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Capitolo 6- LE DOTAZIONI FATTORIALI

La crescita locale e le teorie del commercio interregionale concepiscono l’offerta come motore di sviluppo e
la dotazione fattoriale come fonte della competitività territoriale. (lungo periodo) Le teorie che si
concentrano sulla dotazione fattoriale sono due:
1. Teoria della mobilità dei fattori produttivi, riferendosi alla crescita relativa; 2.
Teoria del commercio interregionale, fa riferimento ad un vantaggio comparato.
In base a queste teorie, la crescita è intesa come benessere individuale raggiunto: con incrementi nella
produttività fattoriale (salari e redditi pro-capite), o con processi di specializzazione che favoriscono il
commercio interregionale (vantaggi nell’acquisto di beni offerti sul mercato esterno a prezzi convenienti).
Ci confrontiamo, ancora una volta, con approcci di crescita regionale con spazio uniforme-astratto. Economie
identiche Nei modelli neoclassici ipotizza mobilità perfetta dei fattori interregionali e immobilità dei beni nella
regione. Lo sviluppo dipende dal progresso tecnologico e dalla crescita dei fattori produttivi.
Nei modelli di commercio interregionale, ipotizza l’immobilità intraregionale dei fattori e la mobilità
interregionale dei beni.

BORTS E STEIN: MODELLO A UN SETTORE PRODUTTIVO (modello di crescita neoclassico)


Ipotesi essenziali: perfetta concorrenza nel mercato dei beni e fattori produttivi, piena occupazione,
perfetta mobilità dei fattori produttivi tra regioni a costo nullo con totale immobilità dei beni prodotti. Lo
sviluppo economico dipende dal progresso tecnico, ovvero dalla crescita dei fattori
produttivi e dalla funzione cobb-douglas a 𝑌 = 𝐹( 𝐾 , 𝐿 ) rendimenti costanti. in cui F= progresso
𝛼 1−𝛼

tecnologico
 La possibilità che il reddito (Y) cresca nel tempo dipende dalla crescita di F(K,L); e la crescita di K e L
dipende dalla crescita del progresso tecnologico e del rapporto K/Y
In assenza di progresso tecnico, la produttività del lavoro può crescere soltanto se la crescita del capitale
eccede quella del lavoro. Lo stato stazionario(equilibrio) è garantito solo se il tasso di crescita di K=L.
Secondo i neoclassici, la crescita è una questione di allocazione ottimale delle risorse interregionali che
favorisce processi di benessere e sviluppo. Nell’ipotesi dell’esistenza di due regαioni, un nord ricco (K alto)
e un sud povero (L alto). L’allocazione ottimale delle risorse prevede che i fattori produttivi si mobilitano
laddove è più elevata la loro produttività, attratti da più elevata remunerazione. Migra K dall’area ricca a
quella povera ed L migra dal sud al nord. Questo processo si arresta quando le regioni hanno la stessa
produttività di fattori, le
𝑠𝑌
stesse
𝑲= + 𝜇(𝑖𝑟 − 𝑖𝑚)
remunerazioni e la stessa
dotazione fattoriale (Y in
piena occupazione). 

L= 𝑛 + 𝜆( 𝑊𝑟 − 𝑊𝑚) Ambire con l’obiettivo di perseguire la crescita


cui K
𝐾
dipende dal risparmio interno che può finanziare l’investimento, e dal differenziale di remunerazione

dell’area (ir) rispetto al resto del mondo


in cui L dipende dalla popolazione e dal differenziale di remunerazione salariale tra regione e resto del mondo
MODELLO A DUE FATTORI: introduce ipotesi più realistiche
I flussi di capitale (K) si muovono anche verso aree con remunerazione salariale più elevate.
Medesime ipotesi di prima ma rese più realistiche dalla presenza di due settori produttivi per regione.
Il modello mostra la variazione dei tassi di crescita delle due regioni, qualora si ipotizza uno shock esogeno.
La domanda esterna aumenta, aumenta il prezzo incidendo positivamente sulla PML dei fattori regionali:
 il settore agricolo registra un aumento del capitale e del lavoro.
La crescita della produzione è un’allocazione delle risorse più efficienti verso il settore manifatturiero a
maggior produttività. Entrambi i fattori aumentano  crescendo però ad una velocità diversa TORRENS-
RICARDO: IMMOBILITA’ DEI FATTORI, SPECIALIZZAZIONE E VANTAGGIO COMPARATO
Il modello afferma che regioni e nazioni scambiano tra di loro i beni, garantendo che il bene è prodotto a tal
punto che lo scambio non faccia insorgere delle perdite. Determinando la specializzazione in quel settore,
da parte della regione o nazione, di produrre quel bene utilizzando il fattore più elevato posseduto così da
produrre a costi minimi. Ciò accade sulla base di un vantaggio comparato (costo opportunità):
scambiare le produzioni in eccesso. Il risultato è che le regioni (forti o deboli) sono in grado,
indipendentemente dalla loro reale capacità produttiva, di ottenere sempre un ruolo nel mercato.

HECKSCHER-OHLIN: DOTAZIONI FATTORIALI


Il modello si forma sulla base dell’immobilità dei fattori produttivi in cui alle regioni converrà specializzarsi
nelle produzioni che utilizzano il fattore produttivo elevato generando costi inferiori. Nelle regioni vige il
vantaggio assoluto (fattori immobili), nel mercato nazionale e internazionale il vantaggio comparato
(fattori mobili). Il nord si specializza nell’acciaio (K alto), mentre il sud si specializza nel grano (L alto). Si
assiste ad un processo di aggiustamento e riallocazione dei fattori produttivi.
 Il modello non concepisce il progresso tecnologico, quindi, non è in grado di definire un processo di
crescita regionale.
Ipotesi di un’economia chiusa (autarchia): non scambio con l’estero Pa
prezzi dei paesi in autarchia; mentre Pw sono prezzi internazionali su
mercati internazionali.
Da 0-Qb= quantità prodotta, da Qb-Qc= quantità importata
A lungo andare la mia azienda fallisce a causa dei costi troppo elevati per
l’acquisto di beni per la produzione finale.

Lo stato cerca una soluzione intermedia che permetta di non ritornare in


autarchia: UNIONE DOGANALE, permettendoci di recuperare parte della
produzione in DAE si crea vantaggio comparato
Esso mi permette di acquistare a prezzi intermedi per cercare di garantire un
vantaggio comparato. 0-Qb quantità prodotta; Qd-Qe acquisto dal competitor
intermedio; Qe-Qc acquisto internazionale.

Capitolo 7- SVILUPPO LOCALE ESOGENO E SPAZIO DIVERSIFICATO RELAZIONALE


Concezione di spazio diversificato-relazionale (complessa), basata sulle relazioni economiche e sociali che si
instaurano in un territorio. Concependo una distribuzione spaziale disomogenea delle attività, fattori
produttivi, domanda e della struttura settoriale, evidenziando nuove relazioni territoriali.
Questa concezione si ispira all’economie di agglomerazione considerandole la fonte del processo di
sviluppo locale. La crescita regionale abbandona il breve periodo, assume concezione di lungo periodo
identificando elementi tangibili e intangibili del contesto locale, definendone la competitività nel L.P. Le
teorie ricercano elementi che garantiscono processi produttivi a costi e a prezzi meno elevati, tali elementi
sono identificati: esogeni al contesto locale (nascono fuori l’area e trasferiti in loco casualmente o
attraverso precise politiche) ed endogeni, che si sviluppano nell’area stessa.

PERROUX: POLI DI SVILUPPO SPAZIO DIVERSIFICATO-RELAZIONALE, INTERDIPENDENZA SETTORIALE


Lo sviluppo non si verifica ovunque e simultaneamente: si manifesta in alcuni punti o poli di sviluppo con
intensità variabile, e si diffonde per vari canali con effetti finali variabili. Concepisce una crescita selettiva in
alcuni punti dello spazio, nei quali è presente un elemento propulsivo: INDUSTRIA MOTRICE che mette in
moto il processo produttivo. Chiamata così per la sua capacità di forzare la crescita, così che possa
influenzare e trainare le imprese prossime al fallimento.
L’innovazione tecnologica creata dall’impresa motrice riduce i prezzi del bene, la domanda aumenta
innescando processi di sviluppo polarizzato attraverso una serie di effetti positivi:
 Effetto moltiplicativo keynesiano sul reddito (orizzontale) e Leontiev (verticale)
 Effetto di accelerazione degli investimenti
 Effetto di polarizzazione: l’impresa motrice attrae imprese verso localizzazioni prossime
all'impresa chiave con l'obiettivo di minimizzare i casti di trasporto, sfruttare infrastrutture di
capitale fisso sociale attivati dal polo, portando vantaggio a tutti.
Lo sviluppo è generato dal dinamismo di un'impresa e dai suoi legami con altre imprese, e il processo
cumulativo di crescita è il risultato di reazioni comportamentali razionali dei diversi soggetti coinvolti
nell'attività dell'impresa dominante. Migliori infrastrutture rappresentano un fattore determinante di
localizzazione di nuove imprese e fonte di competitività per le imprese già esistenti.

BOUDEVILLE: POLI DI SVILUPPO DEFINENDO I CONFINI GEOGRAFICI


Riprende la teoria di Perroux enfatizzando all’interno della teoria dei poli di sviluppo l’elemento
geografico. Lo spazio assume un ruolo attivo, poiché influenza il sentiero di sviluppo delle attività, non
più considerate omogeneamente distribuite sul territorio. Identifica tre localizzazioni geografiche ed
effetti positivi:
1. Localizzazione geograficamente clusterizzata (specifica) dell'impresa motrice e delle imprese a
essa collegate;
2. Localizzazione urbana dell'impresa motrice, dove le relazioni input-output che generano
sviluppo si attivano nella stessa area urbana;
3. Ricaduta locale degli effetti positivi dell'impresa dominante, si ha sviluppo quando gli effetti
positivi della presenza di un'impresa motrice, rimangono all'interno dell'area stessa.
L’elemento fondamentale del processo di sviluppo è la concentrazione spaziale delle attività produttive sul
territorio che determina l’effetto positivo della presenza dell’impresa motrice. Grazie alla presenza di
elementi quali la specializzazione di un prodotto che mi porta a localizzarmi proprio lì.
CRITICITA’: insistere nei processi di sviluppo tenendo conto che quel territorio possa recepire tale sviluppo
positivamente o negativamente; una mancata interpretazione delle regioni della presenza d’impresa
motrice nell’area, assunta esogenamente (non distinguibili effetti di polo naturali o pianificati).
 Nel breve periodo la localizzazione di una grande impresa genera prima un effetto spiazzamento di
attività produttive locali, con un sensibile effetto negativo sull’occupazione. Effetti positivi tendono
a generarsi nel lungo periodo, una volta instaurato legami tra industria motrice ed attività locali. In
seguito, sopraggiungerà un effetto negativo qualora l’economia locale si riorganizza intorno alla
grande impresa (effetti netti).

IMPRESE MULTINAZIONALI: ricopre il ruolo dell’impresa dominante, con


l’obiettivo di massimizzare i profitti, localizzandosi dove i costi di produzione
sono minori grazie alla presenza di risorse naturali e materie prime, e localizzano
le attività ad alta intensità di lavoro non qualificato nelle aree a basso costo di mano d’opera. Le aree deboli
attraggono attività ad alta intensità di aree a minor valore aggiunto. Le aree avanzate possono specializzarsi
in funzioni manageriali a maggior valore aggiunto.
 Le multinazionali ragionano come noi, ovvero in modo soggettivo in base a quanto mi convenga.

HAGERSTRAND: DIFFUSIONE SPAZIALE INNOVAZIONE (DISTANZA GEOGRAFICO) christaller


L’innovazione si diffonde in tempi e modi diversi nelle diverse aree, presso tutti gli attori economici e
territori. Individua un percorso a quattro fasi in cui l’innovazione si sviluppa:
Adozione: l’innovazione si diffonde lungo la gerarchia urbana; Diffusione: verso la periferia;
Condensazione: l’innovazione aumenta più lentamente; Saturazione: l’innovazione è stata accettata.

ADOZIONE DI INNOVAZIONE
In T1 l’azienda non ha adottato innovazione (decrescente) ed un’alta probabilità di irreversibilità, in T2 i
costi sono superiori ai ricavi! Quindi il solo aumento delle infrastrutture non è sufficiente ad innescare un
processo di sviluppo.
Capitolo 8- COMPETITIVITA’ TERRITORIALE E SVILUPPO ENDOGENO
Lo spazio è percepito come: risorsa economica e fattore produttivo autonomo, generatore di vantaggi
statici e dinamici, fattore generatore di rendimenti crescenti nella forma di economie di agglomerazione. Lo
sviluppo regionale dipende dall’efficienza di un’organizzazione concentrata della produzione, piuttosto
che, da risorse economiche aggiuntive o da una loro più efficiente allocazione spaziale.
 Spazio Diversificato: distinguere la distribuzione disomogenea delle attività economiche;
 Spazio Razionale: ruolo strategico delle relazioni economiche e sociali a supporto di funzionamento
più efficace dei meccanismi di mercato, produzione e sedimentazione di conoscenze.
Sviluppo Endogeno: un'organizzazione concentrata sul territorio, che sviluppa un sistema socioeconomico e
culturale a supporto del successo dell'economia locale: capacità imprenditoriale, relazionale e risorse
produttive locali.

MARSHALL: DISTRETTO INDUSTRIALE


Determinato dall’agglomerazione di numerosi piccoli e medi produttori che si concentrano su un territorio,
ciascuna delle quali è specializzata in una o poche fasi del processo produttivo di uno stesso settore.
L'organizzazione economico-produttiva del distretto, basa le sue radici in un sistema sociale e culturale di
valori comuni che penetra e struttura il funzionamento del mercato.
Un territorio può definirsi distretto industriale quando:
 prossimità spaziale, vicinanza geografica tra imprese;
 prossimità sociale, presenza di un sistema di istituzioni, codici e regole condivisi dall'intera
comunità che intervengono e agiscono sul modo di funzionamento del mercato;  concentrazioni di
PMI, caratterizzate da flessibilità produttiva e adeguamento al mercato;  marcata specializzazione
industriale dell'intera area, presenti le fasi della filiera produttiva. Le economie di agglomerazione o
economie di distretti sono definite come vantaggi dovuti da imprese che si localizzano in un’area di
elevata densità imprenditoriale. Le imprese si “agglomerano” in un’area produttiva, creando un sistema
di “rete” imprenditoriale. Manifestandosi come:  Riduzione dei costi di produzione e
transazione;
 Aumenta l’efficienza dei fattori produttivi e dinamica.
Tali economie di distretto sono generate e rafforzate da legami fra aspetti economici, territoriali e sociali.
Ma anche dall’integrazione di forme di cooperazione e di concorrenza
Lo sviluppo economico scaturisce da uno sviluppo equilibrato delle singole città, vista come un “cluster”
spaziale di attività produttive e residenziali. La città genera economie dinamiche, riducendone l’incertezza
grazie alla creazione di processi di apprendimento collettivo a vantaggio degli operatori locali. Importante è
l’aspetto di coesione sociale e di sostenibilità dello sviluppo. Come affermava anche Alonso.

Capitolo 9- FONTI ENDOGENE DELLA COMPETITIVITA’: INNOVAZIONE E PROSSIMITA’


Lo spazio è un generatore di vantaggi di efficienza statica e dinamica: scambio di informazioni e servizi
avanzati, manodopera qualificata e specializzata. Le aree a forte concentrazione di attività economiche e/o
di capitale relazionale facilitano e incentivano attività innovative delle imprese in esse localizzate. Le
determinanti endogene dell’innovazione vengono evidenziate come vantaggi localizzativi dinamici e
rendimenti crescenti di scala alla produzione, derivanti da:
 Prossimità spaziale: vicinanza geografica tra imprese che facilita gli scambi
 Prossimità relazionale: la capacità di interazione e cooperazione tra gli agenti economici
 Prossimità istituzionale: regole e norme di comportamento codificate
 Prossimità cognitiva: una base di conoscenza che garantisce la reciproca comprensione tra soggetti,
caratterizzati da conoscenza tra loro complementari.

SPILLOVERS: CONOSCENZA E PROSSIMITA’ GEOGRAFICA


Ovvero la concentrazione delle attività innovative che genera interazione dinamica tra cliente e fornitore,
con una sinergia tra unità di ricerca e produzione locale, il tutto svolto all’interno di aree metropolitane a
forte specializzazione, con risultato di facile scambio di informazioni e trasmissione di conoscenza tacita
resa possibile da incontri face to face.
Effetti benefici dell'attività di ricerca e sviluppo di un'impresa fuoriescono dall'ambiente in cui sono
generati, diffondendosi altrove a vantaggio di attività innovativa degli altri soggetti. (Effetto Spillovers)

MILIEU INNOVATEUR: AMBIENTE INNOVATIVO CON PROSSIMITA’ RELAZIONALE


Interpreta i fenomeni di sviluppo spaziale come effetto dei processi innovativi e delle sinergie che si
manifestano su aree territoriali limitate. Quindi, l’elemento che determina e influenza la capacità
innovativa ed il successo economico di specifiche aree locali è dato dalle relazioni economiche e sociali.
 Relazioni informali: cliente e fornitore o attori pubblici e privati. Collante che costituisce il milieu;
 Relazioni formali: accordi di cooperazione trans-territoriali tra imprese o tra attori collettivi, nel
campo dello sviluppo tecnologico o specializzazione su lavoro.
Il “capitale relazionale”, inteso come l’insieme di relazioni territorializzate fra i soggetti che operano in
condizioni di prossimità geografica e sociale, è fonte di condizioni di vantaggio dinamico per le imprese:
 Processi di apprendimento: nascono spontaneamente nel mercato del lavoro locale in forma di
relazioni tra fornitori e clienti basato su lealtà e fiducia. Trasferito in modo codificato e tacito.
 processi di riduzione di rischio e incertezza associati al processo innovativo;
 processi di coordinamento ex-ante di decisioni di routine e strategiche, grazie alla riduzione di
costi di transazione e dell’incertezza.
Dal Milieu nasce la teoria del mercato comunitario: facile circolazione di informazioni, decisioni coordinate
grazie alla prossimità, omogeneità e coesione sociale. Consente di ridurre comportamenti opportunistici
attraverso percezioni di sanzioni sociali. Garantendo cooperazione stabile duratura nel tempo.
LEARNING REGIONS: SISTEMI REGIONALI INNOVATIVI CON PROSSIMITA’ ISTITUZIONALE
Il processo innovativo è fortemente localizzato in contesti territoriali in cui esiste prossimità istituzionale,
ovvero l’insieme di norme, codici e regole di comportamento che aiutano le interazioni degli attori locali
attraverso un sistema di relazioni e di apprendimento che nasce dalla cooperazione. Una learning region è:
 Una regione nella quale vigono norme di comportamento sociale e istituzionale che supportano le
forme di apprendimento interattiva;
 Una regione in cui esiste un mercato organizzato, ovvero un mercato nel quale regole di
comportamento comuni, implicite e ampiamente condivise, garantiscono lo scambio tacito di
informazioni e la creazione di conoscenza.

RELATED VARRIEIETY: GEOGRAFIA ECONOMICA EVOLUTICA E PROSSIMITA’ COGNITIVA


Le imprese dispongono di conoscenze complementari tra loro, che generano creatività e proposte
tecnologiche nuove, garantendo alle imprese un comune linguaggio e una mutua capacità di comprensione.
La prossimità cognitiva è applicata a qualsiasi forma di cooperazione tra imprese, anche su lunga distanza.
Più elevata la varietà tecnologica tra due regioni all'interno di un macro-settore comune, tanto maggiore è
il beneficio che queste regioni traggono dallo scambio di conoscenze.

Capitale territoriale: insieme delle risorse locali tangibili e intangibili, di natura pubblica (infrastrutture
trasporto o energetiche) o privata (capitale finanziario e umano), esogeni o endogeni che costituisce il
potenziale di sviluppo di un’area .

CAPITOLO 11: COMPETITIVITÀ TERRITORIALE E CRESCITA ENDOGENA


Crescita endogena e rendimenti crescenti: gli obiettivi del modello sono quelli ricercare le condizioni
(determinanti) endogene al sistema produttivo che nel tempo garantiscono un tasso di crescita positivo di
lungo periodo. La crescita viene a dipendere esclusivamente dai rendimenti crescenti nelle risorse
produttive e pertanto da elementi di offerta.
Abbiamo una concezione di spazio diversificato-stilizzato; la crescita insiste là dove si mettono in moto gli
effetti positivi dei rendimenti crescenti, ma alla quale è negata una vera e propria dimensione territoriale.
Queste teorie si basano sul modello di Solow con capitale decrescente, tasso di crescita pro capite nullo nel
lungo periodoa meno che non si ipotizzi l’esistenza di progresso tecnico esogeno.
Lo stock di conoscenza: il modello di Romer
Il quale afferma che le esternalità generate dalle conoscenze tecniche, contenute negli investimenti
cumulati in capitale fisso fino a un certo momento t, hanno natura di bene pubblico, cioè sono disponibili
per tutte le imprese indipendentemente dalla loro partecipazione alla creazione di queste conoscenze.
Dove tali conoscenze creano economie di scala.
Yit= Kαit Lit 1-α Ktβ
Oltre ai tradizionali fattori emerge K che rappresenta lo stato delle conoscenze al tempo t. Ki è il
tradizionale capitale fisico sfruttato e generato dalla singola impresa; K è invece lo stock di conoscenze
tecniche acquistate grazie all’azione di tutte le imprese e disponibile a tutte le imprese.
Apprendimento e capitale umano: il modello di Lucas
Vengono ipotizzati due tipi di capitale( fisico e umano) che combinati danno luogo alla seguente funzione di
produzione:
Yt= AKtα(u,H,L)1-α Htφ
Lucas ipotizza che l’accumulazione delle conoscenze avvenga attraverso il learning by schooling

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