per l’acquisizione di materie che
integrano il costo di acquisto e sono riferibili direttamente alle materie acquistate. Essi di solito vengono
classificati secondo le seguenti categorie:
- Spese di trasporto
- Provvigioni (passive)
- Spese di imballaggio e confezionamento
- Spese di magazzinaggio
- Dazi su acquisti e oneri diversi di importazione
- Spese di assicurazione su acquisti.
Tali spese, quali componenti negativi di reddito, potrebbero essere trattate secondo due modalità:
1. Imputate a incremento del costo di acquisto delle materie, come disciplina la normativa fiscale
2. Contabilizzate in diverse voci di costo, cosi come disposto dall’art. 2425 c.c.
Tale dicotomia è superabile alla luce di interventi giurisprudenziali, secondo i quali non sarebbe necessaria
l’esposizione in bilancio dei costi accessori d’acquisto per voci distinte. Il problema dunque può trovare
diverse soluzioni a seconda che:
1) Le spese accessorie siano addebitate nella stessa fattura di acquisto delle materie;
2) Le spese accessorie siano addebitate con fatture separate
Nel caso 1) si può procedere a una loro imputazione al costo principale di acquisto; nel caso 2) invece è
preferibile utilizzare una contabilizzazione separata delle voci in questione.
Spese di trasporto su acquisti
Il caso più frequente di spese accessorie su acquisti è quello delle spese di trasporto. Vediamo il caso
relativo alle spese di trasporto addebitate nella stessa fattura di acquisto delle materie.
Clausole contrattuali di trasporto
Sempre con riguardo alle spese di trasporto è utile richiamare le condizioni contrattuali che specificano la
ripartizione economica delle spese stesse ed il luogo dove avviene il trasferimento di proprietà delle merci.
Le clausole utilizzate allo scopo contengono in genere la parola “franco” seguita dall’indicazione del luogo
dove la merce è liberata dal venditore per il compratore, con conseguente trasferimento della proprietà e
anche degli oneri e dei rischi di trasporto. Le clausole tipiche sono le seguenti:
1. Franco magazzino partenza (venditore). Le spese di trasporto sono a carico del compratore. Questo
ultimo provvede, sulla base della fattura di trasporto, alla rilevazione del costo per “spese di
trasporto su acquisto” e del credito per IVA
2. Franco magazzino destinazione (compratore). Le spese di trasporto sono a carico del venditore che
formula un prezzo più elevato per i beni, comprensivo del recupero delle spese di spedizione.

Rettifiche su acquisti
Le rettifiche su acquisti determinano componenti positivi di reddito, corrispondenti a una riduzione dei
costi di acquisto rilevati in precedenza. Essi derivano da:
1. Resi (per materie difettose, danneggiate o avariate, ritardi di consegna o a causa di altri
inadempimenti contrattuali)
2. Abbuoni, ribassi e sconti (previsti o meno)
3. Premi di quantità o fedeltà
4. Errori di fatturazione
Da un punto di vista logico, in contabilizzazione, le rettifiche appena descritte potrebbero essere rilevate
negli stessi conti (es. Merci c/acquisti) in avere.
Tuttavia, l’utilizzo di conti specifici (es. “Resi su acquisti”) è consigliabile sia per finalità informative sia
perché le rettifiche potrebbero riguardare conti chiusi in esercizi precedenti oppure far capo ad acquisti
effettuati con lo stesso fornitore.
Resi su acquisti
I resi trovano origine in difformità qualitative tra materie ricevute ordinate oppure in inadempimenti
contrattuali di vario tipo (es. consegna oltre i termini). I resi di materie imponibili vengono rilevati sulla base
della “nota di credito”, nella quale si evidenziano:
 La diminuzione del debito verso il fornitore;
 La rettifica del costo di acquisto originario;
 L’importo dell’IVA a debito (per differenza).

Premi su acquisti
I premi su acquisti si dividono in:
 Premi di quantità, che derivano dall’attività di marketing dell’impresa venditrice, la quale li concede
al raggiungimento di determinati quantitativi minimi d’acquisto;
 Prezzi fedeltà, concessi dal fornitore per incentivare e rafforzare il rapporto commerciale con
determinati clienti, in rapporto alle strategie di mercato.
I premi di quantità vengono trattati come resi e non sono esclusi dalla normativa sull’IVA.
I premi fedeltà invece vengono trattati come cessioni di denaro a titolo gratuito, non sono quindi soggetti
all’applicazione dell’imposta.

Ribassi, abbuoni e sconti su acquisti


Ribassi, abbuoni e sconti possono essere previsti o meno contrattualmente. Nel caso siano previsti, essi
possono essere rilevanti:
1. In fase di fatturazione
2. Successivamente, con diritto per il fornitore di portare in detrazione l’imposta corrispondente alla
variazione.
Gli sconti incondizionati e quelli pronta cassa vengono indicati direttamente in fattura, diminuendo
direttamente la base imponibile.
Rettifica degli errori di fatturazione
La rettifica degli errori di fatturazione e le altre variazioni dell’imponibile sono consentite con il limite
temporale di un anno dall’effettuazione delle operazioni. Tale sistema consiste nell’annotazione della
variazione nel registro degli acquisti o nel registro delle fatture emesse. Nel caso vengano effettuate
mediante apposite annotazioni in rettifica (in aumento o in diminuzione) nel registro acquisti, l’importo
della variazione e quello dell’IVA devono essere distinte dalle operazioni originarie; vanno cioè annotate in
colonne differenti.

Rappresentazione in bilancio
L’acquisizione dei servizi.
Gli acquisiti di servizi sono destinati ad essere utilizzati nell’attività economico-tecnica di produzione. Essi
riguardano fattori immateriali o servizi di consumo che esauriscono la propria utilità in un solo ciclo
produttivo (ad esempio, manutenzione e riparazioni, servizi energetici, servizi di trasporto, assicurazioni,
servizi di vigilanza, servizi di pulizia, postali, pubblicità ecc)
Il costo di acquisizione dei servizi appena descritti può essere rilevato sia in funzione della natura degli
stessi che in rapporto alla diversa destinazione della spesa. Ai fini dell’IVA, le prestazioni si considerano
effettuate all’atto del pagamento del corrispettivo. Le principali categorie sono:
 Acquisti di servizi imponibili
 Rettifiche su acquisti di servizi
 Acquisti di servizi non imponibili e acquisti esenti
 Acquisti di servizi soggetti ad IVA non rimborsabile
 Acquisti di servizi con obbligo di autofatturazione.
Servizi imponibili
Il costo di acquisto dei servizi deve essere rilevato in conti specifici secondo la natura o la destinazione dei
servizi acquisti (tipo di prodotto da realizzare o settore o reparto di utilizzazione del servizio), nell’ambito
del raggruppamento “spese per prestazioni (acquisizioni) di servizi”
Nel costo di acquisto dei servizi imponibili viene liquidato al fornitore, oltre al prezzo dei servizi, anche
l’importo dell’IVA, commisurata al prezzo applicando un’aliquota percentuale. Tale importo rappresenta un
credito verso l’Erario.
Il pagamento, ovviamente, può essere immediato, anticipato o differito. Se il pagamento è differito o
immediato, l’operazione di acquisto si scinde in due fasi:
 La prima riguarda la liquidazione dell’acquisto
 La seconda il pagamento

Rettifiche su acquisti di servizi


Le retticìfiche principali derivano da:
 Abbuoni, ribassi e sconti, previsti o meno contrattualmente
 O anche rettifiche per inesattezze nella fatturazione del servizio

Servizi non imponibili e servizi esenti


I principali servizi non imponibili sono:
 Cessioni all’esportazione
 Operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione
 Servizi internazionali o connessi agli scambi internazionali
i servizi esenti sono disciplinati dall’Art. 10 dello stesso D.P.R.; i principali sono i servizi di credito e
finanziamento e i servizi assicurativi.
Gli acquisti non imponibili o esenti presentano le stesse caratteristiche formali degli acquisti imponibili, in
quanto vi è l’obbligo di fatturazione e dell’iscrizione nei registri IVA con indicazione del titolo di non
imponibilità o di esecuzione, ma senza sostenere l’imposta.
Servizi soggetti a IVA non rimborsabile
Nei casi in cui l’IVA pagata sui servizi acquisti derivi da operazioni considerate “non inerenti” dalla
normativa in vigore, essa non costituisce un credito verso l’Erario in detrazione dell’eventuale debito. L’IVA
pagata diviene, cosi, un’IVA-costo che va ad incrementare il costo di acquisto dei servizi.

Autofatturazione di servizi
Nei casi di acquisizione di servizi da soggetti residenti all’estero, aventi una stabile organizzazione o un
rappresentante nel territorio dello Stato, la fatturazione dei servizi è analoga a quella dell’acquisizione da
soggetti residenti in Italia. La fattura viene emessa dalla stabile organizzazione o dal rappresentante in Italia
e contiene il valore dei servizi e l’IVA. Se i servizi vengono acquistati da soggetti residenti all’estero che non
hanno una stabile organizzazione o un rappresentante in Italia, dovra essere emessa una “autofattura” che
determina il sorgere di un credito e di un debito verso l’Erario.

Lavorazioni di terzi
Le lavorazioni di terzi si collocano, di norma, nel flusso di operazioni che vanno dalla definizione dei
fabbisogni produttivi fino alla realizzazione dei prodotti. In genere si ricorre alle lavorazioni di terzi quando
l’apparato produttivo di un’azienda non consente determinate operazioni o quando, per questioni
economiche o temporali, risulta più vantaggioso ricorrere all’esterno.
Le lavorazioni di terzi devono essere programmate tenendo conto di:
1. Il livello degli ordini, ricevuti e previsti, da evadere e le eventuali priorità tra gli stessi
2. Le quantità di materie, semilavorati e prodotti giacenti in magazzino
3. I dati relativi alla composizione dei prodotti, definiti attraverso la “distinta base” di produzione
4. I dati relativi ai cicli di produzione e ai tempi di svolgimento delle singole lavorazioni in rapporto alle
risorse, interne ed esterne, disponibili.
 Alla consegna nessuna rilevazione in contabilità generale
 Al rientro  rilevazione in contabilità generale
Assicurazioni
Il ricorso ai servizi di assicurazione è finalizzato alla copertura dei rischi inerenti le diverse categorie di
fenomeni negativi che possono colpire i beni dell’impresa o le persone in esse operanti, con particolare
riguardo ai rischi con bassa probabilità di verificarsi ed elevata entità del possibile danno massimo, tra cui:
 Rischi di incendio, furto e allagamento
 Rischi per deperimento dei beni
 Rischi di responsabilità civile
 Rischi di insolvenza dei debitori
 Rischi di oscillazione dei cambi
Dal punto di vista fiscale, le operazioni di assicurazione sono considerate, ai sensi dell’art. 10 D.P.R. 633/72,
come operazioni esenti sia in rapporto al pagamento dei premi che per gli indennizzi assicurativi.
Beni durevoli: in caso di perdita  rilevata in contabilità
: Eventuale eccedenza degli indennizzi plusvalenze ammortizzabili
Merci: eventuali eccedenze degli indennizzi  ricavo
: Perdita  non può essere evidenziata contabilmente risulterà indirettamente dalla minore c
ccc valutazione del magazzino finale
Pagamento del premio
 Per l’acquisizione del servizio assicurativo è necessario che sia preventivamente stipulato un
contratto di assicurazione e che siano periodicamente e sistematicamente pagati i premi
assicurativi
 Il pagamento del premio determina il rilascio di una quietanza o ricevuta di pagamento sulla cui
base può essere effettuata la rilevazione in contabilità generale

Indennizzi assicurativi
Nei casi in cui l’indennizzo venga liquidato in corrispondenza del danno o comunque nello stesso esercizio,
si rileverà un “ricavo straordinario per indennizzi assicurativi”, conto addebito del conto “assicurazione
c/rimborsi”
I principali casi che verranno trattati sono:
 Distribuzione di beni durevoli opportunamente coperti da assicurazione;

 Distribuzione e furto di merce opportunamente coperti da assicurazione;


Servizi commerciali
Le operazioni necessarie per il collocamento della produzione sul mercato di vendita sono molto articolate,
in quanto riguardano sia le attività connesse al trasferimento dei beni dall’azienda alle zone di vendità, sia
le problematiche relative al contatto con la clientela.
Tali attività possono essere svolte sia utilizzando fattori propri sia ricorrendo all’acquisizione da terzi. La
principale tipologia di servizi commerciali sono:
 Trasporti su vendite
 Intermediazione commerciali
 Pubblicità e promozione
La contabilizzazione di tali operazioni denota il sorgere di un debito verso il fornitore del servizio e il
sostenimento di un costo. Nel caso in cui i servizi siano imponibili, va considerata una VF+ connessa
all’addebitamento del conto di credito relativo all’IVA.
Servizi commerciali- Trasporti su vendite
I servizi di trasporto ricevono diverso trattamento contabile in funzione delle specifiche condizioni
contrattuali stabilite tra 2 soggetti scambisti. In particolare, si deve specificare:
 Il soggetto cui compete l’onere del trasporto
 Il soggetto che sostiene la connessa uscita finanziaria
Nel contratto di vendita si stabilisce il luogo di consegna della merce:
 Nel magazzino del compratore
 O nel magazzino del venditore
Occorre pertanto distinguere le clausole
 Franco magazzino compratore, obbliga il venditore a consegnare la merce nel magazzino del
compratore e pone a suo carico i rischi e le spese inerenti al trasporto della merce stessa fino alla
sua immissione nel magazzino del compratore
 Franco magazzino venditore, impone al compratore di ritirare la merce presso il magazzino del
venditore sopportando le spese ed i rischi successivi alla consegna.
 Porto assegnato: il pagamento viene effettuato dal destinatario della merce
 Porto affrancato: il pagamento viene effettuato dal venditore della merce
Competenza economica: venditore  franco magazzino compratore
Compratore  franco venditore
Competenza finanziaria: venditore  porto affrancato
Compratore  porto assegnato
1° caso: clausola “franco magazzino venditore, porto assegnato”: la competenza economica e finanziaria è
del compratore; pertanto, nella contabilità del venditore non effettuano rilevazioni
2° caso: clausola “franco magazzino compratore, porto affrancato”: la competenza economica finanziaria è
del venditore. La registrazione contabile prevede la rilevazione del costo e del debito relativo e si tiene
conto, se consentito dell’IVA.
3° caso: clausola “franco magazzino venditore, porto affrancato”: la competenza dei costi di trasporto è del
compratore, ma il venditore ne anticipa le spese.
Utilizziamo il conto finanziario clienti c/spese anticipate.

4°caso: clausola “franco magazzino compratore, porto assegnato”: la competenza dei costi di trasporto è
del venditore, ma il cliente ne anticipa le spese. Quindi il venditore deve rilevare un costo per servizi nel
momento in cui entrerà in possesso della fattura del vettore a lui intestata. Tuttavia il suo debito è nei
confronti del compratore che ha anticipato le spese di trasporto. Tale debito sarà regolato
successivamente; se non è stata ancora emessa fattura di vendita di beni, il debito sarà estinto con minor
addebito sulla stessa fattura di vendita. Se invece la fattura è già stata emessa il debito verso il cliente per
l’ammotare delle spese di trasporto + IVA sarà definito in sede di pagamento della fattura stessa.

Servizi commerciali- intermediazioni commerciali


Agenti e rappresentanti  promuovono per conto dell’impresa la conclusione di contratti
 I servizi acquisibili configurano un costo per l’azienda, imponibile ai fini IVA
Corrispettivo dovuto all’agente
Iva 22%
Ritenute IRPEF: 23% del 20% o del 50% del compenso (continuità)
Contributo previdenziale (Enasarco) del 8% delle provvigioni + un ulteriore 8% è
a carico degli stessi intermediari e viene trattenuto dall’azienda che si incarica
del suo versamento all’ente
Servizi professionali
Includono di solito prestazioni legali e notarili, consulenze e servizi vari erogati da soggetti iscritti in albi
professionali. Nel caso di professionisti con obbligo di iscrizione ad albi professionali, con apposita cassa
previdenziale, è prevista l’applicazione d’un contributo del 2% o 4% sul compenso da versare e da
addebitare al cliente. Nel caso di professionisti non aventi albi professionali è prevista la possibilità di
addebitare ai committenti un contributo pari al 4% dei compensi fatturati. Entrambi questi contributi sono
imponibili IVA.

Rappresentazione in bilancio

La determinazione del costo della produzione realizzata


Il processo economico di produzione si svolge attraverso una sequenza di attività che trae origine dalla
disponibilità di mezzi monetari o di credito concesso per l’acquisizione dei fattori produttivi:
1. Acquisizione dei fattori produttivi
2. Utilizzo dei fattori nel processo produttivo
3. Ottenimento della produzione
4. Vendita della produzione ottenuta
Con la vendita si completa il ciclo economico iniziato con l’acquisizione dei fattori produttivi. Ai costi di
acquisizione-utilizzazione si contrappongono i ricavi conseguiti nella cessione- vendita dei prodotti
realizzati. Una correlazione costi-ricavi va necessariamente stabilita anche se il processo di vendita non è
completo.  criterio della competenza economica.
Per realizzare la correlazione costi-ricavi, bisogna tener conto di due elementi:
 Storno del valore della produzione realizzata nel periodo non ancora venduta (con particolare
riferimento alle rimanenze finali)
 Imputazione del valore della produzione realizzata e non venduta nel periodo precedente (con
particolare riferimento alle rimanenze iniziali)
Il valore della produzione realizzata può essere determinato indirettamente a partire dal valore della
produzione venduta con l’aggiunta delle RF di prodotti e la sottrazione delle RI.
Quindi avremo:
Ricavi di vendita ± Variazione delle rimanenze= VPR
Dove VPR indica il calore della produzione realizzata.
Di conseguenza avremo VPR- Costi “esterni” di produzione= Valore aggiunto
il valore aggiunto indica il valore creato dal processo produttivo
La rappresentazione dei valori relativi al ciclo acquisti-produzione nel bilancio civilistico
Le attuali disposizioni civilistiche prevedono uno schema di Conto Economico rappresentato in forma
scalare, al fine di esprimere direttamente il valore della produzione realizzata (VPR), i costi della produzione
e la differenza tra i due (nota anche come risultato o reddito operativo). Tali voci sono così rappresentate:

La vendita di beni
La vendita è il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di un bene o il trasferimento di
un altro diritto dietro il pagamento di un prezzo. Se la vendita riguarda beni, la cessione di considera
effettuata, ai fini IVA, nel momento della consegna o spedizione. Nel caso di cessione in cui gli effetti
traslativi o costitutivi si producono posteriormente, queste si considerano effettuate nel momento in cui tali
effetti si producono e comunque dopo un anno dalla consegna o spedizione.
Il ricavo della cessione può essere rilevato in conti sintetici, quali “Prodotti c/vendite” o “Merci c/vendite”
oppure in specifici conti vendite, a seconda della denominazione o della specie del bene venduto come:
 Prodotto X c/vendite: in aziende industriali
 Merce A c/vendite: in aziende commerciali
Altri criteri di classificazione di tali conti possono essere:
 Per classi di clientela e tipologia di canale distributivo
 Per zone geografiche
Vendite imponibili
Nelle vendite imponibili deve essere addebitata al cliente, oltre al prezzo dei beni, anche l’IVA commisurata
al prezzo stesso, applicando una determinata aliquota percentuale. Tale imposta, liquidata sulle vendite,
costituisce un debito verso l’Erario. Se l’incasso avviene per conti, si avrà l’addebito di un conto aperto al
“Denaro in cassa” a cui corrisponde, come contropartita, in parte un “Ricavo di vendita” e in parte un
“debito per IVA” nei confronti dell’Erario.

Recuperi spese
In alcuni casi l’impresa venditrice sostiene costi (es. per il trasporto o per l’imballo) che sulla base degli
accordi contrattuali o di usi commerciali, possono essere posti a carico del cliente. In questi casi può essere
richiesto, direttamente in fattura oppure a parte, il rimborso delle spese sostenute in nome e per conto del
cliente. Se il rimborso viene richiesto per lo stesso importo della spesa sostenuta ed è giustificato in fattura
o con altro documento rilevante ai fini IVA non concorre a formare base imponibile.

Se il rimborso viene richiesto senza essere documentato, oppure per un importo superiore a quello
risultante dal documento di spesa, esso va indicato in fattura tra le voci che concorrono a formare la base
imponibile ai fini IVA.
Vendite non soggette all’IVA
Le vendite non imponibili sono:
 Cessioni all’esportazione
 Operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione
 Servizi internazionali o connessi agli scambi internazionali
Le vendite esenti sono disciplinate dall’Art. 10 dal D.P.R. 633/72
Le vendite non imponibili o esenti presentano le stesse caratteristiche formali delle vendite imponibili, in
quanto vi è l’obbligo di fatturazione e dell’iscrizione nei registri IVA con indicazioni del titolo di non
imponibilità o di esenzione, ma senza sostenere l’imposta.
Per tutte queste operazioni, la rilevazione avviene con addebito di conti che esprimono VF+ (il sorgere del
credito v/clienti o direttamente l’entrata di denaro) contro accredito di conti che esprimono solo VE+ per
ricavi di vendita.

L’impresa può vendere i suoi prodotti, oltre che sul mercato UE anche su mercati esteri. Le esportazioni
sono operazioni non imponibili ai fini IVA.
Diverse dalle cessioni non imponibili o esenti, con riguardo agli obblighi formali di fatturazione e di
annotazione sui registri obbligatori ai fini IVA, sono le operazioni escluse, cioè poste fuori dall’ambito di
applicazione dell’IVA in quanto non considerate vere e proprie cessioni di beni. Es. cessioni di campioni
gratuiti di modico valore appositamente contrassegnati.
Rettifiche su vendite
Le rettifiche su vendite rappresentano componenti negativi di reddito, corrispondenti a una riduzione dei
ricavi di vendita rilevati in precedenza. Le principali rettifiche derivano da:
1. Resi
2. Abbuoni, ribassi e sconti, previsti o meno contrattualmente
3. Premi liquidità o fedeltà
4. Errori di fatturazione
Anche in questo caso va accertata la competenza economica delle operazioni di vendita.
Resi su vendite
I resi trovano origine in difformità qualitative tra materie ricevute e materie ordinate oppure in
inadempimenti contrattuali di vario tipo. I resi di prodotti imponibili vengono rilevati sulla base della “mpta
di accredito”, nella quale si evidenziano:
 La diminuzione del credito verso il cliente
 La rettifica del ricavo di vendita originario
 L’importo dell’IVA a credito

Premi su vendite
I premi su vendite si dividono in;
 Premi di quantità, che derivano dall’attività di marketing dell’impresa venditrice, la quale li concede
al raggiungimento di determinati quantitativi minimi di vendita
 Premi fedeltà, concessi dal venditore per incentivare e rafforzare il rapporto commerciale con
determinati clienti, in rapporto alle strategie di mercato.
I premi di quantità vengono trattati come resi e non sono esclusi dalla normativa sull’IVA; i premi fedeltà
invece vengono trattati come cessioni di denaro a titolo gratuito non sono quindi soggetti all’applicazione
dell’imposta.

Ribassi, abbuoni e sconti su vendite


Possono essere previsti o meno contrattualmente. Nel caso siano previsti, essi possono essere rilevati:
1. In fase di fatturazione
2. Successivamente, con diritto per il venditore di portare in detrazione l’imposta corrispondente alla
variazione.
Gli sconti incondizionati e quelli pronta cassa vengono indicati direttamente in fattura, diminuendo
direttamente la base imponibile.

Rettifica degli errori di fatturazione


La rettifica degli errori di fatturazione e le altre variazioni dell’imponibile sono consentite con il limite
temporale di un anno dell’effettuazione delle operazioni anche in caso di errori, ovviamente non
intenzionali.

Prestazioni di servizi
Le attività di realizzo che caratterizzano le gestioni produttive sono quelle di vendita dei prodotti (aziende
industriali) e delle merci (aziende commerciali). Accanto a queste attività tipiche la realtà delle imprese
industriali evidenzia sempre più spessp vendite di servizi legati a rapporti di vario genere:
 Consulenze tecnico-produttive
 Intermediazioni commerciali
 Rapporti di franchising
 Consulenze amministrative e informativo-contabili
Consulenze tecnico-produttive
Le problematiche legate agli interventi nell’area tecnico-produttiva sono varie: si va da interventi a basso
livello nelle lavorazioni manuali ad interventi di altissimo livello nelle consulenze sul layout degli impianti o
sui sistemi di progettazione dei prodotti. A livello contabile occorre distinguere i diversi momenti o fasi del
processo di produzione del servizio tecnico-produttivo. Le fasi di fornitura del servizio sono diverse a
seconda che gli interventi relativi alla produzione del servizio stesso determino o meno trasferimenti di
materiali e prodotti.
Se determinano trasferimenti di materiali e prodotti, alle fasi tipiche di conferimento dell’incarico e/o
formalizzazione del contratto di fornitura del servizio, si aggiungono quelle di ricevimento dei materiali da
sottoporre alle lavorazioni e di restituzione dei materiali dopo le lavorazioni
Se non determinano trasferimenti di materiali e prodotti, le fasi principali sono tre: l’impegno di fornitura
del servizio, la fornitura vera e propria ed il pagamento del servizio stesso; solo le ultime due assumono
rilevanza ai fini delle rilevazioni di contabilità generale.

Servizi nell’area commerciale


Per quanto riguarda gi interventi di intermediazione commerciale, i servizi più significativi ai fini delle
rilevazioni in contabilità generale sono quelli collegati ai contratti di commissione, agenzia e
rappresentanza. Per queste intermediazioni spetta una provvigione da concordare con il singolo cliente in
rapporto allo specifico affare o per dati periodi temporali in relazione alle diverse tipologie di
intermediazione commerciale.
Possono essere inclusi nell’ambito delle forniture di servizi commerciali i contratti di franchising con i quali
l’azienda regola la cessione ad altre aziende, in licenza d’uso, dei propri marchi commerciali e l’immagine
sul mercato. Il compenso fissato per tali cessioni può assumere il carattere di remunerazione annua che
acquisisce i marchi e il konow-how.

I valori integrativi: fatture e note di credito da emettere


A fine esercizio può sorgere il problema dei prodotti e delle merci uscite dal magazzino per le quali, tuttavia,
non sia stata ancora emessa fattura di vendita. Ai fini della necessaria correlazione costi-ricavi, il presunto
ricavo di vendita dei prodotti o delle merci va inserito in contabilità, rilevando in contropartita il credito non
ancora liquidato verso clienti per fatture da emettere. Per quanto riguarda la problematica IVA, l’imposta
deve essere contabilizzata al 31/12 in quanto, riferendosi a prodotti consegnati nel mese di dicembre,
rientra nella liquidazione dello stesso mese.

I valori di storno: le rimanenze di prodotti


Per il principio di correlazione costi-ricavi è necessario stornare dal Conto Economico i costi dei prodotti in
rimanenza. La valutazione delle rimanenze presupporrebbe dunque l’individuazione e l’attribuzione alle
singole unità fisiche dei costi specificamente sostenuti per le unità stesse. Tali individuazioni e attribuzione
non è praticamente attuabile di solito a causa dell’entità delle giacenze e della loro velocità di rotazione.
Da un punto di vista pratico devono essere effettuate delle assunzioni di flusso delle giacenze, a cui
corrispondono altrettanti metodi o criteri di determinazione del costo:
 FIFO (FIRST IN, FIRST OUT) secondo cui i primi acquisti di merci e i primi prodotti lavorati siano i
primi venduti per cui in magazzino restano le quantità relative agli ultimi acquisti/lavorazioni
 LIFO (LAST IN, FIRST OUT) secondo cui gli acquisti/lavorazioni più recenti sono i primi a essere
venduti, per cui il magazzino si valuta sulla base degli acquisti/lavorazioni più remoti
 COSTO MEDIO PONDERATO (CMP) secondo cui le quantità acquistate non sono individualmente
identificabili e fanno parte di un insieme i cui beni sono ugualmente disponibili.
I metodi appena descritti producono risultano similari solo nel caso in cui i prezzi rimangono pressoché
costanti; negli altri casi i risultati sono diversi; maggiormente prudenziali con il LIFO, se i prezzi sono
crescenti, o con il FIFO, se i prezzi sono decrescenti. Il metodo del CMP tende a mediare invece le
fluttuazioni dei prezzi.
I valori di costo determinati in questo modo devono essere eventualmente rettificati e adeguati ai valori di
mercato (prezzi netti di realizzo), nei casi in cui questi ultimi siano inferiori al costo di acquisto delle merci o
al costo di fabbricazione dei prodotti.
Il costo di fabbricazione viene determinato come somma dei costi direttamente imputabili al prodotto in
quel periodo.

Rappresentazione in bilancio

Le scritture di assestamento: le scritture di integrazione


Le scritture di integrazione nascono dall’esigenza di far incidere sul risultato dell’esercizio in chiusura costi
e/o ricavi a posticipata manifestazione finanziaria che per intero o per una loro quota sono giudicati di
competenza del periodo amministrativo in corso.
Componente reddituale futuro (costo/ricavo)  Componente finanziario presunto futuro
(credito/debito)
Le scritture di integrazione hanno come scopo quello di assestare i valori di reddito rilevati nel corso
dell’esercizio, secondo il criterio della competenza economica di periodo, mediante stime e congetture di
valori con manifestazione finanziaria futura. Le principali scritture di integrazione sono:
 Fondi spese future
 Fondi rischi
Le scritture di integrazione: partite varie da liquidare
Le partite diverse da liquidare sono crediti e debiti presunti riferiti a tutti quei costi e ricavi che sono di
competenza dell’esercizio in chiusura, anche se la manifestazione finanziaria avrà luogo nel successivo. Per
questi valori non occorre effettuare una ripartizione in quote tra i due esercizi consecutivi; essi, infatti, sono
completamente di competenza del periodo amministrativo in chiusura. Si parla di stime e valori presunti
poiché al 31/12 non è possibile essere già in possesso dei documenti giustificativi di tali operazioni.
Il 31/12, quindi, è solo una data di riferimento. Le scritture finali ovviamente vengono fatte a distanza di
qualche mese dalla chiusura dell’esercizio, una volta in possesso di tutta la documentazione giustificativa,
anche se l’importo è ormai certo. Alcune tipologie di partite da liquidare sono:
 Premi attivi e passivi
 Fatture da emettere o ricevere
 Royalties passive da liquidare
 Contributi previdenziali da liquidare
 Indennizzi assicurativi, non ancora liquidati, da ricevere

Si possono distinguere due sottoclassi per quanto riguarda i fondi:


1. Fondi spese: destinati a coprire uscite future di competenza economica dell’esercizio, certa, ma non
determinata nel suo ammontare, che risulta solo stimabile;
2. Fondi rischi: passività potenziali destinati a coprire perdite che probabilmente si verificheranno in
futuro ma che traggono origine da eventi specifici relativi all’esercizio in chiusura o a quelli passati.
L’uscita non è ancora certa. Gli eventi attinenti al rischio devono essere riferiti a situazioni
specifiche, non attinenti alla generica attività aziendale, derivanti alle operazioni compiute
nell’esercizio.
Fondi spese future
I fondi spese future evidenziano valori finanziari presunti derivanti dagli accantonamenti di fine esercizio
per costi “futuri” considerati di competenza economica, in quanto su di essi gravano dubbi in merito ai
tempi di effettiva manifestazione e all’ammontare delle variazioni finanziarie future. È necessario, pertanto,
ricorrere a stime e congetture sulle manifestazioni future di operazioni che hanno origine economicamente
nell’esercizio in corso (o in quelli precedenti) e sugli aspetti derivati della competenza economica in ragione
di esercizio.
Le incertezze sull’ammontare delle variazioni finanziarie future e sui tempi in cui si verificheranno tali
variazioni determinano incertezze sulle quote da considerare di competenza economica dell’esercizio in
chiusura, quindi sull’ammontare degli accantonamenti contabili da creare. Un’ eccezione è rappresentata
dall’accantonamento al “FONDO TFR”, poiché il legislatore definisce con precisione le modalità di calcolo
delle quote annuali. Proprio per questa possibilità di determinare “oggettivamente” l’importo del T.F.R.,
alcuni parlano di Debito per T.F.R., collocato nel passivo distintamente dai Fondi per rischi e oneri.

Fondi rischi
I fondi rischi accolgono i valori finanziari presunti per accantonamenti di fine periodo su operazioni che
hanno origine economicamente nell’esercizio chiuso (o in quelli precedenti), le cui manifestazioni
finanziarie sono proiettate al futuro. A differenza dei fondi spese future, le incertezze non riguardano solo i
tempi e l’ammontare delle manifestazioni finanziarie future, ma anche il verificarsi stesso del danno
collegato all’evento rischioso. È possibile distinguere un rischio economico generale da un insieme di rischi
specifici, aventi natura tecnica, quali perdite su crediti, variazioni nel valore dei titoli in portafoglio, furti e
cosi via.
Per fronteggiare i rischi specifici è possibile agire in due modi:
1. Stipulare un apposito contratto di assicurazione presso una compagnia, pagando un premio
2. Effettuare un’assicurazione interna, mediante una minore determinazione del reddito di esercizio,
imputando dei costi presunti e il loro conseguente accantonamento in un apposito fondo rischi.
Tali fondi nascono, quindi, dall’esigenza di ripartire il rischio tecnico su più esercizi. È opportuno precisare,
tuttavia, che i fondi non sono accantonamenti finanziari veri e propri, ma rappresentano solo una
procedura contabile per assegnare un costo stimato a un eventuale danno futuro.

Fondi rischi di garanzia


I fondi per rischi di garanzia devono essere creati nelle aziende che effettuano la cessione di beni
strumentali o di beni di consumo durevole laddove sia contrattualmente prevista una garanzia sul buon
funzionamento dei beni ceduti. L’accantonamento viene operato per coprire i presunti costi futuri per gli
interventi di riparazione che potrebbero essere eventualmente richiesti nel periodo di garanzia.
Le scritture di assestamento
I valori di storno
Le scritture di storno hanno lo scopo di rinviare all’esercizio successivo costi e ricavi già rilevati in contabilità
ed oggettivamente misurati dalla contrapposta variazione finanziaria che per il loro intero valore o solo per
una quota sono considerati non di competenza dell’esercizio in chiusura.
Storno di ricavo o di costo  Costo o ricavo sospeso

Le scritture di storno hanno lo scopo di rinviare all’esercizio successivo i costi e i ricavi già rilevati in
contabilità e oggettivamente misurati dalla contrapposta variazione finanziaria, che per il loro intero valore
o solo per una quota sono considerati non di competenza economica dell’esercizio in chiusura. Le principali
categorie sono:
 Ammortamento di fattori pluriennali
 Capitalizzazioni di costo
Ammortamento
Tra i fattori produttivi impiegati dalle aziende, i beni pluriennali si caratterizzano perché cedono la loro
utilità in maniera graduale per più anni. Il loro costo deve essere ripartito tra gli stessi, per quote (crescenti,
decrescenti o costanti), attraverso il processo di ammortamento. La quota di ammortamento può essere
definita, pertanto, come “il valore del deprezzamento che i fattori pluriennali subiscono per contribuire alla
produzione svolta in un determinato periodo di tempo”.
Il costo dei fattori pluriennali deve essere ripartito tra i diversi esercizi, in cui cedono la loro utilità, per
quote attraverso il processo di ammortamento  la quota di ammortamento può essere definita pertanto
come il valore del deprezzamento che i fattori pluriennali subiscono per contribuire alla produzione 
rilevazione contabile secondo il metodo diretto o indiretto.
Il deprezzamento è dovuto sia al logorio fisico subito dal bene stesso che al logorio economico (meglio noto
come adolescenza), dovuto, quest’ultimo, al superamento sul mercato del fattore produttivo da altri
tecnologicamente più avanzati o che producono beni preferiti dai consumatori. Contabilmente,
l’ammortamento si può rilevare:
 Con il metodo diretto, mediante il quale il valore del bene viene gradualmente ridotto registrando
la quota di ammortamento nello stesso conto che accoglie il costo originario del fattore produttivo
a fecondità ripetuta.
 Con il metodo indiretto, mediante il quale il valore del bene viene ridotto rilevando la quota di
ammortamento in un altro conto, rettificando indirettamente il valore del fattore produttivo a
fecondità ripetuta.
Ammortamento fuori conto
L’ammortamento fuori conto presenta alcuni vantaggi rispetto a quello diretto, cioè:
1. Consente di evitare la commistione fra quantità eterogenee rispetto all’origine: mentre il costo di
acquisto è una quantità “oggettiva”, la quota di ammortamento è una quantità “congetturata”;
2. Consente di conoscere, per via contabile, il costo di acquisto del cespite ammortizzabile (costo
storco) e la parte di questo costo che ha già formato oggetto di ammortamento (Fondo
ammortamento).
Con l’ammortamento in conto invece si rettifica direttamente il valore del cespite: il saldo del conto
fornisce solo l’importo del costo pluriennale ancora da ammortizzare e come tale, viene rinviato a carico
degli esercizi futuri.
Capitalizzazioni
Le capitalizzazioni di costo considerano congiuntamente il problema dello storno di costi di esercizi sospesi
e quello della riferibilità degli stessi a più periodi annuali (costi pluriennali). Più precisamente, alcuni
componenti negativi di reddito, considerati originariamente come costi d’esercizio, devono essere
rettificati, a fine esercizio, per essere inseriti nell’area dei costi di utilità pluriennale, in quanto correlati
economicamente con i ricavi di più esercizi futuri.

L’utilizzo dei fondi spese e fondi rischi


I fondi spese vengono utilizzati nel momento in cui viene liquidato il debito espresso dal fondo stesso. Per
quanto riguarda il fondo manutenzione ciclica, l’utilizzo avviene al momento in cui l’attività di
manutenzione viene realizzata.
L’utilizzo dei fondi ammortamento relativi ai fattori pluriennali avviene nel momento della loro dismissione,
cioè quando si determina l’uscita dei fattori dalla combinazione aziendale. La dismissione può avere due
conseguenze:
1. L’eliminazione del bene strumentale
2. La cessione del bene strumentale
In entrambi i casi sarà necessario prima di tutto chiudere il fondo ammortamento mediante lo storno del
suo saldo, a diretta diminuzione del costo storico del fattore cui si riferisce.

L’utilizzo dei fondi del passivo


In conclusion, quando si manifestano le variazioni finanziarie relative a spese o eventi dannosi per i quali
erano stati effettuati accantonamenti negli esercizi precedenti:
1. Si utilizzano i fondi spese e/o fondi rischi precostituiti per la quota pari al componente di reddito di
competenza dell’esercizio precedente
2. Se i fondi risultano insufficienti a coprire la spesa o se i componenti di reddito sono di competenza
dell’esercizio in corso, si addebitano i relativi conti accesi ai costi di esercizio: di natura ordinaria o
di natura straordinaria
3. Se al contrario, l’accantonamento si palesa eccessivo, si chiude il fondo accreditando per
l’eccedenza un conto acceso a componenti straordinari del reddito in corso.
Rappresentazione in bilancio
Il pagamento dei debiti verso fornitori
I debiti sono definiti dall’OIC 19, come passività di natura determinata ed esistenza certa, che
rappresentano obbligazioni a pagare ammontari fissi o determinabili di disponibilità liquide o di beni/servizi
aventi un valore equivalente, di solito ad una data stabilita. La classificazione dei debiti tra le varie voci è
effettuata sulla base della natura (o dell’origine) degli stessi a prescindere dal periodo di tempo entro cui le
passività devono essere estinte.
Il pagamento dei debiti è un’operazione comune a tutte le forme di acquisto o investimento, quali beni a
fecondità semplice, servizi, immobilizzazioni materiali e immateriali. L’operazione di acquisto inizia,
contabilmente, con il ricevimento della fattura, cioè con la fase della liquidazione, che determina
contemporaneamente:
 Un flusso reale in entrata (acquisizione di beni o servizio), che determina un costo d’esercizio o
pluriennale in carico all’azienda;
 Un flusso finanziario passivo (il sorgere di un debito) che sostituisce provvisoriamente il
pagamento.
Nella fase del pagamento viene a determinarsi una permutazione finanziaria, che determina
contemporaneamente:
 Un flusso finanziario attivo (l’estinzione di un debito di funzionamento);
 Un flusso finanziario passivo (di solito, la riduzione di una liquidità).
I mezzi tecnici di pagamento
I mezzi tecnici impiegati per il regolamento dei debiti verso fornitori possono dare origine alle seguenti
forme di pagamento:
1. Cassa contanti (denaro o assegno circolare)
2. Conto corrente bancario (nelle sue diverse forme)
3. Accettazione o firma di cambiali passive
4. Girata o cessione di cambiali attive
5. Utilizzo del conto corrente personale
Il pagamento anticipato
Il pagamento anticipato a fornitori presuppone una procedura contabile diversa rispetto al pagamento
immediato o a quello differito. Consta delle seguenti fasi:
1. Invio dell’anticipo al fornitore (comporta la riduzione di un debito futuro e l’importo si considera
già comprensivo di IVA)
2. Ricevimento della fattura dell’anticipo del fornitore;
3. Liquidazione dell’acquisto (nella fattura ricevuta, oltre a rilevare il costo integrale, si procede allo
storno dell’anticipo già corrisposto e a rilevare l’IVA sulla differenza tra valore dei beni acquisiti e
anticipo già corrisposto);
4. Pagamento a saldo della differenza ancora dovuta

L’incasso dei crediti verso clienti


I crediti rappresentano, secondo l’OIC 15, diritti ad esigere ad una scadenza individuata o individuabile,
ammontar fissi o determinabili di disponibilità liquide o di beni/servizi aventi un valore equivalente da
clienti o da altri soggetti.
La classificazione dei crediti tra l’attivo circolante e le immobilizzazioni finanziarie è effettuata sulla base del
ruolo svolto delle diverse attività nell’ambito dell’ordinaria gestione aziendale. La loro classificazione si
fonda sul criterio della << destinazione>> dei crediti stessi rispetto all’attività ordinaria.
La riscossione di crediti è un’operazione comune a tutte le forme di vendita o disinvestimento, quali beni a
fecondità semplice, servizi, immobilizzazioni materiali e immateriali. L’operazione di vendita inizia,
contabilmente, con l’emissione della fattura, cioè con la fase della liquidazione, che determina
contemporaneamente:
 Un flusso reale in uscita (vendite di bene o servizio), che determina un ricavo d’esercizio o
pluriennale a favore dell’azienda;
 Un flusso finanziario attivo (il sorgere di un credito) che sostituisce provvisoriamente l’incasso.
Nella fase di riscossione viene a determinarsi una permutazione finanziaria, che determina
contemporaneamente:
 Un flusso finanziario attivo (di regola, l’aumento di liquidità)
 Un flusso finanziario passivo (l’estinzione di un credito).
I mezzi tecnici di riscossione
I mezzi tecnici impiegati per il regolamento dei crediti verso clienti possono dare origine alle seguenti forme
di riscossione:
1. Cassa contanti
2. Conto corrente bancario
3. Emissione di ricevute bancarie (Ri.Ba)
4. Emissione di cambiali attive
5. Utilizzo del conto corrente postale.

Emissione di ricevute bancarie


Tale forma di regolamento dei crediti assume una posizione intermedia tra i servizi bancari e le cambiali. La
ricevuta bancaria (Ri,Ba) è un semplice documento che permette a un’impresa di incassare i crediti
commerciali della propria clientela. L’iter da seguire è il seguente:
1. Compilazione della Ri.Ba. da parte dell’impresa fornitrice, contente gli estremi della fattura cui si
riferisce e le generalità del cliente;
2. Invio e presentazione della Ri.Ba. alla banca, che si assume l’incarico di incassare la somma indicata
sul documento;
3. La banca invia al debitore un avviso per comunicargli dove effettuare il pagamento
4. Prestazione del debitore per il pagamento.
Le Ri.Ba. non essendo titoli di natura esecutiva come le cambiali, non consentono il protesto per il mancato
pagamento, comportando un maggior rischio per l’impresa creditrice. Il trasferimento delle Ri.Ba.
dall’impresa alla banca può avvenire con le seguenti modalità:
1. Accredito della Ri.Ba. dopo l’effettivo incasso
2. Accredito della Ri.Ba. con la clausola s.b.f. (salvo buon fine)
3. Richieste alla banca di anticipi su Ri.Ba.

La riscossione anticipata
Presuppone una procedura contabile diversa rispetto alla riscossione immediata o a quella differita. Consta
delle seguenti fase:
1. Ricevimento dell’anticipo dal cliente (comporta la riduzione di un credito futuro e l’importo riscosso
si considera già comprensivo di IVA)
2. Emissione della fattura dell’anticipo verso il cliente
3. Liquidazione della vendita (nella fattura emessa, oltre a rilevare il ricavo integrale, si procede allo
storno dell’anticipo ricevuto e a rilevare l’IVA sulla differenza tra valore dei beni ceduti e anticipo
già riscosso)
4. Riscossione a saldo della differenza ancora dovuta

Rappresentazione in bilancio
Rapporto di lavoro dipendente
Normativa di riferimento: codice civile; leggi speciali; contratti collettivi di lavoro; contratti a livello
aziendale
Basi di computo della remunerazione: a cottimo; provvigione; premio; tempo
La struttura del costo del lavoro: retribuzione diretta; indiretta; contributi sociali e assicurativi; trattamento
di fine rapporto e fondi pensione
Registi obbligatori: libro unico del lavoro; registro degli infortuni sul lavoro.
La retribuzione diretta
Si parla di retribuzione diretta per le competenze spettanti ai dipendenti commisurate al periodo di effettiva
prestazione lavorativa. Viene liquidata, generalmente, con periodicità mensile sulla base delle ore o
giornate di presenza del dipendente nel mese. Analiticamente, comprende questi elementi:
1. La paga-base, in riferimenti ai CCNL
2. L’indennità di contingenza (non più operante, in alcuni CCNL viene assorbita nella paga-base)
3. Eventuali scatti di anzianità di servizio
4. Eventuali superminimi ad personam
5. Altri elementi specifici per mansione o contratto.
Questa retribuzione diretta si divide in:
- Lorda: l’importo calcolato al lordo di tutte le ritenute che l’impresa è chiamata ad operare
- Netta: è data dalla somma di una serie di elementi aggiuntivi e sottrattivi; retribuzione in senso
stretto + assegni familiari, indennità di malattia e maternità – contributi a carico del dipendente
e ritenute fiscali.
Sostituto d’imposta
In sede di liquidazione periodica delle retribuzioni, si evidenziano rilevazioni contabili supplementari
rispetto a quelle relative alla contabilizzazione dei differenti componenti del costo del lavoro. L’impresa
trattiene dalle retribuzioni lorde le somme che i dipendenti dovrebbero versare all’Erario o ad altre
istituzioni, versandole in sostituzione dei lavoratori. “sostituto d’imposta” poiché si sostituisce
temporaneamente allo Stato come precettore d’imposte, facendosi carico di riversare quanto trattenuto.
Sostituto d’imposta
IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche)L’obbligo di ritenuta scatta solo all’atto dell’effettivo
pagamento delle retribuzioniL’aliquota media è variabile (in funzione della posizione fiscale del singolo
dipendente)Base imponibile= Retribuzione lorde – ritenute previdenziali – ass. familiari  Versamento
all’erario entro il giorno 16 del mese successivo alle retribuzioni.
Rilevazione contabile le scritture di liquidazione delle ritenute fiscali costituiscono permutazioni
finanziarie evidenziando un credito nei confronti dei dipendenti ed un debito nei confronti delle istituzioni
destinatarie l’obbligo di ritenuta del prelievo fiscale scatta solo all’atto dell’effettivo pagamento delle
retribuzioni.

Retribuzione indiretta
È la retribuzione non commisurata a prestazioni lavorative (13°, ferie, ecc.) riconosciuta in assenza di una
controprestazione a favore dell’impresa la rilevazione non presenta differenze distinzione in chiave
gestionale.
Gli oneri accessori a carico dell’impresa
Si dividono in: contributi sociali e contributi assicurativi
- I contributi sociali a carico dell’azienda sono disposti per legge. L’impresa è obbligata a versare,
presso appositi enti di assistenza e previdenza, somme che garantiscono ai lavoratori una
copertura in termini pensionistici. In termini economico-aziendali, ciò da luogo a un maggior
costo per acquisire unità del fattore lavoro. L’anomalia, rispetto ad altri fattori produttivi, è
costituita dal fatto che il debito per l’azienda non nasce nei confronti del lavoratore, bensi verso
soggetti terzi, di natura pubblica, che erogano prestazioni sociali nei confronti della generalità
dei lavoratori dipendenti. Ai fini della rilevazione in contabilità, i contributi sociali vengono
liquidati ai dipendenti su base mensile, parallelamente alle retribuzioni lorde, e sono calcolati
tenendo conto delle diverse agevolazioni e situazioni. I contributi devono essere versati entro il
giorno 16 del mese successivo a quello di riferimento e vengono determinati applicando una
percentuale sul valore complessivo delle retribuzioni lorde del mese di riferimento. La misura
della percentuale varia in funzione del settore di attività e di regola si attesta su valori che
oscillano tra il 30% e il 35%.

- I contributi assicurativi sono diretti a tutelare il personale dipendente nel caso di infortuni sul
lavoro. Sono quantificabili in percentuale sulle retribuzioni lorde. L’aliquota ha un campo di
variabilità abbastanza vasto a secondo del tipo di attività svolta, del grado di rischio insito nella
stessa e, soprattutto della pericolosità di impianti e macchinari presenti sul luogo di lavoro.
L’Ente deputato alla gestione delle posizioni assicurative dei lavoratori è l’INAIL. Per l’impresa
esiste un obbligo di versamento con periodicità annuale (entro il 16 febbraio), composto
dall’acconto del premio da pagare per l’anno in corso e dal conguaglio del premio pagato
nell’anno precedente.

TFR- Trattamento di fine rapporto


Forma di retribuzione a corresponsione differita rinviata alla fine del rapporto (rilevazione di
assestamento), in base alla normativa del 2007 i dipendenti possono:
- Mantenere il TFR secondo le regole tradizionale
- Destinare il TFR a un fondo pensione
Tre tipologie di trattamento contabile:
1. Accantonamento nelle aziende con meno di 50 dipendenti
2. Accantonamento nelle aziende con 50 o più dipendenti
3. Destinazione del TFR ai fondi pensione
L’accantonamento in aziende con meno di 50 dipendenti su base annua l’azienda procede
all’accantonamento in un apposito fondo del passivo delle somme maturate: quota annua maturata che è
circa una mensilità; quota per rivalutare il fondo preesistente con coefficiente di rivalutazione 1,5% fondo
preesistente + 75% indice ISTAT costo vita.

L’utilizzo del trattamento di fine rapporto


Il TFR è la remunerazione che per legge spetta al personale dipendente e viene erogata dall’azienda
secondo due modalità distinte:
1. Una parte periodicamente durante tutto l’anno, solitamente alla fine di ogni mese;
2. La restante parte in un’unica soluzione, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, sotto
forma di “indennità di anzianità”. Questa parte va considerata come parte integrante della
retribuzione.
Per il principio di competenza, in ogni esercizio deve essere effettuata un’integrazione di costo per la quota
maturata, incrementando un apposito fondo del passivo, mettendo in evidenzia il debito dell’azienda verso
i dipendenti.

L’accantonamento in aziende con 50 o più dipendenti; l’azienda non effettua l’accantonamento ma


procede a versarlo all’INPS che se ne farà carico verso i lavoratori quindi si divide in:
- Versamento all’INPS mese per mese
- Quote per rivalutare il fondo preesistente; coefficiente di rivalutazione di 1,5% fondo
preesistente + 75% indice ISTAT costo vita
Destinazione del TFR ai fondi pensione; l’azienda procede a versarlo ai fondi pensione nei confronti dei
quali il lavoratore avrà diritto ad una rendita vitalizia al termine del rapporto di lavoro e si divide in:
- Versato ai fondi pensione con cadenza variabile in base agli accordi sottoscritti
- Quote per rivalutare il fondo preesistente

L’imputazione dei costi delle ferie


Le ferie spettanti maturano nell’anno solare e al suo interno vanno di regola godute; se ciò non accade, al
termine del periodo n vi saranno giornate di ferie da sfruttare in quello successivo, con il conseguente
sfasamento del “costo del riposo spettante”. Nel periodo n+1, infatti, i dipendenti si godranno le ferie
arretrate, saranno remunerati quindi con un costo per l’azienda, ma la sua ragione economica è di
spettanza del periodo n. Di conseguenza, occorreranno delle scritture integrative per far gravare tale forma
di retribuzione indiretta nel periodo di competenza. Il costo da considerare comprende la quota sia di salari
e stipendi che di contributi sociali.

Rappresentazione in bilancio

Le immobilizzazioni
Le immobilizzazioni si identificano con fattori produttivi a utilizzazione pluriennale, impiegati come
“strumenti” del processo produttivo e non destinati alla vendita né alla trasformazione. Essendo fattori
acquisiti in anticipo rispetto allo svolgimento del processo produttivo, esse danno luogo a costi anticipati
comuni a più esercizi. Vengono definiti fattori pluriennali in quanto il loro valore si trasferisce
gradualmente, per quote, sulla produzione svolta e sul reddito di esercizio con il procedimento
dell’ammortamento.
Le immobilizzazioni materiali
Sono costituite sia da beni immobili che da beni mobili durevoli. I beni immobili comprendono:
 Terreni (non sono soggetti ad alcuna forma di logorio fisico o economico, quindi non trasferiscono
gradualmente quote del loro valore ai processi produttivi pertanto, di regola, non vengono
ammortizzati)
 Fabbricati civili (sono immobili non utilizzati né utilizzabili nel processo produttivo. Di regola, non
vengono ammortizzati)
 Fabbricati destinati all’industria (partecipano al processo produttivo in senso fisico-tecnico e
nell’ambito della funzione commerciale e amministrativa. Vengono ammortizzati)
I beni mobili durevoli comprendono:
 Impianti e macchinari (sono opere non strutturali generiche, come gli impianti energetici, oppure
specifiche, come i forni di verniciatua)
 Attrezzature (comprendono attrezzi vari, macchine utensili e attrezzature di magazzino come, ad
esempio i pallets)
 Imballaggi a uso durevole
 Mobili e macchine d’ufficio
 Automezzi (comprendenti sia mezzi di trasporto iscritti al P.R.A. che quelli di trasporto interno).
L’acquisizione delle immobilizzazioni materiali
L’acquisizione delle immobilizzazioni materiali può avvenire in uno dei seguenti modi:
1. Acquisto in senso stretto
2. Permuta
3. Conferimento da parte di soggetti proprietari
4. Acquisizione in leasing
5. Costruzione in economia
L’acquisto di immobilizzazioni materiali è un’operazione soggetta ad IVA, ad esclusione dell’acquisto di beni
da privati e l’acquisto di terreni non edificabili.
Per l’acquisto di autovetture e ciclomotori, l’IVA è parzialmente detraibile, secodno il principio generale di
“inerenza”. I seguenti soggetti costituiscono eccezione, in quanto l’IVA sugli autoveicoli è integralmente
detraibile:
 Imprese che hanno per oggetto il commercio di autoveicoli
 Agenti e rappresentanti di commercio
 Soggetti che adibiscono gli autoveicoli a uso pubblico
 Soggetti per i quali gli automezzi costituiscono beni destinati ad essere esclusivamente utilizzati
come strumenti all’attività propria dell’impresa.
Tutti gli oneri accessori, direttamente riferibili alle singole immobilizzazioni, che si devono sostenere per
consentirne l’utilizzo nel processo produttivo vengono portati, tramite il processo di “capitalizzazione”, in
aumento del costo di acquisto delle immobilizzazioni stesse, partecipando al processo di ammortamento.
Gli oneri accessori più comuni sono:
 Per gli immobili, le spese notarili, le tasse di registrazione dell’atto, gli oneri per la progettazione e i
costi per opere di urbanizzazione
 Per i beni mobili durevoli, le spese di progettazione, di trasporto, di installazione e di montaggio.
L’acquisizione per costruzione interna
La costruzione in proprio di immobilizzazioi tecniche si collega a motivi di convenienza e di necessità.
L’azienda quindi servendosi di attrezzature, materiali e manodopera di cui già dispone per l’attività tipica
può, im alcuni casi, provvedere alla realizzazione in proprio dei fattori della produzione. I problemi contabili
e di valutazione nascono dal momento che i cespiti non hanno un costo facilmente determinabile, a causa
della mancanza dello scambio con soggetti terzi. La configurazione di costo da usare per la valutazione delle
costruzioni in economica non è indicata con precisione dalla legge. La normatva fiscale, civilistica e i principi
contabili sono orientati al costo di produzione, considerando eventuali costi amministrativi accanto a quelli
per materie e manodopera. Dal punto di vista contabile, la rilevazione potrebbe utilizzare in alternativa una
delle seguenti opzioni:
1. Capitalizzazione diretta dei costi (al momento del sostenimento degli stessi o a fine esercizio o,
comunque, dopo aver completato la costruzione)
2. Capitalizzazione indiretta a fine esercizio o comunque dopo il completamento della costruzione.
L’acquisizione in leasing
Il contratto di leasing si configura come uno strumento tramite il quale l’azienda acquisisce a titolo
definitivo o temporaneo, un bene pluriennale contraendo contestualmente un finanziamento. Il contratto
di leasing si configura come una forma di locazione atipica, nel senso che l’azienda paga periodicamente un
canone attraverso cui si riserva il diritto e la possibilità di utilizzare un determinato bene per tutta la durata
del contratto, con eventuale possibilità alla scadenza di acquisirne la proprietà tramite il pagamento di un
prezzo concordato (riscatto). Si distinguono due forme:
 Leasing finanziario
 Leasing operativo
Il leasing finanziario è un contratto avente per oggetto un determinato bene, stipulato da un’azienda
“utilizzatrice” e da una società di leasing, che figura come intermediaria tra l’utilizzatrice e la società
produttrice del bene. La società di leasing acquisisce dalla società produttrice il bene richiesto dalla società
utilizzatrice e lo concede in locazione a quest’ultima dietro il pagamento di un canone periodico. Alla
scadenza del contratto la proprietà del bene si trasferisce alla società utilizzatrice solo nel caso in cui decide
di riscattare il bene.
Il leasing operativo è diverso, ovviamente, da quello finanziario, ma è del tutto simile al contratto di
locazione. La società produttrice concede in locazione un determinato bene, comprensivo eventualmente
di servizi accessori quali manutenzioni, ad una società utilizzatrice per un determinato periodo temporale,
generalmente breve o inferiore alla “vita economica” del bene stesso. Nel leasing operativo non si prevede
l’opzione di riscatto, attraverso cui trasferire la proprietà all’utilizzatrice.
Dal punto di vista contabile il leasing può essere rilevato secondo due diverse modalità:
 Col metodo patrimoniale; il leasing si configura come un’operazione atipica di acquisizione di
un’immobilizzazione, in quanto fino all’eventuale esercizio del riscatto, al termine del contratto, la
proprietà del bene resta alla società locatrice. Per tutta la durata del contratto le rilevazioni in
contabilità avranno per oggetto esclusivo il pagamento del canone. Dal punto di vista contabile
acquisiscono rilevanza tre fasi del contratto:
1. Sottoscrizione del contratto: le controparti interessate provvedono a stipulare il contratto,
al cui interno è stabilito il bene oggetto di locazione, l’importo e il numero di canoni di
locazioni e la periodicità di pagamento. Nel contratto è indicato anche il valore del riscatto.
In alcuni casi all’atto della sottoscrizione la società utilizzatrice è tenuta a sostenere delle
spese di istruttoria, che costituiscono spese ammortizzabili, in base alla durata del
contratto, se assumono un certo rilievo.
2. Pagamento primo canone: i beni presi in leasing vengono iscritti nel sistema dei conti
d’ordine per un valore corrispondente al totale dei canoni previsti. Tale valore viene poi
periodicamente stornato all’atto dei pagamenti periodici, esprimendo il valore residuo del
contratto.
3. Riscatto: la società utilizzatrice, versando il corrispettivo pattuito, procederà a iscrivere il
bene tra le immobilizzazioni.

 Con il metodo finanziario, il leasing si configura come un’acquisizione del bene oggetto del
contratto, a fronte della quale nasce un debito verso il cedente, per un importo complessivo pari al
fair value del bene stesso. Dal momento che i canoni periodici garantiscono la disponibilità
immediata del bene con pagamenti dilazionati nel tempo, il loro ammontare deve essere
scomposto in una quota capitale, pari alla frazione del debito iniziale e in una quota di interessi,
calcolata di volta in volta sul debito residuo per l’arco di tempo corrispondente alla periodicità dei
canoni. Per scorporare la quota di interessi dai canoni, bisogna procedere alla determinazione del
T.I.R. ossia del tasso che rende uguale la somma dei valori utilizzati dei canoni periodici al valore del
bene. Il prezzo di riscatto viene considerato come l’ultimo cenone.
La dismissione di immobilizzazioni materiali
La dismissione di un cespite può avvenire per:
1. Eliminazione dal processo produttivo del cespite, che viene ceduto come rottame. Se il cespite
è stato completamente ammortizzato, esso non ha alcun valore contabile; in caso contrario, il
valore contabile è pari alla differenza tra il costo storico e il relativo fondo ammortamento
2. Vendite del cespite. In questo caso viene calcolata la differenza tra il prezzo di vendita, al netto
dell’IVA, e il valore contabile; tale differenza, positiva o negativa, rappresenta una componente
straordinaria di reddito ascrivibile come plusvalenza (se positiva) o minusvalenza (se negativa)
3. Permuta del cespite. L’operazione è riconducibile a una vendita con prezzo pari al valore del
cespite preso in permuta e al contemporaneo acquisito dello stesso cespite preso in permuta.
L’acquisizione delle immobilizzazioni immateriali
Può essere scomposta in due raggruppamenti:
 Immobilizzazioni immateriali in senso stretto che comprendono brevetti, marchi, diritti di
concessione, know-how, diritti d’autore (di utilizzo di opere dell’ingegno), avviamento
 Altri costi ad utilizzazione pluriennale, la cui iscrizione nell’attivo dello SP è collegata all’esigenza di
ripartirne il costo in più esercizi. Essi comprendono: spese d’impianto e ampliamento, costi di
sviluppo.
I brevetti
Il brevetto è un tipo di tutela giuridica destinata ad agire sulle “invenzioni”, intendendo con questo termine
ogni creazione intellettuale consistente nella soluzione di un problema tecnico. Il diritto di brevetto può
riguardare invenzioni industriali, in particolare:
 Un prodotto
 Una macchina
 Uno strumento o utensile
 Un metodo o un processo di lavorazione industriale
 Un’applicazione tecnica di un principio scientifico suscettibile di immediati risultati industriali
Il diritto di brevetto può essere acquisito nei seguenti modi:
a) Acquisizione dall’esterno per cessione, il brevetto passa dal patrimonio dell’alienante a quello
dell’acquirente, che ne acquisisce i relativi diritti
b) Acquisizione dall’esterni per licenza, il titolare del diritto di brevetto concede al licenziatario il
diritto di godimento sull’invenzione verso corrispettivo di un compenso rapporto alla quantità di
beni prodotti o commercializzati
c) Realizzazione interna, il brevetto costituisce il risultato di studi e ricerche condotte internamente
all’azienda. In questo caso è necessario procedere alla capitalizzazione dei costi da iscrivere
nell’attivo dello SP.

I marchi
Il marchio consiste in un emblema o in una denominazione con cui l’impresa intende distinguere i propri
prodotti e/o servizi. Di conseguenza, il diritto sul marchio è considerato quale diritto di proprietà.
Per poter essere registrato, il marchio deve possedere i seguenti requisiti:
 Liceità, cioè il marchio non dev’essere contrario alla legge, all’ordine pubblico e al buon costume.
 Originalità, che consiste nella capacità distintiva del marchio, ovvero nell’attitudine del segno ad
identificare un certo prodotto o servizio
 Novità, intesa come assenza di notorietà del segno, derivante da un uso anteriore da parte di terzi
per contraddistinguere prodotti o servizi dello stesso tipo
 Estraneità al prodotto, in quanto non possono costituire oggetto di brevetto, per l’uso esclusivo, le
figure o i segni in cui il carattere distintivo è inscindibilmente connesso con quello di utilità e forma.
L’acquisizione di un marchio può essere di due tipologie:
- Interna, si realizza quando l’impresa, a seguito di studi e ricerche, sia tecniche che di mercato,
realizza il marchio con cui intende contraddistinguere i propri prodotti o i propri servizi e ne
richiede la registrazione
- Esterna, che può avvenire per cessione o in base ad un contratto di licenza in uso. In
quest’ultima ipotesi la titolarità del marchio rimane al licenziante.
Le modalità di determinazione delle royalties variano in dipendenza delle diverse previsioni contrattuali. Si
può prevedere:
 Una royalty calcolata in percentuale sul fatturato netto dei prodotti contraddistinti dal marchio
 Il pagamento da parte della licenziataria di una somma per ogni prodotto contrassegnato dal
marchio
 Royalties minime da corrispondersi indipendentemente dal volume di vendita
Esse rappresentano un costo d’esercizio e il loro pagamento viene effettuato secondo cadenze periodiche
(3,6 o 12 mesi).
I costi ad utilizzazione pluriennale
Si dividono in: a) Le spese di impianto e di ampliamento; b) I costi di sviluppo.
Le spese di impianto e di ampliamento rappresentano n investimento a lungo ciclo di utilizzo la cui durata
dovrebbe coincidere con l’intera vita dell’azienda. Il carattere di immobilizzazione di queste spese deriva
dal fatto che esse non posso essere disinvestite per dismissione prima del loro esaurimento. Il carattere di
immaterialità deriva dalla loro utilizzazione che non si acquisisce attraverso la proprietà di un oggetto
tangibile.
I costi classificabili come spese d’impianto sono distinguibili in due gruppi: uno giuridico-fiscale, uno
tecnico-organizzativo. Alcuni costi sono imponibili IVA, altri no.

I costi di sviluppo; secondo i principi contabili, lo sviluppo è l’applicazione dei risultati della ricerca di base o
di altre conoscenze possedute o acquisite in un piano o in un progetto per la produzione di materiali,
dispositivi, processi, sistemi o servizi, nuovi o sostanzialmente migliorati, prima dell’inizio della produzione
commerciale o utilizzazione. Tali costi hanno la comune caratteristica di rappresentare investimenti atti a
creare i presupposti della crescita reddituale futura: pertanto sono capitalizzabili, in quanto costi a utilità
pluriennale. Per contro, i costi sostenuti per la ricerca di base sono costi di periodo e vengono addebitati al
CE dell’esercizio in cui sono sostenuti.
I costi di sviluppo capitalizzabili nell’attivo patrimoniale sono:
 Stipendi, salari e altri costi relativi al personale impiegato nell’attività di sviluppo
 Costi di materiali e servizi impiegati
 Ammortamento di immobili, impianti e macchinari, nella misura n cui tali beni sono impiegati
nell’attività di sviluppo
 Costi indiretti, diversi dai costi e dalle spese generali ed amministrativi, relativi all’attività di
sviluppo
 Altri costi nella misura in cui tali beni sono impiegati nell’attività di sviluppo.
La rilevazione in contabilità dei costi di sviluppo da capitalizzare quale costo pluriennale nell’attivo del
patrimoniale viene effettuata nella fase dell’assestamento di fine esercizio per due ragioni:
1. Solo in questa sede è possibile avere un quadro completo dei costi da capitalizzare;
2. Solo alla fine dell’esercizio è possibile valutare se i costi sostenuti siano in parte di utilità futura e
quale sia la quota-parte da rimandare ai successivi esercizi.
L’incidenza economica delle immobilizzazioni
Dopo la loro acquisizione e durante la loro permanenza nel sistema aziendale, le immobilizzazioni tecniche
incidono sul risultato economico in varie forme:
 Quote di ammortamento
 Costi di manutenzione e riparazione
 Costi diretti di funzionamento
 Quote di spese generali
 Interessi passivi su capitali investiti
Accanto a queste forme di incidenza “ordinaria” vi è anche un’incidenza “straordinaria”, relativa a
svalutazioni, rivalutazioni e fatti accidentali
Il processo di ammortamento
Il costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni
esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione. Tutti i cespiti devono essere
ammortizzati, ad esclusione dei terreni e dei fabbricati civili non impiegati direttamente nella produzione.
Le quote di ammortamento si possono considerare secondo tre aspetti:
 Aspetto economico: realizzano un trasferimento graduale del valore dei fattori pluriennali sulle
varie produzioni svolte e sul risultato esprimendo costi di competenza da considerare per la
formazione del risultato o il calcolo dei costi
 Aspetto finanziario: rappresentano la graduale ricostituzione, tramite i ricavi, delle risorse
finanziarie impiegate nell’acquisizione dei fattori pluriennali
 Aspetto patrimoniale: esprimono una graduale diminuzione di valore delle immobilizzazioni
esplicando un processo di valutazione indiretto in funzione della dinamica delle quote con la quale
si viene a determinare in effetti il valore residuo da ammortizzare.
Da un punto di vista contabile, l’ammortamento è un processo di ripartizione del valore di una
immobilizzazione tra gli esercizi in cui si esplica la sua vita utile. L’ammortamento si realizza con un “piano”
che implica la conoscenza dei seguenti elementi:
a) Il valore del bene da ammortizzare: è dato dal costo di acquisizione dell’immobilizzazione
aumentato degli oneri accessori di diretta imputazione e diminuito del valore residuo di
eliminazione. Poiché all’inizio del processo di ammortamento non è possibile prevedere in modo
attendibile il valore residuo di eliminazione, si presuppone uguale a zero.
b) La durata utile del bene: intesa come il periodo in cui si esplica la sua utilità economica. I principali
fattori da considerare nella stima della vita utile del bene sono due:
 Il deterioramento fisico; dovuto al trascorrere del tempo e connesso all’uso in cui il bene è
destinato, all’intensità dello sfruttamento del bene stesso e alla politica delle manutenzioni
 L’obsolescenza; conseguente alla continua evoluzione tecnologica, per cui si manifesta
l’opportunità di dover sostituire impianti o sistemi produttivi ancora in efficienza fisica, ma
tecnicamente superati o dai quali si ottengono prodotti non più commerciabili:
l’obsolescenza fa si che la vita economica di un bene sia in genere minore rispetto a quella
fisica.
a) Il metodo di ammortamento; indicano le modalità secondo le quali sono calcolate e imputate le
quote di ammortamento. I criteri e i metodi di ripartizione sono le “ipotesi” secondo cui viene
istituita la relazione tra valore da ammortizzare e partecipazione del fattore pluriennale alla
produzioni d’impresa
I metodi di ammortamento possono essere “rigidi” o “flessibili” a seconda che vincolino il calcolo a formule
matematiche o economiche. Le formule matematiche legano il calcolo direttamente alla durata e possono
essere quote costanti, crescenti o decrescenti. Le formule economiche utilizzano parametri economici quali,
ad esempio, i ricavi di vendita, i volumi di produzione.
La rappresentazione contabile del processo di ammortamento può essere impostata utilizzando due
procedimenti alternativi:
 Il procedimento “in conto”, in cui la quota di competenza dell’esercizio viene accreditata nello
stesso conto acceso al fattore pluriennale;
 Il procedimento “fuori conto”, in cui la quota di competenza viene accreditata in un conto acceso a
un “fondo ammortamento”.
In questo fondo si raccolgono le quote che annualmente partecipano al risultato d’esercizio
evidenziando, col totale delle quote accumulate, la parte del costo originario già trasferita negli esercizi
trascorsi.

Le manutenzioni ordinarie e straordinarie


Le manutenzioni ordinarie si riferiscono a costi di natura ricorrente che vengono sostenuti per
assicurare il buono stato di funzionamento dei cespiti ed assicurarne la vita utile prevista, la capacità e
la produttività originaria. Si tratta di spese per servizi che rappresentano costi di esercizio da imputare a
CE.
Le manutenzioni straordinarie si riferiscono a costi non ricorrenti che vengono sostenuti in particolari
evidenze, per apportare un amento della capacità e produttività dei cespiti o un prolungamento della
loro vita utile originaria. Si tratta di essere spese per servizi che rappresentano costi capitalizzabili entro
il limite del valore recuperabile del bene stimato in base ai ricavi futuri attesi.
Oneri e proventi finanziari
Gli oneri (costi) e i proventi (ricavi) di natura finanziaria sono, rispettivamente, gli interessi passivi
corrisposti sui finanziamenti ottenuti e gli interessi attivi maturati sugli investimenti in essere durante
l’esercizio. Dal momento che tali quantità sono prodotte dai finanziamenti richiesti dall’azienda o
dall’impiego in attività accessorie delle proprie risorse liquide, i costi e i ricavi di natura finanziaria sono
raggruppati in un’apposita macro-classe, indicata in Conto Economico con la lettera C. A seconda del
segno algebrico della macro-classe, si potrà determinare l’erosione del reddito causata dagli interessi
passivi e dagli altri oneri finanziari inseriti in essa, rispettando in ogni caso il principio di competenza in sede
di chiusura dell’esercizio.
Il raggruppamento 17 della macro-classe C comprendente tutti gli oneri finanziari di competenza
dell’esercizio, tra cui:
 Interessi e sconti passivi su finanziamenti ottenuti da banche e istituti di credito
 Commissioni passive su finanziamenti
 Spese bancarie e accessorie a interessi e commissioni
 Interessi passivi su dilazioni ottenute da fornitori e interessi di mora
 Sconti finanziari passivi non indicati in fattura, concessi a clienti su pagamento “pronta cassa”
 Quote di competenza dell’esercizio di disaggi di emissione su prestiti obbligazionari
 Minusvalenze da alienazione di titoli a reddito fisso e di partecipazioni iscritte in attivo circolante
Rettifiche di valore delle attività finanziarie
La macro-classe D, rettifiche di valore delle attività finanziarie, riepiloga le perdite e gli utili aziendali
generati da variazioni del valore delle attività finanziarie aziendali, solitamente costituite da partecipazioni,
titoli obbligazionari o altri titoli. Solo le svalutazioni, al numero 19, costituiscono oneri operativi accessori.
In essa sono comprese:
 Svalutazioni per perdite durevoli di valore delle partecipazioni e dei titoli a reddito fisso iscritti
nell’attivo immobilizzato
 Svalutazioni dei titoli iscritti nell’attivo circolante per il presumibile minor valore di realizzo sul
mercato
 Differenze negative di valore delle partecipazioni valutate col metodo del Patrimonio Netto
 Accantonamenti al fondo per copertura di perdite di società partecipate

Imposte sul reddito d’esercizio


In questa categoria sono accolte le imposte dirette come IRAP e IRES, che vanno imputate a CE per l’intero
ammontare dei tributi di competenza dell’esercizio al quale fa riferimento di bilancio. Tale importo è
comprensivo anche degli acconti, degli importi versati attraverso ritenuta e saldo, gli accantonamenti per
imposte differite (cioè quelle imposte che è possibile pagare in esercizi futuri per via di determinate
agevolazioni fiscali) e le imposte anticipate, a prescindere dalle imposte effettivamente pagate o dovute
all’Erario.

Gli investimenti finanziari


Operazioni d’investimento che riguardano impieghi di carattere finanziario. In base alle motivazioni che
spingono ad effettuare tali investimenti, possono distinguersi:
 Operazioni di prestito attivo (concessioni di finanziamenti diretti a favore di soggetti esterni o
interni; concessioni di finanziamento indiretto)
 Operazioni in titoli di debito (acquisizione duratura o temporanea di titoli di debito)
 Operazioni in partecipazioni (acquisizione duratura o temporanea di partecipazioni azionarie)
 Operazioni in strumenti finanziari derivati con intendo di copertura
Crediti di finanziamento
I crediti di finanziamento a medio/lungo termine si giustificano nell’ambito di strategie di sviluppo che
coinvolgono la gestione caratteristica attraverso la ricerca di sinergie a livello orizzontale o verticale, la
diversificazione produttiva, ecc. il problema principale, a fine esercizio, può essere quello di trasformare il
valore nominale derivante dalla contabilità in valore di bilancio, attraverso un processo valutativo. La
valutazione dei crediti deve avvenire secondo il criterio del costo ammortizzato, tenendo conto del fattore
temporale e del valore di presumibile realizzo. Eventuali differenze tra valore iniziale e nominale a scadenza
sono incluse nel calcolo del costo ammortizzato utilizzando il criterio dell’interesse effettivo.

I titoli di debito
Sono titoli che attribuiscono al possessore il diritto a ricevere un flusso determinato o determinabile di
liquidità senza attribuire il diritto di partecipazione diretta o indiretta alla gestione della società che li ha
emessi. Rientrano in tale ambito:
 Titoli emessi da stati sovrani
 Le obbligazioni emesse da enti pubblici, società finanziarie o da altre società
I flussi di liquidità prodotti dal titolo, oltre al rimborso del capitale a scadenza, possono derivare
dall’obbligazione dell’emittente a corrispondere interessi o altri elementi che concorrono a formare il
rendimento per il possessore.
Ai fini contabili, sono rilevanti due aspetti classificatori dei titoli di debito:
1. La finalità per cui l’azienda investe in titoli di debito
2. La presenza o meno della cedola di interessi
Per la registrazione contabile, il conto “Titoli” viene fatto funzionare secondo la modalità “a costi e costi”,
ossia registrando nella sezione “dare” il costo di acquisto/sottoscrizione del titolo e nella sezione “avere”, al
momento della vendita del titolo, lo scarico del costo. L’utile o la perdita derivanti dalla cessione viene
accreditato/addebitato in conti reddito accesi a ricavi e costi dell’esercizio che confluiscono nel CE.
Titoli di debito con cedola: titoli sovrani e obbligazioni private
I titoli di debito sono normalmente provvisti di cedola: il capitale impiegato dall’investitore, rappresentato
dal titolo, riceve dal debitore una remunerazione periodica con cadenza annuale, semestrale etc. alla
scadenza contrattuale del titolo, di regola pluriennale, viene effettuato il rimborso del capitale.
Titoli di debito con cedola: titoli sovrani
I titoli di Stato del debito redimibile, aventi la struttura tecnica degli interessi corrisposti mediamente
cedole, sono rappresentati principalmente da:
 Buoni del tesoro poliennali (BTP)
 Certificati di credito del tesoro (CCT)
Le differenziazioni riguardanti le specifiche tecniche di ciascun titolo riguardano perlopiù, la durata, il taglio
minimo acquisibile, l’indicizzazione, la moneta di conto e il recupero del valore del titolo; aspetti che, dal
punto di vista contabile, hanno ben poco rilievo.
Titoli di debito: obbligazioni private
Per quanto riguarda le obbligazioni, i totali a reddito fisso privati, la differenza è appunto l’Ente che in
questo caso, può essere soltanto una S.p.A. oppure una S.A.p.A. Le obbligazioni con cedola in maturazione
possono essere classificate in due categorie:
1. Ordinarie
2. Convertibili in azioni
La tassazione immediata, in forma di ritenuta degli interessi, varia a seconda della natura dei titoli (pubblica
o privata), della durata, del soggetto che percepisce l’interesse.
Titoli di debito senza cedola
Per i titoli senza cedola periodica del debito pubblico, il rendimento per l’investitore è costituito dalla
differenza tra il costo di acquisto o sottoscrizione e il valore nominale del capitale rimborsato a scadenza.
Pertanto, la remunerazione è incorporata nel valore capitale del titolo, e fuoriesce er differenza in termini
di “premio di negoziazione” o “premio di emissione”
Titoli di debito senza cedola: titoli sovrani zero coupon
Sostanzialmente non esiste differenza con i titoli con cedola, difatti si tratta sempre di valori mobiliari con
rendimento certo e costante, con bassa presenza di rischio. L’unica differenza riguarda la forma tecnica di
corresponsione degli interessi. Per quanto riguarda i titoli senza cedola del debito pubblico, le due
categorie principali sono costituite da:
 Buoni ordinari del tesoro (BOT), titoli di breve durata (3,6,12 mesi) con taglio minimo di €1.000, con
imposta sostitutiva al 12,50%
 Certificati del tesoro zero coupon (CTZ), titoli emessi con durata 24 mesi, che possono essere anche
essi sottoscritti per tagli minimi di €1.000 o multipli e con imposta al 12,50%
Titoli di debito senza cedola: obbligazioni zero coupon
Caratteristiche analoghe possono essere individuate in titoli a reddito fisso privati, come le “Zero coupon
bond”, cioà le obbligazioni senza cedola. A differenza dei BOT, esse hanno maggiore durata; nominalmente
possono in genere presentare periodi di 5 anni o più, tuttavia anche per le diverse modalità di rimborso
hanno una vita media più breve (2-3 anni). La mancanza di cedole determina la corresponsione degli
interessi agli obbligazionisti in un’unica soluzione annuale, in via anticipata. Il tasso di interesse applicato, di
conseguenza, risulta predeterminato. Le modalità di rimborso risultano in rate costanti di capitale a partire
dal secondo anno dopo l’emissione.
Le partecipazioni al capitale di altre imprese
Le partecipazioni costituiscono investimenti nel capitale di altre imprese. La società che acquisisce una
partecipazione diventa azionista o socia di un’altra società. Le partecipazioni possono rappresentare, per
l’azienda acquirente, due realtà apparentemente contrastanti:
1. Secondo la natura estrinseca dell’investimento, sono operazioni di gestione accessoria rispetto
all’attività tipica dell’impresa
2. Secondo l’ingerenza che le partecipazioni determinano nella gestione di altre imprese e la correlata
medio/lunga durata, si tratta di immobilizzazioni inerenti all’attività d’impresa.
Dal punto di vista civilistico, sono da considerare partecipazioni, in qualità di immobilizzazioni finanziarie,
tutti quegli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente.
Le partecipazioni al capitale di altre imprese: profili
Ai fini contabili e di redazione del bilancio, le partecipazioni possono essere classificate secondo due profili:
I. Riguarda il tipo di relazione che esiste tra la partecipante e la partecipata e alla dimensione della
partecipazione, cioè alla percentuale di capitale detenuta. Secondo questo profilo avremo
partecipazioni in:
 Imprese controllate
 Imprese collegate
 Imprese controllanti
 Imprese sottoposte al controllo dei controllanti
 Altre imprese
I. Il secondo profilo classificatorio riguarda la destinazione impressa dagli amministratori
dell’investimento. Le partecipazioni destinate ad una permanenza durevole nel portafoglio della
società si iscrivono tra le immobilizzazioni, le altre tra l’attivo del circolante.
Le partecipazioni: rilevazioni contabili
Gli investimenti in partecipazioni danno origine alle seguenti operazioni tipiche e ricorrenti, delle quali si
osservano i riflessi contabili:
1. Acquisto/sottoscrizione
2. Liquidazione e incasso di dividendi
3. Vendita
4. Valutazione a fine esercizio

Le partecipazioni: criteri di valutazione


Civilisticamente, la scelta dei criteri di valutazione è subordinata alla distinzione tra partecipazioni iscritte
tra:
 Immobilizzazioni
 Attivo circolante
Le prime vanno valutate al costo di acquisto/sottoscrizione, aumentato degli oneri accessori di acquisto. Per
le sole partecipazioni in imprese controllate e collegate è prevista la facoltà di utilizzare il criterio del
patrimonio netto. Le seconde vanno valutate al costo di acquisto/sottoscrizione, aumentato degli oneri
accessori di acquisto se minore al valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato.
Gli strumenti finanziari derivati: caratteristiche generali
Le aziende ricorrono ad operazioni in strumenti finanziari derivati per la copertura dei rischi derivanti dalla
gestione operativa. Gli strumenti finanziari derivati posseggono i seguenti requisiti:
 Il loro valore muta in conseguenza della variazione di un’altra variabile definita “sottostante”
 Non richiedono un investimento netto iniziale
 Vengono regolati a data futura
Le options
Attribuiscono il diritto di acquistare o vendere un’attività finanziaria di una determinata specie. Alla
sottoscrizione l’acquirente paga un premio al venditore, che rappresenta la perdita potenziale massima alla
quale egli va incontro. Il premio pagato individua il fair value dell’opzione alla data di sottoscrizione. Le
operazioni in options riguardano la sfera finanziaria delle aziende che la utilizzano, non solo per impieghi di
disponibilità liquide con finalità speculative, ma anche per la copertura di rischi legati alle attività
caratteristiche della gestione.
I contratti forward e futures
Prevedono un accordo tra le parti per la consegna di una determinata quantità di un sottostante (beni o
attività finanziaria) a un prezzo e una data futura prefissati. Il forward rate agreement (FRA) è un contratto
derivato in base al quale le parti si accordano per scambiarsi, alla scadenza del contratto, la differenza tra
un tasso d’interesse/cambio fisso e un tasso d’interesse/cambio variabile, applicati a un capitale per la
durata del contratto. Alla scadenza, il venditore incasserà il fisso della controparte e pagherà il variabile.
I finanziamenti
Il ricorso al finanziamento esterno trova la sua ragione fondamentale nella necessità di garantire l’equilibrio
di gestione in tutte le aree che a questa danno contenuto. Il perseguimento di tale equilibrio può essere
assicurato da una costante ed economica copertura del fabbisogno finanziario dell’impresa. Operazioni di
prestito possono essere attivate con varie categorie di soggetti finanziatori, ma un interlocutore principale è
rappresentato dalle banche. Un rapporto di finanziamento a titolo di credito dà luogo a movimenti
finanziari di segno opposto e di diversa entità:
 L’impresa accresce le proprie disponibilità liquide al momento del finanziamento
 L’impresa subisce una diminuzione al momento della restituzione e del pagamento degli interessi
passivi
In tutte le operazioni di finanziamento si può distinguere la componente finanziaria da quella puramente
economica:
 La prima si riferisce al valore nominale del prestito
 La seconda, invece, riguarda l’interesse che l’impresa corrisponde alla banca a remunerazione del
finanziamento fruito.
Una rilevante distinzione, nell’ambito dei finanziamenti attivabili con istituti di credito, è basata sulla durata
dell’operazione:
 Se la durata è fino a 12 mesi, si parla di finanziamenti a breve termine
 Se è oltre i 12 mesi, si parla di finanziamenti a medio/lungo termine.
Le operazioni di finanziamento a breve termine
1. L’apertura di credito in c/c
Alla base di questa forma di affidamento vi è un contratto mediante il quale l’impresa ha a
disposizione dalla banca una determinata somma di denaro da utilizzarsi secondo necessità.
L’apertura di credito può essere a tempo determinato o indeterminato, garantita o non garantita. Si
tratta della forma più tradizionale di finanziamento a breve termine e l’estrema facilità della stessa
la rende l’operazione più idonea per far fronte a quei fabbisogni non facilmente prevedibili per
l’impresa. Per quanto riguarda l’aspetto della rilevazione in contabilità, all’ottenimento
dell’apertura di credito non si procede ad alcuna registrazione, in quanto non si ha alcuna
variazione di valore. La movimentazione contabile avverrà soltanto in occasione della prima
operazione di prelievo.
2. Lo sconto di cambiali passive
Si tratta di un’operazione di finanziamento a breve termine con aziende di credito. Essa avviene
attraverso lo sconto in banca dei c.d. “pagherò diretti”, cioè cambiali emesse dall’azienda
richiedente all’ordine della banca che eroga il finanziamento. La contrazione del finanziamento
coincide con l’emissione del pagherò e con la sua ammissione allo sconto in banca. Nello stesso
momento si rileva anche la liquidazione degli interessi passivi sul finanziamento. Attraverso lo
sconto, infatti, gli interessi sono computati in via anticipata rispetto all’intera durata
dell’operazione. Il rimborso coincide con l’estinzione del pagherò diretto.

3. Lo sconto cambiario commerciale


Lo smobilizzo dei crediti commerciali consente di ottenere dei finanziamenti nel periodo della
dilazione concessa e di delegare a terzi, di solito banche, la gestione degli incassi e dei crediti. In
particolare, lo sconto commerciale è un contratto con cui la banca scontante, dedotti gli interessi e
altri oneri, anticipa all’impresa scontataria l’importo di cambiali commerciali, attraverso la cessione
delle stesse. Nonostante la sempre minor diffusione degli effetti cambiari, lo sconto rappresenta
ancora un’operazione di smobilizzo ampiamente utilizzata, che consente all’impresa la realizzazione
di due obiettivi fondamentali:
 Disporre immediatamente di liquidità
 Negoziare dilazione di pagamento a medio lungo termine a sostegno delle proprie strategie
di vendita, senza compromettere gli equilibri finanziari di breve periodo.
Lo sconto cambiario, di solito, è a breve termine; tuttavia, può essere anche a medio termine in
caso di effetti emessi a fronte di fattor a fecondità ripetuta. Il costo dipende dalle seguenti variabili:
 Il tasso di sconto applicato sul valore nominale, della cambiale
 I giorni di sconto applicati, che sono pari alla durata dell’operazione più alcuni “giorni
banca”, in funzione della piazza in cui avrà luogo il pagamento
 L’imposta di bollo
 Gli oneri accessori
1. Gli anticipi s.b.f. su effetti e ricevute
L’anticipo salvo buon fine avviene con crediti sia di natura cambiaria, sia legati all’emissione di
ricevute bancarie. Attraverso questa modalità, l’impresa ottiene anticipatamente l’importo
nominale degli effetti o delle Ri.Ba. da incassare. L’iter da seguire per tale forma di finaziamento
può essere sintetizzato come segue:
 Compilazione delle Ri.Ba. da parte dell’impresa
 Presentazione della Ri.Ba. alla banca che si impegna ad incassarle
 Invio da parte della banca ai debitori di un avviso di pagamento
 Pagamento dei debitori ai quali viene consegnata la ricevuta di quietanza.
Occorre comunque ricordare che, a differenza della cambiale accettata, la Ri.Ba. per il debitore
rappresenta un semplice invito a pagare; quindi in caso mancato pagamento non si potrebbero
agire le vie legali. I principali costi dell’operazione sono:
 L’imposta di bollo
 Gli interessi passivi
 Oneri accessori diversi
Per attivare l’anticipo, l’azienda deve disporre di un c/c bancario. L’operazione di anticipo può
avvenire in due modi:
 La banca accredita immediatamente sul c/c il finanziamento concesso, divenendo creditrice
per l’intero anticipo
 La banca comunica che è stata accreditata la somma corrispondente alle Ri.Ba. ma con
valuta posticipata.

1. L’anticipazione su fatture
Un ulteriore modo per smobilizzare i crediti commerciali è quello di chiedere alla banca
l’anticipazione sulle fatture che li documentano. Si tratta di una operazione sulle fatture che li
documentano. Si tratta di una operazione di finanziamento a breve termine con clausola s.b.f.
spesso praticata per le seguenti motivazioni:
 Di carattere finanziario, per disporre di risorse liquide altrimenti immobilizzate per il
periodo della dilazione negoziata
 Di carattere commerciale, per concedere dilazioni particolarmente concorrenziali a
sostegno delle proprie strategie di vendita
I soggetti coinvolti nell’operazione sono:
 La banca che finanzia
 L’impresa affidata
 Il debitore indicato sulla fattura
L’anticipo su fatture può configurarsi come cessione del credito. Per quanto riguarda i costi
dell’operazione, occorre ricordare la commissione incasso di fatture e gli interessi passivi
direttamente addebitati sul conto dell’impresa cliente.

1. Il factoring
Il factoring è un contratto che prevede la cessione dei crediti aziendali a una società specializzata
nella loro gestione e riscossione, detta factor. Sono distinguibili due criteri di classificazione del
factoring: uno basato sul momento di accreditamento del credito e l’altro sul rischio assunto dal
factor. Secondo il primo criterio, il factoring può essere con accredito:
 Alla scadenza
 Anticipato
Nella prima ipotesi, non si tratta di uno smobilizzo di crediti, ma di un mero servizio riguardante la
loro gestione e il loro incasso; nella seconda, invece, il factor anticipa una parte consistente dei
crediti ceduti, oltre a curarne la gestione e l’incasso.
Secondo il criterio del rischio assunto, il factoring si distingue in:
 Pro-solvendo, con rivalsa sull’azienda finanziata se il debitore è insolvente
 Pro-soluto, senza rivalsa e quindi con rischio di insolvenza a carico del factor.
Il costo del factoring è formato da varie componenti, quali:
 Commissioni di riscossione
 Commissione per la cessione e la gestione dei crediti
 Commissioni per il pro-soluto
 Interessi maturati nel caso di factoring on accredito anticipato

1. Le anticipazioni bancarie gratuite


Un finanziamento bancario a breve termine può essere negoziato mediante pegno di beni
temporaneamente non utilizzati dall’impresa, in genere merci o titoli. Il valore dell’anticipazione
concessa, in generale, risulta inferiore alla valutazione economica che impresa ed ente finanziatore
concordano per i beni oggetto di pegno. Tecnicamente, l’operazione può avvenire in due modi:
 A scadenza fissa, dove gli interessi sono liquidati in via anticipata al momento della
concessione del prestito, il quale viene restituito in un’unica soluzione ad una scadenza
predeterminata
 In c/c ordinario, dove l’affidamento concesso dalla banca può essere utilizzato dall’impresa
secondo le proprie necessità. Gli interessi sono calcolati periodicamente sul saldo c/c.
Nella prassi, l’anticipazione garantita è una forma di finanziamento largamente utilizzata da
imprese per cui la compravendita di titoli non rappresenta un’attività della gestione caratteristica.
L’anticipazione su merci, invece, viene praticata da aziende con elevate giacenze di prodotti che,
temporaneamente, possono essere esclusi dal processo produttivo. L’operazione di anticiapzione
garantita a scadenza fissa può essere scissa in 3 fasi tipiche: 1) ottenimento; 2) sostenimento del
costo; 3)rimborso.
Le operazioni di finanziamento a medio/lungo termine
A. La contrazione di mutui passivi
La forma più ricorrente di finanziamento a m/l termine consiste nel mutuo. Per le imprese, la
contrazione di un mutuo passivo costituisce una operazione di finanziamento con capitale di
credito a titolo oneroso, di durata pluriennale. Il mutuo può essere con o senza garanzie reali. Da
un punto di vista economico-aziendale, l’operazione prevede la contrazione del finanziamento, il
pagamento degli interessi e il rimborso della somma mutuata. Il rimborso può avvenire in un’unica
soluzione a una data prestabilita o, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, in modo
graduale, attraverso un piano di ammortamento del prestito. Una particolare caratteristica delle
operazioni di mutuo è che l’effettiva disponibilità dei valori monetari per la società è preceduta
dalla stipulazione del contratto e da un iter di istruttoria della pratica. Per tuta questa fase
preliminare, inclusa la stipulazione del contratto, non occorre alcuna rilevazione contabile. La prima
scrittura si ha in corrispondenza dell’ottenimento della somma mutuata. Se l’azienda, nel corso
dell’istruttoria, sostiene già dei costi specificamente imputabili all’operazione di mutuo, è corretto
contabilizzare gli importi nel conto “oneri per contrazione di mutuo”. Tali costi liquidati
anticipatamente al momento dell’accensione del mutuo, concorrono a determinare, insieme
all’interesse nominale, il costo effettivo complessivo del prestito fruito. Tali costi, se di ammontare
rilevante, vanno differiti e ripartiti per competenza per tutta la durata del prestito. Contabilmente
gli oneri per contrazione mutui sono rilevabili come risconti attivi, assimilabili a risconti pluriennali
in quanto relativi a più esercizi successivi.

La restituzione del finanziamento può avvenire tramite rimborso in unica soluzione alla scadenza,oppure
tramite un piano di rimborso graduale. Il piano prevede una corresponsione periodica alla banca di somme
comprensive di una quota del capitale maturato e una quota di interessi. Possono essere impiegate diverse
tecniche di ammortamento del prestito: quota capitale costanti o italiano; quote interessi costanti o
americano; a rate costanti o francese

B. I prestiti obbligazionari
Il prestito obbligazionario costituisce un’operazione di finanziamento a m/l termine mediante
l’emissione di titoli di credito denominati “obbligazioni”. Questi titoli vengono acquistati da soggetti
interessati a finanziare l’impresa, i quali versano il controvalore in denaro. Le obbligazioni devono
contenere le seguenti indicazioni:
 Valore nominale
 Tasso di interesse
 Modalità di emissione e di rimborso
Per l’azienda il costo dell’operazione è costituito dagli interessi passivi che, in genere ogni 6 mesi,
vengono corrisposti ai possessori dei titoli obbligazionario fino alla data del rimborso. L’emissione
di obbligazione è consentita alle società di capitali
Sottoscrizione del capitale sociale
Con tale operazione si origina un credito verso soci per l’azienda con valore pari ai conferimenti che questi
si sono impegnati ad apportare mediante la stipulazione dell’atto costitutivo. L’analisi dei valori
dell’operazione configura una VF+ per l’accensione in Dare del conto finanziario “Soci c/sottoscrizioni”,
bilanciata per il pari importo da una VE+ connessa all’apertura in AVERE di un conto acceso al capitale
sociale.

Liberazione dei conferimenti: apporti di denaro


Il credito verso soci è destinato, nel tempo, a tramutarsi in disponibilità di fattori della produzione. Le
disposizioni civilistiche (art. 2342 c.c.) impongono alle S.p.A. che, al momento della sottoscrizione dell’atto
costitutivo, venga versato, presso una banca, almeno il 25% dei conferimenti in denaro (o l’intero
ammontare in caso di costituzione con atto unilaterale). Se viene a mancare la pluralità dei soci, i
versamenti ancora dovuti dovranno essere effettuati in tempi prestabiliti.
Gli amministratori devono richiedere ai soci il versamento delle somme ancora dovute secondo le esigenze
finanziarie manifestatesi. Al momento del richiamo si evidenzia un’ulteriore permutazione finanziaria
causata dall’accreditamento del conto soci c/sottoscrizioni, contrapposto all’accensione del conto soci
c/decimi richiamati, più idoneo ad evidenziare il carattere di temporalità del credito in parola, destinato a
tramutarsi in mezzi strumentali all’attività produttiva.

Liberazione dei conferimenti: apporti in natura


Esistono casi nei quali può essere prevista dall’atto costitutivo la liberazione di conferimenti in natura
diversi dalla moneta, in funzione delle esigenze strutturali dell’azienda. Questi apporti, qualificabili come
impieghi in attesa di realizzo, si definiscono come “apporti in natura”. La valutazione di questi conferimenti
comporta alcune difficoltà, in quanto provengono da operazioni di scambio sul mercato. Per tale motivo, il
legislatore impone dei vincoli stringenti in merito alle modalità di valutazione al fine di tutelare l’integrità
del CS, fermo restando che non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni d’opera o di
servizi.
Tali conferimenti si possono raggruppare per grandi categorie, distinguendo i valori finanziari, dai valori
economici. Tra i primi si annoverano i valori numerari assimilati e di crediti di finanziamento; tra i secondi i
costi per immobilizzazioni e i costi per disponibilità d’esercizio. Un’ulteriore garanzia imposta dal legislatore
prevede l’immediata integrale liberazione dei conferimenti in questione.

Quindi come previsto dalla vigente normativa civilistica si effettua IMMEDIATAMENTE il conferimento degli
apporti in natura.
Vi può essere il caso in cui il conferimento sia costituito da un’intera azienda funzionante, apportata con
l’intento di continuarne l’esercizio. In questa eventualità, il valore dell’apporto non è determinabile
mediante un’aggregazione o una somma algebrica delle attività e delle passività dell’azienda conferita, ma
come valore unitario. Il capitale aziendale ha significato economico solo se è in grado di assicurare un
reddito futuro. Tale capacità, espressa monetariamente, costituisce il valore economico del capitale
dell’azienda apportata o, più semplicemente, il suo capitale economico.
Dal confronto del valore così determinato con il valore del capitale di bilancio dell’azienda conferita, si
ottiene una differenza, positiva o negativa. Se essa è positiva si dice che l’azienda è avviata, e la differenza
tra i calori descritti trova collocamento in un conto specifico denominato, avviamento. Il conto
“avviamento” ha natura economica e si riferisce a un fattore produttivo sui generis, poiché non consiste in
un bene specifico, ma è l’espressione della sinergia attuabile dal sistema dell’azienda apportata. Dal
momento che l’azienda conferita è destinata a continuare la propria attività per un periodo non breve,
l’avviamento è considerato ad utilità pluriennale; pertanto, va assoggettato alla procedura di
ammortamento.
La rilevazione contabile connessa all’apporto di azienda è espressa in questo modo:
 In avere si rilevano, oltre a soci c/sottoscrizioni, tutte le passività conferite
 In dare si rilevano, tutte le attività, tra cui l’avviamento

Come si calcola l’avviamento?


È la differenza tra il valore dell’apporto (misurato dal credito verso il socio conferente l’azienda) e il
capitale netto dell’azienda conferita (attività – passività)
Il capitale netto dell’azienda conferita ammonta a 34.000 = 43.000 (23.000+8000+12.000)- 9000 passività
(5.500+3500)
Avviamento sarà pari a 4000= 38.000 (valore dell’apporto- misurato dal credito verso il socio conferente
l’azienda) – 34.000 (capitale netto dell’azienda conferita)

Determinazione degli utili d’esercizio


Al termine dell’esercizio amministrativo, dal confronto dei costi con i ricavi emerge l’entità, positiva (utile) o
negativa (perdita), del risultato economico dell’esercizio. La determinazione di quest’ultimo e le operazioni
che ne conseguono (distribuzione, accantonamento o copertura della perdita) modificano l’entità e/o la
composizione del capitale proprio, causando così delle variazioni endogene, legate cioè all’andamento della
gestione caratteristica aziendale. La rilevazione di un utile indica la creazione di ricchezza operata
dall’azienda, in quanto il flusso di ricavi generato dalla gestione è stato capace di garantire la
remunerazione di tutti i fattori produttivi e l’ottenimento di un margine residuale.

Assegnazione degli utili a riserva legale


Esistono, per certe forme aziendali, dei vincoli giuridici che rendono obbligatori determinati
accantonamenti di utili. Si consideri, per esempio, per le società di capitali l’accantonamento obbligatorio a
riserva legale di una quota pari almeno al 5% degli utili, finché tale riserva non abbia raggiunto il 20% del
capitale sociale. Analogamente, lo stesso carattere di obbligatorietà è assunto dalle riserve statutarie.

Talvolta la società pur presentando un risultato economico positivo, può trovarsi momentaneamente in un
difficoltà finanziaria nel pagamento dei dividendi. In tale eventualità, la pressione esercitata dagli azionisti
di minoranza per distribuire gli utili potrebbe portare l’Assemblea a deliberare la distribuzione di nuove
azioni anziché il dividendo per cassa. Gli utili possono essere distribuiti solo se effettivamente conseguiti e
risultanti dal bilancio, regolarmente approvato. Se si verifica una perdita di CS, gli utili non possono essere
ripartiti fino a quando il CS non risulti integrato o ridotto in misura corrispondente.
Assegnazione degli utili ad altre riserve
Oltre alla riserva legale, esistono altri tipi di riserve derivate dall’accantonamento degli utili. Sotto un profilo
formale, si distinguono le riserve obbligatorie dalle riserve facoltative. Tra le prime rientrano, oltre alla
riserva legale e alla riserva statuaria. Con riserva straordinaria, invece, si intendono le riserve facoltative. Un
altro criterio distintivo consiste nel dividere le riserve specifiche da quelle generiche. Per riserve occulte,
infine, si intendono le sopravvalutazioni di costi e/o passività e le sottovalutazioni di ricavi e/o attività
effettuate prima della determinazione del risultato economico.
Utilizzo delle riserve di utili per l’aumento del CS
L’art. 2442 c.c. riconosce all’Assemblea dei soci di deliberare l’aumento del CS mediante l’utilizzo delle
riserve di utili realizzati. Si parla di aumento virtuale, poiché il passaggio di riserve a Capitale non determina
nuovi apporti di messi finanziari da parte degli azionisti, ma si risolve in una permutazione di valori
compresi nel Capitale proprio. In concreto, l’attuazione della volontà dell’Assemblea si realizza:
1. Con l’emissione di nuove azioni, aventi le stesse caratteristiche di quelle in circolazione, assegnate
gratuitamente agli azionisti in proporzione di quelle già possedute;
2. Con l’aumento del VN delle azioni in circolazione.

Assegnazioni degli utili ai soggetti non proprietari


Oltre ai proprietari, in azienda possono esistere altri soggetti destinatari degli utili di esercizio i quali, per la
loro attività svolta e per l’influenza esercitata sull’andamento aziendale, si trovano nella condizione di poter
legare la remunerazione della loro prestazione agli utili conseguiti dall’azienda. In special modo nelle
società di capitali, gli amministratori vedono la propria remunerazione corrisposta sotto forma di
partecipazione agli utili. In casi più rari, accade che anche i dipendenti esecutivi possono ricevere parte
della propria remunerazione come forma di partecipazione agli utili.

Determinazione delle perdite d’esercizio


La rilevazione di un risultato economico negativo determina una variazione del Capitale Proprio in senso
diminutivo. Rilevare una perdita significa accertare che le remunerazioni corrisposte ai fattori della
produzione sono state maggiori di quelle fornite alla produzione aziendale dai propri clienti. Una perdita
d’esercizio determina, inoltre, l’esigenza di provvedere alla sua sistemazione poiché, finchè permane in
contabilità, non è possibile distribuire gli utili nei successivi esercizi. La sistemazione della perdita può
avvenire in due modi:
1. Con la procedura contabile, diminuendo le riserve o il CS
2. Con la copertura reale, apportando nuove risorse esterne.
Copertura contabile delle perdite
Attraverso la copertura contabile, la perdita viene estinta utilizzando opportune riserve e, qualora non
fossero capienti, riducendo il CS. La rilevazione contabile di questa copertura, risolvendosi in una
permutazione economica confinata nell’area del Capitale Proprio, non aggiunge niente sul piano
sostanziale, se non confermare il depauperamento di capitale.
La perdita d’esercizio può essere mantenuta, totalmente o parzialmente, in contabilità, rinviando la
copertura della parte residua agli esercizi successivi. In questo caso, al conto “Perdita dell’esercizio”, si
sostituisce il conto “Perdita degli esercizi precedenti”. Questa forma di trattamento non costituisce
copertura né contabile né reale, ma si risolve in una semplice dilazione delle decisioni in merito. Negli
esercizi successivi, però, si possono coprire tali perdite destinandovi parzialmente o integralmente gli utili
maturati.

Copertura reale delle perdite


La copertura reale della perdita comporta il reintegro, a carico dei soci, delle risorse andate perdute.
Pertanto, sul profilo della dinamica dei valori, si hanno delle rilevazioni simili a quelle esaminate in
precedenza per l’apporto iniziale di capitale:
1. Preventiva origine di un credito verso soci, che misura la variazione economica positiva data dalla
riduzione della perdita
2. Successivo reintegro da parte dei soci con conferimento di risorse
Il credito verso soci è rilevato nel conto “Soci c/reintegrazioni”.

Le modificazioni reali del capitale proprio non attinenti la gestione del risultato economico
Il capitale proprio può variare non solo in relazione alla gestione dei risultati economici annuali, ma anche
con riferimento ad operazioni particolari, poco frequenti e legate ad esigenze specifiche. Tra queste, è
possibile individuare:
 Variazione positive di capitale, tra le quali rientrano gli aumenti di capitale a pagamento
 Variazioni negative di capitale, tra le quali rientrano le riduzioni di capitale
Tali variazioni comportano una modifica dell’atto costitutivo, con relativo sostenimento delle spese
collegate.
Aumento reale di capitale proprio
L’aumento reale di capitale, con effettivo aumento del capitale proprio, è determinato da un accresciuto
fabbisogno di mezzi della proprietà, riconducibile a diverse cause, tra cui:
 Espansione aziendale
 Miglioramento del rapporto tra mezzi propri e di terzi
 Ricapitalizzazione dopo un periodo di crisi
 Sfruttamento di andamenti favorevoli del mercato finanziario
 Ammissione alla quotazione in Borsa
Le risorse possono essere apportare da vecchi soci o da soci divenuti tali per l’occasione. L’aumento di
capitale avviene offrendo nuove quote di partecipazione sociale ad un valore che, non necessariamente,
coincide con il valore nominale. Di norma, invece, accade che l’entità delle risorse apportate sia superiore al
valore nominale dell’aumento di capitale sociale, per l’applicazione di un sovraprezzo.
Il sovraprezzo viene incluso in un conto specifico, la “riserva sovrapprezzo azioni”. L’art. 2431 dispone la
non distribuzione del sovrapprezzo ai soci finchè la riserva legale non ha raggiunto un valore pari al 20% del
capitale sociale. L’art. 2439 prevede l’integrale immediato versamento del sovrapprezzo stesso. Per
effettuare un aumento di capitale sociale devono essere stati integralmente effettuati i conferimenti gia
sottoscritti.

Quando si procede a un aumento di capitale in momenti diversi dall’inizio dell’esercizio, i nuovi apporti non
dovrebbero partecipare alla distribuzione degli utili in modo paritario con i capitali già esistenti. Pertanto, al
momento della distribuzione degli utili, si dovrebbe procedere a un riparto dell’utile anche in base al tempo
di permanenza dei capitali all’interno dell’azienda. Per ovviare a questo problema, di solito, si preferisce far
gravare sui nuovi capitali un contributo commisurato alla presumibile entità del risultato economico
maturato fino a quel momento. Tale contributo aggiuntivo, acceso al conto “Conguaglio utili”, permette ai
nuovi capitali di partecipare alla distribuzione dei utili in maniera paritetica ai capitali già esistenti.
Diminuzione di capitale proprio per uscita di soci
L’uscita di soci dalla compagine aziendale si verifica per le aziende aventi forma giuridica di società in 3 casi:
1. Morte del socio
2. Recesso volontario
3. Esclusione
Per tali casi, il Codice civile dispone in maniera diversa a seconda della forma giuridica della società,
distinguendo società di persone da quelle di capitali.
Un elemento che accomuna le due tipologie di società riguarda il criterio di determinazione della quota di
liquidazione, la quale comprende non solo la parte di capitale sottoscritta, ma che il complessivo valore
della partecipazione.
Nella realtà accade sovente che, prima di liquidare la quota del socio uscente, gli altri soci preferiscono
rilevare la sua percentuale di proprietà o favorire l’entrata nella compagnia di un altro soggetto. In questi
modi la società non deve provvedere a ridurre l’entità del proprio patrimonio netto, ma l’operazione si
risolve in una transizione tra i soci medesimi. La facilità nella sostituzione dei soci è il meccanismo alla base
del funzionamento dei mercati borsistici.
Diminuzione di capitale proprio per esuberanza
L’altro caso di riduzione reale del capitale si verifica per l’accertata esuberanza di quest’ultimo rispetto alle
esigenze dell’attività aziendale. Questo caso è piuttosto raro, in quanto è difficile prevedere, a un dato
momento della vita aziendale, se le esigenze future renderanno ancora superflua la disponibilità di una
quantità di capitale non gravata da vincoli di restituzione e remunerazione. Sotto il profilo civilistico,
l’operazione costituisce una riduzione delle garanzie per i terzi e i creditori, stabilendo delle preventive
approvazioni delle deliberazioni in riduzioni di capitale da parte dei creditori.
Sotto il profilo fiscale, la riduzione di capitale è assimilabile alla distribuzione di utili, se effettuata in seguito
a un aumento gratuito di capitale mediante capitalizzazione delle riserve. Le modalità tecniche con le quali
è possibile procedere alla riduzione del capitale in esubero sono le seguenti:
1. Rimborso di azioni, con relativa fuoriuscita di risorse della gestione (il rimborso può essere
proporzionale oppure casuale, con estrazione a sorte del numero delle azioni da rimborsare)
2. Liberazione dei soci dall’obbligo di effettuare versamenti non ancora dovuti
3. Acquisto sul mercato di azioni proprie e conseguente annullamento delle stesse, con relativa
riduzione dell’ammontare del capitale sociale.

La determinazione delle imposte dirette a carico dell’azienda


Le società di persone vengono assoggettate a IRAP. Inoltre, i soci di queste devono dichiarare il reddito
Prodotto dalla società in proporzione alle quote possedute, che verrà tassato in base alla situazione
personale di ciascuno di essi con l’IRPEF. I redditi derivanti dall’esercizio di imprese in forma individuale
vengono assoggettati a IRAP. In capo al singolo titolare, in base alla sua posizione globale nei riguardi del
fisco, tali redditi vengono assoggettati all’IRPEF.
Le imposte da iscrivere nel CE come costo di periodo sono le imposte di competenza dell’esercizio, che
vanno calcolate come segue:
 L’IRAP sul valore della produzione netta
 L’IRES sul reddito netto complessivo, rettificato della variazione di carattere esclusivamente fiscale.
La determinazione dell’imponibile fiscale ai fini IRAP
L’IRAP è un0imposta reale proporzionale che colpisce la ricchezza reale aziendale.
Il presupposto generale dell’imposta è infatti, costituito dall’esercizio abituale di un’attività diretta alla
produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi. Per le società e gli enti, compresi gli
organi e le amministrazioni dello Stato costituisce, inoltre, presupposto d’imposta qualsiasi forma di attività
svolta da tali soggetti, anche di tipo non commerciale.
La base imponibile IRAP è costituita dal valore della produzione netta derivante dall’attività svolta nel
territorio della regione. Il valore della produzione netta si ottiene dalla differenza tra il valore della
produzione e i costi della produzione, ad esclusione delle perdite su crediti e delle spese per personale
dipendente. Non vanno considerate ai fini IRAP i componenti positivi e negativi di reddito che:
 Si collocano in aree del CE civilistico diverse dal valore della produzione A e dei costi della
produzione B
 Non sono in alcun modo afferenti e rilevanti per lo svolgimento dell’attività principale o accessoria
del contribuente
 Non sono classificabili in alcuna voce del CE.

La determinazione dell’imponibile fiscale ai fini IRES


L’IRES è un’imposta personale e proporzionale con aliquota al 24%, che colpisce il reddito conseguito in un
dato esercizio da società ed enti dotati di personalità giuridica, se residenti sul territorio nazionale, oppure
da società ed enti di ogni tipo, se non residenti sul territorio nazionale. La base imponibile ai fini IRES è
costituita dal reddito complessivo netto.

La rilevazione contabile delle imposte dirette: imposte pagate in acconto


Nel sistema tributario vigente, le imposte dirette vengono autoliquidate dal singolo contribuente con la
presentazione della dichiarazione dei redditi e con l’autotassazione. Il pagamento delle imposte relative a
un determinato periodo avviene nel corso del periodo successivo entro:
 Il 30 giugno per le persone fisiche e le società di persone
 La fine del sesto mese successivo alla chiusura del periodo d’imposta per le società di capitali.
La norma tributaria prevede che il contribuente versi un acconto calcolato sull’imposta lorda complessiva,
relativa al periodo precedente, al netto delle detrazioni, delle ritenute subite in acconto e dei crediti
d’imposta. L’acconto deve essere diviso in 2 rate:
1. La prima rata, pari al 40% dell’acconto totale, entro il termine previsto per il pagamento
dell’autotassazione a saldo
2. La seconda rata, pari al restante 60%, entro il 30 novembre per le persone fisiche e le società di
persone ed entro la fine dell’undicesimo mese dell’esercizio per le società di capitali.
Il versamento dell’acconto origina una posizione creditoria nei confronti dell’Erario, in quanto ancora non si
conosce l’entità dell’imposta di competenza del periodo. Nell’ipotesi di reddito imponibile negativo, gli
acconti versati possono essere chiesti a rimborso oppure il credito può essere rinviato a esercizi futuri. È
opportuno ricordare, inoltre, che il versamento dell’acconto, se dovuto, è obbligatorio e il mancato
versamento dà luogo all’applicazione di una sanzione amministrativa e degli interessi a favore dell’Erario.

La rilevazione contabile delle imposte dirette: le imposte di competenza


In sede di redazione del bilancio è necessario determinare le imposte di competenza a carico del periodo. Si
possono verificare tre differenti ipotesi:
1. L’imposta di competenza è superiore all’acconto versato
2. L’imposta di competenza è inferiore all’acconto versato
3. L’imposta di competenza è pari all’acconto versato
Prima ipotesi: IMPOSTA > ACCONTO
Quando il calcolo delle imposte dovute sul reddito imponibile del periodo presenta un debito di imposta
superiore a quanto versato in acconto, se il versamento dell’acconto è stato contabilizzato come credito
verso l’Erario, la registrazione al 31/12 può avvenire in due modi:
 Il debito verso l’Erario viene iscritto al netto del credito derivante dagli acconti versati e anche di
eventuali altri crediti d’imposta e di ritenute subite nell’esercizio
 Il debito verso l’Erario viene iscritto al lordo degli acconti, di eventuali altri crediti e delle eventuali
ritenute d’acconto subite, che verranno detratti al momento del pagamento del debito tributario.

Seconda ipotesi: IMPOSTA < ACCONTO


Se l’acconto è stato contabilizzato come credito nella registrazione al 31/12 è necessario rilevare il costo
relativo all’imposta di competenza, mentre la quota versata in eccedenza viene iscritta come credito verso
l’Erario, che potrà essere utilizzato a scomputo dei pagamenti successivi oppure chiesto a rimborso. Anche
in questo caso le modalità di registrazione sono due:
 Si procede allo storno dell’acconto versato e dei crediti o delle ritenute d’acconto subite, rilevando
la differenza rispetto all’imposta dovuta come credito verso l’Erario
 Si procede a rilevare il costo di competenza dell’esercizio e il debito verso l’Erario al lordo
dell’acconto, dei crediti e delle ritenute d’acconto subite, che verranno stornati nel periodo
successivo.
Terza ipotesi: IMPOSTA = ACCONTO
Se l’imposta di competenza è uguale all’acconto versato in sede di rilevazione, è possibile stornare in toto
l’acconto versato oppure rilevare il debito d’imposta, per poi compensarlo con l’acconto nel periodo
successivo al momento della redazione della dichiarazione dei redditi.
La rilevazione contabile delle imposte dirette: pagamento dell’imposta a saldo
Entro i termini previsti dalla norma fiscale, i contribuenti devono versare il saldo dell’imposta dovuta per
l’anno precedente scomputando gli acconti versati, gli eventuali crediti d’imposta e le ritenute d’imposta
subite a titolo di acconto. Al momento del pagamento si procede allo storno del debito tributario rilevato in
sede di determinazione del risultato di periodo a fine esercizio. Il debito può essere iscritto in contabilità al
netto dei crediti e delle ritenute subite.

Nell’ipotesi in cui la posizione a credito verso l’Erario super il debito d’imposta, l’eccedenza derivante dalla
dichiarazione può essere chiesta a rimborso oppure riportata come credito da utilizzare per compensare, a
scomputo, i versamenti del periodo d’imposta successivo. Il credito può essere portato in diminuzione dagli
acconti o dalle imposte dovute per la successiva dichiarazione dei redditi.
L’effetto imposte: le differenze permanenti e temporanee
Le differenze permanenti si generano quando:
 Un componente negativo del risultato d’esercizio non viene riconosciuto come tale nella
determinazione dell’imponibile
 Un componente positivo del risultato d’esercizio non è soggetto a imposte
 Quando si hanno agevolazioni o limitazioni temporali per poste specifiche
Tali differenze vengono definite permanenti in quanto non recuperabili negli esercizi futuri. Il loro effetto si
limita alla determinazione delle imposte del periodo e non si hanno conseguenze dirette né sul bilancio né
sulle dichiarazioni dei redditi degli esercizi successivi.
Le differenze temporanee si generano nei componenti positivi o negativi del risultato d’esercizio che
partecipano alla determinazione del reddito imponibile in misura e in esercizi diversi da quello della loro
rilevazione ai fini civilistici. Quindi queste non generano interferenze fiscali sul bilancio d’esercizio, in
quanto delle stesse si deve tenere conto solo in sede di dichiarazione dei redditi.
L’effetto imposte: le imposte differite
Il problema delle imposte differite si ha quando la normativa consente una temporanea riduzione del carico
tributario per la possibilità di “spesare” in misura maggiore un componente negativo del risultato di
periodo o per ridurre un componente positivo, spostando la tassazione agli esercizi futuri. Il differimento
della tassazione si genera quando:
1. I componenti positivi del risultato di periodo iscritti, in base alla competenza, nel CE vengono tassati
in esercizi successivi
2. I componenti negativi di reddito sono fisicamente deducibili in periodi antecedenti a quelli in cui
saranno iscritti nel CE, secondo il principio di competenza economica.
In entrambi le ipotesi, le imposte differite devono essere rilevate come componente negativo del risultato
del periodo, sotto la voce 20) del CE. “Imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate”. In
contropartita, esse vengono, inoltre, accantonate in un’apposita voce dello SP, nello specifico la voce
“B) Fondi per rischi e oneri – 2)per imposte, anche differite”. Gli importi accantonati saranno poi utilizzati
negli esercizi successivi, quando si avrà l’effettiva tassazione dei componenti di reddito rinviati. La
rilevazione delle imposte differite, oltre che dal Codice civile viene regolata sia dall’OIC 25 che dallo IAS 12.
L’effetto delle imposte: le imposte anticipate
Il pagamento di imposte anticipate ricorre: in presenza di componenti negativi di reddito deducibili ai fini
fiscali in esercizi successivi a quello in cui vengono imputati a CE; in presenza di componenti positivi di
reddito tassabili in esercizi precedenti a quello in cui vengono imputati a CE. Il legislatore ritiene che le
“Imposte anticipate” vadano inserite alla voce c)-II-5 ter. L’eventuale rilevazione delle imposte anticipate,
inoltre, comporta la riduzione della voce 20) del CE.

La registrazione contabile delle imposte


La contropartita delle imposte è, a seconda che si tratti di imposte anticipate o differite, un credito od un
fondo:
 Le imposte anticipate, rappresentano imposte pagate anticipatamente e che verranno recuperate
negli esercizi successivi, la cui contropartita è rappresentata da un credito
 Le imposte differite rappresentano imposte che verranno pagate negli esercizi successivi, la cui
contropartita è rappresentata da un fondo.
Le immobilizzazioni immateriali
Tratti comuni delle immobilizzazioni immateriali secondo l’OIC 24:
 Assenza di tangibilità
 Utilità pluriennale, intesa come beneficio economico in termini di maggiori ricavi o minori costi
rispetto a quelli che si verificherebbero nel caso di assenza di tali beni
Sono iscrivibili nell’attivo patrimoniale elementi che soddisfano le condizioni descritte, e in particolare, la
condizione della attendibile misurazione del costo (è escluso l’acquisto a titolo gratuito)

I beni immateriali sono iscritti nell’attivo patrimoniale solo se il costo sostenuto per la loro acquisizione è
stimabile con sufficiente attendibilità e se sono individualmente identificabili. I beni immateriali
rappresentano diritti giuridicamente tutelati.
Gli oneri pluriennali invece consistono in costi riferiti ad elementi aventi utilità pluriennale come i costi di
impianto e ampliamento, i costi di sviluppo e gli altri oneri pluriennali. Rappresenta invece categoria
autonoma l’avviamento e i costi per lo sviluppo non ancora ultimato.
Gli oneri pluriennali generalmente hanno caratteristiche più difficilmente delimitabili con riferimento alla
loro utilità futura, rispetto ai beni immateriali. Per tale motivo il codice civile, all’art.2426, e l’OIC 24
prevedono specifiche cautele in relazione alla loro capitalizzazione:
 Iscrizione subordinata al consenso del collegio sindacale
 Ammortamento max di cinque anni
 Distribuibilità utili in presenza di valori non ancora ammortizzati solo se esistono riserve disponibili
a copertura del costo residuo.
 Facoltà e non obbligo di iscrizione
Aspetti generali di valutazione- il valore originario
Le immobilizzazioni che rispondono ai requisiti descritti devono essere inizialmente registrate al costo
sostenuto per la loro acquisizione. A seconda delle modalità di acquisizione la nozione di costo varierà nel
senso che:
 Qualora le immobilizzazioni immateriali derivino da operazioni di acquisizione esterna, si tratta di
calcolare il costo di acquisto comprensivo di tutti gli oneri accessori
 Nel caso di produzione interna, si tratta di includere tutti i costi diretti e la quota ragionevolmente
imputabile di costi indiretti.

Gli ammortamenti
Il codice civile stabilisce che le immobilizzazioni la cui utilizzazione è limitata nel tempo devono essere
sistematicamente ammortizzate in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione.
L’ammortamento consiste nella ripartizione del costo nei vari esercizi ai quali l’immobilizzazione offre un
contributo ai processi produttivi. Il codice dice che l’ammortamento deve essere sistematico, cioè compiuto
in ogni esercizio sulla base di un piano e questo programma deve essere rivisto periodicamente, per
verificare che non siano intervenuto cambiamenti tali da richiedere una modifica delle stime effettuate
nella determinazione della residua possibilità di utilizzazione. Il processo che prende inizio dal momento in
cui l’immobilizzazione è disponibile per l’uso presuppone la definizione di 3 elementi:
1. Il valore da ammortizzare: differenza tra costo originario e valore residuo al termine della vita utile
del bene (valore residuo generalmente considerato nullo)
2. La vita utile, basata sulle prospettive temporali di utilizzo dell’elemento considerato
3. Il criterio di ripartizione del valore

Le rivalutazioni
L’OIC 24 consente la possibilità di compiere rivalutazioni del cespite solo se ciò è permesso da leggi speciali
o nei limiti da queste stabiliti. Si distinguono:
a) Rivalutazione monetarie
b) Rivalutazioni economiche
In ogni caso, quand’anche leggi speciali lo consentissero, le rivalutazioni non possono determinare ricavi da
inviare a CE, ma possono comportare solo aumenti di speciali riserve del netto che confluiscono nella voce
A del passivo.
Le svalutazioni per perdita durevole e le rivalutazioni di rispristino
Il codice civile prescrive all’art. 2426 che le immobilizzazioni devono essere svalutate in caso di perdita
durevole emergente alla data di chiusura dell’esercizio. La svalutazione per perdita durevole consegue alla
presa d’atto che parte del valore contabile del bene non sarà recuperabile tramite futuri ricavi,
quantomeno per un periodo durevole. Il processo di svalutazione si fonda quindi sul concetto di valore
recuperabile, inteso come limite massimo al quale un’attività può essere iscritta in bilancio. L’OIC 24
specifica che fin dalla rilevazione iniziale il valore contabile dell’immobilizzazione immateriale non possa
superare il suo valore recuperabile. Il valore recuperabile è il maggiore tra il fair value al netto dei costi di
vendita derivante da un eventuale alienazione ed il suo valore d’uso, determinato come il valore attuale dei
flussi di cassa generati dall’impiego del bene entro la combinazione produttiva. In caso contrario si dovrà
svalutare fino a portare il valore contabile = al valore recuperabile. Il principio OIC 9 che tratta
specificamente le svalutazioni delle immobilizzazioni per perdite durevoli. Secondo questo principio il
valore al quale l’immobilizzazione è iscritta in contabilità non può superare il valore recuperabile. Il valore
recuperabile consiste nel maggiore tra il valore d’uso e il suo fair value al netto dei costi di vendita.
Il fair value al netto dei costi di vendita è il presso di vendita di un’attività in una transizione ordinaria tra
operatori di mercato alla data di valutazione dal quale sono sottratti i costi stimati necessari per la vendita.
La sua migliore evidenza è il prezzo pattuito in un accordo vincolante di vendita stabilito in una libera
transizione o il prezzo di mercato in un mercato attivo. Se non esiste un accordo vincolante di vendita né
alcun mercato attivo per un’attività, tale valore è determinato in base alle migliori informazioni disponibili
tra le quali, in primis, i prezzi scambiati in recenti transizioni per attività similari effettuate all’interno dello
stesso settore industriale.
Il valore d’uso è definito come il valore attuale dei flussi di cassa attesi durante la vita utile dall’impiego
della risorsa nei processi produttivi interni. Se il valore contabile è > al valore recuperabile l’azienda dovrà
svalutare l’immobilizzazione con relativo addebito a CE (voce B.10.), mentre il fondo svalutazione sarà
collocato in SP a diretta detrazione della voce a cui si riferisce. La svalutazione implica negli esercizi
successivi la riduzione del valore sul quale calcolare gli ammortamenti.

L’OIC 9 prevede che la società valuta a ogni data di riferimento del bilancio se esiste un indicatore che
un’immobilizzazione possa aver subito una riduzione di valore. Gli indizi di perdita durevole di valore,
secondo l’OIC 9, consistono nelle seguenti circostanza:
a) Eventi relativi alla singola immobilizzazione
b) Eventi relativi alla azienda nel suo complesso o al mercato
Il calcolo del valore d’uso
Il valore d’uso è determinato come valore attuale dei flussi finanziari futuri che si prevede abbiano origine
da un’attività. Cioè presuppone che siano individuati i flussi di cassa e il tasso di attualizzazione. Ai fini del
calcolo del valore d’uso è necessario:
 Stimare i flussi finanziari futuri in entrata e in uscita che deriveranno dall’uso continuativo
dell’attività e dalla sua dismissione finale
 Applicare a tali flussi finanziari il tasso di attualizzazione appropriato; tale saggio è determinato
sommando il tasso che riflette il valore temporale del denaro e il tasso che riflette i rischi specifici
dell’attività aziendale

Il calcolo del valore d’uso e le CGU


Se non è possibile stimare il valore recuperabile della singola immobilizzazione, la società determina il
valore recuperabile dell’unità generatrice di flussi di cassa alla quale l’immobilizzazione appartiene.
Se si usano le CGU e dal calcolo emerge che il valore recuperabile sia inferiore al valore contabile si deve
svalutare. In tal caso, la perdita durevole di valore rilevata su una CGU deve essere imputata a riduzione del
valore contabile delle attività che fanno parte dell’unità attribuendola, in primo luogo, al valore
dell’eventuale avviamento allocato sulla CGU. Se dopo l’imputazione all’avviamento resta una quota della
svalutazione non allocata, si deve attribuire proporzionalmente alle altre attività, sulla base del loro valore
contabile.

Rivalutazione di ripristino
Una volta compiuta la svalutazione, se le cause che l’avevano determinata non sussistono più, il codice
civile art. 2426, stabilisce che si deve stanziare una rivalutazione a CE. Questo caso è conosciuto con il
termine di “rivalutazione di ripristino”, in quanto serve per riportare il valore dell’immobilizzazione fino al
massimo del costo residuo prima della svalutazione. La rivalutazione di ripristino sarà collocata nella voce
A.5.

I costi di impianto e di ampliamento


L’OIC 24 ritiene inseribili in tale classe costi che siano non ricorrenti ma che riguardano ben precisi momenti
della gestione:
 Costi pre-operativi sia di tipo legale, sia operativi
 Costi relativi ad ampliamenti successivi
 Costi dovuti alle perdite per la somma a regime degli impianti
 Costi per addestramento e formazione del personale
I costi di impianto ed ampliamento andranno ammortizzati entro 5 anni

Costi di sviluppo
Bisogna fare una distinzione tra sviluppo e ricerca.
Per sviluppo l’OIC 24 intende la fase che consiste “nell’applicazione dei risultati di ricerca o di altre
conoscenze possedute o acquisite in un piano o in un progetto per la produzione di materiali, dispositivi,
processi, sistemi o servizi, nuovi o sostanzialmente migliorati, prima dell’inizio della produzione
commerciale o dell’utilizzazione”
I costi di ricerca di nessun tipo non possono più essere capitalizzati. Tale regola trae ragione che nella fase
di ricerca non sono dimostrabili i benefici futuri derivanti dallo sfruttamento delle conoscenze. I costi
relativi alla fase di sviluppo, al contrario, possono essere capitalizzati al verificarsi delle seguenti condizioni:
 Devono essere relativi ad un prodotto o processo chiaramente definito, identificabile e misurabile
 Devono essere riferibili ad un progetto realizzabile, cioè tecnicamente fattibile, per il quale la
società possieda o possa disporre delle risorse necessarie
 Devono essere recuperabili, cioè la società deve avere prospettive di reddito in modo che i ricavi
che prevede di realizzare dal progetto siano almeno sufficienti a coprire i costi sostenuti per lo
studio dello stesso
I costi di sviluppo capitalizzabili nell’attivo patrimoniale sono:
a) Stipendi, salari e altri costi relativi al personale impiegato nell’attività di sviluppo
b) Costi materiali e servizi impiegati
c) Ammortamento di immobili, impianti e macchinari, nella misura in cui tali beni sono impiegati
nell’attività di sviluppo
d) Costi indiretti, diversi dai costi e dalle spese generali ed amministrativi, relativi all’attività di
sviluppo
e) Altri costi nella misura in cui tali beni sono impiegati nell’attività di sviluppo.
L’ammortamento dei costi capitalizzati deve iniziare dal momento in cui la risorsa è utilizzabile nei processi
produttivi, il che si traduce dal momento in cui avviene la incorporazione nei prodotti dei risultati
dell’attività di sviluppo. L’ammortamento avviene secondo la vita utile, ove stimabile, altrimenti è posto il
limite convenzionale dei 5 anni.
Diritti di brevetto e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno
L’iscrivibilità di tali beni è subordinata a:
 Titolarità di un diritto esclusivo di sfruttamento
 Recuperabilità dei costi di iscrizione tramite benefici economici
 Misurabilità del costo sostenuto
Benefici economici: dimostrati nei budget. Costo iniziale:
 Acquisto esterno: costo diretto + oneri accessori
 Licenza: iscrivibilità in S.P. solo se pagata “una tantum”
 Acquisto a titolo originario: come costi di sviluppo
Vita massima: durata riconosciuta dalla legge.
Concessioni
Le concessioni iscrivibili sono quelle derivanti dalla pubblica amministrazione per sfruttare in esclusiva beni
di proprietà degli enti concedenti o esercitare attività proprie degli enti concedenti. Lo SP sarà interessato
qualora tali diritti abbiano comportano il sostenimento di costi una tantum, dovuti alla pubblica
amministrazione concedente o altro soggetto che intenda trasferire la propria concessione a titolo oneroso.

Licenze
Le licenze possono derivare da provvedimenti della pubblica amministrazione o da accordi con soggetti
privati. Inclusione dell’immobilizzazione nella classe che accoglie il diritto principale.
Marchi
L’OIC 24 consente la capitalizzazione dei marchi:
 Sviluppati internamente
 Acquisiti da fornitore esterno
Nel caso di produzione interna l’OIC richiama l’attenzione sulla necessaria distinzione tra i costi sostenuti
specificamente per lo sviluppo dei marchi e quelli relativi ai progetti di ricerca, all’avviamento della
produzione o alle campagne promozionali che non possono essere capitalizzati. L’ammortamento avviene
in relazione al periodo di produzione e commercializzazione in esclusiva dei prodotti a cui il marchio si
riferisce.
Know-how
Se l’azienda acquisisce da terzi soggetti segreti industriali relativi a tecnologie non brevettate, il costo
sostenuto potrà essere capitalizzato ed iscritto nell’attivo patrimoniale. L’iscrizione nell’attivo sarà
subordinata al riscontro dei requisiti generali di capitalizzazione. Sono iscrivibili anche i costi per know-how
sviluppato internamente se tutelato giuridicamente.
Avviamento
L’OIC 24 definisce l’avviamento come la parte di corrispettivo per l’acquisizione di un’azienda riconosciuta a
titolo oneroso, non attribuibile ai singoli elementi patrimoniali acquisti di un’azienda ma piuttosto
riconducibile al suo valore intrinseco che in generale può essere posto in relazione a motivazioni, quali:
 Il miglioramento del posizionamento dell’impresa sul mercato
 L’extra reddito generato da prodotti innovativi o di ampia richiesta
 La creazione di valore attraverso sinergie produttive o commerciali
L’avviamento si caratterizza quindi per:
 Essere costituito da costi a utilità differita nel tempo
 Essere incluso nel corrispettivo pagato per l’acquisto dell’azienda
 Non essere scindibile dal complesso aziendale acquisito
Il primo accertamento per l’iscrizione nell’attivo patrimoniale dell’avviamento consiste nel valutare se la
differenza tra costo sostenuto e valore corrente dei beni e degli altri elementi patrimoniali acquisiti sia
dovuta ad un beneficio economico futuro.
Il valore dell’avviamento si determina per differenza tra prezzo complessivo sostenuto per l’acquisizione
dell’azienda o del ramo d’azienda ed il valore corrente attribuito agli elementi patrimoniali attivi e passivi
che vengono trasferiti. Una volta capitalizzato, l’avviamento dovrà essere ammortizzato lungo la vita utile.
Nei casi in cui essa non sia determinabile, il codice civile stabilisce il limite temporale di 10 anni.
Altre immobilizzazioni immateriali
Nella voce residuale possono essere compresi:
 Costi per migliorie e spese incrementative su beni di terzi (beni in locazione, usufrutto, godimento)
 Costi di software che deriva da uno sviluppo interno non tutelato da specifica protezione giuridica.

Le immobilizzazioni materiali

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