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ANALISI MATEMATICA 1A

MODULO 2 - ESERCITAZIONI

Appunti di lezione - 29 Dicembre 2022


G. Cupini

Corso di Laurea in Matematica


Università di Bologna
A.A. 2022-2023
1

Queste note per il Modulo 2 di Analisi Matematica 1a sono a complemento delle dispense del prof.
Dore, docente del Modulo 1.
Si troveranno richiami, esempi, la descrizione delle funzioni elementari, applicazioni della teo-
ria, esercizi proposti, esercizi risolti e degli errori (si spera pochi): la collaborazione degli studenti
nella segnalazione di errori sarà preziosa e gradita. Se sarà possibile arricchire queste note, an-
che su stimolo di domande, commenti da parte degli studenti, esso verrà fatto, mettendo così a
disposizione degli aggiornamenti di queste note.

I testi di riferimento sono stati:

Acerbi-Buttazzo: Primo corso di Analisi Matematica - ed. Pitagora,


Barozzi-Dore-Obrecht: Elementi di analisi matematica - ed. Zanichelli
Cecconi-Stampacchia: Analisi Matematica I vol. - ed. Liguori
Giusti: Analisi Matematica 1 - II ed. - Bollati Boringhieri,
Giusti: Esercizi e complementi di Analisi Matematica 1 - vol. primo - Bollati Boringhieri,
Lanconelli: Lezioni di Analisi matematica 1 - ed. Pitagora
Marcellini-Sbordone: Analisi Matematica uno - ed. Liguori
Marcellini-Sbordone: Esercitazioni di Matematica - primo e secondo vol. - ed. Liguori

e le note:
Cupini-Di Fabio: note per AlmaMathematica
https://almaorienta.unibo.it/it/almamathematica
G. Mauceri:La funzione esponenziale e il logaritmo
http://www.dima.unige.it/~mauceri/CORSI/funz_espon.pdf
Molti dei disegni (quelli più belli) sono stati eseguiti dalla dott.ssa Di Fabio, la quale gentilmente ne
ha consentito l’uso.

Alcune soluzioni di esercizi sono state scritte dai tutor dell’AA 2022-2023: Enrico Aldrovandi, Fe-
derico Ferri e Davide Tramontana.
Indice

Capitolo 1. Simboli e notazioni 7

Capitolo 2. Riferimento cartesiano 11


2.1. Retta orientata 11
2.2. Piano cartesiano 12

Capitolo 3. Funzioni: definizioni e generalità 17


3.1. Operazioni tra funzioni reali di variabile reale 18
3.2. Proprietà principali 19
3.2.1. Funzioni con segno 19
3.2.2. Funzioni limitate 20
3.2.3. Funzioni suriettive 20
3.2.4. Funzioni iniettive 21
3.2.5. Funzioni monotone 24
3.2.6. Funzioni pari e dispari 27
3.2.7. Asintoti e funzioni pari/dispari 29
3.2.8. Funzioni periodiche 29
3.3. Trasformazioni elementari del grafico di funzione 30
3.4. Esercizi sulle operazioni tra funzioni e sulle trasformazioni elementari dei grafici 37

Capitolo 4. Estremo superiore e inferiore 43


4.1. Principali definizioni e proprietà 43
4.2. Il calcolo di sup e inf: semplificazioni 48
4.3. Esercizi su sup, inf, max, min 53

Capitolo 5. Induzione 65
5.1. Richiami 65
5.2. Applicazioni 66
5.2.1. Formula di Gauss 67
5.2.2. Disuguaglianze di Bernoulli 67
3
4 CHAPTER 0. INDICE

5.2.3. Esponenziali, fattoriali, potenze 69


5.3. Esercizi sul principio d’induzione 71
5.3.1. Coefficienti binomiali 87

Capitolo 6. Funzioni elementari 91


6.1. Funzioni costanti 91
6.2. Valore assoluto 92
6.2.1. Anticipazione di argomenti avanzati 96
6.3. Potenze 97
6.3.1. Potenze a esponente naturale 99
6.3.2. Anticipazione di argomenti avanzati 108
6.3.3. Radice n-esima 110
6.3.4. Potenze con esponente intero 115
6.3.5. Potenze con esponente razionale 119
6.3.6. Limiti con le potenze aventi esponente n e 1/n 122
6.3.7. Potenze con esponente reale 125
6.3.8. Anticipazione di argomenti avanzati 128
6.4. Funzione esponenziale 131
6.5. Il numero di Nepéro 134
6.6. Logaritmo 135
6.6.1. Funzione logaritmica 135
6.7. Funzioni trigonometriche 140
6.7.1. Funzioni trigometriche inverse 151
6.7.2. Anticipazione di argomenti avanzati 152
6.8. Funzioni iperboliche 156

Capitolo 7. Limiti 165


7.1. Verifiche di limite 165
7.2. Aritmetica di 0 e ±∞ 180
7.3. Teoremi utili 183
7.4. Massimo e mimimo limite 185
7.5. Criteri per il calcolo dei limiti di successione con massimo e minimo limite 188
7.6. Criteri per il calcolo dei limiti di successione senza massimo e minimo limite 197
7.7. Limiti notevoli 203
7.7.1. Potenze 203
7.7.2. Esponenziali 203
5

7.7.3. Logaritmi 204


n
7.7.4. Successioni: n! e n 204
7.7.5. Successioni: radici n-esime 204
n
7.7.6. Successioni: n! e a 204
7.7.7. Confronto tra esponenziali e potenze 204
7.7.8. Confronto tra potenze 205
7.7.9. Confronto tra logaritmi e potenze 205

7.7.10. Il caso 1 205
7.7.11. Funzioni trigonometriche 206
7.8. Dimostrazione dei limiti notevoli 206
n
7.8.1. Limiti notevoli di successioni: n! e n 206
! n
7.8.2. Limiti notevoli di successioni: n e a 208
n α
7.8.3. Limiti notevoli di successioni: a e n 208
7.8.4. Limiti notevoli di successione: confronto tra potenze 209
α
7.8.5. Limiti notevoli di successione: log n e n 210
p
7.8.6. Limiti notevoli di successione: n α
n
211
7.8.7. Limiti notevoli col numero e 213
7.8.8. Limiti notevoli di funzioni: confronto tra esponenziali e potenze 216
7.8.9. Limiti notevoli di funzioni: confronto tra potenze e logaritmi 218
7.8.10. Limiti notevoli di funzioni trigonometriche 219
7.9. Asintotici e trascurabili 222
7.9.1. Asintotici e trascurabili per le successioni 222
7.9.2. Asintotici e trascurabili per le funzioni 223
7.9.3. Eliminazione dei trascurabili nella somma 225
7.9.4. Sostituzione con gli asintotici nel prodotto 226
7.9.5. Asintotici e radici n-esime 227
7.9.6. Asintotici e logaritmi 229
7.9.7. Asintotici e esponenziali 231
7.9.8. Asintotici e potenze 233
7.9.9. Gerarchia degli infiniti 237
7.10. Esercizi sui limiti di successione 237
7.11. Esercizi sui limiti di funzione 284
7.12. Successioni per ricorrenza 318
7.12.1. Teoremi sulle successioni definite per ricorrenza mediante una funzione continua 330
6 CHAPTER 0. INDICE

Capitolo 8. Derivate 333


8.1. Derivate delle funzioni elementari 333
8.2. Caratterizzazioni delle costanti 341
8.3. Condizioni sufficienti per la derivabilità 343
8.4. Esercizi 347

Capitolo 9. Continuità uniforme 377


9.1. Premesse 377
9.1.1. Intervalli illimitati 378
9.1.2. Intervalli limitati 382
9.2. Classi di funzioni uniformemente continue 383
9.2.1. Esercizi 385

Capitolo 10. Sviluppi di Taylor 389


10.1. Principali sviluppi per x → 0 389
10.2. Esercizi 391
10.3. Stima dell’errore 411
CAPITOLO 1

Simboli e notazioni

Simboli universalmente accettati dalla comunità matematica:


∀ si legge per ogni, per tutti,
∃ si legge esiste, esistono
: oppure | si leggono tale che, tali che
⇒ si legge allora, implica, implicano
⇐ si legge se, è implicato da, sono implicati da,
⇔ si legge se e solo se, è equivalente a, sono equivalenti a
∧ si legge e
∨ si legge o, oppure
:= si legge per definizione uguale a

La nozione di insieme è presa come nozione primitiva (ossia: non la si spiega, contando sull’in-
tuizione di ciascuno: da qualcosa di deve pur partire, altrimenti si va nelle spiegazioni a ritroso
all’infinito) e ha come sinonimi collezione o famiglia.
Un insieme può essere descritto in più modi, ad esempio l’insieme A i cui elementi sono le vocali
dell’alfabeto italiano può essere rappresentato per elencazione

A = {a, e, i , o, u}

o per descrizione

A = {x : x è una vocale dell’alfabeto italiano}.

In tale esempio, a, e, i, o, u sono gli elementi di A.


Dato un insieme A e un simbolo a si dice che a è appartenente ad A o a appartiene ad A, se a è un
elemento di A e si scrive:

a∈A [a appartiene ad A].

Se a non è elemento di A, si scrive

a∉A [a non appartiene ad A].


7
8 CHAPTER 1. SIMBOLI E NOTAZIONI

Dati gli insiemi A e B , si dice che B è incluso in A, oppure B è un sottoinsieme di A se ogni elemento
di B è anche elemento di A e si scrive:

B⊆A [B è incluso in A].

Se volessimo scrivere in “matematichese” il significato di B ⊆ A è:

x ∈ B ⇒ x ∈ A.

Ovviamente:
A=B ⇔ A⊆B ∧ B⊆A

Se B è incluso in A, ma non coincide con esso, si dice che B è un sottoinsieme proprio di A e si


scrive:
B⊂A oppure B ( A.

Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dagli elementi che sono sia in A che in B è l’insieme intersezione
di A e B e si scrive:
A ∩B [A intersecato B ].

Ovviamente:
A ∩ B = B ∩ A.

Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dagli elementi che sono in A o in B è l’insieme unione
di A e B e si scrive:
A ∪B [A unione B ].

Ovviamente:
A ∪ B = B ∪ A.

Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dagli elementi che sono in A ma non in B è l’insieme differenza
di A con B e si scrive:
A \B [A meno B ].

Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dalle coppie ordinate aventi come primo elemento un
elemento di A e come secondo elemento uno di B è il prodotto cartesiano di A e B e si scrive:

A ×B [A prodotto cartesiano B ].

In simboli:
A × B := {(a, b) : a ∈ A, b ∈ B }.
9

Insiemi numerici:
R è l’insieme dei numeri reali e R+ denoterà l’insieme dei numeri reali positivi:

R+ := {x ∈ R : x > 0}.
Q è l’insieme dei numeri razionali
Z è l’insieme dei numeri interi
N è l’insieme dei numeri naturali.
Attenzione! I matematici si dividono in due classi: quelli che in N includono lo zero e quelli che
non lo includono. Nelle dispense del prof. Dore, e anche qui, lo zero è incluso in N:

N := {0, 1, 2, 3, 4, . . .}.

R2 è l’insieme R × R, costituito dalle coppie ordinate dei numeri reali, ossia

R2 = R × R = {(a, b) : a, b ∈ R}.

Per semplicità, così come universalmente riconosciuto, quando si scriverà:

∀² > 0, x ≥2

senza specificare altro, si intenderà che ² e x sono numeri reali.


Quando si scriverà
n
i2
X
n ≥ 3,
i =1
senza specificare altro, si intenderà che n e i sono numeri naturali. Si capirà immediatamente dal
contesto che cosa si intende.
CAPITOLO 2

Riferimento cartesiano

2.1. Retta orientata

Presa una retta e due punti distinti su di essa, uno detto 0 e l’altro 1, viene assegnato in modo ovvio
un verso alla retta. Il segmento di estremi 0 e 1 individua l’unità di misura.

Figura 1. Retta orientata


E’ possibile far corrispondere a ogni punto della retta uno e un solo numero reale, e, viceversa, a
ogni numero reale corrisponde, in modo unico, un punto della retta.

Figura 2. Retta orientata: punti in corrispondenza coi numeri reali


La semiretta di origine 0 e contenente 1 viene detta semiretta positiva e i suoi punti sono in corri-
spondenza con tutti i numeri reali ≥ 0. Quelli dell’altra semiretta a tutti i numeri ≤ 0.

Figura 3. Retta orientata e numeri reali positivi e negativi


11
12 CHAPTER 2. RIFERIMENTO CARTESIANO

2.2. Piano cartesiano

Utilizzando l’identificazione tra punti di una retta e numeri reali, è possibile associare, in modo
unico, ad un punto del piano una coppia di numeri reali; ad un punto dello spazio una terna di
numeri reali; in generale, ad un punto in uno spazio di dimensione n una n-pla di numeri reali.
Consideriamo due rette ortogonali del piano sulle quali abbiamo posizionato 0 nel punto di inter-
sezione e fissato un’unità di misura.
Le rette si dicono assi cartesiani e il piano si dice dotato di un sistema di riferimento cartesiano e
prende il nome di piano cartesiano.
Il punto di intersezione degli assi è detto origine degli assi o del sistema di riferimento cartesiano.
L’origine degli assi solitamente viene indicata con O e il piano cartesiano con Ox y.
La retta tale che la sua semiretta positiva, ruotata di 90◦ in senso antiorario, si sovrappone alla
semiretta positiva dell’altra retta si chiama asse delle ascisse o asse delle x. L’altra retta è detta asse
delle ordinate o asse delle y.

Figura 4. Piano cartesiano

Le semirette positive e negative si chiamano, rispettivamente, semiassi positivi e semiassi negativi.


2.2. PIANO CARTESIANO 13

Figura 5. Semiassi

Fissato un punto P del piano, consideriamo le rette ortogonali agli assi passanti per P . La retta
ortogonale all’asse delle x individua un punto sull’asse delle x (e quindi un numero reale) che si
chiama ascissa di P ; mentre la retta ortogonale all’asse delle y individua un punto sull’asse delle y
(e quindi un altro numero reale) che si chiama ordinata di P . Tali due numeri, presi come coppia
ordinata (ascissa di P , ordinata di P ) individuano univocamente il punto P nel piano e si chiamano
coordinate cartesiane di P .
Viceversa, ogni coppia di numeri reali (x, y) è rappresentato da un punto di cui x è l’ascissa e y è
l’ordinata.

Figura 6. Coordinate di un punto di Ox y

L’origine degli assi ha entrambe le coordinate nulle, e si scrive O = (0, 0).


Se P è un punto sull’asse delle x, la sua ordinata è nulla e quindi risulta P = (x p , 0) dove x p è il
numero reale corrispondente all’ascissa di P ; se P è un punto sull’asse delle y, allora la sua ascissa
è nulla e si ha P = (0, y p ) per un certo y p ∈ R.
Gli assi cartesiani dividono il piano in quattro quadranti:
I quadrante: è la regione dei punti con entrambe le coordinate positive
II quadrante: è la regione dei punti con ascissa negativa e ordinata positiva
III quadrante: è la regione dei punti con entrambe le coordinate negative
IV quadrante: è la regione dei punti con ascissa positiva e ordinata negativa
14 CHAPTER 2. RIFERIMENTO CARTESIANO

Figura 7. I quattro quadranti del piano Ox y

Esercizio 2.2.1. Dimostrare che in un piano cartesiano Ox y il simmetrico del punto (x, y) rispetto
alla bisettrice del I-III quadrante è il punto (y, x).

SOLUZIONE E S . 2.2.1. Si può ragionare con la geometria euclidea, oppure in modo analiti-
co. Seguiamo questo approccio.
Se un punto P è sulla bisettrice del I-III quadrante allora ha coordinate P = (x, x) con x ∈ R. Il suo
simmetrico rispetto alla bisettrice è lui stesso, e ciò è concorde con quanto dovevamo dimostrare.
Sia P = (x, y) un punto del piano, ma non sulla bisettrice del I-III quadrante. Allora il punto simme-
trico del punto P rispetto alla bisettrice del I-III quadrante è il punto Q = (xQ , yQ ) con le seguenti
proprietà:
1) la retta passante per P e Q è ortogonale alla bisettrice del I-III quadrante: essendo il coefficiente
angolare della bisettrice I-III quadrante 1 ed essendo il coefficiente angolare della retta per P e Q
y−yQ
il numero x−xQ
dovrà essere, per la condizione di ortogonalità:

y − yQ
= −1.
x − xQ

2) il punto medio del segmento PQ è sulla bisettrice del I-III quadrante: essendo il punto medio il
¡ x+x y+y ¢
punto M = 2 Q , 2 Q si deve richiedere
x + xQ y + yQ
= .
2 2
Mettendo a sistema:
 
 y−yQ = −1 −x + x = y − y
x−xQ Q Q

 x+xQ = y+yQ x + x = y + y
2 2 Q Q
2.2. PIANO CARTESIANO 15
  
sommando
2x = 2y x = y x = y
Q Q Q
⇔ ⇔ ⇔
x + x = y + y x + y = y + y  y = x.
Q Q Q Q
Ciò conclude la dimostrazione. 

Esercizio 2.2.2. Dimostrare che in un piano cartesiano Ox y il simmetrico del punto (x, y) rispetto
all’asse y è il punto (−x, y).

Esercizio 2.2.3. Dimostrare che in un piano cartesiano Ox y il simmetrico del punto (x, y) rispetto
all’origine è il punto (−x, −y).
CAPITOLO 3

Funzioni: definizioni e generalità

Nel corso di Analisi matematica 1a e 1b si studiano le proprietà delle funzioni a valori reali di una
variabile reale, ossia (usando una notazione che si introdurrà qui sotto) delle funzioni f : A → B
con A ⊆ R, B ⊆ R. Per non appesantire la presentazione scrivendo f : A → B si sottintenderà che gi
insiemi A, B sono sottoinsiemi di R.

C’è più di un modo di definire una funzione:


un modo, più comune, che probabilmente è quella che vi è stata data nella scuola superiore è:

“una funzione è una terna (A, B, f ) dove:


A è un insieme detto dominio della funzione,
B è un insieme detto codominio della funzione,
f è una legge che ad ogni elemento x di A fa corrispondere uno e un solo elemento di B .”

Un altro modo è il seguente:

“una funzione di dominio A e codominio B è una relazione f da A a B (ossia è un sottoinsieme f


di A × B ) tale che:
per ogni a ∈ A esiste uno e un solo b ∈ B tale che (a, b) ∈ f .
In breve, in quest’ultima definizione la funzione coincide con quello che, nella prima definizione,
è il grafico della funzione.
Il mio prof. di Analisi Matematica 1 ha definito la funzione come relazione, la mia prof.ssa di
Algebra come terna. Ne sono sopravvissuto e sono grato a loro per avermele fatte conoscere.
Per agevolare lo studio a studenti che hanno avuto un ultimo anno scolastico travagliato, presen-
tiamo le funzioni come terna, probabilmente a loro più familiare.

Definizione 3.0.1. Una funzione reale di variabile reale è una terna (A, B, f ) dove:
A ⊆ R è detto dominio della funzione,
B ⊆ R è detto codominio della funzione,
f è una legge che ad ogni elemento x di A fa corrispondere uno e un solo elemento di B , il quale
viene denotato f (x) e si chiama immagine di x mediante f .
Anzichè (A, B, f ) si è soliti scrivere f : A → B .
17
18 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Dominio: Il dominio della funzione f : A → B è l’insieme A. Lo si indica anche con D( f ).


Se si assegna una legge x 7→ f (x) a valori reali di variabile reale e non si danno altre indicazioni
del dominio (dato che f è di variabile reale, sappiamo solo che un suo dominio deve essere un
sottoinsieme di R), parliamo di dominio massimale di f o di dominio naturale di f per intendere
l’insieme che ha per elementi gli x ∈ R per cui f (x) “ha senso”.

Immagine:
L’immagine della funzione f : A → B è l’insieme delle immagini degli elementi del dominio me-
diante f . Tale insieme lo si denota I m( f ).
In simboli:
I m( f ) = { f (x) : x ∈ D( f )}.

Ovviamente, I m( f ) ⊆ B .

Grafico:
Il grafico della funzione f : A → B è l’insieme delle coppie (x, f (x)) tali che x ∈ A, ossia:

Gr ( f ) = {(x, f (x)) : x ∈ A}.

Osservazione 3.0.2. Ogni coppia di numeri reali (x, y) è rappresentato da un punto di un sistema
di riferimento cartesiano Ox y, e viceversa. Dunque il grafico di una funzione reale di variabile
reale è identificabile con un sottoinsieme di Ox y essendo

Gr ( f ) ⊆ R × R.

Osservazione 3.0.3. Essendo f una legge che ad ogni elemento x di A fa corrispondere uno e un
solo elemento di B è facile individuare se un sottoinsieme di Ox y è grafico di una funzione reale
di variabile reale. Basta applicare il test della retta verticale:
un sottoinsieme di Ox y è grafico di una funzione reale di variabile reale se ogni retta retta
verticale del piano cartesiano Ox y o non interseca l’insieme o lo interseca in un solo punto.

Conoscere Gr ( f ) è utile, perché fornisce molte informazioni. Per ora ci limitiamo a dire che:
proiettando il grafico di f sull’asse x si ottiene D( f ).
proiettando il grafico di f sull’asse y si ottiene I m( f ).

3.1. Operazioni tra funzioni reali di variabile reale

Tra due o più funzioni reali di variabile reale è possibile definire operazioni algebriche per ottenere
nuove funzioni. Ricordiamo qui di seguito come vengono definite:
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 19

Funzione somma:
La somma di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è la funzione f 1 + f 2 : A → R tale che

( f 1 + f 2 )(x) := f 1 (x) + f 2 (x) ∀x ∈ A.

Funzione differenza:
La differenza di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è la funzione f 1 − f 2 : A → R tale che

( f 1 − f 2 )(x) := f 1 (x) − f 2 (x) ∀x ∈ A.

Funzione prodotto:
Il prodotto di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è la funzione f 1 · f 2 : A → R tale che

( f 1 · f 2 )(x) := f 1 (x) · f 2 (x) ∀x ∈ A.

Funzione quoziente:
Il rapporto di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è possibile nei punti x ∈ A in cui f 2 (x) 6= 0. Precisamente,
f1
il rapporto di f 1 con f 2 è la funzione : A \ {x ∈ A : f 2 (x) = 0} → R tale che
f2
f1 f 1 (x)
(x) := ∀x ∈ A \ {x ∈ A : f 2 (x) = 0}.
f2 f 2 (x)
Funzione composta:
La funzione composta di f : A → R e g : B → R è possibile definirla se I m( f ) ⊆ B . In tal caso la
funzione composta è la funzione g ◦ f : A → R tale che

(g ◦ f )(x) = g ( f (x)) ∀x ∈ A.

3.2. Proprietà principali

Di seguito, le definizioni principali che useremo per caratterizzare le funzioni reali di variabile
reale.

3.2.1. Funzioni con segno.

Definizione 3.2.1. Una funzione f : A → R si dice:


positiva su C ⊆ A, se f (x) > 0 per ogni x ∈ C ;
negativa su C ⊆ A, se f (x) < 0 per ogni x ∈ C ;
nulla su C ⊆ A, se f (x) = 0 per ogni x ∈ C ;
non negativa su C ⊆ A, se f (x) ≥ 0 per ogni x ∈ C ;
non positiva su C ⊆ A, se f (x) ≤ 0 per ogni x ∈ C .
20 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

3.2.2. Funzioni limitate.

Definizione 3.2.2. Una funzione f : A → R si dice limitata se la sua immagine è un insieme limitato,
ossia
∃c 1 , c 2 ∈ R : c 1 ≤ f (x) ≤ c 2 ∀x ∈ A.

Osservazione 3.2.3. Per la definizione di insieme limitato si veda la Definizione 4.1.5.

Proposizione 3.2.4. Si consideri f : A → R. Sono equivalenti le seguenti:


(a) f è limitata
(b) esiste M ∈ R, M ≥ 0, tale che

| f (x)| ≤ M ∀x ∈ A.

D IMOSTRAZIONE .
(a) ⇒ (b):
Si scelga M := max{|c 1 |, |c 2 |}. Da
c 1 ≤ f (x) ≤ c 2
segue
−M ≤ −|c 1 | ≤ c 1 ≤ f (x) ≤ c 2 ≤ |c 2 | ≤ M
da cui la tesi.
(b) ⇒ (a):
Basta scegliere c 1 = −M e c 2 = M . 
3.2.3. Funzioni suriettive.

Definizione 3.2.5. Una funzione f : A → B si dice suriettiva se l’immagine coincide col codominio,
ossia se I m( f ) = B .
Ciò si può esprimere nel seguente modo:

∀y ∈ B ∃x ∈ D( f ) : y = f (x).

Esempio 3.2.6. La funzione f : R → R, f (x) = x 2 , non è suriettiva.


La funzione f : R → [0, +∞[, f (x) = x 2 , è suriettiva.

Esercizio 3.2.7. Dimostrare che f : R → R, f (x) = 2x + 7 è suriettiva.

Sol. Es. 3.2.7:


Sia y ∈ R. Vogliamo dimostrare che esiste x ∈ R tale che f (x) = y, ossia tale che 2x + 7 = y. Si ha
y −7
2x + 7 = y ⇔ x = ∈ R.
2
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 21

Dunque abbiamo trovato un elemento del dominio R che ha come immagine mediante f il nu-
y−7 y−7
mero y. Esso è il numero reale 2 . Infatti: f ( 2 )= y.

3.2.4. Funzioni iniettive.

Definizione 3.2.8. Una funzione f : A → R si dice iniettiva se, elementi distinti del dominio hanno
immagini distinte. Ossia: per ogni coppia di punti del dominio x, x 0 ∈ D( f ), se x 6= x 0 allora f (x) 6=
f (x 0 ).
In simboli:
∀x, x 0 ∈ D( f ) (x 6= x 0 ⇒ f (x) 6= f (x 0 )).
In modo equivalente l’iniettività di f : A → R si può formulare nel seguente modo:

∀x, x 0 ∈ D( f ) ( f (x) = f (x 0 ) ⇒ x = x 0 ),

Osservazione 3.2.9. Per riconoscere dal suo grafico se una funzione f : A → R di variabile reale è
iniettiva, basta applicare il test della retta orizzontale:
f è iniettiva se ogni retta orizzontale del piano cartesiano Ox y
o non interseca il grafico di f o lo interseca in un solo punto.

Esercizio 3.2.10. Dimostrare che la funzione f : R → R, f (x) = x 3 , è iniettiva.


Sugg:
(i) Dimostrare che x 2 + x y + y 2 > 0 per ogni x, y ∈ R \ {0}.
(ii) Dimostrare che x 2 + x y + y 2 = 0 se e solo se x = y = 0.
(iii) Concludere la dimostrazione.
Sol:
(i):
Se x, y ∈ R \ {0} ci sono due casi: x y > 0 e x y < 0.
Se x y > 0 allora
x2 + x y + y 2 > x2 + y 2 ≥ 0
e si ottiene la tesi.
Se x y < 0 allora
x 2 + x y + y 2 = x 2 + 2x y + y 2 − x y = (x + y)2 − x y ≥ −x y > 0
e si ottiene la tesi.
(ii):
L’implicazione da destra a sinistra è facile. Se x = y = 0 allora x 2 + x y + y 2 = 0.
Proviamo il viceversa.
22 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Per (i) ( (
2 2 (i ) x2 + x y + y 2 = 0 x2 + y 2 = 0
x +xy + y = 0 ⇒ ⇒ ⇒ x = y = 0,
x = 0∨ y = 0 x = 0∨ y = 0
che è esattamente quel che si voleva dimostrare.
(iii):
Vogliamo dimostrare che se x 1 , x 2 ∈ R allora

x 13 − x 23 = 0 ⇒ x1 = x2 .

Si ha:
x 13 − x 23 = 0 ⇔ (x 1 − x 2 )(x 12 + x 1 x 2 + x 22 ) = 0 ⇔ x 1 = x 2 ∨ x 12 + x 1 x 2 + x 22 = 0
(i i )
⇒ x1 = x2 ∨ x1 = x2 = 0 ⇒ x1 = x2 .

Definizione 3.2.11. Una funzione f : A → B si dice biunivoca o biettiva o bigettiva o invertibile se


è iniettiva e suriettiva.

La più ovvia funzione invertibile è la funzione identità.

Definizione 3.2.12. Se A ⊆ R si chiama funzione identità su A o funzione identica su A, la funzione


id A : A → A,
id A (x) = x ∀x ∈ A.

Se A = R scriviamo id anziché idR ; il suo grafico è la retta di equazione cartesiana y = x. Tale retta
è la bisettrice del I-III quadrante.

Definizione 3.2.13 (Funzione inversa). Se una funzione f : A → B è biunivoca allora esiste una
funzione detta inversa di f , usualmente denotata f −1 . Essa è la seguente:
f −1 : B → A, tale che, per ogni y ∈ B ,
f −1 (y) è quell’unico elemento x ∈ A tale che f (x) = y.

Per la definizione di funzione inversa si ha che se f : A → B è invertibile, allora

f ◦ f −1 = idB . (3.2.1)

Vediamo altre proprietà.

Proposizione 3.2.14. Sia f : A → B biunivoca.


Valgono le seguenti:
(a) f −1 ◦ f = id A
(b) f −1 : B → A è invertibile e ( f −1 )−1 = f
(c) il grafico di f −1 è il simmetrico del grafico di f rispetto alla bisettrice del I-III quadrante.
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 23

D IMOSTRAZIONE .
(a):
Sia x ∈ A. Allora f (x) ∈ B . Per definizione, x̃ := f −1 ( f (x)) è quell’unico elemento in A tale che
f (x̃) = f (x). Essendo f iniettiva, deve essere x̃ = x, ossia

f −1 ( f (x)) = x.

(b):
Dimostriamo che f −1 è iniettiva:
Se y 1 , y 2 ∈ B e f −1 (y 1 ) = f −1 (y 2 ) allora
(3.2.1)
y 1 = f ( f −1 (y 1 )) = f ( f −1 (y 2 )) = y 2 .

Dimostriamo che f −1 è suriettiva:


Se x ∈ A allora, per (a), f −1 ◦ f (x) = x, ossia f −1 ( f (x)) = x. Dunque x è un elemento dell’immagine
di f −1 .

Abbiamo così dimostrato che f −1 : B → A ha inversa. Essa è ( f −1 )−1 : A → B con la proprietà

f −1 ◦ ( f −1 )−1 = id A

vale a dire: preso x ∈ A, ( f −1 )−1 (x) è quell’unico elemento di B tale che

f −1 (( f −1 )−1 (x)) = x.

Essendo, per (a),


f −1 ( f (x)) = x
segue dall’unicità di ( f −1 )−1 (x) che
( f −1 )−1 (x) = f (x).
(c)
Sia (y, f −1 (y)) ∈ Gr ( f −1 ) ⊆ B × A. In particolare, y ∈ B e, per la suriettività di f , esiste x ∈ A tale che
f (x) = y. Allora, per definizione di funzione inversa, f −1 (y) = x. Dunque

(y, f −1 (y)) = ( f (x), x).

Il punto ( f (x), x) è il simmetrico, rispetto alla bisettrice del I-III quadrante, di (x, f (x)).
Abbiamo così dimostrato, si veda l’Esercizio 2.2.1, che il grafico di f −1 è contenuto nel simmetrico,
rispetto alla bisettrice del I-III quadrante, del grafico di f .
In modo analogo si dimostra che il grafico di f è contenuto nel simmetrico, rispetto alla bisettrice
del I-III quadrante, del grafico di f −1 e la dimostrazione è conclusa. 
24 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

3.2.5. Funzioni monotone.

Definizione 3.2.15. Una funzione f : A → R si dice:


crescente se
∀x, x 0 ∈ A (x < x 0 ⇒ f (x) ≤ f (x 0 );
decrescente se
∀x, x 0 ∈ A (x < x 0 ⇒ f (x) ≤ f (x 0 ).
Tra le funzioni crescenti ci sono quelle strettamente crescenti.
Esse sono tali che:
∀x, x 0 ∈ A (x < x 0 ⇒ f (x) < f (x 0 ).
Tra le funzioni decrescenti ci sono quelle strettamente decrescenti.
Esse sono tali che:
∀x, x 0 ∈ A (x < x 0 ⇒ f (x) > f (x 0 ).
Per convenzione, se A ha un solo elemento, allora f è sia crescente che decrescente.
Una funzione si dice monotona se è crescente o decrescente.
Una funzione si dice strettamente monotona se è strettamente crescente o strettamente decre-
scente.

Osservazione 3.2.16. Dato che se x = x 0 , allora è banalmente f (x) = f (x 0 ) otteniamo che valgono
sia f (x) ≤ f (x 0 ) che f (x) ≥ f (x 0 ). Dunque, sono equivalenti alle definizioni di funzione crescente e
decrescente le seguenti:

Una funzione f : A → R si dice: crescente se

∀x, x 0 ∈ A (x ≤ x 0 ⇒ f (x) ≤ f (x 0 );

Una funzione f : A → R si dice: decrescente se

∀x, x 0 ∈ A (x ≤ x 0 ⇒ f (x) ≥ f (x 0 ).

Proposizione 3.2.17. Le funzioni strettamente crescenti o strettamente decrescenti sono iniettive.

D IMOSTRAZIONE . Per esercizio. 

Esercizio 3.2.18. Sia f : A → R e x̄ ∈ A.


(a) Dimostrare che se f è (strettamente) crescente in A ∩ (−∞, x̄] e in A ∩ [x̄, +∞) allora f è
(strettamente) crescente.
(b) L’affermazione è ancora vera se x̄ ∉ A? Se sì dimostrarla, se no fornire un controesempio.
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 25

SOLUZIONE E S . 3.2.18. Trattiamo il caso della stretta crescenza, ma il ragionamento è del


tutto simile per la crescenza.
(a): Trattiamo il caso della stretta crescenza, ma il ragionamento è del tutto simile per la crescenza.
Si deve dimostrare che se x 1 , x 2 ∈ A allora

x 1 < x 2 ⇒ f (x 1 ) < f (x 2 ).

Caso (I): Se x 1 , x 2 ∈ (−∞, x̄] l’implicazione sopra è conseguenza della (stretta) crescenza di f | A∩(−∞,x̄]
Caso (II): Se x 1 , x 2 ∈ [x̄, +∞) l’implicazione è conseguenza della stretta crescenza di f | A∩[x̄,+∞)
Caso (III): x 1 < x̄ < x 2 .
Essendo x̄ ∈ A, applicando il caso (I) ai punti x 1 e x̄ deduciamo

f (x 1 ) < f (x̄). (3.2.2)

Essendo x̄ ∈ A, applicando il caso (II) ai punti x̄ e x 2 deduciamo

f (x̄) < f (x 2 ). (3.2.3)

Da (3.2.2) e (3.2.3) e per la proprietà transitiva di <, deduciamo

f (x 1 ) < f (x 2 ).

(b): Trattiamo il caso della stretta crescenza.


Si consideri f : R \ {0} → R, f (x) = − x1 .
Si ponga A := R \ {0}. La funzione è strettamente crescente in ] − ∞, 0[, insieme che si può scrivere
anche A∩] − ∞, 0]. Infatti
x1 1 1 1 1
x1 < x2 < 0 ⇒ >1⇒ < ⇒− <− .
x2 x2 x1 x1 x2
La funzione è strettamente crescente in ]0, +∞[, insieme che si può scrivere anche A ∩ [0, +∞[.
Infatti
x1 1 1 1 1
0 < x1 < x2 ⇒
<1⇒ < ⇒− <− .
x2 x2 x1 x1 x2
Eppure f non è strettamente crescente in R \ {0}: se considero x 1 = −1 e x 2 = 1, si ha

f (x 1 ) = f (−1) = 1, f (x 2 ) = f (1) = −1

quindi non è f (x 1 ) < f (x 2 ). 

Un altro esempio per la pura crescenza: f : R \ {0} → R,


(
1 se x < 0
f (x) =
0 se x > 0.
26 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Esercizio 3.2.19. Siano f : A → R, c ∈ R e c f : A → R così definita:

(c f )(x) = c f (x).

Dimostrare le seguenti:
(a) Se c > 0 allora f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescen-
te se e solo se c f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decre-
scente.
(b) Se c < 0 allora f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescen-
te se e solo se c f è decrescente/crescente/strettamente decrescente/strettamente cre-
scente.
(c) Se c = 0 allora c f è costante (quindi sia crescente che decrescente).

Esercizio 3.2.20. Siano f , g : A → R. Dimostrare le seguenti:


(a) vale l’implicazione:
(
f crescente e f > 0
⇒ f g : A → R è strettamente crescente
g strettamente crescente e g ≥ 0
(b)
(
f decrescente e f < 0
⇒ f g : A → R è strettamente decrescente.
g strettamente crescente e g ≥ 0
Sol.:
(a):
Usiamo l’Esercizio 3.2.19 (a).
Se x < y allora 0 ≤ g (x) < g (y). Quindi:
f (x)>0+Es. 3.2.19 (a) g (y)>0+Es. 3.2.19 (a)
f (x)g (x) < f (x)g (y) ≤ f (y)g (y).

(b):
Usiamo l’Esercizio 3.2.19 (b).
Se x < y
f (x)<0+Es. 3.2.19 (b) g (y)>0+Es. 3.2.19
f (x)g (x) > f (x)g (y) ≥ f (y)g (y).

Esercizio 3.2.21. Siano f , g : A → R due funzioni.


Dimostrare le seguenti:
(a) Se f e g sono entrambe crescenti, allora f + g è crescente
(b) Se f e g sono tali che una è strettamente crescente e l’altra è crescente, allora f + g è
strettamente crescente.
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 27

Enunciare e dimostrare un risultato analogo per le funzioni decrescenti.

Esercizio 3.2.22. Sia f : A → R una funzione crescente e positiva.


Dimostrare le seguenti:
(a) f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescente se e solo se
1
f è decrescente/crescente/strettamente decrescente/strettamente crescente.
(b) f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescente se e solo se
−1
f
è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescente .
Analogamente, per le funzioni decrescenti/strettamente decrescenti:

Esercizio 3.2.23. Siano f : A → R e g : C → R, con I m( f ) ⊆ C e sia g ◦ f : A → R la loro funzione


composta.
Dimostrare le seguenti:
(a) Se f e g sono entrambe crescenti o entrambe decrescenti, allora g ◦ f è crescente
(b) Se f e g sono entrambe strettamente crescenti o entrambe strettamente decrescenti, al-
lora g ◦ f è strettamente crescente
(c) Se f e g sono una decrescente e l’altra crescente, allora g ◦ f è decrescente
(d) Se f e g sono una strettamente decrescente e l’altra strettamente crescente, allora g ◦ f è
strettamente decrescente.

Esercizio 3.2.24. Sia f : A → B con A, B ⊆ R, una funzione invertibile.


Dimostrare le seguenti:
(a) f è strettamente crescente se e solo se f −1 è strettamente crescente
(b) f è strettamente decrescente se e solo se f −1 è strettamente decrescente

3.2.6. Funzioni pari e dispari.

Definizione 3.2.25. Una funzione f : A → R si dice pari se valgono le due condizioni seguenti:
x ∈ A ⇔ −x ∈ A;
∀x ∈ A f (−x) = f (x).

Osservazione 3.2.26. Il grafico Gr ( f ) di una funzione pari è simmetrico rispetto all’asse y del
sistema di riferimento cartesiano Ox y.

Definizione 3.2.27. Una funzione f : A → R si dice dispari se valgono le due condizioni seguenti:
x ∈ A ⇔ −x ∈ A;
∀x ∈ A f (−x) = − f (x).
28 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Osservazione 3.2.28. Il grafico Gr ( f ) di una funzione dispari è simmetrico rispetto all’origine degli
assi del sistema di riferimento cartesiano Ox y.

Esercizio 3.2.29. Siano f , g : A → R e sia h : A → R una qualunque di queste funzioni


f
f · g : A → R, : A \ {x ∈ A : g (x) = 0} → R.
g
Dimostrare le seguenti:
(a) Se f e g sono entrambe pari o entrambe dispari, allora h è pari
(b) Se f e g sono una pari e l’altra dispari, allora h è dispari.

Esercizio 3.2.30. Siano f , g : A → R e sia h : A → R una qualunque di queste funzioni

f ± g : A → R.

(a) Se f e g sono entrambe pari o entrambe dispari, allora h è pari? Se sì fornire una dimo-
strazione, se no dare un controesempio.
(b) Se f e g sono una pari e l’altra dispari, allora h è dispari? Se sì fornire una dimostrazione,
se no dare un controesempio.

Esercizio 3.2.31. Sia f : A → R una funzione pari e si definiscano

A + := A ∩ [0, ∞), A − := A ∩ (−∞, 0]

Dimostrare le seguenti:
(a) f | A + è (strettamente) crescente se e solo se f | A − è (strettamente) decrescente
(b) f | A + è (strettamente) decrescente se e solo se f | A − è (strettamente) crescente.

Esercizio 3.2.32. Sia f : A → R una funzione dispari e si definiscano

A + := A ∩ [0, ∞), A − := A ∩ (−∞, 0]

Dimostrare le seguenti:
(a) f | A + è (strettamente) crescente se e solo se f | A − è (strettamente) crescente
(b) f | A + è (strettamente) decrescente se e solo se f | A − è (strettamente) decrescente.

Esercizio 3.2.33. Sia f : A → R con 0 ∈ A.


Dimostrare che se f è dispari allora f (0) = 0.
Sol: Se f è dispari allora f (0) = f (−0) = − f (0). Dunque f (0) = 0.
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 29

3.2.7. Asintoti e funzioni pari/dispari. Anticipiamo qui la definizione di asintoto di una fun-
zione, la quale fa uso della nozione di limite.

Definizione 3.2.34. Sia f : [a, +∞[→ R. Si dice che la retta di equazione y = mx + q è un asintoto
di f a +∞ se
lim ( f (x) − mx − q) = 0.
x→+∞
Se m = 0, ossia se
lim f (x) = q,
x→+∞
allora la retta y = q è un asintoto orizzontale di f a +∞, se m 6= 0 allora la retta y = mx + q è un
asintoto obliquo di f a +∞,

Esercizio 3.2.35. Sia f : A → R, con sup A = +∞.


Sia la retta di equazione y = mx + q un asintoto di f a +∞.
Dimostrare che se f è pari allora la retta di equazione y = −mx + q è un asintoto di f a −∞.
Dimostrare che se f è dispari allora la retta di equazione y = mx − q è un asintoto di f a −∞.

3.2.8. Funzioni periodiche.

Definizione 3.2.36. Una funzione f : A → R non costante si dice periodica di periodo T o T -periodica,
con T ∈ R, T > 0 se
(a) ∀x ∈ R (x ∈ A ⇔ x + T ∈ A)
(b) ∀x ∈ A f (x) = f (x + T ).

Osservazione 3.2.37. Se una funzione f : A → R è periodica di periodo T , allora conoscere una


sua restrizione f : A ∩ [a, a + T ) → R, con a, b ∈ R, b = a + T , è sufficiente per conoscere tutte le sue
proprietà.

Esercizio 3.2.38. Sia f : A → R non costante e periodica. Dire se si può verificare

inf{T : f : A → R è periodica di periodo T } = 0.

Se sí fornire un esempio, se no, giustificare.


N.B.: per la definizione di inf si veda la Definizione 4.1.10.
Sol: La risposta è sì. Si consideri f : R → R,
(
1 se x ∈ Q
f (x) =
0 se x ∈ R \ Q.
Allora la funzione è q-periodica, per ogni q ∈ Q, q > 0, eppure non è costante.

Si rinvia al Capitolo 5 un’altra proprietà delle funzioni periodiche, v. Esercizio 5.3.32.


30 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

3.3. Trasformazioni elementari del grafico di funzione

Sia f : A → R una funzione elementare. Consideriamo le seguenti funzioni g ottenute operando


delle semplici operazioni sulle funzioni elementari di partenza e vediamo come ne varia il grafico
associato.
Sia g (x) = f (x) + c, con c > 0. Il grafico di g si ottiene traslando il grafico di f verso l’alto di c unità.
Sia g (x) = f (x) − c con c > 0. Il grafico di g si ottiene traslando il grafico di f verso il basso di c
unità. Qui sotto alcuni esempi.
1 p
n
Attenzione: nella figura qui sotto, leggere il simbolo x n come x.

Figura 1. Grafico di g (x) = f (x) + c con c ∈ R


3.3. TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEL GRAFICO DI FUNZIONE 31

Figura 2. Grafico di g (x) = f (x) + c con c ∈ R

Sia g (x) = f (x + c), con c > 0. Il grafico di g si ottiene traslando il grafico di f verso sinistra (!) di c
unità;
Sia g (x) = f (x − c), con c > 0. Il grafico di g si ottiene traslando il grafico di f verso destra (!) di c
unità.
Qui sotto alcuni esempi.

Figura 3. Grafico di g (x) = f (x + c) con c ∈ R - I esempio

Figura 4. Grafico di g (x) = f (x + c) con c ∈ R - II esempio


32 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Sia g (x) = − f (x). Il grafico di g si ottiene facendo il simmetrico del grafico di f rispetto all’asse
delle ascisse.
Qui di sotto alcuni esempi.

Figura 5. Grafico di g (x) = − f (x) - I esempio

Figura 6. Grafico di g (x) = − f (x) - II esempio

Sia g (x) = f (−x). Il grafico di g si ottiene facendo il simmetrico del grafico di f rispetto all’asse
delle ordinate.
Qui sotto alcuni esempi.
3.3. TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEL GRAFICO DI FUNZIONE 33

Figura 7. Grafico di g (x) = f (−x) - I esempio

Figura 8. Grafico di g (x) = f (−x) - II esempio

Sia g (x) = c f (x), con c ∈ R, c > 0. Il grafico di g si ottiene moltiplicando tutte le ordinate dei punti
di Gr ( f ) per il fattore c. Quindi, Gr (g ) si costruisce applicando una contrazione verticale a Gr ( f )
del fattore c se 0 < c < 1; una dilatazione verticale a Gr ( f ) del fattore c se c > 1. Qui di sotto alcuni
esempi.
34 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Figura 9. Grafico di g (x) = c f (x) - I esempio

Figura 10. Grafico di g (x) = c f (x) - II esempio

Sia g (x) = f (cx), con c > 0. Il grafico di g si costruisce applicando una contrazione (!) orizzontale
1
a Gr ( f ) del fattore se c > 1; una dilatazione (!) orizzontale a Gr ( f ) del fattore c se 0 < c < 1.
c
Qui di sotto alcuni esempi.
3.3. TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEL GRAFICO DI FUNZIONE 35

Figura 11. Grafico di g (x) = f (c x) - I esempio

Figura 12. Grafico di g (x) = f (c x) - II esempio

Sia g (x) = | f (x)|. Il grafico di g si ottiene mantenendo invariate le parti del grafico di f che si
trovano nel semipiano delle y maggiori o uguali di 0 e ribaltando le parti del grafico di f che si
trovano nel semipiano delle y negative. Qui sotto alcuni esempi.
36 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Figura 13. Grafico di g (x) = | f (x)| - I esempio

Figura 14. Grafico di g (x) = | f (x)| - II esempio

Sia g (x) = f (|x|). Il grafico di g si ottiene mantenendo invariate le parti del grafico di f che si
trovano nel semipiano delle x maggiori o uguali di 0 e riflettendole nel semipiano delle x negative
rispetto all’asse delle y.
Qui sotto alcuni esempi.
3.4. ESERCIZI SULLE OPERAZIONI TRA FUNZIONI E SULLE TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEI GRAFICI 37

Figura 15. Grafico di g (x) = f (|x|) - I esempio

Figura 16. Grafico di g (x) = f (|x|) - II esempio

3.4. Esercizi sulle operazioni tra funzioni e sulle trasformazioni elementari dei grafici

Per gli esercizi qui sotto, è necessario conoscere le funzioni elementari e i loro grafici.

Esercizio 3.4.1. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
sin |x|
f (x) = .
2 cos(x 2 )
38 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Esercizio 3.4.2. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
−x 2 +x
g (x) = e 1+x + tan(x).

Esercizio 3.4.3. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
p
x 3 (3x − 1)
h(x) = .
1 + x6
Esercizio 3.4.4. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
5
k(x) = .
log(x 4 )

Esercizio 3.4.5. Si rappresenti il grafico della seguente funzione utilizzando le trasformazioni geo-
metriche sui grafici delle funzioni elementari che le compongono.
¯ ¯
¯¯ 1 ¯ ¯
f (x) = ¯ x − 3¯¯ .
¯ ¯ ¯
2

Esercizio 3.4.6. Si rappresenti il grafico della seguente funzione utilizzando le trasformazioni geo-
metriche sui grafici delle funzioni elementari che le compongono.
³ π´
g (x) = 2 sin x − + 1.
2
Esercizio 3.4.7. Si rappresenti il grafico della seguente funzione utilizzando le trasformazioni geo-
metriche sui grafici delle funzioni elementari che le compongono.

h(x) = −e |x| + 1.

Esercizio 3.4.8. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della fun-
zioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
 x−1
 e
 se 0 ≤ x < 1
f (x) =
e −x − e se x ≥ 1


3.4. ESERCIZI SULLE OPERAZIONI TRA FUNZIONI E SULLE TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEI GRAFICI 39

Figura 17. Grafico relativo all’es. 3.4.9

Esercizio 3.4.9. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della fun-
zioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:

|2x 2 − 1| se x ≤ 0








 1
f (x) = se 0 < x ≤ 1


 x




log(x + 1) se x > 1

S OL . E S . 3.4.9. Nella figura seguente è mostrato il grafico di f (x): esso è quello realizzato con
la linea continua ed è diviso in tre colori: uno per l’intervallo (−∞, 0], uno per (0, 1] e l’altro per
(1 + ∞).
In ognuna delle tre parti del dominio, attraverso le linee tratteggiate e le tonalità di colore, sono
messe in evidenza le trasformazioni elementari dei grafici effettuate per arrivare al grafico di f (x).
In (−∞, 0] si è determinato il grafico di f mediante tre passaggi. La sequenza è stata:

f 1 (x) = x 2 −→ f 2 (x) = 2x 2 −→ f 3 (x) = 2x ( 2) − 1 −→ f (x) = |2x ( 2) − 1|.

In (0, 1]: f (x) = x1 .

In (1, +∞): si è determinato il grafico di f mediante tre passaggi. La sequenza è stata:

f 1 (x) = log(x) −→ f (x) = log(x + 1).


40 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Dominio: R
Immagine: [0, +∞)
Intervalli massimali di crescenza: − p1 , 0 e (1, +∞)
£ ¤
¡ 2
Intervalli massimali di decrescenza: − ∞, − p1 e (0, 1] (N.B.: (0, 1] e non (0, 1). Perché?)
¤
2


Esercizio 3.4.10. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:


 |2 − x| se x ≤ 0





f (x) = 2 − |x| se 0 < x ≤ 2






5−x se 2 < x ≤ 4

S OL . E S . 3.4.10. Nella figura seguente è mostrato il grafico di f (x): esso è quello realizzato
con la linea continua ed è diviso in tre colori: uno per l’intervallo (−∞, 0], uno per (0, 2] e l’altro
per (2, 4].
In ognuna delle tre parti del dominio, attraverso le linee tratteggiate e le tonalità di colore, sono
messe in evidenza le trasformazioni elementari dei grafici effettuate per arrivare al grafico di f (x).

In (−∞, 0) si è determinato il grafico di f mediante tre passaggi. La sequenza è stata:

f 1 (x) = x −→ f 2 (x) = −x −→ f 3 (x) = 2 − x −→ f (x) = |2 − x|.

In (0, 2) si è determinato il grafico di f mediante tre passaggi. La sequenza è stata:

f 1 (x) = x −→ f 2 (x) = |x| −→ f 3 (x) = −|x| −→ f (x) = 2 − |x|.

In (2, 4) si è determinato il grafico di f mediante due passaggi. La sequenza è stata:

f 1 (x) = x −→ f 2 (x) = −x −→ f (x) = 5 − x.

Dominio: (−∞, 4]
Immagine: [0, +∞)
Intervalli massimali di crescenza: non ve ne sono
Intervalli massimali di decrescenza: (−∞, 2] e (2, 4]. 
3.4. ESERCIZI SULLE OPERAZIONI TRA FUNZIONI E SULLE TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEI GRAFICI 41

Figura 18. Grafico relativo all’es. 3.4.10

Esercizio 3.4.11. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:


 arctan |x| se x 6= 0

f (x) =
 π

se x = 0

2

Esercizio 3.4.12. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:

x +1

se x ∈ (−∞, π) \ {0}


|x|







f (x) = 0 se x = 0







 sin(2x) se x ≥ π

42 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ

Esercizio 3.4.13. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
 ¯ ³ π ´¯¯ π π
x + ¯ se x ∈ [− , )
 ¯
 ¯cos

 2 2 2
f (x) =
 π
 e log3 (2x)

 se x ≥
2
log(2x)
Sugg.: log3 (2x) = .
log 3
Esercizio 3.4.14. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti 
 |2 − x|
 se x ≤ 0
f (x) =

 ¯¯ ¯
1 − |x|¯ se 0 < x ≤ 2

S OL . ES . 3.4.14. Svolta dal tutor il 17 ottobre 2022. 


CAPITOLO 4

Estremo superiore e inferiore

Le nozioni di estremo superiore e inferiore di un sottoinsieme non vuoto di R sono qui discusse.
Dopo le definizioni e le principali proprietà si dedica un paragrafo a illustrare alcune conseguen-
ze delle operazioni tra insiemi sugli estremi superiori e inferiori e che, opportunamente usate,
possono essere di aiuto a risolvere gli esercizi. Alcuni esercizi sono proposti nell’ultima sezione.
Quando si scriverà A ⊆ R si sottintende che A sia non vuoto.

4.1. Principali definizioni e proprietà

Definizione 4.1.1. Sia A ⊆ R.


Si dice che λ ∈ R è un maggiorante di A se

λ≥a ∀a ∈ A.

Analogamente, si dice che λ è un minorante di A se

λ≤a ∀a ∈ A.

Definizione 4.1.2. Sia A ⊆ R. Denotiamo M A e N A l’insieme dei maggioranti e dei minoranti di A,


rispettivamente.

Proposizione 4.1.3. Sia A ⊆ R. Se A ha un maggiorante, allora ne ha infiniti.


Più precisamente: se M A è l’insieme dei maggioranti di A e λ ∈ M A , allora

[λ, +∞[⊆ M A .

D IMOSTRAZIONE . Segue dalla proprietà transitiva della relazione d’ordine ≤. 

Definizione 4.1.4. Sia A ⊆ R.


Si dice che A è limitato superiormente se esiste almeno un maggiorante di A.
Analogamente, si dice che A è limitato inferiormente se esiste almeno un minorante di A.

Definizione 4.1.5. Sia A ⊆ R.


Si dice che A è limitato se A è sia limitato superiormente che limitato inferiormente.
43
44 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

Esercizio 4.1.6. Siano A ⊆ B ⊆ R e sia B limitato superiormente.


Dimostrare che A è limitato superiormente e, usando le notazioni della Definizione 4.1.2, che
MB ⊆ M A .
Scrivere inoltre un esercizio analogo per il caso di B limitato inferiormente.

Definizione 4.1.7. Sia A ⊆ R.


Si dice che λ è massimo di A se valgono le seguenti:
(a) λ è un maggiorante di A
(b) λ ∈ A.
In tal caso, si scrive
λ = max A.
Analogamente, si dice che λ è minimo di A se valgono le seguenti:
(a) λ è un minorante di A
(b) λ ∈ A.
In tal caso, si scrive
λ = min A.

Teorema 4.1.8. Sia A ⊆ R.


Se esiste min A, esso è unico.
Analogamente, se esiste max A, esso è unico.

D IMOSTRAZIONE .
Diamo la dimostrazione per il minimo.
Supponiamo che esistano λ1 , λ2 numeri reali che siano entrambi minimo di A.
Allora, per Definizione 4.1.7,



 λ1 ≤ a ∀a ∈ A
(
 λ ∈A

λ1 ≤ λ2
1
⇒ ⇒ λ1 = λ2 .


 λ2 ≤ a ∀a ∈ A λ2 ≤ λ1
 λ ∈A

2


La definizione di estremo superiore e inferiore, qui sotto, poggia su una proprietà di R, non goduta
da Q, dimostrabile con l’Assioma di completezza o di Dedekind.

Teorema 4.1.9. Sia A ⊆ R.


Se A è limitato superiormente, allora l’insieme dei maggioranti di A ha minimo.
Se A è inferiormente limitato, allora l’insieme dei maggioranti di A ha massimo.
4.1. PRINCIPALI DEFINIZIONI E PROPRIETÀ 45

D IMOSTRAZIONE .
Diamo la dimostrazione per gli insiemi superiormente limitati.
Sia M A l’insieme dei magggioranti di A. Essendo A limitato superiormente, M A 6= ;. Gli insiemi
A e M A sono tali che
∀a ∈ A, ∀λ ∈ M A a ≤ λ.
Dunque, per l’assioma di completezza di R, esiste c ∈ R tale che

∀a ∈ A, ∀λ ∈ M A a ≤ c ≤ λ.

Dalla seconda disuguaglianza si ha che c è un minorante di M A e dalla prima disuguaglianza si ha


che c è un maggiorante di A (ossia che c ∈ M A ).
Per la Definizione 4.1.7 si ha c = min M A . 
Il Teorema 4.1.9 giustifica la definizione qui sotto.

Definizione 4.1.10. Sia A ⊆ R.


Se A è superiormente limitato, si chiama estremo superiore di A il numero reale

sup A := min{x ∈ R : x è un maggiorante di A}.

Se A non è superiormente limitato si pone

sup A = +∞.

Analogamente, se A è inferiormente limitato, si chiama estremo inferiore di A il numero reale

inf A := max{x ∈ R : x è un minorante di A}.

Se A non è inferiormente limitato si pone

inf A = +∞.

Esercizio 4.1.11. Sia A ⊆ R un insieme limitato superiormente.


Sia M A l’insieme dei maggioranti di A. Dimostrare che M A = [sup A, +∞[.
Scrivere un’analoga affermazione per l’insieme N A dei minoranti di A.
Sol:
Essendo sup A un maggiorante di A si ha dall’Esercizio 4.1.3

[sup A, +∞[⊆ M A .

Dimostriamo che vale l’inclusione inversa. Se ci fosse λ ∈ M A \ [sup A, +∞[ allora ci sarebbe un
maggiorante di A che è più piccolo di sup A, il che è assurdo, in quanto sup A è, per definizione, il
minimo dei maggioranti.
46 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

Esercizio 4.1.12. Sia A ⊆ R.


Dimostrare che se inf A ∈ A, allora
∃ min A = inf A.
Analogamente, dimostrare che se sup A ∈ A, allora

∃ max A = sup A.

Esercizio 4.1.13. Sia A ⊆ R.


Dimostrare che se esiste min A, allora
min A = inf A.
Analogamente, dimostrare che se esiste max A, allora

max A = sup A.

Sol:
Consideriamo il caso del minimo.
Se esiste min A allora A è inferiormente limitato. Per definizione di estremo inferiore, inf A è un
minorante di A, quindi,
inf A ≤ a ∀a ∈ A.
In particolare, essendo min A ∈ A, dovrà essere

inf A ≤ min A.

Per definizione di minimo, esso è un minorante, ossia

min A ≤ a ∀a ∈ A.

Essendo inf A il massimo dei minoranti, allora deve essere

min A ≤ inf A.

La tesi è dimostrata.

Teorema 4.1.14 (Caratterizzazione del sup per insiemi superiormente limitati). Sia A ⊆ R.
Sono equivalenti le seguenti:
(i) sup A = λ ∈ R
(ii) λ ∈ R soddisfa
(
λ≥a ∀a ∈ A
∀µ < λ ∃a ∈ A : µ < a
4.1. PRINCIPALI DEFINIZIONI E PROPRIETÀ 47

(iii) λ ∈ R soddisfa
(
λ≥a ∀a ∈ A
∀² > 0 ∃a ∈ A : λ − ² < a.

D IMOSTRAZIONE .
(i ) ⇒ (i i ):
Se denotiamo
M A := {x ∈ R : x è un maggiorante di A}
si ha che se λ = sup A allora λ è sia un minorante di M A che un elemento di M A ) ossia
(
λ ≥ a ∀a ∈ A (cioè λ ∈ M A )
λ≤x ∀x ∈ M A cioè λ è un minorante di M A .

Sia µ ∈ R tale che µ < λ. Allora µ ∉ M A , altrimenti si contraddirebbe la minimalità di λ. Dovrà


quindi esistere a ∈ A tale che µ < a.
(i i ) ⇒ (i i i ):
Fissato ² > 0 scegliere µ = λ − ². Per (ii)

(∃a ∈ A : µ < a) ⇔ (∃a ∈ A : λ − ² < a).

(i i i ) ⇒ (i ):
Per ipotesi:
(
λ≥a ∀a ∈ A
∀² > 0 ∃a ∈ A : λ − ² < a. (∗)
Quindi λ è un maggiorante di A. Supponiamo che non sia il minimo dei maggioranti di A. Allora
esiste ² > 0 tale che λ − ² è un maggiorante di A, ossia

a ≤ λ−² ∀a ∈ A.

Ciò contraddice l’ipotesi (∗). 

Teorema 4.1.15 (Caratterizzazione del sup per insiemi non superiormente limitati). Sia A ⊆ R non
vuoto.
Sono equivalenti le seguenti:
(i) sup A = +∞
(ii) ∀µ ∈ R ∃a ∈ A : µ < a.

Analogamente alle caratterizzazioni dell’estremo superiore enunciate sopra si possono dare ana-
loghe caratterizzazioni dell’estremo inferiore.
48 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

Teorema 4.1.16 (Caratterizzazione dell’inf per insiemi inferiormente limitati). Sia A ⊆ R.


Sono equivalenti le seguenti:
(i) inf A = λ ∈ R
(ii) λ ∈ R soddisfa (
λ≤a ∀a ∈ A
∀µ > λ ∃a ∈ A : µ > a
(iii) λ ∈ R soddisfa (
λ≤a ∀a ∈ A
∀² > 0 ∃a ∈ A : λ + ² > a.

Teorema 4.1.17 (Caratterizzazione dell’inf per insiemi non inferiormente limitati). Sia A ⊆ R non
vuoto.
Sono equivalenti le seguenti:
(i) inf A = −∞
(ii) ∀µ ∈ R ∃a ∈ A : µ > a.

4.2. Il calcolo di sup e inf: semplificazioni

E’ utile estendere la relazione d’ordine totale in R all’insieme R := R ∪ {±∞}, come descritto sotto.

Definizione 4.2.1. Per convenzione, si pone

−∞ < x < +∞ ∀x ∈ R.

Proposizione 4.2.2. Con la Definizione 4.2.1 l’insieme R è un insieme totalmente ordinato.

E’ utile estendere alcuni risultati di operazioni in R a R.

Definizione 4.2.3. Si definiscono le seguenti:

−(+∞) = −∞

−(−∞) = +∞
1
=0
+∞
1
=0
−∞
∀c ∈ [−∞, +∞[ c + (−∞) = −∞
∀c ∈] − ∞, +∞] c + (+∞) = +∞
∀c ∈]0, +∞] c · (+∞) = +∞
∀c ∈ [−∞, 0[ c · (+∞) = −∞
4.2. IL CALCOLO DI SUP E INF: SEMPLIFICAZIONI 49

∀c ∈]0, +∞] c · (−∞) = −∞


∀c ∈ [−∞, 0[ c · (−∞) = +∞

Osservazione 4.2.4. Si noti che non sono definite (non hanno senso) le operazioni

+∞ + (−∞), ±∞ · 0.

Definizione 4.2.5. Introduciamo le seguenti notazioni. Se A ⊆ R denotiamo

−A := {−a : a ∈ A}

e, se r ∈ R,
r + A := {r + a : a ∈ A}
r A := {r a : a ∈ A}.

Esercizio 4.2.6. Siano r ∈ R e A ⊆ R. Dimostrare che

inf(r + A) = r + inf A, sup(r + A) = r + sup A.

Dimostrare inoltre che esiste min A se e solo se esiste min(r + A). Analogamente, esiste max A se e
solo se esiste max(r + A).

Esercizio 4.2.7. Sia A ⊆ R. Dimostrare che se A è superiormente limitato, allora −A è inferiormente


limitato e si ha
N−A = −M A .
Sol:

λ ∈ N−A ⇔ (λ ≤ −a ∀a ∈ A) ⇔ (−λ ≥ a ∀a ∈ A) ⇔ −λ ∈ M A ⇔ λ = −(−λ) ∈ −M A


dove l’ultima implicazione, quella da sinistra a destra, è dovuta al fatto che λ è l’opposto di un
elemento di M A .

Esercizio 4.2.8. Sia A ⊆ R. Dimostrare che

inf(−A) = − sup A, sup(−A) = − inf A.

Sol:
Dimostriamo qui inf(−A) = − sup A nel caso inf(−A) ∈ R. Si lasciano tutte le altre verifiche per
esercizio.
Sia λ = inf(−A) ∈ R. Allora, per il Teorema 4.1.14,
(i) per ogni a ∈ A è λ ≤ −a
(ii) per ogni ² > 0 esiste a ∈ A tale che λ + ² > −a.
50 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

ossia, equivalentemente,
(i’) per ogni a ∈ A è −λ ≥ a
(ii’) per ogni ² > 0 esiste a ∈ A tale che −λ − ² < a.
Per il Teorema 4.1.14 si ha −λ = sup A.

Esercizio 4.2.9. Siano r ∈ R \ {0} e A ⊆ R. Dimostrare che

se r > 0 allora inf(r A) = r inf A, sup(r A) = r sup A (4.2.1)

se r < 0 allora inf(r A) = r sup A, sup(r A) = r inf A


Dimostrare inoltre che
(∃ min A ⇔ ∃ min(r A))
∀r > 0
(∃ max A ⇔ ∃ max(r A))
e
(∃ min A ⇔ ∃ max(r A))
∀r < 0
(∃ max A ⇔ ∃ min(r A)).
Sol: il caso r > 0 lo si lascia al lettore.
Studiamo il caso r < 0:
Es. 4.2.8 (4.2.1)
inf(r A) = inf(−|r |A) = − sup(|r |A) = −|r | sup A = r sup A.

Analogamente si ragione per il sup.

Esercizio 4.2.10. Siano A ⊆ B ⊆ R non vuoti. Dimostrare le seguenti:


(i) se A e B hanno minimo, allora min A ≥ min B
(ii) se A e B hanno massimo, allora max A ≤ max B
(iii) inf A ≥ inf B e sup A ≤ sup B .

S OLUZIONE ES . 4.2.10. (i):


Siano ā = min A e b̄ = min B .
Si ha in particolare che b̄ è un minorante di B , quindi

b̄ ≤ b ∀b ∈ B.

Essendo A ⊆ B si deduce che b̄ è anche minorante di A. Per l’Esercizio 4.1.13 ā = inf A, vale a dire
ā è il massimo dei minoranti di A. Si ha quindi b̄ ≤ ā.
(ii):
Si lascia al lettore la soluzione: basta adattare i ragionamenti svolti in (i).
(iii):
Dimostriamo solo la disuguaglianza relativa agli estremi superiori.
4.2. IL CALCOLO DI SUP E INF: SEMPLIFICAZIONI 51

Se sup B = +∞ non c’è niente da dimostrare.


Sia sup B ∈ R. Allora l’insieme MB dei maggioranti di B è non vuoto. Essendo A ⊆ B , per l’Esercizio
4.1.6 si ha
MB ⊆ M A .
In particolare, anche l’insieme M A dei maggioranti di A è non vuoto, quindi A è superiormente
limitato.
Per il Teorema 4.1.9 esistono b = min MB e a = min M A e, per (i), b ≥ a.
Per definizione di estremo superiore si ha la tesi:

sup B = min MB = b ≥ a = min M A = sup A.

Esercizio 4.2.11. Siano A ⊆ B ⊆ R non vuoti.


Dimostrare che se B \ A è un insieme con un numero finito di elementi allora

sup B = +∞ ⇔ sup A = +∞.

inf B = −∞ ⇔ inf A = −∞.

S OL . E S . 4.2.11. ⇐:
Segue immediatamente dall’Esercizio 4.2.10.
⇒:
Consideriamo il caso degli estremi superiori.
Per ipotesi, esistono h ∈ N \ {0} e dei numeri reali a 1 , a 2 , . . . , a h in B tali che

B \ A = {a 1 , a 2 , . . . , a h }.

Se esistesse un maggiorante λ di A allora

Λ := max{λ, a 1 , a 2 , . . . , a h }

sarebbe un maggiorante di B , contraddicendo l’ipotesi sup B = +∞.


Non ci possono quindi essere maggioranti di A, ossia sup A = +∞.
Si lascia al lettore la dimostrazione dell’analoga implicazione riguardante gli estremi inferiori. 

Esercizio 4.2.12. Siano A, B ⊆ R non vuoti. Dimostrare che

inf A ∪ B = min{inf A, inf B }, sup A ∪ B = max{sup A, sup B }.


52 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

(si usano le convenzioni, giustificate dalla Definizione 4.2.1, min{−∞, c} = −∞ e max{+∞, c} = +∞


qualunque sia c ∈ R).

S OL . E S . 4.2.12. Dato che A, B ⊆ A ∪ B segue dall’Esercizio 4.2.10 che

(sup A ≤ sup A ∪ B, sup B ≤ sup A ∪ B ) ⇒ max{sup A, sup B } ≤ sup A ∪ B. (4.2.2)

Poniamo α := sup A, β := sup B . Supponiamo, senza perdita di generalità, che sia α ≤ β. Allora
max{sup A, sup B } = β.
Se β = +∞ segue da (4.2.2) che

max{sup A, sup B } = sup A ∪ B = +∞.

Sia β ∈ R.
Si ha che β è un maggiorante di A ∪ B infatti
"
≥ sup B ≥ b ∀b ∈ B
β = max{sup A, sup B } ⇒ β ∈ M A∪B .
≥ sup A ≥ a ∀a ∈ A.
Inoltre, essendo β = sup B si ha, per il Teorema 4.1.14, che per ogni µ < β esiste b ∈ B tale che µ < b
da cui, essendo B ⊆ A ∪ B ,
∀µ < β ∃b ∈ A ∪ B : µ < b.
Abbiamo così dimostrato che β soddisfa le proprietà (ii) in Teorema 4.1.14 sull’insieme A ∪B , ossia
β = sup A ∪ B . 
Esercizio 4.2.13. Siano A, B ⊆ R non vuoti tali che

a ≤b ∀a ∈ A, ∀b ∈ B.

Dimostrare che
inf A ∪ B = inf A, sup A ∪ B = sup B.
Inoltre, se esiste min A allora esiste min A ∪ B e

min A ∪ B = min A

Analogamente, se esiste, max B , allora esiste max A ∪ B e

max A ∪ B = max B.

Sugg: Applicazione dell’Esercizio 4.2.12 e dell’Esercizio 4.1.13.

Esercizio 4.2.14. Siano A, B ⊆ R con intersezione non vuota. Dire se le seguenti uguaglianze

inf A ∩ B = min{inf A, inf B }, sup A ∩ B = max{sup A, sup B }

sono vere o false.


4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 53

Esercizio 4.2.15. Sia A ⊆ R+ non vuoto e


½ ¾
1 1
:= :a∈A .
A a
1
Usando quando necessario anche le convenzioni +∞ = 0 e 10 = +∞ dimostrare che
µ ¶ µ ¶
1 1 1 1
inf = , sup = .
A sup A A inf A
Inoltre, se esiste min A > 0 allora esiste max A1 = min
1
¡ ¢
A.

S OL . E S . 4.2.15. Dimostriamo la prima uguaglianza nel caso sup A ∈ R. Essendo A ⊆ R+ risulta


λ := sup A > 0.
Per il Teorema 4.1.14
1 1 1 1
λ≥a ∀a ∈ A ⇔ ≤ ∀a ∈ A ⇔ ≤b ∀b ∈
λ a λ A
e
∀µ < λ ∃a ∈ A : µ < a.
Quest’ultima proprietà implica, in particolare, che
1 1
∀µ ∈]0, λ[ ∃a ∈ A : < .
a µ
1
Col cambio di variabile: ν = µ e tenuto conto della definizione di B l’ultima affermazione è equi-
valente a:
1 1
∀ν > ∃b ∈ : b < ν.
λ A
Per il Teorema 4.1.16 si ha che λ1 = inf A1 .
¡ ¢

Si lasciano al lettore le altre dimostrazioni. 

4.3. Esercizi su sup, inf, max, min

Esercizio 4.3.1. Si consideri


(−1)n
½ ¾
A= : n ∈ N \ {0} .
n
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

S OL . E S . 4.3.1. Poniamo
(−1)n
½ ¾ ½ ¾ ½ ¾
1 1 1
A 1 := : n ∈ N \ {0}, n dispari = − : n ∈ N \ {0}, n dispari = −1, − , − , . . .
n n 3 5
½ n ¾ ½ ¾ ½ ¾
(−1) 1 1 1 1
A 2 := : n ∈ N \ {0}, n pari = : n ∈ N \ {0}, n pari = , , ,... .
n n 2 4 6
54 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

Si hanno
A = A1 ∪ A2, a < 0 < b ∀a ∈ A 1 , ∀b ∈ A 2 .
Per l’Esercizio 4.2.13 si ha:
inf A = inf A 1 , sup A = sup A 2 .
Per ogni k, h ∈ N \ {0} si ha:
1 1
k >h⇒ < ,
2k 2h
quindi
1
≥b ∀b ∈ A 2 .
2
1 1
Dunque 2 ∈ M A 2 . D’altra parte 2 ∈ A 2 . Quindi 12 = max A 2 . Segue dall’Esercizio 4.1.13 che 1
2 =
sup A 2 .
Consideriamo ora A 1 .
I numeri dispari di N \ {0} sono tutti e soli i numeri naturali della forma 2k + 1 con k ∈ N.
Si ha
−1 1
−1 ≤ ⇔ 1≥ ⇔ 2k + 1 ≥ 1 ⇔ 2k ≥ 0
2k + 1 2k + 1
−1
e quest’ultima affermazione è vera. Quindi −1 ∈ N A 1 e −1 ∈ A 1 in quanto −1 = 1 . Ne deduciamo
che −1 = min A 1 . Segue dall’Esercizio 4.1.13 che −1 = inf A 1 .
Conclusione:
1
−1 = inf A = min A, = max A = sup A.
2


Esercizio 4.3.2. Si consideri ½ ¾


1
A= : n ∈ N \ {0} .
n
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

S OL . E S . 4.3.2. Si ha ½ ¾ ½ ¾
1 1 1
A= : n ∈ N \ {0} = 1, , , ... .
n 2 3
Per ogni k ∈ N \ {0} si ha:
1
. 1≥
k
Allora 1 ∈ M A e 1 ∈ A poiché 1 = 11 . Di conseguenza 1 = max A = sup A.
Invece, per ogni k ∈ N \ {0} si ha:
1
0< .
k
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 55

1
Allora 0 ∈ N A , ma 0 ∉ A poiché Øn ∈ N \ {0} tale che n
= 0. Inoltre, 0 è il massimo dei minoranti di
A. Infatti se esistesse λ ∈ R, λ > 0, minorante di A si avrebbe:
1
∀n ∈ N \ {0} ≥λ
n
ossia
1
∀n ∈ N \ {0} n ≤
λ
il che è assurdo, in quanto N \ {0} non è superiormente limitato.
Di conseguenza 0 = inf A e non esiste il minimo di A.

In conclusione: inf A = 0, 6 ∃ min A, sup A = max A = 1. 

Esercizio 4.3.3. Si consideri


n +1
½ ¾
A= : n ∈ N \ {0} .
n
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

S OL . E S . 4.3.3. Sia ½ ¾
1
B := : n ∈ N \ {0} .
n
Allora ½ ¾
1
A = 1 + : n ∈ N \ {0} = 1 + B.
n
Dunque, per l’Esercizio 4.2.6,

inf A = 1 + inf B, sup A = 1 + sup B

e analogamente per i minimi e i massimi, qualora esistano.


La conclusione la si ottiene avendo risolto l’Esercizio 4.3.2. 

Esercizio 4.3.4. Si consideri


n −1
½ ¾
A= : n ∈ N \ {0} .
n
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

Esercizio 4.3.5. Si consideri


A = (−1)n : n ∈ N .
© ª

Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

Esercizio 4.3.6. Si consideri


n n −1
½ ¾
A = (−1) : n ∈ N \ {0} .
n
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.
56 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

S OL . E S . 4.3.6. Si ha

n n −1
½ ¾ ½ ¾
1 2 3
A = (−1) : n ∈ N \ {0} = 0, , − , , ... .
n 2 3 4
Poniamo
n −1
½ ¾ ½ ¾
2 4
A 1 := − : n ∈ N \ {0}, n dispari = 0, − , − , . . .
n 3 5

n −1
½ ¾ ½ ¾
1 3 5
A 2 := : n ∈ N \ {0}, n pari = , , ... .
n 2 4 6
Si ha
A = A1 ∪ A2.

Per l’Esercizio 4.2.13 si ha:


inf A = inf A 1 , sup A = sup A 2 .

Risulta
½ ¾
1
A 1 = −1 + : n ∈ N \ {0}, n dispari
n
allora
inf A = inf A 1 = −1 + inf B

dove
½ ¾
1
B := : n ∈ N \ {0}, n dispari .
n
Ovviamente 0 è un minorante di B . E’ anche il massimo dei minoranti, in quanto, se ci fosse un
minorante λ > 0 avremmo
1
λ≤ ∀k ∈ N,
2k + 1
dove abbiamo usato che, se n è dispari, allora n = 2k + 1 con k ∈ N. Dalla disuguaglianza sopra
segue che
1
2k + 1 ≤ ∀k ∈ N,
λ
da cui
µ ¶
1 1
k≤ −1 ∀k ∈ N,
2 λ
il che è assurdo, perché N non è superiormente limitato.
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 57

Pertanto: inf B = 0 e non esiste min B . Allora:

inf A = −1 + inf B = −1, 6 ∃ min A.

Consideriamo ora A 2 . Risulta


½ ¾
1
A 2 = 1 − : n ∈ N \ {0}, n pari .
n
Ovviamente 1 è un maggiorante di A 2 . E’ anche il minimo dei maggioranti. Infatti, se esistesse
² > 0 tale che 1 − ² è maggiorante di A 2 sarebbe
1
1−² ≥ 1− ∀n ∈ N \ {0}, n pari
n
ossia
1
n≤ : n ∈ N \ {0} ∀n pari
²
ossia
1
2k ≤ : k ∈ N \ {0}
²
da cui
1
: k ∈ N \ {0},
k≤

e ciò contraddice che N \ {0} non è superiormente limitato.

Pertanto: sup A = sup A 2 = 1, non esiste max A. 

Esercizio 4.3.7. Si consideri


π n4
½ ¾
A= : n∈N .
2 n4 + 1
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.
[R. min A = 0, sup A = π2 , 6 ∃ max A]

Esercizio 4.3.8. Si consideri ½ ¾


2n
A= : n∈Z .
n2 + 1
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.
[R.: min A = −1, max A = 1]

Esercizio 4.3.9. Si consideri


xy
½ ¾
A= : x, y ∈]0, 1[ .
x+y
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.
58 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

S OL . E S . 4.3.9. Notando che


xy 1
= 1
∀x, y ∈ R, x y 6= 0
x+y y + x1

si ha
( ) ½ ¾
1 1
A= 1
: x, y ∈]0, 1[ = : s, t ∈ R, s > 1, t > 1 .
y + x1 s+t

Studiamo l’insieme
1
:= {s + t : s, t ∈ R, s > 1, t > 1}.
A
E’ facile dimostrare che tale insieme coincide con ]2, +∞[.
1 1
Infatti ogni elemento di A è maggiore di 2 e quindi A ⊆]2, +∞[. Per dimostrare l’inclusione inversa
osserviamo che ogni numero reale r > 2 è tale che
r r
r= + .
2 2
r
Essendo 2
> 1 deduciamo che ]2, +∞[⊆ A1 .
1
Pertanto: A =]2, +∞[.
Si ha che
1 1
sup = +∞, inf = 2.
A A
1
Non esiste il minimo di A
. Allora, per l’Esercizio 4.2.15 deduciamo

1
inf A = 0, sup A = .
2
Si noti che non esiste il minimo di A in quanto 0 ∉ A e che non esiste il massimo di A: se esistesse
1
sarebbe max A = 2
e quindi, per l’Esercizio 4.2.15, avremmo min A1 = 2 che sappiamo essere falso.


Esercizio 4.3.10. Si consideri


A = x2 < 2 : x ∈ Q .
© ª

Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

Esercizio 4.3.11. Si consideri


A = {|π − n| : n ∈ N} .

Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.


4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 59

S OL . E S . 4.3.11. Si ha (
π − n se n ∈ {0, 1, 2, 3}
|π − n| =
n − π se n ∈ N, n ≥ 4
Dunque si ha
A = {π, π − 1, π − 2, π − 3} ∪ {n − π : n ∈ N, n ≥ 4} =: A 1 ∪ A 2 .
L’insieme A 2 non è superiormente limitato. Infatti, se esistesse λ ∈ R maggiorante di A 2 sarebbe

(n − π ≤ λ ∀n ∈ N, n ≥ 4) ⇔ (n ≤ λ + π ∀n ∈ N, n ≥ 4)

che è assurdo in quanto, per l’Esercizio 4.2.11

sup{n ∈ N, n ≥ 4} = sup N = +∞.

Pertanto, essendo A \ A 2 un insieme finito (=con un numero finito di elementi) allora, per l’Eserci-
zio 4.2.11, sup A = +∞.
Studiamo ora l’estremo inferiore.
Si ha
1
∀n ∈ N, n ≥ 4 ⇒ n −π ≥ 4−π > .
2
1
Dunque 2
è un minorante di A 2 .
D’altra parte, esiste il minimo di A 1 e
1
min A 1 = min{π, π − 1, π − 2, π − 3} = π − 3 < .
2
Allora, π − 3 è un elemento di A che è anche minorante di A, essendo
" #
a ∀a ∈ A 1
π−3 ≤
< 12 < n − π ∀n ∈ N, n ≥ 4.
Abbiamo così dimostrato che esiste min A = π − 3. In particolare, esso è anche l’estremo inferiore
di A per l’Esercizio 4.1.13. 

Esercizio 4.3.12. Si consideri


x(x 2 − 8x + 7)
½ ¾
A= x ∈R : p ≥0 .
x 2 − 2x − 2
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

Esercizio 4.3.13. Si consideri

A = x ∈ R : sin x < 0, x 2 − 13x + 22 ≤ 0 .


© ª

Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.


60 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

Esercizio 4.3.14. Si consideri


½¯ p p ¯
¯ x− y¯
¾
A = ¯¯ ¯ : x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y .
x−y ¯
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

S OL . E S . 4.3.14. Dato che per ogni x, y ∈ R, x 6= y,


p p p p p p
x − y ( x − y)( x + y) 1
= p p =p p >0
x−y (x − y)( x + y) x+ y

allora ½ ¾
1
A= p p : x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y .
x+ y
Studiamo l’estremo inferiore di A.
0 è un minorante di A. Esso è anche il massimo dei minoranti, in quanto se ci fosse λ > 0 minorante
di A sarebbe anche λ minorante del suo sottoinsieme
( )
1
B= p p : n ∈ N \ {0} .
n 2 + (n + 1)2
Si avrebbe, quindi
1 1
0<λ≤ p p = ∀n ∈ N \ {0}
2
n + (n + 1) 2 2n + 1
da cui
1
2n + 1 ≤ ∀n ∈ N \ {0}.
λ
Essendo n ≤ 2n + 1 per ogni n ∈ N avremmo
1
n≤ ∀n ∈ N \ {0}.
λ
Da ciò seguirebbe che N \ {0} è superiormente limitato, che sappiamo essere falso.
Conclusione: inf A = 0. Dato che 0 ∉ A allora non esiste min A.
Studiamo l’estremo superiore di A.
Essendo
p p
x+ y > 1+1 ∀x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y

si ha
1 1
p p < ∀x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y. (4.3.1)
x+ y 2
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 61

1
Abbiamo così dimostrato che 2
è un maggiorante di A. Esso è anche il minimo dei maggioranti, in
1
quanto se ci fosse λ < 2 maggiorante di A sarebbe anche λ maggiorante del suo sottoinsieme
( )
1
B= p p : ² ∈ R, ² > 0 .
1 + (1 + ²)2
Si avrebbe, quindi
1 1
p p ≤λ< ∀² > 0
1 + (1 + ²)2 2
da cui
1 1
≤λ< ∀² > 0
2+² 2
e quindi ( (
2 < λ1 2 < λ1
1 ⇔ 1
λ
≤ 2 + ² ∀² > 0 λ
≤2
1
che non ha soluzione. Non potendo esserci maggioranti più piccoli del maggiorante 2 risulta
1
sup A = 2.
1
Notiamo che per (4.3.1) si ha 2 ∉ A.
Conclusione: sup A = 12 e non esiste max A. 

Esercizio 4.3.15. Si consideri


xy
½ ¾
A= : x, y ∈ R \ {0}, x < y .
x2 + y 2
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

S OL . E S . 4.3.15. Dato che per ogni x, y ∈ R si hanno

0 ≤ (x + y)2 = x 2 + y 2 + 2x y ⇒ −2x y ≤ x 2 + y 2

e
0 ≤ (x − y)2 = x 2 + y 2 − 2x y ⇒ 2x y ≤ x 2 + y 2
allora
1 xy 1
− ≤ 2 2
≤ ∀x, y ∈ R.
2 x +y 2
1
Dunque 2 è un maggiorante di A e − 12 è un minorante di A.
Dimostriamo che non ci sono maggioranti di A più piccoli di 12 . L’insieme
1 · (1 + ²)
½ ¾
B= 2 : ² ∈ R, ² > 0
1 + (1 + ²)2
¾ ( )
1+²
½
1
= : ² ∈ R, ² > 0 = : ² ∈ R, ² > 0
2 + 2² + ²2 ²2
2 + 1+²
62 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

è un sottoinsieme di A, quindi un maggiorante di A deve essere anche un maggiorante di B .


Sia λ un maggiorante di B . In particolare λ > 0 e
à !
²2
µ ¶
1 1
≤ λ ∀² > 0 ⇔ 2 + ≥ ∀² > 0
²2
2 + 1+² 1+² λ

Essendo
²2
< ²2 ∀² > 0
1+²
segue che deve essere
1
2 + ²2 > ∀² > 0
λ
e quindi
1
²2 > −2 ∀² > 0,
λ
da cui, dovendo essere λ > 0
1 1
−2 ≤ 0 ⇔ λ ≥ .
λ 2
Ciò dimostra che sup A = 12 .
Notiamo che per ogni x, y ∈ R \ {0} è
xy 1
= ⇔ (x − y)2 = 0 ⇔ x = y
x2 + y 2 2

quindi non esiste il massimo di A.


Si lascia al lettore dimostrare che inf A = − 12 e che non esiste il minimo di A. 

Esercizio 4.3.16. Si consideri


A = n 2 − 3n + 2 : n ∈ N .
© ª

Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.

Esercizio 4.3.17. Si consideri

n λ + k 1/λ
½ ¾
A= : (n, k) ∈ N2 \ {(0, 0)} (λ > 0)
n +k

con la convenzione 0γ := 0 se γ ∈ R+ .
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.
[Sugg: E’ utile la conoscenza del limite di una potenza.]
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 63

S OL . E S . 4.3.17. I caso:
Sia λ > 1.


½ ¾ n o
B := : n ∈ N \ {0} = n λ−1 : n ∈ N \ {0} .
n
Si ha B ⊆ A, infatti
1
nλ nλ + 0 λ
= .
n n +0
Per l’Esercizio 4.2.10 si ha sup B ≤ sup A.
Dimostriamo che sup B = +∞. Se non fosse così esisterebbe M > 0 tale che

n λ−1 ≤ M ∀n ∈ N \ {0}

, da cui
1
n ≤ M λ−1 ∀n ∈ N \ {0}
che è assurdo perché sup(N \ {0}) = sup N = +∞.
Dunque
+∞ = sup B ≤ sup A,
da cui sup A = +∞.
Studiamo ora l’inf A, sempre con la condizione λ > 1. 0 è un minorante di A, quindi 0 ≤ inf A.
Consideriamo
k 1/λ
½ ¾ ½ ¾
1
C := : k ∈ N \ {0} = 1
: k ∈ N \ {0} .
k k 1− λ
Si ha C ⊆ A, infatti
1 k 1/λ 0λ + k 1/λ
1
= = .
k 1− λ k 0+k
Allora
infC ≥ inf A.
Posto
1
n o
D = k 1− λ : k ∈ N \ {0}
si ha infC = sup1 D per l’Esercizio 4.2.15. Dimostriamo che sup D = +∞ ragionando come per B .
Se non fosse così esisterebbe M > 0 tale che
λ−1 1
k λ = k 1− λ ≤ M ∀k ∈ N \ {0},

da cui
λ
k ≤ M λ−1 ∀n ∈ N \ {0},
che è assurdo perché sup(N \ {0}) = sup N = +∞.
64 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE

Si è così dimostrato che sup D = +∞. Allora


1 1
0 ≤ inf A ≤ infC = = = 0.
sup D +∞
Dunque inf A = 0.

Caso 0 < λ < 1:


1
basta osservare che λ
> 1 e usare le informazioni ottenute nel punto precedente, invertendo i ruoli
di n e k.

Caso λ = 1:
Risulta A = {1} da cui min A = max A = 1 e quindi anche inf A e sup A sono uguali a 1. 
CAPITOLO 5

Induzione

Si vedano le dispense del prof. Dore per la definizione di insieme induttivo e del principio di
induzione.

5.1. Richiami

Ricordiamo qui alcuni risultati.

Definizione 5.1.1. Un insieme A ⊆ R si dice induttivo se valgono le seguenti:


(i) 0 ∈ A
(ii) x ∈ A ⇒ x + 1 ∈ A.

Definizione 5.1.2. L’insieme dei numeri naturali è l’insieme

N := {x ∈ R : x appartiene a ogni insieme induttivo}.

Esempio 5.1.3. {x ∈ R : x ≥ 0} è induttivo

Esempio 5.1.4. {0} ∪ {x ∈ R : x ≥ 1} è induttivo

Definizione 5.1.5.
N := {x ∈ R : x ∈ I ∀I ⊆ R, I induttivo}

Proposizione 5.1.6. N è induttivo.

Proposizione 5.1.7. Se M ⊆ N allora (M induttivo ⇒ M = N).

Proposizione 5.1.8. N = {n ∈ N : n ≥ 0}

Proposizione 5.1.9. {0} ∪ {n ∈ N : n ≥ 1, n − 1 ∈ N} è induttivo.

Conseguenze
1. Se n ∈ N allora (n ≥ 1 ⇒ n − 1 ∈ N)]
2. N = {0} ∪ {n ∈ N : n ≥ 1, n − 1 ∈ N}
3. N = {0} ∪ {n ∈ N : n ≥ 1}
65
66 CHAPTER 5. INDUZIONE

Teorema 5.1.10. [Principio d’induzione, I vers.] Sia P (n) una proposizione dipendente da n ∈ N.
Supponiamo che valgano
(1) P (0) è vera
(2) ∀n ∈ N ( P (n) è vera ⇒ P (n + 1) è vera).
Allora P (n) è vera per ogni n ∈ N.

Teorema 5.1.11. Sia P (n) una proposizione dipendente da n ∈ N. Sia n 0 ∈ N.


Supponiamo che valgano
(1) P (n 0 ) è vera
(2) ∀n ∈ N, n ≥ n 0 ( P (n) è vera ⇒ P (n + 1) è vera).
Allora P (n) è vera per ogni n ∈ N, n ≥ n 0 .

D IMOSTRAZIONE . Per ogni n ∈ N definire Q(n) = P (n + n 0 ) e applicare il Teorema 5.1.10.




Teorema 5.1.12 (Principio d’induzione, II versione). Sia P (n) una proposizione dipendente da
n ∈ N.
Supponiamo che valgano
(1) P (0) è vera
(2) ∀n ∈ N ( P (k) è vera ∀k ≤ n ⇒ P (n + 1) è vera).
Allora P (n) è vera per ogni n ∈ N.

5.2. Applicazioni

Proposizione 5.2.1. Sia f : A → A, con A ⊆ R e sia a ∈ A. Allora la formula


(
g (0) = a
g (n + 1) = f (g (n)) se n ∈ N

definisce una funzione g : N → A.

D IMOSTRAZIONE . Si deve solo verificare che il dominio di g è N.


Procediamo per induzione. Sia
S := {n ∈ N : g (n) ∈ A}.

Di certo, 0 ∈ S. Sia n ∈ S, allora possiamo calcolare g (n) ∈ A, da cui segue che esiste f (g (n)) ∈
A. Essendo g (n + 1) = f (g (n)) si ha n + 1 ∈ S. Abbiamo così dimostrato che S è induttivo. Ne
deduciamo che S = N. 
5.2. APPLICAZIONI 67

Esempio 5.2.2. Sia x ∈ R e si consideri f : R → R f (t ) = t x. Allora la formula


(
g (0) = 1
g (n + 1) = f (g (n)) se n ∈ N
definisce una funzione g : N → R. Essa è la funzione g (n) = x n .
Si noti che se x ∈ R+ e si considera f |R+ : R+ → R, allora l’immagine è contenuta in R+ . Allora
g : N → R+ , ossia per ogni n ∈ N risulta x n > 0 se x > 0.

Più esplicitamente:

Definizione 5.2.3. Per ogni x ∈ R, la successione (x n )n∈N , è definita in modo ricorsivo:


(
x n+1 = x n x
(5.2.1)
x 0 = 1.

Proposizione 5.2.4. Sia f : N × A → A, con A ⊆ R e sia a ∈ A. Allora la formula


(
g (0) = a
g (n + 1) = f (n, g (n)) se n ∈ N
definisce una funzione g : N → A.

D IMOSTRAZIONE . Si deve solo verificare che il dominio di g è N.


Procediamo per induzione. Sia
S := {n ∈ N : g (n) ∈ A}.
Di certo, 0 ∈ S. Sia n ∈ S, allora possiamo calcolare g (n) ∈ A e quindi f (n, g (n)), che appartiene ad
A. Essendo g (n + 1) = f (n, g (n)) si ha n + 1 ∈ S. Abbiamo così dimostrato che S è induttivo. Ne
deduciamo che S = N. 

5.2.1. Formula di Gauss.

Esercizio 5.2.5. [Formula di Gauss] Dimostrare che:


n n(n + 1)
∀n ∈ N, n ≥ 1,
X
i= .
i =1 2

5.2.2. Disuguaglianze di Bernoulli.

Esercizio 5.2.6. [Dis. di Bernoulli - I v.] Dimostrare che:

∀x ∈ R, x > −1, ∀n ∈ N (1 + x)n ≥ 1 + nx.

[Oss: Se si pone 00 = 1, allora la disuguaglianza sopra vale anche per x = −1.]


68 CHAPTER 5. INDUZIONE

S OL . ES . 5.2.6. Per ogni n ∈ N sia P n la proposizione:

∀x ∈ R, x > −1 (1 + x)n ≥ 1 + nx.

P 0 è vera:
(1 + x)0 = 1 ≥ 1.

Sia vera per la proposizione per n e dimostriamo che è vera per n + 1.

1+x≥0+Hp. indutt. nx 2 ≥0
(1 + x)n+1 = (1 + x)(1 + x)n ≥ (1 + x)(1 + nx) = 1 + x + nx + nx 2 ≥ 1 + (n + 1)x.

Esercizio 5.2.7. [Dis. di Bernoulli - II v.] Dimostrare che:

∀x ∈ R, x ≥ −1, ∀n ∈ N \ {0} (1 + x)n ≥ 1 + nx.

S OL . ES . 5.2.7. Per ogni n ∈ N \ {0}, sia P n la proposizione:

∀x ∈ R, x ≥ −1, (1 + x)n ≥ 1 + nx.

P 1 è vera:
(1 + x)1 = 1 + x ≥ 1 + x.

Sia vera la proposizione per n e dimostriamo che è vera per n + 1.

1+x≥0+Hp. indutt. nx 2 ≥0
(1 + x)n+1 = (1 + x)(1 + x)n ≥ (1 + x)(1 + nx) = 1 + x + nx + nx 2 ≥ 1 + (n + 1)x.

Esercizio 5.2.8. [Dis. di Bernoulli - III v.] Dimostrare che:

∀x ∈ R \ {0}, x ≥ −1, ∀n ∈ N, n ≥ 2, (1 + x)n > 1 + nx.

Esercizio 5.2.9. [Dis. di Bernoulli - II ordine] Dimostrare che:


n(n − 1) 2
∀x ∈ R, x > 0, ∀n ∈ N \ {0}, (1 + x)n ≥ 1 + nx + x .
2
S OL . ES . 5.2.9. Svolta dal tutor il 17 ottobre 2022. 

Per applicazioni: vedi Esercizi 6.3.36, 6.3.39, Lemma 6.3.41.


5.2. APPLICAZIONI 69

5.2.3. Esponenziali, fattoriali, potenze.

Esercizio 5.2.10. Per ogni n ∈ N \ {0} è 0n = 0.

S OL . ES . 5.2.10. Ragioniamo per induzione. Per ogni n ∈ N \ {0} sia P (n) la proposizione

0n = 0.

Se n = 1 è ovvia.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera:
P (n) vera
0n+1 = 0(0n ) = 0 · 0 = 0.

Ciò conclude la dimostrazione. 

Esercizio 5.2.11. Dimostrare che per ogni n ∈ N è 1n = 1.

S OL . ES . 5.2.11. Ragioniamo per induzione. Per ogni n ∈ N sia P (n) la proposizione

1n = 1.

Se n = 0 è ovvia.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera:
P (n) vera
1n+1 = 1(1n ) = 1 · 1 = 1.

Ciò conclude la dimostrazione. 


Il seguente esercizio è importante per la sua applicazione alle serie geometriche (v. Analisi mate-
matica 1b).

Esercizio 5.2.12. Dimostrare che


n
∀q ∈ R, ∀n ∈ N q i = 1 − q n+1 .
X
(1 − q)
i =0

Qui si intende 00 := 1. Se si vuole evitare ciò bisogna limitarsi a considerare n ∈ N \ {0} oppure
q ∈ R \ {0}.

S OL . ES . 5.2.12. Sia P (n) l’affermazione:


n
(1 − q) q i = 1 − q n+1 ∀q ∈ R.
X
i =0

P (0) è vera, infatti:


(1 − q)1 = 1 − q ∀q ∈ R.
Sia vera la proposizione per n e dimostriamo che è vera per n + 1.
70 CHAPTER 5. INDUZIONE

à !
n+1 n
Hp. induttiva
q i = (1 − q) q i + (1 − q)q n+1 1 − q n+1 + q n+1 − q n+2 = 1 − q n+2 .
X X
(1 − q) =
i =0 i =0


Esempio 5.2.13. Il numero fattoriale n! è definito in modo ricorsivo nel seguente modo:
(
g (0) = 1
g (n + 1) = (n + 1)n! se n ∈ N
Che tale formula definisca una successione (n!)n∈N a valori in N \ {0} segue da dalla Proposizione
5.2.4, considerando f : N × N \ {0} → N \ {0}, f (n, m) = (n + 1)m.

Usando le regole delle potenze con esponente naturale, che verranno richiamate nel capitolo
successivo, è facile risolvere i segueni esercizi.

Esercizio 5.2.14. Dimostrare la seguente disuguaglianza:

n! ≥ n 2 ∀n ∈ N, ∀n ≥ 4

Esercizio 5.2.15. Dimostrare la seguente disuguaglianza:

2n ≥ n ∀n ∈ N

Esercizio 5.2.16. Dimostrare per induzione che

2n−1 ≤ n! ≤ n n−1 ∀n ∈ N \ {0}.

S OL . ES . 5.2.16. Dimostriamo la prima disuguaglianza.


Chiamiamo (P n ) la proposizione
2n−1 ≤ n!
Se n = 1 è vera: 1 ≤ 1.
Sia n ≥ 1: se P (n) è vera, dimostriamo che P (n + 1) è vera.

n≥1 ⇒ n+1≥2
2n+1−1 = 2n = 2n−1 2 ≤ 2 · n! ≤ (n + 1)n! = (n + 1)!.
Dimostriamo la seconda disuguaglianza.
Chiamiamo (P n ) la proposizione
n! ≤ n n−1 .
Se n = 1 la disuguaglianza è vera.
Sia vera (P n ), con n ≥ 1, e dimostriamo che (P n+1 ) è vera.
Hp. induttiva
(n + 1)! = (n + 1)n! ≤ (n + 1)n n−1 .
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 71

Dalla Proposizione 6.3.10


n n−1 < (n + 1)n−1 ,

quindi si ha
n+1>1
(n + 1)! ≤ (n + 1)n n−1 < (n + 1)n−1 < (n + 1)n−1 (n + 1) = (n + 1)n+1−1 .

Dunque (P n+1 ) è vera. 

Esercizio 5.2.17. Dimostrare che per ogni n ∈ N \ {0} è

P (n) : n n ≥ n!

S OL . ES . 5.2.17. n = 1: ovvio.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.

Prop. 6.3.10 Hp. induttiva


(n + 1)n+1 = (n + 1)(n + 1)n = (n + 1)n n ≥ (n + 1)n! = (n + 1)!.

5.3. Esercizi sul principio d’induzione

Esercizio 5.3.1. Legata alla storia della nascita del gioco degli scacchi vi è la leggenda che l’inven-
tore del gioco chiese come ricompensa un chicco di grano per la prima casella della scacchiera,
due chicchi per la seconda, quattro chicchi per la terza, e via a raddoppiare fino all’ultima casel-
la. Le caselle della scacchiera sono 64. Quanti chicchi di riso servono per pagare l’inventore degli
scacchi?

S OL . ES . 5.3.1. Per l’Esercizio 5.2.12 i chicchi sono:


63 1 − 264
2i = = 264 − 1.
X
i =0 1−2

Esercizio 5.3.2. Sia (a n ) una successione positiva e sia q ∈ R+ tale che

a n+1 < q a n ∀n.

Allora
an < q n a0 ∀n ∈ N \ {0}.
72 CHAPTER 5. INDUZIONE

S OL . ES . 5.3.2. Ragioniamo per induzione. Sia P (n) la proposizione

an < q n a0 .

Per n = 1 l’affermazione è vera.


Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.
Hp. induttiva
a n+2 < q a n+1 < q q n a 0 = q n+1 a 0 .

Esercizio 5.3.3. Sa (a n ) una successione.


Dimostrare che
n
∀n ∈ N \ {0}.
X
(a i − a i −1 ) = a n − a 0
i =1

S OL . ES . 5.3.3. Sia
αi := a i − a i −1 .
Ragioniamo per induzione. Sia P (n) la proposizione
n
X
(a i − a i −1 ) = a n − a 0 .
i =1

Per n = 1 l’affermazione è vera.


Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.
n+1 n
X X Hp. induttiva
(a i − a i −1 ) = a n+1 − a n + (a i − a i −1 ) = a n+1 − a n + (a n − a 0 ) = a n+1 − a 0 .
i =1 i =1

Esercizio 5.3.4. Sa (a n ) una successione a termini non nulli.


Dimostrare che
n ai an
∀n ∈ N \ {0}.
Y
=
i =1 a i −1 a0

S OL . ES . 5.3.4. Sia
ai
. αi :=
a i −1
Ragioniamo per induzione. Sia P (n) la proposizione
n an
αi =
Y
.
i =1 a0
Per n = 1 l’affermazione è vera.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 73

Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.


n+1 n a n a n+1 a n a n+1
Hp. induttiva
αi = αn+1 αi αn+1
Y Y
= = = .
i =1 i =1 a0 an a0 a0

Esercizio 5.3.5. Dimostrare che per ogni n ∈ N \ {0} è

P (n) : n! ≥ n.

S OL . ES . 5.3.5. n = 1: ovvio.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.

Hp. induttiva n≥1


(n + 1)! = (n + 1)n! ≥ (n + 1)n ≥ n + 1.

Esercizio 5.3.6. Dimostrare che


lim n! = +∞.
n→+∞

S OL . ES . 5.3.6. Dall’Esercizio 5.3.5 si ha

n! ≥ n

e la tesi segue dal Teorema del confronto. 

Esercizio 5.3.7. Dimostrare che


n
∀n ∈ N \ {0}.
X
log(n!) = log(i )
i =1

S OL . ES . 5.3.7. Ragioniamo per induzione su N \ {0}.


Sia P (n) la proposizione
n
X
log(n!) = log(i ).
i =1
Per n = 1 l’affermazione è vera.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.
n n+1
Hp. induttiva X X
log((n + 1)!) = log((n + 1)n!) = log(n + 1) + log(n!) = log(n + 1) + log(i ) = log(i ).
i =1 i =1


74 CHAPTER 5. INDUZIONE

Esercizio 5.3.8. Dimostrare la seguente uguaglianza:


n k (n + 2)
∀n ∈ N \ {0}
X
= 2−
k=1 2k 2n
Esercizio 5.3.9. Dimostrare la seguente uguaglianza:
n n
(−1)k+1 k 2 = (−1)n+1 ∀n ∈ N \ {0}
X X
k
k=1 k=1

Esercizio 5.3.10. Dimostrare la seguente uguaglianza:


n
2k = 2n+1 − 2 ∀n ∈ N \ {0}
X
k=1

Esercizio 5.3.11. Dimostrare la seguente uguaglianza:


n n(n + 1)(n + 2)
∀n ∈ N \ {0}
X
k(k + 1) =
k=1 3
Esercizio 5.3.12. Dimostrare la seguente uguaglianza:
n 1 n
∀n ∈ N \ {0}
X
=
k=1 (2k − 1)(2k + 1) 2n + 1
Esercizio 5.3.13. Dimostrare la seguente uguaglianza:
n 1 n
∀n ∈ N \ {0}
X
=
k=1 (3k − 2)(3k + 1) 3n + 1
Esercizio 5.3.14. Dimostrare la seguente disuguaglianza:

2n + 4n < 5n ∀n ∈ N \ {0, 1}

S OL . ES . 5.3.14. Svolta dal tutor il 17 ottobre 2022. 

Esercizio 5.3.15. Dimostrare la seguente uguaglianza:


n n(n + 1)(2n + 1)
k2 = ∀n ∈ N \ {0}.
X
k=1 6
Esercizio 5.3.16. Dimostrare la seguente uguaglianza:
n
(2k + 1) = (n + 1)2 ∀n ∈ N.
X
k=0

Esercizio 5.3.17. Dimostrare, usando il principio d’induzione, che:


n! 1
n
≤ n−1 ∀n ∈ N \ {0}.
n 2
Sugg. Può essere utile usare la disuguaglianza di Bernoulli, vedi Es. 5.2.6.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 75

S OL . ES . 5.3.17. Per ogni n ∈ N \ {0}, sia P n la proposizione


n! 1
n
≤ n−1 .
n 2
La proposizione P 1 è vera, essendo
1! 1
= 1, = 1.
11 21−1
Supponiamo vera P n e dimostriamo che è vera P n+1 , ossia
(n + 1)! 1
n+1
≤ n.
(n + 1) 2
Si ha
(n + 1)! n! n! n n
= =
(n + 1)n+1 (n + 1)n n n (n + 1)n
P n vera 1 nn
≤ .
2n−1 (n + 1)n
Se dimostriamo che
1 nn 1
n−1 n
≤ n,
2 (n + 1) 2
ossia che
(n + 1)n
≥ 2,
nn
cioè
1 n
µ ¶
1+ ≥2
n
abbiamo concluso.
Per la disuguaglianza di Bernoulli, v. Es. 5.2.6, si ha
1 n
µ ¶
1
1+ ≥ 1+n = 2
n n
che è quanto si voleva dimostrare. Essendo soddisfatte le ipotesi del Principio d’induzione, le
proposizioni P n sono vere per ogni n. 

Esercizio 5.3.18 (Da prova scritta CdL Matematica 14-1-2019). Dimostrare per induzione:
n +1
(9 + 3x 2 )n ≥ (x 2 + 9) ∀x ∈ R, ∀n ∈ N \ {0}.
2
S OL . ES . 5.3.18. Svolto anche dal tutor il 17 ottobre 2022.
La proposizione da dimostrare è
n +1
P n : “(9 + 3x 2 )n ≥ (x 2 + 9) ∀x ∈ R"
2
76 CHAPTER 5. INDUZIONE

Passo base: Ci chiediamo se P n è vera per n = 1, cioè se la disequazione


1+1
(9 + 3x 2 )1 ≥ (x 2 + 9)
2
è vera per ogni x ∈ R. Svolgendo i calcoli, si ottiene

9 + 3x 2 ≥ x 2 + 9,

cioè 2x 2 ≥ 0, che è chiaramente verificata per ogni x ∈ R.


Passo induttivo: Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che
n +2
(9 + 3x 2 )n+1 ≥ (x 2 + 9) ∀x ∈ R.
2
Si ha
hp ind. n +1
(9 + 3x 2 )n+1 = (9 + 3x 2 )n (9 + 3x 2 ) ≥ (x 2 + 9) (9 + 3x 2 ).
2
Se riusciamo a dimostrare che
n +1 n +2
(9 + 3x 2 ) ≥ ∀x ∈ R,
2 2
o, equivalentemente, che
n +2
9 + 3x 2 ≥ ∀x ∈ R,
n +1
possiamo concludere. Osservando che
n +2 1
9 + 3x 2 > 9 ∀x ∈ R e = 1+ ∀n ∈ N,
n +1 n +1
si ricava
1 n +2
9 + 3x 2 > 9 > 2 > 1 + = ∀x ∈ R,
n +1 n +1
che è quello che volevamo dimostrare. 

Esercizio 5.3.19 (Da prova scritta CdL Matematica 4-2-2019). Dimostrare per induzione:

n! ≥ (n − 1)! + 2n 2 ∀n ∈ N, n ≥ 5.

S OLUZ . 5.3.19. Dobbiamo dimostrare la proposizione

P n : “n! ≥ (n − 1)! + 2n 2 ∀n ∈ N, n ≥ 5."

Passo base: Ci chiediamo se P n è vera per n = 5. Valutiamo entrambi i membri della disequazione
per n = 5:
5! = 120,

(5 − 1)! + 2 · 52 = 24 + 50 = 74.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 77

Quindi la proposizione è vera per n = 5.


Passo Induttivo: Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che

(n + 1)! ≥ n! + 2(n + 1)2 ∀n ∈ N, n ≥ 5.

Si ha
hp. ind.
(n + 1)! = (n + 1) · n! ≥ (n + 1) · ((n − 1)! + 2n 2 ) = (n + 1)(n − 1)! + (n + 1)2n 2 ≥ n! + (n + 1)2n 2 .

Se riusciamo a dimostrare che

(n + 1)2n 2 ≥ 2(n + 1)2 per ogni n ≥ 5,

o, equivalentemente, che
n2 ≥ n + 1 per ogni n ≥ 5,
allora possiamo concludere la dimostrazione. Ma questo è immediato, infatti risolvendo la dise-
quazione di secondo grado si trova che la disuguaglianza è vera per n ≥ 2, quindi in particolare per
n ≥ 5.


Esercizio 5.3.20 (Da prova scritta CdL Matematica 3-6-2019). Dimostrare per induzione:

(a + b)n + (b + c)n + (a + c)n ≤ 2(a + b + c)n ∀a, b, c > 0, ∀n ∈ N \ {0}.

S OL . E S . 5.3.20. Per ogni n ∈ N \ {0} si deve provare la veridicità della proposizione

P n : “(a + b)n + (b + c)n + (a + c)n ≤ 2(a + b + c)n ∀a, b, c > 0, ."

Passobase : Ci chiediamo se P n è vera per n = 1. Questo è immediato, infatti

(a + b) + (b + c) + (a + c) = 2(a + b + c) per ogni a, b, c > 0.

Passo Induttivo : Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che

(a + b)n+1 + (b + c)n+1 + (a + c)n+1 ≤ 2(a + b + c)n+1 per ogni a, b, c > 0.

Ricordando che a, b, c > 0,

(a + b)n+1 + (b + c)n+1 + (a + c)n+1 = (a + b)(a + b)n + (b + c)(b + c)n + (a + c)(a + c)n ≤


≤ (a + b + c)(a + b)n + (a + b + c)(b + c)n + (a + b + c)(a + c)n =
hp. ind.
= (a + b + c)((a + b)n + (b + c)n + (a + c)n ) ≤
≤ (a + b + c)(a + b + c)n = (a + b + c)n+1 .


78 CHAPTER 5. INDUZIONE

n
X
Esercizio 5.3.21 (Da prova scritta CdL Matematica 1-7-2019). Dimostrare per induzione: (n −
k=1
n(n 2 − 1)
k)k = ∀n ∈ N \ {0}.
6
S OL . E S . 5.3.21. Osserviamo che l’ultimo termine della somma, corrispondente all’indice k =
n, è nullo, pertanto
n
X n−1
X
(n − k)k = (n − k)k.
k=1 k=1

A partire da questo, per ogni n ∈ N \ {0}, desideriamo dimostrare la veridicità della proposizione
n−1
X n(n 2 − 1)
Pn : “ (n − k)k = ."
k=1 6

Base Induttiva : Ci chiediamo se P n è vera per n = 1. Studiando entrambi i membri dell’uguaglian-


za,
1
X
(1 − k)k = 0,
k=1

1(1 − 1)
= 0,
6
pertanto P 1 è vera.
Passo base : Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che
n (n + 1)((n + 1)2 − 1)
∀n ∈ N \ {0}.
X
(n + 1 − k)k =
k=1 6

Infatti,
n
X n−1
X n−1
X
(n + 1 − k)k = ((n + 1 − k)k) + (n + 1 − n)n = ((n − k)k + k) + n =
k=1 k=1 k=1
n−1
X n−1
X hp. ind. n(n 2 − 1) (n − 1)n
= (n − k)k + k +n = + +n =
k=1 k=1 6 2
(n + 1)n(n + 2) (n + 1)(n 2 + 2n) (n + 1)((n + 1)2 − 1)
= = = .
6 6 6


Esercizio 5.3.22 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Dimostrare per induzione:

n(x − 1) ≥ n + x ∀n ∈ N, n ≥ 3, ∀x ≥ 3.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 79

S OL . E S . 5.3.22. Per ogni n ∈ N, n ≥ 3, si deve provare la veridicità della proposizione

P n : “n(x − 1) ≥ n + x ∀x ≥ 3."

Passobase : Ci chiediamo se P n è vera per n = 3, cioè se è vero che

3(x − 1) ≥ 3 + x per ogni x ≥ 3.

Questo è immediato, infatti risolvendo la disequazione si trova 2x ≥ 6, cioè x ≥ 3. Pertanto P 3 è


vera.

Passo Induttivo : Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che

(n + 1)(x − 1) ≥ n + 1 + x per ogni x ≥ 3.

Infatti,
hp. ind.
(n + 1)(x − 1) = n(x − 1) + x − 1 ≥ n + x + x − 1 = n + 2x − 1.
Se riusciamo a dimostrare che 2x − 1 ≥ x + 1 per ogni x ≥ 3, allora abbiamo concluso. Ma questo è
vero, infatti 2x − 1 ≥ x + 1 per ogni x ≥ 2, quindi in particolare per x ≥ 3. Allora concludiamo che

(n + 1)(x − 1) ≥ n + 1 + x

che è quanto volevamo. 

Esercizio 5.3.23 (Da prova scritta CdL Matematica 15-2-2021). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N e per ogni a, b ∈ R+

a n b + b n a ≤ a n+1 + b n+1

S OL . ES . 5.3.23. Sia P (n) la proposizione

a n b + b n a ≤ a n+1 + b n+1 ∀a, b ∈ R+ .

P (0) è banalmente vera.


Dimostriamo ora che, fissato n ∈ N si ha P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera.
P (n + 1) è vera se
a n+1 b + b n+1 a ≤ a n+2 + b n+2 ∀a, b ∈ R+
Si ha:
Pn
a n+1 b + b n+1 a = aa n b + b n+1 a ≤ a(a n+1 + b n+1 − b n a) + b n+1 a = a n+2 + ab n+1 − b n a 2 + b n+1 a.

La tesi segue se dimostriamo che

a n+2 + ab n+1 − b n a 2 + b n+1 a ≤ a n+2 + b n+2 ∀a, b ∈ R+ .


80 CHAPTER 5. INDUZIONE

ossia
ab n+1 − b n a 2 + b n+1 a ≤ b n+2 ∀a, b ∈ R+

da cui, dividendo per b n


ab − a 2 + ba ≤ b 2 ∀a, b ∈ R+

cioè
a 2 + b 2 − 2ab ≥ 0 ∀a, b ∈ R+

che è vera.
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ∈ N. 

Esercizio 5.3.24 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Usando la disuguaglianza di


Bernoulli, dimostrare che per ogni a ∈ R, 0 < a < 1 e per ogni n ∈ N \ {0} si ha
1
(1 − a)n < .
1 + na
SOLUZIONE E S . 5.3.24. Ciò che si vuole dimostrare è equivalente a

(1 + na)(1 − a)n < 1.

Si ha

(1 + na)(1 − a)n ≤ [Dis. Bern. e 1 − a > 0] (1 + a)n (1 − a)n = ((1 + a)(1 − a))n = (1 − a 2 )n .

Dato che 0 < a < 1 allora a 2 < a < 1, quindi

(1 − a 2 )n < 1n = 1.

Abbiamo così dimostrato che

(1 + na)(1 − a)n ≤ (1 − a 2 )n < 1.

Esercizio 5.3.25 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni a ∈ R, a ≥ 1, e per ogni n ∈ N \ {0} si ha
n
ka k ≤ n 2 a n .
X
k=1
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 81

SOLUZIONE E S . 5.3.25. Se n ∈ N \ {0}, sia P (n) la proposizione


n
ka k ≤ n 2 a n ∀a ∈ R, a ≥ 1.
X
k=1

Dimostriamo che P (1) è vera e che, fissato n ∈ N \ {0}, allora (P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera).
1) P (1) è
a≤a ∀a ∈ R, a ≥ 1,
banalmente vera.
2) Fissato n ∈ N \ {0}, supponiamo che P (n) sia vera e dimostriamo che P (n + 1) è vera, cioè che
n+1
ka k ≤ (n + 1)2 a n+1 ∀a ∈ R, a ≥ 1.
X
k=1

Supposta vera P (n) e fissato a ∈ R, a ≥ 1, si ha


n+1 n
ka k = ka k + (n + 1)a n+1 ≤ [P (n) è vera]
X X
k=1 k=1

≤ n 2 a n + (n + 1)a n+1 ≤ [a ≥ 1]
≤ n 2 a n+1 + (n + 1)a n+1 = (n 2 + n + 1)a n+1
≤ (n 2 + 2n + 1)a n+1 = (n + 1)2 a n+1 .
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ≥ 1. 

Esercizio 5.3.26 (Da prova scritta CdL Matematica 25-1-2021). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N
n
X n3
(n − k)k ≤ .
k=0 6

S OL . ES . 5.3.26. Sia P (n) la proposizione


n
X n3
(n − k)k ≤ .
k=0 6
Dimostriamo che P (0) è vera, ossia :
0
X
(0 − k)k ≤ 0.
k=0
Essa è vera, in quanto
0
X 03
(0 − k)k = 0 ≤ .
k=0 6
82 CHAPTER 5. INDUZIONE

Dimostriamo ora che, fissato n ∈ N si ha P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera.


P (n + 1) è vera se
n+1
X (n + 1)3
(n + 1 − k)k ≤ .
k=0 6
Si ha:
n+1
X n
X n
X
(n + 1 − k)k = (n + 1 − k)k + (n + 1 − (n + 1))(n + 1) = (n + 1 − k)k
k=0 k=0 k=0

n
X n
X n
X n
X
= (n − k + 1)k = ((n − k)k + k) = (n − k)k + k
k=0 k=0 k=0 k=0

Usando l’ipotesi P (n) vera e la formula di Gauss (v. Esercizio 5.2.5)


n
X n
X n(n + 1)
k= k=
k=0 k=1 2

otteniamo
n
X n
X n 3 n(n + 1) n 3 n 2 + n
(n − k)k + k≤ + = + .
k=0 k=0 6 2 6 2
Se dimostriamo che
n 3 n 2 + n (n + 1)3
+ ≤
6 2 6
ossia che
n 3 n 2 + n n 3 3n 2 + 3n 1
+ ≤ + +
6 2 6 6 6
abbiamo concluso. La disuguaglianza sopra è equivalente a
1
0≤
6
che è vera.
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ∈ N. 

Esercizio 5.3.27 (Da prova scritta CdL Matematica 28-6-2021). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N \ {0}
n
2n10n − k · 10k ≥ 0.
X
k=1
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 83

S OL . ES . 5.3.27. Sia P (n) la proposizione


n
k · 10k ≤ 2n10n .
X
k=1
P (1) è vera: 1 · 10 ≤ 2 · 10
Sia vera P (n) e dimostriamo che è vera P (n + 1). Da P (n) vera si ha
n+1 n
k · 10k = k · 10k + (n + 1)10n+1 ≤ 2n10n + (n + 1)10n+1 = 10n (2n + 10n + 10) = 10n (12n + 10)
X X
k=1 k=1

e tale ultimo termine è minore o uguale di

2(n + 1)10n+1

in quanto

10n (12n + 10) ≤ 2(n + 1)10n+1 ⇔ (12n + 10) ≤ 2(n + 1)10 ⇔ 10 ≤ 8n + 20 ⇔ −10 ≤ 8n

e l’ultima disuguaglianza è vera. Ciò basta per concludere. 

Esercizio 5.3.28 (Da prova scritta CdL Matematica 7-9-2021). Dimostrare, usando il Principio d’in-
duzione, che per ogni n ∈ N e per ogni a ∈ R+

na ≤ a n + n − 1.

S OL . ES . 5.3.28. Sia P (n) la proposizione

∀ a ∈ R+ a n ≥ na − n + 1.

P (0) è vera: a 0 ≥ 0 · a − 0 + 1 ⇔ 1 ≥ 1.
Sia vera P (n) e dimostriamo che è vera P (n + 1). Da P (n) vera si ha

a n+1 = aa n ≥ a(na − n + 1)

Se dimostriamo che
a>0 + P (n)
a(na − n + 1) ≥ (n + 1)a − (n + 1) + 1 (5.3.1)
abbiamo concluso. Si ha

a(na − n + 1) ≥ (n + 1)a − (n + 1) + 1 ⇔ na 2 − na + a ≥ na + a − n ⇔ na 2 − na ≥ na − n

⇔ a 2 − a ≥ a − 1 ⇔ a 2 − 2a + 1 ≥ 0 ⇔ (a − 1)2 ≥ 0.
Quest’ultima disuguaglianza è vera.
La (5.3.1) è quindi dimostrata. Sono soddisfatte quindi le ipotesi del Principio d’induzione. Ciò è
sufficiente per concludere. 
84 CHAPTER 5. INDUZIONE

Esercizio 5.3.29 (Da autovalutazione CdL Matematica 1-12-2022). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N, n ≥ 3, si ha

2n (n − 1) < 3n .

S OL . E S . 5.3.29. I modo:
Sia P (n) la proposizione
3n > 2n (n − 1).
P (3) è vera, infatti:
33 = 27 > 4 · 2 = 8.
Dimostriamo ora che, fissato n ∈ N, n ≥ 3 si ha P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera.
P (n + 1) è vera se
3n+1 > 2n+1 n.
Si ha:
P (n) vera
3n+1 = 3 · 3n > 3 · 2n (n − 1).
Se dimostriamo che
3 · 2n (n − 1) ≥ 2n+1 n
abbiamo concluso. Ora:

3 · 2n (n − 1) ≥ 2n+1 n ⇔ 3(n − 1) ≥ 2n ⇔ n ≥ 3.

Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ≥ 3.
II modo:
Sia P (n) la proposizione
µ ¶n
3
> n − 1.
2
P (3) è vera, infatti:
µ ¶3
3 27
= > 2.
2 8
Dimostriamo ora che, fissato n ∈ N, n ≥ 3 si ha P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera.
P (n + 1) è vera se
µ ¶n+1
3
> n.
2
Si ha: µ ¶n+1
3 3 n P (n) vera 3
µ ¶
3
= > (n − 1).
2 2 2 2
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 85

Se dimostriamo che
3
(n − 1) ≥ n
2
abbiamo concluso. Ora:
3
(n − 1) ≥ n ⇔ 3n − 3 ≥ 2n ⇔ n ≥ 3.
2
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ≥ 3.


Esercizio 5.3.30. Dimostrare che per ogni n ∈ N \ {0} e per ogni x ∈ R

|x n | = |x|n .

S OL . ES . 5.3.30. Sia P (n) la proposizione

|x n | = |x|n ∀x ∈ R.

P (1) è vera.
Se P (n) è vera per un n ∈ N \ {0}, usando la Proposizione 6.2.7 (d) si ha
Prop. 6.2.7 P (n) è vera
|x n+1 | = |x n x| = |x n ||x| = |x|n |x| = |x|n+1 ∀x ∈ R.

Esercizio 5.3.31 (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz).


Dimostrare per induzione la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz, la quale afferma che se n ∈ N\{0}
e a 1 , a 2 , . . . , a n e b 1 , b 2 , . . . , b n sono numeri reali allora
¯ ¯ s s
¯X n ¯ X n X n
2
a b ≤ a b i2 .
¯ ¯
¯i =1 i i ¯ i
¯ ¯
i =1 i =1

S OL . ES . 5.3.31. Per induzione, usando la Proposizione 6.2.7 (a) [Dis. triangolare] e (d).
Caso n = 1: ovvio.
Caso n = 2 verifica diretta:
Prop. 6.3.24
q q
|a 1 b 1 + a 2 b 2 | ≤ a 12 + a 22 b 12 + b 22 ⇔ (a 1 b 1 + a 2 b 2 )2 ≤ (a 12 + a 22 )(b 12 + b 22 )

⇔ (a 1 b 1 )2 + (a 2 b 2 )2 + 2a 1 a 2 b 1 b 2 ≤ (a 1 b 1 )2 + (a 2 b 2 )2 + (a 1 b 2 )2 + (a 2 b 1 )2

⇔ 2a 1 a 2 b 1 b 2 ≤ (a 1 b 2 )2 + (a 2 b 1 )2 ⇔ (a 1 b 2 − a 2 b 1 )2 ≥ 0

e quest’ultima affermazione è vera.


86 CHAPTER 5. INDUZIONE

Sia vera per n, dimostriamo che è vera per n + 1.


¯ ¯ ¯Ã ! ¯ ¯ ¯
¯n+1 ¯ ¯ X n ¯ P r op.6.2.7(a) ¯ Xn ¯
¯X
ai bi ¯ = ¯ a i b i + a n+1 b n+1 ¯ ≤ ¯ a i b i ¯ + |a n+1 b n+1 |.
¯ ¯ ¯ ¯ ¯
¯
¯ i =1 ¯ ¯ i =1 ¯ ¯i =1 ¯

Per ipotesi induttiva e la Prop. 6.2.7 (d)


¯ ¯ s s
¯X n ¯ X n X n
2
¯ a i b i ¯ + |a n+1 b n+1 | ≤ ai b i2 + |a n+1 ||b n+1 | =: A 1 B 1 + A 2 B 2
¯ ¯
¯i =1 ¯ i =1 i =1

dove si è posto s
n
X
A 1 := a i2
i =1
s
n
X
B 1 := b i2
i =1
A 2 := |a n+1 | B 2 := |b n+1 |
Essi sono tutti termini non negativi. Il termine a secondo membro della disuguaglianza sopra si
può stimare usando il caso n = 2 già dimostrato:
v v
u 2 u 2
uX uX
2t
A 1 B 1 + A 2 B 2 = |A 1 B 1 + A 2 B 2 | ≤ t Ai B i2
i =1 i =1

s s v v
n n
un+1 un+1
X X uX uX
= ( a i2 ) + |a n+1 |2 ( b i2 ) + |b n+1 |2 = t a2t b2.
i i
i =1 i =1 i =1 i =1

La tesi segue. 

Esercizio 5.3.32. Dimostrare che una funzione T -periodica è anche nT -periodica per ogni n ∈
N \ {0}.

S OL . ES . 5.3.32. Per induzione:


Se n = 1 è ovvio.
Sia nT periodica. Dimostriamo che
(a) ∀x ∈ R (x ∈ A ⇔ x + (n + 1)T ∈ A)
(b) ∀x ∈ A ( f (x) = f (x + (n + 1)T ).
(a):
Per ogni x ∈ A
(
f T -periodica x+T ∈A+ Hp induttiva x +T ∈ A
x∈A ⇒ x +T ∈ A ⇒ ⇒ x + (n + 1)T ∈ A.
x + T + nT ∈ A
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 87

Viceversa
Hp induttiva f T -periodica
x + (n + 1)T ∈ A ⇒ x + T + nT ∈ A ⇒ x +T ∈ A ⇒ x ∈ A.
(b):
∀x ∈ A ( f (x) = f (x + (n + 1)T ).

f T -periodica x+T ∈A+ Hp induttiva


f (x) = f (x + T ) = f ((x + T ) + nT ) = f (x + (n + 1)T ).

à !
n
5.3.1. Coefficienti binomiali. Introduciamo il seguente simbolo: , spesso indicato con
k
C n,k , che prende il nome di coefficiente binomiale, in virtù del Teorema 5.3.36.

Definizione 5.3.33. Per ogni n ∈ N, k ∈ Z,


n!

à ! se n ≥ k ≥ 0
n  k!(n − k)!

:= 
k 
0 altrimenti.
Vale il seguente lemma:

Lemma 5.3.34. Per ogni n ∈ N


à ! à ! à !
n n n +1
+ = ∀ j ∈ Z. (5.3.2)
j −1 j j
D IMOSTRAZIONE . L’uguaglianza (5.3.2) è ovvia se j < 0 oppure j > n +1 (tutti i termini sono 0).
Se j = 0 si ha à ! à ! à !
n n n +1
= 0, = 1, =1
0−1 0 0
e l’uguaglianza (5.3.2) è dimostrata.
Se j = n + 1 si ha
à ! à ! à !
n n n +1
= 1, = 0, =1
n n +1 n +1
e l’uguaglianza (5.3.2) è dimostrata.
Se 1 ≤ j ≤ n + 1 allora 0 ≤ j − 1 ≤ n: la uguaglianza (5.3.2) risulta vera mediante verifica diretta. 

Esercizio 5.3.35. Dimostrare la seguente uguaglianza usando il ragionamento per induzione:


à !
n n
= 2n ∀n ∈ N \ {0}
X
k=0 k
88 CHAPTER 5. INDUZIONE

L’uguaglianza dell’Esercizio 5.3.35 è un caso particolare della formula descritta nel Teorema 5.3.36.

Teorema 5.3.36 (Potenza di un binomio). Siano a, b ∈ R e sia n ∈ N \ {0}. Allora


à !
n n
n
a k b n−k .
X
(a + b) = (5.3.3)
k=0 k

D IMOSTRAZIONE . La dimostrazione è un esercizio sull’induzione, tenendo presente il Lemma


5.3.34.
Ragioniamo per induzione. Sia P (n) la proposizione:
à !
n n
(a + b)n = a k b n−k ∀a, b ∈ R.
X
k=0 k

P (1) è vera:
à ! à ! à !
1 1 k 1−k 1 1 0 1 0 1
a b = a + b = (a + b)0 .
X
a b = a b +
k=0 k 0 1

Fissiamo n ∈ N e supponiamo che P (n) sia vera. Dimostriamo che


à !
n+1 n + 1
(a + b)n+1 = a k b n+1−k ∀a, b ∈ R.
X
(5.3.4)
k=0 k

Si ha:

(a + b)n+1 = (a + b) · (a + b)n = [P (n) vera]


à ! à ! à !
n n n n n n
k n−k k n−k
a j b n− j =
X X X
= (a + b) a b =a a b +b
k=0 k k=0 k j =0 j
à ! à !
n n n n
a k+1 b n−k + a j b n+1− j .
X X
= (5.3.5)
k=0 k j =0 j

Nella prima sommatoria compiamo la seguente sostituzione: j = k + 1 ottenendo


à ! à !
n n n+1 n
a k+1 b n−k = a j b n+1− j .
X X
(5.3.6)
k=0 k j =1 j − 1

Da (5.3.5) e (5.3.6) si ha
à ! à !
n+1 n n n
n+1 j n+1− j
a j b n+1− j .
X X
(a + b) = a b + (5.3.7)
j =1 j −1 j =0 j
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 89

Dalla prima sommatoria di (5.3.7) separiamo l’ultimo addendo e dalla seconda separiamo il primo
ottenendo
à ! à ! à ! à !
n n n n n n 0 n+1
(a + b)n+1 = a j b n+1− j + a n+1 b 0 + a j b n+1− j +
X X
a b =
j =1 j − 1 n j =1 j 0
ÃÃ ! Ã !!
n n n
a j b n+1− j + a n+1 b 0 + a 0 b n+1 = [Lemma 5.3.34]
X
= +
j =1 j − 1 j
à ! " à ! à ! #
n n +1 n + 1 n + 1
a j b n+1− j + a n+1 b 0 + a 0 b n+1 USANDO
X
= = =1
j =1 j 0 n +1
à ! à ! à !
n n +1 n + 1 n+1 0 n + 1 0 n+1
j n+1− j
X
= a b + a b + a b =
j =1 j n +1 0
à !
n+1
X n + 1 j n+1− j
= a b ,
j =0 j

che è quanto desideravamo dimostrare. 

Osservazione 5.3.37. Se si pone 00 = 1, formula (5.3.3) vale anche per n = 0.

Esercizio 5.3.38. Dimostrare la seguente uguaglianza usando il ragionamento per induzione:


à !
n n
= n2n−1 ∀n ∈ N.
X
k
k=0 k
SOLUZIONE:
Sia P (n) la proposizione à !
n n
= n2n−1 .
X
k
k=0 k
P (0) è vera: 0 = 0 · 2−1 è vera.
Supponiamo vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera, ossia
à !
n+1
X n +1
k = (n + 1)2n .
k=0 k
Si ha à ! à ! à !
n+1
X n +1 Xn n +1 n +1
k = k + (n + 1) .
k=0 k k=0 k n +1
Essendo à ! à ! à ! à !
n +1 n + 1 Lemma 5.3.34 n n
=1 e = + ,
n +1 k k −1 k
90 CHAPTER 5. INDUZIONE

si ha à ! à ! à !
n+1
X n +1 Xn n n
X n
k = k + k +n +1
k=0 k k=0 k − 1 k=0 k
à !
n n
Pn X
= k + n2n−1 + n + 1. (5.3.8)
k=0 k − 1
Effettuando il cambio di variabile h = k − 1 ossia k = h + 1, si ha
à ! à ! à !
n
X n Xn n n−1
X n
k = k = (h + 1)
k=0 k −1 k=1 k −1 h=0 h
à ! à !
Xn n n
= (h + 1) − (n + 1) =
h=0 h n
à ! à ! à !
Xn n X n n n
= h + − (n + 1) .
h=0 h h=0 h n
Essendo à !
n
=1
n
deduciamo à ! à ! à !
n
X n Xn n Xn n
k = h + −n −1
k=0 k −1 h=0 h h=0 h
à !
n n
Pn n−1
X
= n2 + − n − 1.
h=0 h
Per l’Esercizio 5.3.35 si ha à !
n n
= 2n .
X
h=0 h
Allora à !
n n
= n2n−1 + 2n − n − 1.
X
k
k=0 k − 1
Dunque, ricordando la (5.3.8), si ha
à ! à !
n+1
X n +1 n n
+ n2n−1 + n + 1
X
k = k
k=0 k k=0 k − 1

= n2n−1 + 2n − n − 1 + n2n−1 + n + 1 = 2n2n−1 + 2n = n2n + 2n = (n + 1)2n .


CAPITOLO 6

Funzioni elementari

Le funzioni elementari sono le funzioni che costituiscono gli “elementi” costituenti funzioni ma-
tematiche più complesse. Queste ultime, infatti, sono generalmente espresse come l’esito di una
combinazione finita di somme, differenze, prodotti, quozienti, composizioni e/o inverse delle
prime.
x 2 sin(3x + 1)
Esempio: La funzione reale di variabile reale f (x) = ha un’espressione molto com-
log(5x ) − tan(x)
g (x)
plessa, ottenibile considerando diverse funzioni elementari. Infatti f (x) = con g (x) = x 2 sin(3x+
h(x)
1) e h(x) = log(5x ) − tan(x).
Se denotiamo:
g 1 (x) = x 2 , g 2 (x) = sin(x), g 3 (x) = 3, g 4 (x) = x, g 5 (x) = 1
e
h 1 (x) = log(x), h 2 (x) = 5x , h 3 (x) = tan(x),
allora
g (x) g 1 (x) · g 2 (g 3 (x) · g 4 (x) + g 5 (x))
f (x) = = . Le funzioni g 1 , g 2 , g 3 , g 4 , g 5 , h 1 , h 2 , h 3 sono le funzioni
h(x) h 1 (h 2 (x)) − h 3 (x)
elementari costituenti, rispettivamente, g e h, e quindi f .
L’individuazione delle funzioni elementari coinvolte nell’espressione algebrica di una determinata
funzione e la conoscenza delle loro proprietà (come ad es. l’insieme di definizione, intervalli di
positività, eventuali simmetrie del grafico) ci permettono di comprendere più facilmente quali
siano le caratteristiche della funzione stessa.

6.1. Funzioni costanti

Una funzione f : A → R si dice costante se esiste un numero reale a tale che

f (x) = a ∀x ∈ A.

Dunque, I m( f ) = {a}.
I punti del grafico sono della forma (x, a), con x ∈ A. Dato che le ordinate di questi punti valgono
tutte a, essi si trovano sulla retta orizzontale di equazione y = a del piano cartesiano Ox y.
Se A = R il grafico di f è la retta orizzontale di equazione y = a:
91
92 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Figura 1. Grafico di f (x) = a con a ∈ R

Tale funzione f è una funzione positiva/negativa/nulla a seconda che a sia positivo, negativo o
uguale a 0.
Il dominio massimale è D( f ) = R.

6.2. Valore assoluto

Definizione 6.2.1. La funzione valore assoluto è la funzione abs : R → R, le cui immagini abs(x) si
denotano |x|, così definita:

|x| := max{x, −x}

che possiamo scrivere in forma più esplicita:

(
x se x ≥ 0
|x| =
−x se x < 0.

Il suo grafico è il seguente:


6.2. VALORE ASSOLUTO 93

Figura 2. Grafico del valore assoluto


Ne possiamo dedurre quindi le seguenti proprietà:
D( f ) = R;
I m( f ) = [0, +∞[ (Prop. 6.2.2 (b))
Gr ( f ) interseca gli assi nell’origine del sistema di riferimento (0, 0) (Prop. 6.2.2 (c))
|x| ≥ 0 e |x| = 0 ⇔ x = 0; (Prop. 6.2.2 (b), (c))
f è una funzione pari: |− x| = |x| quindi il grafico della funzione valore assoluto risulta simmetrico
rispetto all’asse delle y (Prop. 6.2.2 (a))
f è strettamente decrescente in (−∞, 0] e strettamente crescente in [0, +∞) (Prop. 6.2.4)

Proposizione 6.2.2 (Proprietà del valore assoluto). Per ogni x ∈ R valgono le seguenti:
(a) |x| = | − x|
(b) |x| ≥ 0
(c) |x| = 0 se e solo se x = 0
(d) ±x ≤ |x|
(e) −|x| ≤ x ≤ |x|
(f) ||x|| = |x|.

D IMOSTRAZIONE . Per esercizio. In particolare, (f ) è una conseguenza immediata di (b). 


Osservazione 6.2.3. (a) in Proposizione 6.2.2 esprime che R 3 x 7→ |x| è una funzione pari.

Proposizione 6.2.4 (Disequazioni col valore assoluto - I). Per ogni x, y ∈ R valgono le seguenti:
94 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

(a) se 0 ≤ x < y, allora |x| < |y|


(b) se x < y ≤ 0, allora |x| > |y|.

D IMOSTRAZIONE . Per esercizio. 

Osservazione 6.2.5. (a) in Proposizione 6.2.4 esprime che x 7→ |x| è strettamente crescente in
[0, +∞).
(b) in Proposizione 6.2.4 esprime che x 7→ |x| è strettamente decrescente in (−∞, 0].

Proposizione 6.2.6 (Disequazioni col valore assoluto - II). Per ogni x ∈ R valgono le seguenti:
(a) se M ≥ 0, allora
|x| ≥ M ⇔ x ≤ −M ∨ x ≥ M
(b) se M ≥ 0, allora
|x| ≤ M ⇔ −M ≤ x ≤ M
(c) se M > 0, allora
|x| < M ⇔ −M < x < M
(d) se M < 0, allora |x| ≤ M non ha soluzione.
(e) |x| > 0 ⇔ x 6= 0.

D IMOSTRAZIONE . Per esercizio. 

Proposizione 6.2.7. Per ogni x, y ∈ R valgono le seguenti:


(a) |x + y| ≤ |x| + |y| (Disuguaglianza triangolare)
(b) |x − y| ≥ |x| − |y|
(c) ||x| − |y|| ≤ |x − y|
(d) |x y| = |x||y|

D IMOSTRAZIONE .
(a):
Per la Proposizione 6.2.2 (e) (
−|x| ≤ x ≤ |x|
−|y| ≤ y ≤ |y|.
Sommando membro a membro si ha

−(|x| + |y|) ≤ x + y ≤ |x| + |y|.

Usando la Proposizione 6.2.6 (a) con M sostituito da |x| + |y| e con x + y al posto di x si ha

|x + y| ≤ |x| + |y|.
6.2. VALORE ASSOLUTO 95

(b):
Da (a), segue che

|x| = |x − y + y| ≤ |x − y| + |y|
da cui
|x| − |y| ≤ |x − y|.
(c):
Analogamente a quanto svolto in (b):

|y| = |y − x + x| ≤ |y − x| + |x|
da cui
|x| − |y| ≥ |y − x|.
Dato che per la Proposizione 6.2.2 (a) |y − x| = |x − y| si ottiene la tesi.
(d):
Si ha 
 xy
 se x y > 0
|x y| = 0 se x y = 0

−x y se x y < 0.

D’altra parte,
 
x > 0, y > 0
x y > 0 ⇔  oppure  ⇒ |x||y| = x y
 

x < 0, y < 0
 
x =0
x y = 0 ⇔  oppure  ⇒ |x||y| = 0
 

y =0
 
x > 0, y < 0
x y < 0 ⇔  oppure  ⇒ |x||y| = −x y.
 

x < 0, y > 0
Quindi 
 xy
 se x y > 0
|x||y| = 0 se x y = 0

−x y se x y < 0.

Dunque, |x y| = |x||y|.

96 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Esercizio 6.2.8. Sia n ∈ N \ {0} e siano a 1 , a 2 , . . . , a n numeri reali.


Dimostrare che ¯ ¯
¯X n ¯ X n
¯ ai ¯ ≤ |a |.
¯ ¯
¯i =1 ¯ i =1 i
Sol: Per induzione, usando la Proposizione 6.2.7 (a).

Esercizio 6.2.9. Sia n ∈ N \ {0} e siano a 1 , a 2 , . . . , a n numeri reali.


Dimostrare per induzione che ¯ ¯
¯Y n ¯ Y n
¯ ai ¯ = |a |.
¯ ¯
¯i =1 ¯ i =1 i
Sol: Per induzione, usando la Proposizione 6.2.7 (d).

6.2.1. Anticipazione di argomenti avanzati.

Lemma 6.2.10. Sia f : A → R, con A ⊆ R e sia x 0 un punto di accumulazione di A. Si ha

lim | f (x)| = 0 ⇔ lim f (x) = 0.


x→x 0 x→x 0

D IMOSTRAZIONE . L’affermazione
lim | f (x)| = 0
x→x 0
significa:
∀² > 0 ∃δ > 0 : || f (x)|| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ.
L’affermazione
lim f (x) = 0
x→x 0
significa:
∀² > 0 ∃δ > 0 : | f (x)| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ.
Essendo, vedi Proposizione 6.2.2 (f), || f (x)|| = | f (x)| non vi è differenza tra le due affermazioni. 

Teorema 6.2.11. La funzione valore assoluto abs : R → R, abs(x) = |x|, è una funzione continua.

D IMOSTRAZIONE . Sia x 0 ∈ R. Vogliamo dimostrare che

lim |x| = |x 0 |
x→x 0

ossia che
∀² > 0 ∃δ = δ(²) > 0 : (x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ ⇒ ||x| − |x 0 || < ²) .
Per la Proposizione 6.2.7 (c) si ha
||x| − |x 0 || ≤ |x − x 0 |,
quindi basta scegliere δ = ² per concludere che l’affermazione è vera. 
6.3. POTENZE 97

6.3. Potenze

Le funzioni potenza sono quelle aventi come legge: f (x) = x a , dove a è un numero reale.
Parliamo di dominio massimale di definizione o di dominio naturale per intendere l’insieme degli
x ∈ R tale che x a ha senso.
La questione del loro dominio massimale di definizione è delicata, dato che dipende da a.
Analizziamo i seguenti casi a seconda dei valori che può assumere a:
a = 0:
In tal caso f (x) = x 0 = 1 per ogni x ∈ R, se si accetta la convenzione 00 = 1, altrimenti si assume
x ∈ R \ {0}. In queste note, quando non diversamente indicato, accetteremo il caso x = 0.
Si tratta quindi della funzione costante uguale a 1. Il dominio massimale è D( f ) = R;
a ∈ N \ {0}:
Ci sono proprietà distinte di f (x) = x a a seconda che a sia pari o dispari. Per tale motivo, trattiamo
i due casi separatamente.
Commentiamo le proprietà di f (x) = x a nel caso che a sia un numero pari, a partire dal suo grafico.
Rinviamo la giustificazione di alcune di queste proprietà più avanti.

Figura 3. Grafico di f (x) = x n con n pari


98 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Possiamo dedurre che:


Il dominio massimale è D( f ) = R;
L’immagine è I m( f ) = [0, +∞[;
Gr ( f ) interseca gli assi cartesiani solo nell’origine O = (0, 0) del sistema di riferimento; Inoltre
passa sempre per i punti (−1, 1) e (1, 1);
f (x) ≥ 0 per ogni x;
f (x) = 0 se e solo se x = 0;
f è strettamente decrescente in (−∞, 0] e strettamente crescente in [0, +∞);
f non è iniettiva;
Il suo grafico è simmetrico rispetto all’asse y, quindi f è pari.

Osservazione 6.3.1. Il grafico della funzione f (x) = x 2 è ben noto: i suoi punti hanno coordinate
(x, x 2 ), dunque si tratta dei punti della parabola di equazione y = x 2 , avente per vertice l’origine
degli assi, avente per asse l’asse y e “rivolta verso l’alto”.

Commentiamo ora le proprietà di f (x) = x a nel caso in cui a sia un numero dispari, a partire dal
suo grafico.

Figura 4. Grafico di f (x) = x n con n dispari


6.3. POTENZE 99

Possiamo dedurre che:


Il dominio massimale è D( f ) = R;
L’immagine è I m( f ) = R;
Gr ( f ) interseca gli assi cartesiani solo nell’origine O = (0, 0) del sistema di riferimento; Inoltre
contiene sempre i punti (−1, −1) e (1, 1);
f è una funzione negativa per x < 0 e positiva per x > 0;
f è strettamente crescente;
f è iniettiva.
Il suo grafico è simmetrico rispetto all’origine del sistema Ox y, quindi f è dispari.
Osservazione: Se a = 1 si ha la funzione f (x) = x. Questa funzione è detta funzione identità o
funzione identica e il suo grafico è la retta di equazione cartesiana y = x. Tale retta è la bisettrice
del I e III quadrante.

6.3.1. Potenze a esponente naturale. Ricordiamo qui quanto già visto nel Capitolo 5.

Definizione 6.3.2. Per ogni x ∈ R \ {0}, la successione (x n )n∈N , è definita in modo ricorsivo:
(
x n+1 = x n x
(6.3.1)
x 0 = 1.

Se si accetta la convenzione 00 = 1 la definizione sopra può essere estesa a ogni x ∈ R.

Già sappiamo (v. Esercizi 5.2.10 e 5.2.11) che

0n = 0, 1n = 1 ∀n ∈ N \ {0}.

Proposizione 6.3.3. Per ogni n, m ∈ N e per ogni x ∈ R valgono le seguenti:


(a) x > 0 ⇒ x n > 0
(b) x n x m = x n+m
(c) (x n )m = x nm .

D IMOSTRAZIONE .
(a):
Segue, facilmente, per induzione, dalla Definizione 6.3.2
(b):
Fissato k ∈ N sia P (k) la proposizione

se n, m ∈ N e n + m = k allora per ogni x ∈ R, x n x m = x n+m .

P (0) è vera:
100 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Infatti, se n, m ∈ N e n + m = 0 allora n = m = 0. Basta quindi osservare che per ogni x ∈ R si ha


x 0 x 0 = 1 · 1 = 1 = x 0 = x 0+0 .
Fissato k ∈ N supponiamo che P (k) sia vera e dimostriamo che P (k + 1) è vera.
Siano n, m ∈ N tali che n + m = k + 1.
Ci sono tre casi:
n=0
n>0em=0
n>0em>0
Se n = 0, allora
x 0 x m = 1 · x m = x m = x 0+m .
Se n > 0 e m = 0, allora
x n x 0 = x n · 1 = x n = x n+0 .
Se n > 0 e m > 0, allora
m −1 ∈ N
e
n + (m − 1) = k.
Si ha:
(6.3.1) Hp. induttiva (6.3.1)
x n x m = x n x (m−1)+1 = x n x m−1 x 1 = x n+m−1 x 1 = x n+m .
La dimostrazione è conclusa.
(c):
Sia P m la proposizione
(x n )m = x n·m ∀x ∈ R∀n ∈ N.
Dimostriamo che P 0 è vera.
Se x = 0 e n = 0
(x n )m = (00 )0 = 10 = 1
x nm = 00·0 = 00 = 1
Se x = 0 e n ≥ 1
(x n )m = (0n )0 = 00 = 1
x nm = 0n·0 = 00 = 1
Dunque P 0 è vera.
Supponiamo ora che, se per m ∈ N è vera

(x n )m = x n·m ∀x ∈ R∀n ∈ N
6.3. POTENZE 101

allora
(x n )m+1 = x n·(m+1) ∀x ∈ R∀n ∈ N.
Si ha
(6.3.2) Hp. induttiva (b)
(x n )m+1 = (x n )m x n = x nm x n = x nm+n = x n(m+1) .
La proprietà è dimostrata. 

Proposizione 6.3.4. Sia n ∈ N.


Per ogni x, y ∈ R si ha

(x y)n = x n y n

D IMOSTRAZIONE . Per induzione.


Sia P n la proposizione
(x y)n = x n y n ∀x, y ∈ R.
Se n = 0 l’affermazione è ovvia

(x y)0 = 1 = 1 · 1 = x 0 y 0 ∀x, y ∈ R.

Sia vera P n e dimostriamo che è vera P n+1 .

Def. 6.3.2 Hp. induttiva Def. 6.3.2


(x y)n+1 = (x y)(x y)n = x y xn y n = x n+1 y n+1 .
Dunque la tesi segue. 

Proposizione 6.3.5. Sia n ∈ N.


Per ogni x ∈ R e y ∈ R \ {0} si ha
µ ¶n
xn x
n
=
y y
D IMOSTRAZIONE . Si ha ¶n µ ¶n
x x
µ
n Prop. 6.3.4
x = y = yn
y y
da cui la tesi. 

Corollario 6.3.6. Sia n ∈ N


Per ogni y ∈ R \ {0} si ha
µ ¶n
1 1
n
= .
y y
102 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

D IMOSTRAZIONE . Immediata conseguenza della Proposizione 6.3.5 e dell’Esercizio 5.2.11:


1 Esercizio 5.2.11 1n Prop. 6.3.5 1 n
µ ¶
= = .
yn yn y


Lemma 6.3.7. Valgono le seguenti:


(a) Per ogni n ∈ N pari è (−1)n = 1.
(b) Per ogni n ∈ N dispari è (−1)n = −1.

D IMOSTRAZIONE .
(a):
Ragioniamo per induzione. Per ogni k ∈ N sia P (k) la proposizione

(−1)2k = 1.

Se k = 0 la proposizione è vera per definizione.


Se k = 1:
(−1)2 = (−1)(−1) = −1(−1)
1 el. neutro del prodotto opposto dell’opposto
= −(−1) = 1.
Sia vera P (k) e dimostriamo che P (k + 1) è vera:
Prop. 6.3.3 (b) P (1) vera P (k) vera
(−1)2(k+1) = (−1)2k+2 = (−1)2 (−1)2k = 1(−1)2k = 1 · 1 = 1.

Ciò conclude la dimostrazione della prima affermazione.


(b):
Ragioniamo per induzione. Per ogni k ∈ N sia P (k) la proposizione

(−1)2k+1 = −1.

Se k = 0 è ovvia.
Sia vera P (k) e dimostriamo che P (k + 1) è vera:
Prop. 6.3.3 (b) (a) P (k) vera
(−1)2(k+1)+1 = (−1)2k+1+2 = (−1)2 (−1)2k+1 = 1(−1)2k+1 = 1 · (−1) = −1.

Ciò conclude la dimostrazione. 

Proposizione 6.3.8. Valgono le seguenti:


(a) Per ogni n ∈ N \ {0} pari, la funzione x 7→ x n è pari in R.
(b) Per ogni n ∈ N dispari, la funzione x 7→ x n è dispari in R.
6.3. POTENZE 103

D IMOSTRAZIONE .
(a):
Dimostriamo che, per ogni n ∈ N \ {0} pari, la funzione x 7→ x n è pari in R, equivalentemente,

∀k ∈ N \ {0}, ∀x ∈ R (−x)2k = x 2k . (6.3.2)

Ragioniamo per induzione. Per ogni k ∈ N, sia P (k) la proposizione

∀x ∈ R (−x)2k = x 2k .

Per k = 1 l’affermazione è vera, in quanto per ogni x ∈ R


Lemma 6.3.7
(−x)2 = (−x)(−x) = (−1)x(−1)x = (−1)2 x 2 = 1 · x 2 = x 2.

Sia k ∈ N \ {0} e supponiamo che


∀x ∈ R (−x)2k = −x 2k .
Dimostriamo che
∀x ∈ R (−x)2(k+1) = x 2(k+1)
ossia
∀x ∈ R (−x)2k+2 = x 2k+2 .
Per ogni x ∈ R si ha:

Hp. induttiva (P 1)ver a


(−x)2k+2 = (−x)2k (−x)2 = x 2k (−x)2 = x 2k x 2 = x 2k+2 .
Abbiamo quindi dimostrato, per induzione, (6.3.2).
(b):
Dimostriamo che, per ogni n ∈ N dispari, la funzione x 7→ x n è dispari in R, o, equivalentemente,

∀k ∈ N, ∀x ∈ R (−x)2k+1 = −x 2k+1 . (6.3.3)

Ragioniamo per induzione. Per ogni k ∈ N, sia P (k) la proposizione

∀x ∈ R (−x)2k+1 = −x 2k+1 .

Per k = 0 l’affermazione è vera:


(−x)1 = −x = −x 1 .
Sia k ∈ N e supponiamo che
∀x ∈ R (−x)2k+1 = −x 2k+1 .
Dimostriamo che
∀x ∈ R (−x)2(k+1)+1 = −x 2(k+1)+1
104 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

ossia
∀x ∈ R (−x)2k+3 = −x 2k+3 .
Per ogni x ∈ R si ha:
Hp. induttiva (a)
(−x)2k+3 = (−x)2k+1 (−x)2 = −x 2k+1 (−x)2 = −x 2k+1 x 2 = −x 2k+3 .

Abbiamo quindi dimostrato, per induzione, (6.3.3). 

Proposizione 6.3.9 (Segno della funzione potenza n-esima). Sia n ∈ N \ {0}. allora

x 7→ x n è nulla in 0.

Se n è pari, n ≥ 2, allora
x 7→ x n è positiva in R \ {0}.
Se n è dispari, allora
x 7→ x n è positiva in (0, ∞)
x 7→ x n è negativa in (−∞, 0).

D IMOSTRAZIONE .
Per l’Esercizio 5.2.10 0n = 0 per ogni n ∈ N \ {0}.
Per induzione dimostriamo che per ogni n ∈ N \ {0}

x 7→ x n è positiva in (0, ∞).

Se n = 1 e x > 0 allora, ovviamente, x 1 > 0. Dunque:

x 7→ x 1 è positiva in (0, ∞).

Sia n ∈ N \ {0} e supponiamo che

x 7→ x n sia positiva in (0, ∞).

Dimostriamo che
x 7→ x n+1 è positiva in (0, ∞).
Se x > 0 abbiamo, per l’ipotesi induttiva,
x n > 0.
Moltiplicando questa disuguaglianza per il numero positivo x otteniamo

x n+1 > 0.

Abbiamo quindi dimostrato, per induzione, che

∀n ∈ N \ {0} x 7→ x n è positiva in (0, ∞). (6.3.4)


6.3. POTENZE 105

Dimostriamo che
∀n ∈ N \ {0} n pari x 7→ x n è positiva in (−∞, 0). (6.3.5)
Dalla Proposizione 6.3.8, se n è pari la funzione x 7→ x n è pari in R.
Allora si ha, per ogni x < 0,
−x > 0+(6.3.4)
x n = (−x)n = > 0.
Dalla Proposizione 6.3.8, se n è dispari la funzione x 7→ x n è dispari in R.
Allora si ha, per ogni x < 0,
Lemma 6.3.7 −x > 0+(6.3.4)
x n = (−(−x))n = (−1)n (−x)n = −(−x)n < 0.

Proposizione 6.3.10 (Monotonia della funzione potenza). Sia n ∈ N \ {0}.


Se n è pari, allora
x 7→ x n è strettamente crescente in [0, ∞).
x 7→ x n è strettamente decrescente in (−∞, 0].
Se n è dispari, allora
x 7→ x n è strettamente crescente in R.

D IMOSTRAZIONE .
Per induzione dimostriamo che, preso n ∈ N \ {0},

x 7→ x n è strettamente crescente in [0, ∞).

Se n = 1 è ovvio. Se 0 < x < y abbiamo, ovviamente,

01 < x 1 < y 1 .

Sia n ∈ N e supponiamo che

x 7→ x n sia strettamente crescente in [0, ∞).

Dimostriamo che
x 7→ x n+1 è strettamente crescente in [0, ∞).
Se 0 < x < y abbiamo, per l’ipotesi induttiva e l’Esercizio 5.2.10

0n = 0 < x n < y n .

Moltiplicando queste disuguaglianze per il numero positivo x otteniamo

0 < x n+1 < x y n .


106 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Moltiplicando 0 < x < y per il numero positivo y n otteniamo

0 < x y n < y n+1 .

Dunque:
0 < x n+1 < x y n < y n+1 .
da cui
0 < x n+1 < y n+1 .
per la proprietà transitiva.
Abbiamo quindi dimostrato, per induzione, che

∀n ∈ N \ {0} x 7→ x n è strettamente crescente in [0, ∞). (6.3.6)

Dimostriamo che

∀n ∈ N \ {0}, n pari x 7→ x n è strettamente decrescente in (−∞, 0]. (6.3.7)

Dalla Proposizione 6.3.8, se n è pari la funzione x 7→ x n è pari in R.


Allora, se x < y < 0, da cui 0 < (−y) < (−x), si ha
(6.3.6)
x < y < 0 ⇔ 0 < (−y) < (−x) ⇔ (−x) > (−y) > 0 ⇒ (−x)n > (−y)n > 0
Prop. 6.3.8
⇒ x n > y n > 0 = 0n .
La conclusione segue.
Congiungendo (6.3.6) e (6.3.7) otteniamo che

∀n ∈ N \ {0}, n dispari x 7→ x n è strettamente crescente in R.

Dimostriamo che

∀n ∈ N \ {0}, n dispari x 7→ x n è strettamente crescente in (−∞, 0]. (6.3.8)

Dalla Proposizione 6.3.8, se n è dispari la funzione x 7→ x n è dispari in R.


Allora, se x < y < 0, da cui 0 < (−y) < (−x). Si ha da
(6.3.6)
x < y < 0 ⇔ 0 < (−y) < (−x) ⇔ (−x) > −(−y) > 0 ⇒ (−x)n > (−y)n > 0
Prop. 6.3.8
⇒ −x n > −y n > 0 ⇔ x n < y n < 0 = 0n .
Ciò dimostra che

∀n ∈ N \ {0}, n dispari x 7→ x n è strettamente crescente in (−∞, 0].


6.3. POTENZE 107

Congiungendo (6.3.6) e (6.3.8) otteniamo che

∀n ∈ N \ {0}, n dispari x 7→ x n è strettamente crescente in R.

Esercizio 6.3.11. Siano x, y ∈ R, n ∈ N \ {0}. Dimostrare che


n−1
x n − y n = (x − y) x k y n−1−k .
X
k=0

Sol.: procedere per induzione (vedi dispense prof. Dore).

Esercizio 6.3.12. Siano x, y ∈ R, x 6= y, n ∈ N \ {0}. Dimostrare che


n−1
x k y n−1−k > 0.
X
k=0

Sol:
Non è restrittivo supporre x > y (se non fosse cosí basterebbe invertire i ruoli di x e di y in quanto
scritto sotto).
Dalla Proposizione 6.3.10
n−1

( X k n−1−k
n n 
(x y) x y >0 n−1
Prop. 6.3.10 x − y > 0 Esercizio 6.3.11  − X k n−1−k
x>y ⇔ ⇔ k=0 ⇒ x y > 0.
x−y >0  k=0
x−y >0

Esercizio 6.3.13. Sia x ∈ R+ . Dimostrare che valgono le seguenti:


(a) se x ≥ 1 e n ∈ N \ {0} allora x n ≥ x
(b) se 0 < x < 1 e n ∈ N \ {0} allora 0 ≤ x n ≤ x.
Sol:
(a):
Per induzione.
per n = 1: ovvia.
Sia vera per n. Allora
x>0+Hp. induttiva x≥1
x n+1 = xx n ≥ x 2 = xx ≥ x.
(b):
Applicare (a) a y = x1 , che risulta essere > 1.

Proposizione 6.3.14. Sia n ∈ N \ {0} e si consideri f n : [0, ∞[→ [0, ∞[, f n (x) = x n .
Tale funzione è biunivoca.
108 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

D IMOSTRAZIONE . La funzione è iniettiva, conseguenza della stretta monotonia, vedi Proposi-


zione 6.3.10.
Dimostriamo la suriettività.
Sia a ∈ R, a ≥ 0. Per ogni n ∈ N \ {0} esiste un unico x ∈ R, x ≥ 0, tale che x n = a.
Se n = 1 è ovvio. Se n ≥ 2 si vedano le dispense del prof. Dore. 
Osservazione 6.3.15. Un secondo modo di dimostrare la suriettività è proposto successivamente
(v. Proposizione 6.3.19).

Proposizione 6.3.16. Sia n ∈ N \ {0} e si consideri f n : R → R, f n (x) = x n .


Sono iniettive, suriettive e strettamente crescenti le seguenti funzioni:
se n è pari:
f n |[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞)
f n |(0,∞) : (0, ∞) → (0, ∞)

se n è dispari:
f n : R → R,
f n |[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞)
f n |(−∞,0] : (−∞, 0] → (−∞, 0]
f n |(0,∞) : (0, ∞) → (0, ∞)
f n |(−∞,0) : (−∞, 0) → (−∞, 0).

D IMOSTRAZIONE . Per ogni n ∈ N \ {0} la funzione f n : [0, ∞) → R, f n (x) = x n è strettamente


crescente, v. Proposizione 6.3.10, quindi è anche iniettiva.
I m( f ) = [0, ∞) per la Proposizione 6.3.14.
Riassumendo, f n |[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞) è iniettiva, suriettiva e strettamente crescente.
Di conseguenza, dovendo essere f n (0) = 0, risulta che f n |(0,∞) : (0, ∞) → (0, ∞) è iniettiva, suriettiva
e strettamente crescente.
Se n è dispari, f n |(−∞,0] : (−∞, 0] → (−∞, 0] è invertibile perchè, essendo f n : R → R, una funzione
dispari (v. Proposizione 6.3.8), se non lo fosse neppure f n |[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞) potrebbe esserlo.
f n |(−∞,0] : (−∞, 0] → (−∞, 0] è strettamente crescente perché, anche in questo caso, se non lo fosse,
neppure f n |[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞) potrebbe esserlo (v. Esercizio 3.2.32).
Dalle affermazioni precedenti segue che se n è dispari allora la funzione f n : R → R, f n (x) = x n , è
invertibile. Che sia strettamente crescente era già noto, v. Proposizione 6.3.10. 
6.3.2. Anticipazione di argomenti avanzati.

Teorema 6.3.17. Sia n ∈ N \ {0}. Si consideri f n : R → R, f n (x) = x n .


La funzione f n è continua.
6.3. POTENZE 109

D IMOSTRAZIONE . Sia x 0 ∈ R e dimostriamo che

lim x n = x 0n . (6.3.9)
x→x 0

Per ogni x ∈]x 0 − 1, x 0 + 1[, si ha

|x| ≤ max{|x 0 − 1|, |x 0 + 1|} =: c(x 0 ).

Inoltre, usando l’Esercizio 6.3.11,


¯ ¯ ¯ ¯
¯ n−1 ¯ Dis. triangolare ¯n−1 ¯
|x n − x 0n | = ¯(x − x 0 ) x k x 0n−1−k ¯ x k x 0n−1−k ¯ .
X X
≤ |x − x 0 | ¯
¯ ¯ ¯ ¯
k=0
¯ ¯ ¯k=0 ¯
Stimiamo l’ultimo termine usando la disuguaglianza triangolare e la stretta monotonia della fun-
zione potenza in [0, ∞[ (v. Proposizione 6.3.10):
¯ ¯
¯n−1 n−1 n−1 Prop. 6.3.10 n−1
¯ X k n−1−k ¯ Esercizio 6.2.8 X k n−1−k Esercizio 6.2.9 X k
¯
n−1−k
c(x 0 )k |x 0 |n−1−k =: M (x 0 , n).
X
¯ x x0 ¯ ≤ |x x 0 | = |x| |x 0 | ≤
¯k=0 ¯ k=0 k=0 k=0

Allora,
0 ≤ |x n − x 0n | ≤ M (x 0 , n) |x − x 0 | .
Dato che |x − x 0 | → 0 per x che tende a x 0 , si conclude che, per il Teorema dei carabinieri, |x n −
x 0n | → 0 per x che tende a x 0 . Ciò è equivalente, per il Lemma 6.2.10, a (6.3.9).
Dall’arbitrarietà di x 0 segue la tesi. 
Teorema 6.3.18. Sia n ∈ N \ {0}. Si consideri f n : [0, ∞[→ [0, ∞[, f n (x) = x n . Essa è una funzione
biunivoca.
Se n è dispari, la funzione f n : R → R, f n (x) = x n è anch’essa biunivoca.

D IMOSTRAZIONE . La iniettività è conseguenza della stretta monotonia, vedi Proposizione 6.4.2.


La suriettività segue dalla continuità (Teorema 6.4.5), dalla Proposizione 6.4.6 e dal Teorema di
Bolzano (una funzione continua manda intervalli in intervalli). 
L’esistenza della radice n-esima, che vedremo all’inizio del prossimo paragrafo, è una conseguen-
za della Proposizione 6.3.14. Una dimostrazione alternativa della Proposizione 6.3.14, che poggia
su risultati avanzati, è proposta qui.

Proposizione 6.3.19. Sia n ∈ N \ {0} e si consideri f n : [0, ∞[→ [0, ∞[, f n (x) = x n .
Tale funzione è biunivoca.

D IMOSTRAZIONE . Si ha f n ([0, ∞[) ⊆ [0, ∞[, vedi la Proposizione 6.3.9.


La suriettività segue dal fatto che
Prop. 6.3.10 Esercizio 6.3.36
sup{ f n (x) : x ∈ [0, ∞[} = lim f n (x) = +∞
x→∞
110 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

che, per la Proposizione 6.3.9 risulta

f n (0) = 0,

dalla continuità (Teorema 6.3.17) e dal Teorema di Bolzano (una funzione continua manda inter-
valli in intervalli).
Si noti che la funzione è anche iniettiva, conseguenza della stretta monotonia, vedi Proposizione
6.3.10. 

6.3.3. Radice n-esima. Per la Proposizione 6.3.16 se n ∈ N \ {0} si hanno

f n : R → R, f n (x) = x n con n dispari

f n : [0, +∞[→ [0, +∞[, f n (x) = x n con n pari

biunivoche e strettamente crescenti.


Dunque tali funzioni hanno inversa.
p
Se n è dispari e x ∈ R, n x è quell’unico numero reale che, elevato a n, dà x.
p
Se n è pari e x ∈ R, x ≥ 0, n x è quell’unico numero reale non negativo che, elevato a n, dà x.

Definizione 6.3.20. Sia n ∈ N \ {0} e x ∈ R.


Se n è dispari chiamiamo radice n-esima quell’unico numero reale y tale che y n = x.
Se n è pari e x ≥ 0 chiamiamo radice n-esima quell’unico numero reale non negativo y tale che
p
y n = x. Tale numero lo denotiamo n x.

p 1
Definizione 6.3.21. Se n ∈ N e x ≥ 0, allora l’elemento n
x lo denotiamo anche col simbolo x n .

p
n
Rappresentiamo qui sotto i grafici della funzione x 7→ x per alcuni numeri naturali pari e dedu-
ciamone da lì alcune proprietà che verranno poi giustificate.
1 p
Nella figura qui sotto, leggere il simbolo x n come n x
6.3. POTENZE 111

p
n
Figura 5. Grafico di f (x) = x con n pari

Ne possiamo dedurre le seguenti proprietà:


D( f ) = [0, +∞[;
I m( f ) = [0, +∞[;
f (0) = 0 e f (x) > 0 per x > 0;
Gr ( f ) contiene il punto (1 1);
f è strettamente crescente.

p
n
Consideriamo ora n numero naturale dispari. Qui sotto i grafici di x 7→ x per alcuni valori dispari
di n.
1 p
n
Attenzione: nella figura qui sotto, leggere il simbolo x n come x.
112 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

p
n
Figura 6. Grafico di f (x) = x con n dispari

Deduciamo che:
Il dominio massimale è D( f ) = R;
I m( f ) = R;
f (x) < 0 per x < 0, f (0) = 0 e f (x) > 0 per x > 0;
Gr ( f ) passa per i punti (−1, −1) e (1, 1);
f è strettamente crescente.

Lemma 6.3.22. Per ogni n ∈ N \ {0} si hanno:


p
n
p
n
0 = 0, 1 = 1.

D IMOSTRAZIONE . Segue dagli Esercizi 5.2.10 e 5.2.11. 

Teorema 6.3.23. Sia n ∈ N \ {0}.


Sono biunivoche e strettamente crescenti le seguenti funzioni:
• se n è pari:
p
n
sqrt[n] : [0, ∞) → [0, ∞), sqrt[n](x) := x
e la sua restrizione
6.3. POTENZE 113

sqrt[n]|(0,∞) : (0, ∞) → (0, ∞).


• se n è dispari:
p
sqrt[n] : R → R, sqrt[n](x) := n
x,
e le sue restrizioni
sqrt[n]|[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞)
sqrt[n]|(0,∞) : (0, ∞) → (0, ∞)
sqrt[n]|(−∞,0] : (−∞, 0] → (−∞, 0]
sqrt[n]|(−∞,0) : (−∞, 0) → (−∞, 0)

D IMOSTRAZIONE . Segue dalla Proposizione 6.3.16. 

Proposizione 6.3.24. Sia n ∈ N \ {0}.


Se n è pari valgono le seguenti per ogni x, y ∈ [0, ∞):

p p
n
x< n
y ⇔ x<y ⇔ xn < y n
p p
n
x= n
y ⇔ x=y ⇔ xn = y n
p p
n
x≤ n
y ⇔ x≤y ⇔ xn ≤ y n.
Se n è dispari valgono le seguenti per ogni x, y ∈ R:
p p
n
x< n y ⇔ x<y ⇔ xn < y n
p p
n
x= n y ⇔ x=y ⇔ xn = y n
p p
n
x≤ n y ⇔ x≤y ⇔ xn ≤ y n.

D IMOSTRAZIONE .
Se n è pari, per ogni x, y ∈ [0, ∞) valgono le seguenti:
p p Prop.6.3.16 p p Prop.6.3.16
n
x< n
y ⇒ x = ( n x)n < ( n y)n = y ⇒ xn < y n

e
Prop.6.3.23 p
n Prop.6.3.23 p p
xn < y n
p
n n
⇒ x= xn < yn = y ⇒ x< n
y.


Proposizione 6.3.25 (n pari). Sia n ∈ N \ {0}, n pari.


Sia x ≥ 0.
Allora valgono le seguenti implicazioni:

p
n
x > 0 ⇔ x > 0 ⇔ xn > 0
114 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
p
n
x = 0 ⇔ x = 0 ⇔ xn = 0
e
p
n
x > 1 ⇔ x > 1 ⇔ xn > 1
p
n
x = 1 ⇔ x = 1 ⇔ xn = 1
p
n
x < 1 ⇔ (0 ≤)x < 1 ⇔ x n < 1.

D IMOSTRAZIONE .
p p
Seguono dalla Proposizione 6.3.24 e ricordando che 0n = 0 = 0 e 1n = 1 = 1.
n n


Proposizione 6.3.26 (n dispari). Se n ∈ N \ {0}, n dispari.


Sia x ∈ R.
Allora valgono le seguenti implicazioni:
p
n
x >0⇔x >0 ∀x ∈ R
p
n
x =0⇔x =0 ∀x ∈ R
p
n
x <0⇔x <0 ∀x ∈ R
e
p
n
x > 1 ⇔ x > 1 ⇔ xn > 1
p
n
x = 1 ⇔ x = 1 ⇔ xn = 1
p
n
x = −1 ⇔ x = −1 ⇔ x n = −1
p
n
x < −1 ⇔ x < −1 ⇔ x n < −1.
p
D IMOSTRAZIONE . Seguono dalla Proposizione 6.3.24 e ricordando che 0n = 0 = 0, 1n = 1 =
n

p p
1 e, essendo n dispari, (−1)n = −1 = −1.
n n


Proposizione 6.3.27. Sia n ∈ N \ {0}.


Se n è dispari vale che per ogni x ∈ R e y ∈ R \ {0}
p
n
s
x x
p
n y
= n .
y

Se n è pari vale che per ogni x ∈ [0, ∞[ e y ∈]0, ∞[


p
n
s
x n
x
p
n y
= .
y
6.3. POTENZE 115

D IMOSTRAZIONE .
Si ha
µp
n
¶n p
n n
x Prop. 6.3.5 ( x) x
p
n y
= = p n
= .
( y)
n y

Dunque, per definizione di radice n-esima,

p
n
s
x n
x
p
n y
= .
y

Corollario 6.3.28. Siano n ∈ N \ {0} e x ∈ R \ {0}.


Se n è dispari
r
n 1 1
= p
n
.
x x

Se n è pari e x > 0
r
n 1 1
= p
n
.
x x

D IMOSTRAZIONE .
p
n
Segue dalla Proposizione 6.3.27 ricordando che 1 = 1. 

6.3.4. Potenze con esponente intero. a ∈ Z, a < 0:


1
Per definizione x a = −a .
x
Notiamo che abbiamo una frazione. Perchè questa abbia senso, il denominatore non deve annul-
larsi, pertanto x non può essere zero. Il dominio massimale è quindi R \ {0}.
Inoltre, la frazione non può annullarsi perchè il numeratore è 1. Queste due informazioni ci dicono
che il grafico della funzione non ha intersezioni con gli assi.
Distinguendo le due situazioni in cui −a ∈ N è un numero pari o dispari, possiamo osservare
proprietà ulteriori della funzione f a partire dal suo grafico.
Il grafico di f per alcuni valori di −a pari è il seguente:
116 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Figura 7. Grafico di f (x) = x −n con n pari

Possiamo quindi dedurre che:


D( f ) = R \ {0};
I m( f ) = R+ ;
Gr ( f ) non interseca gli assi cartesiani e passa per i punti (−1, 1) e (1, 1);
La funzione f è positiva;
La funzione f è pari e il Gr ( f ) è simmetrico rispetto all’asse y;
La funzione f è strettamente crescente per x < 0 e strettamente decrescente per x > 0.

Il grafico di f per alcuni valori di −a dispari è invece il seguente:


6.3. POTENZE 117

Figura 8. Grafico di f (x) = x −n con n dispari


Possiamo quindi dedurre che:
Il dominio massimale è D( f ) = R \ {0};
I m( f ) = R \ {0};
Gr ( f ) non interseca gli assi cartesiani e passa per i punti (−1, −1) e (1, 1);
La funzione f è dispari e Gr ( f ) è simmetrico rispetto all’origine degli assi;
La funzione f è negativa per x < 0 e positiva per x > 0; La funzione f è strettamente decrescente
negli intervalli (−∞, 0) e (0, +∞).

Definizione 6.3.29. Se n ∈ Z \ N per ogni x ∈ R \ {0} definiamo


1
x n := . (6.3.10)
x −n
Osservazione 6.3.30. Si noti che la definizione in (6.3.10) è ben posta. Infatti se n ∈ Z \ N allora
−n ∈ N. Quindi, per ogni x ∈ R \ {0} si ha x −n 6= 0: se n 6= 0 segue dalla Proposizione 6.3.9, se n = 0
segue dal fatto che, per definizione, x 0 = 1.

Proposizione 6.3.31. Per ogni n, m ∈ Z e per ogni x ∈ R \ {0} valgono le seguenti:


(a) x > 0 ⇒ x n > 0
118 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

(b) x n x m = x n+m
(c) (x n )m = x nm .

D IMOSTRAZIONE . (a):
1
Segue da (a) della Proposizione 6.3.3 e dal fatto che se x > 0 allora x
> 0.
(b):
Se n, m ∈ N la tesi segue segue da (b) della Proposizione 6.3.3
Siano n, m ∈ Z \ N. Allora
1 1 1 1 1 Def. 6.3.29
xn xm = = = = = x n+m .
x −n x −m x −n x −m x −n−m x −(n+m)
Se n ∈ N e m ∈ Z \ N abbiamo due casi:
Caso n + m ≥ 0:

x n x m = x n+m−m x m
n+m∈N,−m∈N+Pr. 6.3.3 + Def. 6.3.29 1
= x n+m x −m = x n+m .
x −m
Caso n + m < 0:
Def. 6.3.29 1 1 −n−m∈N,n∈N+Pr. 6.3.3 1 1 1
xn xm = xn = xn = xn = xn
x −m x (−m−n)+n x −m−n x n x −m−n xn
1 1 Def. 6.3.29
= = = x n+m .
x −m−n x −(m+n)
(c):
Se n, m ∈ N la tesi segue segue da (c) della Proposizione 6.3.3
Siano n, m ∈ Z \ N. Allora
1 m Def. 6.3.29
µ ¶
n m Def. 6.3.29 1 Prop. 6.3.3 1 1 Es. 6.3.32 1
(x ) = = −n ¢−m = ¡ 1 ¢(−n)(−m) = ¡ 1 ¢nm = 1
= x nm .
x −n 1
¡¡ ¢
x x x x nm

Supponiamo ora n ∈ Z \ N, m ∈ N.
µ µµ ¶−n ¶m
¶m µ ¶−nm
n m Def. 6.3.29 1 1 Prop. 6.3.3 1
Es. 6.3.32
(x ) = = =
x −n x x
µµ ¶−1 ¶nm à !nm
−1,nm∈Z\N+caso prec. 1 Def. 6.3.29 1
= = 1
= x nm
x x
Supponiamo ora n ∈ N, m ∈ Z \ N.
µ ¶−m
n m n −(−m) −1∈Z\N,−m∈N+caso prec.
¡ n −1 −m Def. 6.3.29
¢ 1
(x ) = (x ) = (x ) =
xn
µµ ¶n ¶−m µ ¶n(−m)
Es. 6.3.32 1 n,−m∈N+Prop. 6.3.3 1
= =
x x
6.3. POTENZE 119

µ ¶−1(nm) µµ ¶−1 ¶nm


1 −1,nm∈Z\N+caso prec. 1
= = = x nm .
x x


Esercizio 6.3.32. Dimostrare che


¢n
∀n ∈ N (x n )−1 = x −1 ∀x ∈ R \ {0}.
¡

Sol.:
è il Corollario 6.3.6.

6.3.5. Potenze con esponente razionale. Sia a ∈ R, a > 0.


Conosciamo la definizione di a n con n ∈ N e sappiamo dalle Proposizioni 6.3.25 e 6.3.26 che

∀n ∈ N \ {0} (a > 1 ⇒ a n > 1) e (0 < a < 1 ⇒ 0 < a n < 1). (6.3.11)

Se n ∈ Z \ N sappiamo che si definisce (v. Definizione 6.3.29)


1
a n := .
a −n
Ricordiamo che, per la Proposizione 6.3.31,

∀n ∈ Z (a > 0 ⇒ a n > 0) (6.3.12)


∀n, m ∈ Z a n a m = a n+m (6.3.13)
∀n, m ∈ Z (a n )m = a nm . (6.3.14)

Se n ∈ N \ {0} si definisce
1 p
n
a n := a,
p
n
dove a è la radice n-esima di a (v. Definizione 6.3.21).
Sappiamo che, vedi Proposizioni 6.3.25 e 6.3.26,
1 1
∀n ∈ N \ {0} (a > 1 ⇒ a n > 1) e (0 < a < 1 ⇒ 0 < a n < 1). (6.3.15)

Se a > 0 e n ∈ Z \ N, poniamo
1 1
a n := 1
.
a −n
Notiamo quindi che
1
∀n ∈ Z \ {0} (a > 0 ⇒ a n > 0). (6.3.16)
Posto a > 0, n, m ∈ Z, m 6= 0, definiamo
n 1
a m := (a m )n .
120 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Lemma 6.3.33. Posto a > 0, n, m ∈ Z, m 6= 0,


n 1 1
a m := (a m )n = (a n ) m .
1
D IMOSTRAZIONE . Sia x := a m . Allora, usando (6.3.14),

(x n )m = (x m )n = a n .
1
Dunque x n = (a n ) m , cioè la tesi. 

Lemma 6.3.34. Posto a > 0, n, m ∈ Z, m, n 6= 0,


1 1 1 1 1
(a m ) n = a nm = (a n ) m .
1 1
D IMOSTRAZIONE . Sia x := (a m ) n . Allora, usando (6.3.14),
1
x nm = (x n )m = (a m )m = a.

Dunque
1
x = a nm

ossia
1 1 1
(a m ) n = a nm .

Scambiando i ruoli di m e n si ha la tesi. 

Esaminiamo le proprietà di a r con r ∈ Q.

Lemma 6.3.35. Sia a > 0. Valgono le seguenti:


(P1) per ogni r ∈ Q, a r > 0
(P2) per ogni r ∈ Q con r > 0,

(a > 1 ⇒ a r > 1) e (0 < a < 1 ⇒ 0 < a r < 1)

(P3) per ogni r, s ∈ Q


a r a s = a r +s

(P4) per ogni r, s ∈ Q, r < s

(a > 1 ⇒ a r < a s ) e (0 < a < 1 ⇒ a r > a s )

(P5) per ogni r, s ∈ Q,


(a r )s = a r s .
6.3. POTENZE 121

D IMOSTRAZIONE . (P1) è ovvia, segue infatti da (6.3.12), (6.3.16).


n
(P2) : Se r ∈ Q con r > 0, allora r = m con n, m ∈ N \ {0}. La tesi segue da (6.3.11) e (6.3.15).
0
n n
(P3) : Se r, s ∈ Q, con r = m ,s=m 0 , si ha, usando (6.3.13),

n n0 nm 0 mn 0 1 0 1 0 1 0 0 nm 0 +mn 0 n n0
a m a m 0 = a mm 0 a mm 0 = (a mm 0 )nm (a mm 0 )mn = (a mm 0 )nm +mn = a mm 0 = a m + m0 .

0
n n
(P4) : Se r, s ∈ Q, con r = m es=m 0 , se r < s, cioè se

n0 n
0
− > 0,
m m

si ha, per (P3),


n0 n0 n n
a s = a m0 = a m0 − m a m .

Se a > 1, da (P2) si ha
n0 n n n
a m0 − m a m > 1 · a m = a r ,

da cui

as > ar .

Se invece è 0 < a < 1, da (P2) si ha

n0 n n n
a m0 − m a m < 1 · a m = a r

da cui la tesi
0
n n
(P5) : Se r, s ∈ Q, con r = m ,s=m 0 , si ha, usando il Lemma 6.3.33,

µ³ 1 ¶n 0
n n0 1
´
n m0
(a )
m m0 = (a ) m

µ³ ´ 1 ¶n 0
1 m0
³ 1
´n 0
L. 6.3.33 n m L. 6.3.34
= (a ) = (a n ) mm 0

³ ´ 10 ³ ´ 1
nn 0
L. 6.3.33 0 (6.3.14) 0 mm 0 L. 6.3.33
= (a n )n mm = a nn = a mm 0 .


122 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

6.3.6. Limiti con le potenze aventi esponente n e 1/n.

Esercizio 6.3.36. Usando l’Esercizio 5.2.6 dimostrare che

lim x k = +∞ ∀k ∈ N \ {0}.
x→+∞

Sol: Si ha
Esercizio 5.2.6
lim x k = lim (1 + x − 1)k ≥ lim (1 + k(x − 1)) = +∞
x→+∞ x→+∞ x→+∞

e la tesi segue dal criterio del confronto.

Esercizio 6.3.37. Usando l’Esercizio 5.2.6 dimostrare che se k ∈ N \ {0}


"
k = +∞ se k è pari
lim x
x→−∞ = −∞ se k è dispari.

Sol: Si ha
lim x k = lim (−|x|)k = lim (−1)k |x|k
x→−∞ x→−∞ x→−∞

Se k è pari:
Esercizio 6.3.36
lim (−1)k |x|k = lim |x|k = +∞
x→−∞ x→−∞

Se k è dispari:
Esercizio 6.3.36
lim (−1)k |x|k = lim −|x|k = −∞
x→−∞ x→−∞

Esercizio 6.3.38. Dimostrare che


p
lim n
x = +∞ ∀n ∈ N \ {0}.
x→+∞

Sol:
Se n = 1 è ovvia.
p
n
Sia n 6= 0, 1. Preso M ∈ R+ , si ha (v. Definizione 6.3.20) M = M n allora, per la Proposizione 6.3.24
p Prop. 6.3.24
∀M ∈ R+ n
x>M ⇔ x > M n =: K (M ) ∈ R+ .

Dunque,
p
∀M ∈ R+ ∃K (M ) : n
x > M ∀x > K (M ).

Ciò significa che


p
n
lim x = +∞.
x→+∞
6.3. POTENZE 123

Esercizio 6.3.39. Usando l’Esercizio 5.2.6 dimostrare che

lim a n = +∞ ∀a ∈ R, a > 1.
n→+∞

Sol: Si ha
Esercizio 5.2.6
lim a n = lim (1 + a − 1)n ≥ lim (1 + n(a − 1)) = +∞
n→+∞ n→+∞ n→+∞
e la tesi segue dal criterio del confronto.

Lemma 6.3.40. Sia a ∈ R. Allora



= +∞ se a > 1

 =1 se a = 1
lim a n 
n→+∞  =0
 se |a| < 1
6∃ se a ≤ −1

D IMOSTRAZIONE .
a > 1:
vedi Esercizio 6.3.39.
a = 1:
vedi l’Esercizio 5.2.11.
a = 0:
vedi l’Esercizio 5.2.10.
|a| < 1, con a 6= 0:
Ricordando che data una successione (b n ), è

|b n | → 0 ⇔ b n → 0,

basta dimostrare che


lim |a n | = 0.
n→+∞
Si ha
1 Es. 5.3.30 1 Esercizio 6.3.32 1 1
|a n | = 1
= 1
= = ¡ 1 n
¢ = ¯ 1 ¯n .
|a n | |a|n
¯ ¯
|a| a
Essendo ¯ ¯
¯1¯
¯ ¯= 1 >1
¯ a ¯ |a|
si ha dall’Esercizio 6.3.39
1
lim |a n | = lim = ¯ 1 ¯n = 0.
n→+∞ n→+∞ ¯ ¯
a
a = −1:
124 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Dal Lemma 6.3.7 si deduce che ((−1)2n ) e ((−1)2n+1 ) sono due sottosuccessioni di ((−1)n ) aventi
limiti diversi:
lim (−1)2n = lim 1 = 1 (6.3.17)
n→+∞ n→+∞

lim (−1)2n+1 = lim − 1 = −1 (6.3.18)


n→+∞ n→+∞
n
quindi non esiste il limite di ((−1) ).
a < −1:
a < −1 allora |a| > 1. Si ha:

lim (a)2n = lim (−|a|)2n = lim (−1)2n |a|2n


n→+∞ n→+∞ n→+∞

(6.3.17) |a|>1
= lim (−1)2n lim |a|2n = lim |a|2n = +∞
n→+∞ n→+∞ n→+∞

lim (a)2n+1 = lim (−|a|)2n+1 = lim (−1)2n |a|2n+1


n→+∞ n→+∞ n→+∞
(6.3.18) |a|>1
= lim (−1)2n+1 lim |a|2n+1 = lim − |a|2n+1 = −∞
n→+∞ n→+∞ n→+∞


Lemma 6.3.41. Se a ∈ R, a > 0, allora


p
n
lim a = 1.
n→+∞

D IMOSTRAZIONE . (a = 1) : ovvio.
p
n
(a > 1) : Se a > 1, dalle Proposizioni 6.3.25 e 6.3.26 segue che a > 1, quindi
p
∃ hn > 0 : n a = 1 + hn .

Per la disuguaglianza di Bernoulli (v. Esercizio 5.2.6)

a = (1 + h n )n ≥ 1 + nh n .

Quindi
a −1
0 < hn ≤.
n
p
Per il teorema dei carabinieri lim h n = 0, quindi lim n a = 1.
n→+∞ n→+∞
(0 < a < 1) : Se 0 < a < 1, la tesi segue riconducendosi al caso precedente. Infatti, per il Corollario
6.3.28,
p
n 1
a= q
n 1
a
1
con a > 1. 
6.3. POTENZE 125

6.3.7. Potenze con esponente reale.

Lemma 6.3.42. [Approssimazione di un numero reale con numeri razionali] Sia x ∈ R. Per ogni
n ∈ N definiamo
[10n x]
x n := .
10n
Allora
(i) (x n ) è una successione in Q e crescente
(ii) (x n ) è una successione limitata e
1
xn ≤ x < xn +
10n
(iii) lim x n = x.
n→+∞

D IMOSTRAZIONE . (i) : Si ha
[10n x] [10n+1 x]
x n ≤ x n+1 ⇔ n
≤ n+1
⇔ 10[10n x] ≤ [10n+1 x].
10 10
Dimostriamo quest’ultima disuguaglianza. Dato che [10n x] ≤ 10n x, allora

10[10n x] ≤ 10 · 10n x = 10n+1 x

e quindi, per definizione di parte intera.

10[10n x] ≤ [10n+1 x].

(ii) : Dimostriamo che


1
xn ≤ x < xn + , (6.3.19)
10n
da cui deriva anche la limitatezza.
La (6.3.19) è equivalente a
[10n x] [10n x] 1
n
≤ x < n
+ n
10 10 10
ossia a
[10n x] ≤ 10n x < [10n x] + 1
che sappiamo essere vera.
(iii) : Da (i) e (ii) la successione (x n ) è convergente. Inoltre da (6.3.19)
1
0 ≤ x − xn <
10n
quindi, per il teorema dei carabinieri, lim x n = x. 
n→+∞
126 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Lemma 6.3.43. Se (q n ) è una successione in Q e a ∈ R, a > 0, allora

(q n → 0 ⇒ a qn → 1).

D IMOSTRAZIONE . Iniziamo col dimostrare il lemma per a > 1.


Per il Lemma 6.3.41,
1 1
lim a − n = 1 e lim a n = 1.
n→+∞ n→+∞

Quindi
1 1
³ ´
∀² > 0 ∃N (ε) ∈ N : 1 − ε < a − N (ε) e a N (ε) < 1 + ε . (6.3.20)

Sia (q n ) una successione in Q tale che q n → 0. Allora, preso ε > 0 e il corrispondente N (ε) ∈ N
proveniente da (6.3.20), si ha
1 1
∃n̄ ∈ N : − < qn < ∀n ∈ N, n > n̄.
N (ε) N (ε)
Dato che a > 1, usando (P4) del Lemma 6.3.35 otteniamo che
1 1
1 − ε < a − N (ε) < a qn < a N (ε) < 1 + ε ∀n ∈ N, n > n̄.

In particolare abbiamo dimostrato che

∀² > 0 ∃n̄ ∈ N : 1 − ε < a qn < 1 + ε ∀n ∈ N, n > n̄.

Ciò è esattamente quel che volevamo dimostrare.

Se invece 0 < a < 1 allora la tesi segue, considerando che


1 1
an = ¡ ¢1 .
1 n
a

Teorema 6.3.44. Sia α ∈ R \ Q. Sia a ∈ R, a > 0. Allora esiste L > 0 tale che

∀(q n ) successione in Q (q n → α ⇒ a qn → L).

Ciò permette di dare la seguente definizione.

Definizione 6.3.45. Sia α ∈ R \ Q. Sia a ∈ R, a > 0. Si pone a α := lim a qn dove (q n ) è una


n→+∞
successione in Q, tale che q n → α.
6.3. POTENZE 127

D IMOSTRAZIONE DEL T EOREMA 6.3.44. Sia α ∈ R \ Q.


(a = 1) : ovvio.
(a > 1) : Sia a ∈ R, a > 1 e sia (r n ) una successione in Q, crescente e convergente a α (una suc-
cessione siffatta esiste, v. Lemma 6.3.42). Dato che a > 1 e (r n ) è crescente, allora per (P4) in Lem-
ma 6.3.35 anche la successione (a r n ) è crescente. Inoltre (a r n ) è anche una successione limitata:
infatti, se m ∈ Z è tale che m > α allora

a rn < a m ∀n ∈ N.

Dunque, essendo (a r n ) una successione crescente e limitata essa è convergente ed avrà un limite
L ∈ R. Dovrà essere L > 0, in quanto da (P1) in Lemma 6.3.35 e dalla monotonia di (a r n ) si ha

0 < a r1 ≤ L

Sia (q n ) una successione in Q convergente a α. Dimostriamo che

lim a qn = lim a r n = L.
n→+∞ n→+∞

Si ha
a qn = a qn −r n a r n .
Dato che
lim (q n − r n ) = α − α = 0,
n→+∞
allora per il Lemma 6.3.43
lim a qn −r n = 1
n→+∞
e quindi
lim a qn = lim a qn −r n a r n = lim a r n = L.
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Ciò conclude la dimostrazione nel caso a > 1.
(a < 1) : Basta osservare che per ogni (q n ) successione in Q
1
a q n = ¡ ¢q n
1
a

e usare quanto già si sa ( a1 > 1). 


Esaminiamo le proprietà di a r con r ∈ R.

Proposizione 6.3.46. Sia a > 0. Valgono le seguenti:


(P1) per ogni r ∈ R, a r > 0
(P2) per ogni r ∈ R con r > 0,

(a > 1 ⇒ a r > 1) e (0 < a < 1 ⇒ 0 < a r < 1)


128 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

(P3) per ogni r, s ∈ R


a r a s = a r +s
(P4) per ogni r, s ∈ R, r < s

(a > 1 ⇒ a r < a s ) e (0 < a < 1 ⇒ a r > a s )

(P5) per ogni r, s ∈ R,


(a r )s = a r s .

D IMOSTRAZIONE . La dimostrazione è basata sull’analogo risultato per potenze razionali, Lem-


ma 6.3.35. Ad esempio, dimostriamo la (P3).
(P3): Se r, s ∈ Q l’affermazione è vera per la (P3) del Lemma 6.3.35.
Siano r, s ∈ R \ Q. Siano (r n ) e (s n ) successioni in Q convergenti, rispettivamente, a r e a s. Allora
per (P3) del Lemma 6.3.35
a r n a sn = a r n +sn .
Dato che r n + s n → r + s, dalla Definizione 6.3.45 si ottiene la tesi.
Se r ∈ R \ Q e s ∈ Q, si consideri solo la successione (r n ) in Q convergente a r . Dato che r n + s ∈ Q e
rn + s → r + s e
a r n a s = a r n +s
si può passare al limite e dalla Definizione 6.3.45 ottenere la tesi. 

Esercizio 6.3.47. Dimostrare che per ogni r, s ∈ R


ar
s
= a r −s .
a
Sol:
Per la Proposizione 6.3.46 (P3) si ha
a r = a r −s a s
da qui la tesi.

6.3.8. Anticipazione di argomenti avanzati.

Teorema 6.3.48. Per ogni α ∈ R, la funzione potenza f α :]0, ∞[→]0, ∞[, f α (x) = x α è continua, ossia

lim x α = x 0 α ∀x 0 ∈]0, ∞[.


x→x 0

D IMOSTRAZIONE . Segue dalla continuità delle funzioni esponenziale e logaritmica (v. Teoremi
6.4.5 e 6.6.4), dal fatto che
α
x α = a loga (x ) = a α loga (x) ,
e dall’algebra dei limiti, che comporta che la composizione di funzioni continue è continua. 
6.3. POTENZE 129

Come applicazione delle proprietà di stretta monotonia delle funzioni esponenziale e logaritmica
si ha la stretta monotonia della funzione x 7→ x a , per ogni numero reale a > 0, a 6= 1.

Proposizione 6.3.49. Per ogni a ∈ R, α > 0, la funzione potenza f α :]0, ∞[→]0, ∞[, f a (x) = x a è
strettamente crescente, ossia

x 1 , x 2 ∈]0, ∞[ (x 1 < x 2 ⇒ x 1a < x 2a ).

D IMOSTRAZIONE . Se a > 1 segue dalla stretta crescenza delle funzioni esponenziale e logarit-
mica aventi base > 1, dato che
α
x 7→ x a = a loga (x ) = a α loga (x) ,

che è strettamente crescente in quanto composizione di funzioni strettamente crescenti.


Se 0 < a < 1 segue dalla stretta decrescenza delle funzioni esponenziale e logaritmica aventi base
in ]0, 1[. Infatti
α
x 7→ x a = a loga (x ) = a α loga (x) ,
che è strettamente crescente in quanto composizione di funzioni strettamente decrescenti (v.
Esercizio 3.2.23). 

Esercizio 6.3.50. Usando gli Esercizi 6.3.36 e 6.3.38 e la Proposizione 6.4.2 dimostrare che

se α < 0

0
α
lim x =  1 se α = 0

x→+∞
+∞ se α > 0.
Sol:
Se α ∈ N \ {0} segue dall’Esercizio 6.3.36.
Se α ≥ 1 allora, dalla Proposizione 6.4.2

xα ≥ x ∀x > 1.

Si ha
lim x α ≥ lim x = +∞.
x→+∞ x→+∞
e la tesi segue dal criterio del confronto.
Sia 0 < α < 1. Essendo sup N = +∞, esiste k ∈ N \ {0, 1} tale che
1
k> .
α
Allora, per ogni x > 1, per la Proposizione 6.4.2
1 p
xα > x k = k
x. (6.3.21)
130 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Per l’Esercizio 6.3.38 si ha


p
k
lim x = +∞.
x→+∞

Allora, per (6.3.21) e per il Teorema del confronto si ha

lim x α = +∞ ∀α ∈]0, 1[.


x→+∞

Se α = 0 è ovvio (x 0 = 1 per ogni x).


Se α < 0, basta osservare che
1
xα =
x −α
e applicare quanto già noto, essendo −α > 0.

Esercizio 6.3.51. Usando l’Esercizio 6.3.50 dimostrare che

+∞ se α < 0

α
lim x =  1 se α = 0

x→0+
0 se α > 0.

Sol:
Si ha
µ ¶α
α y=1/x 1 1
lim x = lim = lim α
x→0+ y→+∞ y y→+∞ y

e la tesi segue dall’Esercizio 6.3.50.

Teorema 6.3.52. Per ogni a ∈ R, α > 0, la funzione potenza f α :]0, ∞[→]0, ∞[, f a (x) = x a è biunivo-
ca.

D IMOSTRAZIONE . Dalla Proposizione 6.3.49 si ha che f α è iniettiva e che f α (]0, ∞[) è contenuto
in un intervallo i cui estremi sono dati dagli estremi inferiori e superiori (non inclusi nell’imma-
gine). Dal Teorema 6.3.48 e dal Teorema di Bolzano si ha che f α (]0, ∞[) è proprio l’intervallo in
cui estremi sono dati dagli estremi inferiori e superiori (non inclusi nell’immagine). Dagli Esercizi
6.3.50 e 6.3.51 deduciamo che inf f α = 0 e sup f α = +∞. Dunque

f α (]0, ∞[) =]0, ∞[.


6.4. FUNZIONE ESPONENZIALE 131

6.4. Funzione esponenziale

Consideriamo la funzione esponenziale f (x) = a x , dove a ∈ R, a > 0. Tale funzione viene usual-
mente indicata expa anziché f .

Definizione 6.4.1. La funzione esponenziale di base a ∈ R, a > 0, è la funzione

expa : R →]0, ∞[, expa (x) = a x .

Il caso a = 1 è elementare, dato che 1x = 1 qualunque sia x, generando così la funzione costante
uguale a 1. Ci dedichiamo quindi a esaminare le proprietà principali delle funzioni expa , dove
0 < a < 1 o a > 1. I loro grafici sono rispettivamente

Figura 9. Grafico di f (x) = a x con 0 < a < 1


132 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Figura 10. Grafico di f (x) = a x con a > 1


Da essi possiamo dedurre le seguenti proprietà:
D(expa ) = R;
I m(expa ) = R+ ;
G(expa ) si trova nel semipiano delle y > 0 e interseca l’asse y in ]0, 1[;
a x > 0 per ogni x ∈ R
expa è strettamente decrescente se 0 < a < 1 e strettamente crescente se a > 1 (v. Proposizione
6.4.2)
Formalizziamo e dimostriamo alcune proprietà della funzione esponenziale.

Proposizione 6.4.2. expa : R →]0, ∞[ è una funzione strettamente crescente se a > 1 e strettamente
decrescente se 0 < a < 1.

D IMOSTRAZIONE . Segue da (P4) in Proposizione 6.3.46. 


Proposizione 6.4.3. Se (q n ) è una successione in R e a ∈ R, a > 0, allora

(q n → 0 ⇒ a qn → 1).

D IMOSTRAZIONE . Stessa dimostrazione del Lemma 6.3.43, considerando ora q n ∈ R anzichè


q n ∈ Q. 
Proposizione 6.4.4. Se (αn ) è una successione in R convergente a α ∈ R allora

lim a αn = a α .
n→+∞
6.4. FUNZIONE ESPONENZIALE 133

D IMOSTRAZIONE . Sia (αn ) una successione in R convergente a α ∈ R. Dalla Proposizione 6.4.3

lim a αn −α = 1,
n→+∞

quindi
lim a αn = lim a αn −α a α = 1 · a α = a α .
n→+∞ n→+∞


Teorema 6.4.5. Sia a > 0, a 6= 1. Allora expa : R →]0, ∞[ è una funzione continua, cioè, per ogni
α ∈ R,
lim expa (x) = expa (α).
x→α

D IMOSTRAZIONE . Per il teorema di collegamento, dimostrare la tesi è equivalente a dimostrare


che se (αn ) è una successione in R convergente a α ∈ R allora

lim expa (αn ) = expa (α).


n→+∞

Questo è quanto afferma la Proposizione 6.4.4. 

Proposizione 6.4.6. Valgono i seguenti:



 lim a x = +∞ se a > 1
x→+∞
 lim a x = 0 se 0 < a < 1
x→+∞
e 
 lim a x = 0 se a > 1
x→−∞
x
 lim a = +∞ se 0 < a < 1.
x→−∞

D IMOSTRAZIONE . Per il teorema di collegamento, basta dimostrare che se (x n ) è una succes-


sione in R allora 
 lim a xn = +∞ se a > 1
n→+∞
lim x n = +∞ ⇒ (6.4.1)
n→+∞  lim a xn = 0 se 0 < a < 1
n→+∞
e 
 lim a xn = 0 se a > 1
n→+∞
lim x n = −∞ ⇒ (6.4.2)
n→+∞  lim a xn = +∞ se 0 < a < 1
n→+∞
Sia a > 1. Già sappiamo che lim expa (n) = +∞; per dimostrarla si usa la disuguaglianza di
n→+∞
Bernoulli (v. Esercizio 5.2.6). Allora,

∀M > 0 ∃p ∈ N a p > M .
134 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Sia (x n ) una successione in R tale che x n → +∞. Allora

∃n̄ ∈ N : x n > p ∀n > n̄.

Dunque, dalla Proposizione 6.4.2

∀M > 0 ∃n̄ ∈ N : a xn > a p > M ∀n > n̄.

Abbiamo così dimostrato che se a > 1 allora

lim x n = +∞ ⇒ lim a xn = +∞
n→+∞ n→+∞

Sia ora 0 < a < 1. Basta osservare che


1
a x n = ¡ 1 ¢x n
a
e si ottiene che
lim x n = +∞ ⇒ lim a xn = 0.
n→+∞ n→+∞
Consideriamo ora una successione (x n ) in R tale che lim x n = −∞. Dato che
n→+∞
1
a xn =
a −xn
otteniamo agevolmente (6.4.2) da (6.4.1). 

Teorema 6.4.7. Per ogni a ∈ R, a > 0, a 6= 1,

expa : R →]0, ∞[, expa (x) = a x

è una funzione biunivoca.

D IMOSTRAZIONE . La iniettività è conseguenza della stretta monotonia, vedi Proposizione 6.4.2.


La suriettività segue dalla continuità (Teorema 6.4.5), dalla Proposizione 6.4.6 e dal Teorema di
Bolzano (una funzione continua manda intervalli in intervalli). 

6.5. Il numero di Nepéro

Lemma 6.5.1. Si considerino le due successioni (a n ) e (b n )


1 n 1 n+1
µ ¶ µ ¶
a n := 1 + , b n := 1 + .
n n
Valgono le seguenti:
(i) (a n ) è strettamente crescente
(ii) (b n ) è strettamente decrescente
(iii) per ogni n ∈ N \ {0} si ha a n < b n
6.6. LOGARITMO 135

(iv) esiste e ∈ R tale che


lim a n = lim b n = e
n→+∞ n→+∞
(v) 2 < e < 3.

D IMOSTRAZIONE . (i) e (ii):


Vedi le dispense del prof. Dore.
(iii):

1 n+1 1 n 1 n
µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶
1
bn = 1 + = 1+ 1+ > 1+ = an .
n n n n
(iv):
Dato che le successioni (a n ) e (b n ) sono strettamente monotone, esse hanno limite. Essendo

a1 ≤ an < bn ≤ b1

i loro limiti devono essere numeri reali.


Si ha µ ¶
1
lim b n = lim a n lim 1 + = lim a n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n n→+∞

Dunque i limiti di (a n ) e (b n ) sono uguali. Esso è denotato e.


(v):
Segue dalla crescenza di (a n ) e dalla decrescenza di (b n ), da cui

2 = a 1 < e < b 5 = 2.985984.

Definizione 6.5.2. [Numero di Nepéro] Il numero e del Lemma 6.5.1, definito come valore del
limite
1 n
) =e
lim (1 +
n→+∞ n
e che è un numero reale in ]2, 3[, viene detto numero di Nepéro.

Tale numero è spesso utilizzato come base dell’eponenziale.

6.6. Logaritmo

6.6.1. Funzione logaritmica. La funzione logaritmica f (x) = loga (x) è la funzione inversa del-
la funzione esponenziale exp a . Poiché l’inversa di una funzione esiste solo se tale funzione è
iniettiva, la funzione loga esiste se e solo se a ∈ R, a > 0, a 6= 1.
136 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Definizione 6.6.1. Per ogni a ∈ R, a > 0, a 6= 1, si definisce logaritmo di base a la funzione inversa
di

expa : R →]0, ∞[, expa (x) = a x .

Essa la si denota:

loga :]0, ∞[→ R.

Il grafico di loga è mostrato qui sotto per alcuni valori di a, considerando la distinzione tra 0 < a < 1
e a > 1.

Figura 11. Grafico di f (x) = loga x con 0 < a < 1


6.6. LOGARITMO 137

Figura 12. Grafico di f (x) = loga x con a > 1

Ne possiamo dedurre quindi le seguenti proprietà:


D(loga ) = R+ ;
I m(loga ) = R;
G(loga ) si trova nel semipiano delle x > 0 e interseca l’asse x in (1, 0);
se 0 < a < 1 allora logxa > 0 se e solo se 0 < x < 1
se a > 1 allora logxa > 0 se e solo se x > 1
loga è strettamente decrescente se 0 < a < 1 e strettamente crescente se a > 1, vedi Proposizione
6.6.3.

Proposizione 6.6.2. Siano a, b ∈ R, a, b > 0, a, b 6= 1.


Valgono le seguenti proprietà della funzione loga :]0, ∞[→ R.

(i) loga (1) = 0


(ii) loga (a) = 1
(iii) loga (x y) = loga (x) + loga (y) per ogni x, y > 0
(iv) loga ( xy ) = loga (x) − loga (y) per ogni x, y > 0
(v) loga (x c ) = c loga (x) per ogni c ∈ R
(vi) [Cambiamento di base] per ogni c > 0 si hanno

loga (c)
logb (c) = , loga (b) logb (c) = loga (c)
loga (b)
138 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
¡1¢
(vii) log 1 a = loga a
= −1
a ¡1¢
(viii) log 1 (x) = − loga (x) = loga x
a

D IMOSTRAZIONE .
(i):
Si ha a 0 = 1 (v. Definizione 6.3.2) e da qui la tesi per definizione di logaritmo base a.
(ii):
Segue da a 1 = a (v. Definizione 6.3.2) e dalla definizione di logaritmo base a.
(iii):
Per la Proposizione 6.3.46 (P3) si ha

a loga (x y) = x y = a loga (x) a loga (y) = a loga (x)+loga (y) .

Essendo la funzione esponenziale di base a > 0, a 6= 1, strettamente monotona (v. Proposizione


6.4.2) allora è iniettiva, pertanto loga (x y) e loga (x) + loga (y) devono essere uguali.
(iv):
Per l’Esercizio 6.3.47
loga ( xy ) x a loga (x) Es. 6.3.47
a = = = a loga (x)−loga (y) .
y a loga (y)

´ a > 0, a 6= 1, strettamente monotona (v. Proposizione


Essendo la funzione esponenziale di³base
x
6.4.2) allora è iniettiva, pertanto loga y e loga (x) − loga (y) devono essere uguali.
(v):
Per la Proposizione 6.3.46 (P5)
c
³ ´c
a loga (x ) = x c = a loga (x) = a c loga (x) .

Essendo la funzione esponenziale di base a > 0, a 6= 1, strettamente monotona (v. Proposizione


6.4.2) allora è iniettiva, pertanto loga (x c ) e c loga (x) devono essere uguali.
(vi):
Si ha:
³ ´ Def. di logaritmo
(v)
loga (b) logb (c) = loga b logb (c) = loga (c).

L’altra uguaglianza segue banalmente da questa, dividendo per loga (b) che risulta diverso da zero
in quanto b 6= 1.
(vii):
Si hanno µ ¶
1 (v) (i i )
loga = loga (a −1 ) = − loga (a) = −1
a
6.6. LOGARITMO 139

e
µµ ¶−1 ¶ µ ¶
1 (v) 1 (i i )
log 1 (a) = log 1 = − log 1 = −1
a a a a a

(viii):
Si hanno
(vi ) (vi )
log 1 (x) = log 1 (a) loga (x) = − loga (x)
a a

e
µ ¶
1 ¢ (v)
= loga x −1 = − loga (x).
¡
loga
x


Proposizione 6.6.3. Sia a > 0, a 6= 1. Allora loga :]0, ∞[→ R è una funzione strettamente crescente
se a > 1 e strettamente decrescente se 0 < a < 1.

D IMOSTRAZIONE . Segue dalla Proposizione 6.4.2 e dall’Esercizio 3.2.24. 

Teorema 6.6.4. Sia a > 0, a 6= 1. Allora loga :]0, ∞[→ R è una funzione continua, cioè, per ogni
α ∈ R,
lim loga (x) = loga (α).
x→α

D IMOSTRAZIONE . Segue dal Teorema 6.4.5 e dal Teorema che afferma che se f è continua e
invertibile allora f −1 è continua (v. Teorema nelle dispense prof. Dore). 

Proposizione 6.6.5. Valgono i seguenti:



 lim loga x = +∞ se a > 1
x→+∞
 lim loga x = −∞ se 0 < a < 1
x→+∞

e

 lim loga x = −∞ se a > 1
x→0
 lim loga x = +∞ se 0 < a < 1.
x→0

D IMOSTRAZIONE . Segue dal fatto che la funzione loga :]0, ∞[→ R è biunivoca, dalla Proposi-
zione 6.6.3 e dal Teorema dei limiti di funzioni monotone (v. dispense prof. Dore). 

Definizione 6.6.6 (Logaritmo naturale). Il logaritmo naturale è la funzione logaritmo avente per
base il numero di Nepéro e, v Definizione 6.5.2. In tal caso scriviamo log x oppure ln x.
140 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

6.7. Funzioni trigonometriche

Definizione 6.7.1. Si chiama circonferenza goniometrica del piano Ox y la circonferenza di centro


O = (0, 0) e raggio 1.

Osservazione 6.7.2. La lunghezza della circonferenza goniometrica è 2π.

Definizione 6.7.3. Sulla circonferenza goniometrica del piano Ox y si prenda un punto P = (x, y).
Si considerino la semirette positiva dell’asse x e la semiretta avente origine in O e passante per
P e la regione di piano che si ottiene ruotando la semirette positiva dell’asse x in senso antiora-
rio, fino a farla sovrapporre alla semiretta avente origine in O e passante per P . Tale regione di
piano è un angolo che, in gradi, ha una misura compresa nell’intervallo [0◦ , 360◦ [. Esso intercetta
sulla circonferenza goniometrica un arco di circonferenza. La lunghezza di tale arco di circonfe-
renza dà la misura in radianti dell’angolo. La misura dell’arco di circonferenza è un numero reale
dell’intervallo [0, 2π[.

Osservazione 6.7.4. Assegnato α ∈ R, misura in radianti di un angolo, la misura in gradi è α 360



.

Viceversa, data la misura θ in gradi di un angolo, la sua misura in radianti è θ 360 .

Tabella di conversione:
Gradi Radianti
0◦ 0
◦ π
30 6
π
45◦ 4
π
60◦ 3
π
90◦ 2
180◦ π
◦ 3π
270 2
360◦ 2π

Definizione 6.7.5. Sia θ ∈ R.


A tale numero si associa uno e un solo punto P della circonferenza circonferenza goniometrica del
piano Ox y secondo la seguente regola: esso è il secondo estremo dell’arco di circonferenza che ha
come primo estremo il punto (1, 0), lunghezza |θ| ed è
percorsa in senso antiorario se θ ≥ 0
percorsa in senso orario se θ < 0.
L’ascissa del punto P prende il nome di coseno di θ ed è denotato cos θ o cos(θ),
l’ordinata del punto P si chiama seno di θ ed è denotato sen θ, sen(θ), sin θ o sin(θ).
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 141

Grazia alle regola con la quale si associa ad ogni numero reale un punto della circonferenza gonio-
metrica descritta nella Definizione 6.7.5, è possibile definire due funzioni: la funzione seno e la la
funzione coseno.

Definizione 6.7.6. La funzione coseno è la funzione cos : R → R che a ogni numero reale θ asso-
cia l’ascissa del punto P individuato sulla circonferenza goniometrica secondo la regola descritta
nella Definizione 6.7.5.

Definizione 6.7.7. La funzione seno è la funzione sin : R → R che a ogni numero reale θ associa
l’ordinata del punto P individuato sulla circonferenza goniometrica secondo la regola descritta
nella Definizione 6.7.5.

Figura 13. Definizione di coseno e seno

Proposizione 6.7.8. Le funzioni seno e coseno godono entrambe delle seguenti proprietà:
(i) l’immagine è l’intervallo [−1, 1];
(ii) sono funzioni periodiche di periodo 2π, cioè se con f indichiamo una di tali funzioni, vale
la seguente proprietà:
f (x + 2π) = f (x) ∀x ∈ R.

D IMOSTRAZIONE .
(i): Il punto P associato a un numero reale θ secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5
giace sulla circonferenza goniometrica. Dunque, l’ascissa e l’ordinata di P sono numeri in [−1, 1],
cioè cos θ ∈ [−1, 1] e sin θ ∈ [−1, 1]. Dunque

Im sin ⊆ [−1, 1], Im cos ⊆ [−1, 1].

D’altra parte, preso y ∈ [−1, 1] esiste un punto della circonferenza goniometrica avente ascissa y,
p
ad esempio il punto P = (y, 1 − y 2 )
Se 0 ≤ t ≤ 1, il punto P si trova nel I quadrante. Consideriamo l’arco, nel primo quadrante, della
p
circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo P = (t , 1 − t 2 ). La
_ _
misura di tale arco è tale che | AP | ∈ 0, π2 . Allora cos | AP | = t .
£ ¤
142 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Se −1 ≤ t < 0, il punto P si trova nel II quadrante. Consideriamo l’arco, nel secondo quadrante,
p
della circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo (t , 1 − t 2 ). Si
_
ha cos(| AP |) = t .
Analogamente, preso t ∈ [−1, 1] esiste un punto della circonferenza goniometrica avente ordinata
p
t , ad esempio il punto P = ( 1 − t 2 , t ).
Se 0 ≤ t ≤ 1, il punto P si trova nel I quadrante. Consideriamo l’arco, nel primo quadrante, della
p
circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo P = ( 1 − t 2 , t ). La
_ _
misura di tale arco è tale che | AP | ∈ 0, π2 . Allora sin | AP | = t .
£ ¤

Se −1 ≤ t < 0, il punto P si trova nel IV quadrante. Consideriamo l’arco, nel quarto quadrante,
p
della circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo ( 1 − t 2 , t ). Si
_
ha sin(−| AP |) = t .
(ii):
Secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5, i numeri reali x e x + 2π individuano lo stesso
punto della circonferenza goniometrica. Da qui, la tesi.


Teorema 6.7.9. Vale la seguente relazione fondamentale:

cos2 x + sin2 x = 1

D IMOSTRAZIONE . Fissato x, sia P il punto corrispondente, individuato sulla circonferenza go-


niometrica secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5. La distanza del punto P dall’origine
è 1, raggio della circonferenza goniometrica. Dunque, per il Teorema di Pitagora:

p
1= | cos x|2 + | sin x|2

e da qui la tesi. 

La funzione coseno, f (x) = cos(x) ha il seguente grafico


6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 143

Figura 14. Grafico di f (x) = cos x

di cui mostriamo un ingrandimento:

Figura 15. Grafico di f (x) = cos x

La funzione seno, f (x) = sin(x) ha il seguente grafico:


144 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Figura 16. Grafico di f (x) = sin x


di cui mostriamo un ingrandimento:

Figura 17. Grafico di f (x) = sin x


Gradi Radianti Seno Coseno Tangente
0 0 0 1 0
p
π 1 3 p1
30 6 2 2 3
π p1 p1
45 4
1
p2 2
p
π 3 1
60 3 2 2 3
π
90 2 1 0 6∃
180 π 0 −1 0

270 2
−1 0 6∃
360 2π 0 1 0
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 145

Proposizione 6.7.10. Altre proprietà della funzione seno, oltre a quelle già elencate nella Proposi-
zione 6.7.8, sono:

(i) la funzione seno è dispari


(ii) sin x = 0 se e solo se x ∈ {kπ : k ∈ Z}
(iii) sin |[−π/2,π/2] : − π2 , π2 → [−1, 1] è biunivoca e strettamente crescente
£ ¤

In particolare, seguono da (ii) e (iii) che

h π h
sin x < 0 se x ∈ − , 0 . (6.7.1)
2

D IMOSTRAZIONE .
(i):
Il punto P corrispondente al numero reale x secondo la regola enunciata nella Definizione 6.7.5 è
simmetrico rispetto all’asse x rispetto al punto P 0 corrispondente al numero reale −x secondo la
regola enunciata nella Definizione 6.7.5. Dunque l’ordinata di P 0 è opposta all’ordinata di P . Da
qui:

sin(−x) = − sin(x) ∀x ∈ R.

(ii) e (iii):
seguono in modo ovvio dalla definizione della funzione seno. 

Proposizione 6.7.11. Vale la seguente disuguaglianza:

| sin x| ≤ |x| per ogni x ∈ R.

D IMOSTRAZIONE . Se |x| ≥ 1 la disuguaglianza è ovvia:

Prop. 6.7.8 (i)


| sin x| ≤ 1 ≤ |x|.

Sia 0 ≤ x < π2 . Sia P il punto associato a x secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5. Sia
A = (1, 0).
146 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

π
Figura 18. | sin x| ≤ |x|: il caso 0 ≤ x < 2

AP di primo estremo A e secondo estremo P (l’arco è percorso in senso anti-


La misura dell’arco Ù
orario) ha lunghezza maggiore o uguale della lunghezza della corda AP . A sua volta, AP è l’ipote-
nusa del triangolo rettangolo H AP , di cui H P è un cateto. Quindi la lunghezza del segmento AP è
maggiore o uguale della lunghezza del segmento H P (= sin x).
Quindi
AP | ≥ |AP | ≥ |H P | = sin x.
x = |Ù

Se − π2 < x < 0, allora si ha 0 ≤ −x < π2 , quindi, per quanto appena dimostrato

sin(−x) ≤ −x.

Essendo la funzione seno una funzione dispari, v. (i), si deduce.


− π2 <x<0 + (6.7.1)
− sin x ≤ −x ⇔ x ≤ sin x ⇔ | sin x| ≤ |x|.

Proposizione 6.7.12. Altre proprietà della funzione coseno, oltre a quelle già elencate nella Propo-
sizione 6.7.8, sono:
(i) la funzione coseno è pari
(ii) cos x = 0 se e solo se x ∈ { π2 + kπ : k ∈ Z}
(iii) cos |[0,π] : [0, π] → [−1, 1] è biunivoca e strettamente decrescente
(iv) 1 − |x| ≤ cos x ≤ 1 per ogni x ∈ − π2 , π2 .
£ ¤
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 147

D IMOSTRAZIONE .
(i):
Il punto P corrispondente al numero reale x secondo la regola enunciata nella Definizione 6.7.5 è
simmetrico rispetto all’asse x rispetto al punto P 0 corrispondente al numero reale −x secondo la
regola enunciata nella Definizione 6.7.5. Dunque l’ascissa di P coincide con l’ascissa di P 0 . Da qui:

cos(−x) = cos(x) ∀x ∈ R.

(ii) e (iii):
seguono in modo ovvio dalla definizione della funzione coseno.
(iv)
Si consideri il numero reale x.
La disuguaglianza di destra è banalmente verificata.
Studiamo la disuguaglianza di sinistra.
Se 0 ≤ x ≤ π2 , consideriamo il seguente disegno.

Figura 19. Il caso 0 ≤ x ≤ π2 : il triangolo AH P

AP di primo estremo A e secondo estremo P (l’arco è percorso in senso anti-


La misura dell’arco Ù
orario) ha lunghezza maggiore o uguale della lunghezza della corda AP . A sua volta, AP è l’ipote-
nusa del triangolo rettangolo AH P , di cui H A è un cateto. Quindi

x = |Ù
AP | ≥ |AP | ≥ |H A| = 1 − |OH | = 1 − cos x.
148 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Dall disuguaglianza sopra risulta


π
1 − x ≤ cos x se 0 ≤ x ≤ .
2
Se − π2 ≤ x ≤ 0 allora 0 ≤ −x ≤ π2 quindi, per quanto dimostrato

1 − (−x) ≤ cos(−x).

Per la parità della funzione coseno, ed essendo x < 0 si ha


π
1 − |x| ≤ cos x se − ≤ x ≤ 0.
2
La dimostrazione è conclusa. 

Esercizio 6.7.13. Usando la Proposizione 6.7.11 dimostrare che vale la seguente disuguaglianza:
π h π πi
cos x ≤ − |x| ∀x ∈ − , .
2 2 2
Rappresentare poi su un piano cartesiano le disuguaglianze
n π o h π πi
0 ≤ cos x ≤ min 1, − |x| ∀x ∈ − ,
2 2 2
ottenibili dalle informazioni già note e dalla disuguaglianza appena dimostrata.
Sol:
Dalla Proposizione 6.7.11
¯ ³π ´¯ Prop. 6.7.10 ¯ π ¯
| cos x| = ¯sin −x ¯ ≤ ¯ − x¯
¯ ¯ ¯ ¯
2 2
quindi, se x ∈ 0, π2 si ha
£ ¤

π
cos x ≤ − x.
2
Da questa disuguaglianza, usando anche la parità di x 7→ |x| (che implica che x 7→ π2 − x è pari) e di
x 7→ cos x, deduciamo
π h π πi
| cos x| ≤
− |x| ∀x ∈ − , .
2 2 2
Dato che la funzione coseno è non negativa in − π2 , π2 deduciamo la disuguaglianza voluta.
£ ¤

Definizione 6.7.14. La funzione tangente è la funzione tan : R \ { π2 + kπ : k ∈ Z} → R,

sin x
tan x := .
cos x
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 149

Figura 20. Grafico della funzione tangente

Osservazione 6.7.15. Se x ∈ 0, π2 allora tan x rappresenta la lunghezza del segmento AT in figura,


£ £

dove x è la misura, in radianti, dell’angolo T O A:

1.8

1.6

1.4

1.2

1
P

0.8

0.6

0.4 h

0.2

O H A
-1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2

-0.2

Figura
-0.4
21. I triangoli O AT e OP H sono simili

-0.6

-0.8
150 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Infatti, i triangoli O AT e OP H sono simili, per cui


|T A| |P H | |P H | sin x
= ⇔ |T A| = |O A| = · 1 = tan x.
|O A| |OP | |OP | cos x
Proposizione 6.7.16. La funzione tangente ha le seguenti proprietà:
(i) la funzione tangente è dispari
(ii) tan x = 0 se e solo se x ∈ {kπ : k ∈ Z}
(iii) tan |¤− π , π £ : − π2 , π2 → R è strettamente crescente
¤ £
2 2

D IMOSTRAZIONE .
(i):
Segue dall’Esercizio 3.2.29 e da (i) delle Proposizioni 6.7.10 e 6.7.12.
(ii):
Segue dal fatto che nell’insieme di definizione della tangente questa si annulla se e solo se la
funzione seno si annulla. Ciò succede per i punti dell’insieme {kπ : k ∈ Z}.
(iii)
La funzione tangente è dispari per (i). Valutiamo la funzione tangente in 0, π2 . La funzione
£ £

seno è in tale insieme non negativa e strettamente crescente e la funzione coseno è positiva e
sin x
strettamente decrescente. Quindi x 7→ tan x = cos x è una funzione non negativa e strettamente
crescente.
Essendo la funzione tangente dispari, allora essa è strettamente crescente e non positiva in − π2 , 0
¤ ¤

(v. Eercizio 3.2.32). La tesi segue dall’Esercizio 3.2.18. 


Sono utili le seguenti formule:

Proposizione 6.7.17. Valgono le seguenti formule:


F ORMULE D ’ ADDIZIONE

sin(α + β) = sin(α) cos(β) + cos(α) sin(β)

sin(α − β) = sin(α) cos(β) − cos(α) sin(β)

cos(α + β) = cos(α) cos(β) − sin(α) sin(β)

cos(α − β) = cos(α) cos(β) + sin(α) sin(β)


Da cui, ponendo α = β = x si deducono le
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 151

F ORMULE DI DUPLICAZIONE

sin(2x) = 2 sin(x) cos(x)

cos(2x) = cos2 (x) − sin2 (x) = 2 cos2 (x) − 1 = 1 − 2 sin2 (x)

F ORMULE DI PROSTAFERESI

p +q p −q
sin p + sin q = 2 sin cos
2 2

p +q p −q
sin p − sin q = 2 cos sin
2 2

p +q p −q
cos p + cos q = 2 cos cos
2 2

p +q p −q
cos p − cos q = −2 sin sin .
2 2
Corollario 6.7.18. Vale la seguente uguaglianza:
π
cos(x) = sin( − x) ∀x ∈ R.
2
D IMOSTRAZIONE . Per la Proposizione 6.7.17
π ³π´ ³π´
sin( − x) = sin cos(x) − cos sin(x)
2 2 2
e la tesi segue per il fatto che
³π´ ³π´
sin = 1, cos = 0.
2 2


6.7.1. Funzioni trigometriche inverse. Le funzioni sin |£− π , π ¤ , cos |[0,π] e tan |¤− π , π £ sono in-
2 2 2 2
vertibili, v. le Proposizioni 6.7.10, 6.7.126.7.16. Le loro funzioni sono, rispettivamente,
h π πi
arcsin : [−1, 1] → − ,
2 2
152 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Figura 22. Grafico della funzione arcsin

arccos : [−1, 1] → [0, π]

Figura 23. Grafico della funzione arccos

i π πh
arctan : R → − , .
2 2

Figura 24. Grafico della funzione arctan

6.7.2. Anticipazione di argomenti avanzati. Le funzioni seno, coseno e tangente sono conti-
nue.
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 153

Lemma 6.7.19.
lim sin x = 0.
x→0

D IMOSTRAZIONE . Dalla Proposizione 6.7.10

−|x| ≤ sin x ≤ |x| ∀x ∈ R.

Per il Teorema 6.2.11


lim |x| = 0,
x→0
dunque la tesi segue per il Teorema dei carabinieri. 

Lemma 6.7.20.
lim cos x = 1.
x→0

D IMOSTRAZIONE . Dalla Proposizione 6.7.12


h π πi
1 − |x| ≤ cos x ≤ 1 ∀x ∈ − , .
2 2
Per il Teorema 6.2.11
lim |x| = 0,
x→0
dunque la tesi segue per il Teorema dei carabinieri. 

Teorema 6.7.21. La funzione seno è continua, ossia

lim sin(x) = sin(x 0 ).


x→x 0

D IMOSTRAZIONE . I modo:
Per la formula d’addizione (v. Proposizione 6.7.17)

sin(x) = sin(x 0 + x − x 0 ) = sin(x 0 ) cos(x − x 0 ) + cos(x 0 ) sin(x − x 0 ).


Per il Teorema di calcolo del limite di funzione composta (v. dispense prof. Dore)
Lemma 6.7.20
lim cos(x − x 0 ) = lim cos(y) = 1
x→x 0 y→0

Lemma 6.7.19
lim sin(x − x 0 ) = lim sin(y) = 0,
x→x 0 y→0

e quindi, per l’algebra dei limiti,

lim sin(x) = sin(x 0 ) lim cos(x − x 0 ) + cos(x 0 ) lim sin(x − x 0 )) = sin(x 0 ).


x→x 0 x→x 0 x→x 0

II modo:
154 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Per le formule di prostaferesi (v. Proposizione 6.7.17)


¯ x + x0 x − x 0 ¯¯ Prop. 6.7.8 (i) ¯¯ x − x 0 ¯¯ Proposizione 6.7.8 (i)
0 ≤ | sin x − sin x 0 | = 2 ¯cos sin ≤ 2 ≤ |x − x 0 |
¯
¯ ¯sin ¯
2 2 2
e la tesi segue dal Teorema dei carabinieri e dal Teorema 6.2.11.


Teorema 6.7.22. La funzione coseno è continua, ossia

lim cos(x) = cos(x 0 ).


x→x 0

D IMOSTRAZIONE . Per il Corollario 6.7.18


π
− x).
lim cos(x) = lim sin(
x→x 0 x→x 0 2
Per il Teorema di calcolo del limite di funzione composta (v. dispense prof. Dore) e per la conti-
nuità della funzione seno, v. Teorema 6.7.21, posto y = π2 − x si ha
π Teorema 6.7.21 π
lim sin( − x) = lim
π
sin(y) = sin( − x 0 ).
x→x 0 2 y→ 2 −x 0 2
Pertanto:
π Corollario 6.7.18
lim cos(x) = sin( − x0 ) = cos(x 0 ).
x→x 0 2


Teorema 6.7.23. La funzione tangente è continua, ossia


nπ o
lim tan(x) = tan(x 0 ) ∀x 0 ∈ R \ + kπ : k ∈ Z .
x→x 0 2
D IMOSTRAZIONE . Segue dalla continuità delle funzioni seno e coseno (Teoremi 6.7.21 e 6.7.22)
e dall’algebra dei limiti. 

Proposizione 6.7.24. La funzione tangente tan |¤− π , π £ : − π2 , π2 → R è biunivoca, strettamente cre-


¤ £
2 2
scente e
lim tan x = −∞, lim tan x = +∞
x→− π2 + x→ π2 −

D IMOSTRAZIONE . La funzione tan |¤− π , π £ è strettamente crescente (v. Proposizione 6.7.16) dun-
2 2
que è iniettiva.
Per la continuità della funzione tangente (Teorema 6.7.23) e per il Teorema di Bolzano, l’immagine
di tan |¤− π , π £ è un intervallo e, per la stretta crescenza,
2 2
# "
³i π π h´
tan − , = lim + tan(x), lim tan(x) .
2 2 x→− π2 x→ π2 −
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 155

Essendo le funzioni seno e coseno continue, tenendo anche conto del segno della funzione cose-
no, si hanno
π
limπ sin(x) = sin(− ) = −1, lim cos(x) = 0+
x→− 2 2 x→− π2 +

da cui, per l’algebra di 0 e di ∞

lim tan(x) = −∞.


x→− π2 +

Analogamente
π
lim
π−
sin(x) = sin( ) = 1, lim cos(x) = 0+
x→ 2 2 x→ π2 −

da cui, per l’algebra di 0 e di ∞

lim tan(x) = +∞.


x→ π2 −

Dunque
i π πh
tan( − , ) = R.
2 2


Teorema 6.7.25. Valgono le seguenti:

6 ∃ lim sin(x), 6 ∃ lim cos(x), 6 ∃ lim tan(x).


x→±∞ x→±∞ x→±∞

D IMOSTRAZIONE . Si dimostra solo la non esistenza del limite della funzione seno per x che
tende a +∞. Si lascia per esercizio la dimostrazione delle altre affermazioni.
Si consideri la successione a n = π2 + nπ e le sue sottosuccessioni (a 2n ) e (a 2n+1 ).
¡ ¢

Si hanno
³π ´ ³π ´
lim a 2n = lim + 2nπ = +∞, lim a 2n+1 = lim + (2n + 1)π = +∞.
n→+∞ n→+∞ 2 n→+∞ n→+∞ 2
Inoltre,
³π ´ ³π´
sin(a 2n ) = sin + 2nπ = sin =1 → 1
2 2 n→+∞

³π ´ ³π ´
cos(a 2n+1 ) = sin + (2n + 1)π = sin + π = −1 → −1.
2 2 n→+∞

Dunque non può esistere il limite della funzione seno per x che tende a +∞. 
156 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

6.8. Funzioni iperboliche

Le funzioni iperboliche sono le seguenti.

Definizione 6.8.1 (Seno iperbolico). Si definisce funzione seno iperbolico la funzione


e x − e −x
sinh : R → R, sinh x = .
2
Definizione 6.8.2 (Coseno iperbolico). Si definisce funzione coseno iperbolico la funzione
e x + e −x
cosh : R → R, cosh x = .
2
Definizione 6.8.3 (Tangente iperbolica). Si definisce funzione tangente iperbolica la funzione
sinh x
tanh : R → R, tanh x = .
cosh x
Teorema 6.8.4. Dimostrare la seguente relazione fondamentale:

cosh2 x − sinh2 x = 1

D IMOSTRAZIONE . Semplice verifica:

cosh2 x − sinh2 x = (cosh x + sinh x)(cosh x − sinh x) = e x e −x = e 0 = 1.

Osservazione 6.8.5. Tali funzioni si dicono iperboliche perché esse permettono di parametrizzare
il ramo destro dell’iperbole di equazione x 2 − y 2 = 1. Infatti, posto
(
x = cosh t
t ∈ R,
y = sinh t
si ha
Teorema 6.8.4
x 2 − y 2 = cosh2 x − sinh2 x = 1.
Se si considera γ : R → R2 , γ(t ) = (cosh t , sinh t ), il punto γ(t ) percorre il ramo d’iperbole situato
nel semipiano delle x positive da basso verso l’alto.

Proposizione 6.8.6. La funzione sinh : R → R gode delle seguenti proprietà:


(i) è una funzione dispari
(ii) sinh x > 0 se e solo se x ∈]0, ∞[
(iii) sinh x = 0 se e solo se x = 0
(iv) sinh(2x) = 2 sinh(x) cosh(x)
(v) è strettamente crescente.
6.8. FUNZIONI IPERBOLICHE 157

D IMOSTRAZIONE .
(i) e (iv):
semplice verifica.
(ii) e (iii):

µ ¶x 2x
e x − e −x 2x
−x e − 1 1 e −1
sinh x = =e =
2 2 e 2
¡ 1 ¢x
e la tesi segue dal fatto che x 7→ e è una funzione esponenziale, quindi è sempre positiva, e

e 2x ≥ 1 ∀x ≥ 0, e 2x = 1 ⇔ x = 0.

(v):
Per la Proposizione 6.4.2 e per l’Esercizio 3.2.19 (b) la funzione
−e −x 1 1 x
µ ¶
x 7→ =−
2 2 e
è strettamente crescente. La conclusione segue dalla Proposizione 6.4.2 e dall’Esercizio 3.2.21 (b).


Proposizione 6.8.7. La funzione sinh : R → R è invertibile e


³ p ´
x = sinh y ⇔ y = log x + x 2 + 1 .

D IMOSTRAZIONE .
L’iniettività della funzione sinh segue dalla Proposizione 6.8.6 (v).
Studiamone la suriettività.
Preso x ∈ R vogliamo dimostrare che esiste y ∈ R tale che x = sinh y.
Si ha
e y − e −y t =e y 1
x = sinh y ⇔ x = ⇔ 2x = t − ⇔ t 2 − 2xt − 1 = 0.
2 t
Quest’ultima è un’equazione di secondo grado in t , avente ∆ = 4x 2 + 4 > 0. Si ha
( ( p
t 2 − 2xt − 1 = 0 2x± 4(x 2 +1)
t= t >0 y p
⇔ 2 ⇔ e = x + x 2 + 1.
t = ey t = ey

Da cui
³ p ´
y = log x + x 2 + 1 .


158 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Definizione 6.8.8. La funzione inversa della funzione sinh : R → R è la funzione sett sinh : R → R,
chiamata funzione settore seno iperbolico. e si ha, per la Proposizione 6.8.7,
³ p ´
sett sinh(x) = log x + x 2 + 1 .

Proposizione 6.8.9. La funzione coseno iperbolico gode delle seguenti proprietà:


(i) è una funzione pari
(ii) cosh(2x) = cosh2 x + sinh2 x = 2 cosh2 x − 1 = 1 + 2 sinh2 x
(iii) cosh x ≥ 1 per ogni x ∈ R
(iv) cosh x = 1 se e solo se x = 1
(v) cosh è strettamente crescente in [0, ∞[.

D IMOSTRAZIONE .
(i) e (ii):
semplice verifica.
(iii) e (iv):
Seguono da (ii). Infatti, per ogni x ∈ R
(ii) ¡x ¢
cosh x = 1 + 2 sinh2 ≥1
2
e
¡x ¢ ¡x ¢ Proposizione 6.8.6 (ii)
cosh x = 1 ⇔ sinh2 = 0 ⇔ sinh =0 ⇔ x =0
2 2
(v)
Segue da (ii).
Infatti,
(ii) ¡x ¢
cosh x = 1 + 2 sinh2
2
La funzione
x
x 7→ =: g 1 (x) è strettamente crescente
2
e g 1 ([0, ∞[) = [0, ∞[.
La funzione sinh è strettamente crescente e, per la Proposizione 6.8.6, sinh([0, ∞[) ⊆ [0, ∞[ (in
realtà vale l’=).
La funzione
z 7→ 2z 2 =: g 2 (z) è strettamente crescente in [0, ∞[
per la Proposizione 6.3.10 e g 2 ([0, ∞[) ⊆ [0, ∞[ (in realtà vale l’=).
Dunque
g 2 ◦ sinh ◦g 1 : [0, ∞[→ [0, ∞[ g 2 ◦ sinh ◦g 1 (x)
6.8. FUNZIONI IPERBOLICHE 159

è composizione di funzioni strettamente crescenti. Essendo


¡x ¢
g 2 ◦ sinh ◦g 1 (x) = 2 sinh2
2
si ha che
¡x ¢
[0, ∞[3 x 7→ 1 + 2 sinh2 = cosh(x)
2
è strettamente crescente per l’Esercizio 3.2.21 (b). 

Esercizio 6.8.10. Ridimostrare la proprietà (v) della Proposizione 6.8.9 usando il Teorema 6.8.4.

Proposizione 6.8.11. La funzione cosh |[0,∞[ : [0, ∞[→ [1, ∞[ è invertibile e


³ p ´
x = cosh y ⇔ y = log x + x 2 − 1 .

D IMOSTRAZIONE .
L’iniettività della funzione cosh |[0,∞[ segue dalla Proposizione 6.8.9 (v).
Studiamone la suriettività.
Preso x ∈ [1, +∞[ vogliamo dimostrare che esiste y ∈ [1, +∞[ tale che x = cosh y.
Se x = 1, per la Proposizione 6.8.9 (iv) basta scegliere y = 0. Si noti che
³ p ´
0 = log 1 + 12 − 1 .

Supponiamo ora x > 1. Si ha


e y + e −y t =e y 1
x = cosh y ⇔ x = ⇔ 2x = t + ⇔ t 2 − 2xt + 1 = 0.
2 t
Quest’ultima è un’equazione di secondo grado in t , avente ∆ = 4x 2 − 4 = 4(x 2 − 1) che è positivo in
quanto x > 1.
Per la Proposizione 6.8.9 (iii) e (iv), si ha x ≥ 0 Si ha
( ( p
t 2 − 2xt + 1 = 0 2x± 4(x 2 −1)
t= t >0 p
y
⇔ 2 ⇔ ey = x + x 2 − 1.
t =e t = ey
Da cui
³ p ´
y = log x + x 2 − 1 .


Definizione 6.8.12. La funzione inversa della funzione cosh |[0,+∞[ : [0, +∞[→ R è la funzione sett cosh :
R → [0, +∞[, chiamata funzione settore coseno iperbolico. e si ha, per la Proposizione 6.8.11,
³ p ´
sett cosh(x) = log x + x 2 − 1 .
160 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

Proposizione 6.8.13. La funzione tanh : R →] − 1, 1[ è strettaemente crescente e biunivoca. Inoltre


1 1+x
x = tanh y ⇔ y = log .
2 1−x
D IMOSTRAZIONE .
Dalla definizione
sinh x e x − e −x e x + e −x − 2e −x e −x
tanh x = = x = = 1 − 2
cosh x e + e −x e x + e −x e x + e −x
da cui
2
tanh x = 1 − . (6.8.1)
e 2x
+1
Dalla Proposizione 6.4.2 e dagli Esercizi 3.2.21 3.2.19 3.2.22 si ha che la funzione tangente iperbo-
lica è strettamente crescente e quindi iniettiva.
Dalla Proposizione 6.4.6 valgono i seguenti:

lim tanh x = 1 − 2 = −1, lim tanh x = 1 + 0 = 1.


x→−∞ x→−∞

Quindi
tanh(R) ⊆] − 1, 1[.
Dimostriamo che in realtà vale
tanh(R) =] − 1, 1[.
Preso x ∈] − 1, 1[ vogliamo dimostrare che esiste y ∈ R tale che x = tanh y.
Si ha
(6.8.1) 2 t =e 2y 2 1+x
x = tanh y ⇔ x = 1 − 2y
⇔ 1−x = ⇔ (t + 1)(1 − x) = 2 ⇔ t = .
e +1 t +1 1−x
Da cui
1+x
e 2y =
1−x
e quindi
1+x
2y = log .
1−x
La conclusione segue. 

Definizione 6.8.14. La funzione inversa della funzione tanh : R →] − 1, 1[ è la funzione sett tanh :
] − 1, 1[→ R, chiamata funzione settore tangente iperbolica e si ha, per la Proposizione 6.8.13,
1 1+x
sett tanh(x) = log .
2 1−x
Il seguente teorema giustifica il perché le funzioni inverse del seno iperbolico e del coseno iper-
bolico (quest’ultima ristretta a [0, +∞[) si è soliti indicarle sett sinh e sett cosh anziché arcsinh e
arccosh.
6.8. FUNZIONI IPERBOLICHE 161

Teorema 6.8.15. Sia P = (x P , y P ) posizionato sul ramo d’iperbole di equazione x 2 − y 2 = 1 situato


nel I quadrante e sia P 0 il suo simmetrico rispetto all’asse x.
Si ha che sett sinh(y P ) è l’area del settore iperbolico P 0OP in figura

x^2-y^2=1

B
O

P'

Figura 25

D IMOSTRAZIONE . L’area del settore iperbolico P 0OP ha un’area doppia rispetto a quella del-
l’area del settore iperbolico AOP . Quest’ultima la si può ottenere come differenza dell’area del
trapezoide O AP H e dell’area del triangolo OP H .
162 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI

x^2-y^2=1

H P

B
O A

H' P'

Figura 26. Il trapezoide O AP H e il triangolo OP H

Essendo P = (x P , y P ) posizionato sul ramo d’iperbole situato nel I quadrante esiste (un unico) t > 0
tale che
x P = cosh t , y P = sinh t .

Per il Teorema 6.8.4, il trapezoide O AP H è descritto nel seguente modo:


q
{(x, y) : 0 ≤ y ≤ sinh t , 0 ≤ x ≤ 1 − y 2 }

quindi la sua area vale


 sinh t q
1 − y 2 d y.
0
L’area del triangolo OP H è
cosh t sinh t
.
2
Dunque l’area del settore iperbolico AOP risulta uguale a
 sinh t
cosh t sinh t
q
F (t ) := Area del settore iperbolico AOP = 1 + y2 d y − .
0 2
Si noti che F (0) = 0 e che, essendo sinh (t ) = cosh(t ) e cosh0 (t ) = sinh(t ),
0

p sinh2 t + cosh2 t Teor. 6.8.4 sinh2 t + cosh2 t cosh2 t − sinh2 t 1


F 0 (t ) = 1 + sinh2 t cosh t − = cosh2 t − = = .
2 2 2 2
6.8. FUNZIONI IPERBOLICHE 163

Dunque (
F 0 (t ) = 21 t
⇒ F (t ) = .
F (0) = 0 2
Si è quindi dimostrato che

t = 2Area del settore iperbolico AOP = Area del settore iperbolico P 0OP.

Si noti che
y P = sinh t ⇔ t = sett sinh y P .
Dunque ciò che si è dimostrato è:

sett sinh y P = Area del settore iperbolico P 0OP.


CAPITOLO 7

Limiti

In questo capitolo si inizia col dare esempi di verifiche di limite. Sarà evidente la difficoltà di stabi-
lire in modo diretto il valore di un limite. Nei successivi paragrafi si daranno criteri di convergenza
e delle regole per il calcolo dei limiti di successione e di funzione.

7.1. Verifiche di limite

Proposizione 7.1.1. Sia (a n ) una successione in R o in C e sia ` ∈ R. Sono equivalenti le seguenti


definizioni di
lim a n = `.
n→+∞

(i) ∀² > 0 ∃n̄ ∈ N : |a n − `| < ² ∀n ∈ N, n > n̄


(ii) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 ] ∃n̄ ∈ N : |a n − `| < ² ∀n ∈ N, n > n̄

(iii) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃n̄ ∈ N : |a n − `| < ² ∀n ∈ N, n > n̄

(iv) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃n̄ ∈ N : |a n − `| < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄

(v) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃n̄ ∈ N : |a n − `| ≤ ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄

(vi) ∀² > 0 ∃n̄ ∈ N : |a n − `| ≤ ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄


(vii) esistono c, k > 0 tali che

∀² > 0 ∃n̄ ∈ N : |a n − `| ≤ c² ∀n ∈ N, n > n̄.

In modo analogo si dimostra la seguente proposizione.


165
166 CHAPTER 7. LIMITI

Proposizione 7.1.2. (a n ) una successione in R o in C e sia ` ∈ R. Sono equivalenti le seguenti


definizioni di

lim a n = +∞.
n→+∞

(i) ∀M ∈ R ∃n̄ ∈ N : a n > M ∀n ∈ N, n > n̄


(ii) esiste M 0 =∈ R tale che ∀M > M 0 ∃n̄ ∈ N : a n ≥ M ∀n ∈ N, n > n̄
(iii) esiste M 0 =∈ R tale che ∀M > M 0 ∃n̄ ∈ N : a n > M ∀n ∈ N, n > n̄
(iv) esiste M 0 =∈ R tale che ∀M > M 0 ∃n̄ ∈ N : a n > M ∀n ∈ N, n ≥ n̄
(v) esiste M 0 =∈ R tale che ∀M > M 0 ∃n̄ ∈ N : a n ≥ M ∀n ∈ N, n ≥ n̄
(vi) ∀M ∈ R ∃n̄ ∈ N : a n ≥ M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.

Proposizione 7.1.3. Sia f : A → R, con x 0 ∈ P L(A) e sia ` ∈ R. Sono equivalenti le seguenti defini-
zioni di

lim f (x) = `.
x→x 0

(i) ∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(²)


(ii) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 ] ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(²)

(iii) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(²)

(iv) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²)

(v) esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| ≤ ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²)

(vi) ∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| ≤ ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²)


(vii) esistono c, k > 0 tali che

∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < c² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < kδ(²).

D IMOSTRAZIONE . Diamo la dimostrazione per x 0 ∈ D(A), ossia quando x 0 ∈ P L(A) e x 0 ∈ R.


7.1. VERIFICHE DI LIMITE 167

(i ) ⇒ (i i ) è ovvia.
(i i ) ⇒ (i i i ): ovvia.
(i i i ) ⇒ (i v):
Dall’ipotesi esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(²)

Dunque se si pone
1
δ̃(²) := δ(²),
2
esso è positivo e si ha che per ogni x ∈ A ,

0 < |x − x 0 | ≤ δ̃(²) ⇒ 0 < |x − x 0 | < δ(²) ⇒ | f (x) − `| < ².

(i v) ⇒ (v) è ovvia dato che


| f (x) − `| < ² ⇒ | f (x) − `| ≤ ².
(v) ⇒ (vi ):
Dall’ipotesi esiste ²0 > 0 tale che

∀² ∈]0, ²0 [ ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| ≤ ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²)

Dunque se "
δ(²) se 0 < ² < ²0
δ̃(²) :=
δ( 12 ²0 ) se ² ≥ ²0
esso è positivo e si ha

(v)
0 < |x − x 0 | ≤ δ̃(²) ⇔  0 < |x − x 0 | ≤ δ(²) se ² < ²0 ⇒ | f (x) − `| ≤ ²
(v)
0 < |x − x 0 | ≤ δ( 2 ²0 ) se ² ≥ ²0 ⇒ | f (x) − `| ≤ 21 ²0 ≤ 21 ² ≤ ².
1

(vi ) ⇒ (i ):
Per ipotesi
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| ≤ ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²).
Dunque se si pone
1
δ̃(²) := δ( ²),
2
esso è positivo e si ha che per ogni x ∈ A ,
1 (vi ) 1
0 < |x − x 0 | < δ̃(²) ⇔ 0 < |x − x 0 | < δ( ²) ⇒ | f (x) − `| ≤ ² ⇒ | f (x) − `| < ².
2 2
La tesi è dimostrata.
(i ) ⇒ (vi i ):
168 CHAPTER 7. LIMITI

Per ipotesi
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(²).
Dato che
{ε : ² ∈ R+ } = {cε : ² ∈ R+ } = R+ ,
allora
∀² > 0 ∃δ(c²) > 0 : | f (x) − `| < c² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(c²).
Ponendo
1
δ̃(²) := δ(c²)
k
si ha
∀² > 0 ∃δ̃(²) > 0 : | f (x) − `| < c² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < k δ̃(²).
(vi i ) ⇒ (i ):
Per ipotesi esistono c, k > 0 tali che

∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < c² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < kδ(²).

Dato che
{cε : ² ∈ R+ } = {ε : ² ∈ R+ } = R+ ,
allora
² ²
∀² > 0 ∃δ( ) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < kδ( ).
c c
Ponendo
²
δ̃(²) := kδ( )
c
si ha
∀² > 0 ∃δ̃(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ̃(²).

In modo analogo si dimostra la seguente proposizione.

Proposizione 7.1.4. Sia f : A → R, con x 0 ∈ D(A). Sono equivalenti le seguenti definizioni di

lim f (x) = +∞.


x→x 0

(i) ∀M ∈ R ∃δ(M ) > 0 : f (x) > M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(M )


(ii) ∀M > 0 ∃δ(M ) > 0 : f (x) ≥ M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(M )
(iii) ∀M > 0 ∃δ(M ) > 0 : f (x) > M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(M )
(iv) ∀M > 0 ∃δ(M ) > 0 : f (x) > M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(M )
(v) ∀M > 0 ∃δ(M ) > 0 : f (x) ≥ M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(M )
(vi) ∀M ∈ R ∃δ(M ) > 0 : f (x) ≥ M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(M ).
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 169

(vii) esistono c, k > 0 tali che

∀M ∈ R ∃δ(M ) > 0 : f (x) > c M ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < kδ(M ).

Si possono dare analoghe proposizioni a coprire i restanti casi, ad es. quelli riguardanti i limiti per
x → ±∞ o per f (x) → ±∞.
Non è facile dimostrare che un limite esiste usando la definizione. Il caso più facile è illustrato nel
seguente teorema.

Teorema 7.1.5. Sia (a n ) una successione. Allora

lim a n = 0 ⇔ lim |a n | = 0.
n→+∞ n→+∞

D IMOSTRAZIONE . La scrittura
lim a n = 0
n→+∞
significa
∀² > 0 ∃n̄ : |a n | < ² ∀n ∈ N, n > n̄.
La scrittura
lim |a n | = 0
n→+∞
significa
∀² > 0 ∃n̄ : ||a n || < ² ∀n ∈ N, n > n̄.
Dato che ||a n || = |a n | si ha la tesi. 

Un teorema analogo vale anche per le funzioni.

Teorema 7.1.6. Sia f : A → R e sia x 0 ∈ R ∪ {±∞} un punto limite di A (ossia x 0 ∈ D(A), oppure
x 0 = +∞ se sup A = +∞ oppure x 0 = −∞ se inf A = −∞). Allora

lim f (x) = 0 ⇔ lim | f (x)| = 0.


x→x 0 x→x 0

D IMOSTRAZIONE . Si procede usando la definizione di limite, come per il Teorema 7.1.5. 

Esercizio 7.1.7. Dimostrare che


n + (−1)n
lim = 0.
n→+∞ n3
Sol:
Dobbiamo dimostrare che
n + (−1)n
∀² > 0 ∃n̄(²) > 0 : −² < < ² ∀n ∈ N, n > n̄(²).
n3
170 CHAPTER 7. LIMITI

Osserviamo che
n −1
∀n ∈ N, n ≥ 1 ≥ 0.
n3
Pertanto,
n + (−1)n
−² < è verificata se ∀n ∈ N, n ≥ 1.
n3
Osserviamo che
n + (−1)n n + 1 2n 2
∀n ∈ N, n ≥ 1 3
≤ 3
≤ 3 ≤ 2.
n n n n
Pertanto se troviamo n̄ ≥ 1 tale che
2
< ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄. (7.1.1)
n2
avremo, per la proprietà transitiva,
n + (−1)n
< ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n3
Per lo studio di (7.1.1) si procede facilmente:
r r
2 2 2 2
< ² ⇔ n2 > ⇔ n<− ∨ n> .
n 2 ² ² ²
Dunque, scegliendo " ( r )#
2
n̄(²) := max 1, +1
²
(la parentesi quadra denota la parte intera) si ha quanto desiderato.

Esercizio 7.1.8. Dimostrare che


3n 2 − n 3
lim = .
n→+∞ 5n 2 + 1 5
Sol:
Dobbiamo dimostrare che
3 3n 2 − n 3
∀² > 0 ∃n̄(²) ∈ N : −² < < + ² ∀n ∈ N, n > n̄(²).
5 5n 2 + 1 5
Svolgendo la divisione tra polinomi si ha
3
3n 2 − n 3 −n − 5
= + .
5n 2 + 1 5 5n 2 + 1
Quindi, fissato ² > 0
−n − 35

3 <² −n − 35

3 3n 2 − n 3 3 3 −n − 5 3

 (I ) 2 +1
−² < < +² ⇔ −² < + 2 < +² ⇔ 5n ⇔ (I I ) 2 > −².
5 5n 2 + 1 5 5 5 5n + 1 5  −n − 35 5n + 1
 (I I )

> −²
5n 2 + 1
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 171

Nell’utlima implicazione abbiamo usato che la disuguaglianza (I) è verificata per ogni n ∈ N, in
quanto
−n − 35
<0<² ∀n ∈ N.
5n 2 + 1
Per quel che riguarda la disuguaglianza (II), si ha
n + 35
(I I ) ⇔ < ².
5n 2 + 1
Per ogni n ≥ 1 si ha
n + 35 n +1 2n 2
b n := < < = =: c n .
5n 2 + 1 5n 2 + 1 5n 2 5n
Cerchiamo n̄(²) ∈ N \ {0} tale che

cn < ² ∀n ∈ N, n > n̄(²). (7.1.2)

Dato che
2 2
<²⇔n> ,
5n 5²
allora (7.1.2) è soddisfatta se si sceglie
½ · ¸ ¾ · ¸
2 2
n(²) := max 1, +1 = +1
5² 5²
dove ricordiamo che [x] denota la parte intera di x. Dunque,
n + 53
b n := < cn < ² ∀n ∈ N, n > n̄(²).
5n 2 + 1
Abbiamo così dimostrato che
3n 2 − n 3
· ¸
3 2
∀² > 0 −² < < + ² ∀n ∈ N, n > + 1.
5 5n 2 + 1 5 5²
Ciò conclude la dimostrazione.

Esercizio 7.1.9. Dimostrare che


n + sin n
lim = 0.
n→+∞ n 3 − n 2 + 1

S OL . E S . 7.1.9. Fissiamo ² > 0. Cerchiamo n̄ ∈ N tale che


¯ ¯
¯ n + sin n ¯
¯ n3 − n2 + 1 ¯ < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
¯ ¯

Si ha
|n + sin n| ≤ n + | sin n| ≤ n + 1 ≤ 2n ∀n ∈ N \ {0}.
Inoltre, osserviamo che

n 3 − n 2 + 1 = n 2 (n − 1) + 1 ≥ 1 ∀n ∈ N \ {0}.
172 CHAPTER 7. LIMITI

Allora
|n 3 − n 2 + 1| = n 3 − n 2 + 1 ≥ n 3 − n 2 = n 2 (n − 1) ∀n ∈ N \ {0}.
Pertanto, ¯ ¯
¯ n + sin n ¯ |n + sin n| 2n
¯ n 3 − n 2 + 1 ¯ = n 3 − n 2 + 1 ≤ n 2 (n − 1)
¯ ¯ ∀n ∈ N \ {0}.

Pertanto, essendo
n 2 (n − 1) ≥ n 2 (2 − 1) = n 2 ∀n ∈ N, n ≥ 2,
si ha ¯ ¯
¯ n + sin n ¯ 2n 2n 2
¯ n 3 − n 2 + 1 ¯ ≤ n 2 (n − 1) ≤ n 2 = n
¯ ¯ ∀n ∈ N, n ≥ 2.

Risolviamo
2
< ².
n
Si ha
2 2
<²⇔n> .
n ²
Quindi, scegliendo ½ · ¸ ¾
2
n̄ := max 2, +1
²
si ha ¯ ¯
¯ n + sin n ¯ 2
¯ n3 − n2 + 1 ¯ ≤ n < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
¯ ¯

Esercizio 7.1.10. Dimostrare che


n2
lim = −∞.
n→+∞ −n + 4

n2
S OL . E S . 7.1.10. La successione −n+4
è ben definita per n ∈ N, n 6= 5. Sia M ∈ R, M < 0.
Cerchiamo n̄ ∈ N, n̄ ≥ 5, tale che
n2
<M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
−n + 4
Si ha
n2 n2
<M ⇔ > −M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
−n + 4 n −4
Si ha
4 > 0 ⇔ −4 < 0 ⇔ n − 4 < n,
quindi
n2 n2
> =n ∀n ∈ N, n ≥ 5.
n −4 n
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 173

Pertanto, se scegliamo
n̄ := max{5, [−M ] + 1},
abbiamo
n2
> n ≥ [−M ] + 1 > −M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n −4

3n 2 − n
Esercizio 7.1.11. Si consideri la successione (a n ), con a n = . Sia L il valore del suo limite.
5n 2 + 1
Per ogni ε > 0 determinare n̄ ∈ N tale che

L − ε < an < L + ε ∀n ∈ N, n > n̄.

S OL . E S . 7.1.11. Vogliamo dimostrare che se ² > 0 allora ∃n̄ tale che


3n 2 − n 3
−² < − < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄
5n 2 + 1 5
5(3n 2 − n) − 3(5n 2 + 1)
∀n ≥ n̄ −² < <²
5(5n 2 + 1)
−5n − 3
∀n ≥ n̄ −² < < ².
5(5n 2 + 1)
Fissato ² > 0 mi chiedo se ∃n̄ ∈ N tale che
(
−5n−3
5(5n 2 +1)
> −²
−5n−3
5(5n 2 +1)

La seconda vale ∀n ∈ N perché la frazione è sempre negativa.


5n+3 5n+3
Considerando la prima, ci chiediamo se fissato ² > 0 ∃n̄ ∈ N tale che 5(5n 2 +1)
< ². Sia a n = 5(5n 2 +1)

allora
5n + 3 5n + 3 5n + 3 5n + 5 n + 1 n + n 2
< < < = ≤ = =: b n
5(5n + 1) 5(5n 2 )
2 5n 2 5n 2 n2 n2 n
Abbiamo che a n < bn ∀n ∈ N \ {0}. Cerco quindi n̄ ∈ N \ {0} tale che b n < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄, cioè
2 2
© £2¤
tale che < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄, cioè tale che n > ∀n ∈ N,
ª
n ² n ≥ n̄. Scelgo n̄ = max 1, ² + 1 =
£2¤
² +1 ∈ N \ {0}. Con questa scelta si ha
5n + 3
an = < b n < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
5(5n 2 + 1)

s
n 2 + (−1)n
Esercizio 7.1.12. Si consideri la successione (a n ), con a n = . Sia L il valore del suo
n +2
limite. Determinare L e verificare la correttezza della risposta usando la definizione di limite.
174 CHAPTER 7. LIMITI

S OL . E S . 7.1.12. Osserviamo che

n 2 + (−1)n = 0 + 1 = 1 se n = 0

n 2 + (−1)n = 1 − 1 = 0 se n = 1
e
n 2 + (−1)n ≥ 4 − 1 = 3 se n ≥ 2.
Pertanto,
n 2 + (−1)n
≥0 ∀n ∈ N.
n +2
La successione (a n ) è quindi ben definita per ogni n ∈ N.
Si ha L = +∞. Fissiamo M ∈ R, M ≥ 0. Dimostriamo che esiste n̄ ∈ N tale che
s
n 2 + (−1)n
>M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n +2
Si ha s
n 2 + (−1)n n 2 + (−1)n
>M ⇔ > M2
n +2 n +2
Siccome è difficile da risolvere, in n, quest’ultima disuguaglianza, ragioniamo nel modo seguente.
Per ogni n ≥ 2, si ha
n 2 + (−1)n n 2 − 1 n 2 − n n 2 − n n − 1
≥ ≥ ≥ = .
n +2 n +2 n +2 n +n 2
Risolviamo quindi
n −1
> M2 con n ∈ N, n ≥ 2.
2
Essendo
n −1
> M 2 ⇔ n − 1 > 2M 2 ⇔ n > 2M 2 + 1,
2
se poniamo
n̄ := max 2, [2M 2 + 1] + 1 = [2M 2 + 1] + 1,
© ª

deduciamo che
n 2 + (−1)n n − 1
≥ > M2 ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n +2 2


Esercizio 7.1.13 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Determinare il valore del limite
l ∈ R ∪ {±∞} e verificarne la correttezza usando la definizione di limite, determinando esplicita-
mente uno dei possibili n:
−2n 2 + 1
lim = l.
n→∞ n 2 + 1
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 175

S OL . E S . 7.1.13. VALORE DEL LIMITE: −2


VERIFICA e ricerca di n̄:
Sia ε > 0. Vogliamo determinare n̄ ∈ N tale che
−2n 2 + 1
−ε < +2 < ε ∀n ∈ N, n > n̄
n2 + 1
cioè
−2n 2 + 1 + 2n 2 + 2
−ε < <ε ∀n ∈ N, n > n̄
n2 + 1
equivalente a
3
−ε < <ε ∀n ∈ N, n > n̄.
n2 + 1
3 3
La prima disequazione ( > −ε) è verificata per ogni n, in quanto > 0.
n2 + 1 n2 + 1
Studiamo la seconda disequazione. Si ha
3 3 3
< ε ⇔ n2 + 1 >
⇔ n2 > − 1
n2 + 1 ε ε
Quest’ultima è soddisfatta da ogni n ∈ N, n > n̄ se scegliamo n̄ ∈ N tale che
s ½ ¾
3
n̄ > max 0, − 1 .
ε
Ad esempio, possiamo scegliere
"r #
3
n̄ := max{0, − 1} + 1.
ε


Esercizio 7.1.14 (Da autovalutazione CdL Matematica 1-12-2022). Verificare con la definizione di
limite che
n 2 − 3 sin n
lim = +∞.
n→+∞ n −2
S OL . E S . 7.1.14. Si noti che
n 2 − 3 sin n
n −2
è ben definito se n 6= 2. D’ora in poi, possiamo supporre, n ≥ 3.
Si vuole dimostrare che
n 2 − 3 sin n
∀M ∈ R+ ∃n̄ ∈ N : >M ∀n ≥ n̄.
n −2
Si noti che
| sin n| ≤ 1 ∀n
176 CHAPTER 7. LIMITI

quindi
n 2 − 3 sin n ≥ n 2 − 3| sin n| ≥ n 2 − 3 ∀n.
Per ogni n ∈ N, n ≥ 3, sarà
n 2 − 3 sin n n 2 − 3
≥ .
n −2 n −2
A questo punto si deve dimostrare che

+ n2 − 3
∀M ∈ R ∃n̄ ∈ N, n̄ ≥ 3, : >M ∀n ≥ n̄.
n −2
Lo facciamo in due modi:
I modo
Per ogni n ≥ 3 è
n ≥ 3 ⇔ −3 ≥ −n ⇔ n 2 − 3 ≥ n 2 − n.
Pertanto
n 2 − 3 n 2 − n n(n − 1)
≥ = .
n −2 n −2 n −2
Inoltre,
n −2 ≤ n
per cui
n(n − 1) n(n − 1)
≥ = n −1 ∀n ∈ N, n ≥ 3.
n −2 n
Consideriamo la disequazione
n −1 > M
che vogliamo risolvere in N \ {0, 1, 2}. Si ha
 
n − 1 > M n > M + 1

n ∈ N, n ≥ 3 n ∈ N, n ≥ 3.

Deduciamo quindi che se n̄ := max{[M + 1] + 1, 3} vale


n 2 − 3 sin n
∀M ∈ R+ ∃n̄ ∈ N : ≥ n −1 > M ∀n ≥ n̄.
n −2
II modo
Per ogni M ∈ R+ e per ogni n ≥ 3 è
n2 − 3
> M ⇔ n 2 − 3 > M (n − 2) ⇔ n 2 − Mn + 2M − 3 > 0. (7.1.3)
n −2
Risolviamo l’equazione
x 2 − M x + 2M − 3 = 0.
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 177

Il discriminante è
M 2 − 8M + 12
il cui discriminante ∆, a sua volta, è tale che

= 16 − 12 = 4 > 0.
4
Allora
M 2 − 8M + 12 > 0 ⇔ M < M 1 ∨ M > M 2
con
M 1 = 4 − 2 = 2, M 2 = 4 + 2 = 6.
Possiamo limitarci a dimostrare, in modo equivalente, che per ogni M ∈ R+ , M > 6, e per ogni n ≥ 3
è soddisfatta (7.11.1). Per M > 6 sappiamo dai conti sopra che il polinomio

x 2 − M x + 2M − 3

ha il discrimimante positivo. Quindi

x 2 − M x + 2M − 3 > 0 ⇔ x < M − ∨ x > M +

con p p
M − M 2 − 8M + 12 M + M 2 − 8M + 12
M − := , M + := .
2 2
Se scegliamo
n̄ := max{[M + ] + 1, 3}
abbiamo concluso.
Si noti che
max{[M + ] + 1, 3} = [M + ] + 1.
Infatti, essendo M > 6,
" p #
M + M 2 − 8M + 12 M
· ¸ · ¸
6
+1 ≥ +1 ≥ + 1 = 4 > 3.
2 2 2


Esercizio 7.1.15. Dimostrare che


lim x 2 = 0.
x→0
Sol:
Dobbiamo dimostrare che

∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : −² < x 2 < ² ∀x ∈ R, 0 < |x| < δ(²).


178 CHAPTER 7. LIMITI

Risolvendo la doppia disuguaglianza −² < x 2 < ² si ha:


x 2 ≥0 p p
−² < x 2 < ² ⇔ x 2 < ² ⇔ − ² < x < ².
p
Basta quindi scegliere δ(²) = ².

Esercizio 7.1.16. Dimostrare che


lim (x 2 − 6x) = −5.
x→−1
Sol:
I modo:
Dobbiamo dimostrare che

∀² > 0 ∃δ = δ(²) > 0 : |x 2 − 6x + 5| < ² ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ

ossia, tenendo conto che


x 2 − 6x + 5 = (x − 1)(x − 5),

∀² > 0 ∃δ = δ(²) > 0 : |x − 1||x − 5| < ² ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ.


Possiamo considerare δ < 1, quindi

|x − 1| < 1 ⇔ −1 < x − 1 < 1 ⇔ 0 < x < 2

che implica
x − 5 ∈] − 5, −3[
da cui
|x − 5| = 5 − x ∈]3, 5[.
Usando l’informazione
|x − 5| = 5 − x < 5
abbiamo
|x 2 − 6x + 5| = |x − 1||x − 5| ≤ |x − 1| · 5 ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < 1.
Se scelgo δ tale che
n² o
0 < δ < min ,1
5
abbiamo che per ogni x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ, è

|x 2 − 6x + 5| ≤ |x − 1| · 5 < δ5 < ²,

che è quanto desideravamo provare.


7.1. VERIFICHE DI LIMITE 179

II modo:
Dobbiamo dimostrare che

∀² > 0 ∃δ = δ(²) > 0 : −5 − ² < x 2 − 6x < −5 + ² ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ.

Fissato ² > 0 risolviamo (


(I ) x 2 − 6x + 5 < ²
(7.1.4)
(I I ) x 2 − 6x + 5 > −²
Risolviamo (I):

x 2 − 6x + 5 − ² < 0 :
= 9 − (5 − ²) = 4 + ².
4
Senza perdita di generalità possiamo limitarci a considerare ² ∈]0, 4[ (v. Proposizione 7.1.1 (iii)),
così che per tali ² risulta ∆ > 0.
Si ha che, per ogni ² ∈]0, 4[,
2
p p ³p ´ p
x − 6x + 5 − ² < 0 ⇔ 3− 4+² < x < 3+ 4+² ⇔ − 4+²−2 < x −1 < 2+ 4+²

Studiamo (II). Per ogni ² ∈]0, 4[ si ha

x 2 − 6x + 5 > −² ⇔ x 2 − 6x + 5 + ² > 0

Essendo

= 9 − (5 + ²) = 4 − ² > 0
4
allora
p p p p
x 2 − 6x + 5 + ² > 0 ⇔ x < 3− 4−²∨x > 3+ 4−² ⇔ x − 1 < 2 − 4 − ² ∨ x − 1 > 2 + 4 − ².

Pertanto ( ( p
(I ) x 2 − 6x + 5 < ² 4+²−2 < x −1 < 2+ 4+²
¡p ¢

⇔ p p
(I I ) x 2 − 6x + 5 > −² x −1 < 2− 4−²∨x −1 > 2+ 4−²
Osserviamo che
p
2− 4−² > 0
e che le soluzioni di ( p
4+²−2 < x −1 < 2+ 4+²
¡p ¢

p
x −1 < 2− 4−²
sono anche soluzioni del sistema in (7.1.4).
Se scegliamo
³p ´ p p ³p ´ p
δ := δ(²) = min{ 4 + ² − 2 , 2 + 4 + ², 2 − 4 − ²} = min{ 4 + ² − 2 , 2 − 4 − ²}

si ha
∀² ∈]0, 4[ ∃δ = δ(²) > 0 : −5 − ² < x 2 − 6x < −5 + ² ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ.
180 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.1.17. Verificare i limiti:


lim x 2 − 6x = −5
x→1
1
lim p = +∞.
x→−2 x2 − 4
Esercizio 7.1.18. Utilizzando la definizione di limite, verificare che si ha
1
lim 2x + 5 = 3; lim x 2 − x + 1 = 1; lim x 2 sin = 0;
x→−1 x→1 x→0 x
1 x 1 1
lim = −∞; lim 2 = 0; lim = (a =
6 0).
x→1+ x 2 − 3x + 2 x→+∞ x + 3x + 1 x→a x a
7.2. Aritmetica di 0 e ±∞

Un teorema fondamentale è quello relativo all’algebra dei limiti che qui richiamiamo in forma
sintetica nei casi più complicati: quelli coinvolgenti limiti divergenti o convergenti a 0.
Per capire in che modo vadano interpretate le prossime uguaglianze, facciamo alcuni esempi:

Es. 1: Ciò che si intende con +∞ · (−∞) = −∞ è che

il limite del prodotto di una funzione che tende a +∞ con una che tende a −∞ è uguale a −∞
1
Es. 2: Ciò che si intende con 0+
= +∞ è che

il limite del rapporto tra una funzione a numeratore che tende a 1 e una a denominatore che tende
a 0+ è uguale a +∞.

Es. 3: Ciò che si intende con 10 = 1 è che

il limite della potenza che ha per base una funzione che tende a 1 e per esponente una funzione che
tende a 0 è uguale a 1.

N.B.: Quando non diversamente specificato, c denota un numero reale diverso da 0.


c + (+∞) = +∞ con c ∈ R
c + (−∞) = −∞ con c ∈ R
c − (+∞) = −∞ con c ∈ R
c − (−∞)"= +∞ con c ∈ R
+∞ se c > 0
+∞ · c =
−∞ se c < 0
"
−∞ se c > 0
−∞ · c =
+∞ se c < 0
"
c 0+ se c > 0
=0=
+∞ 0− se c < 0
7.2. ARITMETICA DI 0 E ±∞ 181
"
c 0− se c > 0
=0=
−∞ 0+ se c < 0
"
+∞ +∞ se c > 0
=
c −∞ se c < 0
"
−∞ −∞ se c > 0
=
c +∞ se c < 0
+∞
= +∞
0+
+∞
= −∞
0−
−∞
= −∞
0+
−∞
= +∞
0−
0+

+
 +∞ = 0


 −
 0 −
 +∞ = 0

0 
= 0 Talvolta è utile sapere qualcosa di più: 
∞ 
 0+
= 0−

 −∞



 0−
= 0+
" −∞
c +∞ se c > 0
+
=
0 −∞ se c < 0
"
c −∞ se c > 0

=
0 +∞ se c < 0
"
0+ = 0+ se c > 0
=0
c = 0− se c < 0
"
0− = 0− se c > 0
=0
c = 0+ se c < 0
10 = 1
+∞+∞ = +∞
+∞−∞ = 0 (precisamente: 0+ )
(0+ )+∞ = 0
(0+ )−∞ = +∞
Definizione 7.2.1. Si dicono forme indeterminate le seguenti operazioni dell’artimetica di 0 e ∞:
182 CHAPTER 7. LIMITI

+∞ + (−∞)
+∞ − (+∞)
±∞ · 0


0
0
(+∞)0
00
1∞

Le operazioni etichettate come forme indeterminate sono tali che per esse si possono formulare
esempi di calcolo di limiti per i quali si può avere qualunque esito a seconda della scelta delle
funzioni.

Esempio 7.2.2. Per ogni α ∈ R il limite limx→+∞ 1 + αx si presenta nella forma 1+∞ . Come dimo-
¡ ¢x

strato nel Corollario 7.8.13 tale limite è e α . Esso dunque varia a seconda della scelta di α: facendo
variare α in R il numero reale e α prende tutti i valori di ]0 + ∞[.
α
Esempio 7.2.3. Per ogni α ∈ R, α > 0 il limite limn→+∞ n n+1 si presenta nella forma indeterminata
+∞
+∞
. Risulta
nα + 1 nα
µ ¶
1
lim = lim 1+ α
n→+∞ n n→+∞ n n
+∞ se α > 1

µ ¶
α−1 1 α−1
= lim n lim 1 + α = lim n = 1 se α = 1

n→+∞ n→+∞ n n→+∞
0 se α < 1.
n α
Esempio 7.2.4. Per ogni α ∈ R, α > 0 il limite limn→+∞ (−1)n n si presenta nella forma indetermi-
n α
nata ∞
∞. Posto a n = (−1)n n Risulta

+∞ se α > 1

α
(2n) α−1
lim a 2n = lim = lim (2n) = 1 se α = 1

n→+∞ n→+∞ 2n n→+∞
0 se α < 1.
d’altra parte
−∞ se α > 1

α
−(2n + 1) α−1
lim a 2n+1 = lim = lim −(2n + 1) =  −1 se α < 1

n→+∞ n→+∞ 2n + 1 n→+∞
0 se α < 1.
Pertanto:
(−1)n n α
"
6 ∃ se α ≥ 1
lim
n→+∞ n 0 se α < 1.
7.3. TEOREMI UTILI 183

7.3. Teoremi utili

Teorema 7.3.1 (Algebra dei limiti: l’esistenza del limite). Siano (a n ) e (b n ) successioni. Valgono

lim (a n + b n ) = lim a n + lim b n


n→+∞ n→+∞ n→+∞

lim a n b n = lim a n lim b n


n→+∞ n→+∞ n→+∞
ogni qual volta il secondo membro ha senso (ossia i limiti esistono e non si presenta una forma
indeterminata).
Se poi (b n ) è definitivamente a termini non nulli,
lim a n
a n n→+∞
lim =
n→+∞ b n lim b n
n→+∞

ogni qual volta il secondo membro ha senso (ossia i limiti esistono e non si presenta una forma
indeterminata).

D IMOSTRAZIONE . Rimandiamo alle dispense del prof. Dore per la dimostrazione. 


Vale anche il seguente:

Teorema 7.3.2 (Algebra dei limiti: la non esistenza). Siano (a n ) e (b n ) successioni.


Se (b n ) è una successione convergente a b ∈ R si hanno:

6 ∃ lim a n ⇒ 6 ∃ lim (a n + b n )
n→+∞ n→+∞

e
(b 6= 0 e 6 ∃ lim a n ) ⇒ 6 ∃ lim (a n b n ).
n→+∞ n→+∞

D IMOSTRAZIONE . Per esercizio dimostrare la non esistenza del limite nel caso somma.

Consideriamo qui il caso del prodotto.


I modo:
Dato che b n → b con b ∈ R \ {0} allora (b n ) è definitivamente non nulla.
an bn
Se esistesse il limite lim (a n b n ) allora dovrebbe esistere, per il Teorema 7.3.1, anche lim ,
n→+∞ n→+∞ b n
ossia il limite di (a n ), contraddicendo l’ipotesi.

II modo:
Supponiamo che non esista il limite di (a n ). Allora esistono due sottosuccessioni (a hn ) e (a kn ) che
hanno limiti, rispettivamente, ` e `0 in R, con ` 6= `0 .
Si hanno
lim a hn lim b hn = `b
n→+∞ n→+∞
184 CHAPTER 7. LIMITI

lim a kn lim b kn = `0 b,
n→+∞ n→+∞
dunque, per l’algebra dei limiti, Teorema 7.3.1,

lim a hn b hn = `b
n→+∞

lim a kn b kn = `0 b.
n→+∞
Dato che b ∈ R \ {0}, allora
`b 6= `0 b.
Allora abbiamo trovato due sottosuccessioni di (a n b n ) aventi limiti diverso. Da qui segue che
(a n b n ) non ha limite. 
In virtù dell’algebra dei limiti, alcuni limiti di funzioni apparentemente complicate sono facili da
calcolare.
Quando si ha il prodotto di due successioni, una infinitesima e una è limitata (la quale potrebbe
anche non avere limite) il limite del prodotto risulta essere zero.

Teorema 7.3.3 (Limitata per infinitesima = infinitesima). Siano (a n ) e (b n ) successioni.


Se (a n ) è una successione infinitesima e (b n ) è una successione limitata, allora la successione (a n b n )
è infinitesima.
In simboli:
lim a n = 0 (b n ) successione limitata
n→+∞
allora
lim a n b n = 0.
n→+∞

D IMOSTRAZIONE . Per ipotesi

∃M ≥ 0 : |b n | ≤ M ∀n ∈ N.

Per ipotesi
lim a n = 0,
n→+∞
che sappiamo, per il Teorema 7.1.5, essere equivalente a

lim |a n | = 0.
n→+∞

Allora
0 ≤ |a n b n | = |a n ||b n | ≤ |a n |M ∀n ∈ N.
Per il Teorema dei carabinieri si conclude che

lim |a n b n | = 0.
n→+∞
7.4. MASSIMO E MIMIMO LIMITE 185

Quindi, equivalentemente,
lim a n b n = 0.
n→+∞


Un analogo risultato vale per le funzioni. Quando si ha il prodotto di due funzioni, una infinitesima
e l’altra limitata (in un intorno del punto limite), allora il limite del prodotto risulta essere zero.

Teorema 7.3.4 (Limitata per infinitesima = infinitesima). Siano f , g : A → R e sia x 0 un punto limite
di A (ossia x 0 ∈ D(A), oppure x 0 = +∞ se sup A = +∞ oppure x 0 = −∞ se inf A = −∞.
Se f è infinitesima per x che tende a x 0 e g è limitata in un intorno di x 0 , allora la funzione prodotto
f g è infinitesima per x tendente a x 0 .

D IMOSTRAZIONE . Dimostrazione analoga a quella del Teorema 7.3.3. 

7.4. Massimo e mimimo limite

Esercizio 7.4.1. Siano (a n ) e (b n ) successioni, con (b n ) convergente. Dimostrare che

max lim(a n + b n ) = max lima n + lim b n .


n→+∞ n→+∞ n→+∞

Analogamente,

min lim(a n + b n ) = min lima n + lim b n .


n→+∞ n→+∞ n→+∞
Sol:
Diamo la dimostrazione per i maxlim.
≤:
Per un teorema noto, v. Dispense del prof. Dore, esiste una sottosuccessione (a kn + b kn ) della
successione (a n + b n ) tale che

∃ lim (a kn + b kn ) = max lim(a n + b n ).


n→+∞ n→+∞

Dato che (b n ) converge


∃ lim b kn = lim b n = max limb n ∈ R. (7.4.1)
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Si ha:
max lim(a n + b n ) = lim (a kn + b kn ) = lim (a kn + b kn ) − lim b kn + lim b kn
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
Per l’algebra dei limiti (Teorema 7.3.1, v. anche le dispense del prof. Dore,

lim (a kn + b kn ) − lim b kn = lim (a kn + b kn − b kn ) = lim a kn .


n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
186 CHAPTER 7. LIMITI

Per un teorema noto (v. dispense del prof. Dore)

lim a kn ≤ max lima n .


n→+∞ n→+∞

pertanto
lim (a kn + b kn ) − lim b kn ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Dunque
(7.4.1)
max lim(a n + b n ) ≤ max lima n + lim b kn = max lima n + lim b n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
≥:
Per un teorema nelle dispense del prof. Dore, esiste una sottosuccessione (a kn ) della successione
(a n ) tale che
∃ lim a kn = max lima n .
n→+∞ n→+∞
Si ha:
Alg. limiti+(7.4.1)
max lima n = lim a kn = lim a kn + lim b kn − lim b kn = lim (a kn + b kn ) − lim b n
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞

Allora
max lima n + lim b n = lim (a kn + b kn ).
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Dato che per un teorema nelle dispense del prof. Dore

lim (a kn + b kn ) ≤ max lim(a n + b n )


n→+∞ n→+∞

si deduce che
max lima n + lim b n ≤ max lim(a n + b n ).
n→+∞ n→+∞ n→+∞
La dimostrazione è conclusa.

Definizione 7.4.2. Sa (a n ) una successione. Diciamo che m ∈ R è un maggiorante definitivo di (a n )


se esiste n̄ ∈ N tale che
an ≤ m ∀n ∈ N, n ≥ n̄.

Proposizione 7.4.3 (Caratterizzazione di max lim). Sia (a n ) una successione. Sia

M := {m ∈ R : m è un maggiorante definitivo di (a n )}.

Valgono le seguenti:
M 6= ; ⇒ max lima n = inf M ∈ R ∪ {−∞},
n→+∞

M =; ⇒ max lima n = +∞.


n→+∞
7.4. MASSIMO E MIMIMO LIMITE 187

D IMOSTRAZIONE . Per ogni n ∈ N definiamo

Mn := {m ∈ R : m è un maggiorante di (a i )i ≥n }.

Si hanno
Mn+1 ⊇ Mn ∀n ∈ N (7.4.2)
e
M= Mn .
[
(7.4.3)
n∈N
Se M = ; allora, per ogni n ∈ N
sup a k = +∞
k≥n
da cui
max lima n = +∞.
n→+∞
Sia M 6= ;. Essendo
sup a k = inf Mn
k≥n
allora
max lima n = inf sup a k = inf inf Mn . (7.4.4)
n→+∞ n∈N k≥n n∈N
Per (7.4.2) la successione (inf Mn )n∈N è decrescente. Allora

inf inf Mn = lim inf Mn .


n∈N n→+∞

Quindi:
max lima n = lim inf Mn . (7.4.5)
n→+∞ n→+∞
Per ogni m ∈ M esiste n̄ tale che m ∈ Mn̄ , da cui

inf Mn̄ ≤ m.

Pertanto
lim inf Mn = lim inf Mn ≤ m.
n→+∞ n→+∞,n≥n̄
Allora
(7.4.5)
max lima n ≤ m ∀m ∈ M .
n→+∞
Quindi

max lima n ≤ inf M .


n→+∞
Dimostriamo la disuguaglianza opposta:
(7.4.4) (7.4.3)
max lima n = inf inf Mn ≤ inf inf M = inf M .
n→+∞ n∈N n∈N
188 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.4.4. Scrivere un analogo della Proposizione 7.4.3 per il min lim.

Corollario 7.4.5. Sia (a n ) una successione in R e sia max lima n = ` con ` ∈ R.


n→+∞
Allora per ogni λ > ` esiste n̄ tale che

an < λ ∀n ≥ n̄.

D IMOSTRAZIONE . Segue dalla Proposizione 7.4.3.


Dimostriamola comunque.
Supponiamo che la tesi sia falsa. Allora esiste λ > ` tale che per ogni k ∈ N esiste n k ≥ k per cui si
ha a nk ≥ λ.
Allora
sup{a n : n ≥ k} ≥ a nk ≥ λ
e quindi
` = max lima k = inf sup{a n : n ≥ k} ≥ inf a nk ≥ λ.
k→∞ k k
Ciò è assurdo. 

Esercizio 7.4.6. Scrivere e dimostrare una versione del Lemma 7.4.5 per il minimo limite.

7.5. Criteri per il calcolo dei limiti di successione con massimo e minimo limite

Teorema 7.5.1 (Criterio del rapporto per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini positivi.
Se
a n+1
max lim = ` ∈ [0, 1[
k→∞ an
allora la successione (a n ) tende a 0.
Se
a n+1
min lim = ` ∈]1, +∞](=]1, +∞[∪{+∞})
k→∞ an
allora la successione (a n ) diverge a +∞.

D IMOSTRAZIONE . Supponiamo sia ` ∈ [0, 1[


Posto
a n+1
` := max lim
k→∞ an
e definito
1+`
q := ∈]`, 1[,
2
7.5. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE CON MASSIMO E MINIMO LIMITE 189

a n+1
per il Corollario 7.4.5 si ha an
< q definitivamente, ossia:
a n+1
∃n̄ ∈ N : <q ∀n ≥ n̄.
an
Per induzione si dimostra (v. Esercizio 5.3.2) che

∀n ∈ N, n > n̄, 0 < a n < q n−n̄ a n̄ .


q<1+Lemma 6.3.40
Poiché lim q n−n̄ = 0 deduciamo per il Teorema dei carabinieri che
n→+∞

lim a n = 0.
n→+∞

Si lascia per esercizio la dimostrazione della seconda parte. 

Corollario 7.5.2. Sia (a n ) una successione a termini positivi. Sia


a k+1
lim = ` ∈ [0, ∞](= [0, +∞[∪{+∞}).
k→∞ a k

Se ` < 1 allora la successione (a n ) tende a 0.


Se ` > 1 oppure ` = +∞ allora la successione (a n ) tende a +∞.

Per la dimostrazione di questo prossimo, e molto utile, risultato faremo uso del Lemma 6.3.40 e
del teorema del confronto.

Teorema 7.5.3 (Criterio della radice per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini non
negativi. Se
p
max lim n a n = ` ∈ [0, 1)
n→+∞
allora la successione (a n ) tende a 0.
Se
p
min lim n a n = ` ∈ (1, +∞]
n→+∞
allora la successione (a n ) diverge a +∞.

D IMOSTRAZIONE . Diamo la dimostrazione nel caso ` < 1.


1+`
Osservando che ` < < 1 si ha, per il Corollario 7.4.5
2
p
n
1+`
∃n̄ : an < ∀n ≥ n̄
2
ossia ¶n
1+`
µ
∃n̄ : a n < ∀n ≥ n̄.
2
190 CHAPTER 7. LIMITI

1+`
Per il Lemma 6.3.40, essendo 0 < < 1,
2
¶n
1+`
µ
lim = 0,
n→+∞ 2
deduciamo, per il teorema del confronto, che limn→+∞ a n = 0. 
Se i limiti esistono, segue immediatamente dal Teorema 7.5.3, il seguente risultato.

Corollario 7.5.4 (Criterio della radice coi limiti). Sia (a n ) una successione di numeri reali non
negativi. Allora
p
lim n a n = ` ∈ [0, 1) ⇒ lim a n = 0
n→+∞ n→+∞
p
lim n a n = ` ∈ (1, +∞] ⇒ lim a n = +∞.
n→+∞ n→+∞

Teorema 7.5.5 (Medie aritmetiche). Sia (a n ) una successione. Valgono le seguenti:


n
X n
X
ai ai
i =1 i =1
min lima n ≤ min lim ≤ max lim ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞ n n→+∞ n n→+∞

In particolare, se esiste lim a n allora


n→+∞
n
X
ai
i =1
lim = lim a n
n→+∞ n n→+∞

D IMOSTRAZIONE .
Dimostriamo l’affermazione coi massimi limiti.
Se max lima n = +∞ la relazione è ovvia.
n→+∞
Se max lima n < +∞ possiamo scegliere un maggiorante definitivo m ∈ R di (a n ), ossia tale che,
n→+∞

∃n̄ ∈ N \ {0} : ∀i > n̄ a i ≤ m.

Preso n > n̄ e posto


n
X
ai
i =1
σn := ,
n
si ha à !
1 X n̄ n 1X n̄ 1 X n
σn =
X
ai + ai ≤ ai + m
n i =1 i =n̄+1 n i =1 n i =n̄+1
1X n̄ m(n − n̄) 1 X n̄ m n̄
= ai + = ai + m − .
n i =1 n n i =1 n
7.5. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE CON MASSIMO E MINIMO LIMITE 191

Prendendo i massimi limiti si ottiene:


à !
1X n̄ m n̄
max limσn ≤ max lim ai + m − = m.
n→+∞ n→+∞ n i =1 n
Tenuto conto che max lima n è l’estremo inferiore dei maggioranti definitivi (v. Proposizione 7.4.3)
n→+∞
si ottiene la tesi.
L’affermazione coi minimi limiti si ottiene passando agli opposti. 
an
Teorema 7.5.6 (Hopital discreto - il caso Sia (a n ) una successione. Valgono le seguenti:
n
).
an an
min lim(a n − a n−1 ) ≤ min lim , max lim ≤ max lim(a n − a n−1 ).
n→+∞ n→+∞ n n→+∞ n n→+∞

In particolare,
an
∃ lim (a n − a n−1 ) =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim = Λ.
n→+∞ n→+∞ n

D IMOSTRAZIONE . Sia, per ogni n ∈ N \ {0}, αn := a n − a n−1 . Osserviamo che


n n
1X 1X Es. 5.3.3 a n − a 0
σn := αi = (a i − a i −1 ) = .
n i =1 n i =1 n
Applichiamo alla successione (αn ) il Teorema 7.5.5. Si ha
an − a0 an − a0
min lima n ≤ min lim , max lim ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞ n n→+∞ n n→+∞

Essendo
a0
lim = 0,
n→+∞ n
allora
a n − a 0 Esercizio 7.4.1 an −a 0 an
max lim = max lim + lim = max lim .
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n
Analogamente:
a n − a 0 Esercizio 7.4.1 an −a 0 an
min lim = min lim + lim = min lim .
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n

La conclusione segue. 
Teorema 7.5.7 (Hopital discreto: ∞/ + ∞). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali, con
(i) (b n ) strettamente crescente
(ii) b n → +∞.
Allora
a n − a n−1 an an a n − a n−1
min lim ≤ min lim ≤ max lim ≤ max lim .
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n n→+∞ b n n→+∞ b n − b n−1
In particolare, se esiste
a n − a n−1 an
µ ¶
∃ lim =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim =Λ .
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n
192 CHAPTER 7. LIMITI

D IMOSTRAZIONE .
Dimostriamo la disuguaglianza coi max lim.
a n −a n−1
Per la stretta crescenza di (b n ) è ben definito b n −b n−1 .
Se max lim abnn −a n−1
−b n−1
= +∞ non c’è nulla da dimostrare.
n→+∞
Sia max lim abnn −a
−b n−1 ∈ R. Senza perdita di generalità possiamo supporre (b n ) positiva.
n−1
n→+∞ ³ ´
a n −a n−1
Sia m un maggiorante definitivo di bn −bn−1 , ossia (v. Definizione 7.4.2)
n
a n − a n−1
∃n̄ ∈ N : ≤m ∀n > n̄
b n − b n−1
da cui
∃n̄ ∈ N : a i − a i −1 ≤ m(b i − b i −1 ) ∀i > n̄.
Sommando su i , per ogni n ≥ n̄
n n
Es. 5.3.3 X X Es. 5.3.3
a n − a n̄ = (a i − a i −1 ) ≤ m (b i − b i −1 ) = m(b n − b n̄ ).
i =n̄+1 i =n̄+1
Dividendo per b n (che, come detto è, senza perdita di generalità, positivo) otteniamo
a n − a n̄ b n − b n̄
≤m
bn bn
da cui
an b n − b n̄ a n̄ a n̄ − b n̄
≤m + =m+ .
bn bn bn bn
Pertanto, mandando n a infinito, dalla (ii) si ha
an a n̄ − b n̄ a n̄ − b n̄
max lim ≤ m + max lim = m + lim = m + 0 = m.
n→+∞ bn n→+∞ bn n→+∞ bn
Dunque,
an
max lim ≤ m.
n→+∞ bn
Dalla Proposizione 7.4.3
a n − a n−1 a n − a n−1
½ ¾
max lim = inf m : mè un maggiorante definitivo di
n→+∞ b n − b n−1 b n − b n−1
quindi
an a n − a n−1
max lim
≤ max lim .
n→+∞ b n n→+∞ b n − b n−1
Si lascia per esercizio la dimostrazione per i min lim. 
Teorema 7.5.8 (Hopital discreto: 0/0). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali infinitesime, (b n ) stretta-
mente monotona. Allora
a n+1 − a n an
lim = Λ ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim = Λ.
n→+∞ b n+1 − b n n→+∞ b n
7.5. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE CON MASSIMO E MINIMO LIMITE 193

Prima di enunciare un risultato riguardante i massimi e i minimi limiti della media geometrica,
dimostriamo un risultato preliminare.

Lemma 7.5.9. Sia (a n ) una successione a termini positivi. Allora


¡ ¢
max lim log(a n ) = log max lima n .
n→+∞ n→+∞

D IMOSTRAZIONE . Dimostriamo dapprima il ≤:


Essendo la funzione logaritmo una funzione crescente, si ha
µ ¶
log(a k ) ≤ log sup a k per ogni k ≥ n
k≥n

da cui µ ¶
sup log(a k ) ≤ log sup a k .
k≥n k≥n
Tenendo conto che la funzione esponenziale di base e > 1 è crescente, si ha
¡ ¢
exp sup log(a k ) ≤ sup a k . (7.5.1)
k≥n k≥n

Essendo
inf sup log(a k ) ≤ sup log(a k ) per ogni n ∈ N,
m∈N k≥m k≥n
si ha, per la crescenza di x 7→ e x ,
µ ¶ µ ¶
exp inf sup log(a k ) ≤ exp sup log(a k ) per ogni n ∈ N,
m∈N k≥m k≥n

da cui µ ¶ µ ¶
exp inf sup log(a k ) ≤ inf exp sup log(a k ) . (7.5.2)
m∈N k≥m n∈N k≥n
Combinando (7.5.1) e (7.5.2) deduciamo
µ ¶
exp inf sup log(a k ) ≤ inf sup a k
m∈N k≥m n∈N k≥n

ossia ³ ´
exp max lim log(a n ) ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞
Per la crescenza della funzione x 7→ log x deduciamo
¡ ¢
max lim log(a n ) ≤ log max lima n .
n→+∞ n→+∞

Dimostriamo ora il ≥:
Fissato n ∈ N si ha
sup a h ∈ {sup a k : m ∈ N}
h≥n k≥m
194 CHAPTER 7. LIMITI

da cui
sup a h ≥ inf {sup a k : m ∈ N}
h≥n m∈N k≥m

ossia
sup a h ≥ max lima m per ogni n ∈ N.
h≥n m→+∞

Per la crescenza della funzione x 7→ log x deduciamo


¡ ¢ ¡ ¢
log sup a h ≥ log max lima m .
h≥n m→+∞

Da qui deduciamo
¡ ¢ ¡ ¢
log max lima m ≤ inf log sup a h . (7.5.3)
m→+∞ n∈N h≥n

Fissiamo ora h ∈ N, h ≥ n. Si ha
log(a h ) ∈ {log(a k ) : k ≥ n}

da cui
log(a h ) ≤ sup log(a k ).
k≥n

Tenendo conto che la funzione esponenziale di base e > 1 è crescente,


µ ¶
a h ≤ exp sup log(a k ) .
k≥n

Per l’arbitrarietà di h ≥ n, deduciamo


µ ¶
sup a h ≤ exp sup log(a k ) .
h≥n k≥n

Per la crescenza della funzione x 7→ log x deduciamo


¡ ¢
log sup a h ≤ sup log(a k ).
h≥n k≥n

Passando agli estremi inferiori:


¡ ¢
inf log sup a h ≤ max lim log(a n ). (7.5.4)
n∈N h≥n n→+∞

Combinando (7.5.3) e (7.5.4) deduciamo


¡ ¢
log max lima m ≤ max lim log(a n ),
m→+∞ n→+∞

che è quanto volevamo dimostrare. 


7.5. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE CON MASSIMO E MINIMO LIMITE 195

Teorema 7.5.10 (Medie geometriche). Sia (a n ) una successione a termini positivi.


Valgono le seguenti:
s s
n
Y n
Y
min lima n ≤ min lim n ai , max lim n a i ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
i =1 i =1

In particolare, se esiste lim a n allora


n→+∞
s
n
Y
n
lim a i = lim a n .
n→+∞ n→+∞
i =1

D IMOSTRAZIONE . Si ha
Ãs ! Ã !
n 1 n n
n
Y Y Es. 5.3.7 1 X
log ai = log ai = log(a i ).
i =1 n i =1 n i =1
Applicando il Teorema 7.5.5 alla successione αn := log a n , essendo
Ãs !
1X n 1X n n
σn = αi = n
Y
log(a i ) = log ai ,
n i =1 n i =1 i =1

si ha
Ãs ! Ãs !
n
Y n
Y
n n
min lim log a n ≤ min lim log ai , max lim log a i ≤ max lim log a n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
i =1 i =1
Per il Lemma 7.5.9 ³ ´
max lim log a n = log max lima n .
n→+∞ n→+∞
Analogamente
Ãs ! Ã s !
n
Y n
Y
n
max lim log a i = log max lim n ai
n→+∞ n→+∞
i =1 i =1
Abbiamo cosí dimostrato
às !
n
Y ³ ´
log max lim n a i ≤ log max lima n .
n→+∞ n→+∞
i =1

da cui, sempre per la monotonia di log:


s
n
Y
max lim n a i ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞
i =1
Ãs !
n
Y
n
max lim a i ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞
i =1
Analogamente si procede per i minimi limiti. 
196 CHAPTER 7. LIMITI

Corollario 7.5.11. Sia (a n ) una successione a termini positivi.


Valgono le seguenti:
a n+1 p p a n+1
min lim ≤ min lim n a n , max lim n a n ≤ max lim .
n→+∞ an n→+∞ n→+∞ n→+∞ a n

a n+1
In particolare, se esiste lim allora
n→+∞ a n
p
n
a n+1
lim a n = lim .
n→+∞ n→+∞ a n

D IMOSTRAZIONE . Dato che se esiste min lim aan+1 allora


n→+∞
n

a n+1 an
min lim = min lim
n→+∞ an n→+∞ a n−1

dimostriamo che
an p
min lim ≤ min lim n a n .
n→+∞ a n−1 n→+∞

Sia
an
αn := .
a n−1
Dato che si ha
n n ai an
Esercizio 5.3.4
αi =
Y Y
= ,
i =1 i =1 a i −1 a0
applicando il Teorema 7.5.10 alla successione αn si ottiene
s
n p
an an n
an
r
= min limαn = min lim αi = min lim
n
Y
n
min lim = min lim p .
n→+∞ a n−1 n→+∞ n→+∞ n→+∞ a0 n→+∞ n
a0
i =1

Essendo (v. Lemma 6.3.41)


p
n
lim a0 = 1
n→+∞
si deduce
an p
min lim= min lim n a n .
a n−1
n→+∞ n→+∞

Analogamente si procede coi massimi limiti. 

Esercizio 7.5.12. Trovare una successione (a n ) a termini positivi tale che


p
n
∃ lim an
n→+∞

e
a n+1 a n+1
min lim < max lim .
n→+∞ an n→+∞ a n
7.6. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE SENZA MASSIMO E MINIMO LIMITE 197

7.6. Criteri per il calcolo dei limiti di successione senza massimo e minimo limite

Riassumiamo qui i criteri esaminati nella sezione precedente, enunciando i teoremi senza usare
la nozione di massimo e minimo limite.
Tutti questi risultati sono conseguenza dei precedenti, ma del Teorema 7.6.1, Teorema 7.6.6 e
Teorema 7.6.11 si ridà la dimostrazione.

Teorema 7.6.1 (Criterio del rapporto per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini positivi.
Se
a n+1
lim = ` ∈ [0, 1[
k→∞ a n
allora la successione (a n ) tende a 0.
Se
a n+1
lim = ` ∈]1, +∞](=]1, +∞[∪{+∞}).
k→∞ a n
allora la successione (a n ) diverge a +∞.

D IMOSTRAZIONE . Supponiamo sia ` ∈ [0, 1)


Posto
a n+1
` := lim
k→∞ a n
e definito
1+`
q := ∈]`, 1[,
2
a n+1
per la definizione di limite si ha an
< q definitivamente, ossia:
a n+1
∃n̄ ∈ N : <q ∀n ≥ n̄.
an
Per induzione si dimostra (v. Esercizio 5.3.2) che

∀n ∈ N, n > n̄, 0 < a n < q n−n̄ a n̄ .


q<1+Lemma 6.3.40
Poiché lim q n−n̄ = 0 deduciamo per il Teorema dei carabinieri che
n→+∞

lim a n = 0.
n→+∞
1
Si lascia per esercizio la dimostrazione della seconda parte. Basta considerare (b n ), con b n := an e
applicare il criterio del rapporto a tale successione. 

Osservazione 7.6.2. Il criterio del rapporto non dà informazioni se ` = 1.


Ad esempio le seguenti successioni (a n ) a termini positivi
`n + 1 1 p
a n = `, an = a n = n, an = , a n = 2 + sin n
n +2 n
198 CHAPTER 7. LIMITI

sono tali che


a n+1
lim =1
n→+∞ an
ma i loro limiti sono, rispettivamente,

`, `, +∞, 0, 6 ∃.

Esercizio 7.6.3. Usando la formula di prostaferesi Dimostrare che la successione (a n ) definita


come
p
a n := 2 + sin n
è tale che
an
lim = 1.
n→+∞ a n−1

Sol.:
p p p
an 2 + sin n sin( n) − sin( n − 1)
= p = 1+ p .
a n−1 2 + sin n − 1 2 + sin n − 1
Ora per le formule di prostaferesi
¯ p p ¯¯ p p ¯ ¯ p p ¯
¯ p p ¯ ¯ n − n − 1 ¯¯ ¯¯ n + n − 1 ¯¯ ¯ n − n − 1 ¯¯
¯sin( n) − sin( n − 1)¯ = 2 ¯sin ¯ ¯cos ¯ ≤ 2 ¯sin ¯.
¯ ¯ ¯ ¯
¯ 2 ¯¯ 2 ¯ ¯ 2 ¯

Ricordando che | sin x| ≤ |x| otteniamo


¯ p p ¯ p p n − (n − 1) 1
¯sin( n) − sin( n − 1)¯ ≤ | n − n − 1| = p p =p p
¯ ¯
n + n −1 n + n −1
e quindi, per il teorema dei carabinieri,
³ p p ´
lim sin( n) − sin( n − 1) = 0.
n→+∞

Essendo
1 1 1
≤ p ≤ =1
3 2 + sin n − 1 2 − 1
allora la successione p p
sin( n) − sin( n − 1)
p
2 + sin n − 1
è infinitesima, in quanto prodotto di una successione infinitesima per una limitata, v. Teorema
7.3.3.
Ciò ci permette di concludere che
an
lim = 1.
n→+∞ a n−1
7.6. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE SENZA MASSIMO E MINIMO LIMITE 199

Teorema 7.6.4 (Criterio della radice per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini non
negativi. Allora
p
lim a n = ` ∈]1, +∞]
n
⇒ lim a n = +∞
n→+∞ n→+∞
p
lim n a n = ` ∈ [0, 1[ ⇒ lim a n = 0.
n→+∞ n→+∞

D IMOSTRAZIONE . Diamo la dimostrazione nel caso ` < 1.


1+`
Osservando che ` < < 1 si ha, per la definizione di limite,
2
p 1+`
∃n̄ : n a n < ∀n ≥ n̄
2
ossia
1+` n
µ ¶
∃n̄ : a n < ∀n ≥ n̄.
2
1+`
Per il Lemma 6.3.40, essendo 0 < < 1,
2
1+` n
µ ¶
lim = 0,
n→+∞ 2
deduciamo, per il teorema del confronto, che limn→+∞ a n = 0. 

Teorema 7.6.5 (Medie aritmetiche). Sia (a n ) una successione.


Se esiste lim a n allora
n→+∞
n
X
ai
i =1
lim = lim a n .
n→+∞ n n→+∞
an
Teorema 7.6.6 (Hopital discreto - il caso n
). Sia (a n ) una successione. Allora
an
∃ lim (a n − a n−1 ) =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim = Λ.
n→+∞ n→+∞ n

D IMOSTRAZIONE . Sia, per ogni n ∈ N \ {0}, αn := a n − a n−1 . Osserviamo che


n n
1X 1X Es. 5.3.3 a n − a 0
σn := αi = (a i − a i −1 ) = .
n i =1 n i =1 n
Applichiamo alla successione (αn ) il Teorema 7.6.5. Si ha
an − a0
lim a n = lim .
n→+∞ n→+∞ n
Essendo
a0
lim = 0,
n→+∞ n
200 CHAPTER 7. LIMITI

allora
an − a0 an −a 0 an
lim = lim + lim = lim .
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n
La conclusione segue. 

Esercizio 7.6.7 (n vince su log n). Sia a n := log n. Applicare il Teorema 7.5.6 oppure 7.6.6 per
dedurre
log n
lim = 0.
n→+∞ n
[N.B.: si usa la continuità della funzione logaritmo]
Sol:
³ n ´
lim (a n − a n−1 ) = lim (log(n) − log(n − 1)) = lim log = log 1 = 0.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n −1
Teorema 7.6.8 (Hopital discreto: ∞/ + ∞). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali, con
(i) (b n ) strettamente crescente
(ii) b n → +∞.
Allora
a n − a n−1 an
µ ¶
∃ lim =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim =Λ .
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n

Esercizio 7.6.9. Calcolare


Pn k 2 +3k
k=1 2k+1
lim .
n→+∞ n2 − 3
Sol:
La successione (b n ), con b n = n 2 − 3 è strettamente crescente e divergente a +∞. Possiamo quindi
Xn k 2 + 3k
usare il Teorema 7.6.8 (caso particolare del Teorema 7.5.7) con a n = . Si ha
k=1 2k + 1

n 2 +3n
a n − a n−1 2n+1
lim = lim 2
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ n − 3 − (n − 1)2 + 3

n 2 +3n n 2 +3n
2n+1 2n+1
= lim = lim
n→+∞ n 2 − (n − 1)2 n→+∞ 2n − 1

n 2 1 + n3
¡ ¢
n 2 + 3n 1
= lim = lim ´= .
n→+∞ 4n 2 − 1
³
n→+∞
4n 2 1 − 1 4
4n 2
Pertanto, per il Teorema 7.6.8
Pn n 2 +3n
k=1 2n+1 1
lim = .
n→+∞ n2 − 3 4
7.6. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE SENZA MASSIMO E MINIMO LIMITE 201

Teorema 7.6.10 (Hopital discreto: 0/0). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali infinitesime, (b n ) stretta-
mente monotona. Allora
a n+1 − a n an
lim = Λ ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim = Λ.
n→+∞ b n+1 − b n n→+∞ b n

Teorema 7.6.11 (Medie geometriche). Sia (a n ) una successione a termini positivi.


Se esiste lim a n allora
n→+∞ s
n
Y
n
lim a i = lim a n .
n→+∞ n→+∞
i =1

D IMOSTRAZIONE . Si ha
Ãs ! Ã !
n 1 n n
n
Y Y Es. 5.3.7 1 X
log ai = log ai = log(a i ).
i =1 n i =1 n i =1
Applicando il Teorema 7.6.5 alla successione αn := log a n , essendo
Ãs !
1X n 1X n n
σn = αi =
Y
log(a i ) = log n ai ,
n i =1 n i =1 i =1

si ha Ãs !
n
Y
n
lim log(a n ) = lim log ai
n→+∞ n→+∞
i =1
Essendo la funzione logaritmo una funzione continua, si ha
³ ´
lim log(a n ) = log lim a n
n→+∞ n→+∞
e Ãs ! Ã s !
n
Y n
Y
n n
lim log a i = log lim ai .
n→+∞ n→+∞
i =1 i =1
Dunque às !
³ ´ n
Y
n
log lim a n = log lim ai .
n→+∞ n→+∞
i =1
Per la iniettività di log si ha s
n
Y
n
lim a n = lim ai .
n→+∞ n→+∞
i =1


Corollario 7.6.12. Sia (a n ) una successione a termini positivi.


a n+1
Se esiste lim allora
n→+∞ a n
p
n
a n+1
lim a n = lim .
n→+∞ n→+∞ a n
202 CHAPTER 7. LIMITI

a n+1
D IMOSTRAZIONE . Dato che se esiste lim allora
n→+∞ a n
a n+1 an
lim = lim
n→+∞ a n n→+∞ a n−1

dimostriamo che
p
n
an
lim a n = lim .
n→+∞ n→+∞ a n−1
Sia
an
αn := .
a n−1
Dato che si ha
n an
Esercizio 5.3.4
αi
Y
= ,
i =1 a0
applicando il Teorema 7.6.11 alla successione αn si ottiene
s
n p
an an n
an
r
= lim αn ≤ lim αi = lim
n
Y
n
lim = lim p .
n→+∞ a n−1 n→+∞ n→+∞ n→+∞ a 0 n→+∞ n a 0
i =1

Essendo
p
n
lim a0 = 1
n→+∞
si deduce
an p
n
lim = lim an .
n→+∞ a n−1 n→+∞


Esercizio 7.6.13. Usando il Corollario 7.6.12 dimostrare che


r
n
n n
lim = e,
n→+∞ n!
dove e è il numero di Nepéro (v. Definizione 6.5.2).

S OL . E S . 7.6.13. Sia (a n ) la successione a termini positivi


nn
a n := .
n!
Si ha
(n+1)n+1
a n+1 (n + 1)n (n + 1)n! n +1 n 1 n
µ ¶ µ ¶
(n+1)!
lim = lim nn
= lim = lim = lim 1 + = e.
n→+∞ a n n→+∞ n→+∞ n n (n + 1)! n→+∞ n n→+∞ n
n!
Allora, per il Corollario 7.6.12
r
n nn p a n+1
lim = lim n a n = lim = e.
n→+∞ n! n→+∞ n→+∞ an

7.7. LIMITI NOTEVOLI 203

7.7. Limiti notevoli

Le proposizioni enunciate nella sezione 7.9 ci dicono che è possibile talvolta semplificare le espres-
sioni delle funzioni e delle successioni di cui si vuole calcolare il limite, individuando delle rela-
zioni di trascurabilità o di asintoticità.
A tal fine ci sono dei limiti molto importanti, detti limiti notevoli che vanno conosciuti e imparati.

7.7.1. Potenze.
(Es. 6.3.36) lim x k = +∞ ∀k ∈ N \ {0}
x→+∞
"
k = +∞ se k ∈ N \ {0} pari
(Es. 6.3.37) lim x
x→−∞ = −∞ se k ∈ N \ {0} dispari.
1
(Es. 6.3.38) lim x k = +∞ ∀k ∈ N \ {0}.
x→+∞
Più in generale:

se α < 0

0
α
(Eserc. 6.3.50) lim x =  1 se α = 0

x→+∞
+∞ se α > 0
(1 + x)α − 1
(Es. 7.8.17) lim =α ∀α ∈ R.
x→0 x
7.7.2. Esponenziali.

= +∞ se a > 1

 =1 se a = 1
(Lemma 6.3.40) lim a n 
n→+∞  =0
 se |a| < 1
6∃ se a ≤ −1
1
(Lemma 6.3.41) lim a n = 1 ∀a ∈ R, a > 0
n→+∞

 lim a x = +∞ se a > 1
x→+∞
(Prop. 6.4.6)
 lim a x = 0 se 0 < a < 1
x→+∞

 lim a x = 0 se a > 1
x→−∞
(Prop. 6.4.6)
 lim a x = +∞ se 0 < a < 1.
x→−∞
ex − 1
(Teor. 7.8.16) lim = 1.
x→0 x
204 CHAPTER 7. LIMITI

7.7.3. Logaritmi.

 lim loga x = +∞ se a > 1
x→+∞
(Prop. 6.6.5)
 lim loga x = −∞ se 0 < a < 1
x→+∞
e 
 lim loga x = −∞ se a > 1
x→0
 lim loga x = +∞ se 0 < a < 1.
x→0
log(1 + x)
(Teor. 7.8.25) lim = 1.
x→0 x
7.7.4. Successioni: n! e n n .

(Eserc. 5.3.6) lim n! = +∞


n→+∞

(Eserc. 7.8.1) lim n n = +∞


n→+∞

n!
(Eserc. 7.8.2) lim =0
n→+∞ n n

7.7.5. Successioni: radici n-esime.


p
nα = 1
n
(Es. 7.8.11) lim ∀α ∈ R
n→+∞

r
n nn
(Es. 7.6.13 e Es. 7.8.15) lim =e
n→+∞ n!
n
7.7.6. Successioni: n! e a .
an
(Eserc. 7.8.4) lim =0 ∀a > 0
n→+∞ n!

7.7.7. Confronto tra esponenziali e potenze.


(
an +∞ se a > 1
(Eserc. 7.8.5) lim α = ∀α ∈ R
n→+∞ n 0 se 0 < a < 1

ax
(Teor. 7.8.18) lim α = +∞ ∀a > 1, ∀α ∈ R.
x→+∞ x

(Teor. 7.8.19) lim x α a x = 0 ∀0 < a < 1, ∀α ∈ N \ {0}


x→+∞

xk
(Teor. 7.8.21) lim =0 0 < a < 1, k ∈ Z
x→−∞ a x
7.7. LIMITI NOTEVOLI 205

(Teor. 7.8.22) lim x k a x = 0 a > 1, k ∈ Z


x→−∞

7.7.8. Confronto tra potenze.

se α < β

0 α
n
(Es. 7.8.7) lim β =  1 se α = β

n→+∞ n
+∞ se α > β

se α < β

0

(Da Eserc. 6.3.50) lim β =  1 se α = β

x→+∞ x
+∞ se α > β

7.7.9. Confronto tra logaritmi e potenze.


log n
(Es. 7.8.9) lim =0
n→+∞ n

log n
(Es. 7.8.10) lim =0 ∀α > 0
n→+∞ nα

log x
(Teor. 7.8.23) lim =0 ∀α ∈ R, α > 0.
x→+∞ x α

(Teor. 7.8.24) lim |x|α log |x| = 0 ∀α ∈ R, α > 0.


x→0

7.7.10. Il caso 1∞ . Ricordiamo che:


1 n
Definizione 6.5.2 lim (1 + ) =e
n→+∞ n

1
(Teor. 7.8.12) lim (1 + )x = e
x→±∞ x

α x
(Cor. 7.8.13) lim (1 + ) = eα ∀α ∈ R
x→±∞ x

1
(Teor. 7.8.14) lim (1 + αx) x = e α ∀α ∈ R.
x→0
206 CHAPTER 7. LIMITI

7.7.11. Funzioni trigonometriche.

(Lemma 6.7.19) lim sin x = 0


x→0

(Lemma 6.7.20 lim cos x = 1


x→0

(Prop. 6.7.24) lim tan x = −∞, lim tan x = +∞


x→− π2 + x→ π2 −

(Teor. 6.7.25) 6 ∃ lim sin(x), 6 ∃ lim cos(x), 6 ∃ lim tan(x)


x→±∞ x→±∞ x→±∞

sin x
(Teor. 7.8.27) lim =1
x→0 x
tan x
(Cor. 7.8.28) lim =1
x→0 x

1 − cos x 1
(Cor. 7.8.29) lim =
x→0 x2 2
1 − cos x
(Es. 7.8.30) lim =0
x→0 x
arcsin x
(Es. 7.8.31) lim =1
x→0 x
arctan x
(Es. 7.8.32) lim =1
x→0 x
7.8. Dimostrazione dei limiti notevoli

7.8.1. Limiti notevoli di successioni: n! e n n .

Esercizio 7.8.1. Dimostrare che


lim n n = +∞.
n→+∞
Sol:
I modo:
Per la disuguaglianza nell’Esercizio 5.2.16

n! ≤ n n−1 ∀n ∈ N \ {0}.

Allora
n n = nn n−1 ≥ n n−1 ≥ n! ∀n ∈ N \ {0}.
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 207

e la tesi segue dall’Esercizio 5.3.6 e dal Teorema del confronto.


II modo:
Dall’Esercizio 5.2.17 si ha
n n ≥ n!
e la tesi segue dall’Esercizio 5.3.6 e dal Teorema del confronto.

Esercizio 7.8.2 (n n vince su n!). Vale il seguente limite notevole:


n!
lim = 0.
n→+∞ n n

Dimostrarlo nei seguenti due modi:


(a) usando il Corollario 7.5.2
(b) usando la disuguaglianza (v. Esercizio 5.2.16)

n! ≤ n n−1 ∀n ∈ N \ {0}.

Sol:
(a):
Applichiamo il il criterio del rapporto (v. Corollario 7.5.2) alla successione a n = nn!n .
Si ha
a n+1 (n + 1)! nn nn 1 1 1
= n+1
= (n + 1) n
= 1
= .
an n! (n + 1) (n + 1) n + 1 (1 + n ) n (1 + n1 )n
Per il Lemma 6.5.1,
1 1
lim = < 1.
n→+∞ (1 + 1 )n e
n
Dunque per il criterio del rapporto concludiamo che la successione (a n ) converge a 0.
(b):
Ovvia.

Esercizio 7.8.3 ((n!)α vince su n n se α > 1). Dimostrare che


(n!)α
"
0 se α ≤ 1
lim =
n→+∞ n n +∞ se α > 1.
Sol:
α
Applichiamo il il criterio del rapporto (v. Corollario 7.5.2) alla successione a n = (n!)
nn
.
Si ha
a n+1 ((n + 1)!)α nn (n + 1)! α n n (n + 1)α
µ ¶
1 1 1
= α n+1
= n
= 1
= (n + 1)α−1 .
an (n!) (n + 1) n! (n + 1) n + 1 n + 1 (1 + n ) n (1 + n1 )n
208 CHAPTER 7. LIMITI

Si ha
se α − 1 < 0

0
α−1 Esercizio 6.3.50 
lim (n + 1) =  1 se α − 1 = 0
n→+∞
+∞ se α − 1 > 0.
e, per il Lemma 6.5.1,
1 1
1 n
= .
(1 + n)
e
Dunque:
0 · 1e = 0 se α < 1

a n+1  1 1
lim =  1 · e = e < 1 se α = 1
n→+∞ a n
+∞ se α > 1.
Per il criterio del rapporto concludiamo che la successione (a n ) converge a 0 se e solo se α ≤ 1 e
diverge a +∞ se e solo se α > 1.

7.8.2. Limiti notevoli di successioni: n ! e a n .

Esercizio 7.8.4 (n! vince su a n ). Dimostrare che


an
=0lim ∀a > 0.
n→+∞ n!

Sol: Usiamo il criterio del rapporto, ossia il Corollario 7.5.2


an
Sia a n := n!
. Si ha
a n+1 a n+1 n! a
lim
= lim n
= lim = 0 < 1.
n→+∞ a n n→+∞ a (n + 1)! n→+∞ n + 1
Quindi, dal criterio del rapporto, otteniamo la tesi.

7.8.3. Limiti notevoli di successioni: a n e n α . Il confronto tra esponenziali e potenze lo ini-


ziamo qui per le successioni. Lo riprenderemo poi per le funzioni, vedi Paragrafo 7.8.8.

Esercizio 7.8.5 (a n vince su n α ). Usando il Corollario 7.5.2 e il Teorema 6.3.48 dimostrare che per
ogni α ∈ R (
an +∞ se a > 1
lim =
n→+∞ n α 0 se 0 < a < 1.
Sol:
Se α = 0 la tesi segue dal Lemma 6.3.40.
n
Se α 6= 0, applichiamo il criterio del rapporto alla successione (a n ), dove a n := na α .
Si ha
a n+1 a n+1 n α 1 Teor. 6.3.48
lim = lim = lim a ¢α = a.
n→+∞ a n n→+∞ a n (n + 1)α 1+ 1
¡
n→+∞
n
La tesi segue applicando il criterio del rapporto (v. Corollario 7.5.2).
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 209

Per α < 2 si può dare un’altra dimostrazione che fa uso della Disuguaglianza di Bernoulli del II
ordine.

Esercizio 7.8.6. Dimostrare usando la Disuguaglianza di Bernoulli del II ordine, v. Esercizio 5.2.9,
che
an
lim = +∞
n→+∞ n α
per ogni a > 1.
Sol:
a n (1 + (a − 1))n 1 + n(a − 1) + n(n − 1)(a − 1)2 n(n − 1)(a − 1)2
= ≥ ≥ .
nα nα nα nα
Ora, se α < 2 si ha
n(n − 1)(a − 1)2
µ ¶
2−α 1 Es. 6.3.50
lim α
= lim n 1− (a − 1)2 = +∞,
n→+∞ n n→+∞ n
dunque la conclusione segue dal Teorema del confronto.
Sia ora α ≥ 2. Si ha ³ ´n α
1
a n aα
lim = lim   .
 
n→+∞ n α n→+∞ n

Tale ultimo limite vale +∞. Possiamo infatti usare quanto dimostrato sopra, dato che a > 1 e α > 0
1
implicano a α > 1.

7.8.4. Limiti notevoli di successione: confronto tra potenze.

Esercizio 7.8.7 (All’infinito la potenza di esponente grande vince su quella di esponente piccolo).
Dimostrare che

lim =0 ∀α, β ∈ R, α < β.
n→+∞ n β
Sol:
nα 1 Esercizio 6.3.50
lim = lim = 0.
n→+∞ n β n→+∞ n β−α

Esercizio 7.8.8 (Verso zero la potenza di esponente piccolo vince su quella di esponente grande).
Dimostrare che ¡ 1 ¢α
lim n = +∞ ∀α, β ∈ R, α < β.
n→+∞ ¡ 1 ¢β
n
Sol: ¡ 1 ¢α
nβ Es. 7.8.7
lim ¡ n ¢β = lim α = +∞.
n→+∞ 1 n→+∞ n
n

Si confronti quanto dimostrato sopra (Esercizio 7.8.8) col Corollario 7.9.8.


210 CHAPTER 7. LIMITI

7.8.5. Limiti notevoli di successione: log n e n α . Tale confronto è più facile farlo con le fun-
zioni. Si veda il paragrafo 7.8.9.
Qui anticipiamo i seguenti risultati, con dimostrazioni autonome.

Esercizio 7.8.9 (n vince su log n). Sia a n := log n. Applicare il Teorema 7.5.6 per dedurre
log n
lim = 0.
n→+∞ n

Sol: ³ n ´
lim (a n − a n−1 ) = lim (log(n) − log(n − 1)) = lim log = log 1 = 0.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n −1
Esercizio 7.8.10 (n α vince su log n). Dimostrare che per ogni α > 0
log n
lim = 0.
n→+∞ nα
Sol:
Notiamo che il limite si presenta nella forma indeterminata +∞
+∞
, vedi Proposizione 6.6.5 e Esercizio
6.3.50.
Se α = 1 è l’Esercizio 7.8.9.
Se α > 1 è ovvio:
log n log n n log n 1
lim α
= lim α
= lim = 0.
n→+∞ n n→+∞ n n n→+∞ n n α−1
Se α < 1:
log n 1 log(n α ) 1 log([n α ] + 1)
0 ≤ lim = lim ≤ lim
n→+∞ n α n→+∞ α nα α n→+∞ [n α ]
³ ³ ´´ ³ ´
α 1 α 1
1 log [n ] 1 + [n α ] 1 log([n ]) + log 1 + [n α ]
lim α
= lim α
n→+∞ α [n ] n→+∞ α [n ]
³ ´
1

1  log([n α ]) log 1 + [n α ] 
= lim + .
n→+∞ α [n α ] [n α ]
Ovviamente ³ ´
log 1 + [n1α ]
lim = 0.
n→+∞ [n α ]
per ogni n ∈ N \ {0}, a n := [n α ], allora
log(n)
D’altra parte, posto f : N \ {0} → R, f (n) = n , e definito,
α
log([n ])
= f (a n ).
[n α ]
Sappiamo dall’Esercizio 7.8.9 che lim f (n) = 0 e che
n→+∞
Es. 6.3.50
lim a n = lim [n α ] ≥ lim (n α − 1) = +∞.
n→+∞ n→+∞ n→+∞
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 211

Dunque, per il Teorema di cambiamento di variabile (o limite di funzione composta)


log([n α ])
lim = 0.
n→+∞ [n α ]
Riassumendo:
³ ´
1

log 1 α
+
log n 1  log([n ]) [n α ]
0 ≤ lim ≤ lim +  = 0.
n→+∞ n α n→+∞ α [n α ] [n α ]
Da qui la tesi.
p
n α . Come applicazione dell’Esercizio 7.8.9 abbiamo
n
7.8.6. Limiti notevoli di successione:
il seguente limite notevole

Esercizio 7.8.11. Dimostrare


p
nα = 1
n
lim ∀α ∈ R.
n→+∞
Sol:
I modo:
p
n p
Se α = 0 l’affermazione è ovvia, essendo
n
n 0 = 1 = 1 per ogni n.
Per ogni α > 0, usando l’Esercizio 7.8.9, si ha:
p p
n α log(n α )
lim n α = lim e log n = lim e n
n

n→+∞ n→+∞ n→+∞


log n Es. 7.8.9 + Teor. 6.4.5
= lim e α n = e 0 = 1.
n→+∞
Se α < 0 si ha
p 1
nα = p
n
n
n −α
e il limite del denominatore è 1 per quanto dimostrato sopra, essendo −α > 0.
II modo:
Diamo una dimostrazione autonoma del limite
p
n p
Se α = 0 l’affermazione è ovvia, essendo n 0 = 1 = 1 per ogni n.
n

Per α 6= 0 osserviamo che


p p
n α = lim ( n n)α .
n
lim
n→+∞ n→+∞
Iniziamo col dimostrare che
p
lim ( n n) = 1.
n→+∞
Poniamo
p p p
q
n
a n := n n, b n := an = n.
212 CHAPTER 7. LIMITI

Se n > 1 si ha b n > 1 e, per la disuguaglianza di Bernoulli,


p
n = b nn = (1 + (b n − 1))n ≥ 1 + n(b n − 1)

da cui p
n −1 1
bn − 1 ≤ <p .
n n
Allora
2 1 3
1 ≤ a n = b n2 = (1 + (b n − 1))2 = 1 + 2(b n − 1) + (b n − 1)2 ≤ 1 + p + < 1 + p ,
n n n
da cui segue, per il Teorema dei carabinieri, che
p
n
lim a n = lim n = 1.
n→+∞ n→+∞

Se α ∈ N \ {0} segue dalla (P5) del Lemma 6.3.35 che


p
lim ( n n)α = 1α = 1.
n→+∞

Se α ∈ Z, α < 0
p 1
lim ( n n)α = lim p
n→+∞ n→+∞ ( n n)−α

e il denominatore tende a 1 per quanto detto sopra.


Se α ∈ R \ Z si ha
p
n p p
n
n [α] ≤ n α ≤ n [α]+1 .
n

Dato che le successioni agli estremi tendono a 1 per quanto sopra dimostrato, allora per il Teorema
dei carabinieri tende a 1 anche la successione tra esse compresa.
III modo:
Dimostriamo solo il caso α = 1. Gli altri procedono come nel caso precedente.
p
Se n ∈ N, n ≥ 2, poniamo a n := n n − 1. Allora, essendo n > 1, a n > 1. Inoltre, per il Teorema 5.3.36,
à ! à !
p n n n 2 n(n − 1) 2
(5.3.3)
n = ( n n)n = (a n + 1)n = a nk ≥
X
a = an .
k=0 k 2 n 2

Dunque
r
2
0 < an ≤ .
n −1
Dato che r
2
lim =0
n→+∞ n −1
p
concludiamo per il Teorema dei carabinieri che lim a n = 0, ossia lim n n = 1.
n→+∞ n→+∞
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 213

7.8.7. Limiti notevoli col numero e.

Teorema 7.8.12. Vale il seguente limite notevole:


1
lim (1 + )x = e.
x→±∞ x
D IMOSTRAZIONE . Dimostriamo il caso +∞. Se n ≤ x < n + 1 con n ∈ N \ {0} si ha
1 1 1
1+ < 1+ ≤ 1+ .
n +1 x n
Per la monotonia della funzione potenza (v. Proposizione 6.3.49) e della funzione esponenziale (v.
Proposizione 6.3.46 (P4))
¶n ¶n
1 x 1 n+1
µ µ µ ¶ µ ¶
1 1
1+ < 1+ ≤ 1+ ≤ 1+ .
n +1 x x n
Per il Lemma 6.5.1 e la Definizione 6.5.2 il limite delle successioni agli estremi tende a e, quindi
per il teorema del confronto
1 x
µ ¶
lim 1 + = e.
x→+∞ x
Per calcolare il limite a −∞ basta effettuare la sostituzione x = −t − 1 Si ha
−t −t −1
µ ¶
1 x 1 −t −1
lim (1 + ) = lim (1 + ) = lim
x→−∞ x t →+∞ −t − 1 t →+∞ −t − 1

t + 1 t +1 1 t
µ ¶ µ ¶ µ ¶
1
= lim = lim 1 + 1+ = e.
t →+∞ t t →+∞ t t


Corollario 7.8.13. Vale il seguente limite notevole:


α
lim (1 + )x = e α ∀α ∈ R.
x→±∞ x
D IMOSTRAZIONE . Se α = 0 è ovvia.
Sia α > 0. Usando il Teorema del calcolo del limite di funzione composta, il Teorema 7.8.12 e la
continuità della funzione potenza (Teorema 6.3.48), si ha
α x y= αx 1 y α T. 7.8.12 e T. 6.3.48 α
µ ¶
1 αy
lim (1 + ) = lim (1 + ) = lim (1 + ) = e .
x→+∞ x y→+∞ y y→+∞ y
Sia α < 0. Usando il Teorema del calcolo del limite di funzione composta, il Teorema 7.8.12 e la
continuità della funzione potenza, si ha
α x y= αx 1 y α T. 7.8.12 e T. 6.3.48 α
µ ¶
1 αy
lim (1 + ) = lim (1 + ) = lim (1 + ) = e .
x→+∞ x y→−∞ y y→−∞ y
Si lascia al lettore la dimostrazione negli altri casi. 
214 CHAPTER 7. LIMITI

Teorema 7.8.14. Vale il seguente limite notevole:


1
lim (1 + αx) x = e α ∀α ∈ R.
x→0

D IMOSTRAZIONE . Se α = 0 è ovvia.
Sia α > 0. Usando il Teorema del calcolo del limite di funzione composta, il Corollario 7.8.13 si ha
la tesi. Infatti:

1 y= x1 α y Cor. 7.8.13 α
lim+ (1 + αx) x = lim (1 + ) = e .
x→0 y→+∞ y
e
1 y= x1 α y Cor. 7.8.13 α
lim− (1 + αx) x = lim (1 + ) = e .
x→0 y→−∞ y
Quindi esiste
1
lim (1 + αx) x = e α ∀α ∈ R, α > 0.
x→0

Si lascia al lettore la dimostrazione del caso α < 0. 

Esercizio 7.8.15. Usando il Corollario 7.5.11 dimostrare che


r
n
n n
lim = e.
n→+∞ n!
Sol:
Sia (a n ) la successione a termini positivi
nn
a n := .
n!
Si ha
nn
an n n−1 n(n − 1)! ³ n ´n−1 1 n−1
µ ¶
n!
lim = lim = lim = lim = lim 1 + = e.
n→+∞ a n−1 n→+∞ (n−1)n−1 n→+∞ (n − 1)n−1 n! n→+∞ n − 1 n→+∞ n −1
(n−1)!

Allora, per il Corollario 7.5.11


r
n nn p an
lim = lim n a n = lim = e.
n→+∞ n! n→+∞ n→+∞ a n−1
Teorema 7.8.16. Vale il seguente limite notevole:

ex − 1
lim = 1.
x→0 x
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 215

D IMOSTRAZIONE .
Sia 0 < x < 21 . Allora
1
>2
£1¤ x
Posto n := x
si ha
1
2≤n≤ < n +1
x
da cui
1
nx ≤ 1 n> − 1.
x
Dal Lemma 6.5.1 si ha
1 n+1 1 n
¶ µ µ ¶
1+ < e < 1+ .
n +1 n −1
Quindi, per la Proposizione 6.3.49
1 (n+1)x 1 nx
µ ¶ µ ¶
x
1+ < e < 1+ . (7.8.1)
n +1 n −1
Stimiamo l’ultimo membro della disuguaglianza. Essendo nx ≤ 1, per la (P4) della Proposizione
6.3.46 ¶nx 1
1 n> x −1 x
µ
1 Proposizione 6.3.46 (P4) 1
1+ ≤ 1+ < 1+ 1
= 1+ .
n −1 n −1 x −1−1 1 − 2x
Stimiamo il primo membro della disuguaglianza (7.8.1).
1 (n+1)x n+1> x +(P 4)
1
x
µ ¶
1 n≤1/x 1
1+ > 1+ ≥ 1+ 1
= 1+ .
n +1 n +1 x +1 1+x
Dalle informazioni ottenute si ha
x x 1
1+ < ex < 1 + ∀0 < x <
1+x 1 − 2x 2
da cui
ex − 1
¸ ·
1 1 1
< < ∀x ∈ 0, .
1+x x 1 − 2x 2
Tale doppia disuguaglianza assieme al Teorema dei carabinieri implica
ex − 1
lim = 1. (7.8.2)
x→0+ x
Dimostriamo che il limite per x che tende a 0 da sinistra vale anch’esso 1. Si ha
ex − 1 1 − e −x e −x − 1
= ex = ex .
x x −x
Da (7.8.2) e dal Teorema 6.4.5 deduciamo
ex − 1 e −x − 1 y=−x e y − 1 (7.8.2)
lim− = lim− e x lim− = = 1 · lim+ = 1.
x→0 x x→0 x→0 −x y→0 y
216 CHAPTER 7. LIMITI

L’uguaglianza dei limiti per x tendente a 0+ e per x tendente a 0− dà la tesi. 

Conseguenza di tale limite è il seguente limite notevole.

Esercizio 7.8.17. Dimostrare che


(1 + x)α − 1
lim =α ∀α ∈ R.
x→0 x
Sol:
Se α = 0 allora
(1 + x)α − 1 1−1
lim = lim = lim 0 = 0.
x→0 x x→0 x x→0
Se α 6= 0 poniamo y = log(1 + x). Si ha y → 0 per x → 0, quindi, per il Teorema di cambiamento di
variabile nel calcolo dei limiti,
(1 + x)α − 1 y=log(1+x) e αy − 1
lim = lim .
x→0 x y→0 e y − 1

Tale ultimo limite coincide con


e αy − 1 αy T.7.8.16
lim = 1 · α.
y→0 αy ey −1
7.8.8. Limiti notevoli di funzioni: confronto tra esponenziali e potenze.

Teorema 7.8.18. Vale il seguente limite notevole:


ax
lim = +∞ a > 1, α ∈ R.
x→+∞ x α

D IMOSTRAZIONE .
Se α = 0 la tesi segue dalla Proposizione 6.4.6.
Sia α < 0:
ax
= lim a x x −α = +∞
lim
x→+∞ x α x→+∞
in quanto, per la Proposizione 6.4.6
lim a x = +∞
x→+∞
e, ricordando che −α > 0, per l’Esercizio 6.3.50

lim x −α = +∞.
x→+∞

Sia α > 0:
Per l’Esercizio 7.8.5, essendo a > 1,
an
lim = +∞.
n→+∞ n α
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 217

Dato che, per il Teorema 6.3.48,


(n + 1)α 1 α
µ ¶
lim = lim 1 + = 1,
n→+∞ nα n→+∞ n
si ha
an a n (n + 1)α
lim = lim = +∞.
n→+∞ (n + 1)α n→+∞ n α nα
Per definizione ciò significa:
an
∀M > 0 ∃n̄ = n̄(M ) ∈ N : >M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
(n + 1)α
Quindi
a [x]
∀M > 0 ∃n̄ ∈ N : >M ∀x ∈ R, x ≥ n̄. (7.8.3)
([x] + 1)α
Per la Proposizione 6.4.2 la funzione x 7→ a x è crescente e, per la Proposizione 6.3.49, x 7→ x α è
crescente. Dunque si ha
ax a [x]
≥ .
x α ([x] + 1)α
da cui, per (7.8.3),
ax
∀M > 0 ∃n̄ ∈ N : >M ∀x ∈ R, x ≥ n̄.

che è quanto si voleva provare. 

Teorema 7.8.19. Vale il seguente limite notevole:

lim x α a x = 0 (precisamente: 0+ ) se 0 < a < 1, α ∈ R.


x→+∞

Osservazione 7.8.20. La funzione

x 7→ x α a x è positiva in ]0, ∞[

quindi, a essere precisi, il limite è 0 e ci si arriva passando per valori positivi.

D IM . T EOREMA 7.8.19.
1
Essendo 0 < a < 1, si ha b := a > 1. Quindi
xα 1 Teor.7.8.1800 1 00
lim x α a x = lim x
= lim b x = = 0 (0+ ).
x→+∞ x→+∞ b x→+∞ +∞
α x


Teorema 7.8.21. Vale il seguente limite notevole:


xk
lim =0 se 0 < a < 1, k ∈ Z
x→−∞ a x
218 CHAPTER 7. LIMITI

D IMOSTRAZIONE . Si ha
xk y=−x (−y)k
lim = lim = lim a y (−y)k .
x→−∞ a x y→+∞ a −y y→+∞

Se k è pari, per la Proposizione 6.3.8 è (−y)k = y k , da cui


Teor. 7.8.19
lim a y (−y)k = lim a y y k = 0.
y→+∞ y→+∞

Se k è dispari, per la Proposizione 6.3.8 è (−y)k = −y k , da cui


Teor. 7.8.19
lim a y (−y)k = lim −a y y k = 0.
y→+∞ y→+∞

Teorema 7.8.22. Vale il seguente limite notevole:

lim x k a x = 0 se a > 1, k ∈ Z.
x→−∞

D IMOSTRAZIONE . Si ha
µ ¶y
k x y=−x k −y 1 k
lim x a = lim (−y) a = lim (−y) .
x→−∞ y→+∞ y→+∞ a
Se k è pari, per la Proposizione 6.3.8 è (−y)k = y k , da cui
µ ¶y µ ¶y
k 1 k 1 0<1/a<1 + Teor. 7.8.19
lim (−y) = lim y = 0.
y→+∞ a y→+∞ a
Se k è dispari, per la Proposizione 6.3.8 è (−y)k = −y k , da cui
µ ¶y µ ¶y
k 1 k 1 0<1/a<1 + Teor. 7.8.19
lim (−y) = lim −y = 0.
y→+∞ a y→+∞ a
La tesi segue. 

7.8.9. Limiti notevoli di funzioni: confronto tra potenze e logaritmi.

Teorema 7.8.23. Vale il seguente limite notevole:


log x
lim =0 ∀α ∈ R, α > 0.
x→+∞ |x|α
D IMOSTRAZIONE . Si ha
log x y=e x >0 log(e y ) y e α >1+Teor. 7.8.18
lim = lim = lim = 0.
x→+∞ |x|α y
y→+∞ (e ) α α
y→+∞ (e ) y


7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 219

Teorema 7.8.24. Vale il seguente limite notevole:

lim |x|α log |x| = 0 ∀α ∈ R, α > 0.


x→0

D IMOSTRAZIONE . Si ha
y=log(|x|)⇔|x|=e y e α >1 (v. Prop. 6.3.46 (P2)) + Teorema 7.8.22
lim |x|α log |x| = lim (e y )α y = lim y(e α ) y = 0.
x→0 y→−∞ y→−∞

Teorema 7.8.25. Vale il seguente limite notevole:

log(1 + x)
lim = 1.
x→0 x
D IMOSTRAZIONE . Si ottiene la tesi usando il Teorema 7.8.14 e il teorema del limite di funzione
composta. Infatti
log(1 + x) 1 Teor. 7.8.14
lim = lim log((1 + x) x ) = log e = 1.
x→0 x x→0

Corollario 7.8.26. Vale il seguente limite notevole:

log(x)
lim = 1.
x→1 x − 1

D IMOSTRAZIONE . Si ottiene la tesi usando il Teorema 7.8.25 e il teorema del limite di funzione
composta. Infatti, con la sostituzione y = x − 1, si ha y → 0 quando x → 1 e

log(x) log(1 + y) Teor. 7.8.25


lim = lim = 1.
x→1 x − 1 y→0 y

7.8.10. Limiti notevoli di funzioni trigonometriche.

Teorema 7.8.27. Vale il seguente limite notevole:

sin x
lim = 1.
x→0 x
D IMOSTRAZIONE .
Sia 0 < x < π2 .
220 CHAPTER 7. LIMITI

1.8

1.6

1.4

1.2

1
P

0.8

0.6

0.4 h

0.2

O H A
-1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2

-0.2

-0.4

Figura 1. I triangoli O AT e O AP e il settore circolare O AP


-0.6

L’area del triangolo O AT è maggiore dell’area del settore circolare O AP . L’area di tale settore
-0.8

circolare vale x/2. Infatti,


area del settore circolare O AP AP
lunghezza dell’arco Ù
=
area del cerchio lunghezza della circonferenza
ossia
x x
area del settore circolare O AP = π = .
2π 2
Dunque, ricordando la definizione di seno e di coseno,
sin x tan x
= = area del triangolo O AT >
2 cos x 2
x
> area del settore circolare O AP = ,
2
da cui
sin x x 0<x<π/2 sin x
> ⇔ cos x < .
2 cos x 2 x
L’area del triangolo OP A è minore dell’area del settore circolare O AP , ossia
1 · sin x x 0<x<π/2 sin x
area del triangolo OP A = < ⇔ sin x < x ⇔ < 1.
2 2 x
Quindi:
sin x π
cos x <
<1 ∀0 < x < . (7.8.4)
x 2
π
Sia ora − 2 < x < 0. Applicando (7.8.4) a −x ∈]0, π/2[ si ha
sin(−x)
cos(−x) < <1
−x
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 221

La funzione x 7→ sinx x è pari per l’Esercizio 3.2.29, così come la funzione coseno. così si ha
sin x π
cos x < <1 ∀0 < x < .
x 2
Abbiamo quindi dimostrato
sin x i π πh
cos x < <1 ∀x ∈ − , \ {0}.
x 2 2
Per il Lemma 6.7.20 limx→0 cos x = 1 e la tesi segue dal Teorema dei carabinieri. 

Corollario 7.8.28. Vale il seguente limite notevole:


tan x
lim = 1.
x→0 x

D IMOSTRAZIONE . Dal Teorema 7.8.27 e dal Lemma 6.7.20


tan x sin x 1
lim = lim = 1 · 1 = 1.
x→0 x x→0 x cos x


Corollario 7.8.29. Vale il seguente limite notevole:


1 − cos x 1
lim = .
x→0 x2 2
D IMOSTRAZIONE . Si ha
¶2
1 − cos x (1 − cos x)(1 + cos x) 1 − cos2 x sin x
µ
1 Teor. 6.7.9 1
2
= 2
= 2
= .
x x (1 + cos x) x 1 + cos x x 1 + cos x
Dunque
1 − cos x sin x 2
µ ¶
1 Teo. 7.8.27 + Lemma 6.7.20 1 1
lim 2
= lim lim = 1· = .
x→0 x x→0 x x→0 1 + cos x 2 2


Esercizio 7.8.30. Dimostrare che


1 − cos x
lim = 0.
x→0 x
Sol: Per l’algebra dei limiti e il Corollario 7.8.29:
1 − cos x 1 − cos x 1 − cos x 1
lim = lim x 2
= lim x lim 2
= 0 · = 0.
x→0 x x→0 x x→0 x→0 x 2
Esercizio 7.8.31. Dimostrare che
arcsin x
lim = 1.
x→0 x
222 CHAPTER 7. LIMITI

S OL . E S . 7.8.31. Per il teorema di calcolo del limite di funzione composta e per il Teorema
7.8.27
arcsin x y=arcsin x y
lim = lim = 1.
x→0 x y→0 sin y


Esercizio 7.8.32. Dimostrare che


arctan x
lim = 1.
x→0 x
S OL . E S . 7.8.32. Per il teorema di calcolo del limite di funzione composta e per il Corollario
7.8.28
arctan x y=arctan x y
lim = lim = 1.
x→0 x y→0 tan y


7.9. Asintotici e trascurabili

Per semplificare il calcolo dei limiti di successioni e di funzioni è utile riconoscerne le funzioni
trascurabili o asintotiche.

7.9.1. Asintotici e trascurabili per le successioni.

Definizione 7.9.1. Siano (a n ) e (b n ) successioni, con (b n ) definitivamente non nulla. Diciamo che
(a n ) è trascurabile rispetto a (b n ) se
an
lim = 0.
n→∞ b n
In tal caso scriviamo a n = o(b n ).

Definizione 7.9.2. Siano (a n ) e (b n ) successioni, con (b n ) definitivamente non nulla. Diciamo che
(a n ) è asintotica a (b n ) se
an
lim = 1.
n→+∞ b n
In tal caso scriviamo a n ∼ b n .

Teorema 7.9.3 (Aritmetica dell’o piccolo per successioni). Per ogni c ∈ R\{0} e per ogni successione
(a n ) e (b n ) si hanno le seguenti:
• −o(a n ) = o(a n )
• c o(a n ) = o(a n )
• o(ca n ) = o(a n )
• o(a n ) ± (a n ) = o(a n )
• o(o(a n )) = o(a n )
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 223

• o(a n + o(a n )) = o(a n )


• a n · o(b n ) = o(a n b n )
• o(a n ) · o(b n ) = o(a n b n ) ³ ´
o(a n ) an
• (se b n 6= 0 definitivamente) a n = o(b n ) ⇒ bn
=o bn
• a n + o(a n ) ∼ a n
• a n ∼ b n ⇒ o(a n ) ∼ o(b n )

7.9.2. Asintotici e trascurabili per le funzioni. Le definizioni sopra si possono replicare per
le funzioni.

Definizione 7.9.4. Siano f , g : A → R e x 0 ∈ P L(A), con g definitivamente non nulla in un intorno


di x 0 , eccetto al più in x 0 . Diciamo che f (x) è trascurabile rispetto a g (x) per x → x 0 se
f (x)
lim = 0.
x→x 0 g (x)

In tal caso scriviamo f (x) = o(g (x)) per x → x 0 .

Definizione 7.9.5. Siano f , g : A → R e x 0 ∈ P L(A), con g definitivamente non nulla in un intorno


di x 0 , eccetto al più in x 0 . Diciamo che f (x) è asintotica a g (x) per x → x 0 se
f (x)
lim = 1.
x→x 0 g (x)

In tal caso scriviamo f (x) ∼ g (x) per x → x 0 .

Esercizio 7.9.6. Dimostrare che se f , g : A → R e se x 0 ∈ P L(A) allora, se esistono limx→x0 f (x) e


limx→x0 g (x), si ha
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ lim f (x) = lim g (x).
x→x 0 x→x 0

S OL . E S . 7.9.6. Essendo
def. f (x)
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇔ lim = 1,
x→x 0 g (x)

allora, esistendo i limiti di f e di g per x → x 0 , non può che essere

lim f (x) = lim g (x).


x→x 0 x→x 0

Se infatti non fosse così avremmo


limx→x0 f (x) f (x)
6= 1 = lim
limx→x0 g (x) x→x 0 g (x)

contraddicendo l’algebra dei limiti. Pertanto:

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ lim f (x) = lim g (x).


x→x 0 x→x 0
224 CHAPTER 7. LIMITI

Teorema 7.9.7 (Aritmetica dell’o per le funzioni). Per ogni c ∈ R\{0} e per ogni f , g : A → ∞ si hanno
(per x → x 0 , con x 0 ∈ R ∪ {±∞}) le seguenti:
• −o( f (x)) = o( f (x))
• c o( f (x)) = o( f (x))
• o(c f (x)) = o( f (x))
• o( f (x)) ± o( f (x)) = o( f (x))
• o(o( f (x))) = o( f (x))
• o( f (x) + o( f (x))) = o( f (x))
• f (x) · o(g (x)) = o( f (x)g (x))
• o( f (x)) · o(g (x)) = o( f (x)g (x)) ³ ´
o( f (x)) f (x)
• (se g (x) 6= 0 in un intorno di x 0 eccetto al più in x 0 ) f (x) = o(g (x)) ⇒ g (x)
=o g (x)
• f (x) + o( f (x)) ∼ f (x)
• f (x) ∼ g (x) ⇒ o( f (x)) ∼ o(g (x))

Come conseguenza del Teorema 7.9.7 abbiamo il seguente confronto tra potenze.

Corollario 7.9.8 (Aritmetica dell’ o piccolo per le potenze). Per ogni α, β ∈ R positivi e per c ∈ R\{0},
valgono le seguenti uguaglianze per x → 0:

−o(x α ) = o(x α )

c o(x α ) = o(x α )

o(c x α ) = o(x α )

o(x α ) ± o(x α ) = o(x α )

o(x α ) + o(x α+β ) = o(x α )

o(o(x α )) = o(x α )

o(x α + o(x α )) = o(x α )

o(x α + x α+β ) = o(x α )

x α · o(x β ) = o(x α+β )

o(x α )o(x β ) = o(x α+β )


o(x α+β )
= o(x α ).

7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 225

7.9.3. Eliminazione dei trascurabili nella somma.

Proposizione 7.9.9. Siano (a n ) e (b n ) successioni.


Sia (b n ) convergente a b ∈ R, b 6= 0.
Allora valgono le seguenti:
1) se esiste il limite di (a n ) allora
lim a n b n = lim a n b.
n→+∞ n→+∞
2) se (a n ) non ha limite allora (a n b n ) non ha limite.

D IMOSTRAZIONE . Supponiamo che esista il limite di (a n ). Allora ha senso la scrittura


³ ´³ ´
lim a n lim b n
n→+∞ n→+∞
non presentandosi come forma indeterminata. Allora, per l’algebra dei limiti, Teorema 7.3.1, si
ottiene la tesi.
La seconda affermazione segue dal Teorema 7.3.2. 
Proposizione 7.9.10 (Principio di eliminazione dei trascurabili nella somma). Siano (a n ) e (b n )
successioni definitivamente a termini non nulli.
Se a n0 = o(a n ), b n0 = o(b n ), allora
(a) lim (a n + a n0 ) = lim a n
n→+∞ n→+∞
a n + a n0 an
(b) lim 0 = lim
n→+∞ b n + b n n→+∞ b n
se i limiti a secondo membro esistono.

D IMOSTRAZIONE .
(a):

a n0
µ ¶
a n + a n0 = an 1 +
an
Dato che
a n0
µ ¶
lim 1 + = 1,
n→+∞ an
dal Teorema 7.3.1 si ha
a n0
µ ¶
lim a n 1 + = lim a n
n→+∞ an n→+∞
(b):
Si ha
n a0
a n + a n0 a n 1 + an
lim 0 = lim .
n→+∞ b n + b n n→+∞ b n b0
1+ n bn
226 CHAPTER 7. LIMITI

Per l’Algebra dei limiti


a0
1 + ann
lim = 1,
n→+∞ b0
1 + bnn
quindi, per la Proposizione 7.9.9
a n + a n0 an
lim 0 = lim .
n→+∞ b n + b n n→+∞ b n


Analoga proprietà vale per le funzioni.

Proposizione 7.9.11 (Principio di eliminazione dei trascurabili nella somma). Siano f , g , f˜, g̃ : A →
R funzioni non nulle in un intorno di x 0 ∈ P L(A), eccetto al più in x 0 .
Se f˜ = o( f ), g̃ = o(g ), allora
(a) lim ( f (x) + f˜(x)) = lim f (x)
x→x 0 x→x 0
f (x) + f˜(x) f (x)
(b) lim = lim
x→x 0 g (x) + g̃ (x) x→x 0 g (x)
se i limiti a secondo membro esistono.

7.9.4. Sostituzione con gli asintotici nel prodotto. In generale, nel calcolo del limite di una
somma non è consentito sostituire gli addendi coi loro asintotici.
p p p
Ad esempio: pur essendo n + n ∼ n, si ha
p p p p
q
lim n + n − n 6= lim n − n = 0.
n→+∞ n→+∞

Infatti:
p p
p p n + n −n n
µq ¶
1 1
lim n + n − n = lim p p p = lim p p p = lim q = .
n→+∞ n→+∞
n + n + n n→+∞ n + n + n n→+∞ 1 + p1 + 1 2
n

Nel calcolo di un limite di un prodotto, invece, gli asintotici si comportano bene.

Proposizione 7.9.12 (Principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto). Siano (a n ), (a n0 ),
(b n ), (b n0 ) successioni definitivamente non nulle.
Se a n ∼ a n0 e b n ∼ b n0 , allora
(a) lim a n b n = lim a n0 b n0
n→+∞ n→+∞
an a0
(b) lim = lim n0 ,
n→+∞ b n n→+∞ b n
se i limiti a secondo membro esistono.
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 227

D IMOSTRAZIONE .
(a):
Per ipotesi e l’algebra dei limiti
an bn
lim 0 = 1.
n→+∞ a n b n0
Allora, per la Proposizione 7.9.9
an bn
lim a n0 b n0 = lim a n0 b n0 = lim a n b n .
n→+∞ n→+∞ a n0 b n0 n→+∞

(b):
Per ipotesi e l’algebra dei limiti
an bn
lim 0 = 1.
n→+∞ a n b n0
Allora, per la Proposizione 7.9.9
a n0 a n0 a n b n0 an
lim 0 = lim 0 0 = lim .
n→+∞ b n n→+∞ b n a n b n n→+∞ b n

Analoga proprietà vale per le funzioni.

Proposizione 7.9.13 (Principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto). Siano f , g , f˜, g̃ : A →
R funzioni non nulle in un intorno di x 0 ∈ P L(A), eccetto al più in x 0 .
Se f ∼ f˜, g ∼ g̃ per x → x 0 , allora
(a) lim f (x)g (x) = lim f˜(x)g̃ (x)
x→x 0 x→x 0
f (x) f˜(x)
(b) lim = lim ,
x→x 0 g (x) x→x 0 g̃ (x)

se i limiti a secondo membro esistono.

7.9.5. Asintotici e radici n-esime.

Esercizio 7.9.14. Dimostrare che se (a n ) e (a n0 ) sono successioni a termini positivi tali che a n ∼ a n0 ,
allora
p
q
k
k
an ∼ a n0

qualunque sia k ∈ N \ {0}.

S OL . E S . 7.9.14. Se k = 1 è ovvio.
Sia k ≥ 2.
228 CHAPTER 7. LIMITI

Per ipotesi, per ogni ² > 0 esiste n̄ tale che


¯ ¯
¯ an
¯ a 0 − 1¯ < ² ∀n ≥ n̄.
¯
¯ ¯
n

Possiamo supporre ² ∈]0, 1[.


Si noti che
p s
k
an Prop. 6.3.27 k
an
= .
a n0
p
k
a n0
1
Essendo n ≤ 1 e 1 + ² > 1,
s s s
¯ p
¯ ¯
an an ¯ an k 1+²>1+Prop. 6.3.46 (P4)
k
= k
1+ 0 −1 ≤ k
1 + ¯ 0 − 1¯¯ ≤ 1 + ²
¯ ≤ 1+² ∀n ≥ n̄.
a n0 an an

1
Analogamente, essendo n
≤ 1 e 1 − ² < 1,
s s s
¯ p
¯ ¯
an an ¯ an k 1−²<1+Prop. 6.3.46 (P4)
k
= k
1+ 0 −1 ≥ k
1 − ¯¯ 0 − 1¯¯ ≥ 1 − ² ≥ 1−² ∀n ≥ n̄.
a n0 an an

Quindi: per ogni ² ∈]0, 1[ esiste n̄ tale che


s
an
1−² ≤ k
≤ 1+² ∀n ≥ n̄.
a n0

Basta ciò per concludere che


s
k
an
lim = 1.
n→+∞ a n0

Si noti che la proprietà descritta nell’Esercizio 7.9.14 vale anche per le funzioni.

Esercizio 7.9.15. Dimostrare che se f , g : A → R sono funzioni positive, e se x 0 ∈ P L(A) allora


q p
k k
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ f (x) ∼ g (x) per x → x 0

per ogni k ∈ N \ {0}.


7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 229

7.9.6. Asintotici e logaritmi. Anticipiamo qui alcuni risultati, molto utili, che richiedono per
la loro dimostrazione la conoscenza di alcuni limiti notevoli, che verranno discussi poco più avan-
ti.
Dimostreremo che
"
limx→x0 loga ( f (x)) = limx→x0 loga (g (x))
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒
loga ( f (x)) ∼ loga (g (x)) per x → x 0
per ogni a > 0, a 6= 1.
Vediamo le cose più precisamente.

Proposizione 7.9.16. Se f , g : A → R sono funzioni positive e x 0 ∈ P L(A) allora, se esistono limx→x0 f (x)
e limx→x0 g (x), si ha

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ lim loga ( f (x)) = lim loga (g (x))


x→x 0 x→x 0

per ogni a > 0, a 6= 1.

D IMOSTRAZIONE . Per la proprietà di cambiamento di base dei logaritmi, è sufficiente dimo-


strare il caso a = e, numero di Nepéro.
Per ipotesi
f (x)
lim = 1. (7.9.1)
x→x 0 g (x)
Allora
f (x) f (x)
µ ¶ µ ¶
lim loge ( f (x)) = lim loge g (x) = lim loge (g (x)) + loge . (7.9.2)
x→x 0 x→x 0 g (x) x→x 0 g (x)
Per (7.9.1), per la continuità del logaritmo (vedi il Teorema 6.6.4) e ricordando che loge (1) = 0, si
ha
f (x)
µ ¶
lim loge = 0.
x→x 0 g (x)
Allora, per l’algebra dei limiti,
f (x) f (x)
µ ¶
lim loge (g (x)) + loge = lim loge (g (x)) + lim loge = lim loge (g (x)).
x→x 0 g (x) x→x 0 x→x 0 g (x) x→x0
Dunque
lim loge ( f (x)) = lim loge (g (x)).
x→x 0 x→x 0

Si dimostra, vedi Proposizione 7.9.17, che il logaritmo si comporta bene con gli asintotici:

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ loga ( f (x)) ∼ loga (g (x)) per x → x 0 .

Per la dimostrazione si usa il Corollario 7.8.26.


230 CHAPTER 7. LIMITI

Proposizione 7.9.17. Se f , g : A → R sono funzioni positive e x 0 ∈ P L(A) allora, se esistono limx→x0 f (x)
e limx→x0 g (x), si ha

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ loga ( f (x)) ∼ loga (g (x)) per x → x 0

per ogni a > 0, a 6= 1.

D IMOSTRAZIONE . Per la proprietà di cambiamento di base dei logaritmi, è sufficiente dimo-


strare il caso a = e, numero di Nepéro.

Consideriamo il caso
lim loge (g (x)) ∈ R \ {0}. (7.9.3)
x→x 0

La tesi segue banalmente dalla Proposizione 7.9.16. Infatti, dall’algebra dei limiti,
lim loge ( f (x))
loge ( f (x)) x→x 0
lim = ,
x→x 0 loge (g (x)) lim loge (g (x))
x→x 0

dal momento che il secondo membro non si presenta come una forma indeterminata in virtù della
(7.9.3).

Consideriamo il caso
lim loge (g (x)) = +∞. (7.9.4)
x→x 0

Si ha
f (x) f (x)
µ ¶
loge ( f (x)) = loge g (x) = loge (g (x)) + loge . (7.9.5)
g (x) g (x)
Allora
f (x) f (x)
loge ( f (x)) loge (g (x)) + loge g (x) loge g (x)
= = 1+ . (7.9.6)
loge (g (x)) loge (g (x)) loge (g (x))
Per l’asintoticità di f con g , per la Proposizione 6.6.2 e il Teorema 6.6.4, si hanno
f (x)
lim loge = loge (1) = 0
x→x 0 g (x)
e
f (x)
loge g (x) 0 00
lim =00 = 0.
x→x 0 loge (g (x)) +∞
Pertanto, da (7.9.6), si ha
loge ( f (x))
lim = 1.
x→x 0 loge (g (x))
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 231

Consideriamo ora il caso


lim loge (g (x)) = 0. (7.9.7)
x→x 0

Allora
1
lim loge ( ) = +∞. (7.9.8)
x→x 0 g (x)
Essendo
1 1
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ ∼ per x → x 0
f (x) g (x)
allora, da quanto sopra dimostrato,
1 1
loge ( ) ∼ loge ( ) per x → x 0
f (x) g (x)
da cui
− loge ( f (x)) ∼ − loge (g (x)) per x → x 0 .

Per esercizio, scrivere gli analoghi risultati per le successioni.

7.9.7. Asintotici e esponenziali.

Esercizio 7.9.18. Siano f , g : A → R e x 0 ∈ P L(A) e sia a > 0.


Dimostrare che se esistono limx→x0 f (x) e limx→x0 g (x), si ha

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ lim a f (x) = lim a g (x) .


x→x 0 x→x 0

S OL . E S . 7.9.18. Se a = 1 l’implicazione è ovvia: 1 f (x) = 1g (x) = 1.


Sia a > 0, a 6= 1.
Per l’Esercizio 7.9.6, essendo
def. f (x)
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇔ lim = 1,
x→x 0 g (x)

allora, esistendo i limiti di f e di g per x → x 0 , non può che essere

lim f (x) = lim g (x).


x→x 0 x→x 0

Dunque, per il Teorema 6.4.5 e la Proposizione 6.4.6, si ha

lim f (x) = lim g (x) ⇒ lim a f (x) = lim a g (x) .


x→x 0 x→x 0 x→x 0 x→x 0


232 CHAPTER 7. LIMITI

Purtroppo, al contrario dei logaritmi, non è vero che la funzione esponenziale mantenga l’asinto-
ticità, ossia

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 6⇒ a f (x) ∼ a g (x) per x → x 0 .

Ad esempio, si considerino le successioni (a n ) e (b n ) così definite:

an = n 2 + n bn = n ∀n ∈ N.

Si ha
2
e an en +n
an ∼ bn , lim = lim 2
= lim e n = +∞.
n→+∞ e b n n→+∞ en n→+∞

Si veda anche il meno ovvio Esercizio 10.2.8.

Vale però il seguente risultato:

Esercizio 7.9.19. Siano f , g : A → R e x 0 ∈ P L(A) e sia a > 0. Dimostrare che se g è una funzione
limitata, si ha

f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ a f (x) ∼ a g (x) per x → x 0 .

S OL . E S . 7.9.19. Se a = 1 l’implicazione è ovvia, essendo 1 f (x) = 1g (x) = 1.


Sia a > 0, a 6= 1. Si ha
a f (x)
³ ´
f (x)
f (x)−g (x) g (x) g (x) −1
=a =a .
a g (x)
f (x)
Dato che g è limitata per ipotesi, e g (x)
−1 è infinitesima per x → x 0 , abbiamo (prodotto di funzione
limitata per una infinitesima), che

f (x)
µ ¶
lim g (x) − 1 = 0,
x→x 0 g (x)

da cui, per la continuità della funzione esponenziale, vedi Teorema 6.4.5,

a f (x)
lim = a 0 = 1.
x→x 0 a g (x)

Per esercizio, scrivere gli analoghi risultati per le successioni.


7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 233

7.9.8. Asintotici e potenze. E’ evidente che, per ogni k ∈ N,

a n ∼ a n0 ⇒ a nk ∼ a n0k ,

in quanto
¶k
a nk an
µ
lim = lim = 1k = 1.
n→+∞ a n0k n→+∞ a n0

Il problema è quando anche l’esponente di a n e a n0 dipende da n. Consideriamo qui sotto il caso


di a n0 = a > 0.
Molto utile è il seguente risultato, che proponiamo come esercizio.

Esercizio 7.9.20. Dimostrare che se (a n ) converge ad a > 1 e (b n ) è una successione avente limite
b ∈ R ∪ {±∞}, allora

= +∞ se b = +∞
b bn
lim a nn = lim a  = ab se b ∈ R

n→+∞ n→+∞
=0 se b = −∞

SOLUZIONE E SERCIZIO 7.9.20. Per ipotesi

∀² ∈]0, a − 1[ ∃n̄ : 1 < a − ² < a n < a + ² ∀n ≥ n̄.

Allora, per la monotonia della funzione potenza,


(I ) b (I I )
∀² ∈]0, a − 1[ ∃n̄ : 1 < (a − ²)bn < a nn < (a + ²)bn ∀n ≥ n̄. (7.9.9)

Sia b → +∞.
Essendo a > 1 allora, per la Proposizione 6.4.6,

lim a bn = +∞.
n→+∞

Per lo stesso motivo, essendo a − ² > 1 per ² ∈]0, a − 1[ si ha

lim (a − ²)bn = +∞,


n→+∞

quindi, per (I) e il criterio del confronto,


b
lim a nn = +∞.
n→+∞

Dunque:
b
lim a nn = lim a bn = +∞.
n→+∞ n→+∞
234 CHAPTER 7. LIMITI

Sia b → −∞.
Essendo a > 1 allora, per la Proposizione 6.4.6,

lim a bn = 0.
n→+∞

Per lo stesso motivo, essendo a + ² > a > 1 per ² > 0 si ha

lim (a + ²)bn = +∞,


n→+∞

quindi, per (II) e il criterio del confronto,


b
lim a nn = 0.
n→+∞

Dunque:
b
lim a nn = lim a bn = 0.
n→+∞ n→+∞

Sia b ∈ R.
Da (I) in (7.9.9) si ha
b b
min lim(a − ²)bn ≤ min lima nn ≤ max lima nn ≤ max lim(a + ²)bn . ∀² ∈]0, a − 1[. (7.9.10)
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞

Dalla Proposizione 6.4.4 sappiamo che

∃ lim (a − ²)bn = (a − ²)b , ∃ lim (a + ²)bn = (a + ²)b ,


n→+∞ n→+∞

allora la (7.9.10) si può riscrivere:


b b
(a − ²)b ≤ min lima nn ≤ max lima nn ≤ (a + ²)b ∀² ∈]0, a − 1[. (7.9.11)
n→+∞ n→+∞

Mandando ² a 0 si ha
lim(a − ²)b = a b , lim(a + ²)b = a b .
²→0 ²→0
Allora deduciamo da (7.9.11)
b b
a b ≤ min lima nn ≤ max lima nn ≤ a b ,
n→+∞ n→+∞

da cui
b
∃ lim a nn = a b .
n→+∞
Essendo anche
lim a bn = a b
n→+∞
abbiamo
b
∃ lim a nn = lim a bn = a b .
n→+∞ n→+∞

7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 235

Esercizio 7.9.21. Dimostrare che se (a n ) converge ad 0 < a < 1 e (b n ) è una successione avente
limite b ∈ R ∪ {±∞}, allora

=0 se b = +∞
b bn b
lim a nn = lim a  =a se b ∈ R

n→+∞ n→+∞
= +∞ se b = −∞

SOLUZIONE E SERCIZIO 7.9.21: Basta applicare Esercizio 7.9.20 a


µ ¶bn
1
an
dal momento che
b 1
a nn = ³ ´bn .
1
an


Osservazione 7.9.22. Si noti che se (a n ) converge ad a > 0, con a 6= 1 e (b n ) ha limite b = ±∞,


b b
allora è, per gli Esercizi 7.9.20 e 7.9.21 limn→+∞ a nn = limn→+∞ a bn , ma potrebbe essere a nn 6∼ a bn .
Si veda l’Esercizio 10.2.8, dal quale, letto con le successioni, si evince che
¢n 2
1 + n1
¡
1
lim n
= e− 2 .
n→+∞ e
1 n
¡ ¢
Si pongano: a n = 1 + n , b n = n, a = e e b = +∞. Dalla Definizione 6.5.2, si ha limn→+∞ a n = e,
da cui a n ∼ e, e, per l’Esercizio 7.9.20,
µ ¶n 2
1 b
lim 1+ = lim a nn
n→+∞ n n→+∞

= lim a bn = lim e n = +∞.


n→+∞ n→+∞
b bn
Se fosse a nn ∼a sarebbe
¢n 2
1 + n1
¡
= 1,
lim
en n→+∞
b
in contraddizione con quel che succede nella realtà. Il problema è che il rapporto tra a nn e a bn si
presenta come forma indeterminata:
b
a nn F.I. +∞
lim = .
n→+∞ a b n +∞
Esercizio 7.9.23. Dimostrare che se (a n ) converge a 1 e (b n ) è una successione avente limite b ∈ R,
allora
b
lim a nn = lim 1bn = 1
n→+∞ n→+∞
236 CHAPTER 7. LIMITI

SOLUZIONE E S . 7.9.23. Si ha
b
lim a nn = lim e bn log(an ) .
n→+∞ n→+∞
Essendo
b n → b ∈ R, log(a n ) → 0 ⇒ lim b n log(a n ) = 0
n→+∞
quindi deduciamo, per la continuità della funzione esponenziale,
b
lim a nn = 1.
n→+∞


Esercizio 7.9.24. Dimostrare che se (a n ) converge ad a > 0 e (b n ) è una successione convergente a


b ∈ R, allora
b
a nn ∼ a b n .

SOLUZIONE E S . 7.9.24. Sa a 6= 1. Dagli Esercizi 7.9.20 e 7.9.21 si ha


b
lim a nn = lim a bn = a b > 0.
n→+∞ n→+∞
Allora, per l’algebra dei limiti,
b b
a nn limn→+∞ a nn
lim = = 1.
n→+∞ a bn limn→+∞ a bn
Se a = 1 è a bn = 1, allora
b
a nn b Es.7.9.23
lim = lim a nn = 1.
n→+∞ a b n n→+∞


Osservazione 7.9.25. Gli Esercizi 7.9.23 e 7.9.24 richiedono che sia b ∈ R. Se fosse b = ± + ∞ le
affermazioni sarebbero false. Basta considerare
1
a n = 1 + → 1, bn = n
n
e si ha
1 n
µ ¶
bn
lim a n = lim 1 + = e 6= 1 = lim 1n ,
n→+∞ n→+∞ n n→+∞
dimostrando che l’Esercizio 7.9.23 non vale con b = +∞, e
b b
a nn a nn
lim b = lim = e,
n→+∞ 1 n n→+∞ 1

dimostrando che l’Esercizio 7.9.24 non vale con b = +∞,


Facilmente si adatta l’esempio per b = −∞.
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 237

7.9.9. Gerarchia degli infiniti. Riassumendo:

Teorema 7.9.26 (Gerarchia degli infiniti). Siano α, β, a ∈ R. Allora


1) log n = o(n α ) per ogni α > 0
2) n α = o(n β ) per ogni α, β > 0, con α < β
3) n β = o(a n ) per ogni a > 1
4) a n = o(n!) per ogni a > 1
5) n! = o(n n )
α
6) n n = o(e n ) per ogni α > 1.

D IMOSTRAZIONE . 1) Vedere l’ Esercizio 7.8.10.


2) n α = o(n β ):
nα 1 Esercizio 6.3.50
lim = lim = 0.
n→+∞ n β n→+∞ n β−α
3) Esercizio 7.8.5
4) Esercizio 7.8.4
5) Esercizio 7.8.2
6) Esercizio 7.10.7. 

7.10. Esercizi sui limiti di successione

Come applicazione degli Esercizi 7.9.20 e 7.9.21 proponiamo il seguente esercizio.

Esercizio 7.10.1. Studiare, al variare di α > 0 il limite


¶n α
n 4 + 2n
µ
lim .
n→+∞ n 4 + n 2 − n

SOLUZIONE E S . 7.10.1. Si ha
n 4 + 2n
lim = 1, lim n α = +∞,
n→+∞ n 4 + n 2 − n n→+∞

dunque il limite richiesto si presenta come una forma indetermninata della forma 1∞ .
In questi casi è talvolta opportuno usare i limiti notevoli descritti nel Paragrafo 7.7.10.
Si ha
n 4 + 2n n 4 + 2n n 4 + 2n − (n 4 + n 2 − n) −n 2 + 3n
µ ¶
= 1 + − 1 = 1 + = 1 + .
n4 + n2 − n n4 + n2 − n n4 + n2 − n n4 + n2 − n
Si noti che, ovviamente,
−n 2 + 3n
lim = 0.
n→+∞ n 4 + n 2 − n
238 CHAPTER 7. LIMITI

Abbiamo quindi da calcolare


¶n α
−n 2 + 3n
µ
lim 1 + 4
n→+∞ n + n2 − n
che possiamo riscrivere così:
2 +3n
n α −n
¶ n 4 +n2 2 −n n 4 +n 2 −n

µ 2
−n + 3n −n +3n 
lim  1 + 4 .
n→+∞ n + n2 − n

Cerchiamo di applicare i risultati negli Esercizi 7.9.20 e 7.9.21, con


¶ n 4 +n2 2 −n
−n 2 + 3n
µ
−n +3n
a n := 1 + 4
n + n2 − n

−n 2 + 3n
b n := n α .
n4 + n2 − n
Per il Teorema 7.8.14 si ha
lim a n = e > 1.
n→+∞
Inoltre,
= −∞ se α > 2

2 2+α
α −n + 3n −n α−2
b n := n 4 ∼ = −n →  = −1 se α = 2

2
n +n −n n4 n→+∞
=0 se α < 2
Allora, per l’Esercizio 7.9.20,
2 +3n
n α −n
"e " = 0 se α > 2
 −∞
n 4 +n 2 −n n 4 +n 2 −n

µ 2 ¶ 2 2
−n + 3n −n +3n  n α −n +3n
lim 1+ 4 = lim e n +n −n =  = e −1 = 1e se α = 2
4 2
 
n→+∞ n + n2 − n n→+∞
= e0 = 1 se α < 2

Esercizio 7.10.2 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Determinare per quali numeri
interi k, risulta (n + 2)! − n k n! ∼ (n + 2)!

S OL . E S . 7.10.2. Per definizione, (n + 2)! − n k n! ∼ (n + 2)! se


(n + 2)! − n k n!
lim = 1. (7.10.1)
n→∞ (n + 2)!
Dato che
(n + 2)! − n k n! (n + 2)! n k n! n k n!
= − = 1−
(n + 2)! (n + 2)! (n + 2)! (n + 2)!
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 239

l’uguaglianza (7.10.1) è equivalente a

n k n!
lim = 0.
n→+∞ (n + 2)!

Ora,
n k n! n k n! nk
lim = lim = lim
n→∞ (n + 2)! n→∞ (n + 2)(n + 1)n! n→∞ (n + 2)(n + 1)

Essendo
(n + 2)(n + 1) ∼ n 2

si ha
nk nk
lim = lim 2 = lim n k−2 .
n→∞ (n + 2)(n + 1) n→∞ n n→∞

Tale limite vale 0 se e solo se k − 2 < 0, ossia k < 2. 

Esercizio 7.10.3. Applicare il Teorema 7.5.5 per dedurre


log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Sol: Sia a n := log(n).
n
X
log(i )
log(n!) Es. 5.3.7 i =1
lim = .
n→+∞ n n
Posto a n = log(n), essendo lim log(n) = +∞ si deduce la tesi dal Teorema 7.5.5.
n→+∞

Esercizio 7.10.4. Applicare il Teorema 7.5.6 per ridimostrare quanto già affermato nell’Esercizio
7.10.3, ossia
log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Sol: Sia a n := log(n!).
Pr. 6.6.2 (iv) n! Pr. 6.6.5
lim (a n − a n−1 ) = lim (log(n!) − log((n − 1)!)) = lim log = lim log n = +∞.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ (n − 1)! n→+∞
Quindi, per il Teorema 7.5.6 si ha
log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Esempio 7.10.5. Applicare il Teorema 7.5.7 per dedurre
log(n!)
lim = 0; .
n→+∞ n 2
240 CHAPTER 7. LIMITI

Esempio 7.10.6. Applicare il Teorema 7.5.5 per dedurre che, per α ∈ R,


se α < 0

α α α 0
1 +2 +···+n
lim = 1 se α = 0

n→+∞ n
+∞ se α > 0.
Sol: Sia a n := n α .
Dal Teorema 7.5.5 segue che per ogni α ∈ R
se α < 0

α α α 0
1 +2 +···+n α Esercizio 6.3.50 
lim = lim n =  1 se α = 0
n→+∞ n n→+∞
+∞ se α > 0.
Esercizio 7.10.7. Dimostrare usando il Corollario 7.5.4 che
α
en
lim n = +∞ ∀α > 1.
n→+∞ n

Esercizio 7.10.8. Calcolare

1) lim(3n 2 − 2n − 4) [R.: +∞]


n3 − n − 1
2) lim [R.: −∞]
3 − n n+1
22n − 5 2
3) lim n−1
[R.: −∞]
−5 2 + 2n−1
Teorema 7.10.9 (Stirling).
nn p
n! = ( 2πn + a n ), (con |a n | ≤ 1).
en
log(n!)
Esempio 7.10.10. → 1.
n log n
Esercizio 7.10.11. Calcolare
3n n!
lim .
n→+∞ n n
[R.: +∞]

S OL . E S . 7.10.11. I modo.
n
Per risolvere tale esercizio utilizziamo il criterio del rapporto. Poniamo a n = 3n·n!
n . Osserviamo che

n+1 (n+1)!
a n+1 3 (n+1)n+1 (n + 1) · n! · n n
lim = lim 3n n!
=3 =
n→+∞ a n n→+∞ n! · (n + 1)(n + 1)n
nn
³ n ´n 3 3
=3 =³ ´n = ³ ´n .
n +1 n+1
1+ 1
n n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 241

Perciò
a n+1 3 3
lim = lim ³ ´n = > 1.
n→+∞ a n n→+∞ e
1+ 1 n
Quindi, per il criterio del rapporto,
3n n!
lim = +∞.
n→+∞ n n

II modo:
Applichiamo il criterio della radice.
n
Poniamo a n = 3n·n!
n .

Per l’Esercizio 7.8.15 s


n n! 1
lim = + ∞.
n→+∞ nn e
Allora s
p
n n n! 3
lim a n = lim 3 = > 1.
n→+∞ n→+∞ nn e
Quindi
lim a n = +∞
n→+∞


Esercizio 7.10.12. Calcolare


(2n)!
lim .
n→+∞ nn
[R.: +∞]

S OL . E S . 7.10.12. Per il criterio del rapporto ponendo a n = (2n)!


n n si ha
2(n+1)!
a n+1 (n+1)n+1 2(n + 1)(2n + 1)(2n)!n n
= = =
an (2n)! (n + 1)(n + 1)n (2n)!
nn
2(2n + 1)n n 2(2n + 1)
= = ³ ´n .
(n + 1)n 1 + n1

Siccome per n → +∞ il numeratore diverge a +∞ e il denominatore converge ad e, segue che


a n+1
lim = +∞.
n→+∞ a n

Allora, per il criterio del rapporto,


(2n)!
lim = +∞.
n→+∞ nn

242 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.10.13. Calcolare p


n− n
lim p .
n→+∞ n + n

[R.: 1]

Esercizio 7.10.14. Calcolare


p p
lim ( n + 1 − n).
n→+∞
[R.: 0]

S OL . E S . 7.10.14. Usiamo il metodo di razionalizzazione:


p p
p p p p ( n + 1 + n)
lim n + 1 − n = lim ( n + 1 − n) p p =
n→+∞ n→+∞ ( n + 1 + n)
n +1−n
= lim p p = 0.
n→+∞ n + 1 − n

Esercizio 7.10.15. Calcolare p p


3
n +3− 3 n
lim .
n→+∞ n
[R.: 0]

Esercizio 7.10.16. Scrivere mediante la definizione di limite (“∀ε > 0 ∃n̄ . . .00 , oppure “∀M > 0 ∃n̄ . . .”
ecc. esplicitando la dipendenza di n̄ da ε o M ):

N.B.: Tra parentesi sono indicati i valori dei limiti.

3n 2 − 2n − 4 (+∞), −2n 3 + n − 2 (−∞), −n 5 + 4n 3 − 3 (−∞),

n + cos n n 2 − 2n + 3
4n 4 + 5n 3 − 2n 2 − 10n + 1 (+∞), (1), (+∞),
n + sin n 2 2n + 1
p
n3 − n − 1 3n 2 + 1 3 n2 + 2 1
(−∞), (− ), ( ).
3−n −2n 2 + 1 2 2n + 3 2
Esercizio 7.10.17. Calcolare al variare di a ∈ R:
2
n! + ae n
lim n p n .
n→+∞ 3 − ( n) + (n + 3)!

[R.: 0 se a = 0, +∞ se a > 0, −∞ se a < 0]


7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 243
hn i
Esercizio 7.10.18. Calcolare, se esiste, lim .
n→+∞ 2
[R.: +∞.]

S OL . E S . 7.10.18. Per ogni x ∈ R, vale che [x] ≤ x < [x] + 1. In particolare,


hn i n hn i
≤ < + 1.
2 2 2
Dalla seconda disuguaglianza, abbiamo
hn i n
> − 1 → +∞ per n → +∞.
2 2
Pertanto, per il Teorema del confronto,
hn i
lim = +∞.
n→+∞ 2

n!
Esercizio 7.10.19. Calcolare, se esiste, lim .
n→+∞ 2n
[R.: +∞.]

S OL . E S . 7.10.18. Sia
n!
a n := .
2n
Applichiamo il criterio del rapporto:
a n+1 (n + 1)! 2n (n + 1)n! 2n n + 1
= n+1 · = · = .
an 2 n! 2 · 2n n! 2
Allora, essendo
a n+1 n +1
lim = lim = +∞,
n→+∞ an n→+∞ 2
deduciamo dal criterio del rapporto che
n!
lim = +∞.
n→+∞ 2n

Esercizio 7.10.20. Calcolare, se esiste,


1 1 1
lim 2
+ 2
+ ... + .
n→+∞ n (n + 1) (2n)2
[R.: 0.]
244 CHAPTER 7. LIMITI

S OL . E S . 7.10.20. Dato che, per ogni i ∈ {0, 1, . . . , n}


1 1 1
≤ ≤ ,
(2n)2 (n + i )2 n 2
allora vale la seguente catena di disuguaglianze:
(n + 1) 1 1 1 (n + 1)
≤ + + · · · + ≤ .
(2n)2 n 2 (n + 1)2 (2n)2 n2
Essendo
(n + 1) (n + 1)
lim = 0, lim = 0,
n→+∞ (2n)2 n→+∞ n 2
allora, per il Teorema dei due carabinieri,
1 1 1
lim 2
+ 2
+···+ = 0.
n→+∞ n (n + 1) (2n)2


Esercizio 7.10.21. Calcolare, se esiste,


1 1 1
lim p +p + ... + p .
n→+∞ n 2 + 1 n2 + 2 n2 + n
[R.: 1.]

S OL . E S . ??. Abbiamo che

n2 + 1 ≤ n2 + k ≤ n2 + n per ogni k = 1, . . . , n.

Allora
1 1 1
p ≤p ≤p per ogni k = 1, . . . , n.
n2 + n n2 + k n2 + 1
Poiché gli addendi sono esattamente n,
n 1 1 1 n
p ≤p +p +...+ p ≤p
2
n +n 2
n +1 2
n +2 2
n +n n2 + 1
Ora,
n n 1
lim p = lim p = lim p = 1,
n→+∞ n 2 + n n→+∞ n 1 + 1/n n→+∞ 1 + 1/n
e
n n 1
lim p = lim p = lim p = 1.
n→+∞ 2
n +1 n→+∞ n 1 + 1/n 2 n→+∞ 1 + 1/n 2
In conclusione, per il Teorema dei carabinieri,
µ ¶
1 1 1
lim p +p +...+ p = 1.
n→+∞ n2 + 1 n2 + 2 n2 + n

7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 245

Esercizio 7.10.22. Calcolare, se esiste,


1 1 1
lim p + p + ... + p .
n→+∞ n 2 n2 + 1 n 2 + 2n
[R.: 2.]

Esercizio 7.10.23. Calcolare, se esiste,


1 1 1
lim p + p + ... + p .
n→+∞ n n +1 2n
[R.: +∞.]

Esercizio 7.10.24. Calcolare, se esiste,


p
n n
lim 2 + 3n .
n→+∞

[R.: 3.]

S OL . E S . 7.10.24. Risolviamo tale esercizio utilizzando due approcci diversi.


1° modo: Teorema dei due carabinieri.
Osserviamo che vale la seguente catena di disuguaglianze:
p
n
pn
p
n
p
n
p
n
3 = 3n ≤ 2n + 3n ≤ 3n + 3n = 2 · 3n = 3 2.

Ora, per il Lemma 6.3.41,


1
lim a n = 1 ∀a ∈ R+ ,
n→+∞
allora
p
n n→+∞
2 −→ 1.
Quindi, per il Teorema dei due carabinieri
p
n n n→+∞
2 + 3n −→ 3.

2° modo.
Utilizziamo il Corollario 7.6.12 e studiamo il rapporto tra due termini della successione. Ponendo
a n = 2n + 3n , si ha
³³ ´n+1 ´ ³³ ´n+1 ´
a n+1 2 n+1
+3 n+1 3n+1 23 +1 2
3
+ 1
lim = lim = lim n+1
= 3 lim ³³ ´n+1 ´ = 3,
n→+∞ a n n→+∞ 2 + 3n
n n→+∞ n→+∞
³³ ´ ´
n 2 2
3 3 +1 3
+1

da cui, per il Corollario 7.6.12,


p
n n
lim 2 + 3n = 3.
n→+∞

246 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.10.25. Calcolare, se esiste,


p
lim 3n − ( n)n .
n→+∞

[R.: −∞.]

S OL . E S . 7.10.25. Studiamo il limite


3n
lim p
n→+∞ ( n)n

utilizzando il criterio della radice n-esima. Si ha


s
3n 3
lim n p n = lim p = 0 < 1
n→+∞ ( n) n→+∞ n

quindi
3n
lim p = 0,
n→+∞ ( n)n

ossia
p
3n = o(( n)n ) per n → +∞.

Allora, per il principio di eliminazione dei trascurabili nella somma,


p p
lim 3n − ( n)n = lim −( n)n = −∞.
n→+∞ n→+∞

Esercizio 7.10.26. Calcolare, se esiste,


p p
lim [ 2n] − [ n].
n→+∞

[R.: +∞.]

S OL . E S . 7.10.26. Abbiamo che


p p p
[ 2n] ≤ 2n < [ 2n] + 1,

e
p p p
[ n] ≤ n < [ n] + 1.

In particolare, sfruttiamo il fatto che


p p p p
[ 2n] > 2n − 1 e − [ n] ≥ − n.
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 247

Allora
p p p p 2n − n n
[ 2n] − [ n] ≥ 2n − n − 1 = p p −1 = p p −1 =
2n + n 2n + n
p
n n
=p p −1 = p − 1 → +∞ per n → +∞.
n( 2 + 1) ( 2 + 1)
Per il Teorema del confronto, concludiamo che
p p
lim ([ 2n] − [ n]) = +∞.
n→+∞

Esercizio 7.10.27. Calcolare, se esiste,


£p p ¤
lim n +1− n .
n→+∞

[R.: 0.]

S OL . E S . 7.10.27. Osserviamo che, razionalizzando,


p p 1
0 ≤ n +1− n = p p <1 per ogni n ≥ 1.
n +1+ n
p p
Pertanto [ n + 1 − n] = 0 per ogni n ≥ 1, da cui segue che
p p
lim [ n + 1 − n] = lim 0 = 0.
n→+∞ n→+∞

Esercizio 7.10.28.
(n + 2)! − n!(n + 3)2
lim .
n→+∞ n!(3n + 2) + (n + 1)!

S OL . E S . 7.10.28. Raccogliendo abbiamo


(n + 2)! − n!(n + 3)2 n!((n + 2)(n + 1) − (n + 3)2 )
an = =
n!(3n + 2) + (n + 1)! n!(3n + 2 + n + 1)
2 2
n + 3n + 2 − n − 6n − 9 −3n − 7
= = .
4n + 3 4n + 3
Ora utilizzando la nozione di trascurabili si ha che
−3n − 7 −3n 3
∼ =− ,
4n + 3 4n 4
da cui
3
lim a n = − .
n→+∞ 4

248 CHAPTER 7. LIMITI

a n+1
Esercizio 7.10.29. Calcolare lim con le seguenti successioni (a n ):
n→+∞ a n
p à !
nn p nn n 2n 2n
(a) n!; (b) ; (c) n!; (d) ; (e) ; (f ) .
n! n! n! n
[R.: (a) +∞, (b) e, (c) +∞, (d) 0, (e) +∞, (f ) 4]

S OLUZIONI E S . 7.10.29.
(n + 1)! (n + 1) · n!
(a) lim = lim = lim (n + 1) = +∞
n→+∞ n! n→+∞ n! n→+∞

(n + 1)n+1 n! (n + 1)n · (n + 1) n! n +1 n 1 n
µ ¶ µ ¶
(b) lim = lim · n = lim = lim 1 + =e
n→+∞ (n + 1)! n n n→+∞ (n + 1) · n! n n→+∞ n n→+∞ n
p
(n + 1)! p
(c) lim p = lim n + 1 = +∞
n→+∞ n! n→+∞

p p sµ
n+1 n! n
(n + 1) · (n + 1) n! 1 n

(n + 1) 1
(d) lim p = lim p = lim p · 1+ =0
n→+∞ (n + 1)! n n n→+∞ (n + 1) · n! n n n→+∞ n + 1 n

(n + 1)2n+2 n! (n + 1)2n · (n + 1)2 n! 1 n 2


µµ ¶ ¶
(e) lim = lim = lim (n + 1) 1 + = +∞
n→+∞ (n + 1)! n 2n n→+∞ (n + 1) · n! n 2n n→+∞ n
à !
2(n + 1) (2n + 2)!
n +1 (n + 1)!(n + 1)! (2n + 2)(2n + 1)
(f) lim à ! = lim = lim =4
n→+∞ 2n n→+∞ (2n)! n→+∞ (n + 1)2
n n!n!


nn
Esercizio 7.10.30. Calcolare lim al variare di α > 0 con α 6= e.
n→+∞ αn n!
R.: 0 se α > e, +∞ se 0 < α < e.
n
S OL . E S . 7.10.30. Applichiamo il criterio della radice. Sia a n = αnn n! . Allora
r r r
p
n n nn 1 n nn 1 n n
n e
lim a n = lim = lim = lim = .
n→+∞ n→+∞ α n! n→+∞ α n! α n→+∞ n! α
n

Dove l’ultima uguaglianza viene dal limite notevole


r
n
n n
lim = e.
n→+∞ n!
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 249

Dunque, per il criterio della radice,


e nn
α>e ⇒ ∈ [0, 1[ ⇒ lim =0
α n→+∞ αn n!

e nn
0<α<e ⇒ ∈]1, +∞] ⇒ lim = +∞.
α n→+∞ αn n!

n!n n
Esercizio 7.10.31. Calcolare lim per p ∈ N.
n→+∞ (pn)!
R.: 0 se p ≥ 2, +∞ se p = 1.

S OL . E S . 7.10.31. Osserviamo subito che


n!n n
se p = 1 ⇒ lim = lim n n = +∞.
n→+∞ (pn)! n→+∞

Studiamo quindi il caso p ≥ 2. Proviamo ad applicare il criterio del rapporto.


n
n!n
Sia a n = (pn)! , con p ∈ N, si ha:

a n+1 (n + 1)!(n + 1)n (np)! n + 1 n (np)!


= · = (n + 1)( ) =
an (p(n + 1))! n!n n n (np + p)!
1 n (np)! 1 1
= (n + 1)(1 + ) · = (n + 1)(1 + )n ·
n (np + p) · · · (np + 1)(np)! n (np + p) · · · (np + 1)
1 n +1
= (1 + )n · .
n (np + p) · · · (np + 1)
Essendo
1 n
lim (1 + ) =e
n→+∞ n
segue che
a n+1 n +1
lim= lim e · .
an
n→+∞ n→+∞ (np + p) · · · (np + 1)
Cerchiamo di maggiorare e minorare l’ultimo fattore. Si ha, per ogni p ≥ 2,

np + 1 ≤ np + i ≤ np + p ∀i ∈ {1, . . . , p},

allora
(np + 1)p ≤ (np + i )p ≤ (np + p)p ∀i ∈ {1, . . . , p},
da cui
n +1 n +1 n +1
p
≤ ≤ .
(np + p) (np + p) · · · (np + 1) (np + 1)p
Essendo
n +1 n 1
p
∼ p
= p−1 p
(np + p) (np) n p
250 CHAPTER 7. LIMITI

abbiamo che, essendo p − 1 ≥ 1,


n +1 1
lim lim = 0.
n→+∞ (np + p)p n→+∞ n p−1 p p

Analogamente, essendo
n +1 n 1
p
∼ p
= p−1 p
(np + 1) (np) n p
abbiamo che, essendo p − 1 ≥ 1,
n +1 1
lim lim = 0.
n→+∞ (np + 1)p n→+∞ n p−1 p p

Pertanto, per il Teorema dei carabinieri, si ha


n +1
lim = 0.
n→+∞ (np + p) · · · (np + 1)

Ne deduciamo che
a n+1
= e · 0 = 0.
lim
an n→+∞
Quindi per il criterio del rapporto concludiamo che
n!n n
lim = 0 se p ≥ 2.
n→+∞ (pn)!

Esercizio 7.10.32. Calcolare


(pn)n · n!
lim p ∈ N, p ≥ 2.
n→+∞ (2n)!
R.: +∞
(pn)n ·n!
S OL . E S . 7.10.32. Sia a n = (2n)! e applichiamo il criterio del rapporto:

a n+1 (p(n + 1))n+1 + (n + 1)! (2n)!


= ·
an (2(n + 1))! (pn)n n!
(p(n + 1))n p(n + 1)(n + 1) (n + 1)n · p(n + 1)2
= = .
(2n + 2)(2n + 1)(pn)n (2n + 2)(2n + 1)n n
Allora abbiamo
a n+1 n +1 n p(n + 1)2
µ ¶
lim = lim =
n→+∞ a n n→+∞ n 2(n + 1)(2n + 1)
1 n n2 e ·p
µ ¶
= lim 1 + ·p · 2
=
n→+∞ n (2n) 4
poiché n + 1 ∼ n e 2n + 1 ∼ 2n.
Allora per il criterio del rapporto, otteniamo che
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 251

ep
• se p ≥ 2 ⇒ 4
≥ e·2
4
> 2·2
4
= 1. Quindi

a n+1 ep
lim = >1 ⇒ lim a n = +∞.
n→+∞ a n 4 n→+∞

ep
• se p = 1 ⇒ 4 = 4e < 1. Quindi

a n+1 e
lim = <1 ⇒ lim a n = 0.
n→+∞ a n 4 n→+∞


(n + p)n
Esercizio 7.10.33. Calcolare lim per p, q ∈ N.
n→+∞ (n + q)!
R.: +∞
p
n
Esercizio 7.10.34. Calcolare lim a n + b n per a, b ∈ R, a, b ≥ 0.
n→+∞
R.: max{a, b}

Esercizio 7.10.35. Calcolare


p
n n
lim 5 − 3n .
n→+∞

S OL . E S . 7.10.35. Poniamo a n = 5n − 3n . Siccome (a n )n è una successione a termini positivi


possiamo anche in questo caso utilizzare il teorema ausiliario nel seguente modo.
Si ha

a n+1 5n+1 − 3n+1


= =
an 5n − 3n
5n+1 3n+1
= ³ ³ ´n ´ − ³ ³ ´n ´ =
5n 1 − 35 3n −1 + 35
5 3 n→+∞
=³ ³ ´n ´ − ³ ³ ´n ´ −→ 5,
1 − 53 −1 + 35

da cui
p
n n 5n+1 − 3n+1
lim 5 − 3n = lim =5
n→+∞ n→+∞ 5n − 3n


Esercizio 7.10.36. Calcolare, se esiste, il limite delle seguenti successioni.


252 CHAPTER 7. LIMITI

3n 2 − 2n − 4 (+∞), −2n 3 + n − 2 (−∞), −n 5 + 4n 3 − 3 (−∞),

4 3 2 n + cos n n 2 − 2n + 3
4n + 5n − 2n − 10n + 1 (+∞), (1), (+∞),
n + sin n 2 2n + 1

n3 − n − 1 3n 2 + 1 3 n3 − 1
(−∞), (− ), (1),
3−n −2n 2 + 1 2 (n + 1)(n 2 + 2n + 1)
p p
(2n + 1)(3n 2 − n 3 + 3) n2 + 2 1 n +1
(−∞), ( ), p p (0),
(n 2 + 2n + 2) n2 + 1
¡ ¢
2n + 3 2 n2 + n + 1 − n
p p p p
n2 + 1 − n3 + 3 1 n
n 2n + 1 − 2n
p (− ), (−1) (6 ∃), p p (0),
2 n3 + 1 2 n +1 2n + 1 + n
¶n+3
n
µ
1
(6 ∃), 1+ (e),
1 + (−1)n−1 n n +2
¶n ¶n
n3 + 1
µ µ
1
1+ 2 (1), (0),
n n4 + 3
s
¶n
1−n 2n+1 + n 2 n! − 2n n
µ
n 2
(6 ∃), ( ), (−2),
n 5n − 3n+1 5 nn − n3

¶pn
2n+2 n2 + n − 2
µ
(0), (1),
n! − 3n n2 + 1

p ¶p4
n
à p !−n
3 n 22n + 5(n+1)/2 n +1
µ
1− (1), (+∞), p (0),
n +2 5(n−1)/2 + 2n+1 n +1−1

2−2n + 2n! n q
(+∞), (1), log2 n − log3 (n − 2) + 2 (+∞),
2n + n 2 log2 (2n + e)

¶n ¶n/2
n3 + 1
µ µ
1
1+ (e), (0),
log(e n+1 + 3) n4 + 3

−n 3
¯ n ¯¯ (2+n)2
+ arctan((n−1)!)
4 (2n + 5)2/3 + (2n − 1)2/3
¯(−1)n (1), (−1), p (0),
¯
¯
n +1 n n 2 + 1 + n 1/4
pn
2n + (−1)n (n + 1)2 p
n n 5n − 3n
(0), πn + (−1)n 3n (π), p (5e).
−5n + n n
n! − 5n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 253

Esercizio 7.10.37. Calcolare, se esiste, il limite della successione:


n
n (−1)
.
n 3/2
R.: 0
(−1)n
S OL . E S . 7.10.37. Sia a n = nn 3/2 . Si ha che la sottosuccessione degli indici pari ha elementi
2n
(2n)(−1) (2n)1 1
a 2n = = =p ,
(2n)3/2 (2n)3/2 2n
quindi
1
lim a 2n = lim p = 0.
n→+∞ n→+∞ 2n

Si ha che la sottosuccessione degli indici dispari ha elementi


2n+1
(2n + 1)(−1) (2n + 1)−1 1
a 2n+1 = = = ,
(2n + 1)3/2 (2n + 1)3/2 (2n + 1)5/2
quindi
1
lim a 2n+1 = lim = 0.
n→+∞ n→+∞ (2n + 1)5/2
Dato che le sue sottosuccessioni (a 2n ) e (a 2n+1 ) convergono entrambe a 0, allora esiste il limite di
(a n ) e
lim a n = 0.
n→+∞


Esercizio 7.10.38. Calcolare, se esiste, il limite della successione:


(−1)n n
µ ¶
1+ .
n
R.: 6 ∃

S OL . E S . 7.10.38. Essendo
1−n n
¶n
n n −1 1 n
µ ¶ µ µ ¶
n
a n := = (−1) = (−1) 1 −
n n n
deduciamo che la successione degli indici pari (a 2n ) è
1 2n 1 2n
µ ¶ µ ¶
2n
a 2n = (−1) 1− = 1−
2n 2n
e µ ¶2n+1 µ ¶2n+1
2n+1 1 1
a 2n+1 = (−1) 1− = − 1− .
2n + 1 2n + 1
254 CHAPTER 7. LIMITI

Essendo
1 n 1
µ ¶
lim 1 − =
n→+∞ n e
deduciamo che µ ¶2n
1 1
lim a 2n = lim 1− = ,
n→+∞ n→+∞ 2n e
e µ ¶2n+1
1 1
lim a 2n+1 = lim − 1 − =− .
n→+∞ n→+∞ 2n + 1 e
Ne segue che non esiste il limite di (a n ). 

Esercizio 7.10.39. Calcolare, se esiste, il limite della successione:


−n 3/2 + n 7/8 − n + 2
.
log2 2n + n 7/5
R.: −∞.

S OL . E S . 7.10.39. Si ha
−n 3/2 + n 7/8 − n + 2 −n 3/2 + n 7/8 − n + 2
lim = lim
n→+∞ log2 2n + n 7/5 n→+∞ n + n 7/5
³ ´
3/2 1 1 2
n −1 + n 5/8 − n 1/2 + n 3/2
lim ³ ´ =
n→+∞ 1
n 7/5 n 2/5 +1
³ ´
1 1 2
−1 + n 5/8 − n 1/2 + n 3/2
= lim n 1/10 ³ ´ = −∞.
n→+∞ 1
n 2/5
+ 1


Esercizio 7.10.40. Calcolare, se esiste, il limite della successione:


¶log(n 3 +1)
1 + log(n 3 )
µ
.
3 log n
R.: e.

S OL . E S . 7.10.40. Si ha
¶log(n 3 +1) ¶log(n 3 +1)
1 + log(n 3 ) 1 + 3 log n
µ µ
=
3 log n 3 log n
3
µ ¶log(n 3 +1) õ ¶3 log(n) ! log(n +1)
3 log(n)
1 1
= 1+ = 1+ .
3 log n 3 log n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 255

Si ha µ ¶3 log(n)
1
lim 1 + = e,
n→+∞ 3 log n
allora
¶log(n 3 +1) log(n 3 +1)
1 + log(n 3 )
µ
lim = lim e log(n 3 ) .
n→+∞ 3 log n n→+∞

Si ha
3 1
log(n 3 + 1) log(n (1 + n 3 ))
=
log(n 3 ) log(n 3 )
log(n 3 ) + log(1 + n13 )) log(1 + n13 )
= = 1+
log(n 3 ) log(n 3 )
da cui deduciamo che
log(1 + n13 )
à !
log(n 3 + 1)
lim = lim 1 + = 1.
n→+∞ log(n 3 ) n→+∞ log(n 3 )
Pertanto,
log(n 3 +1)
lim e log(n 3 ) = e 1 = e.
n→+∞


Esercizio 7.10.41. Calcolare, se esiste, il limite seguente


p ¶n
3 n 4
µ
lim 1 − .
n→+∞ n +2
p
3 n
S OL . E S . 7.10.41. Posto a n = n+2
si ha che limn→+∞ a n = 0.
Si ha
p ¶n ´ nan
3 n 4
µ
n 1
³
4
lim 1 − = lim (1 − a n ) 4 = lim (1 − a n ) an .
n→+∞ n +2 n→+∞ n→+∞
Essendo, per il limite notevole del Teorema 7.8.14,
1
lim (1 − a n ) an = e,
n→+∞

deduciamo per l’Esercizio 7.9.20 che


³ 1
´ nan na n
4
lim (1 − a n ) an = lim e 4 .
n→+∞ n→+∞

Ricordando l’espressione di a n si è finora arrivati ad affermare che


p ¶n p
3 n
3 n 4
µ n n+2
lim 1 − = lim e 4
n→+∞ n +2 n→+∞

e tale limite vale +∞. 


256 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.10.42. Calcolare, se esiste, il limite seguente

p ¶pn
3 n
µ
lim 1 − .
n→+∞ n +2
p
3 n
S OL . E S . 7.10.41. Posto a n = n+2 si ha che limn→+∞ a n = 0.
Si ha
p ¶pn p ´ p
3 n
µ
1 an n
³
n
lim 1 − = lim (1 − a n ) = lim (1 − a n ) n
a .
n→+∞ n +2 n→+∞ n→+∞

Essendo, per il limite notevole del Teorema 7.8.14,

1
lim (1 − a n ) an = e,
n→+∞

deduciamo per l’Esercizio 7.9.20 che

³ ´ p
1 an n p
lim (1 − a n ) an = lim e an n .
n→+∞ n→+∞

Ricordando l’espressione di a n si è finora arrivati ad affermare che

p ¶pn p 3pn
3 n
µ
3n
lim 1 − = lim e n n+2 = lim e n+2 .
n→+∞ n +2 n→+∞ n→+∞

Essendo
3n
lim =3
n→+∞ n + 2

il limite della successione vale e 3 . 

Esercizio 7.10.43. Calcolare, se esiste, il limite delle seguenti successioni.

s p p
| sin n| n +1− n sin(n) + 3 n
µ ¶
3
; p ; ; (3 + cos n)n
n +1 n 5
n 1
sin nπ10; log(1 + 2e n );
n +1 n2
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 257

Esercizio 7.10.44. Calcolare, se esiste, il limite delle seguenti successioni.


£n¤
2n + n 2 (−2)n + n 2 2 2 +1
; ; ;
3n + n 3 3n + n 3 2n + n
2n+2 + 3n/2 nn + n2
; αn + (−1)n α2n (α ∈ R); ;
2n + 3 2
n+2
n! + 3n
(n + 1)n + n 4 1 1/n p p
µ ¶
; (2 − n)n + (4n)!;
3
n n
n! sin n ; n + 1 − 3 n;
3 n! + 4 n
p
n
s
(2n)! n n n/2 log n!
; n
; ;
Pnn α Pn2 +31 n
log n! k=1
k k=1
k n n/2
; (α ∈ R); ; ;
n2 n n3 n!
n kn 2n
; p
n
.
(kn)! n!
Esercizio 7.10.45. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione:
£n¤
2 2 + n2
.
2n/2 + n
£n¤
S OL . E S . 7.10.45. Studiamo il numeratore e vediamo chi è trascurabile tra 2 2 e n2.
Ricordiamo che [x] ≤ x < [x] + 1, ∀x ∈ R, in particolare [x] > x − 1.
Allora abbiamo: £n¤ n
2 2 2 2 −1
> .
n2 n2
Siccome, per la gerarchia degli infiniti,
n
2 2 −1
lim = +∞,
n→+∞ n 2

allora, per il criterio del confronto, è:


£n¤
2 2
lim = +∞.
n→+∞ n 2
£n¤
Dunque n 2 = o(2 2 ).
Studiamo il denominatore e vediamo chi è trascurabile tra 2n/2 e n. Dalla gerarchia degli infinti, è
2n/2
immediato che n = o(2n/2 ), poiché lim = +∞.
n→+∞ n
Allora £n¤ £n¤
2 2 + n2 2 2 1
lim n = lim n = lim £ ¤.
n→+∞ 2 2 + n n→+∞ 2 2 n→+∞ n2 − n2
2
n n
£ ¤
Ora, sia a n = 2 2 − 2 . La sottosuccessione con indici pari è
2n 2n
£ ¤
a 2n = 2 2 − 2 = 2n−[n] = 2n−n = 20 = 1
258 CHAPTER 7. LIMITI

poiché [n] = n. Quindi


1 1
lim = lim = 1.
n→+∞ a 2n n→+∞ 1
Se considero a 2n+1 ho:
2n+1 2n+1 1
n+ 12 1
£ ¤ £ ¤
lim a 2n+1 = lim 2 2 − 2 = lim 2n+ 2 − = lim 2n+ 2 −n =
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
1 1
= lim 2 2 = 2 2 .
n→+∞
Allora
1 1
lim 6= 1. =
a 2n+1 21/2
n→+∞
Dato che le sottosuccessioni di (a n ) degli indici pari e degli indici dispari hanno limiti diversi,
allora non esiste il limite di (a n ). 

Esercizio 7.10.46. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione:

αn + α2n (α ∈ R).

S OL . E S . 7.10.46. Se α = 1:

lim αn + α2n = lim (1 + 1) = 2.


n→+∞ n→+∞

Se α = 0:
lim αn + α2n = lim 0 + 0 = 0.
n→+∞ n→+∞
Consideriamo ora α > 0, α 6= 1 e valutiamo chi comanda tra αn e α2n .
00 1 00
"
αn 1 +∞ = 0 se α > 1
lim 2n = lim n =
n→+∞ α n→+∞ α = +∞ se 0 < α < 1
Allora "
α2n se α > 1
αn + α2n ∼
αn se 0 < α < 1
Dunque se α > 1
lim αn + α2n = lim α2n = +∞.
n→+∞ n→+∞
Se 0 < α < 1
lim αn + α2n = lim αn = 0.
n→+∞ n→+∞
Resta ora da considerare il caso α < 0. Ciò comporta che α = −|α|. Quindi

lim αn + α2n = lim (−|α|)n + (−|α|)2n =


n→+∞ n→+∞

= lim (−1)n (|α|)n + (−1)2n (|α|)2n = lim (−1)n (|α|)n + |α|2n .


n→+∞ n→+∞
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 259

Sia α < −1. In tal caso, |α| > 1. Allora


µ ¶
1
lim (−1)n |α|n + |α|2n = lim |α|2n (−1)n · n + 1 .
n→+∞ n→+∞ |α|
n 1
¡ ¢
Essendo ((−1) ) una successione limitata e |α|n una successione infinitesima, allora
1
lim (−1)n · =0
n→+∞ |α|n
da cui µ ¶
n 1
lim (−1) · n + 1 = 1.
n→+∞ |α|
Pertanto µ ¶
2n n 1
lim |α| (−1) · n + 1 = lim |α|2n · 1 = +∞.
n→+∞ |α| n→+∞

Sia, invece, −1 < α < 0. Allora

lim αn + α2n = lim (−1)n |α|n + |α|2n = lim |α|n −1 + |α|n = 0.


¡ ¢
n→+∞ n→+∞ n→+∞

Consideriamo infine il caso α = −1. Si ha

lim (−1)n + (−1)2n = lim (−1)n + 1.


n→+∞ n→+∞

Essendo "
1+1 = 2 se n è pari
(−1)n + 1 =
−1 + 1 = 0 se n è dispari
deduciamo che
6 ∃ lim (−1)n + (−1)2n .
n→+∞


Esercizio 7.10.47. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione:


s
n (2n)!
.
n! + 1
S OL . E S . 7.10.47. Per svolgere questo limite utilizziamo il Corollario 7.6.12, il quale afferma
a n+1 p a n+1
che se esiste lim allora lim n a n = lim .
n→+∞ a n n→+∞ n→+∞ a n
Allora abbiamo:
a n+1 (2(n + 1))! n! + 1
lim = lim · .
n→+∞ a n n→+∞ (n + 1)! + 1 (2n)!

Essendo n! + 1 ∼ n! e (n + 1)! + 1 ∼ (n + 1)!, otteniamo:


a n+1 (2(n + 1))! n! (2n + 2)(2n + 1)(2n)! · n!
lim = lim · = lim =
n→+∞ a n n→+∞ (n + 1)! (2n)! n→+∞ (n + 1)(n)! · (2n)!
260 CHAPTER 7. LIMITI

(2n + 2)(2n + 1)
= lim = lim 2(2n + 1) = +∞.
n→+∞ (n + 1) n→+∞

In conclusione: s
n (2n)! a n+1
lim = lim = lim 2(2n + 1) = +∞.
n→+∞ n! + 1 n→+∞ a n n→+∞

Esercizio 7.10.48. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione:


và !
u
u
n kn
t (k ∈ N).
n

S OL . E S . 7.10.48. Ricordiamo innanzitutto che


à !
kn (kn)!
= .
n n!(kn − n)!
a n+1 p a n+1
Utilizziamo il Corollario 7.6.12, il quale afferma che se esiste lim allora lim n a n = lim .
n→+∞ a n n→+∞ n→+∞ a n
Nel caso presente,
a n+1 (k(n + 1))! n!(kn − n)!
lim = lim · =
n→+∞ a n n→+∞ (n + 1)!(k(n + 1) − (n + 1))! (kn)!
(kn + k)(kn + k − 1) · · · (kn + 1)
= lim · (kn − n)! =
n→+∞ (n + 1)((kn − n + k − 1)!)
(kn + k)(kn + k − 1) · · · (kn + 1)
= lim .
n→+∞ (n + 1)(kn − n + k − 1)(kn − n + k − 2) · · · (kn − n + 1)

Ora osserviamo che:


(i) kn + i ∼ kn, ∀i ∈ {1, . . . , k}.
Allora (kn + k)(kn + k − 1) · · · (kn + 1) ∼ (kn)k ;
(ii) (n + 1) ∼ n;
(iii) kn − n + i ∼ kn − n, ∀i ∈ {1, . . . , k − 1}.
Allora (kn − n + k − 1)(kn − n + k − 2) · · · (kn − n + 1) ∼ (kn − n)k−1 .
Dunque otteniamo:

a n+1 (kn)k nk k k
lim = lim = lim =
n→+∞ a n n→+∞ n · (n(k − 1))k−1 n→+∞ n · n k−1 (k − 1)k−1

kk kk
= lim = .
n→+∞ (k − 1)k−1 (k − 1)k−1
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 261

In conclusione: và !
kk
u
u
n kn a n+1
lim t = lim = .
n→+∞ n n→+∞ a n (k − 1)k−1


Esercizio 7.10.49. Calcolare


p
n n
lim 2 + 3n
n→+∞
[R. 3]

Esercizio 7.10.50. Calcolare


p
lim 3n − ( n)n
n→+∞
[R. −∞]

Esercizio 7.10.51. Calcolare al variare di k ∈ N \ {0}


(kn)n − n kn
lim .
n→+∞ (n − 1)kn + (n + k)!

[R. −e k se k > 1; 0 se k = 1]

S OL . E S . 7.10.51. Se k = 1 si ha
(n)n − n n 0
lim n
= lim n
= 0.
n→+∞ (n − 1) + (n + 1)! n→+∞ (n − 1) + (n + 1)!

Se k ≥ 2 consideriamo il numeratore e vediamo quali tra i due addendi domina l’altro:


(kn)n
lim .
n→+∞ n kn
n
Sia a n = (kn)
n kn
e applichiamo il criterio della radice
s
n kn kn k
p n (kn)
lim n a n = lim kn
= lim kn
= lim k = lim k−1 = 0,
n→+∞ n→+∞ n n→+∞ n→+∞ n n→+∞ n
nn
poiché k ≥ 2. Quindi per il criterio della radice

lim a n = 0,
n→+∞
ossia
(kn)n
lim = 0,
n→+∞ n kn
cioè (kn)n = o(n kn ).
Allora
(kn)n − n kn −n kn
lim = lim .
n→+∞ (n − 1)kn + (n + k)! n→+∞ (n − 1)kn + (n + k)!
262 CHAPTER 7. LIMITI

Consideriamo ora il denominatore e valutiamo chi comanda tra (n − 1)kn e (n + k)!, se ve n’è uno.
kn
Poniamo a n := (n−1)
(n+k)!
e studiamone il limite col criterio del rapporto:

a n+1 n k(n+1) (n + k)!


lim = lim · =
n→+∞ a n n→+∞ (n + 1 + k)! (n − 1)kn

n kn · n k ³ n ´kn nk
= lim = lim · .
n→+∞ (n + k + 1)(n − 1)kn n→+∞ n − 1 n +k +1
nk k
Essendo n+k+1
∼ nn = n k−1 , abbiamo che
³ n ´kn nk ³ n ´kn
lim · = lim n k−1 =
n→+∞ n − 1 n +k +1 n→+∞ n −1
1 n k k−1
¶kn
n −1+1
µ µµ ¶ ¶
k−1
= lim n = lim 1+ n .
n→+∞ n −1 n→+∞ n −1
E’ noto che
1 n+1
µ ¶
lim 1 + = e,
n→+∞ n
da cui anche µ ¶n−1
1
lim 1+ .
n→+∞ n −1
Se non lo si ricorda, osserviamo che
1 n
µ ¶ µ ¶n−1
1
lim 1 + =e ⇒ lim 1 + ,
n→+∞ n n→+∞ n −1
da cui si ha µ ¶n µ ¶n−1 µ ¶
1 1 1
lim 1 + = lim 1 + · 1+ = e.
n→+∞ n −1 n→+∞ n −1 n −1
Riassumendo: µµ ¶n ¶k
1
lim 1+ n k−1 = e k · lim n k−1 = +∞.
n→+∞ n −1 n→+∞
Quindi per il criterio del rapporto:
a n+1 (n − 1)kn
lim = +∞ ⇒ lim = +∞
n→+∞ a n n→+∞ (n + k)!

da cui (n + k)! = o((n − 1)kn ).


In conclusione:
(kn)n − n kn −n kn
lim = lim =
n→+∞ (n − 1)kn − (n + k)! n→+∞ (n − 1)kn
³³ n ´n ´k
= lim − = −e k .
n→+∞ n −1

7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 263

n
Esercizio 7.10.52. Determinare il min lim e il max lim della successione ((−1)n ).
n +1
n
Esercizio 7.10.53. Determinare il min lim e il max lim della successione ( ).
1 + (−1)n−1 n
(−1)n n
µ ¶
Esercizio 7.10.54. Determinare il min lim e il max lim della successione ( 1 + ).
n
1−n n
µµ ¶ ¶
Esercizio 7.10.55. Determinare il min lim e il max lim della successione .
n
Esercizio 7.10.56. Calcolare max lim e min lim di
(
ne −n se n è pari
a n :=
ne n se n è dispari.
Sol: max lim = +∞, min lim = 0.
2n
Consideriamo la sottosuccessione (a 2n ) = e 2n
. Essa è una sottusuccessione di (a n ) che tende a 0
per l’Esercizio 7.8.5.
Ne segue che
min lima n ≤ lim a 2n = 0.
n→+∞ n→+∞
Essendo a n > 0 per ogni n risulterà min lima n = 0.
n→+∞
Consideriamo la sottosuccessione (a 2n+1 ) = (2n + 1)e 2n+1 . Essa è una sottusuccessione di (a n ) che
tende a +∞.
Ne segue che
max lima n ≥ lim a 2n+1 = +∞.
n→+∞ n→+∞
da cui max lima n = +∞.
n→+∞

Esercizio 7.10.57. Calcolare max lim e min lim di sin nπ


¡ ¢
2 .
Sol: 


 0 se n ≡ 0 mod 4

 1 se n ≡ 1 mod 4
an =


 0 se n ≡ 2 mod 4

 −1 se n ≡ 3 mod 4.
Da qui: max lim = 1, min lim = −1.
n
n
Esercizio 7.10.58. Calcolare max lim e min lim di ( 1+(−1)
1+n ).
Sol: (
1 + (−1)n n 1 se n è pari
= 1−n 2
1+n 1+n
= −1 + 1+n se n è dispari.
Da qui: max lim = 1, min lim = −1.
264 CHAPTER 7. LIMITI

2n
Esercizio 7.10.59. Calcolare max lim e min lim di ((−1)n n+2 ).
£p p ¤
Esercizio 7.10.60. Calcolare max lim e min lim di ( n + 1 − n ).
Sol:
p p 1
n +1− n = p p ∈]0, 1[
n +1+ n
quindi hp p i
n + 1 − n = 0.
Da qui: max lim = min lim = 0.
p p
Esercizio 7.10.61. Calcolare max lim e min lim di ( n + 1 − [ n]).
Sol: max lim = 1, min lim = 0.

p p p p
n + 1 − [ n] ≥ n + 1 − n ≥ 0.
Dunque
p p
min lim( n + 1 − [ n]) ≥ 0.
n→+∞

p p p p p p
n + 1 − [ n] ≤ n + 1 − ( n − 1) = n + 1 − n + 1.
Ora:
p p 1
n +1− n = p p
n +1+ n
quindi
p p p p
µ ¶
1
max lim( n + 1 − [ n]) ≤ max lim( n + 1 − ( n − 1)) = max lim p p + 1 = 1.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n +1+ n
Allora:
p p p p
0 ≤ min lim( n + 1 − [ n]) ≤ max lim( n + 1 − [ n]) ≤ 1.
n→+∞ n→+∞
p p
Se poniamo a n := n + 1 − [ n] e consideriamo a n 2 si ha
p p p n2 + 1 − n2
an2 = n 2 + 1 − [ n 2 ] = n 2 + 1 − n = p →n→+∞ 0
n2 + 1 + n
da cui si deduce che
p p
min lim( n + 1 − [ n]) = 0.
n→+∞
Se consideriamo a n 2 −1 si ha
p p p
a n 2 −1 = n2 − [ n 2 − 1] = n − [ n 2 − 1]

Ora, essendo p
n −1 ≤ n 2 − 1 ⇔ n 2 − 2n + 1 ≤ n 2 − 1 ⇔ 2 ≤ 2n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 265

ed essendo l’ultima affermazione vera, deduciamo


p
n − 1 ≤ n2 − 1 < n
p
da cui [ n 2 − 1] = n − 1. Allora
a n 2 −1 = n − (n − 1) = 1
che ovviamente tende a 1.
Conclusione:
p p
max lim n + 1 − [ n] = 1.
n→+∞

Esercizio 7.10.62. Calcolare max lim e min lim di


(−1)n 2n n
µµ ¶ ¶
1+ 2 .
n +1
S OL . E S . 7.10.62. Andiamo a considerare la sottosuccessione di indici pari:
 2n4n
¶ 4n 2 +1 4n 2 +1

µ ¶2n µ
4n 4n 4n
a 2n = 1 + 2
=  1+ 2  .
(2n) + 1 4n + 1

¶ 4n 2 +1
8n 2
µ
4n 4n
Poiché lim 1+ 2 = e, e lim = 2, allora
n→+∞ 4n + 1 n→+∞ 4n 2 + 1

lim a 2n = e 2 .
n→+∞

Considerando la sottosuccessione di indici dispari, invece, si ha:


2(2n + 1) 2n+1
µ ¶ µ ¶2n+1
4n + 2
a 2n+1 = 1 − = 1− 2 =
(2n + 1)2 + 1 4n + 4n + 2
 (2n+1)(4n+2)
¶ 4n 2 +4n+2 4n 2 +4n+2

µ
4n + 2 4n+2
=  1− 2  .
4n + 4n + 2
µ ¶ 4n 2 +4n+2
4n + 2 4n+2 1 (2n + 1)(4n + 2)
Poiché lim 1− 2 = , e lim = 2, allora
n→+∞ 4n + 4n + 2 e n→+∞ 4n 2 + 4n + 2
1
lim a 2n+1 = .
n→+∞ e2
Quindi 6 ∃ lim a n .
n→+∞
Allora possiamo concludere che
1
min lim a n = max lim a n = e 2 .
e2

266 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.10.63 (Allineamento 7-11-2020). Calcolare


2
2n −n
− 3n
lim ¡ 3 ¢n 2 .
n→+∞ n+5
4 − 2

S OL . E S . 7.10.63. Sia il numeratore che il denominatore, si presentano come una forma inde-
terminata.
2
Stabiliamo che comanda tra 2n −n
e 3n Per calcolare
2
2n −n
lim
n→+∞ 3n

possiamo usare il criterio della radice, Teorema 7.6.4.


n 2 −n
Sia a n = 2 3n . Allora
s
2
p
n
n 2n −n 2n−1
lim a n = lim = lim = +∞.
n→+∞ n→+∞ 3n n→+∞ 3

Dunque, per il criterio della radice,


2
2n −n
lim = +∞.
n→+∞ 3n
Allora
2
3n = o(2n −n
)
da cui
2 2
2n −n
− 3n ∼ 2n −n
.
Analogamente ragioniamo coi termini a denominatore.
n+5
Sia a n = ¡4 ¢n 2 . Allora
3
2
v 5
41+ n 00 4 00
u n+5
p
n
u4
lim a n = lim n
t lim ¡ 3 ¢n =
¡ 3 ¢n 2 = n→+∞ = 0.
n→+∞ n→+∞ +∞
2
2

Dunque, per il criterio della radice,


4n+5
lim ¡ ¢ 2 = 0.
n→+∞ 3 n
2
Allora
¡¡ 3 ¢n 2 ¢
4n+5 = o
2
da cui
¡ 3 ¢n 2 ¡ 3 ¢n 2
4n+5 − ∼− .
2 2
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 267

Da tutto ciò segue che


2 2
2n
− 3n −n
2n −n
lim = lim .
n→+∞ n+5 ¡ 3 ¢n 2 n→+∞ ¡ 3 ¢n 2
4 − 2 − 2
Si ha
2 2 2 2
2n −n 2n −n+n 22n −n
lim ¡ ¢ 2 = lim − 2
= lim − 2
.
n→+∞ n n→+∞ 3n n→+∞ 3n
− 32

Tale limite si presenta come forma indeterminata ∞
.
Ragioniamo ancora col criterio della radice.
2n 2 −n
Sia a n = 2 2 .
3n
Allora s
2 −n
p
n n 22n 22n−1
lim a n = lim = lim
n→+∞ n→+∞ 3n
2 n→+∞ 3n
µ ¶n
1 4
= lim = +∞.
n→+∞ 2 3
Dunque, per il criterio della radice,
2
22n −n
lim 2
= +∞.
n→+∞ 3n
Si conclude che
2
2n −n
− 3n
lim ¡ 3 ¢n 2 = −∞.
n→+∞ n+5
4 − 2


Esercizio 7.10.64 (Prova scritta 14-1-2019). Calcolare al variare di α ∈ R:


n 2 exp(3n + αn 2 )
lim p p p .
n→+∞
(n 2 )!( n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n)
[R. 0 per ogni α ∈ R.]

S OL . ES . 7.10.64. Osserviamo che


p p n 4 + 2n 2 + 2 − (n 4 + n 2 − 2n)
n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n = p p =
n 4 + 2n 2 + 2 + n 4 + n 2 − 2n
n 2 + 2n + 2
=p p =
n 4 + 2n 2 + 2 + n 4 + n 2 − 2n
n 2 + 2n + 2 n2 1
= r r ∼ 2= ,
2 2 1 2 2n 2
n2 1 + 2 + 4 + n2 1 + 2 − 3
n n n n
268 CHAPTER 7. LIMITI

pertanto
2
n 2 exp(3n + αn 2 ) 2n 2 e 3n+αn
lim p p p = lim p .
n→+∞
(n 2 )!( n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n) n→+∞ (n 2 )!
2
Ora, se α < 0, per le gerarchie degli infiniti, 2n 2 e 3n+αn → 0 per n → +∞.
p
Inoltre (n 2 )! → +∞ per n → +∞, quindi

n 2 exp(3n + αn 2 )
lim p p p = 0 se α < 0.
n→+∞
(n 2 )!( n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n)
Supponiamo ora α ≥ 0.
+∞
Per n → +∞, si ottiene una forma indeterminata del tipo .
+∞
Poniamo
2
2n 2 e 3n+αn
a n := p .
(n 2 )!
Osserviamo che a n ≥ 0 per ogni n ∈ N. Applichiamo il criterio del rapporto:
2 p
a n+1 2(n + 1)2 e 3(n+1)+α(n+1) (n 2 )!
= 2
·p =
an 2n 2 e 3n+αn ((n + 1)2 )!
s
2
(n + 1) 2
3n+3+αn +2αn+α−3n−αn 2 (n 2 )!
= · e · ∼
n2 (n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)(n 2 )!
s
1
∼1 · e 2αn+α+3 ·
(n + 1) ((n + 1) − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
2 2

Quindi
s
a n+1 1
lim = lim e 2αn+α+3 · . (7.10.2)
n→+∞ a n n→+∞ (n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)

Calcoliamo il secondo limite. Osservando che

(n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1) = (n 2 + 1)(n 2 + 2) . . . (n 2 + 2n + 1),

(si moltiplicano tutti i termini tra (n + 1)2 e n 2 + 1), e che

n2 + k ≥ n2 ∀k ∈ N,

si ricava che
(n 2 )2n+1 ≤ (n 2 + 1)(n 2 + 2) . . . (n 2 + 2n + 1).
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 269

Quindi
s
1 e 2αn+α+3 e 2αn+α+3
0 ≤ e 2αn+α+3 · ≤ ≤ → 0.
(n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
p p
(n 2 )2n+1 (n 2 )2n
Allora, per il teorema dei carabinieri,
s
1
lim e 2αn+α+3 · = 0.
n→+∞ (n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
Allora, per (7.10.2),
a n+1
= 0, lim
n→+∞ a n

e per il criterio del rapporto, lim a n = 0.


n→+∞
In conclusione,
n 2 exp(3n + αn 2 )
lim p p p = 0 ∀α ∈ R.
n→+∞
(n 2 )!( n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n)


Esercizio 7.10.65 (Prova scritta 4-2-2019). Calcolare al variare di α ∈ R:


· α¸
n n
(−1)
3
lim p p
n→∞ n 2 + 4n − n − 3 n

dove [x]= parte intera di x.


[R. 0 se α < 12 , 6 ∃ se α ≥ 21 .]

S OL . ES . 7.10.65. Se α ≤ 0, si ha 0 ≤ n α /3 < 1 definitivamente. Infatti, se α = 0,


n0 1
0≤ = < 1, per ogni n ∈ N,
3 3
mentre se α < 0,

lim = 0,
n→+∞ 3
per cui 0 ≤ n α /3 < 1 definitivamente.
Allora, definitivamente,

· ¸
=0 per ogni α ≤ 0,
3
per cui

· ¸
n
(−1)
3
lim p p =0 per ogni α ≤ 0.
n→+∞ n 2 + 4n − n − 3 n
270 CHAPTER 7. LIMITI

Consideriamo ora α > 0. Osserviamo che


3 3 3
p p n 2 + 4n − (n 2 + 6n 2 + 9n) −6n 2 − 5n −6n 2 p
n 2 + 4n − (n + 3 n) = p p = p p ≈ = −3 n,
n 2 + 4n + n + 3 n n 1 + 4/n + n + 3 n 2n
da cui segue che
nα nα
· ¸ ¸ ·
n n
(−1) (−1)
3 3
lim p p = lim p .
n→+∞ n 2 + 4n − n − 3 n n→+∞ −3 n
Per ogni n ∈ N, vale che

· α¸
n nα
−1 < ≤
3 3 3
p
e quindi, dividendo per 3 n,

· ¸
1 1
n α− 2 1 3 n α− 2
− p < p ≤ per ogni n ∈ N. (7.10.3)
9 3 n 3 n 9
Ora, se α = 1/2, segue che

¸ ·

1 1 3 1
− p < p ≤ ,
9 3 n 3 n 9
da cui, per il teorema dei carabinieri, si ottiene che
· α¸
n
3 1
p → per n → +∞,
3 n 9
e quindi non esiste

· ¸
n
(−1)
3
lim p lim a n ,
p =: n→+∞
n→+∞ n 2 + 4n − n − 3 n
perché
1
lim a 2n = − ,
n→+∞ 9
mentre
1
lim a 2n+1 = .
n→+∞ 9
Avendo trovato due sottosuccessioni convergenti a limiti diversi, concludiamo che il limite non
esiste. Se invece α > 1/2, allora dalla prima disugaglianza in (7.10.3) si ha che
· α¸
n
α− 12
n 1 3
− p < p .
9 3 n 3 n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 271

Il membro di sinistra tende a +∞ perché l’esponente α − 1/2 è positivo, quindi per il teorema dei
carabinieri si trova che

¸ ·

3
lim p = +∞.
n→+∞ 3 n

Ragionando come nel caso in cui α = 1/2 e passando alle sottosuccessioni di indici pari e dispari,
si può concludere che anche per α > 1/2 il limite non esiste.
L’ultimo caso da esaminare è quello in cui 0 < α < 1/2. Per la seconda disuguaglianza in (7.10.3),
· α¸
n
1
3 n α− 2
0≤ p ≤ per ogni n ∈ N.
3 n 9
Essendo α < 1/2,
1
n α− 2
lim = 0,
n→+∞ 9

da cui segue, per il teorema dei carabinieri, che


· α¸
n
3
lim p = 0.
n→+∞ 3 n

Allora esiste

¸ ·

3
lim (−1)n · p = 0
n→+∞ −3 n
in quanto prodotto di una successione limitata per una convergente a 0.
In conclusione,

· ¸
n
(−1)

0 se α < 1
3 2
lim p p = .
n→+∞ n 2 + 4n − n − 3 n Ø se α ≥ 1
2

Esercizio 7.10.66 (Prova scritta 3-6-2019). Calcolare al variare di α ∈ R:


¢n 2n 2 n!
lim n αn log(n n + n n−1 ) − log(n n ) arctan
¡
.
n→+∞ nn
³ n ´n p
[Sugg.: Può essere utile: n! ∼ 2πn (formula di Stirling)]
e
[R. 0 se α < 1, +∞ se α ≥ 1.]
272 CHAPTER 7. LIMITI

S OL . E S . 7.10.66. Poniamo
2n 2 n!
a n :=
nn
e studiamone la convergenza con il criterio del rapporto. Per ogni n ∈ N,

a n+1 2(n + 1)2 (n + 1)! n n (n + 1)2 (n + 1)! nn (n + 1)2 1


= · = · · = ·µ ¶ ,
an (n + 1) n+1 2
2n n! n 2 n! (n + 1)(n + 1) n n 2 1 n
1+
n
quindi
a n+1 1
lim = 1 · < 1,
n→+∞ a n e
per cui, dal criterio del rapporto, segue che

2n 2 n!
lim = 0,
n→+∞ n n

e quindi
2n 2 n! 2n 2 n!
arctan ∼ per n → +∞.
nn nn
Inoltre
n n + n n−1
µ ¶ µ ¶
n n−1 n 1
log(n + n ) − log(n ) = log = log 1 + ,
nn n
pertanto
2n 2 n! 1 n 2n 2 n!
µ µ ¶¶
αn
¡ n n−1 n
¢n αn
lim n log(n + n ) − log(n ) arctan = lim n log 1 + .
n→+∞ nn n→+∞ n nn
Sia ora
1 n 2n 2 n!
µ µ ¶¶
αn
b n := n log 1 + .
n nn
Studiamo la convergenza di tale successione con il criterio della radice n-esima (osserviamo che
b n ≥ 0 per ogni n ∈ N).
Ricordando che log(1 + y) ∼ y per y → 0 e utilizzando la formula di Stirling,
¶p
n ´ 1 n α−1
2n 2 n! p n ³p
µ
α 1 1 p
∼ n α−1 · · 2n 2 n! ∼ n α−2 · 2n 2 · n! ∼ n α−2 ·1·
p n
p
n n n
n
b n = n log 1 + 2πn ∼ ·1.
n n n e e
Pertanto, segue che



 +∞ se α > 1
p 
n
lim b n = e −1 < 1 se α = 1
n→+∞ 

0 se α < 1.

7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 273

Per il criterio della radice,



¢n 2n n! +∞ se α > 1
2
lim n αn log(n n + n n−1 ) − log(n n ) arctan
¡
=
n→+∞ nn 0 se α ≤ 1.

Esercizio 7.10.67 (Da prova scritta CdL Matematica 1-7-2019). Calcolare, se esiste, al variare di
α ∈ R: µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 .
n→+∞ n n − n n−2
S OL . E S . 7.10.67. Abbiamo che

7n = o(8n−2 ) e n n−2 = o(n n−1 ) per n → +∞,

quindi
(7n − 8n−2 )n! −8n−2 n!
∼ per n → +∞.
n n−1 − n n−2 n n−1
Studiamo il limite di questa quantità utilizzando il criterio del rapporto: poniamo
8n−2 n!
b n := >0 per ogni n ∈ N.
n n−1
Allora
b n+1 8n−1 (n + 1)! n n−1 8n−1 (n + 1)! 1 nn n +1 1 8
= n
· n−2
= n−2
· · · n
=8 µ ¶n → > 1 per n → +∞,
bn (n + 1) 8 n! 8 n! n (n + 1) n 1 e
1+
n
pertanto, per il criterio del rapporto,
−8n−2 n!
lim = −∞.
n→+∞ n n−1

n +1
µ µ ¶¶
α
Ora, se α < 0, allora n → 0 per n → +∞ e sin π è una successione limitata, pertanto
n n∈N
n +1
µ ¶
α
lim n sin π = 0,
n→+∞ n
quindi
µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = 0 − ∞ = −∞.
n→+∞ n n − n n−2
Supponiamo ora α = 0. In tal caso,
n +1 n +1
µ µ ¶¶ µ µ ¶¶
α
n sin π = sin π
n n∈N n n∈N
274 CHAPTER 7. LIMITI

−8n−2 n!
¶ µ
è una successione limitata, quindi trascurabile rispetto a , che è divergente a −∞.
n n−1 n∈N
Allora µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = −∞ per α ≤ 0.
n→+∞ n n − n n−2
Rimane da studiare il caso α > 0.
Osserviamo innanzitutto che
n +1 π´ ³π´ ³π´ ³π´ π
µ ¶ ³
sin π = sin π + = sin(π) cos + cos(π) sin = − sin ∼− per n → +∞,
n n n n n n
dunque
n +1
µ ¶
α
n sin π ∼ −πn α−1 per n → +∞,
n
e quindi 


 0 se 0 < α < 1
n
µ ¶
+ 1 
lim n α sin π = lim −πn α−1 = −π se α = 1
n→+∞ n n→+∞ 

−∞ se α > 1.

Pertanto,

0 − ∞ = −∞
 se 0 < α < 1
µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶ 

α
lim n sin π + n−1 = −π − ∞ = −∞ se α = 1
n→+∞ n n − n n−2 

−∞ − ∞ = −∞ se α > 1.

In conclusione,
µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = −∞ per ogni α ∈ R.
n→+∞ n n − n n−2


Esercizio 7.10.68 (Prova scritta 15-2-2021). Calcolare


2
−n 3n/2 + e n
lim 2
n→+∞ (3n)! − e 2n
SOLUZIONE Es. 7.10.68
NUMERATORE:
Criterio della radice:
s
n n 3n/2 n 3/2
= → 0.
en
2
en
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 275

Dunque
2
n 3n/2 = o(e n ).
Allora
2 2
−n 3n/2 + e n ∼ e n .
DENOMINATORE
Criterio del rapporto:

2
(3(n + 1))! e 2n (3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
2
= 2 2
e 2(n+1) (3n)! e 2((n+1) −n )
(3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
= .
e 2(2n+1)
Dato che
(3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
lim =0
n→+∞ e 2(2n+1)
allora, per il criterio del rapporto,
(3n)!
lim = 0.
n→+∞ e 2n 2
Allora
2
(3n)! = o(e 2n ) per n → +∞,
da cui
2 2
(3n)! − e 2n ∼ −e 2n .
RIASSUMENDO:

2 2
−n 3n/2 + e n en
lim = lim .
n→+∞ (3n)! − e 2n 3/2 n→+∞ (3n)!

Criterio del rapporto:


2 2 2
e (n+1) (3n)! e (n+1) −n
lim = lim
n→+∞ (3(n + 1))! e n 2 n→+∞ (3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)

e 2n+1
= lim = +∞.
n→+∞ (3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
Pertanto
2
en
lim = +∞.
n→+∞ (3n)!
CONCLUSIONE:
2 2
−n 3n/2 + e n en −1
lim = lim = lim = 0.
n→+∞ (3n)! − e 2n 2 n→+∞ −e 2n 2 n→+∞ e n 2
276 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.10.69 (Prova scritta 25-1-2021). Calcolare


hp in
lim n 2 + 4n − n
n→+∞
N.B.: [x] =parte intera di x.

SOLUZIONE Es. 7.10.69:

p n 2 + 4n − n 2 4n
n 2 + 4n − n = p =p .
n 2 + 4n + n n 2 + 4n + n
Dato che
4n 4n
lim p = lim ³q ´ =2
n→+∞ n 2 + 4n + n n→+∞
n 1+ 4 +1 n
ed essendo
4n 4n
p < p = 2,
n 2 + 4n + n n2
allora
4n
∃n̄ ∈ N : 1 < p <2 ∀n ∈ N, n > n̄.
n 2 + 4n + n
Quindi · ¸
4n
∃n̄ ∈ N : p =1 ∀n ∈ N, n > n̄.
n 2 + 4n + n
Conclusione: hp in
lim n 2 + 4n − n = lim 1n = 1.
n→+∞ n→+∞

Esercizio 7.10.70 (Prova scritta 28-6-2021). Calcolare, se esiste,


Xn k2 + k ¡ ¢
+ n log(n!) + sin(n)
k=1 2k + 1
lim
n→+∞ n 2 + log(n 3 )
SOLUZIONE 7.10.70:

Il denominatore è asintotico a n 2 , quindi si tratta di studiare


Xn k2 + k ¡ ¢
+ n log(n!) + sin(n)
k=1 2k + 1
lim
n→+∞ n2
Per il Teorema di Cesaro (Hopital discreto)
Se (a n ) e (b n ) sono successioni, con (b n ) crescente e limn b n = +∞ allora
a n − a n−1 an
∃ lim = ` ⇒ ∃ lim = `.
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 277

Si pongano
(1)
b n(1) := n 2 ⇒ b n(1) − b n−1 = n 2 − (n − 1)2 = 2n − 1.
e
n k2 + k n2 + n
(1)
a n(1) (1)
X
:= ⇒ a n − a n−1 = ,
k=1 2k + 1 2n + 1
allora
n 2 +n
a n(1) − a n−1
(1)
2n+1 n2 + n 1
lim = lim = =
n→+∞ b n(1) − b n−1
(1) n→+∞ 2n − 1 (2n + 1)(2n − 1) 4
da cui, per il teorema ricordato sopra,
Pn k 2 +k
k=1 2k+1 1
lim = .
n→+∞ n2 4
Studiamo ora
n log(n!) log(n!)
lim 2
= lim
n→+∞ n n→+∞ n
Si ponga
n
(2)
a n(2) := log(n!) = log(k) ⇒ a n(2) − a n−1
X
= log(n).
k=1
Quindi, posto
(2)
b n(2) := n ⇒ b n(2) − b n−1 =1
allora
a n(2) − a n−1
(2)
log(n)
lim = lim = +∞
n→+∞ b (2) − b (2) n→+∞ 1
n n−1
da cui, per il teorema ricordato sopra,
log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Resta da studiare
n sin(n) 1
lim
2
= lim sin(n)
n→+∞ n n→+∞ n

che converge a 0 essendo prodotto di una successione limitata ((sin n)) per una infinitesima (( n1 )).
Conclusione:
Pn k 2 +k
¡ ¢
k=1 2k+1
+ n log(n!) + sin(n))
lim = +∞.
n→+∞ n2

Esercizio 7.10.71 (Prova scritta 7-9-2021). Calcolare, se esiste,


ªn
lim n n (n 2 − 1)1/n − (n − 1)1/n .
©
n→+∞
278 CHAPTER 7. LIMITI

SOLUZIONE Es. 7.10.71:


Applichiamo il criterio della radice. Calcoliamo quindi:

lim n (n 2 − 1)1/n − (n − 1)1/n .


© ª
n→+∞

(n 2 − 1)1/n − (n − 1)1/n = (n − 1)1/n (n + 1)1/n − (n − 1)1/n = (n − 1)1/n (n + 1)1/n − 1 .


© ª

Si ha
log(n−1)
lim (n − 1)1/n = lim e n =1
n→+∞ n→+∞
quindi
(n − 1)1/n ∼ 1.
Vale che
log(n+1) log(n + 1)
(n + 1)1/n − 1 = e n −1 ∼
n
log(n+1)
in quanto limn→+∞ n
= 0. Dunque
log(n + 1)
(n − 1)1/n (n + 1)1/n − 1 ∼ 1 ·
© ª
.
n
Pertanto
log(n + 1)
lim n (n 2 − 1)1/n − (n − 1)1/n = lim n
© ª
n→+∞ n→+∞ n
= lim log(n + 1) = +∞.
n→+∞
Allora, per il criterio della radice, si ha

lim n (n 2 − 1)1/n − (n − 1)1/n = +∞.


© ª
n→+∞

Esercizio 7.10.72 (Prova scritta 8-6-2021). Calcolare, se esiste,


à !n
(n − k)k
lim ¡n ¢
n→+∞
k
al variare di k ∈ N (N = {0, 1, 2 · · · }).

SOLUZIONE Es. 7.10.72:

Se k = 0 è:
(n − k)k n 0 1
¡n ¢ = ¡n ¢ =
k 0
1
pertanto à !n
(n − k)k
se k = 0 lim ¡n ¢ →n→+∞ 1n = 1.
n→+∞
k
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 279

Per gli altri k usiamo il criterio della radice n-esima.


Si ha
(n − k)k = n k + potenze di n di grado inferiore a k.
Analogamente
à !
n n! n(n − 1) · · · (n − (k − 1)) n k + potenze di n di grado inferiore a k
= = = .
k k!(n − k)! k! k!
Quindi
và !n
(n − k)k n k + potenze di n di grado inferiore a k n k
u
u (n − k)k
n
t ¡n ¢ = ¡n ¢ = k
∼ k = k! per n → +∞.
n +potenze di n di grado inferiore a k n
k k k! k!

Se k = 1 non abbiamo risposta, ma se k ≥ 2 si ha k! > 1 quindi, per il criterio della radice n-esima
à !n
(n − k)k
lim ¡n ¢ = +∞ ∀k ≥ 2.
n→+∞
k
Studiamo il caso k = 1.

Se k = 1 è: à !n à !n ¶n
(n − k)k (n − 1)1 n −1 1 n
µ µ ¶
1
¡n ¢ = ¡n ¢ = = 1− = lim .
k 1
n n n→+∞ e

Conclusione: 
Ã
k n
! 1 se k = 0
(n − k) 1
lim = se k = 1

¡n ¢ e
n→+∞
k +∞ se k ≥ 2.

Esercizio 7.10.73. Trovare una successione (a n ) a termini positivi tale che


p
∃ lim n a n
n→+∞

e
an
6 ∃ lim .
n→+∞ a n−1

S OL . E S . 7.10.73. Si consideri (a n ), con a n = 2 + (−1)n .


Si ha
1 + 1−(−1)

n n n−1 2−1 = 1 + 2 = 3 se n è pari
an 2 + (−1) (−1) − (−1)
= = 1+ =

a n−1 2 + (−1) n−1 2 + (−1)n−1
1 + −1−1
2+1
= 1 − 23 = 13 se n è dispari,
´ ³
dunque non esiste il limite della successione aan−1
n
.
280 CHAPTER 7. LIMITI

D’altra parte,
p p
n
∃ lim n
a n = lim 2 + (−1)n = 1.
n→+∞ n→+∞
Infatti
p
n
p
n
p
n
p
n
1= 2 − 1 ≤ 2 + (−1)n ≤ 2 + 1 = 3.
Essendo, per il Lemma 6.3.41
p
n
lim 3=1
n→+∞
si ha la tesi dal Teorema dei carabinieri. 

Esercizio 7.10.74 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Determinare il massimo e il


minimo limite di (a n ), dove
p
a n := n 2 + (−1)n n − n.

S OL . E S . 7.10.74. I MODO:
Consideriamo le sottosuccessioni (a 2n ) e (a 2n+1 ).
Iniziamo studiando (a 2n ).

p p
(2n)2 + (−1)2n 2n − 2n = (2n)2 + 2n − 2n
a 2n =
p
e moltiplicando e dividendo per (2n)2 + 2n + 2n otteniamo
(2n)2 + 2n − (2n)2 2n 1 1
a 2n = p =p =q →n→+∞ .
(2n)2 + 2n + 2n (2n)2 + 2n + 2n 1
1 + 2n +1 2

Studiamo ora (a 2n+1 ).

p p
a 2n+1 =(2n + 1)2 + (−1)2n+1 (2n + 1) − (2n + 1) = (2n + 1)2 − (2n + 1) − (2n + 1)
p
e moltiplicando e dividendo per (2n + 1)2 − (2n + 1) + (2n + 1) otteniamo
(2n + 1)2 − (2n + 1) − (2n + 1)2 2n + 1
a 2n+1 = p = −p
(2n + 1)2 − (2n + 1) + (2n + 1) (2n + 1)2 − (2n + 1) + (2n + 1)
1 1
= −q →n→+∞ − .
1
1 − 2n+1 +1 2

Basta ciò per concludere che


1 1
min lim a n = − max lim a n = .
2 2
Infatti, da quanto dimostrato segue
1 1
min lim a n ≤ − < ≤ max lim a n ,
2 2
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 281

ma è facile dimostrare che non può essere min lim a n < − 12 né 1


2
< max lim a n .
Infatti, supponiamo che sia, ad esempio, min lim a n < − 21 . Allora dovrebbe esistere una sottosuc-
cessione (a kn ) di (a n ), tale che
lim a kn = min lim a n .
D’altra parte (a kn ) avrà una infinità di indici k n che sono numeri pari o una infinità di indici che
sono dispari. Quindi da (a kn ) si potrà estrarre una sottosuccessione che sarà anche sottosucces-
sione di (a 2n ) (nel primo caso) oppure di (a 2n+1 ) (nel secondo caso). Questa sottosuccessione
1
dovrebbe quindi avere sia limite min lim a n che limite 2 (nel primo caso) o − 21 (nel secondo caso).
Ciò è assurdo, avendo supposto min lim a n < − 12 .
282 CHAPTER 7. LIMITI

II MODO:
p
Moltiplicando e dividendo per n 2 + (−1)n n + n si ha:
p n 2 + (−1)n n − n 2 (−1)n n (−1)n
an = n 2 + (−1)n n − n =p =p =q .
n 2 + (−1)n n + n n 2 + (−1)n n + n 1 + (−1)n 1 + 1
n

Si ha quindi
1 1
−q ≤ an ≤ q . (7.10.4)
1 + (−1)n n1 + 1 1 + (−1)n n1 + 1

Dato che limn→∞ (−1)n n1 = 0, si ha


Ãr !
1
lim 1 + (−1)n + 1 = 2. (7.10.5)
n→∞ n

Da (7.10.4) e (7.10.5) segue che


1 1
− ≤ min lim a n ≤ max lim a n ≤ . (7.10.6)
2 2
Osserviamo che
1 1
a 2n = q → ,
1
1 + 2n +1 2

quindi usando (7.10.6) abbiamo


1
max lim a n = .
2
Osserviamo inoltre che
−1 1
a 2n+1 = q →− ,
1
1 − 2n+1 +1 2

quindi usando (7.10.6) abbiamo


1
min lim a n = − .
2


Esercizio 7.10.75 (Da autovalutazione CdL Matematica 1-12-2022). Calcolare, se esiste,


n n + (n + 1)(n + 2)!
lim .
n→+∞ 3n n!
S OL . E S . 7.10.75. I modo:

n n + (n + 1)(n + 2)! nn (n + 1)(n + 2)!


n
= n
+ .
3 n! 3 n! 3n n!
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 283

Consideriamo il secondo termine:


(n + 1)(n + 2)! (n + 1)(n + 2)(n + 1)n! (n + 1)(n + 2)(n + 1) n 3
= = ∼ n.
3n n! 3n n! 3n 3
Quindi, per la gerarchia degli infiniti.
(n + 1)(n + 2)! n3
lim = lim =0
n→+∞ 3n n! n→+∞ 3n

Ne segue, per l’algebra dei limiti che


n n + (n + 1)(n + 2)! nn (n + 1)(n + 2)! nn
lim = lim + lim = lim + 0.
n→+∞ 3n n! n→+∞ 3n n! n→+∞ 3n n! n→+∞ 3n n!

Per calcolare quest’ultimo limite, usiamo il criterio della radice:


r r
n nn 1 n nn e
lim = lim = < 1.
n→+∞ 3n n! n→+∞ 3 n! 3
Ne risulta che
nn
lim n = 0.
n→+∞ 3 n!
II modo:
Dimostriamo che (n + 1)(n + 2)! è trascurabile rispetto a n n . Usiamo il criterio del rapporto:
(n + 2)(n + 3)! nn (n + 2)(n + 3) n n
lim = lim
n→+∞ (n + 1)n+1 (n + 1)(n + 2)! n→+∞ (n + 1)2 (n + 1)n
1 1
= lim 1 · ¡ 1 n
= < 1.
e
¢
n→+∞ 1+ n
Allora, dal criterio del rapporto,
(n + 1)(n + 2)!
lim = 0.
n→+∞ nn
Ne segue che
n n + (n + 1)(n + 2)! ∼ n n ,
quindi
n n + (n + 1)(n + 2)! nn
lim = lim .
n→+∞ 3n n! n→+∞ 3n n!
Per concludere, usiamo il criterio della radice:
r r
n nn 1 n nn e
lim = lim = < 1.
n→+∞ 3n n! n→+∞ 3 n! 3
Ne risulta che
nn
lim = 0.
n→+∞ 3n n!

284 CHAPTER 7. LIMITI

7.11. Esercizi sui limiti di funzione

Esercizio 7.11.1. Studiare al variare di n ∈ N:


(x − 3)n sin(x − 3)
lim .
x→3 |x − 3|
Sol:
Per il cambiamento di variabile, il Teorema 7.8.27 e usando il principio di sostituzione con gli
asintotici,
(x − 3)n sin(x − 3) y=x−3 y n sin(y) yn y
lim = lim = lim .
x→3 |x − 3| y→0 |y| y→0 |y|

Se n = 0 si ha
yn y y
lim = lim
y→0 |y| y→0 |y|

e tale limite non esiste, in quanto (


y 1 se y > 0
=
|y| −1 se y < 0.
per cui
y y
lim+ = lim+ 1 = 1, lim = lim −1 = −1.
y→0 |y| y→0 y→0− |y| y→0−
Se n ≥ 1 invece il limite esiste, in quanto
y
lim y n = 0 funzione limitata
y→0 |y|
quindi, per il Teorema

yn y
lim = 0.
y→0 |y|

Esercizio 7.11.2. Dimostrare che


ex
lim = 1.
x→0 1 + x
Sol:

lim (1 + x) = 1 lim e x = 1,
x→0 x→0
quindi la tesi segue dal Teorema dell’algebra dei limiti.

Esercizio 7.11.3. Dimostrare che


e αx − 1
lim =α ∀α ∈ R.
x→0 x
Sol:
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 285

Se α = 0 allora
e αx − 1 1−1
lim = lim = lim 0 = 0.
x→0 x x→0 x x→0
Sia α 6= 0.
Se y = αx, allora y → 0 per x → 0 e si ha, usando il Teorema 7.8.16
e αx − 1 e y − 1 Teorema 7.8.16
lim = lim y = α.
x→0 x y→0
α

Esercizio 7.11.4. Calcolare, se esistono, i seguenti limiti (NB: Tra parentesi graffe i valori a cui far
tendere la x e tra parentesi quadre i risultati; es: f (x) {+∞, −∞} [−∞, 0] indica che va calcolato il
limite di f (x) per x → +∞ (con risultato −∞) e per x → −∞, con risultato 0)

x4 − x2 {+∞, −∞} [+∞, +∞], x3 − x2 {−∞, +∞} [−∞, +∞],

x 5 + 3x 2 + x |x + 2|
{+∞, 0, −∞} [0, 0, 0], {−2} [6 ∃],
x6 − 1 x2 − 4

(x + 2)2 (x + 1)2
{−2} [0], {+∞} [1],
|x 2 − 4| x2 + 1

x2 − 4 1 3
{−2} [−4], − {1} [−1],
x +2 1 − x 1 − x3
p
x 3 x + x2
{0+ } [0],
x4 − x

x + cos x
{+∞} [1], x 2 + sin x {+∞} [+∞].
x − sin x
Esercizio 7.11.5. Calcolare
2x 2
lim + x.
x→−∞ |x| + 1

S OL . E S . 7.11.5. Si ha
2x 2 2x 2 + x|x| + x
lim + x = lim .
x→−∞ |x| + 1 x→−∞ |x| + 1
¯
Ora per il Teorema del limite sulla restrizione di f (x), cioè lim f (x) = lim f (x)¯(−∞,0) , posso
x→−∞ x→−∞
considerare |x| = −x. Allora abbiamo
2x 2 + x|x| + x 2x 2 − x 2 + x x2 + x
lim = lim = lim
x→−∞ |x| + 1 x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x + 1
286 CHAPTER 7. LIMITI

x 2 1 + x1
¡ ¢
x
= lim ¡1 ¢ = lim = +∞.
x→−∞ x − 1 x→−∞ −1
x


Esercizio 7.11.6. Calcolare i seguenti limiti per x → 0. Tra parentesi quadre alcuni risultati.

sin x sin(2x) sin(3x) 3


[6 ∃], [6 ∃], [ ],
x2 x2 sin(2x) 2

sin(2x)
[2], sin x log |x| [0],
x cos x

1 − cos3 x 3 1 + sin x − cos x


[ ], [−1], (log |x|) tan x [0],
tan2 x 2 1 − sin x − cos x

1 1+x
log [2],
x 1−x

1 ³p ´
log 1 + x2 [0].
x
Esercizio 7.11.7. Calcolare, se esiste,
¡1¢
tan3 x sin x
lim .
x→0 1 − cos x
[R. 0]
tan x 1 − cos x 1
S OL . E S . 7.11.7. Siccome lim = 1 allora tan x ∼ x, per x → 0, e lim 2
= allora
x→0 x x→0 x 2
1 − cos x ∼ 21 x 2 , per x → 0.
Quindi
¡1¢ ¡1¢
tan(x)3 sin 2x 3 sin
µ ¶
x x 1
lim = lim = lim 2x sin .
x→0 1 − cos x x→0 x2 x→0 x
¡1¢
Tale ultimo limite vale 0. Infatti la funzione x 7→ 2x sin x è prodotto della funzione limitata x 7→
1
sin x
e della funzione infinitesima x 7→ 2x per x → 0. 

Esercizio 7.11.8. Calcolare, se esiste,


1 + sin2 x − cos x
lim .
x→0 cos x − 1
[R. −3]
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 287

S OL . E S . 7.11.8.
1 + sin2 x − cos x 1 − cos x sin2 x sin2 x
µ ¶
lim = lim + = −1 + lim .
x→0 cos x − 1 x→0 cos x − 1 cos x − 1 x→0 cos x − 1

x2
Siccome sin x ∼ x per x → 0 e 1 − cos x ∼ 2
per x → 0, allora
sin2 x x2
−1 + lim = −1 + lim = −1 − 2 = −3.
x→0 cos x − 1 x→0 − x 2
2


Esercizio 7.11.9. Calcolare, se esiste,


1 ³ p ´
lim log1/2 x + 1 + x 2 .
x→0 x

[R. − log1 (2) ]


e

log b
S OL . E S . 7.11.9. Utilizziamo la proprietà dei logaritmi, loga b = logc a e otteniamo che
c
p p
log 1 (x + 1 + x 2 ) log(x + 1 + x 2 )
2
lim = lim+ .
log 12 x
¡ ¢
x→0 x x→0

Ricordiamo che log(x + 1) ∼ x, per x → 0, da cui log(y) ∼ y − 1, per y → 1. Quindi, poiché x +


p
1 + x 2 → 1, per x → 0, allora
p p
log(x + 1 + x 2 ) x + 1 + x2 − 1
lim = lim
log 12 x log 12 x
¡ ¢ ¡ ¢
x→0 x→0
à p !
x 1 + x2 − 1
= lim ¡ ¢ + ¡
x→0 log 1 x 1
¢
2 log 2 x
à p !
1 1 + x2 − 1
= · lim 1 + .
log 12 x→0 x
Osserviamo che (1 + x)α − 1 ∼ αx, per x → 0, nel nostro caso abbiamo
1 1
(1 + x 2 ) 2 − 1 ∼ x 2 , per x → 0.
2
Quindi concludiamo che
à p ! à 1 2
!
1 1 + x2 − 1 1 2
x
· lim 1 + = · lim 1 +
log 12 x→0 x log 21 x→0 x
1 1
= =− .
log 12 log(2)

288 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.11.10. Calcolare, se esistono, i seguenti limiti (soluzione tra parentesi quadra)
1 |x|
lim x + [6 ∃]; lim [6 ∃]
x→0 x x→0 x 2 + x

x3 + x − 2
lim [6 ∃];
x→1 x 3 − x 2 − x + 1

p p p
x − a+ x −a
lim p (con a ≥ 0) [a > 0 : limite = p1 ; a = 0 : limite = +∞].
x→a + 2a
x2 − a2
Esercizio 7.11.11. Calcolare, se esiste,
µ ¶µ ¶
1 1
lim x sin cos .
x→0 x x
[R.: 0]

S OL . E S . 7.11.11. Osservo che


1 1
| sin | ≤ 1, | cos | ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}
x x
Quindi µ ¶ µ ¶
1 1
0 ≤ |x sin cos | ≤ |x| −→ 0, se x → 0
x x
da cui per il Teorema dei due carabinieri si ha
µ ¶ µ ¶
1 1
lim x sin cos = 0.
x→0 x x


Esercizio 7.11.12. Calcolare, se esiste,

lim 3x 4 (x 4 + 3)1/2 − x 2 .
¡ ¢
x→+∞
[R.: +∞]

S OL . E S . 7.11.12.
p p
p ( x 4 + 3 − x 2 )( x 4 + 3 + x 2 )
4 2 4
lim 3x ( x 4 + 3 − x ) = lim 3x p =
x→+∞ x→+∞ x4 + 3 + x2
3
= lim 3x 4 · q
x→+∞
x 2 ( 1 + x34 + 1)
9x 2
= lim q = +∞.
x→+∞
1 + x34 + 1
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 289

Esercizio 7.11.13. Calcolare, se esiste,

lim 3x 2 (x 4 + 3)1/2 − x 2 .
¡ ¢
x→+∞

[R.: 92 ]

S OL . E S . 7.11.13.
p p
x 4 + 3 − x 2 )( x 4 + 3 + x 2 )
2(
p
2 2
lim 3x ( x 4 + 3 − x ) = lim 3x p =
x→+∞ x→+∞ x4 + 3 + x2
3
= lim 3x 2 · q
x→+∞
x 2 ( 1 + x34 + 1
9 9
== lim q = .
1 + x34 + 1 2
x→+∞

Esercizio 7.11.14. Calcolare, se esiste,

3x + 1
lim log3 e −x .
x→+∞ x 2 + 1

[R.: − log3 3 ]

Esercizio 7.11.15. Calcolare, se esiste,

¶x 3
x4 + 1
µ
lim .
x→+∞ x 4 + 2x − 1

[R.: e −2 ]

S OL . E S . 7.11.15. Dal momento che

x4 + 1
lim =1
x→+∞ x 4 + 2x − 1
290 CHAPTER 7. LIMITI

siamo in presenza di una forma indeterminata 1+∞ . Si ha


¶x 3 ¶x 3 ¶x 3
x4 + 1 x4 + 1
µ µ µ
2x − 2
lim = lim 1+ 4 −1 = lim 1− 4 =
x→+∞ x 4 + 2x − 1 x→+∞ x + 2x − 1 x→+∞ x + 2x − 1
 3 2x−2
 x 4 +2x−1 x · x 4 +2x−1

 x 3 
2x−2
 
 1   1  
= lim  1 −  = lim 1 −   =
x→+∞  x 4 + 2x − 1  x→+∞ 
 x 4 + 2x − 1  

2x − 2 2x − 2
= (e −1 )2 = e −2 .

Esercizio 7.11.16. Calcolare, se esiste,


p
" r # 9x 2 +3x+1
1
lim cos .
x→+∞ x

S OL . E S . 7.11.16. Dal momento che


r
1
lim cos =1
x→+∞ x
siamo in presenza di una forma indeterminata 1+∞ . Si ha
p
à r ! 9x 2 +3x+1 à à r !!
1 p 1
lim cos = lim exp 9x 2 + 3x + 1 log cos .
x→+∞ x x→+∞ x

Ora, ricordando che


p
9x 2 + 3x + 1 ∼ 3x per x → +∞,

log(y) ∼ y − 1 per y → 1,
y2
cos(y) ∼ 1 − per y → 0,
2
si trova che, per x → +∞,
r !Ã Ã r ! µ ¶
p
2
1 1 1
9x + 3x + 1 log cos ∼ 3x cos − 1 ∼ 3x − .
x x 2x

Allora Ãr !
p 1 3x 3
lim 9x 2 + 3x + 1 log cos = lim − =− .
x→+∞ x x→+∞ 2x 2
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 291

Quindi, per la continuità della funzione esponenziale,


p
à r ! 9x 2 +3x+1
1 3
lim cos = e− 2 .
x→+∞ x

Esercizio 7.11.17. Calcolare, se esiste,

lim 3x 4 log(x 4 + 3)1/3 − log x 4/3 .


£ ¤
x→+∞

S OL . E S . 7.11.17. Si ha, per le proprietà dei logaritmi,


s
p
3
p
3 3 x4 + 3 x4 + 3
lim 3x 4 (log x 4 + 3 − log x 4 ) = lim 3x 4 log = lim x 4
log .
x→+∞ x→+∞ x4 x→+∞ x4
Dal momento che
x4 + 3
lim =1
x→+∞ x 4

e che log(y) ∼ y − 1 per y → 1, allora

x4 + 3
µ 4
4 x +3

4 4 3
lim x log = lim x − 1 = lim x · 4 = 3.
x→+∞ x4 x→+∞ x4 x→+∞ x


Esercizio 7.11.18. Calcolare, se esiste,


3x + 1
lim log3 e −x .
x→+∞ x 2 + 1

S OL . E S . 7.11.18.
3x + 1 −x 3x + 1 log e −x 3x + 1 −x
lim 2
log3 e = lim 2
· = lim 2 · =
x→+∞ x + 1 x→+∞ x + 1 log 3 x→+∞ x + 1 log 3

−3x 2 − x 1 3
= lim · =− .
x→+∞ x 2 + 1 log 3 log 3


Esercizio 7.11.19. Calcolare, se esiste,


¶ x52 +3
x4 + 1
µ
x +2x
lim .
x→+∞ x 4 + 2x − 1
292 CHAPTER 7. LIMITI

S OL . E S . 7.11.19. La base tende a 1 e l’esponente tende a 0. Ricordiamo che ”10 ” (cioè la base
che non è 1, ma tende a 1, e l’esponente non è 0, ma tende a 0, non è una forma indeterminata,
ma ha limite 10 = 1. Allora

¶ x52 +3
x4 + 1
µ
x +2x
lim = 1.
x→+∞ x 4 + 2x − 1

Se uno non se ne accorge, può procedere come al solito:

¶ x52 +3 ¶ x52 +3 ¶ x 2 +3
x4 + 1 x4 + 1
µ µ µ
x +2x x +2x 2x − 2 x 5 +2x
lim = lim 1 + −1 = lim 1 − 4 =
x→+∞ x 4 + 2x − 1 x→+∞ 4
x + 2x − 1 x→+∞ x + 2x − 1
  x 2 +3
x 5 +2x
 1 
= lim 1− 4  =
x→+∞  x + 2x − 1 
2x − 2
 x 2 +3 2x−2
 x 4 +2x−1 x 5 +2x · x 4 +2x−1


2x−2
 
 1  
= lim 1 − 4
   =
x→+∞  x + 2x − 1  

2x − 2
= (e −1 )0 = 1.

Esercizio 7.11.20. Calcolare

¶log3 e −x
x 2 + 3x + 2
µ
lim .
x→−∞ x2 + 1

S OL . E S . 7.11.20. La base tende a 1 e l’esponente tende a −∞. Siamo in presenza di una forma
indeterminata. Essendo

loge e −x −x
log3 e −x = = ,
loge (3) loge (3)
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 293

si ha
¶log3 e −x −x
x 2 + 3x + 2 x 2 + 1 + 3x + 1
µ µ ¶ log 3
lim = lim =
x→+∞ x2 + 1 x→+∞ x2 + 1
  −x
log 3
µ ¶ −x
3x + 1 log 3  1 
= lim 1 + 2 = lim  1+ 2  =
x→+∞ x +1 x→+∞  x +1 
3x + 1
−x 3x+1
 x 2 +1 log 3 · x 2 +1
 

3x+1
 
 1    − log3 3
= lim 1 + 2
   = e .
x→+∞  x +1  

3x + 1


Esercizio 7.11.21. Calcolare p


lim x 2 + 2x + x.
x→−∞

S OL . E S . 7.11.21.
p p
p ( x 2 + 2x + x)( x 2 + 2x − x) 2x
lim x 2 + 2x + x = lim p = lim p =
x→−∞ x→−∞ x 2 + 2x − x x→−∞ x 2 + 2x − x

2x 2x
= lim p = lim p =
x→−∞ |x| 1 + 2/x − x x→−∞ −x 1 + 2/x − x

2x 2
= lim p = lim p = −1.
x→−∞ −x( 1 + 2/x + 1) x→−∞ −( 1 + 2/x + 1)

Esercizio 7.11.22. Calcolare  s 


 2 x2 − 1 
p + log x
lim .
x→ 2 x2 − 2

S OL . E S . 7.11.22. Non siamo in presenza di una forma indeterminata.


2 +
p + x −2 = 0 ,
lim
x→ 2
e
2
p +x
lim −1 = 2−1 = 1
x→ 2
allora
x2 − 1
lim
p + = +∞.
x→ 2 x2 − 2
294 CHAPTER 7. LIMITI

Quindi  s 
 2 x2 − 1
p + log x
lim  = +∞.
x→ 2 x2 − 2


Esercizio 7.11.23. Calcolare


1 3
lim − .
y→1 1 − y 1 − y3
S OL . E S . 7.11.23.
1 3 1 3 y2 + y − 2
lim − = lim − = lim =
y→1 1 − y 1 − y 3 y→1 1 − y (1 − y)(1 + y + y 2 ) y→1 (1 − y)(1 + y + y 2 )
(y + 2)(y − 1) (y + 2) 3
= lim 2
= lim 2
= − = −1.
y→1 (1 − y)(1 + y + y ) y→1 −(1 + y + y ) 3


Esercizio 7.11.24. Calcolare


x 3 − 4x 2 + 4x
lim .
x→2 x 2 + x − 6

S OL . E S . 7.11.24.
x 3 − 4x 2 + 4x x(x 2 − 4x + 4) x(x − 2)2 x(x − 2)
lim 2
= lim 2
= lim = lim = 0.
x→2 x + x − 6 x→2 x +x −6 x→2 (x + 3)(x − 2) x→2 (x + 3)

Esercizio 7.11.25. Calcolare


(x + 2)2
lim .
x→−2 |x 2 − 4|

S OL . E S . 7.11.25. I modo:
Si ha
(x + 2)2 (x + 2)2
lim = lim .
x→−2 |x 2 − 4| x→−2 |x − 2||x + 2|

Ricordando che x 2 = |x|2 , segue che


|x + 2|2 |x + 2| 0
lim = lim = = 0.
x→−2 |x − 2||x + 2| x→−2 |x − 2| 4
II modo:

(x + 2)2 (x + 2)2
lim = lim .
x→−2 |x 2 − 4| x→−2 |x + 2| · |x − 2|
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 295

Ora, per x → −2− , tale limite coincide con


(x + 2)2 (x + 2)
lim − = lim − = 0,
x→−2 −(x + 2) · |x − 2| x→−2 −|x − 2|
+
mentre per x → −2 , il limite è uguale a
(x + 2)2 (x + 2)
lim + = lim − = 0,
x→−2 (x + 2) · |x − 2| x→−2 |x − 2|
pertanto
(x + 2)2
lim = 0.
x→−2 |x 2 − 4|


Esercizio 7.11.26. Calcolare


lim (2 sin2 x)1/ cos(2x) .
x→ π4

S OL . E S . 7.11.26. Essendo 2 sin2 x → 1 per x → π/4 ed essendo cos(2x) → 0 per x → π/4 siamo
in presenza di una forma indeterminata. Si ha
log(2 sin2 x)
µ ¶
2 1/ cos(2x)
lim (2 sin x) = limπ exp .
x→ π4 x→ 4 cos(2x)
Essendo
cos(2x) = 1 − 2 sin2 x
ed essendo log y ∼ y − 1 per y → 1, allora
log(2 sin2 x) 2 sin2 x − 1
∼ = −1 per x → π/4.
cos(2x) 1 − 2 sin2 x
Allora
log(2 sin2 x) 2 sin2 x − 1
µ ¶ µ ¶
lim exp = limπ exp = e −1 .
x→ π4 cos(2x) x→ 4 1 − 2 sin2 x


Esercizio 7.11.27. Calcolare


x
lim (x − 3)−2 log2 .
x→3 3
S OL . E S . 7.11.27. Essendo log y ∼ y − 1 per y → 1, allora per il principio di sostituzione con gli
asintotici nel prodotto,
¶2
x −2 x −2 x − 3
µ
−2 2
³ ´2 1 1
lim (x − 3) log = lim (x − 3) − 1 = lim (x − 3) = lim = .
x→3 3 x→3 3 x→3 3 x→3 9 9

296 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.11.28. Calcolare


lim (1 − tan x) tan(2x).
x→ π4

S OL . E S . 7.11.28.
2 tan x 2 tan x
limπ (1 − tan x) tan(2x) = limπ (1 − tan x) · 2
= limπ =1
x→ 4 x→ 4 1 − tan x x→ 4 1 + tan x


Esercizio 7.11.29. Calcolare


x2
lim + x.
x→−∞ |x| + 1

S OL . E S . 7.11.29. Osserviamo che siamo in presenza di una forma indeterminata del tipo
+∞ + (−∞). Si ha
x2 x2 x
lim + x = lim + x = lim = −1.
x→−∞ |x| + 1 x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x + 1

Esercizio 7.11.30. Calcolare


x
lim (x − 3)−2 log .
x→3 3
S OL . E S . 7.11.30. Essendo log y ∼ y − 1 per y → 1,
x −2 x −2 x − 3
µ ¶
−2
³ ´ 1
lim (x − 3) log = lim (x − 3) − 1 = lim (x − 3) = lim .
x→3 3 x→3 3 x→3 3 x→3 3(x − 3)

Tale limite non esiste, perché il limite da destra è +∞ e il limite da sinistra è −∞. 

Esercizio 7.11.31. Calcolare


log2 x + log x − 1
lim .
x→ 1e log2 x − 1

S OL . E S . 7.11.31. Si ha
log2 x + log x − 1 log2 x − 1 log x log x
2
= 2
+ 2
= 1+ .
log x − 1 log x − 1 log x − 1 log2 x − 1
Allora
log2 x + log x − 1 log x
lim+ 2
= 1 + lim+
x→ 1e log x − 1 x→ 1e log2 x − 1
log x
1 + lim+
x→ 1e (log x − 1)(log x + 1)
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 297

Essendo
lim log x = −1,
x→ 1e

si ha
log x −1 1
lim = lim = lim .
x→ 1e (log x − 1)(log x + 1) x→ e −2(log x + 1) x→ e log x + 1
1 1

Si ha
lim+ log x = −1+ , lim− log x = −1− ,
x→ 1e x→ 1e

quindi
1
lim+ = +∞
x→ 1e log x + 1

1
lim− = −∞.
x→ 1e log x + 1

Si conclude che
log2 x + log x − 1
lim+ = +∞
x→ 1e log2 x − 1
e
log2 x + log x − 1
lim− = −∞.
x→ 1e log2 x − 1
Pertanto, non esiste
log2 x + log x − 1
lim .
x→ 1e log2 x − 1


Esercizio 7.11.32. Determinare per quali α ∈ R è continua su R la seguente funzione:



 x +1
 se x ≤ 1
f (x) =
3 − 2ax 2 , se x > 1

Esercizio 7.11.33. Determinare al variare di a, b ∈ R

ax 3 + bx 2 + x − 1 ax 3 + bx 2 + x − 1
lim ; lim .
x→1 (x − 1)2 x→+∞ (x − 1)2
298 CHAPTER 7. LIMITI

Esercizio 7.11.34. Studiare la continuità in x = 0 delle seguenti funzioni


(sin2 x) cos x1 (1 − cos x) cos x2
 ¡ ¢ 
se x > 0
 

 se x < 0 

ex − 1 log(1 + x)
 
f 1 (x) = f 2 (x) =

 

 
log(1 + x), se x ≥ 0 sin x se x ≤ 0
 
 3 1
 2x
(tan x) sin x sin 2
 4 se x < 0
 
 se x > 0 
log(1 + x 2 )
 
1 − cos x

f 3 (x) = f 4 (x) =
 

 
 p
cos x se x ≤ 0 1+ x se x ≥ 0
 
3

1 − cos x  p 1/x
se x < 0  (cos |x|) se 0 < x < 1


x
 
x(e − 1)

f 5 (x) = f 6 (x) =
p
 
0 se x ≤ 0

 
log( x + 1) se x ≥ 0

[Sol: f 1 , f 2 , f 4 continue, le altre no]

Esercizio 7.11.35. Studiare la continuità in x = −1 di


p x

e −1+x 2 se x < −1










f (x) = 0 se x = −1




1 − e x+1



 p se x > −1


x +1
[Sol: f è continua.]

Esercizio 7.11.36. Calcolare


2
e x − cos x
lim .
x→0 sin(x) tan(x)
Sol:
Dato che per il Teorema 7.8.27 e il Corollario 7.8.28

sin x ∼ x, tan x ∼ x per x → 0

allora, per la Proposizione 7.9.13,


2 2
e x − cos x e x − cos x
lim = lim .
x→0 sin(x) tan(x) x→0 x2
Ora
2 2
e x − cos x e x − 1 + 1 − cos x
lim = lim
x→0 x2 x→0 x2
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 299

2
à !
e x − 1 1 − cos x Teor. 7.8.16 + Cor. 7.8.29 1 3
= lim + = 1+ = .
x→0 x2 x2 2 2

Esercizio 7.11.37. Calcolare


x 3 − 3x 2 + 4x
lim .
x→0 x5 − x
Sol: −4

S OL . E S . 7.11.37.
x 3 − 3x 2 + 4x x(x 2 − 3x + 4) x 2 − 3x + 4
lim = lim = lim = −4.
x→0 x5 − x x→0 x(x 4 − 1) x→0 x4 − 1


Esercizio 7.11.38. Calcolare


sin(π + 4x)
lim .
x→0 x
Sol: −4
sin y
S OL . E S . 7.11.38. Ricordando che y
→ 1 per y → 0, si ha

sin(π + 4x) sin(π) cos(4x) + cos(π) sin(4x) − sin(4x) −4 sin(4x)


lim = lim = lim = lim = −4 · 1 = −4.
x→0 x x→0 x x→0 x x→0 4x


Esercizio 7.11.39. Calcolare


log(2 − cos x)
lim
x→0 sin(x)
Sol: 0.

S OL . E S . 7.11.39. Usando i limiti notevoli,


log(2 − cos x) log(1 + (1 − cos x)) 1 − cos x x 2 /2
lim = lim = lim = lim = 0.
x→0 sin x x→0 sin x x→0 x x→0 x

Esercizio 7.11.40. Calcolare


3
e tan x − 1
lim ¡ ¢.
x→0 x cos x − e x 2

Sol: = − 23 .
300 CHAPTER 7. LIMITI

S OL . E S . 7.11.40.
3
x
e tan −1 tan3 x x3
lim 2
= lim 2
= lim 2
=
x→0 x(cos x − e x ) x→0 x(cos x − e x ) x→0 x(cos x − e x )
x2 x2
= lim = lim =
x→0 cos x − e x 2 x→0 cos x − 1 + 1 − e x 2
1 1
= lim = lim =
x→0 cos x − 1 + 1 − e x 2 x→0 cos x − 1 1 − ex
2

+
x2 x2 x2
1 2
= =− .
1 3
− −1
2


Esercizio 7.11.41. Calcolare


x 3 + x 2 − 5x + 3
lim
x→1 x 3 − 2x 2 + x

Sol: 4

S OL . E S . 7.11.41.
x 3 + x 2 − 5x + 3 (x − 1)(x 2 + 2x − 3) x 2 + 2x − 3 (x − 1)(x + 3) x +3
lim 3 2
= lim 2
= lim = lim = lim = 4.
x→1 x − 2x + x x→1 x(x − 1) x→1 x(x − 1) x→1 x(x − 1) x→1 x

Esercizio 7.11.42. Calcolare µ ¶


1 1
lim − .
x→0 x tan x x sin x
Sol: − 12

S OL . E S . 7.11.42.
cos x cos x − 1 −x 2 /2
µ ¶ µ ¶
1 1 1 1
lim − = lim − = lim = lim =− .
x→0 x tan x x sin x x→0 x sin x x sin x x→0 x sin x x→0 x · x 2


Esercizio 7.11.43. Calcolare


sin(2πx)
lim .
x→1 x − 1

Sol: 2π.
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 301

S OL . E S . 7.11.43.
sin(2πx) sin(2πx − 2π) sin(2π(x − 1))
lim = lim = lim .
x→1 x − 1 x→1 x −1 x→1 x −1
sin x
Usando il cambio di variabile y = x − 1 e ricordando che x → 1 per x → 0, si ha
sin(2π(x − 1)) sin(2πy sin(2πy)
lim = lim = lim 2π = 1 · 2π.
x→1 x −1 y→0 y y→0 2πy


Esercizio 7.11.44. Calcolare


³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 x + 4x
lim
x→+∞ arctan(x) + 6x
al variare di α ∈ R, α > 0.
2
[R: +∞ se α > 1, 23 + e6 se α = 1, 2
3
se 0 < α < 1]

S OL . E S . 7.11.44. Osservo anzitutto che la funzione arcotangente è limitata, essendo | arctan(x)| <
π
2 ∀x ∈ R. Inoltre 6x −→ +∞, per x → +∞. Quindi

arctan(x) + 6x ∼ 6x per x → +∞,

da cui ³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 · x + 4x
lim
x→+∞ arctan(x) + 6x
³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 · x + 4x
= lim
x→+∞ 6x
³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 ·x 2
= lim + .
x→+∞ 6x 3
Ora ³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 3 +3 + 1 + x1
1
·x
lim =
x→+∞ 6x
³ ´
log 1 + x 31+3
 ¢2x α 
1 + x1
¡
·x
= lim  + .
x→+∞ 6x 6x

Il limite del primo addendo è immediato, infatti


µ ¶
1
lim log 1 + 3 = 0, lim 6x = +∞,
x→+∞ x +3 x→+∞
302 CHAPTER 7. LIMITI

da cui ³ ´
log 1 + x 31+3
lim = 0.
x→+∞ 6x
Pertanto ³ ´
log 1 + x 31+3
¢2x ¢2x
1 + x1 · xα 1 + x1 · xα
¡ ¡
lim + lim = lim
x→+∞ 6x 6x
x→+∞ x→+∞ 6x
¶2x α−1
x
µ
1
= lim 1 + · .
x→+∞ x 6
Dal noto limite notevole:
1 x 2
µ ¶2x µµ ¶ ¶
1
lim 1+ = lim 1+ = e 2.
x→+∞ x x→+∞ x
quindi
x α−1
¶2x
e 2 α−1
µ
1
lim 1+ · = lim x .
x→+∞ x 6 x→+∞ 6
A questo punto
 +∞ se α > 1

2
e α−1  e 2
lim x = se α = 1
x→+∞ 6  6

0 se α < 1
da cui
se α > 1
³ ´ ¡ ¢2x α 
log 1 + 1
+ 1 + x1 · x + 4x  +∞

x 3 +3 e2
lim = +2 se α = 1
x→+∞ arctan(x) + 6x  26 3

3 se α < 1.


Esercizio 7.11.45. Calcolare lim [cos x]


x→0
R. 0.

S OL . E S . 7.11.45. Essendo 0 < cos x < 1 in − π2 , π2 \ {0}, allora [cos x] = 0 in − π2 , π2 \ {0}, da cui
¤ £ ¤ £

lim [cos x] = 0.
x→0

Esercizio 7.11.46. Calcolare lim [x + (x − [x])2 ].


x→1
Sol: 1

Esercizio 7.11.47. Calcolare lim sin(x) log |x|


x→0
Sol: 0
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 303

Esercizio 7.11.48. Calcolare


¶x 3
x4 + 1
µ
lim .
x→+∞ x 4 + 2x − 1
Sol: e −2

Esercizio 7.11.49. Studiare la continuità di f : R → R al variare di a, b ∈ R:


| log(x 2 −4)|−log 12
(
x−4
se x > 4
f (x) =
ax + b se x ≤ 4

[R.: f è continua se e solo se 4a + b = 32 .]

S OL . E S . 7.11.49. Dobbiamo verificare che


| log(x 2 − 4)| − log 12
lim+ = lim− ax + b = f (4),
x→4 x −4 x→4

ossia
| log(x 2 − 4)| − log 12
lim+ = lim− ax + b = a4 + b.
x→4 x −4 x→4
Innanzitutto osserviamo che senz’altro è

lim ax + b = 4a + b = f (4)
x→4−

in quanto f |]−∞,4] è una funzione polinomiale, che è continua.


Studiamo quindi soloper quali a e b è:
| log(x 2 − 4)| − log 12
lim+ = f (4),
x→4 x −4
ossia
| log(x 2 − 4)| − log 12
lim = a4 + b.
x→4+ x −4
Si ha che
x 2 − 4 > 0 ⇐⇒ x < −2 ∨ x > 2
quindi in un intorno destro di 4, la funzione logaritmica è ben definita.
Guardiamo il segno di log(x 2 − 4):
p p
log(x 2 − 4) > 0 ⇐⇒ x 2 − 4 > 1 ⇔ x 2 > 5 ⇔ x < − 5 ∨ x > 5.

Perciò in un intorno destro di 4, log(x 2 − 4) > 0.


Allora si ha
| log(x 2 − 4)| − log 12 log(x 2 − 4) − log 12
lim+ = lim+
x→4 x −4 x→4 x −4
304 CHAPTER 7. LIMITI
³ ´
x 2 −4
log 12
= lim+ .
x→4 x −4
x 2 −4
Sia y = 12 . Si ha che y → 1 per x → 4, quindi possiamo usare l’informazione log y ∼ y − 1 per
y → 1. Di conseguenza
³ ´
x 2 −4 x 2 −4
log 12 −1
12
lim+ = lim+
x→4 x −4 x→4 x −4
2
x − 4 − 12 x 2 − 16
= lim+ = lim+
x→4 12(x − 4) x→4 12(x − 4)

(x + 4)(x − 4) 2
= lim+ = .
x→4 12(x − 4) 3
Perciò la funzione f è continua in 4 se e solo se a e b soddisfano 4a + b = 32 . 

Esercizio 7.11.50. Studiare, al variare di α ∈ R, la continuità di f in 0, con


 p3 p
|x−x 2 | |x|

 e −|x|α −1
 se x 6= 0
f (x) =


0 se x = 0

Esercizio 7.11.51. Calcolare ³ ´


log 1 + x 31+3
lim =0
x→+∞ arctan(x) + 6x

Esercizio 7.11.52 (Prova scritta 14-1-2019). Calcolare, se esiste,


4 2
e 3y − (e 2y )2 y2 + 2
lim · .
y→+∞ e 3y
4 −4y 2
3y 2 − 2y 3
[R. −∞]

S OL . E S . 7.11.52. Per y → +∞,


y2 + 2 y2 1
2 3
∼ 3
=− .
3y − 2y −2y 2y
Inoltre, sempre per y → +∞,
4 2 4 2 4
³ 2 4
´ 4
e 3y − (e 2y )2 = e 3y − e 4y = e 3y 1 − e 4y −3y ∼ e 3y ,

perché 4y 2 − 3y 4 ∼ −3y 4 → −∞ per y → +∞, quindi


2
−3y 4
e 4y →0 per y → +∞.
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 305

Pertanto
4 2 4 2
e 3y − (e 2y )2 y2 + 2 e 3y 1 e 4y
lim · 2 = lim · = lim = −∞
y→+∞ 4
e 3y −4y
2
3y − 2y 3 y→+∞ e 3y 4 −4y 2 −2y y→+∞ −2y
per le gerarchie tra infiniti.


Esercizio 7.11.53 (Prova scritta 4-2-2019). Calcolare, se esiste,


1 3x+1
µ ³ ³ ´¶ µ ¶
1 ´ ³ 1 ´
lim sin − 3x − sin + sin 3x 1 − .
x→−∞ 4x 4x x −1
S OL . E S . 7.11.53. Essendo limx→−∞ x − 1 = −∞ si ha, per il noto limite notevole,
1 y
µ ¶
lim 1 − = e −1 ,
y→−∞ y
che implica, cambiando variabile y = x − 1,
µ ¶x−1
1
lim 1 − = e −1 .
x→−∞ x −1
Dunque,
µ ¶3x+1 µµ ¶x−1 ¶ 3x−1
x−1
1 1 ¢3
→ e −1 = e −3
¡
1− = 1− per x → −∞.
x −1 x −1
Inoltre, per ogni x ∈ R, ¶
µ µ ¶
1 1
sin − 3x − sin + sin(3x)
4x 4x
µ ¶ µ ¶ µ ¶
1 1 1
= sin cos(3x) − cos sin(3x) − sin + sin(3x)
4x 4x 4x
µ ¶ µ µ ¶¶
1 1
= sin (cos(3x) − 1) + sin(3x) 1 − cos .
4x 4x
Ora, ¶ µ
1
lim sin (cos(3x) − 1) = 0,
x→−∞ 4x
infatti la funzione x 7→ cos(3x) − 1 è limitata e
µ ¶
1
lim sin = lim sin(y) = 0.
x→−∞ 4x y→0

Allo stesso modo, µ µ ¶¶


1
lim sin(3x) 1 − cos = 0,
x→−∞ 4x
dal momento che x 7→ sin 3x è una funzione limitata e
µ µ ¶¶
1
lim 1 − cos = 0.
x→−∞ 4x
306 CHAPTER 7. LIMITI

Allora possiamo concludere che


1 3x+1
µ µ ¶ µ ¶ ¶µ ¶
1 1
lim sin − 3x − sin + sin(3x) 1 − = 0 · e −3 = 0.
x→−∞ 4x 4x x −1


Esercizio 7.11.54 (Prova scritta 3-6-2019). Calcolare al variare di α ∈ R:


x p sin(x + x 2 )
µ µ ¶ ¶
lim x arctan − x − .
x→+∞ (1 + x)α x2
[R. +∞ per ogni α < 21 , −∞ per ogni α ≥ 12 ]

S OL . E S . 7.11.54. Osserviamo che


1
lim =0
x→+∞ x 2

e che la funzione x 7→ sin(x 2 + x) è limitata, pertanto


sin(x 2 + x)
lim = 0.
x→+∞ x2
Allora
x p sin(x + x 2 ) x p
µ µ ¶ ¶ µ ¶
lim x arctan − x − = lim x arctan − x .
x→+∞ (1 + x)α x2 x→+∞ (1 + x)α
Studiamo µ p
x p p x
µ ¶ ¶
lim − x = lim x −1 .
x→+∞ (1 + x)α x→+∞ (1 + x)α
Si ha p p
x x 1
∼ = per x → +∞,
(1 + x)α xα 1
x α− 2
quindi

p


 +∞ α < 21
x 1 
lim = lim = 1 α = 21
x→+∞ (1 + x)α x→+∞ α− 12
x 

0 α > 21 ,

da cui segue immediatamente che



+∞ α < 1
µ p ¶ 
 2
x 
lim −1 = 0 α = 12
x→+∞ (1 + x)α 

−1 α > 1 ,

2
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 307

dunque
p

p x +∞ α < 12
µ ¶ 
lim x − 1 =
x→+∞ (1 + x)α −∞ α > 1 .
2
Segue che

¶  π
x p +2 α < 12
µ
lim arctan − x =
x→+∞ (1 + x)α − π α > 12 ,
2
e quindi

x
µ +∞ α < 1
p

2
lim x arctan α
− x =
x→+∞ (1 + x)  −∞ α > 1 . 2
Rimane da studiare il caso α = 1/2, che non è incluso nello studio precedente perché si presentava
una forma indeterminata del tipo 0 · ∞.
à ! à p p !
x p x − x 1+x
lim x arctan 1
− x = lim x arctan p =
x→+∞ x→+∞ 1+x
(1 + x) 2
x 2 − x(1 + x)
µ ¶
= lim x arctan p p p =
x→+∞ 1 + x(x + x 1 + x)
µ ¶ µ ¶
−x −x
= lim x arctan p = lim x arctan 3 =
x→+∞ x 1+x +1+x x→+∞
x2
µ ¶
−1 −1
= lim x arctan p = lim x p = −∞,
x→+∞ x x→+∞ x
p 3
dove si è usato che x 1 + x + 1 + x ∼ x 2 per x → +∞ e arctan y ∼ y per y → 0. In conclusione,

x p +∞ α < 21
µ ¶ 
lim x arctan − x =
x→+∞ (1 + x)α −∞ α ≥ 1 .
2

Esercizio 7.11.55 (Prova scritta 1-7-2019). Calcolare al variare di α > 0:


p
3x− α2 x 2 +x 3/2
cos(e −x ) − 1 .
¡ ¢
lim e
x→+∞

[R. −∞ per ogni α < 1, 0 per ogni α ≥ 1.]

S OL . E S . 7.11.55. Si ha e −x → 0 per x → +∞, quindi


e −2x
cos(e −x ) − 1 ∼ − per x → +∞.
2
308 CHAPTER 7. LIMITI

Allora
p p −2x p
α2 x 2 +x 3/2 3/2 e 1
cos(e −x ) − 1 = lim −e 3x− α x +x · = lim − e x− α x +x .
2 2 2 2 3/2
lim e 3x−
¡ ¢
x→+∞ x→+∞ 2 x→+∞ 2

Studiamo ora il limite dell’esponente.


às !
p 1
lim x − α2 x 2 + x 3/2 = lim x 1 − α2 + p .
x→+∞ x→+∞ x

Se α 6= 1 (nel caso α = 1, il limite è della forma ∞ · 0),


às !
1
lim 1− α2 + p = 1 − α,
x→+∞ x

quindi
à s ! 
1 +∞ se 0 < α < 1
lim x 1 − α2 + p =
x→+∞ x −∞ se α > 1.

Allora 
1 x−pα2 x 2 +x 3/2 −∞ se 0 < α < 1
lim − e =
x→+∞ 2 0 se α > 1.
Sia ora α = 1. Abbiamo
3 3
x 2 − (x 2 + x 2 ) −x 2
q
3 1
x− x2 + x 2 = q ∼ = − p → −∞ per x → +∞.
3 2x 2 x
x + x2 + x 2
Allora
p
1 2 3/2
lim − e x− x +x = 0.
x→+∞ 2

In conclusione,

1 p −∞ se 0 < α < 1
x− α2 x 2 +x 3/2
lim − e =
x→+∞ 2 0 se α ≥ 1.


Esercizio 7.11.56 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Calcolare, se esiste,
à 1
!n
n + n
lim .
n→+∞ 1 + n + (−1)n
n2

[R. 6 ∃.]
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 309

S OL . E S . 7.11.56. Abbiamo
1 1 1 1 n
n +n n +n n − n 2 − (−1)
1
= 1+ 1
−1 = 1+ 1
=: 1 + b n .
n2
+ n + (−1)n n2
+ n + (−1)n n2
+ n + (−1)n
Notiamo che
lim b n = 0.
n→+∞
Ciò comporta che, per il noto limite notevole,
1
lim (1 + b n ) bn = e.
n→+∞
Pertanto
à 1
!n
n +n 1
lim 1
= lim (1 + b n )n = lim ((1 + b n ) bn )n·bn = lim e n·bn .
n→+∞
n2
+ n + (−1)n n→+∞ n→+∞ n→+∞

Ora, ³ ´
1
n n
− n12 − (−1)n 1 − n1 − n(−1)n 1 − n1 − n(−1)n
n · bn = 1
= 1
∼ per n → +∞.
n2
+ n + (−1)n n2
+ n + (−1)n n
Ora, per n pari,
1 − n1 − n(−1)n
lim = −1,
n→+∞ n
mentre per n dispari,
1 − n1 − n(−1)n
lim = 1.
n→+∞ n
Pertanto, 
e −1 se n pari
lim e n·bn =
n→+∞ e se n dispari,
dunque il limite non esiste. 

Esercizio 7.11.57 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Calcolare al variare di α > 0:
log(1 + x α ) log(2 + x 3 )
lim+ p .
x→0 (e 2 sin x − 1) x 2(α−1) + x 4
ln 2 ln
p2
[R. 2 se α < 3, se α = 3, 0 se α > 3.]
2 2

S OL . E S . 7.11.57. Abbiamo che

log(2 + x 3 ) → log 2 per x → 0+ ,


log(1 + x α ) ∼ x α per x → 0+ ,
e 2 sin x − 1 ∼ 2 sin x ∼ 2x per x → 0+ .
310 CHAPTER 7. LIMITI

Inoltre, ricordando che x → 0+ , consideriamo x > 0, quindi


p


 x4 = x2 α > 3,
p p
x 2(α−1) + x 4 ∼ 2x 2 α = 3,
 p
 x 2(α−1) = x α−1

α < 3.

Pertanto, se α > 3,
log(1 + x α ) log(2 + x 3 ) log 2 · x α log 2 α−3
lim+ p = lim+ 2
= lim+ x = 0.
x→0 (e 2 sin x − 1) x 2(α−1) + x 4 x→0 2x · x x→0 2
Se invece α = 3,
log(1 + x α ) log(2 + x 3 ) log 2 · x 3 log 2
lim+ p = lim+ p = p .
x→0 (e 2 sin x 2(α−1) 4 x→0 2x · 2x 2 2 2
− 1) x +x
Infine, se α < 3,
log(1 + x α ) log(2 + x 3 ) log 2 · x α log 2
lim+ p = lim+ α−1
= .
x→0 (e 2 sin x − 1) x 2(α−1) + x 4 x→0 2x · x 2


Esercizio 7.11.58 (Prova scritta 7-9-2021). Calcolare al variare di k ∈ N \ {0}:


³ 1 ´
cos e x − 1 − 1
lim ¡ −x ¢
x→+∞ e 3x sink e
x

SOLUZIONE Es. 7.11.58:

1 ³ 1 ´
lim= 0 ⇒ lim e x − 1 = 0
x→+∞ x x→+∞
³ 1 ´ 1 1
³ ´2 1 1
⇒ cos e x − 1 − 1 ∼ − e x − 1 ∼ − 2 se x → +∞
2 2x
Inoltre
µ −x ¶ µ −x ¶k
e −x k e e e −kx
lim = 0 ⇒ sin ∼ = k se x → +∞.
x→+∞ x x x x
Quindi si ha ³ 1 ´
cos e x − 1 − 1 − 12 x12
lim ¡ −x ¢ = lim
x→+∞ e 3x sink e x→+∞ 3x e −kx
x e k x

=0 se 0 < k < 3
1 x k (−3+k)x 
= lim − 2 e  = −∞ se k = 3
x→+∞ 2 x
= −∞ se k > 3
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 311

1
Esercizio 7.11.59 (Prova scritta 15-2-2021). Calcolare lim (1 − x 3 ) log |x|
x→−∞

SOLUZIONE Es. 7.11.59:


I MODO:

1 log(1−x 3 ) log(1+|x|3 )
(1 − x 3 ) log |x| = e log |x| =e log |x|

Per x < 0 si ha:


³ ´
log(1 + |x| ) log |x|
3 + 1) 3
( |x|1 3
=
log |x| log |x|

log(|x|3 ) + log( |x|1 3 + 1) 3 log(|x|) + log( |x|1 3 + 1) log( |x|1 3 + 1)


= = = 3+ .
log |x| log |x| log |x|
Tenuto conto che
1 1
log( 3
+ 1) ∼ 3 per x → −∞
|x| |x|
abbiamo
log( |x|1 3 + 1) 1
|x|3 log |x|
3+ ∼ 3+ = 3+ → 3 + 0 = 3 per x → −∞.
log |x| log |x| |x|3
Allora
log(1−x 3 )
lim e log |x| = e 3.
x→+∞

II MODO:
Applicando l’Hopital per calcolare il limite dell’esponente, si ha:
1
log(1 − x 3 ) H 1−x 3
(−3x 2 )
lim = lim 1
x→−∞ log |x| x→−∞
x

−3x 3 −3
= lim = = 3.
x→−∞ 1 − x 3 −1
Dunque
1
lim (1 − x 3 ) log |x| = e 3 .
x→−∞

Esercizio 7.11.60 (Prova scritta 25-1-2021). Calcolare

x2
µ ¶
1
lim x log cos + sin −x .
x→+∞ x e + x + x3
312 CHAPTER 7. LIMITI

SOLUZIONE Es. 7.11.60:


Dato che
1
lim cos =1
x→+∞ x
e
x2 x2
lim = lim =0
x→+∞ e −x + x + x 3 x→+∞ x 3

allora
x2
µ ¶
1
lim cos + sin −x =1
x→+∞ x e + x + x3
da cui
x2 x2
µ ¶
1 1
log cos + sin −x ∼ cos + sin − 1 per x → +∞
x e + x + x3 x e −x + x + x 3
Ora:
1 x2
cos − 1 = o(sin −x ) per x → +∞.
x e + x + x3
Infatti
1 1 2
µ ¶
1 1
cos −1 ∼ − 2 = − per x → +∞.
x 2x 2 x
mentre
x2 x2 x2 1
sin ∼ ∼ = per x → +∞
e −x + x + x 3 e −x + x + x 3 x 3 x
allora
¡ 1 ¢2
cos x1 − 1 − 21 x 1
lim = lim 1
= lim − = 0.
x→+∞ x2 x→+∞ x→+∞ 2x
sin e −x +x+x 3 x

Dunque
1 x2 x2 1
cos + sin −x 3
− 1 ∼ sin −x 3
∼ per x → +∞.
x e +x +x e +x +x x
Si conlude così che
x2
µ ¶
1 1
x log cos + sin −x 3
∼ x = 1 per x → +∞.
x e +x +x x
da cui
x2
µ ¶
1
lim x log cos + sin −x = lim 1 = 1.
x→+∞ x e + x + x3 x→+∞

Esercizio 7.11.61 (Prova scritta 28-6-2021). Calcolare limx→+∞ cos xπα al variare di α > 0.
¡ ¢x
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 313

SOLUZIONE Es. 7.11.61:

π ´x ³ ³ π ´x
lim = lim
cos 1 + cos − 1
x→+∞ xα x→+∞ xα
π
x(cos xα
−1)
π ´ 1π
µ³ ¶
cos α −1
= lim 1 + cos α − 1 x .
x→+∞ x
Si ha
π ´ 1π ¶
µ³
cos α −1
lim 1 + cos α − 1 x =e
x→+∞ x
in quanto ³ π ´
lim cos − 1 =0 ∀α > 0.
x→+∞ xα
Inoltre
π 1 ³ π ´2 π2 1−2α
x(cos − 1) ∼ − x = − x se x → +∞
xα 2 xα 2
che tende, per x → +∞ a:
• −∞ se 1 − 2α > 0 (ossia α ∈]0, 21 [)
2
• − π2 se 1 − 2α > 0 (ossia α = 21 )
• 0 se 1 − 2α < 0 (ossia α > 12 )
Conclusione: 
0 se α ∈]0, 21 [
³ π ´x  π2
lim cos α =  e− 2 se α = 12
x→+∞ x 
1 se α > 12

Esercizio 7.11.62 (Prova scritta 8-6-2021). Sia f : R \ {0} → R,

f (x) = x −n loge (cos(sin(x n ))) con n ∈ {±1}.

Verificare che f è ben definita per ogni x ∈ R \ {0} e calcolare limx→0 f (x) per n = 1 e n = −1.

SOLUZIONE Es. 7.11.62:


L’argomento del logaritmo deve essere positivo.
Cerchiamo una stima dal basso: Sappiamo che

| sin(t )| ≤ 1, | cos(t )| ≤ 1.

Inoltre:
π π
−1 ∈] − , 0[ e t 7→ cos(t ) crescente e positiva in ] − , 0[.
2 2
Allora
π | cos(t )|≤1
∀x ∈ R, − < −1 ≤ sin(x n ) ≤ 1 ⇒ 0 = cos(−π/2) < cos(−1) ≤ cos(sin(x n )) ≤ 1. (7.11.1)
2
314 CHAPTER 7. LIMITI

Quindi,
0 = cos(−π/2) < cos(−1) ≤ cos(sin(x n )) ≤ 1.
Ciò dimostra che la funzione f è ben definita per ogni x 6= 0.
Sia n = 1:
Il limite
loge (cos(sin(x)))
lim f (x) = lim
x→0 x→0 x
0
si presenta sotto forma indeterminata: 0 ed il limite (se esiste ed è finito) è la derivata di

g (x) := loge (cos(sin(x)))

in 0, in quanto g (0) = 0. La derivata di g esiste perché g è composizione di funzioni derivabili e la


si può calcolare con la regola di derivazione di funzione composta:
1
g 0 (x) = (− sin(sin(x)) cos(x) ⇒ g 0 (0) = 0.
cos(sin(x))
Altro modo:

lim cos(sin(x)) = 1 ⇒ log(cos(sin(x))) ∼ cos(sin(x)) − 1 per x → 0.


x→0

Si ha
1 1
lim sin(x) = 0 ⇒ cos(sin(x)) − 1 ∼ − (sin(x))2 ∼ − x 2 per x → 0.
x→0 2 2
Quindi, se n = 1 è :
1 1 x2
lim f (x) = lim loge (cos(sin(x))) = lim − = 0.
x→0 x→0 x x→0 2 x
Per n = −1:
Da (7.11.1)
cos(sin(x −1 )) ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}.
Essendo, da (7.11.1)
−1 ≤ sin(x −1 ) ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}
e la funzione cos pari e crescente in [−1, 0] e decrescente in [0, 1] allora

cos(−1) ≤ cos(sin(x −1 )) ∀x ∈ R \ {0}.

Abbiamo così
cos(−1) ≤ cos(sin(x −1 )) ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}.
Osserviamo che, essendo
π π
− < − < −1
2 3
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 315

e cos crescente in [− π2 , 0] allora


1 π
= cos(− ) < cos(−1) (7.11.2)
2 3
quindi, usando anche la stretta crescenza di loge e (7.11.1),
1 (7.11.2) (7.11.1) (7.11.1)
1 = loge ( ) < loge (cos(−1)) ≤ loge cos(sin(x n )) ≤ loge 1 = 0.
2
Pertanto la funzione
x 7→ loge cos(sin(x −1 )) è limitata in R \ {0}.
Quindi, se n = −1,
lim f (x) = lim x loge cos(sin(x −1 )) = 0
x→0 x→0
in quanto limite del prodotto di funzione infinitesima per una limitata.

Esercizio 7.11.63 (Da autovalutazione CdL Matematica 1-12-2022). Calcolare, se esiste,


x2
µ ¶
1
lim − |x| x 3 tan 2 .
x→−∞ −x + 1 2x
S OL . E S . 7.11.63. Si noti che
x2 x 2 + x|x| − |x|
− |x| = .
−x + 1 −x + 1
Dato che intendiamo calcolarne il limite per x → −∞ possiamo supporre x < 0. Per x < 0 è |x| = −x,
da cui
x 2 + x|x| − |x| x 2 − x 2 + x x
= = .
−x + 1 −x + 1 −x + 1
Quindi,
x2 x
µ ¶
lim − |x| = lim = −1. (7.11.3)
x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x + 1
Calcoliamo ora
1
lim x 3 tan( ).
x→−∞ 2x 2
1
Posto y = x si ha y → 0− se x → −∞. Allora
1 1 y2
lim x 3 tan( ) = lim tan( ).
x→−∞ 2x 2 y→0− y 3 2
Essendo
tan x ∼ x per x → 0
abbiamo, per il principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto,
1 y2 1 y2 1
lim− 3
tan( ) = lim 3
= lim− = −∞.
y→0 y 2 y→0 y 2
− y→0 2y
316 CHAPTER 7. LIMITI

Ne deduciamo che
x2
µ ¶
1
lim − |x| x 3 tan( 2 ) =00 −1 · (−∞)00 = +∞.
x→−∞ −x + 1 2x
N.B.: Si noti che nel calcolare
x2
µ ¶
lim − |x|
x→−∞ −x + 1
non è legittimo sostituire
x2
−x + 1
col suo asintotico
x2
.
−x
x2
Siamo infatti in presenza di una differenza tra −x+1
e |x|. Tanto è vero che se valesse la uguaglianza
sopra avremmo:
x2
µ 2
x
µ ¶ ¶
lim − |x| = lim − |x|
x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x
µ 2
x

= lim − (−x) = lim 0 = 0,
x→−∞ −x x→−∞

che sappiamo essere falso, si veda (7.11.3). 

Esercizio 7.11.64. Calcolare


p p
log(3 − 2e x )( 2 + x − 2 + x 2 )
lim .
x→0 (e 3 − e 3 cos(2x) )(e 3 − e 3 sin(2x) )
S OL . E S . 7.11.64. Se x → 0 allora
sin(2x) → 0
quindi
lim (e 3 − e 3 sin(2x) ) = e 3 − 1.
x→0
Allora p p p p
log(3 − 2e x )( 2 + x − 2 + x 2 ) log(3 − 2e x )( 2 + x − 2 + x 2 )
lim = lim .
x→0(e 3 − e 3 cos(2x) )(e 3 − e 3 sin(2x) ) x→0 (e 3 − e 3 cos(2x) )(e 3 − 1)
p p
Ora moltiplico e divido per 2 + x + 2 + x 2 e ottengo
p p
log(3 − 2e x )( 2 + x − 2 + x 2 ) log(3 − 2e x )(2 + x − (2 + x 2 ))
lim = lim p p .
x→0 (e 3 − e 3 cos(2x) )(e 3 − 1) x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)( 2 + x + 2 + x 2 )

A questo punto, essendo


lim 3 − 2e x = 3 − 2 = 1,
x→0
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 317

si ha
log(3 − 2e x ) ∼ 3 − 2e x − 1, per x → 0.
Inoltre
p p p
lim ( 2 + x + 2 + x 2 ) = 2 2.
x→0
Allora abbiamo
log(3 − 2e x )(2 + x − (2 + x 2 ))
lim p p =
x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)( 2 + x + 2 + x 2 )

(3 − 2e x − 1)(x − x 2 )
= lim p .
x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)2 2
Osserviamo che e x − 1 ∼ x e x − x 2 ∼ x per x → 0, quindi si ha
(3 − 2e x − 1)(x − x 2 )
lim p p =
x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)( 2 + 2)

2(1 − e x ) · x
= lim p p =
x→0 e 3 (−3(cos(2x) − 1))(e 3 − 1)( 2 + 2)
2(−x) · x
= lim p .
x→0 2 2e 3 (3(1 − cos(2x)))(e 3 − 1)

1 − cos x 1
Ricordando che lim = , concludiamo:
x→0 x2 2
2(−x) · x −2x 2
lim p = lim p =
x→0 2 2e 3 (3(1 − cos(2x)))(e 3 − 1) x→0 2 2e 3 3(2x 2 )(e 3 − 1)

1
=− p .
6 2(e 3 − 1)e 3


Esercizio 7.11.65. Calcolare


x
¡ ¢
log x+2
lim ³ ´.
x→+∞
1 − cos p2
x
x
S OL . E S . 7.11.65. Osservo che, se x → +∞ allora x+2
−→ 1, e se y −→ 1 allora log y ∼ y − 1.
Quindi otteniamo
³ x ´ x x −x −2 2
log ∼ −1 = =−
x +2 x +2 x +2 x +2
mentre se x → +∞
1 2 2 2
µ ¶ µ ¶
2 2
p −→ 0 allora 1 − cos p ∼ p = .
x x 2 x x
318 CHAPTER 7. LIMITI

Quindi
x 2
¡ ¢
log x+2
− x+2 x
lim ³ ´ = lim 2
= lim − = −1.
x→+∞
1 − cos p2
x→+∞
x
x→+∞ x +2
x


7.12. Successioni per ricorrenza

Si chiamano successioni per ricorrenza quelle successioni (a n ) che sono definite nella forma
(
a n+1 = f (a n ) ∀n ∈ N (I )
(7.12.1)
a0 = a (I I ).
dove f : A → A, con A ⊆ R, e a ∈ A.
Un caso più generale è
(
a n+1 = f (n, a n ) ∀n ∈ N (I )
a0 = a (I I ).
dove f : N × A → A, con A ⊆ R, e a ∈ A.
E’ possibile visualizzare il comportamento della successione (a n ) definita in (7.12.1). Per illustrarlo
usiamo la figura qui sotto, in cui appaiono il grafico della funzione f (in verde) e la bisettrice I-III
quadrante (linea continua nera).
Preso a 0 sull’asse x si traccia la perpendicolare all’asse x passante per quel punto. Essa intercetta
il grafico di f nel punto
F = (a 0 , f (a 0 )) = (a 0 , a 1 ).
Si traccia ora la retta orizzontale passante per F . Essa interseca la bisettrice I-III q. nel punto H

H = (a 1 , a 1 ).

Si traccia ora la perpendicolare all’asse x passante per H . Individuiamo così il numero a 1 sull’asse
x. Ora si ripete lo schema sopra descritto con a 1 che prende il ruolo svolto prima da a 0 .
L’intersezione della retta verticale per H con il grafico di f è il punto

J = (a 1 , f (a 1 )) = (a 1 , a 2 ).

Si traccia ora la retta orizzontale passante per J . Essa interseca la bisettrice I-III q. nel punto K

K = (a 2 , a 2 ).

Si traccia ora la perpendicolare all’asse x passante per K . Individuiamo così il numero a 2 sull’asse
x.
Ora si ripete lo schema sopra descritto con a 2 che prende il ruolo svolto prima da a 1 .
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 319

3.5

H F

2.5

K J

1.5
M L
P N

1
Q

0.5

Grafico

S a4 a3 a2 a1 a0
-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 6.5 7 7.5 8

-0.5

-1

-1.5

Figura 2. Visualizzazione grafica delle successioni per ricorrenza


Lo schema è facile: bisogna ricordare che si devono tracciare rette orizzontali passanti per i punti
(a n , a n+1 ) del grafico di f e rette verticali passanti per i punti intersezione che tali rette orizzontali
hanno con la bisettrice I-III quadrante.
E’ evidente che se f è continua, allora il limite della successione è il numero reale ` solo se (`, `) è
un punto d’intersezione del grafico di f con la bisettrice I-III quadrante. Infatti

lim a n+1 = lim a n = ` ⇒ lim f (a n ) = lim a n = `


n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞

f continua
⇒ f (`) = ` ⇒ (`, f (`)) ∈ Gr f ∩ bisettrice.
Dal disegno in figura si deduce, ad esempio, che il limite della successione è il numero reale S.

Esercizio 7.12.1. Studiare la convergenza della successione


( ³ ´
a n+1 = 12 a n + a2n ∀n ∈ N (I )
a0 = 2 (I I ).

Sol:
Si noti che f :]0, +∞[→]0, +∞[,
µ ¶
1 2
f (x) = x+
2 x
320 CHAPTER 7. LIMITI

è una funzione ben posta (infatti se x > 0 allora f (x) > 0) e che 2 ∈]0, +∞[. Dunque, per la Propo-
sizione 5.2.1, è ben definita la successione (a n ) a termini positivi.
Il suo limite, se esiste, è ` ∈ [0, +∞]. ` = +∞ è compatibile con (I) e con l’aritmetica di ∞, in quanto
µ ¶
1 2
+∞ + = +∞.
2 +∞
` = 0 è incompatibile con (I) e con l’aritmetica di 0 e ∞, in quanto
µ ¶
1 2
0 + + = +∞ 6= 0.
2 0
Pertanto, se esiste il limite di (a n ) esso deve essere ` ∈]0, +∞].
Dalla prima condizione (I) risulta
( (
` = 21 ` + `2 1
` = `1 ⇔ `2 = 2
¡ ¢
p
⇔ 2 ⇔`= 2.
`>0 `>0
p
Dunque, se esiste il limite di (a n ) esso è 2 oppure +∞.
p p
Affermiamo che a n > 2 per ogni n. Dimostriamolo per induzione. Sia P n l’affermazione a n > 2.
Se n = 0 l’affermazione è vera per la condizione (II).
Sia vera P n e dimostriamo che P n+1 è vera.
p an >0 p
µ ¶
1 2
a n+1 = an + > 2 ⇔ a n2 − 2 2a n + 2 > 0
2 an
p p
⇔ (a n − 2)2 > 0 ⇔ a n 6= 2.

L’ultima affermazione è vera per ipotesi, quindi è vera la prima affermazione della catena di im-
plicazioni.
p
Ciò conclude la dimostrazione che a n > 2 per ogni n.
Affermiamo che (a n ) è una successione strettamente decrescente. Per dimostrarlo, dobbiamo
provare che
µ ¶
1 2
a n+1 = an + < an ∀n ∈ N.
2 an
Ora,
p
µ ¶
1 2 2 2 a n >0 a n >0
an + < an ⇔ an + < 2a n ⇔ < a n ⇔ a n2 > 2 ⇔ a n > 2.
2 an an an
Quest’ultima affermazione è vera per quanto dimostrato prima, quindi è vera la prima afferma-
zione della catena di implicazioni.
Essendo (a n ) strettamente decrescente essa deve avere limite. Non potendo essere +∞ il suo
p
limite, esso dovrà essere ` = 2.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 321

Esercizio 7.12.2. Studiare la convergenza della successione al variare di α ∈]0, 1[:

a n+1 = p1a ∀n ∈ N
(
(I )
n
a0 = α (I I )
Sol:
Si noti che f :]0, +∞[→]0, +∞[,
1
f (x) = p
x
è una funzione ben posta essendo α > 0 e, f (x) > 0 per ogni x > 0. Dunque, per la Proposizione
5.2.1, è ben definita la successione (a n ) a termini positivi.
Il suo limite, se esiste, è ` ∈ [0, +∞].
+∞ non è compatibile con (I) e con l’aritmetica di ∞, in quanto
1
6= +∞.
+∞
Per lo stesso motivo 0 non è compatibile con (I) e con l’aritmetica di 0, in quanto
1
= +∞ 6= 0.
0+
Pertanto, il limite, se esiste, deve essere ` ∈]0, +∞[. Dalla prima condizione (I) risulta
1 3
` = p ⇔ ` 2 = 1 ⇔ ` = 1.
`
Dunque, se esiste il limite di (a n ) esso è 1.
Osserviamo che
a n < 1 ⇒ a n+1 > 1 ⇒ a n+2 < 1.
Non possiamo quindi aspettarci una monotonia della successione.
Sia (b n ) così definita: b n := a 2n . Si ha b 0 = a 0 = α. Allora
1 1 p
4
p
4
b n+1 = a 2n+2 = p =q = a 2n = bn .
a 2n+1 p1
a 2n

Studiamo la successione (b n ), che è definita per ricorrenza:


(
b n ∀n ∈ N
p
4
b n+1 = (I I I )
b0 = α (I V )
p
Notiamo che è applicabile la Proposizione 5.2.1, con f :]0, 1[→]0, 1[, f (x) = 4
x. Infatti α ∈]0, 1[ e
0 < f (x) < 1 per ogni 0 < x < 1.
Pertanto (b n ) è una successione a termini in ]0, 1[.
322 CHAPTER 7. LIMITI

Affermiamo che (b n ) è una successione strettamente crescente. Per dimostrarlo, dobbiamo pro-
vare che
p
4
b n+1 = bn > bn ∀n ∈ N.
Ora,
0<b n <1
b n > b n ⇔ b n3/4 < 1
p
4
⇔ bn < 1 :
quest’ultima affermazione è vera, quindi è vera la prima.
Essendo (b n ) crescente e a termini in ]b 0 , 1[ il limite esiste, ed è un numero reale `0 ∈]b 0 , 1].
Da (III) deve essere
p
4
`0 = `0 ⇔ `03/4 = 1 ⇔ `0 = 1.
Pertanto `0 = 1. Si è così dimostrato che

lim a 2n = 1.
n→+∞

Sia (c n ) così definita: c n := a 2n+1 . Si ha


1 1 α<1
c0 = a1 = p = p > 1.
a0 α
Inoltre
1 1 p
4
p
4
c n+1 = a 2n+3 = p =q = a 2n+1 = cn .
a 2n+2 p 1
a 2n+1
Studiamo la successione (c n ), che è definita per ricorrenza:
( p
c n+1 = 4
c n ∀n ∈ N (V )
c0 = p1 (V I )
α
p
Notiamo che è applicabile la Proposizione 5.2.1, con f :]1, +∞[→]1, +∞[, f (x) = 4
x. Infatti α ∈
]0, 1[, dunque p1 > 1 e f (x) > 1 per ogni x > 1.
α
Pertanto (c n ) è una successione a termini in ]1, +∞[.
Affermiamo che (c n ) è una successione strettamente decrescente. Per dimostrarlo, dobbiamo
provare che
p
c n+1 := 4
cn < cn ∀n ∈ N.
Ora,
p c n >1
4
c n < c n ⇔ c n3/4 > 1 ⇔ c n > 1 :
quest’ultima affermazione è vera, quindi è vera la prima.
Essendo (c n ) decrescente e a termini in ]1, c 0 [ il limite esiste, ed è un numero reale `00 ∈ [1, c 0 [.
Da (V) deve essere
p
4
`00 = `00 ⇔ `003/4 = 1 ⇔ `00 = 1.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 323

Pertanto `00 = 1. Si è così dimostrato che

lim a 2n+1 = 1.
n→+∞

Essendo
lim a 2n = 1 = lim a 2n+1
n→+∞ n→+∞
concludiamo che la successione (a n ) converge a 1.

Esercizio 7.12.3. Studiare la convergenza della successione


(
a n+1 = 1 + a1n ∀n ∈ N (I )
a 0 = 10 (I I )
Sol:
Si noti che f :]1, +∞[→]1, +∞[,
1
f (x) = 1 +
x
è una funzione ben posta essendo f (x) > 1 per ogni x > 1. Tenuto conto che 10 > 1, segue dalla
Proposizione 5.2.1, che la successione (a n ) è ben definita e a termini maggiori di 1.
Il suo limite, se esiste, è ` ∈ [1, +∞] e in tal caso da (I) deve essere
µ ¶
1
lim a n+1 = lim 1 + . (7.12.2)
n→+∞ n→+∞ an
` = +∞ non è compatibile con tale uguaglianza e con l’aritmetica di ∞, in quanto
1
1+= 1 6= +∞.
+∞
Pertanto, il limite, se esiste, deve essere reale, ` ∈ [1, +∞[. Da (7.12.2) risulta
p p
1 2 1 ± 5 `≥1 1+ 5
` = 1+ ⇔ ` −`−1 = 0 ⇔ ` = ⇒ `= .
` 2 2
p
1+ 5
Dunque, se esiste il limite di (a n ) esso è 2 .
Siano (b n ) e (c n ) così definite: b n := a 2n e quindi b 0 = a 0 = 10, e c n := a 2n+1 e quindi c 0 = a 1 = 11
10
.
Vogliamo dimostrare che pr ogni n ∈ N la proposizione

(P n ) : c n < c n+1 < b n+1 < b n

è vera. Procediamo per induzione.


(P 0 ) è vera: infatti
1 1 11
a1 = 1 + = 1+ = < 10 = a 0 , (7.12.3)
a0 10 10
1 10 21 11
a2 = 1 + = 1+ = > = a1 < a0 (7.12.4)
a1 11 11 10
324 CHAPTER 7. LIMITI

e
1 11 32 11
a3 = 1 + = 1+ = > = a1 , (7.12.5)
a2 21 21 10
da cui
11 32 21
< = c1 <
c0 = = b 1 < 10 = a 0 = b 0 .
10 21 11
Supponiamo vera (P n ) e dimostriamo che (P n+1 ) è vera.
Iniziamo con l’osservare che

∀n, k ∈ N a n < a n+k ⇔ a n+1 > a n+k+1 . (7.12.6)

Infatti si ha
(a n ) a termini positivi 1 1 1 1
a n < a n+k ⇔ < ⇔ 1+ < 1+ ⇔ a n+k+1 < a n+1 .
a n+k an a n+k an
Analogamente si ha

∀n, k ∈ N a n > a n+k ⇔ a n+1 < a n+k+1 ⇔ a n+k+1 > a n+1 , (7.12.7)

infatti
(a n ) a termini positivi 1 1 1 1
a n > a n+k ⇔ > ⇔ 1+ > 1+ ⇔ a n+k+1 > a n+1 ⇔ a n+1 < a n+k+1 .
a n+k an a n+k an
Abbiamo che l’ipotesi induttiva è:

c n < c n+1 < b n+1 < b n ⇔ a 2n+1 < a 2n+3 < a 2n+2 < a 2n

Per (7.12.6) e (7.12.7), usate con k = 2, deduciamo


(7.12.7) (7.12.6)
b n > b n+1 ⇔ a 2n > a 2n+2 ⇒ a 2n+1 < a 2n+3 ⇒ a 2n+2 > a 2n+4 ⇔ b n+1 > b n+2 .

Analogamente:
(7.12.6) (7.12.7)
c n < c n+1 ⇔ a 2n+1 < a 2n+3 ⇒ a 2n+2 > a 2n+4 ⇒ a 2n+3 < a 2n+5 ⇔ c n+1 < c n+2 . (7.12.8)

Infine, usando (7.12.7) e (7.12.6) con k = 1:


(7.12.7) (7.12.6)
c n+1 < b n+1 ⇔ a 2n+3 < a 2n+2 ⇒ a 2n+4 > a 2n+3 ⇒ a 2n+5 < a 2n+4 ⇔ c n+2 < b n+2 .

Pertanto abbiamo dimostrato l’implicazione:

c n < c n+1 < b n+1 < b n ⇒ c n+1 < c n+2 < b n+2 < b n+1 ,

che era quanto desideravamo.


Abbiamo così dimostrato per induzione che (b n ) è decrescente e (c n ) è crescente. e che

cn < bn ∀n ∈ N.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 325

Ne segue che le successioni sono limitate:


11
= a 1 = c 0 < c n < b n < b 0 = a 0 = 10 ∀n ∈ N \ {0}.
10
Ne deduciamo che esistono `0 , `00 ∈ 11
¤ £
10 , 10 tali che

lim c n = `00 ≤ `0 = lim b n .


n→+∞ n→+∞

Per determinarne i valori, osserviamo che deve essere


µ ¶ Ã ! Ã !
00 1 1 1
` = lim a 2n+3 = lim 1 + = lim 1 + = lim 1 +
n→+∞ n→+∞ a 2n+2 n→+∞ 1+ a 1 n→+∞ 1 + `100 2n+1

da cui
00 `00
` = 1 + 00 .
` +1
Analogamente: deve essere
µ ¶ Ã ! Ã !
1 1 1
`0 = lim a 2n+2 = lim 1+ = lim 1+ = lim 1+
n→+∞ n→+∞ a 2n+1 n→+∞ 1 + a12n n→+∞ 1 + `10

da cui
`0
`0 = 1 + .
`0 + 1
Si ha che per ogni x > 1
p
x 2 1+ 5
x = 1+ ⇔ (x − 1)(x + 1) = x ⇔ x − x − 1 = 0 ⇔ x = .
x +1 2
p
Ciò comporta che `0 = `00 = 1+2 5 .
Riassumendo:
p
1+ 5
lim a 2n = = lim a 2n+1
n→+∞ 2 n→+∞
p
1+ 5
concludiamo che la successione (a n ) converge a 2 .

Esercizio 7.12.4. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza
(
a0 = α
a n+1 = a n2

al variare di α ∈ R.
326 CHAPTER 7. LIMITI

[R.: α > 1: ↑, +∞; α = 1: a n = 1 ∀n; 0 < α < 1: a n ↓ 0; α = 0: a n = 0 ∀n;


−1 < α < 0: a n → 0; α = −1: a n → 1; α < −1: a n → +∞]

S OL . E S . 7.12.4. Consideriamo α = 0. In questo caso la successione (a n ) è costante uguale a 0


(formalmente si dimostra ciò per induzione) e il suo limite è 0.
Analogamente, se α = 1, la successione (a n ) è costante uguale a 1 e il suo limite è 1.
Sia α > 0.
E’ immediato osservare che la successione ha termini ordinati nel seguente modo: α, α2 , α4 , α8 , α16 , . . .,
quindi ci aspettiamo che la successione sia
a termini positivi
strettamente crescente e divergente a +∞ per α > 1
strettamente decrescente e convergente a 0 per 0 < α < 1.
Dimostriamo ora tali affermazioni.
La dimostrazione che (a n ) è a termini positivi è per induzione:

a 0 = α > 0, a n > 0 ⇒ a n+1 = a n2 > 0.

Dunque, se esiste il limite di a n ed esso è `, sarà ` ∈ [0, +∞].


Determiniamo i candidati valori di `, ammesso che esista. Essendo f :]0, +∞[→]0, +∞[, f (x) = x 2 ,
una funzione continua, se ` ∈ R deve essere

` = `2

da cui
` = 0 ∨ ` = 1.

Il caso ` = +∞ è compatibile con l’aritmetica di ∞, in quanto se limn→+∞ a n = +∞ allora anche


limn→+∞ a n2 = +∞.
L’insieme dei candidati limiti è quindi {0, 1, +∞}.
Sia 0 < α < 1. Già sappiamo che a n > 0 per ogni n ∈ N. Dimostriamo che a n < 1 per ogni n ∈ N.
Procediamo per induzione: per n = 0, si ha

a 0 = α ≤ 1,

che è ovviamente vera perché 0 < α < 1. Supponiamo ora a n < 1 e dimostriamo che a n+1 < 1:
infatti, dall’ipotesi induttiva,
a n+1 = a n2 = a n · a n < a n · 1 < 1.

Riassumento, sappiamo che a n ∈]0, 1[ per ogni n.


7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 327

Proviamo ora che (a n ) è strettamente decrescente. Questo segue immediatamente da quanto


appena dimostrato, infatti
0<a n <1
a n+1 < a n se e solo se a n2 < a n se e solo se 0 < a n < 1,

che abbiamo appena dimostrato essere vero per ogni n ∈ N.

Questo dimostra che esiste il limite ` di a n . Dovendo essere

` < a0 < 1

l’unico candidato limite di a n compatibile è ` = 0.


Sia infine α > 1. Dimostriamo che a n > 1 per ogni n ∈ N.
Procediamo per induzione: per n = 0, si ha

a 0 = α > 1,

che è ovviamente vera perché α > 1. Supponiamo ora a n > 1 e dimostriamo che a n+1 > 1: infatti,
dall’ipotesi induttiva,
a n+1 = a n2 = a n · a n > a n · 1 > 1.

Proviamo ora che (a n ) è strettamente crescente. Questo segue immediatamente da quanto appena
dimostrato, infatti, tenendo conto che a n > 1 > 0 per ogni n ∈ N,
a n >1
a n+1 > a n se e solo se a n2 > a n se e solo se a n > 1,

che abbiamo appena dimostrato essere vero per ogni n ∈ N.


Questo dimostra che che esiste il limite ` di a n e che esso non può essere né 0 né 1. Sarà quindi

lim a n = +∞.
n→+∞

Riassumendo:
+∞ se α > 1

lim a n =  1 se α = 1

n→+∞
0 se 0 ≤ α < 1.

Il caso α < 0:
Se a 0 = α < 0 allora a 1 = α2 > 0. Definiamo

b n := a n+1 ∀n ∈ N.
328 CHAPTER 7. LIMITI

La successione (b n )n è la successione (a n )n privata del primo termine a 0 . Quindi il limite di (b n )n


esiste se e solo se esiste il limite di (a n )n e, in tal caso, i limiti coincidono. La successione (b n ) è
definita da
(
b 0 = α2
b n+1 = b n2

Essendo α2 > 0, già sappiamo, da quanto studiato sopra, che

+∞ se α2 > 1

lim b n =  1 se α2 = 1

n→+∞
0 se 0 < α2 < 1.

Essendo α < 0 ne segue che la classificazione sopra è equivalente a

+∞ se α < −1

lim b n =  1 se α = −1

n→+∞
0 se −1 < α < 0.

Per quanto detto sul legame tra i limiti di (b n ) e di (a n ), si ha

+∞ se α < −1

lim a n =  1 se α = −1

n→+∞
0 se −1 < α < 0.

Esercizio 7.12.5. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
(
a0 = α
p
a n+1 = 6 + a n

al variare di α > 0.
[R.: 0 < α < 3: a n ↑ 3; α = 3: a n = 3; α > 3: a n ↓ 3]

Esercizio 7.12.6. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
(
a0 = α
a n+1 = 4 − a n

al variare di α ∈ R.

[R.: a 2n = α, a 2n+1 = 4 − α. Se α = 2 ha limite 2, se α 6= 2 6 ∃ limite]


7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 329

Esercizio 7.12.7. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
(
a0 = α
a n+1 = 4 − 2a n
al variare di α ∈ R.

[R.: α > 34 : a 2n ↑ +∞, a 2n+1 ↓ −∞;


α < 34 : a 2n ↓ −∞, a 2n+1 ↑ +∞]

Esercizio 7.12.8. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:

 a0 = α
1
 a n+1 =
1 + an
al variare di α > −1.
p p p
5
[R.: ∀α > −1+2 : a 2n ↓ −1+2 5 , a 2n+1 ↑ −1+2 5 .
p p p
−1 < α < −1+2 5 : a 2n ↑ −1+2 5 , a 2n+1 ↓ −1+2 5 ;
p p
α = −1+2 5 : (a n ) è costante = −1+2 5 .]
(
a0 = 2
Esercizio 7.12.9. Calcolare il seguente limite di successione definita per ricorrenza: ³ ´
a n+1 = 12 1 + a2n
p
(Algoritmo di Erone per approssimare 2)

Esercizio 7.12.10. Calcolare il seguente limite di successione definita per ricorrenza:


(
a 0 = α ∈]0, 1[
a n+1 = p1a
n

Esercizio 7.12.11 (Prova scritta 8-6-2021). Dimostrare, usando il Principio d’induzione, che la
successione (x n ) definita per ricorrenza
(
x n+1 = sin(x n )
x 0 = 12

ha termini in ]0, 12 ]. Concludere poi che la successione è decrescente e se ne calcoli il limite.

SOLUZIONE Es. 7.12.11:


Sia P (n) la proposizione
1
0 < xn ≤ .
2
P (0) è vera.
330 CHAPTER 7. LIMITI

Sia vera P (n) e dimostriamo che è vera P (n + 1). Da P (n) vera si ha


1 π sin crescente in [0, π2 ]
µ ¶
1
0 < xn ≤ < ⇒ 0 < sin(x n ) ≤ sin
2 2 2
quindi
µ ¶
1
0 < x n+1 ≤ sin .
2
Ora basta osservare che µ ¶
1 1
sin ≤ .
2 2
in quanto
sin(x) ≤ x se x ≥ 0 (7.12.9)
ottenendo
1
0 < x n+1 ≤ .
2
Così si conclude che la successione è limitata e positiva.
Per la decrescenza: per quanto dimostrato sopra, x n > 0, quindi, per (7.12.9),

x n+1 = sin(x n ) ≤ x n ∀n.

Dunque, esiste il limite di (x n ) ed esso è un numero ` ∈ [0, 12 ]. Per la continuità di sin dovrà essere
(
` = sin(`)
⇔ ` = 0.
` ∈ [0, 12 ]

7.12.1. Teoremi sulle successioni definite per ricorrenza mediante una funzione continua.

Teorema 7.12.12. Sia f : I → I con I intervallo e f continua e crescente. Sia

Σ := {` ∈ I ∪ {±∞} : ` = f (`)}.

Allora la successione (a n ) definita per ricorrenza


(
a0 ∈ I
a n+1 = f (a n )

è monotona.
Precisamente:
(i) se a 0 < a 1 la successione (a n ) è crescente.
Essa converge al punto di Σ più vicino ad a 0 e maggiore di a 0 , qualora esso esista,
altrimenti la successione diverge a +∞.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 331

(ii) se a 0 > a 1 la successione è decrescente.


Essa converge al punto di Σ più vicino ad a 0 e minore di a 0 , qualora esso esista, altri-
menti la successione diverge a −∞.

Teorema 7.12.13. Sia f : I → I con I intervallo e f continua e decrescente.


Allora la successione (a n ) definita per ricorrenza
(
a0 ∈ I
a n+1 = f (a n )
ha le sottosuccessioni (a 2n ) e (a 2n+1 ) monotone.
Precisamente:
(i) se a 0 ≤ a 2 allora la successione (a 2n ) è crescente e (a 2n+1 ) è decrescente.
(ii) se a 0 ≥ a 2 allora la successione (a 2n ) è decrescente e (a 2n+1 ) è crescente.
Inoltre:
(a) se a 0 ≤ a 1 allora a 2n ≤ a 2n+1 per ogni n
(b) se a 0 ≥ a 1 allora a 2n ≥ a 2n+1 per ogni n.
E’ condizione necessaria per l’esistenza del limite di (a n ) che a 2 sia compreso tra a 0 e a 1 .
CAPITOLO 8

Derivate

In fondo a questo capitolo si troverà una sezione riguardante le funzioni uniformemente continue.
Alcune classi di funzioni derivabili risultano infatti essere uniformemente continue. Per questo
motivo si è preferito inserire in questo capitolo la trattazione della uniforme continuità.

8.1. Derivate delle funzioni elementari

(Esercizio 8.1.1) D(c) = 0 ∀c ∈ R

(Esercizio 8.1.2) D(e x ) = e x ∀x ∈ R

1
(Esercizio 8.1.3) D(log(x)) = ∀x ∈]0, ∞[.
x

(Esercizio 8.1.4) ∀n ∈ N \ {0} D(x n ) = nx n−1 ∀x ∈ R

1 1
(Esercizio 8.1.5) D( ) = − 2 ∀x ∈ R \ {0}
x x

(Esercizio 8.1.6) ∀n ∈ N \ {0} D(x −n ) = −nx −n−1 ∀x ∈ R \ {0}

p 1
(Esercizio 8.1.7) D( x) = p ∀x ∈ R, x > 0
2 x

(Esercizio 8.1.8) ∀α ∈ R D(x α ) = αx α−1 ∀x ∈ R, x > 0

(Esercizio 8.1.10) D sin x = cos x ∀x ∈ R.

(Esercizio 8.1.11) D cos x = − sin x ∀x ∈ R.


333
334 CHAPTER 8. DERIVATE

1 π
(Esercizio 8.1.12) D tan x = 1 + tan2 (x) = ∀x ∈ R \ { + kπ : k ∈ Z}
cos2 (x) 2

(Esercizio 8.1.13) D sinh x = cosh x ∀x ∈ R

(Esercizio 8.1.14) D cosh x = sinh x ∀x ∈ R

1
(Esercizio 8.1.15) D arcsin x = p ∀x ∈] − 1, 1[
1 − x2

1
(Esercizio 8.1.16) D arccos x = − p ∀x ∈] − 1, 1[
1 − x2

1
(Esercizio 8.1.17) D arctan x = ∀x ∈ R
1 + x2

 1
 se x > 0
(Esercizio 8.1.18) D | x| = sign(x) = 6 ∃ se x = 0 ∀x ∈ R \ {0}.

−1 se x < 0

Esercizio 8.1.1. Dimostrare che le funzioni costanti hanno derivata nulla, ossia

D(c) = 0 ∀x ∈ R.

Sol:
Siano c ∈ R e f : R → R,
f (x) = c ∀x ∈ R.

Si ha
f (x + h) − f (x) c −c 0
lim = lim = lim = 0.
h→0 h h→0 h h→0 h

Esercizio 8.1.2. Dimostrare che


D(e x ) = e x ∀x ∈ R.

Sol:
Sia x ∈ R
e x+h − e x e h − 1 Teor. 7.8.16 x
lim = lim e x = e · 1 = ex.
h→0 h h→0 h
8.1. DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI 335

Esercizio 8.1.3. Dimostrare che


1
D(log(x)) = ∀x ∈]0, ∞[.
x
Sol:
Sia x ∈]0, ∞[. Usando le proprietà del logaritmo (v. Proposizione 6.6.2)
õ ¶1 !
log(x + h) − log(x) x +h h h Teor. 7.8.14 + Teor. 6.6.4
µ ¶
1 ³ 1´ 1
lim = lim log = lim log 1 + = log e x = .
h→0 h h→0 h x h→0 x x

Esercizio 8.1.4. Dimostrare per induzione che per ogni n ∈ N \ {0}

D(x n ) = nx n−1 ∀x ∈ R.

Sol:
Per induzione:
Sia (P n ) l’affermazione
D(x n ) = nx n−1 ∀x ∈ R
Per n = 1 si ha
(x + h)1 − x 1 x +h −x h
lim = lim = lim = 1 = 1 · x 1−1 (= 1).
h→0 h h→0 h h→0 h
Sia vera (P n ) e dimostriamo che (P n+1 ) è vera usando le regole di derivazione.

P(1) e P(n)
D(x n+1 ) = D(xx n ) = D(x)x n + xD(x n ) = 1 · x n + nxx n−1 = (n + 1)x n = (n + 1)x (n+1)−1 .

La tesi segue.

Esercizio 8.1.5. Dimostrare che


1
D(x −1 ) = − ∀x ∈ R \ {0}.
x2
Sol:
Sia x ∈ R \ {0}.
Allora
1 x−(x+h)
x+h
− x1 (x+h)(x) −h −h 1 1
lim = lim = lim = lim =− 2.
h→0 h h→0 h h→0 (x + h)(x)h h→0 h (x + h)(x) x
Esercizio 8.1.6. Dimostrare per ogni n ∈ N \ {0}

D(x −n ) = −nx −n−1 ∀x ∈ R \ {0}.

Sol:
336 CHAPTER 8. DERIVATE

1 1
La funzione f : R \ {0} → R, f (x) = xn
è la composizione di g : R \ {0} → R \ {0}, g (z) = z
con h :
n
R \ {0} → R \ {0}, h(x) = x . Infatti
f (x) = (g ◦ h)(x).
Usando gli esercizi 8.1.4 e 8.1.5 e la formula di derivazione di funzione composta si ha

D f (x) = D g (h(x))Dh(x)

ossia µ ¶
1 1
D(x −n
) = D n = − 2n nx n−1 = −nx n−1−2n = −nx −n−1 .
x x
Esercizio 8.1.7. Dimostrare che
p 1
D( x) = p ∀x ∈ R, x > 0.
2 x
Sol:
Sia x ∈ R \ {0}.
p
Allora, usando il metodo di razionalizzazione, la continuità della funzione x 7→ x e l’algebra dei
limiti, si ha:
p p
x +h − x x +h −x h 1 1
lim = lim p p = lim p p = p .
h→0 h h→0 ( x + h + x)h h→0 h x +h + x 2 x
L’Esercizio precedente è un caso particolare del seguente.

Esercizio 8.1.8. Dimostrare che per ogni α ∈ R

D(x α ) = αx α−1 ∀x ∈ R, x > 0.

Sol:
Sia x ∈ R, x > 0. Usando le regole di derivazione di funzione composta si ha
1 xα
D(x α ) = D(e α log(x) ) = e α log(x) α =α = αx α−1 .
x x
Esercizio 8.1.9. Dimostrare che se n ∈ N \ {0}, m ∈ N allora
(
m!
x m−n se n ≤ m
D (n) x m = (m−n)!
0 se n > m
Sol:
Sia x ∈ R.
Se n = 1 l’affermazione è vera, infatti
Es. 8.1.4
D x 0 = D 1 = 0, D xm = mx m−1
8.1. DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI 337

e la tesi segue in quanto


m! m(m − 1)!
= = m.
(m − 1)! (m − 1)!
Sia vera l’affermazione per n ∈ N \ {0} e dimostriamo che è vera per n + 1.
Si ha (
m! m−n
D (n+1) x m = D(D (n) m Hp. induttiva
x ) = (m−n)! D x se n ≤ m
(8.1.1)
D0=0 se n > m
Se m < n allora è anche m < n + 1. Supponiamo che sia n ≤ m. Ci sono due casi: n < m e n = m. Se
n < m allora n + 1 ≤ m. In tal caso, per l’Es. 8.1.4 si ha
m! m!
D x m−n = (m − n)x m−n−1
(m − n)! (m − n)!
m! m!
= (m − n)x m−n−1 = x m−(n+1) .
(m − n)(m − n − 1)! (m − (n + 1))!
Se invece n = m allora m < n + 1 e
m! m!
D x m−m = D 1 = 0.
(m − m)! 0!
Abbiamo così dimostrato che
(
m!
m! x m−(n+1) se n + 1 ≤ m
D x m−n = (m−(n+1))!
(m − n)! 0 se n = m ⇔ n + 1 > m ≥ n.
Congiungendo questa informazione con (8.1.1) si ha la tesi.

Esercizio 8.1.10. Dimostrare che

D sin x = cos x ∀x ∈ R.

Sol:
Sia x ∈ R.
sin(x + h) − sin(x) Prop. 6.7.17 sin(x) cos(h) + sin(h) cos(x) − sin(x)
lim = lim
h→0 h h→0 h
µ ¶
cos(h) − 1 sin(h) Es. 7.8.30 + Teo. 7.8.27
= lim sin(x) + cos(x) = sin(x) · 0 + 1 · cos(x) = cos(x).
h→0 h h
Esercizio 8.1.11. Dimostrare che

D cos x = − sin x ∀x ∈ R.

Sol:
Sia x ∈ R.
cos(x + h) − cos(x) Prop. 6.7.17 cos(x) cos(h) − sin(h) sin(x) − cos(x)
lim = lim
h→0 h h→0 h
338 CHAPTER 8. DERIVATE
µ ¶
cos(h) − 1 sin(h) Es. 7.8.30 + Teo. 7.8.27
= lim cos(x) − sin(x) = cos(x) · 0 − 1 · sin(x) = − sin(x).
h→0 h h
Esercizio 8.1.12. Dimostrare che
1 π
D tan x = 1 + tan2 (x) = ∀x ∈ R \ {k : k ∈ Z}.
cos2 (x) 2
Sol:
Sia x ∈ R \ {k π2 : k ∈ Z}.

2
"
sin x
sin x D sin x cos x − sin xD cos x Es. 8.1.10 + Es. 8.1.11 cos2 x + sin2 x 1 + cos2x
D tan x = D = = = 1
cos x cos2 x cos2 x cos2 x
.

Esercizio 8.1.13. Dimostrare che

D sinh x = cosh x ∀x ∈ R.

Sol:
Sia x ∈ R.

e x − e −x 1 ¡ x ¢ 1¡
= e − (−1)e −x = e x + e −x = cosh x.
¢
D sinh x = D
2 2 2
Esercizio 8.1.14. Dimostrare che

D cosh x = sinh x ∀x ∈ R.

Sol:
Sia x ∈ R.

e x + e −x 1 ¡ x ¢ 1¡
= e + (−1)e −x = e x − e −x = sinh x.
¢
D cosh x = D
2 2 2
Esercizio 8.1.15. Dimostrare che
1
D arcsin x = p ∀x ∈] − 1, 1[.
1 − x2
Sol:
La funzione arcsin : [−1, 1] → [− π2 , π2 ] è la funzione inversa di sin : [− π2 , π2 ] → [−1, 1].
Sia x ∈] − 1, 1[. Allora esiste y ∈ − π2 , π2 tale che sin y = x. Inoltre, per l’Es. 8.1.10
¤ £

y∈]− π2 , π2 [
D sin y = cos y 6= 0.
8.1. DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI 339

Per la formula di derivazione delle funzioni inverse (v. dispense prof. Dore)
1
D arcsin x = .
cos arcsin x
Essendo y ∈ − π2 , π2 allora
¤ £

(
cos2 (y) + sin2 (y) = 1
q
⇒ cos(y) = 1 − (sin(y))2
cos(y) > 0

ossia
p p
cos(arcsin x) = 1 − (sin(arcsin x))2 = 1 − x 2.

Pertanto:
1
D arcsin x = p .
1 − x2
Esercizio 8.1.16. Dimostrare che
1
D arccos x = − p ∀x ∈] − 1, 1[.
1 − x2
Sol:
La funzione arccos : [−1, 1] → [0, π] è la funzione inversa di cos : [0, π] → [−1, 1].
Sia x ∈] − 1, 1[. Allora esiste y ∈ ]0, π[ tale che cos y = x. Inoltre, per l’Es. 8.1.11
y∈]0,π[
D cos y = − sin y 6= 0.

Per la formula di derivazione delle funzioni inverse (v. dispense prof. Dore)
1
D arccos x = .
− sin arccos x
Essendo y ∈ ]0, π[ allora
(
cos2 (y) + sin2 (y) = 1
q
⇒ sin(y) = 1 − (cos(y))2
sin(y) > 0

ossia
p p
sin(arccos x) = 1 − (cos(arccos x))2 = 1 − x 2.

Pertanto:
1
D arccos x = p .
− 1 − x2
340 CHAPTER 8. DERIVATE

Esercizio 8.1.17. Dimostrare che


1
D arctan x = ∀x ∈ R.
1 + x2
Sol:
La funzione arctan : R →]0, π[ è la funzione inversa di tan : − π2 , π2 → R.
¤ £

Sia x ∈ R. Allora esiste y ∈ − π2 , π2 tale che tan y = x. Inoltre, per l’Es. 8.1.12
¤ £

D tan y = 1 + tan2 y 6= 0.

Per la formula di derivazione delle funzioni inverse (v. dispense prof. Dore)
1 1 1
D arctan x = = = .
1 + tan2 arctan x 1 + (tan(arctan x))2 1 + x2
Esercizio 8.1.18. Dimostrare che la funzione valore assoluto abs : R → R, è derivabile in ogni punto
di R \ 0, ma non in 0.
Precisamente:
(
1 se x > 0
D abs(x) = sgn(x) = ∀x ∈ R \ {0}.
−1 se x < 0

Sol:
Sia x > 0. Si ha
|x + h| − |x| x +h −x h
lim = lim = lim = lim 1 = 1.
h→0 h h→0 h h→0 h h→0
|h|<x

Dunque esiste f 0 (x) = 1 se x > 0.


Sia x < 0. Si ha
|x + h| − |x| |x + h| − |x| −(x + h) − (−x) −x − h + x −h
lim = lim = lim = lim = lim = lim −1 = −1.
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h h→0
|h|<−x x+h<0

Dunque esiste f 0 (x) = −1 se x > 0.


Sia x = 0. Si ha
|x + h| − |x| |h| − |0| h
lim+ = lim+ = lim+ = lim+ 1 = 1.
h→0 h h→0 h h→0 h h→0

D’altra parte
|x + h| − |x| |h| − |0| −h
lim− = lim− = lim− = lim− −1 = −1.
h→0 h h→0 h h→0 h h→0

Dunque non esiste f 0 (0)


8.2. CARATTERIZZAZIONI DELLE COSTANTI 341

8.2. Caratterizzazioni delle costanti

Teorema 8.2.1 (Caratterizzazione delle funzioni costanti). Sia f : I → R con I intervallo.


Allora
f è una funzione costante ⇔ f è derivabile e f 0 (x) = 0 ∀x ∈ I .

D IMOSTRAZIONE .
⇒:
Segue dall’Esercizio 8.1.1

Sia x 0 ∈ I .
Sia x ∈ I , x > x 0 . Si noti che [x 0 , x] ⊆ I essendo I un intervallo. Applichiamo il Teorema di Lagrange
a f |[x0 ,x] : [x 0 , x] → R, ciò è possibile perché f è derivabile in I , quindi è derivabile (e quindi anche
continua) in [x 0 , x]. Allora
f 0 =0
∃ξ ∈]x 0 , x[ : f (x) − f (x 0 ) = f 0 (ξ)(x − x 0 ) = 0

da cui
f (x) = f (x 0 ) ∀x ∈ I , x > x 0 .
Analogamente:
Sia x ∈ I , x < x 0 . Si noti che [x, x 0 ] ⊆ I essendo I un intervallo. Applichiamo il Teorema di Lagrange
a f |[x,x0 ] : [x, x 0 ] → R. Allora
f 0 =0
∃ξ ∈]x, x 0 [ : f (x 0 ) − f (x) = f 0 (ξ)(x 0 − x) = 0

da cui
f (x) = f (x 0 ) ∀x ∈ I , x < x 0 .
Abbiamo così dimostrato che f (x) = f (x 0 ) per ogni x ∈ I . 

Esercizio 8.2.2. Usando il Teorema 8.2.1, dimostrare che se x ∈ R \ {0} allora


π
"
1 se x > 0
arctan x + arctan = 2 π
x − 2 se x < 0.
Sol: In R \ {0}
µ ¶ µ ¶
1 1 1 1
D arctan x + arctan = + D
x 1 + x2 1 + 1 2 x
¡ ¢
x
2
1 1 1 1 x 1
= 2
− ¡ 1 ¢2 2 = 2
− 2 = 0.
1+x 1+ x 1+x x + 1 x2
x
342 CHAPTER 8. DERIVATE

Essendo la derivata nulla nell’intervallo ]0, +∞[, allora, per il Teorema 8.2.1, la funzione

1
x 7→ arctan x + arctan
x
risulta costante in tale intervallo. Sia c il valore di tale costante. Per determinarlo, osserviamo che

π π
µ ¶
1
c = lim c = lim arctan x + arctan = + arctan 0 = .
x→+∞ x→+∞ x 2 2

Essendo la funzione
1
x 7→ arctan x + arctan
x
dispari in R \ {0} il suo valore in ] − ∞, 0[ sarà − π2 . Possiamo in alternativa ragionare come sopra:

π π
µ ¶
1
lim arctan x + arctan = − + arctan 0 = − .
x→−∞ x 2 2

Esercizio 8.2.3. Usando il Teorema 8.2.1, dimostrare che se x ∈ [−1, 1] allora


π
arcsin x + arccos x = .
2
Sol:
Sia x ∈] − 1, 1[. Si ha
1 1
D (arcsin x + arccos x) = p −p = 0.
1 − x2 1 − x2
Essendo la derivata nulla nell’intervallo ] − 1, 1[, allora per il Teorema 8.2.1 la funzione

x 7→ arcsin x + arccos x

risulta costante in tale intervallo. Sia c il valore di tale costante. Per determinarlo, osserviamo che
π π
c = arcsin(0) + arccos 0 = 0 + = .
2 2
Restano da considerare i casi x = 1 e x = −1:
π π
arcsin(1) + arccos(1) = +0 =
2 2
e
π π
arcsin(−1) + arccos(−1) = − +π = .
2 2
8.3. CONDIZIONI SUFFICIENTI PER LA DERIVABILITÀ 343

8.3. Condizioni sufficienti per la derivabilità

Ricordiamo qui alcuni risultati che legano il limite del rapporto incrementale col limite delle deri-
vate. Essi forniranno una condizione sufficiente per l’esistenza della derivate.

Lemma 8.3.1. [Limite da destra delle derivate] Sia f : [a, b[→ R, a < b.
Se valgono le seguenti:
(i) f è continua in a
(ii) f è derivabile in ]a, b[
allora
f (x) − f (a)
lim+ f 0 (x) = ` ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim+ = `.
x→a x→a x −a
D IMOSTRAZIONE . Per ogni x ∈]a, b[ si consideri la funzione f |[a,x] : [a, x] → R. Essa è derivabile
e quindi anche continua in ]a, x[ dato che

]a, x[⊆]a, b[.

Essa è inoltre continua in [a, x], infatti lo è in ]a, x] in quanto è ivi addirittura derivabile, e lo è in a
per ipotesi. Dal Teorema di Lagrange, esiste ξ(x) ∈]a, x[ tale che
f (x) − f (a)
= f 0 (ξ(x)).
x −a
Dunque,
f (x) − f (a)
lim+ = lim+ f 0 (ξ(x)).
x→a x −a x→a
Dimostriamo che tale ultimo limite è `.
Dato che
a < ξ(x) < x
allora, per il Teorema dei carabinieri
lim ξ(x) = a.
x→a
Per il Teorema di cambiamento di variabile nel calcolo dei limiti si ha
y=ξ(x)→a + per x → a + (ipotesi)
lim+ f 0 (ξ(x)) = lim+ f 0 (y) = `.
x→a y→a

Lemma 8.3.2. [Limite da sinistra delle derivate] Sia f : [a, b] → R.


Se valgono le seguenti:
(i) f è continua in b
(ii) f è derivabile in ]a, b[
344 CHAPTER 8. DERIVATE

allora
f (x) − f (b)
lim− f 0 (x) = ` ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim− = `.
x→b x→b x −b
Congiungendo i due risultati sopra si ottiene il seguente risultato.

Proposizione 8.3.3. Sia f : I → R, con I intervallo con interno non vuoto e sia x 0 ∈ I .
Se valgono le seguenti:
(i) f è continua in x 0
(ii) f è derivabile in I \ x 0
allora
f (x) − f (x 0 )
lim f 0 (x) = ` ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim = `.
x→x 0 x→x 0 x − x0
D IMOSTRAZIONE . Se x 0 ∈ int I il teorema è conseguenza dei Lemmi 8.3.1 e 8.3.2. Se x 0 ∈ I \int I
allora x 0 è un punto di accumulazione unilatero: se lo è da destra la tesi segue dal Lemma 8.3.1
applicato con a = x 0 e b = x 0 + δ con δ > 0 tale che x 0 + δ ∈ I , se lo è da sinistra allora la tesi segue
dal Lemma 8.3.2 applicato con b = x 0 e a = x 0 − δ con δ > 0 tale che x 0 − δ ∈ I . 

Dal risultato sopra si ottiene la seguente condizione sufficiente per la derivabilità.

Teorema 8.3.4. Sia f : I → R, con I intervallo. Sia x 0 ∈ I .


Se valgono le seguenti:
(i) f è continua in x 0
(ii) f è derivabile in I \ x 0
allora vale la seguente implicazione

lim f 0 (x) = ` ∈ R ⇒ ∃ f 0 (x 0 ) = `.
x→x 0

D IMOSTRAZIONE . Immediata conseguenza della Proposizione 8.3.3 e dalla definizione di de-


rivata di f in x 0 . 

Esercizio 8.3.5. Sia f : A → R con 0 ∈ A un punto di accumulazione bilatero per A.


Dimostrare che se f è pari allora
f (x) − f (0)
f è derivabile in 0 ⇔ ( f è derivabile in 0 e f 0 (0) = 0) ⇔ lim+ = 0.
x→0 x
Sol:
f (x)− f (0)
Sia f derivabile in 0. Allora esiste limx→0 x ed esso è un numero reale. Dimostriamo che tale
numero è 0.
8.3. CONDIZIONI SUFFICIENTI PER LA DERIVABILITÀ 345

Essendo 0 un punto di accumulazione bilatero, si ha


f (x) − f (0) y=−x f (−y) − f (0) f pari f (y) − f (0) f (y) − f (0)
lim− = lim+ = lim+ = − lim+ . (8.3.1)
x→0 x y→0 −y y→0 −y y→0 y
Dunque
f (y) − f (0) f (y) − f (0)
− f 0 (0) = − lim+ = lim+ = f 0 (0).
y→0 y y→0 y
0
Da qui segue f (0) = 0.
L’implicazione
f (x) − f (0)
f derivabile e f 0 (0) = 0 ⇒ lim+ =0
x→0 x
è ovvia.
L’implicazione
f (x) − f (0)
lim+ = 0 ⇒ f è derivabile
x→0 x
segue da (8.3.1).
Ciò conclude la dimostrazione.

Esercizio 8.3.6. Sia f : A → R con 0 ∈ A un punto di accumulazione bilatero per A.


Dimostrare che se f è dispari allora
f (x) − f (0)
( f è derivabile in 0 e f 0 (0) = ` ∈ R) ⇔ lim+ = ` ∈ R.
x→0 x
Sol:
⇒:
ovvio.
⇐:
Se f è dispari allora f (0) = 0 (v. Esercizio 3.2.33). Allora si ha
f (x) − f (0) f (x) y=−x f (−y)
lim− = lim− = lim+
x→0 x x→0 x y→0 −y

− f (y) f (y) f (y) − f (0)


= lim+ = lim+ = lim+ ∈ R.
y→0 −y y→0 y y→0 y
Da qui la tesi.

Proposizione 8.3.7. Sia f : A → R derivabile.


Dimostrare che
f pari ⇒ f 0 dispari.
346 CHAPTER 8. DERIVATE

D IMOSTRAZIONE .
Sia f pari. Se x 0 ∈ A si ha
f (x) − f (−x 0 ) y=−x f (−y) − f (x 0 )
f 0 (−x 0 ) = lim = = lim
x→−x 0 x y→0 −y

f pari f (y) − f (x 0 ) f (y) − f (x 0 )


= lim = − lim = − f 0 (x 0 ).
y→0 −y y→0 y
Dall’arbitrarietà di x 0 segue la tesi. 

Esercizio 8.3.8. Sia f : A → R con x 0 ∈ A, un punto di accumulazione per A.


Dimostrare che se f è pari allora

f è derivabile in x 0 ⇔ ( f è derivabile in −x 0 )

e, in tal caso,
f 0 (−x 0 ) = − f 0 (x 0 )
Sol: Conseguenza della Proposizione 8.3.7.

Proposizione 8.3.9. Sia f : A → R derivabile.


Dimostrare che
f dispari ⇒ f 0 pari.

D IMOSTRAZIONE .
Sia f dispari. Se x 0 ∈ A si ha
f (x) − f (−x 0 ) y=−x f (−y) − f (x 0 )
f 0 (−x 0 ) = lim = = lim
x→−x 0 x y→0 −y

f dispari − f (y) + f (−x 0 ) f (y) − f (−x 0 )


= lim = lim = f 0 (x 0 ).
y→0 −y y→0 y
Dall’arbitrarietà di x 0 segue la tesi. 

Esercizio 8.3.10. Sia f : A → R con x 0 ∈ A, un punto di accumulazione per A.


Dimostrare che se f è dispari allora

f è derivabile in x 0 ⇔ ( f è derivabile in −x 0 )

e, in tal caso,
f 0 (−x 0 ) = f 0 (x 0 ).
Sol: Conseguenza della Proposizione 8.3.9.
8.4. ESERCIZI 347

8.4. Esercizi

Esercizio 8.4.1. Sia n ∈ N, n ≥ 2, e siano f i : A → R, i = 1, · · · , n, derivabili in x ∈ A ∩ D(A). Dimo-


n
f i : I → R,
Y
strare che, definita
i =1
n
Y
f i (x) := f 1 (x) f 2 (x) · · · f n (x)
i =1
n
Y
si ha che f i è derivabile in x e
i =1
n n n
0
f k0 (x)
Y X Y
( f i ) (x) = f i (x).
i =1 k=1 i =1
i 6=k

Sol: Per induzione. La si lascia al lettore.

Esercizio 8.4.2. Dimostrare per induzione la seguente proprietà relativa a due funzioni f , g deri-
vabili n volte in x 0 : la funzione prodotto f g è derivabile n volte in x 0 e si ha
à !
n n
( f g )(n) (x 0 ) = f (k) (x 0 )g (n−k) (x 0 ).
X
k=0 k
Sol:
Se n = 1 l’affermazione è vera (formula di derivazione di un prodotto).
Sia vera per n e dimostriamo che è vera per n + 1.
à !
n n
Hp. ind.
³ ´
( f g )(n+1) (x 0 ) = D( f g )(n) (x 0 ) D f (k) g (n−k) (x 0 )
X
=
k=0 k
à !
n n ³ ´
f (k+1) (x 0 )g (n−k) (x 0 ) + f (k) (x 0 )g (n−k+1) (x 0 )
X
=
k=0 k
à ! à !
n+1 n n n
(h) (n−(h−1))
f (k) (x 0 )g (n−k+1) (x 0 )
X X
= f (x 0 )g (x 0 ) +
h=1 h − 1 k=0 k
à ! à !
n n n
f (n+1) (x 0 )g (n−(n+1−1)) (x 0 ) + f (h) (x 0 )g (n−(h−1)) (x 0 )
X
=
n +1−1 h=1 h − 1
à ! à !
n (0) n n
f (x 0 )g (n−0+1) (x 0 ) + f (k) (x 0 )g (n−k+1) (x 0 )
X
+
0 k=1 k
ÃÃ ! Ã !!
n n n
= f (n+1) (x 0 )g (0) (x 0 ) + f (h) (x 0 )g (n−(h−1)) (x 0 ) + f (0) (x 0 )g (n−0+1) (x 0 )
X
+
h=1 h − 1 h
348 CHAPTER 8. DERIVATE

che, per il Lemma 5.3.34, coincide con


à !
n n +1
(n+1) (0)
f (h) (x 0 )g (n−(h−1)) (x 0 ) + f (0) (x 0 )g (n+1) (x 0 )
X
=f (x 0 )g (x 0 ) +
h=1 h
da cui la tesi, essendo à ! à !
n +1 n +1
=1=
n +1 0

Esercizio 8.4.3. Dimostrare che la funzione arcsin non è derivabile in −1 e in 1.


Sol: Consideriamo solo il caso x = 1 e lasciamo il caso x = −1 al lettore.
I modo:

arcsin(1 + h) − arcsin(1) Dom arcsin=[−1,1] arcsin(1 + h) − arcsin(1)


lim = lim−
h→0 h h→0 h
arcsin(1 + h) − π2 F.I. 0
= lim− = . (8.4.1)
h→0 h 0
Usando il Teorema dell’Hopital:
p 1
arcsin(1 + h) − π2 H 1−(1+h)2
lim = lim−
h→0− h h→0 1
1 1 1
= lim− p = lim− p = lim− p = +∞.
h→0 1 − (1 + 2h + h 2 ) h→0 −2h − h 2 h→0 −2h
II modo:
Procediamo da (8.4.1). Per l’Esercizio 8.2.3 l’ultimo limite coincide con
− arccos(1 + h)
lim− .
h→0 h
Col cambio di variabile cos : [0, π2 ] → R,

cos(t ) − 1 = h

si ha
− arccos(1 + h) − arccos(cos(t )) −t 1 E s.7.8.30 1
lim− = lim+ = lim+ = lim+ 1−cos(t )
= ( ) = +∞.
h→0 h t →0 cos(t ) − 1 t →0 cos(t ) − 1 t →0 0+
t

III modo:
Usiamo il Lemma 8.3.2 applicato alla funzione arcsin : [0, 1] → R.
Si ha
1 1
lim− D arcsin(x) = lim− p = ( + ) = +∞.
x→1 x→1 1 − x2 0
8.4. ESERCIZI 349

Allora, per il Lemma 8.3.2,


arcsin(x) − arcsin(1)
lim− = +∞.
x→1 x −1
log arctan x
Esercizio 8.4.4. Calcolare la derivata di usando le formule di derivazione.
(2x + 1)2
Sol:

1 1 2
log arctan x arctan x 1+x 2 (2x + 1) − log(arctan x)2(2x + 1)2
µ ¶
D = .
(2x + 1)2 (2x + 1)4
Esercizio 8.4.5. Calcolare
d
sin(x 2 − 2).
dx
S OL . E S . 8.4.5. Sfruttando la regola di derivazione della funzione composta, cioè
d
( f (g (x))) = f 0 (g (x))g 0 (x)
dx
otteniamo
d
sin(x 2 − 2) = cos(x 2 − 2) · 2x.
dx


Esercizio 8.4.6. Calcolare


d arctan(x 2 ) − 2x
µ ¶
.
dx x sin x
S OL . E S . 8.4.6. Sfruttiamo la regola di derivazione del rapporto:
d f (x) f 0 (x)g (x) − f (x)g 0 (x)
µ ¶
= .
d x g (x) (g (x))2
Allora abbiamo
d arctan(x 2 ) − 2x
µ ¶
=
dx x sin x
(arctan(x 2 ) − 2x)0 x sin x − (arctan(x 2 ) − 2x)(x sin x)0
= =
x 2 sin2 x
³ ´
1
1+x 4
· 2x − 2 x sin x − (arctan(x 2 ) − 2x)(sin x + x cos x)
= =
x 2 sin2 x
(2x − 2(1 + x 4 ))x sin x − (1 + x 4 )(sin x + x cos x)(arctan(x 2 ) − 2x)
= .
(1 + x 4 )x 2 sin2 (x)

350 CHAPTER 8. DERIVATE

Esercizio 8.4.7. Si calcoli


d sin e x
µ ¶
.
d x ln(x − tan(x 2 ))
S OL . E S . 8.4.7. Utilizziamo la regola di derivazione del rapporto, inoltre sfruttiamo il fatto che:
d d x
sin e x = cos e x · e = e x cos e x ,
dx dx
d 1 d
ln(x − tan(x 2 )) = 2
· (x − tan(x 2 )) =
dx x − tan(x ) d x
cos2 (x 2 ) − 2x
µ ¶
1 1
= 1 − 2x = .
x − tan(x 2 ) cos2 (x 2 ) x cos2 (x 2 ) − sin(x 2 ) cos(x 2 )
Allora otteniamo
d sin(e x )
µ ¶
=
d x ln(x − tan(x 2 ))
2 2
e x cos(e x ) ln(x − tan(x 2 )) − sin(e x ) x cos2 (xcos (x )−2x
2 )−sin(x 2 ) cos(x 2 )
= .
ln2 (x − tan(x 2 ))


Esercizio 8.4.8. Calcolare


d arctan(x 2 ) − 2x
µ ¶
.
dx x sin x
Esercizio 8.4.9. Determinare per quali α ∈ R la funzione
|x|α sin x1 se x 6= 0
(
f (x) :=
0 se x 6= 0
è derivabile in 0.
Sol:
Si noti che f è dispari, quindi, per l’Esercizio 8.3.6 basta studiare il limite del rapporto incremen-
tale di f in 0 da destra.
Si ha
f (x) − f (0) |x|α sin x1 x>0 sin 1
lim+ = lim+ = lim+ 1−αx .
x→0 x x→0 x x→0 x
Sia α < 1:
Per k ∈ N \ {0},
1
lim π =0
k→+∞
2
+ 2kπ
e si ha ¡π ¢
sin + 2kπ ³π ´1−α
2
´1−α = + 2kπ · 1 = +∞.
2
³
1
π
2 +2kπ
8.4. ESERCIZI 351

Dunque f non è derivabile in 0.


Sia α = 1. Allora
f (x) − f (0) 1
lim+ = lim+ sin
x→0 x x→0 x
e tale limite non esiste. Infatti
1 y= x1
= lim sin(y)
lim+ sin
x→0 x y→+∞
che sappiamo non esistere (v. Teorema 6.7.25).
Se α > 1
1
f (x) − f (0) sin 1
lim+ = lim+ 1−αx = lim+ x α−1 sin = 0.
x→0 x x→0 x x→0 x
Che il limite sia 0 segue dal fatto che è il limite del prodotto di una funzione infinitesima (x α−1 )
per una limitata (sin x1 ) per x → 0+ , v. Teorema 7.3.4.
Dunque, per l’Esercizio 8.3.6, si ha che f è derivabile in 0 se e solo se α > 1 e tale limite vale 0.

Esercizio 8.4.10. Trovare l’insieme di derivabilità della funzione


p
f (x) = x 2 + 1 − cos x.

S OL . E S . 8.4.10. Se x 6= 0 allora x 2 > 0 e 1 − cos x ≥ 0 in R \ {0}, quindi il radicando è positivo


p
in R \ {0}. La funzione y 7→ y è derivabile in y > 0. Inoltre, essendo il radicando una somma di
funzioni derivabili abbiamo che la funzione f è composizione di funzioni derivabili in R \ {0}. Sarà
inoltre
1
f 0 (x) = p (2x + sin(x)).
x 2 + 1 − cos x
Studiamo ora la derivabilità di f in x = 0:
p
q
x
f (x) − f (0) x 2 + 1 − cos x |x| 1 + 1−cos
x2
lim = lim = lim .
x→0 x x→0 x x→0 x
Ora abbiamo q q
x x
|x| 1 + 1−cos
x2
x 1 + 1−cos
x2
lim = lim+
x→0+ x x→0 x
r r
1 − cos x 3
= lim+ 1+=
x→0 x2 2
e q q
x x
|x| 1 + 1−cos
x 2 −x 1 + 1−cos
x2
lim = lim−
x→0− x x→0 x
r r
1 − cos x 3
= lim− − 1 + 2
=− .
x→0 x 2
Allora f non è derivabile in x = 0. 
352 CHAPTER 8. DERIVATE

Esercizio 8.4.11. Studiare la derivabilità in 0 di


p p
5
f (x) = sin(x) x − 2e 2 x .
3

Sol:
Per definizione si deve calcolare:
f (x) − f (0)
lim
x→0 x
ossia
p p
5
sin(x) x − 2e 2 x
3

lim
x→0 x
Tenuto conto che per x → 0 è
sin(x) ∼ x,

che
p
3
p
3
p
3
lim x −2 = −2 = − 2
x→0
e che
p
5
x
lim e 2 = e0 = 1
x→0
ne segue che il limite sopra coincide con
p3 x p
3
p
3
− 2 lim = − 2 lim 1 = − 2.
x→0 x x→0
p
3
Dunque, f è derivabile in 0 e f 0 (0) = − 2.

Esercizio 8.4.12. Studiare la derivabilità in 2 di


p p
5
f (x) = sin(x) x − 2e 2 x
3

Sol:
Per definizione si deve calcolare:
p
3
p
5 p
3
f (2 + h) − f (2) sin(2 + h) he 2 2+h p
5
2 2 h
lim = lim = sin(2)e lim
h→0 h h→0 h h→0 h
s r
p p
5
2 2 3 h 5
2 2 3 1
= sin(2)e lim 3
= sin(2)e lim = +∞
h→0 h h→0 h2
in quanto
iπ h
2∈ ,π ⇒ sin 2 > 0.
2
Dunque, f non è derivabile in 2.
8.4. ESERCIZI 353

Esercizio 8.4.13. Calcolare il limite del rapporto incrementale di f (x) = cos(x 2 ) in 0 e determinare
l’equazione della retta tangente al grafico di f in (0, f (0)).
[R.: 0 e y = 1]
Sol.:
f è derivabile in 0 in quanto è composizione di funzioni derivabili in 0.
Si ha
f 0 (x) = − sin(x 2 )2x ⇒ f 0 (0) = 0.
L’equazione della retta tangente richiesta è

y = f (0) + f 0 (0)(x − 0) ⇒ y = 1 + 0(x) ⇒ y = 1.

Esercizio 8.4.14. Studiare la derivabilità in 0 di


2 −x 3

 log(x e − x ) se x < 0

f (x) = 0 se x = 0

a arcsin(x) + b se x > 0

al variare di a, b ∈ R.
SOL:
Se f non è continua in 0 non può essere neppure derivabile. Deve quindi essere, in particolare,

lim f (x) = f (0),


x→0−

ossia
lim log(x 2 e −x − x 3 ) = 0.
x→0−
Dato che
lim (x 2 e −x − x 3 ) = 0
x→0−
allora
lim log(x 2 e −x − x 3 ) = −∞.
x→0−
La funzione f non è continua in 0, quindi neppure derivabile.

Esercizio 8.4.15. Studiare la derivabilità in 0 di


3x

 e − cos(x) se x < 0

f (x) = 0 se x = 0

a arcsin(x) + b se x > 0

al variare di a, b ∈ R.
SOL:
354 CHAPTER 8. DERIVATE

Se f non è continua in 0 non può essere neppure derivabile. Deve quindi essere, in particolare,

lim f (x) = f (0) ⇔ lim− (e 3x − cos(x)) = 0


x→0− x→0

cosa che è vera.


Deve essere, inoltre,
lim f (x) = f (0),
x→0+
ossia
lim (a arcsin(x) + b) = 0 ⇔ a ·0+b = 0 ⇔ b = 0.
x→0+
Dunque deve essere b = 0 e quindi
 3x
 e − cos(x) se x < 0

f (x) = 0 se x = 0

a arcsin(x) se x > 0.

Si ha
f (x) − f (0) e 3x − cos(x)
lim− = lim−
x→0 x x→0 x
ed essendo
e 3x − cos(x) e 3x − 1 1 − cos(x)
lim− = lim− + lim−
x→0 x x→0 x x→0 x
3x
= lim− +0 = 3
x→0 x
deduciamo che
f (x) − f (0)
lim− = 3.
x→0 x
Affinché f sia derivabile deve essere
f (x) − f (0) f (x) − f (0)
lim− = lim+ = 3.
x→0 x x→0 x
Dato che
f (x) − f (0) a arcsin(x)
lim+ = lim+ =a
x→0 x x→0 x
si conclude che f è derivabile in 0 se e solo se a = 3, b = 0.

Esercizio 8.4.16. Trovare i valori del parametro reale a per cui la funzione
(
1−cos(ax)
x
se x > 0
f (x) =
ax se x ≤ 0
è derivabile.
8.4. ESERCIZI 355

S OL . E S . 8.4.16. La funzione f è senz’altro derivabile in R \ {0} e


(
a sin(ax)−(1−cos(ax))2x
0 x2
se x > 0
f (x) =
a se x < 0

Resta da discutere la derivabilità in 0.


Dobbiamo vedere se il limite del rapporto incrementale di f in 0 esiste ed è finito.
• Se a = 0 allora f : R → R è la funzione nulla. Quindi f è derivabile in 0 e la sua derivata
vale 0.
• Se a 6= 0

f (x) − f (0) 1 − cos(ax) 2 1 − cos(ax) a 2


lim+ = lim+ = a lim = ,
x→0 x x→0 x2 x→0+ (ax)2 2
e
f (x) − f (0) ax
lim− = = a.
x→0 x x
Allora f è derivabile in 0 se e solo se

a2
a= ⇔ a 2 − 2a = 0 ⇔ a(a − 2) = 0 ⇔ a = 0 ∨ a = 2.
2

p
Esercizio 8.4.17. Studiare, usando la definizione, la derivabilità in 0 ∈ R di f (x) = 3
x
Sol:
f (h) − f (0)
lim = +∞, quindi 6 ∃ f 0 (0).
h→0 h
Esercizio 8.4.18. Studiare la derivabilità in 0 di
1
(
xe x se x < 0
f (x) = ¡ 2 π
¢
sin x − x+1 se x ≥ 0

f (h) − f (0) f (h) − f (0)


[Sol.: f non è derivabile in 0, perché lim− = 0 e lim+ = −π, quest’ultimo
h→0 h h→0 h
limite può essere giustificato:
(1) calcolando esplicitamente il limite,
oppure
f (h) − f (0) π
= g 0 (0), dove g :] − 1, +∞[→ R, g (x) := sin x 2 − x+1
¡ ¢
(2) notando che lim+ è derivabile
h→0 h
(è composizione di funzioni derivabili) e calcolando, usando le regole di derivazione di funzione
composta, il valore di g 0 (0), che risulta essere −π]
356 CHAPTER 8. DERIVATE

Esercizio 8.4.19. Studiare la derivabilità in 1 della funzione f : [1, +∞[→ R,


s
(x − 1)3
f (x) = .
x +2
Sol:
I modo:
Usiamo la definizione: essendo 1 un punto di accumulazione unilatero da destra, si deve calcolare
q q
(1+h−1)3 h3
f (1 + h) − f (1) 1+h+2 − 0 3+h
lim = lim = lim+ .
h→0+ h h→0 h h→0 h
Dato che
h3 1
∼ h3 per h → 0+ ,
3+h 3
allora
s r
h3 1 3
∼ h per h → 0+ .
3+h 3
Allora, per il principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto, Proposizione 7.9.13, si ha
q q
h3 1 3
3h 1p
r
3+h
lim+ = lim+ = lim+ h = 0.
h→0 h h→0 h h→0 3
II modo:
f è continua in 1 (composizione di funzioni continue).
In ]1, +∞[ è
q
x+2
2 3
0 1 3(x − 1) (x + 2) − (x − 1) (x−1)3 (x − 1)2 (2x + 7)
f (x) = q = .
3 (x − 2)2 2 (x + 2)2
2 (x−1)
x+2

Si hanno:
p p
lim+ x +2 = 3
x→1
e
2x + 7 9
lim+ = =1
x→1 (x + 2)2 9
quindi, per il principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto, Proposizione 7.9.13,
p p
0 3 (x − 1)2 3 1
lim+ f (x) = lim+ p = (x − 1) 2 = 0.
x→1 x→1 2 (x − 1)3 2
8.4. ESERCIZI 357

2
Esercizio 8.4.20. Si consideri f (x) = |x − 1|α e x . Studiare la derivabilità di f in x = 1 al variare di
α ≥ 0.
Sol.:
2
Se α = 0 è f (x) = e x che è derivabile perché composizione di funzioni derivabili. Si ha
2
f 0 (x) = 2xe x ⇒ f 0 (1) = 2e.

Se α > 0
2 2
f (1 + h) − f (1) |1 + h − 1|α e (1+h) − 0 |h|α e (1+h)
lim = lim = lim .
h→0 h h→0 h h→0 h
Notiamo che
2
lim e (1+h) = e,
h→0
quindi
2
|h|α e (1+h) |h|α
lim = e lim .
h→0 h h→0 h
Ora, se α ∈]0, 1[ si ha
|h|α hα 1
lim+ = lim+ = lim+ 1−α = +∞,
h→0 h h→0 h h→0 h
allora f non può essere derivabile in 1.
Se α = 1 si ha
|h|
lim = lim sgn(x),
h→0 h h→0
limite che sappiamo non esistere.
Se α > 1 si ha
|h|α |h| 1−α
lim = lim lim |h|
h→0 h h→0 h→0 h
|h|
Tale limite esiste e vale 0, in quanto è il limite della funzione limitata h
(è la funzione segno) per
1−α
la funzione |h| che è infinitesima per h tendente a 0.
Dunque, se α > 1 si ha
|h|α
= 0.
lim
h→0 h
Conclusione: f è derivabile in 1 se e solo se α = 0 oppure α > 1. Per tutti questi α risulta f 0 (1) = 0.
p
Esercizio 8.4.21. Sia f (x) = e |x−1| . Calcolare, se esiste, limx→1 f 0 (x),
Sol:
f è derivabile nei punti diversi da 1 in quanto composizione di funzioni derivabili e in tali punti è
p
0 1 |x−1| e |x−1|
f (x) = p e sgn(x − 1) = sgn(x − 1).
2 e |x−1| 2
358 CHAPTER 8. DERIVATE

Ora, (
1 se x > 1
x 7→ sgn(x − 1) =
−1 se x < 1
e p
e |x−1| 1
lim = .
x→1 2 2
Quindi
1 1
lim+ f 0 (x) = , lim− f 0 (x) = − .
x→1 2 x→1 2
Dunque non esiste il limite.
p
Esercizio 8.4.22. Si consideri f (x) = e |x−1| . Studiare la derivabilità di f in x = 1.
Sol:
Usando la definizione:
p p p
f (x) − f (1) e |x−1| − e 0 e |x−1| − 1
lim = lim = lim
x→1 x −1 x→1 x −1 x→1 x −1
p
y=x−1 e |y| − 1
= lim .
y→0 y
Usando il metodo di razionalizzazione si ha:
p
e |y| − 1 e |y| − 1
lim = lim ³p ´.
y→0 y y→0
y e |y| + 1

Per il Teorema 7.8.16


e |y| − 1 ∼ |y| per y → 0,
inoltre
p
e |y| + 1 ∼ 2 per y → 0.
Dunque
e |y| − 1 1 |y|
lim ³p ´ = lim .
y→0 y→0 2 y
y e |y| + 1
Tale limite non esiste:
1 |y| 1 1 |y| 1
lim =− , lim+ =
y→0− 2 y 2 y→0 2 y 2
Allora f non è derivabile in 1.

Esercizio 8.4.23. Studiare la derivabilità in 0 di


p
f (x) = | sin(2x)|.
8.4. ESERCIZI 359

S OL . E S . 8.4.23.
p p
f (0 + h) − f (0) | sin(2h)| |2h|
lim = lim = lim .
h→0 h h→0 h h→0 h
Ora, osserviamo che p p r
|2h| 2h 2
lim+ = lim+ = lim+ = +∞.
h→0 h h→0 h h→0 h
Questo è sufficiente per concludere che non esiste f 0 (0). 

Esercizio 8.4.24. Studiare la derivabilità di f in x = 0, con



 2 sin(2x) − 3x se x < 0

f (x) =
 p

3x se x ≥ 0.

S OL . E S . 8.4.24. Osserviamo che si devono studiare separatamente i limiti per h → 0+ e per


h → 0− , perché f (0 + h) = f (h) ha due espressioni diverse a seconda del segno di h.
f (0 + h) − f (0) 2 sin(2h) − 3h 2 sin(2h) 3h
lim− = lim− = lim− − lim− = 4 − 3 = 1,
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h
mentre p
f (0 + h) − f (0) 3h
lim+ = lim+ = +∞.
h→0 h h→0 h
Concludiamo che f non è derivabile in 0. 

Esercizio 8.4.25. Studiare la derivabilità di f in x = 0, con


 sin(x|x|)

 se x 6= 0
 x
f (x) =


0 se x = 0.

S OL . E S . 8.4.25. Studiamo separatamente i limiti destro e sinistro:


f (h) − f (0) sin(h|h|) sin(−h 2 )
lim− = lim− = lim = −1.
h→0 h h→0 h2 h→0− h2
D’altra parte,
f (h) − f (0) sin(h|h|) sin(h 2 )
lim+ = lim+ = lim = 1,
h→0 h h→0 h2 h→0+ h2
pertanto la funzione f non è derivabile per x = 0. 

Esercizio 8.4.26. Studiare la derivabilità di f in x = 0, con


p5
f (x) = x 4 | arctan x|.
360 CHAPTER 8. DERIVATE

S OL . E S . 8.4.26.
p
5
f (h) − f (0) h 4 | arctan h| | arctan h| |h|
lim = lim = lim 1
= lim 1 = 0.
h→0 h h→0 h h→0 h5 h→0 h 5

Pertanto f 0 (0) = 0. 

Esercizio 8.4.27. Studiare la derivabilità di f in x = 0 con


2

 arctan(x ) se x < 0

f (x) = 0 se x = 0

x log x se x > 0.

S OL . E S . 8.4.27.
f (h) − f (0) arctan(h 2 ) h2
lim− = lim− = lim− = 0.
h→0 h h→0 h h→0 h

D’altra parte,
f (h) − f (0) h log h
lim+ = lim+ = lim+ log h = −∞.
h→0 h h→0 h h→0
Dunque f non è derivabile in x = 0. 

Esercizio 8.4.28. Si consideri  2


 a| sin x |
se x 6= 0
f (x) = x
0 se x = 0.

Determinare gli a ∈ R tali che f sia derivabile in x = 0.

S OL . E S . 8.4.28.
f (h) − f (0) a| sin(h 2 )| a|h 2 | ah 2
lim = lim = lim = lim = a,
h→0 h h→0 h2 h→0 h 2 h→0 h 2

per cui f è derivabile in 0 per ogni a ∈ R. 

Esercizio 8.4.29. Si consideri f : [−2, +∞) → R,


(
||x| − 1| se −2 ≤ x < 0
f (x) :=
1 − 2−x se x ≥ 0.
Determinare i punti di non derivabilità di f .

S OL . E S . 8.4.29. Nei punti x > 0 la funzione f è chiaramente derivabile.


Osserviamo che f non è derivabile in 0 perché non è nemmeno continua. Infatti

lim f (x) = f (0) = 0,


x→0+
8.4. ESERCIZI 361

mentre
lim f (x) = 1.
x→0−
Ora, il valore assoluto si annulla per |x| = 1, cioè per x = −1 oppure x = 1. Il valore x = 1 non
appartiene all’intervallo in cui f (x) = ||x| − 1|, per cui si deve studiare solamente la derivabilità per
x = −1.
Notiamo che se x < 0 allora |x| = −x.
f (−1 + h) − f (−1) || − 1 + h| − 1| |(1 − h) − 1| |h|
lim = lim = lim = lim
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h

e tale limite non esiste perché il limite destro è uguale a 1 mentre il limite sinistro è −1.
In conclusione, f non è derivabile nei punti x = 0, dove la funzione non è continua, e x = −1. 

Esercizio 8.4.30. Studiare la derivabilità di f in x = 0 con


|x|
f (x) = −2|x| + 10 arctan .
|x| + 1
S OL . E S . 8.4.30.
|h| |h|
−2|h| + 10 arctan 10 arctan
f (h) − f (0) |h| + 1 −2|h| |h| + 1
lim = lim = lim + lim =
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h
|h|
10
−2|h| |h| + 1 −2|h| |h|
= lim + lim = lim + lim 10
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h|h| + h
Ora,
−2|h| |h| −2h h
lim+ + lim+ 10 = lim+ + lim+ 10 2 = −2 + 10 = 8,
h→0 h h→0 h|h| + h h→0 h h→0 h +h
mentre
−2|h| |h| 2h −h
lim− + lim− 10 = lim− + lim− 10 2 = 2 − 10 = −8.
h→0 h h→0 h|h| + h h→0 h h→0 −h + h
In conclusione f non è derivabile in x = 0.
|h| |h|
−2|h| + 10 arctan 10 arctan
f (h) − f (0) |h| + 1 −2|h| |h| + 1
lim = lim = lim + lim =
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h
|h|
10
−2|h| |h| + 1 −2|h| |h|
= lim + lim = lim + lim 10
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h|h| + h
Ora,
−2|h| |h| −2h h
lim+ + lim+ 10 = lim+ + lim+ 10 2 = −2 + 10 = 8,
h→0 h h→0 h|h| + h h→0 h h→0 h +h
362 CHAPTER 8. DERIVATE

mentre
−2|h| |h| 2h −h
lim− + lim− 10 = lim− + lim− 10 2 = 2 − 10 = −8.
h→0 h h→0 h|h| + h h→0 h h→0 −h + h
In conclusione f non è derivabile in x = 0. 

Esercizio 8.4.31. Studiare la derivabilità di f in x = 0:


 2
 sin(x )
se x 6= 0
f (x) = 2
 x +x
1 se x = 0.
Sol:
f non è continua in 0, quindi neppure derivabile. Infatti:
sin(x 2 ) x2
lim f (x) = lim = lim = 0 6= f (0).
x→0 x→0 x + x 2 x→0 x

Esercizio 8.4.32. Studiare la derivabilità di f in x = 0:


 2
 sin(x )
se x 6= 0
f (x) = 2
 x +x
0 se x = 0.
Sol:
Si ha
sin(x 2 )
f (x) − f (0) x+x 2 sin(x 2 ) x2
lim = lim = lim = lim = 1.
x→0 x −0 x→0 x x→0 x(x + x 2 ) x→0 x 2
0
Dunque esiste f (0) = 1.

Esercizio 8.4.33. Calcolare, usando il calcolo differenziale, limπ (sin x)tan x .


x→ 2
[R.: 1]
Sol.:

(sin x)tan x = e tan x log(sin(x))


Si ha
sin(x) log(sin(x)) sin( π2 )=1 log(sin(x)) F.I. 0
limπ tan x log(sin(x)) = limπ = limπ = .
x→ 2 x→ 2 cos x x→ 2 cos x 0
Si ha, per il Teorema dell’Hopital
1
log(sin(x)) H sin(x)
cos(x) 0
limπ = limπ = = 0.
x→ 2 cos x x→ 2 − sin(x) −1

Quindi il limite è e 0 = 1.
8.4. ESERCIZI 363

Esercizio 8.4.34 (Prova scritta 14-1-2019). Si consideri f : R \ { 32 } → R,


 µ ¶
 |x| exp
 −1
−2x 2 + 3x



 se x 6= 0
f (x) = x3





 0 se x = 0.

(a) Calcolare f 0 (−1).


(b) Studiare la derivabilità di f in 0.
1
[R. (a): −e 5 57
25
, (b): 6 ∃ f 0 (0).]

S OL . ES . 8.4.34. (a) Se x < 0, allora


1 1
−xe 2x 2 −3x e 2x 2 −3x
f (x) = = − .
x3 x2
Pertanto, µ µ ¶ ¶
0 1 1 4x − 3 2
1
f (x) = − 4 e 2x −3x · −
2
x − e 2x −3x 2x
2
per ogni x < 0.
x (2x 2 − 3x)2

Sostituendo il valore x = −1, si ottiene


µ ¶
1 7 1 57 1
0
f (−1) = − e 5 + 2e 5 = − e 5
25 25
(b) Studiamo la derivabilità di f in x = 0:
1 1 1
f (x) − f (0) f (x) |x|e 2x 2 −3x |x|e 2x 2 −3x e 2x 2 −3x
lim = lim = lim = lim = lim .
x→0 x −0 x→0 x x→0 x4 x→0 |x|4 x→0 |x|3

Si ha
1 1
∼ per x → 0.
2x 2 − 3x −3x
Essendo
1 1
e 2x 2 −3x 1
− 1 e −3x
lim 3
= lim e 2x 2 −3x −3x
x→0 |x| x→0 |x|3
studiamo i limiti dei due fattori.
Vale
1 1
lim− e −3x = +∞, lim+ e −3x = 0,
x→0 x→0
da cui
1 1
e −3x e −3x
lim− = lim = +∞
x→0 |x|3 x→0− −x 3
364 CHAPTER 8. DERIVATE

1 1
e −3x e −3x
lim+ = lim = 0.
x→0 |x|3 x→0+ x 3
Essendo
1 1 −3x−2x 2 +3x −2x 2 −2x 2 −2
− −3x
lim e 2x 2 −3x = lim e −3x(2x 2 −3x) = lim e −3x(2x 2 −3x) = lim e 9x 2 =e 9
x→0 x→0 x→0 x→0
deduciamo che
1
f (x) − f (0) −2 e −3x
lim− = e 9 lim− = +∞
x→0 x −0 x→0 −x 3
Questo è sufficiente per concludere che non esiste f 0 (0) ossia che f non è derivabile in x = 0.


Esercizio 8.4.35 (Prova scritta 4-2-2019). Si consideri f : R \ {3} → R,



(x − 2) sin(2x − 4)
se x 6= 2


|x 2 − 5x + 6|


f (x) =



 0 se x = 2.

(a) Calcolare f 0 (1).


(b) Studiare la derivabilità di f in 2.
[R. (a): − cos 2 + 14 sin 2, (b): 6 ∃ f 0 (2).]

S OL . ES . 8.4.35. (a) Osserviamo che



x 2 − 5x + 6 se x < 2 oppure x > 3,
2
|x − 5x + 6| =
−(x 2 − 5x + 6) se 2 < x < 3,

pertanto, per x < 2 (in particolare per x = 1), |x 2 − 5x + 6| = x 2 − 5x + 6.


Allora,
(x − 2) sin(2x − 4)


 se x < 2 oppure x > 3
x 2 − 5x + 6



f (x) = 0 se x = 2

− (x − 2) sin(2x − 4)


se 2 < x < 3,

x 2 − 5x + 6
quindi, per x < 2,
(x − 2) · cos(2x − 4) · 2 + 1 · sin(2x − 4) (x 2 − 5x + 6) − (x − 2) sin(2x − 4) · (2x − 5)
¡ ¢
0
f (x) = .
(x 2 − 5x + 6)2
Per x = 1, si trova
¡ ¢
2 · − 1 · cos(−2) · 2 + sin(−2) − (−1) sin(−2) · (−3)
f 0 (1) =
22
8.4. ESERCIZI 365

−4 cos(−2) − sin(−2) 1
= = − cos(2) + sin(2).
4 4
(b) Studiamo il limite del rapporto incrementale per x → 2:
(x − 2) sin(2x − 4)
− f (2)
|x 2 − 5x + 6| sin(2x − 4) sin(2x − 4)
lim = lim 2 = lim = (•).
x→2 x −2 x→2 |x − 5x + 6| x→2 |x − 2| · |x − 3|
Ricordando che sin(2x − 4) ∼ 2(x − 2) per x → 2,
2(x − 2) 2sgn(x − 2)
(•) = lim = lim .
x→2 |x − 2| · |x − 3| x→2 |x − 3|
È immediato verificare che tale limite non esiste, dal momento che
2sgn(x − 2)
lim− = −2
x→2 |x − 3|
mentre
2sgn(x − 2)
lim+ = 2.
x→2 |x − 3|
Pertanto f non è derivabile in x = 2. 

Esercizio 8.4.36 (Prova scritta 3-6-2019). Sia f : R → R,



4 2 |x|
 |4x − 9x |

 se x 6∈ {0, 32 , − 23 }
f (x) =

c x2 + d se x ∈ {0, 3 , − 3 }.


2 2

(a) Determinare c e d in modo tale che f sia continua,


(b) Sostituendo a c e a d i valori determinati in (a), studiare la derivabilità di f in 0.
[Sugg.: per (b) si suggerisce l’uso della definizione di derivata.]
[R. (a): c = − 94 , d = 1, (b): 6 ∃ f 0 (0)]
¾ ½
3 3
S OL . E S . 8.4.36. (a) Osserviamo che per ogni x ∈ R \ 0, , − ,
2 2
4
|x| −9x 2 |
|4x 4 − 9x 2 | = e |x| log |4x .

Ora,
lim |x| log |4x 4 − 9x 2 | = 0,
x→0
quindi
4
−9x 2 |
lim e |x| log |4x = e 0 = 1.
x→0
Affinchè f sia continua in 0, deve essere lim f (x) = f (0), pertanto deve essere f (0) = 1, ossia c ·02 +
x→0
d = 1, da cui d = 1.
366 CHAPTER 8. DERIVATE

Studiamo ora la continuità in x = 3/2. Dal momento che la funzione f è pari, lo studio di f in
x = 3/2 equivale a quello in x = −3/2.
2
|x| |4x 2 −9|)
lim f (x) = lim |4x 4 − 9x 2 | = lim e x log(x = e −∞ = 0,
x→ 32 x→ 23 x→ 23

dunque f è continua in 3/2 se e solo se f (3/2) = 0, ossia se e solo se c(3/2)2 + 1 = 0, cioè c = −4/9.
(b) Studiamo la derivabilità di f in 0.
|x| 4 2
f (x) − f (0) |4x 4 − 9x 2 | −1 e |x| log |4x −9x | − 1
lim = lim = lim .
x→0 x −0 x→0 x x→0 x
Abbiamo visto che
lim |x| log |4x 4 − 9x 2 | = 0,
x→0
quindi
4 2
e |x| log |4x −9x | − 1 |x| log |4x 4 − 9x 2 |
lim = lim = lim sign(x) log |4x 4 − 9x 2 |.
x→0 x x→0 x x→0
Quest’ultimo termine tende a −∞ per x → 0 e tende a +∞ per x → 0− , per cui f non è derivabile
+

in x = 0.


Esercizio 8.4.37 (Prova scritta 1-7-2019). Siano b ∈]0, 1[ e f : A → R


2

 (log(|bx − 1| − |x|)) se x ∈ A \ {0}

f (x) =

0 se x = 0.

(a) Determinare A, dominio naturale di f


(b) Determinare per quali b ∈]0, 1[ la funzione f è derivabile in 0.
¤ 1 1
, (b) esiste f 0 (0) per ogni b ∈]0, 1[.]
£
[R. (a) A = − 1−b , 1+b

S OL . E S . 8.4.37. (a) Si deve determinare A = {x ∈ R \ {0} | |bx − 1| − |x| > 0} ∪ {0}.


Si deve risolvere la disequazione |bx − 1| > |x|, che è equivalente a

(bx − 1)2 > x 2 ,

cioè
(b 2 − 1)x 2 − 2bx + 1 > 0.
Ricordando che b ∈ (0, 1), si trova µ ¶
1 1
A= , .
b −1 b +1
8.4. ESERCIZI 367

(b) f è continua in x = 0. Infatti la funzione

x 7→ (log(|bx − 1| − |x|))2

è continua in 0, quindi

lim (log(|bx − 1| − |x|))2 = (log(|b · 0 − 1| − |0|))2 = (log(1))2 = 0.


x→0

Quindi lim f (x) = 0 = f (0).


x→0
Ora, calcoliamo f 0 (x) per ogni x ∈ A \ {0}.
2 log(|bx − 1| − |x|)
f 0 (x) = · (b · sgn(bx − 1) − sgn(x)).
|bx − 1| − |x|
Abbiamo che
lim (|bx − 1| − |x|) = 1,
x→0
quindi
log(|bx − 1| − |x|) ∼ |bx − 1| − |x| − 1 per x → 0.
Pertanto
|bx − 1| − |x| − 1
f 0 (x) ∼ 2 ·(b·sgn(bx−1)−sgn(x)) ∼ 2(|bx−1|−|x|−1)(b·sgn(bx−1)−sgn(x)) per x → 0.
|bx − 1| − |x|
Ora,
lim (|bx − 1| − |x| − 1) = 0,
x→0
e la funzione x 7→ (b · sgn(bx − 1) − sgn(x)) è limitata, infatti, utilizzando la disuguaglianza triango-
lare e ricordando che 0 < b < 1,

|b · sgn(bx − 1) − sgn(x)| ≤ b|sgn(bx − 1)| + |sgn(x)| ≤ 1 + 1 = 2.

Allora
lim f 0 (x) = lim 2(|bx − 1| − |x| − 1)(b · sgn(bx − 1) − sgn(x)) = 0.
x→0 x→0
Concludendo, abbiamo trovato, per ogni b ∈ (0, 1), che f è continua in 0 e che esiste lim f 0 (x) = 0,
x→0
quindi esiste f 0 (0) = 0 per ogni b ∈ (0, 1). 

Esercizio 8.4.38 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Si consideri f : R → R,


 ¯ ³ ´¯
|x−3|(x−3) ¯
 ¯cos |x−4|−1 ¯ (x − 5) se x ∉ {3, 5}
 ¯






f (x) = 1 se x = 3







 0 se x = 5
368 CHAPTER 8. DERIVATE

(a) Studiare la continuità e la derivabilità di f in 3


(b) Studiare la continuità e la derivabilità di f in 5.
[R. (a) f discontinua e non derivabile in 3, (b) f continua e non derivabile in 5.

S OL . E S . 8.4.38. Osserviamo che


(x − 3)2



 , x ≥ 4, x 6= 5,
|x − 3|(x − 3)  x − 5

= −(x − 3), 3 < x < 4,
|x − 4| − 1 


x − 3,

x < 3.
Poiché la funzione coseno è pari,

¯ µ
¯ | cos(x
¶¯  − 3)|, x < 4,
¯cos |x − 3|(x − 3) ¯ = ¯¯
¯ µ 2 ¶¯¯
|x − 4| − 1 ¯  (x − 3) ¯
¯¯cos , x ≥ 4,
¯
x −5 ¯
da cui 


 | cos(x − 3)|(x − 5), x < 4, x 6= 3,


1 x = 3,


f (x) = ¯¯ µ
(x − 3)2 ¯¯
¶¯


 ¯cos x − 5 ¯ (x − 5),
¯ x ≥ 4, x 6= 5,




0 x = 5.
(a) Studiamo la continuità di f in 3. Abbiamo

lim f (x) = lim | cos(x − 3)|(x − 5) = −2 6= 1 = f (3).


x→3 x→3

f non è continua in 3, dunque non è nemmeno derivabile.


(b) f è continua in 5, infatti
(x − 3)2 ¯¯
¯ µ ¶¯
¯
lim f (x) = lim ¯cos
¯ (x − 5) = 0 = f (5),
x→5 x→5 x −5 ¯
perché è il prodotto di un fattore limitato per uno convergente a zero. Un teorema noto ci permette
di concludere che il limite è zero.
Studiamo ora la derivabilità di f in x = 5.
(x − 3)2 ¯¯
¯
f (x) − f (5)
µ ¶¯
¯
lim = lim ¯cos
¯
x→5 x −5 x→5 x −5 ¯
e tale limite non esiste perché non esiste lim cos(y).
y→+∞

8.4. ESERCIZI 369

1
Esercizio 8.4.39 (Prova scritta 15-4-2021). Calcolare lim (1 − x 3 ) log |x| .
x→−∞

SOLUZIONE Es. 8.4.39:


I MODO:

1 log(1−x 3 ) log(1+|x|3 )
3
(1 − x ) log |x| =e log |x| =e log |x|

Per x < 0 si ha: ³ ´


log(1 + |x| ) 3 log |x|3 ( |x|1 3 + 1)
=
log |x| log |x|
log(|x|3 ) + log( |x|1 3 + 1) 3 log(|x|) + log( |x|1 3 + 1) log( |x|1 3 + 1)
= = = 3+ .
log |x| log |x| log |x|
Tenuto conto che
1 1
log( 3
+ 1) ∼ 3 per x → −∞
|x| |x|
abbiamo
log( |x|1 3 + 1) 1
|x|3 log |x|
3+ ∼ 3+ = 3+ → 3 + 0 = 3 per x → −∞.
log |x| log |x| |x|3
Allora
log(1−x 3 )
lim e log |x| = e 3.
x→+∞
II MODO:
Applicando l’Hopital per calcolare il limite dell’esponente, si ha:
1
log(1 − x 3 ) H 1−x 3
(−3x 2 )
lim = lim 1
x→−∞ log |x| x→−∞
x

−3x 3 −3
= lim = = 3.
x→−∞ 1 − x 3 −1
Dunque
1
lim (1 − x 3 ) log |x| = e 3 .
x→−∞
II MODO:

1 log(1−x 3 )
3
(1 − x ) log |x| =e log |x|

Applicando l’Hopital per calcolare il limite dell’esponente, si ha:


1
log(1 − x 3 ) H 1−x 3
(−3x 2 )
lim = lim 1
x→−∞ log |x| x→−∞
x
370 CHAPTER 8. DERIVATE

−αx 3
= lim = −3.
x→−∞ 1 − x 3
Dunque
1
lim (1 − x 3 ) log |x| = e 3 .
x→−∞

Esercizio 8.4.40 (Prova scritta 25-1-2021). Al variare di a ∈ R, si consideri


³p ´
f (x) = sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) .

Determinare il dominio naturale di f e stabilire per quali a ∈ R la funzione è derivabile in −2.

SOLUZIONE 8.4.40:

D( f ) = {x ∈ R : x 2 − 2|x| ≥ 0}.
Si ha

x 2 − 2|x| ≥ 0 ⇔ |x|2 − 2|x| ≥ 0 ⇔ |x|(|x| − 2) ≥ 0 ⇔ x ∈] − ∞, −2] ∪ {0} ∪ [2, +∞[.

Pertanto
D( f ) =] − ∞, −2] ∪ {0} ∪ [2, +∞[.
f è derivabile in −2 se esiste ed è finito
f (x) − f (−2)
lim − .
x→−2 x − (−2)
Si ha f (−2) = 0, quindi
³p ´
f (x) − f (−2) sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a)
lim − = lim − .
x→−2 x − (−2) x→−2 x +2
Dato che
sin(y) ∼ y per y → 0
ed essendo
p
lim − x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) = 0 ∀a ∈ R,
x→−2
allora ∀a ∈ R risulta
³p ´ p
sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) ∼ x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) per y → 0.

Dunque ³p ´
sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a)
p
x 2 − 2|x|(x 2 + x + a)
lim − = lim − .
x→−2 x +2 x→−2 x +2
8.4. ESERCIZI 371

Tenuto conto che x → −2− allora


p p
x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) x<0 x(x + 2)(x 2 + x + a)
lim − = lim − .
x→−2 x +2 x→−2 x +2
Se limx→−2− (x 2 + x + a) 6= 0 il limite sopra è divergente. Deve quindi essere

lim (x 2 + x + a) = 0 ossia 4 − 2 + a = 0 ⇔ a = −2.


x→−2−

Per tale valore di a si ha:


p p
x(x + 2)(x 2 + x + a) x(x + 2)(x + 2)(x − 1) p
lim − = lim − = lim − x(x + 2)(x − 1) = 0.
x→−2 x +2 x→−2 x +2 x→−2
Pertanto:
f è derivabile in −2 ⇔ a = −2
e, in tal caso, f 0 (−2) = 0.

Esercizio 8.4.41 (Prova scritta 28-6-2021). Si consideri la funzione f : R → R,


2
(
e −(log |x|) se x 6= 0
f (x) =
0 se x = 0.
Studiare la derivabilità di f in 0. Calcolare poi, usando le regole di derivazione: f 0 (−1).

SOLUZIONE Es. 8.4.41:


Essendo
2
f (x) − f (0) e −(log |x|) F.I . 0
lim = lim = .
x→0 x x→0 x 0
Si ha
2 2
e −(log |x|) e −(log |x|) |x|
lim = lim .
x→0 x x→0 |x| x
Calcoliamo
2
e −(log |x|)
lim .
x→0 |x|
Posto t = log |x| si ha che t tende a −∞ se x → 0 e che e t = |x|. Quindi:
2 2
e −(log |x|) e −t −t 2 +t
lim = lim = lim e =0
x→0 |x| t →−∞ e t t →−∞

in quanto limt →−∞ (−t 2 + t ) = limt →−∞ (−t 2 ) = −∞. La funzione è


|x|
x 7→ è limitata.
x
Quindi ∃ f 0 (0) = 0.
372 CHAPTER 8. DERIVATE

In alternativa, usando, il teorema dell’Hopital, si ha da calcolare


1 2
lim (−2 log |x| · sgn(x)e −(log |x|) ).
x→0 |x|
Si ha
1 2 1 −(log |x|)2
lim+ −2 log |x| · sgn(x)e −(log |x|) = lim+ (−2 log |x| · e )
x→0 |x| x→0 |x|
2
t =log |x| −2t e −t 0
= lim t
= =0
t →−∞ e ∞
Analogamente:
1 2 1 −(log |x|)2
lim− −2 log |x| · sgn(x)e −(log |x|) = lim− (2 log |x| · e )
x→0 |x| x→0 |x|
2
t =log |x| 2t e −t
= lim
t →−∞ et
2
= lim 2t e −t −t
= 0.
t →−∞
Quindi ∃ f 0 (0) = 0.
Calcoliamo ora f 0 (−1). Essendo −1 < 0 possiamo considerare x < 0, quindi

2 1 2 1 2
f 0 (x) = D(e −(log |x|) ) = (−2 log |x|· ·sgn(x)e −(log |x|) ) = (−2 log |x|· ·(−1)·e −(log |x|) ) = −2·0·1·(−1)·e −0 = 0.
|x| |x|
Esercizio 8.4.42 (Prova scritta 15-2-2021). Al variare di a ∈ R, si consideri
(
e −x/|x−2| se x 6= 2
f (x) =
a se x = 2
Stabilire per quali a ∈ R la funzione è derivabile in 2.

SOLUZIONE Es. 8.4.42:

lim e −x/|x−2| = 0
x→2
allora deve essere a = 0, altrimenti la funzione non è continua in 2 e quindi neppure derivabile in
2.
Sia a = 0.

f (2 + h) − f (2) f (2 + h) e −(2+h)/|h|
lim = lim = lim
h→0 h h→0 h h→0 h
Si ha
e −(2+h)/|h| e −(2+h)/h 1 2
lim+ = lim+ = lim+ e −1− h = lim t e −1−2t = 0
h→0 h h→0 h h→0 h t →+∞
8.4. ESERCIZI 373

per la gerarchia.
D’altra parte: Si ha
e −(2+h)/|h| e −(2+h)/(−h) 1 2
lim− = lim− = lim− e 1+ h = lim t e 1+2t = 0
h→0 h h→0 h h→0 h t →−∞

ancora per la gerachia.


Dunque se a = 0 allora
∃ f 0 (2) = 0.

Esercizio 8.4.43 (Prova scritta 7-9-2021). Si consideri la funzione f : [0, 1] → R,


p
f (x) = x sin(4|x 2 − x|)

Studiare la derivabilità di f in 0 e in 1. Calcolare poi, usando le regole di derivazione, f 0 (x) per


x ∈]0, 1[.

SOLUZIONE Es.8.4.43:
In [0, 1] è x 2 − x = x(x − 1) ≤ 0 quindi
p
f (x) = x sin(4(x − x 2 )).

f 0 (0):
Essendo f (0) = 0, si ha
f (x) − f (0) f (x) − f (0)
lim = lim+
x→0 x x→0 x
p p
x sin(4(x − x 2 )) sin(4(x−x 2 ))∼4(x−x 2 ) 4x(x − x 2 )
= lim+ = lim+
x→0 x x→0 x
p p
x−x 2 ∼x 4x 2 2 |x|
= lim+ = lim+ = 2.
x→0 x x→0 x
Dunque f è derivabile in 0 e f 0 (0) = 2.
f 0 (1):
Essendo f (1) = 0, si ha
p
f (x) − f (1) x sin(4(x − x 2 ))
lim− = lim−
x→1 x −1 x→1 x −1
Vale
lim x − x 2 = 0 ⇒ sin(4(x − x 2 )) ∼ 4(x − x 2 ) se x → 1− ,
x→1−
per cui
p p
x sin(4(x − x 2 )) sin(4(x−x 2 ))∼4(x−x 2 ) 4x(x − x 2 )
lim− = lim .
x→1 x −1 x→1− x −1
374 CHAPTER 8. DERIVATE

Essendo
x − x 2 = x(1 − x) ∼ 1 − x se x → 1−
si ha p p p p
4x(x − x 2 ) x−x 2 ∼1−x 4x(1 − x) 4x 1 − x
lim− = lim− = lim−
x→1 x −1 x→1 x −1 x→1 x −1
p p
p 1−x 1−x 1
= lim− − 4x = lim− −2 = lim− −2 p = −∞.
x→1 1−x x→1 1−x x→1 1−x
Dunque f non è derivabile in 1.

f 0 (x) con 0 < x < 1:

p p
f 0 (x) = D( x sin(4(x − x 2 ))) = D( x sin(4x − 4x 2 )))
1
sin(4x − 4x 2 ) + x cos(4x − 4x 2 )(4 − 8x)
£ ¤
= p
2 x sin(4x − 4x 2 )
Esercizio 8.4.44. Data la funzione f : R → R,

a sin(2x) − 4, se x < 0,
f (x) =
b(x − 1) + e x , se x ≥ 0,,

stabilire per quali valori di a e b la funzione f è derivabile in x = 0.

S OL . E S . 8.4.44. Affinché f sia derivabile in x = 0 è necessario che f sia continua in x = 0.


Studiamo pertanto la continuità di f in 0.
La funzione f è continua in 0 se e solo se

lim f (x) = f (0),


x→0

ossia, essendo f definita in modo diverso se x < 0 e se x > 0,

lim f (x) = f (0) = lim+ f (x).


x→0− x→0

L’uguaglianza
f (0) = lim+ f (x)
x→0
è ovvia perché f |[0,+∞[ è continua. Studiamo

lim f (x) = f (0),


x→0−

ossia, essendo f (0) = −b + 1,

lim a sin(2x) − 4 = −b + 1 ⇔ −4 = −b + 1 ⇔ b = 5.
x→0−
8.4. ESERCIZI 375

L’espressione della funzione è così:



a sin(2x) − 4, x < 0,
f (x) =
5(x − 1) + e x , x ≥ 0.

Si ha
f (x) − f (0) a sin(2x) − 4 + 4 a sin(2x)
lim− = lim− = lim− = 2a,
x→0 x x→0 x x→0 x
e
f (x) − f (0) 5(x − 1) + e x + 4 5x e x − 1
lim+ = lim+ = lim+ + = 5 + 1 = 6,
x→0 x x→0 x x→0 x x
pertanto concludiamo che f è derivabile in x = 0 se e soltanto se a = 3 e b = 5. 

Esercizio 8.4.45. Studiare la derivabilità di





 e 3x − cos x, se x < 0,

f (x) = 0, se x = 0,


a arcsin x + b, se x > 0,

al variare di a, b ∈ R.

S OL . E S . 8.4.45. I modo:
Se si vuole f derivabile in 0, dovrà essere in particolare continua in 0. La funzione f è continua in
0 se e solo se
lim f (x) = f (0),
x→0
ossia, essendo f definita in modo diverso se x < 0 e se x > 0,

lim f (x) = f (0) = lim+ f (x).


x→0− x→0

La prima uguaglianza è soddisfatta, infatti

lim f (x) = lim− e 3x − cos x = 0 = f (0).


x→0− x→0

Essendo
lim f (x) = lim+ a arcsin x + b = b,
x→0+ x→0
concludiamo che f è continua in 0 se e solo se b = 0.
Studiamo ora la derivabilità in x = 0 di



e 3x − cos x, se x < 0,

f (x) = 0, se x = 0,


a arcsin x, se x > 0.

376 CHAPTER 8. DERIVATE

Si ha
f (x) − f (0) e 3x − cos x e 3x − 1 + 1 − cos x e 3x − 1 1 − cos x
lim− = lim− = lim− = lim− + = 3 + 0 = 3,
x→0 x x→0 x x→0 x x→0 x x
mentre
f (x) − f (0) a arcsin x
lim+ = lim+ = a.
x→0 x x→0 x
Concludiamo che f è derivabile in x = 0 se e solo se a = 3 e b = 0.

II modo:
La funzione f f è continua in 0 se e solo se b = 0 (vedi i primi conti del I modo):



 e 3x − cos x, se x < 0,

f (x) = 0, se x = 0,


a arcsin x, se x > 0.

Osserviamo che f è derivabile in R \ {0}. Si ha


d 3x
lim (e − cos x) = lim− 3e 3x + sin x = 3.
x→0− dx x→0
Analogamente,
d a
lim+ (a arcsin x) = lim+ p = a,
x→0 d x x→0 1 − x2
per cui si ha che f è derivabile in 0 se e solo se a = 3 e b = 0.

CAPITOLO 9

Continuità uniforme

9.1. Premesse

Definizione 9.1.1. Sia f : [a, +∞[→ R. Si dice che la retta di equazione y = mx + q è un asintoto di
f a +∞ se
lim ( f (x) − mx − q) = 0.
x→+∞
Se m = 0, ossia se
lim f (x) = q,
x→+∞
allora la retta y = q è un asintoto orizzontale di f a +∞, se m 6= 0 allora la retta y = mx + q è un
asintoto obliquo di f a +∞,

Definizione 9.1.2. Sia f :]a, b] → R. Diciamo che f è prolungabile con continuità in a se

∃ lim+ f (x) ∈ R.
x→a

In tal caso la funzione f˜ : [a, b] → R,


(
lim f (x) se x = a
f˜(x) = x→a +
f (x) se x ∈]a, b]
si chiama prolungamento continuo di f .

Lemma 9.1.3. Siano f 1 :]a, b] → R e f 2 : [b, c[→ R uniformemente continue tali che

f 1 (b) = f 2 (b).

Allora (
f 1 (x) se x ≤ b
f :]a, c[→ R, f (x) =
f 2 (x) se x ≥ b
è uniformemente continua.

D IMOSTRAZIONE . Per le due ipotesi,


"
x, y ∈]a, b]
∀² > 0 ∃δ1 (²) > 0 : ⇒ | f 1 (x) − f 1 (y)| < ², (9.1.1)
|x − y| < δ1 (²)
377
378 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME
"
x, y ∈ [b, c]
∀² > 0 ∃δ2 (²) > 0 : ⇒ | f 2 (x) − f 2 (y)| < ². (9.1.2)
|x − y| < δ2 (²)
Definiamo
δ(²) := min{δ1 (²), δ2 (²)}

e siano "
x, y ∈]a, c[
|x − y| < δ(²).
Senza perdita di generalità possiamo supporre x ≤ y.
Abbiamo tre casi:
(1) x, y ∈]a, b]: in tal caso
| f (x) − f (y)| < ²

per (9.1.1)
(2) x, y ∈ [b, c[: in tal caso
| f (x) − f (y)| < ²

per (9.1.2)
(3) x ∈]a, b], y ∈]b, c[: in tal caso
#
|x − b|
≤ |x − y| < δ(²)
|b − y|
per cui
(9.1.1)+(9.1.2)
| f (x) − f (y)| ≤ | f (x) − f (b)| + | f (b) − f (y)| < ² + ² = 2².

Abbiamo così dimostrato che


"
x, y ∈]a, c[
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : ⇒ | f (x) − f (y)| < 2² (9.1.3)
|x − y| < δ(²)

che è equivalente ad affermare che f è uniformemente continua. 

9.1.1. Intervalli illimitati.

Teorema 9.1.4 (Condizione sufficiente - intervalli illimitati). Sia f : [a, +∞[→ R continua.
Se esistono m, q ∈ R tali che
lim ( f (x) − mx − q) = 0
x→+∞

allora f è uniformemente continua.


9.1. PREMESSE 379

D IMOSTRAZIONE . Per definizione di limite,

∀² > 0 ∃M (²) ≥ a : | f (x) − mx − q| < ² ∀x ∈ [M (²), +∞[,

allora
| f (x) − f (y)| = | f (x) − mx − q − ( f (y) − m y − q) + m(x − y)|
≤ | f (x) − mx − q| + | f (y) − m y − q| + m|x − y| < 2² + m|x − y| ∀x, y ∈ [M (²), +∞[.
Scegliendo δ1 (²) = ² si ottiene

| f (x) − f (y)| < (2 + m)² ∀x, y ∈ [M (²), +∞[, |x − y| < δ1 (²). (9.1.4)

D’altra parte, essendo f continua, allora per ogni ² > 0 la funzione f |[a,M (²)] : [a, M (²)] → R è
uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor quindi

∃δ2 (²) > 0 : | f (x) − f (y)| < ² ∀x ∈ [a, M (²)], |x − y| < δ2 (²). (9.1.5)

Allora, fissato ² > 0 e scelto δ(²) = min{δ1 (²), δ2 (²)} per x, y ∈ [a, +∞[, |x − y| < δ(²), abbiamo tre
casi:
(1) x, y ∈ [a, M (²)]: in tal caso
| f (x) − f (y)| < ²
per (9.1.5)
(2) x, y ∈ [M (²), +∞[: in tal caso
| f (x) − f (y)| < (2 + m)²
per (9.1.4)
(3) x ∈ [a, M (²)], y ∈]M (²), +∞[: in tal caso
#
|x − M (²)|
≤ |x − y| < δ(²)
|M (²) − y|
per cui
(9.1.5)+(9.1.4)
| f (x) − f (y)| ≤ | f (x) − f (M (²))| + | f (M (²)) − f (y)| < ² + (2 + m)² = (3 + m)²

da cui si ottiene che

∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − f (y)| < (3 + m)² ∀x, y ∈ [a, +∞[, |x − y| < δ(²)

e quindi la tesi. 

Proposizione 9.1.5 (Condizione necessaria - insiemi illimitati). Se f : [a, +∞[→ R è uniformemente


continua, allora
∃A, B > 0 : | f (x)| ≤ A|x| + B.
380 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME

D IMOSTRAZIONE . Sia a ≥ 1.
Per ipotesi f è uniformemente continua, quindi
"
x, y ≥ a
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : ⇒ | f (x) − f (y)| ≤ ².
|x − y| ≤ δ
Se ² = 1 allora esiste δ := δ(1) > 0 tale che

| f (x) − f (y)| ≤ 1 ∀x, y ∈ [a, +∞[, |x − y| ≤ δ. (9.1.6)

Sia x ≥ a + δ e si definisca
hx −ai
n(x) := .
δ
Si ha n(x) ≥ 1 e, dalla definizione di parte intera,
x −a
n(x) ≤ < n(x) + 1,
δ
da cui
n(x)δ ≤ x − a < n(x)δ + δ, 0 ≤ x − (a + n(x)δ) = x − a − n(x)δ < δ. (9.1.7)
Dalla disuguaglianza triangolare
¯ ¯ ¯ ¯
| f (x) − f (a)| ≤ ¯ f (x) − f (a + n(x)δ)¯ + ¯ f (a + n(x)δ) − f (a)¯

Il primo addendo lo si stima con (9.1.6), tenendo conto anche di (9.1.7):


¯ ¯
¯ f (x) − f (a + n(x)δ)¯ ≤ 1.

Essendo
n(x)−1
f (a + (i + 1)δ) − f (a + i δ)
X ¡ ¢
f (a + n(x)δ) − f (a) =
i =0
deduciamo dalla disuguaglianza triangolare e da (9.1.6) che
n(x)−1
¯ f (a + (i + 1)δ) − f (a + i δ)¯ (9.1.6)
X ¯ ¯
| f (a + n(x)δ) − f (a)| ≤ ≤ n(x).
i =0

Pertanto,
¯ ¯ ¯ ¯
| f (x) − f (a)| ≤ ¯ f (x) − f (a + n(x)δ)¯ + ¯ f (a + n(x)δ) − f (a)¯ ≤ 1 + n(x).
Abbiamo così dimostrato che

| f (x)| ≤ | f (x) − f (a)| + | f (a)| ≤ 1 + n(x) + | f (a)| ∀x ∈ [a + δ, +∞[.

D’altra parte, se a ≤ x < a + δ si ha n(x) := x−a = 0 e, dalla definizione di δ,


£ ¤
δ
(9.1.6)
| f (x)| ≤ | f (x) − f (a)| + | f (a)| ≤ 1 + | f (a)| = 1 + n(x) + | f (a)| ∀x ∈ [a, a + δ[.
9.1. PREMESSE 381

Essendo x ≥ a + n(x)δ ≥ 1 si ha
| f (x)| | f (x)| (9.1.7) | f (x)| 1 + n(x) + | f (a)|
= ≤ ≤ ∀x ∈ [a, +∞[.
|x| + 1 x +1 a + n(x)δ + 1 a + n(x)δ + 1
La successione (a k )k∈N ,
1 + k + | f (a)|
a k := ∀k ∈ N
a + kδ + 1
è limitata, in quanto convergente, essendo
1 + k + | f (a)| k 1
lim = lim = .
k→+∞ a + kδ + 1 k→+∞ kδ δ
Esiste quindi A ∈ R tale che
1 + n(x) + | f (a)|
≤A ∀x ∈ [a, +∞[.
n(x)δ + 1
Abbiamo così dimostrato che

| f (x)| ≤ A(|x| + 1) ∀x ∈ [a, +∞[.

Ciò conclude la dimostrazione nel caso a ≥ 1.


Sia ora a < 1. Definiamo

f 1 := f |[a,1] : [a, 1] → R, f 2 := f |[1,+∞[ : [1, +∞[→ R.

Esse sono continue.


Per il Teorema di Weierstrass

∃M > 0 : | f 1 (x)| ≤ M ∀x ∈ [a, 1].

Ovviamente
lim ( f 2 (x) − mx − q) = lim ( f (x) − mx − q) = 0.
x→+∞ x→+∞

Possiamo applicare a f 2 quanto appena dimostrato, ottenendo f 2 uniformemente continua. Per


quanto dimostrato sopra

∃A ≥ 0 : | f 2 (x)| ≤ A(|x| + 1) ∀x ∈ [1, +∞[.

Pertanto
| f (x)| ≤ A|x| + max{A, M } ∀x ∈ [a, +∞[.


382 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME

9.1.2. Intervalli limitati.

Proposizione 9.1.6. Siano a, b ∈ R, a < b e sia f :]a, b] → R continua. Vale la seguente equivalenza:

f è uniformemente continua ⇔ lim f (x) ∈ R


x→a +

ossia, equivalentemente:

f è uniformemente continua ⇔ f è prolungabile con continuità.

Analogo enunciato vale per f : [a, b[→ R.

D IMOSTRAZIONE .
⇐:
Sia
` := lim+ f (x).
x→a

e si definisca f˜ : [a, b] → R,
(
` se x = a
f˜(x) =
f (x) se x ∈]a, b].
Per definizione, f˜ è continua sull’intervallo limitato e chiuso [a, b]. Dunque f˜ è uniformemen-
te continua per il Teorema di Heine-Cantor. Ne segue che f è uniformemente continua perché
restrizione di una funzione uniformente continua.
⇒:
Supponiamo per assurdo che limx→a + f (x) non esista. Allora esistono (a n ), (b n ) tali che

lim a n = lim b n = a,
n→+∞ n→+∞

tali che ( f (a n )) e ( f (b n )) convergono [essendo f uniformemente continua se (a n ) è una succes-


sione in ]a, b] convergente ad a, allora f (a n ) è convergente (v. dipense del prof. Dore)] e

lim f (a n ) = ` ∈ R, lim f (b n ) = `0
n→+∞ n→+∞

con
` 6= `0 .
Ne segue che
lim ( f (a n ) − f (b n )) = ` − `0 > 0
n→+∞
e ciò contraddice la uniforme continuità [essendo f uniformemente continua se (a n −b n ) conver-
ge a 0 allora ( f (a n ) − f (b n )) deve convergere a 0, v. dispense del prof. Dore].

9.2. CLASSI DI FUNZIONI UNIFORMEMENTE CONTINUE 383

Teorema 9.1.7 (Condizione necessaria e sufficiente - intervalli limitati). Sia I un intervallo limita-
to, e f : I → R continua. Vale la seguente equivalenza:

f è uniformemente continua ⇔ f è prolungabile con continuità in I .

D IMOSTRAZIONE . Siano a, b ∈ R e int I =]a, b[. Ci sono quattro casi:


I caso: I = [a, b]
Non c’è niente da dimostrare, essendo I = I e valendo il Teorema di Heine-Cantor.
II caso: I =]a, b]
La tesi segue dalla Proposizione 9.1.6
III caso: I = [a, b[
La tesi segue dalla variante della Proposizione 9.1.6.
IV caso: I =]a, b[
a+b
Sia c = 2
Per il Lemma 9.1.3, f è uniformemente continua se e solo se f |]a,c] e f |[c,b[ sono
uniformemente continue. Per la Proposizione 9.1.6

f |]a,c] è uniformemente continua se e solo se lim+ f (x) esiste ed è reale.


x→a

e
f |[c,b[ è uniformemente continua se e solo se lim− f (x) esiste ed è reale.
x→b
La tesi segue. 

Corollario 9.1.8 (Condizione necessaria - intervalli limitati). Sia f : I → R con I ⊆ R intervallo


limitato.
Vale la seguente implicazione:

f è uniformemente continua ⇒ f è limitata.

D IMOSTRAZIONE . La tesi segue dal Teorema 9.1.7 e dal Teorema di Weierstrass applicato al
prolungamento continuo di f . 

9.2. Classi di funzioni uniformemente continue

Definizione 9.2.1 (Funzione lipschitziana). Sia f : A → R. Diciamo che f è lipschitziana se

∃L ≥ 0 : | f (x) − f (y)| ≤ L|x − y| ∀x, y ∈ A. (9.2.1)

In tal caso si dice costante di lipschitzianità di f l’estremo inferiore dell’insieme

{L : L soddisfa (9.2.1)}.
384 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME

Proposizione 9.2.2. Sia f : A → R, A ⊆ R.


Se f è lipschitziana, allora f è uniformemente continua.

D IMOSTRAZIONE . Per ipotesi

∃L ≥ 0 : | f (x) − f (y)| ≤ L|x − y| ∀x, y ∈ A.

Per ogni ² > 0, scelto δ(²) = L² si ha


²
| f (x) − f (x 0 )| ≤ L|x − x 0 | < L =² ∀x, x 0 ∈ A, |x − x 0 | < δ(²),
L
ossia f è uniformemente continua. 

Teorema 9.2.3 (Composizione di funzioni uniformemente continue è uniformemente continua).


Siano f : A → R e g : B → R, f (A) ⊆ B .
Se f e g sono uniformemente continue allora g ◦ f è uniformemente continua.

D IMOSTRAZIONE . Per ipotesi f è uniformemente continua, quindi

∀σ > 0 ∃δ(σ) > 0 : | f (x) − f (x 0 )| < σ ∀x, x 0 ∈ A, |x − x 0 | < δ(σ).

Per ipotesi g è uniformemente continua, quindi

∀² > 0 ∃σ(²) > 0 : |g (y) − g (y 0 )| < ² ∀y, y 0 ∈ B, |y − y 0 | < σ(²).

Dunque, se ² > 0 è definito un σ(²) > 0 e quindi un

δ̃ := δ(σ(²)) > 0

tale che
( (
x, x 0 ∈ A f unif. continua f (x), f (x 0 ) ∈ B g unif. continua
⇒ ⇒ |g ( f (x))−g ( f (x 0 ))| < ².
|x − x | < δ(σ)
0
| f (x) − f (x )| < σ(²)
0

Esercizio 9.2.4 (Somma di funzioni uniformemente continue è uniformemente continua). Siano


f , g : A → R.
Se f e g sono uniformemente continue allora f + g è uniformemente continua.
Sol: Per ipotesi f è uniformemente continua, quindi
²
∀² > 0 ∃δ1 (²) > 0 : | f (x) − f (x 0 )| < ∀x, x 0 ∈ A, |x − x 0 | < δ1 (²).
2
Per ipotesi g è uniformemente continua, quindi
²
∀² > 0 ∃δ2 (²) > 0 : |g (x) − g (x 0 )| < ∀x, x 0 ∈ A, |x − x 0 | < δ2 (²).
2
9.2. CLASSI DI FUNZIONI UNIFORMEMENTE CONTINUE 385

Allora, preso ² > 0 e definito:


δ(²) := min {δ1 (²), δ2 (²)}
si ha
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : |( f + g )(x) − ( f + g )(x 0 )| = | f (x) + g (x) − f (x 0 ) − g (x 0 )|
≤ | f (x) − f (x 0 )| + |g (x) − g (x 0 )| < ² ∀x, x 0 ∈ A, |x − x 0 | < δ(²).
Ciò è quanto si voleva dimostrare.

Esercizio 9.2.5. Sia f : I → R.


Se f è derivabile e f 0 : I → R è limitata, allora f è lipschitziana (e quindi anche uniformemente
continua).
Sol: Per il Teorema di Lagrange,

∀x, y ∈ I ∃ξ = ξ(x, y) ∈ I : f (x) − f (y) = f 0 (ξ(x, y))(x − y).

Per ipotesi
∃M > 0 : | f 0 (x)| ≤ M ∀x ∈ I .
Quindi
∀x, y ∈ I | f (x) − f (y)| ≤ M |x − y|
cioè f è lipschitziana. La uniforme continuità segue dalla Proposizione 9.2.2.

9.2.1. Esercizi.

Esercizio 9.2.6. Dimostrare che la funzione identità id A : A → R è uniformemente continua.

Esercizio 9.2.7. Siano f , g : A → R uniformemente continue.


E’ vero che f g : A → R è uniformemente continua?
Sol:
In generale no. Sia f : [0, +∞[→ R, f (x) = x per ogni x.
f è uniformemente continua (v. Esercizio 9.2.6) eppure f 2 : [0, +∞[→ R, f 2 (x) = x 2 per ogni
x non è uniformemente continua, in quanto non vale la condizione sufficiente espressa dalla
Proposizione 9.1.5. Infatti non possono esistere A, B > 0 tali che

| f 2 (x)| ≤ A|x| + B ∀x ∈ [0, +∞[,

dal momento che


| f 2 (x)| x2 x2
lim = lim = lim = +∞.
x→+∞ A|x| + B x→+∞ Ax + B x→+∞ Ax

Definizione 9.2.8 (Funzione di classe C 1 ). Sia f : I → R, con I intervallo.


Diciamo che f è di classe C 1 se f è derivabile e f 0 : I → R è una funzione continua.
386 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME

Esercizio 9.2.9. Sia f : [a, +∞[→ R.


Usando l’Esercizio 9.2.5 dimostrare che se f ∈ C 1 ([a, +∞[) e

lim f 0 (x) = ` ∈ R,
x→+∞

allora f è lipschitziana (e quindi è uniformemente continua per la Proposizione 9.2.2).


Sol: Per ipotesi esiste M ≥ a tale che

| f 0 (x) − `| < 1 ∀x ∈ [M , +∞[

da cui
| f 0 (x)| = | f 0 (x) − `| + |`| ≤ 1 + |`| ∀x ∈ [M , +∞[.
Per ipotesi f 0 |[a,M ] : [a, b] → R è continua, in quanto restrizione della funzione continua f 0 : [a, +∞[→
R. Dunque, per il Teorema di Weierstrass f 0 |[a,M ] : [a, M ] → R è una funzione limitata. Esiste quindi
K ≥ 0 tale che
| f 0 (x)| ≤ K ∀x ∈ [a, M ].
Possiamo quindi concludere che

| f 0 (x)| ≤ max{M , K } ∀x ∈ [a, +∞[.

La tesi segue dall’Esercizio 9.2.5.

Esercizio 9.2.10. Stabilire se f (x) = log x è uniformemente continua nei seguenti insiemi: ]0, 1],
[1, 2], [2, +∞[.
Sol:
f |]0,1] non è uniformemente continua per la Proposizione 9.1.6, essendo

lim f (x) = −∞.


x→0+

f |[1,2] è uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor, essendo [1, 2] un insieme com-
patto e f continua.
f |[2,+∞[ è di classe C 1 e
1
lim f 0 (x) = lim
= 0.
x→+∞ x→+∞ x
Dunque f 0 è limitata. Allora f è Lipschitziana per l’Esercizio 9.2.5 e quindi uniformemente conti-
nua per l’Esercizio 9.2.5.

Esercizio 9.2.11. Stabilire se f (x) = arctan x1 è uniformemente continua nei seguenti insiemi: ]0, 1],
[1, 2], [1, +∞[, ]0, +∞[.
Sol:
9.2. CLASSI DI FUNZIONI UNIFORMEMENTE CONTINUE 387

f |]0,1] è uniformemente continua per la Proposizione 9.1.6, essendo


1 π
lim+ arctan = .
x→0 x 2
f |[1,2] è uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor, essendo f uniformemente con-
tinua.
f |[1+∞[ è uniformemente continua per il Teorema 9.1.4. Infatti f |[1+∞[ ha un asintoto orizzontale
a +∞, essendo
1
lim arctan = 0.
x→+∞ x
f |]0,+∞[ è uniformemente continua perché f |]0,1] e f |[1,+∞[ sono entrambe uniformemente conti-
nue e la tesi segue dal Lemma 9.1.3
II modo:
Dato che per l’Esercizio 8.2.2
1 π
arctan = − arctan x ∀x ∈]0, +∞[,
x 2
allora basta studiare la sola funzione arctan :]0, +∞[→ R. Essa è uniformemente continua in un
intervallo I ⊆]0, +∞[ se e solo se lo è la funzione f .
Si lascia lo studio di ciò che succede alla funzione arctan al lettore.

Esercizio 9.2.12. Stabilire se f (x) = sin x è uniformemente continua in R.


Sol:
Si ha f 0 (x) = cos x che è una funzione limitata in R. Allora f è Lipschitziana e uniformemente
continua, v. Esercizio 9.2.5.

Esercizio 9.2.13. Stabilire se f (x) = x α , α ∈]0, 1], è uniformemente continua in [0, +∞[.
Sol:
Se α = 1, f è la funzione id |[0,+∞[ che sappiamo essere uniformemente continua (v. Esercizio 9.2.6).
Se α ∈]0, 1[ allora la funzione f |[0,1] è uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor.
La funzione f |[1,+∞[ è uniformemente continua per l’Esercizio 9.2.9. Si ha infatti che essa è di
classe C 1 ([1, +∞[) e
1
lim f 0 (x) = lim α = 0.
x→+∞ x→+∞ x 1−α
Concludiamo che f è uniformemente continua in [0, +∞[ per Lemma 9.1.3.

Esercizio 9.2.14. Stabilire se f (x) = x α , α > 1, è uniformemente continua in [0, +∞[.


Sol:
f non è uniformemente continua perché non è soddisfatta la crescita lineare, v. Proposizione
9.1.5.
388 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME

x 2 sin x1
Esercizio 9.2.15. Stabilire se f (x) = x 2 +1
è uniformemente continua in [1, +∞[.
Sol:
Si ha
x2 1
lim f (x) = lim sin = 1 · 0 = 0.
x→+∞ x→+∞ x 2 + 1 x
Dunque f è uniformemente continua in [1, +∞[ per il Teorema 9.1.4. Infatti f |[1+∞[ ha y = 0 come
asintoto orizzontale a +∞.
CAPITOLO 10

Sviluppi di Taylor

Fondamentale nel calcolo dei limiti con Taylor è il corollario 7.9.8 che qui richiamiamo

Corollario 10.0.1 (Aritmetica dell’ o piccolo per le potenze). Per ogni α, β ∈ R positivi e per c ∈
R \ {0}, valgono le seguenti uguaglianze per x → 0:

−o(x α ) = o(x α )

c o(x α ) = o(x α )
o(c x α ) = o(x α )
o(x α ) ± o(x α ) = o(x α )
o(x α ) + o(x α+β ) = o(x α )
o(o(x α )) = o(x α )
o(x α + o(x α )) = o(x α )
o(x α + x α+β ) = o(x α )
x α · o(x β ) = o(x α+β )
o(x α )o(x β ) = o(x α+β )
o(x α+β )
= o(x α ).

10.1. Principali sviluppi per x → 0

x2 x3 xn n xk
ex = 1 + x + + o(x n ) = + o(x n )
X
+ +···+
2! 3! n! k=0 k!

x2 x3 xn
log(1 + x) = x − + − · · · + (−1)n−1 + o(x n )
2 3 n

x3 x5 x 2n+1 n x 2k+1
− · · · + (−1)n + o(x 2n+2 ) = (−1)k + o(x 2n+2 )
X
sin x = x − +
3! 5! (2n + 1)! k=0 (2k + 1)!
389
390 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

x2 x4 x 2n n x 2k
− · · · + (−1)n + o(x 2n+1 ) = (−1)k + o(x 2n+1 )
X
cos x = 1 − +
2! 4! (2n)! k=0 (2k)!

x3 2
tan x = x + + x 5 + o(x 6 )
3 15

1 x3 1 · 3 x5 (2n − 1)!! x 2n+1


arcsin x = x + + +··· + o(x 2n+2 )
2 3 2·4 5 (2n)!! 2n + 1
dove
n
∀n ∈ N
Y
(2n + 1)!! = (2i + 1)
i =0

 1
 se n = 0
n
(2n)!! =
(2i ) se n ∈ N \ {0},
Y


i =1
3 5
x x x 2n+1
arctan x = x − + − · · · + (−1)n + o(x 2n+2 )
3 5 2n + 1

x3 x5 x 2n+1 n x 2k+1
+ o(x 2n+2 ) = + o(x 2n+2 )
X
sinh x = x + + +···+
3! 5! (2n + 1)! k=0 (2k + 1)!

x2 x4 x 2n n x 2k
+ o(x 2n+1 ) = + o(x 2n+1 )
X
cosh x = 1 + + +···+
2! 4! (2n)! k=0 (2k)!

x3 2
tanh x = x − + x 5 + o(x 6 )
3 15
à !
n α
(1 + x)α = x k + o(x n )
X
k=0 k
dove
α(α − 1) · · · (α − (k − 1))

à ! se k ≥ 1
α  k!
:= 

k 
1 se k = 0.
In particolare, caso α = 21 :

p x x2 x3
1+x = 1+ − + + o(x 3 )
2 8 16

1 n
= 1 + x + x 2 + · · · + x n + o(x n ) = x k + o(x n )
X
1−x k=0
10.2. ESERCIZI 391

10.2. Esercizi

Esercizio 10.2.1. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine 6 centrato in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = e x .
Sol: Essendo f ∈ C ∞ (R), per il teorema degli sviluppi di Taylor
6 f (i ) (0)
x i + o(x 6 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i!
Si tratta di scrivere in termini espliciti l’espressione a secondo membro. Dato che per ogni i ∈ N è
f (i ) (x) = e x e quindi f (i ) (0) = 1 si ottiene:
6 1
ex = x i + o(x 6 )
X
per x → 0.
i =0 i !

Esercizio 10.2.2. Determinare i polinomi di Taylor di sin(x) centrati in 0 calcolati in 1 e di grado


n ∈ {1, 2, . . . , 7}.
Sol:
Il polinomio di Taylor di grado n = 2k + 1, con k ∈ N, è
1 3 1 5 (−1)k 2k+1
T2k+1 (sin; 0)(x) = x − x + x −···+ x
3! 5! (2k + 1)!
da cui
1 1 (−1)k
T2k+1 (sin; 0)(1) = 1 − + −···+ .
3! 5! (2k + 1)!
Analogamente, se n = 2k, con k ∈ N, allora
1 3 1 5 (−1)k−1 2k−1
T2k (sin; 0)(x) = x − x + x −···+ x
3! 5! (2k − 1)!
da cui
1 1 (−1)k−1
T2k (sin; 0)(1) = 1 − + −···+ .
3! 5! (2k − 1)!
Pertanto:
n Tn (sin; 0)(1)
1 1
2 1
1
3 1 − = 0.83
6
1
4 1 − = 0.83
6
11
5 1 − + 120
6
= 0.841666 . . .
11
6 1 − + 120
6
= 0.841666 . . .
7 1 − 61 + 120
1 1
− 5040 = 0.841468 . . .
392 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Esercizio 10.2.3. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine 3 centrato in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = log(1 − x) in due modi:
1) usando la definizione
2) dando per noto lo sviluppo di log(1 + x).
Sol:
Usiamo la definizione.
Essendo f ∈ C ∞ (R), per il teorema degli sviluppi di Taylor
3 f (i ) (0)
x i + o(x 3 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i!
Si tratta di scrivere in termini espliciti l’espressione a secondo membro. Dato che D log(1 − x) =
1 1
− 1−x = x−1
1 1
D 2 log(1 − x) = D x−1 = − (x−1) 2
−1 1 2
D 3 log(1 − x) = D (x−1) 2 = −(−2) (x−1)3 = (x−1)3

si hanno:

0 se i =0

−1 se i =1
f (i ) (0) = 

 −1 se i =2

−2 se i = 3.
Pertanto si ottiene
1 2 1 1
log(1 − x) = −x − x 2 − x 3 + o(x 3 ) = −x − x 2 − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
2 6 2 3

2) Dando per noto lo sviluppo di log(1 + x):

y2 y3
log(1 + y) = y −
+ + o(y 3 ) per y → 0.
2 3
Preso y = −x, che tende a 0 per x → 0, si ha:
(−x)2 (−x)3 1 1
log(1 − x) = −x − + + o((−x)3 ) = −x − x 2 − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
2 3 2 3
Esercizio 10.2.4. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine 5 e 6 centrati in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = sin x. Quale tra i due sviluppi fornisce più informazioni?
Sol: Essendo f ∈ C ∞ (R), per il teorema degli sviluppi di Taylor
5 f (i ) (0)
x i + o(x 5 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i !
10.2. ESERCIZI 393

e
6 f (i ) (0)
x i + o(x 6 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i !
Si tratta di scrivere in termini espliciti l’espressione a secondo membro.
Dato che per ogni i ∈ N è 
sin x se i ≡ 0 mod 4

 cos x se i ≡ 1 mod 4
f (i ) (x) = 
 − sin x
 se i ≡ 2 mod 4
− cos x se i ≡ 3 mod 4
si ha 
0 se i è pari
(i )
f (0) =  1 se i ≡ 1 mod 4

−1 se i ≡ 3 mod 4.
Dunque si ottengono i seguenti sviluppi di ordinee 5 e 6, rispettivamente:
1 3 1 5
sin x = x − x + x + o(x 5 ) per x → 0.
3! 5!
e
1 3 1 5
sin x = x − x + x + o(x 6 ) per x → 0.
3! 5!
I polinomi di Taylor di ordine 5 e 6 centrati in 0 sono dunwue identici:
1 3 1 5
T5 ( f ; 0) = T6 ( f ; 0) = x − x + x ,
3! 5!
ma lo sviluppo più preciso è il secondo, dato che o(x 6 ) esclude che ci siano infinitesimi di ordine
inferiore o uguale a x 6 , cosa che non possiamo affermare se si usa il resto o(x 5 ).

Una generalizzazione della Definizione 5.3.33 è la seguente.

Definizione 10.2.5. Per ogni α ∈ R, k ∈ N, si definisce


α(α − 1) · · · (α − k + 1)

à ! se k ≥ 1
α  k!
:= 

k 
1 se k = 0.

Esercizio 10.2.6. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine n centrato in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = (1 + x)α .
Sol:
Si dimostra per induzione che

f (k) (x) = α(α − 1) · · · (α − (k − 1))(1 + x)α−k .


394 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Per k = 0 l’affermazione è vera.


Sia essa vera per k e dimostriamola per k + 1:
d
f (k+1) (x) = D f (k) (x) = α(α − 1) · · · (α − (k − 1))(1 + x)α−k (1 + x)α−k
dx
= α(α − 1) · · · (α − (k − 1))(α − k)(1 + x)α−k−1 = α(α − 1) · · · (α − (k + 1) − 1)(1 + x)α−(k+1) .
L’affermazione è dimostrata.
Pertanto: se k ≥ 1 è: Ã !
(k) f (k) (0) α
f (0) = α(α − 1) · · · (α − (k − 1)) ⇔ = .
k! k
Se k = 0 è: Ã !
(0) α α
f (0) = 1 = 1 = .
0
Si ha così
n f (k) (0)
x k + o(x n )
X
f (x) =
k=0 k!
ossia: Ã !
n α
α
x k + o(x n )
X
(1 + x) = per x → 0.
k=0 k

Esercizio 10.2.7. Determinare il polinomio di Taylor di grado 4 centrato in 0 di


3 5
sin(sin(2x)) − e 2x − cos(x − x 2 ). [−2 − x 2 − 5x 3 − x 4 ]
2 24
Esercizio 10.2.8. Calcolare
¢x 2
1 + x1
¡
. lim
ex x→+∞
Sol: Si potrebbe pensare, ingenuamente, al seguente metodo di risoluzione:
¶ 2
1 x
µ µ µ ¶¶
2 1
1+ = exp x log 1 + .
x x
Si ha µ ¶
2 1
x log 1 + ∼x per x → +∞.
x
Quindi µ µ ¶¶
1
2
exp x log 1 + ∼ ex per x → +∞ (10.2.1)
x
da cui
¢x 2
1 + x1
¡
lim = 1.
x→+∞ ex
10.2. ESERCIZI 395

La risoluzione è sbagliata. E’ infatti falsa la (10.2.1). E’ un’ulteriore conferma che la funzione


esponenziale non si comporta bene con gli asintotici (si veda il Paragrafo 7.9.7).

Diamo la risoluzione corretta.

¢x 2
1 + x1 exp x 2 log 1 + x1
¡ ¡ ¡ ¢¢ µ µ µ ¶ ¶¶
1
= = exp x x log 1 + −1 .
ex ex x
Posto t = x1 , per x → +∞ si ha t → 0. Si ha
t2
log(1 + t ) = t − + o(t 2 ) per t → 0
2
da cui µ ¶
1 1 1 1
log 1 + = − 2 + o( 2 ) per x → +∞.
x x 2x x
Allora µ ¶
1 1 1
x log 1 + = 1− + o( ) per x → +∞.
x 2x x
quindi µ µ ¶ ¶ µ ¶
1 1 1
x x log 1 + −1 = x 1− + o( ) − 1
x 2x x
µ ¶
1 1 1
= x − + o( ) = − + o(1) per x → +∞.
2x x 2
Deduciamo quindi che µ µ ¶ ¶
1 1
x x log 1 + −1 ∼ − per x → +∞.
x 2
Pertanto, per l’Esercizio 7.9.18:
µ µ µ ¶ ¶¶
1 1 1
lim exp x x log 1 + − 1 = lim e − 2 = e − 2 .
x→+∞ x x→+∞

Esercizio 10.2.9. Calcolare, usando il calcolo differenziale,


2
xe −x − sin x + 56 x 5
lim
x→0 (x + 2x 2 )2 log3 (1 + x )
2
µ ¶
1 2 1
Esercizio 10.2.10. Calcolare, usando il calcolo differenziale, lim x cos p − x sin .
x→+∞ x x
Esercizio 10.2.11. Calcolare, se esiste,
p p
ex x
− sin 3 x − cos(x 5/4 )
lim p .
x→0+ sin(x 2 x) sinh (1 + x)
[R. −∞]
Sol:
396 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Denominatore:
Per il Teorema 7.8.27
p p
sin(x 2 x) ∼ x 2 x = x 5/2 per x → 0+ .
Inoltre
lim sinh (1 + x) = sinh 1 ∈ R \ {0} ⇒ sinh (1 + x) ∼ sinh 1 per x → 0+ .
x→0+
Dunque, per la Proposizione 7.9.13
p p p p
e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 ) e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 )
lim p = lim+ . (10.2.2)
x→0+ sin(x 2 x) sinh (1 + x) x→0 sinh(1) · x 5/2
Sviluppiamo con precisione il numeratore in modo da tale avere con precisione tutte le potenze di
5
x fino al grado 2
compreso.
Dato che
y2
ey = 1+ y + + o(y 2 ) per y → 0
2!
applicandola per y = x 3/2 si ha
p 1
ex x
= 1 + x 3/2 + x 3 + o(x 3 ) = 1 + x 3/2 + o(x 5/2 ) per x → 0+ . (10.2.3)
2
Si noti che lo sviluppo
y2
ey = 1+ y +
+ o(y 2 ) per y → 0
2!
si è rivelato solo apparentemente inutilmente preciso: avessimo considerato

e y = 1 + y + o(y) per y → 0

avremmo avuto
p
ex x
= 1 + x 3/2 + o(x 3/2 ) per x → 0+ .
e quell’o piccolo non ci avrebbe dato informazioni sulla precisione dello sviluppo con tutte le
potenze di x fino al grado 25 , precise, compreso.
Consideriamo ora il termine sin(x 1/3 ).
Dato che
y3 y5 y7 y9
sin y = y − + − + + o(y 10 ) per y → 0,
3! 5! 7! 9!
si ha, per y = x 1/3 ,

1/3 1/3 x x 5/3 x 7/3 x 9/3


sin(x )=x − + − + + o(x 10/3 ) per x → 0.
3! 5! 7! 9!
Osserviamo che
7 5 9
< <
3 2 3
10.2. ESERCIZI 397

quindi possiamo semplificare lo sviluppo:


x x 5/3 x 7/3
sin(x 1/3 ) = x 1/3 − + − + o(x 5/2 ) per x → 0. (10.2.4)
3! 5! 7!
Consideriamo ora il termine cos(x 5/4 ).
Dato che
y2 y4
cos y = 1 − + + o(y 5 ) per y → 0.
2! 4!
si ha, per y = x 5/4 ,
x 5/2 x 5
cos(x 5/4 ) = 1 −
+ + o(x 5 ) per y → 0.
2 4!
Per i nostri scopi, abbiamo esagerato con la precisione. Teniamo quel che ci serve scritto in modo
esplicito e il resto lo includiamo nel resto:

5/4 x 5/2
cos(x ) = 1− + o(x 4 ) per x → 0+ . (10.2.5)
2
Da (10.2.3), (10.2.4) e (10.2.5) si ha:
p p 1
e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 ) = 1 + x 3/2 + x 3 + o(x 3 ) = 1 + x 3/2 + o(x 5/2 )
2
x x 5/3 x 7/3 x 5/2
−(x 1/3 − + − + o(x 5/2 )) − (1 − + o(x 4 ))
3! 5! 7! 2
= −x 1/3 + o(x 1/3 ) per x → 0+ .
Allora
p p
ex x
− sin 3
x − cos(x 5/4 ) ∼ −x 1/3 per x → 0+ .
Per la (10.2.2) e la Proposizione 7.9.13 abbiamo
p p
e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 ) −x 1/3 −1 −1
lim+ p = lim 5/2
= lim+ 5/2−1/3
= lim+ = −∞.
x→0 2
sin(x x) sinh (1 + x) x→0 sinh(1) · x
+ x→0 sinh(1) · x x→0 sinh(1) · x 13/6

Esercizio 10.2.12. Calcolare, se esiste,


2
e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 32 sin(x 3 )
lim .
x→0 cos2 (x + 2x 2 ) sin3 (3x 2 + x 3 )
Sol:
Denominatore:

lim cos2 (x + 2x 2 ) = 1 ⇒ cos2 (x + 2x 2 ) ∼ 1 per x → 0


x→0
e, per il Teorema 7.8.27,

lim 3x 2 + x 3 = 0 ⇒ (sin(3x 2 + x 3 ))2 ∼ (3x 2 + x 3 )2 ∼ 9x 4 per x → 0


x→0
398 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

da cui si ottiene
cos2 (x + 2x 2 ) sin3 (3x 2 + x 3 ) ∼ 9x 4 per x → 0.
Pertanto,
DENOMINATORE ∼ 9x 4 per x → 0.
Dunque si ha
2 2
e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 23 sin(x 3 ) e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 23 sin(x 3 )
lim = lim .
x→0 cos2 (x + 2x 2 ) sin3 (3x 2 + x 3 ) x→0 9x 4
Numeratore:
dato che il denominatore è asintotico a 9x 4 , sviluppiamo il numeratore secondo Taylor, scrivendo
con precisione tutte le potenze di x fino al grado 4.
Dato che
sin y = y + o(y 2 ) per y → 0,
si ha (y = x 3 )
sin(x 3 ) = x 3 + o(x 6 ) per x → 0.
Dato che
y2
ey = 1+ y + + o(y 2 ) per y → 0
2!
applicandola con y = −x 2 si ha
2 4x 4
e −x = 1 − x 2 + + o(x 4 ) per x → 0.
2!
Dato che
y3
tan y = y + + o(y 4 ) per y → 0
3
applicandola con y = x + 2x 2 si ha
(x + 2x 2 )3
tan(x + 2x 2 ) = x + 2x 2 + + o((x + 2x 2 )4 ) per x → 0.
3
Sviluppando, e tenendo solo le potenze fino al grado minore o uguale a 4 e includendo le altre nel
resto di Peano, si ha:
1
tan(x + 2x 2 ) = x + 2x 2 + (x 3 + 3x 2 2x 2 + o(x 4 )) + o(x 4 ) per x → 0.
3
Pertanto:

4x 4 x3
µ ¶µ ¶
−x 2 2 42 2 4 4
e tan(x + 2x ) = 1 − x + + o(x ) x + 2x + + 2x + o(x )
2! 3
x3 2 2
= x+2x 2 + +2x 4 +o(x 4 ) = −x 2 x−2x 2 x 2 +o(x 4 )+o(x 4 )+o(x 5 ) = x+2x 2 − x 3 +o(x 4 ) = x+2x 2 − x 3 +o(x 4 ).
3 3 3
10.2. ESERCIZI 399

Dunque
2 2¡ 4
NUMERATORE = x + 2x 2 − x 3 + o(x 4 ) − x − 2x 2 − x 3 + o(x 6 ) = − x 3 + o(x 4 ).
¢
3 3 3
CONCLUSIONE:
Si ha
2
e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 32 sin(x 3 ) − 34 x 3 + o(x 4 ) − 34 x 3 + o(x 4 ) − 34 x 3 4 1
lim = lim = lim = lim =− lim .
x→0 9x 4 x→0 9x 4 x→0 9x 4 x→0 9x 4 27 x→0 x
Tale limite non esiste, dato che
4 1
− lim+ = −∞
27 x→0 x
4 1
− lim− = +∞.
27 x→0 x
Esercizio 10.2.13. Calcolare, se esiste,
¢2
2x e 2x − 1 − (sin (2x))3 cos(2x)
¡
lim .
x→0 sin(4x) log(1 + 2x 3 )
[R.: 2]

Esercizio 10.2.14. Calcolare, se esiste,


2
cos2 (3x 2 ) sin2 (2x) − tan(e 4x − 1)
lim .
x→0 x 5 (sinh(3x) + cosh(5x 2 ))
[R. 6 ∃]

Esercizio 10.2.15. Calcolare, se esiste,


r ³ 2´ p
1 + sin x2 − cosh x
lim ¡ ¢2
x→0 log (1 + x arctan x)
1
[R. − 48 ]

Esercizio 10.2.16. Calcolare, se esiste,

4 log(cos x + x) + (sin(2x))2 − 4x
lim ¢3 .
x→0
¡
x arcsin(2x + x 2 )

[R. 6 ∃]
400 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Esercizio 10.2.17. Calcolare, se esiste,


p
log(1 + 4x + 3x 2 ) log(1 + 3x)
lim p p ¡ p ¢
x→0 4 x cos( x + x) − log 1 + 4 x + 2x − 6x
p
2 3
[R. 3 ]

Esercizio 10.2.18. Calcolare, se esiste,


2
(sinh(2x))2 + 1 − e 4x cosh(2x 2 )
lim .
x→0 x(cos(3x) − 1)
[R. 0]

Esercizio 10.2.19 (Prova scritta 4-2-2019). Calcolare, usando gli sviluppi di Taylor, se esiste,
p p ¡ p ¢2
cosh(4 x) − 2 − cos(2 x)
lim ³p p ´ ³ ´.
x→0
1 + 4 x − 1 log 3 − 2 cos(4x)

S OL . E S . 10.2.19. Sviluppiamo prima il denominatore. Osserviamo che il limite per x → 0 in


questo caso coincide con il limite per x → 0+ . Si hanno

3 − 2 cos(4x) → 1 per x → 0,

e
1
1 − cos(y) ∼ y 2 per y → 0,
2
quindi
(4x)2
µ ¶
log(3 − 2 cos(4x)) ∼ 3 − 2 cos(4x) − 1 = 2(1 − cos(4x)) ≈ 2 = 16x 2 per x → 0.
2
Inoltre,
p 4p p
q
1+4 x −1 ∼ 1+ x −1 = 2 x per x → 0,
2
5
pertanto il denominatore è asintotico a 32x 2 .
Sviluppiamo ora il numeratore con precisione fino al grado 5/2.
s r
p 42 44 2 32
q
5 5
cosh(4 x) = 1 + x + x + o(x 2 ) = 1 + 8x + x 2 + o(x 2 ) =
2! 4! 3
µ ¶ µ ¶2
1 32 2 5 1 32 2 5 5
= 1 + 8x + x + o(x 2 ) − 8x + x + o(x 2 ) + o(x 2 ) =
2 3 8 3
8 5
= 1 + 4x − x 2 + o(x 2 ) per x → 0.
3
10.2. ESERCIZI 401

Infine,
¶¶2
p ¢2
µ µ
4 16 2 5 8 5
= 1 + 4x + x 2 + o(x 2 )
¡
2 − cos(2 x) = 2 − 1 − x + x + o(x )
2 per x → 0.
2 24 3
Unendo questi risultati, si trova
³ ´
p p ¡ p ¢2 1 + 4x − 8 2
x + o(x
5
8 5
2 ) − 1 + 4x + x 2 + o(x 2 )
cosh(4 x) − 2 − cos(2 x) 3 3
lim ³p p ´ ³ ´ = lim 5
=
x→0 x→0 32x 2
1 + 4 x − 1 log 3 − 2 cos(4x)
5
− 16
3
x 2 + o(x 2 ) − 16
3
x2 1
= lim 5
= lim 5
= lim p = −∞.
x→0 32x 2 x→0 32x 2 x→0 −6 x

Esercizio 10.2.20 (Prova scritta 25-1-2021). Calcolare, usando gli sviluppi di McLaurin,
p 2
1 + x sin x − x 2 − x 2 cos(x + 2x 3 ) − e −x
lim .
x→0 e 2x+1 (cos(x 2 ) − 1)
SOLUZIONE Es. 10.2.20:
Denominatore:

1 e
e 2x+1 (cos(x 2 ) − 1) ∼ e · (− x 4 ) = − x 4
2 2
Sviluppiamo fino al grado 4 il numeratore
x3 x4 x4
x sin(x) − x 2 = x(x − + o(x 4 )) − x 2 = x 2 − + o(x 5 ) − x 2 = − + o(x 5 )
6 6 6
allora s
µ 4
x4 x x4

p 1 5
1 + x sin x − x 2
= 1− 5
+ o(x ) = 1 + − + o(x ) = 1 − + o(x 5 )
6 2 6 12
µ ¶ µ ¶
1 1 2 1
x cos(x + 2x ) = x 1 − (x + 2x ) + o(x ) = x 1 − (x ) + o(x ) = x 2 − x 4 + o(x 5 ).
2 3 2 3 2 3 2 3
2 2 2
da cui

p x4 1
1 + x sin x − x 2 − x 2 cos(x + 2x 3 ) = 1 − + o(x 5 ) − x 2 + x 4 + o(x 5 )
12 2
µ ¶
1 1 5
= 1 − x 2 + − + x 4 + o(x 5 ) = 1 − x 2 + x 4 + o(x 5 ).
12 2 12
Ora
2 1 1
e −x = 1 + (−x 2 ) + (−x 2 )2 + o(x 4 ) = 1 − x 2 + x 4 + o(x 5 )
2 2
402 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

quindi
µ ¶
p
2 2 3 −x 2 2 5 4 5 2 1 4 5
1 + x sin x − x − x cos(x + 2x ) − e = 1 − x + x + o(x ) − 1 − x + x + o(x )
12 2
µ ¶
5 1 4
= − x + o(x 5 )
12 2
1 1
= − x 4 + o(x 5 ) = − x 4 + o(x 5 ).
12 12
Conclusione
p 2 1 4
1 + x sin x − x 2 − x 2 cos(x + 2x 3 ) − e −x − 12 x + o(x 5 ) 1
lim 2x+1 2
= lim e 4
= .
x→0 e (cos(x ) − 1) x→0 −2x 6e

Esercizio 10.2.21 (Prova scritta 28-6-2021). Calcolare usando gli sviluppi di Taylor:
p p
4
p
log(1 + sinh( 2x)) − cos( 2x) sin 2x
lim p .
x→0+ x3 + x5
SOLUZIONE Es. 10.2.21:
DENOMINATORE ∼ x 3/2
3
Sviluppiamo il numeratore con precisione con potenze di x fino al grado 2 compreso.

NUMERATORE:
Si ha
p p 1
sinh( 2x) = 2x + (2x)3/2 + o(x 3/2 )
6
p
p 2 3/2
= 2x + x + o(x 3/2 )
3
allora, essendo
y2 y3
log(1 + y) = y − + + o(y 3 ) per y → 0,
2 3
segue che
p
p p 2 3/2
log(1 + sinh( 2x)) = log(1 + 2x + x + o(x 3/2 ))
3
p à p !2 à p !3
p 2 3/2 1 p 2 1 p 2
= 2x + x + o(x 3/2 ) − 2x + x 3/2 + o(x 3/2 ) + 2x + x 3/2 + o(x 3/2 ) + o(x 3/2 )
3 2 3 3 3
p
p 2 3/2 1³ p 2 ´ 1 p
= 2x + x + o(x ) − ( 2x) + o(x ) + ( 2x)3/2 + o(x 3/2 )
3/2 3/2
3 2 3
p p
p 2 3/2 2 2 2 3/2
= 2x + x − x+ x + o(x 3/2 )
3 2 3
10.2. ESERCIZI 403
Ãp p !
p 2 2 2 3/2
= 2x − x + + x + o(x 3/2 )
3 3
p p
= 2x − x + 2x 3/2 + o(x 3/2 ).
Inoltre si ha:
p p 1p p
µ ¶µ ¶
4 1 5/4 1 3/2 3/2
cos( 2x) sin( 2x) = 1 − 2x + (2x) + o(x ) 2x − (2x) + o((x) )
2 24 6
p p
p 2 2 3/2 2 3/2
= 2x − x − x + x + o(x 3/2 )
2 3 12
Ãp p !
p 2 2 3/2
= 2x − x + − x + o(x 3/2 )
12 3
Pertanto:
à à p ! !
p p 3/2 p 1 2
NUMERATORE = 2x − x + 2x + o(x 3/2 ) − 2x − x + − x 3/2 + o(x 3/2 )
12 3
à p !
p 1 2 3/2
= 2− + x + o(x 3/2 )
12 3
Risulta così: p p p
4
log(1 + sinh( 2x)) − cos( 2x) sin 2x
lim p
x→0+ x3 + x5
³p p p ´
2 − 122 + 32 x 3/2 + o(x 3/2 )
= lim+
x→0 x 3/2
p 15 p 5p
µ ¶
1 1
= 2 1− + = 2= 2.
12 3 12 4
Esercizio 10.2.22 (Prova scritta 15-2-2021). Calcolare, usando gli sviluppi di McLaurin,
sin(x cos(2x) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x))
¡ ¢
lim .
x→0 (1 + x)2 x 2 cosh(x 2 ) log(1 − x 2 )
SOLUZIONE Es. 10.2.22:
Denominatore:

(1 + x)2 x 2 cosh(x 2 ) log(1 − x 2 ) ∼ 1 · x 2 · 1 · (−x 2 ) = −x 4


si ha
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x))
¡ ¢
lim
x→0 (1 + x)2 x 2 cosh(x 2 ) log(1 − x 2 )
404 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x))


¡ ¢
= lim −
x→0 x4
Dato che
log(cos(x) + sin(x)) ∼ (cos(x) + sin(x) − 1)

e
x2 x2
cos(x) + sin(x) − 1 = 1 − + x − 1 + o(x 2 ) = x − + o(x 2 ) ∼ x
2 2
allora

sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x)) ∼ sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) x


¡ ¢ ¡ ¢

da cui
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x))
¡ ¢
lim −
x→0 x4
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) x sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 )
¡ ¢ ¡ ¢
= lim − = lim −
x→0 x4 x→0 x3
Sviluppiamo il numeratore fino al grado 3.

1
sin(x cos(2x)) = sin(x(1 − (2x)2 + o(x 3 ))) = sin(x(1 − 2x 2 + o(x 3 )))
2
1
= sin(x − 2x 3 + o(x 4 )) = x − 2x 3 + o(x 4 ) − (x − 2x 3 + o(x 4 ))3 + o(x 4 )
6
1 13
= x − 2x 3 + o(x 4 ) − x 3 + o(x 4 ) = x − x 3 + o(x 4 ).
6 6
Analogamente:
1 1
sinh(x − x 3 ) = x − x 3 + (x − x 3 )3 + o(x 4 ) = x − x 3 + x 3 + o(x 4 )
6 6
5 5
= x − x 3 + o(x 4 ) = x − x 3 + o(x 4 ).
6 6
Allora
13 3 5
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) = x − x + o(x 4 ) − (x − x 3 + o(x 4 ))
6 6
µ ¶
13 5 3 8 4
= − + x + o(x 4 ) = − x 3 + o(x 4 ) = − x 3 + o(x 4 )
6 6 6 3
Conclusione:
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) − 43 x 3 + o(x 4 )
¡ ¢
4
lim − = lim − = .
x→0 x3 x→0 x3 3
10.2. ESERCIZI 405

Esercizio 10.2.23 (Prova scritta 14-1-2019). Usando gli sviluppi di Taylor, calcolare, se esiste,

cos x
µ ¶
³¡ p
3
¢1 ´
1 + 6 x − 1 log
3
2 sin(x 2 ) + 1
lim+ p p
3 p 5
.
x→0
8x 2 + 6 log(cos(2 x)) + 3 x 2 sin(4 3 x) + 32x 3
S OL . E S . 10.2.23.
p 1 6p p
(1 + 6 3 x) 3 − 1 ∼ 3 x = 2 3 x, x → 0+ .
3
Inoltre,
cos x 1
2
→ per x → 0+ ,
2 sin(x ) + 1 1
quindi, ricordando che log(y) ∼ y − 1 per y → 1, si ha
cos x cos x cos x − 1 − 2 sin x 2
µ ¶
log 2
∼ 2
−1 = 2
∼ cos x − 1 − 2 sin x 2 =
2 sin(x ) + 1 2 sin(x ) + 1 2 sin(x ) + 1
x2 5
+ o(x 2 ) − 2x 2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 ),
=− per x → 0+ .
2 2
In conclusione, per il numeratore, vale che
p cos x p
µ ¶ µ ¶
³ 1
´ 5 2 7
3
(1 + 6 x) − 1 log
3
2
3
∼ 2 x − x = −5x 3 , per x → 0+ .
2 sin(x ) + 1 2
Sviluppiamo ora il denominatore con potenze precise fino al grado 7/3.
p p
p (2 x)2 (2 x)4
µ ³ 5 ´¶
log(cos(2 x)) = log 1 − + +o x 2 per x → 0+ .
2 24
Ora,
y2 y3
log(1 + y) = y − + + o(y 3 ) per y → 0,
2 3
per cui
µ
2 2 ³ 5 ´¶ 2 2 ³ 5´ 1 µ 2 2 ³ 5 ´¶2 ³ 7´
log 1 − 2x + x + o x 2 = − 2x + x + o x 2 − −2x + x + o x 2 +o x 3 =
3 3 2 3
2 1 ³ 7
´ 4 ³ 7´
= − 2x + x 2 − · 4x 2 + o x 3 = −2x − x 2 + o x 3 per x → 0+ .
3 2 3
Infine,
p p 1 p 1 p
µ ¶
2 2
3 5 2 32 5 128 7 ³ 7´
3 3 3 3
x 3 sin(4 x) = x 3 4 x − (4 x) + (4 x) + o(x ) = 4x − x 3 + x 3 +o x 3 per x → 0+ .
6 5! 3 15
Sommando i termini simili al denominatore, si ottine
µ ³ 7 ´¶ µ ³ 7 ´¶
2 4 2 32 5 128 7 5 128 7 ³ 7´
8x + 6 −2x − x + o x 3 + 3 4x − x 3 + x 3 + o x 3 + 32x 3 = x 3 +o x 3 per x → 0+ .
3 3 15 5
406 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Concludendo, il limite iniziale coincide con


7
−5x 3 25
lim+ ´ =− .
x→0 128 7 ³ 7 128
x 3 +o x 3
5


Esercizio 10.2.24 (Prova scritta 7-9-2021). Calcolare usando gli sviluppi di Taylor:
(s µ ¶ µ ¶ )
4 2 2
lim x 3 sin + 1 − arctan − −1 .
x→+∞ x x x2

S OL . E S . 10.2.24.
1
y= → 0+ per x → +∞
x
allora si deve calcolare q
sin 4y + 1 − arctan(2(y − y 2 )) − 1
¡ ¢
lim .
y→0+ y3
Sviluppiamo il numeratore con precisione con potenze di y fino al grado 3 compreso.

NUMERATORE:
Si ha
1
sin 4y = 4y − (4y)3 + o(y 4 )
¡ ¢
6
da cui
r
1
q ¡ ¢
sin 4y + 1 = 4y − (4y)3 + o(y 4 ) + 1.
6
Dato che
1
4y − (4y)3 + o(y 4 ) → 0 per y → 0
6
si ha r
1
4y − (4y)3 + o(y 4 ) + 1
6
µ ¶ µ ¶2 µ ¶3
1 1 3 4 1 1 3 4 1 1
= 1 + 4y − (4y) + o(y ) − 4y − (4y) + o(y ) + 4y − (4y) + o(y ) + o(y 3 )
3 4
2 6 8 6 16 6
3 2 3
4 4 4 16
= 1 + 2y − y 3 − y 2 + o(y 3 ) + y 3 + o(y 4 ) = 1 + 2y − y 3 − 2y 2 + 4y 3 + o(y 3 )
12 8 µ 16 ¶ 3
16 4
= 1 + 2y − 2y 2 + y 3 − + 4 + o(y 3 ) = 1 + 2y − 2y 2 − y 3 + o(y 3 )
3 3
Pertanto: r
1 4
4y − (4y)3 + o(y 4 ) + 1 = 1 + 2y − 2y 2 − y 3 + o(y 3 )
6 3
10.2. ESERCIZI 407

Consideriamo l’altro addendo:


1 8
arctan 2(y − y 2 ) = 2(y − y 2 ) − (2(y − y 2 ))3 + o(y 4 ) = 2y − 2y 2 − y 3 + o(y 3 ).
¡ ¢
3 3
Quindi:
µ ¶
4 3 8 3
q ¡ ¢
2 2 3 2 3
sin 4y + 1 − arctan (2(y − y ) − 1 = 1 + 2y − 2y − y + o(y ) − 2y − 2y − y + o(y ) − 1
3 3
µ ¶
4 8 4
= − + y 3 + o(y 3 ) = y 3 + o(y 3 ).
3 3 3
Pertanto: q ¡ ¢
sin 4y + 1 − arctan (2(y − y 2 ) − 1 4 3 3
3 y + o(y ) 4
lim+ 3
= lim 3
= .
y→0 y y→0+ y 3


Esercizio 10.2.25 (Prova scritta 8-6-2021). Calcolare usando gli sviluppi di Taylor:
q p ³ q ´2
cos( 2x + x 2 ) + sin x2 − 1
lim .
x→0+ sinh2 (x + x 5 )
SOLUZIONE:
Essendo x + x 5 tendente a 0 e sinh x ∼ x per x → 0, allora il denominatore: è asintotico a

sinh2 (x + x 5 ) ∼ (x + x 5 )2 ∼ x 2 per x → 0.

Sviluppiamo il numeratore con precisione con potenze di x fino al grado 2 compreso.

p 2x + x 2 (2x + x 2 )2
cos( 2x + x 2 ) = 1 − + + o(x 2 )
2 4!
x 2 4x 2 x2 x2
= 1−x − + + o(x 2 ) = 1 − x − + + o(x 2 )
2 4! 2 6
x2
= 1−x − + o(x 2 )
3
Allora, tenuto conto che
p x x2
1+x = 1+ − + o(x 2 ) per x → 0,
2 8
si ha s
x2
q p
cos( 2x + x 2 ) = 1−x − + o(x 2 )
3
2 2
x + x3 + o(x 2 ) (x + x3 + o(x 2 ))2 x2
= 1− − + o((x + + o(x 2 ))2 )
2 8 3
408 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

x x2 x2 x 7x 2
= 1− − − + o(x 2 ) = 1 − − + o(x 2 ).
2 6 8 2 24
Studiamo ora l’altro addendo:
r r
x x ³ x ´3/2
sin = − 6 + o(x 2 )
2 2 2
p
x 1
= p − x 3/2 3/2 + o(x 2 ).
2 2 6
Pertanto,
µ r ¶2 µ p ¶2
x x x 3/2 x 1 1
sin = p − 3/2 + o(x ) = − x 2 2 p 3/2 + o(x 2 )
2
2 2 2 6 2 22 6
p
x 2 x 1
= − x 2 3/2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 )
2 2 6 2 2·6
x 1
= − x 2 + o(x 2 ).
2 12
Pertanto il numeratore risulta:
q µ r ¶2
p
2
x
cos( 2x + x ) + sin −1
2
x 7x 2 x 1
= 1−− + o(x 2 ) + − x 2 + o(x 2 ) − 1
2 24 2 12
µ ¶
7 1 9 3
= − − x 2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 ).
24 12 24 8
Risulta così: q p ³ q ´2
cos( 2x + x ) + sin x2 − 1
2
− 83 x 2 + o(x 2 ) 3
lim+ 2
= lim+ =− .
x→0 sinh (x + x 5 ) x→0 x2 8
Esercizio 10.2.26 (Da prova scritta CdL Matematica 3-6-2019). Calcolare usando gli sviluppi di
Taylor:
¡ p ¡ ¢¢2
(sin(3x) + sinh(3x) − 6x cosh(2x))2 − log x + 1 − sin x2
lim q¡p .
x→0 4
¢
cosh(3x ) − 1

S OL . E S . 10.2.26. Per quanto riguarda il denominatore,


r
p 9 9
cosh(3x 4 ) = 1 + x 8 + o(x 8 ) = 1 + x 8 + o(x 8 ) per x → 0,
2 4
quindi
qp r
9 8 3
cosh(3x 4 ) − 1 = x + o(x 8 ) ∼ x 4 per x → 0.
4 2
10.2. ESERCIZI 409

Sviluppiamo ora il numeratore fino al grado 4.


¶¶2
(3x)3 (3x)3 (2x)2
µµ ¶ µ ¶ µ
2 4 4 3
(sin(3x) + sinh(3x) − 6x cosh(2x)) = 3x − + o(x ) + 3x + + o(x ) − 6x 1 + + o(x ) =
6 6 2
= 144x 6 + o(x 7 ).

Inoltre,
³ p ³ x ´´2 µ 1 ³ x ´¶2
log x + 1 − sin = log(x + 1) − sin =
2 2 2
¶¶2
x2 x3 x x3 x4
µ µ ¶ µ
1 3 4
= x− + + o(x ) − − + o(x ) = + o(x 4 ).
2 2 3 2 48 16
Concludendo,

p x4
(sin(3x) + sinh(3x) − 6x cosh(2x)) − log x + 1 − sin 2
¡ ¡ x ¢¢2 144x 6 − + o(x 4 ) 1
lim 2
= lim 16 =− .
3 4
q¡p
x→0 ¢ x→0 24
cosh(3x 4 ) − 1 x
2


Esercizio 10.2.27 (Prova scritta 1-7-2019). Calcolare, usando gli sviluppi di Taylor, il seguente limi-
te
2
tan(2x)(cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 ))
lim 2 −sin x
.
x→0 ex − e −x − x 2
S OL . E S . 10.2.27. Sviluppiamo il denominatore fino a ordine, ad esempio, 3.
3 3
2 2
−(x− x6 +o(x 4 )) 2
+ x6 +o(x 4 )
ex −sin x
= ex = e −x+x =
x3 1 x3 1 x3
= 1 + (−x + x 2 + + o(x 4 )) + (−x + x 2 + + o(x 4 ))2 + (−x + x 2 + + o(x 4 ))3 + o(x 3 ) =
6 2 6 6 6
3
= 1 − x + x 2 − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
2
Inoltre,

x2 x3 3 1
−e −x − x 2 = −(1 − x + − + o(x 3 )) − x 2 = −1 + x − x 2 + x 3 + o(x 3 ) per x → 0,
2 6 2 6
pertanto
2 5
ex −sin x
− e −x − x 2 = − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
6
410 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Osservando che tan(2x) ∼ 2x per x → 0,


2 2
tan(2x)(cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 )) 2x(cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 ))
lim = lim =
x→0 ex
2 −sin x
− e −x − x 2 x→0 5 3
− x
6
2
12 (cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 ))
= lim − .
x→0 5 x2
Sviluppiamo ora il numeratore fino all’ordine 2:
1 x2
cos(sin(x)) = cos(x + o(x 2 )) = 1 − (x + o(x 2 ))2 + o(x 2 ) = 1 − + o(x 2 ) per x → 0,
2 2
2
e x = 1 + x 2 + o(x 2 ) per x → 0,
− arctan(−x 2 ) = arctan(x 2 ) = x 2 + o(x 2 ) per x → 0.

Unendo questi risultati,


2 x2
cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 ) = − + o(x 2 ) per x → 0.
2
In conclusione,
x2
12 − 2
2
tan(2x)(cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 )) 6
lim 2 −sin x
= lim − · 2 = .
x→0 e x −x
−e −x 2 x→0 5 x 5


Esercizio 10.2.28 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Calcolare, usando gli sviluppi di
Taylor, il seguente limite
2
(x + 1)x+1 − e x − sinh(x)
lim+
x→0 sin(2x + x 3 )(e x − 1)2
S OL . E S . 10.2.28. Si ha

sin(2x + x 3 )(e x − 1)2 ∼ (2x + x 3 )(x 2 ) ∼ 2x 3 per x → 0+ .

Sviluppiamo il numeratore fino a ordine 3:

(x + 1)x+1 = e (x+1) log(x+1) .

Abbiamo
x2 x3 x2 x3
(x + 1) log(x + 1) = (x + 1)(x − + + o(x 3 )) = x + − + o(x 3 ) per x → 0+ ,
2 3 2 6
dunque
x2 x3 3
(x + 1)x+1 = e x+ 2 − 6 +o(x ) per x → 0+ .
10.3. STIMA DELL’ERRORE 411

Ora,
x2 x3 3 x2 x3 1 x2 x3 1 x2 x3
e x+ 2 − 6 +o(x ) = 1+x + − + o(x 3 ) + (x + − + o(x 3 ))2 + (x + − + o(x 3 ))3 + o(x 3 ) =
2 6 2 2 6 6 2 6
x3
= 1 + x + x2 + + o(x 3 ) per x → 0+ ,
2
quindi
x3
(x + 1)x+1 = 1 + x + x 2 + + o(x 3 ) per x → 0+ .
2
Inoltre,
x3
sinh(x) = x + + o(x 3 ) per x → 0+ ,
6
2
e x = 1 + x 2 + o(x 3 ) per x → 0+ .

In conclusione,
x3
(x + 1) x+1 x2
− e − sinh(x) + o(x 3 ) 1
lim = lim+ 3 = .
x→0+ sin(2x + x 3 )(e x − 1)2 x→0 2x 3 6


10.3. Stima dell’errore

Ricordiamo lo sviluppo di Taylor con resto di Lagrange.

Teorema 10.3.1. Siano I ⊆ R, f : I → R, x 0 ∈ I e n ∈ N. Supponiamo f derivabile n volte in I , con


derivata n-sima continua, e n + 1 volte in I \ {c}.
Allora, per ogni x ∈ I \ {x 0 }, esiste ξ compreso nell’intervallo aperto di estremi x 0 e x, tale che
n f (i ) (x ) f (n+1) (ξ)
0
(x − x 0 )i + (x − x 0 )n+1 .
X
f (x) =
i =0 i! (n + 1)!

Il polinomio di Taylor è
n f (i ) (x )
0
(x − x 0 )i
X
Tn ( f ; x 0 )(x) :=
i =0 i !
e
f (n+1) (ξ)
R n ( f ; x 0 )(x) := (x − x 0 )n+1 .
(n + 1)!
viene detto resto in forma di Lagrange. Tale resto permette di stimare l’errore di approssimazione
compiuto utilizzando il polinomio di Taylor Tn ( f ; x 0 )(x) anziché f (x).
412 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR

Esercizio 10.3.2. Sia f : R → R, f (x) = sin(x).


Stimate l’errore compiuto approssimando sin(1) con Tn (sin; 0)(1) al variare di n ∈ {1, · · · , 7}.
Sol: Osserviamo che, essendo

f (n+1) (x) ∈ {± sin(x), ± cos(x)},

allora
| f (n+1) (ξ)|
∃ξ∈]0,1[ 1
|R n (sin; 0)(1)| = (1 − 0)n+1 ≤ .
(n + 1)! (n + 1)!
Dunque la stima dell’errore che si compie scrivendo Tn (sin; 0)(1) anziché sin(1) è
1
stima errore = .
(n + 1)!
Dunque la stima dell’errore è:
n (n + 1)! stima errore ordine di grandezza
1
1 2 2! = 0.5 5 · 10−1
1
2 6 3! = 0.16 2 · 10−1
1
3 24 4!
= 0.0416 5 · 10−2
1
4 120 5!
= 0.0083 9 · 10−3
1
5 720 6!
= 0.00138 2 · 10−3
1
6 5040 7! = 0.000198 . . . 2 · 10−4
1
7 40320 8! = 0.000024 . . . 3 · 10−5
p
Esercizio 10.3.3. Determinare le prime tre cifre decimali di 2.
Sol:
p
Si ha 1.42 = 1.96 < 2, quindi 1.4 < 2.
p
Scriviamo lo sviluppo di Taylor con resto di Lagrange di f : [0, +∞[→ R, f (x) = x centrato in 1.4.
Per farlo, dobbiamo calcolare alcune derivate di f
1 1
f 0 (x) = p , f 00 (x) = − p ,
2 x 4 x3
quindi
1 1 1
| f 0 (x)| ≤ p = < ∀x ∈]1.96, 2[.
2 1.96 2 · 1.4 2
Osserviamo ora che
∃ξ∈]0,1[ | f 0 (ξ)| 1
|R 0 ( f ; 1.96)(2)| = (2 − 1.96) < (0.04) = 0.02 = 2 · 10−2 .
1! 2
Non va bene per l’approssimazione richiesta.
10.3. STIMA DELL’ERRORE 413

Aumentiamo il grado. Si ha:


1 1 1
| f 00 (x)| ≤ p = < ∀x ∈]1.96, 2[.
4 1.96 4 · 1.4 4
e
| f 00 (ξ)|
∃ξ∈]0,1[ 1 0.0016
|R 0 ( f ; 1.96)(2)| = (2 − 1.96)2 < (0.04)2 = = 0.0002.
2! 8 8
abbiamo che il polinomio di Taylor di grado 1 centrato in x 0 = 1.96 fornisce un’approssimazione
p
corretta fino alla terza cifra decimale di 2.
1 f (i ) (1.96) p 1
(2 − 1.96)i = 1.96 + + p
X
T1 ( f ; 1.96)(2) := (2 − 1.96)
i =0 i! 2 1.96
1 4 10 1
= 1.4 + (0.04) = 1.4 + = 1.4 + = 1.4 + 0.01428 . . . = 1.41428 · · ·
2 · 1.4 100 28 70
Allora
p
| 2 − T1 ( f ; 1.96)(2)| = |R 1 ( f ; 0)(1.96)| < 10−3
Dunque:
p
2 < 1.41428 · · · + 0.0002 < 1.41429 + +0.0002 = 1.41449
e
p
2 > 1.41428 · · · − 0.0002 > 1.41428 − 0.0002 = 1.41408
ossia
p
1.41408 < 2 < 1.41449.
p p
Pertanto, lo sviluppo decimale di 2 fino alle prime tre cifre decimali di 2 è:

1.414

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