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Sviluppi in serie di Taylor e di McLaurin

Sviluppi in serie di Taylor e di McLaurin


Lo scopo degli sviluppi in serie di approssimare una funzione continua e derivabile in un punto x0 del dominio con un polinomio nell'indeterminata (x x0), o come si suol dire, centrato in x0.

Approssimazione lineare
Il problema dell'approssimazione di una funzione mediante polinomi viene dal fatto che i polinomi sono pi facili da utilizzare. Prima approssimazione: il passaggio per il punto: y0 = f(x0) . Non ci d nessuna informazione sullandamento della curva, neppure nellintorno del punto. Seconda approssimazione: un polinomio di I grado, che geometricamente rappresenta una retta. La retta che si accosta maggiormente la tangente. Se la curva continua e derivabile in x0, la tangente ha coefficiente angolare f '(x0) La funzione di I grado approssimante ha quindi equazione L(x) = f(x0) + f(x0)(x x0) Il coefficiente angolare della tangente legato al rapporto incrementale: chiamato h l'incremento della variabile indipendente x, l'incremento di f risulta f = f(x0 + h) f(x0). Se h piccolo, f e L differiscono di poco e si ha: L = L(x0+h)L(x0) = f(x0)+f '(x0)[(x0+h) x0] f(x0)= f '(x0) h. Si usa scrivere h = dx e quindi ne risulta df = f(x)dx; df viene chiamato differenziale della funzione. Questo spiega la scrittura di Leibnitz per indicare la derivata: f ' ( x) = quoziente di differenziali. Sia f(x) derivabile in x0 e sia f '(x0)0. La differenza tra f e df un infinitesimo di ordine superiore rispetto a h, quindi f(x0+h) f(x0) = f '(x0) + (h) cio la tangente , come si detto, la migliore approssimazione lineare della curva nel punto. Lerrore che si commette |f(x) L(x)| che (x x0).
x0
x0+h x y

df

df interpretabile come dx

Approssimazione mediante polinomi


Abbiamo visto come approssimare di una funzione f(x) mediante un polinomio di I grado L(x), che geometricamente risulta la tangente nel punto. Risulta L(x0)=f(x0) e L'(x0)=f '(x0). Si pu immaginare che un'approssimazione migliore si ottenga mediante un polinomio T(x) tale che sia 1
Laura Citrini

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T(x0) = f(x0), T'(x0) = f '(x0), T"(x0) = f "(x0), Quindi T(x) deve essere tale che: abbia in x0 lo stesso valore di f(x), abbia in x0 la stessa tangente, abbia in x0 la stessa concavit, Proviamo su un esempio: si consideri la funzione y = ex e si voglia approssimarla mediante polinomi nellintorno di x = 0. Lapprossimazione di I grado la tangente nel punto, quindi, essendo f '(x) = ex, f(0) = e0 = 1, e anche f '(0) = 1, come pure tutte le derivate successive, quindi T1(x) = L(x) = 1 + x. Se si cerca un polinomio di II grado T2(x), imponendo le condizioni si avr: T2(x) = ax2 + bx + c T2'(x) = 2ax + b T2"(x) = 2a T2(x) = 1 + x + x . Proseguendo allo stesso modo con un polinomio di III grado si ha y = T3 ( x) = 1 + x + La figura a fianco mostra le successive approssimazioni di y = ex, dove: rosso: y = ex ; blu : y = T1(x); marrone: y = T2(x); verde : y = T3(x).
1 2 1 3 x x 2! 3!
2

T2(0) = c T2'(0) = b T2"(0) = 2a

c = 1; b=1 a=

Osservazione sui polinomi


Se ci si limita per semplicit al punto x0 = 0, si pu osservare che un polinomio di grado n ha i propri coefficienti determinati dalle derivate di tale polinomio valutate in 0. Supponiamo di avere il polinomio: Pn(x) = anxn + an1x n1 + + a2x2 + a1x + a0 = Si deduce immediatamente che Pn(0) = a0 P'n(x) = nanxn1 + (n1)an1x n2 + + 2a2x + a1 P"n(x) = n(n1)anxn2 + (n1) (n2)an1x n3 + +2a2 P'n(0) = a1 P"n(0) = 2a2
n

ak x k (con ak R per ogni k).


k =0

e cos via, per le derivate di ordine successivo, fino a quella di ordine n valutata in 0 che (n) vale: Pn (0)= n(n1)(n2)321an

Se introduciamo il simbolo di fattoriale, i coefficienti del polinomio sono determinati nel seguente modo; per ogni valore dellindice k, risulta: 2

Laura Citrini

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(k ) Pn ( 0) ak = k!

(k ) Pn (0)

= k! ak

In tal modo i coefficienti del polinomio sono legati alle derivate stesse del polinomio valutate in 0, quindi:
Pn ( x) =
(k ) Pn ( 0) k x k! k =0 n

Tale ragionamento vale anche in un qualsiasi punto x0 0, pur di costruire un polinomio centrato in x0. In tal caso si ottiene:
Pn ( x) =
(k ) Pn ( x0 ) (x x0 )k . k! k =0 n

Lo scopo delle formule di Taylor e di McLaurin che presenteremo nel seguito di approssimare una funzione con un polinomio centrato in x0, nel caso della formula di Taylor, e in 0 nel caso di quella di McLaurin.

Formula di Taylor
Una funzione f(x) si dice di classe Ck(a, b) se definita nellintervallo (a, b) ed ivi continua e derivabile con derivate continue fino allordine k. Una funzione si dice di classe C0(a, b) se solo continua nellintervallo (a, b). Sia y = f(x) una funzione definita in (a, b) e di classe Ck(a, b). A tale funzione possibile associare un polinomio (di Taylor) nel punto x0 (a, b) cos definito:
Pk ( x) = f ( x0 ) + f ' ( x0 ) ( x x0 ) ( x x0 ) k + ... + f ( k ) ( x0 ) + Ek 1! k!

ove: f(k)(x0) indica la derivata di ordine k di f(x) valutata in x0 ed Ek rappresenta lerrore che si commette approssimando f(x) con il polinomio di Taylor corrispondente. Il polinomio Pk(x) si chiama polinomio di Taylor associato alla funzione y = f(x) e corrisponde allo sviluppo di f(x) arrestato allordine k e vale in tutti i punti dellintervallo (a, b) in cui la funzione definita. In sostanza tale polinomio costituisce unapprossimazione di f(x) nellintorno di x0. Si tratta ora di valutare lerrore Ek che si commette nellintorno di x0, sostituendo f(x) con il corrispondente polinomio di Taylor Pk(x). Risulta:
k

Ek ( x) = Ek ( x, x0 , f ) = f ( x) Pk ( x) = f ( x)
h =0

f ( k ) ( x0 ) ( x x0 ) k . (k )!

Teorema (del resto nella forma di Lagrange): Se y = f(x) definita in (a, b) di classe Ck ed dotata anche di derivata anche di ordine k +1 in (a, b); comunque si fissino x0 e x in (a, b), esiste un punto , con x0 < < x ,tale che lerrore sia:
E k ( x) = f ( k +1) () ( x x0 ) k +1 (k + 1)!

Laura Citrini

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Formula di McLaurin
Nel caso in cui il punto x0 sia lorigine, si ottiene la formula di McLaurin:
f ( x ) ~ f ( 0) + f ' ( 0) f ''(0) 2 f ( k ) ( 0) k x+ x + ... + x . 1! 2! k!

Esempio 1: y = sen x Constatato che y = sen x continua e derivabile in x = 0, dobbiamo costruire le derivate successive di y = sen x. A calcoli fatti risulta:

y = sen x y =cos x y= sen x y = cos x y(IV) = sen x

y(0) = 0 y(0) = 1 y (0) = 0 y (0) = 1 y(IV) (0) = 0

Lo sviluppo di McLaurin :
senx 0 x0 x 0 x2 x3 0 x 4 x3 x5 x7 + 1 + + (1) + + ... = x + + ... 0! 1! 2! 3! 4! 3! 5! 7!

rosso: f(x), blu: L(x); marrone : T3(x); verde : T5 (x); grigio: T7 (x). Le potenze di x che compaiono nello sviluppo sono solo quelle con esponente dispari a segni alterni, poich la funzione una funzione dispari. Esempio 2: y = cos x Come la precedente funzione anche questa continua e derivabile nellintorno di x = 0. La tabella delle derivate :

y = cos x y =sen x y= cos x y = sen x y(IV) = cos x

y(0) = 1 y(0) = 0 y (0) = 1 y (0) = 0 y(IV) (0) = 1

Laura Citrini

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Lo sviluppo di McLaurin : cos x = 1 + 0 x (1) x 2 0 x 3 1 x 4 x2 x4 + + + + ... = 1 + + ... . 1! 2! 3! 4! 2! 4!

Le potenze di x che compaiono sono solo quelle con esponente pari (e infatti la funzione y = cosx una funzione pari) a segni alterni. Esempio 4: y = log (1+x) Tale funzione continua e derivabile per x > 1, pertanto si ha:

y = log (1+x)
y ' ( x) = 1 1+ x

y(0) = 0 y (0) = 1

y" ( x) = y ( x) =

1 (1 + x) 2 2

y (0) = 1

(1 + x) 3

y (0) = 2

Lo sviluppo di McLaurin : log(1 + x) = 0 + 1 x (1) x 2 2 x 3 x2 x3 + + + ... = x + + ... . 1! 2! 3! 2 3

Uso degli sviluppi in serie


Oltre a vari diversi usi degli sviluppi in serie, come per esempio quelli di tipo grafico, gli sviluppi in " serie possono tornare utili nel calcolo di forme di indecisione del tipo " 0 , mentre non possibile 0 utilizzarli per forme di indecisione una funzione nellintorno dell. Gli sviluppi in serie giustificano i limiti notevoli precedentemente introdotti:
sin x = lim x 0 x x x3 + ... 3! = 1; x 1 (1 log(1 + x) = lim x 0 x x x2 x3 + + ... 2 3 = 1; x
"" ,

dal momento che non siamo in grado di sviluppare in serie

lim
x 0

lim
x 0

lim
x 0

1 cos x = lim x 0 x2

x2 + ...) 1 2! = . 2 2 x

Laura Citrini

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