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Capitolo 1

Funzioni

Le funzioni saranno l’oggetto fondamentale di questo libro: per semplicità, ne vedremo una
definizione piuttosto informale.

1.1 Funzioni di insieme


Definizione 1.1 Dati due insiemi non vuoti A e B, si dice funzione di dominio A e codominio
B una legge che associa ogni elemento di A un unico elemento di B. Si scrive

f : A −→ B
x 7−→ f (x)

x è detta variabile di f .

Per esempio, una legge che associa ad ogni punto (t, X) dello spazio-tempo la temperatura
registrata in X nell’istante t è una funzione che associa ad ogni punto dello spazio-tempo R4 un
unico elemento di R.

Definizione 1.2 Sia data una funzione f : A −→ B.

1. Si dice immagine di f l’insieme dei punti y ∈ B per cui esiste x ∈ A tale che f (x) = y. Si
scrive
f (A) = im f = {y ∈ B : ∃x ∈ A, f (x) = y}.

2. Si dice immagine di un insieme C ⊆ A l’insieme

f (C) = {y ∈ B : ∃x ∈ C, f (x) = y} ⊆ im f ⊆ B.

3. Si dice grafico di f il sottoinsieme del prodotto cartesiano A × B:

Γ(f ) = {(x, f (x)) : x ∈ A} ⊆ A × B.

4. Si dice controimmagine di un elemento y ∈ B il sottoinsieme di A

f −1 (y) = {x ∈ A : f (x) = y}.

5. Si dicecontroimmagine di un sottoinsieme D ⊆ B il sottoinsieme di A

f −1 (D) = {x ∈ A : f (x) ∈ D}.

1
2

Osservazione 1.1 fp
1. L’immagine di f non è necessariamente uguale al codominio. Per esempio la funzione
temperatura illustrata in precedenza non può assumere valori inferiori allo 0 assoluto.
2. Se C = {x}, la sua immagine è l’insieme {f (x)} contenente solo l’elemento f (x), che è unico
per definizione di funzione.
3. La controimmagine di un elemento y ∈ B può essere uguale all’insieme vuoto (se y ∈
/ im f ),
o da uno o più elementi.
In questo libro ci occuperemo prevalentemente di funzioni che hanno dominio A ⊆ R e codominio
uguale a R. Con abuso di notazione, scriveremo spesso f : R −→ R, descrivendo la legge che alle x
di un sottoinsieme di R associa f (x), preoccupandoci solo in un secondo tempo di determinare √ il
dominio di f , cioè l’insieme delle x per cui la legge ha significato. Per esempio l’espressione x + 1
si può calcolare solo se x + 1 ≥ 0, cioè √
se x ∈ [−1, +∞). Diremo allora che la funzione reale (cioè
a valori reali) di variabile reale f (x) = x + 1 ha dominio dom f = [−1, +∞).
Esempi 1.1 fp
1. Si dice funzione costante una funzione che ad ogni x ∈ A associa lo stesso valore k ∈ B;
scriveremo f (x) = k. In questo caso im f = {k}, f −1 (k) = A. Invece f −1 (y) = ∅, per ogni
y ∈ B \ {k}. Inoltre, Γ(f ) = {(x, k) : x ∈ A}.
2. Si dice funzione identità definita su A la funzione
idA A −→ A
x 7−→ x.
Il suo grafico è Γ(f ) = {(x, x) : x ∈ A}.
3. Il grafico delle funzioni reali di variabile reale f : R → R si disegna sul piano cartesiano. Per
esempio, il grafico di Γ(idR ) = {(x, x) : x ∈ R} = {(x, y) : y = x} rappresenta la retta
bisettrice del primo e terzo quadrante (vedi Figura??).

2,4
y=x

y=2
1,6

0,8
y=x 2

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-0,8

-1,6

-2,4

Figura 1.1: Grafici di y = x, y = x2 , y = 2

4. Sia f : R → R, che a x associa x2 . In questo caso dom f = R, im f = [0, +∞), Γ(f ) è la


parabola di equazione y = x2 (vedi Figura ??). Per quanto riguarda le controimmagini:

∅
 se y < 0
f −1 (y) = {0} se y = 0
 √
 √
{ y, − y} se y > 0.
3

Per determinare l’immagine di f si può procedere cosı̀: Tracciamo la retta parallela


all’asse x passante per (0, y): se la retta non interseca il grafico di f , y non appartiene all’immagine
di f . Se invece lo interseca, y appartiene all’immagine di f . Le ascisse dei punti di intersezione
costituiscono i punti di f −1 (y).

Definizione 1.3 Si dice successione una funzione il cui dominio è N oppure un suo sottoinsie-
me che contiene tutti i numeri naturali maggiori o uguali di un primo intero n0 . Spesso per le
successioni non si usa la notazione funzionale f (n), ma se ne indica l’insieme delle immagini
{an : n ≥ n0 }.

Esempi 1.2

1. f : N −→ R, che a n associa n! = n(n − 1) . . . 2 · 1, se n 6= 0. Ponendo 0! = 1, la successione


risulta definita per ogni n ∈ N. Osserviamo im f ( N.

1
2. La successione f : N −→ R tale che f (n) = ha dominio N \ {0} e im f ( Q.
n
3. Il codominio di una successione non è necessariamente
√ R. Possiamo per esempio definire la
successione f : N −→ R2 tale che f (n) = ( n, n!).

Definizione 1.4 Sia data una funzione f : A −→ B.

• Si dice che f è iniettiva se

∀x1 , x2 ∈ dom f, x1 6= x2 =⇒ f (x1 ) 6= f (x2 ).

In questo caso si dice anche che f è 1 : 1 (e si legge”uno a uno”).

• Si dice che f è suriettiva se im f = B.

• Si dice che f è biunivoca (o biiettiva) se è iniettiva e suriettiva.

Proposizione 1.1 Sia data una funzione f : A −→ B. Sono equivalenti:

(i) f è iniettiva.

(ii) Per ogni y ∈ im f , f −1 (y) contiene un solo elemento.

(iii) x1 , x2 ∈ A ∧ f (x1 ) = f (x2 ) =⇒ x1 = x2 .

Esempi 1.3 Vediamo adesso alcuni esempi di funzioni reali di variabile reale, che ci saranno utili
anche in seguito.

1. f : R → R, tale che f (x) = 3x − 1. f è biunivoca; il suo grafico è la retta di equazione


y = 3x − 1 (vedi Figura ??).

1
2. f : R → R, tale che f (x) = ha dom f = im f = R \ {0}.La funzione è iniettiva e il suo
x
1
grafico è l’iperbole di equazione y = (vedi Figura ??).
x
3. f : R → R, tale che f (x) = |x| ha il grafico indicato in Figura ??. dom f = R, im f = [0, +∞).
f non è iniettiva, infatti per ogni y > 0, f −1 (y) = {−y, y}.
4

2
y=3x-1
1

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4

-1

-1

-2

-2

-3

1
Figura 1.2: Grafico di y = 3x − 1 Figura 1.3: Grafico di y = x

4. La funzione segno di x è una funzione, che si indica con sgn (e si legge ”segno” o ”signum”)
sgn : R → R tale che: 
 1
 se x > 0
sgn (x) = 0 se x = 0

−1 se x < 0.

La funzione segno ha dom (sgn) = R, im (sgn) = {−1, 0, 1}. sgn −1 (0) = {0}, sgn −1 (1) =
(0, +∞), sgn −1 (−1) = (−∞, 0). Se y 6= ±1, 0, sgn −1 (y) = ∅. La funzione sgn non è né
iniettiva né suriettiva. Il suo grafico (vedi figura ??) è dato dall’unione dell’origine con le
due semirette y = 1, con x > 0, e y = −1, con x < 0.
3

-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4

-1

-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-2

-1

-3

Figura 1.4: Grafico di y = |x| Figura 1.5: Grafico di y = sgn (x)

Lasciamo al lettore la verifica che |x| = x · sgn (x)


5. La funzione parte intera di x (che si indica con [x] è una funzione che ad ogni numero reale
x associa il più grande intero che precede x, vale a dire
[x] = n ∈ Z tale che n ≤ x < n + 1.
Se consideriamo la rappresentazione decimale del numero x, la parte intera di x è uguale al
numero che precede la virgola solo se x ≥ 0. Quando x < 0 la parte intera è uguale alla parte
che precede la virgola meno 1.Per esempio [π] = 3, [−π] = −4, [1/2] = 0. Per ogni n ∈ Z,
[n] = n.
Vediamo che dom [·] = R, im [·] = Z. Inoltre f −1 (n) = [n, n + 1), mentre f −1 (y) = ∅ se y ∈
/ Z.
Questo ci dice che f non è iniettiva. La funzione parte intera è un esempio di una funzione
”a gradini” (o ”step-function”), il cui grafico d̀isegnato in figura ??.
5

6. La funzione Mantissa di x è cosı̀ definita:

M (x) = x − [x].

Quando x ∈ [0, 1), M (x) = x. Per ogni n ∈ Z, M (n) = 0; inoltre, se x ∈ [n, n + 1),
M (x) = x − n.
La funzione ha dom M = R e im M = [0, 1). Inoltre, se y ∈ im f , f −1 (y) = {y + k : k ∈ Z}
e dunque non è iniettiva. Osserviamo inoltre che, per ogni x ∈ R, M (x + 1) = M (x). Si dice
allora che la mantissa è periodica di periodo 1 (vedremo in seguito la definizione generale di
funzione periodica). Il grafico della mantissa è disegnato nella figura ??.
3

3
2

2
1

-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4

-1 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4

-1
-2

-2
-3

Figura 1.6: Grafico di y = [x] Figura 1.7: Grafico di y = M (x)

Definizione 1.5

• Data una funzione f : A → B e dato C ⊆ A, si dice restrizione di f a C, che si indica con


f |C , la funzione che ha dominio C e tale che che, per ogni x ∈ C, f |C (x) = f (x).

• Dato C ⊆ A e data una funzione f : C → B si dice prolungamento di f ad A una qualunque


funzione f˜ tale che f˜(x) = f (x), per ogni x ∈ C.

In generale quando si introduce una funzione prolungamento, si richiede che la funzione prolungata
soddisfi qualche proprietà particolare.

1.2 Funzioni composte e funzioni inverse


Definizione 1.6 Date due funzioni

f : A −→ B, g : C ⊆ B −→ D,

si può definire la composizione di f con g come la funzione


f g
A −→ B −→ D
x 7−→ f (x) 7−→ g(f (x))

La funzione cosı̀ ottenuta è detta composizione di f con g (o funzione composta di f e g) e viene


indicata con g ◦ f ; essa ha dom (g ◦ f ) = {x ∈ A : f (x) ∈ dom g = C} = A ∩ f −1 (C) e immagine
contenuta in D.

Osserviamo che, anche quando A = B = D, in generale la composizione non è commutativa.


6

Esempio 1.1 Consideriamo le funzioni

f: R −→ R g: R −→ √R
x 7−→ x+1 x 7−→ x

Osserviamo che dom f = R e dom g = [0, +∞).



• La funzione g ◦ f (x) = g(x + 1) = x + 1 ha dom (g ◦ f ) = [−1, +∞).
√ √
• La funzione f ◦ g(x) = f ( x) = x + 1 ha dom (f ◦ g) = [0, +∞).

Le √ hanno domini diversi, ma assumono valori diversi; per esempio g ◦ f (2) =


√ due funzioni non solo
3, mentre f ◦ g(2) = 2 + 1.

Esistono funzioni che svolgono il ruolo di elemento neutro rispetto all’operazione di composi-
zione. Infatti, se operiamo la composizione
f id
B
A −→ B −→ B
x 7−→ f (x) 7−→ idB (f (x)) = f (x)

otteniamo che idB ◦ f (x) = f (x), per ogni x ∈ A. Si dice che idB è l’elemento neutro a sinistra
per la composizione. Se invece operiamo la composizione

idA f
A −→ A −→ B
x 7−→ idA (x) 7−→ f (idA (x)) = f (x)

otteniamo che f ◦ idA (x) = f (x), per ogni x ∈ A. Si dice che idA è l’elemento neutro a destra per
la composizione.
Ci possiamo chiedere se esiste una funzione che svolga il ruolo di inversa di f rispetto alla
composizione, vale a dire una funzione g tale che g ◦ f (x) = idA (x) = x, per ogni x ∈ A. Ciò in
generale non è vero. Consideriamo, per esempio la funzione costante f (x) = 3, per ogni x ∈ R. Se
esistesse la funzione inversa g, essa dovrebbe essere tale che tale che g ◦ f (x) = g(3) = x, per ogni
x ∈ R. Ciò non è possibile, perché per definizione le funzioni associano ad un elemento (in questo
caso 3) un’unica immagine.
È possibile definire la funzione inversa soltanto per le funzioni iniettive.

Definizione 1.7 Data una funzione iniettiva f : A −→ B, si dice funzione inversa di f , che si
indica con f −1 , la funzione
f −1 : im f −→ A
y = f (x) 7−→ x
Si dice in questo caso che f è invertibile sulla sua immagine.

Osservazione 1.2

1. f −1 cosı̀ definita è effettivamente una funzione: infatti, quando f è iniettiva, la controim-


magine di ogni elemento dell’immagine contiene un unico punto. Quel punto è il valore che
assume la funzione inversa.

2. dom f −1 = im f ; im f −1 = A = dom f

3. Quando f è iniettiva, si usa la stessa notazione f −1 (y) per indicare l’insieme controimmagine
di y (che contiene un solo elemento) e il valore assunto dalla funzione inversa: sarà chiaro
dal contesto quale dei due significati assume il simbolo.
7

4. Se componiamo una funzione iniettiva con la sua funzione inversa, otteniamo:


f f −1
A −→ im f −→ A
x 7−→ f (x) 7−→ f −1 (f (x)) = x

e dunque f −1 ◦ f (x) = idA (x) = x. Inoltre

f −1 f
im f −→ A −→ im A
y = f (x) 7−→ f −1 (x) = x 7−→ f (x) = y

e quindi f ◦ f −1 (y) = idim f (y) = y.


5. Quando f : A → B è biunivoca (quindi è anche suriettiva), la funzione inversa agisce su
tutto il condominio B.
6. Osserviamo che Γ(f ) = {(x, f (x)) : x ∈ A}, mentre Γ(f −1 ) = {(f (x), x) : x ∈ A}. Quando
f è una funzione reale di variabile reale, il grafico di f −1 si ottiene dal grafico di f per
simmetria rispetto alla retta y = x.

Proposizione 1.2 Se f : A → B e g : B → C sono biunivoche, allora anche la composizione


g ◦ f : A → C è biunivoca. La sua funzione inversa (g ◦ f )−1 = f −1 ◦ g −1 : C → A.

La dimostrazione è lasciata al lettore.


Esempi 1.4
1. La funzione esponenziale exp(x) = ex è iniettiva ed ha immagine im (exp) = (0, +∞). La
sua funzione inversa (exp)−1 : (0, +∞) −→ R viene detta logaritmo in base e; la indicheremo
sempre con log. Allora (log) ◦ (exp)x = log ex = x, per ogni x ∈ R, mentre (exp) ◦ (log x) =
elog x = x, per ogni x ∈ (0, +∞).
2. La funzione√ f (x) = x3 è biunivoca e ha dom f = im f = R. La sua funzione inversa è
−1
f (x) = x. 3


3. Tutte le funzioni f (x) = x2k+1 sono biunivoche su R, e ammettono inversa f −1 (x) = 2k+1 x.
4. La funzione f (x) = x2 non è iniettiva sul suo dominio R. Se consideriamo però la sua
restrizione g = f |[0,+∞) all’insieme√[0, +∞), otteniamo la funzione biunivoca g : [0, +∞) →
[0, +∞), la cui inversa è g −1 (x) = x.
Se necessario, possiamo anche invertire la restrizione h = f |(−∞,0] alla semiretta (−∞, 0].
−1
Anche h : (−∞,
−1
√ 0] → [0, +∞) è biunivoca, e la sua inversa h : [0, +∞) → (−∞, 0] è uguale
a h (x) = − x.
5. Analogamente, le funzioni trigonometriche sin x, cos x e tan x non sono invertibili, ma se ne
considerano delle restrizioni iniettive, delle quali si definisce l’inversa.
h π πi
• La funzione sin |[−π/2,π/2] : − , −→ [−1, 1] è invertibile. La sua inversa viene
2 2
chiamata arcoseno, e si indica con arcsin. Il suo dominio è [−1, 1], e la sua immagine è
[−π/2, π/2].
• La funzione cos |[0,π] : [0, π] −→ [−1, 1] è invertibile. La sua inversa viene chiamata
arcocoseno, e si indica con arccos. Il suo dominio è [−1, 1], e la sua immagine è [0, π].
 π π
• La funzione tan |(−π/2,π/2) : − , −→ R è invertibile. La sua inversa viene chiamata
2 2
arcotangente, e si indica con arctan. Il suo dominio è R e la sua immagine è l’intervallo
aperto (−π/2, π/2).
8

1.3 Proprietà delle funzioni reali di variabile reale


Vediamo ora alcune caratteristiche tipiche delle funzioni di variabile reale.

Definizione 1.8 Date due funzioni f e g reali di variabile reale tali che dom f = dom g = A ⊆ R,
si definiscono
(i) la funzione somma f + g : A −→ R, tale che (f + g)(x) = f (x) + g(x);
(ii) la funzione prodotto f · g : A −→ R, tale che (f · g)(x) = f (x)g(x)

Definizione 1.9 Una funzione f : R → B si dice periodica di periodo T > 0 se per ogni x ∈ R,
f (x + T ) = f (x). Si dice periodo minimo di f il più piccolo T per cui la proprietà è soddisfatta.

La definizione può essere estesa al caso in cui il dominio di f gode della proprietà che, se x ∈ dom f ,
allora anche x + kT ∈ A, per ogni x ∈ A e per ogni k ∈ Z.
Le funzioni sin x e cos x sono periodiche, di periodo minimo 2π. La funzione tan x è periodica
di periodo minimo π. La funzione mantissa è periodica, di periodo minimo 1.

Proposizione 1.3 Sia f una funzione periodica di periodo minimo T > 0. Allora
1. f ha periodo kT , per ogni k ∈ N;
T
2. Per ogni α > 0, la funzione f (αx) ha periodo minimo α.

Dimostrazione.
1. Per ogni x ∈ dom f , f (x+kT ) = f (x+(k −1)T +T ) = f (x+(k −1)T ) = . . . f (x+T ) = f (x).
2. Sia g(x) = f (αx). Allora g x + Tα = f α x + Tα = f (αx + T ) = f (αx).
 

Esercizio 1.1

1. Dimostrare che la somma e il prodotto di due funzioni periodiche di periodo T sono funzioni
periodiche di periodo T .
2. Date due funzioni f di periodo T e g di periodo kT , con k ∈ N \ {0}, determinare il periodo
delle funzioni f + g e f · g.
3. Se f è una funzione periodica di periodo T , e g è una qualunque funzione con dom g = R,
stabilire se le funzioni g ◦ f e f ◦ g sono periodiche.

Definizione 1.10 Sia data una funzione f : A ⊆ R → R, il cui dominio è un insieme simmetrico
rispetto all’origine (cioè, se x ∈ A, anche −x ∈ A).
1. Se, per ogni x ∈ A, f (x) = f (−x), si dice che f è pari.
2. Se, per ogni x ∈ A, f (x) = −f (−x), si dice che f è dispari.

Esempio 1.2
1. Sono pari tutte le funzioni x2n , mentre sono dispari le funzioni x2n+1 .
2. La funzione cos x è pari, mentre sin x e tan x sono dispari.

Esercizio 1.2 Dimostrare le seguenti proposizioni:


9

1. Se f è dispari su un dominio che contiene 0, allora f (0) = 0.

2. Siano f e g due funzioni definite su un dominio A simmetrico rispetto all’origine. Se f e g sono


entrambe pari, f + g è pari. Se sono entrambe dispari, f + g è dispari.

3. Siano f e g due funzioni definite su un dominio A simmetrico rispetto all’origine. Se f e g sono


entrambe pari (o entrambe dispari), allora il loro prodotto è una funzione pari.
Se f è pari e g è dispari, allora il loro prodotto è una funzione dispari.

4. Se fè pari (rispettivamente dispari) e dom g ⊆ im f , allora g ◦ f è pari (rispettivamente dispari).

5. Se g è pari e f è dispari, allora g ◦ f è pari nel suo dominio.

6. Se g è dispari e f è pari (risp. dispari), allora g ◦ f è dispari (risp. pari) nel suo dominio.

Definizione 1.11 Sia data una funzione f : A ⊆ R → R.

1. Si dice che f è (monotòna) crescente su A se:

x1 , x2 ∈ A, x1 < x2 =⇒ f (x1 ) ≤ f (x2 ). (1.1)

2. Si dice che f è (monotòna) strettamente crescente su A se:

x1 , x2 ∈ A, x1 < x2 =⇒ f (x1 ) < f (x2 ). (1.2)

3. Si dice che f è (monotòna) decrescente su A se:

x1 , x2 ∈ A, x1 < x2 =⇒ f (x1 ) ≥ f (x2 ). (1.3)

4. Si dice che f è (monotòna) strettamente decrescente su A se:

x1 , x2 ∈ A, x1 < x2 =⇒ f (x1 ) < f (x2 ). (1.4)

Una funzione che soddisfa una delle quattro proprietà precedenti viene detta monotòna su A. Se
soddisfa le proprietà (??) o (??) viene detta strettamente monotòna su A.

Esempi 1.5

1. Le funzioni x2n+1 sono monotone strettamente crescenti su R.

2. La funzione [x] è monotona crescente, ma non strettamente crescente, su R.

3. Le funzioni costanti sono sia crescenti che decrescenti (non strettamente) su R.

4. Le funzioni log x e exp x sono strettamente crescenti sul loro dominio.

5. Le funzioni arctan x e arcsin x sono strettamente crescenti sul loro dominio, mentre arccos x
è strettamente decrescente sul suo dominio.

Proposizione 1.4 Se f è strettamente monotona su A, allora f è iniettiva su A.

Dimostrazione. Siano x1 , x2 ∈ A, e sia x1 < x2 . Se f è strettamente crescente, f (x1 ) < f (x2 ).


Se la funzione è strettamente decrescente, f (x1 ) > f (x2 ). In entrambi i casi f (x1 ) 6= f (x2 ) e
dunque f è iniettiva su A. 
10

Osserviamo che il viceversa non è vero: ci sono funzioni che sono iniettive ma non sono
monotone.
Esercizio 1.3
1
1. f (x) = è iniettiva sul suo dominio R \ {0}, ma non è monotona. Infatti, f ristretta
x
a (0, +∞) e a (−∞, 0) è strettamente decrescente, mentre non lo è sul suo dominio. Per
esempio, se consideriamo x1 = −1 < x2 = 1, abbiamo che f (x1 ) = −1 < f (x2 ) = 1.
2. La funzione (
x, se x ∈ Q
f (x) =
−x se x ∈ R \ Q
è iniettiva, ma non è monotona.

1.4 Massimi e minimi di una funzione


Sia data una funzione f : A ⊆ R −→ R. Negli esempi precedenti abbiamo visto funzioni le cui
immagini sono molto diverse: dalla funzione costante, che ha immagine ridotta ad un unico punto,
alla funzione sin x, che ha per immagine un intervallo chiuso, a funzioni che hanno come immagine
Z o R. in questo paragrafo vogliamo introdurre delle definizioni che ci permettano di descrivere
meglio le caratteristiche dell’immagine di una funzione f .

Definizione 1.12
1. Si dice che f è limitata superiormente se im f è un sottoinsieme limitato superiormente di
R, cioè se ∃M ∈ R : ∀x ∈ A f (x) ≤ M .
2. Si dice che f è limitata inferiormente se im f è un sottoinsieme limitato inferiormente di R,
cioè se ∃m ∈ R : ∀x ∈ A f (x) ≥ m.
3. Si dice che f è limitata se im f è un sottoinsieme limitato di R, cioè se
∃M > 0 : ∀x ∈ A |f (x)| ≤ M .
4. Si dice che f è illimitata superiormente se im f è un sottoinsieme illimitato superiormente
di R, cioè se ∀M ∈ R ∃x ∈ A : f (x) > M .
5. Si dice che f è illimitata inferiormente se im f è un sottoinsieme illimitato inferiormente di
R, cioè se ∀m ∈ R ∃x ∈ A : f (x) < m.
6. Si dice che f è illimitata se im f è un sottoinsieme illimitato di R, cioè se
∀M > 0 ∃x ∈ A : |f (x)| > M .

Esempio 1.3
1. sin x è limitata; infatti im (sin) = [−1, 1].
2. arctan x è limitata: im (arctan) = (− π2 , π2 ).
3. exp x = ex è limitata inferiormente ed è illimitata superiormente; im (exp) = (0, +∞.
4. [x] è una funzione illimitata sia superiormente che inferiormente; la sua immagine è Z.
5. sgn x è limitata; im (sgn) = {−1, 0, 1}.

Gli esempi precedenti ci mostrano come l’insieme immagine possa avere massimo o minimo,
estremo superiore o inferiore.
11

Definizione 1.13

1. Se im f è limitata superiormente, si dice estremo superiore di f (su A) l’estremo superiore


di im f . Si scrive
sup f (A) = sup f (x) = sup{f (x) : x ∈ A}.
x∈A

Ricordando la definizione di estremo superiore, vediamo che s = sup f (A) se


• per ogni x ∈ A, f (x) ≤ s
• per ogni ε > 0, esiste x ∈ A tale che s − ε < f (x) ≤ s.

2. Se sup f (A) ∈ f (A), si dice che f ha massimo (assoluto) su A. Ciò significa che esiste x ∈ A
tale che, per ogni x ∈ A, f (x) ≤ f (x).
f (x) è detto massimo di f (su A); x è detto punto di massimo di f .

3. Se im f è limitata inferiormente, si dice estremo inferiore di f (su A) l’estremo inferiore di


im f . Si scrive
inf f (A) = inf f (x) = inf{f (x) : x ∈ A}.
x∈A

Ricordando la definizione di estremo inferiore, vediamo che i = inf f (A) se


• per ogni x ∈ A, i ≤ f (x)
• per ogni ε > 0, esiste x ∈ A tale che i ≤ (x) < i + ε.

4. Se inf f (A) ∈ f (A), si dice che f ha minimo (assoluto) su A. Ciò significa che esiste x ∈ A
tale che, per ogni x ∈ A, f (x) ≥ f (x).
f (x) è detto minimo di f (su A); x è dettopunto di minimo di f .

5. Se f è illimitata superiormente, scriveremo che sup f (A) = +∞; se f è illimitata inferior-


mente scriveremo che inf f (A) = −∞.

Le stesse definizioni possono essere date quando si studia la funzione solo su un sottoinsieme
B ⊆ dom f . Quando è chiaro che ci si riferisce dell’estremo superiore o inferiore (o dei massimi e
minimi) della funzione sul suo dominio, scriviamo sup f , inf f , max f min f .
Osserviamo che se una funzione ha massimo o minimo su A, questi sono unici. I punti di
massimo e di minimo invece possono essere infiniti.

Esempio 1.4

1. f (x) = sin x ha massimo 1 e minimo -1. I suoi punti di massimo sono gli elementi dell’insieme
{ π2 + 2kπ : k ∈ Z}. I suoi punti di minimo sono gli elementi dell’insieme { 3π
2 + 2kπ : k ∈ Z}.

2. f (x) = arctan x ha immagine uguale a π2 , π2 ; quindi è limitata su R, ma non ha massimo o




minimo. sup(arctan) = π2 ∈ / im (arctan) e inf(arctan) = − π2 ∈


/ im (arctan).

3. M (x) = x − [x] è limitata, infatti im M = [0, 1). La mantissa non ha massimo: infatti
sup M = 1 ∈/ im M . Invece inf M = 0 ∈ im M , e dunque 0 = min M . Osserviamo che tutti i
punti n ∈ Z sono punti di minimo della mantissa.

4. La funzione ex ha estremo inferiore uguale a 0 (che non è minimo) ed è illimitata superior-


mente.

5. La funzione costante f (x) = k ha max f = min f = k. Tutti i punti di R sono punti di


massimo e di minimo di f .
12

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.8: Grafico dell’esempio (??.6)

6. Osserviamo il grafico disegnato


 infigura ?? Vediamo che f è definita su [−2, 2], su cui non è
1
monotona. Inoltre im f = − , 1 ∪ {2}, e
2
1
sup f (x) = 2 = f (−1) = max f (x) e inf f (x) = − ∈
/ f ([−2, 2]).
x∈[−2,2] x∈[−2,2] x∈[−2,2] 2

Se restringiamo la funzione all’intervallo [−2, −1], vediamo che la restrizione è strettamente


crescente su [−2, −1]. Inoltre

sup f (x) = 2 = f (−1) = max f (x) e inf f (x) = 0 = f (−2) = min f (x).
x∈[−2,−1] x∈[−2,−1] x∈[−2,−1] x∈[−2,−1]

Per esercizio, scrivere l’espressione analitica di f .

Esercizio 1.4 Sia f : A → R, e sia B ( A.

1. Dimostrare che sup f (B) ≤ sup f (A) e che inf f (B) ≥ inf f (A).
2. Se f è strettamente crescente, si può dire che sup f (B) < sup f (A)?

1.5 Grafici di funzioni


Data una funzione f definita su un sottoinsieme A ⊆ R, a valori in R, di cui conosciamo il grafico,
vogliamo disegnare grafici qualitativi di funzioni che si ottengono componendo f con le seguenti
funzioni:
1. Funzione traslazione. Dato k ∈ R, definiamo la funzione
τk : R −→ R
x 7−→ x+k
Le traslazioni sono funzioni strettamente crescenti, con dom τk = Im τk = R
2. Funzione moltiplicazione per k. Dato k ∈ (0, +∞), definiamo la funzione

pk : R −→ R
x 7−→ kx
Anche queste sono funzioni strettamente crescenti, con dom pk = Im pk = R
13

3. Funzione cambiamento di segno. Definiamo la funzione

p−1 : R −→ R
x 7−→ −x

Questa funzione è strettamente decrescente con dom p−1 = Im p−1 = R

1.5.1 Traslazioni verticali


Data una funzione f : A −→ R, vogliamo disegnare il grafico della funzione

gk (x) = τk ◦ f (x) = f (x) + k.

Le due funzioni hanno lo stesso dominio; inoltre, poiché τk è strettamente crescente, gli intervalli
di monotonia di f e di gk sono gli stessi.
Indicato con Γ(f ) il grafico di f , abbiamo che:

Γ(f ) = {(x, f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}

Γ(gk ) = {(x, f (x) + k) ∈ R2 : x ∈ A}

Ne segue che i punti del grafico di gk si ottengono dai punti del grafico di f per traslazione verticale:
se k > 0, il grafico risulta traslato verso l’alto di k, mentre se k < 0, il grafico risulta traslato verso
il basso di |k|.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di g−1 (x) =
x − 2x2 − 1 e in blu quello di g3 (x) = x3 − 2x2 + 3.
3

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.9: Traslazioni verticali


14

1.5.2 Traslazioni orizzontali


Data una funzione f : A −→ R, vogliamo disegnare il grafico della fuxnzione

hk (x) = f ◦ τk (x) = f (x + k).

Indicato con Γ(f ) il grafico di f , abbiamo che:

Γ(f ) = {(x, f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}

Γ(hk ) = {(x, f (x + k)) ∈ R2 : x + k ∈ A} = {(x − k, f (x) ∈ R2 : x ∈ A}.

Ne segue che i punti del grafico di hk si ottengono dai punti del grafico di f per traslazione
orizzontale: se k > 0, il grafico risulta traslato verso sinistra di k, mentre se k < 0, il grafico risulta
traslato verso destra di |k|. Anche il dominio di hk si ottiene traslando a sinistra (se k > 0) o a
destra (se k < 0) il dominio di f . L’immagine delle due funzioni è la stessa. Nella figura (??)

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.10: Traslazioni orizzontali

vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di h1 (x) = (x + 1)3 − 2(x + 1)2 e
in verde quello di h−2 (x) = (x − 2)3 − 2(x − 2)2 .

1.5.3 Dilatazioni e compressioni verticali


Data una funzione f : A −→ R, vogliamo disegnare il grafico della funzione

mk (x) = pk ◦ f (x) = kf (x), k ∈ (0, +∞).

Indicato con Γ(f ) il grafico di f , abbiamo che:

Γ(f ) = {(x, f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}

Γ(mk ) = {(x, kf (x)) ∈ R2 : x ∈ A}.

In questo caso i punti in cui f (x) = 0 (i cosiddetti zeri di f ) rimangono invariati. Inoltre
• se k > 1, |mk (x)| = k|f (x)| > |f (x)|; dunque il grafico di mk si ottiene dilatando il grafico di
f verticalmente di un fattore k.
• se 0 < k < 1, |mk (x)| = k|f (x)| < |f (x)|; dunque il grafico di mk si ottiene comprimendo il
grafico di f verticalmente di un fattore k.
15

Le due funzioni hanno lo stesso dominio ma non necessariamente la stessa immagine. Gli
intervalli di monotonia rimangono invariati.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di m2 (x) =
1
2(x3 − 2x2 ) e in verde quello di m1/2 (x) = (x3 − 2x2 ).
2

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.11: Dilatazioni verticali

1.5.4 Dilatazioni e compressioni orizzontali


Data una funzione f : A −→ R, vogliamo disegnare il grafico della funzione

ck (x) = f ◦ pk (x) = f (kx), k ∈ (0, +∞).

Indicato con Γ(f ) il grafico di f , abbiamo che:

Γ(f ) = {(x, f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}


  
2 1 2
Γ(ck ) = {(x, f (kx) ∈ R : kx ∈ A} = x, f (x) ∈R : x∈A .
k

In questo caso f (0) rimane invariato (se 0 ∈ A). Inoltre

• se k > 1, il grafico di ck si ottiene comprimendo il grafico di f orizzontalmente di un fattore


k.
• se 0 < k < 1, il grafico di ck si ottiene dilatando il grafico di f orizzontalmente di un fattore
k.
In entrambi i casi l’immagine della funzione rimane invariata, mentre il dominio è in generale
diverso.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di c2 (x) =
 3  2
3 2 1 1
(2x) − 2(2x) ) e in verde quello di c1/2 (x) = x −2 x .
2 2
16

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.12: Dilatazioni orizzontali

1.5.5 Simmetria rispetto all’asse x


Data una funzione f : A −→ R, vogliamo disegnare il grafico della funzione

g(x) = p−1 ◦ f (x) = −f (x).

Indicato con Γ(f ) il grafico di f , abbiamo che:

Γ(f ) = {(x, f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}

Γ(g) = {(x, −f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}.

Ne segue che se un punto P ∈ Γ(f ), il suo simmetrico rispetto all’asse x appartiene a Γ(g). Quindi
il grafico di g si ottiene dal grafico di f per simmetria rispetto all’asse x.
Le due funzioni hanno lo stesso dominio, mentre l’immagine di g si ottiene dall’immagine di f
per simmetria rispetto all’asse x.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di
g(x) = −(x3 − 2x2 ).

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.13: Simmetria rispetto all’asse x


17

1.5.6 Simmetria rispetto all’asse y


Vogliamo adesso disegnare il grafico della funzione

h(x) = f ◦ p−1 (x) = f (−x).

In questo caso

Γ(h) = {(x, f (−x)) ∈ R2 : −x ∈ A} = {(−x, f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}.

Ne segue che se un punto P ∈ Γ(f ), il suo simmetrico rispetto all’asse y appartiene a Γ(h). Quindi
il grafico di h si ottiene dal grafico di f per simmetria rispetto all’asse y. In questo caso le due
funzioni hanno la stessa immagine, mentre il dominio di h è l’insieme simmetrico di A rispetto
all’asse y.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di
h(x) = (−x)3 − 2(−x)2 .

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.14: Simmetria rispetto all’asse y

1.5.7 Simmetria rispetto all’origine


Vogliamo adesso disegnare il grafico della funzione

k(x) = p−1 ◦ f ◦ p−1 (x) = −f (−x).

In questo caso

Γ(k) = {(x, −f (−x)) ∈ R2 : −x ∈ A} = {(−x, −f (x)) ∈ R2 : x ∈ A}.

Ne segue che se un punto P ∈ Γ(f ), il suo simmetrico rispetto all’origine appartiene a Γ(k). Quindi
il grafico di k si ottiene dal grafico di f per simmetria rispetto all’origine. In questo caso le due
funzioni hanno immagine simmetrica rispetto all’asse x e dominio simmetrico rispetto all’asse y.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di
k(x) = −((−x)3 − 2(−x)2 ) = x3 + 2x2 .
18

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.15: Simmetria rispetto all’origine

1.5.8 Funzioni pari e dispari


Ricordiamo che una funzione con dominio simmetrico rispetto all’origine è pari se, per ogni x ∈
dom f , f (x) = f (−x). Dunque, se il grafico di una funzione pari contiene il punto (x, f (x)),
contiene anche il punto (−x, f (x)): dunque risulta essere simmetrico rispetto all’asse y.

Nella figura (??) vediamo il grafico della funzione pari f (x) = sin |x|.

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.16: Grafico di una funzione pari

Ricordiamo che una funzione con dominio simmetrico rispetto all’origine è dispari se, per ogni
x ∈ dom f , f (x) = −f (−x). Se il grafico di una funzione dispari contiene il punto (x, f (x)),
contiene anche il punto (−x, −f (x)), e dunque risulta essere simmetrico rispetto all’origine.

Nella figura (??) vediamo il grafico della funzione dispari f (x) = x3 − 2x.
19

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.17: Grafico di una funzione dispari

1.5.9 Funzioni con grafico simmetrico rispetto ad un’asse verticale


Se una funzione ha dominio simmetrico rispetto ad una retta x = k, ed è tale che f (x − k) =
f (−(x − k)) per ogni x ∈ dom f , il grafico della funzione risulta essere simmetrico rispetto alla
2
retta x = k. Nella figura (??) vediamo il grafico della funzione f (x) = e(x−2) .

-3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6

-1

-2

-3

Figura 1.18: Grafico simmetrico rispetto a x = 2

1.5.10 Funzioni con grafico simmetrico rispetto ad un punto (k, 0)


Se una funzione ha dominio simmetrico rispetto ad una retta x = k, ed è tale che f (x − k) =
−f (−(x − k)) per ogni x ∈ dom f , il suo grafico risulta essere simmetrico rispetto al punto (k, 0).
Nella figura (??) vediamo il grafico della funzione f (x) = (x − 3)3 − 2(x − 3).
20

-2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7

-1

-2

-3

Figura 1.19: Grafico simmetrico rispetto a (3, 0)

1.5.11 Grafico di |f (x)|


Osserviamo che, data una qualunque funzione f con dominio A, possiamo definire la funzione

 f (x)
 x ∈ A ∧ f (x)x ≥ 0
|f (x)| =

−f (x) x ∈ A ∧ f (x) < 0

Per quanto osservato nei paragrafi precedenti, si ha:

• se f (x) ≥ 0, (x, |f (x)|) = (x, f (x)) e dunque il punto del grafico di f e di |f | sono uguali

• se f (x) < 0, (x, |f (x)|) = (x, −f (x)) e dunque il punto del grafico di f e di |f | sono simmetrici
rispetto all’asse x.

Pertanto, per disegnare il grafico di |f | è sufficiente modificare il grafico di f come indicato. Nella
figura (??) abbiamo disegnato in nero il grafico di f (x) = x3 −2x2 e con una linea rossa tratteggiata
il grafico di |f (x)| = |x3 − 2x2 |.

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.20: Grafico di f e di |f |


21

1.5.12 Grafico di f (|x|)


Data una funzione definita su un insieme A, sia A+ = R ∩ [0, +∞) e sia A− = {−x : x ∈ A+ }.
La funzione f (|x|) è una funzione pari, definita su A+ ∪ A− , tale che:

f (x)
 x ∈ A+
g(x) = f (|x|) =
x ∈ A− .

f (−x)

Per disegnare il grafico di g, bisogna disegnare il grafico della funzione f ristretta ad A+ , e


poi disegnare il grafico simmetrico di quest’ultimo rispetto all’asse y. Nella figura (??) abbiamo
disegnato in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 e con una linea rossa tratteggiata il grafico di
f (|x|) = |x|3 − 2|x|2 = −x3 − 2x2 .

-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

-1

-2

-3

Figura 1.21: Grafico di una funzione f (|x|)

1.5.13 Esempi
2x + 1
Esempio 1.5 Vogliamo disegnare il grafico della funzione f (x) = . Osserviamo che:
x−2
2x + 1 2(x − 2) + 5 1
f (x) = = = 2+5·
x−2 x−2 x−2
Possiamo disegnare il grafico di f per passi successivi:
1
1. Disegniamo - in nero nella figura (??) - il grafico di f1 (x) =
x
2. Trasliamo orizzontalmente il grafico di f1 per ottenere il grafico, in rosso nella figura (??),
1
di f2 (x) =
x−2
1
3. Disegniamo, mediante una dilatazione verticale di un fattore 5, la funzione f3 (x) = 5 ·
x−2
- in nero nella figura (??).
4. Mediante una traslazione verticale verso l’alto di 2, disegniamo, in verde nella figura (??),
1
f4 (x) = 2 + 5 ·
x−2
22

5
2

1 2,5

-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-5 -2,5 0 2,5 5 7,5 10 12,5

-1

-2,5

-2

-5
-3

Figura 1.22: Grafico delle funzioni f1 e Figura 1.23: Grafico delle funzioni f3 e
f2 f4

5. Applichiamo il modulo, per ottenere il grafico di f , in viola nella figura (??).

2,5

-5 -2,5 0 2,5 5 7,5 10 12,5

-2,5

-5

Figura 1.24: Grafico della funzione f5

Disegniamo adesso un grafico qualitativo della funzione g(x) = e| x−2 | .


2x+1

Innanzitutto dom f = dom g = R \ {2}. Inoltre la funzione esponenziale è strettamente


crescente su R, per cui gli intervalli di monotonia di g sono uguali a quelli di f . Per disegnare un
grafico qualitativo di g, ricordiamo che la funzione esponenziale è sempre positiva,exp(0) = 1, è
strettamente crescente su R. Ne segue che la funzione g ha gli stessi intervalli di monotonia di f .
Inoltre, quando x tende a +∞ e a −∞, la funzione g si avvicina alla retta y = e2 . Il grafico di
gè rappresentato nella figura (??); osserviamo che per riuscire a capire quale sia l’andamento della
funzione abbiamo dovuto modificare significativamente la scala.
23

24

16

-32 -24 -16 -8 0 8 16 24 32 40

-8

-16

-24

Figura 1.25: Grafico di g

2x + 1
Disegniamo adesso un grafico qualitativo della funzione h(x) = arctan .
x−2
dom f = dom h = R \ {2}. Inoltre la funzione arcotangente è strettamente crescente sul suo
dominio,arctan(0) = 0, è limitata e per x che tende a +∞ si avvicina sempre più a π/2.
Dunque la funzione h è limitata e im h = [0, π/2).
Nel grafico disegnato in figura (??), abbiamo rappresentato in blu il punto (2, π/2), che non
appartiene al grafico di h.

-3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6

-1

-2

Figura 1.26: Grafico di h

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