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Funzioni
Le funzioni saranno l’oggetto fondamentale di questo libro: per semplicità, ne vedremo una
definizione piuttosto informale.
f : A −→ B
x 7−→ f (x)
x è detta variabile di f .
Per esempio, una legge che associa ad ogni punto (t, X) dello spazio-tempo la temperatura
registrata in X nell’istante t è una funzione che associa ad ogni punto dello spazio-tempo R4 un
unico elemento di R.
1. Si dice immagine di f l’insieme dei punti y ∈ B per cui esiste x ∈ A tale che f (x) = y. Si
scrive
f (A) = im f = {y ∈ B : ∃x ∈ A, f (x) = y}.
f (C) = {y ∈ B : ∃x ∈ C, f (x) = y} ⊆ im f ⊆ B.
1
2
Osservazione 1.1 fp
1. L’immagine di f non è necessariamente uguale al codominio. Per esempio la funzione
temperatura illustrata in precedenza non può assumere valori inferiori allo 0 assoluto.
2. Se C = {x}, la sua immagine è l’insieme {f (x)} contenente solo l’elemento f (x), che è unico
per definizione di funzione.
3. La controimmagine di un elemento y ∈ B può essere uguale all’insieme vuoto (se y ∈
/ im f ),
o da uno o più elementi.
In questo libro ci occuperemo prevalentemente di funzioni che hanno dominio A ⊆ R e codominio
uguale a R. Con abuso di notazione, scriveremo spesso f : R −→ R, descrivendo la legge che alle x
di un sottoinsieme di R associa f (x), preoccupandoci solo in un secondo tempo di determinare √ il
dominio di f , cioè l’insieme delle x per cui la legge ha significato. Per esempio l’espressione x + 1
si può calcolare solo se x + 1 ≥ 0, cioè √
se x ∈ [−1, +∞). Diremo allora che la funzione reale (cioè
a valori reali) di variabile reale f (x) = x + 1 ha dominio dom f = [−1, +∞).
Esempi 1.1 fp
1. Si dice funzione costante una funzione che ad ogni x ∈ A associa lo stesso valore k ∈ B;
scriveremo f (x) = k. In questo caso im f = {k}, f −1 (k) = A. Invece f −1 (y) = ∅, per ogni
y ∈ B \ {k}. Inoltre, Γ(f ) = {(x, k) : x ∈ A}.
2. Si dice funzione identità definita su A la funzione
idA A −→ A
x 7−→ x.
Il suo grafico è Γ(f ) = {(x, x) : x ∈ A}.
3. Il grafico delle funzioni reali di variabile reale f : R → R si disegna sul piano cartesiano. Per
esempio, il grafico di Γ(idR ) = {(x, x) : x ∈ R} = {(x, y) : y = x} rappresenta la retta
bisettrice del primo e terzo quadrante (vedi Figura??).
2,4
y=x
y=2
1,6
0,8
y=x 2
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-0,8
-1,6
-2,4
Definizione 1.3 Si dice successione una funzione il cui dominio è N oppure un suo sottoinsie-
me che contiene tutti i numeri naturali maggiori o uguali di un primo intero n0 . Spesso per le
successioni non si usa la notazione funzionale f (n), ma se ne indica l’insieme delle immagini
{an : n ≥ n0 }.
Esempi 1.2
1
2. La successione f : N −→ R tale che f (n) = ha dominio N \ {0} e im f ( Q.
n
3. Il codominio di una successione non è necessariamente
√ R. Possiamo per esempio definire la
successione f : N −→ R2 tale che f (n) = ( n, n!).
(i) f è iniettiva.
Esempi 1.3 Vediamo adesso alcuni esempi di funzioni reali di variabile reale, che ci saranno utili
anche in seguito.
1
2. f : R → R, tale che f (x) = ha dom f = im f = R \ {0}.La funzione è iniettiva e il suo
x
1
grafico è l’iperbole di equazione y = (vedi Figura ??).
x
3. f : R → R, tale che f (x) = |x| ha il grafico indicato in Figura ??. dom f = R, im f = [0, +∞).
f non è iniettiva, infatti per ogni y > 0, f −1 (y) = {−y, y}.
4
2
y=3x-1
1
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-1
-1
-2
-2
-3
1
Figura 1.2: Grafico di y = 3x − 1 Figura 1.3: Grafico di y = x
4. La funzione segno di x è una funzione, che si indica con sgn (e si legge ”segno” o ”signum”)
sgn : R → R tale che:
1
se x > 0
sgn (x) = 0 se x = 0
−1 se x < 0.
La funzione segno ha dom (sgn) = R, im (sgn) = {−1, 0, 1}. sgn −1 (0) = {0}, sgn −1 (1) =
(0, +∞), sgn −1 (−1) = (−∞, 0). Se y 6= ±1, 0, sgn −1 (y) = ∅. La funzione sgn non è né
iniettiva né suriettiva. Il suo grafico (vedi figura ??) è dato dall’unione dell’origine con le
due semirette y = 1, con x > 0, e y = −1, con x < 0.
3
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-1
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-2
-1
-3
M (x) = x − [x].
Quando x ∈ [0, 1), M (x) = x. Per ogni n ∈ Z, M (n) = 0; inoltre, se x ∈ [n, n + 1),
M (x) = x − n.
La funzione ha dom M = R e im M = [0, 1). Inoltre, se y ∈ im f , f −1 (y) = {y + k : k ∈ Z}
e dunque non è iniettiva. Osserviamo inoltre che, per ogni x ∈ R, M (x + 1) = M (x). Si dice
allora che la mantissa è periodica di periodo 1 (vedremo in seguito la definizione generale di
funzione periodica). Il grafico della mantissa è disegnato nella figura ??.
3
3
2
2
1
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-1 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-1
-2
-2
-3
Definizione 1.5
In generale quando si introduce una funzione prolungamento, si richiede che la funzione prolungata
soddisfi qualche proprietà particolare.
f : A −→ B, g : C ⊆ B −→ D,
f: R −→ R g: R −→ √R
x 7−→ x+1 x 7−→ x
Esistono funzioni che svolgono il ruolo di elemento neutro rispetto all’operazione di composi-
zione. Infatti, se operiamo la composizione
f id
B
A −→ B −→ B
x 7−→ f (x) 7−→ idB (f (x)) = f (x)
otteniamo che idB ◦ f (x) = f (x), per ogni x ∈ A. Si dice che idB è l’elemento neutro a sinistra
per la composizione. Se invece operiamo la composizione
idA f
A −→ A −→ B
x 7−→ idA (x) 7−→ f (idA (x)) = f (x)
otteniamo che f ◦ idA (x) = f (x), per ogni x ∈ A. Si dice che idA è l’elemento neutro a destra per
la composizione.
Ci possiamo chiedere se esiste una funzione che svolga il ruolo di inversa di f rispetto alla
composizione, vale a dire una funzione g tale che g ◦ f (x) = idA (x) = x, per ogni x ∈ A. Ciò in
generale non è vero. Consideriamo, per esempio la funzione costante f (x) = 3, per ogni x ∈ R. Se
esistesse la funzione inversa g, essa dovrebbe essere tale che tale che g ◦ f (x) = g(3) = x, per ogni
x ∈ R. Ciò non è possibile, perché per definizione le funzioni associano ad un elemento (in questo
caso 3) un’unica immagine.
È possibile definire la funzione inversa soltanto per le funzioni iniettive.
Definizione 1.7 Data una funzione iniettiva f : A −→ B, si dice funzione inversa di f , che si
indica con f −1 , la funzione
f −1 : im f −→ A
y = f (x) 7−→ x
Si dice in questo caso che f è invertibile sulla sua immagine.
Osservazione 1.2
2. dom f −1 = im f ; im f −1 = A = dom f
3. Quando f è iniettiva, si usa la stessa notazione f −1 (y) per indicare l’insieme controimmagine
di y (che contiene un solo elemento) e il valore assunto dalla funzione inversa: sarà chiaro
dal contesto quale dei due significati assume il simbolo.
7
f −1 f
im f −→ A −→ im A
y = f (x) 7−→ f −1 (x) = x 7−→ f (x) = y
√
3. Tutte le funzioni f (x) = x2k+1 sono biunivoche su R, e ammettono inversa f −1 (x) = 2k+1 x.
4. La funzione f (x) = x2 non è iniettiva sul suo dominio R. Se consideriamo però la sua
restrizione g = f |[0,+∞) all’insieme√[0, +∞), otteniamo la funzione biunivoca g : [0, +∞) →
[0, +∞), la cui inversa è g −1 (x) = x.
Se necessario, possiamo anche invertire la restrizione h = f |(−∞,0] alla semiretta (−∞, 0].
−1
Anche h : (−∞,
−1
√ 0] → [0, +∞) è biunivoca, e la sua inversa h : [0, +∞) → (−∞, 0] è uguale
a h (x) = − x.
5. Analogamente, le funzioni trigonometriche sin x, cos x e tan x non sono invertibili, ma se ne
considerano delle restrizioni iniettive, delle quali si definisce l’inversa.
h π πi
• La funzione sin |[−π/2,π/2] : − , −→ [−1, 1] è invertibile. La sua inversa viene
2 2
chiamata arcoseno, e si indica con arcsin. Il suo dominio è [−1, 1], e la sua immagine è
[−π/2, π/2].
• La funzione cos |[0,π] : [0, π] −→ [−1, 1] è invertibile. La sua inversa viene chiamata
arcocoseno, e si indica con arccos. Il suo dominio è [−1, 1], e la sua immagine è [0, π].
π π
• La funzione tan |(−π/2,π/2) : − , −→ R è invertibile. La sua inversa viene chiamata
2 2
arcotangente, e si indica con arctan. Il suo dominio è R e la sua immagine è l’intervallo
aperto (−π/2, π/2).
8
Definizione 1.8 Date due funzioni f e g reali di variabile reale tali che dom f = dom g = A ⊆ R,
si definiscono
(i) la funzione somma f + g : A −→ R, tale che (f + g)(x) = f (x) + g(x);
(ii) la funzione prodotto f · g : A −→ R, tale che (f · g)(x) = f (x)g(x)
Definizione 1.9 Una funzione f : R → B si dice periodica di periodo T > 0 se per ogni x ∈ R,
f (x + T ) = f (x). Si dice periodo minimo di f il più piccolo T per cui la proprietà è soddisfatta.
La definizione può essere estesa al caso in cui il dominio di f gode della proprietà che, se x ∈ dom f ,
allora anche x + kT ∈ A, per ogni x ∈ A e per ogni k ∈ Z.
Le funzioni sin x e cos x sono periodiche, di periodo minimo 2π. La funzione tan x è periodica
di periodo minimo π. La funzione mantissa è periodica, di periodo minimo 1.
Proposizione 1.3 Sia f una funzione periodica di periodo minimo T > 0. Allora
1. f ha periodo kT , per ogni k ∈ N;
T
2. Per ogni α > 0, la funzione f (αx) ha periodo minimo α.
Dimostrazione.
1. Per ogni x ∈ dom f , f (x+kT ) = f (x+(k −1)T +T ) = f (x+(k −1)T ) = . . . f (x+T ) = f (x).
2. Sia g(x) = f (αx). Allora g x + Tα = f α x + Tα = f (αx + T ) = f (αx).
Esercizio 1.1
1. Dimostrare che la somma e il prodotto di due funzioni periodiche di periodo T sono funzioni
periodiche di periodo T .
2. Date due funzioni f di periodo T e g di periodo kT , con k ∈ N \ {0}, determinare il periodo
delle funzioni f + g e f · g.
3. Se f è una funzione periodica di periodo T , e g è una qualunque funzione con dom g = R,
stabilire se le funzioni g ◦ f e f ◦ g sono periodiche.
Definizione 1.10 Sia data una funzione f : A ⊆ R → R, il cui dominio è un insieme simmetrico
rispetto all’origine (cioè, se x ∈ A, anche −x ∈ A).
1. Se, per ogni x ∈ A, f (x) = f (−x), si dice che f è pari.
2. Se, per ogni x ∈ A, f (x) = −f (−x), si dice che f è dispari.
Esempio 1.2
1. Sono pari tutte le funzioni x2n , mentre sono dispari le funzioni x2n+1 .
2. La funzione cos x è pari, mentre sin x e tan x sono dispari.
6. Se g è dispari e f è pari (risp. dispari), allora g ◦ f è dispari (risp. pari) nel suo dominio.
Una funzione che soddisfa una delle quattro proprietà precedenti viene detta monotòna su A. Se
soddisfa le proprietà (??) o (??) viene detta strettamente monotòna su A.
Esempi 1.5
5. Le funzioni arctan x e arcsin x sono strettamente crescenti sul loro dominio, mentre arccos x
è strettamente decrescente sul suo dominio.
Osserviamo che il viceversa non è vero: ci sono funzioni che sono iniettive ma non sono
monotone.
Esercizio 1.3
1
1. f (x) = è iniettiva sul suo dominio R \ {0}, ma non è monotona. Infatti, f ristretta
x
a (0, +∞) e a (−∞, 0) è strettamente decrescente, mentre non lo è sul suo dominio. Per
esempio, se consideriamo x1 = −1 < x2 = 1, abbiamo che f (x1 ) = −1 < f (x2 ) = 1.
2. La funzione (
x, se x ∈ Q
f (x) =
−x se x ∈ R \ Q
è iniettiva, ma non è monotona.
Definizione 1.12
1. Si dice che f è limitata superiormente se im f è un sottoinsieme limitato superiormente di
R, cioè se ∃M ∈ R : ∀x ∈ A f (x) ≤ M .
2. Si dice che f è limitata inferiormente se im f è un sottoinsieme limitato inferiormente di R,
cioè se ∃m ∈ R : ∀x ∈ A f (x) ≥ m.
3. Si dice che f è limitata se im f è un sottoinsieme limitato di R, cioè se
∃M > 0 : ∀x ∈ A |f (x)| ≤ M .
4. Si dice che f è illimitata superiormente se im f è un sottoinsieme illimitato superiormente
di R, cioè se ∀M ∈ R ∃x ∈ A : f (x) > M .
5. Si dice che f è illimitata inferiormente se im f è un sottoinsieme illimitato inferiormente di
R, cioè se ∀m ∈ R ∃x ∈ A : f (x) < m.
6. Si dice che f è illimitata se im f è un sottoinsieme illimitato di R, cioè se
∀M > 0 ∃x ∈ A : |f (x)| > M .
Esempio 1.3
1. sin x è limitata; infatti im (sin) = [−1, 1].
2. arctan x è limitata: im (arctan) = (− π2 , π2 ).
3. exp x = ex è limitata inferiormente ed è illimitata superiormente; im (exp) = (0, +∞.
4. [x] è una funzione illimitata sia superiormente che inferiormente; la sua immagine è Z.
5. sgn x è limitata; im (sgn) = {−1, 0, 1}.
Gli esempi precedenti ci mostrano come l’insieme immagine possa avere massimo o minimo,
estremo superiore o inferiore.
11
Definizione 1.13
2. Se sup f (A) ∈ f (A), si dice che f ha massimo (assoluto) su A. Ciò significa che esiste x ∈ A
tale che, per ogni x ∈ A, f (x) ≤ f (x).
f (x) è detto massimo di f (su A); x è detto punto di massimo di f .
4. Se inf f (A) ∈ f (A), si dice che f ha minimo (assoluto) su A. Ciò significa che esiste x ∈ A
tale che, per ogni x ∈ A, f (x) ≥ f (x).
f (x) è detto minimo di f (su A); x è dettopunto di minimo di f .
Le stesse definizioni possono essere date quando si studia la funzione solo su un sottoinsieme
B ⊆ dom f . Quando è chiaro che ci si riferisce dell’estremo superiore o inferiore (o dei massimi e
minimi) della funzione sul suo dominio, scriviamo sup f , inf f , max f min f .
Osserviamo che se una funzione ha massimo o minimo su A, questi sono unici. I punti di
massimo e di minimo invece possono essere infiniti.
Esempio 1.4
1. f (x) = sin x ha massimo 1 e minimo -1. I suoi punti di massimo sono gli elementi dell’insieme
{ π2 + 2kπ : k ∈ Z}. I suoi punti di minimo sono gli elementi dell’insieme { 3π
2 + 2kπ : k ∈ Z}.
3. M (x) = x − [x] è limitata, infatti im M = [0, 1). La mantissa non ha massimo: infatti
sup M = 1 ∈/ im M . Invece inf M = 0 ∈ im M , e dunque 0 = min M . Osserviamo che tutti i
punti n ∈ Z sono punti di minimo della mantissa.
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
sup f (x) = 2 = f (−1) = max f (x) e inf f (x) = 0 = f (−2) = min f (x).
x∈[−2,−1] x∈[−2,−1] x∈[−2,−1] x∈[−2,−1]
1. Dimostrare che sup f (B) ≤ sup f (A) e che inf f (B) ≥ inf f (A).
2. Se f è strettamente crescente, si può dire che sup f (B) < sup f (A)?
pk : R −→ R
x 7−→ kx
Anche queste sono funzioni strettamente crescenti, con dom pk = Im pk = R
13
p−1 : R −→ R
x 7−→ −x
Le due funzioni hanno lo stesso dominio; inoltre, poiché τk è strettamente crescente, gli intervalli
di monotonia di f e di gk sono gli stessi.
Indicato con Γ(f ) il grafico di f , abbiamo che:
Ne segue che i punti del grafico di gk si ottengono dai punti del grafico di f per traslazione verticale:
se k > 0, il grafico risulta traslato verso l’alto di k, mentre se k < 0, il grafico risulta traslato verso
il basso di |k|.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di g−1 (x) =
x − 2x2 − 1 e in blu quello di g3 (x) = x3 − 2x2 + 3.
3
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
Ne segue che i punti del grafico di hk si ottengono dai punti del grafico di f per traslazione
orizzontale: se k > 0, il grafico risulta traslato verso sinistra di k, mentre se k < 0, il grafico risulta
traslato verso destra di |k|. Anche il dominio di hk si ottiene traslando a sinistra (se k > 0) o a
destra (se k < 0) il dominio di f . L’immagine delle due funzioni è la stessa. Nella figura (??)
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di h1 (x) = (x + 1)3 − 2(x + 1)2 e
in verde quello di h−2 (x) = (x − 2)3 − 2(x − 2)2 .
In questo caso i punti in cui f (x) = 0 (i cosiddetti zeri di f ) rimangono invariati. Inoltre
• se k > 1, |mk (x)| = k|f (x)| > |f (x)|; dunque il grafico di mk si ottiene dilatando il grafico di
f verticalmente di un fattore k.
• se 0 < k < 1, |mk (x)| = k|f (x)| < |f (x)|; dunque il grafico di mk si ottiene comprimendo il
grafico di f verticalmente di un fattore k.
15
Le due funzioni hanno lo stesso dominio ma non necessariamente la stessa immagine. Gli
intervalli di monotonia rimangono invariati.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di m2 (x) =
1
2(x3 − 2x2 ) e in verde quello di m1/2 (x) = (x3 − 2x2 ).
2
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
Ne segue che se un punto P ∈ Γ(f ), il suo simmetrico rispetto all’asse x appartiene a Γ(g). Quindi
il grafico di g si ottiene dal grafico di f per simmetria rispetto all’asse x.
Le due funzioni hanno lo stesso dominio, mentre l’immagine di g si ottiene dall’immagine di f
per simmetria rispetto all’asse x.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di
g(x) = −(x3 − 2x2 ).
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
In questo caso
Ne segue che se un punto P ∈ Γ(f ), il suo simmetrico rispetto all’asse y appartiene a Γ(h). Quindi
il grafico di h si ottiene dal grafico di f per simmetria rispetto all’asse y. In questo caso le due
funzioni hanno la stessa immagine, mentre il dominio di h è l’insieme simmetrico di A rispetto
all’asse y.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di
h(x) = (−x)3 − 2(−x)2 .
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
In questo caso
Ne segue che se un punto P ∈ Γ(f ), il suo simmetrico rispetto all’origine appartiene a Γ(k). Quindi
il grafico di k si ottiene dal grafico di f per simmetria rispetto all’origine. In questo caso le due
funzioni hanno immagine simmetrica rispetto all’asse x e dominio simmetrico rispetto all’asse y.
Nella figura (??) vediamo in nero il grafico di f (x) = x3 − 2x2 , in rosso il grafico di
k(x) = −((−x)3 − 2(−x)2 ) = x3 + 2x2 .
18
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
Nella figura (??) vediamo il grafico della funzione pari f (x) = sin |x|.
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
Ricordiamo che una funzione con dominio simmetrico rispetto all’origine è dispari se, per ogni
x ∈ dom f , f (x) = −f (−x). Se il grafico di una funzione dispari contiene il punto (x, f (x)),
contiene anche il punto (−x, −f (x)), e dunque risulta essere simmetrico rispetto all’origine.
Nella figura (??) vediamo il grafico della funzione dispari f (x) = x3 − 2x.
19
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
-3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6
-1
-2
-3
-2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7
-1
-2
-3
• se f (x) ≥ 0, (x, |f (x)|) = (x, f (x)) e dunque il punto del grafico di f e di |f | sono uguali
• se f (x) < 0, (x, |f (x)|) = (x, −f (x)) e dunque il punto del grafico di f e di |f | sono simmetrici
rispetto all’asse x.
Pertanto, per disegnare il grafico di |f | è sufficiente modificare il grafico di f come indicato. Nella
figura (??) abbiamo disegnato in nero il grafico di f (x) = x3 −2x2 e con una linea rossa tratteggiata
il grafico di |f (x)| = |x3 − 2x2 |.
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
1.5.13 Esempi
2x + 1
Esempio 1.5 Vogliamo disegnare il grafico della funzione f (x) = . Osserviamo che:
x−2
2x + 1 2(x − 2) + 5 1
f (x) = = = 2+5·
x−2 x−2 x−2
Possiamo disegnare il grafico di f per passi successivi:
1
1. Disegniamo - in nero nella figura (??) - il grafico di f1 (x) =
x
2. Trasliamo orizzontalmente il grafico di f1 per ottenere il grafico, in rosso nella figura (??),
1
di f2 (x) =
x−2
1
3. Disegniamo, mediante una dilatazione verticale di un fattore 5, la funzione f3 (x) = 5 ·
x−2
- in nero nella figura (??).
4. Mediante una traslazione verticale verso l’alto di 2, disegniamo, in verde nella figura (??),
1
f4 (x) = 2 + 5 ·
x−2
22
5
2
1 2,5
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-5 -2,5 0 2,5 5 7,5 10 12,5
-1
-2,5
-2
-5
-3
Figura 1.22: Grafico delle funzioni f1 e Figura 1.23: Grafico delle funzioni f3 e
f2 f4
2,5
-2,5
-5
24
16
-8
-16
-24
2x + 1
Disegniamo adesso un grafico qualitativo della funzione h(x) = arctan .
x−2
dom f = dom h = R \ {2}. Inoltre la funzione arcotangente è strettamente crescente sul suo
dominio,arctan(0) = 0, è limitata e per x che tende a +∞ si avvicina sempre più a π/2.
Dunque la funzione h è limitata e im h = [0, π/2).
Nel grafico disegnato in figura (??), abbiamo rappresentato in blu il punto (2, π/2), che non
appartiene al grafico di h.
-3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6
-1
-2