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Cenni di matematica per lo studio della microeconomia -1

1. Introduzione

In queste brevi note vengono presentate alcune nozioni matematiche di base utili per lo studio

dell’economia. Resta chiaro che i concetti di seguito esposti sono finalizzati esclusivamente allo studio

dell’economia e costituiscono, quindi, soltanto un rapido cenno ad argomenti che trovano la naturale sede

di studio e di approfondimento all’interno di un corso di matematica.

Pertanto ricordate: lo studio di economia non significa studio della matematica!

2. Funzioni

In questo corso studieremo come alcune grandezze sono influenzate da altre, come il comportamento degli

agenti economici venga influenzato da alcuni eventi, ecc. Ad esempio, ci chiederemo come varia la

quantità domandata di un bene se varia il suo prezzo; come varia l’utilità del consumatore se varia il suo

reddito; come varia il costo di produzione al variare delle quantità prodotte; come l’output dell’impresa

dipenda dalle quantità di input impiegate, ecc.

Diremo allora che il valore di una data variabile (detta variabile dipendente: negli esempi precedenti,

quantità domandata di un bene, utilità del consumatore, ecc.) è influenzato dal valore di un’altra variabile

(variabile indipendente: prezzo del bene, reddito, ecc.) secondo una certa regola (descritta da una

funzione).

Pertanto, se y è la variabile dipendente, x la variabile indipendente, la funzione f(x) associa a x un altro

numero y. Segue che la funzione

y = f(x)

definisce un insieme di coppie ordinate di numeri (x,y) tali che ogni x determina in maniera univoca un

valore f(x).

Un semplice esempio di funzione è y = 2x: dato un qualsiasi numero x, il corrispondente valore y è subito

individuabile calcolando il doppio del valore di x. Se x è 3, y sarà uguale a 6.


Perché è importante lo studio delle funzioni in economia? Perché, tornando agli esempi precedenti,

dobbiamo essere in grado di capire come i)la quantità domandata di un bene (variabile dipendente) vari

al variare del prezzo del bene, ii) l’utilità (variabile dipendente) del consumatore vari all’aumentare del

suo reddito oppure al variare dei prezzi dei beni di consumo, iii) come il costo di produzione (variabile

dipendente) cambi al variare delle quantità di prodotto, iv) come, a sua volta, il livello di produzione

(variabile dipendente) vari al variare degli input impiegati, ecc. Gli esempi appena descritti rappresentano

le principali funzioni che studieremo in questo corso di economia: rispettivamente, i) funzione domanda

di un bene; ii) funzione utilità del consumatore, iii) funzione di costo, iv) funzione di produzione.

Una funzione f(x) può essere rappresentata con un grafico nel quale disegniamo su un piano due rette

perpendicolari dette assi cartesiani; sull’asse orizzontale (detto asse delle ascisse) misuriamo il valore di

x; sull’asse verticale, detto asse delle ordinate, misuriamo il valore di y; il punto di intersezione degli assi

è detto “origine” degli assi.

I punti appartenenti alla funzione possono essere individuati sul piano attraverso le coordinate x, y : ad

esempio, un punto A(3,4) è un punto avente come ascissa 3 e come ordinata 4.

In genere, la variabile dipendente della funzione è posta sull’asse verticale, quella indipendente sull’asse

orizzontale.

3. Diversi tipi di funzione

Di particolare interesse sono alcune funzioni che corrispondono ad alcune figure geometriche. Alcune

delle funzioni più comunemente usate in economia (per lo più in corsi più avanzati) sono le seguenti:

lineare: Y = a + bX

quadratica: Y = a + bX + cX2

cubica: Y= a + bX + c X2+ dX3


iperbole: Y = a/X

Lo studente non si spaventi: in questo corso lavoreremo solo con funzioni lineari!

4. La Retta

La funzione affine è:

Y = a + bX

Supponiamo di conoscere i valori dei parametri in un caso specifico, ad esempio, a= 5, b= 2. Possiamo

riscrivere la funzione lineare come segue:

y=3+2x.

Nell’esempio numerico, il coefficiente "b" della x assume valore positivo. Questo indica che la funzione

è crescente: al crescere di x, y aumenta.

Assegnando un valore arbitrario ad x (prima colonna nell’esempio numerico in basso) si ottengono i

corrispondenti valori della y (ultima colonna).

x y=3+2x y

0 y=3+2(0) 3

1 y=3+2(1) 5

2 y=3+2(2) 7

3 y=3+2(3) 9

4 y=3+2(4) 11

5 y=3+2(5) 13

6 y=3+2(6) 15

Il grafico della funzione è riportato nel grafico sottostante.


grafico della funzione lineare y=3+2x
25

20

15

10

0
0 2 4 6 8 10 12

Dalla geometria sappiamo comunque che, che per tracciare il grafico di una retta, basta conoscere le coordinate

di soli due punti.

Si consideri ancora la funzione

y=5-1/4x

Siano le coordinate di due punti per cui passa la retta (4, 4) e (8,3). Lo studente disegni il grafico della

retta. Nell’esempio, il coefficiente "b" della x assume valore negativo. Questo indica che la funzione è

decrescente: al crescere di x, y diminuisce.

Spesso si usa cercare le intercette della retta sugli assi cartesiani.

L’intercetta verticale è il punto d’intersezione tra la retta e l’asse (verticale) delle ordinate, ed è il valore

che assume y quando x = 0.

Nella funzione

y=5-1/4x

per x = 0, si ha y = 5: l’intercetta verticale ha coordinate 0, 5. L’intercetta orizzontale è il punto

d’intersezione tra la retta e l’asse (orizzontale) delle ascisse, ed è il valore che assume x se y = 0

(nell’esempio, per y = 0 si ha x = 20: l’intercetta orizzontale ha coordinate 20,0).


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Funzioni inverse

Abbiamo detto (vd appunti 1) che una funzione è una relazione che associa a ciascun valore di x uno and

un solo valore di y. Aggiungiamo che una funzione monotona è una funzione sempre crescente (o sempre

decrescente) per cui a ciascun valore di y verrà associato un solo valore di x: in tal caso si può calcolare

la funzione inversa, risolvendo per x in funzione di y.

Per esempio, si consideri la funzione:

y=2x

E' possibile calcolare la funzione inversa nel modo seguente:

x=y/2.

Nella rappresentazione grafica della funzione inversa, gli assi sono invertiti: sull'asse verticale

consideriamo la x, sull'asse orizzontale la y.

Talvolta in economia preferiamo usare le funzioni inverse.

Ad esempio, quando consideriamo la funzione di domanda, preferiamo far riferimento alla funzione

inversa. Si consideri dunque la funzione di domanda:

Q=30-2P

La funzione di domanda inversa si ottiene come segue:

2P= 30-Q

P=15 -1/2Q

Nel rappresentare graficamente la funzione di domanda inversa, i prezzi sono misurati sull’asse verticale

delle ordinate, le quantità domandate vengono misurate sull’asse orizzontale delle ascisse. Si veda il

grafico in basso.
P=30-1/2 Q
15.5

15

14.5

14

13.5

13

12.5
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5
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1 Saggio di variazione

Come visto in precedenza (cd appunti 1), la funzione lineare è:

Y = a + bX

Assumiamo che inizialmente il valore di x sia x0. Se il valore di x cambia passando da x0 a x1, la variazione

di x può esprimersi come:

Δx= x1-x0

Da cui:

x1= x0+ Δx

Data una funzione

y= f(x)

una variazione di x causa una variazione di y tale che:

Δy=f(x0+Δx) - f(x0)

Il rapporto tra la variazione di y (determinata dalla variazione di x) e la variazione di x, è detto saggio di

variazione:

y f(x 0 + x) - f(x 0 )


=
x x

Esempio: data la funzione lineare y=2x+1, il saggio di variazione è:

y
=2
x

e corrisponde al coefficiente della x.

2. Inclinazione di una funzione


Consideriamo la funzione lineare y= 3+2x.

Assegnando un valore arbitrario ad x (prima colonna nell’esempio numerico in basso) si ottengono i

corrispondenti valori della y (ultima colonna).

x y=3+2x y

0 y=3+2(0) 3
y=3+2(1)
1 5
y=3+2(2)
2 7
y=3+2(3)
3 9
y=3+2(4)
4 11
y=3+2(5)
5 13
y=3+2(6)
6 15

grafico della funzione lineare y=3+2x


25

20

15

10

0
0 2 4 6 8 10 12

Partiamo dal punto di coordinate 0, 3 (intercetta della retta sull’asse delle ordinate).

Supponiamo che il valore della x passi da 0 a 1; in corrispondenza il valore della y aumenta da 3 a 5. Pertanto:

y 5 - 3 2
=  2
x 1 - 0 1

Se il valore di x aumenta da 1 a 2, y aumenta da 5 a 7. Pertanto:


y 7 - 5 2
=  2
x 2 - 1 1

Lo studente può facilmente verificare che il saggio di variazione è costante e pari a 2.

3 Coefficiente angolare o pendenza di una funzione lineare

Come si è detto, il grafico di una funzione lineare è una retta; data una funzione lineare

y=a+bx

a è il termine noto, b è il coefficiente della x e misura il coefficiente angolare (o inclinazione) della retta. Il

y
coefficiente angolare, o inclinazione, indica il saggio di variazione .
x

L’inclinazione della retta può anche misurarsi come tangente trigonometrica dell’angolo α che la retta forma

con l’asse delle x (nel verso positivo) 1. Spesso si usa indicare il coefficiente angolare con la lettera m.

In questa sede non interessa approfondire il legame analitico tra il coefficiente angolare della retta e l’angolo

che la retta forma con l’asse delle x; basta tuttavia ricordare quanto segue.

- Se tale angolo è minore di 90° (come nella figura), la retta ha inclinazione positiva (il coefficiente

della x, b, ha segno positivo): in tal caso, a valori crescenti della x, corrispondono valori crescenti della

y.

1
Più precisamente, l’angolo α ha come vertice il punto di intersezione tra la retta considerata e l’asse x e per lati la
semiretta costituita dai punti della retta con ordinata positiva e l’asse x preso nel verso positivo. La figura è ripresa dal
sito: https://www.youmath.it/formulari/formulari-di-geometria-analitica/432-coefficiente-angolare.html.
- Se l’angolo è maggiore di 90° l’inclinazione è negativa (il coefficiente della x, b, ha segno negativo):

in tal caso, a valori crescenti della x, corrispondono valori crescenti della y. Per esempio, lo studente

provi a rappresentare la funzione y=5-2x.

- Se l'angolo tende a 90°, assumendo valori sempre più vicini a 90° ma minori di 90°, allora la tangente

assume valori sempre più grandi (57, 58, …), e per questo si dice che la tangente tende a + infinito; se

invece l'angolo tende a 90°, assumendo valori sempre più vicini a 90° ma maggiori di 90°, allora la

tangente assume valori negativi sempre più grandi in valore assoluto (-57, -58,…), e si dice che la

tangente tende a – infinito.

- Se l’angolo è 0, la variabile y non dipende da x (x non compare nell’equazione della retta). Ad esempio,

y=5.

Nell’esempio in basso è riportato il grafico della funzione lineare: y=10-2 x

y=10-2x
12

10

0
0 1 2 3 4 5 6

L’angolo che la retta forma con l’asse delle x (preso nel verso positivo) è maggiore di 90°: il coefficiente
della x è infatti negativo.
Cenni di matematica per lo studio dell’economia - 4

1 Funzioni non lineari e pendenze

Le rette hanno, come abbiamo visto, una pendenza costante (che coincide con il coefficiente angolare) e quindi

si parla complessivamente di pendenza di una retta.

Quando si parla di una curva invece bisogna sempre parlare di pendenza in un punto. Questo perché,

geometricamente, la pendenza di una funzione non lineare o curva in un punto è definita come la pendenza

della retta tangente al grafico della funzione in quel punto. La pendenza di una curva non lineare quindi non è

costante ma differisce da punto a punto della curva.

La figura in basso mostra che la pendenza della funzione nel punto A è data dalla pendenza della retta tangente

al grafico della funzione nel punto A. La pendenza della funzione nel punto B, invece, è data dalla pendenza

della retta tangente al grafico della funzione nel punto B.

Lo studente ricorderà ( si vedano gli appunti 3) che il coefficiente angolare di una retta, ovvero l’inclinazione,

y
indica il saggio di variazione , e che può anche misurarsi come tangente trigonometrica dell’angolo α che
x

la retta forma con l’asse delle x (nel verso positivo).

Lo studente può pertanto verificare come le pendenze delle due rette tangenti al grafico della funzione,

rispettivamente, in A e in B siano positive, e che l’inclinazione della funzione nel punto A sia maggiore che
nel punto B; lo studente può anche verificare che uno stesso incremento (  x) della variabile x determina un

incremento nella variabile y (  y) maggiore in A che in B.

2 Significato della pendenza di una funzione in economia

Lo studio dell’inclinazione di una funzione in economia è importante nell’analisi economica. Se U= f(y) è la

funzione che misura l’utilità (U) del consumatore dall’avere il bene y, l’inclinazione della funzione di utilità

in un punto indica come cambia il livello di utilità del consumatore ( U ) in risposta a un cambiamento (pari

a  y) del consumo del bene y: tale variazione nel livello di utilità è nota come utilità marginale del bene y. Se

C=f (q) è la funzione che indica il costo totale (C) per produrre q unità di output, l’inclinazione della funzione

di costo in un punto indica la variazione nel costo di produzione (  C) per una piccola variazione di output (

 q); il costo ulteriore da sostenere per un cambiamento nella quantità prodotta viene detta costo marginale.

Se Q=f (z) misura la quantità di prodotto Q ottenibile dall’impiego di un fattore di produzione z, poi

l’inclinazione della funzione di produzione in un punto indica la variazione nella quantità prodotta Q (  Q)

per una piccola variazione nell’impiego dell’output z (  z): si parla in tal caso di prodotto marginale del fattore

z.

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