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Il grande presupposto
Ma negli anni dopo Darwin, la nostra capacità di guardare la cellula da più vicino
è aumentata notevolmente. Ora sappiamo che non esiste la cellula semplice di
Darwin. In realtà, quando esaminiamo le cellule, scopriamo che esse sono
altamente complesse, e il loro “mondo” è molto piccolo. I microscopi moderni
rivelano che un singolo ditale pieno di liquido coltivato può contenere oltre
quattro miliardi di batteri composti di una singola cellula. Ciascuno di questi
batteri è come una piccola macchina, stracolmo di informazioni e di una
complessità che Darwin non avrebbe potuto mai immaginare. Adesso sappiamo
che la cellula più semplice consiste di amminoacidi (gli elementi basilari della
vita) che poi vengono assemblati in proteine. Queste proteine poi funzionano
come la base di tutta la materia nella cellula. Tutto inizia con la formazione di
questi acidi e di queste proteine. Se si trattasse di un semplice processo di
trasformazione e costruzione, Darwin potrebbe avere ragione. Ma se non è così
semplice, la teoria di Darwin fallisce.
A questo punto, qualcuno potrebbe tirar fuori l’esempio delle scimmie, secondo il
quale esiste la possibilità che un gruppo di scimmie, messo davanti alle tastiere
di alcuni computer, e dato abbastanza tempo, possa scrivere un sonetto
shakespeariano. Secondo quest’esempio, se si permettesse un periodo
abbastanza lungo, prima o poi queste scimmie scriverebbero un’opera di
Shakespeare. Nello stesso modo, dato un periodo abbastanza lungo, gli
amminoacidi prima o poi erano destinati a formare delle proteine “comprensibili,”
capaci di funzionare e di costruire cellule vive. Facciamo riferimento al libro di
Antony Flew, in cui racconta come lo scienziato Gerry Schroedere fece un
esperimento del genere:
“Fu piazzato un computer all’interno di una gabbia con sei scimmie. Dopo un
mese di accanimento su di esso (utilizzato anche come bagno!), le scimmie
produssero cinquanta pagine battute – ma non una sola parola. Schroeder notò
che valeva anche la parola più breve composta da una lettera, considerandola
parola solo se preceduta e seguita da uno spazio. Ponendo che la tastiera è
composta da trenta caratteri (le ventisei lettere più altri simboli), allora la
probabilità di ottenere una parola di una lettera è 30 per 30 per 30, che fa
27.000. Quindi, la possibilità di conseguire una parola di una lettera è una su
27.000. Applicò quindi le probabilità all’analogia del sonetto. ‘Qual è la
possibilità di realizzare un sonetto shakespeariano?’, si chiese. Continuò:
Flew conclude il discorso dicendo: “Se il teorema non funziona per un solo
sonetto, allora, di certo, è semplicemente assurdo suggerire che la più elaborata
impresa dell’origine della vita possa essere stata realizzata per caso.”
Casuale o specifico?
L’impossibile diventa ancora più impossibile quando si nota come gli scienziati
hanno scoperto che esiste una grande varietà di cellule, e che i diversi tipi
svolgono dei ruoli molto specifici. Esistono come membri di una comunità o
come soci di un’organizzazione, e ognuna di esse compie un’azione specifica
per il beneficio dell’organismo di cui fanno parte. Quando si osservano
attentamente queste cellule, si vede com’esse hanno la capacità di muoversi in
modi specifici e di eseguire diverse funzioni. Infatti, più si esaminano la natura
delle cellule e i loro ruoli all’interno dell’organismo, più si nota come
assomigliano a delle macchine, costruite con precisione e intenzione per fare
diversi compiti essenziali.
Il batterio sbalorditivo
Casuale o intelligente?
Adesso, esaminiamo l’ultimo pezzo del puzzle. È evidente che il nostro mondo
non è un semplice o casuale raggruppamento di parti evolute, ma è invece un
ambiente molto complesso e specificamente ordinato. A questo punto bisogna
chiedere: quale opzione ha più senso, l’idea che la complessità e l’ordine
dell’universo sono prodotti casuali e incidentali, o la tesi che tutto ciò è il risultato
di una mente intelligente?
Nella nostra vita, siamo in grado di riconoscere oggetti che sono progettati e
prodotti da esseri umani. Anche senza sapere chi l’ha fatto, siamo capaci di
distinguere tra gli elementi naturali che sono il risultato di processi naturali e gli
oggetti che sono stati ideati e fatti da persone. Negli scavi di siti storici, gli
archeologi sanno riconoscere oggetti che sono i prodotti di una civiltà antica. Se
trovano qualche artefatto come una statua di una dea, un vaso o una tavoletta
con scrittura in geroglifico, sanno subito di aver trovato un manufatto umano e
non un prodotto di processi naturali. Anche se la provenienza dell’artefatto
rimane sconosciuto, è innegabile che è stato fatto da qualcuno che aveva
intelligenza e intenzione.
1. È più probabile che improbabile che l’oggetto si sia formato per caso?
2. È la struttura dell’oggetto specifica? È possibile individuare un disegno nella
struttura dell’oggetto che assomiglia ad altri oggetti il cui disegno intelligente è
evidente e certo?
Due esempi
Consideriamo un esempio di questo. Immaginiamoci di essere al mare e di
camminare sulla spiaggia. Ad un certo punto notiamo che la sabbia è sistemata
in maniera bellissima. Le onde del mare hanno creato una varietà di disegni e
ondulazioni sulla superficie della spiaggia. Possiamo ammirare la bellezza della
sabbia, ma non pensiamo che qualcuno l’abbia sistemata in quel modo. Ma
adesso supponiamo che, sulla stessa spiaggia, vediamo un grande cuore
disegnato nella sabbia con le parole: “Maria, ti amo tanto!” In questo caso, non
crederemmo per niente che sia capitato secondo i meccanismi naturali delle
onde e della marea. L’unica spiegazione sensata di quel disegno e di quelle
parole sarebbe una persona intelligente che li ha disegnati sulla spiaggia.
Perché? Prima di tutto, sappiamo che non c’è praticamente nessuna probabilità
che la scrittura nella sabbia possa essere creata da forze naturali. In secondo
luogo, riconosciamo una somiglianza ad altri disegni che sono certamente
prodotti umani. Sappiamo che quando vediamo delle parole e frasi, esse sono
state scritte da qualcuno. Quindi, concludiamo giustamente che il disegno e le
parole sono i risultati di una mente intelligente.
Guardiamo un altro esempio ancora. Questa volta, applica tu i criteri menzionati
sopra alle seguenti foto, oppure usa semplicemente il buonsenso. Nelle due
foto, qual è l’oggetto formato da processi naturali e qual è quello che è il
prodotto d’intelligenza?
L’ultimo sguardo
Alla fine, dobbiamo semplicemente guardare il nostro mondo e chiedere: È
semplice o complesso? È casuale o specifico? È disordinato o ordinato? È
assurdo o intelligente? Può essere dunque il risultato di forze naturali casuali? O
è più razionale spiegare l’esistenza del disegno e dell’ordine del mondo solo con
un Progettista Intelligente, potente e creativo? L’evidenza è chiara.