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ECONOMIA INTERNAZIONALE

Ha a che fare con le relazioni tra i diversi paesi.


Economia politica fa riferimento al singolo soggetto (consumatore, impresa), si cui viene
analizzato il comportamento. Essi vengono aggregati e viene studiato il mercato.
L’economia internazionale si occupa della interdipendenza economica e finanziaria tra
nazioni.

L’economia è una scienza che studia le interazioni delle persone tra loro e con l’ambiente nella
produzione dei mezzi di sussistenza.

L’ambiente è inteso nel senso più ampio possibile. Per mezzi si intendono gli strumenti che
permettono la sussistenza delle persone: l’economia cerca di capire come le persone interagiscono
tra loro e come risolvono il problema di vivere in maniera dignitosa. La produzione dei mezzi
cambia nel corso degli anni e con la tecnologia a disposizione. Nel caso dell’economia
internazionale si capisce come vengano prese in considerazione le relazioni tra nazioni.
Interdipendenza significa che le nazioni intrattengono con le altre due tipi di relazioni:

 Economiche: intese come relazioni che riguardano gli scambi di beni, di servizi e di fattori produttivi

 Finanziarie: si va ad analizzare come la valuta, la moneta, può acquistare attività finanziarie diverse
(azioni, titoli di stato, valute diverse)

Le nazioni quando entrano in relazione dal punto di vista economico si scambiano beni, servizi,
fattori produttivi e mezzi finanziari. L’indagine è capire questo tipo di interdipendenza perché essa
esiste, ci si concentra su qualcosa che sappiamo essere presente (Italia, UE). Bisogna capire le
motivazioni che spingono ad acquistare e vendere i beni e servizi: l’apertura al commercio
internazionale è stata un elemento che ha permesso ad alcuni paesi di uscire da situazioni di poco
sviluppo. Ciò vuol dire che questo scambio è un elemento vantaggioso.
Stabilito che le relazioni ci sono, si deve cercare di capire se queste relazioni sono vantaggiose per
tutti gli attori (consumatori, imprese, Stato…).
Ex. si tratta anche di capire perché negli anni precedenti sono state innalzate delle barriere
all’entrata nell’UE che non permettono ad alcuni beni e servizi provenienti dalla Cina di entrare nel
nostro mercato (motivi di contrasto tra i paesi).

Si parla di approccio macroeconomico all’economia internazionale che va ad indagare alcuni


elementi sotto il nome di analisi della bilancia dei pagamenti, analisi dei tassi di cambio…

Le sfide all’economia internazionale, ovvero le domande principali a cui vuole rispondere, sono

1. CRESCITA LENTA E DISOCCUPAZIONE NELLE ECONOMIE AVANZATE


Il termine crescita ha a che fare con il PIL, con il prodotto, mentre disoccupazione ha a che fare con le
persone che cercano lavoro e non lo trovano; quindi, il prodotto è collegato con l’occupazione.

2. ANALISI DELLE SFIDE DERIVANTI DALL’ASCESA DI NUOVI PAESI COME POTENZE


ECONOMICHE MONDIALI
Viene preso in considerazione l’impatto che questi paesi possono avere sulle economie di altri paesi, in
termini di flussi di beni e servizi, ma anche di reddito/prodotto che un paese ottiene. Analizzarne la
sfida significa analizzare l’impatto che questi paesi hanno sugli altri.

3. PROTEZIONISMO
Si va ad analizzare i motivi che spingono i paesi ad innalzare barriere che proteggono i beni e i servizi
prodotti sul loro territorio. Ci si interroga sul protezionismo e sulle condizioni che ne determinano la
positività o meno. Qualsiasi barriera tariffaria o non tariffaria porta delle conseguenze negative al paese
che le innalza.
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4. ESTREMA POVERTA’ DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Ci si interroga se le relazioni internazionali (finanziarie o economiche) sono in grado di tirare un
paese fuori dall’estrema povertà e accompagnarlo sul sentiero di sviluppo e quali possono farlo
maggiormente.
Vengono messe in evidenza le risorse del paese in modo da usarle in modo benefico per migliorare le
vita delle persone.

5. FLUTTUAZIONI DEL TASSO DI CAMBIO


Queste fluttuazioni sono particolarmente importanti nei momenti di crisi.
Si tratterà di capire le relazioni che intercorrono tra le valute dei diversi paesi in quanto nel mondo ci
sono tante valute diverse.

6. DEGRADO AMBIENTALE
Riguarda l’impatto che le relazioni internazionali hanno sul degrado ambientale, si vuole cercare di
capire come mai rifiuti che vengono prodotti in una certa zona del mondo ne raggiungono altre dove
vengono stoccati e influiscono in maniera negativa sull’ambiente. Si parla di ambiente naturale, sociale,
culturale.

Verranno messi in atto un approccio microeconomico e uno macroeconomico.

 Nel primo caso si parte dal singolo soggetto e aggrego le sue scelte da cui deriva lo studio dei
comportamenti di questi aggregati.
Partire con l’approccio microeconomico significa prendere in considerazione l’approccio della TEORIA
DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE.

 Nel caso dell’approccio macroeconomico, si parte subito dall’aggregato (ex. famiglia del consumatore) e
verrà messa in atto l’analisi dell’ECONOMIA MONETARIA INTERNAZIONALE.
Si parlerà di flussi reali di beni, di servizi, di lavoratori e di moneta, intesa come denaro. In questo
ambito si prende in considerazione l’impatto dei tassi di cambio  introduzione macroeconomia delle
economie aperte (aperta alle relazioni internazionali)
Si prendono in considerazione due modelli e le aree valutarie ottimali, aree in cui si utilizza la stessa
moneta (UE con euro).

VARIABILI ECONOMICHE

PRODOTTO (Y)

 PIL è il prodotto interno lordo, consente di fare una comparazione tra paesi diversi.
È il valore dei beni e dei servizi finali prodotti in un paese in un dato lasso di tempo: il valore/prezzo di
questi elementi permette di rendere sommabili diverse quantità di beni e di servizi.
Non rientrano i semilavorati in quanto si prendono in considerazione beni e servizi finali legali. Esso ha
a che fare con un paese specifico in un dato lasso di tempo, può essere calcolato per diversi periodi,
normalmente è calcolato per lassi di tempo predefiniti.

Le variabili economiche si indicano con lettere maiuscole (variabili aggregate macroeconomiche) o


minuscole (variabili aggregate microeconomiche).
Y indica il prodotto ma anche il reddito, ovvero la remunerazione dei fattori produttivi, nel caso di
remunerazione derivante da attività produttiva si parla di salario.
Il reddito si indica con diversi termini a seconda dei fattori produttivi che vengono ad essere
remunerati.

Il prodotto viene distribuito sotto forma di reddito ai diversi fattori produttivi e per calcolarlo si fa
ricorso all’identità fondamentale della contabilità nazionale:

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Y = C + I + G + NX

C = consumo, consumption
I = investimento, investment
G = spesa pubblica, government spending
NX = esportazioni nette, net export (X [esportazioni] – Z [importazioni]) (N davanti vuol dire che
indico una differenza)

Il consumo è l’ammontare dei beni e dei servizi acquistati dalle famiglie esclusi i fabbricati, è un
termine che guarda subito all’aggregato.

L’investimento comprende l’acquisto di beni e di servizi da parte delle imprese, tra cui rientrano gli
acquisti dei fabbricati delle famiglie. Le imprese sono operatori che utilizzando fattori produttivi
producono beni e servizi.

La spesa pubblica riguarda l’acquisto di beni e servizi da parte dello stato.

Le esportazioni sono beni e servizi prodotti nel paese e venduti sui mercati esteri.
Le importazioni sono beni e servizi prodotti all’estero e venduti sul mercato nazionale.
- NX > 0  X > Z, avanzo di NX
- NX = 0  pareggio/equilibrio
- NX < 0  X< Z, disavanzo di NX

- RISPARMIO (S)

Il risparmio è quella parte di reddito disponibile non consumata: S = Y D (D disponibile) – C / Y = YD - (C


+ G)

SP = YD – C  risparmio privato (famiglie e imprese) = Y – TA + TR – C


SG = TA – (G + TR)  risparmio pubblico (G government, tutto ciò che risparmia la parte pubblica
di un sistema economico, non solo positivo ma anche negativo)
S = SP + SG  risparmio totale
S = Y – TA + TR – C + TA – G – TR  C = Y – TA + TR – C (TA tassazione TR trasferimenti C
consumi)
S=Y–C-
G
Y = C + I + G + NX

Y – C – G = I + NX

S = I + NX
S – I = NX

- Se NX = O  S – I = 0, S = I
- Se NX > 0  S - I > 0, S > I [ex. Cina]
- Se NX <0  S – I < 0, S < I [ex. USA]

C’è una stretta connessione tra le esportazioni nette e la relazione tra risparmio e investimento.
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Ogni qualvolta che c’è un disavanzo delle esportazioni nette, il risparmio di un paese non è
sufficiente a finanziare gli investimenti delle imprese private. Le imprese che vogliono fare
investimenti produttivi andranno sui mercati internazionali a raccogliere i finanziamenti che
servono per i loro investimenti.
Intervenire limitando le importazioni, significa per gli USA finanziare in modo diretto le proprie
imprese invece che farle finanziare da un paese estero.

Si specifica reddito disponibile in quanto i fattori produttivi, ma soprattutto le famiglie, quando


ricevono il reddito
YD = Y – TA [tasse] – TR [trasferimenti]
I trasferimenti sono somme di denaro che lo stato elargisce quando i cittadini si trovano in
particolari situazioni, ex. sussidi di disoccupazione, indennità di maternità, ristori

Tasse e trasferimenti hanno a che fare con il bilancio dello stato, formato da entrate – uscite. Lo
stato acquisisce le sue risorse mediante le tasse (TA), mentre le uscite sono costituite dalla spesa
pubblica (G) e i trasferimenti (TR): Bilancio dello stato = TA – (G + TR).
- TA – (G + TR) = 0  pareggio di bilancio
- TA > (G + TR)  avanzo di bilancio, entrate superiori alle uscite
- TA < (G + TR)  disavanzo di bilancio, vengono emessi titoli di stato in modo tale da ottenere
fondi per finanziare la spesa pubblica, entrate non sufficienti a coprire le uscite

MOVIMENTI DI CAPITALE FINANZIARIO


--transazioni finanziarie tra paesi--

Ci sono delle transazioni finanziarie tra i paesi, dei movimenti di capitale finanziario.
Bisogna interpretare il termine capitale: quando è abbinato a “finanziario” si fa riferimento a
valute, titoli di stato, obbligazioni, azioni, elementi che rappresentano la modalità di
finanziamento delle diverse istituzioni. Il capitale finanziario è diverso dal semplice capitale,
facciamo riferimento a un flusso di capitale finanziario che va da un paese all’altro.
E’ la differenza tra l’acquisto di attività patrimoniali estere da parte di residenti e l’acquisto di
attività patrimoniali interne da parte di non residenti.

I termini residenti e non residenti non coincidono con la definizione di cittadinanza: i residenti
sono, nel caso dell’Italia, gli italiani. Questi movimenti di capitale finanziario sono attivati
dall’acquisto di attività patrimoniali da parte dei residenti: si ha un movimento di flussi da un
paese all’altro. Si parla di capital outflow, deflusso di capitale, e l’acquisto di attività patrimoniali
da parte di non residenti, determina l’acquisto da parte di stranieri, il quale determina a sua volta
un afflusso di capitale.

I movimenti di capitale ‘’deflussi netti di capitale finanziario’’ sono dati dal deflusso di capitale
finanziario meno li afflussi di capitale finanziario

NFO=FOut-FIn

Dove FOut sta per deflussi di capitale finanziario (outflow) che non sono del nostro paese e FI n sono
afflussi di capitale finanziario (inflow)
N determina il netto, la differenza tra due voci.

Il legame tra il paese che si sta considerando e gli altri paesi ha una componente reale (NX) e una
finanziaria (NFO).
Tutto ciò che viene acquistato in termini di beni e servizi deve essere regolato(pagato) attraverso
dei movimenti finanziari, all’interno dei quali troviamo i flussi di valuta. Tra gli NX e gli NFO c’è
un legame molto stretto in termini di valore, ovvero le esportazioni nette sono uguali in termini di
NFO.
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 Quando NX=0 NFO=0
S=I
 Quando NX>0 NFO>0
S>I il risparmio è maggiore dell’investimento, nel nostro paese si riesce a risparmiare tanto con
quello che si investe nelle imprese nazionali, e il resto del risparmio è un flusso in uscita verso
le imprese di un altro paese
 Quando NX<0NFO<0
S<I abbiamo una componente risparmio minore degli investimenti, vuol dire che il risparmio
all’interno dei paesi non è sufficiente a coprire gli investimenti delle imprese. Quando la
componente inflow (capitale dall’estero) è più alta di quella all’interno. Deflussi netti negativi
quindi vedo più afflussi.
I sta per investimenti produttivi fatti dalle imprese per aumentare la produzione.

Ogni paese ha l’opportunità di interagire con gli altri attraverso queste due tipologie di flussi. Tutte
queste transazioni sono contabilizzate e i valori delle componenti NX e NFO li ritroviamo nella
‘’bilancia dei pagamenti’’, un prospetto contabile dove vengono registrate tutte le operazioni
effettuate da un paese verso l’estero in un arco temporale definito. Troverò nel sito della Banca
D’Italia una rappresentazione di afflussi e deflussi di quelle che sono transazioni reali e finanziarie.
Reali
Transazioni
Finanziarie

c REALI FINANZIARIE
o
r FIANZIARI Trasferimenti reali che  Acquisti e vendite di:
r regolo attraverso movimenti - titoli di stato
i finanziari (X,Z) - titoli in generali come
s le azioni delle
p
e imprese
t  Posso far transitare delle
t monete.
i
v
o REALI Baratto (valore limitato) Non ci sono

ASSENTE Trasferimenti unilaterali di Trasferimenti finanziari


merci e servizi, ad esempio le unilaterali, per esempio le
donazioni in natura donazioni in denaro

Tutte rilevate e rendicontate in tre diverse voci:

1. Conto delle partite correnti (Current account)


Formato da:
o bilancia commerciale, che rileva importazioni ed esportazioni di beni (es. automobili dagli
Stati Uniti, tessuti e meccanica da Cina;
o bilancia dei servizi, che contabilizza importazioni ed esportazioni di servizi (tutto ciò che
riguarda il turismo);
o redditi netti dall’estero, che contabilizza i redditi provenienti dal lavoro e dal capitale
(pagamenti su interessi di titoli di stati esteri);
o trasferimenti unilaterali in conto corrente, riguardano sia i movimenti privati che pubblici
(rimesse degli immigrati, contabilizzati sia valori in uscita, sia denaro che arriva nel nostro
paese).
2. Conto capitale
o Trasferimenti unilaterali in conto capitale, trasferimenti privati o pubblici (es. trasferimenti
verso organismi internazionali o all’UE);
o Attività intangibili, tutto ciò che riguarda brevetti, diritti d’autore, licenze per esempio.

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3. Conto finanziario
o Investimenti finanziari diretti, contabilizzazione degli acquisti diretti di azioni, titoli
(acquisto di azioni di mercato USA, acquisto di moneta),
o Investimenti finanziari di portafoglio contabilizzazione di acquisto di moneta che passa per
intermediari (es. un fondo, non il singolo titolo, gestito da professionisti specializzati),
o Derivati finanziari e altri investimenti contabilizza i derivati finanziari sono costruite su
altre attività finanziarie, è normalmente un’attività piuttosto rischiosa, sono attività che
hanno avuto molta fortuna nei primi anni 2000 fino al 2008 con la crisi su mutui supprime,
dovrebbero dare alto rendimento, ma con la possibilità di grosse perdite,
o Variazioni di riserve di riserve ufficiali ogni paese ha una banca centrale che deve avere e
gestisce dei conti nei cui accumula riserve di diverse valute, servono a regolare le transazioni
in moneta, valuta diversa dall’Euro (nonostante ci siano anche e soprattutto riserve in Euro),
la variazione di queste riserve, vengono contabilizzate nel conto finanziario.

1 e 3 hanno un peso più importanti, il 2 è più leggero rispetto gli altri.


La bilancia italiana, nonostante l’attuale situazione, è stata quasi sempre in attivo.
Le esportazioni nette (NX) sono i primi due punti delle partite correnti, quelli che abbiamo
chiamato NFO si trovano all’interno del conto finanziario.

MODELLO DEL FLUSSO CIRCOLARE

Esso parte da due operatori:


- Operatore famiglie
- Operatore imprese

i fattori produttivi vengono portati dalle famiglie verso il mercato, le imprese li domandano e le
impiegano nelle unità produttive.
Le famiglie prestano lavoro L, capitale K, e natura N, sul mercato dei fattori produttivi. I beni e
servizi poi vengono consumati dalle famiglie.
in cambio dei fattori di produzione, le famiglie ottengono una remunerazione da parte delle
imprese:
- Lavoro: salario W
- Natura: rendita (R)
- Capitale: t tasso (i)
I flussi monetari derivano dalla vendita della produzione sul mercato dei beni e dei servizi e
prendono il nome di ricavo. Vengono acquistati dalle famiglie mediante il reddito e comportano
per essi una spesa.
La realtà necessita di essere semplificata per questo motivo le famiglie e imprese non sono gli unici
operatori a livello economico. Troviamo anche lo stato che si trova tra i due operatori precedenti.
BdS (bilancio dello stato) = entrate – uscite
TA-(G+TR)
Le entrate dello stato rappresentate da movimenti provenienti dalle famiglie e dalle imprese TA
Lo stato usa le risorse a sua disposizione per acquistare beni e servizi (G)e opera dei trasferimenti
verso le famiglie e le imprese (TR), come sussidi alla disoccupazione, indennizzi di maternità. Si
parla anche di investimenti a fondo perduto per indicare investimenti nei confronti delle imprese
senza attendersi nulla in cambi. Mancano le banche, tutti quelli intermediari che favoriscono il
trasferimento di denaro da un operatore all’altro. Oltre allo stato è necessario inserire anche il
mercato finanziario nazionale.

Quello che gli operatori famiglie non spendono, risparmiano. 


Questo risparmio viene posto sul mercato finanziario: si crea quindi un flusso che esce dalle
famiglie e va al mercato finanziario e prende il nome di risparmio privato (SP).
C’è anche un risparmio che esce dallo Stato e va verso il mercato finanziario, prende il nome di S G.

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Questo risparmio che arriva ai mercati finanziari va alle imprese sotto forma di capitale
finanziario, ma anche verso lo Stato. 
I mercati finanziari sono quei mercati che gestiscono l’incontro tra il risparmio e l’impiego del
risparmio. 
Il tutto rappresenta un paese che è chiuso alle relazioni internazionali. 
 

Nel caso in cui si abbia anche l’intervento dell’operatore estero, abbiamo un sistema economico
aperto.
Il sistema chiuso si lega all’operatore estero attraverso due mercati: 
-        Mercato estero dei beni e dei servizi 
-        Mercati finanziari esteri 
 
Le imprese porteranno parte della produzione sul mercato estero, questo flusso prende il nome di
esportazione. Ci sarà anche un altro flusso che esce dal mercato estero e va verso le famiglie, il
flusso delle importazioni di beni e servizi. 
 
I mercati finanziari esteri entrano in contatto con il sistema attraverso gli afflussi di capitale
finanziario che vanno verso le imprese: acquisto di attività patrimoniali interne da parte di non
residenti (inflow).
Le famiglie possono decidere di portare il proprio risparmio sui mercati finanziari nazionali, ma
possono anche decidere di utilizzare il loro risparmio per acquistare attività estere (deflusso di
capitale finanziario, outflow).

22.10.21
Teoria del commercio internazionale – perché esiste?

La teoria del commercio internazionale è stata sviluppata da David Ricardo, è uno dei primi
modelli che ha un grado di validità tutt’ora: oggi viene utilizzato per analizzare la presenza o meno
di flussi di beni e servizi tra paesi e capire perché le nazioni commerciano con le altre. Egli osserva
come alla fine del ‘700 l’Inghilterra dal punto di vista tecnologico era all’avanguardia, ma
continuasse comunque a commerciare con il Portogallo, paese meno sviluppato. Dall’osservazione
passò alla ricerca.
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1. Le nazioni commerciano perché traggono dei guadagni
Si tratta di definire che cosa si intende per guadagno. Per rispondere consideriamo
un’economia semplificata in cui esistono solo due nazioni, a, b e si producano solo due beni, x ,
y.
Assumiamo che le nazioni desiderino consumare entrambi i beni e assumiamo anche che le
produzioni dei beni x , y siano tradotte solo in quanto lavoro è necessario per produrre i diversi
beni (esiste solo il fattore produttivo lavoro).
Il consumo è un atto differente dalla produzione e si uniformano le due produzioni
comparandole attraverso il fattore produttivo lavoro.
Perché lo scambio sia vantaggioso abbiamo 3 possibilità diverse:

- La nazione A e la nazione B producono solo uno dei due beni ciascuna, A produce solo X e B produce
solo Y;
In questo caso lo scambio è vantaggioso, considerando che ogni nazione vuole consumare
entrambi i beni, risulta vantaggioso lo scambio, perché attraverso lo scambio la nazione ottiene il
bene che non produce. Quindi  lo scambio consente di consumare entrambi i beni.

- Le nazioni producono entrambi i beni, ma uno a un costo più elevato dell’altro;


la capacità produttiva delle nazioni è disegnata in modo da poter produrre entrambe i beni. Se la
nazione B produce il bene Y ad un costo più basso diventa conveniente scambiare tra di loro il bene
che producono a costo più basso, si specializzano in uno dei due beni, quello con costo più basso, e
poi ottengono l’altro attraverso lo scambio.  si consumano entrambi i beni in quanto ogni
nazione si è specializzata nella produzione di un unico bene. Quando una nazione si specializza
nella produzione di un unico bene si dice specializzazione completa. Si passa alla scelta di
produrne uno solo. Si ha la specializzazione completa.

- Le nazioni producono entrambi i beni, ma una nazione produce entrambi a un costo minore.
In teoria entrambe le nazioni sarebbero in grado di produrre i due beni ma c’è una nazione che è
tecnologicamente più avanzata, e quindi in grado di produrre entrambi i beni ad un costo inferiore
(per esempio nel caso di Inghilterra e Portogallo).

Per rispondere all’esistenza di scambio anche nel terzo caso analizziamo un esempio numerico.

NAZIONI Ore necessarie per 1 unità di Quantità massima prodotta


nel tempo disponibile
X Y X Y
Nazione A 20 10 2 4
Nazione B 1 8 40 5

La nazione B è in grado di produrre entrambi i beni ad un tempo, quindi un costo più basso
rispetto alla nazione B. il fattore lavoro, usato come unità di conto, è minore. Lo si vede anche dal
numero delle unità che ogni paese è in grado di produrre
La nazione B ha un vantaggio assoluto sia di X che di Y perché ha costi di produzione più bassi.
La differenza posso anche vederla, lo strumento è
la frontiera delle possibilità produttive mostra la
combinazione di X e Y che le nazioni riescono a
produrre.

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I punti sulla retta e sugli assi rappresentano tutte le possibilità produttive della nazione A. la curva
delle possibilità comprende anche punti all’interno, tuttavia lasciano delle risorse inutilizzate, i
punti all’esterno sono invece al di sopra delle capacità della nazione in termini di risorse i punti
collocati sopra la retta costituiscono i punti di efficienza.
I panieri che si trovano lungo la stessa curva di indifferenza forniscono al soggetto lo stesso livello
di soddisfazione.
A curve più a dx corrispondono livelli di soddisfazione più elevati.
La nazione B produce di più, infatti la sua retta sorta a destra di quella di A, la sua capacità
produttiva è più elevata.
Il paese b ha livelli di consumo più elevati, oltre ad essere tecnologicamente più avanzato. Esso
produce di più, consuma di più, in un certo qual modo è perché i cittadini del paese b hanno una
qualità di vita migliore. 
Se le due nazioni non commerciassero, si parlerebbe di produzione e consumo in autarchia.
 
Ricardo inizia a pensare che i numeri considerati andrebbero visti dal punto di vista relativo, in
termini di comparazione tra produzioni. Recupera una definizione sviluppata precedentemente
del costo opportunità: rappresenta ciò a cui si è costretti a rinunciare di un bene per ottenere
un’unità in più dell’altro. 
È possibile che il costo opportunità sia la spiegazione dell’esistenza dello scambio nel caso 3?
Servono 20 ore per 1 unità di X se usassi queste ore per un’unita di Y quante unità produrrei? 2
Esso è dato dal rapporto tra le unità necessarie per il bene che sto considerando / le unità di ore
necessarie per produrre l’altro bene.

C.O X Y
A 2 1/2
B 1/8 8

Il costo opportunità di produzione del paese X è più basso per il paese B. Il costo opportunità del
paese A nella produzione di Y è più basso del paese B.
Questa differenza dal punto di vista di ricardo, giustifica l’esistenza dello scambio tra due paesi che
sono ad un livello diverso in termini tecnologici.
Chi ha il costo opportunità più basso nella produzione di un bene, ha un vantaggio comparato,
Ricardo consiglia di specializzarsi nella produzione di quel bene che ha un vantaggio comparato,
l’altro bene si ottiene sui mercati internazionali.

I vantaggi comparati si ottengono confrontando i paesi nella produzione dello stesso bene sulla
base dei rispettivi costi opportunità.
Il paese che presenta il costo opportunità più basso, deve specializzarsi nella produzione di quel
bene e ottenere l’altro attraverso lo scambio sui mercati.
Nel nostro esempio numerico, A si specializza nella produzione di Y e il paese B si specializza nella
produzione di X.

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Questo implica che il paese A diventa esportatore di Y e importatore di X, viceversa con l’altro
paese.

In questo caso i paesi si specializzano e le


produzioni si trovano sugli assi. Il consumo
dovrebbe essere sulla curva di indifferenza, manca
però la ragione di scambio, quanto sul mercato
internazionale il paese A e il paese B si mettano
d’accordo su quanto scambiare un bene con
l’altro. Si tratta di stabilire quante unità di Y il
paese è disposto a cedere per avere delle unità di
X. Non si può stabilire a priori perché si tratta del
gioco di potere sui mercati. B sembrerebbe
abbastanza grande e con delle risorse in più, per
questo potrebbe ottenere delle ragioni di scambio
più favorevoli. Bisognerebbe stabilire una ragione di scambio e capire se essa può essere
vantaggiosa/favorevole per entrambi o per lo meno, per uno dei paesi che partecipano al mercato.

Ragione di scambio:
Dipende dall’operare della domanda e dell’offerta dei due beni.
 Il paese a riceve 3 unità del bene x per 1 unità del bene y, bisogna capire se sia vantaggioso.
Per produrre un’unità di bene x sono necessarie 20 ore, per un’unità di y solo 10 ore. Con 10
ore di lavoro ottiene 3 unità di x. Senza lo scambio egli avrebbe bisogno di 60 ore per
produrre 3 unità. Questo scambio è assolutamente vantaggioso per il paese a.
 Il paese b invece ottiene 1 unità di x e scambia 3 unità di y. Egli rinuncia solamente a 3 unità di
x che corrispondono a 3 ore di lavoro, ma ottiene 1 unità di y per cui aveva bisogno di 8 ore di
lavoro. In questo modo le ottiene scambiando solo 3 ore di lavoro. Anche il paese b ha un
vantaggio dallo scambio.
(bisogna guardare a quello che si rinuncia, alle ore di lavoro che gli costavano e a quello che
ottiene)
Questa ragione di scambio permette di migliorare la situazione rispetto alla situazione di
autarchia.

Grazie allo scambio, si raggiungono dei punti che


prima non erano raggiungibili.
 
Sia il paese a che il paese b stanno meglio,
raggiungono punti di consumo e livelli di
soddisfazione che in autarchia non erano
raggiungibili. 
Questa ragione di scambio è accettabile per a e b
perché entrambi i paesi migliorano la loro
condizione. 
 
 
Lo scambio esiste perché ci sono dei vantaggi comparati diversi per i paesi presi in considerazione
e permette di ampliare le possibilità di consumo. 

BENEFICI DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE 


 
1.      Ogni paese si specializza e specializzandosi aumenta la produzione totale dell’economia
mondiale. 
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2.     Ogni paese può ottenere un bene a una ragione di scambio inferiore al costo opportunità
3. Ogni paese aumenta le possibilità di consumo

I vantaggi comparati si misurano attraverso gli indici. Nella realtà non si hanno solo due beni o
solo due nazioni, bisogna tenere conto che sono degli esempi.

Indici:
1. INDICI DI VANTAGGIO COMPARATO RIVELATO
exp 1
exp
RCA1 =100
EXPwi
EXPw

EXPi esportazioni del bene i


EXP esportazioni totali del paese
EXPwiesportazioni mondiali di i
EXPw esportazioni mondiali totali

Se il paese gode di un vantaggio comparato nella produzione del bene i, vuol dire che ne esporta
una grande quantità. Il denominatore dell’indice dice quanta parte delle esportazioni mondiali
totali è rappresentata dalle esportazioni mondiali di i. il numeratore, mostra quante esportazioni
del paese sono rappresentate da quelle del bene specifico. Se questo rapporto (RCA>100) è
maggiore di 100 vuol dire che il paese in questione ha un vantaggio comparato di quel bene.

2. SALDO SEMPLICE DI SETTORE


Il saldo è dato dalla differenza delle esportazioni del settore i e dalle importazioni del settore i.

EXPi-IMPi

Se esporto più di quanto importi nel settore, (EXPi>IMPi) ho un vantaggio comparato nel bene i.

3. SALDO NORMALIZZATO
EXPi−IMP 1
EXPi+ IMPi

Se il saldo normalizzato è maggiore di 0 allora ci si trova in una situazione di vantaggi comparati.


il saldo normalizzato ha valore -1 quando le esportazioni sono nulle, ha valore di +1 quando lo sono
le importazioni. Il valore in questo indice è compreso tra -1 e +1. Quando si ha -1 si ha un totale
svantaggio comparato del bene i, se si ha +1 si parla di un totale vantaggio comparato (-1saldo
normalizzato+1).
Se saldo normalizzato > 0, allora vantaggi comparati
-1 ≤ saldo normalizzato ≤ +1
Raggiunge -1 quando EXPi = 0  totale svantaggio comparato bene i
Raggiunge + 1 quando IMPi= 0  totale vantaggio comparato

29.10.21
MODELLO DEI VANTAGGI COMPARATI

Il commercio internazionale esiste se una nazione non è in grado di produrre quello che serve ed è
in grado di reperire quello di cui ha bisogno sul mercato, paesi che si concentrano su un bene e gli
altri lo ricavano ad un prezzo a più contenuto, l’ultimo modello è quello dei vantaggi comparati.

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Nonostante ci siano dei paesi che sono in grado di produrre tutto meglio di altri paesi,
intrattengono dei rapporti commerciali anche con quelli meno evoluti nel processo tecnologico.
Quello che importa non è solo il vantaggio assoluto ma anche quello comparato, cioè l’opportunità
di produrre ad un prezzo più vantaggioso. Se anziché trattare i costi in termini assoluti ma per
costi opportunità c’è l’opportunità di scambiare beni e servizi anche in questa situazione
particolare portando vantaggi che un paese in autarchia non riuscirebbe a produrre. Lo scambio
porta dei benefici:
- la specializzazione,
- l’aumento della produzione totale,
- amplia le possibilità di consumo dei soggetti che appartengono entrami i paesi considerati.

Esempio:
Prendendo in considerazione due paesi A e B, che producono due beni microchip e t-shirt,

microchip t-shirt
prodotti
paesi
A 2 4
B 10 5

Devo determinare

1- i costi opportunità,
2- se sia svantaggioso lo scambio quando la ragione è di uno a uno,
3- se sia svantaggioso lo scambio quando la ragione è 1(microchip) a 3 (t-shirt).

Seguendo la tabella osserviamo che il paese A ha dei costi più contenuti sia per le t-shirt che per i
microchip, posso immaginare che il paese A sia ad un livello di progresso diverso e che sia quindi
più sviluppato.
Bisogna passare a dei coefficienti di produzione al c.o

C.O microchip C.O t-shirt


A ½ (2/4) 2 (4/2)
B 2(10/5) ½ (5/10)

La comparazione si fa per beni, devo capire quali dei due paesi deve produrre veramente il bene.
Il paese che deve produrre il bene è quello che ha il costo opportunità più basso
 microchip: paese a
 t-shirt: paese b

1. Costi opportunità
Il vantaggio comparato è direttamente correlato con il costo opportunità, il paese che deve
produrre è quello con il costo opportunità più basso nel caso dei microchip il paese A è
sicuramente quello che deve produrre il primo bene. Comparando i costi opportunità dei due beni
sarebbe opportuno che le t-shirt fossero prodotte dal paese B. Specializzarsi completamente vuol
dire che dovrebbe abbandonare la produzione del bene per il quale non ha un vantaggio
comparato, dovrebbe abbandonare completamente l’altro. Questo perché dal punto di vista
economico, dato i costi opportunità può essere uno ‘’spreco’’.
2. Ragione di scambio vantaggiosa 1 a 1
Prendendo in considerazione il paese A, da un microchip viene data una t-shirt, per produrre un
microchip in autarchia impiega 2 ore, per produrre una t-shirt servirebbero 4 ore, invece con il
commercio internazionale, gli viene dato una t-shirt; quindi, due ore di lavoro comprano una t-

12
shirt che in autarchia vorrebbe spendere 4 ore. Lo scambio per il paese A è vantaggioso (come se
risparmiasse due ore di lavoro)
Guardando il paese B, scambia una t-shirt con un microchip. Scambia una t-shirt che in autarchia
impiega 5 ore di lavoro, se volesse produrre il microchip servirebbero 10 ore, invece, attraverso il
mercato internazionale, 5 ore di lavoro comprano un microchip, che impiegherebbe altrimenti 10
ore di produzione, lo scambio è vantaggioso.
Quando la ragione di scambio è 1 a 1, la ragione di scambio suggerita risulta vantaggioso per
entrambi i paesi.
3. Ragione di scambio 1 a 3
Scambiando un microchip con tre t-shirt.
Per produrre un microchip il paese A impiega due ore di lavoro, se volesse produrre in autarchia
tre t-shirt servirebbero 12 ore di lavoro. Due ore di lavoro gli consentono di acquistare sul mercato
tre t-shirt, che costituiscono un vantaggio per il paese A. ragione di scambio assolutamente
vantaggiosa.
Il paese B scambia 3 t-shirt, per produrle servono 15 ore di lavoro, in autarchia, se vuole un
microchip, gliene servono solo 10. Sul mercato internazionale porta tre t-shirt che costano 15 ore,
ricavando un microchip che costa 10 ore. Questa ragione di scambio non è vantaggiosa per B.
In questo caso il paese B decidere di non andare sul mercato. La ragione di scambio influenza le
scelte produttive dei diversi paesi.

LIMITI DEL MODELLO DI RICARDO

1. Si considera un unico fattore produttivo, nonostante io possa tradurre il valore del bene
considerando le ore che ci vogliono per produrlo, ma si perdono dei dati importanti. Potrebbe essere
più produttivo perché ha dotazioni fattoriali iniziali diverse, non perché il lavoro è più produttivo,
ma per esempio perché il terreno è più fertile.
2. Dotazioni fattoriali di partenza, anche in termini ambientali, con terreno e clima più
favorevole, questo elemento non è preso in considerazione da Ricardo.
3. Non si prendono in considerazione i costi di trasporto, se paese A e B sono contigui i costi non
hanno peso rilevante, ma se prendiamo un paese qualsiasi in Europa e uno in Asia, io costi
cominciano a creare un peso.
4. Importanza di tassi di cambio, monete diversi, la variazione dei tassi di cambio favoriscono o
danneggiano alcuni beni, non considerare le diverse valute con i relativi tassi di cambio, rendono il
modello limitato.

Teoria del commercio internazionale – è vantaggioso per tutti gli operatori di un


paese?
Gli strumenti saranno: domanda e offerta vengono definite funzioni comportamentali.
1. La domanda di un bene,
2. L’offerta di un bene,
3. L’equilibrio di mercato,
4. Economia del benessere, rendita del produttore e rendita del consumatore (surplus)

1. Domanda di un bene o servizio


Analisi di equilibrio parziale, sono analisi che prendono in considerazione un mercato per volta,
non perché non ci siano altri beni o servizi scambiati, ma perché questa modalità è stata pensata
per concentrarsi su un mercato per volta.
La domanda di un bene descrive la quantità domandata dai consumatori al variare del prezzo.
Nella nostra analisi prenderemo in considerazione le leggi della domanda, al crescere del prezzo si
riduce la quantità domandata.
La domanda di un bene o servizio la posso descrivere anche in termine di funzione o
rappresentarla graficamente.
_
QD=f(P) P= prezzo del bene
13
↑P↓Q
Quando cambia P cambia anche Q, Q dipende dalla funzione di P. A variare di P si ha anche una
variazione di Q P
b
Q
P

Pa Pb
a

Sull’asse delle ascisse si mettono le quantità,Qb sulle


Qa Q
ordinate il prezzo. All’aumentare del prezzo si
nota una diminuzione della quantità come espresso dalla funzione di domanda.
I prezzi sono prezzi unitari, il prezzo totale si ha con Qb*Pb

2. Offerta di un bene o servizio


L’offerta di un bene è la quantità prodotta delle imprese al variare del prezzo
In questa analisi vale la legge dell’offerta, all’aumentare
del prezzo, le imprese sono interessate ad aumentare
l’offerta del mercato.
+
Qs=g(P) g perché non è detto che abbiano la stessa forma funzionale.
P Q
Questa scrittura ci fa capire che quando cambia P cambia Qs. All’aumento del prezzo le imprese
capiscono di potere aumentare i profili aumentando la produzione, pertanto aumenta anche
l’offerta. Le due componenti ( Qs e g(P)) vanno nella stessa direzione.
P

c
Pc

a
Pa

Qa Qc

3. Equilibrio di mercato
Domanda e offerta interagiscono sul mercato, può essere virtuale
o reale. L’offerta di bene che viene acquistata dai consumatori
soddisfano un proprio bisogno. Il mercato è il luogo ideale dell’incontro della
domanda e dell’offerta.
Per capire quanto del bene viene acquistato e chi sarà soddisfatto, di far si che
esigenze diverse si combinino, in domanda e offerta, l’elemento cruciale è il prezzo. Il prezzo è la
variabile che permette di raggiungere una situazione nella quale tutti coloro vogliano acquistare il
bene lo acquistano e tutte le imprese che lo vogliono vendere lo vendano.
L’equilibrio avviene quando sia i consumatori che le imprese sono soddisfatti, il prezzo ‘’clears the
market’’.
L’equilibrio permette di raggiungere un punto di quiete
_
QD=f(P)

Qs=g(P)
QS
QD=Qs

QD

14
In caso di eccesso di offerta, le imprese sono disposte ad accettare livelli di prezzo più bassi in
modo da ridurre la produzione. I consumatori sono disposti ad acquistare di più fino al punto in
cui P1 = P*

In caso di eccesso di domanda, ci saranno consumatori che sono impossibilitati ad acquistare.


Saranno disposti a pagare prezzi più elevati per entrare in possesso del bene. A mano a mano che
aumenta il livello di prezzo a cui sono disposti ad acquistare il bene, il prezzo aumenta fino a
quando tornerà ad essere = P*

Quando si va al di fuori di P*, il sistema attraverso le variazioni di prezzo riporta la situazione in


equilibrio. 
Il punto di equilibrio è il punto in cui non ci sono eccessi di offerta o di domanda.
4. Economia del benessere
4.a rendita del consumatore, è la differenza di quanto il consumatore sarebbe disposto a pagare
per avere un dato bene e quanto effettivamente paga per averlo.
P*

Q*

Per capire la rendita del produttore bisogna partire dalla funzione d’offerta e introdurre la
funzione di domanda. Il triangolo verde rappresenta i costi che il produttore ha sostenuto per
raggiungere il punto di equilibrio. La rendita del produttore è rappresentata dal triangolo. 

 Giallo: rendita del produttore


 Blu: costo di produzione
 Rosso: prezzo pagato dal consumatore

SITUAZIONE COMPLESSIVA

5.11.21

APERTURA ALLE RELAZIONI INTERNAZIONALI

1. Economia chiusa: P e Q si equivalgono  Q interna, P int


2. Economia aperta: P e Q di equilibrio

Questa analisi prenderà avvio da un paese di piccole dimensioni: il fatto che esso arrivi sui mercati
internazionali con i propri beni e servizi, non è in grado di alterare i prezzi e le quantità di
equilibrio globali.
15
Analisi di equilibrio parziale
Importante capire cosa succede quando intervengono delle variazioni, e quindi interpretare che
impatto hanno sui valori di equilibrio.
Parziale sta a dire che noi non prendiamo in considerazione mercati di beni e servizi tutti insieme,
non perché uno sia più importante degli altri, guardiamo un solo mercato per volta.
Ci soffermiamo su un paese di piccole dimensioni, che quindi non ha particolare impatto sugli
scambi internazionali.
- Nella situazione 1 il paese è chiuso alle relazioni internazionali, quindi isolato dall’esterno.
QD=f(P) Qs=g(P)  (Qint,Pint) tale che QD=QS in questa situazione ci troviamo in equilibrio.
Il surplus totale dipende dalla rendita consumatore + la rendita del produttore.

QS

PINT STOTALE = rendita consumatore + rendita produttore

QD

- Pint=Pglobale
La seconda possibilità è di un mercato aperto con gli scambi con l’estero, dove il P int è uguale
al Pglobale dove il prezzo globale coincide con il prezzo di equilibrio sui mercati interni, se
coincide non cambierà nulla neanche in termini di quantità scambiata, sono tutti valori
specifici. La rendita del consumatore e la rendita del produttore non cambiano, il prezzo
infatti non è diverso, anche in termini quantitativi non cambia, nonostante sia possibile che
alcune imprese importino ed altre esportino.

- PINT > P GLOBALE  il paese diventa importatore di un bene

B
A
P INT
P GLOBALE importazione del bene/servizio
C
D

QS globale QD globale

Si prende in considerazione che il prezzo interno sia maggiore del prezzo globale. In questo
caso le imprese sono disposte a produrre un tot, ma i consumatori sono disposti ad acquistare
di più, le richieste saranno soddisfatte dalle imprese estere. Il segmento tra Q sglobale (prodotto
dalle imprese) e QDglobale (quantità domandata) corrispondono alle importazioni. I meccanismi
di mercato che si mettono in moto nel momento in cui il mercato non è in equilibrio, non esiste
più dal momento che il prezzo è quello e rimane quello sui mercati internazionali,
semplicemente arriveranno più beni dal commercio del mercato internazionale. Il paese
diventa un paese importatore del bene e la quantità domandata al Pglobale è maggiore rispetto a
16
quella che le imprese nazionali possano produrre, questo fa si che si metta in moto un flusso di
importazioni. QD GLOBALE > QS GLOBALE = importazioni

Rendita 1- Senza scambi 2- Mercato INT Δ = 2-1

Consumatore A A+B+C A+B+C-A=B+C


Produttore B+D D D-(B+D)=D-B-D
Totale A+B+D A+B+C+D B+C-B

Il risultato è l’area C che prima del mercato internazionale non esisteva, l’ampliamento in questo
caso è andato solo a favore dei consumatori, si è ampliata la rendita totale del paese considerato,
parte della parte sottratta al produttore (le imprese) va al consumatore. Spesso questa situazione
porta i governi ad inserire una serie di strumenti per proteggere le imprese (tasse, tariffe...).

- Ultimo caso, PINT < P GLOBALE


in cui il prezzo interno è minore del prezzo globale, c’è un eccesso che valuto i calori in coincidenza della
retta di Pglobale in corrispondenza con QDglobale e Qsglobale, le imprese quando osservano questo prezzo
elevato, sono disposte ad aumentare la produzione, in
corrispondenza c’è una differenza tra quanto
domandato e quanto prodotto. Anche in questo caso il
prezzo rimane uguale, l’eccesso di prodotto prende la
via del mercato internazionale. Con Qsglobale - QDglobale si
trovano le esportazioni. Anche in questo caso devo
capire se conviene per il paese o meno. Posso
immaginare che la maggiore produzione debba andare
a beneficio di qualcuno, mi immagino che la crescita
della produzione andrà a vantaggio di chi produce di
più.
QS GLOBALE – QD GLOBALE = esportazione

Rendita 1- Senza scambi 2- Mercato INT Δ = 2-1

Consumatore A+B A A-(A+B)=A-A-B=-B


Produttore D D+B+C D+B+C-D=B+C
Totale A+B+D A+B+C+D B+C-B=C

Grazie allo scambio internazionale riescono a raggiungere questa nuova zona di traffico, la società
nella sua interezza sta meglio, ciò che ha perso dal consumatore è stato aggiunto, ma con un
sovrappiù alle imprese.
Le imprese acquisiscono una parte della rendita del consumatore e si raggiunge anche una parte di
rendita che prima dell’apertura allo scambio internazionale non era raggiungibile. Il benessere
totale della società è maggiore perché quello che è stato perso dal consumatore è stato acquisito
con un sovrappiù dal produttore.
Si riescono ad identificare delle categorie di soggetti che in situazioni specifiche vengono
danneggiati.

In conclusione, nella nostra analisi semplificata, l’apertura ai mercati internazionali migliora il


benessere del paese anche se alcuni operatori sono danneggiati dal commercio internazionale. Se il
paese diventa importatore, gli operatori danneggiati sono le imprese, se il paese diventa
esportatore, gli operatori danneggiati sono i consumatori.

Si trovano gli vantaggi del commercio internazionale:

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- Maggiore quantità di beni scambiati, varietà perché consente di scambiare beni che
soddisfano lo stesso bisogno ma non sono uguali. Abbiamo più scelta grazie al mercato
internazionale.
- Minori costi di produzione per alcune imprese, vengono sfruttate le economie di scala, che
permettono di produrre di più a più bassi costi unitari al crescere della quantità prodotta.
- Aumento della concorrenza, le imprese potrebbero accordarsi per tenere artificialmente alti
il prezzo di un certo bene, nel caso dell’apertura internazionale, i prezzi diminuiscono
perché altre imprese entrano nel mercato che offrono il bene ad un prezzo più basso,
un’impresa protetta dal mercato internazionale, può sfruttare il potere del mercato
mantenendo elevato il prezzo interno rispetto prezzo globale.
- Migliora i flussi delle conoscenze, quando arrivavo nuovi beni nel mercato, fa si che si entri
in contatto con conoscenze che sono state accumulate in altri paesi, migliora le conoscenze e
i beni rappresentano un trasferimento di processi e conoscenze.
Esempio numerico, consideriamo due paesi, che scambiano un unico bene, con le seguenti schede
di domanda e offerta.

Prezzo Qd italia Qs Italia Qd Svizzera Qs Svizzera Mercato Mercato


unitario internazionale internazionale
Qd Qs
10 110 0 80 30 190 30
20 90 20 50 50 140 70
30 70 40 35 65 105 105
40 60 60 20 80 80 140
50 50 80 5 95 55 175
60 40 95 0 105 40 200
Da determinare:
a. Equilibrio di mercato
b. Come cambiano gli equilibri quando i paesi si aprono al commercio internazionale, riguardo
importazioni ed esportazioni.

Al crescere del prezzo unitario le quantità domandate si riducono, si in Italia che in Svizzera, con
degli andamenti di versi, e al crescere del prezzo le imprese producono di più; quindi, posso
interpretare che le schede siano giuste.
Per quanto riguarda gli equilibri interni, posso notare che in Italia c’è un prezzo di equilibrio in
corrispondenza del prezzo 40, e di scambio di 60. Per quanto riguarda la Svizzera, posso notare
che si ha un equilibrio nel prezzo interno pari a 20 ed una quantità scambiata pari a 50.
Quando aprono gli scambi internazionali, quindi escono dalla situazione di autarchia, per capire
come cambiano i valori prenderò in considerazione della quantità domandata in tutto il mercato e
quella offerta in tutto il mercato. Nel caso del mercato internazionale, il prezzo è 30 e le quantità di
105, per capire quale sia il paese importatore e quale quello esportatore, devo considerare il prezzo,
nel caso del mercato italiano si vede una domanda di 70 e offerta di 40, la domanda in più viene
coperta dalle esportazioni da parte della svizzera che si trova nella posizione opposta, con una
maggioranza di offerta. Il paese importatore è quindi l’Italia, quello esportatore è la Svizzera.

Barriere commerciali
Sono strumenti imposti dai governi in aiuto, rimedio, ai danni derivati dal commercio
internazionale. Danni che fanno sembrare le barriere come strumento più adatto della ricchezza di
un paese.
Gli argomenti a favore delle barriere commerciali:
1. Occupazione, se si lascia il libero scambio senza restrizioni, il libero scambio in realtà distrugge posti
di lavoro.

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2. Sicurezza nazionale, come settore della difesa, ma anche quello alimentare, per proteggere la
produzione agricola, a favore di questi ci sono delle grandissime barriere anche da parte dell’Unione
Europa
3. Tutela delle industrie nascenti, non sempre in grado di sostenere la pressione straniera, le nuove
imprese almeno inizialmente andrebbero protette. Viene considerata nuova nel momento in cui il
settore è nuovo, oppure l’industria stessa, bisogna inoltre identificare per quanto tempo si dovrebbe
mantenere questa protezione, tutti elementi abbastanza difficili da individuare.
4. Le protezioni andrebbero messe per evitare la concorrenza sleale. Il libero scambio è positivo solo se
tutti sono soggetti agli stessi regolamenti. Negli altri casi il libero scambio è iniquo. Beni che
arrivano su mercati potrebbero essere dei beni a prezzo più basso ma senza li stessi livelli di
sicurezza, perché prodotti senza norme.
5. Uso di barriera commerciale come arma di trattativa , la minaccia di ritorsioni commerciali può
aiutare a rimuovere le barriere, ‘’uso le barriere per spingerti verso il libero scambio, altrimenti le
innalzo ancora di più’’.

Questi elementi vengono presi in considerazione quando i paesi vogliono innalzare le barriere
commerciali. Esse sono suddivise in due grandi categorie, le barriere tariffarie e le non
tariffarie.
Le barriere commerciali sono tariffarie quando vanno ad incidere direttamente sul prezzo di un
bene/servizio

 DAZIO DOGANALE: imposta fissata sul bene importato

 TARIFFA SULLE ESPORTAZIONI: incrementa il prezzo in modo artificioso. È di regola utilizzata dai
paesi meno sviluppati in modo da poter tenere alto il prezzo del proprio bene/servizio

Le non tariffarie vanno ad incidere su altri elementi che non sono direttamente il prezzo

 QUOTA ALL’IMPORTAZIONE (o contingentamento, limiti quantitativi all’importazione): imposizione


di un limite legale alla quantità che di un dato bene è possibile importare. Non si agisce sul prezzo ma
sulla quantità, un esempio è il contingentamento sulle automobili prodotte in Giappone.

 RESTRIZIONI VOLONTARIE DELLE ESPORTAZIONI (VER): un paese impone ad un altro di ridurre


volontariamente le esportazioni verso il primo. Questo succede quando esse costituiscono una minaccia
per l’industria nazionale. Un esempio è la minaccia di innalzare barriere tariffarie importanti e la
richiesta di introdurre delle restrizioni volontarie delle esportazioni da parte di paesi come Cina, Corea,
Giappone all’interno dell’UE in settori come quelli dell’acciaio, delle automobili… In questo caso c’è una
sorta di contrattazione e accordo tra i paesi coinvolti.

 REGOLAMENTAZIONI TECNICHE, AMMINISTRATIVE O DI ALTRA SPECIE: esse hanno un doppio


obiettivo, di pretendere che i beni e servizi utilizzati nel paese rispondano a certi requisiti di sicurezza e
qualità, ma dall’altro lato consentono la commercializzazione di beni/servizi che abbiano certe
etichettature, costituendo una barriera per i produttori.
- Regolamenti di sicurezza per auto e oggetti elettrici
- Regolamenti di igiene per la produzione e nell’imballaggio di generi alimentari
- Requisiti di etichettatura per origine e contenuto dei prodotti: alcuni generi alimentari prodotti in
Europa non riuscivano ad entrare negli USA per nutritional facts
- Leggi che impongono ai governi (centrali e locali) di comprare da produttori nazionali
- Tasse alla frontiera (Border Tax): si riducono le imposte nazionali indirette agli esportatori di un
bene e si fanno gravare tali imposte sugli importatori dello stesso bene

Questi regolamenti di base sono ragionevoli, mentre altri impongono solo delle restrizioni.

Queste tipologie di barriere sono decise dalle imprese che partecipano al mercato che si sta
considerando.
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 CARTELLI INTERNAZIONALI: sono un’organizzazione di fornitori di un dato bene localizzato in
diversi paesi che si accordano per limitare la produzione e l’esportazione. Il fine è quello di mantenere
dei prezzi elevati, esso definisce una barriera commerciale al libero scambio del bene oggetto di analisi.
Sono i fornitori che si accordano, non è il governo, sono le imprese stesse che si accordano per decidere
quanto del determinato bene deve essere offerto sul mercato internazionale. L’accordo per la limitazione
della produzione necessita di incontri continui, le situazioni di mercato cambiano e quindi bisogna
aggiustare la produzione (la quale determina anche un aggiustamento del prezzo). La produzione e
l’esportazione non viene decisa dal mercato, ma da quanto coloro che offrono il bene vogliono farlo
arrivare sul mercato internazionale. L’offerta è costituita sostanzialmente dai maggiori produttori, i
quali determinano variazioni importanti sul prezzo limitando il libero fluire del bene.

 DUMPING: consiste nell’esportazione di un bene sottocosto. Le imprese vendono un bene a un prezzo


inferiore rispetto a quello praticato all’interno del paese. Normalmente il prezzo a cui viene offerto sul
mercato interno è più alto rispetto a quello che viene offerto ai mercati internazionali. Lo scopo è
occupare delle quote sul mercato estero, tuttavia questo determina dei danni alle imprese nazionali.
Non si tratta di una pratica che determina la quantità offerta del bene, ma a che prezzo, agisce su un
canale diverso.

 SUSSIDI ALL’ESPORTAZIONE: essi prendono diverse forme e caratterizzazioni. In generale possiamo


dire che essi rappresentano una serie di concessioni di sgravi fiscali e prestiti agevolati agli esportatori
(imprese esportatrici) nazionali e/o prestiti a tassi favorevoli. Le istituzioni in questo modo
sovvenzionano alcune imprese, le quali possono arrivare più facilmente sui mercati internazionali. Sono
barriere che dal punto di vista teorico sono facili da individuare, ma non dal punto di vista pratico. Si
tratta di uno strumento che ha fatto molto discutere i paesi e c’è una lunga querelle tra USA e UE
riguardante i sussidi ai due più grandi attori del mercato degli aerei: Boeing e Airbus. Questo eccessivo
ricorso ha peggiorato la situazione del mercato degli aeromobili nel mondo.

ANALISI GRAFICA

 Dazio doganale
 Quota all’importazione
 Sussidio all’esportazione

Sono tutte misure introdotte da un’istituzione, è chiaro che hanno un impatto importante sul
mercato.

DAZIO DOGANALE: imposta levata sul bene importato. Normalmente le imposte sono di due
tipologie:
 sulla quantità: misurate su quanto di quel bene/servizio viene scambiato, sono anche chiamate accise,
è più facile da rappresentare graficamente. Un esempio sono le imposte sulla benzina.
 sul prezzo: l’esempio più chiaro è l’IVA (imposta calcolata sul prezzo del bene)
indichiamo con “t” la tariffa doganale
Il mercato rappresentato deve essere un mercato che importa il bene preso in considerazione.

P
P t = P GLOBALE + t
S
B
t
A
(Q Dt – QSt) * Pt – P GLOBALE
Pt Qs t

20
C E F G
P GLOBALE D D Q Dt

Bisogna capire se questa operazione sia positiva per l’intera società o meno.
Consumatori e imprese avranno opinioni diverse riguarda questa soluzione, tuttavia sono
solitamente a protezione delle imprese. L’obiettivo è quello di ridurre le importazioni. Si ha
l’aggiunta di un nuovo attore economico, lo Stato, il quale ottiene un gettito derivante dall’imposta.
Rendita Senza t (1) Con t (2) Δ=2–1
Consumatori A+B+C+E+F+G A+B A+B–A–B–C–E
–F–G=
C–E–F–G
Produttori D D+C D+C–D=
+C
Stato Φ F F
Totale -C – E – F – G + C + F
=
-E–G

Introdurre una tariffa è una scelta negativa dal punto di vista della teoria economica in quanto
dannosa per il sistema economico, per la società nella sua interezza. Se si osserva la tabella si nota
come la rendita del consumatore viene ridotta notevolmente, andando a vantaggio dello stato e del
produttore. L’area E e G sono aree di perdita secca che vanno a ridurre l’ampiezza del mercato.
L’area persa dal produttore non è stata guadagnata da nessuno.

L’area E è molto vicina all’area di offerta: è l’area di perdita di sovrapproduzione. L’impresa


produce di più perché è stata introdotta la tariffa  la tariffa induce una sovrapproduzione delle
imprese che non coincide con il normale andamento del mercato

L’area G invece ha l’ipotenusa che è un pezzo della curva di domanda: i consumatori consumano di
meno, non perché ci sia stata qualche variazione, ma per effetto dell’introduzione della tariffa. Si
parla di area di sottoconsumo.

QUOTA ALL’IMPORTAZIONE: lo Stato decide quante unità di un determinato bene possono


essere importate.

Si introduce attraverso l’uso di licenze, normalmente distribuite agli importatori a titolo gratuito.
Gli importatori non sono da intendere come le imprese che producono, ma come quei soggetti
(licenziatari) che lo fanno come lavoro. Si recano sul mercato internazionale ed acquistano la
quantità del bene fissata dalle istituzioni e lo vendono sui mercati nazionali. Esse sono cedute a
titolo gratuito perché i soggetti fanno un lavoro: la licenza costituisce semplicemente un di più, è
un foglio che indica quanti beni e servizi devono essere acquistati. Sono state usate nel tempo,
l’esempio più noto è quello di contingentamento che i paesi dell’odierna UE avevano introdotto nei
confronti delle auto prodotte in Giappone.

quota

A
21
P QUOTA B
3 2 1
C E F’ F’’ G
P GLOBALE
D
Q S G Q S QUOTA QD QUOTA QD G

Quando si introduce una quota è come se si spostasse la funzione di offerta del bene di una valore
pari a quello della quota.
Per ogni valore di P si aggiunge il valore della quota stabilita.

Le importazioni si sono ridotte: la limitazione quantitativa introdotta dall’istituzione fa alzare


artificiosamente il prezzo, in quanto i consumatori non possono consumare quanto vorrebbero.
Le imprese osservano l’incremento di prezzo e sono disposte a produrre di più.
In questo caso non si ha un gettito per lo stato.
I licenziatari ottengono la quota * (PQUOTA – P GLOBALE)

Rendita Senza quota (1) Con quota (2) Δ=2–1


Consumatore A + B + C + E + F’ + A+B A+B–A–B–C–E
F’’ + G – F’ – F’’ – G =
-C – E – F’ – F’’ – G

Produttore D D+C D+C–D=C


Licenziatario Φ F’ + F ‘’ F ‘ + F’’
Totale -C – E – F’ – F’’ – G +
C + F’ + F’’ =
-E–G

Anche l’introduzione di una quota costituisce un peggioramento delle condizioni in quanto si


vengono a creare di aree di perdita secca. L’area E è l’area che misura la perdita che si ottiene
grazie alla sovrapproduzione, l’area G invece spiega come i consumatori consumano di meno
grazie all’introduzione della quota: l’area è definita area di sottoconsumo.

 Dal punto di vista della teoria economica introdurre una tariffa e introdurre una quota, sono misure
che inducono un peggioramento della situazione della società nella sua interezza, determinando delle
aree di sovrapproduzione e delle aree di sottoconsumo.

SUSSIDIO ALL’ESPORTAZIONE: può prendere diverse forme, può essere un prestito agevolato…
Lo consideriamo come forma di pagamento effettuato all’impresa/individuo che esporta beni
all’estero.
Vogliamo vedere se questa misura, che non va a colpire imprese che importano beni sul mercato,
ma ad aiutare l’esportazione, funziona o no.

C
s = sussidio, aiuta le imprese a produrre di più
A
P SUSSIDIO.
B E
P GLOBALE F esportazione = P SUSSIDIO - P GLOBALE

22
D

QD SUSS QD GLOB Qs GLOB QS SUSS


È chiaro che sono misure prese a favore dell’impresa e quindi essa trarrà sicuramente dei profitti:
grazie a questo aiuto da parte dello stato è in grado di produrre ed esportare di più, dall’altro lato
questa misura introdotta incrementa il livello dei prezzi artificialmente. Il consumatore è meno
incentivato ad acquistare beni e servizi e di conseguenza riduce la quantità domandata. La rendita
del consumatore sarà una rendita in diminuzione rispetto a quella iniziale, si osserverà un
peggioramento della sua situazione.
L’intervento che lo stato fa è dato da un ammontare di denaro dato dal prodotto tra la differenza
tra il prezzo con il sussidio e il prezzo che prevaleva sul mercato internazionale moltiplicato per
tutte le esportazioni che vengono effettuate.
Le esportazioni dopo l’intervento con il sussidio sono più elevate rispetto alla situazione iniziale (C
+ E + F sussidio).
Essendo il sussidio un esborso per lo Stato, esso viene indicato con segno negativo.
Rendita Senza sussidio (1) Con sussidio (2) Δ=2–1
Consumatore A+B+C A A–A–B–C=
-B – C

Produttore D D+B+C+E D+B+C+E–D=


+B+C+E
Stato Φ -C – E – F -C – E – F
Totale A+D+B+C+E–C -B – C + B + C + E – C
–E–F= –E–F=
A+D+B+F -C - F

La misura chiamata sussidio all’esportazione non è positiva per il paese, determina sicuramente
degli svantaggi per tutto il sistema del paese considerato. È una misura chiaramente a favore delle
imprese ma non della società nel suo insieme: l’operatore consumatori ottiene una perdita, mentre
lo stato deve sostenere delle spese le quali non rientrano totalmente grazie agli aumenti delle
rendite delle imprese, ma rimangono fuori delle aree che sono aree di perdita perché esborsi.

L’area C è un’area di perdita secca, mentre l’area F non era precedentemente compresa nelle
rendite degli operatori. È un’aria di perdita proprio perché la misura chiede un esborso da parte
dello stato e quanto è stato sostenuto non rientra come incremento di rendita del produttore.

Dal punto di vista della teoria economica le tre misure analizzate determinano una perdita di
rendita totale. La situazione migliore che possa aiutare a raggiungere il massimo della rendita
sarebbe il libero mercato, non intervenire con queste misure che hanno lo scopo da un lato di
limitare le importazioni e incentivare le esportazioni.
Le barriere commerciali non dovrebbero essere utilizzate  libero mercato

Per tanto tempo c’è stata una convergenza di interessi sulla scelta da parte dei paesi di arrivare a
dei mercati internazionali sempre più liberi. Nel tempo ci sono stati sempre dei momenti in cui i
paesi hanno fatto ricorso in maniera massiccia a degli interventi di protezione della produzione
nazionale, seguiti da momenti in cui si è passati da questa situazione a una più libera in cui si è
intervenuti cercando di ridurre il più possibile le barriere e le protezioni introdotte.

23
Dopo la Seconda guerra mondiale le relazioni commerciali internazionali tra i diversi paesi sono
quasi sempre state importate a una scelta di campo che facesse spostare il sistema economico
globale verso la libera circolazione delle merci (beni e servizi), delle persone e dei capitali. Esso si è
concretizzato in un accordo (provvisorio) siglato nel 1945, il Gatt (General Agreement on Trade
and Tariffs), che ha creato un’istituzione nel 1995 che è l’Organizzazione Mondiale del Commercio.
L’ingresso di Trump ha dato origine a un periodo completamente contrapposto, costituito dalla
presenza di barriere.

I principali partner dell’UE sono Cina, USA, UK. Essa è il secondo maggiore esportatore e il terzo
maggiore importatore al mondo, si tratta di una potenza commerciale di notevole rilievo.
Lo scambio commerciale è importante sicuramente con gli USA (18% esportazioni, 12%
importazioni), ma anche la Cina (10% esportazioni, 22% importazioni). Essa è un grosso
importatore per i paesi dell’Unione mentre gli USA rappresentano un’importante destinazione
delle esportazioni nette.
I prodotti principali di esportazione sono macchinari e veicoli, prodotti chimici e altri manufatti.
L’impresa manifatturiera ha un grosso peso sulla storia economica dell’Unione.
L’Europa promuove il libero scambio, ha 47 accordi preferenziali che determinano l’entità degli
scambi in particolari settori, con 79 partner diversi. Gli obiettivi principali sono agevolare l’accesso
ai mercati per le imprese UE con tariffe doganali ridotte e promuovere i principi e i valori dell’UE.
Con i trattati commerciali si vorrebbero raggiungere degli obiettivi che sono più alti: l’UE vorrebbe
promuovere contemporaneamente il rispetto dell’ambiente, ridurre le disuguaglianze tra i paesi e
resilienza che indica il fatto che i paesi devono essere in grado di far fronte alle crisi finanziarie e
non che ci aspettano nel prossimo futuro.
WORLD TRADE ORGANIZATION

L’Organizzazione Mondiale del Commercio nasce nel 1995 e ha sede a Ginevra.


Gli obiettivi dichiarati sono
 Aiutare il commercio internazionale
 È un luogo in cui si fanno le negoziazioni commerciali tra i paesi
 Aiutare a dirimere le dispute commerciali tra i paesi
 Osservare nel dettaglio le politiche commerciali nei paesi
 Aiutare la cooperazione internazionale e insieme aiutare le economie dei paesi in via di sviluppo
Si vuole favorire il commercio e il rispetto delle regole che i paesi si sono dati
quando hanno firmato questo accordo multilaterale.

I membri che hanno attualmente firmato gli accordi multilaterali sono 164 e rappresentano il 98%
de commercio mondiale. Non tutti i membri hanno la stessa forza: paesi come USA, Cina, UE
hanno una forza di negoziare accordi diversa da paesi molto più piccoli. I paesi che veramente
negoziano gli accordi sono 22, così come il numero dei paesi che stanno aspettando di entrare.
La pace costituita dall’aver firmato questo accordo commerciale ha consentito una crescita
importante del commercio internazionale. Il commercio internazionale rispetto al prodotto globale
è passato dal rappresentare una quota del 30% negli anni ’70, a una quota del 60% nel decennio
del 2010. Questo accordo ha consentito tra il ’90 e il 2017 di ridurre del 4,2% in media le tariffe
doganali dei paesi e dopo il suo ingresso, la Cina ha ridotto le sue tariffe doganali del 28%, l’India
del 51%.
Il sistema si sviluppa attraverso i round di negoziazione e quello che ha dato origine al WTO si
chiama Uruguay round.

Com’è possibile creare questo ambiente che facilita e aiuta il commercio internazionale? Si cercano
di fissare delle regole che poi vengono rispettate, cosa molto difficile anche per i paesi firmatari.
Uno strumento che doveva essere importantissimo per il funzionamento dell’organizzazione è
costituito dal tribunale che dovrebbe dirimere le cause e le dispute tra i paesi, ma nell’ultimo
periodo non riesce più a funzionare.

24
La WTO è l’evoluzione del Gatt del 1947. Ci sono una serie di regole che riguardano l’utilizzo degli
strumenti di politica commerciale internazionale le quali prevedono l’applicazione a tutti i paesi
firmatari dell’accordo.
All’interno delle regole, ciò che conta, e che era prevalsa già dalla Seconda Guerra Mondiale, era la
presenza di accordi multilaterali tra i paesi. Venne deciso che le tariffe doganali fissate per i paesi
che erano presenti durante l’accordo, potessero essere estese anche a chi non lo era.

L’apertura alle relazioni internazionali porta a un miglioramento della condizione dei diversi paesi
e consente loro di migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. Il mercato internazionale
dovrebbe essere lasciato il più libero possibile, per questo sono state fissate delle regole.

Tutto è iniziato con gli scambi che riguardavano i beni: la prima regolamentazione riguarda i beni.
L’idea era quella di arrivare a ridurre le tariffe doganali che erano arrivate a un livello importante.
Nell’ambito degli accordi nazionali multilaterali riguardanti il commercio si è iniziato con i beni, ci
si è occupati dei servizi e poi della proprietà intellettuale (creatività).
In più, l’istituzione del WTO ha introdotto un modo di dirimere i conflitti tra i paesi ed è
rappresentato da un sistema chiamato Dispute Settlment System. Elemento rilevante all’interno di
questa ossatura è la presenza di questo tribunale, organismo che permette di dirimere le dispute
che sorgono tra i diversi paesi. L’organizzazione si occupa anche di monitorare l’andamento del
commercio e delle politiche commerciali messe in atto dai vari paesi. Inoltre, cerca di prevedere
delle misure specifiche per paesi che sono in via di sviluppo o meno sviluppati in modo da far si
che le regole che sono già accettate dai paesi che hanno un altro e alto livello di sviluppo e che
possono supportare una riduzione drastica delle tariffe doganali, non siano troppo drastiche per
quelli più “arretrati”.

Le 22 500 pagine che sono state firmate in occasione dell’Uruguay round hanno dato vita
all’organizzazione. I round sono occasioni di incontro tra i paesi durante i quali ci si accorda sulle
misure che riguardano la politica commerciale internazionale. A partire da essi si giunge poi a
degli accordi. L’obiettivo dell’incontro tra i paesi era di tagliare e vincolare: alcune tariffe
doganali sono state addirittura portate a zero (liberalizzazione completa), si voleva inoltre
impedire che le tariffe potessero ricominciare a crescere. Si rende difficile l’aumento di dazi e
tariffe perché deve essere fatto solo in occasioni particolari.
Un altro elemento importante è il principio del most-favoured-nation basis: quella tariffa che si è
decisa di stabilire per un determinato paese o bene deve valere per tutti i paesi che fanno parte
dell’organizzazione, non solo per chi ha partecipato alla trattativa.
I dazi doganali si possono aumentare ma deve essere fatto in situazioni particolari e speciali. La
politica commerciale internazionale da sempre è stata caratterizzata da accordi particolari
riguardanti il settore agricolo. In quasi tutti i paesi c’è stata e c’è ancora l’idea che il settore agricolo
debba essere supportato. Il problema è che questo supporto (sottoforma di sussidi/tariffe) vizia il
mercato agricolo internazionale e nello specifico queste tariffe colpiscono i paesi in via di sviluppo
o meno sviluppati perché il settore primario ricopre un ruolo rilevante in questi paesi. La
possibilità di esportare sui mercati internazionali i beni del settore agricolo è una fonte importante
di ricchezza che le barriere bloccano.
Fin dall’inizio si è spinto per una riduzione dei sussidi allorché si è previsto che per i paesi in via di
sviluppo questo taglio sia meno rigido.

Le barriere commerciali non tariffarie prevedono una serie di regole e regolamenti che la
produzione di uno specifico bene debba rispettare per poter accedere al mercato internazionale. Si
prevede che i paesi possono fissare degli standard ma che non abbiano il solo scopo di rendere
difficile l’ingresso nel mercato.
Ci sono 3 eccezioni che rappresentano le situazioni nelle quali i paesi potrebbero ricorrere
all’aumento dei dazi doganali, sono previsti nel corpus di regole
1. Reazione al dumping: esso è la situazione in cui un’impresa vende sul mercato internazionale un
bene ad un prezzo inferiore a quello del mercato nazionale
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2. Per controbilanciare sussidi che altri danno: se la produzione di un determinato bene è stata
sussidiata dal governo, gli altri paesi possono pensare di sussidiare la propria impresa o innalzare le
barriere verso l’importazione di quello specifico bene
3. Per far fronte a una situazione di emergenza: deve trattarsi di una situazione temporanea, grave
e la tariffa deve proteggere le industrie nazionali

Coloro che hanno firmato e contrattato le regole hanno capito che ci sono alcune situazioni
particolari in cui il ricorso alla misura speciale potesse avere una sua ragione di utilizzo.
Nella letteratura non tutti considerano la strategia del dumping una strategia accettabile, alcuni la
considerano come parte degli strumenti a disposizione delle imprese, altri invece come una
strategia poco consona.

Esistono regole che riguardano i sussidi insieme alle misure che possono essere prese per
controbilanciare questi. L’UE ha contingentato l’importazione di macchine dal Giappone
prendendo in considerazione che il loro massiccio arrivo avrebbe messo in difficoltà un settore
industriale che nell’Unione ha importanza vitale (in termini di occupazione e produzione).
Viene evidenziata la differenza tra le misure di anti-dumping e i sussidi: il primo è una strategia
attuata dall’impresa a cui risponde l’istituzione prevedendo l’innalzamento delle barriere doganali,
mentre i sussidi sono previsti dall’istituzione, a cui si può reagire in quanto potrebbero
rappresentare una misura che va a colpire in maniera speciale alcune imprese del paese.

ACCORDI COMMERCIALI
All’interno dell’UE si ha una libera circolazione delle merci e dal punto di vista del resto del
mondo, le tariffe fissate da essa valgono per tutti i paesi che stanno al di fuori degli accordi
europei.
L’Unione gestisce le relazioni commerciali con i paesi terzi sotto forma di accordi commerciali,
concepiti per creare migliori opportunità di scambi e superare le barriere commerciali.
La politica commerciale dell’UE è inoltre utilizzata come strumento per la promozione dei principi
e dei valori europei, quali la democrazia, i diritti umani, l’ambiente e i diritti sociali.

Gli accordi commerciali variano a seconda del loro contenuto


 Accordi di partenariato economico (APE): sostengono lo sviluppo dei partner commerciali dei paesi
dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico
 Accordi di libero scambio (ALS): consentono l’apertura reciproca dei mercati tra i paesi sviluppati e le
economie emergenti, mediante la concessione di un accesso preferenziale al mercato.
 Accordi di associazione (AA)
 Accordi di partenariato e cooperazione (APC)

Gli accordi che ha stipulato sono con Giappone, Singapore, Vietnam, Messico, Mercosur, Cile,
Australia e Nuova Zelanda.
I principi in materia di scambi commerciali sono
 Antidiscriminazione: non si può operare una discriminazione tra i paesi, le merci importate e prodotte
devono essere trattate allo stesso modo.
 Prevedibilità: regole precise consentono di investire e produrre in un setting tranquillo
 Concorrenza equa: essa deve essere aperta, ma equa. Chi fa parte dell’OMC deve aderire a una serie di
norme e di principi che fanno parte dei principi di salvaguardia che riguardano i diritti umani, sociali…

COMMERCIO INTERNAZIONALE

In questi ultimi anni, a partire dalla nomina del presidente Trump ma anche prima, questo
sostegno alla massima apertura dei mercati che avrebbe consentito il raggiungimento di livelli
importanti di crescita e sviluppo dei paesi è venuto un po’ a mancare.
Il movimento merci via mare sta costituendo negli ultimi anni un problema: alcune nazioni
stazionano al di fuori dei porti delle navi container che non riescono ad attraccare nei porti per le
26
diverse regole dei paesi, i quali richiedono il rispetto di alcune regole riguardanti le normative anti
Covid. Le cose sono andate a rilento anche l’anno scorso perché le attività produttive di diversi
paesi sono state bloccate e una volta ritornati a produrre si sono ritrovati a non avere navi su cui
far viaggiare il bene prodotto. Nello stesso periodo c’è stato anche un blocco del canale di Suez:
questa manovra e il blocco hanno portato a diversi problemi visto che una fetta importante del
commercio via mare passa attraverso il canale di Suez.

Il commercio ha contribuito negli anni a migliorare la qualità però il free trade ha iniziato anche a
stare stresso ad alcuni paesi in quanto ritengono che non abbia mantenuto le promesse. I
nazionalismi sono tornati, soprattutto con l’avvento della pandemia: si applicano controlli sulle
esportazioni di farmaci e strumenti medici.
Le regole del WTO andrebbero riformate, ma alcuni paesi bloccano il processo e questo blocco
coinvolge uno degli strumenti più importanti ovvero il Dispute Settlement System.
Per poter funzionare, il tribunale ha bisogno che siano presenti un certo numero di membri, ma
alcuni di questi non vengono nominati da anni. Gli Stati Uniti sono anni che non vogliono che
vengano convocate le assemblee per nominare i nuovi membri. Altri paesi hanno richiesto la
nomina di questi, altrimenti non si può far funzionare il tribunale e tutte le dispute che vengono
portate in sede di OMC non possono essere analizzate.

La politica commerciale è stata usata anche per raggiungere altri obiettivi, rendendo ancora più
pesante l’accordo tra diversi paesi, il contrattare…
“Il potere on ha rispettato le regole” è una frase tradotta dall’Economist: i paesi nel mondo con più
potere sul mercato internazionale hanno iniziato a non rispettare le regole che loro stessi avevano
contribuito a scrivere e fissare. Ex. Novembre 2020 la Cina ha imposto un dazio del 200% sul vino
australiano adducendo come motivo la presenza di una condotta dumping. In realtà la questione
era che l’Australia aveva chiesto in sede internazionale di indagare l’origine del virus Covid19 in
Cina.
Gli USA hanno introdotto incrementi di dazi sia sui prodotti cinesi sia sui prodotti europei. La
Francia ha subito un aumento dei dazi da parte americana quando ha proposto di tassare le
imprese tech.

Il fatto che il tribunale non funzioni blocca qualsiasi possibilità di dirimere le dispute.
La pandemia ha reso la catena globale dell’offerta vulnerabile: la catena produttiva di un bene non
si svolge in un unico paese, ma si avvale di più paesi. La pandemia ha reso la catena globale
dell’offerta vulnerabile e fa fatica a riprendere, molti paesi sono ancora in difficoltà. In queste
situazioni molti paesi hanno iniziato a pensare a sé stessi: cercano di creare delle catene produttive
diverse, ma non sempre si può fare perché alcune materie sono presenti solo in alcuni paesi (terre
rare [Congo], batterie al litio per auto elettriche…).
Alcune catene possono essere sostituite, mentre altre no. Al di fuori di quelle che sono state le
regole che hanno aiutato il commercio internazionale, i paesi hanno cominciato a muoversi in
ordine sparso cercando di rafforzare le relazioni con diversi partner nell’ottica di sostituire e
diversificare la catena della produzione.

In una crisi i fornitori stranieri non sempre sono affidabili: si cerca di rafforzare la catena di
produzione ma con un occhio alla produzione del proprio paese. Si creano le basi per essere
autosufficienti: il buy Amercian law riguarda il reshore della produzione americana. La Cina ha
richiesto che il bene che viene venduto in un paese deve essere prodotto per una percentuale
specifica nel paese stesso. Essa ha richiesto per alcuni beni un contenuto minimo del 100% e di
dare vita a investimenti nei settori cruciali in aumento del 7%. Anche l’UE ha previsto investimenti
massicci nel settore delle batterie al litio per sviluppare la mobilità elettrica. L’India ha introdotto
production linked incentives, sussidi a sostegno della produzione elettronica di consumo,
farmaceutica…
Con questi negoziati si prende in considerazione anche l’ambiente naturale di produzione.

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MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE

Tra i paesi le relazioni passano principalmente attraverso due canali


 Flusso di beni e di servizi
 Flusso di capitali finanziari

Il flusso dei beni e dei servizi è determinato da NX = X – Z dove


NX: esportazioni nette
X: esportazioni
Z: importazioni
+ + -
X = f (Y*, P*, E .,.)  All’aumentare di E si osserverà una riduzione di X.
+ + +
Z = g (Y, P, E.,.)

Y : reddito
Y* : reddito estero
P : livello medio dei prezzi
P* : livello medio dei prezzi esteri
E €,$: tasso di cambio nominale, ovvero quante unità di valuta estera servono per una unità di
valuta nazionale.
E =Tasso di cambio reale, ovvero il rapporto al quale è possibile scambiare beni e servizi prodotti
in un paese con beni o servizi prodotti in un altro
Il termine reale si riferisce a beni e servizi (salario nominale è espresso nella valuta, il salario reale
è la quantità di beni e servizi che un soggetto è in grado di acquistare)
E …x P
P∗¿ ¿
I riferimenti in questo caso in questo caso non sono i paesi ma le valute
Questo tasso viene preso in considerazione in quei modelli in cui il tasso di cambio può variare: i
flussi di beni e servizi
Il tasso di cambio E.,. si può apprezzare o deprezzare
 Apprezzamento: E ↑ , la valuta nazionale ha acquisito valore
 Deprezzamento: E ↓ , la valuta nazionale ha perso valore
NX = X – Z E.,. ?

↓X
E↑ ↓NX
↑Z

↑X
E↓ ↑ NX
↓Z

I flussi di capitale finanziario sono dati da NFO = FO – FI dove


FO: deflussi
FI: afflussi
- + -
NFO = G (r, r* θ)
r : tasso di interesse
r* : tasso di interesse estero
θ : percezione del rischio connesso all’acquisto di attività estere

A parità di r* e θ, mi aspetto che un’attività estera riduca i suoi acquisti perché diventa più
conveniente acquistare internamente. Si riducono i deflussi e aumentano gli afflussi.
28
Se r* aumenta, diventa più profittevole acquistare le attività estere. Gli afflussi si riducono perché
seguono le attività più redditizie.
Quando θ cambia e le attività estere diventano più rischiose (acquistando l’attività non si ha
rendimento ne si riesce ad avere il proprio capitale), mi aspetto che i deflussi diminuiscono mentre
gli afflussi aumentano.

NX = NFO
NFO
Il tasso di cambio è un elemento importante per capire come si debbano studiare le relazioni tra un
paese e tutti gli altri. Esso potrebbe essere letto semplicemente come il prezzo, è il prezzo di una
valuta espresso nei termini di un’altra. Esso cambia in continuazione, ma è importante capire quali
sono le variabili che lo influenzano e se abbiano un impatto sul sistema economico in generale.

Orizzonti temporali
A seconda dell’orizzonte temporale in cui ci mettiamo, cambia la modalità con cui si viene a fissare
il tasso di cambio.

ORIZZONTI TEMPORALI (P)  Y


Breve periodo: periodo nel corso del quale si YEFFETTIVA ≠ YPOTENZIALE
hanno dei fattori fissi (capitale) e fattori
variabili (lavoro). I prezzi non cambiano
Medio periodo: dipende dai prezzi, elemento YEFFETTIVA ≠ YPOTENZIALE
distintivo rispetto agli altri due periodi. Il cambio lento dei prezzi può portare a una
I prezzi cambiano lentamente (sticky prices) variazione della produzione effettiva che va
verso la produzione potenziale: il gap di
produzione si riduce
Lungo periodo: periodo nel corso del quale YEFFETTIVA = YPOTENZIALE
non si hanno fattori fissi, ma solo fattori
variabili.
I prezzi sono flessibili

Quando la produzione effettiva è diversa da quella potenziale, il policy maker non interviene nel
lungo periodo, mentre decide di intervenire nel breve e medio politico mediante politiche
economiche (politica fiscale e monetaria). Ad esempio, nel breve periodo se la produzione effettiva
è molto più bassa rispetto a quella potenziale, il governo potrebbe decidere di sussidiare alcune
attività, di ridurre la tassazione, di aiutare mediante i trasferimenti alcuni soggetti particolarmente
in difficoltà… si tratta di strumenti nelle mani del governo che decide la politica fiscale.

Esso può assumere un valore che viene calcolato in ogni periodo (reddito produzione effettiva
= produzione osservata) che si distingue dal reddito produzione potenziale (produzione di
piena occupazione di tutti i fattori produttivi = produzione che si otterrebbe impiegando tutte le
risorse a disposizione). Non sempre quanto si produce in un paese corrisponde a quanto si
potrebbe produrre.
Il gap di produzione calcola la differenza tra la produzione che si potrebbe avere e quella effettiva.

Lunghissimo periodo
Caratterizzato da orizzonti temporali ampi dove si studi la crescita di un paese, come se
considerando che la produzione è fissata ad un livello di piena occupazione, quei fattori in
quell’istante temporale, la lunghissima produzione prende in considerazione che i fattori possono
cambiare. La produzione nel tempo può essere influenzata da variabili come lavoro (che cambia
nel tempo, crescere con l’aumento della popolazione), il capitale (che cambia nel tempo), il capitale
umano (HK), la crescita di un paese può variare a seconda della scolarizzazione e dal learning by
doing, il progresso tecnologico (At) le nostre conoscenze ci permettono di implementare la

29
produzione di beni e servizi, anche N cambia nel tempo a seconda della capacità di sfruttare le
risorse all’interno di un paese.

Yt=f(Nt,Kt,Lt,HKt,At)

Quando parlo di lunghissimo periodo sono interessato, quanto si produce, quanto si è prodotto nel
periodo precedente, fratto il periodo precedente.
Yt 1−Yt ΔYt
Yt
= Yt = ẏ
Sono diventate importante le dotazioni di capitale umano, quale è la capacità di imparare e di
imparare nel tempo, non più sufficiente. Capitale umano e progresso tecnologico vanno di pari
passo, le innovazioni di processo e di prodotto che introducono beni e che consentono di produrre
più efficientemente, crescono quando il capitale umano li crea.

Lungo periodo

Orizzonte temporale nel quale i prezzi cambiano e cambiando riescono a riequilibrare i mercati
portando il livello di produzione effettiva a quello della piena occupazione (dei fattori produttivi
quali quelli in un dato lasso temporale sono disponibili per la fase produttiva), questo non vuol
dire che non ci sia disoccupazione, ma lavorano tutti quelli che vogliono lavorare (certa quota di
disoccupazione volontaria).
Il prodotto si fissa al suo livello di piena occupazione, si fissa l’occupazione e il tasso di interesse,
(PO= piena occupazione), noi vogliamo occuparci di tassi di cambio, se esiste un modello, quello
della parità dei poteri di acquisto (PPA).
L’obiettivo è capire come si forma il tasso di cambio nominale.
Un’unità di ogni data moneta deve essere in grado di acquistare la stessa unità di beni e servizi in
ogni paese.
La teoria del modello della PPA è fondata sulla legge del prezzo unico, che enuncia che un bene
deve avere lo stesso prezzo in ogni paese, altrimenti esiste la possibilità di arbitraggio (possibilità
di avvantaggiarsi con diversi prezzi di un dato bene su mercati diversi), la quantità di prodotto
altrimenti cresce, spinge il prezzo verso il basso, mentre in un altro paese diminuisce ed aumenta il
prezzo. Questa possibilità non esiste se il prezzo è uguale.

Prendiamo in considerazione le seguenti variabili:


 Tasso di cambio nominale E../.
 P livello medio dei prezzi nazionali (interni)
 P* livello medio dei prezzi esteri

Sapendo che il prezzo dopo dello slash sono nazionali mentre quelli esterni sono prima.
La mia valuta deve essere in grado di acquistare la stessa quantità di prezzi e servizi, quante unità
posso acquistare con un’unità della mia valuta?
Devo valutarne il prezzo di acquisto, quindi 1/P. questo ci da quanti beni o servizi posso acquistare
con un’unità.
Dovrò prendere in considerazione un secondo elemento 1/P*, cioè la capacità del potere d’acquisto
di una valuta nell’altro paese, ma deve avere la stesso potere della valuta del paese di arrivo;
quindi, devo calcolare il tasso di cambio.
La teoria mi dice che devono essere uguali
1 x E$ ,€
1 E $,€
P∗¿ → = ¿
P P∗¿
P∗¿ → E $ , € = ¿¿
P
Questo è relativo al singolo caso, solo nella teoria dei poteri di acquisto.
Il tasso di cambio nominale riflette le differenze di prezzo nei due paesi.

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Definizione di tasso nominale: è l’unità di valuta estera necessaria ad acquistare una unità di
valuta nazionale.
Nella teoria della parità dei prezzi di acquisto il tasso di cambio reale è quanto è possibile
scambiare di beni e servizi prodotti in un dato paese con beni e servizi di un altro, il tasso di
cambio reale deve essere 1, perché la valuta, in grado di acquistare gli stessi beni e servizi, di
conseguenza il rapporto è uguale a 1. Altrimenti, facendo riferimento alla formula,

1 E $ /€ E.. /.. P 1 E $,€ E . ,. x P


P = P, cioè 1=  e Oppure si può fare riferimento a P =  e=
P P∗¿ ¿ P∗¿ ¿ P P∗¿ P ¿ P∗¿ ¿

Si prende in considerazione il patto della differenza di prezzi nel cambio di casso nominale, cioè gli
P∗¿
effetti della variazione di prezzi sul tasso di cambio, nello specifico sui prezzi interni. E $/€ ¿
P
Se P cresce il tasso di cambio si riduce, se i prezzi si riducono il tasso di cambio aumenta, quando
crescono i prezzi la valuta si deprezza, quando i prezzi si riducono la valuta interna acquisisce
valore. I prezzi possono cambiare per diverse ragioni, per esempio con una spinta inflazionistica
voluta per diverse ragioni.
P ↑  ↓E $,€
P∗¿
E$ ,€= ¿
P
P↓ ↑ E$,€

Al di là degli shock al sistema economico che possono derivare da shock dell’offerta, ad esempio, o
da variazioni della domanda, bisogna capire quando cambiano i prezzi, nel momento in cui a farli
cambiare è una istituzione importante nel sistema economico che è quella della banca centrale,
quella istituzione che si occupa di gestire i flussi di denaro che arrivano all’interno di un paese.
Nello specifico la moneta e la banca centrale.

Le funzioni assolte da un’unità (moneta) sono tre:


1. Mezzo di scambio in quanto mezzo economico;
2. Unità di conto;
3. Riserva di valore, funzione svolta anche da altri oggetti preziosi.

Della moneta esiste anche un mercato, il mercato monetario, viene scambiata nel mercato
monetario, se c’è un mercato c’è una domanda ed una offerta.

DOMANDA DI MONETA MD


Si domanda moneta perché:
1. Scopi transativi, per scambi, dipende da due variabili cioè il prezzo e il reddito P,Y; al crescere del
reddito cresce la domanda di moneta, al crescere del reddito aumenta anche il prezzo.
2. Scopi precauzionali, con futuro incerto la domanda di moneta e la moneta stessa ci consente di
guardare al futuro con un po’ più di tranquillità rispetto a quello che può accadere nell’immediato
futuro. Variabile di riferimento, che deve essere presa in considerazione, più cresce il reddito più le
persone sono indotte a tenere una parte in maggiore di moneta per scopi precauzionali.
3. Scopi speculativi, interessanti perché vedono la moneta come un’attività finanziaria, bisogna capire
quando anziché acquistare titoli di stato, preferisco acquistare moneta. Come variabile di
riferimento il tasso di interesse (tasso di riferimento di tutte le altre attività finanziare) r = costo
opportunità di detenere moneta in forma liquida. Se r lo leggo come rendimento, quando aumenta il
tasso di interesse, cresce il costo opportunità, diventa più costoso detenere moneta in forma liquida,
si riduce di conseguenza la domanda di moneta.

La funzione di domanda di moneta + + -


M D= P × L(Y , r)

31
MD
Domanda di moneta reale = L(Y,r)
P

OFFERTA DI MONETA  Ms
La banca centrale decide quanta moneta offrire sul mercato, offre la base monetaria, che a
differenza della moneta (che circola in un sistema economico) bisogna considerare anche tutti i tipi
di cripto valute, tradizionalmente le banche sono in grado di creare moneta. La quota di moneta
che viene considerata, parte rimane a loro, in parte viene offerta sotto forma di interessi ai clienti.
Viene creata quella chiamata moneta bancaria, non la ‘’stampano’’ ma la creano attraverso la loro
attività di intermediario.
Ci sono diversi modi con cui la banca centrale può cambiare la liquidità nel sistema economico:

1. Operazione di mercato aperto

Sono sostanzialmente acquisti e vendite di titoli sui mercati, solitamente le banche in particolare le
banche centrali, hanno un bilancio nel quale ci sono dei titoli, esse possono acquistare o vendere.
Nel momento in cui acquista i titoli, pagandoli, aumenta la moneta in circolazione, porta sul
mercato finanziario i titoli e in cambio vende moneta. Quando ha bisogno di diminuire i titoli in
circolazione fa un ‘’rallestramento’’, vende i titoli in cambio di moneta.
Politica monetaria day by day, nel senso che sono operazioni fatti tutti i giorni, i titoli di stato si
possono acquistare sul mercato secondario, già in circolazione che possono essere acquistati e
venduti. Gli intermediari si occupano di entrare nel mercato e mettersi in contatto con la banca
centrale.
2. Coefficiente di riserva obbligatorio

Nasce dopo la crisi del 1929, con il crollo della borsa si recarono in massa alle banche chiedendo la
restituzione dei depositi, le banche non erano in grado di restituire subito i soldi, panico che
amplificò quello del crollo della borsa. Da quella crisi le banche devono, ogni volta che ricevono un
deposito, devono tenerlo presso la banca centrale. Non è detto che abbiano solo quella obbligatori,
ma questa è sempre presente, in modo da far fronte, in momenti di necessità, alla restituzione di
denaro ai clienti.
È remunerata comunque dalla banca centrale, ma quello che viene utilizzato come variazione della
moneta, è quanto deve essere tenuto presso la banca centrale. Quando il coefficiente richiesto dalla
banca si riduce, le banche devono tenere meno moneta e quindi aumenta la liquidità quando
viceversa il coefficiente viene aumentato, questo porta a ridurre la moneta in circolazione.

3. Tasso ufficiale di riferimento

Che è l’unione del tasso di rifinanziamento principale, tasso di sconto (USA), tasso repo (UK),
tasso ufficiale che viene richiesto, se aumenta prendere a prestito diventa più costoso; quindi, i
prestiti si riducono e ci sono meno banche che chiedono a prestito, questo induce una riduzione
monetaria. Viceversa, quando all’istituzione si osserva una diminuzione del tasso ufficiale d
riferimento, cioè viene resa la moneta meno costosa, si assiste ad un aumento della moneta in
circolazione.

4. Helycopter money

Le prime tre modalità di variazione passano attraverso gli intermediari finanziari, nello specifico
molti attraverso le banche.
L’ultimo è stata una proposta, che ha suscitato discussioni all’interno degli economisti, in
particolare dalla banca centrale americana, anziché passare attraverso gli intermediari vanno
direttamente alle famiglie.
Il punto due e tre sono utilizzati, nello specifico il 3 è quello che viene più utilizzato, tutte le volte
che la banca centrale decide di cambiarlo, viene annunciato su tutti i mezzi di comunicazione.
Questo dà un’idea di cosa la banca centrale pensa del sistema economico. Sono gli strumenti della
politica monetaria.
32
 La politica monetaria è la politica economica attuata dalla banca centrale
Le due politiche economiche sono la monetaria, attuata dalla banca centrale e la fiscale attuata
dallo stato. La banca centrale è in qualche modo indipendente dal governo, tanto più nel caso
dell’UE che prende in considerazione più paesi, ha una propria politica economica che attua
attraverso la variazione della liquidità.
Gli obiettivi più importanti sono quelli di sostenere la produzione e controllare la variazione dei
prezzi.
 Sostenere la produzione: è uno di quegli obiettivi che ha sostenuto l’attività delle banche centrali a
partire dalla crisi del 2008 fino a oggigiorno. I grandissimi interventi fatti negli ultimi anni sono stati
fatti allo scopo di sostenere gli investimenti e la produzione.
 Controllare la variazione dei prezzi: per anni questo obiettivo è passato in secondo piano perché i
prezzi sono rimasti pressoché stabili per tantissimo tempo. Si è risvegliata negli ultimi mesi e si
comincia a osservare un incremento dei prezzi, anche se non ancora preoccupante. Hanno agito molto
sul tasso di rifinanziamento; quando il sistema economico è in difficoltà ha bisogno di denaro che costi
poco per riprendersi.

Quando si è capito che questa emissione faceva fatica ad arrivare alle famiglie e alle imprese,
passano attraverso gli intermediari, che facevano da ‘’tappo’’, si è pensato di scavalcare le banche,
il canale delle istituzioni finanziarie, un’economista ha pensato di far arrivare il denaro alle
famiglie attraverso un ‘’elicottero’’ distribuendole ‘’a pioggia’’. Modalità con cui far arrivare denaro
direttamente alle famiglie.
Una delle attività di helycopter money, per esempio, è quella della FED, che ha mandato
direttamente sul conto degli americani nel conto corrente di denaro durante la pandemia, senza
che fosse manipolato. A differenza del reddito di cittadinanza dove l’iniziativa parte dallo stato.
Si parla di manovra estensiva della politica economica quando aumenta la liquidità, si parla di
manovra restrittiva della politica monetaria, che ha lo scopo di ridurre la moneta in circolazione, la
troppa moneta in circolazione, che avrebbe lo scopo di aiutare le imprese e le famiglie, sia in
eccesso rispetto alle esigenze di un sistema, questa liquidità in eccesso può portare ad un aumento
dei prezzi.

Tutte le volte che ↑moneta, si parla di una manovra espansiva della politica monetaria, perché
aumenta la liquidità nel sistema economico.
Nei casi in cui invece ↓ moneta si parla di manovra restrittiva della politica monetaria che ha
lo scopo di ridurre la moneta in circolazione per vari motivi: la moneta che dovrebbe avere lo
scopo di aiutare famiglie, imprese e istituti creditizi, se essa è in eccesso rispetto alle esigenze di un
sistema, può portare a conseguenze sul livello dei prezzi.

La banca centrale determina il flusso maggiore di liquidità nel sistema economico. Questo vuol
dire che se prendo in considerazione l’offerta di moneta, la banca decide quanta moneta deve
essere erogata nel sistema economico.
Ms=M0
M0 è una quantità fissa che viene erogata dalla banca centrale, fissata.

Quello che ci interessa è stabilire l’equilibrio sul mercato monetario rappresentato da


Ms = MD

M0 = P × L(Y , r)
M0
Quindi ottengo P=
L(Y ,r )

Se i prezzi cambiano per effetto della politica monetaria, al tasso di cambio nominale cosa
succede? Per capire la direzione del cambiamento devo capire che politica monetaria sta facendo la
BC.

33
Nel caso in cui aumenti la moneta M0, nel
momento in cui c’è equilibrio nel mercato
monetario, allora in base alla relazione P=
M 0 , aumenta il livello dei prezzi,
L(Y ,r )
considerando il tasso di cambio nominale E../.. =P*/P, determina una diminuzione dello stesso.

Nel lungo periodo i tassi di interesse sono a pieno livello della loro occupazione. Se aumenta M con
uguale determinatore, aumenta il prezzo, andando nella stessa direzione, per capire cosa succede
nel tasso di scambio, secondo la PPA, il tasso di cambio nominale la variazione è il rapporto tra il
tasso di scambio interno ed esterno, quindi se P è aumentato e P* (esterno) è rimasto uguale, il
tasso è aumentato.
Con troppa moneta in circolazione si osserva un aumento dell’inflazione, questo incremento
determina una riduzione di valore della moneta data dal fatto che il tasso di scambio nominale si
riduce. Perdita di valore della moneta nazionale.

3.12.21

Il tasso di cambio è un valore che cambia frequentemente all’interno dei sistemi economici a
seconda della variazione di P e P*.
Per essere correttamente applicata devo prendere in considerazione la tipologia e qualità dei beni e
dei servizi nei vari paesi. È un indice che si basa su altri quindi per de un po’ di specificità. È
possibile che alcuni paesi non offrano i beni e servizi che sono presenti anche in altri.
In un modello di questo tipo, di lungo periodo di macroeconomia, non esiste l’impatto della
politica fiscale, in quanto talmente lungo che il mercato si aggiusta da solo, le forze di mercato in
grado di operare evitano tutte le insufficienze, comprese quelle riguardanti la piena occupazione.
C’è un apparato che si occupa di intervenire all’interno del mercato tramite l’offerta della moneta,
ha un ruolo importante la Banca Centrale, obiettivi il controllo dei prezzi e spingere un sistema
verso le proprie politiche, incentiva le imprese ad aumentare gli investimenti con impatto sulla
produzione.
Se cambia la moneta vediamo un cambiamento nei prezzi, che si trasmette al tasso di cambio
nominale, in qualche modo succede che se la variazione avviene con la relazione di equilibrio,
avviene attraverso la parità del ben di acquisto.

Se ΔM  ΔP  ΔE .,.

Equilibrio PPA
Anche questo tipo di legame logico non va a toccare la produzione di lungo periodo, non avendo
effetti sulla parte reale del sistema economico, in questo modello si parla della NEUTRALITÀ della
moneta. L’impatto di una variazione monetaria la osserviamo solo da un’altra variabile di
derivazione monetaria che sono i prezzi. Non ha impatto sulle variabili reali del sistema
economico, in queste condizioni si dice proprio che la variazione della moneta che non avendo
impatto si considera come un ‘’velo’’ che si può togliere o mettere nel sistema economico.

Modello di breve periodo


Il livello dei prezzi è dato, sia di quelli interni che esterni. Situazione in cui potrebbe non esserci
uguaglianza tra produzione effettiva e produzione di piena occupazione. Ci sono dei legami speciali
che collegano i tassi di cambio e altre variabili, togliamo le considerazioni della produzione e del
reddito assumendo che la produzione sia fissata al livello di piena occupazione. È vero che
potrebbe non essere così ma parto da questa idea per spiegare qualcos’altro.

Y=Yp.o.  si lascia fuori tutta una parte del sistema economico che ora non interessa.

Modello dei mercati dei fondi mutuabili e del tasso di cambio.


34
Esso prende in considerazione il livello dei prezzi dati. È una situazione in cui potrebbe non esserci
l’uguaglianza tra la produzione effettiva e quella di piena occupazione. Siccome si vogliono
evidenziale dei canali speciali che mettano in rilievo il legame tra i tassi di cambio e alcune altre
variabili, si vogliono togliere le considerazioni riguardanti la produzione e il reddito. Questo rende
la trattazione più facile.
Per farlo si assume che la produzione sia fissata al livello di piena occupazione

Y = YP.O.

Ci sono dei fondi che possono essere presi a prestito (mutuabili) siccome è un mercato, è composto
da domanda e offerta.
Prendendo in considerazione la domanda di fondi mutuabili, adoperando la scrittura di:
QDfm=f(r)
Fm= fondi mutuabili
r=Tasso di interesse, variabile che rappresenta il costo.

Domanda di fondi mutuabili:


-
QFM = f (r)
D

I NFO

Due variabili tradotte in fondi mutuabili: investimenti (produttivi, delle imprese) e NFO.
r si comporta come il costo del fondo mutuabile, allora si può immaginare che al crescere del tasso
di interesse diventerà più costoso fare investimenti e si osserverà una riduzione di I. il peso del
debito diventa importante.

r  costo dell’investimento I
r si comporta come il costo del fondo mutuabile, allora si può immaginare che al crescere del tasso
di interesse diventerà più costoso fare investimenti e si osserverà una riduzione di I. Il peso del
debito diventa importante.

↑r  ↓ outflow, ↑ inflow ↓NFO

Il tasso di interesse per chi fa investimenti in campo finanziario è visto come un rendimento, non
come un costo. Se r interno cresce, ci si aspetta che chi prima acquistava le attività finanziarie
all’estero ora ci ripensi, mentre chi già prima acquistava internamente ci sarà più propenso a farlo.
Si riducono i flussi e aumentano gli afflussi, insieme dà origine a una riduzione degli NFO.
Al crescere di r sia I che NFO si riducono, le due componenti si comportano allo stesso modo.

r2

r1

Q2 Q1 QFM

Quello che fa spostare la funzione verso il basso o verso l’alto è qualche shock esogeno, che viene
dall’esterno del modello, che trasforma la funzione o sopra o sotto. Non è dovuto a r. per ogni
modello di r che si ha ci sarà una domanda più bassa. La funzione di domanda si sposta verso

35
l’origine, questo perché per i diversi livelli di r, la domanda di fondi mutabili si sposta verso
l’origine, questo perché per i diversi livelli di r, la domanda di fondi mutuabili si è ridotta.

Offerta di fondi mutuabili


~ +
QSfm=f (r)

I fondi mutuabili sono offerti dai risparmiatori. Mi aspetto che al crescere di r cresca anche il
risparmio.

Anche in questo caso gli spostamenti sono dati


da shock esogeni.

Equilibrio sul mercato dei fonti mutuabili


QDfm=f (r )

∫ QDfm=QSfm
QSfm=f (r )

Equilibrio dei F.M. : (QFM , r ) t.c. QFMD = QFMS

Mercato dei cambi

QD V.N. = g (E.,.)

NX

Il legame che lega il tasso di cambio alla domanda di valuta nazionale. Quando il tasso di cambio si
riduce la valuta nazionale sta deprezzando, perdendo valore. La domanda di valuta nazionale
diventa espressione di un’altra variabile aggregata, l’impatto della valutazione nazionale passa
attraverso le esportazioni nette NX.

Quando aumenta il tasso di cambio mi aspetto che le esportazioni si riducano, diventa costoso
acquistare le merci perché il valore è aumentato, mentre le importazioni aumentano perché la mia
valuta è più forte.

Quando aumenta la componente E la domanda si riduce.

↓ X (esportazioni)
↑E.,.  ↓ NX

36
↑Z (importazioni)

E2

E1

Q2vn Q1vn Qvn

Offerta di valuta nazionale

Qsvn=Qvn

NFO

Ipotesi: l’offerta di valuta nazionale dipende da NFO ( dipende da r)


Cioè che viene offerto sul mercato della valuta nazionale dipende in maniera cruciale che succede
sui mercati finanziari, l’offerta è un valore dato, non dipende dal tasso di cambio.

E.,.

E2

E1
_ Q V.N
Q V.N
QDvn=g (E .. /..)

Equilibrio del mercato dei cambi (mercato valutario) ∫ QDvn=QSvn


Qsvn=Qvn

Equilibrio del mercato valutario: (Qvn, Evn) tale che QDvn= QSvn
E

E1

^
Qvn =Qvn
Qvn

Quando ci troviamo al di sotto del punto di equilibrio c’è un eccesso di domanda, che porta il tasso
di cambio ad un apprezzamento, fino a quando domanda e offerta di valuta nazionale torneranno
in equilibrio.
Quando ci si trova al di sopra del punto di equilibrio e si ha un’offerta più elevata rispetto alla
domanda, siccome c’è un eccesso di offerta, esso spinge verso il basso il tasso di cambio fino a
quando si arriverà al punto di corrispondenza del quale non ci sono più eccessi di domanda nè di
offerta.

37
Modello dei mercati dei fondi mutuabili e del tasso di cambio
QDfm=f (r )

Mercato dei fondi mutuabili ∫ QDfm=QSfm


QSfm=f (r )

QDvn=g (E .. /..)

Mercato delle valute nazionale ∫ QDvn=QSvn


Qsvn=Qvn

La variabile che lega sia il primo che il secondo mercato sono gli NFO, legame che trasferisce
alcune situazioni shock che vanno da un mercato all’altro.

r r
Dfm

Sfm
1
^r 2
r

^
Qfm NFO NFO
Qfm

MERCATO DEI FLUSSI


MUTUABILI

MERCATO DEI FLUSSI DI E ../..


VALUTA NAZIONALE
Svn
Questi due grafici hanno a che ^
E ../..
fare con la valuta ma non con il
mercato della moneta 3

Analisi di statica comparata


1. Situazione di equilibrio (sopra) Dvn
2. Si introduce lo shock esterno (devo capire su quale funzione e come impatta cioè come si spostano le
Qvn
funzioni), descrivere che tipo di shock stiamo analizzando e in quali mercato, in che modalità, con
quali variazioni;
3. Si ha una nuova situazione di equilibrio dopo lo shock, dopo il nuovo equilibrio si compara la nuova
situazione con la situazione precedente
4. Comparazione tra nuovo e vecchio equilibrio.

L’analisi di statica comparata è semplice da attuare ma esistono anche analisi più complesse che
prendono in considerazione la dinamica, ovvero che cosa succede nel tempo tra la situazione di
equilibrio e quella finale

A. IMPATTO DI DISAVANZO DI BILANCIO PUBBLICO

38
Le entrate sono minori delle uscite
TA < (G+Tr)

Fase di shock

Sfm2

Sfm

r2 r2
^
r
^
r

^
Q2fm Qfm Qfm NFO2 NFO’ NFO

Svn
Introduzione shock: ci sono più uscite E ../..
rispetto alle entrate.
Bisogna chiedersi quale funzione sarà
impattata da questo tipo di variazione e E 2../..
come la variabile cambierà. Devo ^E ../..
prendere in considerazione se questa
situazione ha il suo primo impatto sul
mercato valutario o sul mercato dei fondi
mutuabili. Dvn
Non sembra avere un impatto su quello
della valuta nazionale perché non ha Qvn2 Qvn1 Qvn
effetto sulle esportazioni nette. Mi
aspetto che abbia un impatto sui fondi
mutuabili.
Esso va a cambiare la funzione dell’offerta di fondi mutuabili perché il disavanzo di bilancio è un
risparmio pubblico negativo che riduce il risparmio in circolazione.
Se diminuisce la funzione si sposta verso sinistra, quindi r si sposterà verso l’alto nel primo grafico.
Questo spostamento della funzione di offerta induce una variazione di equilibrio, aumenta il tasso
di interesse e l’equilibrio si riduce. Con nuovo valore di r2, ho un nuovo valore nell’NFO di r2
(NFO2) che andrà cambiare anche l’offerta di valuta nazionale, con E2 e Q2vn.

Un solo shock ha causato variazioni in tutti e tre i grafici.


Il nuovo equilibrio sarà fatto da:
MKfm (Q2fm, r)
MKvn (Q2vn,E2../..

4 comparazione
Mercato dei fondi mutuabili: Q2fm<Q1 fm e r2>r1
Mercato di valyta nazionale: Q2vn<Q1 vn e E2 ../.. > E1 ../..

39
Il cambio dell’offerta di fondi mutuabili ha un effetto sull’equilibrio, portando a catena a ridurre gli
NFO, con l’offerta di valuta nazionale, che determina un cambio in aumento del tasso di equilibrio,
che a sua volta riduce la domanda.

Il disavanzo di bilancio pubblico riduce il risparmio in circolazione questa riduzione causa una
diminuzione dell’offerta di fondi mutuabili in equilibrio, il tasso di interesse aumenta causando
una riduzione degli investimenti e negli NFO. Una minore offerta di valuta nazionale spinge il
tasso di cambio determinando un apprezzamento di E../.. il maggior valore della valuta nazionale
riduce il saldo delle esportazioni nette.
Il disavanzo pubblico ha un impatto anche sulla bilancia commerciale: questo passa attraverso i tre
mercati, i deflussi netti di capitale finanziario si riducono, quando il tasso di interesse interno
aumenta diventa più conveniente investire nel mercato interno.
È essenziale ricordarsi che sotto la domanda ci sono gli investimenti e gli NFO, sotto l’offerta dei
fondi mutuabili abbiamo il risparmio, sotto il tasso di cambio abbiamo le esportazioni nette e sotto
il valore fisso che non cambia abbiamo i deflussi netti di capitale.

10.12.21

B. VARIAZIONE POLITICA COMMERCIALE: CONTINGENTAMENTO SULLE IMPORTAZIONI

L’analisi statica comparata parte da una situazione di equilibrio, con l’introduzione di uno shock
esogeno, in questo caso si introduce un contingentamento dei mercati.
Il contingentamento è la limitazione legale della quantità di un bene che può essere importata nel
paese di riferimento.
Dal punto di vista microeconomico, l’idea è che si riducano le importazioni favorendo le imprese
nazionali.

Ci si aspetta di vedere l’impatto, soprattutto, nel mercato di valuta nazionale, valutando cosa sta
dietro la funzione di domanda dei fondi mutuabili e della valuta nazionale. Nel primo caso bisogna
intendere i fondi come quelli che vengono richiesti per effettuare degli investimenti, si tratta di
flussi finanziari netti. Nel secondo caso si introduce il concetto di risparmio. La domanda di valuta
nazionale dipende strettamente dal saldo delle esportazioni nette.
Si ha la rappresentazione della situazione iniziale e ci si chiede quale dei mercati sarà modificato
dall’introduzione di una nuova politica commerciale.
Dal punto di vista microeconomico, se si introduce una politica come quella presa in
considerazione, l’obiettivo è la riduzione delle importazioni. Essa ha lo scopo di favorire le imprese
nazionali.

40
Ci
si

aspetta di vedere un impatto, per lo meno all’inizio, non nel mercato dei fondi mutuabili ma nel
mercato della valuta nazionale.
Nella funzione di offerta dei fondi mutuabili abbiamo il risparmio dei consumatori, la domanda è
intesa come quei fondi che vengono richiesti per effettuare degli investimenti (produttivi e
finanziari).
Ciò che si offre sul mercato valutario dipende strettamente dagli NFO, la domanda di valuta
nazionale dipende strettamente dal saldo delle esportazioni nette.
È la domanda di valuta nazionale che viene modificata dall’introduzione di una nuova politica
commerciale.

Si verifica una compressione delle importazioni e un aumento delle esportazioni: quello che si
osserva sulla curva di domanda è una differenza, il primo addendo aumenta e il secondo si riduce.
Sommando ci si aspetta che le esportazioni nette in linea di massima aumentino per ogni valore di
E.
La variazione della domanda ha fatto cambiare l’equilibrio sul mercato valutario che ora viene
rappresentato da un diverso livello di tasso di cambio (punto blu nel grafico). 

L’equilibrio dopo l’impatto è dato da: 


-        Nel mercato dei fondi mutuabili non cambia (Q1 fm; r1)
-        Nel mercato valutario cambia (Q1v.n; E3 ../..)
Ciò consente di comparare i due equilibri: 
Non ci sono impatti sull’equilibrio nel mercato dei fondi mutuabili mentre per quanto riguarda il
mercato della valuta nazionale, la quantità di equilibrio non è cambiata mentre il tasso di cambio
41
di equilibrio è maggiore del tasso di cambio iniziale (E3../.. > E1../..). Questo significa che il saldo
delle esportazioni nette, che coincide con quanto in equilibrio sia con la valuta nazionale, non è
cambiato.
All’interno di esportazione e importazioni però qualcosa succede, che non va a modificare il saldo
delle esportazioni nette ma si vede nella valutazione dei tassi di cambio. Tale valutazione è un
apprezzamento del tasso di cambio che porta ad una valuta in gradodi acquistare più beni e serviz i
importanti ma allo stesso tempo ha un impatto sulle esportazioni, quando le merci diventano più
costose, si attende un impatto negativo.
Il saldo non cambia ma la struttura commerciale del paese si e ciò si vede nella variazione delle
importazioni ed esportazioni. La variazione della politica commerciale è neutrale sul
saldo delle esportazioni nette ma ha un impatto sulla struttura commerciale (quali
beni e servizi sono importati/esportati).
Questo impatto è causato da un aumento del tasso di cambio.

C. FUGA DEI CAPITALI


Ampia e improvvisa diminuzione delle attività patrimoniali e finanziarie di un paese.
Perché c’è un’instabilità politica o sociale, un cataclisma di particolare importanza, negli ultimi
anni sicuramente le tensioni sociali e politiche. Si tratta di uno shock che è frequente. Si osserva
nella storia economica di diversi paesi. A volte semplicemente fuggono perché la situazione è
considerata poco sicura e molto rischiosa, a volte fuggono perché il paese è colpito da forti
speculazioni.

Dn4

r4

Q4
NFO4

Gli effetti impattano prima di tutto negli


NFO, flussi di attività finanziaria e
patrimoniale. Mi aspetto che la fuga di
capitali saranno originariamente lì ma che
andranno ad influire anche nella funzione di
domanda dei flussi monetari e infine
nell’ultimo grafico. Lo spostamento della
funzione degli NFO è verso l’alto, maggiore E4../..
deflusso di capitali (che scappano) e un S4vn
minore afflusso di capitale. Gli NFO quindi
aumentano. I capitali sono attratti dal paese
meno rischioso.
L’aumento del flusso di capitale finanziario
insieme con la riduzione degli afflussi di
Q4vn
42
capitale fanno incrementare gli NFO per ogni livello del tasso d’interesse. Di conseguenza, si
spostano verso destra sia NFO sia D.F.M.
Avrò un nuovo punto di equilibrio Q4 che sarà caratterizzato da una quantità di domanda diversa
nei fondi mutuabili.

L’equilibrio finale è dato da:


- Nel mercato dei fondi mutuabili (Q4fm, r4)
- Nel mercato della valuta nazionale (Q4vn, E4../..)
Comparazione dei due equilibri
MK FM Q4fm>Q1fm; r4>r1
MK VN Q4vn > Q1vn; E4../..< E1../..

Nel mercato dei fondi mutuabili succede che la quantità di FM è aumentata rispetto alla situazione
iniziale e il tasso di interesse è maggiore rispetto a quello iniziale. Per il mercato della valuta
nazionale di ha una quantità di valuta nazionale (Q4vn) maggiore rispetto a quella iniziale con un
tasso di cambio inferiore rispetto a quello iniziale.
Si sono modificate tutte le quantità di equilibrio, la fuga dei capitali rappresenta una situazione di
difficoltà. Il mercato dei fondi mutuabili reagisce cercando di offrire un tasso di interesse più
elevato allo scopo di mantenere alcune attività finanziarie. L’incremento del tasso di interesse ha
un effetto negativo che riguarda la riduzione degli investimenti produttivi.
La maggior presenza di capitali si sostanzia nel fatto che si evidenzia una maggiore offerta di valuta
nazionale perché quando gli investitori hanno paura ad acquistare le attività di un paese, cercano
di sbarazzarsene offrendo, maggior valuta cha va a comprimere il tasso di cambio che in equilibrio
porta ad un livello inferiore rispetto a quello di partenza. Si ha un deprezzamento della valuta
nazionale.
La fuga di capitali determina un aumento degli NFO (e della domanda di FM) insieme con un
aumento dell’offerta di valuta nazionale (gli investitori desiderano disfarsi della valuta del paese in
difficoltà).
In equilibrio il mercato dei fondi mutuabili è caratterizzato da un tasso di interesse più elevato che
ha lo scopo di rallentare l’uscita dai capitali, perché se incrementa r, dovrebbe incrementare anche
il rendimento. Il mercato bancario causa dell’aumento di offerta è in equilibrio a un tasso di
cambio più basso: la valuta nazionale perde valore ma ciò incrementa le esportazioni nette. In
questi casi la banca del paese cerca di andare ad assestare i flussi in uscita in modo da farli andare
ad un livello accettabile.

AREA VALUTARIA

L’area valutaria è un’area geografica nella quale circola un’unica valuta, i paesi d’accordo di
utilizzare un'unica valuta perché da una valuta comune si ottengono dei benefici:
 Eliminazione costi di transazione: non si ha più il problema di effettuare delle variazioni costanti
legate agli effetti delle variazioni dei tassi di cambio. I legami tra i diversi paesi vengono favoriti.
 Maggiore trasparenza sui prezzi
 Azzeramento Δ del tasso di cambio: si determina un tasso di cambio fisso tra le due valute, questo
tasso non varia più in questo caso. Nel caso dell’euro, esso ha favorito gli scambi tra i vari paesi, alcuni
settori come quello turistico…

Il costo associato alla presenza di una valuta comune è quello di rinunciare alla politica monetaria.
Quando ci sono tanti paesi che usano la stessa valuta diventa difficile perché si ha un’unica Banca
Centrale che prende decisioni tenendo in considerazione tutti i paesi che fanno parte dell’area
monetaria. Il problema è che a volte non tutti i paesi sono colpiti dagli stessi shock ma da shock
asimmetrici (un paese si, l’altro no).
Lo stesso intervento della Banca Centrale può quindi non andare bene per tutti i paesi. Quando
essi sono asimmetrici (colpiscono un solo paese) in sede di decisione di politica monetaria ci sono

43
diversi contrasti, perché ci sono paesi che vorrebbero aumentare l’intervento e altri che sono più
restii a favorire questo tipo di intervento. Il problema non sorge quando gli shock colpiscono tutti
paesi dell’area monetaria (2008, pandemia), coordinare al meglio la politica monetaria non è stato
difficile.

Un altro costo associato alla presenza di una valuta comune riguarda gli aggiustamenti che il
sistema economico potrebbe attuare attraverso delle variazioni del tasso di cambio. Questo perché
il tasso di cambio è fisso.

È importante che l’impatto dei benefici sia più importante dell’impatto dei costi. Questo accade
quando ci si trova nelle aree valutarie ottimali (Mundell, anni ’60). Egli lo trae facendo delle analisi
e osservazioni riguardanti gli USA, i quali presentano tutti e 3 gli elementi.
Ci sono un insieme di criteri che rendono ottimale l’adesione a una moneta unica

1. Elevato grado di integrazione commerciale: è l’elemento presente in maniera consistente all’interno


dell’UE.

2. Mobilità del fattore produttivo lavoro: potrebbe costituire le modalità attraverso le quali shock
asimmetrici su un paese possano essere risolti dalla mobilità dei lavoratori che si spostano da un paese
all’altro seguendo le richieste della domanda di lavoro. Nel caso dell’UE questa mobilità è aumentata,
ma è uno di quegli elementi che non è molto presente perché non si vedono questi grossi flussi di
spostamento del f.p. lavoro anche se miglioramenti ce ne sono stati.

3. Mobilità del capitale (sia produttivo che finanziario): sarebbe molto importante da attuare prendendo
in considerazione che vale il principio per cui il capitale finanziario fluisce verso i paesi in difficoltà e
proviene da paesi che sono in cicli economici positivi. È un elemento che non è mai stato molto presente
all’interno dell’UE, facendo dubitare dell’area valutaria ottimale di questa.

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