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Dna e proteine

Bill Bryson è un giornalista statunitense, autore di un libro – tra gli altri –


meraviglioso: Breve storia di (quasi) tutto. È un reportage dell’universo, un
romanzo ironico e coinvolgente che racconta la scienza con esempi concreti e
straordinariamente comprensibili.

“Noi abbiamo bisogno di moltissime proteine, ognuna delle quali è un piccolo


miracolo. Stando alle leggi della probabilità, le proteine non dovrebbero
nemmeno esistere. Per crearne una, gli amminoacidi devono essere assemblati
in un ordine particolare. Per ottenere il collagene, una comunissima proteina,
bisogna disporre ben 1055 amminoacidi nella sequenza corretta.

La probabilità che una molecola di collagene si autoassembli spontaneamente


sono, in tutta franchezza, nulle. Per renderci conto di quanto questo sia
improbabile, immaginiamo una normalissima slot machine come quelle
di Las Vegas e aumentiamone le dimensioni portandole a 27 metri, in modo
che possa accogliere 1055 ruote (anziché le solite tre) ognuna delle quali
contenente 20 simboli (uno per ogni comune amminoacido). Quante volte
dovremmo tirare la leva prima che tutti i 1055 simboli si presentino nella
sequenza giusta? In pratica, per tutta l’eternità. Anche riducendo il numero di
ruote da 1055 a 200 (che è il numero di amminoacidi più comune per una
proteina) la probabilità che si sistemino nell’ordine corretto è una su 10 elevato a
260 (ossia 1 seguito da 260 zeri). Un numero di per sé più elevato di tutti
gli atomi contenuti nell’universo. Il fatto che anche una sola proteina possa
essere sintetizzata grazie a eventi casuali sembrerebbe dunque una circostanza
spaventosamente improbabile”.

Bryson parla di “piccolo” miracolo probabilmente solo per una questione di


dimensioni. Perché questo evento, tanto inverosimile quanto reale, è solo il
primo di quell’incredibile fatalità che è la vita. Il secondo sta nel fatto che la
nostra esistenza non si accontenta di una sola proteina “ma di centinaia di
migliaia, forse un milione, ciascuna delle quali diversa dalle altre”. Un milione di
enormi slot machine tutte, “casualmente”, con la corretta sequenza.

Il terzo è che l’eccezionalità di una proteina è sia nella concatenazione dei suoi
amminoacidi sia nell’esatta forma che questa sequenza deve assumere, evento
altrettanto spontaneamente assurdo. Il quarto – ebbene sì, ce n’è anche un
quarto – arrovellerebbe filosofi e semplici avicoltori, appassionati dell’ancestrale
quesito di quale, tra la gallina e l’uovo, abbia per primo fatto la sua comparsa: le
proteine non devono avere solo forma e sequenza assolute ma devono anche
potersi riprodurre. Operazione che si realizza con perfetta efficacia attraverso
il Dna. Siamo quindi a una situazione paradossale: “Le proteine – scrive Bryson
– non possono esistere senza Dna, e il Dna non serve a niente senza di esse.
Dobbiamo quindi pensare che siano comparsi sulla Terra contemporaneamente,
con lo scopo di sostenersi a vicenda? Tutto questo per logica non dovrebbe
succedere; eppure, in un modo o nell’altro, in natura succede eccome”.

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