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MICROECONOMIA
Δq
Pendenza -b = Δp
p3= 3 €
0 10 14 Quantità
La funzione di domanda
A partire da una esplicitazione qualsiasi (diretta oppure inversa) della
funzione di domanda si è in condizioni di rappresentarla graficamente
con valori.
p = 10 – ½ q; ⇒ ½q = 10 – p; ⇒ q = 10 × 2 – 2p; ⇒q = 20 – 2p
La Domanda è una funzione inversa del prezzo
Un esempio p = a - bq p = 10 - 1/2q
p q = 20 - 2p
p = 10
p q
10 0
5 10
p=5
3 14
0 20
p=3
0 10 14 20 q
La funzione di domanda
P
20
p = 10 - qA qA = 10 - p
p = 20 – 4qB p = 20 - 4qB qB = 5 - 0,25p
qA+B = 15 - 1,25p
0 2,5 5 10 15
Q
Elasticià
Abbiamo visto che la domanda rappresenta una relazione inversa tra
il prezzo e la quantità; sappiamo cioè che se il prezzo sale la quantità
richiesta diminuisce e viceversa.
Δq/q
η= Δp/p
ovvero
η= Δq/Δp × p/q
Elasticià
Vale zero quando il prezzo è nullo, vale meno infinito quando è nulla
la quantità. Possiamo anzi precisare che su una funzione di domanda il
valore dell’elasticità è pari a 0 sull’intercetta delle quantità ed è pari a -
∞ sull’intercetta del prezzo.
η =0
0 q
Elasticià
Partiamo da una funzione di domanda diretta: q = a – bp, e
calcoliamoci le intercette in modo da poterla rappresentare
graficamente.
Caso a)
La domanda è insensibile a variazioni di prezzo. Qualunque sia il suo
aumento o la sua diminuzione la quantità richiesta resta la stessa. Ci
troviamo di fronte ad una domanda assolutamente inelastica (rigida).
Possiamo immaginare un atteggiamento del genere per beni il cui
consumo è indispensabile (se non obbligatorio) come i farmaci o le
sigarette per i fumatori più incalliti.
Caso b)
Caso c)
Può verificarsi una situazione nella quale quando il prezzo tende a zero
le quantità domandate crescono indefinitivamente (asintoto di ascissa)
e accade l’esatto contrario quando il prezzo muove verso un aumento
infinito (asintoto di ordinata). Stiamo considerando una domanda che
assume la forma di una iperbole equilatera: QD = a/p
Si è detto che le quantità domandate non sono solo funzione del prezzo
ma anche del Reddito in base al quale un consumatore prende le sue
decisioni di spesa.
In tal caso il bene che viene sostituito si dice bene inferiore e le sue
quantità domandate diminuiscono con il crescere del reddito
individuale; hanno quindi una elasticità al reddito negativa.
Elasticià al reddito
Per tutti gli altri beni è verosimile immaginare che la loro domanda
cresca all’aumentare del reddito individuale.
Δqx/qx
ηR = ΔR/R
Beni di lusso
Variazione
costante
0 q
Variazione crescente
R
Beni normali
Variazione
costante
0 q
Variazione decrescente
R
Beni inferiori
0 q
Elasticià incrociata
L’ultima delle variabili dalle quali dipende la quantità domandata di un
bene che dobbiamo prendere in considerazione è il prezzo degli altri
beni. In questo caso per esprimere di quanto e come varia la quantità
domandata di un bene quando varia il prezzo di un altro bene ci
serviamo della nozione di elasticità incrociata di domanda. In formula:
Complementari Sostitutivi
• caffe e zucchero • vino e birra
• benzina e autoveicoli a benzina • caffè e orzo
• licenze di caccia e fucili da caccia • manzo e pollo
Il ricavo
Spesa = P × Q = Ricavo
13 0 00 0
13 00
12 1 12 12 12
11 2 22 11 10
10 3 30 10 8
9 4 36 9 6
8 5 40 8 4
7 6 42 7 2
6 7 42 6 0
5 8 40 5 -2
Ricavo totale, medio e marginale
Graficamente:
Ricavo totale e Ricavo marginale
prezzo
Domanda
p= a-bq
0 quantità
Rm= a-2bq
Si noterà che nel grafico abbiamo individuato la domanda e il ricavo
marginale con le loro funzioni analitiche; dal confronto emerge che il
ricavo marginale ha una pendenza doppia rispetto alla funzione di
domanda. Vediamo analiticamente perché questo accade.
funzione di Domanda ⇒ p = a – bq
Ricavo Totale ⇒ RT = p × q
Sostituiamo a p la sua formulazione esplicita:
RT = (a – bq) × q = aq – bq2
Poicè Rm = dRT/dq avremo che: Rm = d(aq – bq2)/dq.
ovvero Rm = a – 2bq
5 32 50
6 47 40
7 58,5 30
8 64,8
20
9 68,4
10
10 68
0
11 66 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
12 60
Massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto
Fx PT PM Pm
1 3,0 3,0 3,0
PM Pm
2 7,0 3,5 4,0
3 12,0 4,0 5,0
4 19,5 4,9 7,5
5 32,0 6,4 12,5
6 47,0 7,8 15,0
7 58,5 8,4 11,5
8 64,8 8,1 6,3
9 68,4 7,6 3,6
10 68,0 6,8 -0,4
11 66,0 6,0 -2,0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
1° 2° 3°
Y=f(X1+X2+......+Xn) con X2.....Xn costanti
Quindi: Y= f(X1) esplicitata da: Y= -X12+10X1
PT = -X12+ 10X1 X1 PT PM Pm
(Y) (Y/X1) (ΔY/ΔX1)
È infatti plausibile ipotizzare che una impresa per quanto grande possa essere non sia
in condizione di influenzare il prezzo dei fattori che utilizza. In base a queste prime
considerazioni si evince che l’acquisto degli input si configura per l’impresa come un
costo di produzione.
Esistono costi espliciti e costi impliciti. I primi sono quelli che presuppongono un
esborso effettivo di moneta all’atto dell’acquisto. Noi ci occuperemo solo di questi
trascurando quelli definiti impliciti che fanno riferimento agli input di proprietà delle
imprese, la cui valutazione è spesso frutto di stime che riguardano l’uso alternativo
che tali risorse potrebbero avere.
La prima classificazione che viene in mente recupera la distinzione che abbiamo fatta
in precedenza tra fattori fissi e fattori variabili; in riferimento ad essi e, ovviamente al
breve periodo, dobbiamo distinguere tra costi fissi e costi variabili, dalla loro somma
risulta il costo totale di produzione.
I costi di produzione
Se ipotizziamo, per semplicità, funzioni di costo lineari, possiamo rappresentare il
costo fisso, il costo variabile e il costo totale come nel grafico.
Il costo fisso (CF) rappresenta l’intercetta costante del costo totale (CT) alla quale si
aggiunge il costo variabile (CV) che aumenta al crescere della quantità prodotta.
Il costo fisso (CF) è riferito a tutto il capitale immobilizzato nella costruzione
dell’impianto o in una qualsivoglia tipologia di struttura finalizzata alla produzione di
beni (capannoni, terreni agricoli, macchinari, etc) che non è rinnovabile o modificabile
nel breve periodo; esso si rappresenta come uno stock costante al variare del livello di
produzione.
2.000
1.500
1.000 CF
CV
500
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
I costi di produzione
250
200
150
CMv
Cm
100
50
0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
Q. Pr. RT Rm CF CV CMv CT CMT Cm
0 10 0 0 12 0 0 12 0 0
1 10 10 10 12 2 2,0 14 14,0 2
2 10 20 10 12 3 1,5 15 7,5 1
3 10 30 10 12 5 1,7 17 5,7 2
4 10 40 10 12 8 2,0 20 5,0 3
5 10 50 10 12 13 2,6 25 5,0 5
6 10 60 10 12 23 3,8 35 5,8 10
7 10 70 10 12 38 5,4 50 7,1 15
8 10 80 10 12 69 8,6 81 10,1 31
35
30
Q Rm Cm ΔΠ
25
1 10 2 8 20
2 10 1 9 15
3 10 2 8 10
4 10 3 7 5
Rm
Cm
5 10 5 5 0 ΔΠ
6 10 10 0 -5
7 10 15 -5 -10
8 10 31 -21 -15
-20
-25
1 2 3 4 5 6 7 8
La funzione di offerta
p
CM
Cm Cm
CMv
Punto di fuga
q
p
Cm CMT
CMv
q
La concorrenza perfetta
a- prodotto identico
Concorrenza b- produttori price-taker
perfetta c-perfetta trasparenza del mercato
per aumenti di p
Domanda
a p* di mercato per la
p* singola
impresa
per diminuzioni di p
o q
Il Monopolio
Cmarg
CMT
pm A
H’ H
Costi
Totali D
0 qm q
Rm
La quantità prodotta qM è quella che corrisponde all’uguaglianza Rm=Cm, condizione
irrinunciabile per la massimizzazione dei profitti; il prezzo di vendita pM è quello corrispondente
alla disponibilità a pagare dei consumatori che è indicata dal punto A sulla funzione di domanda.
I ricavi totali corrispondono all’area (0pMAqM); i costi totali di produzione sono dati dal costo
medio totale al quale si produce qM (punto H) per tale quantità, corrisponde cioè all’area
0qMHH’. Il profitto (π) è dato dalla differenza tra RT e CT e corrisponde quindi all’area
HH’ApM.
Il profitto (π) corrisponde all’area H’H A pm
p
Cmarg
CMT
pm A
H’ H
Costi
Totali D
0 qm q
Rm
Il Monopolio
È indubbio che alla base di ogni scambio c’è un accordo tra le parti e
quindi un equilibrio tra i negoziatori.
Quando questo accade quasi sempre alla base o c’è una insufficiente
informazione degli attori in gioco, oppure si è verificato qualche
evento fuori dalla norma.
Teorema della ragnatela
La siccità o una epidemia sono infatti eventi che è difficile entrino nella
pianificazione aziendale di breve periodo, per cui quando capitano
possono avere effetti dirompenti sull’equilibrio di mercato.
Si avrà cioè:
Nel periodo successivo molti coltivatori spinti dagli alti prezzi realizzati
nel periodo precedente potrebbero programmare una produzione
eccessiva rispetto alle esigenze della domanda, per cui si attiverebbe un
circolo vizioso di oscillazioni tra eccesso di offerta ed eccesso di
domanda che renderebbe instabile il mercato.
In particolare quando:
ηD = ηS Mercato ciclico.
È evidente che nel caso di mercati in cui l’elasticità di domanda dovesse risultare
inferiore oppure uguale a quella dell’offerta solo interventi di politica economica in
generale o di politica agraria in particolare possono assicurare un equilibrio stabile degli
scambi.
Teorema della Ragnatela
ηD >ηS
p
S f(p t-1)
pt-1
pt
D f(pt)
qt q
Teorema della Ragnatela
ηD <ηS
p
S f(p t-1)
pt-1
pt
D f(pt)
qt q
Teorema della Ragnatela
ηD = ηS
p
S
pt-1
pt
D
Qt-1 qt q
Il Surplus economico
p p
p1
p2 Surplus del
consumatore
p3
pE
1 2 3 4 q q
Il Surplus economico
Se sul mercato del bene si realizza il prezzo pE (valido per tutte le unità
domandate) risulterà una differenza tra la disponibilità a pagare e
quanto effettivamente si paga (spesa) per le quattro unità del bene: tale
differenza è definita surplus del consumatore.
p Surplus del p
produttore
pE
p3
p2
p1
q q
Il Surplus economico
SP
Sotto il prezzo D Disponibilità a pagare
Sopra l’offerta
Il Surplus economico
Il Surplus economico
p
Cm
profitto
CMT
p*
q* q
E’ sbagliato assimilare
il SURPLUS del produttore al PROFITTO
p p
Cm Cm
CMT CMT
p p
CMv CMv
q q q q
I margini distributivi
L’argomento che stiamo per trattare rappresenta, per certi versi, uno
strappo alla classica rappresentazione dell’equilibrio di mercato.
Fino ad ora abbiamo immaginato che domanda di mercato e offerta di
mercato si incontrano per definire la soluzione di equilibrio negli
scambi. Dall’incontro tra le due funzioni scaturiscono prezzo e quantità
che mettono tutti d’accordo, produttori e consumatori. Questa
rappresentazione è quella riportata nel grafico.
p*
o q* q
I margini distributivi
Lo scambio di norma non avviene tra chi produce e chi acquista un bene
ma tra chi lo vende e chi lo acquista.
I margini distributivi
p p
S S
pc
Margine
p* pp
Dc
D Dp
o q* q o q* q
I margini distributivi
Prima
p Quantità q0
S Prezzo alla produzione pp
B Prezzo al consumo pc
pc
SC = area A B pc
P‘c V SP = area L T pp
Margine Margine = area pp pc B T
p’p Z
pp T Dopo
Quantità q1
Dc
Prezzo alla produzione p’p
D’p
Prezzo al consumo p’c
Dp SC = area A p’c V
o q* q’ q
SP = area L p’p T
Margine = area p’p p’c V Z
I margini distributivi
p p
SC
SC
M M
SP Dc SP
Dc
Dp Dp D’p
q* q q* q’ q