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Trasformata di Fourier
Introduzione
L'argomento relativo alla trasformata di Fourier da un punto di vista matema-
tico si inserisce come naturale proseguimento delle serie di Fourier.
Per introdurre l'argomento diamo la seguente denizione:
Denition 0.1. Si chiama polinomio trigonometrico di ordine n la funzione
Pn : R → R
data da n
X
Pn (x) = (αk cos(kx) + βk sin kx)
k=0
con i coecienti αk e βk in R.
Pn è una funzione periodica ∀n ∈ N, ovvero
Pn (x + 2π) = Pn (x)
La risposta, sotto certe condizioni è si, ed i coecienti della serie di Fourier sono
stimati dalle seguenti espressioni:
Z 2π
1
ak = f (x) cos(kx)dx
π 0
1
Z 2π
1
bk = f (x) sin(x)dx
π 0
con k ∈ N. Viene cosi denito il polinomio trigonometrico di Fourier.
n
a0 X
+ (ak cos(kx) + bk sin(kx))
2
k=1
É noto che tale polinomio è quello che meglio approssima una funzione f 2π -
periodica nel senso della convergenza in media quadratica.
Tale convergenza ci permette di denire la serie di Fourier.
∞
a0 X
+ (ak cos(kx) + bk sin(kx))
2
k=1
Come abbiamo visto durante il corso e senza addentrarci sui criteri di conver-
genza delle serie di Fourier, è possibile eetturare una rivisitazione di queste
serie procedendo nel modo seguente:
sia
eikx = cos(kx) + i sin(kx)
la nota formula di Eulero. Se applichiamo banalmente tale formula all'espres-
sione della serie di Fourier otteniamo le seguenti espressioni:
n
X
Sn (x) = fˆk eikx
k=−n
con Z 2π
ˆ(f )k = 1 f (x)e−ikx dx
2π 0
con k ∈ Z.
La serie di Fourier associata è:
∞
X
fˆn einx
−∞
2
corso introducendo gli spazi Lp e le distribuzioni che sono i naturali ambienti
dove la trasformata di Fourier ha luogo.
Per fare ciò sono richieste delle nozioni, fornite in appendice, che riguardano
cenni alla teoria della misura, fondamento della matematica moderna e base di
partenza per la comprensione degli spazi Lp .
Trasformata di Fourier in L1
Per denire la trasformata in L1 introduciamo anzitutto la norma usualmente
associata a questo spazio. Z
∥u∥1 = |u(x)|dx
con ξ ∈ Rn .
Il fatto di considerare lo spazio L1 per denire la trasformata di Fourier per
una funzione u deriva proprio dalla denizione. Infatti, intuitivamente, ci si
aspetta che la funzione integranda dell'integrale che denisce la trasformata sia
almeno integrabile e naturalmente nel senso di Lebesgue. In realtà supponiamo
che u stia nello spazio delle funzioni sommabili.
Esiste una sottile dierenza fra funzioni integrabili e funzioni sommabili nel
senso di Lebesgue. Le prime hanno parte positiva o negativa con integrale
nito. Le seconde hanno il modulo con integrale nito.
In particolare se ξ = 0 si ha:
Z
u(x)dx = (û)(0)
Rn
Dalla denizione appare chiaro che la trasformata di Fourier si può anche vedere
come un operatore, un funzionale, e in genere si indica con Fu.
Tale operatore associa ad ogni elemento di L1 la sua trasormata ed è un opera-
tore lineare.
Considerando il caso n = 1 e considerando la formula di Eulero si ha:
Z +∞ Z +∞
û(ξ) = u(x) cos(ξx)dx − i u(x) sin(ξx)dx
−∞ −∞
3
nel caso sia dispari Z +∞
û(ξ) = −2i u(x) sin (ξx)dx
0
Se ad esempio poniamo
u = χ[−1,1] (x)
come facciamo a calcolare la trasformata?
⇒ u ∈ L1
Un altro esempio è il seguente. Sia data la funzione di Heaveside, H deinita
q.o. in R.
4
Figura 2: Funzione di Heaveside.
(
0 x<0
H(x) =
1 x>0
5
sapendo che
lim e−iξ·x u(x) → e−iξ·x u(x)
k→∞
ci sono le condizioni per applicare il teorema della convergenza dominata
con la funzione dominante g = |u|.
Quindi posso "portare dentro" al segno di integrale il limite e dimostrare la
continuità.
Per dimostrare che û è innitesima all'innito si consideri ϵ > 0 e si prenda una
funzione a scala w tale che
∥u − w∥1 ≤ ϵ
sia ora r > 0 tale che |ŵ(ξ)| ≤ ϵ per |ξ| ≥ r. Allora per |ξ| ≥ r
|û(ξ)| ≤ |û(ξ) − ŵ(ξ)| + |ŵ(ξ)| ≥ ∥w − u∥1 + |ŵ(ξ)| ≤ 2ϵ
6
Figura 3: Funzione u(x) = e−|x| .
formula di inversione
Theorem 0.3. Sia u ∈ L1 (Rn ) tale che u sia continua e limitata e û ∈ L1 (Rn .
Allora la formula di inversione vale per ogni x ∈ Rn .
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Un'osservazione fondamentale è il fatto che la corrispondenza tra F e F −1
"zoppica e non poco" (c.f.r. "Analisi Tre", Gilardi).
Il problema che si pone è il seguente.
Abbiamo denito l'antitraformata come
Z
ǔ(x) = (F −1 (x) = (2π)−n eiξ·x u(ξ)dξ
Rn
Spazi S(Rn)
Come spiegato nel precedente paragrafo per passare dalla trasformata di Fourier
per le funzioni sommabili alla trasformata di Fourier per le distribuzioni occorre
introdurre nuovi spazi.
In particolare viene introdotto lo spazio di Schwartz.
Esso è denito come lo spazio delle funzioni regolari che contiene le trasformate
di tutte le funzioni di Cc∞ (Ω), ovvero le trasformate di tutte le funzioni inni-
tamente derivabili a supporto compatto.
Lo spazio di Schwartz viene denotato con S(Rn ) ed i suoi elementi sono funzio-
ni che insieme a tutte le loro derivate hanno all'innito ordine di innitesimo
superiore ad ogni numero reale.
Denition 0.4. Con S(Rn ) denotiamo lo spazio delle funzioni v ∈ C ∞ (Rn )
tali che, per ogni α e β ∈ Nn si abbia che la funzione
{x → xα Dβ v(x)}
è limitata in Rn .
Dove
∂ |β| v
Dβ v(x) :=
∂ β1 x β
1 ...∂ n xn
e n
X
|β| := βj
j=1
8
con β ∈ Nn chiamato multi-indice e |β| chiamata lunghezza del multi-indice.
Ad esempio si consideri la funzione v(x) = e−x , v ∈ S . Infatti:
2
2 2x
v ′ (x) = −2xe−x = −
ex2
2x
lim − =0
x→+∞ e−x2
2 2 4x2 − 2 −x2
v ′′ (x) = (−2x)(−2x)e−x − 2e−x = e
/
4x2 − 2
lim 2 =0
x→+∞ e−x
...
in generale
2
v n (x) = P (x)e−x
2 P (x)
lim P (x)e−x = lim →0
k→∞ k→+∞ e−x2
con P (x) polinomio.
2
⇒ v(x) = e−x ∈ S
Quindi lo spazio di Schwartz è uno spazio di funzioni molto regolari.
Tale regolarità inuisce anche sul concetto di convergenza all'interno di tali
spazi, come risulta evidente dalla denizione successiva.
Denition 0.5. Diciamo che la successione vh converge a v in S(Rn ), se per
ogni α e β ∈ N si ha:
n
lim xα Dβ vh (x) = xα Dβ v
h
uniformemente per x ∈ Rn .
Si ricorda che data una successione di funzioni fn (x) e una funzione f su A,
per convergenza uniforme si intende
lim sup |fn (x) − f (x)|
n A
Lo spazio delle funzioni S(Rn ) viene anche detto spazio delle funzioni a
decrescenza rapida.
Proposition 0.1. Risulta S(Rn ) ⊆ L1 (Rn ). Inoltre, per ogni v ∈ S(Rn e α,
β ∈ N , si ha che le funzioni
n
{x → xα Dβ v(x)}
e
{x → Dα [xβ v(x)]}
appartengono a
S(Rn
.
9
Un'ultimo fondamentale teorema mostra come cambie la relazione fra la
trasformata e l'antitrasformata negli spazi S(Rn ).
Theorem 0.5. Per ogni v ∈ S(Rn ) si ha v̂, v̌ ∈ S(Rn .
Inoltre gli operatori
F, F̌ : S(Rn ) → S(Rn )
sono lineari e biiettivi con F̌ = F −1 .
Inne se vh è una successione convergente a v in S(Rn ), allora
v̂h → v̂
e
v̌h → v̌
in S(R ).
n
per ogni successione {vk } di elementi di Cc∞ (Ω) che tende a 0 nel senso di S .
Lo spazio delle distribuzioni temperate su Rn viene denotato con S ′ (Rn ).
Le distribuzioni temperate contengono molte funzioni L1loc , ma non tutte.
Ad esempio ex ∈ L1loc ma non è una distribuzione temperata.
Infatti ssando v ∈ Cc∞ (Ω) non negativa e tale che v = 1 in [0, 1] costruisco la
successione vk (x) = 2−k v( xk ).
vk → 0
in S . Si ha
1
v1 (x) = v(x)
2
1 x
v2 (x) = v( )
4 2
10
Figura 5: La successione vk (x) = 2−k v( xk ) per v = 1.
1 x
v3 (x) = v( )
9 3
...
e
Z Z +∞ Z 1
+∞ex vk (x)dx = k2−k eky v(y)dy ≥ k2−k eky dy = 2−k (ek − 1)
−∞ −∞ 0
/ S ′ (Rn )
⇒ ex ∈
Lemma 0.6. per ogni v ∈ S(Rn ) esiste una successione {vk } di elementi di
Cc∞ (Ω) che converge a v in S(Rn ).
Denition 0.7. Se u ∈ S(Rn ) e v ∈ S(Rn si pone
Z
< u, v >= uv = lim uvk
Rn k→∞
dove {vk } è una successione di elementi di Cc (Ω) convergente a v nel senso dello
spazio S(Rn ).
Denition 0.8. Siano {uk } una successione di distribuzioni temperate e u
una distribuzione temperata. Diciamo che {uk } converge a u nel senso delle
distribuzioni temperate e scriviamo uk → u in S ′ (Rn ) quando
Z Z
lim uk v = uv
k→∞ Rn Rn
11
Denition 0.9. Una funzione u ∈ L1loc (Rn è a crescenza lenta quando è
possibile decomporre u in u = P w con P polinomio e w ∈ L1loc (Rn ).
tutti i polinomi sono a crescenza lenta;
ogni funzione u ∈ Lp è a crescenza lenta;
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dalla denizione Z +∞
δ(x)v̂(x)dx = v̂(0) =
−∞
Z +∞
−ix·t
= v(t)e dt =
−∞ x=0
Z +∞
v(t)dt =< 1, v >
−∞
si ha
2k
... =
1 + k2 ξ 2
13
2k
⇒ ûk (x) =
1 + k2 ξ 2
verico che ûk → 2πδ in S ′ , infatti
Z +∞
2k
lim v(ξ)dξ = ... = 2πv(0)
k→∞ −∞ 1 + k2 ξ 2
applicando il teorema della convergenza dominata con funzione dominante
2∥v∥∞
g=
(1 + x2 )
si ottiene
û = (2π)δ
per n = 1.
Proposition 0.3. Sia u una distribuzione a supporto compatto in Rn . Allora
la distribuzione û è una funzione e vale la formula
Z
û(ξ) = e−iξ·x u(x)dx
Rn
per ogni ξ ∈ Rn .
Consideriamo ora una palla mathcalBR .
Proposition 0.4. Sia u nua funzione a crescita lenta. Allora û è data da
Z
û(ξ) = lim e−iξ·x u(x)dx
R→∞ BR
in S ′ .
Trasformata di Fourier in L2
Il passaggio per denire la trasformata di Fourier in L2 che sappiamo denisce
gli spazi di Hilbert è dato dal seguente teorema.
Theorem 0.11. teorema di Plancherel Sia u ∈ S ′ (Rn . Allora u ∈ L2 (∖n ) se e
solo se û ∈ L2 (Rn . Inoltre per ogni u ∈ L2 (Rn vale
∥û∥2 = (2π)n/2 ∥u∥2
Z
lim e−iξ·x u(x)dx = û(ξ)
k→∞ Ak
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Figura 7: Successione crescente Ak di sottoinsiemi di Rn .
in L2 .
Se Z
lim e−iξ·x u(x)dx
k→∞ Ak
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∅∈M
A ∈ M ⇒ Ac ∈ M
Una σ -algebra è chiusa anche per complemento, per unione nita, per inter-
sezione nita, per intersezione numerabile.
Theorem 0.12. Sia (X, M, µ) uno spazio misurato. Allora valgono le seguenti
proprietà:
se A, B ∈ M, A ⊆ B , allora µ(A) ≤ µ(B), monotonia
se (An )n ⊆ M, allora µ(∪∞ µ(Ai ),
P∞
i=1 ≤ i=1 subadditività numerabile
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Se f (x) < +∞, ∀x ∈ X , allora µ è σ -nita su X .
Un'altro esempio è la misura che conta i punti.
Sia X un insieme generico e deniamo M = ℘(X) e µ(A) = Card(A).
La µ è denita come la misura che conta i punti, essa è nita se X è nito, e
σ -nita se X è numerabile.
Si prenda
X = {1, 2, 3}
M = ℘(X) = {∅, {1}, {2}, {3}, {1, 2}, {1, 3}, {2, 3}, {1, 2, 3}}
A = {2, 3}
allora
µ(A) = Card(A) = 2
Prima di enunciare la misura di Lebesgue, che si utilizza per la denizione degli
spazi Lp ed in particolare per gli spazi L1 ed L2 di nostro ineresse, diamo le
seguenti denizioni che permettono di introdurre la nozione di misura esterna.
Denition 0.16. Una σ-algebra M si dice completa rispetto alla misura µ se
contiene tutti i sottoinsiemi degli insiemi a misura nulla, cioè se
µ(A) = 0
⇒
B ∈ M∀B ⊆ A
Denition 0.17. Prendiamo un insieme X . Una funzione d'insieme µ∗ :
misura esterna se:
℘(X) → [0; +∞] si dice
µ ∗ (∅) = 0
A ⊆ B ⇒ µ ∗ (A) ≤ µ ∗ (B)
P∞
µ ∗ (∪∞
n=1 An ) ≤ n=1 (An )
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Denition 0.18. Il volume n-dimensionale di un parallelepipedo P
QN
= i=1 Ii
è
N
Y
vN (P ) = l(Ii )
i=1
m ∗N (∅) = m ∗N ({x}) = 0 ∀x ∈ Rn
Importanti teoremi
Theorem 0.13. Teorema della convergenza monotona o di Beppo Levi Sia
E ⊆ Rn , µ-misurabile, fh una successione di M (E, µ, R) ed f ∈ RE /µ.
Supposto che 0 ≤ fk ≤ fk+1 e ∀h ∈ N
fn → f
µ-q.o., allora
f ∈ M (E, µ, R)
f ≥0
Z Z
lim fh dµ = f dµ
h→∞ E E
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Lemma 0.14. Lemma di Fatou Sia E ⊆ Rn , µ-misurabile, fk successione in
M (E, µ, R), fk ≥ 0 ∀h ∈ N,
allora
lim inf fk ∈ M (E, µ, R)
h→∞
lim inf fk ≥ 0
h→∞
Z Z
lim inf fh dµ ≤ lim inf fk dµ
e h→∞ h→∞ E
∀h ∈ N, allora
f ∈ L1 (E, µ, R
Z
lim |fh − f |dµ = 0
h→∞ E
e Z Z
lim fh dµ = f dµ
h→∞ E E
ovvero che due funzioni denite sullo stesso insieme misurabile, se dieriscono
per un insieme di misura nulla sono equivalenti.
Si ricorda che una relazione di equivalenza è denita dalle seguenti proprietà:
f ∼f proprietà riessiva;
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f ∼g⇒g∼f proprietà simmetrica;
f ∼g eg∼h⇒f ∼h proprietà transitiva;
In pratica quando si parla di funzione negli spazi Lp ci si riferisce in realtà ad
una classe di funzioni, ovvero si parla più propriamente di spazio quoziente e
si indica con
Y E /µ := Y E / ∼
Esempio pratico, siano date le funzioni f, g il cui graco è mostrato nelle im-
magini seguenti: esse deniscono una stessa classe di funzioni e quindi all'atto
fh converge a f µ-q.o.
⇒
lim fh (x) = f (x)
h
µ-q.o. x ∈ E .
Importanti sono inoltre le seguenti denizioni di maggiorante essenziale e mi-
norante essenziale, analoghe alle classiche denizioni di maggiorante e minorante
di un insieme.
Denition 0.23. M ∈ R si dice maggiorante essenziale per f sse
f (x) ≤ M , µ-q.o x ∈ E
Denition 0.24. m ∈ R si dice minorante essenziale per f sse
f (x) ≥ m, µ-q.o x ∈ E
Da cui seguono le denizioni di limite inferiore essenziale e limite superiore
essenziale.
Denition 0.25. ess inf = {M ∈ R : M è maggiorante essenziale per f }
20
Denition 0.26. ess sup = {M ∈ R : M è minorante essenziale per f }
É possibile quindi dare una denizione di funzione sommabile.
Denition 0.27. Siano:
E ⊆ Rn misurabile;
µ una misura esterna;
M (E, µ) uno spazio misurabile;
allora L1 può essere denito come l'insieme delle funzioni sommabili.
L1 (E, µ) = {f ∈ M (E, µ) : f è µ-sommabile }
vale a dire Z
|f | < ∞
E
se la misura è di Lebesgue, cioè µ = L, scriviamo:
Z
|f |dx < ∞
E
se la misura è una misura generica scriviamo:
Z
|f |dµ < ∞
E
In generale per p > 1 possiamo denire:
Z
Lp (E) = {f ∈ M(E, µ) : |f |p dµ < ∞} =
E
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Cenni alla teoria delle distribuzioni
Per introdurre le distribuzioni è necessario introdurre una classe di funzioni spe-
ciali. Su tratta delle funzioni localmente sommabili, L1loc .
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Denition 0.31. Sia Ω un aperto di Rn . Con C0∞ (Ω) oppure con Cc∞ (Ω)
denotiamo lo spazio vettoriale, reale o complesso, delle funzioni v ∈ C ∞ il cui
supporto è un sottoinsieme compatto di Ω.
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esiste un compatto K ⊂ Ω che include i supporti di tutte le vk ;
uniformemente in Ω.
Possiamo quindi enunciare la seguente proposizione.
Proposition 0.9. Proprietà di continuità per le distribuzioni Sia dato il fun-
zionale Z
L(v) = u(x)v(x)dx
Ω
in Cc∞ , allora
Lvk → Lv
Se v è nelle condizioni dette e se K è un compatto che include tutti i supporti
delle vk , si ha:
Z
|Lvk − Lv| ≤ |u||vk − v| ≤ ∥u∥1,K ∥vk − v∥∞,K
K
e
∥vk − v∥∞,K → 0
Possiamo ora dare una dezione di distribuzione.
Denition 0.34. Sia Ω ⊆ Rn aperto. Chiamiamo distribuzione su Ω ogni
funzionale lineare L su Cc∞ (Ω) che sia continuo nel senso seguente:
vk → v
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