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PREMESSA
La domanda aggregata (DA) si riferisce all'importo totale che i diversi settori dell'economia sono
disposti a spendere in un dato periodo. La DA è la somma della spesa dei consumatori, delle aziende
e dello Stato, e dipende dal livello dei prezzi oltre che dalla politica monetaria, fiscale e da altri
fattori.
L’offerta aggregata (OA) si riferisce alla quantità totale di beni e servizi che le aziende del paese sono
disposte a produrre e a vendere in un dato periodo. L’OA dipende dal livello dei prezzi, dalla capacità
produttiva dell'economia e dal livello dei costi.
Il prodotto nazionale e il livello generale dei prezzi sono determinati dalle due lame della forbice
dell'offerta della domanda aggregata. Unendo le lame si ottiene il punto di equilibrio. Il prodotto
nazionale e il livello dei prezzi stabiliscono a che punto gli acquirenti sono disposti a comprare e le
imprese a vendere: l'equilibrio e il livello dei prezzi che ne derivano determinano l'occupazione, la
disoccupazione il commercio internazionale. Fig. 19.2
La variazione della domanda e dell'offerta di mercato hanno un ruolo importante nello spiegare le
variazioni dei prezzi e delle quantità in un dato mercato.
Allo stesso modo le variazioni della domanda e dell'offerta aggregate (formulate nell'intera
economia) contribuiscono a spiegare le principali tendenze della produzione e dei prezzi aggregati.
In particolare, nel breve periodo, le variazioni della domanda aggregata possono esercitare un
notevole influsso sul livello globale del prodotto (PIL), dell'occupazione e dei prezzi (cioè sul ciclo
economico) = Teoria Keynesiana.
DOMANDA AGGREGATA: Quantità di beni e servizi che gli agenti economici sono disposti ad
acquistare a diversi livelli di prezzo.
La DA è data dalla spesa complessiva realizzata da tutti i settori economici:
il consumo C (delle famiglie);
gli investimenti I (delle imprese);
la spesa pubblica per beni e servizi G;
le esportazioni nette X (esportazioni – importazioni E-M).
Quando il livello dei prezzi cresce (a parità di altre condizioni), il reddito reale disponibile diminuisce
provocando un calo nella spesa reale per i consumi (tendenza negativa - esattamente come accade
nei singoli mercati). Si genera un calo su tutta la linea della DA. Si ha però un aumento delle
importazioni in quanto diventa più conveniente acquistare dall’estero anziché acquistare un
prodotto nazionale.
La variazione della DA è un punto centrale nella teoria Keynesiana. I motivi di spostamento della DA
sono dovuti ad un aumento o diminuzione di C, I, G e X. Quando C ed I ad esempio spingono verso
sinistra, il Governo può intervenire con una politica fiscale per aumentare G (la spesa pubblica)
spingere lo spostamento della DA verso destra. Fig. 19.6.
SPOSTAMENTI LUNGO LA CURVA DELLA DA: la curva di DA mette in relazione la spesa totale e il
livello dei prezzi: se aumentano i prezzi (con offerta di moneta fissa), a parità di altre condizioni,
diminuisce il potere di acquisto della moneta disponibile, i tassi di interesse a prestito sono più
elevati, diminuiscono C e I, aumentano M (cioè si acquista di più dall’estero) e diminuisce la quantità
domandata che si sposta dal punto B al punto C sulla curva. Fig. 19.7 a. In pratica se prima con 10
euro compravo pizza e coca, ora compro solo pizza.
Analogamente se diminuiscono i prezzi, i tassi di interesse diminuiscono, aumentano i consumi e gli
investimenti.
OFFERTA AGGREGATA: Quantità di beni e servizi che le aziende sono disposte a produrre e vendere
in un dato periodo. Se i prezzi sono alti le imprese vorrebbero vendere tutto, se i prezzi sono bassi le
imprese possono decidere di produrre poco e si trovano così ad avere un’eccessiva capacità
produttiva. L’OA mette in relazione il prodotto totale (output) con il livello generale dei prezzi.
OFFERTA AGGREGATA E LIVELLO GENERALE DEI PREZZI: è essenziale distinguere scheda di OA di
breve periodo con pendenza crescente, lungo la quale prezzi più elevati sono associati ad aumenti di
produzione di beni e servizi e scheda di OA di lungo periodo costituita da una retta verticale in cui gli
aumenti del livello dei prezzi non determinano un incremento del prodotto totale fornito.
Fig. 19.10.
Nel breve periodo (teoria Keynesiana), al variare della DA, abbiamo sostanzialmente una linea piatta
perché i salari sono vischiosi (molti salari non sono flessibili nel breve termine). Ma un aumento della
DA genera occupazione e aumento del PIL.
Nel lungo periodo invece (teoria degli economisti classici) sempre al variare della DA, i salari sono
liberi (variano), per cui i mercati sono efficienti e rispondono automaticamente alle variazioni della
domanda stessa. I prezzi garantiscono così un equilibrio. L’economia è sempre vicina alla piena
occupazione (quando c’è eccesso di offerta di lavoro si hanno riduzioni salariali e l’economia è vicina
al pil potenziale, senza l’intervento dello Stato). La curva di offerta è data da una retta verticale (che
coincide col prodotto potenziale) in cui se aumentano i prezzi non si ha un aumento dei beni portati
sul mercato (perché siamo già al massimo del potenziale). I salari non sono vischiosi per cui se
aumenta la DA si adeguano salari e altri costi.
Per cui le politiche keynesiane sostengono l’intervento dello Stato (politiche monetarie e/o fiscali)
nel breve periodo per agire sulla DA.
Gli economisti classici pensano che l’intervento dello Stato sia solo dannoso.
Perché un economista Keynesiano spera di stabilizzare l’economia manipolando la domanda
aggregata, mentre un economista classico non lo farebbe?
Perché nel secondo caso si sta sfruttando tutto il potenziale produttivo e ogni variazione della
domanda aggregata si riflette in variazioni di prezzo, non in variazione del prodotto reale. Ciò implica
l'inefficacia delle politiche keynesiane (es. aumento della DA) nel lungo periodo Quando i prezzi si
aggiustano (a meno che non si abbia la crescita del prodotto potenziale che sposta la OA verso
destra). Le politiche keynesiane sono invece efficaci nel breve periodo: ad aumenti della domanda
aggregata si ha aumento del prodotto reale.
Le due visioni possono essere unificate analizzando la forma convessa di una curva di offerta
aggregata. Il tratto iniziale della curva di offerta aggregata è compatibile con la situazione di breve
periodo. La curva di offerta è orizzontale e il livello dei prezzi è sostanzialmente costante. La capacità
produttiva è ancora sotto utilizzata, in tali circostanze una manovra espansiva della domanda
produce effetti reali sulla produzione.
il tratto finale della curva di offerta è invece compatibile con la visione di lungo periodo dei
neoclassici. L'economia si avvicina al suo livello di piena occupazione Qp. La curva offerta aggregata
e tendenzialmente verticale. Quando l'intera capacità produttiva è impiegata, il sistema produttivo
non può soddisfare un ulteriore aumento della domanda. In ali circostanze l'aumento della domanda
si traduce in un aumento del prezzo dei beni e dei fattori produttivi (cioè aumento dell'inflazione).
Lo spartiacque tra breve e lungo periodo è considerato il prodotto potenziale, che rappresenta la
quantità massima che l’economia può produrre senza scatenare pressioni inflazionistiche. Più la
curva della DA si allontana da prodotto potenziale (Qp), più aumenta la disoccupazione. Qu ando
sono al pieno sfruttamento della capacità produttiva, non ho più input e fattori produttivi disponibili,
incluso il lavoro. Pertanto l’unico effetto che ho dalla richiesta di ulteriore produzione è un minimo
aumento della quantità prodotta e un grosso aumento di prezzi perché non ho più lavoratori, non ho
più riserve naturali, non ho più capacità produttiva disponibile. L’unico effetto che ottengo da una
politica monetaria o fiscale espansiva è solo quello di aumentare il livello generale dei prezzi, quindi
inflazione, invece di generare un aumento della produzione.
Nel breve periodo è la domanda a guidare l’equilibrio del sistema economico (influenzabile con la
politica fiscale e quella monetaria). L’incrocio tra domanda e offerta determina il livello generale dei
prezzi, che genera spostamenti lungo la curva di offerta aggregata e modifica il livello di produzione.
Nel lungo periodo i movimenti della DA non incidono sulle quantità prodotte ma solo sui prezzi: la
crescita economica è legata all’offerta e alla posizione della curva. La posizione dell’OA dipende:
- dal livello del prodotto potenziale (qualità e quantità di forza lavoro, disponibilità dei fattori,
progresso tecnico); se cresce il PP senza aumento di costi di produzione, il PP si sposta a dx, anche la
curva di OA si sposta a dx. FIGURA 19.13 a) slide.
- dai costi di produzione (se salgono, per esempio a causa di costi di importazione + elevati, ma il PP
rimane invariato, la curva OA si sposta verticalmente verso l’alto, le imprese portano i beni sul
mercato solo a prezzi maggiori FIGURA 19.13 b) slide.
I fattori che determinano l’offerta aggregata si dividono in due categorie: la prima è la variabile del
Prodotto potenziale. Il prodotto potenziale o PIL potenziale individua la capacità produttiva massima
dell’economia intesa come massimo prodotto sostenibile e non il massimo prodotto che
un’economia possa realizzare in assoluto. Un sistema può operare a livelli di prodotto superiori a
quello potenziale per un breve periodo, se la domanda è molto alta, aumento la forza lavoro facendo
fare gli straordinari, intensifico l’utilizzo degli impianti e macchinari, quindi vado oltre il PIL
potenziale. A fronte di una domanda che va oltre il PIL potenziale, quindi oltre la capacità produttiva,
si ha una scarsità dell’offerta e un eccesso di domanda che spinge i prezzi verso l’alto; se il livello dei
prezzi aumenta, si sta sfruttando, oltre il PIL potenziale, la ns economia e si avrà inflazione. Se invece
si è al di sotto del PIL potenziale e quindi la mia curva di DA si allontana dallo sfruttamento del
prodotto potenziale, quindi dalla capacità produttiva massima, aumenta il tasso di disoccupazione. Il
prodotto potenziale è influenzato da:
Fattori di produzione quali capitale, lavoro e terra. Se aumentano questi input, il prodotto
potenziale e l’OA aumentano;
Livello di efficienza e dalle tecnologie usate dalle imprese. L’innovazione e i miglioramenti
tecnici aumentano il livello del prodotto potenziale. La crescita del prodotto potenziale senza
variazione dei costi di produzione, fa spostare la curva OA verso dx. Esempio degli anni ’90:
la New economy è l’ondata relativa all’introduzione di nuove tecnologie di informazione e
delle telecomunicazioni nel sistema economico; l’evento tecnologico ha spostato la frontiera
delle possibilità produttive perché aumenta l’efficienza della produzione; la curva OA si
sposta verso dx e di conseguenza si sposta anche il prodotto potenziale, cioè la capacità di
produrre in seguito a miglioramenti tecnologici, a macchinari + efficienti, a processi
produttivi + efficienti che aumentano la capacità di produrre; ciò porta a un calo
dell’inflazione perché il PIL reale cresce e i prezzi diminuiscono.
La seconda categoria che influenza la curva dell’OA è costituita dai Costi di produzione costituiti da:
Salari: salari più bassi portano a costi di produzione inferiori (a parità di altre condizioni);
costi più bassi per un dato prodotto potenziale implicano che la q fornita sarà superiore a
ogni livello di prezzo;
Prezzi di importazione: se diminuiscono i prezzi esteri porta a costi di produzione inferiori
che fanno aumentare l’OA;
Costi di altri fattori di produzione: prezzi del petrolio più bassi fanno diminuire i costi di
produzione aumentando l’OA.
Se i costi di produzione dovessero aumentare senza variazione del prodotto potenziale, la curva si
sposterebbe nettamente verso l’alto.