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Ottimizzazione vincolata.
Il comportamento di un individuo può essere modellizzato come un problema di ottimizzazione di una funzione
obiettivo sotto uno o più vincoli.
Funzione obiettivo= la funzione che il soggetto decisore deve ottimizzare, cioè deve massimizzare o minimizzare.
Vincoli= le restrizioni o i limiti imposti dai decisori.
Esempio:
1) un consumatore può voler acquistare alcuni beni con l'obiettivo di massimizzare il proprio benessere, ma dovendo
rispettare il vincolo del reddito a disposizione;
2) un'impresa può voler produrre una certa quantità di beni con l'obiettivo di minimizzare i costi di produzione, ma
dovendo rispettare i vincoli di input e tecnologia.
In generale:
-funzioni obiettivo= grado di soddisfazione, costi, profitto;
-vincolo= tempo, budget, altre risorse, capacità tecnologiche, il mercato, leggo e regolamentazioni.
Esempio 1: problema del recinto (rettangolare) del pastore.
L'obiettivo è quello di massimizzare l'area del recinto ( quindi base x altezza) sotto il vincolo ( costruire il perimetro: 2
volte la base + 2 volte l'altezza facendolo rientrare nella mia disponibilità di legno).
MAX LW sotto il vincolo 2L + 2W <= F
Variabile esogena ( quantità nota) - - > metri di steccato disponibili F
Variabili endogene ( valori che possono essere scelti dal pastore) - - > lunghezza del recinto ( L) ampiezza del recinto
( W) ;
Obiettivo: scegliere L e W in modo da massimizzare l'area del recinto;
Vincolo: il perimetro non deve eccedere lo steccato a disposizione.
Esempio 2: la scelta del consumatore.
MAX U(G, C)= FC
sotto il vincolo Pf F+Pc C<=I
Variabili esogene ( valori dati) - - >reddito (I), prezzo del cibo (Pf), prezzo del vestiario (Pc)
Variabili endogene--> quantità di cibo (F), quantità vestiti(C)
Obiettivo-->scegliere F e C in modo da massimizzare il livello di soddisfazione (espresso dalla funzione di unità U)
Vincolo--> la spesa non deve eccedere il reddito a disposizione.
Valutazione marginale.
I problemi di ottimizzazione possono essere risolti utilizzando la valutazione marginale.
La valutazione marginale del cambiamento di una variabile esogena è l’impatto incrementale dell’ultima unità della
variabile esogena sulla variabile endogena. In generale:
Grandezza marginale= delta variabile dipendente / delta variabile indipendente. È un tasso di variazione ( rapporto tra
incrementi).
Es. Pag 6: come spendere in pubblicità un budget di 1 milione di euro, allocando fra TV ( T) e radio (R) al fine di
massimizzare le nuove vendite di birra (B, in barili all'anno) che ne deriveranno? ( vedi dati tabella)
Problema della scelta della pubblicità
MAX B(T, R) sotto il vincolo T + R <= 1000000.
Variabili esogene--> budget 1000000, impatto di T su B, impatto di R su B
Variabili endogene--> investimento in TV (T), investimento in radio (R)
Obiettivo--> scegliere T e R in modo di massimizzare le vendite di Birra
Vincolo--> la spesa non deve eccedere il budget a disposizione.
Quello che conta è l'impatto marginale delle variabili decisionali di una funzione obiettivo, cioè quanto variano le
vendite per ogni euro aggiunto e/o tolto ad ogni spot.
Impatto marginale: l'impatto sulla funzione obiettivo ( vendita barili) dovuto al cambiamento di una variabile
endogena (budget di spesa alla radio o alla TV)
È l'influenza dell'ultima unità della variabile endogena sulla funzione obiettivo: delta funzione obiettivo/ delta variabile
endogena.
L’EQUILIBRIO.
L’equilibrio di un sistema è uno stato o una condizione che permane indefinitamente finchè un fattore
esogeno al sistema rimane costante, ovvero fintanto che un agente esterno non sposta il sistema dall’equilibrio.
L’equilibrio di un mercato competitivo è il punto nel quale la domanda eguaglia l’offerta (cioè il punto nel quale le
curve di domanda e offerta si intersecano). La quantità domandata (Qd) e la quantità offerta (Qs) è funzione del
prezzo, quindi il prezzo è variabile indipendente.
Il prezzo è sempre sull'asse verticale (y) ed è la variabile indipendente;
la quantità è sempre sull'asse orizzontale (x) ed è variabile dipendente.
Vedere equilibrio del mercato del caffè figura 1.2
STATICA COMPARATA.
La statica comparata esamina come un cambiamento in una variabile esogena influisce sul livello di una
variabile endogena. Essa consente di effettuare un'analisi del prima e del dopo comparando due istantanee di un
modello economico. Molti eventi reali possono essere spiegati ricorrendo alla statica comparata: ad esempio i
movimenti del prezzo del petrolio o dei beni agricoli o del prezzo dell'oro o evento attuale, le mascherine, sono dovuti
a movimenti di domanda e/o offerta. Vedi figura 1.3 Statica comparata del mercato del caffè.
Alcuni tipi di analisi microeconomica.
Analisi positiva.
• Spiega cosa è accaduto o fa previsioni su ciò che potrebbe accadere a seguito di una certa politica
economica. Risponde a domande esplicative. Per esempio: Come cambierà l'area del recinto se il pastore ha a
disposizione un ulteriore metro di recinzione?
Analisi normativa.
• E’ l’analisi di ciò che andrebbe fatto. Si concentra spesso sui problemi legati al benessere sociale. Risponde a
domande predittive ( Cosa va fatto?). Per esempio: per ridurre l'inquinamento dovremmo introdurre un'imposta sulle
emissioni nocive oppure controllare rigidamente il rispetto dei limiti sulle emissioni? L'analisi positiva precede sempre
quella normativa, perché per capire cosa fare bisogna conoscere le conseguenze delle varie opzioni.
Capitolo 2 Domanda e offerta.
Mercati perfettamente competitivi.
I mercati perfettamente competitivi sono quei mercati in cui i venditori e i compratori sono così
numerosi e le transazioni così piccole da far sì che ciascuno di essi, quando effettua le sue scelte, "prenda" come dato
il prezzo di mercato (comportamenti price-taking)
Un mercato può essere descritto lungo tre dimensioni:
bene ( tipo di prodotto scambiato);
spazio geografico (luogo in cui si tengono gli scambi);
e tempo (periodo in cui avvengono le transazioni). Vd figura 2.2.
La curva di offerta.
La curva di offerta (S) indica la quantità aggregata di un bene che i produttori sono disposti a vendere ai vari prezzi
tenendo fissi tutti gli altri fattori che influenzano l'offerta stessa. La curva di offerta di mercato è la somma delle
offerte individuabili dei produttori.
I suoi punti indicano il prezzo più basso a cui si è disposti a vendere il bene. Come la domanda, anche l'offerta di un
bene può essere influenzata da altri fattori ( prezzi degli altri prodotti ad esso correlati, prezzi dei fattori della
produzione, tecnologia...)
Tuttavia, la relazione prezzo-quantità che la caratterizza presuppone che tali fattori siano fissi.
Legge dell'offerta.
La quantità di offerta di un bene aumenta all'aumentare del prezzo del bene. Quindi la funzione di offerta ha
pendenza positiva (relazione diretta tra P e Q). E' anch'essa una legge perché vale sempre (e tra l'altro è confermata
dagli studi empirici sull'offerta dei vari mercati).
Equilibrio di mercato.
L'equilibrio di mercato è il prezzo in corrispondenza del quale la quantità domandata e la quantità offerta sono uguali.
In tale punto, il mercato si compensa e non ci sono forze che spingono il prezzo a variare. Vd fig 2.2.
Spostamento dell'offerta.
Un movimento lungo la curva di offerta di un bene può essere provocato solo da una variazione del prezzo del bene; la
variazione di qualunque altro fattore che incida sulla disponibilità dei produttori ad offrire il bene si traduce in uno
spostamento della curva di offerta.
Le 4 principali cause di spostamento della curva S sono:
1) variazione del prezzo dei fattori della produzione
2) variazione della tecnologia della produzione
3) verificarsi di eventi naturali
4) variazioni del numero di imprese e/o venditori.
In generale: se la disponibilità dei produttori a vendere il bene aumenta, S si sposta verso destra; se la disponibilità dei
produttori a vendere il bene diminuisce, S si sposta verso sinistra.
Confrontare sempre il tutto con lo schema riassuntivo pag 29 (non imparare)
Curva reddito-consumo.
La curva reddito-consumo del bene x congiunge tutti i panieri ottimi per diversi livelli di reddito
(mantenendo costanti i prezzi dei beni). Possiamo disegnare i punti della curva reddito-consumo come
punti di una curva di domanda che si sposta. Si noti che:
a) è rappresentata nello stesso diagramma delle curve di indifferenza (quindi, con x sulle ascisse e y sulle
ordinate);
b) al crescere di I, il consumatore sta meglio ( egli si sposta su curve di indifferenza più alte)
c) al crescere di I, si sposta tutta la curva di domanda per lo stesso prezzo Px.
Curva di Engel.
La curva di Engel è la curva che mette in relazione la quantità domandata di un certo bene con il livello del
reddito, mantenendo costanti i prezzi di tutti i beni. Diversamente dalla curva di reddito-consumo, la curva
di Engel è rappresentata in un diagramma con x sulle ascisse e I sulle ordinate.
Esternalità di rete.
Se la domanda individuale di un bene dipende da quanti altri individui domandano quel bene, si dice che vi
sono esternalità di rete.
Se la domanda di un consumatore aumenta all'aumentare del numero di altri consumatori che acquistano il
bene, l'esternalità è positiva; viceversa, se la domanda di un consumatore aumenta quando diminuisce il
numero di consumatori che acquistano il bene, l'esternalità è negativa.
Esempi: telefono (rete fisica), più persone ce li hanno, maggiore è l'incentivo ad usarli; software, es. MS
Word (rete virtuale), più persone lo usano, più è facile scambiare files;
componenti complementari, es. sistema operativo (Windows 10) e software applicativi (Skype):
A) il sistema operativo ha più valore se vi sono più applicativi che girano con esso;
B) gli applicativi hanno più valore se girano su un sistema operativo ampliamento diffuso.
Beni che diventano di moda ("ce lo hanno tutti, quindi anche io"), popolarità e diffusione sono una leva
nella pubblicità.
L'effetto convenienza e effetto traino (esternalità positiva).
In caso di esternalità positiva di rete, all'effetto convenienza (aumento della domanda legato alla riduzione
del prezzo) si unisce l'effetto traino (aumento di domanda legato all'aumento del numero di consumatori
di quel bene). Riguarda spesso beni o servizi legati a stili di vita o anche i giochi dei bambini.
La curva di domanda che tiene conto dell'esternalità positiva di rete (ovvero dell'effetto traino) è più
elastica della curva di domanda senza esternalità di rete.
L'effetto convenienza e l'effetto snob (esternalità negativa).
In caso di esternalità negativa di rete, all'effetto convenienza (aumento della domanda legato alla riduzione
del prezzo) si unisce l'effetto snob (diminuzione della domanda legata all'aumento del numero di
consumatori di quel bene). Si verifica quando i consumatori attribuiscono molto valore al fatto di essere in
pochi a possedere quel bene esclusivo, oppure al fatto che non vi sia congestione d'uso.
La curva di domanda che tiene conto dell'esternalità negativa di rete (ovvero l'effetto snob) è meno elastica
della curva di domanda senza esternalità di rete.
La funzione di produzione.
La funzione di produzione ci dice qual è la massima quantità di output che può essere prodotta con una
qualunque combinazione degli input disponibili.
Es. Q=f(L) con L lavoro o Q=f(L, K) con K capitale; Q è la quantità massima di output ottenibile. Asse ascisse
L (input) e asse ordinate Q (output).
Una combinazione di input è tecnologicamente efficiente se consente di realizzare l'output massimo
possibile (quando i punti C e D sono sulla funzione di produzione) e viceversa è tecnologicamente
inefficiente se fa realizzare un output inferiore a quello massimo possibile (quando i punti A e B sono sotto
la funzione di produzione).
L'insieme le combinazioni tecnologicamente inefficienti ed efficienti forma l'insieme di produzione (area
delle produzioni possibili o raggiungibili).
Rendimenti di scala.
Il rendimento di scala indica quanto aumenta percentualmente l'output in conseguenza di una data crescita
percentuale di tutti gli input. RS=Delta%(output) /Delta% (tutti gli input).
Non si riferisce al singolo fattore bensì a tutti i fattori.
Perché sono importanti?
Una grande impresa può produrre la stessa quantità di due imprese più piccole utilizzando però una minore
quantità di input, e quindi a costo più bassi (es. sfruttando un impianto più grande, che fa utilizzare meglio i
fattori per elevate quantità di output, es. riducendo gli sprechi).
La soluzione grafica della minimizzazione dei costi nel lungo periodo (omologo minimizzazione
spesa). Figura 7.2 pag 206
La soluzione grafica comporta l'individuazione della combinazione di L e K che minimizza i costi (Isocosto
più basso) per un prefissato livello di produzione (isoquanto dato).
-MRTSl,k=-w/r - - > condizione di tangenza: MPl/MPk=w/r. È la condizione nel caso di un ottimo interno
(dove L e K sono >0)
In presenza di soluzioni d'angolo, conviene sostituire un fattore ad un altro fino a quando non se ne usa
uno soltanto dei due: sarà utilizzato solo il fattore con il prodotto marginale ponderato più alto.
Se MPl/w>MPk/r - - > si utilizzerà solo lavoro;
Se MPl/w<MPk/r - - > si utilizzerà solo capitale.
Statica comparata della minimizzazione dei costi.
A) Cosa accade se variano i prezzi degli input?
Varia il prezzo realito degli input w/r - - > si modifica la pendenza dell'isocosto.
Es. Se restano costanti e e Q0 e aumenta w--> la pendenza dell'isocosto aumenta; a parità di output, vi sarà
una diminuzione nell'impiego di lavoro (che costa di più) e un aumento nell'impiego di capitale (costa di
meno) - - > si sale lungo l'isoquanto.
Economie di scala.
L'andamento del costo medio di lungo periodo consente di evidenziare due importanti fenomeni:
1. Un'impresa beneficia di economie di scala se AC diminuisce all'aumentare della Q prodotta;
2. Un'impresa è invece affetta da economie di scala quando AC aumenta all'aumentare della Q
prodotta.
La presenza di economie di scala:
spesso costituisce un'importante caratteristica distintiva di un settore produttivo (Es. distribuzione
di acqua potabile);
può spiegare perché alcune imprese sono più profittevole di altre (risparmi di costo dovuti a grandi
dimensioni);
può giustificare in alcune circostanze il verificarsi di fusioni e/o acquisizioni (per conseguire
riduzioni del costo medio a seguito della scala più ampia di produzione).
Scala minima efficiente (MES)
La scala minima efficiente (MES) è la più piccola quantità per la quale il costo medio di lungo periodo AC è
minimo. È un indicatore della rilevanza delle economie di scala di un settore --> più è grande MES rispetto
al l'output totale del settore, maggiore è l'incidenza delle economie di scala. Valori=MES/TOT
Poiché nel breve periodo l'impresa è vincolata a un fattore, è presumibile che essa avrà costi totali di breve
periodo maggiori di quelli di lungo periodo ( in quanto senza vincoli, può giungere costi totali più bassi).
Quindi la curva di costo totale di breve periodo si trova sempre al di sopra di quella di lungo periodo ( esse
coincidono solo quando la quantità di input fisso coincide con al sua quantità ottima di lungo periodo - - >
k°bp=k°lp).
SAC= STC(Q) /Q
SMC=DeltaSTC(Q)/DeltaQ
Siccome STC(Q) =TVC(Q) +TFC
dividendo tutto per Q si potrà scrivere:
SAC=AVC+AFC
Costo medio di breve periodo= costo variabile medio + costo fisso medio
La curva di costo medio di lungo periodo AC si può immaginare come un inviluppo di curve di costo medio
di breve periodo SAC. Si immagino che per produrre un bene si possano usare 3 impianti diversi, ovvero 3
diversi livelli del fattore fisso K (k1, k2 e l3), il cui impiego può variare nel lungo periodo ma non nel breve
periodo.
Definizione inviluppo: stretto e vistoso avvolgimento; in matematica, con riferimento a una famiglia di
curve, la curva tangente a tutte le curve della famiglia.
Capitolo 9 - LA CONCORRENZA PERFETTA-
Un mercato di concorrenza perfetta è composto da imprese che producono beni identici e che vendono
allo stesso prezzo. Il livello di output di ciascuna impresa è così modesto, rispetto alla domanda totale del
mercato, da non essere in grado di produrre alcun effetto sul prezzo.
Lungo periodo.
Il lungo periodo risulta essere un periodo di tempo sufficientemente lungo in cui le imprese operanti nel
mercato possono modificare la dimensione degli impianti o uscire dall'industria e nuove imprese possono
entrare sul mercato.
Un'impresa orientata a stabilire la quantità che potrebbe produrre in un orizzonte temporale di lungo
periodo deve valutarne i costi di produzione utilizzando le funzioni di costo di lungo periodo.
In generale:
1) se P>min(AC):
--> le imprese operanti ottengono profitti negativi;
--> entrano nuove imprese (facendo crescere l'offerta);
--> il prezzo sale a min(AC).
2) se P<min(AC):
--> le imprese operanti ottengono profitti negativi;
--> alcune di esse escono (facendo diminuire l'offerta) ;
--> il prezzo diminuisce a min(AC).
La teoria della concorrenza perfetta insegna dunque che con libertà di entrata i profitti si riducono a zero
- - > "Se tutti possono farlo, non puoi guadagnarci".
Rendita economica e surplus del produttore.
Nella realtà, non tutte le imprese hanno accesso alle medesime risorse. Con il termine rendita economica
si indica il surplus economico attribuibile a un input molto produttivo la cui offerta è limitata. La rendita
economica è data dalla differenza tra la massima disponibilità a pagare l'input da parte dell'impresa - il
valore di riserva dell'input stesso. Il valore di riserva dell'input indica il ricavo ottenibile da quell'input nel
suo miglior impiego alternativo fuori dall'industria.
Se perciò i coltivatori "esperti" riescono ad appropriarsi della loro rendita grazie alla concorrenza da parte
delle imprese per averli ("premio salariale"), si può dire che la rendita economica conferisce un vantaggio
economico a chi ha quelle particolari doti (es. cantanti, calciatori).
In definitiva, la rendita economia si ripartisce in:
premio salariale (che va ai lavoratori);
profitto economico (che va alle imprese).
La sua distribuzione dipende spesso dal potere contrattuale delle due parti.
Esempio: se la disponibilità a pagare di un'impresa di rose per avere con sé un coltivatore esperto è 105mila
euro e il valore di riserva di quel coltivatore è 70mila euro - - > la rendita economica è 105mila-
70mila=35mila euro. Le imprese che impiegano coltivatori "esperti" anziché "medi" (tutti pagati 70mila
euro) hanno un vantaggio di costo, perché i primi sono più produttivi - -> le loro curve di costo AC e MC
sono più basse, e quindi fanno profitti economici positivi.
Il sussidio.
Il sussidio è un contributo specifico che lo Stato eroga per l'acquisto di un determinato bene o servizio (es.
iscrizioni a scuola, tassi di interesse agevolati ecc.). I sussidi sono assimilabili a tasse negative (opposto delle
tasse).
Ora dunque abbiamo (sostanzialmente l'opposto di ciò che abbiamo per la tassa)
Ps= Pd + T - - > prezzo incassato= prezzo pagato + sussidio dallo Stato;
Pd=Ps - T - - > prezzo pagato= prezzo incassato - sussidio dallo Stato. T risulta essere il sussidio.
Ora il sussidio riduce il prezzo Pd pagato dai consumatori e aumenta il presso Ps incassato dai produttori.
C'è ancora un divario, o cuneo, tra Pd e Ps. Come prima, nel grafico, tale divario va misurato in senso
verticale (cioè secondo l'asse su cui si misurano i prezzi).
Graficamente, l'introduzione di un sussidio unitario T sul bene dà origine a una nuova curva di offerta S-T,
che è pari alla vecchia curva di offerta diminuita dell'impatto del sussidio T. La curva S-T sarà questa volta
più bassa rispetto alla curva S di un ammontare verticale pari a T. Il costo per lo Stato è dato dalle uscite
fiscali ( UF) derivanti dal sussidio, che sono pari a TQ.
Perdita secca.
Nel caso del sussidio, la perdita secca si genera perché:
il sussidio spinge a produrre più della quantità efficiente;
il surplus di consumatori e produttori aumenta meno di quel che lo Stato fa ottenere loro tramite il
sussidio.
Prezzo massimo.
Il prezzo massimo indica il valore massimo consentito per il prezzo di mercato. Esso viene fissato dal
governo al fine di andare incontro a coloro che domandano un bene; non sempre un prezzo massimo
produce effetti in un mercato.
Il prezzo massimo imposto dal governo è vincolante quando è inferiore al prezzo di equilibrio che
si forma liberamente sul mercato (in questo caso si prende in considerazione il prezzo massimo che
corrisponde al prezzo al quale vengono scambiati i beni sul mercato);
non è vincolante quando è superiore al prezzo di equilibrio che si forma liberamente sul mercato.
Esempio di prezzo massimo: equo canone.
Esiste una regola generale secondo la quale: quando il mercato non è in equilibrio, la quantità scambiata è
il più piccolo valore tra domanda e offerta in corrispondenza del nuovo prezzo.
Prezzo minimo.
Il prezzo minimo indica il valore minimo consentito per il prezzo di mercato.
Il prezzo minimo imposto dal governo è vincolante quando è superiore al prezzo di equilibrio che
si forma liberamente sul mercato (in questo caso si prende in considerazione il prezzo minimo che
corrisponde al prezzo al quale vengono scambiati i beni sul mercato);
non è vincolante quando è inferiore al prezzo di equilibrio che si forma liberamente sul mercato.
Esempio prezzo minimo: salario minimo.
Quota di produzione.
La quota di produzione indica il limite imposto dal governo al numero dei produttori presenti sul mercato,
oppure all'ammontare che ogni produttore può vendere. Essa viene fissata dal governo al fine di sostenere
il prezzo a un livello più alto di quello di equilibrio. Non sempre una quota di produzione produce effetti in
un mercato.
La quota di produzione è vincolante quando è inferiore al prezzo di equilibrio che si forma
liberamente sul mercato. La quantità scambiata di beni sarà dunque pari alla quota di produzione;
non è vincolante quando è superiore al prezzo di equilibrio.
Motivare.
In presenza di prezzo massimo:
il mercato non è in equilibrio, ma vi è un eccesso di domanda;
il mercato sottoproduce rispetto al livello efficiente (cioè quello di mercato senza regolamentazione) ;
il surplus dei produttori si riduce;
una parte (ma non la totalità) del surplus del produttore andato perso si trasferisce ai consumatori;
il surplus dei consumatori aumenta;
si verifica una perdita secca di benessere (si riduce il BEN)
Ricavo marginale.
Il ricavo marginale MR è composto da due parti:
a) il prezzo P (che genera una variazione positiva in TR)
b) la variazione di prezzo causata dalla variazione della quantità che si ripercuote sulle unità inframarginali
Q (la quale genera una variazione negativa in TR, perché Delta P e Delta Q hanno segni opposti.
Da ciò consegue che MR<=P (quindi MR giace sotto P); infatti dalla formula è evidente che MR è uguale a P
- "qualcosa".
MR=P+ (Delta P/Delta Q)xQ
Si noti che:
Delta TR=P(DeltaQ)+(DeltaP)Q
Effetto quantità + effetto prezzo
Inoltre è MR=P solo quando:
Delta P/ Delta Q=0 (curva di domanda orizzontale) ;
Q=0 (intercetta sull'asse P), cioè quando non ci sono unità inframarginali e, dunque, non vi è
l'effetto prezzo.
La variazione del ricavo totale, e quindi il ricavo marginale MR:
è positiva se l'effetto quantità è maggiore dell'effetto prezzo;
è negativa se l'effetto quantità è minore dell'effetto prezzo.
Ciò vuol dire che MR può assumere valori negativi ( e dunque giacere sotto l'asse orizzontale).
2) Cosa accade se si verifica un incremento dei costi del monopolista che causa un aumento del
costo marginale?
Un aumento del costo marginale fa spostare la MC0 nella MC1 e, nel nuovo equilibrio, la quantità di
massimo profitto si riduce, mentre il prezzo aumenta.
3) A seguito dell'aumento del costo marginale, cosa accade ai ricavi totali del monopolista?
Aumentando MC aumenta il prezzo e riduce la quantità e, poiché il monopolista opera sempre nel tratto
elastico della curva di domanda, una riduzione di Q comporta una riduzione dei ricavi totali.
Uno spostamento verso l'alto della curva del costo marginale riduce i ricavi totali di un
monopolista che sta max il profitto;
uno spostamento verso il basso della curva del costo marginale aumenta i ricavi di un
monopolista che sta max il profitto.
2) Barriere all'entrata: sono fattori che consentono ad un'impresa già operante in un mercato di godere
di profitti economici positivi che al contempo rendono non profittevole l'ingresso a nuovi entranti.
Le barriere all'entrata sono fondamentali per un'impresa monopolista. Senza di esse, infatti, i profitti
positivi attirerebbero potenziali entranti, la qual cosa farebbe anche annullare i suoi profitti.
Ci sono 3 tipi di barriere d'entrata: barriere strutturali, barriere legali e barriere strategiche.
1. Le barriere strutturali sono dovute a vantaggi di costo (es. economie di scala) o vantaggi nelle
vendite (es. esternalità di rete). Es. Monopoli naturali.
2. Le barriere legali sono dovute ad interventi di tipo legislativo che escludono la presenza di altri
concorrenti sul mercato. Es. brevetti, vendita di sigarette.
3. Le barriere strategiche sono dovute a precise azioni poste in essere dalle imprese già operanti per
scoraggiare l'ingresso di potenziali entranti. Es. sviluppo nel tempo di una reputazione di
aggressività verso i potenziali entranti, capacità produttiva in eccesso.
CAPITOLO 13. TEORIA DEI GIOCHI E COMPORTAMENTO STRATEGICO.
La teoria dei giochi risulta essere un ramo della microeconomia relativo all'analisi delle decisioni ottimali in
situazioni competitive.
La strategia è un piano di azioni che un giocatore potrebbe intraprendere in ogni possibile circostanza che
egli si trovi ad affrontare.
Le coppie di payoff sono le somme che si possono guadagnare a seconda dell'esito del gioco, le quali sono
interdipendenti.
L'equilibrio di Nash.
La teoria dei giochi cerca di rispondere alla seguente domanda: qual è il probabile esito del gioco? Per
rispondere a tale domanda, la teoria ricorre al cosiddetto equilibrio di Nash: una situazione in cui ogni
giocatore sceglie la strategia che gli consente di ottenere il più alto payoff, date le strategie scelte dagli altri
giocatori. Un'idea simile è presente nei modelli di oligopolio di Cournout e Bertrand.
Per individuare l'equilibrio di Nash in un gioco è sufficiente:
trovare tutte le migliori risposte di un giocatore alle scelte di un altro giocatore;
verificare se c'è una coppia di strategie che si "autoalimenta" (cioè in corrispondenza della quale vi
è coincidenza fra aspettative e risultato).
Il razionale perseguimento dell'interesse individuale (comportamento egoistico delle singole componenti
del gioco) conduce ogni parte ad effettuare una scelta che si rivela dannosa per il loro interesse collettivo.
Strategia dominante.
La strategia dominate è una strategia che risulta la migliore tra quelle a disposizione del giocatore,
indipendentemente dalle strategie che saranno scelte dall'altro giocatore. Quando un giocatore ha una
strategia dominante, essa sarà la strategia dell'equilibrio di Nash del giocatore (cioè, egli la sceglierà
certamente). Ad esempio nel gioco di espansione di capacità fra Toyota e Honda, ‘’ costruire un nuovo
impianto’’ è una strategia dominante per entrambe le imprese.
Il dilemma del prigioniero è molto studiato nelle scienze sociali, in quanto "il conflitto" che esso descrive tra
l'egoismo del singolo giocatore e l'interesse collettivo del gruppo emerge in molti modi differenti nel
mondo reale. Per esempio, alcune imprese iniziano guerre di prezzo per fini egoistici (cacciar fuori dal
mercato i concorrenti, punire comportamenti scorretti...) anche se poi finirà che saranno tutti produttori
dell'industria ad esserne danneggiati.
Nei giochi tipo "dilemma del prigioniero" entrambi i giocatori hanno una strategia dominante.
Perciò l'equilibrio di Nash è composto da dalle strategie dominanti dei due giocatori.
In questo caso, si dice anche che l'equilibrio di Nash è un equilibrio in strategie dominanti.
Ma non sempre, in un gioco, un giocatore ha una strategia dominante.
Ragionamento allocentrico.
Il ragionamento allocentrico focalizza l’attenzione sull’imparare a ragionare dal punto di vista dei giocatori
rivali, cioè guardare il mondo con i loro occhi, anziché con i propri. Adottare tale modalità di
comportamento è sicuramente uno dei più utili insegnamenti della teoria dei giochi.
Ragionamento egocentrico.
Con il ragionamento egocentrico, un individuo vede il mondo esclusivamente dal proprio punto di vista,
senza considerare minimamente quello degli altri.
Strategia dominata.
La strategia dominata è una strategia a fronte della quale ne esiste un'altra che offre sempre al giocatore
un payoff maggiore, indipendentemente dalle scelte del rivale.
È l'opposto di una strategia dominante;
con due strategie a disposizione, se una è dominante, l'altra sarà certamente dominata;
con più di due strategie a disposizione, potrebbe accadere che un giocatore abbia una (o più)
dominata, ma nessuna dominante.
A volte però, l'identificazione delle strategie dominate può aiutare a trovare l'equilibrio di Nash in un gioco
in cui nessun giocatore ha strategie dominanti.
In generale, per trovare gli equilibri di Nash in un gioco occorrono 3 passaggi:
1. Si individua la migliore risposta del Giocatore 1 ad ogni possibile strategia del Giocatore 2
(contrassegnandole con un cerchietto o un trattino sotto il payoff);
2. Si individua la migliore risposta del Giocatore 2 ad ogni possibile strategia del Giocatore 1
(contrassegnandole con un quadratino o un altro trattino dotto il payoff);
3. Si verifica se vi sono celle in cui compaiono sia un cerchio sia un quadrato, oppure in cui entrambi i
payoff sono sottolineati. Se ciò accade, esse indicano l'equilibrio (o equilibri) di Nash.
Mossa strategica.
La mostra strategica è un'azione che un giocatore intraprende in uno stadio iniziale di un gioco e che altera
il comportamento di tutti i giocatori nelle fasi successive del gioco in un modo che risulta più favorevole a
colui che l'ha posta in essere.
Nel mondo degli affari, esempi di mosse strategiche sono:
le decisioni su come posizionare un prodotto in un mercato (offrire un prodotto di massa o di
nicchia);
le decisioni su come retribuire i dirigenti (ricompensarli in base al profitto realizzato o alla quota di
mercato raggiunta);
le decisioni sul grado di compatibilità del prodotto con quello dei concorrenti.
Affinché una mossa strategica possa avere un effetto, è necessario che essa sia: visibile, comprensibile e
irreversibile (o comunque difficile da revocare).
Che cosa rende una mossa strategica difficile da revocare?
1) Il grado di specificità dell'investimento oggetto della mossa strategica.
Deve cioè essere difficile riconvertire tale spesa a usi alternativi, diversi da quello originario.
Es. nella competizione Arbus-Boeing, l'investimento multimiliardario per la costruzione del superjumbo jet
da parte di Aribus richiedeva l'utilizzo di infrastrutture e attrezzature molto specializzate, pertanto non
utilizzabili in altro modo.
2) La clausola del consumatore più favorito.
Se un venditore inserisce questa clausola in un contratto di vendita, l'acquirente potrà pretendere che, nel
caso il venditore offra particolari sconti ad alcuni clienti, gli venga automaticamente riservato lo stesso
trattamento. Tale clausola di fatto rende "costosa" la politica dello sconto e perciò, può rappresentare per il
venditore un impegno credibile a non offrire sconti al di sotto dei prezzi di listino.
3) Le dichiarazioni pubbliche di intenti (es. frasi come "entro sei mesi immetteremo sul mercato una
nuova e migliore visione del nostro prodotto")
CAPITOLO 14 -STRUTTURA DI MERCATO E CONCORRENZA-
Tipi di strutture di mercato.
Le strutture di mercato sono le modalità di organizzazione dei vari settori industriali e possono essere
classificate in base a:
numero di imprese operanti (che vanno da una a moltissime);
grado di differenziazione dei prodotti (che possono essere omogenei (identici) o differenziati (cioè
con caratteristiche tali da farli percepire come diversi agli occhi dei consumatori).
L'oligopolio con prodotti omogenei è un mercato in cui poche imprese vendono prodotti che sono
virtualmente uguali in termini di attributi, performance, immagine e prezzo.
L'oligopolio con prodotti differenziati è un mercato in cui poche imprese offrono prodotti che sono tra loro
sostituti ma che differiscono per attributi, performance, packaging e immagine.
Il mercato con un'impresa dominante è un mercato in cui un'impresa possiede una notevole quota di
mercato, ma compete con molte piccole imprese, ognuna delle quali vende un prodotto indifferenziato.
Per descrivere una struttura di mercato, gli economisti ricorrono a due principali misure quantitative:
1) Il rapporto di concentrazione delle prime n imprese (CRn);
2) L'indice di Herfindahal-Hirschman (HHI).
Il primo indica la percentuale delle quote di mercato Si (i al pedice), generalmente misurate attraverso i
ricavi delle vendite, che fa capo alle n imprese che realizzano i ricavi maggiori (molto utilizzato è il CR4):
CRn=sommatoria (n sopra e i=1 sotto) Si
Il secondo è pari alla somma dei quadrati delle quote di mercato Si relative a tutte le N imprese operanti
nell'industria:
HHI=sommatoria (N sopra e i=1 sotto) Si^2
Si ha che: 0<=CRn<=100 e 0<=HHI<=10000
Maggiore è il numero di imprese presenti sul mercato più piccoli sono tali indici, per cui:
in mercati competitivi, essi tendono a zero;
in mercati più concentrati (ovvero con pochi grandi produttori), essi sono piuttosto elevati.
È evidente dunque che conviene scegliere per primi: il leader manipola a proprio vantaggio la scelta futura
del follower, spingendolo a scegliere una quantità che è minore di quella di Cournot, ma sempre ottimale
(in quanto situata sulla funzione di reazione del follower). Tale modello è un particolare esempio di gioco
sequenziale, e conferma ulteriormente il valore strategico insito nell'avere il vantaggio della prima mossa.
Differenziazione verticale.
Due prodotti A e B sono differenziati verticalmente quando tutti i consumatori considerano A migliore (o
peggiore) di B. Le batterie Duracell sono verticalmente differenziate rispetto a quelle di una sottomarca
perché durano di più, e ciò le rende inequivocabilmente superiori alle altre.
Differenziazione orizzontale.
Due prodotti A e B sono differenziati orizzontalmente quando alcuni consumatori considerano A come un
sostituto imperfetto di B, e quindi acquisteranno A anche se il suo prezzo dovesse essere maggiore di quello
di B. Coca cola e Pepsi sono differenziate orizzontalmente in quanto per alcuni è migliore la prima bevanda,
per altri la seconda. La differenziazione orizzontale rappresenta un importante concetto per la teoria del
l'oligopolio e della concorrenza monopolistica. Le imprese che vendono prodotti differenziati
orizzontalmente hanno una curva di domanda inclinata negativamente.
Quando la differenziazione orizzontale è debole, la quantità domandata è molto sensibile alle
variazioni del prezzo dell'impresa e alle variazioni del prezzo dei concorrenti.
Quando la differenziazione orizzontale è forte, la quantità domandata è poco sensibile alle
variazioni del prezzo dell'impresa e alle variazioni del prezzo dei concorrenti.
Per realizzare un'efficace differenziazione orizzontale del prodotto, e quindi sviluppare la fedeltà del
proprio marchio, le imprese devono sostenere costi elevati (essenzialmente in pubblicità ed attività
promozionali).
Tra l'altro essa ha anche il vantaggio di ridurre la competizione basata sul prezzo, con la conseguenza che i
prezzi dell'equilibrio di Bertrand non coincidono più con il costo marginale, consentendo alle imprese un
margine di profitto positivo.
Concorrenza monopolistica.
In un mercato in concorrenza monopolistica:
vi sono molti acquirenti e venditori;
vi è libertà di entrata e di uscita;
ogni impresa vende un bene differenziato orizzontalmente.
Come visto, quando le imprese vendono prodotti differenziati orizzontalmente, ognuna di esse fronteggia
una curva di domanda del proprio prodotto inclinata negativamente.
Perciò una piccola variazione del proprio prezzo non farà spostare tutti i compratori presso un altro
fornitore. Es. commercio al dettaglio, ristoranti.
Equilibrio in breve periodo per un'impresa in concorrenza monopolistica.
Poiché le imprese fronteggiano una curva di domanda inclinata negativamente, la curva del ricavo
marginale giace al di sotto della curva di domanda.
Le imprese massimizzano il profitto producendo la quantità in corrispondenza della quale il ricavo
marginale è uguale al costo marginale - - > MR=MC
Il prezzo che l'impresa fissa viene rilevato sulla curva di domanda - >P=f(Q)
Dunque, la procedura di massimizzazione del profitto è la stessa vista per il monopolio. Del resto, la
differenziazione orizzontale crea un (piccolo) mercato "privato" per l'impresa, verso il quale essa si
comporta come un monopolio ponendo MR=MC.
Si può dire che, nel breve periodo, il mercato di concorrenza monopolistica raggiunge un equilibrio quando
ogni impresa fissa un prezzo che costituisce la migliore risposta all'insieme dei prezzi fissati da tutte le altre
imprese operanti sul mercato.
Ciò che differenzia la concorrenza monopolistica dall'oligopolio è la libertà di entrata - - > se vi sono
opportunità di profitto, nuove imprese entreranno nel mercato.