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ESAME MICROECONOMIA.

Capitolo 1. Perché studiare la microeconomia?


La microeconomia studia il comportamento di SINGOLI agenti economici (consumatori, lavoratori, imprese o
manager), nonché il modo in cui essi interagiscono dando vita a sistemi più complessi come i mercati. Essa è la scienza
della scelta vincolata (cioè in presenza di risorse scarse, la cui offerta è perciò limitata: es. Reddito per consumo o
risparmio, tempo per lavoro o svago).
La microeconomia aiuta a capire le scelte dei singoli: governi, imprese, famiglie ecc.
La macroeconomia studia l'andamento generale di una nazione (analisi di aggregati economici: reddito, occupazione,
inflazione ecc).
Ogni istituzione sociale ( es. Stati) deve rispondere alle seguenti domande:
1) Quali beni e servizi produrre, e in quali quantità?
2) Chi produrrà beni e servizi, e come?
3) Chi fruirà dei beni e servizi prodotti?
La microeconomia aiuta a dare queste risposte basandosi sul comportamento delle singole parti del sistema, anche ad
analizzare e suggerire le mosse dei governi (controllo affitti, tasse, salari minimi, inquinamento).
Modelli economici.
I modelli economici sono come mappe, semplificano l'elaborazione e la comprensione di concetti complessi. Essi sono
usati per studiare la realtà (pur trascurando dettagli). Un modello economico per essere efficace deve possedere due
caratteristiche:
1) fornire una chiara rappresentazione della realtà
2) evidenziare le forze fondamentali alla base di un fenomeno.
Variabili esogene ed endogene.
In un modello bisogna specificare quali variabili sono esogene e quali endogene:
Una variabile è esogena se il suo valore è dato in un certo modello, ossia se il suo valore è determinato da processi
esterni al modello.
Una variabile endogena è una variabile il cui valore è determinato internamente al modello.
Es. : un modello per predire a che distanza cadrà una palla lanciata da un edificio:
a) variabili esogene= forze di gravità, densità dell'aria
b) variabili endogene= distanza percorsa (x), tempo impiegato (y)
Gli strumenti analitici utilizzati nella microeconomia sono sempre gli stessi:
ottimizzazione vincolata;
analisi dell'equilibrio;
statica comparata.

Ottimizzazione vincolata.
Il comportamento di un individuo può essere modellizzato come un problema di ottimizzazione di una funzione
obiettivo sotto uno o più vincoli.
Funzione obiettivo= la funzione che il soggetto decisore deve ottimizzare, cioè deve massimizzare o minimizzare.
Vincoli= le restrizioni o i limiti imposti dai decisori.
Esempio:
1) un consumatore può voler acquistare alcuni beni con l'obiettivo di massimizzare il proprio benessere, ma dovendo
rispettare il vincolo del reddito a disposizione;
2) un'impresa può voler produrre una certa quantità di beni con l'obiettivo di minimizzare i costi di produzione, ma
dovendo rispettare i vincoli di input e tecnologia.
In generale:
-funzioni obiettivo= grado di soddisfazione, costi, profitto;
-vincolo= tempo, budget, altre risorse, capacità tecnologiche, il mercato, leggo e regolamentazioni.
Esempio 1: problema del recinto (rettangolare) del pastore.
L'obiettivo è quello di massimizzare l'area del recinto ( quindi base x altezza) sotto il vincolo ( costruire il perimetro: 2
volte la base + 2 volte l'altezza facendolo rientrare nella mia disponibilità di legno).
MAX LW sotto il vincolo 2L + 2W <= F
Variabile esogena ( quantità nota) - - > metri di steccato disponibili F
Variabili endogene ( valori che possono essere scelti dal pastore) - - > lunghezza del recinto ( L) ampiezza del recinto
( W) ;
Obiettivo: scegliere L e W in modo da massimizzare l'area del recinto;
Vincolo: il perimetro non deve eccedere lo steccato a disposizione.
Esempio 2: la scelta del consumatore.
MAX U(G, C)= FC
sotto il vincolo Pf F+Pc C<=I
Variabili esogene ( valori dati) - - >reddito (I), prezzo del cibo (Pf), prezzo del vestiario (Pc)
Variabili endogene--> quantità di cibo (F), quantità vestiti(C)
Obiettivo-->scegliere F e C in modo da massimizzare il livello di soddisfazione (espresso dalla funzione di unità U)
Vincolo--> la spesa non deve eccedere il reddito a disposizione.

Valutazione marginale.
I problemi di ottimizzazione possono essere risolti utilizzando la valutazione marginale.
La valutazione marginale del cambiamento di una variabile esogena è l’impatto incrementale dell’ultima unità della
variabile esogena sulla variabile endogena. In generale:
Grandezza marginale= delta variabile dipendente / delta variabile indipendente. È un tasso di variazione ( rapporto tra
incrementi).
Es. Pag 6: come spendere in pubblicità un budget di 1 milione di euro, allocando fra TV ( T) e radio (R) al fine di
massimizzare le nuove vendite di birra (B, in barili all'anno) che ne deriveranno? ( vedi dati tabella)
Problema della scelta della pubblicità
MAX B(T, R) sotto il vincolo T + R <= 1000000.
Variabili esogene--> budget 1000000, impatto di T su B, impatto di R su B
Variabili endogene--> investimento in TV (T), investimento in radio (R)
Obiettivo--> scegliere T e R in modo di massimizzare le vendite di Birra
Vincolo--> la spesa non deve eccedere il budget a disposizione.
Quello che conta è l'impatto marginale delle variabili decisionali di una funzione obiettivo, cioè quanto variano le
vendite per ogni euro aggiunto e/o tolto ad ogni spot.
Impatto marginale: l'impatto sulla funzione obiettivo ( vendita barili) dovuto al cambiamento di una variabile
endogena (budget di spesa alla radio o alla TV)
È l'influenza dell'ultima unità della variabile endogena sulla funzione obiettivo: delta funzione obiettivo/ delta variabile
endogena.
L’EQUILIBRIO.
L’equilibrio di un sistema è uno stato o una condizione che permane indefinitamente finchè un fattore
esogeno al sistema rimane costante, ovvero fintanto che un agente esterno non sposta il sistema dall’equilibrio.
L’equilibrio di un mercato competitivo è il punto nel quale la domanda eguaglia l’offerta (cioè il punto nel quale le
curve di domanda e offerta si intersecano). La quantità domandata (Qd) e la quantità offerta (Qs) è funzione del
prezzo, quindi il prezzo è variabile indipendente.
Il prezzo è sempre sull'asse verticale (y) ed è la variabile indipendente;
la quantità è sempre sull'asse orizzontale (x) ed è variabile dipendente.
Vedere equilibrio del mercato del caffè figura 1.2
STATICA COMPARATA.
La statica comparata esamina come un cambiamento in una variabile esogena influisce sul livello di una
variabile endogena. Essa consente di effettuare un'analisi del prima e del dopo comparando due istantanee di un
modello economico. Molti eventi reali possono essere spiegati ricorrendo alla statica comparata: ad esempio i
movimenti del prezzo del petrolio o dei beni agricoli o del prezzo dell'oro o evento attuale, le mascherine, sono dovuti
a movimenti di domanda e/o offerta. Vedi figura 1.3 Statica comparata del mercato del caffè.
Alcuni tipi di analisi microeconomica.
Analisi positiva.
• Spiega cosa è accaduto o fa previsioni su ciò che potrebbe accadere a seguito di una certa politica
economica. Risponde a domande esplicative. Per esempio: Come cambierà l'area del recinto se il pastore ha a
disposizione un ulteriore metro di recinzione?
Analisi normativa.
• E’ l’analisi di ciò che andrebbe fatto. Si concentra spesso sui problemi legati al benessere sociale. Risponde a
domande predittive ( Cosa va fatto?). Per esempio: per ridurre l'inquinamento dovremmo introdurre un'imposta sulle
emissioni nocive oppure controllare rigidamente il rispetto dei limiti sulle emissioni? L'analisi positiva precede sempre
quella normativa, perché per capire cosa fare bisogna conoscere le conseguenze delle varie opzioni.
Capitolo 2 Domanda e offerta.
Mercati perfettamente competitivi.
I mercati perfettamente competitivi sono quei mercati in cui i venditori e i compratori sono così
numerosi e le transazioni così piccole da far sì che ciascuno di essi, quando effettua le sue scelte, "prenda" come dato
il prezzo di mercato (comportamenti price-taking)
Un mercato può essere descritto lungo tre dimensioni:
 bene ( tipo di prodotto scambiato);
 spazio geografico (luogo in cui si tengono gli scambi);
 e tempo (periodo in cui avvengono le transazioni). Vd figura 2.2.

La curva di domanda di mercato.


La curva di domanda di mercato (D) indica la quantità aggregata di un bene che i consumatori sono disposti ad
acquistare ai vari prezzi, tenendo fissi gli altri fattori che influenzano la domanda stessa, quali prezzi degli altri beni,
reddito del consumatore, qualità. La curva di domanda di mercato è la somma delle domande individuabili.

Domanda derivata e domanda diretta.


Domanda derivata: domanda di un bene derivante dalla produzione e vendita di altri beni; proviene dai produttori o
dagli intermediari di beni e servizi.
Domanda diretta: domanda di un bene derivante dal desiderio dei compratori di consumare direttamente il bene
stesso; proviene dai consumatori finali (vogliono il bene in sé)
Ad esempio, per la farina: domanda derivata=da fornai, pasticceri ecc; domanda diretta=dalle famiglie.
I suoi punti indicano il prezzo più alto al quale il bene può essere venduto (es. In fig 2.2). La domanda di un bene può
essere influenzata da altri fattori (quelli endogeni tipo: prezzi degli altri beni, consumatori ecc). Tuttavia la relazione
prezzo-quantità che la caratterizza presuppone che tali fattori siano fissi.

La legge della domanda.


La legge della domanda afferma che la quantità domandata di un bene diminuisce all'aumentare del prezzo del bene
(ricordiamo: tenendo fissi tutti gli altri fattori che influenzano la domanda). Quindi la funzione di domanda ha
pendenza negativa (relazione inversa tra P e Q). È una legge che vale sempre (tranne per qualche bene, es. beni di
lusso, dove però uno degli altri fattori ( la percezione del bene) non è costante: Se aumenta P, vuol dire che il bene è di
maggiore qualità, quindi il bene è più richiesto e dunque Q aumenta. Vd figura 2.3.

La curva di offerta.
La curva di offerta (S) indica la quantità aggregata di un bene che i produttori sono disposti a vendere ai vari prezzi
tenendo fissi tutti gli altri fattori che influenzano l'offerta stessa. La curva di offerta di mercato è la somma delle
offerte individuabili dei produttori.
I suoi punti indicano il prezzo più basso a cui si è disposti a vendere il bene. Come la domanda, anche l'offerta di un
bene può essere influenzata da altri fattori ( prezzi degli altri prodotti ad esso correlati, prezzi dei fattori della
produzione, tecnologia...)
Tuttavia, la relazione prezzo-quantità che la caratterizza presuppone che tali fattori siano fissi.

Legge dell'offerta.
La quantità di offerta di un bene aumenta all'aumentare del prezzo del bene. Quindi la funzione di offerta ha
pendenza positiva (relazione diretta tra P e Q). E' anch'essa una legge perché vale sempre (e tra l'altro è confermata
dagli studi empirici sull'offerta dei vari mercati).

Equilibrio di mercato.
L'equilibrio di mercato è il prezzo in corrispondenza del quale la quantità domandata e la quantità offerta sono uguali.
In tale punto, il mercato si compensa e non ci sono forze che spingono il prezzo a variare. Vd fig 2.2.

Eccesso di offerta ed eccesso di domanda.


Eccesso di offerta. Cosa accade se in un certo momento nel mercato il prezzo corrente non coincide con quello di
equilibrio?
Se il prezzo è troppo alto, i venditori non possono vendere tanto quanto vogliono al prezzo corrente -->si ha un
eccesso di offerta. Ciò crea una pressione al ribasso del prezzo: quando il prezzo diminuisce, la quantità domandata
aumenta, la quantità offerta riduce e il mercato si sposta verso il prezzo di equilibrio.
Eccesso di domanda. Se i compratori non possono acquistare tanto quanto vogliono al prezzo corrente, si ha un
eccesso di domanda. Ciò crea una pressione al rialzo del prezzo: quando il prezzo aumenta, la quantità di offerta
aumenta, la quantità domandata si riduce e il mercato si sposta verso il prezzo di equilibrio.
Sostanzialmente in entrambi i casi (eccesso di offerta e eccesso di domanda) si manifestano spinte a far cambiare i
prezzi.

Spostamenti della domanda e dell'offerta.


Come detto, le curve D e S sono tracciate assumendo che tutti i fattori che le influenzano, tranne il prezzo, siano fissi.
Se invece si assume che qualcuno di essi vari, vanno effettuate analisi di statica comparata. In questi casi, bisogna
seguire 3 passaggi:
1) stabilire come una variabile esogena influenza D e/o S;
2) far spostare la curva relativa; (destra o sinistra?)
3)determinare come si modificano le variabili endogene ( prezzo e quantità)

Spostamento della domanda.


Si noti che: un movimento lungo una curva di domanda di un bene può essere provocato solo da una variazione del
prezzo del bene;
la variazione di qualunque altro fattore che incida sulla disponibilità dei consumatori a pagare per il bene si traduce in
uno spostamento della curva di domanda.
Le 5 principali cause di spostamento della curva D sono:
1) variazione del reddito dei consumatori;
2)variazione dei prezzi dei beni sostituti
3) variazione dei prezzi dei beni complementari
4)variazione dei gusti dei consumatori
5) variazione della popolazione.
In generale, a parità di prezzo: se la disponibilità dei consumatori ad acquistare il bene aumenta, D si sposta verso
destra. Vedi esempio.

Spostamento dell'offerta.
Un movimento lungo la curva di offerta di un bene può essere provocato solo da una variazione del prezzo del bene; la
variazione di qualunque altro fattore che incida sulla disponibilità dei produttori ad offrire il bene si traduce in uno
spostamento della curva di offerta.
Le 4 principali cause di spostamento della curva S sono:
1) variazione del prezzo dei fattori della produzione
2) variazione della tecnologia della produzione
3) verificarsi di eventi naturali
4) variazioni del numero di imprese e/o venditori.
In generale: se la disponibilità dei produttori a vendere il bene aumenta, S si sposta verso destra; se la disponibilità dei
produttori a vendere il bene diminuisce, S si sposta verso sinistra.
Confrontare sempre il tutto con lo schema riassuntivo pag 29 (non imparare)

Spostamento contemporaneo di domanda e offerta.


Vanno applicati simultaneamente gli stessi ragionamenti precedenti. Tuttavia in alcuni casi l'esito finale ( in termini di
variazioni di P e Q) potrà non essere univoco, ma dipenderà dall'intensità dei fenomeni che inducono gli spostamenti
di D e S.
Elasticità della domanda al prezzo. (Approfondire bene).
L'elasticità della domanda al prezzo è la variazione percentuale della quantità domandata determinata dalla
variazione del prezzo di un punto percentuale. Sostanzialmente esprime come reagisce la domanda alla
variazione del prezzo
Epsilon Q,P= (Delta %Q) (Delta %P)=(Delta Q/ Delta P) (P/Q).
L'elasticità non è la pendenza; la pendenza è il rapporto tra le variazioni assolute della quantità e del prezzo
(=DeltaQ/Delta P).
L'elasticità è il rapporto tra le variazioni percentuali della quantità e del prezzo.
P e Q sono i valori iniziali ( e ad essi fanno riferimento le variazioni) ;
L'elasticità sarà sempre negativa in quanto: se il prezzo aumenta, la quantità riduce sicuramente e se il
prezzo diminuisce, la quantità aumenta.
Caratteristiche fondamentali. (VEDI SCHEMA LIBRO).
NON SI DICE MAI CHE L'ELASTICITÀ È ANAELASTICA, LA CURVA DI DOMANDA PUÒ ESSERE ANAELASTICA.
 Quando la variazione del prezzo di un punto percentuale determina una variazione della quantità
domandata maggiore di un punto percentuale, la curva di domanda è elastica (Epsilon Q, P<-1
oppure | Epsilon Q, P>1).
 Quando la variazione del prezzo di un punto percentuale determina una variazione della quantità
domandata minore di un punto percentuale, la curva di domanda è anaelastica (0<=| Epsilon Q,P |
<1) .
 Quando la variazione del prezzo di un punto percentuale determina una variazione della quantità
domandata esattamente di un punto percentuale, la curva di domanda ha elasticità unitaria
(Epsilon Q, P=-1 oppure | Epsilon Q,P| =1) (Vedi figura 2.11 libro).
Curva piatta= elasticità maggiore e pendenza bassa;
Curva ripida= elasticità minore e pendenza alta.
L'elasticità è un concetto molto importante per stabilire i prezzi dei beni e servizi e per valutare l'impatto di
politiche governative.
Elasticità della domanda lungo una curva di domanda lineare .
Q=a-bP
dove a e b sono due costanti positive; P è il prezzo; b è la pendenza; a/b è il prezzo al quale la quantità
domandata scende a 0.
L'elasticità è:
Epsilon Q,P=(Delta Q/Delta P) (P/Q) = -b [P/(a-bP)]
Lungo la curva di domanda lineare l'elasticità varia tra 0 e - infinito, ma la pendenza è costante.
Quindi, con le funzioni di domanda analitiche, epsilon Q,P, in un dato punto è pari alla pendenza della
funzione moltiplicata per il rapporto di P e Q in quel punto.
Elasticità della domanda e ricavi totali.
Ipotizziamo che un’impresa voglia aumentare il prezzo P ( per la legge della domanda all'aumento del
prezzo diminuisce la Quantità domandata.
TR ( ricavo totale) =P x Q - > se P aumenta, Q diminuisce (relazione inversa) - - > TR aumenta o diminuisce?
Se |Epsilon|>1, ovvero D è elastica ( Q è kolto sensibile a P), il calo di Q supera l'aumento di P - > dunque TR
diminuisce.
Se |Epsilon|<1, ovvero D è anaelastica ( Q è poco sensibile a P), il calo di Q è minore dell'aumento di P - >
dunque TR aumenta.
Determinanti dell'elasticità della domanda.
Vi sono alcuni fattori che influenzano l'elasticità della domanda.
1. La domanda tende ad essere più elastica al prezzo quando esistono dei beni sostituti: più ce ne
sono, maggiore è Epsilon ( per i viaggi per vacanza vi sono più possibilità di scelta, mentre chi
viaggia per lavoro ha meno tempo e i sostituiti sono "meno desiderabili")
2. La domanda tende ad essere più elastica rispetto al prezzo quando la quota di reddito spesa per
l'acquisto di un bene è ingente (più è grande, maggiore è Epsilon) : spese impegnative implicano
maggiore ponderazione sull'acquisto - e quindi maggiore attenzione al prezzo- rispetto a quelle per
articoli piccoli, di spesa piccola.
3. La domanda tende ad essere meno elastica rispetto al prezzo quando il prodotto viene visto dal
consumatore come un bene di necessità: se un bene è reputato come necessario, epsilon è
minore; se è considerato voluttuario, epsilon è maggiore ( se un bene è importante per chi lo
consuma, sarà acquistato avendo poco riguardo al suo prezzo).
4. Definizione dell'ampiezza del mercato: più è ampia, minore è epsilon ( in generale, un mercato ben
delimitato tende ad avere una domanda più elastica di un mercato la cui definizione è vaga).
Secondo quest'ultimo punto è evidente che è necessario distinguere tra elasticità a livello di mercato ed
elasticità a livello di marchio. A quale delle due deve guardare un'impresa che vuole variare il suo prezzo
( es. Marlboro)?
a) se essa si aspetta che i concorrenti aumentino anch'essi il prezzo, allora l'elasticità a livello di mercato è
un buon indicatore della sensibilità della domanda dei consumatori a variazioni del suo prezzo ( il mercato è
poco competitivo)
b) se invece si aspetta che i concorrenti non seguano le sue scelte di prezzo ( o lo facciano dopo un po' di
tempo), allora l'elasticità a livello di marchio è più appropriata (il mercato è più competitivo).
Elasticità della domanda rispetto al reddito.
L'elasticità della domanda rispetto al reddito misura il grado di spostamento della curva di domanda al
variare del reddito I.
Epsilon Q,l= (delta Q/Q x 100)/(Delta l/l x 100)= (Delta Q/Delta l)(l/Q).
In genere Epsilon Q, l>0 - > beni normali ( se il reddito aumenta, aumenta la quantità domandata) ; ma per
alcuni beni, l'aumento del reddito tende a far ridurre la domanda, per cui Epsilon Q, l<0 - > beni inferiori
( se il reddito aumenta, la quantità domandata riduce).
Elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo.
L'elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo misura il grado di spostamento della curva di
domanda del bene I quando varia il prezzo del bene j.
Epsilon Qi,Pj= (delta Qi/Qi x 100)/(Delta Pj/Pj x 100)= (Delta Qi/Delta Pj) (Pj/Qi).
 Quando Epsilon Qi,Pj>0, se Pj aumenta allora Qi aumenta - > sono beni sostituti (es. olio e burro);
 quando Epsilon Qi,Pj<0, se Pj aumenta allora Qi diminuisce - > sono beni complementi (es. latte e
cereali per colazione).
Elasticità dell'offerta rispetto al prezzo.
L'elasticità dell'offerta rispetto al prezzo misura la sensibilità della quantità offerta dai produttori al prezzo
( a parità degli altri fattori che influenzano Qs). Anche per questo tipo di elasticità si distingue quella a
livello di mercato da quella a livello di impresa.
Epsilon Qs,P= delta Qs/Qs x 100)/(Delta P/P x 100)= (Delta Qs/DeltaP ) (P/Qs).

Elasticità nel breve periodo e nel lungo periodo.


Date le abitudini di consumo, non sempre il consumatore adatta subito le proprie abitudini di acquisto ai
nuovi prezzi. Es. se aumenta il prezzo del gas - - >
 breve periodo-> riduzione consumi;
 lungo periodo-> sostituzione della caldaia con una più efficiente.
Elasticità nel breve e lungo periodo.
Curva di domanda di breve periodo.
È la curva di domanda che fa riferimento al periodo di tempo nel quale il consumatore non può adattare
pienamente le proprie abitudini d'acquisto a cambiamenti di prezzo.
Curva di domanda di lungo periodo.
È la curva di domanda che fa riferimento al periodo di tempo nel quale il consumatore può adattare
pienamente le proprie decisioni di acquisto a cambiamenti di prezzo.
Curva di offerta di breve periodo. (più rigida).
È la curva di domanda che fa riferimento al periodo di tempo nel quale il venditore o impresa non può
adattare pienamente le proprie decisioni di offerta a cambiamenti di prezzo.
Curva di offerta di lungo periodo. ( più piatta, elastica).
È la curva di domanda che fa riferimento al periodo di tempo nel quale il venditore o l'impresa può adattare
pienamente le proprie decisioni di offerta a cambiamenti di prezzo.
Anche le imprese potrebbero non esser in grado di aumentare subito l'offerta se il prezzo aumenta. Es. se
aumenta il prezzo dei semiconduttori:
 breve periodo - > la capacità produttiva limitata;
 lungo periodo - > aumento della capacità produttiva tramite investimenti.
Ci sono però beni per i quali può accadere l'opposto, ovvero l'elasticità è maggiore nel breve periodo e
minore nel lungo periodo.
 Beni durevoli: beni di consumo che forniscono servizi usufruibili per molto tempo (generalmente
diversi anni es. auto, aeroplani);
 Beni riciclabili: fattori della produzione che possono essere recuperati e riutilizzati, per cui di essi
esiste un "mercato secondario" (es. alluminio).
Curva di offerta per l'alluminio ( un bene riciclabile e rivendibile in mercati secondari) nel breve e lungo
periodo.
Nel breve periodo, un aumento del prezzo dell'alluminio potrebbe portare a un consistente aumento
dell'offerta, perché alla produzione aggiuntiva di "nuovo" alluminio delle imprese si aggiungerebbe quella
proveniente dal riciclo del bene per cui l'offerta di breve periodo ora è molto elastica (piatta).
Nel lungo periodo, invece, la produzione aumenterà di meno perché le scorte di alluminio da riciclo
andranno man mano ad esaurirsi, per cui l'offerta di lungo periodo risulterà poco elastica (ripida).
Identificare domanda e offerta.
Uno spostamento della curva di offerta ci consente di calcolare la pendenza della curva di domanda. Uno
spostamento della curva di domanda ci consente di calcolare la pendenza della curva di offerta.
Esempio:
Si supponga che la curva di offerta si sposti. Sia il vecchio equilibrio (P1, Q1) che il nuovo (P2, Q2) giacciono
sulla stessa curva di domanda (lineare). Dunque, se Q=a-bP - - > b= Delta Q/ Delta P= (Q2-Q1) /(P2-P1)
a= Q1+bP1.
Funziona solo se una delle due curve rimane fissa.
Per esecizi.
Dunque, lungo la funzione di domanda lineare:
la pendenza -b è costante;
l'elasticità epsilon=-b(P/Q) varia sempre;
Epsilon va da 0 ( quando P=0 -> intercetta asse Q) a -infinito ( quando Q=0 - > intercetta asse P) ;
Epsilon è pari a -1 quando -b(P/Q)=-1, da cui P=a/2b e Q=a/2;
perciò, per P>a/2b ( e Q<a/2), la curva di domanda è elastica (-1<epsilon>-inf o anche 1< |epsilon| < inf;
mentre per P<a/2b ( e Q>a/2), la curva di domanda è anaelastica (0>epsilon>-1 o anche epsilon>1.
Se |Epsilon|>1, ovvero D è elastica ( Q è kolto sensibile a P), il calo di Q supera l'aumento di P - > dunque TR
diminuisce.
Se |Epsilon|<1, ovvero D è anaelastica ( Q è poco sensibile a P), il calo di Q è minore dell'aumento di P - >
dunque TR aumenta.
Curva piatta= elasticità maggiore e pendenza bassa;
Curva ripida= elasticità minore e pendenza alta.
Epsilon Q,P=(Delta Q/Delta P) (P/Q) = -b [P/(a-bP)]
Capitolo 3. LE PREFERENZE DEL CONSUMATORE E IL CONCETTO DI UTILITÀ.
Le scelte del consumatore sono un buon esempio di ottimizzazione vincolata ( desideri illimitati, ma risorse
a disposizione limitate). Le scelte del consumatore saranno fondamentali per derivare le curve di domanda
individuali, che sono utili alle imprese ( per le loro scelte di prodotto) e al governo ( per possibili politiche di
sostegno dei redditi).
Un paniere è una combinazione di beni e servizi acquistabili da un consumatore; per semplicità, nella
nostra analisi supporre o panieri di 2 soli beni: cibo e abbigliamento. Le preferenze del consumatore ci
dicono come un individuo valuta due o più panieri in ordine di desiderabilità, ipotizzando (per il momento)
che i due panieri siano disponibili a costo zero. Assumiamo innanzi tutto che i consumatori siano razionali
( cioè effettuano ragionamenti logici nelle loro scelte, non scelgono istantaneamente quindi si escludono le
scelte di istinto).
Le ipotesi sulle preferenze del consumatore sono 3:completezza, transitività e non sazietà.
A) Completezza: le preferenze sono complete se il consumatore è in grado di ordinare una qualunque
coppia di panieri, cioè se egli è in grado di dire se
 A è preferito a B A>B
 B è preferito ad A. B>A
 A è desiderabile quanto B. A=B
B) Transitività: le preferenze sono transitive se il consumatore che preferisce il paniere A al paniere B, è il
paniere B al paniere C, preferisce anche il paniere A al paniere C. Se A>B e B>C - - >A>C
C) Non sazietà ( più è meglio): per il consumatore è sempre meglio avere una quantità maggiore di almeno
un bene. Es. A sarà sempre preferito a È o G; G sarà sempre preferito a D. Senza altre informazioni, però,
non si può dire come il consumatore classifica ogni paniere ( non si può dire se E>G o viceversa).
Tipi di ordinamento delle preferenze.
Ordinamento ordinale: fornisce semplicemente informazioni circa l'ordine secondo cui un consumatore
classifica i panieri. Es. Se A prevede quantità triple dei beni rispetto a D, sarà A>D, ma non sapremo dire di
quanto A è preferito a D (non è detto che lo sia tre volte, però!)
Ordinamento cardinale: fornisce informazioni circa l'intensità delle preferenze del consumatore. Sebbene
l'ordinamento cardinale contenga maggiori informazioni, l'ordinamento ordinale è sufficiente per spiegare
le scelte del consumatore.
La funzione di utilità.
Funzione di utilità misura il livello di soddisfazione che un consumatore trae da ciascun paniere. U= rad (y) o
y^1/2
dove y=quantità di hamburger. La funzione di utilità assegna un numero a ciascun paniere in modo tale che
se il paniere A è preferito al paniere B, il numero assegnato ad A è maggiore ( o uguale) di quello assegnato
a B.
L'utilità è un concetto ordinale: la grandezza del numero che la funzione assegna di per sé non ha alcun
significato.
La funzione di utilità preserva le proprietà fondamentali delle preferenze. Qui sono soddisfatte le 3
proprietà viste:
 preferenze complete (c'è una U per ogni y)
 preferenze transitive (se y=1,y=4 e y=9, si ha che U=1,U=2 e U=3)
 preferenze caratterizzate dalla non sazietà (se y=inf, si ha che U=inf).
Utilità marginale.
Sia data la funzione di utilità U=U(y), dove y è la quantità di un bene consumato dall'indibiduo. L'utilità
marginale è il saggio a cui varia il livello di utilità totale (Delta U) in risposta ad un cambiamento nel livello
del consumo Delta y). Formalmente MUy= Delta U/ Delta y.
Analiticamente, l'utilità marginale per una certa y è pari alla pendenza della funzione di utilità totale per
quella y.
Il principio dell'utilità marginale decrescente afferma che l'utilità marginale diminuisce man mano che
aumenta il consumo del bene. In altri termini, la soddisfazione aggiuntiva tratta dal consumo di una
quantità maggiore di un bene (utilità marginale) dipende da quante unità si stanno già consumando.
Maggiore è il consumo attuale, minore è la soddisfazione addizionale che se ne trae (intuitivo!).
 Es. Molto assetato=elevata utilità marginale;
 Poco assetato= moderata utilità marginale;
 Per niente assetato=scarsa utilità marginale.
Si può pertanto dire che:
 la funzione di utilità è crescente ( cioè la derivata prima è maggiore di 0, per il principio di non
sazietà;
 ma essa cresce sempre meno (cioè la sua crescita avviene a tassi sempre minori, ovvero la sua
derivata seconda è minore di zero e quindi l'andamento di MU è decrescente. Nel caso precedente
se U=Rady allora MU=1/2rady.
Ma è sempre vero che "più è meglio" (cioè che l'utilità totale cresce sempre)? Si può ammettere che:
a) per quantità non eccessive di consumo, vale sempre il principio di non sazietà;
b) il consumatore non arriverà mai a quantità troppo elevate, perché non ha senso spendere denaro per
beni che fanno ridurre U. Figura 3.3.
Si ricordi che: per esercizi.
a) l'utilità totale e utilità marginale non possono essere rappresentate nello stesso grafico (l'asse orizzontale
è lo stesso, ma non quello verticale perché per MU esso si riferisce alla singola unità);
b) l'utilità marginale è la pendenza dell'utilità totale (perché MU è un tasso di variazione)
c) la relazione fra funzione totale e funzione marginale vale anche per altre grandezze economiche.
Curva di indifferenza.
La curva di indifferenza rappresenta l'insieme di panieri che danno al consumatore lo stesso livello di utilità.
Es. se U=xy allora, per un generico livello di utilità U*, la curva di indifferenza nello spazio bidimensionale è
y=U*/x
Curva di indifferenza.
La curva di indifferenza rappresenta l'insieme di panieri che danno al consumatore lo stesso livello di utilità.
Es. se U=xy allora, per un generico livello di utilità U*, la curva di indifferenza nello spazio bidimensionale è
y=U*/x
Una mappa di indifferenza mostra l'insieme delle curve di indifferenza del consumatore. Tutti i panieri su
una stessa curva di indifferenza hanno la stessa utilità.
Proprietà fondamentali. ATTENZIONE AI GRAFICI.
1) Quando il consumatore gradisce entrambi i beni (cioè MUx e MUy sono positive), le curve di
indifferenza hanno pendenza negativa. Quando il consumatore gradisce un bene ma non l'altro
(es. pizza e cavoli - - > avrà MUx positiva e MUy negativa), le curve di indifferenza sono crescenti.
Ciò in quanto, per compensare la perdita di utilità dovuta a un incremento del bene non gradito,
bisogna aumentare anche la quantità dell'altro bene al fine di lasciare immutata l'utilità totale.
2) Le curve di indifferenza non possono intersecarsi. Per dimostrare dobbiamo supporre di farle
incontrare figura 3.7. ( se disegniamo due curve di indifferenza -con differenti livelli di utilità U1 e
U2- se A=R allora anche A=Q ma Q è diverso da R, per questo le curve di indifferenza non si
possono intersecare).
3) Ogni paniere si trova su una e una sola curva di indifferenza.
4) Le curve di indifferenza non sono "spesse" (es. una curva di indifferenza spessa come Uo contiene
sia il paniere A che quello B. Pertanto l'utilità di B dovrebbe essere maggiore di quella di A, A e B
non possono trovarsi sulla stessa curva di indifferenza 3.8.
Saggio marginale di sostituzione.
Il saggio marginale di sostituzione (MRSx,y) misura la disponibilità di un consumatore a sostituire un bene
con un altro, mantenendo lo stesso livello di soddisfazione.
MRSx,y= - delta y/ delta x (per un dato livello di utilità)
Es. se il saggio marginale di sostituzione di hamburger con limonate è MRSh,l= - delta L/delta H= |-2|=2,
vuol dire che il consumatore è disposto a rinunciare a due limonate (-2) per avere 1 hamburger in più (+1)
mantenendo la stessa soddisfazione complessiva precedente ( o anche cedere un hamburger per avere 2
limonate in più).
È un trade-off tra beni, ed è negativo perché, per lasciare invariata l'utilità, se il consumo di un bene si
riduce, quello dell'altro deve eumentare. In un grafico x e y, MRSx,y in ogni punto è pari alla pendenza della
curva di indifferenza cambiata di segno (per un dato livello di utilità).
Il saggio marginale di sostituzione può anche essere scritto come rapporto tra le MU:
MRSx,y= - MUx/MUy. Dimostrazione quaderno.
Saggio marginale di sostituzione decrescente.
Dunque il Mrs decresce quando il consumatore fa aumentare x lungo la curva di indifferenza:
a) all'aumentare di x, la curva di indifferenza diventa più piatta (cioè ha minore pendenza)
b) le curve di indifferenza sono concesse ( ovvero, la loro pendenza - la loro derivata prima- è sempre
"meno negativa", cresce al crescere di x).
Particolari funzioni di utilità.
A) Funzioni di utilità per beni perfetti sostituti. Beni perfetti sostituti= beni per i quali MRS è costante.
(es. Pepsi e Coca imperfetti, monete da 1 euro e monete da 2 eure perfetti)
Se si è sempre disposti a sostituire 2 frittelle (F) con una cialca (C), allora la pendenza della curva di
indifferenza (MRS) é Delta C/Delta F= - 1/2 - > costante.
Perciò la funzione di utilità sarà U=F+2C
- - > da essa MUf=1 e MUc=2
B) Funzioni di utilità per beni perfetti complementi. Beni perfetti complementi= beni che vengono
consumati sempre in proporzioni fisse. Esempi: caffè e zucchero imperfetti e guanti destri e sinistri perfetti.
Per scarpe destre (D) e scarpe sinistre (S), una funzione di utilità potrebbe essere:
U(D,S) = 10 x min (D,S) dove "min" significa prendere il minimo dei due numeri tra parentesi.
C)Funzioni di utilità Cobb-Douglas:
sono pari a U(x,y)=Ax^alfay^beta (A, alfa e beta sono costanti positive) da cui:
MUx=alfaAx^(alfa-1)y^beta;
MUy=betaAx^alfay^(beta-1);
e quindi MRSx,y=(alfay)/(betax)
La forma delle relative curve di indifferenza è molto simile a quella standard già vista (sono convesse).
D) Funzioni di utilità quasi lineari.
Sono pari a U(x,y) =v(x) +b(y) dove v(x) cresce in x e b è una costante positiva. Ad esempio U=x^2+2y
Proprietà fondamentali. ATTENZIONE AI GRAFICI.
 Quando il consumatore gradisce entrambi i beni (cioè MUx e MUy sono positive), le curve di
indifferenza hanno pendenza negativa. Quando il consumatore gradisce un bene ma non l'altro
(es. pizza e cavoli - - > avrà MUx positiva e MUy negativa), le curve di indifferenza sono crescenti.
Ciò in quanto, per compensare la perdita di utilità dovuta a un incremento del bene non gradito,
bisogna aumentare anche la quantità dell'altro bene al fine di lasciare immutata l'utilità totale.
 Le curve di indifferenza non possono intersecarsi. Per dimostrare dobbiamo supporre di farle
incontrare figura 3.7. ( se disegniamo due curve di indifferenza -con differenti livelli di utilità U1 e
U2- se A=R allora anche A=Q ma Q è diverso da R, per questo le curve di indifferenza non si
possono intersecare).
 Ogni paniere si trova su una e una sola curva di indifferenza.
 Le curve di indifferenza non sono "spesse" (es. una curva di indifferenza spessa come Uo contiene
sia il paniere A che quello B. Pertanto l'utilità di B dovrebbe essere maggiore di quella di A, A e B
non possono trovarsi sulla stessa curva di indifferenza 3.8.
Particolari funzioni di utilità.
A) Funzioni di utilità per beni perfetti sostituti. Beni perfetti sostituti= beni per i quali MRS è costante.
(es. Pepsi e Coca imperfetti, monete da 1 euro e monete da 2 eure perfetti)
Se si è sempre disposti a sostituire 2 frittelle (F) con una cialca (C), allora la pendenza della curva di
indifferenza (MRS) é Delta C/Delta F= - 1/2 - > costante.
Perciò la funzione di utilità sarà U=F+2C
- - > da essa MUf=1 e MUc=2
B) Funzioni di utilità per beni perfetti complementi. Beni perfetti complementi= beni che vengono
consumati sempre in proporzioni fisse. Esempi: caffè e zucchero imperfetti e guanti destri e sinistri perfetti.
Per scarpe destre (D) e scarpe sinistre (S), una funzione di utilità potrebbe essere:
U(D,S) = 10 x min (D,S) dove "min" significa prendere il minimo dei due numeri tra parentesi.
C)Funzioni di utilità Cobb-Douglas:
sono pari a U(x,y)=Ax^alfay^beta (A, alfa e beta sono costanti positive) da cui:
MUx=alfaAx^(alfa-1)y^beta;
MUy=betaAx^alfay^(beta-1);
e quindi MRSx,y=(alfay)/(betax)
La forma delle relative curve di indifferenza è molto simile a quella standard già vista (sono convesse).
D) Funzioni di utilità quasi lineari.
Sono pari a U(x,y) =v(x) +b(y) dove v(x) cresce in x e b è una costante positiva. Ad esempio U=x^2+2y
CAPITOLO 4 - LA TEORIA DELLA SCELTA DEL CONSUMATORE.
Le spese dei singoli hanno un impatto importante sull'economia, pertanto un ruolo peculiare è giocato
dall'allocazione dei redditi dei consumatori. Uno dei vincoli del consumatore è proprio il reddito.
Il vincolo di bilancio indica l'insieme dei panieri che il consumatore può acquistare con un reddito limitato.
Due beni: cibo (x) e capi di abbigliamento (y), entrambi espressi in unità e sono dati I prezzi dei beni Px e Py,
e il reddito I. La spesa totale per il paniere è spesa cibo +spesa abbigliamento - > Px(predice)x+Py(predice)y
Vincolo di bilancio--> il paniere può essere acquistato se la spesa totale non eccede il reddito-->
Pxx+Pyy<=I
La linea di bilancio indica l'insieme dei panieri che il consumatore è in grado di acquistare se spende tutto il
suo reddito disponibile. Tutti i panieri sulla linea di bilancio o al di sotto di essa possono essere acquistati
con il reddito a disposizione, mentre quelli al di sopra non sono accessibili.
Pxx+Pyy=I --> Y=I/Py - (Px/Py) x
Intercetta asse x: I/Py - Intercetta asse y: I/Px - Pendenza: - (Px/Py)
Il valore della pendenza della linea di bilancio (Delta y/Delta x) ci dice a quante unità di bene y bisogna
rinunciare per avere un unità in più di bene x. Essa corrisponde quindi al prezzo relativo del bene x in
termini del bene y, ovvero - (Px/Py)
-(Px/Py) =-1/2 - > per avere 1 capo di abbigliamento in più bisogna rinunciare a 2 unita di cibo.
Effetto della variazione del reddito sulla linea di bilancio.
Un aumento del reddito (variabile esogena esterna al grafico) sposta il vincolo di bilancio parallelamente
verso l'alto, mentre una diminuzione del reddito verso il basso.
Effetto della variazione del prezzo sulla linea di bilancio.
Quando il prezzo del cibo aumenta da 20€ a 25€ per unità, la linea di bilancio ruota all'interno verso
l'origine degli assi in quanto varia la pendenza: - Px1/Py= - 5/8; e varia anche l'intercetta sull'asse y:
I/Px1=32
La scelta ottima.
La scelta ottima risulta essere la scelta di un paniere che al contempo massimizza l'utilità e consente di
rimanere entro il vincolo di bilancio. Tale paniere sarà per forza situato sul vincolo, perché al di sotto di esso
il reddito non sarebbe speso totalmente, mentre spenderne dell'altro farebbe aumentare l'utilità.
Supponiamo che il reddito I, una volta fissato dal consumatore, sarà speso totalmente (non vi è un domani
per il quale risparmiare o dal quale prendere a prestito). Questo è un problema di massimizzazione
vincolata:
max x, y U(x, y) sotto il vincolo Pxx+ Pyy<= l
Il che equivale a dire: bisogna massimizzare U a patto che spesa sia <= reddito.
Per quanto detto prima ( ovvero che il consumatore spenderà interamente il reddito per avere la più
elevata utilità) il vincolo sarà in effetti: Pxx+Pyy=I e dunque il consumatore sceglie di posizionarsi sulla linea
di bilancio.
Il paniere ottimo di consumo risulta essere il punto che giace sulla curva di indifferenza tangente alla
linea di bilancio.
 Panieri più alti non sono raggiungibili con il reddito I;
 Panieri più bassi lasciano una parte del reddito I non spesa;
 Altri panieri sulla linea di bilancio fanno spendere interamente il reddito I ma danno utilità minore.
Ottimo interno.
L'ottimo interno risulta essere il paniere ottimo di consumo: il punto per il quale la curva di indifferenza è
tangente alla linea di bilancio. In altri termini, la pendenza della curva di indifferenza è la pendenza della
linea di bilancio sono identiche, quindi:
MRSx,y(=Delta y/ Delta x) =Px/Py
Ricordiamo che MRS è la pendenza della curva di indifferenza.
Il tasso al quale il consumatore sarebbe disposto a scambiare C e Y è uguale al tasso con il quale i beni sono
scambiati al mercato.
La condizione di tangenza si può anche esprimere come:
MUx/MUy=Px/Py
In corrispondenza di un paniere ottimo interno, l'utilità marginale per euro speso per ogni bene è sempre la
stessa (ciò vale anche per 3 o più beni)
Il rapporto tra utilità marginale di un bene e il prezzo dello stesso bene viene definito utilità marginale
ponderata.
Minimizzazione della spesa.
Un altro modo di considerare la scelta ottimale consiste nel risolvere il problema di minimizzare la spesa
(E): min x, y E=Pxx+Pyy sotto il vincolo U(x, y) >=2 il che equivale a dire che bisogna massimizzare E, a
patto di conseguire almeno U2.
Il problema di massimizzazione dell'utilità e quello di minimizzazione della spesa sono duali l'uno dall'altro:
 il paniere che massimizza l'utilità sotto il vincolo di un determinato livello di reddito porta il
consumatore a un livello di utilità U2 (massimizzazione dell'utilità Uo spendendo Io) ;
 lo stesso paniere minimizza il livello di spesa necessaria per raggiungere il livello di utilità U2
(minimizzazione della spesa Io conseguendo Uo).
Sostanzialmente cambia il vincolo in quanto per massimizzare il vincolo è il reddito, per minimizzare è
l'utilità.
Soluzione d'angolo.
Una soluzione d'angolo si verifica quando il paniere ottimo non contiene uno dei beni. In questo caso la
linea di bilancio non può essere tangente alla curva di indifferenza dunque, coincide con una delle due
intercette.
Per capire se un paniere ottimo è un punto interno o un punto d'angolo bisogna prima di tutto disegnare le
curve di indifferenza e successivamente verificare che la condizione di tangenza non è mai soddisfatta per
valori positivi X e Y.
Risolvere es 4.3. Se per un bene vi è un a soluzione negativa, vuol dire che bisognerà porre la quantità di
bene uguale a zero e indirizzare tutto il reddito nell'altro bene.
Scelta con beni compositi.
Si indica la quantità di un bene sull'asse della x ( il cui prezzo è Px) e il valore della spesa necessaria per
acquistare tutti gli altri beni sull'asse y (il cui prezzo è pertanto Py=1,ovvero 1 euro). Quindi sull' asse
verticale vi è un bene composito y (che corrisponde all'insieme di tutti gli altri beni, escluso x). Questa
analisi serve per studiare la scelta di un particolare bene o servizio. I=Pxx+y
CAPITOLO 5 - LA TEORIA DELLA DOMANDA-
La curva prezzo-consumo.
La curva prezzo-consumo del bene x congiunge i panieri ottimi in corrispondenza dei diversi livelli di prezzo
del bene x (mantenendo costanti i prezzi degli altri beni ed il reddito). Si noti che:
a) è rappresentata nello stesso diagramma delle curve di indifferenza (quindi, con x sulle ascisse e y sulle
ordinate);
b) al ridursi di Px, il consumatore sta meglio (egli si sposta su curve di indifferenza più alte).

La scelta ottima e la curva di domanda.


Si noti ancora che:
a) al ridursi di Px, il consumatore si sposta verso la curva di domanda;
b) la curva di domanda rappresenta la disponibilità a pagare del consumatore, cioè quale prezzo unitario
massimo egli è disposto a pagare per avere quella quantità di bene;
c) la curva di domanda decresce con x perché, al crescere di x, si è disposti a pagare sempre meno per
averne altre unità;
d) in ogni punto della curva di domanda il consumatore massimizza la sua utilità;
e) lungo la curva di domanda, al diminuire del prezzo x, MRSx,y si riduce ( se la soluzione è interna)
f) lungo la curva di domanda, al diminuire del prezzo x, l'utilità aumenta.

Curva reddito-consumo.
La curva reddito-consumo del bene x congiunge tutti i panieri ottimi per diversi livelli di reddito
(mantenendo costanti i prezzi dei beni). Possiamo disegnare i punti della curva reddito-consumo come
punti di una curva di domanda che si sposta. Si noti che:
a) è rappresentata nello stesso diagramma delle curve di indifferenza (quindi, con x sulle ascisse e y sulle
ordinate);
b) al crescere di I, il consumatore sta meglio ( egli si sposta su curve di indifferenza più alte)
c) al crescere di I, si sposta tutta la curva di domanda per lo stesso prezzo Px.

Curva di Engel.
La curva di Engel è la curva che mette in relazione la quantità domandata di un certo bene con il livello del
reddito, mantenendo costanti i prezzi di tutti i beni. Diversamente dalla curva di reddito-consumo, la curva
di Engel è rappresentata in un diagramma con x sulle ascisse e I sulle ordinate.

Bene normale e bene inferiore.


 Se la curva reddito-consumo mostra che il consumatore acquista una maggiore quantità di x
all'aumentare del reddito, il bene x è un bene normale; se la pendenza della curva di Engel è
positiva, il bene è normale. Se l'elasticità della domanda al reddito è positiva, quel bene è normale
(e viceversa).
 Se la curva reddito-consumo mostra che il consumatore acquista una minore quantità di x
all'aumentare del reddito, il bene x è un bene inferiore; se la pendenza della curva di Emgel è
negativa, il bene è un bene inferiore. Se l'elasticità della domanda al reddito è negativa, quel bene è
inferiore (e viceversa).

Effetto sostituzione ed effetto reddito.


Quando il prezzo di un bene varia, l'effetto complessivo di questa variazione sulla domanda del bene è
scindibile in due componenti, la quali si manifestano contemporaneamente: effetto sostituzione e effetto
reddito.
Effetto sostituzione.
Dati due beni x e y, quando il prezzo del bene x diminuisce, tale bene diventa più conveniente rispetto al
bene y. L'effetto sostituzione è la quantità in più di x che il consumatore domanda per raggiungere il
medesimo livello di utilità, sostituendola con y. (Es. Se il prezzo del cibo si riduce, il consumatore può
raggiungere la stessa utilità comprando più cibo e meno degli altri beni).
L'effetto sostituzione è sempre inversamente legato alla variazione del prezzo del bene.
Effetto reddito.
Dati due beni x e y, quando il prezzo del bene x diminuisce, il potere d'acquisto del consumatore aumenta.
L'effetto reddito è la quantità in più di x che il consumatore domanda al variare del suo potere d'acquisto, a
parità del prezzo dei beni. (Es. se il prezzo del cibo riduce, il consumatore può acquistare lo stesso paniere
di prima e avere altro denaro ancora da spendere). È come se avesse un reddito addizionale.
a) se il cibo è un bene normale, acquisterà più cibo e più degli altri beni;
b) se il cibo è un bene inferiore, acquisterà meno cibo e più degli altri beni.
Surplus del consumatore.
Un esempio di surplus:
Se per avere una certa auto
a) si è disposti a spendere 15000 euro
b) è possibile comprarla per 12000 euro
allora:
 l'acquisto si realizzerà;
 il consumatore gode di un surplus di 3000 euro.
Il surplus economico è il beneficio economico netto derivante dall'acquisto, ovvero l'ammontare massimo
che si è disposti a spendere meno l'ammontare effettivamente speso.
La curva di domanda può essere vista come una curva della massima disponibilità a pagare del
consumatore. L'area sotto la curva di domanda è sopra il prezzo fornisce una misura del surplus del
consumatore.
Curva di domanda di mercato.
La curva di domanda di mercato è la somma orizzontale delle curve di domanda dei singoli consumatori. In
altre parole si ottiene sommando le quantità domandate dai singoli consumatori in corrispondenza di
ciascun prezzo e rappresentando questa quantità totale per tutti i possibili livelli di prezzo.

Esternalità di rete.
Se la domanda individuale di un bene dipende da quanti altri individui domandano quel bene, si dice che vi
sono esternalità di rete.
Se la domanda di un consumatore aumenta all'aumentare del numero di altri consumatori che acquistano il
bene, l'esternalità è positiva; viceversa, se la domanda di un consumatore aumenta quando diminuisce il
numero di consumatori che acquistano il bene, l'esternalità è negativa.
Esempi: telefono (rete fisica), più persone ce li hanno, maggiore è l'incentivo ad usarli; software, es. MS
Word (rete virtuale), più persone lo usano, più è facile scambiare files;
componenti complementari, es. sistema operativo (Windows 10) e software applicativi (Skype):
A) il sistema operativo ha più valore se vi sono più applicativi che girano con esso;
B) gli applicativi hanno più valore se girano su un sistema operativo ampliamento diffuso.
Beni che diventano di moda ("ce lo hanno tutti, quindi anche io"), popolarità e diffusione sono una leva
nella pubblicità.
L'effetto convenienza e effetto traino (esternalità positiva).
In caso di esternalità positiva di rete, all'effetto convenienza (aumento della domanda legato alla riduzione
del prezzo) si unisce l'effetto traino (aumento di domanda legato all'aumento del numero di consumatori
di quel bene). Riguarda spesso beni o servizi legati a stili di vita o anche i giochi dei bambini.
La curva di domanda che tiene conto dell'esternalità positiva di rete (ovvero dell'effetto traino) è più
elastica della curva di domanda senza esternalità di rete.
L'effetto convenienza e l'effetto snob (esternalità negativa).
In caso di esternalità negativa di rete, all'effetto convenienza (aumento della domanda legato alla riduzione
del prezzo) si unisce l'effetto snob (diminuzione della domanda legata all'aumento del numero di
consumatori di quel bene). Si verifica quando i consumatori attribuiscono molto valore al fatto di essere in
pochi a possedere quel bene esclusivo, oppure al fatto che non vi sia congestione d'uso.
La curva di domanda che tiene conto dell'esternalità negativa di rete (ovvero l'effetto snob) è meno elastica
della curva di domanda senza esternalità di rete.

Scelta fra la ore e tempo libero.


Quanto del proprio tempo si vuole dedicare al lavoro? E quanto, invece, ad attività non lavorative?
Divertimento= tutte le attività non lavorative (mangiare, dormire, leggere...) - - > D ore al giorno. (VA SULLE
ASCISSE)
Lavoro= quelle attività che consentono di guadagnare reddito - - > 24-D ore al giorno. (VA SULLE ORIDNATE)
Il lavoro consente di ottenere un salario orario w. Dunque, lavorando si consegue reddito giornaliero pari a
w(24-D). Esso verrà speso nel bene composito C (il cui prezzo unitario è 1 €).
La linea di bilancio è costituita da tutte le combinazioni (D, C) che il lavoratore può scegliere per un dato
salario w.
Essa ha equazione C=w(24-D) (cioè, spesa=reddito). Es. Se w=15€, il vincolo è C=15(24-D) e le intercetta
sono D=24 e C=24w=360
La pendenza del vincolo è - Pd/Pc= - 15/1=-15 - - > rinunciando a un'ora di divertimento si possono
acquistare beni per 15 euro. In generale, la pendenza è - w.
L'utilità U del consumatore dipende dalle ore di divertimento D e dal numero di unità di bene composito C
che può acquistare - - > U=f(D,C).
MRSd,c= Delta C/ Delta D=MUd/MUc

Effetto sostituzione e effetto reddito.


All'aumentare di w, è necessario meno lavoro per acquistare un'unità di Y. Ciò provoca sia una sostituzione
che un effetto reddito.
L'effetto sostituzione è positivo, cioè induce il consumatore a divertirsi di meno e a lavorare di più.
Se il divertimento è un bene normale, l'effetto reddito è negativo, cioè induce il consumatore a divertirsi di
più e a lavorare di meno.
 Se ER<ES, la curva di offerta di lavoro è inclinata positivamente;
 SE ER>ES, la curva di offerta di lavoro è inclinata negativamente.
CAPITOLO 6 - TEORIA DELLA PRODUZIONE-
Concetti fondamentali.
 Le risorse produttive come il lavoro, gli impianti o le materie prime che le imprese usano per
produrre beni e servizi, sono detti input o fattori di produzione.
 Il volume di beni e servizi che un'impresa produce sono detti output.
 La produzione trasforma gli input in output.
 La tecnologia determina la quantità di output che è possibile ottenere da una data combinazione di
input.

La funzione di produzione.
La funzione di produzione ci dice qual è la massima quantità di output che può essere prodotta con una
qualunque combinazione degli input disponibili.
Es. Q=f(L) con L lavoro o Q=f(L, K) con K capitale; Q è la quantità massima di output ottenibile. Asse ascisse
L (input) e asse ordinate Q (output).
Una combinazione di input è tecnologicamente efficiente se consente di realizzare l'output massimo
possibile (quando i punti C e D sono sulla funzione di produzione) e viceversa è tecnologicamente
inefficiente se fa realizzare un output inferiore a quello massimo possibile (quando i punti A e B sono sotto
la funzione di produzione).
L'insieme le combinazioni tecnologicamente inefficienti ed efficienti forma l'insieme di produzione (area
delle produzioni possibili o raggiungibili).

Funzione inversa di domanda del fattore.


La funzione inversa di domanda del fattore indica la quantità minima di fattore produttivo necessaria a
produrre un dato livello di output. È l'inverso di Q=f(L) ovvero: L=f(Q).

La funzione del prodotto totale.


Le funzioni del prodotto totale sono le funzioni di produzione che dipendono da un solo input. Tale
funzione ha le seguenti proprietà: (vedi foto libro)
per L=0, Q=0
tra L=0 e L=12, l'output cresce più che proporzionalmente all'aumentare del fattore lavoro (la funzione è
convessa)
tra L=12 e L=24, l'output cresce meno che proporzionalmente all'aumentare del fattore lavoro (la funzione
è concava)
per L>24,l'output decresce: un incremento del fattore lavoro impiegato determina una diminuzione del
prodotto totale.
Prodotto marginale e prodotto medio.
Il prodotto medio del lavoro è l'output che si ottiene, in media, da ogni unità (ora) di lavoro:
AP l(pedice)=Q/L.
Per un dato valore L0, è pari alla pendenza della semiretta uscente dall'origine degli assi e che interseca il
prodotto totale in corrispondenza di L0.
Il prodotto marginale del lavoro misura la variazione del prodotto totale in ragione della variazione della
quantità di lavoro: MP l(pedice)= DeltaQ/DeltaL.
Per un dato lavoro L0, è pari alla pendenza della tangente alla funzione del prodotto totale in
corrispondenza di L0.
La legge di rendimenti decrescenti afferma che, da un certo punto in poi, il prodotto marginale si riduce
all'aumentare della quantità di fattore impiegato.
In generale:
 Se la funzione media APl aumenta, la funzione marginale è maggiore di quella media MPl>APl;
 Se APl diminuisce, MPl<APl;
 Quando APl è al massimo, MPl=APl.
Funzione di produzione con più input.
Se gli input sono due, cioè il lavoro L e capitale K (es. Robot), il prodotto totale ora dipende dall'impiego dei
due input. Quindi Q=f(L,K) - - > solido del prodotto totale.
Prodotto marginale.
Nel caso di più input possiamo calcolare il prodotto marginale, ovvero il tasso di variazione dell'output al
variare del l'input, tenendo costanti le quantità di tutti gli altri input. Perciò MPl=DeltaQ/DeltaL con k
costante e MPk=DeltaQ/DeltaK con l costante. Esse sono le pendenze del solido.
Isoquanto (omologo alla curva di indifferenza).
L'isoquanto risulta essere una curva che mostra tutte le combinazioni di input (L e K) per le quali l'output è
costante. Es. Se Q=LK allora, per un generico livello di produzione Q*, L'isoquanto nello spazio
bidimensionale è K=Q*/L.
Essi hanno pendenza negativa - - > l'impresa può sostituire K con L (o viceversa) mantenendo costante Q.
 Nelle aree efficienti di produzione, gli Isoquanti hanno pendenza negativa;
 Nelle aree inefficienti di produzione, gli Isoquanto hanno pendenza positiva;
Nelle aree inefficienti, la pendenza positiva vuol dire che per mantenere costante Q, bisogna aumentare
l'impiego di entrambi i fattori in quanto uno di essi, ha un MP negativo (cioè, Q crese se lo si incrementa).
Aumentare il suo impiego fa dunque ridurre Q, per cui occorre compensare tale riduzione con un aumento
dell'altro fattore.
Un’impresa non dovrebbe mai stare in un tratto crescente dell'isoquanto, ma fermarsi prima.

Saggio marginale di sostituzione tecnica (MRTSl,k).


Il saggio marginale di sostituzione tecnica misura il tasso al quale la quantità capitale K può essere
diminuita (o aumentata) per ogni unità in aumento (o riduzione) nella quantità di lavoro (L), tenendo
costante il livello di output. MRTSl,k=DeltaK/DeltaL.
 Esso misura la pendenza dell'isoquanto;
 Il suo valore ci dice quale variazione di K compensa una variazione unitaria di L, in modo che Q resti
invariata.
 Il MRTSl,K può essere scritto anche come rapporto tra i prodotti marginali del lavoro e del capitale
ovvero MRTSl,k=MPl/MPk.
La curvatura dell'isoquanto indica la facilità o difficoltà di sostituzione tra i fattori, precisamente:
 quando la funzione di produzione offre scarse possibilità di sostituzione, MRTSl,K varia
sensibilmente muovendosi lungo l'isoquanto;
 quando la funzione di produzione offre alte possibilità di sostituzione, MRTSl,K varia
gradualmente muovendosi lungo l'isoquanto.

Rendimenti di scala.
Il rendimento di scala indica quanto aumenta percentualmente l'output in conseguenza di una data crescita
percentuale di tutti gli input. RS=Delta%(output) /Delta% (tutti gli input).
Non si riferisce al singolo fattore bensì a tutti i fattori.
Perché sono importanti?
Una grande impresa può produrre la stessa quantità di due imprese più piccole utilizzando però una minore
quantità di input, e quindi a costo più bassi (es. sfruttando un impianto più grande, che fa utilizzare meglio i
fattori per elevate quantità di output, es. riducendo gli sprechi).

Particolari funzioni di produzione.


A) Funzione di produzione lineare.
Q=al+bK
I fattori L e K sono perfetti sostituti-->MRTSl,k è costante e pari a MPl/MPk=a/b.
B) Funzione di produzione a proporzioni fisse (Leontief).
Q=min(al,bK)
I fattori L e K sono perfetti complementi-->Gli isoquanti hanno una forma a L quindi MRTSl,k è pari a 0
(tratto orizzontale) o infinito (tratto verticale).
C) Funzione di produzione Cobb-Douglas.
Q=AL^alfa K^beta
Gli isoquanti sono curve a pendenza negativa - - > MRTS è variabile lungo gli isoquanti.
D) Funzione di produzione e elasticità a livello costante.
È una funzione di produzione generale.
In generale:
Se elasticità di sostituzione =0 - - > funzione di produzione Leontief;
Se elasticità di sostituzione =infinito--> funzione di produzione lineare;
Se elasticità di sostituzione =1--> funzione di produzione Cobb-Douglas
CAPITOLO 7 - COSTI E MINIMIZZAZIONE DEI COSTI-
Definizioni di costo.
Gli economisti distinguono tra:
 costi espliciti, che comportanti un esborso monetario diretto, es. spese per stipendi;
 costi impliciti, che non danno luogo a pagamenti effettivi, es. il ricavo prevedibile da impieghi
alternativi delle risorse.
Esempio 1): Spesa per un paio di scarpe pari a 100 euro (costo esplicito=100)
Esempio 2): Avrei potuto mettere in banca 100 euro al 5% annuo e avere 5 euro dopo 1 anno (costo
implicito=5).
 Il costo opportunità indica il valore della migliore alternativa cui si rinuncia per intraprenderne
un'altra. È quindi il guadagno associato alla migliore tra le alternative che non sono state scelte;
esso include sia i costi espliciti sia quelli impliciti.
1) Il costo opportunità è una valutazione prospettica:
Es. Costo opportunità dell'acciaio acquistato nel passato da un'impresa per la sua produzione di telai
L'acciaio è stato acquistato per 1 milione di euro;
il prezzo dell'acciaio aumenta, così che l'acciaio stoccati può adesso essere rivenduto a 1,2 milioni di euro.
Costo opportunità=1,2 milioni di euro (non è pari a 200 mila euro, perché non conta il passato ma il futuro).
2) il costo opportunità dipende dalle circostanze:
Es. Quando l'impresa ha scelto tra acquistare e non acquistare l'acciaio, il costo opportunità era pari a 2
milioni di euro;
Successivamente la scelta è differente: usare l'acciaio per produrre autovetture oppure rivendere l'acciaio.
Costo opportunità=1,2 milioni di euro (è il guadagno che l'impresa sacrificherebbe non vendendo l'acciaio
in quel momento.
In generale:
Costi contabili=costi espliciti
Costi economici= costi opportunità=costi espliciti +costi impliciti
È evidente dunque: costi economici>= costi contabili.
 Infine vi sono i costi non recuperabili (o inevitabili o affondati): essi sono costi già sostenuti il cui
importo non si può modificare con decisioni successive.
Es. L'impianto è costato 5 milioni di euro e non ha usi alternativi, nel decidere se costruire o meno
l'impianto il costo di 5 milioni euro è recuperabile; una volta ultimato l'impianto, il costo di 5 milioni di euro
non è recuperabile.
La minimizzazione dei costi.
Per massimizzare i profitti, l'impresa deve minimizzare i costi, ovvero spendere il meno possibile per un
dato livello produttivo.
 Lungo periodo=un periodo di tempo sufficientemente lungo per permettere all'impresa di variare i
suoi fattori (es. Tale da consentire all'impresa di decidere se costruire o meno l'impianto per le palle
da bowling);
 Breve periodo= il periodo di tempo in cui la quantità di almeno uno degli input non può essere
modificata (es. Se l' impianto è stato già costruito, bisogna assumerlo come dato e dunque come
vincolo).
Minimizzazione dei costi nel lungo periodo.
La minimizzazione dei costi nel lungo periodo è un problema di ottimizzazione vincolata--> bisogna
minimizzare i costi sotto il vincolo di produzione di un certo livello di output.
 Funzione di produzione: Q=f(L,K)
 L=lavoro, il cui prezzo unitario è il salario Pl=w
 K=capitale, il cui prezzo unitario è il tasso di interesse Pk=r.
Isocosto.
L'isocosto è l'insieme delle combinazioni di L e K a cui corrisponde lo stesso costo totale TC.
Si assuma che un'impresa abbia deciso di produrre una quantità Q0 (per ora si assuma come valore
esogeno, data). Essa vuole minimizzare il costo totale TC connesso all'impiego dei due fattori L e K per la
produzione di Q0
TC=wL+rK-->isocosto.
Si può anche scrivere isolando K - - > k=TC/r - (w/r) L
La pendenza dell'isocosto è costante, ed è pari a - (w/r) e rappresenta il prezzo del lavoro in termini di
capitale, ovvero il prezzo relativo del lavoro. Ci dice quante unità di lavoro possiamo ottenere in cambio di
una unità di capitale.
 Isocosti più alti = costi più alti;
 Isoquanti più alti = produzione più alta.

La soluzione grafica della minimizzazione dei costi nel lungo periodo (omologo minimizzazione
spesa). Figura 7.2 pag 206
La soluzione grafica comporta l'individuazione della combinazione di L e K che minimizza i costi (Isocosto
più basso) per un prefissato livello di produzione (isoquanto dato).
-MRTSl,k=-w/r - - > condizione di tangenza: MPl/MPk=w/r. È la condizione nel caso di un ottimo interno
(dove L e K sono >0)
In presenza di soluzioni d'angolo, conviene sostituire un fattore ad un altro fino a quando non se ne usa
uno soltanto dei due: sarà utilizzato solo il fattore con il prodotto marginale ponderato più alto.
 Se MPl/w>MPk/r - - > si utilizzerà solo lavoro;
 Se MPl/w<MPk/r - - > si utilizzerà solo capitale.
Statica comparata della minimizzazione dei costi.
A) Cosa accade se variano i prezzi degli input?
Varia il prezzo realito degli input w/r - - > si modifica la pendenza dell'isocosto.
Es. Se restano costanti e e Q0 e aumenta w--> la pendenza dell'isocosto aumenta; a parità di output, vi sarà
una diminuzione nell'impiego di lavoro (che costa di più) e un aumento nell'impiego di capitale (costa di
meno) - - > si sale lungo l'isoquanto.

B) Cosa accade se varia l'output?


Ci si sposta su un altro isoquanto. Es. Restano costanti r e w, e aumenta Q0 --> ci si posiziona su is quanti
più alti. Sarà necessario ovviamente posizionarsi anche su isocosti più alti (TC aumenta) e cambieranno le
condizioni di ottimo.
Il sentiero di espansione risulta essere la linea che unisce tutte le combinazioni di ottimo degli input che
minimizzano i costi al variare della produzione Q.

C) Come si ricavano le curve di domanda degli input?


Se, a parità di produzione Q, w aumenta - - > ci si muove lungo l'isoquanto verso l'alto - > L si riduce. Si può
dunque costruire la curva di domanda di lavoro, che mostra quanto lavoro domanda l'impresa che
minimizza i costi al variare del prezzo del lavoro.
In modo analogo si può costruire la curva di domanda di capitale, che mostra quanto capitale domanda
l'impresa che minimizza i costi al variare del prezzo del capitale.
Si può calcolare l'elasticità della domanda dei fattori. Es. per il lavoro : EpsilonL,w= Delta%L/ Delta%w:
maggiore è EpsilonL,w - - >maggiore è la reattività di L al variare del suo prezzo w.
Curve piatte=curve più elastiche.
Minimizzazione dei costi nel breve periodo.
Si suppone che che un fattore sia fisso (es. K') - - > l'isocosto diventa: TC=wL+rK'.
Ora il costo totale TC si può dividere in due parti:
 costo totale variabile VC=wL (la parte dei costi che risente di variazioni di output) ;
 costo totale fisso FC=rK' (la parte dei costi che non varia al variare dell'output).
Il costo totale variabile VC è sempre recuperabile (evitabile). Il costo totale fisso FC può essere
recuperabile (se riesce a rivendere l'impianto ad un'altra impresa) oppure non recuperabile (se in goni caso
si dovrà continuare a pagare le rate di un mutuo di un immobile che non riesce ad affittare.
La minimizzazione dei costi nel breve periodo è un problema di ottimizzazione vincolata-->bisogna
scegliere le quantità di input variabili che minimizzano i costi totali necessari a produrre un livello di output
Q0, sotto il vincolo che le quantità dei fattori fissi non cambino. NB. Nel breve periodo l'impresa spende
costi maggiori.
 Nel breve periodo, il sentiero di espansione, è orizzontale in quanto abbiamo K' fisso.
 Nel breve periodo, se K è fisso:
la domanda di lavoro è indipendente dal prezzo degli input;
la domanda di lavoro varia, in ogni caso, in ragione della quantità di output.
CAPITOLO 8- LE CURVE DI COSTO-
Per capire il legame tra produzione e costi:
1. fissiamo ogni volta la produzione Q (cioè l'isoquanto);
2. individuiamo il relativo minimo costo di produzione (ovvero l'isocosto più basso, quello tangente a
tale isoquanto che è pari a TCi=wLi+rKi.
Curva del costo totale di lungo periodo.
La curva di costo totale del lungo periodo TC(Q) mostra come varia il costo totale minimo per diversi livelli
di quantità prodotta, supposti costanti i prezzi degli input e che l'impresa scelga gli input in modo da
minimizzare i costi.
La curva del costo totale di lungo periodo TC(Q):
1) è crescente, in quanto produzioni crescenti sono associate a punti di tangenza su iscosti più alti;
2) è pari a 0 se Q=0, perché siamo nel lungo periodo e dunque tutti i fattori sono variabili.
N. B: Nel grafico, il costo totale TC(Q) è :
 dapprima concava (cresce, ma meno che proporzionalmente rispetto a Q) ;
 poi convesso (cresce più che proporzionalmente rispetto a Q). Questo è un andamento spesso
riscontrato nei costi delle imprese.

Analisi di statica comparata.


1)Cosa accade se aumenta il prezzo di uno degoi input (es. capitale) a parità di prezzo dell'altro input
(lavoro) e di produzione?
 Se r aumenta, l'isocosto dovrebbe modificarsi da C1 a C2 ( più basso a più piatto);
 Per mantenere Q invariata, bisogna muoversi su un isocosto più alto (C3), cioè sostenere un costo
maggiore - - > la curva TC sarà più alta per ogni Q>0.
 È variata la combinazione ottimale dei fattori (più L, che ora costa relativamente di meno, e meno
K, che ora costa di più).
2) Cosa accade se i prezzi di tutti gli input aumentano nella stessa proporzione (es. 10%), a parità di
produzione?
 Se w e r aumentano del 10% l'isocosto dovrebbe modificarsi da C1 a C2 ( più basso dle 10% e
parallelo al precedente).
 Per mantenere la stessa produzione, bisogna muoversi su un si costo più alto del 10% (C3 coincide
con C1), cioè sostenere un costo maggiore del 10% - - > la curva TC sarà più alta del 10% per ogni
Q>0.
 Adesso la combinazione ottimale dei fattori non è variata (perché non si è modificato il prezzi
relativo dei fattori L e K).
 Inoltre, si è tornati sull'isocosto originario.
Costi di lungo periodo.
Costo medio di lungo periodo AC(Q).
Il costo medio di lungo periodo AC(Q) indica il costo totale di produzione per unità di output. Esso è pari a
AC(Q)=TC(Q)/Q
Essendo dunque pari al rapporto fra un'ordinata e l'ascissa, graficamente il costo medio della quantità Q è
pari alla pendenza della retta che parte dall'origine e incontra la curva di costo totale in corrispondenza
dello specifico punto di coordinate Q e TC(Q).

Costo marginale di lungo periodo MC(Q).


Il costo marginale di lungo periodo indica il tasso di variazione del costo totale di lungo periodo al variare
dell'output (quindi come varia TC quando Q varia di una unità).
MC(Q) =DeltaTC(Q)/DeltaQ
Nel continuo diventa una derivata:
MC(Q) =dTC(Q)/dQ
Essendo pari ad una derivata, graficamente il costo marginale della quantità Q è pari alla pendenza della
curva di costo totale nello specifico punto di coordinate Q e TC(Q).

Relazione tra costo medio e costo marginale.


AC e MC sono uguali quando la retta che parte dall'origine è tangente a TC.
 Se, al crescere di Q, AC aumenta - - > MC(Q) >AC(Q)
 Se, al crescere di Q, AC diminuisce - - > MC(Q)<AC(Q)
 Se, al crescere di Q, AC non aumenta né diminuisce - - > AC(Q)=MC(Q).

Economie di scala.
L'andamento del costo medio di lungo periodo consente di evidenziare due importanti fenomeni:
1. Un'impresa beneficia di economie di scala se AC diminuisce all'aumentare della Q prodotta;
2. Un'impresa è invece affetta da economie di scala quando AC aumenta all'aumentare della Q
prodotta.
La presenza di economie di scala:
 spesso costituisce un'importante caratteristica distintiva di un settore produttivo (Es. distribuzione
di acqua potabile);
 può spiegare perché alcune imprese sono più profittevole di altre (risparmi di costo dovuti a grandi
dimensioni);
 può giustificare in alcune circostanze il verificarsi di fusioni e/o acquisizioni (per conseguire
riduzioni del costo medio a seguito della scala più ampia di produzione).
Scala minima efficiente (MES)
La scala minima efficiente (MES) è la più piccola quantità per la quale il costo medio di lungo periodo AC è
minimo. È un indicatore della rilevanza delle economie di scala di un settore --> più è grande MES rispetto
al l'output totale del settore, maggiore è l'incidenza delle economie di scala. Valori=MES/TOT

Le economie di scala possono dipendere da:


1. proprietà fisiche degli impianti: es. una cisterna è a forma di cubo. Se il alto è lungo 5k - - >
Superficie 6L^2=150m^2 e volume L^3=125m^3. Si acquisteranno 150m^2 di acciaio per un volume
di 125m^3. Se il materiale costa 1€ al m^2, allora AC1=15€/125m^3=1,2€/m^3.
2. specializzazione del lavoro: es. se la Q aumenta, i lavoratori si possono specializzare in
determinate competenze, facendo aumentare la produttività e, quindi, a parità di spesa per tale
fattore, facendo ridurre il costo medio di produzione.
3. impiego di fattori indivisibili: es. un impianto con elevata capacità produttiva - - > la spesa è la
stessa per qualsiasi livello produttivo, per cui, se Q aumenta, il suo costo fisso può dividersi su un
montare maggiore di output.

Le diseconomie di scala possono dipendere da:


1. diseconomie marginali: es. se Q aumenta, il fondatore dell'impresa non potrà più gestirla da solo
per via delle aumentate dimensioni, così assumerà dei manager. Tuttavia occorrerà probabilmente
assumere più manager, per cui il loro costo aumenterà di una percentuale maggiore rispetto alla
produzione, perché è difficile che i nuovi assunti saranno tanto bravi quanto il fondatore, ovvero la
spesa non sarà altrettanto produttiva
2. inefficienze dovute alla dimensione: es. se Q aumenta e con essa la dimensione dell'impresa, il
monitoraggio dei processi e dei dipendenti diventa più difficile, e si allunga la catena di controllo.
L'incapacità di seguire agevolmente il processo produttivo di solito comporta costi aggiuntivi e/o
maggiori a seguito di tali inefficienze legate alla maggiore scala produttiva.

Economie di scala e rendimenti di scala sono correlati.


 Se AC diminuisce all'aumentare dell'output, si hanno economie di scala e rendimenti di scala
crescenti;
 Se AC aumenta all'aumentare dell'output, si hanno diseconomie di scala e rendimento di scala
decrescenti;
 Se AC rimane costante all'aumentare dell'output, non abbiamo nessuno dei due.

Elasticità del costo totale rispetto al l'output.


L'elasticità del costo totale rispetto al l'output è la variazione percentuale del costo totale in relazione alla
variazione dell'1% dell'output:
EpsilonTC,Q=(Delta%TC)/(Delta%Q)=(DeltaTC/TC)x100/(DeltaQ/Q)x100=(DeltaTC/Delta Q)(Q/TC)=MC/AC
Può esprimersi anche come rapporto fra MC e AC per una certa Q.
 Se EpsilonTC,Q<1 - - > MC<AC - - > AC sta diminuendo e vi sono economie di scala;
 Se EpsilonTC,Q>1 - - >MC>AC - - > AC sta aumentando e vi sono diseconomie di scala;
 Se EpsilonTC,Q=1 - - > MC=AC - - > non vi sono nessuna delle due.

Costi del breve periodo.


Curva del costo totale di breve periodo STC(Q).
La curva del costo totale di breve periodo mostra il costo minimo totale per produrre Q unità di output
quando almeno un fattore è fisso.
Ricordiamo che dall'isocosto TC=wL+rK° si può scrivere STC=TVC(Q) +TFC
Perciò la curva STC(Q) è la somma di due componenti:
1. la curva del costo totale variabile TVC(Q) che mostra la spesa in input variabili, in corrispondenza
della combinazione di input che minimizza i costi nel breve periodo;
2. la curva del costo totale fisso TFC, che mostra il costo degli input fissi, e non varia la quantità
prodotta. TFC=rK° è una retta orizzontale perché non varia Q e inoltre misura la distanza verticale
fra STC e TFC.

Poiché nel breve periodo l'impresa è vincolata a un fattore, è presumibile che essa avrà costi totali di breve
periodo maggiori di quelli di lungo periodo ( in quanto senza vincoli, può giungere costi totali più bassi).
Quindi la curva di costo totale di breve periodo si trova sempre al di sopra di quella di lungo periodo ( esse
coincidono solo quando la quantità di input fisso coincide con al sua quantità ottima di lungo periodo - - >
k°bp=k°lp).

SAC= STC(Q) /Q
SMC=DeltaSTC(Q)/DeltaQ
Siccome STC(Q) =TVC(Q) +TFC
dividendo tutto per Q si potrà scrivere:
SAC=AVC+AFC
Costo medio di breve periodo= costo variabile medio + costo fisso medio

La curva di costo medio di lungo periodo AC si può immaginare come un inviluppo di curve di costo medio
di breve periodo SAC. Si immagino che per produrre un bene si possano usare 3 impianti diversi, ovvero 3
diversi livelli del fattore fisso K (k1, k2 e l3), il cui impiego può variare nel lungo periodo ma non nel breve
periodo.
Definizione inviluppo: stretto e vistoso avvolgimento; in matematica, con riferimento a una famiglia di
curve, la curva tangente a tutte le curve della famiglia.
Capitolo 9 - LA CONCORRENZA PERFETTA-
Un mercato di concorrenza perfetta è composto da imprese che producono beni identici e che vendono
allo stesso prezzo. Il livello di output di ciascuna impresa è così modesto, rispetto alla domanda totale del
mercato, da non essere in grado di produrre alcun effetto sul prezzo.

Caratteristiche dea concorrenza perfetta.


1)L'industria è frammentata: le quantità acquistate da ciascun compratore, come anche quelle vendute,
sono così modeste da non essere in grado di produrre effetti significativi sul prezzo di mercato. La quantità
di input acquistate da ciascun produttore sono così modeste da non essere in grado di provocare alcun
effetto sul prezzo degli input stessi.
2) Le imprese producono beni indifferenziati: ciò vuol dire che i consumatori percepiscono i prodotti
venduti sul mercato come identici. Non vedono, quindi, differenze tra i beni prodotti dalle varie imprese.
3) I consumatori dispongono di perfetta informazione sui prezzi: quindi, conoscono bene l'unica
informazione rilevante che guida il loro acquisto tra i diversi offerenti sul mercato (essendo i beni
indifferenziati).
4) Vi è uguale accesso alle risorse da parte delle imprese: tutte le imprese (sia quelle operanti
nell'industria che i potenziali entranti) possono ugualmente ottenere le risorse di cui hanno bisogno per
produrre il bene omogeneo (tecnologia, input).

Implicazioni della concorrenza perfetta.


1)Venditori e acquirenti operano come price-takers: ciò deriva dalla prima caratteristica (industria
frammentata) - - >compratori e venditori considerano come dato il prezzo del rpdootto quando decidono le
quantità da acquistare o produrre.
2)Nel mercato vige la legge del prezzo unico: ciò deriva dalla seconda e terza caratteristica (beni
indifferenziati e perfetta informazione sui prezzi) - - >esiste un unico prezzo al quale avvengono le
transazioni.
3)Vi è libertà di entrata e di uscita nel mercato: ciò deriva dalla quarta caratteristica (uguale accesso alle
risorse) - - > Se nuove prese ritengono conveniente entrare nell'industria, possono farlo alle stesse
condizioni di quelle già operanti.

Massimizzazione del profitto per un'press price-taker.


Riguardo ai costi, abbiamo già visto che costo economico>costo contabile. Lo stesso si può dire del profitto
(pi greco): profitto economico=ricavi dalle vendite - costi economici (impliciti+espliciti)
Profitto contabile= ricavi delle vendite - costi contabili (espliciti). Quindi profitto economico<profitto
contabile.
Pi greco(Q) = TR(Q) - TC(Q)= P° (fissata dall'impresa, quindi data) xQ-TC(Q)
La variabile di scelta è la produzione Q.
Il profitto massimo è dato dalla massima distanza tra TR E TC.
Ricavo medio e ricavo marginale.
Il ricavo medio (AR) è l'incasso medio per una unità di bene quando l’impresa vende Q beni : TR/Q.
Il ricavo marginale (MR) è un tasso di variazione: DeltaTR/DeltaQ= è il saggio al quale il ricavo totale varia
al variare della quantità.
IN CONCORRENZA PERFETTA MR=AR=P.
TR=ricavo totale= una retta crescente al crescere di Q, con pendenza costante P.

 Se P>MC (ovvero se DeltaTR/DeltaQ> DeltaTC/Delta Q), il profitto aumenta all'aumentare di Q.


Una rosa in più fa crescere pi greco di P-MC.
 Se P<MC (ovvero se DeltaTR/DeltaQ< DeltaTC/Delta Q), il profitto diminuisce all'aumentare di Q.
Una rosa in più fa ridurre pi greco di P-MC.
La condizione di massimizzazione del profitto per un presa price-taker è P=MC; in tale modo si individua la
quantità ottima Q*
Massimizzazione profitto impresa price-taker.
Siccome in concorrenza perfetta è sempre P=MR, la condizione di massimo profitto P=MC si può scrivere
MR=MC. Questa è una condizione generale, valida in tutti i mercati.
 Se MR>MC, un aumento di Q fa crescere il profitto, perché l'aumento di ricavo totale è maggiore
dell'aumento di costo totale - - > conviene aumentare Q!
 Se MR<MC, un aumento di Q fa ridurre il profitto, perché l'aumento di ricavo totale è minore
dell'aumento di costo totale - - > conviene diminuire Q!
La seconda condizione di massimizzazione del profitto per un'impresa price-taker è che MC sia crescente, o
comunque abbia pendenza maggiore di quella di MR.
In sostanza:
1. MR=MC o per la concorrenza perfetta P=MC
2. pendenza (MC) >pendenza (MR) o pendenza (MC)>0 per la concorrenza perfetta. MC deve essere
crescente.
Il costo marginale MC indica quanto produciamo, il costo medio AC indica se conviene o meno produrre.

Offerta di breve periodo per un'press price-taker.


Il breve periodo è un periodo di tempo in cui il numero di imprese presenti nell'industria è fisso e vi è
almeno un input produttivo che è fisso.
Per un'impresa che produce rose:
 sono fattori fissi il terreno, le serre e le piante;
 sono fattori variabili lavoro e fertilizzanti.
Il costo totale di breve periodo STC(Q) è:
STC(Q) =SFC +NSFC +TVC (Q) quando Q>0
STC(Q)=SFC quando Q=0
dove:
a) SFC= costi fissi non recuperabili (non evitabili anche in caso di sospensione dell'attività, non
dipendono dalla quantità prodotta);
b) NSFC= costi fissi recuperabili (evitabili se la produzione è pari a 0, non dipendono dalla quantità
prodotta;
c) TVC (Q) = costi variabili totali (sono sempre recuperabili e dipendono dalla quantità prodotta).
La curva di offerta di breve periodo dell'impresa price-taker indica come varia la quantità che massimizza
il profitto al variare del prezzo di mercato. La condizione di massimo profitto è sempre P=SMC
(prezzo=costo marginale). Essa consente di recuperare la curva di offerta di breve periodo dell'impresa.
Tuttavia, per poter descrivere con precisione il suo andamento, dovremo analizzare tre casi diversi:
1. presenza di costi fissi tutti non recuperabili;
2. presenza di costi fissi tutti recuperabili;
3. presenza di costi fissi in parte recuperabili e in parte non recuperabili.
1) Presenza di costi fissi tutti non recuperabili.
In tal caso NSFC=0, da cui TFC=SFC (se l'impresa sospende la produzione, perde tutti i costi fissi).
Fin quando vale la condizione di massimo profitto P=SMC?
L'impresa produce una quantità positiva solo se pi greco (Q)> pi greco (0) - - > TR-(TVC(Q) +TFC) >-TFC - - >
PQ-TVC(Q) - - > P>AVC(Q).
L'impresa produrrà fin quando il prezzo non sarà superiore al costo medio variabile AVC. Al di sotto di
tale prezzo, l'impresa offrirà una quantità nulla.
In sostanza, poiché:
 deve valere sempre P=SMC (per il massimo profitto) ;
 deve essere P>AVC (condizione precedente);
 le curve SMC e AVC si incontrano nel minimo di AVC ( in base alla relazione tra grandezze medie e
marginali);
 ne consegue che l'impresa produrrà fin quando il prezzo non sarà superiore al minimo del costo
medio variabile AVC. Il prezzo al di sotto del quale l'impresa sospende la produzione è detto prezzo
di chiusura (Ps). Qui è Ps=min (AVC).
Quindi la curva di offerta di breve periodo dell'impresa è definita come:
 P=SMC, con SMC crescente se P>=Ps;
 0, se P<Ps.
Tuttavia un'impresa perfettamente concorrenziale potrebbe continuare ad operare sul mercato anche se
il profitto economico fosse negativo (cioè quando P<SAC) perché, restando sul mercato e continuando a
produrre, essa subisce minori perdite in quanto tramite i ricavi totali:
 copre tutti i costi variabili;
 copre e recupera parte dei costi fissi non recuperabili.
2) Presenza di costi fissi tutti recuperabili. TFC=SFC+NSFC.
In tal caso SFC=0, da cui TFC=NSFC (se l'impresa recupera tutti i costi fissi).
Fin quando vale la condizione di massimo profitto P=SMC?
L'impresa produce una quantità positiva solo se pi greco (Q) > pi greco (0) - - > TR-(TVC(Q) +TFC) >0 - - ->
PQ-STC(Q) >0 - - > P>SAC(Q).
Poichè:
 deve valere sempre P=SMC;
 deve essere P>SAC;
 le curve SMC e SAC si incontrano nel minimo di SAC;
ne consegue che l'impresa produrrà fin quando il prezzo non sarà superiore al minimo del costo medio
totale SAC.
Quindi ora il prezzo di chiusura Ps=min(SAC)

3) Presenza di costi fissi in parte recuperabili e in parte non recuperabili.


In tal caso TFC=SFC+NSFC (se l'impresa chiude, dei costi fissi ne recupera solo una parte, ovvero NSFC).
Possiamo introdurre un nuovo costo medio, il costo medio recuperabile (ANSC).
ANSC(Q) =AVC+NSFC/Q
Esso giace fra AVC e SAC e sarà:
 pari a AVC se tutti i costi fissi sono non recuperabili
 pari a SAC se tutti i costi fissi sono recuperabili.
Fin quando vale la condizione di massimo profitto P=SMC?
L'impresa produce una quantità positiva solo se pi greco (Q) > pi greco (0) - - > TR-(TVC(Q) +SFC+NSFC)>-SFC
- -> PQ-TVC(Q)-NSFC >0 - - > P>AVC(Q)-NSFC/Q>0 - - > P>ANSC(Q)
L'impresa produrrà fin quando il prezzo non sarà superiore al costo medio recuperabile ANSC. Al di sotto di
tale prezzo, l'impresa offrirà una quantità nulla.
Poichè:
 deve valere sempre P=SMC;
 deve essere P>ANSC;
 le curve SMC e ANSC si incontrano nel minimo di ANSC;
ne consegue che l'impresa produrrà fin quando il prezzo non sarà superiore al minimo del costo medio
totale ANSC.
Quindi ora il prezzo di chiusura Ps=min(ANSC)
Curva di offerta di mercato di breve periodo (SS).
La curva di offerta di mercato di breve periodo (SS) è la somma delle quantità offerte da ciascuna impresa
per ogni livello di prezzo. È la somma orizzontale delle curve di offerta individuali delle imprese SS (cioè i
tratti rilevanti dei SMC). Essa presuppone che il numero degli offerenti sia fisso (siamo nel breve periodo).
Qs=n x qs. Dove n=numero imprese e qs=quantità offerta singola impresa.

Equilibrio di concorrenza perfetta di breve periodo.


L'equilibrio di concorrenza perfetta di breve periodo si verifica quando la quantità domandata dai
consumatori (Qd) coincide con la quantità offerta dei produttori presenti sul mercato (Qs) ==> Qd=Qs.
Perciò l'equilibrio si realizza in corrispondenza del punto in cui la curva di domanda di mercato interseca la
curva di offerta di mercato.

Analisi di statica comparata.


1) Cosa accade all'equilibrio di mercato quando il numero di imprese operanti aumenta? Un
aumento del numero di imprese sul mercato sposta la curva di offerta di breve periodo verso destra
(da SS0 a SS1)
2) Cosa accade all'equilibrio di mercato quando la domanda del mercato cresce? Quando la
domanda del mercato cresce, l'equilibrio di mercato si sposta parallelamente verso destra.

 Con un’offerta relativamente elastica (piatta), il medesimo spostamento della domanda ha un


impatto molto più rilevante sulla quantità di equilibrio;
 con un’offerta relativamente anelastica (ripida), il medesimo spostamento della domanda ha un
impatto molto più rilevante sul prezzo di equilibrio.

Lungo periodo.
Il lungo periodo risulta essere un periodo di tempo sufficientemente lungo in cui le imprese operanti nel
mercato possono modificare la dimensione degli impianti o uscire dall'industria e nuove imprese possono
entrare sul mercato.
Un'impresa orientata a stabilire la quantità che potrebbe produrre in un orizzonte temporale di lungo
periodo deve valutarne i costi di produzione utilizzando le funzioni di costo di lungo periodo.

Prezzo di mercato ed equilibrio di lungo periodo.


Il produttore deve espandere la dimensione del suo impianto al livello che minimizza i costi. A tal fine, deve
considerare i costi di lungo periodo AC e MC. La quantità da produrre sarà quella per cui P=MC.
La curva di offerta dell'impresa nel lungo periodo è ancora connessa al costo marginale e al costo medio:
 è P=MC se P>=min(AC)=Ps
 è 0 (uscita) se P<min(AC)=Ps
Al di sotto del prezzo di chiusura non vi sarà più la sospensione della produzione, bensì l'uscita.
L'equilibrio perfettamente concorrenziale di lungo periodo è caratterizzato da:
1) un prezzo di mercato P*;
2) un numero di imprese identiche n*;
3) una quantità prodotta da ciascuna impresa q*;
tali che:
 ciascuna impresa massimizza il profitto di lungo periodo rispetto alla quantità prodotta e alla
dimensione dell'impianto - - > P*=MC(Q*);
 il profitto economico per ciascuna impresa (operante e potenziale) è pari a zero - - > P*=AC(Q*);
 la domanda di mercato uguaglia l'offerta di mercato --> D(P*) =n* x Q* - - > n*=D(P*)/Q*.

Curva di offerta di mercato di lungo periodo. LS


La curva di offerta di mercato di lungo periodo mostra la quantità totale di output offerta nel mercato a
diversi livelli di prezzo, nell'ipotesi che siano stati realizzati tutti gli aggiustamenti necessari (dimensione
degli impianti, nuove entrate).
Poiché nel lungo periodo possono entrare o uscire imprese dal mercato, non è possibile ottenere la curva di
offerta di mercato di lungo periodo attraverso la somma orizzontale delle curve di offerta individuali.
Essa si costruisce ma, come si costituisce?
Supponendo:
 che l'industria sia a costi costanti (cioè variazioni di output non modificano i prezzi degli input);
 che si parta da un equilibrio di lungo periodo (minimo di AC per ogni impresa, e incontro fra le
curve di mercato D e S);
bisogna determinare in quale modo eventi che modificano la produzione (es. spostamenti della domanda)
fanno cambiare tale equilibrio, sia a livello di impresa che a livello di mercato.

In generale:
1) se P>min(AC):
--> le imprese operanti ottengono profitti negativi;
--> entrano nuove imprese (facendo crescere l'offerta);
--> il prezzo sale a min(AC).
2) se P<min(AC):
--> le imprese operanti ottengono profitti negativi;
--> alcune di esse escono (facendo diminuire l'offerta) ;
--> il prezzo diminuisce a min(AC).

La teoria della concorrenza perfetta insegna dunque che con libertà di entrata i profitti si riducono a zero
- - > "Se tutti possono farlo, non puoi guadagnarci".
Rendita economica e surplus del produttore.
Nella realtà, non tutte le imprese hanno accesso alle medesime risorse. Con il termine rendita economica
si indica il surplus economico attribuibile a un input molto produttivo la cui offerta è limitata. La rendita
economica è data dalla differenza tra la massima disponibilità a pagare l'input da parte dell'impresa - il
valore di riserva dell'input stesso. Il valore di riserva dell'input indica il ricavo ottenibile da quell'input nel
suo miglior impiego alternativo fuori dall'industria.
Se perciò i coltivatori "esperti" riescono ad appropriarsi della loro rendita grazie alla concorrenza da parte
delle imprese per averli ("premio salariale"), si può dire che la rendita economica conferisce un vantaggio
economico a chi ha quelle particolari doti (es. cantanti, calciatori).
In definitiva, la rendita economia si ripartisce in:
 premio salariale (che va ai lavoratori);
 profitto economico (che va alle imprese).
La sua distribuzione dipende spesso dal potere contrattuale delle due parti.
Esempio: se la disponibilità a pagare di un'impresa di rose per avere con sé un coltivatore esperto è 105mila
euro e il valore di riserva di quel coltivatore è 70mila euro - - > la rendita economica è 105mila-
70mila=35mila euro. Le imprese che impiegano coltivatori "esperti" anziché "medi" (tutti pagati 70mila
euro) hanno un vantaggio di costo, perché i primi sono più produttivi - -> le loro curve di costo AC e MC
sono più basse, e quindi fanno profitti economici positivi.

Surplus del produttore. PS.


Il surplus del produttore indica una misura del beneficio monetario netto di cui i produttori godono
offrendo un bene a un prezzo dato. È dato dalla differenza tra il prezzo che l'impresa riceve per la vendita
del bene - e il prezzo minimo che essa deve ricevere affinché decida di vendere il bene sul mercato. (surplus
del consumatore= disponibilità a pagare - il prezzo effettivamente pagato). Graficamente, il surplus del
produttore è l'area compresa tra la curva di offerta dell'impresa e il prezzo di mercato.
In effetti, il produttore riceve il prezzo di mercato per ogni unità venduta, ma sostiene in più solo il costo
marginale. È per questo che la differenza tra il prezzo e la curva di offerta (che è la derivata della curva MC)
misura il beneficio totale derivante dalla produzione. Poiché la curva di offerta di mercato di breve periodo
è la somma delle curve di offerta, l'area tra il prezzo di mercato e la curva di offerta di mercato di breve
periodo corrisponde alla somma dei surplus di tutti i produttori presenti sul mercato.
Esempio: per offrire un auto, un'impresa chiede seno 8000 euro (costo di produzione); il prezzo di mercato
per quella tipologia di auto è di 10000 euro. Surplus del produttore è 10000 euro - 8000 euro= 2000 euro (e
il produttore offrirà quel bene sul mercato perché tale surplus è positivo o comunque non negativo.
CAPITOLO 10 - MERCATI CONCORRENZIALI:APPLICAZIONI-
 Nell'analisi di equilibrio parziale ci si focalizza su prezzi e quantità di un singolo mercato (es.
immobiliare), senza verificare l'impatto di quanto accade in tale mercato su altri mercati ad esso
correlati (es. arredamento, tv ecc).
 Nell'analisi di equilibrio generale ci si focalizza sulla ricerca di prezzi e quantità che portano in
equilibrio più mercati simultaneamente.
Ovviamente le analisi di equilibrio generale sono più complesse ma anche più "corrette" e precise.
Tuttavia, le analisi di equilibrio parziale possono dare comunque un'idea dei plausibili effetti
dell'intervento pubblico in un mercato, specie se le ricadute su altri mercati sono piccole. Allo scopo di
valutare tali effetti, si farà ricorso a concetti di surplus del consumatore e del produttore.
In un mercato concorrenziale, nella situazione di equilibrio le risorse sono allocate in modo efficiente: ciò
significa che si ha efficienza economica quando il beneficio economico netto, detto anche surplus totale,
(cioè la somma dei surplus di consumatore e produttore) massimizzato. BEN= CS+PS.
Figura 10.1 - - > Il livello di produzione efficiente è 6, cioè quello per il quale D=6.

Mano invisibile (Adam Smith).


Pur non esistendo un pianificatore sociale (che indica a produttori e consumatori come comportarsi per
raggiungere il livello efficiente nella produzione), il comportamento egoistico di consumatori e imprese
guida spontaneamente all'equilibrio che massimizza il beneficio economico netto.
TASSA SUL CONSUMO (O ACCISA).
La tassa sul consumo (o accisa) è una tassa specifica applicata dallo Stato sull'acquisto di un determinato
bene o servizio (es. benzina, alcol, tabacco ecc). La sua introduzione determina un divario (cuneo) tra il
prezzo pagato dai consumatori e quello incassato dai produttori. Graficamente, tale divario va misurato in
senso verticale (cioè secondo l'asse su cui si misurano i prezzi).
In genere (ma non sempre), il venditore ha la responsabilità di "riscuotere" la tassa. In questo caso, il
prezzo dei consumatori Pd (apice) eccede il prezzo ricevuto dai produttori Ps(apice) di un ammontare T - -
> Pd=Ps+T - - > prezzo pagato=prezzo incassato + tassa per lo Stato). Es. se il consumatore paga 10 € ma il
venditore trattiene per sé solo 6€ e gira 4€ allo Stato.
Possiamo riscrivere questa condizione come Ps=Pd-T - - > con tale espressione vogliamo dire che i
produttori potranno mettere in tasca il prezzo pagato dai consumatori diminuito dell'importo della tassa da
girare allo Stato. Es. dei 10€ pagati dal consumatore, il venditore trattiene per sé solo 6€ in quanto deve
versare 4€ allo Stato.
Graficamente, l'introduzione di una tassa unitaria T sul bene dà origine a una nuova curva di offerta
S(vecchia curva di offerta) +T, che è pari alla vecchia curva S aumentata dell'importo della tassa T. La curva
S+T sarà pertanto più alta della curva S di un ammontare verticale pari a T. Il beneficio per lo stato (e
quindi per la collettività, che indifferentemente se ne avvantaggerà) è dato dalle entrate fiscali totali
derivanti dalla tassa, che sono pari a TQ (cioè all'importo unitario della tassa moltiplicato per la quantità
scambiata in presenza della tassa).
Perdita secca.
La perdita secca è la riduzione del beneficio economico netto risultante dalla inefficiente allocazione delle
risorse causata dall'accusa. Essa si genera perché la tassa riduce i surplus di consumatori e produttori più di
quanto faccia incamerare allo Stato. Ciò è imputabile al fatto che l'accisa ha fatto ridurre le vendite (da 6 a 4
milioni). Inoltre essa ricade sia su consumatori che su produttori.
Importante:
quanto devono pagare i consumatori è rappresentato sulla curva S+T. La curva S+T serve solo per trovare
l'equilibrio, non la si deve considerare più;
quanto incassano i produttori è rappresentato sulla curva S.
Incidenza di una tassa.
La tassa aumenta il prezzo Pd pagato dai consumatori e riduce il prezzo Ps incassato dai produttori. Da ciò
possiamo affermare che l'incidenza della tassa indica la misura dell'impatto di una tassa sui prezzi che i
consumatori pagano e che i venditori ricevono in un mercato. L'incidenza di una tassa:
 dipende dall'elasticità delle curve di domanda e offerta;
 sarà maggiore per la curva relativamente più inelastica.
Per le piccole variazioni di prezzo, la relazione tra l'incidenza di una tassa e le elasticità dell'offerta e della
domanda può essere riassunta nella seguente espressione:
Delta Pd/Delta Ps= Epsilon Qs,P/ Epsilon Qd,P.
 Epsilon Qd,P= - b x (P/q);
 Epsilon Qs, P= +d x (P/q).
Se | DeltaPd/DeltaPs | >1 - - > T grava maggiormente su D;
Se | DeltaPd/DeltaPs | <1 - - > T grava maggiormente su S;
Se | DeltaPd/DeltaPs | =1 - - > T grava in parti uguali su D e S.

Il sussidio.
Il sussidio è un contributo specifico che lo Stato eroga per l'acquisto di un determinato bene o servizio (es.
iscrizioni a scuola, tassi di interesse agevolati ecc.). I sussidi sono assimilabili a tasse negative (opposto delle
tasse).
Ora dunque abbiamo (sostanzialmente l'opposto di ciò che abbiamo per la tassa)
 Ps= Pd + T - - > prezzo incassato= prezzo pagato + sussidio dallo Stato;
 Pd=Ps - T - - > prezzo pagato= prezzo incassato - sussidio dallo Stato. T risulta essere il sussidio.
Ora il sussidio riduce il prezzo Pd pagato dai consumatori e aumenta il presso Ps incassato dai produttori.
C'è ancora un divario, o cuneo, tra Pd e Ps. Come prima, nel grafico, tale divario va misurato in senso
verticale (cioè secondo l'asse su cui si misurano i prezzi).
Graficamente, l'introduzione di un sussidio unitario T sul bene dà origine a una nuova curva di offerta S-T,
che è pari alla vecchia curva di offerta diminuita dell'impatto del sussidio T. La curva S-T sarà questa volta
più bassa rispetto alla curva S di un ammontare verticale pari a T. Il costo per lo Stato è dato dalle uscite
fiscali ( UF) derivanti dal sussidio, che sono pari a TQ.
Perdita secca.
Nel caso del sussidio, la perdita secca si genera perché:
 il sussidio spinge a produrre più della quantità efficiente;
 il surplus di consumatori e produttori aumenta meno di quel che lo Stato fa ottenere loro tramite il
sussidio.
Prezzo massimo.
Il prezzo massimo indica il valore massimo consentito per il prezzo di mercato. Esso viene fissato dal
governo al fine di andare incontro a coloro che domandano un bene; non sempre un prezzo massimo
produce effetti in un mercato.
 Il prezzo massimo imposto dal governo è vincolante quando è inferiore al prezzo di equilibrio che
si forma liberamente sul mercato (in questo caso si prende in considerazione il prezzo massimo che
corrisponde al prezzo al quale vengono scambiati i beni sul mercato);
 non è vincolante quando è superiore al prezzo di equilibrio che si forma liberamente sul mercato.
Esempio di prezzo massimo: equo canone.
Esiste una regola generale secondo la quale: quando il mercato non è in equilibrio, la quantità scambiata è
il più piccolo valore tra domanda e offerta in corrispondenza del nuovo prezzo.

Prezzo minimo.
Il prezzo minimo indica il valore minimo consentito per il prezzo di mercato.
 Il prezzo minimo imposto dal governo è vincolante quando è superiore al prezzo di equilibrio che
si forma liberamente sul mercato (in questo caso si prende in considerazione il prezzo minimo che
corrisponde al prezzo al quale vengono scambiati i beni sul mercato);
 non è vincolante quando è inferiore al prezzo di equilibrio che si forma liberamente sul mercato.
Esempio prezzo minimo: salario minimo.

Quota di produzione.
La quota di produzione indica il limite imposto dal governo al numero dei produttori presenti sul mercato,
oppure all'ammontare che ogni produttore può vendere. Essa viene fissata dal governo al fine di sostenere
il prezzo a un livello più alto di quello di equilibrio. Non sempre una quota di produzione produce effetti in
un mercato.
 La quota di produzione è vincolante quando è inferiore al prezzo di equilibrio che si forma
liberamente sul mercato. La quantità scambiata di beni sarà dunque pari alla quota di produzione;
 non è vincolante quando è superiore al prezzo di equilibrio.

Motivare.
In presenza di prezzo massimo:
il mercato non è in equilibrio, ma vi è un eccesso di domanda;
il mercato sottoproduce rispetto al livello efficiente (cioè quello di mercato senza regolamentazione) ;
il surplus dei produttori si riduce;
una parte (ma non la totalità) del surplus del produttore andato perso si trasferisce ai consumatori;
il surplus dei consumatori aumenta;
si verifica una perdita secca di benessere (si riduce il BEN)

In presenza di prezzo minimo:


il mercato non è in equilibrio, ma vi è un eccesso di offerta;
il mercato sottoproduce rispetto al livello efficiente (cioè quello di mercato senza regolamentazione) ;
il surplus dei consumatori si riduce;
una parte (ma non la totalità) del surplus del consumatore èandato perso si trasferisce ai produttori;
il surplus dei produttori aumenta;
si verifica una perdita secca di benessere (si riduce il BEN).

In presenza di una quota di produzione:


il prezzo che si fissa sul mercato è maggiore di quello di equilibrio;
Il mercato non è in equilibrio ma sottoproduce rispetto al livello efficiente (cioè quello di mercato senza
regolamentazione), perché i produttori offrono meno di quanto vorrebbero al prezzo che si è determinato;
il surplus dei consumatori si riduce;
una parte, ma non la totalità, del surplus del consumatore andato perso si trasferisce ai produttori;
il surplus dei produttori aumenta;
si verifica una perdita secca di benessere.
CAPITOLO 11 - IL MONOPOLIO -
Il monopolio è una situazione di mercato in cui esistono molti acquirenti e un'unica impresa che offre quel
determinato bene o servizio, e che quindi è in grado di stabilire autonomamente il prezzo di vendita. Perciò
l'impresa può fissare il prezzo di vendita del bene senza doversi adeguare a quanto stabilisce il mercato. È
quindi un’impresa price-maker.
Se l'impresa fissasse un prezzo troppo alto, non riuscirebbe a vendere nulla infatti, la curva di domanda del
mercato è inclinata negativamente.
Dunque, in monopolio il prezzo non è più costante (come in concorrenza perfetta) ma varia a seconda
della quantità che il monopolista vuol vendere, e dipende dalla funzione di domanda. Es. Se P=12-Q, I ricavi
totali del monopolista saranno
TR=PxQ= (12-Q)Q=12Q-Q^2

Il massimo profitto in monopolio.


L'obiettivo dell'impresa è sempre quello di massimizzare il profitto e, quindi, il monopolista dovrà scegliere
la quantità (e quindi il prezzo) alla quale corrisponde il valore più elevato della colonna dei profitti.
La quantità Q^m che massimizza il profitto del monopolista richiede che:
Max pi greco - - > d pi greco/ d Q=0 - - >d(TR-TC) /dQ=0 - - > dTR/dQ-dTC/dQ=0 - - > MR-MC=0 - - >
MR=MC.
Il monopolista trova la quantità che massimizza il profitto uguagliando il costo marginale al ricavo
marginale. (caso valido in tutti i mercati).
Al fine di max il profitto:
 Se MR>MC, il profitto aumenta se il monopolista aumenta Q;
 Se MR<MC, il profitto aumenta se il monopolista riduce Q;
il profitto raggiunge il max quando MR=MC.

Ricavo marginale.
Il ricavo marginale MR è composto da due parti:
a) il prezzo P (che genera una variazione positiva in TR)
b) la variazione di prezzo causata dalla variazione della quantità che si ripercuote sulle unità inframarginali
Q (la quale genera una variazione negativa in TR, perché Delta P e Delta Q hanno segni opposti.
Da ciò consegue che MR<=P (quindi MR giace sotto P); infatti dalla formula è evidente che MR è uguale a P
- "qualcosa".
MR=P+ (Delta P/Delta Q)xQ
Si noti che:
Delta TR=P(DeltaQ)+(DeltaP)Q
Effetto quantità + effetto prezzo
Inoltre è MR=P solo quando:
 Delta P/ Delta Q=0 (curva di domanda orizzontale) ;
 Q=0 (intercetta sull'asse P), cioè quando non ci sono unità inframarginali e, dunque, non vi è
l'effetto prezzo.
La variazione del ricavo totale, e quindi il ricavo marginale MR:
 è positiva se l'effetto quantità è maggiore dell'effetto prezzo;
 è negativa se l'effetto quantità è minore dell'effetto prezzo.
Ciò vuol dire che MR può assumere valori negativi ( e dunque giacere sotto l'asse orizzontale).

Ricavo medio (AR).


Il ricavo medio indica il ricavo per unità del prodotto venduto. È pari al rapporto tra ricavi totali e quantità
venduta - - > AR=TR/Q=P(Q) xQ/Q=P(Q).
Il ricavo medio coincide sempre con il prezzo di mercato (e, quindi, con la curva di domanda).
Ovviamente, se MR<=P e AR=P, consegue che MR<=AR.
In monopolio, si presuppone che i profitti siano positivi anche nel lungo periodo in quanto non vi è libertà di
entrata (diverso dalla concorrenza perfetta).
La curva di offerta in monopolio.
In monopolio il prezzo di vendita è dunque endogeno, non esogeno (come accadeva in concorrenza
perfetta). Esso dipende dalla forma della curva di domanda, la quale esercita un'influenza notevole sulla
quantità che il monopolista deciderà di offrire sul mercato. Perciò, si dice anche che il monopolista non ha
un'unica curva di offerta, anche se la sua offerta è sempre legata al costo marginale MC.

Elasticità della domanda e monopolio.


A parità di MC, la distanza fra il prezzo e il costo marginale (ovvero il mark-up), dipende dall'elasticità
della domanda del bene che il monopolista vende.
 Se la curva di domanda è più elastica, la distanza tra P-MC è più bassa;
 se è meno elastica (il bene è particolarmente apprezzato, quindi si può aumentare il prezzo in
quanto i consumatori lo andranno sempre ad acquistare), la distanza tra P-MC è più elevata.
Perciò, se per il prodotto venduto dal monopolista esistono stretti sostituti, l'impresa non potrà fissare un
prezzo troppo più alto del costo marginale (quindi il mark-up sarà piuttosto basso), nonostante essa sia
l'unica ad offrire quel particolare bene. Se infatti lo fissasse piuttosto elevato, rischierebbe di perdere clienti
a vantaggio di altri produttori.

(P-MC) /P=-1/Epsilon si chiama IERP:


Il mark-up ottimale del monopolista, rispetto al prezzo, è pari al l'inverso (negativo) dell'elasticità della
domanda rispetto al prezzo - - > si chiama IEPR (inverse elasticity pricing rule). Più elastica è la domanda del
bene, minore sarà il mark-up (il ricarico sul costo) che potrà applicare il monopolista.

(P-MC)/P è noto come Indice di Lerner (LI)


Questo indice è molto usato per misurare il potere di mercato delle imprese in un'industria, ovvero la loro
capacità di applicare prezzi più alti di quello concorrenziale (cioè di MC).
In concorrenza perfetta LI=0 (perché P=MC). Nei mercati non concorrenziali, generalmente LI>0. Tuttavia LI
sarà basso se vi è forte concorrenza proveniente da mercati contigui (es. beni sostituti).
Poiché per un'impresa monopolista deve essere MR=MC e inoltre MC non può che essere positivo, allora
deve essere MR>=0 - - > Epsilon<=-1 - - > in equilibrio, il monopolista si posiziona sul tratto elastico della
curva di domanda (cioè quello dove - inf<=Epsilon<=-1 o |Epsilon|>1)
La IERP non vale solo per il mercato monopolistico, ma è applicabile a tutte quelle imprese che, grazie alla
differenziazione del prodotto, fronteggiano curva di domanda discendenti.
La differenziazione del prodotto è una situazione in cui due o più prodotti possiedono attributi che li
rendono diversi nella mente dei consumatori, e di conseguenza non perfettamente sostituibili.
Esempio Coca-Cola e Pepsi.
Coca-Cola e Pepsi vendono beni molto simili, e perciò cercano di differenziare il più possibile il proprio
prodotto da quello concorrente.
Se Coca-Cola deve fissare il prezzo della propria bevanda, sa che non ha una posizione di monopolio, perché
Pepsi è spesso un concorrente molto agguerrito. Tuttavia, Coca-Cola e Pepsi non sono imprese
perfettamente concorrenziali infatti, se Coca-Cola alza il suo prezzo, non tutti i suoi clienti si rivolgeranno a
Pepsi; se decide di abbassarlo, per contro, non riuscirà a rubare tutti i clienti a Pepsi.
La determinazione del prezzo ottimale avverrà seguendo un criterio molto simile alla IERP. Il mark-up
ottimale sul prezzo di Coca-Cola farà riferimento alla elasticità della domanda a livello di marca (e non a
livello di mercato). Quindi, Coca-Cola terrà conto della sensibilità della domanda di Coca-Cola alle variazioni
del suo prezzo, a parità di tutti gli altri fattori in grado di influire sulla domanda di Coca-Cola (compreso il
prezzo di Pepsi).

Statica comparata in monopolio.


1)Cosa accade se cresce la domanda del mercato che fronteggia il monopolista?
Un aumento della domanda provoca un aumento della quantità di massimo profitto e, poiché il costo
marginale è crescente, anche un aumento del prezzo.
Quando il costo marginale è decrescente, un incremento della domanda da aumentare la quantità ottima
ma fa ridurre il prezzo.

2) Cosa accade se si verifica un incremento dei costi del monopolista che causa un aumento del
costo marginale?
Un aumento del costo marginale fa spostare la MC0 nella MC1 e, nel nuovo equilibrio, la quantità di
massimo profitto si riduce, mentre il prezzo aumenta.

3) A seguito dell'aumento del costo marginale, cosa accade ai ricavi totali del monopolista?
Aumentando MC aumenta il prezzo e riduce la quantità e, poiché il monopolista opera sempre nel tratto
elastico della curva di domanda, una riduzione di Q comporta una riduzione dei ricavi totali.
 Uno spostamento verso l'alto della curva del costo marginale riduce i ricavi totali di un
monopolista che sta max il profitto;
 uno spostamento verso il basso della curva del costo marginale aumenta i ricavi di un
monopolista che sta max il profitto.

Economia del benessere e monopolio.


L'equilibrio di concorrenza perfetta rende massimo il BEN (quindi l'efficienza produttiva). Passando da
concorrenza perfetta a monopolio, il prezzo di vendita del bene aumenta e la quantità disponibile sul
mercato si riduce.
La dimensione della perdita secca potrebbe in effetti essere anche maggiore. Infatti il monopolista potrebbe
essere spinto a mettere in atto comportamenti tesi a mantenere o rafforzare il proprio potere
monopolistico.
Attività di rent-seeking (o di ricerca di rendite).
Le attività di ricerca di rendite sono finalizzate alla creazione o al mantenimento di potere di mercato. Le
spese relative a tali attività costituiscono spesso un'importante voce di costo per i monopolisti, che però
non viene catturata dalla precedente analisi grafica. L'incentivo a compiere attività di rent-seeking aumenta
all'aumentare del profitto potenziale ottenibile dal monopolista.
Perché esistono i monopoli?
Perché Sky Italia è monopolista nelle trasmissioni satellitari nel nostro paese?
Vi sono due motivi:
1)Monopolio naturale: ovvero un mercato in cui, per qualsiasi livello rilevante di output dell'industria, i
costi totali di produzione di un'impresa che produce quella quantità sono minori dei costi di due o più
imprese che si dovessero dividere la medesima produzione. Se una sola impresa può servire il mercato a
costi totali più bassi di due o più imprese, c'è da attendersi che l'industria diventi un monopolio.
Condizioni necessarie per l'esistenza di un monopolio naturale sono:
 la presenza di una curva del costo medio decrescente per un lungo tratto (ovvero, la presenza di
rilevanti economie di scala);
 una domanda non eccessivamente elevata ( ovvero una curva di domanda piuttosto bassa).
Es. per la TV satellitare un costo molto rilevante è l'acquisto, il lancio è il mantenimento di un satellite per
fornire il servizio di trasmissione dei programmi TV ai propri abbonati. Tale costo però è fisso, non cresce al
crescere del numero di abbonati. Ad una singola impresa occorre un solo satellite per servire il mercato,
mentre due imprese separate avrebbero bisogno (in totale) di due satelliti per soddisfare lo stesso numero
di abbonati.

2) Barriere all'entrata: sono fattori che consentono ad un'impresa già operante in un mercato di godere
di profitti economici positivi che al contempo rendono non profittevole l'ingresso a nuovi entranti.
Le barriere all'entrata sono fondamentali per un'impresa monopolista. Senza di esse, infatti, i profitti
positivi attirerebbero potenziali entranti, la qual cosa farebbe anche annullare i suoi profitti.
Ci sono 3 tipi di barriere d'entrata: barriere strutturali, barriere legali e barriere strategiche.
1. Le barriere strutturali sono dovute a vantaggi di costo (es. economie di scala) o vantaggi nelle
vendite (es. esternalità di rete). Es. Monopoli naturali.
2. Le barriere legali sono dovute ad interventi di tipo legislativo che escludono la presenza di altri
concorrenti sul mercato. Es. brevetti, vendita di sigarette.
3. Le barriere strategiche sono dovute a precise azioni poste in essere dalle imprese già operanti per
scoraggiare l'ingresso di potenziali entranti. Es. sviluppo nel tempo di una reputazione di
aggressività verso i potenziali entranti, capacità produttiva in eccesso.
CAPITOLO 13. TEORIA DEI GIOCHI E COMPORTAMENTO STRATEGICO.
La teoria dei giochi risulta essere un ramo della microeconomia relativo all'analisi delle decisioni ottimali in
situazioni competitive.
La strategia è un piano di azioni che un giocatore potrebbe intraprendere in ogni possibile circostanza che
egli si trovi ad affrontare.
Le coppie di payoff sono le somme che si possono guadagnare a seconda dell'esito del gioco, le quali sono
interdipendenti.

L'equilibrio di Nash.
La teoria dei giochi cerca di rispondere alla seguente domanda: qual è il probabile esito del gioco? Per
rispondere a tale domanda, la teoria ricorre al cosiddetto equilibrio di Nash: una situazione in cui ogni
giocatore sceglie la strategia che gli consente di ottenere il più alto payoff, date le strategie scelte dagli altri
giocatori. Un'idea simile è presente nei modelli di oligopolio di Cournout e Bertrand.
Per individuare l'equilibrio di Nash in un gioco è sufficiente:
 trovare tutte le migliori risposte di un giocatore alle scelte di un altro giocatore;
 verificare se c'è una coppia di strategie che si "autoalimenta" (cioè in corrispondenza della quale vi
è coincidenza fra aspettative e risultato).
Il razionale perseguimento dell'interesse individuale (comportamento egoistico delle singole componenti
del gioco) conduce ogni parte ad effettuare una scelta che si rivela dannosa per il loro interesse collettivo.

Dilemma del prigioniero.


Il conflitto tra interesse collettivo e interesse individuale viene ricondotto al dilemma del prigioniero.
Esempio.
Due individui sospettati di aver commesso un crimine (David e Ron) vengono arrestati e collocati in celle
separate. La polizia, che non ha prove certe contro di loro, dà privatamente a ciascuno di essi la possibilità
di confessare denunciando il proprio complice. Più in particolare, viene detto a ciadcuno di essi:
 "se nessuno dei due confessa, sarete comunque entrambi accusati di un reato minore e sconterete
1 anno di carcere" ;
 "se entrambi confessare, sarete accusati di un reato più grave ma potete usufruire di uno sconto di
pena per la collaborazione, e quindi sarete condannati a 5 anni di carcere" ;
 "se infine, solo uno di voi due confessa, costui verrà rilasciato immediatamente, mentre l'altro sarà
accusato di un reato grave e sconterà 10 anni di carcere".

Strategia dominante.
La strategia dominate è una strategia che risulta la migliore tra quelle a disposizione del giocatore,
indipendentemente dalle strategie che saranno scelte dall'altro giocatore. Quando un giocatore ha una
strategia dominante, essa sarà la strategia dell'equilibrio di Nash del giocatore (cioè, egli la sceglierà
certamente). Ad esempio nel gioco di espansione di capacità fra Toyota e Honda, ‘’ costruire un nuovo
impianto’’ è una strategia dominante per entrambe le imprese.
Il dilemma del prigioniero è molto studiato nelle scienze sociali, in quanto "il conflitto" che esso descrive tra
l'egoismo del singolo giocatore e l'interesse collettivo del gruppo emerge in molti modi differenti nel
mondo reale. Per esempio, alcune imprese iniziano guerre di prezzo per fini egoistici (cacciar fuori dal
mercato i concorrenti, punire comportamenti scorretti...) anche se poi finirà che saranno tutti produttori
dell'industria ad esserne danneggiati.
 Nei giochi tipo "dilemma del prigioniero" entrambi i giocatori hanno una strategia dominante.
 Perciò l'equilibrio di Nash è composto da dalle strategie dominanti dei due giocatori.
 In questo caso, si dice anche che l'equilibrio di Nash è un equilibrio in strategie dominanti.
 Ma non sempre, in un gioco, un giocatore ha una strategia dominante.

Ragionamento allocentrico.
Il ragionamento allocentrico focalizza l’attenzione sull’imparare a ragionare dal punto di vista dei giocatori
rivali, cioè guardare il mondo con i loro occhi, anziché con i propri. Adottare tale modalità di
comportamento è sicuramente uno dei più utili insegnamenti della teoria dei giochi.
Ragionamento egocentrico.
Con il ragionamento egocentrico, un individuo vede il mondo esclusivamente dal proprio punto di vista,
senza considerare minimamente quello degli altri.

Strategia dominata.
La strategia dominata è una strategia a fronte della quale ne esiste un'altra che offre sempre al giocatore
un payoff maggiore, indipendentemente dalle scelte del rivale.
 È l'opposto di una strategia dominante;
 con due strategie a disposizione, se una è dominante, l'altra sarà certamente dominata;
 con più di due strategie a disposizione, potrebbe accadere che un giocatore abbia una (o più)
dominata, ma nessuna dominante.
A volte però, l'identificazione delle strategie dominate può aiutare a trovare l'equilibrio di Nash in un gioco
in cui nessun giocatore ha strategie dominanti.
In generale, per trovare gli equilibri di Nash in un gioco occorrono 3 passaggi:
1. Si individua la migliore risposta del Giocatore 1 ad ogni possibile strategia del Giocatore 2
(contrassegnandole con un cerchietto o un trattino sotto il payoff);
2. Si individua la migliore risposta del Giocatore 2 ad ogni possibile strategia del Giocatore 1
(contrassegnandole con un quadratino o un altro trattino dotto il payoff);
3. Si verifica se vi sono celle in cui compaiono sia un cerchio sia un quadrato, oppure in cui entrambi i
payoff sono sottolineati. Se ciò accade, esse indicano l'equilibrio (o equilibri) di Nash.

Giochi con più di un equilibrio di Nash.


Un famoso esempio di gioco che può presentare anche più di un equilibrio di Nash è il "gioco del coniglio".
In Economia, casi interpretabili attraverso tale gioco hanno luogo quando due imprese competono in un
mercato nel quale vi è però posto soltanto per una di loro (cioè, in presenza di monopoli naturali).
L'equilibrio di Nash del "gioco del coniglio" rende chiaro che un'impresa dovrà uscire dal mercato e solo
l'altra continuerà ad operare.
Strategie pure e miste.
La strategia pura indica la specifica scelta di una strategia tra quelle possibili per un giocatore.
La strategia mista è una scelta tra due o più strategie pure basata su probabilità prestabilite attribuite ad
ognuna di esse.
È probabile che in un gioco non vi è un equilibrio di Nash in strategie pure, ma esiste un equilibrio di Nash
in strategie miste. Il fatto che i giochi possono avere anche un equilibrio di Nash in strategie miste mostra il
valore strategico dell'imprevedibilità. Quando un giocatore può prevedere le scelte del rivale, quest'ultimo
si trova in una posizione di vulnerabilità. L'imprevedibilità ha un valore importante, e le strategie miste
mostrano come questo valore sia presente nella teoria dei giochi.

Il dilemma del prigioniero ripetuto.


Se il gioco del dilemma del prigioniero fosse ripetuto, si può raggiungere un risultato diverso? Se
l'interazione tra i due giocatori fosse ripetuta nel tempo, ogni giocatore potrebbe adattare la cosiddetta
strategia del dito sul grilletto (grim trigger strategy): "Cominciò con la scelta di cooperare e vado avanti
così finché anche il mio avversario coopera. Appena lui sceglie di imbrogliare, io farò lo stesso nel periodo
successivo e in tutti quelli seguenti". Tale strategia è chiamata in questo modo perché, appena uno dei due
giocatori devia la cooperazione, è come se causasse una permanente rottura della cooperazione per il resto
del gioco.
Un'altra strategia che può indurre alla cooperazione nel dilemma del prigioniero ripetuto è la cosidetta tit-
for-tat (occhio per occhio): "Nel periodo corrente mi comporto nei confronti del mio rivale nello stesso
modo in cui lui si è comportato con me nel periodo precedente".
La caratteristica comune delle strategie che inducono i giocatori alla cooperazione è la punizione dei
comportamenti scorretti dei rivali. Si è spinti a cooperare se si sa che, in caso di deviazione, il rivale attuerà
una ritorsione.
La probabilità di un risultato cooperativo aumenta se:
1. I giocatori sono pazienti (cioè valutano i payoff dei periodi futuri quasi quanto quelli del periodo
corrente;
2. le interazioni tra i giocatori sono frequenti, (cioè la lunghezza di un periodo è breve, per cui i
benefici una tantum associati all'imbroglio durano poco);
3. L’imbroglio è facile da scoprire ( un’impresa che imbroglia non può farla franca molto a lungo, per
cui i benefici della deviazione svaniscono in breve tempo);
4. il guadagno una tantum derivante dall'imbroglio è relativamente piccolo (cioè il segmento AB è
piccolo in confronto al segmento BC).
All'opposto, la probabilità di un gioco cooperativo riduce se:
1. I giocatori sono poco pazienti;
2. le interazioni tra i giocatori sono poco frequenti;
3. l'imbroglio è difficile da scoprire;
4. il guadagno una tantum derivante dall'imbroglio è grande in confronto al suo eventuale costo.
I giochi sequenziali.
I giochi sequenziali sono giochi in cui un giocatore (colui che muove per primo) compie un'azione prima di
un altro giocatore (colui che muove per secondo). Successivamente, il secondo giocatore osserva l'azione
del primo giocatore e quindi decide l'azione da intraprendere. Esempio: gioco degli scacchi.
La possibilità di muovere per primo in un gioco sequenziale può avere a volte un elevato valore strategico.
Per analizzare i giochi sequenziali si utilizza il cosiddetto albero del gioco, che mostra le diverse strategie
che ogni giocatore può scegliere e l'ordine in cui avvengono le decisioni; in ogni albero del gioco, l'ordine
delle mosse procede da sinistra verso destra (talvolta anche dall'alto verso il basso).
I giochi ad albero (in forma estesa) si risolvono con la backward induction (induzione all'indietro): si parte
dalla fine del gioco e, per ogni nodo decisionale (T), bisogna trovare la decisione ottimale del giocatore che
si trova in quel nodo; si procede allo stesso modo finché non si raggiunge l'inizio del gioco.
La procedura di soluzione è la seguente:
 dapprima si verifica cosa conviene fare a Toyota (che muove per seconda) in ogni suo possibile
nodo decisionale, evidenziando le scelte ottimali;
 poi si analizzano le decisioni di Honda (che muove per prima), la quale a questo punto conosce
tutte le scelte che Toyota adotterà e dunque, essendo in grado di anticipare, potrà indirizzare le
proprie scelte in una direzione che risulterà più favorevole per sé stessa.

Confronto gioco simultaneo e sequenziale.


 Nel gioco simultaneo le scelte sono contemporanee, perciò Honda non può osservare in anticipo le
scelte di Toyota;
 nel gioco sequenziale invece, Honda, fa affidamento in una scelta razionale di Toyota, potendo
dunque "metterla in un angolo" e forzarla a scegliere qualcosa che è meglio per se stessa (anche se
non lo è per Toyota che passa da un profitto di 16 a 9).
L'impresa che si è legata le mani in anticipo riesce ad ottenere più dell'impresa che ha conservato la
flessibilità.

Mossa strategica.
La mostra strategica è un'azione che un giocatore intraprende in uno stadio iniziale di un gioco e che altera
il comportamento di tutti i giocatori nelle fasi successive del gioco in un modo che risulta più favorevole a
colui che l'ha posta in essere.
Nel mondo degli affari, esempi di mosse strategiche sono:
 le decisioni su come posizionare un prodotto in un mercato (offrire un prodotto di massa o di
nicchia);
 le decisioni su come retribuire i dirigenti (ricompensarli in base al profitto realizzato o alla quota di
mercato raggiunta);
le decisioni sul grado di compatibilità del prodotto con quello dei concorrenti.
Affinché una mossa strategica possa avere un effetto, è necessario che essa sia: visibile, comprensibile e
irreversibile (o comunque difficile da revocare).
Che cosa rende una mossa strategica difficile da revocare?
1) Il grado di specificità dell'investimento oggetto della mossa strategica.
Deve cioè essere difficile riconvertire tale spesa a usi alternativi, diversi da quello originario.
Es. nella competizione Arbus-Boeing, l'investimento multimiliardario per la costruzione del superjumbo jet
da parte di Aribus richiedeva l'utilizzo di infrastrutture e attrezzature molto specializzate, pertanto non
utilizzabili in altro modo.
2) La clausola del consumatore più favorito.
Se un venditore inserisce questa clausola in un contratto di vendita, l'acquirente potrà pretendere che, nel
caso il venditore offra particolari sconti ad alcuni clienti, gli venga automaticamente riservato lo stesso
trattamento. Tale clausola di fatto rende "costosa" la politica dello sconto e perciò, può rappresentare per il
venditore un impegno credibile a non offrire sconti al di sotto dei prezzi di listino.
3) Le dichiarazioni pubbliche di intenti (es. frasi come "entro sei mesi immetteremo sul mercato una
nuova e migliore visione del nostro prodotto")
CAPITOLO 14 -STRUTTURA DI MERCATO E CONCORRENZA-
Tipi di strutture di mercato.
Le strutture di mercato sono le modalità di organizzazione dei vari settori industriali e possono essere
classificate in base a:
 numero di imprese operanti (che vanno da una a moltissime);
 grado di differenziazione dei prodotti (che possono essere omogenei (identici) o differenziati (cioè
con caratteristiche tali da farli percepire come diversi agli occhi dei consumatori).
L'oligopolio con prodotti omogenei è un mercato in cui poche imprese vendono prodotti che sono
virtualmente uguali in termini di attributi, performance, immagine e prezzo.
L'oligopolio con prodotti differenziati è un mercato in cui poche imprese offrono prodotti che sono tra loro
sostituti ma che differiscono per attributi, performance, packaging e immagine.
Il mercato con un'impresa dominante è un mercato in cui un'impresa possiede una notevole quota di
mercato, ma compete con molte piccole imprese, ognuna delle quali vende un prodotto indifferenziato.
Per descrivere una struttura di mercato, gli economisti ricorrono a due principali misure quantitative:
1) Il rapporto di concentrazione delle prime n imprese (CRn);
2) L'indice di Herfindahal-Hirschman (HHI).
Il primo indica la percentuale delle quote di mercato Si (i al pedice), generalmente misurate attraverso i
ricavi delle vendite, che fa capo alle n imprese che realizzano i ricavi maggiori (molto utilizzato è il CR4):
CRn=sommatoria (n sopra e i=1 sotto) Si
Il secondo è pari alla somma dei quadrati delle quote di mercato Si relative a tutte le N imprese operanti
nell'industria:
HHI=sommatoria (N sopra e i=1 sotto) Si^2
Si ha che: 0<=CRn<=100 e 0<=HHI<=10000
Maggiore è il numero di imprese presenti sul mercato più piccoli sono tali indici, per cui:
 in mercati competitivi, essi tendono a zero;
 in mercati più concentrati (ovvero con pochi grandi produttori), essi sono piuttosto elevati.

Oligopolio con prodotti omogenei.


Nei mercati di oligopolio vi è interdipendenza tra le imprese, per cui con le proprie scelte ognuna influenza
il comportamento delle altre imprese operanti. Invece nei mercati perfettamente concorrenziali le imprese
sono troppo piccole per influenzare gli altri produttori, mentre in monopolio vi è una sola impresa che
quindi non ha rivali.
In un contesto di beni omogenei, i tre più importanti modelli di oligopolio sono: il modello di Cournot, il
modello di Bertrand, il modello di Stackelberg.
Modello di oligopolio di Cournot.
Esaminiamo il caso più semplice, ovvero un duopolio.
In tale mercato, le due sole imprese operanti (1 e 2) vendono prodotti omogenei, per cui il prezzo di vendita
è lo stesso per i beni prodotti da ciascuna di esse. Supponiamo che esse hanno uguali funzioni di costo.
Per Cournot, la scelta delle imprese (contemporanea e non cooperativa) riguarda il livello di produzione,
cioè le quantità q1 e q2. Quanto bisogna produrre?
Se la variabile strategica è la quantità, occorre considerare la funzione inversa di domanda - - >
P=f(Q) - >P=a-bQ=a-b(q1+q2) dove Q=q1+q2
I problemi che le imprese devono risolvere sono dunque:
max pi greco 1 (q1, q2) e max pi greco 2 (q1,q2)
Dunque, il profitto di ogni impresa dipende anche dalla produzione del rivale, e quindi ciascuna sceglie la
propria quantità in base alle aspettative sulla produzione dell'altra impresa.
Supponiamo che la domanda del mercato di memorie RAM abbia equazione:
P=100-Q=100-q1-q2
Le due imprese presenti sul mercato sono:
Samsung (1) e LG(2)
I costi delle due imprese sono uguali e pari a:
TC1(q1)=10q1 e TC2(q2)=10q2 da cui:
MC1=MC2=10
Vediamo come avviene la scelta della quantità da parte delle due imprese in un contesto di
interdipendenza reciproca. (figura 14.1 pag 451).
Per ogni possibile livello di produttivo di LG(2), è possibile individuare la migliore risposta di Samsung(1).
Tutte le coppie di valori (q1,q2), come in precedenza determinate, costituiscono la funzione di reazione
dell'impresa 1 (R1): ovvero la curva che mostra la migliore risposta della prima impresa (ovvero la scelta di
quantità che massimizza il suo profitto) per ogni possibile azione (cioè quantità prodotta) della seconda
impresa.
Simmetricamente si può determinare la funzione di reazione dell'impresa 2 (R2): ovvero la curva che
mostra la migliore risposta della seconds impresa (ovvero la scelta di quantità che max il suo profitto) per
ogni possibile azione (cioè quantità prodotta) della prima impresa.
Le funzioni di reazione sono inclinate negativamente - - > se un'impresa aumenta la produzione, l'altra
impresa troverà conveniente ridurre la propria quantità prodotta.
Ora individuiamo analiticamente le funzioni di reazione nell'esempio di duopolio di Cournot:
ricordando che la domanda di mercato è P=100-Q=10p-q1-q2 e che i costi delle due imprese sono
TC1(q1)=10q1 e TC2(q2)=10q2 e, considerando (ad esempio) l'impresa 1, possiamo scrivere il suo profitto
come:
Pi greco=TR1-TC1.
Siccome l'impresa 1 vuole individuare la quantità da produrre q1 che le consenta di max il suo profitto,
sarà:
d pi greco/d pi greco=90-2q1-q2=0 - - > R1->q1*=(90-q2)/(2). Per simmetria si avrà q2*=(90-q1)/(2).
Qual è l'equilibrio di questo mercato duopolistico?
Per ogni impresa occorre trovare quella quantità che:
 rappresenta la migliore risposta alla quantità prodotta del rivale;
 non si ha incentivo né motivo di cambiare.
Insomma, l'equilibrio di Cournot deve avere le stesse caratteristiche dell'equilibrio di Nash. Tale equilibrio
coincide con l'intersezione delle due funzioni di reazione.
q1*=30 - q2*=30 - P*=40
Siamo in una posizione di equilibrio perché:
 sulla base di R1, quando l'impresa 2 produce 30 unità, la migliore risposta dell'impresa 1 è produrre
30 unità;
 sulla base di R2, quando l'impresa 1 produce 30 unità, la migliore risposta dell'impresa 2 è produrre
30 unità.
 Dunque a nessuna delle 2 imprese conviene modificare la propria scelta di produzione - - >
equilibrii di Nash.
Equilibrio di Cournot Vs equilibrio di monopolio.
Siccome, di solito, nel l'oligopolio alla Cournot è P>MC, le imprese hanno potere di mercato.
Possiamo dire che esse godono dello stesso potere di mercato che si avrebbe in un mercato
monopolistico o comunque in un contesto di collusione?
Per rispondere, calcoliamo il prezzo che vigerebbe se il mercato in questione fosse monopolistico e l'unica
impresa operante avesse costi uguali a quelli dei duopolisti. Se la domanda di mercato è P=100-Q e i costi
del monopolista TC(Q)=10Q si ha che:
MR=100-Q e MC=10
MR=MC - - > P*=40 e p^m=55
Dunque, il prezzo applicato in un oligopolio di Cournot non è quello di monopolio.
Se invece le due imprese agissero come un cartello che massimizza i profitti, dovrebbe fissare p^m=55 e
dividersi equamente la produzione di monopolio Q^m=45 (perciò, producendo ciascuna 22,5 unità).
Dunque, massimizzando separatamente i propri profitti (cioè in un contesto alla Cournot), le imprese
producono un output superiore rispetto a quanto farebbero se colludessero - - > Il perseguimento
dell'interesse individuale non conduce alla massimizzazione del benessere dell'intera industria - - >
l'equilibrio di Cournot è un esempio di dilemma del prigioniero.

Perché le imprese non riescono a raggiungere l'equilibrio di collusione?


 Quando un'impresa aumenta la produzione, fa ridurre il prezzo di vendita del prodotto e quindi i
ricavi dell'altra impresa.
 Tuttavia, essa non si cura della riduzione dei ricavi del concorrente perché il suo obiettivo è
massimizzare i propri profitti, non quelli complessivi dell'industria.
 Perciò, espanderà la sua produzione più aggressivamente d quanto farebbe nel caso volesse
massimizzare i profitti del settore.
 Se entrambe le imprese agiscono in questo modo, il prezzo mercato sarà sicuramente minore di
quello di monopolio.
Al crescere del numero degli oligopolisti, l'equilibrio di Cournot si allontana sempre più dal risultato di
monopolio e converge verso l'equilibrio di concorrenza perfetta (P tende a MC e i profitti tendono a zero).
Il modello di oligopolio di Bertrand.
Anche in questo caso esamineremo le scelte di un duopolio.
In tale mercato, le due sole imprese operanti (1 e 2) vendono prodotti omogenei e scelgono il loro prezzo
di vendita del bene (non la quantità), dichiarandosi pronte a soddisfare tutta la domanda che riceveranno
per il proprio bene a quel prezzo (si ipotizza perciò che non abbiano vincoli di capacità produttiva).
Supporremo poi che esse hanno uguali funzioni di costo.
Per Bertrand, dunque, è più realistico supporre che la scelta delle imprese (ancora contemporanea e non
cooperativa) riguardi i prezzi P1 e P2 - - > a che prezzo vendere i beni prodotti?
È evidente che, essendo il prdotto omogeneo, l'impresa che applicherà il prezzo più basso catturerà tutta
la domanda, mentre l'altra impresa non venderà nulla.
Se la variabile strategica è il prezzo, è opportuno considerare la funzione diretta di domanda Q=f(P1,P2)
dove Q è la domanda espressa dal mercato e dipendente dai livelli del prezzo delle due imprese.
I problemi che le due imprese devono risolvere sono
max pi greco 1 (P1,P2) e max pi greco 2 (P1, P2)
Dunque il profitto di ogni impresa dipende dal prezzo del rivale.

Qual è l'equilibrio di tale mercato?


Per ogni impresa occorre trovare quel prezzo che:
 rappresenta la migliore risposta al prezzo fissato dal rivale;
 non si ha incentivo né motivo di cambiare.
Anche l'equilibrio di Bertrand deve avere le stesse caratteristiche dell'equilibrio di Nash.
L'equilibrio in un modello di Bertrand si ha quando ogni impresa fissa un prezzo pari al suo costo
marginale.
A differenza dell'equilibrio di Cournot, l'equilibrio di Bertrand, anche con due solo prese, corrisponde
all'equilibrio di un mercato perfettamente concorrenziale con un gran numero di imprese.
Perché si hanno risultati così diversi?
1) Differenti orizzonti temporali;
 il modello di Cournot può essere visto come un modello di concorrenza di lungo periodo
nella capacità produttiva (le imprese scelgono dapprima l'impianto, poi competono sul
prezzo;
 il modello di Bertrand può essere inteso come un modello di concorrenza di breve periodo
nei prezzi (entrambe le imprese hanno una capacità tale da poter soddisfare la domanda di
mercato a qualsiasi prezzo maggiore o uguale al costo marginale).

2) Differenti ipotesi su come reagiscono i rivali;


 nel modello di Cournot si presuppone che per le imprese sia difficile variare la produzione
(es. industrie minerarie e chimiche). Siccome un'impresa non può attendersi di "rubare"
clienti a rivali attraverso una riduzione del proprio prezzo, le imprese si comportano in
modo meno aggressivo nel fissare i prezzi, i quali sono perciò maggiori del MC e
consentono l'ottenimento di profitti positivi.
 Nel modello di Bertrand le imprese sanno di poter sottrarre consumatori ai rivali attraverso
riduzioni del prezzo, e di poter soddisfare tale domanda addizionale.Ciò può accadere in
quelle industrie nelle quali:
vi è un significativo eccesso di capacità;
per le imprese è semplice e rapido modificare il livello di produzione (es. industria del
software).

Il modello di oligopolio di Stackelberg.


In alcune situazioni, invece che assumere una scelta simultanea nella quantità da parte delle imprese, è
più naturale ipotizzare che un'impresa scelga il livello di produzione (o la capacità produttiva) prima
delle altre.
Nel modello di Stackelberg vi sono dunque:
 un'impresa leader nella quantità, che muove per primo;
 una o più imprese follower, che decidono la propria quantità dopo aver osservato quella del
leader. Siamo dunque in un contesto di scelte sequenziali.
Come cambia l'equilibrio?
Assumiamo che l'impresa 1 sia Leader (L) e l'impresa 2 sia follower (F).
 L sa che F si porrà sulla sua funzione di reazione (su cui F trova tutte le quantità che le
consentono di massimizzare il profitto per ogni possibile scelta di L).
 Perciò, avendo il vantaggio di poter muovere per primo, L farà tesoro di questa informazione e
la ingloberà nella sua funzione di profitto, che poi massimizzerà.
In altri termini, L sceglie il punto sulla funzione di reazione del rivale R, in corrispondenza del quale pi
greco L è massimo.
La risoluzione del problema da parte del Leader richiede che egli massimizza il suo profitto sotto il vincolo
della funzione di reazione.
Si può verificare che:
 l'equilibrio non è più simmetrico, in quanto qL è il doppio di qF;
 il prezzo è più basso di quello che caratterizza l'equilibrio di Cournot (40);
 il profitto del Leader è maggiore di quello di Cournot, mentre quello del follower è inferiore.

È evidente dunque che conviene scegliere per primi: il leader manipola a proprio vantaggio la scelta futura
del follower, spingendolo a scegliere una quantità che è minore di quella di Cournot, ma sempre ottimale
(in quanto situata sulla funzione di reazione del follower). Tale modello è un particolare esempio di gioco
sequenziale, e conferma ulteriormente il valore strategico insito nell'avere il vantaggio della prima mossa.

Differenziazione del prodotto.


In molti mercati (es. birra, cereali per la colazione, automobili, bibite analcoliche...) le imprese vendono
prodotti che i consumatori considerano diversi l'uno dall'altro. Si dice allora che le imprese producano beni
differenziati.
Gli economisti identificano due tipi di differenziazione del prodotto:
1) differenziazione verticale (che chiama in causa l'oggettiva superiorità o inferiorità di un prodotto);
2) differenziazione orizzontale (che invece riguarda la sostituibilità tra i prodotti).

Differenziazione verticale.
Due prodotti A e B sono differenziati verticalmente quando tutti i consumatori considerano A migliore (o
peggiore) di B. Le batterie Duracell sono verticalmente differenziate rispetto a quelle di una sottomarca
perché durano di più, e ciò le rende inequivocabilmente superiori alle altre.

Differenziazione orizzontale.
Due prodotti A e B sono differenziati orizzontalmente quando alcuni consumatori considerano A come un
sostituto imperfetto di B, e quindi acquisteranno A anche se il suo prezzo dovesse essere maggiore di quello
di B. Coca cola e Pepsi sono differenziate orizzontalmente in quanto per alcuni è migliore la prima bevanda,
per altri la seconda. La differenziazione orizzontale rappresenta un importante concetto per la teoria del
l'oligopolio e della concorrenza monopolistica. Le imprese che vendono prodotti differenziati
orizzontalmente hanno una curva di domanda inclinata negativamente.
 Quando la differenziazione orizzontale è debole, la quantità domandata è molto sensibile alle
variazioni del prezzo dell'impresa e alle variazioni del prezzo dei concorrenti.
 Quando la differenziazione orizzontale è forte, la quantità domandata è poco sensibile alle
variazioni del prezzo dell'impresa e alle variazioni del prezzo dei concorrenti.
Per realizzare un'efficace differenziazione orizzontale del prodotto, e quindi sviluppare la fedeltà del
proprio marchio, le imprese devono sostenere costi elevati (essenzialmente in pubblicità ed attività
promozionali).
Tra l'altro essa ha anche il vantaggio di ridurre la competizione basata sul prezzo, con la conseguenza che i
prezzi dell'equilibrio di Bertrand non coincidono più con il costo marginale, consentendo alle imprese un
margine di profitto positivo.

Concorrenza monopolistica.
In un mercato in concorrenza monopolistica:
 vi sono molti acquirenti e venditori;
 vi è libertà di entrata e di uscita;
 ogni impresa vende un bene differenziato orizzontalmente.
Come visto, quando le imprese vendono prodotti differenziati orizzontalmente, ognuna di esse fronteggia
una curva di domanda del proprio prodotto inclinata negativamente.
Perciò una piccola variazione del proprio prezzo non farà spostare tutti i compratori presso un altro
fornitore. Es. commercio al dettaglio, ristoranti.
Equilibrio in breve periodo per un'impresa in concorrenza monopolistica.
Poiché le imprese fronteggiano una curva di domanda inclinata negativamente, la curva del ricavo
marginale giace al di sotto della curva di domanda.
Le imprese massimizzano il profitto producendo la quantità in corrispondenza della quale il ricavo
marginale è uguale al costo marginale - - > MR=MC
Il prezzo che l'impresa fissa viene rilevato sulla curva di domanda - >P=f(Q)
Dunque, la procedura di massimizzazione del profitto è la stessa vista per il monopolio. Del resto, la
differenziazione orizzontale crea un (piccolo) mercato "privato" per l'impresa, verso il quale essa si
comporta come un monopolio ponendo MR=MC.
Si può dire che, nel breve periodo, il mercato di concorrenza monopolistica raggiunge un equilibrio quando
ogni impresa fissa un prezzo che costituisce la migliore risposta all'insieme dei prezzi fissati da tutte le altre
imprese operanti sul mercato.
Ciò che differenzia la concorrenza monopolistica dall'oligopolio è la libertà di entrata - - > se vi sono
opportunità di profitto, nuove imprese entreranno nel mercato.

Dal breve periodo al lungo periodo.


 La presenza di profitti positivi incoraggia nuove imprese ad entrare nell'industria.
 I nuovi entranti fanno spostare verso sinistra (e verso l'origine degli assi) le curve di domanda delle
imprese già operanti.
 L'equilibrio di lungo periodo si raggiunge quando non vi sono ulteriori incentivi all'ingresso di nuovi
produttori, ovvero quando i profitti economici si annullano (pur in presenza di ogni sforzo da parte
delle imprese ai fini della massimizzazione del profitto).

Equilibrio di lungo periodo.


Nel lungo periodo le imprese continuano ad essere soggetti ottimizzanti, e quindi massimizzano il profitto.
Pertanto, esse producono la quantità in corrispondenza della quale il MR=MC.
Tuttavia, la libertà di entrata ha fatto annullare i profitti delle imprese, per cui il prezzo è pari al costo medio
- - >P=MC
Dunque la massimizzazione del profitto nel lungo periodo richiede la risoluzione di un sistema di due
equazioni in due incognite.
Le due equazioni sono:
MR=MC e P=MC
Le due incognite sono Q' (la nuova quantità da produrre) e a' (l'intercetta della nuova funzione inversa di
domanda tangente ad AC.
L'equilibrio di lungo periodo in concorrenza monopolistica differisce dall'equilibrio di lungo periodo in
concorrenza perfetta:
 le imprese non producono la quantità corrispondente al MES (non vi è efficienza produttiva);
 ogni impresa produce di meno e applica un prezzo più alto (non vi è efficienza allocativa).
Questo è il prezzo che i consumatori devono pagare per avere la varietà dei prodotti.
Le caratteristiche dell'equilibrio di lungo periodo (in termini di margine prezzo-costo marginale, output
prodotto e numero di imprese) dipendono dall'elasticità delle curve di domanda rispetto al prezzo.
 Quando la domanda è relativamente elastica, i consumatori sono molto sensibili alle differenze di
prezzo e di conseguenza nel mercato vi sarà bisogno di un numero relativamente basso di imprese;
per ogni impresa il margine P-MC è piccolo e il volume di produzione è elevato.
 Quando invece la domanda è relativamente anelastica, i consumatori sono poco sensibili alle
differenze di prezzo e di conseguenza nel mercato vi sarà bisogno di un numero relativamente
elevato di imprese; per ogni impresa il margine P-MC è grande e il volume di produzione è ridotto.

Come varia il prezzo quando entrano nuove imprese?


Nel modello in concorrenza monopolistica di lungo periodo (come anche in quello di Cournot), il prezzo
di equilibrio si riduce al crescere del numero di imprese operanti sul mercato. Ma non è detto che ciò
accada sempre.
Nel l'equilibrio di concorrenza monopolistica di lungo periodo, al crescere del numero di imprese
operanti sul mercato il prezzo di equilibrio può sia diminuire sia aumentare.

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