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àII TEOREMA ECONOMIA DEL BENESSERE (II TEB): “ ogni posizione di ottimo
paretiano può essere realizzata come equilibrio concorrenziale, attraverso una appropriata
distribuzione delle dotazioni iniziali degli individui”
È necessario quindi distribuire appropriatamente le risorse iniziali e poi lasciar fare alla “mano
invisibile” (sistema concorrenziale).
IMPLICAZIONI:
lo stato realizza l’equità, il mercato concorrenziale realizza l’efficienza. (STATO àß MERCATO)
ma lo stato ha tutte le informazioni e gli strumenti per svolgere il ruolo che gli assegna il II TEB?
àFALLIMENTI DI MERCATO
Ogni situazione reale che si discosta dal mercato perfettamente concorrenziale comporta una
violazione delle condizioni di ottimo paretiano e quindi un fallimento del mercato
TEOREMA DEL SECONDO OTTIMO (SECOND BEST) studia la seconda miglior soluzione
quando l’ottimo paretiano non può essere raggiunto. Se l'ottimo paretiano o first best non può essere
raggiunto, bisogna cercare il second best.
In concorrenza perfetta ogni impresa produce la quantità per cui il prezzo è uguale al costo
dell’unità marginale prodotta (P = CM)
Monopolio naturale: una sola impresa.
Monopolio non preferibile in un’ottica di efficienza statica ma preferibile in ottica dinamica se gli
venga associata una maggiore capacità innovativa. In presenza di capacità innovativa, ed in una
ottica dinamica, una forma monopolistica potrebbe risultare superiore, in termini di performance
economica, ad una forma concorrenziale, poiché le perdite di efficienza statica sono più che
compensate dai benefici in efficienza dinamica.
ESTERNALITA’: Esternalità positiva (negativa): si riscontra quando una attività economica
produce un beneficio (danno) che viene parzialmente goduto da altri. L’esternalità determina
incompletezza del mercato poiché implica l’esistenza di un prodotto per il quale manca un prezzo.
TEOREMA DI COASE: Secondo Coase il problema delle esternalità è in sostanza un problema di
assegnazione di diritti di proprietà.
BENI PUBBLICI: definito dalle caratteristiche della non rivalità e della non escludibilità. Si ha non
rivalità quando il consumo da parte di un individuo non riduce il consumo degli altri. Si ha non
escludibilità quando non è possibile, o è troppo costoso, discriminarne il consumo. In presenza di
entrambe le caratteristiche si hanno beni pubblici puri.
Se si hanno beni pubblici si ha incompletezza del mercato poiché, a causa della non
rivalità/escludibilità, il produttore non può chiedere un prezzo per l’uso del bene.
ASIMMETRIE INFORMATIVE: Si ha informazione asimmetrica quando una delle due parti che
prende parte ad una transazione economica ha meno informazioni dell’altra. Essendo un caso tipico
dei problemi di agenzia, la parte con minore informazione prende il nome di “principale”, quella
con informazione completa di “agente”.
L’informazione asimmetrica determina situazioni di selezione avversa (la conoscenza asimmetrica
delle caratteristiche di un bene oggetto di transazione ne determina un prezzo non in linea con le
caratteristiche. Si contrae l’offerta dei beni migliori, eventualmente fino alla scomparsa del
mercato.) e azzardo morale (la conoscenza asimmetrica delle caratteristiche delle azioni dell’agente
in una fattispecie di delega induce alla contrazione dell’offerta di prestazioni migliori,
eventualmente fino alla scomparsa del mercato.) che portano al fallimento, per incompletezza, del
mercato.
BENI MERITORI (PATERNALISTICI): sono quei beni/bisogni che lo stato tutela attraverso
intervento pubblico in maniera paternalistica. Questi beni non verrebbero scambiati normalmente a
causa di comportamenti miopici o decisioni irrazionali.
L’iniquità economica/sociale è un risultato perfettamente ammissibile come ottimo paretiano.
Le valutazioni di equità richiedono giudizi strettamente etici sempre rilevanti e alla base del patto
sociale.
𝑒𝑒 = # 𝑤𝑒
$%#
Ciò che interessa del cambio reale bilaterale ed effettivo, in termini di effetti sulla bilancia dei
pagamenti, non è il suo livello, ma le sue variazioni.
BILANCIA DEI PAGAMENTI (BP): la bilancia dei pagamenti è formata da 3 conti:
• Conto delle partite correnti (PC) à PC = X (esportazioni) – M (importazioni)
• Conto capitale
• Conto finanziario (MK)
Rimuovendo l’ipotesi di prezzi e cambi dati, le importazioni dipendono anche, e con relazione
diretta, dal cambio reale, che definisce la competitività di prezzo delle merci. Le esportazioni X,
allo stesso modo, dipendono dal reddito estero e, con relazione inversa, dal cambio reale (oltre che
da fattori di competitività non di prezzo). Possiamo pertanto scrivere:
Il conto finanziario MK, al netto della variazione nelle riserve ufficiali, esprime i movimenti di
capitale non imputabili ad azioni dell’autorità monetaria (Banca centrale). Esso è esprimibile
secondo l’espressione:
I punti al di sopra della curva BP individuano situazioni di avanzo, poiché corrispondono a coppie
r-Y per cui r è maggiore al tasso di equilibrio, il che attira capitali dall’estero in misura maggiore
rispetto al necessario per il pareggio della BP. Viceversa, e per motivi opposti, i punti al di sotto
della BP individuano situazioni di disavanzo.
Eventuali variazioni del cambio spostano la BP parallelamente. In particolare, un tasso di cambio
superiore (apprezzamento) determina una traslazione verso l’alto poiché l’apprezzamento determina
un peggioramento delle PC che richiede, ai fini del ristabilimento dell’equilibrio della BP, un
miglioramento della MK, che può aversi solo per tassi di intesse superiore. Viceversa, e per motivi
opposti, una riduzione del cambio determina traslazioni della BP verso il basso.
La variazione dei prezzi interni, al pari di variazioni del cambio, determina traslazioni della BP,
verso l’alto nel caso di aumento, verso il basso nel caso di riduzione. Lo stesso avviene, ma in
direzione opposta, nel caso di variazioni del livello dei prezzi esteri.
Il significato economico della pendenza positiva della BP è il seguente: all’aumentare del reddito,
aumentano le importazioni, mentre le esportazioni sono date costanti, il che induce un saldo
negativo della PC. Perché la BP sia in equilibrio (ossia valga zero), deve prodursi un avanzo della
bilancia dei capitali MK, che può avvenire attraverso incrementi del tasso di interesse.
MONETARISMO DI FRIEDMAN: Friedman concepisce il sistema economico come
intrinsecamente stabile e autonomamente tendente alla posizione di equilibrio naturale.
Friedman fa riferimento particolare al tasso di interesse naturale e al tasso di disoccupazione
naturale. Il primo definisce il prezzo di equilibrio tra domanda ed offerta di capitale (investimento e
risparmio), mentre il secondo definisce il tasso di disoccupazione in corrispondenza del quale il
numero di posti vacanti è in relazione di equilibrio con il numero di lavoratori disoccupati
(disoccupazione frizionale). I due tassi naturali definiscono equilibri di piena occupazione sul
mercato dei beni e del lavoro. Le posizioni naturali sono in sostanza quelle soluzioni che emergono
nel lungo periodo per effetto di ipotesi di mercati concorrenziali a prezzi flessibili nel medio lungo
periodo e in cui le decisioni di risparmio e di investimento vengono coordinate dal prezzo del
capitale, cioè dal tasso di interesse. L’economia tende al pieno impiego delle risorse.
Un punto fondamentale dell’analisi monetarista è dato dall’ipotesi di aspettative adattive. Secondo
tale ipotesi, gli individui formerebbero le proprie aspettative sui prezzi sulla base delle aspettative
passate e dello scostamento osservato tra aspettative passate e valori effettivi (meccanismo a
correzione dell’errore). Formalmente:
Dal momento che la variazione dell’aspettativa, per la formula scritta precedentemente, è pari al
parametro di sensibilità per l’errore di previsione passato, è anche possibile scrivere la nuova
relazione di Phillips nella forma seguente:
L’ultima equazione scritta mostra come non esiste una unica curva di Phillips, ma un fascio di curve
di Phillips, ognuna delle quali si associa ad una diversa aspettativa sull’inflazione. Nel lungo
periodo la curva di Phillips è verticale:
L’azione pubblica deve astenersi da interventi discrezionali volti a modificare le soluzioni naturali
di mercato. La politica monetaria è efficace solo nel breve periodo, mentre nel lungo periodo può
generare solo effetti nelle grandezze nominali, cioè inflazione.
La curva (retta) AS fornisce combinazioni di P e Y compatibili con l’equilibrio delle imprese (che si
ha quando i fattori vengono remunerati al loro prodotto al margine), dato il livello della tecnologia.
La funzione di produzione dell’economia è data dalla seguente (Cobb-Douglas):
A rappresenta il livello della tecnologia, che evolve col progresso tecnico, K il livello dello stock di
capitale, che si assume dato nel breve periodo, N lo stock di lavoro applicato alla produzione.
Dato il livello della tecnologia e del capitale, l’equilibrio delle imprese è dato dall’uguaglianza tra
salario reale e prodotto al margine del lavoro, ossia dalla derivata parziale della funzione di
produzione rispetto al lavoro, formalmente:
La PML decresce rispetto al livello del reddito. Pertanto, all’aumentare di Y, si riduce il valore del
denominatore, il che determina aumenti di prezzo. La curva AS è inclinata positivamente.
EQUILIBRIO AD-AS
PARTE SECONDA
àLA TEORIA NORMATIVA SELLA POLITICA ECONOMICA: Definisce ciò che
l’operatore pubblico dovrebbe fare agendo razionalmente al fine di supplire alle carenze o ai
fallimenti del mercato.
Un intervento di politica economica si definisce come programma di intervento. La
programmazione è insieme di decisioni coordinate e coerenti di politica economica, nel quale
l’insieme delle finalità politico-economiche (obiettivi) viene analizzato e posto in relazione
all’insieme delle azioni possibili (strumenti), dato un modello di analisi che descrive il
funzionamento del sistema economico.
OBIETTIVI: Obiettivo è una finalità di politica economica misurabile in termini di grandezze
economicamente rilevanti (reddito, occupazione, disoccupazione inflazione). Con riferimento ad un
modello di politica economica l’obiettivo rappresenta una variabile endogena (fenomeno misurabile
la cui grandezza è influenzata dalle altre variabili del sistema economico).
Gli obiettivi possono essere micro o marco economici. (Appare evidente che è cruciale stabilire
come, ed entro quali limiti, si definisce il rapporto tra sistema politico e preferenze individuali.
Supporremo che il meccanismo democratico funzioni perfettamente, nel senso che gli obiettivi
formulati dai politici rispecchiano le preferenze dei cittadini). I diversi obiettivi possono essere tra
loro:
• Indipendenti; le azioni per il raggiungimento di un obiettivo non hanno effetti sugli altri
obiettivi,
• Coerenti; le azioni di politica economica necessarie al raggiungimento dell’obiettivo hanno
effetti sulle altre variabili obiettivo, direttamente o indirettamente, ma tali effetti hanno lo
stesso segno, ossia il raggiungimento di un obiettivo favorisce il raggiungimento di altri
obiettivi.
• Sostituiti; le azioni di politica economica per il raggiungimento di un obiettivo influenzano
le altre variabili obiettivo, direttamente o indirettamente, ma tali effetti hanno segno diverso,
ossia il raggiungimento di un obiettivo rende più difficile il raggiungimento di altri obiettivi.
Esistono 4 modi per esprimere gli obiettivi:
• Metodo degli obiettivi fissi: si fissano dei valori per la variabile-obiettivo e quindi si
definisce il valore della variabile strumento necessario al raggiungimento di tale obiettivo,
trascurando la caratterizzazione indipendente, coerente o sostituta dell’obiettivo stesso.
L’esempio tipico è quello che definisce la relazione tra reddito del sud e del nord, o quello
della relazione tra inflazione e disoccupazione (curva di Phillips).
• Metodo delle priorità: come nel caso di obiettivi fissi, si fissano dei valori per la variabile-
obiettivo e quindi si definisce il valore della variabile strumento necessario al
raggiungimento di tale obiettivo, trascurando la caratterizzazione indipendente, coerente o
sostituta dell’obiettivo stesso. La differenza è che non si conosce esattamente la posizione
del vincolo (incertezza sul modello o sui parametri del modello). Ad es., si definisce un
valore per il reddito del sud e quindi si massimizza il reddito del nord, compatibilmente con
il primo obiettivo. Il risultato effettivo dipenderà dalla posizione effettiva della curva di
trasformazione. Lo stesso vale per l’es. della relazione di Phillips.
• Metodo degli obiettivi flessibili con s.m.s. variabile: il problema di politica economica
espresso in forma di obiettivi flessibili è del tutto equivalente al problema della
massimizzazione dell’utilità del consumatore. Lo stato in tal caso massimizza (minimizza)
una funzione di utilità (disutilità) collettiva, detta funzione del benessere sociale (FBS),
rappresentata da un insieme di curve di indifferenza, ognuna delle quali associata ad un dato
livello di benessere (o malessere) sociale. In tal caso il decisore politico prende in
considerazione la dipendenza (sia essa in relazione di coerenza o sostituibilità) tra strumenti
• Metodo degli obiettivi flessibili con s.m.s. costante: Il problema è impostato in modo del
tutto analogo al caso di s.m.s. variabile, con l’unica differenza che la funzione del benessere
(malessere) sociale è espressa in forma lineare.
STRUMENTI: Uno strumento è una grandezza economica misurabile sotto il controllo delle
autorità di politica economica (tasso di interesse, spesa pubblica, aliquote di imposizione). Con
riferimento ad un modello di politica economica lo strumento rappresenta una variabile esogena
(fenomeno misurabile la cui grandezza non è influenzata dalle altre variabili del sistema economico,
mentre essa influenza queste ultime) del sistema.
Gli strumenti rappresentano le leve della politica economica, variabili manovrate dalle autorità di
politica economica al fine dell’ottenimento degli obiettivi prefissati. Ogni strumento deve
soddisfare 3 condizioni essenziali:
• deve essere sotto il controllo delle autorità (controllabilità);
• deve essere efficace, dato l’obiettivo prefissato. L’efficacia è data dalla forza della relazione
tra obiettivo e strumento,
• deve poter essere distinta da altri strumenti, sia in termini di controllabilità, sia in termini di
efficacia.
Esistono diverse classificazioni delle tipologie di variabili strumentali. Con riferimento a quella
proposta da Timbergen, si distingue tra politiche quantitative, qualitative e di riforma:
• Le politiche quantitative consistono nella variazione del valore di uno strumento esistente
(es. spesa pubblica)
• Le politiche qualitative consistono nell’introduzione di un nuovo strumento, o alla
cancellazione di uno strumento esistente (es. introduzione nuove imposte, cancellazione
IRAP)
• Le politiche di riforma consistono nell’introduzione di un nuovo strumento, o nella
cancellazione di uno strumento esistente, ove ciò comporti modifiche sostanziali delle regole
di funzionamento del sistema economico (nazionalizzazioni, privatizzazioni, separazione tra
credito a breve e a medio-lungo termine).
Con riferimento alle modalità di intervento, si distingue inoltre tra:
• misure discrezionali sono gli strumenti di politica economica che vengono manovrati a
discrezione dell’autorità che le controlla, a seguito di una valutazione specifica, o caso per
caso, dell’opportunità della manovra
• regole automatiche sono strumenti di politica che entrano in funzione automaticamente, in
risposta a variazioni di alcune variabili obiettivo.
IL MODELLO: Una volta definiti gli obiettivi di politica economica e individuati gli strumenti
efficaci per il loro raggiungimento, essi devono trovare rappresentazione in un modello matematico
del funzionamento del sistema economico che li mette in relazione. Il modello viene prima espresso
in forma strutturale, una forma in cui compaiono tutte le equazioni di comportamento.
La forma strutturale (FS). Come detto, la FS di un modello è data dall’insieme di relazioni di
comportamento suggerite dall’analisi economica teorica e verificate dall’analisi econometrica. La
forma ridotta (FR). Le equazioni della FR saranno tante quante sono gli obiettivi.
POLITICA FISCALE
La politica fiscale si sostanzia nella manovra del bilancio pubblico (stato ed altri enti pubblici) ai
fini della regolazione del reddito, dell’occupazione e – in tempi più recenti, del contenimento del
debito.
L’identità contabile fondamentale del bilancio pubblico è la seguente:
• Entrate pubbliche (T): esse includono: a) le entrate correnti, in larga parte connesse a tributi
(imposte dirette, indirette, tasse, contributi sociali) e in minima parte da altre fonti, come ad
es. eventuali avanzi di gestione di enti o aziende pubbliche. La finalità principale della
manovra delle entrate è quella della stabilizzazione economica (a parte la necessità ovvia del
finanziamento della spesa) e del controllo del debito. L’articolazione delle entrate correnti,
delle spese e dei trasferimenti ha anche finalità redistributive. b) le entrate in conto capitale,
che derivano da alienazione di immobili e aziende pubbliche (privatizzazioni) e dal rimborso
dei crediti dello stato
• Spesa per consumi pubblici (C): deriva dal costo del personale pubblico e dagli acquisti di
beni e servizi da parte del settore pubblico. E’ finalizzata a finanziare l’attività di produzione
di beni e servizi pubblici
• Spesa per investimenti pubblici (I): destinata all’integrazione e all’aumento della dotazione
di capitale infrastrutturale pubblico (scuole, ponti, strade, ecc.)
• Trasferimenti correnti (Trc): essi includono: a) trasferimenti alle famiglie aventi finalità
redistributive (assegni di disoccupazione, sostegno alla famiglia, assistenza monetaria,
eccedenze di spesa previdenziale. b) trasferimenti e contributi alle imprese aventi finalità
eterogenee, in genere di sostegno alla produzione
• Trasferimenti in conto capitale (Trk): ovvero trasferimenti alle imprese finalizzati al
sostegno della loro attività di investimento
• Interessi (INT): si tratta di trasferimenti correnti monetari ai possessori di titoli di debito
pubblico
Esistono 3 tipi di imposizione fiscale:
• Imposte in somma fissa: si ha quando l’imposta non è definita rispetto alla dimensione di
una base imponibile (per esempio il reddito), come nel caso delle imposte di bollo, dei ticket
per alcuni servizi pubblici ecc..
• Imposte proporzionali: si hanno quando l’imposta è definita proporzionalmente alla base
imponibile, come nel caso delle imposte dirette e con riferimento all’esistenza di una
aliquota unica.
• Imposte progressive: si hanno quando l’aliquota di imposta (o pressione fiscale) varia
(cresce) al variare (crescere) della base imponibile pro-capite (e non della base imponibile
aggregata), come nel caso delle imposte dirette nelle esperienze delle principali economie
occidentali e soprattutto europee. L’imposta progressiva definisce l’esistenza di uno
stabilizzatore automatico.
La spesa pubblica può essere finanziata attraverso tributi o in deficit. Nel primo caso si ha pareggio
del bilancio primario, nel secondo si possono verificare due fattispecie: a) emissione di titoli di
debito pubblico; b) creazione di base monetaria. Avendo avuto modo di analizzare il contenuto del
teorema del bilancio in pareggio, ci concentriamo sul finanziamento in deficit distinguendo rispetto
ai casi sub a e sub b. Definendo con B lo stock di debito pubblico, possiamo quindi la relazione
fondamentale di bilancio in questo modo:
Il finanziamento in deficit: Se la spesa pubblica non viene finanziata con imposte, essa determina
effetti più elevati sul reddito. Ciò giustificherebbe (e in passato ha giustificato) pratiche di bilancio
ispirate al concetto di deficit spending. Tale pratica consiste nel finanziare la spesa attraverso
emissione di titoli di debito pubblico. Gli effetti espansivi di breve/medio termine sono connessi al
fatto che il risparmio privato viene attratto dallo stato e inserito nel circuito del reddito. In altri
termini, un potere d’acquisto potenziale viene reso effettivo nell’immediato. Tale idea è stata messa
in discussione dall’impostazione teorica monetarista e nuovo classica.
VEDERE SLIDES DA 165 A 172
Il debito pubblico deriva dall’accumularsi dei disavanzi di bilancio finanziati attraverso emissione
di debito. L’Italia ha il più alto rapporto tra debito pubblico e PIL. La crescita del rapporto tra
debito e PIL non dipende esclusivamente dalla condotta del bilancio corrente, ma anche dall’entità
dello stock di debito accumulato, dal tasso di interesse medio sul debito (che definisce, insieme allo
stock, il costo del servizio) e dall’andamento del PIL.
VEDERE SLIDE 174
POLITICA DEI REDDITI E DEI PREZZI
La politica dei redditi ha per obiettivo il controllo della dinamica del livello generale dei prezzi,
ossia dell’inflazione.
Consideriamo per semplicità una economia chiusa agli scambi con l’estero in cui vi siano solo due
classi sociali, lavoratori e capitalisti. I primi offrono lavoro ricevendo in cambio un salario, i
secondi posseggono i mezzi di produzione, che vengono utilizzati al tasso di rendimento r (si
assume, per semplicità, che la produzione avvenga esclusivamente attraverso l’utilizzo di servizi
lavorativi, in assenza di capitale. Questo ci permette di astrarre dalla remunerazione e il reintegro
del capitale) Il valore complessivo della produzione può quindi essere scomposto in due grandezze:
massa salariale W e massa dei profitti R.
𝑝𝑌 = 𝑊 + 𝑅
Tenendo conto che la massa salariale è data dal prodotto del salario unitario medio per il numero di
occupati N, e dividendo i membri di destra e di sinistra per il prodotto reale, si ottiene:
𝑤𝑁 𝑅
𝑝= +
𝑌 𝑌
In assenza di capitale, il profitto può definirsi quale il risultato della fissazione di un margine sui
costi di produzione, ossia sul costo del lavoro, che definiamo g.
𝑤𝑁 𝑤𝑁𝑔 𝑤𝑁
𝑝= + = (1 + 𝑔)
𝑌 𝑌 𝑌
Per definizione il PIL può essere definito come prodotto tra occupati e produttività media del
lavoro. Sostituendo questa relazione definitoria nell’ultima equazione scritta si ottiene:
Una condizione sufficiente perché non si abbia inflazione è che il salario vari allo stesso tasso della
produttività e che non si abbiano variazioni del margine di profitto. In tal caso si realizza anche la
costanza delle quote distributive: il rapporto tra massa salariale e reddito rimane costante.
Le relazioni scritte sopra hanno finalità esclusivamente descrittive. È infatti evidente le ipotesi di
economia chiusa, senza stato, con un unico prodotto e con una tecnologia di produzione che utilizza
solo lavoro sono ipotesi eccessivamente restrittive. Nelle economie reali, in corrispondenza delle
diverse produzioni (prodotti multipli), si individuano diversi livelli di produttività, il che rende
difficile l’individuazione del riferimento per la variazione del salario compatibile con l’obiettivo
della stabilità dei prezzi.