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Capitolo 3

Integrali indefiniti e definiti

3.1 Integrale indefinito


Sia data una funzione f : (a, b) → R .
Definizione 1 Sia F : (a, b) → R una funzione derivabile in (a, b) e tale
che
F ′ (x) = f (x) ∀x ∈ (a, b).
Si dice allora che F è una primitiva di f in (a, b).
Si ha il seguente

Teorema 1 (Caratterizzazione delle primitive) Sia F una primitiva di


f in (a, b). Allora, tutte e sole le primitive di f in (a, b) sono le funzioni
F (x) + k, al variare di k in R.

Dimostrazione. Se F è una primitiva di f in (a, b) e k ∈ R, posto G(x) =


F (x) + k, si ha subito G′ (x) = f (x) + 0 = f (x) ∀x ∈ (a, b). Viceversa, se F
e G sono due primitive di f in (a, b) la funzione differenza

H(x) = G(x) − F (x) ∀x ∈ (a, b)

è derivabile in (a, b) e si ha

H ′ (x) = G′ (x) − F ′ (x) = f (x) − f (x) = 0 ∀x ∈ (a, b).

1
2 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Per il teorema sulle funzioni con derivata identicamente nulla (conseguenza


del Teorema di Lagrange) (1 )H è costante in (a, b) e quindi esiste k ∈ R tale
che F (x) − G(x) = k, ∀x ∈ (a, b).
Da questo teorema segue che una funzione, se ha una primitiva, ne ha
infinite. Esistono tuttavia delle funzioni che non hanno alcuna primitiva,
come mostra il seguente esempio.

Esempio 1 Si consideri la funzione definita in R ponendo



1 se x ≥ 0
f (x) =
−1 se x < 0

e supponiamo per assurdo che F sia una primitiva di f in ] − ∞, +∞[. In


particolare, F è una primitiva di f sia in [0, +∞[ sia in ] − ∞, 0[. Osserviamo
che, un’altra primitiva di f in [0, +∞[ è la funzione g(x) = x, quindi, per il
teorema precedente, esiste un numero reale k tale che F (x) = x + k ∀x ≥ 0.
Analogamente si conclude che esiste un numero reale c tale che F (x) =
−x + c ∀x < 0.
Dato che F è una funzione derivabile e quindi continua in ] − ∞, +∞[ si
ha limx→0− F (x) = limx→0+ F (x), cioè c = k. In definitiva,

F (x) = |x| + k ∀x ∈ R

e ciò è assurdo perché implica che la funzione |x| è derivabile in tutto R.

Definizione 2 Si chiama integrale indefinito di f e si denota con il simbolo


Z
f (x)dx,

l’insieme formato dalle primitive di f , se f è dotata di primitive, l’insieme


vuoto se f non è dotata di primitive .
1
Se x1 , x2 sono due punti distinti di (a, b), supposto che x1 < x2 possiamo applicare
il Teorema di Lagrange alla restrizione di H all’intervallo [x1 , x2 ] e otteniamo che esiste
c ∈]x1 , x2 [ tale che H(x2 ) − H(x1 ) = H ′ (c)(x2 − x1 ) = 0 e dunque H(x2 ) = H(x1 ).
3.1. INTEGRALE INDEFINITO 3

Per quanto visto sopra, se F è una primitiva di f , si suole scrivere

Z
f (x) dx = F (x) + k, k∈R

.
L’integrale indefinito è dunque un insieme di funzioni, vuoto o costituito
da infiniti elementi.
Dalla tabella delle derivate delle funzioni elementari si può facilmente
costruire una tabella di integrali indefiniti immediati:

Z
ex dx = ex + k,
Z
cos x dx = sin x + k
Z
sin x dx = − cos x + k
Z
1
dx = arctan x + k
Z x2 + 1
1
√ dx = arcsin x + k = − arccos x + k
1 − x2
xα+1
Z
xα dx = + k, (α ̸= −1)
Z α+1
1
dx = log |x| + k.
x

Tenendo presente la regola di derivazione delle funzioni composte, si ha


poi, se f è una funzione derivabile tale da potere effettuare di volta in volta
la composizione indicata:
4 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Z
e[f (x)] f ′ (x) dx = ef(x) + k,
Z
cos[f (x)]f ′ (x)dx = sin[f(x)] + k
Z
sin[f (x)]f ′ (x) dx = − cos[f(x)] + k
Z
1
2+1
f ′ (x) dx = arctan[f(x)] + k
Z [f (x)]
1
p f ′ (x) dx = arcsin[f(x)] + k = − arccos[f(x)] + k
1 − [f (x)]2

[f(x)]α+1
Z
[f (x)]α f ′ (x) dx = + k, (α ̸= −1)
Z α+1
1 ′
f (x) dx = log |f(x)| + k.
f (x)

Teorema 2 (Proprietà di omogeneità.) Se f è dotata di primitive in


(a, b) e k è un numero reale diverso da zero, allora
i) kf è dotata di primitive in (a, b);
Z Z
ii) kf (x) dx = k f (x) dx.

dove il secondo membro indica l’insieme delle funzioni ottenute molti-


plicando per k le primitive di f .

Dimostrazione. Se Z
F ∈ kf (x) dx

allora F ′ (x) = kf (x), ∀x ∈ (a, b). Posto


F (x)
G(x) = ∀x ∈ (a, b),
k
si ha G′ (x) = f (x) ∀x ∈ (a, b), cio è G è una primitiva di f in (a, b). Poichè
F (x) = kG(x), ∀x ∈ (a, b) la funzione F appartiene al secondo membro
3.1. INTEGRALE INDEFINITO 5

della ii)
Z in quanto è il prodotto di k per una primitiva di f . Viceversa, se
F ∈k f (x) dx, esiste G primitiva di f tale che

F (x) = kG(x) ∀x ∈ (a, b),

da cui F ′ (x) = kf (x), ∀x ∈ (a, b) e quindi


Z
F ∈ kf (x) dx.

Osservazione 1 Se k = 0 la tesi non vale, infatti in questo caso il primo


membro è l’integrale della funzione identicamente nulla, cioè l’insieme delle
funzioni costanti, mentre il secondo membro è formato dalla sola funzione
identicamente nulla.

Esempio 2 . Riprendendo quanto osservato prima a proposito dell’integrale


di una funzione composta, e applicando la proprietà di omogeneità si ottiene,
ad esempio, se c ̸= 0
ecx
Z Z
cx 1
e dx = cecx dx = + k.
c c
Analogamente Z
sin(cx)
cos(cx) dx = +k
c
e Z
cos(cx)
sin(cx) dx = − + k.
c

Teorema 3 (Proprietà distributiva.) Siano f e g due funzioni dotate di


primitive in (a, b). Allora
i) f + g è dotata di primitive in (a, b)
6 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI
Z Z Z
ii) (f (x) + g(x)) dx = f (x) dx + g(x) dx

dove il secondo membro indica l’insieme delle funzioni ottenute som-


mando una primitiva di f ed una primitiva di g.

Dai due risultati precedenti segue il

Metodo di integrazione per decomposizione in somma


Se f , g sono due funzioni dotate di primitive in (a, b) e h, k sono due nu-
meri reali, non entrambi nulli, allora la funzione hf +kg è dotata di primitive
in (a, b) e si ha
Z Z Z
1. (hf (x) + kg(x)) dx = h f (x) dx + k g(x) dx
Z Z
2. (hf (x) + kg(x)) dx = hF (x) + k g(x) dx,

essendo F una primitiva di f in (a, b).

Il seguente risultato fornisce un utile metodo di integrazione quando la


funzione integranda è il prodotto di una funzione per la derivata di un’altra
funzione.

Teorema 4 (Integrazione indefinita per parti) Siano f, g due funzioni


derivabili in (a, b). Se f g ′ è dotata di primitive in (a, b) allora

i) f ′ g è dotata di primitive in (a, b);


Z Z
ii) f (x)g (x) dx = f (x)g(x) − f ′ (x)g(x) dx.

Dimostrazione. Per la regola di derivazione del prodotto si ha

f (x)g ′ (x) = (f (x)g ′ (x) + f ′ (x)g(x)) − f ′ (x)g(x) =

D[f (x)g(x)] − f ′ (x)g(x), ∀x ∈ (a, b)


3.1. INTEGRALE INDEFINITO 7

e la i) è vera per la proprietà distributiva dell’integrale indefinito. Inoltre,


applicando la formula di integrazione per decomposizione in somma si ottiene
la ii).
Questa formula si usa dunque quando è possibile individuare, nella fun-
zione integranda, un fattore di cui sia nota una primitiva. I fattori f e g ′ si
chiamano, rispettivamente, fattore finito e fattore differenziale.
Applichiamo il metodo di integrazione per parti in alcuni casi notevoli.

Esempio 3 Sia n ∈ N. Determiniamo


Z
ex xn dx.

Scegliendo ex come fattore differenziale e xn come fattore finito si ha


Z Z
e x dx = e x − n ex xn−1 dx =
x n x n

Z !
= ex xn − n ex xn−1 − (n − 1) ex xn−2 dx = ··· .

e dopo n integrazioni per parti, il problema viene ricondotto alla determina-


zione dell’integrale indefinito di ex . Osserviamo che in questo caso avremmo
potuto scegliere ex come fattore finito ( la sua derivata ex ) e xn come fattore
xn+1
differenziale, ( una sua primitiva è ). Tuttavia, tale scelta giusta non è
n+1 Z
vantaggiosa, perchè riconduce alla determinazione dell’integrale ex xn+1 dx.
Scegliendo, invece, ex come fattore differenziale e xn come fattore finito, il
grado di xn diminuisce (si osservi che derivando il grado di xn diminuisce),
Ad esempio, se n = 2, si ha
Z Z
e x dx = e x − 2 ex xdx =
x 2 x 2

 Z 
e x − 2 e x − e · 1 dx = ex x2 − 2ex x + 2ex + k.
x 2 x x
8 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Esempio 4 Determiniamo Z
log x dx.

Considerando 1 come fattore differenziale si ha


Z Z Z
1
log xdx = 1 · log xdx = x log x − x dx = x(log x − 1) + k
x
Esempio 5 Applicando il metodo di integrazione per parti, si determinano
gli integrali indefiniti Z
1
In = dx
(x + 1)n
2

con n ∈ N, n ≥ 2 ( per n = 1 l’integrale è immediato). Occupiamoci del caso


n = 2.
Z
1
I2 = dx =
(x + 1)2
2

x2 + 1 − x2 −2x
Z Z Z
1 1
2 2
dx = 2
dx + · xdx =
(x + 1) x +1 2 (x + 1)2
2

Z !
1 x dx
arctan x + − ·1 =
2 x2 + 1 x2 + 1
!
1 x
arctan x + 2 + k.
2 x +1
−2x 1
Si osservi che è la derivata di 2 .
(x2+ 1) 2 x +1

Osservazione 2 In alcuni casi, integrando per parti, si giunge ad una


eguaglianza (insiemistica) del tipo
Z Z
f (x)dx = g(x) + c f (x)dx

Se c ̸= 1, si può dimostrare che


Z
1
f (x)dx = g(x) + k.
1−c
3.1. INTEGRALE INDEFINITO 9

Esempio 6 Applichiamo l’osservazione precedente per determinare


Z
ex sin xdx.

Risulta Z Z
e sin xdx = e sin x − ex cos xdx =
x x

Z
e sin x − e cos x − ex sin xdx
x x

e quindi Z
1
ex sin xdx = ex (sin x − cos x) + k.
2

Il seguente risultato fornisce un utile metodo di integrazione quando la


funzione integranda è il prodotto di una funzione composta per la derivata
della funzione interna.

Teorema 5 (Primo teorema di integrazione indefinita per sostituzione)


Siano: g : (a, b) → (α, β) una funzione derivabile, f : (α, β) → R una
funzione dotata di primitive in (α, β) .
Allora, si ha:

i) f (g(x))g ′ (x) è dotata di primitive in (a, b);


Z Z 

ii) f (g(x))g (x) dx = f (t)dt
t=g(x)

dove il secondo membro è l’insieme delle funzioni ottenute componendo


con g le primitive di f in (α, β).

Dimostrazione Sia F una primitiva di f , consideriamo la funzione G(x) =


F (g(x)), si ha G′ (x) = f (g(x))g ′ (x) quindi G è una primitiva di f (g(x))g ′ (x).
Dunque, il primo
 membro
 della tesi è uguale a G(x) + k, il secondo membro
è uguale a F (t) + k t=g(x) = F (g(x)) + k = G(x) + k. La tesi è dunque
provata.
10 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Esempio 7 Prima di tutto osserviamo che, senza averlo specificato, abbiamo


applicato proprio questa proprietà nell’Esempio 2. Infatti, si ha

ecx
Z Z Z 
cx 1 cx 1 t
1. e dx = ce dx = e dt = +k
c c t=cx c
dato che la derivata di cx è c.
Z Z Z 
2 1 2 1
2. Si ha x cos(x +5)dx = (2x) cos(x +5)dx = cos tdt =
2 2 t=x2 +5
1
sin(x2 + 5) + k
2
dato che la derivata di x2 + 5 è 2x.
ex
Z Z 
1
3. Si ha dx = dt = log(ex + 5) + k
ex + 5 t + 5 t=ex
dato che la derivata di ex è ex .

Integrazione dei polinomi trigonometrici.


Ci limiteremo ad integrali del tipo
Z Z
In = cos x dx, Jn = sinn xdx
n

Z
H= cosm x sinn x dx

essendo n, m ∈ N.
Si ha:

I1 = sin x + k, k ∈ R;

Z
1 + cos(2x) x sin(2x)
I2 = dx = + + k, k ∈ R;
2 2 4

Z Z hZ i
2 2 2
I3 = cos x · cos x dx = cos x(1 − sin x) dx = (1 − t ) dt
t=sin x
3.1. INTEGRALE INDEFINITO 11

e analogamente si procede per n > 3. In pratica, per n pari si utilizzano le


formule di bisezione e per n dispari si ricorre all’integrazione per sostituzione.
Analogamente

J1 = − cos x + k

1 − cos(2x)
Z
J2 = dx
2
e si procede come per I2
Z Z
J3 = sin x · sin x dx = − (− sin x)(1 − cos2 x) dx
2

e si procede come per I3 .


Per determinare H si distinguono due casi:

i) se almeno uno fra m, n è dispari, ad esempio m = 2p + 1, p ∈ N0 si


procede per sostituzione:
Z Z
H = cos x · (cos x) · sin x dx = cos x(1 − sin2 x)p sinn x dx =
2 p n

hZ i
= (1 − t2 )p tn dt
t=sin x

quindi ci si riconduce all’ integrale di un polinomio

ii) se m, n sono entrambi pari, ovvero m = 2p, n = 2q, con p, q ∈ N si


procede nel seguente modo
1 + cos(2x) p  1 − cos(2x) q
Z 
H= dx
2 2
e ci si riconduce a integrali del tipo In .

Esempio 8 Determiniamo alcuni integrali indefiniti di polinomi trigonome-


trici.
12 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Z Z "Z #
1. sin x cos3 xdx = − (− sin x) cos3 xdx = − t3 dt =
t=cos x
4
cos x
− + k, k ∈ R.
4
Z Z Z
2. cos x sin xdx = (cos x) cos x sin xdx = (cos x)(1−sin2 x) sin2 xdx =
3 2 2 2

hZ i
(t2 − t4 )dt =
t=sin x

sin3 x sin5 x
− + k, k ∈ R
3 5
1 + cos(2x) 1 − cos(2x) 1 − cos2 (2x)
Z Z Z
2 2
3. cos x sin xdx = dx = dx =
Z  2 Z 2 4
1 1 + cos(4x)  1  1 1 
1− dx = − cos(4x) dx =
4 2 4 2 2
1 1
x− sin(4x) + k, k ∈ R.
8 32
Alla fine del paragrafo presenteremo un altro metodo, più raffinato, di
integrazione per sostituzione.

3.2 Integrazione delle funzioni razionali frat-


te
Sia f una funzione razionale fratta
a(x)
f (x) = (3.1)
b(x)
con a, b polinomi primi fra loro.
Se il grado di a è maggiore o uguale del grado di b, effettuando la divisione
fra a e b si ottengono due polinomi q e r, quest’ultimo avente grado minore
di quello di b, tali che
r(x)
f (x) = q(x) + .
b(x)
3.2. INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI RAZIONALI FRATTE 13

Quindi per integrare una qualsiasi funzione razionale fratta basta integra-
re un polinomio e una funzione razionale fratta propria, ossia una funzio-
ne razionale fratta in cui il grado del numeratore è minore di quello del
denominatore.
Supponiamo dunque che la funzione (3.1) sia una funzione razionale fratta
propria. e sia m il grado del polinomio b. È noto che l’equazione b(x) = 0 ha
esattamente m soluzioni reali o complesse, ciascuna con una sua molteplicità.
In particolare se α è una soluzione reale con molteplicità n allora b(x) è
divisibile per (x − α)n , mentre se il numero complesso k + ic è una soluzione
con molteplicità n, anche il suo coniugato k − ic è una soluzione con la stessa
molteplicità e il polinomio b(x) è divisibile per [x − (k + ic)]n [x − (k − ic)]n =
[(x − k)2 + c2 ]n .
Dunque, il polinomio b si decompone nel prodotto di fattori del tipo
(x − α)n e fattori del tipo [(x − k)2 + c2 ]n , cioè nel prodotto di potenze di
polinomi di primo grado e di polinomi di secondo grado con discriminante
negativo.
A questo punto, si dimostra che è possibile decomporre la funzione razio-
nale f nella somma di funzioni razionali (dette fratti semplici) del tipo
A
(3.2)
(x − α)n

Ax + B
, c > 0. (3.3)
[(x − k)2 + c2 ]n
con A, B, ∈ R.
Precisamente, ogni fattore di b del tipo (x − α)n dà luogo ad n fratti
semplici
A1 A2 An
, 2
, ··· ,
x − α (x − α) (x − α)n
Ogni fattore del tipo [(x − k)2 + c2 ]n dà luogo ad n fratti semplici
A1 x + B1 A2 x + B2 An x + Bn
2 2
, 2 2 2
, ··· , .
(x − k) + c [(x − k) + c ] [(x − k)2 + c2 ]n
Esempio 9 Ad esempio, se una funzione razionale fratta ( propria) ha de-
nominatore nella forma
14 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

x3 (x − 2)(x2 + 5)(x2 + 1)2


i suoi fratti semplici saranno:
A1 A2 A3 A4
, , ,
x x2 x3 x − 2
e
C1 x + B1 C2 x + B2 C3 x + B3
, , .
x2 + 5 (x2 + 1) (x2 + 1)2

L’ integrazione di una funzione razionale fratta propria viene ricondotta


all’integrazione dei suoi fratti semplici.
3.2. INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI RAZIONALI FRATTE 15

Integrazione dei fratti semplici

II fratti semplici (3.2) si integrano nel seguente modo. Intanto osserviamo


che, grazie alla proprietà di omogeneità, possiamo supporre A = 1. Poniamo
Z
1
In = dx
(x − c)n
Se n = 1 si ha
I1 = log |x − c| + k.
Se n > 1 si ha
Z
1 1
In = (x − c)−n dx = +k
−n + 1 (x − c)n−1
Integriamo i fratti semplici (3.3). Tratteremo solo i casi n = 1 e n = 2.

Primo caso: n = 1.

Prima di tutto osserviamo che, grazie al primo teorema di integrazione


per sostituzione, possiamo supporre k = 0 . Si ha, decomponendo in somma:
Z Z Z
Ax + B x 1
2 2
dx = A 2 2
dx + B dx.
x +c x +c x + c2
2

Senza ledere la generalità, possiamo supporre che A = B = 1.


Consideriamo separatamente i due integrali ottenuti.

Z Z
x 1 2x 1
2 2
dx = dx = log(x2 + c2 ) + k;
x +c 2 x2 +c 2 2

Z Z Z
1 1 1 1 1
dx = h 2 i dx = h 2 i dx =
x + c2
2
x c c x
c2 c
+1 c
+1
Z
1 h 1 i 1 x
dt = arctan +k
c t2 + 1 t= xc c c
16 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

x
dato che la derivata di c
è 1c .

Secondo caso: n = 2.

Anche questa volta, senza ledere la generalità possiamo supporre che A =


B = 1 e che k = 0. Si ha, decomponendo in somma:
Z
x+1
dx = I1 + I2
(x + c2 )2
2

essendo
Z Z
x 1
I1 = dx, I2 = dx.
(x + c2 )2
2 (x2 + c2 )2
Si ha
Z Z
1 2x 1 h 1 i 1 1
I1 = dx = dt =− +k
2 (x2 + c2 )2 2 t2 t=x2 +c2 2 x + c2
2

Per determinare I2 procediamo come abbiamo visto nell’Esempio 5 rela-


tivo all’integrazione per parti:

c2 x 2 + c2 − x 2
Z Z
1 1
I2 = 2 dx = dx =
c (x2 + c2 )2 c2 (x2 + c2 )2
−x2
Z Z
1 1 1
dx + dx.
c2 x 2 + c2 c2 (x2 + c2 )2
Il primo dei due integrali è stato già studiato nel caso n = 1,. Per de-
1 −2x
terminare il secondo osserviamo che la derivata di x2 +c 2 è (x2 +c2 )2 quindi è

possibile procedere per parti:

−x2 −2x
Z Z Z
1 1 x 1 1
2 2 2
dx = x· 2 2 2
dx = 2 2
− dx.
(x + c ) 2 (x + c ) 2 x +c 2 x2 + c2
e anche stavolta ci si riconduce a quanto studiato nel caso n = 1.

Con le considerazioni fatte finora, siamo in grado di integrare una funzione


del tipo
3.2. INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI RAZIONALI FRATTE 17

ax + b
f (x) = .
x2 + px + q
Posto ∆ = p2 − 4q, distinguiamo tre casi:

1. ∆ > 0.
In questo caso il trinomio al denominatore ha due zeri reali e distinti
x1 , x2 e si ha x2 + px + q = (x − x1 )(x − x2 ). Si cercano A e B tali che

ax + b A B
= + .
x2 + px + q x − x1 x − x2
Si deve risolvere il sistema
(
A+B =a
−x2 A − x1 B = b

che ammette una sola soluzione in quanto il determinante dei coeffi-


cienti vale x2 − x1 ̸= 0. Ci si riconduce quindi al caso (3.2).

2. ∆ = 0.
In questo caso il trinomio al denominatore ha un solo zero x0 di mol-
teplicità 2 e si ha
x2 + px + q = (x − x0 )2 .

Procedendo come nel caso precedente, si determinano due numeri A e


B tali che

ax + b A B
= + .
x2 + px + q x − x0 (x − x0 )2

In questo modo, ci si riconduce nuovamente al caso (3.2).

3. ∆ < 0.

In questo caso, si utilizza il metodo del completamento dei quadrati:


18 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI


2 2 p2 p2  p 2  −∆ 2
x + px + q = x + px + − +q = x+ +
4 4 2 2
quindi il trinomio al denominatore si scrive nella forma (x − k)2 + c2 e
si ha
Z Z Z
x 1
f (x)dx = a 2
dx + b dx =
x + px + q (x − k)2 + c2
Z Z
a 2x 1
2
dx + b dx =
2 x + px + q (x − k)2 + c2
2x + p − p
Z Z
a 1
dx + b dx =
2 x2 + px + q (x − k)2 + c2
Z Z
a 2x + p  ap  1
2
dx + b − dx =
2 x + px + q 2 (x − k)2 + c2
Z
a 2
 ap  h 1 i
log(x + px + q) + b − dt .
2 2 t2 + c2 t=x−k

Ci si riconduce quindi al caso (3.3).

Esempio 10 Determiniamo
Z
x+4
I= dx.
x2 −x−6
Si ha
x2 − x − 6 = (x − 3)(x + 2)
quindi i fratti semplici saranno del tipo
A B
, .
x−3 x+2
Determiniamo le costanti A, B in modo che
3.2. INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI RAZIONALI FRATTE 19

x+4 A B (A + B)x + 2A − 3B
= + =
x2
−x−6 x−3 x+2 x2 − x − 6
quindi deve essere A + B = 1, 2A − 3B = 4. Si trova
7 2
A= , B=−
5 5
e, integrando i due fratti semplici, l’integrale richiesto risulta
7 2
I= log |x − 3| − log |x + 2| + k.
5 5
Esempio 11 Determiniamo
Z
x+4
dx.
x2 − 2x + 1
In questo caso i fratti semplici sono del tipo
A B
, .
x−1 (x − 1)2
5
Si trova A = 1, B = 5 quindi l’integrale richiesto risulta log |x−1|− x−1 +k.

Esempio 12 Determiniamo
Z
x+4
I= dx.
x2 +x+4
Il denominatore ha discriminante negativo, quindi si procede nel seguente
modo

Z Z Z
1 2x + 8 1 2x + 1 1 7
I= 2
dx = 2
dx + 2
dx =
2 x +x+4 2 x +x+4 2 x +x+4
Z
1 2 7 dx
log(x + x + 4) + 2 =
2 2

1 15
x+ 2 + 4
1 7 2  1
log(x2 + x + 4) + √ arctan √ x+ +k
2 15 15 2
20 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Esempio 13 Determiniamo il seguente integrale


Z
x+3
I= dx
(x2 + 4)2
Risulta
Z Z Z
1 2x + 6 1h dt i dx
I == dx = +3 =
2 (x2 + 4)2 2 t2 t=x2 +4 (x2 + 4)2

x2 + 4 − x 2
Z
1 3
− + dx =
2(x2 + 4) 4 (x2 + 4)2
Z Z
1 3 dx 3 2x
− 2
+ 2
− − 2 · xdx =
2(x + 4) 4 x +4 8 (x + 4)2
Z
1 3 x 3 x 3 dx
− 2
+ arctan − 2
+ 2
=
2(x + 4) 8 2 8x +4 8 x +4
1 9 x 3 x
− + arctan − + k.
2(x2+ 4) 16 2 8 x2 + 4

Vediamo ora alcuni esempi in cui la funzione razionale fratta non è pro-
pria. Come detto prima, la funzione deve essere decomposta nella somma di
un polinomio e di una funzione razionale fratta propria.In alcuni casi basta
effettuare alcune semplici trasformazioni (primi tre esempi a seguire), altre
volte è conveniente effettuare la divisione fra il numeratore e il denomina-
tore (ultimi due esempi). (Gli integrali proposti possono essere facilmente
completati per esercizio).

Esempio 14 Determinare i seguenti integrali indefiniti

2x + 3 − 1
Z Z Z
x+1 1 2x + 2 1
1. dx = dx = dx =
2x + 3 2 2x + 3 2 2x + 3
Z 
1 1 
1− dx.
2 2x + 3
3.2. INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI RAZIONALI FRATTE 21

x4 x4 − 1 + 1
Z 4
x −1
Z Z
1
2. dx = dx = ( 2 + 2 )dx =
x2 + 1 2
x +1 x +1 x +1
Z 
1 
x2 − 1 + 2 dx.
x +1

x2 + 2 x2 − 25 + 25 + 2
Z Z Z 
27 
3. dx = dx = x+5+ dx
x−5 x−5 x−5
x3 −2x 
Z Z 
4. dx = x + dx
x2 + 2 x2 + 2
Z 4 Z 
x +1 3x + 1 
5. dx = x+ 3 dx
x3 − 2 x −2

Integrazione per razionalizzazione.


Grazie al primo teorema di integrazione per sostituzione, è possibile ri-
condurre alcuni integrali a quelli di funzioni razionali fratte. Lo vediamo
attraverso alcuni esempi.

ex
Z Z
h 1 i
1. dx = dt = log(ex + 1) + k
ex + 1 t+1 t=ex

e2x + 4ex ex + 4
Z Z Z
x
h t+4 i
2. dx = e 2x dx = dt
e2x + 1 e +1 t2 + 1 t=ex

qui abbiamo osservato che è presente il fattore D(ex ) = ex . Se esso


non è presente, basta, per ottenerlo, moltiplicare il numeratore e il
denominatore per ex , come nel seguente esempio:

ex
Z Z Z
dx h dt i
3. = dx =
ex + 3 e2x + 3ex t2 + 3t t=ex

e, analogamente
22 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

tan x(tan2 x + 1)
Z Z Z
tan x h t i
4. dx = dx = dt
tan x + 1 (tan x + 1)(tan2 x + 1) (t + 1)(t2 + 1) t=tan x

qui abbiamo moltiplicato numeratore e denominatore per tan2 x+1 che


è la derivata di tan x.

Concludiamo il paragrafo presentando il seguente

Teorema 6 (Secondo teorema di integrazione per sostituzione) Siano:


f : (a, b) → R una funzione dotata di primitive, g : (c, d) → R una funzione
derivabile e tale che Im g = (a, b). Se g è invertibile si ha
Z "Z #
f (x) dx = f (g(t))g ′ (t) dt
t=g −1 (x)

Dimostrazione. Dal primo teorema di integrazione per sostituzione


segue che
Z "Z #
f (g(t))g ′ (t) dt = f (x) dx .
x=g(t)

Componendo ambo i membri con t = g −1 (x) si ottiene la tesi.

Esempio 15 Facciamo vedere alcune applicazioni del Teorema precedente

1. Determinare

Z
x + 3 dx.

Procediamo nel seguente modo. Si ha (a, b) = [−3, +∞[ e l’obiettivo è


quello di porre √
x + 3 = t.
3.2. INTEGRAZIONE DELLE FUNZIONI RAZIONALI FRATTE 23

Si deve scegliere√dunque (c, d) = [0, +∞[ e g(t) = t2 − 3 (si trova


ricavando x da x + 3 = t). Si prova subito che tutte le ipotesi del
teorema sono soddisfatte, in particolare si ha

g ′ (t) = 2t, g −1 (x) = x + 3;

quindi

√ 2 √
Z Z 
x + 3 dx = t · 2t dt √
= ( x + 3)3 + k.
t= x+3 3

2. Sia r
px + q
f (x) =
rx + s
con ps − qr ̸= 0 (in caso contrario f sarebbe costante) una funzione
definita in un intervallo (a, b) in cui il radicando è non negativo. La
sostituzione da fare in questo caso è
r
px + q
t=
rx + s

con t ≥ 0. Si ha allora

st2 − q 2(ps − qr)t


g(t) = , g ′ (t) = .
p − rt2 (p − rt2 )2

Poichè g ′ ha sempre segno costante , la funzione g è invertibile. Appli-


cando il secondo teorema di integrazione per sostituzione si ottiene

2(ps − qr)t2
Z Z 
f (x) dx = dt q
(p − rt2 )2 t= px+q rx+s

che è l’integrale di una funzione razionale. Vediamo a titolo di esempio


un caso particolare.
24 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

3. Sia r
2x + 1
f (x) = ,
x−3
vogliamo determinare le primitive in (a, b) =]3, +∞[. Poniamo
r
2x + 1
t= ,
x−3
con t > 0. Ricavando x, si ottiene
3t2 + 1
g(t) = .
t2 − 2
Si vede facilmente che sono verificate le ipotesi del secondo teorema di
integrazione per sostituzione, in particolare si ha
14t
g ′ (t) = − < 0,
(t2 − 2)2
quindi g è invertibile. Applicando il teorema si ottiene

t2
Z Z 
f (x) dx = −14 dt q
(t2 − 2)2 t= 2x+1
x−3

che si risolve con il metodo di integrazione delle funzioni razionali.

3.3 Integrale definito secondo Riemann.

Ricordiamo che dati due insiemi numerici A e B, se

a ≤ b ∀a ∈ A, ∀b ∈ B,

si dice che A e B sono separati. In tal caso, si prova che

sup A ≤ inf B
3.3. INTEGRALE DEFINITO SECONDO RIEMANN. 25

e tutti i numeri c ∈ [sup A, inf B] vengono detti elementi di separazione fra


A e B. Se
sup A = inf B
l’elemento di separazione è unico e gli insiemi A e B sono detti contigui. Si
può provare che A e B sono contigui se e solo se per ogni ε > 0 esistono
a ∈ A e b ∈ B tali che b − a < ε.
Sia f : [a, b] → R una funzione continua
Definizione 3 Chiameremo decomposizione di [a, b] ogni insieme di punti
D = {x0 ; x1 ; · · · , xn−1 ; xn }
tali che
a = x0 < x1 < · · · < xn−1 < xn = b.
I punti x0 , x1 , · · · , xn si chiamano capisaldi della decomposizione.
Il numero
|D| = max {(x1 − x0 ), (x2 − x1 ), · · · , (xn − xn−1 )}
si chiama ampiezza di D.
Sia D = {x0 ; x1 ; · · · , xn−1 ; xn } una decomposizione di [a, b]. Poichè f è
continua in ognuno degli intervalli [xi−1 , xi ], i = 1, . . . , n, è ivi dotata di
massimo e minimo assoluto.
Per ogni i = 1, · · · , n siano yi , zi ∈ [xi−1 , xi ] tali che
f (yi ) = min f, f (zi ) = max f.
[xi−1 ,xi ] [xi−1 ,xi ]

Definizione 4 Le quantità
n
X
s(f, D) = f (yi )(xi − xi−1 )
i=1
e
n
X
S(f, D) = f (zi )(xi − xi−1 )
i=1
si chiamano, rispettivamente, somma inferiore e somma superiore (secondo
Riemann) della funzione f relative a D.
26 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Al variare della decomposizione D, queste somme descrivono due insie-


mi numerici S (insieme delle somme inferiori) e S (insieme delle somme
superiori).
Si può provare che qualunque siano le decomposizioni D1 e D2 , si ha

s(f, D1 ) ≤ S(f, D2 )

cioè gli insiemi S e S sono separati. Ne segue che

sup S ≤ inf S.

Proviamo che
Teorema 7 Gli insiemi S e S sono contigui.
Dimostrazione. Dimostreremo che

∀ε > 0, ∃D decomposizione di [a, b] tale che S(D) − s(D) < ε.

Fissiamo ε > 0. Essendo f una funzione continua in [a, b] , per il Teorema di


Cantor essa è uniformemente continua in [a, b].
ε
Scriviamo la definizione di uniforme continuità in corrispondenza ad b−a
e troviamo che
ε
∃δ > 0 tale che x, y ∈ [a, b], |x − y| < δ ⇒ |f (x) − f (y)| < . (3.4)
b−a
Costruiamo una decomposizione D di [a, b] tale che |D| < δ. Siano
x0 , x1 , · · · , xn−1 , xn i capisaldi di questa decomposizione e yi , zi ∈ [xi−1 , xi ]
i punti di minimo e massimo assoluto di f in [xi−1 , xi ]. Dato che |D| < δ,
si ha |zi − yi | < δ, quindi, usando la (3.4), per tale coppia di punti vale la
disuguaglianza
ε
f (zi ) − f (yi ) = |f (zi ) − f (yi )| < .
b−a
Si ha allora
n
X
S(D) − s(D) = (f (zi ) − f (yi ))(xi − xi−1 ) <
i=1
3.3. INTEGRALE DEFINITO SECONDO RIEMANN. 27

n n
X ε ε X ε
(xi − xi−1 ) = (xi − xi−1 ) = (b − a) = ε.
i=1
b−a b − a i=1 b−a

In virtù del teorema precedente gli insiemi S e S sono contigui e sup S =


inf S è il loro unico elemento di separazione. Ha senso, quindi dare la seguente

Definizione 5 Il numero
Z b
f (x)dx = sup S = inf S
a

si chiama integrale definito (secondo Riemann) di f in [a, b]

Esempio 16 Consideriamo la funzione costante,

f (x) = k ∀x ∈ [a, b].

Qualunque sia la decomposizione D scelta, si ha subito

s(f, D) = S(f, D) = k(b − a),

quindi Z b
k dx = k(b − a).
a
Osserviamo che, se k > 0, il valore dell’integrale risulta uguale all’area del
rettangolo  
2
(x, y) ∈ R : a ≤ x ≤ b, 0 ≤ y ≤ f (x) .

Quest’osservazione sarà utile nell’ultimo paragrafo.

Osservazione 3 Il valore dell’integrale dipende da f , da Za e da b, non


b
cambia cambiando il nome della variabile di integrazione: f (x) dx =
Z b a

f (t) dt = · · · .
a
28 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Sia f una funzione continua in un intervallo (α, β) e siano a, b ∈ (α, β). Se


Z b
a < b abbiamo già definito l’integrale definito f (x) dx . Tale definizione
a
si generalizza al caso in cui a ≥ b, nel seguente modo.

Z b  0 Z se a = b
a
f (x) dx =
a  − f (x) dx se a > b.
b

3.4 Proprietà dell’integrale definito


Enunciamo le principali proprietà dell’integrale definito.

• Proprietà additiva
Se f è una funzione continua in (α, β) allora
Z b Z c Z b
f (x)dx = f (x)dx + f (x)dx
a a c

qualunque siano i punti a, b, c ∈ (α, β).


• Proprietà distributiva
Se f, g sono continue in (α, β), a, b ∈ (α, β) e c1 , c2 ∈ R si ha
Z b Z b Z b
(c1 f (x) + c2 g(x)) dx = c1 f (x) dx + c2 g(x) dx.
a a a

• Proprietà della media


Sia f continua in [a, b]. Posto m = min[a,b] f e M = max[a,b] f si ha
Z b
m(b − a) ≤ f (x) dx ≤ M (b − a).
a

Inoltre, esiste c ∈ [a, b] tale che


Z b
f (x) dx = f (c)(b − a).
a
3.4. PROPRIETÀ DELL’INTEGRALE DEFINITO 29

La prima proprietà della media segue dalla definizione di integrale


usando la decomposizione D = {a; b}. Per ottenere la seconda, basta
osservare che Z b
f (x)dx
a
m≤ ≤M
b−a
e applicare la proprietà dei valori intermedi alla funzione f .

• Prima poprietà di monotonia


Sia f continua in [a, b] e tale che f (x) ≥ 0 per ogni x ∈ [a, b].
Allora si ha Z b
f (x) dx ≥ 0.
a

L’eguaglianza si ha se e solo se f è identicamente nulla.


La proprietà di monotonia si può provare usando quella della media e
osservando che m ≥ 0.
Da questo risultato, applicando la proprietà distributiva, segue subito

• Seconda proprietà di monotonia


Siano f, g continue in [a, b] e tali che f (x) ≤ g(x) per ogni x ∈ [a, b].
Allora si ha Z b Z b
f (x) dx ≤ g(x) dx.
a a

Si ha infine la seguente proprietà:

• Sia f continua in [a, b] . Allora


Z b Z b
f (x) dx ≤ |f (x)| dx.


a a
30 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

3.5 Funzione integrale


Sia f : (α, β) → R una funzione Z x continua, e sia x0 ∈ (α, β). Per ogni
x ∈ (α, β) l’integrale definito f (t) dt è un numero ( che dipende da x).
x0
Possiamo quindi considerare la funzione F : (α, β) → R definita mediante la
legge Z x
F (x) = f (t) dt, ∀x ∈ (α, β).
x0

La funzione F si chiama funzione integrale di f di punto iniziale x0 . Ovvia-


mente,
F (x0 ) = 0.
Inoltre, vale la seguente proprietà

Teorema 8 Siano f : (α, β) → R una funzione continua e x0 , x1 ∈ (α, β).


Se F e G sono due funzioni integrali di punto iniziale x0 e x1 rispettiva-
mente, allora esiste c ∈ R tale che

F (x) = G(x) + c ∀x ∈ (α, β)

Dimostrazione. Per definizione di funzione integrale si ha:


Z x Z x
F (x) = f (t) dt, G(x) = f (t) dt, ∀x ∈ (α, β)
x0 x1

Usando la proprietà
Z x additiva,
Z x1 dell’integrale
Z xdefinito Z x1
F (x) = f (t) dt = f (t) dt + f (t) dt = G(x) + f (t) dt
x0 x0 x1 x0
e l’ultimo addendo è costante.
Si ha il seguente importante

Teorema 9 ( Teorema di derivazione della funzione integrale.) Siano


f : (α, β) → R una funzione continua e F una funzione integrale di f . Allora,
F è derivabile e si ha F ′ (x) = f (x) per ogni x ∈ (α, β).
3.5. FUNZIONE INTEGRALE 31

Dimostrazione Consideriamo la funzione integrale F di punto iniziale


x0 . Proviamo la tesi in un punto c ∈ (α, β). Consideriamo il rapporto
incrementale della funzione F nel punto c. Usando la definizione di F e la
proprietà additiva dell’integrale definito, se x ∈ (α, β), x ̸= c si ha
Z x Z c Z x
f (t) dt − f (t) dt f (t) dt
F (x) − F (c) x0 x0 c
= = .
x−c x−c x−c
Supponendo, per semplicità, che x > c, dal teorema della media applicato
alla restrizione di f in [c, x] segue che esiste x̄ ∈ [c, x] tale che
Z x
f (t) dt
c
= f (x̄).
x−c
Osserviamo che x̄ dipende da x e al tendere di x a c anche x̄ tende a c quindi,
per la continuità di f nel punto c si ha

lim f (x̄) = f (c)


x→c

da cui segue la tesi.


Dal risultato appena dimostrato segue che ogni funzione integrale di una
funzione continua f è una primitiva di f . Il fatto, provato prima, che due
funzioni integrali differiscono per una costante, ne è un’ulteriore conferma.
In conclusione, possiamo dunque enunciare il seguente

Teorema 10 (Teorema fondamentale del calcolo integrale) Una fun-


zione continua in un intervallo è ivi dotata di primitive.

llustriamo alcune applicazioni del Teorema fondamentale del calcolo integrale

Esempio 17 Trovare la funzione F , primitiva in ]0, +∞[ della funzione


sin x
f (x) = , ∀x > 0
x
e tale che F (2) = 5.
32 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

Dato che ogni funzione integrale è una primitiva di f , basta porre


Z x
sin t
F (x) = dt + 5.
2 t

Esempio 18 Derivare la funzione definita in ]0, +∞[ dalla legge


Z x
sin t
F (x) = dt, ∀x > 0.
1 t
Si tratta della funzione integrale di una funzione continua, quindi
sin x
F ′ (x) = , ∀x > 0.
x
Esempio 19 Derivare la funzione definita in ]0, +∞[ dalla legge
Z 1
sin t
F (x) = dt, ∀x > 0.
x t
Non è una funzione integrale in quanto l’estremo variabile di integrazione
è quello inferiore. Tuttavia, si osserva che
Z x
sin t
F (x) = − dt
1 t
e quindi
sin x
F ′ (x) = − , ∀x > 0.
x
Esempio 20 Derivare la funzione definita in ]0, +∞[ dalla legge
Z x3
sin t
F (x) = dt, ∀x > 0.
1 t
Z y
sin t
F è composta mediante la funzione integrale dt e la funzione x3 ,
1 t
quindi
sin x3
F ′ (x) = 3x2 , ∀x > 0.
x3
3.5. FUNZIONE INTEGRALE 33

Esempio 21 Derivare la funzione definita in ]0, +∞[ dalla legge


Z log x
sin t
F (x) = dt, ∀x > 0.
x4 t
Non è una funzione integrale in quanto gli estremi di integrazione sono
entrambi variabili, allora si procede nel seguente modo:
Z 2 Z log x
sin t sin t
F (x) = dt + dt
x4 t 2 t
e quindi
sin x4 1 sin(log x)
F ′ (x) = −4x3 4 + , ∀x > 0.
x x log x

Dal teorema su esposto segue un altro risultato che stabilisce un impor-


tante legame fra l’integrale indefinito e l’integrale definito.

Teorema 11 (Formula fondamentale del calcolo integrale) Sia f : (α, β) →


R una funzione continua, e sia F una sua primitiva. Se a, b ∈ (α, β), si ha
Z b
f (x) dx = F (b) − F (a) = [F (x)]ba
a
Z x
Dimostrazione. La funzione G(x) = f (t) dt è una primitiva di f ,
a
quindi esiste una costante k tale che, per ogni x ∈ (α, β), si ha F (x) = G(x)+
k. In particolare, per x = a ne segue F (a) = k quindi F (x) = G(x) + F (a).
CalcolandoZi due membri di quest’eguaglianza per x = b ne segue
b
F (b) = f (x) dx + F (a) che è la tesi.
a

Esempio 22 Calcoliamo i seguenti integrali definiti


Z e
 e
1. log xdx = x log x − x 1 = 1
1
Z π √
4   π4 2
2. cos xdx = sin x π = −1
π
2
2 2
34 CAPITOLO 3. INTEGRALI INDEFINITI E DEFINITI

3.6 Interpretazione geometrica dell’integrale


di Riemann
.
È necessaria una premessa: si vuole attribuire un’area a sottoinsiemi
del piano che non siano necessariamente dei poligoni. . A tale scopo ci
riferiremo alla Teoria della misura secondo Peano e Jordan, che in questa
sede accenneremo solo relativamente ad insiemi che siano limitati e dotati
di punti interni. Intanto, se X = (a, b) × (c, d) è. un rettangolo limitato
chiameremo area di X il numero

area(X) = (b − a)(d − c).

Chiameremo plurirettangolo ogni insieme che sia unione finita di rettangoli


a due a due privi di punti interni a comune. Se X è un plurirettangolo
chiamiamo area(X) la somma delle aree dei rettangoli che lo compongono.
Supponiamo che X sia limitato e dotato di punti interni. Siano rispetti-
vamente P e P rispettivamente le famiglie dei plurirettangoli contenuti in X
e dei plurirettangoli contenenti X. Esse sono non vuote (basti pensare ad un
quadrato inscritto in un intorno di un punto interno ad X e ad un quadrato
circoscritto ad un cerchio contenente X). Introduciamo gli insiemi numerici
A e A costituiti, rispettivamente, dalle aree degli elementi di P e P , si tratta
evidentemente di due insiemi numerici separati. Se essi sono anche contigui,
X è detto misurabile e il loro elemento di separazione è chiamato area di X;
se non sono contigui, X è detto non misurabile.
 Un esempio di insieme non
misurabile è X = ([0, 1] × [0, 1]) ∩ Q2 ∪ ([0, 1] × [1, 2]). Si ha infatti in
questo caso sup A = 1 e inf A = 2.

Sia ora f una funzione reale continua e non negativa in [a, b]. Introducia-
mo l’insieme, che chiameremo rettangoloide di f

R(f ) = {(x, y) ∈ R2 : a ≤ x ≤ b, 0 ≤ y ≤ f (x)}.

Siano D una decomposizione dell’intervallo [a, b] di capisaldi x0 , x1 , · · · , xn


e yi , zi ∈ [xi−1 , xi ] i punti di minimo e massimo assoluto di f nell’intervallo
[xi−1 , xi ].
3.6. INTERPRETAZIONE GEOMETRICA DELL’INTEGRALE DI RIEMANN35

Osserviamo che la quantità f (yi )(xi −xi−1 ) rappresenta l’area di un rettan-


golo contenuto nella porzione di rettangoloide relativa all’intervallo [xi−1 , xi ].
L’unione di tutti i rettangoli ottenuti in tal modo costituisce un pluriret-
tangolo contenuto nel rettangoloide, e la sua area è s(f, D). Analogamente
S(f, D) fornisce l’area di un plurirettangolo contenente il rettangoloide. Dire
che la funzione è integrabile, cioè che gli insiemi S e S sono contigui equivale,
dunque, a dire che sono contigui gli insiemi A e A, quindi garantisce che il
rettangoloide è misurabile e la sua area è l’elemento di separazione fra tali
insiemi, quindi l’integrale.
Questa conclusione generalizza quanto detto nel paragrafo precedente a
proposito dell’integrale di una funzione costante.
Se f è a valori non positivi, si può Zin modo simile introdurre il rettan-
b
goloide e la sua area risulta uguale a − f (x)dx, dato che in questo caso
a
R(f ) è simmetrico rispetto all’asse delle ascisse a R(−f ) quindi ha la sua
stessa area.
Se, infine, f e g sono due funzioni continue in [a, b] tali che g(x) ≤
f (x) ∀x ∈ [a, b], si può dimostrare che l’insieme

{(x, y) ∈ R2 : a ≤ x ≤ b, g(x) ≤ y ≤ f (x)}

che chiameremo dominio normale Z b rispetto all’asse delle ascisse, è


misurabile e la sua area è uguale a (f (x) − g(x)) dx.
a

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