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MODULO 2 - ESERCITAZIONI
Queste note per il Modulo 2 di Analisi Matematica 1a sono a complemento delle dispense del prof.
Dore, docente del Modulo 1.
Si troveranno richiami, esempi, la descrizione delle funzioni elementari, applicazioni della teo-
ria, esercizi proposti, esercizi risolti e degli errori (si spera pochi): la collaborazione degli studenti
nella segnalazione di errori sarà preziosa e gradita. Se sarà possibile arricchire queste note, an-
che su stimolo di domande, commenti da parte degli studenti, esso verrà fatto, mettendo così a
disposizione degli aggiornamenti di queste note.
e le note:
Cupini-Di Fabio: note per AlmaMathematica
https://almaorienta.unibo.it/it/almamathematica
G. Mauceri:La funzione esponenziale e il logaritmo
http://www.dima.unige.it/~mauceri/CORSI/funz_espon.pdf
Molti dei disegni (quelli più belli) sono stati eseguiti dalla dott.ssa Di Fabio, la quale gentilmente ne
ha consentito l’uso.
Alcune soluzioni di esercizi sono state scritte dai tutor dell’AA 2022-2023: Enrico Aldrovandi, Fe-
derico Ferri e Davide Tramontana.
Indice
Capitolo 5. Induzione 65
5.1. Richiami 65
5.2. Applicazioni 66
5.2.1. Formula di Gauss 67
5.2.2. Disuguaglianze di Bernoulli 67
3
4 CHAPTER 0. INDICE
Simboli e notazioni
La nozione di insieme è presa come nozione primitiva (ossia: non la si spiega, contando sull’in-
tuizione di ciascuno: da qualcosa di deve pur partire, altrimenti si va nelle spiegazioni a ritroso
all’infinito) e ha come sinonimi collezione o famiglia.
Un insieme può essere descritto in più modi, ad esempio l’insieme A i cui elementi sono le vocali
dell’alfabeto italiano può essere rappresentato per elencazione
A = {a, e, i , o, u}
o per descrizione
Dati gli insiemi A e B , si dice che B è incluso in A, oppure B è un sottoinsieme di A se ogni elemento
di B è anche elemento di A e si scrive:
x ∈ B ⇒ x ∈ A.
Ovviamente:
A=B ⇔ A⊆B ∧ B⊆A
Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dagli elementi che sono sia in A che in B è l’insieme intersezione
di A e B e si scrive:
A ∩B [A intersecato B ].
Ovviamente:
A ∩ B = B ∩ A.
Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dagli elementi che sono in A o in B è l’insieme unione
di A e B e si scrive:
A ∪B [A unione B ].
Ovviamente:
A ∪ B = B ∪ A.
Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dagli elementi che sono in A ma non in B è l’insieme differenza
di A con B e si scrive:
A \B [A meno B ].
Dati gli insiemi A e B , l’insieme costituito dalle coppie ordinate aventi come primo elemento un
elemento di A e come secondo elemento uno di B è il prodotto cartesiano di A e B e si scrive:
A ×B [A prodotto cartesiano B ].
In simboli:
A × B := {(a, b) : a ∈ A, b ∈ B }.
9
Insiemi numerici:
R è l’insieme dei numeri reali e R+ denoterà l’insieme dei numeri reali positivi:
R+ := {x ∈ R : x > 0}.
Q è l’insieme dei numeri razionali
Z è l’insieme dei numeri interi
N è l’insieme dei numeri naturali.
Attenzione! I matematici si dividono in due classi: quelli che in N includono lo zero e quelli che
non lo includono. Nelle dispense del prof. Dore, e anche qui, lo zero è incluso in N:
N := {0, 1, 2, 3, 4, . . .}.
R2 = R × R = {(a, b) : a, b ∈ R}.
∀² > 0, x ≥2
Riferimento cartesiano
Presa una retta e due punti distinti su di essa, uno detto 0 e l’altro 1, viene assegnato in modo ovvio
un verso alla retta. Il segmento di estremi 0 e 1 individua l’unità di misura.
Utilizzando l’identificazione tra punti di una retta e numeri reali, è possibile associare, in modo
unico, ad un punto del piano una coppia di numeri reali; ad un punto dello spazio una terna di
numeri reali; in generale, ad un punto in uno spazio di dimensione n una n-pla di numeri reali.
Consideriamo due rette ortogonali del piano sulle quali abbiamo posizionato 0 nel punto di inter-
sezione e fissato un’unità di misura.
Le rette si dicono assi cartesiani e il piano si dice dotato di un sistema di riferimento cartesiano e
prende il nome di piano cartesiano.
Il punto di intersezione degli assi è detto origine degli assi o del sistema di riferimento cartesiano.
L’origine degli assi solitamente viene indicata con O e il piano cartesiano con Ox y.
La retta tale che la sua semiretta positiva, ruotata di 90◦ in senso antiorario, si sovrappone alla
semiretta positiva dell’altra retta si chiama asse delle ascisse o asse delle x. L’altra retta è detta asse
delle ordinate o asse delle y.
Figura 5. Semiassi
Fissato un punto P del piano, consideriamo le rette ortogonali agli assi passanti per P . La retta
ortogonale all’asse delle x individua un punto sull’asse delle x (e quindi un numero reale) che si
chiama ascissa di P ; mentre la retta ortogonale all’asse delle y individua un punto sull’asse delle y
(e quindi un altro numero reale) che si chiama ordinata di P . Tali due numeri, presi come coppia
ordinata (ascissa di P , ordinata di P ) individuano univocamente il punto P nel piano e si chiamano
coordinate cartesiane di P .
Viceversa, ogni coppia di numeri reali (x, y) è rappresentato da un punto di cui x è l’ascissa e y è
l’ordinata.
Esercizio 2.2.1. Dimostrare che in un piano cartesiano Ox y il simmetrico del punto (x, y) rispetto
alla bisettrice del I-III quadrante è il punto (y, x).
SOLUZIONE E S . 2.2.1. Si può ragionare con la geometria euclidea, oppure in modo analiti-
co. Seguiamo questo approccio.
Se un punto P è sulla bisettrice del I-III quadrante allora ha coordinate P = (x, x) con x ∈ R. Il suo
simmetrico rispetto alla bisettrice è lui stesso, e ciò è concorde con quanto dovevamo dimostrare.
Sia P = (x, y) un punto del piano, ma non sulla bisettrice del I-III quadrante. Allora il punto simme-
trico del punto P rispetto alla bisettrice del I-III quadrante è il punto Q = (xQ , yQ ) con le seguenti
proprietà:
1) la retta passante per P e Q è ortogonale alla bisettrice del I-III quadrante: essendo il coefficiente
angolare della bisettrice I-III quadrante 1 ed essendo il coefficiente angolare della retta per P e Q
y−yQ
il numero x−xQ
dovrà essere, per la condizione di ortogonalità:
y − yQ
= −1.
x − xQ
2) il punto medio del segmento PQ è sulla bisettrice del I-III quadrante: essendo il punto medio il
¡ x+x y+y ¢
punto M = 2 Q , 2 Q si deve richiedere
x + xQ y + yQ
= .
2 2
Mettendo a sistema:
y−yQ = −1 −x + x = y − y
x−xQ Q Q
⇔
x+xQ = y+yQ x + x = y + y
2 2 Q Q
2.2. PIANO CARTESIANO 15
sommando
2x = 2y x = y x = y
Q Q Q
⇔ ⇔ ⇔
x + x = y + y x + y = y + y y = x.
Q Q Q Q
Ciò conclude la dimostrazione.
Esercizio 2.2.2. Dimostrare che in un piano cartesiano Ox y il simmetrico del punto (x, y) rispetto
all’asse y è il punto (−x, y).
Esercizio 2.2.3. Dimostrare che in un piano cartesiano Ox y il simmetrico del punto (x, y) rispetto
all’origine è il punto (−x, −y).
CAPITOLO 3
Nel corso di Analisi matematica 1a e 1b si studiano le proprietà delle funzioni a valori reali di una
variabile reale, ossia (usando una notazione che si introdurrà qui sotto) delle funzioni f : A → B
con A ⊆ R, B ⊆ R. Per non appesantire la presentazione scrivendo f : A → B si sottintenderà che gi
insiemi A, B sono sottoinsiemi di R.
Definizione 3.0.1. Una funzione reale di variabile reale è una terna (A, B, f ) dove:
A ⊆ R è detto dominio della funzione,
B ⊆ R è detto codominio della funzione,
f è una legge che ad ogni elemento x di A fa corrispondere uno e un solo elemento di B , il quale
viene denotato f (x) e si chiama immagine di x mediante f .
Anzichè (A, B, f ) si è soliti scrivere f : A → B .
17
18 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Immagine:
L’immagine della funzione f : A → B è l’insieme delle immagini degli elementi del dominio me-
diante f . Tale insieme lo si denota I m( f ).
In simboli:
I m( f ) = { f (x) : x ∈ D( f )}.
Ovviamente, I m( f ) ⊆ B .
Grafico:
Il grafico della funzione f : A → B è l’insieme delle coppie (x, f (x)) tali che x ∈ A, ossia:
Osservazione 3.0.2. Ogni coppia di numeri reali (x, y) è rappresentato da un punto di un sistema
di riferimento cartesiano Ox y, e viceversa. Dunque il grafico di una funzione reale di variabile
reale è identificabile con un sottoinsieme di Ox y essendo
Gr ( f ) ⊆ R × R.
Osservazione 3.0.3. Essendo f una legge che ad ogni elemento x di A fa corrispondere uno e un
solo elemento di B è facile individuare se un sottoinsieme di Ox y è grafico di una funzione reale
di variabile reale. Basta applicare il test della retta verticale:
un sottoinsieme di Ox y è grafico di una funzione reale di variabile reale se ogni retta retta
verticale del piano cartesiano Ox y o non interseca l’insieme o lo interseca in un solo punto.
Conoscere Gr ( f ) è utile, perché fornisce molte informazioni. Per ora ci limitiamo a dire che:
proiettando il grafico di f sull’asse x si ottiene D( f ).
proiettando il grafico di f sull’asse y si ottiene I m( f ).
Tra due o più funzioni reali di variabile reale è possibile definire operazioni algebriche per ottenere
nuove funzioni. Ricordiamo qui di seguito come vengono definite:
3.2. PROPRIETÀ PRINCIPALI 19
Funzione somma:
La somma di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è la funzione f 1 + f 2 : A → R tale che
Funzione differenza:
La differenza di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è la funzione f 1 − f 2 : A → R tale che
Funzione prodotto:
Il prodotto di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è la funzione f 1 · f 2 : A → R tale che
Funzione quoziente:
Il rapporto di due funzioni f 1 , f 2 : A → R è possibile nei punti x ∈ A in cui f 2 (x) 6= 0. Precisamente,
f1
il rapporto di f 1 con f 2 è la funzione : A \ {x ∈ A : f 2 (x) = 0} → R tale che
f2
f1 f 1 (x)
(x) := ∀x ∈ A \ {x ∈ A : f 2 (x) = 0}.
f2 f 2 (x)
Funzione composta:
La funzione composta di f : A → R e g : B → R è possibile definirla se I m( f ) ⊆ B . In tal caso la
funzione composta è la funzione g ◦ f : A → R tale che
(g ◦ f )(x) = g ( f (x)) ∀x ∈ A.
Di seguito, le definizioni principali che useremo per caratterizzare le funzioni reali di variabile
reale.
Definizione 3.2.2. Una funzione f : A → R si dice limitata se la sua immagine è un insieme limitato,
ossia
∃c 1 , c 2 ∈ R : c 1 ≤ f (x) ≤ c 2 ∀x ∈ A.
| f (x)| ≤ M ∀x ∈ A.
D IMOSTRAZIONE .
(a) ⇒ (b):
Si scelga M := max{|c 1 |, |c 2 |}. Da
c 1 ≤ f (x) ≤ c 2
segue
−M ≤ −|c 1 | ≤ c 1 ≤ f (x) ≤ c 2 ≤ |c 2 | ≤ M
da cui la tesi.
(b) ⇒ (a):
Basta scegliere c 1 = −M e c 2 = M .
3.2.3. Funzioni suriettive.
Definizione 3.2.5. Una funzione f : A → B si dice suriettiva se l’immagine coincide col codominio,
ossia se I m( f ) = B .
Ciò si può esprimere nel seguente modo:
∀y ∈ B ∃x ∈ D( f ) : y = f (x).
Dunque abbiamo trovato un elemento del dominio R che ha come immagine mediante f il nu-
y−7 y−7
mero y. Esso è il numero reale 2 . Infatti: f ( 2 )= y.
Definizione 3.2.8. Una funzione f : A → R si dice iniettiva se, elementi distinti del dominio hanno
immagini distinte. Ossia: per ogni coppia di punti del dominio x, x 0 ∈ D( f ), se x 6= x 0 allora f (x) 6=
f (x 0 ).
In simboli:
∀x, x 0 ∈ D( f ) (x 6= x 0 ⇒ f (x) 6= f (x 0 )).
In modo equivalente l’iniettività di f : A → R si può formulare nel seguente modo:
∀x, x 0 ∈ D( f ) ( f (x) = f (x 0 ) ⇒ x = x 0 ),
Osservazione 3.2.9. Per riconoscere dal suo grafico se una funzione f : A → R di variabile reale è
iniettiva, basta applicare il test della retta orizzontale:
f è iniettiva se ogni retta orizzontale del piano cartesiano Ox y
o non interseca il grafico di f o lo interseca in un solo punto.
Per (i) ( (
2 2 (i ) x2 + x y + y 2 = 0 x2 + y 2 = 0
x +xy + y = 0 ⇒ ⇒ ⇒ x = y = 0,
x = 0∨ y = 0 x = 0∨ y = 0
che è esattamente quel che si voleva dimostrare.
(iii):
Vogliamo dimostrare che se x 1 , x 2 ∈ R allora
x 13 − x 23 = 0 ⇒ x1 = x2 .
Si ha:
x 13 − x 23 = 0 ⇔ (x 1 − x 2 )(x 12 + x 1 x 2 + x 22 ) = 0 ⇔ x 1 = x 2 ∨ x 12 + x 1 x 2 + x 22 = 0
(i i )
⇒ x1 = x2 ∨ x1 = x2 = 0 ⇒ x1 = x2 .
Se A = R scriviamo id anziché idR ; il suo grafico è la retta di equazione cartesiana y = x. Tale retta
è la bisettrice del I-III quadrante.
Definizione 3.2.13 (Funzione inversa). Se una funzione f : A → B è biunivoca allora esiste una
funzione detta inversa di f , usualmente denotata f −1 . Essa è la seguente:
f −1 : B → A, tale che, per ogni y ∈ B ,
f −1 (y) è quell’unico elemento x ∈ A tale che f (x) = y.
f ◦ f −1 = idB . (3.2.1)
D IMOSTRAZIONE .
(a):
Sia x ∈ A. Allora f (x) ∈ B . Per definizione, x̃ := f −1 ( f (x)) è quell’unico elemento in A tale che
f (x̃) = f (x). Essendo f iniettiva, deve essere x̃ = x, ossia
f −1 ( f (x)) = x.
(b):
Dimostriamo che f −1 è iniettiva:
Se y 1 , y 2 ∈ B e f −1 (y 1 ) = f −1 (y 2 ) allora
(3.2.1)
y 1 = f ( f −1 (y 1 )) = f ( f −1 (y 2 )) = y 2 .
f −1 ◦ ( f −1 )−1 = id A
f −1 (( f −1 )−1 (x)) = x.
Il punto ( f (x), x) è il simmetrico, rispetto alla bisettrice del I-III quadrante, di (x, f (x)).
Abbiamo così dimostrato, si veda l’Esercizio 2.2.1, che il grafico di f −1 è contenuto nel simmetrico,
rispetto alla bisettrice del I-III quadrante, del grafico di f .
In modo analogo si dimostra che il grafico di f è contenuto nel simmetrico, rispetto alla bisettrice
del I-III quadrante, del grafico di f −1 e la dimostrazione è conclusa.
24 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Osservazione 3.2.16. Dato che se x = x 0 , allora è banalmente f (x) = f (x 0 ) otteniamo che valgono
sia f (x) ≤ f (x 0 ) che f (x) ≥ f (x 0 ). Dunque, sono equivalenti alle definizioni di funzione crescente e
decrescente le seguenti:
∀x, x 0 ∈ A (x ≤ x 0 ⇒ f (x) ≤ f (x 0 );
∀x, x 0 ∈ A (x ≤ x 0 ⇒ f (x) ≥ f (x 0 ).
x 1 < x 2 ⇒ f (x 1 ) < f (x 2 ).
Caso (I): Se x 1 , x 2 ∈ (−∞, x̄] l’implicazione sopra è conseguenza della (stretta) crescenza di f | A∩(−∞,x̄]
Caso (II): Se x 1 , x 2 ∈ [x̄, +∞) l’implicazione è conseguenza della stretta crescenza di f | A∩[x̄,+∞)
Caso (III): x 1 < x̄ < x 2 .
Essendo x̄ ∈ A, applicando il caso (I) ai punti x 1 e x̄ deduciamo
f (x 1 ) < f (x 2 ).
f (x 1 ) = f (−1) = 1, f (x 2 ) = f (1) = −1
(c f )(x) = c f (x).
Dimostrare le seguenti:
(a) Se c > 0 allora f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescen-
te se e solo se c f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decre-
scente.
(b) Se c < 0 allora f è crescente/decrescente/strettamente crescente/strettamente decrescen-
te se e solo se c f è decrescente/crescente/strettamente decrescente/strettamente cre-
scente.
(c) Se c = 0 allora c f è costante (quindi sia crescente che decrescente).
(b):
Usiamo l’Esercizio 3.2.19 (b).
Se x < y
f (x)<0+Es. 3.2.19 (b) g (y)>0+Es. 3.2.19
f (x)g (x) > f (x)g (y) ≥ f (y)g (y).
Definizione 3.2.25. Una funzione f : A → R si dice pari se valgono le due condizioni seguenti:
x ∈ A ⇔ −x ∈ A;
∀x ∈ A f (−x) = f (x).
Osservazione 3.2.26. Il grafico Gr ( f ) di una funzione pari è simmetrico rispetto all’asse y del
sistema di riferimento cartesiano Ox y.
Definizione 3.2.27. Una funzione f : A → R si dice dispari se valgono le due condizioni seguenti:
x ∈ A ⇔ −x ∈ A;
∀x ∈ A f (−x) = − f (x).
28 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Osservazione 3.2.28. Il grafico Gr ( f ) di una funzione dispari è simmetrico rispetto all’origine degli
assi del sistema di riferimento cartesiano Ox y.
f ± g : A → R.
(a) Se f e g sono entrambe pari o entrambe dispari, allora h è pari? Se sì fornire una dimo-
strazione, se no dare un controesempio.
(b) Se f e g sono una pari e l’altra dispari, allora h è dispari? Se sì fornire una dimostrazione,
se no dare un controesempio.
Dimostrare le seguenti:
(a) f | A + è (strettamente) crescente se e solo se f | A − è (strettamente) decrescente
(b) f | A + è (strettamente) decrescente se e solo se f | A − è (strettamente) crescente.
Dimostrare le seguenti:
(a) f | A + è (strettamente) crescente se e solo se f | A − è (strettamente) crescente
(b) f | A + è (strettamente) decrescente se e solo se f | A − è (strettamente) decrescente.
3.2.7. Asintoti e funzioni pari/dispari. Anticipiamo qui la definizione di asintoto di una fun-
zione, la quale fa uso della nozione di limite.
Definizione 3.2.34. Sia f : [a, +∞[→ R. Si dice che la retta di equazione y = mx + q è un asintoto
di f a +∞ se
lim ( f (x) − mx − q) = 0.
x→+∞
Se m = 0, ossia se
lim f (x) = q,
x→+∞
allora la retta y = q è un asintoto orizzontale di f a +∞, se m 6= 0 allora la retta y = mx + q è un
asintoto obliquo di f a +∞,
Definizione 3.2.36. Una funzione f : A → R non costante si dice periodica di periodo T o T -periodica,
con T ∈ R, T > 0 se
(a) ∀x ∈ R (x ∈ A ⇔ x + T ∈ A)
(b) ∀x ∈ A f (x) = f (x + T ).
Sia g (x) = f (x + c), con c > 0. Il grafico di g si ottiene traslando il grafico di f verso sinistra (!) di c
unità;
Sia g (x) = f (x − c), con c > 0. Il grafico di g si ottiene traslando il grafico di f verso destra (!) di c
unità.
Qui sotto alcuni esempi.
Sia g (x) = − f (x). Il grafico di g si ottiene facendo il simmetrico del grafico di f rispetto all’asse
delle ascisse.
Qui di sotto alcuni esempi.
Sia g (x) = f (−x). Il grafico di g si ottiene facendo il simmetrico del grafico di f rispetto all’asse
delle ordinate.
Qui sotto alcuni esempi.
3.3. TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEL GRAFICO DI FUNZIONE 33
Sia g (x) = c f (x), con c ∈ R, c > 0. Il grafico di g si ottiene moltiplicando tutte le ordinate dei punti
di Gr ( f ) per il fattore c. Quindi, Gr (g ) si costruisce applicando una contrazione verticale a Gr ( f )
del fattore c se 0 < c < 1; una dilatazione verticale a Gr ( f ) del fattore c se c > 1. Qui di sotto alcuni
esempi.
34 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Sia g (x) = f (cx), con c > 0. Il grafico di g si costruisce applicando una contrazione (!) orizzontale
1
a Gr ( f ) del fattore se c > 1; una dilatazione (!) orizzontale a Gr ( f ) del fattore c se 0 < c < 1.
c
Qui di sotto alcuni esempi.
3.3. TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEL GRAFICO DI FUNZIONE 35
Sia g (x) = | f (x)|. Il grafico di g si ottiene mantenendo invariate le parti del grafico di f che si
trovano nel semipiano delle y maggiori o uguali di 0 e ribaltando le parti del grafico di f che si
trovano nel semipiano delle y negative. Qui sotto alcuni esempi.
36 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Sia g (x) = f (|x|). Il grafico di g si ottiene mantenendo invariate le parti del grafico di f che si
trovano nel semipiano delle x maggiori o uguali di 0 e riflettendole nel semipiano delle x negative
rispetto all’asse delle y.
Qui sotto alcuni esempi.
3.4. ESERCIZI SULLE OPERAZIONI TRA FUNZIONI E SULLE TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEI GRAFICI 37
3.4. Esercizi sulle operazioni tra funzioni e sulle trasformazioni elementari dei grafici
Per gli esercizi qui sotto, è necessario conoscere le funzioni elementari e i loro grafici.
Esercizio 3.4.1. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
sin |x|
f (x) = .
2 cos(x 2 )
38 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Esercizio 3.4.2. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
−x 2 +x
g (x) = e 1+x + tan(x).
Esercizio 3.4.3. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
p
x 3 (3x − 1)
h(x) = .
1 + x6
Esercizio 3.4.4. Per la seguente funzione, si determinino: le funzioni elementari che le compon-
gono, il dominio, ed eventuali simmetrie del grafico rispetto ad un piano cartesiano ortogonale
Ox y.
5
k(x) = .
log(x 4 )
Esercizio 3.4.5. Si rappresenti il grafico della seguente funzione utilizzando le trasformazioni geo-
metriche sui grafici delle funzioni elementari che le compongono.
¯ ¯
¯¯ 1 ¯ ¯
f (x) = ¯ x − 3¯¯ .
¯ ¯ ¯
2
Esercizio 3.4.6. Si rappresenti il grafico della seguente funzione utilizzando le trasformazioni geo-
metriche sui grafici delle funzioni elementari che le compongono.
³ π´
g (x) = 2 sin x − + 1.
2
Esercizio 3.4.7. Si rappresenti il grafico della seguente funzione utilizzando le trasformazioni geo-
metriche sui grafici delle funzioni elementari che le compongono.
h(x) = −e |x| + 1.
Esercizio 3.4.8. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della fun-
zioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
x−1
e
se 0 ≤ x < 1
f (x) =
e −x − e se x ≥ 1
3.4. ESERCIZI SULLE OPERAZIONI TRA FUNZIONI E SULLE TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEI GRAFICI 39
Esercizio 3.4.9. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della fun-
zioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
|2x 2 − 1| se x ≤ 0
1
f (x) = se 0 < x ≤ 1
x
log(x + 1) se x > 1
S OL . E S . 3.4.9. Nella figura seguente è mostrato il grafico di f (x): esso è quello realizzato con
la linea continua ed è diviso in tre colori: uno per l’intervallo (−∞, 0], uno per (0, 1] e l’altro per
(1 + ∞).
In ognuna delle tre parti del dominio, attraverso le linee tratteggiate e le tonalità di colore, sono
messe in evidenza le trasformazioni elementari dei grafici effettuate per arrivare al grafico di f (x).
In (−∞, 0] si è determinato il grafico di f mediante tre passaggi. La sequenza è stata:
Dominio: R
Immagine: [0, +∞)
Intervalli massimali di crescenza: − p1 , 0 e (1, +∞)
£ ¤
¡ 2
Intervalli massimali di decrescenza: − ∞, − p1 e (0, 1] (N.B.: (0, 1] e non (0, 1). Perché?)
¤
2
Esercizio 3.4.10. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
|2 − x| se x ≤ 0
f (x) = 2 − |x| se 0 < x ≤ 2
5−x se 2 < x ≤ 4
S OL . E S . 3.4.10. Nella figura seguente è mostrato il grafico di f (x): esso è quello realizzato
con la linea continua ed è diviso in tre colori: uno per l’intervallo (−∞, 0], uno per (0, 2] e l’altro
per (2, 4].
In ognuna delle tre parti del dominio, attraverso le linee tratteggiate e le tonalità di colore, sono
messe in evidenza le trasformazioni elementari dei grafici effettuate per arrivare al grafico di f (x).
Dominio: (−∞, 4]
Immagine: [0, +∞)
Intervalli massimali di crescenza: non ve ne sono
Intervalli massimali di decrescenza: (−∞, 2] e (2, 4].
3.4. ESERCIZI SULLE OPERAZIONI TRA FUNZIONI E SULLE TRASFORMAZIONI ELEMENTARI DEI GRAFICI 41
Esercizio 3.4.11. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
arctan |x| se x 6= 0
f (x) =
π
se x = 0
2
Esercizio 3.4.12. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
x +1
se x ∈ (−∞, π) \ {0}
|x|
f (x) = 0 se x = 0
sin(2x) se x ≥ π
42 CHAPTER 3. FUNZIONI: DEFINIZIONI E GENERALITÀ
Esercizio 3.4.13. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti, studiandone dominio, immagine, monotonia:
¯ ³ π ´¯¯ π π
x + ¯ se x ∈ [− , )
¯
¯cos
2 2 2
f (x) =
π
e log3 (2x)
se x ≥
2
log(2x)
Sugg.: log3 (2x) = .
log 3
Esercizio 3.4.14. Utilizzando le trasformazioni elementari dei grafici, disegnare il grafico della
funzioni definita a tratti
|2 − x|
se x ≤ 0
f (x) =
¯¯ ¯
1 − |x|¯ se 0 < x ≤ 2
Le nozioni di estremo superiore e inferiore di un sottoinsieme non vuoto di R sono qui discusse.
Dopo le definizioni e le principali proprietà si dedica un paragrafo a illustrare alcune conseguen-
ze delle operazioni tra insiemi sugli estremi superiori e inferiori e che, opportunamente usate,
possono essere di aiuto a risolvere gli esercizi. Alcuni esercizi sono proposti nell’ultima sezione.
Quando si scriverà A ⊆ R si sottintende che A sia non vuoto.
λ≥a ∀a ∈ A.
λ≤a ∀a ∈ A.
[λ, +∞[⊆ M A .
D IMOSTRAZIONE .
Diamo la dimostrazione per il minimo.
Supponiamo che esistano λ1 , λ2 numeri reali che siano entrambi minimo di A.
Allora, per Definizione 4.1.7,
λ1 ≤ a ∀a ∈ A
(
λ ∈A
λ1 ≤ λ2
1
⇒ ⇒ λ1 = λ2 .
λ2 ≤ a ∀a ∈ A λ2 ≤ λ1
λ ∈A
2
La definizione di estremo superiore e inferiore, qui sotto, poggia su una proprietà di R, non goduta
da Q, dimostrabile con l’Assioma di completezza o di Dedekind.
D IMOSTRAZIONE .
Diamo la dimostrazione per gli insiemi superiormente limitati.
Sia M A l’insieme dei magggioranti di A. Essendo A limitato superiormente, M A 6= ;. Gli insiemi
A e M A sono tali che
∀a ∈ A, ∀λ ∈ M A a ≤ λ.
Dunque, per l’assioma di completezza di R, esiste c ∈ R tale che
∀a ∈ A, ∀λ ∈ M A a ≤ c ≤ λ.
sup A = +∞.
inf A = +∞.
[sup A, +∞[⊆ M A .
Dimostriamo che vale l’inclusione inversa. Se ci fosse λ ∈ M A \ [sup A, +∞[ allora ci sarebbe un
maggiorante di A che è più piccolo di sup A, il che è assurdo, in quanto sup A è, per definizione, il
minimo dei maggioranti.
46 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE
∃ max A = sup A.
max A = sup A.
Sol:
Consideriamo il caso del minimo.
Se esiste min A allora A è inferiormente limitato. Per definizione di estremo inferiore, inf A è un
minorante di A, quindi,
inf A ≤ a ∀a ∈ A.
In particolare, essendo min A ∈ A, dovrà essere
inf A ≤ min A.
min A ≤ a ∀a ∈ A.
min A ≤ inf A.
La tesi è dimostrata.
Teorema 4.1.14 (Caratterizzazione del sup per insiemi superiormente limitati). Sia A ⊆ R.
Sono equivalenti le seguenti:
(i) sup A = λ ∈ R
(ii) λ ∈ R soddisfa
(
λ≥a ∀a ∈ A
∀µ < λ ∃a ∈ A : µ < a
4.1. PRINCIPALI DEFINIZIONI E PROPRIETÀ 47
(iii) λ ∈ R soddisfa
(
λ≥a ∀a ∈ A
∀² > 0 ∃a ∈ A : λ − ² < a.
D IMOSTRAZIONE .
(i ) ⇒ (i i ):
Se denotiamo
M A := {x ∈ R : x è un maggiorante di A}
si ha che se λ = sup A allora λ è sia un minorante di M A che un elemento di M A ) ossia
(
λ ≥ a ∀a ∈ A (cioè λ ∈ M A )
λ≤x ∀x ∈ M A cioè λ è un minorante di M A .
(i i i ) ⇒ (i ):
Per ipotesi:
(
λ≥a ∀a ∈ A
∀² > 0 ∃a ∈ A : λ − ² < a. (∗)
Quindi λ è un maggiorante di A. Supponiamo che non sia il minimo dei maggioranti di A. Allora
esiste ² > 0 tale che λ − ² è un maggiorante di A, ossia
a ≤ λ−² ∀a ∈ A.
Teorema 4.1.15 (Caratterizzazione del sup per insiemi non superiormente limitati). Sia A ⊆ R non
vuoto.
Sono equivalenti le seguenti:
(i) sup A = +∞
(ii) ∀µ ∈ R ∃a ∈ A : µ < a.
Analogamente alle caratterizzazioni dell’estremo superiore enunciate sopra si possono dare ana-
loghe caratterizzazioni dell’estremo inferiore.
48 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE
Teorema 4.1.17 (Caratterizzazione dell’inf per insiemi non inferiormente limitati). Sia A ⊆ R non
vuoto.
Sono equivalenti le seguenti:
(i) inf A = −∞
(ii) ∀µ ∈ R ∃a ∈ A : µ > a.
E’ utile estendere la relazione d’ordine totale in R all’insieme R := R ∪ {±∞}, come descritto sotto.
−∞ < x < +∞ ∀x ∈ R.
−(+∞) = −∞
−(−∞) = +∞
1
=0
+∞
1
=0
−∞
∀c ∈ [−∞, +∞[ c + (−∞) = −∞
∀c ∈] − ∞, +∞] c + (+∞) = +∞
∀c ∈]0, +∞] c · (+∞) = +∞
∀c ∈ [−∞, 0[ c · (+∞) = −∞
4.2. IL CALCOLO DI SUP E INF: SEMPLIFICAZIONI 49
Osservazione 4.2.4. Si noti che non sono definite (non hanno senso) le operazioni
+∞ + (−∞), ±∞ · 0.
−A := {−a : a ∈ A}
e, se r ∈ R,
r + A := {r + a : a ∈ A}
r A := {r a : a ∈ A}.
Dimostrare inoltre che esiste min A se e solo se esiste min(r + A). Analogamente, esiste max A se e
solo se esiste max(r + A).
Sol:
Dimostriamo qui inf(−A) = − sup A nel caso inf(−A) ∈ R. Si lasciano tutte le altre verifiche per
esercizio.
Sia λ = inf(−A) ∈ R. Allora, per il Teorema 4.1.14,
(i) per ogni a ∈ A è λ ≤ −a
(ii) per ogni ² > 0 esiste a ∈ A tale che λ + ² > −a.
50 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE
ossia, equivalentemente,
(i’) per ogni a ∈ A è −λ ≥ a
(ii’) per ogni ² > 0 esiste a ∈ A tale che −λ − ² < a.
Per il Teorema 4.1.14 si ha −λ = sup A.
b̄ ≤ b ∀b ∈ B.
Essendo A ⊆ B si deduce che b̄ è anche minorante di A. Per l’Esercizio 4.1.13 ā = inf A, vale a dire
ā è il massimo dei minoranti di A. Si ha quindi b̄ ≤ ā.
(ii):
Si lascia al lettore la soluzione: basta adattare i ragionamenti svolti in (i).
(iii):
Dimostriamo solo la disuguaglianza relativa agli estremi superiori.
4.2. IL CALCOLO DI SUP E INF: SEMPLIFICAZIONI 51
S OL . E S . 4.2.11. ⇐:
Segue immediatamente dall’Esercizio 4.2.10.
⇒:
Consideriamo il caso degli estremi superiori.
Per ipotesi, esistono h ∈ N \ {0} e dei numeri reali a 1 , a 2 , . . . , a h in B tali che
B \ A = {a 1 , a 2 , . . . , a h }.
Λ := max{λ, a 1 , a 2 , . . . , a h }
Poniamo α := sup A, β := sup B . Supponiamo, senza perdita di generalità, che sia α ≤ β. Allora
max{sup A, sup B } = β.
Se β = +∞ segue da (4.2.2) che
Sia β ∈ R.
Si ha che β è un maggiorante di A ∪ B infatti
"
≥ sup B ≥ b ∀b ∈ B
β = max{sup A, sup B } ⇒ β ∈ M A∪B .
≥ sup A ≥ a ∀a ∈ A.
Inoltre, essendo β = sup B si ha, per il Teorema 4.1.14, che per ogni µ < β esiste b ∈ B tale che µ < b
da cui, essendo B ⊆ A ∪ B ,
∀µ < β ∃b ∈ A ∪ B : µ < b.
Abbiamo così dimostrato che β soddisfa le proprietà (ii) in Teorema 4.1.14 sull’insieme A ∪B , ossia
β = sup A ∪ B .
Esercizio 4.2.13. Siano A, B ⊆ R non vuoti tali che
a ≤b ∀a ∈ A, ∀b ∈ B.
Dimostrare che
inf A ∪ B = inf A, sup A ∪ B = sup B.
Inoltre, se esiste min A allora esiste min A ∪ B e
min A ∪ B = min A
max A ∪ B = max B.
Esercizio 4.2.14. Siano A, B ⊆ R con intersezione non vuota. Dire se le seguenti uguaglianze
S OL . E S . 4.3.1. Poniamo
(−1)n
½ ¾ ½ ¾ ½ ¾
1 1 1
A 1 := : n ∈ N \ {0}, n dispari = − : n ∈ N \ {0}, n dispari = −1, − , − , . . .
n n 3 5
½ n ¾ ½ ¾ ½ ¾
(−1) 1 1 1 1
A 2 := : n ∈ N \ {0}, n pari = : n ∈ N \ {0}, n pari = , , ,... .
n n 2 4 6
54 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE
Si hanno
A = A1 ∪ A2, a < 0 < b ∀a ∈ A 1 , ∀b ∈ A 2 .
Per l’Esercizio 4.2.13 si ha:
inf A = inf A 1 , sup A = sup A 2 .
Per ogni k, h ∈ N \ {0} si ha:
1 1
k >h⇒ < ,
2k 2h
quindi
1
≥b ∀b ∈ A 2 .
2
1 1
Dunque 2 ∈ M A 2 . D’altra parte 2 ∈ A 2 . Quindi 12 = max A 2 . Segue dall’Esercizio 4.1.13 che 1
2 =
sup A 2 .
Consideriamo ora A 1 .
I numeri dispari di N \ {0} sono tutti e soli i numeri naturali della forma 2k + 1 con k ∈ N.
Si ha
−1 1
−1 ≤ ⇔ 1≥ ⇔ 2k + 1 ≥ 1 ⇔ 2k ≥ 0
2k + 1 2k + 1
−1
e quest’ultima affermazione è vera. Quindi −1 ∈ N A 1 e −1 ∈ A 1 in quanto −1 = 1 . Ne deduciamo
che −1 = min A 1 . Segue dall’Esercizio 4.1.13 che −1 = inf A 1 .
Conclusione:
1
−1 = inf A = min A, = max A = sup A.
2
S OL . E S . 4.3.2. Si ha ½ ¾ ½ ¾
1 1 1
A= : n ∈ N \ {0} = 1, , , ... .
n 2 3
Per ogni k ∈ N \ {0} si ha:
1
. 1≥
k
Allora 1 ∈ M A e 1 ∈ A poiché 1 = 11 . Di conseguenza 1 = max A = sup A.
Invece, per ogni k ∈ N \ {0} si ha:
1
0< .
k
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 55
1
Allora 0 ∈ N A , ma 0 ∉ A poiché Øn ∈ N \ {0} tale che n
= 0. Inoltre, 0 è il massimo dei minoranti di
A. Infatti se esistesse λ ∈ R, λ > 0, minorante di A si avrebbe:
1
∀n ∈ N \ {0} ≥λ
n
ossia
1
∀n ∈ N \ {0} n ≤
λ
il che è assurdo, in quanto N \ {0} non è superiormente limitato.
Di conseguenza 0 = inf A e non esiste il minimo di A.
S OL . E S . 4.3.3. Sia ½ ¾
1
B := : n ∈ N \ {0} .
n
Allora ½ ¾
1
A = 1 + : n ∈ N \ {0} = 1 + B.
n
Dunque, per l’Esercizio 4.2.6,
S OL . E S . 4.3.6. Si ha
n n −1
½ ¾ ½ ¾
1 2 3
A = (−1) : n ∈ N \ {0} = 0, , − , , ... .
n 2 3 4
Poniamo
n −1
½ ¾ ½ ¾
2 4
A 1 := − : n ∈ N \ {0}, n dispari = 0, − , − , . . .
n 3 5
n −1
½ ¾ ½ ¾
1 3 5
A 2 := : n ∈ N \ {0}, n pari = , , ... .
n 2 4 6
Si ha
A = A1 ∪ A2.
Risulta
½ ¾
1
A 1 = −1 + : n ∈ N \ {0}, n dispari
n
allora
inf A = inf A 1 = −1 + inf B
dove
½ ¾
1
B := : n ∈ N \ {0}, n dispari .
n
Ovviamente 0 è un minorante di B . E’ anche il massimo dei minoranti, in quanto, se ci fosse un
minorante λ > 0 avremmo
1
λ≤ ∀k ∈ N,
2k + 1
dove abbiamo usato che, se n è dispari, allora n = 2k + 1 con k ∈ N. Dalla disuguaglianza sopra
segue che
1
2k + 1 ≤ ∀k ∈ N,
λ
da cui
µ ¶
1 1
k≤ −1 ∀k ∈ N,
2 λ
il che è assurdo, perché N non è superiormente limitato.
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 57
si ha
( ) ½ ¾
1 1
A= 1
: x, y ∈]0, 1[ = : s, t ∈ R, s > 1, t > 1 .
y + x1 s+t
Studiamo l’insieme
1
:= {s + t : s, t ∈ R, s > 1, t > 1}.
A
E’ facile dimostrare che tale insieme coincide con ]2, +∞[.
1 1
Infatti ogni elemento di A è maggiore di 2 e quindi A ⊆]2, +∞[. Per dimostrare l’inclusione inversa
osserviamo che ogni numero reale r > 2 è tale che
r r
r= + .
2 2
r
Essendo 2
> 1 deduciamo che ]2, +∞[⊆ A1 .
1
Pertanto: A =]2, +∞[.
Si ha che
1 1
sup = +∞, inf = 2.
A A
1
Non esiste il minimo di A
. Allora, per l’Esercizio 4.2.15 deduciamo
1
inf A = 0, sup A = .
2
Si noti che non esiste il minimo di A in quanto 0 ∉ A e che non esiste il massimo di A: se esistesse
1
sarebbe max A = 2
e quindi, per l’Esercizio 4.2.15, avremmo min A1 = 2 che sappiamo essere falso.
S OL . E S . 4.3.11. Si ha (
π − n se n ∈ {0, 1, 2, 3}
|π − n| =
n − π se n ∈ N, n ≥ 4
Dunque si ha
A = {π, π − 1, π − 2, π − 3} ∪ {n − π : n ∈ N, n ≥ 4} =: A 1 ∪ A 2 .
L’insieme A 2 non è superiormente limitato. Infatti, se esistesse λ ∈ R maggiorante di A 2 sarebbe
(n − π ≤ λ ∀n ∈ N, n ≥ 4) ⇔ (n ≤ λ + π ∀n ∈ N, n ≥ 4)
Pertanto, essendo A \ A 2 un insieme finito (=con un numero finito di elementi) allora, per l’Eserci-
zio 4.2.11, sup A = +∞.
Studiamo ora l’estremo inferiore.
Si ha
1
∀n ∈ N, n ≥ 4 ⇒ n −π ≥ 4−π > .
2
1
Dunque 2
è un minorante di A 2 .
D’altra parte, esiste il minimo di A 1 e
1
min A 1 = min{π, π − 1, π − 2, π − 3} = π − 3 < .
2
Allora, π − 3 è un elemento di A che è anche minorante di A, essendo
" #
a ∀a ∈ A 1
π−3 ≤
< 12 < n − π ∀n ∈ N, n ≥ 4.
Abbiamo così dimostrato che esiste min A = π − 3. In particolare, esso è anche l’estremo inferiore
di A per l’Esercizio 4.1.13.
allora ½ ¾
1
A= p p : x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y .
x+ y
Studiamo l’estremo inferiore di A.
0 è un minorante di A. Esso è anche il massimo dei minoranti, in quanto se ci fosse λ > 0 minorante
di A sarebbe anche λ minorante del suo sottoinsieme
( )
1
B= p p : n ∈ N \ {0} .
n 2 + (n + 1)2
Si avrebbe, quindi
1 1
0<λ≤ p p = ∀n ∈ N \ {0}
2
n + (n + 1) 2 2n + 1
da cui
1
2n + 1 ≤ ∀n ∈ N \ {0}.
λ
Essendo n ≤ 2n + 1 per ogni n ∈ N avremmo
1
n≤ ∀n ∈ N \ {0}.
λ
Da ciò seguirebbe che N \ {0} è superiormente limitato, che sappiamo essere falso.
Conclusione: inf A = 0. Dato che 0 ∉ A allora non esiste min A.
Studiamo l’estremo superiore di A.
Essendo
p p
x+ y > 1+1 ∀x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y
si ha
1 1
p p < ∀x, y ∈ R, x ≥ 1, y ≥ 1, x 6= y. (4.3.1)
x+ y 2
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 61
1
Abbiamo così dimostrato che 2
è un maggiorante di A. Esso è anche il minimo dei maggioranti, in
1
quanto se ci fosse λ < 2 maggiorante di A sarebbe anche λ maggiorante del suo sottoinsieme
( )
1
B= p p : ² ∈ R, ² > 0 .
1 + (1 + ²)2
Si avrebbe, quindi
1 1
p p ≤λ< ∀² > 0
1 + (1 + ²)2 2
da cui
1 1
≤λ< ∀² > 0
2+² 2
e quindi ( (
2 < λ1 2 < λ1
1 ⇔ 1
λ
≤ 2 + ² ∀² > 0 λ
≤2
1
che non ha soluzione. Non potendo esserci maggioranti più piccoli del maggiorante 2 risulta
1
sup A = 2.
1
Notiamo che per (4.3.1) si ha 2 ∉ A.
Conclusione: sup A = 12 e non esiste max A.
0 ≤ (x + y)2 = x 2 + y 2 + 2x y ⇒ −2x y ≤ x 2 + y 2
e
0 ≤ (x − y)2 = x 2 + y 2 − 2x y ⇒ 2x y ≤ x 2 + y 2
allora
1 xy 1
− ≤ 2 2
≤ ∀x, y ∈ R.
2 x +y 2
1
Dunque 2 è un maggiorante di A e − 12 è un minorante di A.
Dimostriamo che non ci sono maggioranti di A più piccoli di 12 . L’insieme
1 · (1 + ²)
½ ¾
B= 2 : ² ∈ R, ² > 0
1 + (1 + ²)2
¾ ( )
1+²
½
1
= : ² ∈ R, ² > 0 = : ² ∈ R, ² > 0
2 + 2² + ²2 ²2
2 + 1+²
62 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE
Essendo
²2
< ²2 ∀² > 0
1+²
segue che deve essere
1
2 + ²2 > ∀² > 0
λ
e quindi
1
²2 > −2 ∀² > 0,
λ
da cui, dovendo essere λ > 0
1 1
−2 ≤ 0 ⇔ λ ≥ .
λ 2
Ciò dimostra che sup A = 12 .
Notiamo che per ogni x, y ∈ R \ {0} è
xy 1
= ⇔ (x − y)2 = 0 ⇔ x = y
x2 + y 2 2
n λ + k 1/λ
½ ¾
A= : (n, k) ∈ N2 \ {(0, 0)} (λ > 0)
n +k
con la convenzione 0γ := 0 se γ ∈ R+ .
Studiare e calcolare inf A e sup A e, qualora esistano, min A e max A.
[Sugg: E’ utile la conoscenza del limite di una potenza.]
4.3. ESERCIZI SU SUP, INF, MAX, MIN 63
S OL . E S . 4.3.17. I caso:
Sia λ > 1.
nλ
½ ¾ n o
B := : n ∈ N \ {0} = n λ−1 : n ∈ N \ {0} .
n
Si ha B ⊆ A, infatti
1
nλ nλ + 0 λ
= .
n n +0
Per l’Esercizio 4.2.10 si ha sup B ≤ sup A.
Dimostriamo che sup B = +∞. Se non fosse così esisterebbe M > 0 tale che
n λ−1 ≤ M ∀n ∈ N \ {0}
, da cui
1
n ≤ M λ−1 ∀n ∈ N \ {0}
che è assurdo perché sup(N \ {0}) = sup N = +∞.
Dunque
+∞ = sup B ≤ sup A,
da cui sup A = +∞.
Studiamo ora l’inf A, sempre con la condizione λ > 1. 0 è un minorante di A, quindi 0 ≤ inf A.
Consideriamo
k 1/λ
½ ¾ ½ ¾
1
C := : k ∈ N \ {0} = 1
: k ∈ N \ {0} .
k k 1− λ
Si ha C ⊆ A, infatti
1 k 1/λ 0λ + k 1/λ
1
= = .
k 1− λ k 0+k
Allora
infC ≥ inf A.
Posto
1
n o
D = k 1− λ : k ∈ N \ {0}
si ha infC = sup1 D per l’Esercizio 4.2.15. Dimostriamo che sup D = +∞ ragionando come per B .
Se non fosse così esisterebbe M > 0 tale che
λ−1 1
k λ = k 1− λ ≤ M ∀k ∈ N \ {0},
da cui
λ
k ≤ M λ−1 ∀n ∈ N \ {0},
che è assurdo perché sup(N \ {0}) = sup N = +∞.
64 CHAPTER 4. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE
Caso λ = 1:
Risulta A = {1} da cui min A = max A = 1 e quindi anche inf A e sup A sono uguali a 1.
CAPITOLO 5
Induzione
Si vedano le dispense del prof. Dore per la definizione di insieme induttivo e del principio di
induzione.
5.1. Richiami
Definizione 5.1.5.
N := {x ∈ R : x ∈ I ∀I ⊆ R, I induttivo}
Proposizione 5.1.8. N = {n ∈ N : n ≥ 0}
Conseguenze
1. Se n ∈ N allora (n ≥ 1 ⇒ n − 1 ∈ N)]
2. N = {0} ∪ {n ∈ N : n ≥ 1, n − 1 ∈ N}
3. N = {0} ∪ {n ∈ N : n ≥ 1}
65
66 CHAPTER 5. INDUZIONE
Teorema 5.1.10. [Principio d’induzione, I vers.] Sia P (n) una proposizione dipendente da n ∈ N.
Supponiamo che valgano
(1) P (0) è vera
(2) ∀n ∈ N ( P (n) è vera ⇒ P (n + 1) è vera).
Allora P (n) è vera per ogni n ∈ N.
Teorema 5.1.12 (Principio d’induzione, II versione). Sia P (n) una proposizione dipendente da
n ∈ N.
Supponiamo che valgano
(1) P (0) è vera
(2) ∀n ∈ N ( P (k) è vera ∀k ≤ n ⇒ P (n + 1) è vera).
Allora P (n) è vera per ogni n ∈ N.
5.2. Applicazioni
Di certo, 0 ∈ S. Sia n ∈ S, allora possiamo calcolare g (n) ∈ A, da cui segue che esiste f (g (n)) ∈
A. Essendo g (n + 1) = f (g (n)) si ha n + 1 ∈ S. Abbiamo così dimostrato che S è induttivo. Ne
deduciamo che S = N.
5.2. APPLICAZIONI 67
Più esplicitamente:
P 0 è vera:
(1 + x)0 = 1 ≥ 1.
1+x≥0+Hp. indutt. nx 2 ≥0
(1 + x)n+1 = (1 + x)(1 + x)n ≥ (1 + x)(1 + nx) = 1 + x + nx + nx 2 ≥ 1 + (n + 1)x.
P 1 è vera:
(1 + x)1 = 1 + x ≥ 1 + x.
1+x≥0+Hp. indutt. nx 2 ≥0
(1 + x)n+1 = (1 + x)(1 + x)n ≥ (1 + x)(1 + nx) = 1 + x + nx + nx 2 ≥ 1 + (n + 1)x.
S OL . ES . 5.2.10. Ragioniamo per induzione. Per ogni n ∈ N \ {0} sia P (n) la proposizione
0n = 0.
Se n = 1 è ovvia.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera:
P (n) vera
0n+1 = 0(0n ) = 0 · 0 = 0.
1n = 1.
Se n = 0 è ovvia.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera:
P (n) vera
1n+1 = 1(1n ) = 1 · 1 = 1.
Qui si intende 00 := 1. Se si vuole evitare ciò bisogna limitarsi a considerare n ∈ N \ {0} oppure
q ∈ R \ {0}.
à !
n+1 n
Hp. induttiva
q i = (1 − q) q i + (1 − q)q n+1 1 − q n+1 + q n+1 − q n+2 = 1 − q n+2 .
X X
(1 − q) =
i =0 i =0
Esempio 5.2.13. Il numero fattoriale n! è definito in modo ricorsivo nel seguente modo:
(
g (0) = 1
g (n + 1) = (n + 1)n! se n ∈ N
Che tale formula definisca una successione (n!)n∈N a valori in N \ {0} segue da dalla Proposizione
5.2.4, considerando f : N × N \ {0} → N \ {0}, f (n, m) = (n + 1)m.
Usando le regole delle potenze con esponente naturale, che verranno richiamate nel capitolo
successivo, è facile risolvere i segueni esercizi.
n! ≥ n 2 ∀n ∈ N, ∀n ≥ 4
2n ≥ n ∀n ∈ N
n≥1 ⇒ n+1≥2
2n+1−1 = 2n = 2n−1 2 ≤ 2 · n! ≤ (n + 1)n! = (n + 1)!.
Dimostriamo la seconda disuguaglianza.
Chiamiamo (P n ) la proposizione
n! ≤ n n−1 .
Se n = 1 la disuguaglianza è vera.
Sia vera (P n ), con n ≥ 1, e dimostriamo che (P n+1 ) è vera.
Hp. induttiva
(n + 1)! = (n + 1)n! ≤ (n + 1)n n−1 .
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 71
quindi si ha
n+1>1
(n + 1)! ≤ (n + 1)n n−1 < (n + 1)n−1 < (n + 1)n−1 (n + 1) = (n + 1)n+1−1 .
P (n) : n n ≥ n!
S OL . ES . 5.2.17. n = 1: ovvio.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.
Esercizio 5.3.1. Legata alla storia della nascita del gioco degli scacchi vi è la leggenda che l’inven-
tore del gioco chiese come ricompensa un chicco di grano per la prima casella della scacchiera,
due chicchi per la seconda, quattro chicchi per la terza, e via a raddoppiare fino all’ultima casel-
la. Le caselle della scacchiera sono 64. Quanti chicchi di riso servono per pagare l’inventore degli
scacchi?
Allora
an < q n a0 ∀n ∈ N \ {0}.
72 CHAPTER 5. INDUZIONE
an < q n a0 .
S OL . ES . 5.3.3. Sia
αi := a i − a i −1 .
Ragioniamo per induzione. Sia P (n) la proposizione
n
X
(a i − a i −1 ) = a n − a 0 .
i =1
S OL . ES . 5.3.4. Sia
ai
. αi :=
a i −1
Ragioniamo per induzione. Sia P (n) la proposizione
n an
αi =
Y
.
i =1 a0
Per n = 1 l’affermazione è vera.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 73
P (n) : n! ≥ n.
S OL . ES . 5.3.5. n = 1: ovvio.
Sia vera P (n) e dimostriamo che P (n + 1) è vera.
n! ≥ n
74 CHAPTER 5. INDUZIONE
2n + 4n < 5n ∀n ∈ N \ {0, 1}
Esercizio 5.3.18 (Da prova scritta CdL Matematica 14-1-2019). Dimostrare per induzione:
n +1
(9 + 3x 2 )n ≥ (x 2 + 9) ∀x ∈ R, ∀n ∈ N \ {0}.
2
S OL . ES . 5.3.18. Svolto anche dal tutor il 17 ottobre 2022.
La proposizione da dimostrare è
n +1
P n : “(9 + 3x 2 )n ≥ (x 2 + 9) ∀x ∈ R"
2
76 CHAPTER 5. INDUZIONE
9 + 3x 2 ≥ x 2 + 9,
Esercizio 5.3.19 (Da prova scritta CdL Matematica 4-2-2019). Dimostrare per induzione:
n! ≥ (n − 1)! + 2n 2 ∀n ∈ N, n ≥ 5.
Passo base: Ci chiediamo se P n è vera per n = 5. Valutiamo entrambi i membri della disequazione
per n = 5:
5! = 120,
(5 − 1)! + 2 · 52 = 24 + 50 = 74.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 77
Si ha
hp. ind.
(n + 1)! = (n + 1) · n! ≥ (n + 1) · ((n − 1)! + 2n 2 ) = (n + 1)(n − 1)! + (n + 1)2n 2 ≥ n! + (n + 1)2n 2 .
o, equivalentemente, che
n2 ≥ n + 1 per ogni n ≥ 5,
allora possiamo concludere la dimostrazione. Ma questo è immediato, infatti risolvendo la dise-
quazione di secondo grado si trova che la disuguaglianza è vera per n ≥ 2, quindi in particolare per
n ≥ 5.
Esercizio 5.3.20 (Da prova scritta CdL Matematica 3-6-2019). Dimostrare per induzione:
Passo Induttivo : Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che
78 CHAPTER 5. INDUZIONE
n
X
Esercizio 5.3.21 (Da prova scritta CdL Matematica 1-7-2019). Dimostrare per induzione: (n −
k=1
n(n 2 − 1)
k)k = ∀n ∈ N \ {0}.
6
S OL . E S . 5.3.21. Osserviamo che l’ultimo termine della somma, corrispondente all’indice k =
n, è nullo, pertanto
n
X n−1
X
(n − k)k = (n − k)k.
k=1 k=1
A partire da questo, per ogni n ∈ N \ {0}, desideriamo dimostrare la veridicità della proposizione
n−1
X n(n 2 − 1)
Pn : “ (n − k)k = ."
k=1 6
1(1 − 1)
= 0,
6
pertanto P 1 è vera.
Passo base : Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che
n (n + 1)((n + 1)2 − 1)
∀n ∈ N \ {0}.
X
(n + 1 − k)k =
k=1 6
Infatti,
n
X n−1
X n−1
X
(n + 1 − k)k = ((n + 1 − k)k) + (n + 1 − n)n = ((n − k)k + k) + n =
k=1 k=1 k=1
n−1
X n−1
X hp. ind. n(n 2 − 1) (n − 1)n
= (n − k)k + k +n = + +n =
k=1 k=1 6 2
(n + 1)n(n + 2) (n + 1)(n 2 + 2n) (n + 1)((n + 1)2 − 1)
= = = .
6 6 6
Esercizio 5.3.22 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Dimostrare per induzione:
n(x − 1) ≥ n + x ∀n ∈ N, n ≥ 3, ∀x ≥ 3.
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 79
P n : “n(x − 1) ≥ n + x ∀x ≥ 3."
Passo Induttivo : Supponiamo vera P n (ipotesi induttiva) e dimostriamo P n+1 . Si deve provare che
Infatti,
hp. ind.
(n + 1)(x − 1) = n(x − 1) + x − 1 ≥ n + x + x − 1 = n + 2x − 1.
Se riusciamo a dimostrare che 2x − 1 ≥ x + 1 per ogni x ≥ 3, allora abbiamo concluso. Ma questo è
vero, infatti 2x − 1 ≥ x + 1 per ogni x ≥ 2, quindi in particolare per x ≥ 3. Allora concludiamo che
(n + 1)(x − 1) ≥ n + 1 + x
Esercizio 5.3.23 (Da prova scritta CdL Matematica 15-2-2021). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N e per ogni a, b ∈ R+
a n b + b n a ≤ a n+1 + b n+1
ossia
ab n+1 − b n a 2 + b n+1 a ≤ b n+2 ∀a, b ∈ R+
cioè
a 2 + b 2 − 2ab ≥ 0 ∀a, b ∈ R+
che è vera.
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ∈ N.
Si ha
(1 + na)(1 − a)n ≤ [Dis. Bern. e 1 − a > 0] (1 + a)n (1 − a)n = ((1 + a)(1 − a))n = (1 − a 2 )n .
(1 − a 2 )n < 1n = 1.
Esercizio 5.3.25 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni a ∈ R, a ≥ 1, e per ogni n ∈ N \ {0} si ha
n
ka k ≤ n 2 a n .
X
k=1
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 81
Dimostriamo che P (1) è vera e che, fissato n ∈ N \ {0}, allora (P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera).
1) P (1) è
a≤a ∀a ∈ R, a ≥ 1,
banalmente vera.
2) Fissato n ∈ N \ {0}, supponiamo che P (n) sia vera e dimostriamo che P (n + 1) è vera, cioè che
n+1
ka k ≤ (n + 1)2 a n+1 ∀a ∈ R, a ≥ 1.
X
k=1
≤ n 2 a n + (n + 1)a n+1 ≤ [a ≥ 1]
≤ n 2 a n+1 + (n + 1)a n+1 = (n 2 + n + 1)a n+1
≤ (n 2 + 2n + 1)a n+1 = (n + 1)2 a n+1 .
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ≥ 1.
Esercizio 5.3.26 (Da prova scritta CdL Matematica 25-1-2021). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N
n
X n3
(n − k)k ≤ .
k=0 6
n
X n
X n
X n
X
= (n − k + 1)k = ((n − k)k + k) = (n − k)k + k
k=0 k=0 k=0 k=0
otteniamo
n
X n
X n 3 n(n + 1) n 3 n 2 + n
(n − k)k + k≤ + = + .
k=0 k=0 6 2 6 2
Se dimostriamo che
n 3 n 2 + n (n + 1)3
+ ≤
6 2 6
ossia che
n 3 n 2 + n n 3 3n 2 + 3n 1
+ ≤ + +
6 2 6 6 6
abbiamo concluso. La disuguaglianza sopra è equivalente a
1
0≤
6
che è vera.
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ∈ N.
Esercizio 5.3.27 (Da prova scritta CdL Matematica 28-6-2021). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N \ {0}
n
2n10n − k · 10k ≥ 0.
X
k=1
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 83
2(n + 1)10n+1
in quanto
10n (12n + 10) ≤ 2(n + 1)10n+1 ⇔ (12n + 10) ≤ 2(n + 1)10 ⇔ 10 ≤ 8n + 20 ⇔ −10 ≤ 8n
Esercizio 5.3.28 (Da prova scritta CdL Matematica 7-9-2021). Dimostrare, usando il Principio d’in-
duzione, che per ogni n ∈ N e per ogni a ∈ R+
na ≤ a n + n − 1.
∀ a ∈ R+ a n ≥ na − n + 1.
P (0) è vera: a 0 ≥ 0 · a − 0 + 1 ⇔ 1 ≥ 1.
Sia vera P (n) e dimostriamo che è vera P (n + 1). Da P (n) vera si ha
a n+1 = aa n ≥ a(na − n + 1)
Se dimostriamo che
a>0 + P (n)
a(na − n + 1) ≥ (n + 1)a − (n + 1) + 1 (5.3.1)
abbiamo concluso. Si ha
a(na − n + 1) ≥ (n + 1)a − (n + 1) + 1 ⇔ na 2 − na + a ≥ na + a − n ⇔ na 2 − na ≥ na − n
⇔ a 2 − a ≥ a − 1 ⇔ a 2 − 2a + 1 ≥ 0 ⇔ (a − 1)2 ≥ 0.
Quest’ultima disuguaglianza è vera.
La (5.3.1) è quindi dimostrata. Sono soddisfatte quindi le ipotesi del Principio d’induzione. Ciò è
sufficiente per concludere.
84 CHAPTER 5. INDUZIONE
Esercizio 5.3.29 (Da autovalutazione CdL Matematica 1-12-2022). Dimostrare, usando il Principio
d’induzione, che per ogni n ∈ N, n ≥ 3, si ha
2n (n − 1) < 3n .
S OL . E S . 5.3.29. I modo:
Sia P (n) la proposizione
3n > 2n (n − 1).
P (3) è vera, infatti:
33 = 27 > 4 · 2 = 8.
Dimostriamo ora che, fissato n ∈ N, n ≥ 3 si ha P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera.
P (n + 1) è vera se
3n+1 > 2n+1 n.
Si ha:
P (n) vera
3n+1 = 3 · 3n > 3 · 2n (n − 1).
Se dimostriamo che
3 · 2n (n − 1) ≥ 2n+1 n
abbiamo concluso. Ora:
3 · 2n (n − 1) ≥ 2n+1 n ⇔ 3(n − 1) ≥ 2n ⇔ n ≥ 3.
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ≥ 3.
II modo:
Sia P (n) la proposizione
µ ¶n
3
> n − 1.
2
P (3) è vera, infatti:
µ ¶3
3 27
= > 2.
2 8
Dimostriamo ora che, fissato n ∈ N, n ≥ 3 si ha P (n) vera ⇒ P (n + 1) vera.
P (n + 1) è vera se
µ ¶n+1
3
> n.
2
Si ha: µ ¶n+1
3 3 n P (n) vera 3
µ ¶
3
= > (n − 1).
2 2 2 2
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 85
Se dimostriamo che
3
(n − 1) ≥ n
2
abbiamo concluso. Ora:
3
(n − 1) ≥ n ⇔ 3n − 3 ≥ 2n ⇔ n ≥ 3.
2
Le ipotesi del principio d’induzione sono verificate. Abbiamo quindi dimostrato che P (n) è vera
per ogni n ≥ 3.
|x n | = |x|n .
|x n | = |x|n ∀x ∈ R.
P (1) è vera.
Se P (n) è vera per un n ∈ N \ {0}, usando la Proposizione 6.2.7 (d) si ha
Prop. 6.2.7 P (n) è vera
|x n+1 | = |x n x| = |x n ||x| = |x|n |x| = |x|n+1 ∀x ∈ R.
S OL . ES . 5.3.31. Per induzione, usando la Proposizione 6.2.7 (a) [Dis. triangolare] e (d).
Caso n = 1: ovvio.
Caso n = 2 verifica diretta:
Prop. 6.3.24
q q
|a 1 b 1 + a 2 b 2 | ≤ a 12 + a 22 b 12 + b 22 ⇔ (a 1 b 1 + a 2 b 2 )2 ≤ (a 12 + a 22 )(b 12 + b 22 )
⇔ (a 1 b 1 )2 + (a 2 b 2 )2 + 2a 1 a 2 b 1 b 2 ≤ (a 1 b 1 )2 + (a 2 b 2 )2 + (a 1 b 2 )2 + (a 2 b 1 )2
⇔ 2a 1 a 2 b 1 b 2 ≤ (a 1 b 2 )2 + (a 2 b 1 )2 ⇔ (a 1 b 2 − a 2 b 1 )2 ≥ 0
dove si è posto s
n
X
A 1 := a i2
i =1
s
n
X
B 1 := b i2
i =1
A 2 := |a n+1 | B 2 := |b n+1 |
Essi sono tutti termini non negativi. Il termine a secondo membro della disuguaglianza sopra si
può stimare usando il caso n = 2 già dimostrato:
v v
u 2 u 2
uX uX
2t
A 1 B 1 + A 2 B 2 = |A 1 B 1 + A 2 B 2 | ≤ t Ai B i2
i =1 i =1
s s v v
n n
un+1 un+1
X X uX uX
= ( a i2 ) + |a n+1 |2 ( b i2 ) + |b n+1 |2 = t a2t b2.
i i
i =1 i =1 i =1 i =1
La tesi segue.
Esercizio 5.3.32. Dimostrare che una funzione T -periodica è anche nT -periodica per ogni n ∈
N \ {0}.
Viceversa
Hp induttiva f T -periodica
x + (n + 1)T ∈ A ⇒ x + T + nT ∈ A ⇒ x +T ∈ A ⇒ x ∈ A.
(b):
∀x ∈ A ( f (x) = f (x + (n + 1)T ).
L’uguaglianza dell’Esercizio 5.3.35 è un caso particolare della formula descritta nel Teorema 5.3.36.
P (1) è vera:
à ! à ! à !
1 1 k 1−k 1 1 0 1 0 1
a b = a + b = (a + b)0 .
X
a b = a b +
k=0 k 0 1
Si ha:
Da (5.3.5) e (5.3.6) si ha
à ! à !
n+1 n n n
n+1 j n+1− j
a j b n+1− j .
X X
(a + b) = a b + (5.3.7)
j =1 j −1 j =0 j
5.3. ESERCIZI SUL PRINCIPIO D’INDUZIONE 89
Dalla prima sommatoria di (5.3.7) separiamo l’ultimo addendo e dalla seconda separiamo il primo
ottenendo
à ! à ! à ! à !
n n n n n n 0 n+1
(a + b)n+1 = a j b n+1− j + a n+1 b 0 + a j b n+1− j +
X X
a b =
j =1 j − 1 n j =1 j 0
ÃÃ ! Ã !!
n n n
a j b n+1− j + a n+1 b 0 + a 0 b n+1 = [Lemma 5.3.34]
X
= +
j =1 j − 1 j
à ! " à ! à ! #
n n +1 n + 1 n + 1
a j b n+1− j + a n+1 b 0 + a 0 b n+1 USANDO
X
= = =1
j =1 j 0 n +1
à ! à ! à !
n n +1 n + 1 n+1 0 n + 1 0 n+1
j n+1− j
X
= a b + a b + a b =
j =1 j n +1 0
à !
n+1
X n + 1 j n+1− j
= a b ,
j =0 j
si ha à ! à ! à !
n+1
X n +1 Xn n n
X n
k = k + k +n +1
k=0 k k=0 k − 1 k=0 k
à !
n n
Pn X
= k + n2n−1 + n + 1. (5.3.8)
k=0 k − 1
Effettuando il cambio di variabile h = k − 1 ossia k = h + 1, si ha
à ! à ! à !
n
X n Xn n n−1
X n
k = k = (h + 1)
k=0 k −1 k=1 k −1 h=0 h
à ! à !
Xn n n
= (h + 1) − (n + 1) =
h=0 h n
à ! à ! à !
Xn n X n n n
= h + − (n + 1) .
h=0 h h=0 h n
Essendo à !
n
=1
n
deduciamo à ! à ! à !
n
X n Xn n Xn n
k = h + −n −1
k=0 k −1 h=0 h h=0 h
à !
n n
Pn n−1
X
= n2 + − n − 1.
h=0 h
Per l’Esercizio 5.3.35 si ha à !
n n
= 2n .
X
h=0 h
Allora à !
n n
= n2n−1 + 2n − n − 1.
X
k
k=0 k − 1
Dunque, ricordando la (5.3.8), si ha
à ! à !
n+1
X n +1 n n
+ n2n−1 + n + 1
X
k = k
k=0 k k=0 k − 1
Funzioni elementari
Le funzioni elementari sono le funzioni che costituiscono gli “elementi” costituenti funzioni ma-
tematiche più complesse. Queste ultime, infatti, sono generalmente espresse come l’esito di una
combinazione finita di somme, differenze, prodotti, quozienti, composizioni e/o inverse delle
prime.
x 2 sin(3x + 1)
Esempio: La funzione reale di variabile reale f (x) = ha un’espressione molto com-
log(5x ) − tan(x)
g (x)
plessa, ottenibile considerando diverse funzioni elementari. Infatti f (x) = con g (x) = x 2 sin(3x+
h(x)
1) e h(x) = log(5x ) − tan(x).
Se denotiamo:
g 1 (x) = x 2 , g 2 (x) = sin(x), g 3 (x) = 3, g 4 (x) = x, g 5 (x) = 1
e
h 1 (x) = log(x), h 2 (x) = 5x , h 3 (x) = tan(x),
allora
g (x) g 1 (x) · g 2 (g 3 (x) · g 4 (x) + g 5 (x))
f (x) = = . Le funzioni g 1 , g 2 , g 3 , g 4 , g 5 , h 1 , h 2 , h 3 sono le funzioni
h(x) h 1 (h 2 (x)) − h 3 (x)
elementari costituenti, rispettivamente, g e h, e quindi f .
L’individuazione delle funzioni elementari coinvolte nell’espressione algebrica di una determinata
funzione e la conoscenza delle loro proprietà (come ad es. l’insieme di definizione, intervalli di
positività, eventuali simmetrie del grafico) ci permettono di comprendere più facilmente quali
siano le caratteristiche della funzione stessa.
f (x) = a ∀x ∈ A.
Dunque, I m( f ) = {a}.
I punti del grafico sono della forma (x, a), con x ∈ A. Dato che le ordinate di questi punti valgono
tutte a, essi si trovano sulla retta orizzontale di equazione y = a del piano cartesiano Ox y.
Se A = R il grafico di f è la retta orizzontale di equazione y = a:
91
92 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Tale funzione f è una funzione positiva/negativa/nulla a seconda che a sia positivo, negativo o
uguale a 0.
Il dominio massimale è D( f ) = R.
Definizione 6.2.1. La funzione valore assoluto è la funzione abs : R → R, le cui immagini abs(x) si
denotano |x|, così definita:
(
x se x ≥ 0
|x| =
−x se x < 0.
Proposizione 6.2.2 (Proprietà del valore assoluto). Per ogni x ∈ R valgono le seguenti:
(a) |x| = | − x|
(b) |x| ≥ 0
(c) |x| = 0 se e solo se x = 0
(d) ±x ≤ |x|
(e) −|x| ≤ x ≤ |x|
(f) ||x|| = |x|.
Proposizione 6.2.4 (Disequazioni col valore assoluto - I). Per ogni x, y ∈ R valgono le seguenti:
94 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Osservazione 6.2.5. (a) in Proposizione 6.2.4 esprime che x 7→ |x| è strettamente crescente in
[0, +∞).
(b) in Proposizione 6.2.4 esprime che x 7→ |x| è strettamente decrescente in (−∞, 0].
Proposizione 6.2.6 (Disequazioni col valore assoluto - II). Per ogni x ∈ R valgono le seguenti:
(a) se M ≥ 0, allora
|x| ≥ M ⇔ x ≤ −M ∨ x ≥ M
(b) se M ≥ 0, allora
|x| ≤ M ⇔ −M ≤ x ≤ M
(c) se M > 0, allora
|x| < M ⇔ −M < x < M
(d) se M < 0, allora |x| ≤ M non ha soluzione.
(e) |x| > 0 ⇔ x 6= 0.
D IMOSTRAZIONE .
(a):
Per la Proposizione 6.2.2 (e) (
−|x| ≤ x ≤ |x|
−|y| ≤ y ≤ |y|.
Sommando membro a membro si ha
Usando la Proposizione 6.2.6 (a) con M sostituito da |x| + |y| e con x + y al posto di x si ha
|x + y| ≤ |x| + |y|.
6.2. VALORE ASSOLUTO 95
(b):
Da (a), segue che
|x| = |x − y + y| ≤ |x − y| + |y|
da cui
|x| − |y| ≤ |x − y|.
(c):
Analogamente a quanto svolto in (b):
|y| = |y − x + x| ≤ |y − x| + |x|
da cui
|x| − |y| ≥ |y − x|.
Dato che per la Proposizione 6.2.2 (a) |y − x| = |x − y| si ottiene la tesi.
(d):
Si ha
xy
se x y > 0
|x y| = 0 se x y = 0
−x y se x y < 0.
D’altra parte,
x > 0, y > 0
x y > 0 ⇔ oppure ⇒ |x||y| = x y
x < 0, y < 0
x =0
x y = 0 ⇔ oppure ⇒ |x||y| = 0
y =0
x > 0, y < 0
x y < 0 ⇔ oppure ⇒ |x||y| = −x y.
x < 0, y > 0
Quindi
xy
se x y > 0
|x||y| = 0 se x y = 0
−x y se x y < 0.
Dunque, |x y| = |x||y|.
96 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
D IMOSTRAZIONE . L’affermazione
lim | f (x)| = 0
x→x 0
significa:
∀² > 0 ∃δ > 0 : || f (x)|| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ.
L’affermazione
lim f (x) = 0
x→x 0
significa:
∀² > 0 ∃δ > 0 : | f (x)| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ.
Essendo, vedi Proposizione 6.2.2 (f), || f (x)|| = | f (x)| non vi è differenza tra le due affermazioni.
Teorema 6.2.11. La funzione valore assoluto abs : R → R, abs(x) = |x|, è una funzione continua.
lim |x| = |x 0 |
x→x 0
ossia che
∀² > 0 ∃δ = δ(²) > 0 : (x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ ⇒ ||x| − |x 0 || < ²) .
Per la Proposizione 6.2.7 (c) si ha
||x| − |x 0 || ≤ |x − x 0 |,
quindi basta scegliere δ = ² per concludere che l’affermazione è vera.
6.3. POTENZE 97
6.3. Potenze
Le funzioni potenza sono quelle aventi come legge: f (x) = x a , dove a è un numero reale.
Parliamo di dominio massimale di definizione o di dominio naturale per intendere l’insieme degli
x ∈ R tale che x a ha senso.
La questione del loro dominio massimale di definizione è delicata, dato che dipende da a.
Analizziamo i seguenti casi a seconda dei valori che può assumere a:
a = 0:
In tal caso f (x) = x 0 = 1 per ogni x ∈ R, se si accetta la convenzione 00 = 1, altrimenti si assume
x ∈ R \ {0}. In queste note, quando non diversamente indicato, accetteremo il caso x = 0.
Si tratta quindi della funzione costante uguale a 1. Il dominio massimale è D( f ) = R;
a ∈ N \ {0}:
Ci sono proprietà distinte di f (x) = x a a seconda che a sia pari o dispari. Per tale motivo, trattiamo
i due casi separatamente.
Commentiamo le proprietà di f (x) = x a nel caso che a sia un numero pari, a partire dal suo grafico.
Rinviamo la giustificazione di alcune di queste proprietà più avanti.
Osservazione 6.3.1. Il grafico della funzione f (x) = x 2 è ben noto: i suoi punti hanno coordinate
(x, x 2 ), dunque si tratta dei punti della parabola di equazione y = x 2 , avente per vertice l’origine
degli assi, avente per asse l’asse y e “rivolta verso l’alto”.
Commentiamo ora le proprietà di f (x) = x a nel caso in cui a sia un numero dispari, a partire dal
suo grafico.
6.3.1. Potenze a esponente naturale. Ricordiamo qui quanto già visto nel Capitolo 5.
Definizione 6.3.2. Per ogni x ∈ R \ {0}, la successione (x n )n∈N , è definita in modo ricorsivo:
(
x n+1 = x n x
(6.3.1)
x 0 = 1.
0n = 0, 1n = 1 ∀n ∈ N \ {0}.
D IMOSTRAZIONE .
(a):
Segue, facilmente, per induzione, dalla Definizione 6.3.2
(b):
Fissato k ∈ N sia P (k) la proposizione
P (0) è vera:
100 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
(x n )m = x n·m ∀x ∈ R∀n ∈ N
6.3. POTENZE 101
allora
(x n )m+1 = x n·(m+1) ∀x ∈ R∀n ∈ N.
Si ha
(6.3.2) Hp. induttiva (b)
(x n )m+1 = (x n )m x n = x nm x n = x nm+n = x n(m+1) .
La proprietà è dimostrata.
(x y)n = x n y n
(x y)0 = 1 = 1 · 1 = x 0 y 0 ∀x, y ∈ R.
D IMOSTRAZIONE .
(a):
Ragioniamo per induzione. Per ogni k ∈ N sia P (k) la proposizione
(−1)2k = 1.
(−1)2k+1 = −1.
Se k = 0 è ovvia.
Sia vera P (k) e dimostriamo che P (k + 1) è vera:
Prop. 6.3.3 (b) (a) P (k) vera
(−1)2(k+1)+1 = (−1)2k+1+2 = (−1)2 (−1)2k+1 = 1(−1)2k+1 = 1 · (−1) = −1.
D IMOSTRAZIONE .
(a):
Dimostriamo che, per ogni n ∈ N \ {0} pari, la funzione x 7→ x n è pari in R, equivalentemente,
∀x ∈ R (−x)2k = x 2k .
∀x ∈ R (−x)2k+1 = −x 2k+1 .
ossia
∀x ∈ R (−x)2k+3 = −x 2k+3 .
Per ogni x ∈ R si ha:
Hp. induttiva (a)
(−x)2k+3 = (−x)2k+1 (−x)2 = −x 2k+1 (−x)2 = −x 2k+1 x 2 = −x 2k+3 .
Proposizione 6.3.9 (Segno della funzione potenza n-esima). Sia n ∈ N \ {0}. allora
x 7→ x n è nulla in 0.
Se n è pari, n ≥ 2, allora
x 7→ x n è positiva in R \ {0}.
Se n è dispari, allora
x 7→ x n è positiva in (0, ∞)
x 7→ x n è negativa in (−∞, 0).
D IMOSTRAZIONE .
Per l’Esercizio 5.2.10 0n = 0 per ogni n ∈ N \ {0}.
Per induzione dimostriamo che per ogni n ∈ N \ {0}
Dimostriamo che
x 7→ x n+1 è positiva in (0, ∞).
Se x > 0 abbiamo, per l’ipotesi induttiva,
x n > 0.
Moltiplicando questa disuguaglianza per il numero positivo x otteniamo
x n+1 > 0.
Dimostriamo che
∀n ∈ N \ {0} n pari x 7→ x n è positiva in (−∞, 0). (6.3.5)
Dalla Proposizione 6.3.8, se n è pari la funzione x 7→ x n è pari in R.
Allora si ha, per ogni x < 0,
−x > 0+(6.3.4)
x n = (−x)n = > 0.
Dalla Proposizione 6.3.8, se n è dispari la funzione x 7→ x n è dispari in R.
Allora si ha, per ogni x < 0,
Lemma 6.3.7 −x > 0+(6.3.4)
x n = (−(−x))n = (−1)n (−x)n = −(−x)n < 0.
D IMOSTRAZIONE .
Per induzione dimostriamo che, preso n ∈ N \ {0},
01 < x 1 < y 1 .
Dimostriamo che
x 7→ x n+1 è strettamente crescente in [0, ∞).
Se 0 < x < y abbiamo, per l’ipotesi induttiva e l’Esercizio 5.2.10
0n = 0 < x n < y n .
Dunque:
0 < x n+1 < x y n < y n+1 .
da cui
0 < x n+1 < y n+1 .
per la proprietà transitiva.
Abbiamo quindi dimostrato, per induzione, che
Dimostriamo che
Dimostriamo che
Sol:
Non è restrittivo supporre x > y (se non fosse cosí basterebbe invertire i ruoli di x e di y in quanto
scritto sotto).
Dalla Proposizione 6.3.10
n−1
( X k n−1−k
n n
(x y) x y >0 n−1
Prop. 6.3.10 x − y > 0 Esercizio 6.3.11 − X k n−1−k
x>y ⇔ ⇔ k=0 ⇒ x y > 0.
x−y >0 k=0
x−y >0
Proposizione 6.3.14. Sia n ∈ N \ {0} e si consideri f n : [0, ∞[→ [0, ∞[, f n (x) = x n .
Tale funzione è biunivoca.
108 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
se n è dispari:
f n : R → R,
f n |[0,∞) : [0, ∞) → [0, ∞)
f n |(−∞,0] : (−∞, 0] → (−∞, 0]
f n |(0,∞) : (0, ∞) → (0, ∞)
f n |(−∞,0) : (−∞, 0) → (−∞, 0).
lim x n = x 0n . (6.3.9)
x→x 0
Allora,
0 ≤ |x n − x 0n | ≤ M (x 0 , n) |x − x 0 | .
Dato che |x − x 0 | → 0 per x che tende a x 0 , si conclude che, per il Teorema dei carabinieri, |x n −
x 0n | → 0 per x che tende a x 0 . Ciò è equivalente, per il Lemma 6.2.10, a (6.3.9).
Dall’arbitrarietà di x 0 segue la tesi.
Teorema 6.3.18. Sia n ∈ N \ {0}. Si consideri f n : [0, ∞[→ [0, ∞[, f n (x) = x n . Essa è una funzione
biunivoca.
Se n è dispari, la funzione f n : R → R, f n (x) = x n è anch’essa biunivoca.
Proposizione 6.3.19. Sia n ∈ N \ {0} e si consideri f n : [0, ∞[→ [0, ∞[, f n (x) = x n .
Tale funzione è biunivoca.
f n (0) = 0,
dalla continuità (Teorema 6.3.17) e dal Teorema di Bolzano (una funzione continua manda inter-
valli in intervalli).
Si noti che la funzione è anche iniettiva, conseguenza della stretta monotonia, vedi Proposizione
6.3.10.
p 1
Definizione 6.3.21. Se n ∈ N e x ≥ 0, allora l’elemento n
x lo denotiamo anche col simbolo x n .
p
n
Rappresentiamo qui sotto i grafici della funzione x 7→ x per alcuni numeri naturali pari e dedu-
ciamone da lì alcune proprietà che verranno poi giustificate.
1 p
Nella figura qui sotto, leggere il simbolo x n come n x
6.3. POTENZE 111
p
n
Figura 5. Grafico di f (x) = x con n pari
p
n
Consideriamo ora n numero naturale dispari. Qui sotto i grafici di x 7→ x per alcuni valori dispari
di n.
1 p
n
Attenzione: nella figura qui sotto, leggere il simbolo x n come x.
112 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
p
n
Figura 6. Grafico di f (x) = x con n dispari
Deduciamo che:
Il dominio massimale è D( f ) = R;
I m( f ) = R;
f (x) < 0 per x < 0, f (0) = 0 e f (x) > 0 per x > 0;
Gr ( f ) passa per i punti (−1, −1) e (1, 1);
f è strettamente crescente.
p p
n
x< n
y ⇔ x<y ⇔ xn < y n
p p
n
x= n
y ⇔ x=y ⇔ xn = y n
p p
n
x≤ n
y ⇔ x≤y ⇔ xn ≤ y n.
Se n è dispari valgono le seguenti per ogni x, y ∈ R:
p p
n
x< n y ⇔ x<y ⇔ xn < y n
p p
n
x= n y ⇔ x=y ⇔ xn = y n
p p
n
x≤ n y ⇔ x≤y ⇔ xn ≤ y n.
D IMOSTRAZIONE .
Se n è pari, per ogni x, y ∈ [0, ∞) valgono le seguenti:
p p Prop.6.3.16 p p Prop.6.3.16
n
x< n
y ⇒ x = ( n x)n < ( n y)n = y ⇒ xn < y n
e
Prop.6.3.23 p
n Prop.6.3.23 p p
xn < y n
p
n n
⇒ x= xn < yn = y ⇒ x< n
y.
p
n
x > 0 ⇔ x > 0 ⇔ xn > 0
114 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
p
n
x = 0 ⇔ x = 0 ⇔ xn = 0
e
p
n
x > 1 ⇔ x > 1 ⇔ xn > 1
p
n
x = 1 ⇔ x = 1 ⇔ xn = 1
p
n
x < 1 ⇔ (0 ≤)x < 1 ⇔ x n < 1.
D IMOSTRAZIONE .
p p
Seguono dalla Proposizione 6.3.24 e ricordando che 0n = 0 = 0 e 1n = 1 = 1.
n n
p p
1 e, essendo n dispari, (−1)n = −1 = −1.
n n
D IMOSTRAZIONE .
Si ha
µp
n
¶n p
n n
x Prop. 6.3.5 ( x) x
p
n y
= = p n
= .
( y)
n y
p
n
s
x n
x
p
n y
= .
y
Se n è pari e x > 0
r
n 1 1
= p
n
.
x x
D IMOSTRAZIONE .
p
n
Segue dalla Proposizione 6.3.27 ricordando che 1 = 1.
(b) x n x m = x n+m
(c) (x n )m = x nm .
D IMOSTRAZIONE . (a):
1
Segue da (a) della Proposizione 6.3.3 e dal fatto che se x > 0 allora x
> 0.
(b):
Se n, m ∈ N la tesi segue segue da (b) della Proposizione 6.3.3
Siano n, m ∈ Z \ N. Allora
1 1 1 1 1 Def. 6.3.29
xn xm = = = = = x n+m .
x −n x −m x −n x −m x −n−m x −(n+m)
Se n ∈ N e m ∈ Z \ N abbiamo due casi:
Caso n + m ≥ 0:
x n x m = x n+m−m x m
n+m∈N,−m∈N+Pr. 6.3.3 + Def. 6.3.29 1
= x n+m x −m = x n+m .
x −m
Caso n + m < 0:
Def. 6.3.29 1 1 −n−m∈N,n∈N+Pr. 6.3.3 1 1 1
xn xm = xn = xn = xn = xn
x −m x (−m−n)+n x −m−n x n x −m−n xn
1 1 Def. 6.3.29
= = = x n+m .
x −m−n x −(m+n)
(c):
Se n, m ∈ N la tesi segue segue da (c) della Proposizione 6.3.3
Siano n, m ∈ Z \ N. Allora
1 m Def. 6.3.29
µ ¶
n m Def. 6.3.29 1 Prop. 6.3.3 1 1 Es. 6.3.32 1
(x ) = = −n ¢−m = ¡ 1 ¢(−n)(−m) = ¡ 1 ¢nm = 1
= x nm .
x −n 1
¡¡ ¢
x x x x nm
Supponiamo ora n ∈ Z \ N, m ∈ N.
µ µµ ¶−n ¶m
¶m µ ¶−nm
n m Def. 6.3.29 1 1 Prop. 6.3.3 1
Es. 6.3.32
(x ) = = =
x −n x x
µµ ¶−1 ¶nm à !nm
−1,nm∈Z\N+caso prec. 1 Def. 6.3.29 1
= = 1
= x nm
x x
Supponiamo ora n ∈ N, m ∈ Z \ N.
µ ¶−m
n m n −(−m) −1∈Z\N,−m∈N+caso prec.
¡ n −1 −m Def. 6.3.29
¢ 1
(x ) = (x ) = (x ) =
xn
µµ ¶n ¶−m µ ¶n(−m)
Es. 6.3.32 1 n,−m∈N+Prop. 6.3.3 1
= =
x x
6.3. POTENZE 119
Sol.:
è il Corollario 6.3.6.
Se n ∈ N \ {0} si definisce
1 p
n
a n := a,
p
n
dove a è la radice n-esima di a (v. Definizione 6.3.21).
Sappiamo che, vedi Proposizioni 6.3.25 e 6.3.26,
1 1
∀n ∈ N \ {0} (a > 1 ⇒ a n > 1) e (0 < a < 1 ⇒ 0 < a n < 1). (6.3.15)
Se a > 0 e n ∈ Z \ N, poniamo
1 1
a n := 1
.
a −n
Notiamo quindi che
1
∀n ∈ Z \ {0} (a > 0 ⇒ a n > 0). (6.3.16)
Posto a > 0, n, m ∈ Z, m 6= 0, definiamo
n 1
a m := (a m )n .
120 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
(x n )m = (x m )n = a n .
1
Dunque x n = (a n ) m , cioè la tesi.
Dunque
1
x = a nm
ossia
1 1 1
(a m ) n = a nm .
n n0 nm 0 mn 0 1 0 1 0 1 0 0 nm 0 +mn 0 n n0
a m a m 0 = a mm 0 a mm 0 = (a mm 0 )nm (a mm 0 )mn = (a mm 0 )nm +mn = a mm 0 = a m + m0 .
0
n n
(P4) : Se r, s ∈ Q, con r = m es=m 0 , se r < s, cioè se
n0 n
0
− > 0,
m m
Se a > 1, da (P2) si ha
n0 n n n
a m0 − m a m > 1 · a m = a r ,
da cui
as > ar .
n0 n n n
a m0 − m a m < 1 · a m = a r
da cui la tesi
0
n n
(P5) : Se r, s ∈ Q, con r = m ,s=m 0 , si ha, usando il Lemma 6.3.33,
µ³ 1 ¶n 0
n n0 1
´
n m0
(a )
m m0 = (a ) m
µ³ ´ 1 ¶n 0
1 m0
³ 1
´n 0
L. 6.3.33 n m L. 6.3.34
= (a ) = (a n ) mm 0
³ ´ 10 ³ ´ 1
nn 0
L. 6.3.33 0 (6.3.14) 0 mm 0 L. 6.3.33
= (a n )n mm = a nn = a mm 0 .
122 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
lim x k = +∞ ∀k ∈ N \ {0}.
x→+∞
Sol: Si ha
Esercizio 5.2.6
lim x k = lim (1 + x − 1)k ≥ lim (1 + k(x − 1)) = +∞
x→+∞ x→+∞ x→+∞
Sol: Si ha
lim x k = lim (−|x|)k = lim (−1)k |x|k
x→−∞ x→−∞ x→−∞
Se k è pari:
Esercizio 6.3.36
lim (−1)k |x|k = lim |x|k = +∞
x→−∞ x→−∞
Se k è dispari:
Esercizio 6.3.36
lim (−1)k |x|k = lim −|x|k = −∞
x→−∞ x→−∞
Sol:
Se n = 1 è ovvia.
p
n
Sia n 6= 0, 1. Preso M ∈ R+ , si ha (v. Definizione 6.3.20) M = M n allora, per la Proposizione 6.3.24
p Prop. 6.3.24
∀M ∈ R+ n
x>M ⇔ x > M n =: K (M ) ∈ R+ .
Dunque,
p
∀M ∈ R+ ∃K (M ) : n
x > M ∀x > K (M ).
lim a n = +∞ ∀a ∈ R, a > 1.
n→+∞
Sol: Si ha
Esercizio 5.2.6
lim a n = lim (1 + a − 1)n ≥ lim (1 + n(a − 1)) = +∞
n→+∞ n→+∞ n→+∞
e la tesi segue dal criterio del confronto.
D IMOSTRAZIONE .
a > 1:
vedi Esercizio 6.3.39.
a = 1:
vedi l’Esercizio 5.2.11.
a = 0:
vedi l’Esercizio 5.2.10.
|a| < 1, con a 6= 0:
Ricordando che data una successione (b n ), è
|b n | → 0 ⇔ b n → 0,
Dal Lemma 6.3.7 si deduce che ((−1)2n ) e ((−1)2n+1 ) sono due sottosuccessioni di ((−1)n ) aventi
limiti diversi:
lim (−1)2n = lim 1 = 1 (6.3.17)
n→+∞ n→+∞
(6.3.17) |a|>1
= lim (−1)2n lim |a|2n = lim |a|2n = +∞
n→+∞ n→+∞ n→+∞
D IMOSTRAZIONE . (a = 1) : ovvio.
p
n
(a > 1) : Se a > 1, dalle Proposizioni 6.3.25 e 6.3.26 segue che a > 1, quindi
p
∃ hn > 0 : n a = 1 + hn .
a = (1 + h n )n ≥ 1 + nh n .
Quindi
a −1
0 < hn ≤.
n
p
Per il teorema dei carabinieri lim h n = 0, quindi lim n a = 1.
n→+∞ n→+∞
(0 < a < 1) : Se 0 < a < 1, la tesi segue riconducendosi al caso precedente. Infatti, per il Corollario
6.3.28,
p
n 1
a= q
n 1
a
1
con a > 1.
6.3. POTENZE 125
Lemma 6.3.42. [Approssimazione di un numero reale con numeri razionali] Sia x ∈ R. Per ogni
n ∈ N definiamo
[10n x]
x n := .
10n
Allora
(i) (x n ) è una successione in Q e crescente
(ii) (x n ) è una successione limitata e
1
xn ≤ x < xn +
10n
(iii) lim x n = x.
n→+∞
D IMOSTRAZIONE . (i) : Si ha
[10n x] [10n+1 x]
x n ≤ x n+1 ⇔ n
≤ n+1
⇔ 10[10n x] ≤ [10n+1 x].
10 10
Dimostriamo quest’ultima disuguaglianza. Dato che [10n x] ≤ 10n x, allora
(q n → 0 ⇒ a qn → 1).
Quindi
1 1
³ ´
∀² > 0 ∃N (ε) ∈ N : 1 − ε < a − N (ε) e a N (ε) < 1 + ε . (6.3.20)
Sia (q n ) una successione in Q tale che q n → 0. Allora, preso ε > 0 e il corrispondente N (ε) ∈ N
proveniente da (6.3.20), si ha
1 1
∃n̄ ∈ N : − < qn < ∀n ∈ N, n > n̄.
N (ε) N (ε)
Dato che a > 1, usando (P4) del Lemma 6.3.35 otteniamo che
1 1
1 − ε < a − N (ε) < a qn < a N (ε) < 1 + ε ∀n ∈ N, n > n̄.
Teorema 6.3.44. Sia α ∈ R \ Q. Sia a ∈ R, a > 0. Allora esiste L > 0 tale che
a rn < a m ∀n ∈ N.
Dunque, essendo (a r n ) una successione crescente e limitata essa è convergente ed avrà un limite
L ∈ R. Dovrà essere L > 0, in quanto da (P1) in Lemma 6.3.35 e dalla monotonia di (a r n ) si ha
0 < a r1 ≤ L
lim a qn = lim a r n = L.
n→+∞ n→+∞
Si ha
a qn = a qn −r n a r n .
Dato che
lim (q n − r n ) = α − α = 0,
n→+∞
allora per il Lemma 6.3.43
lim a qn −r n = 1
n→+∞
e quindi
lim a qn = lim a qn −r n a r n = lim a r n = L.
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Ciò conclude la dimostrazione nel caso a > 1.
(a < 1) : Basta osservare che per ogni (q n ) successione in Q
1
a q n = ¡ ¢q n
1
a
Teorema 6.3.48. Per ogni α ∈ R, la funzione potenza f α :]0, ∞[→]0, ∞[, f α (x) = x α è continua, ossia
D IMOSTRAZIONE . Segue dalla continuità delle funzioni esponenziale e logaritmica (v. Teoremi
6.4.5 e 6.6.4), dal fatto che
α
x α = a loga (x ) = a α loga (x) ,
e dall’algebra dei limiti, che comporta che la composizione di funzioni continue è continua.
6.3. POTENZE 129
Come applicazione delle proprietà di stretta monotonia delle funzioni esponenziale e logaritmica
si ha la stretta monotonia della funzione x 7→ x a , per ogni numero reale a > 0, a 6= 1.
Proposizione 6.3.49. Per ogni a ∈ R, α > 0, la funzione potenza f α :]0, ∞[→]0, ∞[, f a (x) = x a è
strettamente crescente, ossia
D IMOSTRAZIONE . Se a > 1 segue dalla stretta crescenza delle funzioni esponenziale e logarit-
mica aventi base > 1, dato che
α
x 7→ x a = a loga (x ) = a α loga (x) ,
Esercizio 6.3.50. Usando gli Esercizi 6.3.36 e 6.3.38 e la Proposizione 6.4.2 dimostrare che
se α < 0
0
α
lim x = 1 se α = 0
x→+∞
+∞ se α > 0.
Sol:
Se α ∈ N \ {0} segue dall’Esercizio 6.3.36.
Se α ≥ 1 allora, dalla Proposizione 6.4.2
xα ≥ x ∀x > 1.
Si ha
lim x α ≥ lim x = +∞.
x→+∞ x→+∞
e la tesi segue dal criterio del confronto.
Sia 0 < α < 1. Essendo sup N = +∞, esiste k ∈ N \ {0, 1} tale che
1
k> .
α
Allora, per ogni x > 1, per la Proposizione 6.4.2
1 p
xα > x k = k
x. (6.3.21)
130 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
+∞ se α < 0
α
lim x = 1 se α = 0
x→0+
0 se α > 0.
Sol:
Si ha
µ ¶α
α y=1/x 1 1
lim x = lim = lim α
x→0+ y→+∞ y y→+∞ y
Teorema 6.3.52. Per ogni a ∈ R, α > 0, la funzione potenza f α :]0, ∞[→]0, ∞[, f a (x) = x a è biunivo-
ca.
D IMOSTRAZIONE . Dalla Proposizione 6.3.49 si ha che f α è iniettiva e che f α (]0, ∞[) è contenuto
in un intervallo i cui estremi sono dati dagli estremi inferiori e superiori (non inclusi nell’imma-
gine). Dal Teorema 6.3.48 e dal Teorema di Bolzano si ha che f α (]0, ∞[) è proprio l’intervallo in
cui estremi sono dati dagli estremi inferiori e superiori (non inclusi nell’immagine). Dagli Esercizi
6.3.50 e 6.3.51 deduciamo che inf f α = 0 e sup f α = +∞. Dunque
6.4. FUNZIONE ESPONENZIALE 131
Consideriamo la funzione esponenziale f (x) = a x , dove a ∈ R, a > 0. Tale funzione viene usual-
mente indicata expa anziché f .
Il caso a = 1 è elementare, dato che 1x = 1 qualunque sia x, generando così la funzione costante
uguale a 1. Ci dedichiamo quindi a esaminare le proprietà principali delle funzioni expa , dove
0 < a < 1 o a > 1. I loro grafici sono rispettivamente
Proposizione 6.4.2. expa : R →]0, ∞[ è una funzione strettamente crescente se a > 1 e strettamente
decrescente se 0 < a < 1.
(q n → 0 ⇒ a qn → 1).
lim a αn = a α .
n→+∞
6.4. FUNZIONE ESPONENZIALE 133
lim a αn −α = 1,
n→+∞
quindi
lim a αn = lim a αn −α a α = 1 · a α = a α .
n→+∞ n→+∞
Teorema 6.4.5. Sia a > 0, a 6= 1. Allora expa : R →]0, ∞[ è una funzione continua, cioè, per ogni
α ∈ R,
lim expa (x) = expa (α).
x→α
∀M > 0 ∃p ∈ N a p > M .
134 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
lim x n = +∞ ⇒ lim a xn = +∞
n→+∞ n→+∞
1 n+1 1 n 1 n
µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ ¶
1
bn = 1 + = 1+ 1+ > 1+ = an .
n n n n
(iv):
Dato che le successioni (a n ) e (b n ) sono strettamente monotone, esse hanno limite. Essendo
a1 ≤ an < bn ≤ b1
Definizione 6.5.2. [Numero di Nepéro] Il numero e del Lemma 6.5.1, definito come valore del
limite
1 n
) =e
lim (1 +
n→+∞ n
e che è un numero reale in ]2, 3[, viene detto numero di Nepéro.
6.6. Logaritmo
6.6.1. Funzione logaritmica. La funzione logaritmica f (x) = loga (x) è la funzione inversa del-
la funzione esponenziale exp a . Poiché l’inversa di una funzione esiste solo se tale funzione è
iniettiva, la funzione loga esiste se e solo se a ∈ R, a > 0, a 6= 1.
136 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Definizione 6.6.1. Per ogni a ∈ R, a > 0, a 6= 1, si definisce logaritmo di base a la funzione inversa
di
Essa la si denota:
Il grafico di loga è mostrato qui sotto per alcuni valori di a, considerando la distinzione tra 0 < a < 1
e a > 1.
loga (c)
logb (c) = , loga (b) logb (c) = loga (c)
loga (b)
138 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
¡1¢
(vii) log 1 a = loga a
= −1
a ¡1¢
(viii) log 1 (x) = − loga (x) = loga x
a
D IMOSTRAZIONE .
(i):
Si ha a 0 = 1 (v. Definizione 6.3.2) e da qui la tesi per definizione di logaritmo base a.
(ii):
Segue da a 1 = a (v. Definizione 6.3.2) e dalla definizione di logaritmo base a.
(iii):
Per la Proposizione 6.3.46 (P3) si ha
L’altra uguaglianza segue banalmente da questa, dividendo per loga (b) che risulta diverso da zero
in quanto b 6= 1.
(vii):
Si hanno µ ¶
1 (v) (i i )
loga = loga (a −1 ) = − loga (a) = −1
a
6.6. LOGARITMO 139
e
µµ ¶−1 ¶ µ ¶
1 (v) 1 (i i )
log 1 (a) = log 1 = − log 1 = −1
a a a a a
(viii):
Si hanno
(vi ) (vi )
log 1 (x) = log 1 (a) loga (x) = − loga (x)
a a
e
µ ¶
1 ¢ (v)
= loga x −1 = − loga (x).
¡
loga
x
Proposizione 6.6.3. Sia a > 0, a 6= 1. Allora loga :]0, ∞[→ R è una funzione strettamente crescente
se a > 1 e strettamente decrescente se 0 < a < 1.
Teorema 6.6.4. Sia a > 0, a 6= 1. Allora loga :]0, ∞[→ R è una funzione continua, cioè, per ogni
α ∈ R,
lim loga (x) = loga (α).
x→α
D IMOSTRAZIONE . Segue dal Teorema 6.4.5 e dal Teorema che afferma che se f è continua e
invertibile allora f −1 è continua (v. Teorema nelle dispense prof. Dore).
e
lim loga x = −∞ se a > 1
x→0
lim loga x = +∞ se 0 < a < 1.
x→0
D IMOSTRAZIONE . Segue dal fatto che la funzione loga :]0, ∞[→ R è biunivoca, dalla Proposi-
zione 6.6.3 e dal Teorema dei limiti di funzioni monotone (v. dispense prof. Dore).
Definizione 6.6.6 (Logaritmo naturale). Il logaritmo naturale è la funzione logaritmo avente per
base il numero di Nepéro e, v Definizione 6.5.2. In tal caso scriviamo log x oppure ln x.
140 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Definizione 6.7.3. Sulla circonferenza goniometrica del piano Ox y si prenda un punto P = (x, y).
Si considerino la semirette positiva dell’asse x e la semiretta avente origine in O e passante per
P e la regione di piano che si ottiene ruotando la semirette positiva dell’asse x in senso antiora-
rio, fino a farla sovrapporre alla semiretta avente origine in O e passante per P . Tale regione di
piano è un angolo che, in gradi, ha una misura compresa nell’intervallo [0◦ , 360◦ [. Esso intercetta
sulla circonferenza goniometrica un arco di circonferenza. La lunghezza di tale arco di circonfe-
renza dà la misura in radianti dell’angolo. La misura dell’arco di circonferenza è un numero reale
dell’intervallo [0, 2π[.
Tabella di conversione:
Gradi Radianti
0◦ 0
◦ π
30 6
π
45◦ 4
π
60◦ 3
π
90◦ 2
180◦ π
◦ 3π
270 2
360◦ 2π
Grazia alle regola con la quale si associa ad ogni numero reale un punto della circonferenza gonio-
metrica descritta nella Definizione 6.7.5, è possibile definire due funzioni: la funzione seno e la la
funzione coseno.
Definizione 6.7.6. La funzione coseno è la funzione cos : R → R che a ogni numero reale θ asso-
cia l’ascissa del punto P individuato sulla circonferenza goniometrica secondo la regola descritta
nella Definizione 6.7.5.
Definizione 6.7.7. La funzione seno è la funzione sin : R → R che a ogni numero reale θ associa
l’ordinata del punto P individuato sulla circonferenza goniometrica secondo la regola descritta
nella Definizione 6.7.5.
Proposizione 6.7.8. Le funzioni seno e coseno godono entrambe delle seguenti proprietà:
(i) l’immagine è l’intervallo [−1, 1];
(ii) sono funzioni periodiche di periodo 2π, cioè se con f indichiamo una di tali funzioni, vale
la seguente proprietà:
f (x + 2π) = f (x) ∀x ∈ R.
D IMOSTRAZIONE .
(i): Il punto P associato a un numero reale θ secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5
giace sulla circonferenza goniometrica. Dunque, l’ascissa e l’ordinata di P sono numeri in [−1, 1],
cioè cos θ ∈ [−1, 1] e sin θ ∈ [−1, 1]. Dunque
D’altra parte, preso y ∈ [−1, 1] esiste un punto della circonferenza goniometrica avente ascissa y,
p
ad esempio il punto P = (y, 1 − y 2 )
Se 0 ≤ t ≤ 1, il punto P si trova nel I quadrante. Consideriamo l’arco, nel primo quadrante, della
p
circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo P = (t , 1 − t 2 ). La
_ _
misura di tale arco è tale che | AP | ∈ 0, π2 . Allora cos | AP | = t .
£ ¤
142 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Se −1 ≤ t < 0, il punto P si trova nel II quadrante. Consideriamo l’arco, nel secondo quadrante,
p
della circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo (t , 1 − t 2 ). Si
_
ha cos(| AP |) = t .
Analogamente, preso t ∈ [−1, 1] esiste un punto della circonferenza goniometrica avente ordinata
p
t , ad esempio il punto P = ( 1 − t 2 , t ).
Se 0 ≤ t ≤ 1, il punto P si trova nel I quadrante. Consideriamo l’arco, nel primo quadrante, della
p
circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo P = ( 1 − t 2 , t ). La
_ _
misura di tale arco è tale che | AP | ∈ 0, π2 . Allora sin | AP | = t .
£ ¤
Se −1 ≤ t < 0, il punto P si trova nel IV quadrante. Consideriamo l’arco, nel quarto quadrante,
p
della circonferenza trigonometrica di primo estremo A = (1, 0) e secondo estremo ( 1 − t 2 , t ). Si
_
ha sin(−| AP |) = t .
(ii):
Secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5, i numeri reali x e x + 2π individuano lo stesso
punto della circonferenza goniometrica. Da qui, la tesi.
cos2 x + sin2 x = 1
p
1= | cos x|2 + | sin x|2
e da qui la tesi.
Proposizione 6.7.10. Altre proprietà della funzione seno, oltre a quelle già elencate nella Proposi-
zione 6.7.8, sono:
h π h
sin x < 0 se x ∈ − , 0 . (6.7.1)
2
D IMOSTRAZIONE .
(i):
Il punto P corrispondente al numero reale x secondo la regola enunciata nella Definizione 6.7.5 è
simmetrico rispetto all’asse x rispetto al punto P 0 corrispondente al numero reale −x secondo la
regola enunciata nella Definizione 6.7.5. Dunque l’ordinata di P 0 è opposta all’ordinata di P . Da
qui:
sin(−x) = − sin(x) ∀x ∈ R.
(ii) e (iii):
seguono in modo ovvio dalla definizione della funzione seno.
Sia 0 ≤ x < π2 . Sia P il punto associato a x secondo la regola descritta nella Definizione 6.7.5. Sia
A = (1, 0).
146 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
π
Figura 18. | sin x| ≤ |x|: il caso 0 ≤ x < 2
sin(−x) ≤ −x.
Proposizione 6.7.12. Altre proprietà della funzione coseno, oltre a quelle già elencate nella Propo-
sizione 6.7.8, sono:
(i) la funzione coseno è pari
(ii) cos x = 0 se e solo se x ∈ { π2 + kπ : k ∈ Z}
(iii) cos |[0,π] : [0, π] → [−1, 1] è biunivoca e strettamente decrescente
(iv) 1 − |x| ≤ cos x ≤ 1 per ogni x ∈ − π2 , π2 .
£ ¤
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 147
D IMOSTRAZIONE .
(i):
Il punto P corrispondente al numero reale x secondo la regola enunciata nella Definizione 6.7.5 è
simmetrico rispetto all’asse x rispetto al punto P 0 corrispondente al numero reale −x secondo la
regola enunciata nella Definizione 6.7.5. Dunque l’ascissa di P coincide con l’ascissa di P 0 . Da qui:
cos(−x) = cos(x) ∀x ∈ R.
(ii) e (iii):
seguono in modo ovvio dalla definizione della funzione coseno.
(iv)
Si consideri il numero reale x.
La disuguaglianza di destra è banalmente verificata.
Studiamo la disuguaglianza di sinistra.
Se 0 ≤ x ≤ π2 , consideriamo il seguente disegno.
x = |Ù
AP | ≥ |AP | ≥ |H A| = 1 − |OH | = 1 − cos x.
148 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
1 − (−x) ≤ cos(−x).
Esercizio 6.7.13. Usando la Proposizione 6.7.11 dimostrare che vale la seguente disuguaglianza:
π h π πi
cos x ≤ − |x| ∀x ∈ − , .
2 2 2
Rappresentare poi su un piano cartesiano le disuguaglianze
n π o h π πi
0 ≤ cos x ≤ min 1, − |x| ∀x ∈ − ,
2 2 2
ottenibili dalle informazioni già note e dalla disuguaglianza appena dimostrata.
Sol:
Dalla Proposizione 6.7.11
¯ ³π ´¯ Prop. 6.7.10 ¯ π ¯
| cos x| = ¯sin −x ¯ ≤ ¯ − x¯
¯ ¯ ¯ ¯
2 2
quindi, se x ∈ 0, π2 si ha
£ ¤
π
cos x ≤ − x.
2
Da questa disuguaglianza, usando anche la parità di x 7→ |x| (che implica che x 7→ π2 − x è pari) e di
x 7→ cos x, deduciamo
π h π πi
| cos x| ≤
− |x| ∀x ∈ − , .
2 2 2
Dato che la funzione coseno è non negativa in − π2 , π2 deduciamo la disuguaglianza voluta.
£ ¤
sin x
tan x := .
cos x
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 149
1.8
1.6
1.4
1.2
1
P
0.8
0.6
0.4 h
0.2
O H A
-1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2
-0.2
Figura
-0.4
21. I triangoli O AT e OP H sono simili
-0.6
-0.8
150 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
D IMOSTRAZIONE .
(i):
Segue dall’Esercizio 3.2.29 e da (i) delle Proposizioni 6.7.10 e 6.7.12.
(ii):
Segue dal fatto che nell’insieme di definizione della tangente questa si annulla se e solo se la
funzione seno si annulla. Ciò succede per i punti dell’insieme {kπ : k ∈ Z}.
(iii)
La funzione tangente è dispari per (i). Valutiamo la funzione tangente in 0, π2 . La funzione
£ £
seno è in tale insieme non negativa e strettamente crescente e la funzione coseno è positiva e
sin x
strettamente decrescente. Quindi x 7→ tan x = cos x è una funzione non negativa e strettamente
crescente.
Essendo la funzione tangente dispari, allora essa è strettamente crescente e non positiva in − π2 , 0
¤ ¤
F ORMULE DI DUPLICAZIONE
F ORMULE DI PROSTAFERESI
p +q p −q
sin p + sin q = 2 sin cos
2 2
p +q p −q
sin p − sin q = 2 cos sin
2 2
p +q p −q
cos p + cos q = 2 cos cos
2 2
p +q p −q
cos p − cos q = −2 sin sin .
2 2
Corollario 6.7.18. Vale la seguente uguaglianza:
π
cos(x) = sin( − x) ∀x ∈ R.
2
D IMOSTRAZIONE . Per la Proposizione 6.7.17
π ³π´ ³π´
sin( − x) = sin cos(x) − cos sin(x)
2 2 2
e la tesi segue per il fatto che
³π´ ³π´
sin = 1, cos = 0.
2 2
6.7.1. Funzioni trigometriche inverse. Le funzioni sin |£− π , π ¤ , cos |[0,π] e tan |¤− π , π £ sono in-
2 2 2 2
vertibili, v. le Proposizioni 6.7.10, 6.7.126.7.16. Le loro funzioni sono, rispettivamente,
h π πi
arcsin : [−1, 1] → − ,
2 2
152 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
i π πh
arctan : R → − , .
2 2
6.7.2. Anticipazione di argomenti avanzati. Le funzioni seno, coseno e tangente sono conti-
nue.
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 153
Lemma 6.7.19.
lim sin x = 0.
x→0
Lemma 6.7.20.
lim cos x = 1.
x→0
D IMOSTRAZIONE . I modo:
Per la formula d’addizione (v. Proposizione 6.7.17)
Lemma 6.7.19
lim sin(x − x 0 ) = lim sin(y) = 0,
x→x 0 y→0
II modo:
154 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
D IMOSTRAZIONE . La funzione tan |¤− π , π £ è strettamente crescente (v. Proposizione 6.7.16) dun-
2 2
que è iniettiva.
Per la continuità della funzione tangente (Teorema 6.7.23) e per il Teorema di Bolzano, l’immagine
di tan |¤− π , π £ è un intervallo e, per la stretta crescenza,
2 2
# "
³i π π h´
tan − , = lim + tan(x), lim tan(x) .
2 2 x→− π2 x→ π2 −
6.7. FUNZIONI TRIGONOMETRICHE 155
Essendo le funzioni seno e coseno continue, tenendo anche conto del segno della funzione cose-
no, si hanno
π
limπ sin(x) = sin(− ) = −1, lim cos(x) = 0+
x→− 2 2 x→− π2 +
Analogamente
π
lim
π−
sin(x) = sin( ) = 1, lim cos(x) = 0+
x→ 2 2 x→ π2 −
Dunque
i π πh
tan( − , ) = R.
2 2
D IMOSTRAZIONE . Si dimostra solo la non esistenza del limite della funzione seno per x che
tende a +∞. Si lascia per esercizio la dimostrazione delle altre affermazioni.
Si consideri la successione a n = π2 + nπ e le sue sottosuccessioni (a 2n ) e (a 2n+1 ).
¡ ¢
Si hanno
³π ´ ³π ´
lim a 2n = lim + 2nπ = +∞, lim a 2n+1 = lim + (2n + 1)π = +∞.
n→+∞ n→+∞ 2 n→+∞ n→+∞ 2
Inoltre,
³π ´ ³π´
sin(a 2n ) = sin + 2nπ = sin =1 → 1
2 2 n→+∞
³π ´ ³π ´
cos(a 2n+1 ) = sin + (2n + 1)π = sin + π = −1 → −1.
2 2 n→+∞
Dunque non può esistere il limite della funzione seno per x che tende a +∞.
156 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
cosh2 x − sinh2 x = 1
Osservazione 6.8.5. Tali funzioni si dicono iperboliche perché esse permettono di parametrizzare
il ramo destro dell’iperbole di equazione x 2 − y 2 = 1. Infatti, posto
(
x = cosh t
t ∈ R,
y = sinh t
si ha
Teorema 6.8.4
x 2 − y 2 = cosh2 x − sinh2 x = 1.
Se si considera γ : R → R2 , γ(t ) = (cosh t , sinh t ), il punto γ(t ) percorre il ramo d’iperbole situato
nel semipiano delle x positive da basso verso l’alto.
D IMOSTRAZIONE .
(i) e (iv):
semplice verifica.
(ii) e (iii):
µ ¶x 2x
e x − e −x 2x
−x e − 1 1 e −1
sinh x = =e =
2 2 e 2
¡ 1 ¢x
e la tesi segue dal fatto che x 7→ e è una funzione esponenziale, quindi è sempre positiva, e
e 2x ≥ 1 ∀x ≥ 0, e 2x = 1 ⇔ x = 0.
(v):
Per la Proposizione 6.4.2 e per l’Esercizio 3.2.19 (b) la funzione
−e −x 1 1 x
µ ¶
x 7→ =−
2 2 e
è strettamente crescente. La conclusione segue dalla Proposizione 6.4.2 e dall’Esercizio 3.2.21 (b).
D IMOSTRAZIONE .
L’iniettività della funzione sinh segue dalla Proposizione 6.8.6 (v).
Studiamone la suriettività.
Preso x ∈ R vogliamo dimostrare che esiste y ∈ R tale che x = sinh y.
Si ha
e y − e −y t =e y 1
x = sinh y ⇔ x = ⇔ 2x = t − ⇔ t 2 − 2xt − 1 = 0.
2 t
Quest’ultima è un’equazione di secondo grado in t , avente ∆ = 4x 2 + 4 > 0. Si ha
( ( p
t 2 − 2xt − 1 = 0 2x± 4(x 2 +1)
t= t >0 y p
⇔ 2 ⇔ e = x + x 2 + 1.
t = ey t = ey
Da cui
³ p ´
y = log x + x 2 + 1 .
158 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Definizione 6.8.8. La funzione inversa della funzione sinh : R → R è la funzione sett sinh : R → R,
chiamata funzione settore seno iperbolico. e si ha, per la Proposizione 6.8.7,
³ p ´
sett sinh(x) = log x + x 2 + 1 .
D IMOSTRAZIONE .
(i) e (ii):
semplice verifica.
(iii) e (iv):
Seguono da (ii). Infatti, per ogni x ∈ R
(ii) ¡x ¢
cosh x = 1 + 2 sinh2 ≥1
2
e
¡x ¢ ¡x ¢ Proposizione 6.8.6 (ii)
cosh x = 1 ⇔ sinh2 = 0 ⇔ sinh =0 ⇔ x =0
2 2
(v)
Segue da (ii).
Infatti,
(ii) ¡x ¢
cosh x = 1 + 2 sinh2
2
La funzione
x
x 7→ =: g 1 (x) è strettamente crescente
2
e g 1 ([0, ∞[) = [0, ∞[.
La funzione sinh è strettamente crescente e, per la Proposizione 6.8.6, sinh([0, ∞[) ⊆ [0, ∞[ (in
realtà vale l’=).
La funzione
z 7→ 2z 2 =: g 2 (z) è strettamente crescente in [0, ∞[
per la Proposizione 6.3.10 e g 2 ([0, ∞[) ⊆ [0, ∞[ (in realtà vale l’=).
Dunque
g 2 ◦ sinh ◦g 1 : [0, ∞[→ [0, ∞[ g 2 ◦ sinh ◦g 1 (x)
6.8. FUNZIONI IPERBOLICHE 159
Esercizio 6.8.10. Ridimostrare la proprietà (v) della Proposizione 6.8.9 usando il Teorema 6.8.4.
D IMOSTRAZIONE .
L’iniettività della funzione cosh |[0,∞[ segue dalla Proposizione 6.8.9 (v).
Studiamone la suriettività.
Preso x ∈ [1, +∞[ vogliamo dimostrare che esiste y ∈ [1, +∞[ tale che x = cosh y.
Se x = 1, per la Proposizione 6.8.9 (iv) basta scegliere y = 0. Si noti che
³ p ´
0 = log 1 + 12 − 1 .
Definizione 6.8.12. La funzione inversa della funzione cosh |[0,+∞[ : [0, +∞[→ R è la funzione sett cosh :
R → [0, +∞[, chiamata funzione settore coseno iperbolico. e si ha, per la Proposizione 6.8.11,
³ p ´
sett cosh(x) = log x + x 2 − 1 .
160 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
Quindi
tanh(R) ⊆] − 1, 1[.
Dimostriamo che in realtà vale
tanh(R) =] − 1, 1[.
Preso x ∈] − 1, 1[ vogliamo dimostrare che esiste y ∈ R tale che x = tanh y.
Si ha
(6.8.1) 2 t =e 2y 2 1+x
x = tanh y ⇔ x = 1 − 2y
⇔ 1−x = ⇔ (t + 1)(1 − x) = 2 ⇔ t = .
e +1 t +1 1−x
Da cui
1+x
e 2y =
1−x
e quindi
1+x
2y = log .
1−x
La conclusione segue.
Definizione 6.8.14. La funzione inversa della funzione tanh : R →] − 1, 1[ è la funzione sett tanh :
] − 1, 1[→ R, chiamata funzione settore tangente iperbolica e si ha, per la Proposizione 6.8.13,
1 1+x
sett tanh(x) = log .
2 1−x
Il seguente teorema giustifica il perché le funzioni inverse del seno iperbolico e del coseno iper-
bolico (quest’ultima ristretta a [0, +∞[) si è soliti indicarle sett sinh e sett cosh anziché arcsinh e
arccosh.
6.8. FUNZIONI IPERBOLICHE 161
x^2-y^2=1
B
O
P'
Figura 25
D IMOSTRAZIONE . L’area del settore iperbolico P 0OP ha un’area doppia rispetto a quella del-
l’area del settore iperbolico AOP . Quest’ultima la si può ottenere come differenza dell’area del
trapezoide O AP H e dell’area del triangolo OP H .
162 CHAPTER 6. FUNZIONI ELEMENTARI
x^2-y^2=1
H P
B
O A
H' P'
Essendo P = (x P , y P ) posizionato sul ramo d’iperbole situato nel I quadrante esiste (un unico) t > 0
tale che
x P = cosh t , y P = sinh t .
Dunque (
F 0 (t ) = 21 t
⇒ F (t ) = .
F (0) = 0 2
Si è quindi dimostrato che
t = 2Area del settore iperbolico AOP = Area del settore iperbolico P 0OP.
Si noti che
y P = sinh t ⇔ t = sett sinh y P .
Dunque ciò che si è dimostrato è:
CAPITOLO 7
Limiti
In questo capitolo si inizia col dare esempi di verifiche di limite. Sarà evidente la difficoltà di stabi-
lire in modo diretto il valore di un limite. Nei successivi paragrafi si daranno criteri di convergenza
e delle regole per il calcolo dei limiti di successione e di funzione.
∀² ∈]0, ²0 [ ∃n̄ ∈ N : |a n − `| ≤ ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄
lim a n = +∞.
n→+∞
Proposizione 7.1.3. Sia f : A → R, con x 0 ∈ P L(A) e sia ` ∈ R. Sono equivalenti le seguenti defini-
zioni di
lim f (x) = `.
x→x 0
(i ) ⇒ (i i ) è ovvia.
(i i ) ⇒ (i i i ): ovvia.
(i i i ) ⇒ (i v):
Dall’ipotesi esiste ²0 > 0 tale che
Dunque se si pone
1
δ̃(²) := δ(²),
2
esso è positivo e si ha che per ogni x ∈ A ,
Dunque se "
δ(²) se 0 < ² < ²0
δ̃(²) :=
δ( 12 ²0 ) se ² ≥ ²0
esso è positivo e si ha
(v)
0 < |x − x 0 | ≤ δ̃(²) ⇔ 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²) se ² < ²0 ⇒ | f (x) − `| ≤ ²
(v)
0 < |x − x 0 | ≤ δ( 2 ²0 ) se ² ≥ ²0 ⇒ | f (x) − `| ≤ 21 ²0 ≤ 21 ² ≤ ².
1
(vi ) ⇒ (i ):
Per ipotesi
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| ≤ ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | ≤ δ(²).
Dunque se si pone
1
δ̃(²) := δ( ²),
2
esso è positivo e si ha che per ogni x ∈ A ,
1 (vi ) 1
0 < |x − x 0 | < δ̃(²) ⇔ 0 < |x − x 0 | < δ( ²) ⇒ | f (x) − `| ≤ ² ⇒ | f (x) − `| < ².
2 2
La tesi è dimostrata.
(i ) ⇒ (vi i ):
168 CHAPTER 7. LIMITI
Per ipotesi
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(²).
Dato che
{ε : ² ∈ R+ } = {cε : ² ∈ R+ } = R+ ,
allora
∀² > 0 ∃δ(c²) > 0 : | f (x) − `| < c² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ(c²).
Ponendo
1
δ̃(²) := δ(c²)
k
si ha
∀² > 0 ∃δ̃(²) > 0 : | f (x) − `| < c² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < k δ̃(²).
(vi i ) ⇒ (i ):
Per ipotesi esistono c, k > 0 tali che
Dato che
{cε : ² ∈ R+ } = {ε : ² ∈ R+ } = R+ ,
allora
² ²
∀² > 0 ∃δ( ) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < kδ( ).
c c
Ponendo
²
δ̃(²) := kδ( )
c
si ha
∀² > 0 ∃δ̃(²) > 0 : | f (x) − `| < ² ∀x ∈ A, 0 < |x − x 0 | < δ̃(²).
In modo analogo si dimostra la seguente proposizione.
Si possono dare analoghe proposizioni a coprire i restanti casi, ad es. quelli riguardanti i limiti per
x → ±∞ o per f (x) → ±∞.
Non è facile dimostrare che un limite esiste usando la definizione. Il caso più facile è illustrato nel
seguente teorema.
lim a n = 0 ⇔ lim |a n | = 0.
n→+∞ n→+∞
D IMOSTRAZIONE . La scrittura
lim a n = 0
n→+∞
significa
∀² > 0 ∃n̄ : |a n | < ² ∀n ∈ N, n > n̄.
La scrittura
lim |a n | = 0
n→+∞
significa
∀² > 0 ∃n̄ : ||a n || < ² ∀n ∈ N, n > n̄.
Dato che ||a n || = |a n | si ha la tesi.
Teorema 7.1.6. Sia f : A → R e sia x 0 ∈ R ∪ {±∞} un punto limite di A (ossia x 0 ∈ D(A), oppure
x 0 = +∞ se sup A = +∞ oppure x 0 = −∞ se inf A = −∞). Allora
Osserviamo che
n −1
∀n ∈ N, n ≥ 1 ≥ 0.
n3
Pertanto,
n + (−1)n
−² < è verificata se ∀n ∈ N, n ≥ 1.
n3
Osserviamo che
n + (−1)n n + 1 2n 2
∀n ∈ N, n ≥ 1 3
≤ 3
≤ 3 ≤ 2.
n n n n
Pertanto se troviamo n̄ ≥ 1 tale che
2
< ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄. (7.1.1)
n2
avremo, per la proprietà transitiva,
n + (−1)n
< ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n3
Per lo studio di (7.1.1) si procede facilmente:
r r
2 2 2 2
< ² ⇔ n2 > ⇔ n<− ∨ n> .
n 2 ² ² ²
Dunque, scegliendo " ( r )#
2
n̄(²) := max 1, +1
²
(la parentesi quadra denota la parte intera) si ha quanto desiderato.
Nell’utlima implicazione abbiamo usato che la disuguaglianza (I) è verificata per ogni n ∈ N, in
quanto
−n − 35
<0<² ∀n ∈ N.
5n 2 + 1
Per quel che riguarda la disuguaglianza (II), si ha
n + 35
(I I ) ⇔ < ².
5n 2 + 1
Per ogni n ≥ 1 si ha
n + 35 n +1 2n 2
b n := < < = =: c n .
5n 2 + 1 5n 2 + 1 5n 2 5n
Cerchiamo n̄(²) ∈ N \ {0} tale che
Dato che
2 2
<²⇔n> ,
5n 5²
allora (7.1.2) è soddisfatta se si sceglie
½ · ¸ ¾ · ¸
2 2
n(²) := max 1, +1 = +1
5² 5²
dove ricordiamo che [x] denota la parte intera di x. Dunque,
n + 53
b n := < cn < ² ∀n ∈ N, n > n̄(²).
5n 2 + 1
Abbiamo così dimostrato che
3n 2 − n 3
· ¸
3 2
∀² > 0 −² < < + ² ∀n ∈ N, n > + 1.
5 5n 2 + 1 5 5²
Ciò conclude la dimostrazione.
Si ha
|n + sin n| ≤ n + | sin n| ≤ n + 1 ≤ 2n ∀n ∈ N \ {0}.
Inoltre, osserviamo che
n 3 − n 2 + 1 = n 2 (n − 1) + 1 ≥ 1 ∀n ∈ N \ {0}.
172 CHAPTER 7. LIMITI
Allora
|n 3 − n 2 + 1| = n 3 − n 2 + 1 ≥ n 3 − n 2 = n 2 (n − 1) ∀n ∈ N \ {0}.
Pertanto, ¯ ¯
¯ n + sin n ¯ |n + sin n| 2n
¯ n 3 − n 2 + 1 ¯ = n 3 − n 2 + 1 ≤ n 2 (n − 1)
¯ ¯ ∀n ∈ N \ {0}.
Pertanto, essendo
n 2 (n − 1) ≥ n 2 (2 − 1) = n 2 ∀n ∈ N, n ≥ 2,
si ha ¯ ¯
¯ n + sin n ¯ 2n 2n 2
¯ n 3 − n 2 + 1 ¯ ≤ n 2 (n − 1) ≤ n 2 = n
¯ ¯ ∀n ∈ N, n ≥ 2.
Risolviamo
2
< ².
n
Si ha
2 2
<²⇔n> .
n ²
Quindi, scegliendo ½ · ¸ ¾
2
n̄ := max 2, +1
²
si ha ¯ ¯
¯ n + sin n ¯ 2
¯ n3 − n2 + 1 ¯ ≤ n < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
¯ ¯
n2
S OL . E S . 7.1.10. La successione −n+4
è ben definita per n ∈ N, n 6= 5. Sia M ∈ R, M < 0.
Cerchiamo n̄ ∈ N, n̄ ≥ 5, tale che
n2
<M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
−n + 4
Si ha
n2 n2
<M ⇔ > −M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
−n + 4 n −4
Si ha
4 > 0 ⇔ −4 < 0 ⇔ n − 4 < n,
quindi
n2 n2
> =n ∀n ∈ N, n ≥ 5.
n −4 n
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 173
Pertanto, se scegliamo
n̄ := max{5, [−M ] + 1},
abbiamo
n2
> n ≥ [−M ] + 1 > −M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n −4
3n 2 − n
Esercizio 7.1.11. Si consideri la successione (a n ), con a n = . Sia L il valore del suo limite.
5n 2 + 1
Per ogni ε > 0 determinare n̄ ∈ N tale che
allora
5n + 3 5n + 3 5n + 3 5n + 5 n + 1 n + n 2
< < < = ≤ = =: b n
5(5n + 1) 5(5n 2 )
2 5n 2 5n 2 n2 n2 n
Abbiamo che a n < bn ∀n ∈ N \ {0}. Cerco quindi n̄ ∈ N \ {0} tale che b n < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄, cioè
2 2
© £2¤
tale che < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄, cioè tale che n > ∀n ∈ N,
ª
n ² n ≥ n̄. Scelgo n̄ = max 1, ² + 1 =
£2¤
² +1 ∈ N \ {0}. Con questa scelta si ha
5n + 3
an = < b n < ² ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
5(5n 2 + 1)
s
n 2 + (−1)n
Esercizio 7.1.12. Si consideri la successione (a n ), con a n = . Sia L il valore del suo
n +2
limite. Determinare L e verificare la correttezza della risposta usando la definizione di limite.
174 CHAPTER 7. LIMITI
n 2 + (−1)n = 0 + 1 = 1 se n = 0
n 2 + (−1)n = 1 − 1 = 0 se n = 1
e
n 2 + (−1)n ≥ 4 − 1 = 3 se n ≥ 2.
Pertanto,
n 2 + (−1)n
≥0 ∀n ∈ N.
n +2
La successione (a n ) è quindi ben definita per ogni n ∈ N.
Si ha L = +∞. Fissiamo M ∈ R, M ≥ 0. Dimostriamo che esiste n̄ ∈ N tale che
s
n 2 + (−1)n
>M ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n +2
Si ha s
n 2 + (−1)n n 2 + (−1)n
>M ⇔ > M2
n +2 n +2
Siccome è difficile da risolvere, in n, quest’ultima disuguaglianza, ragioniamo nel modo seguente.
Per ogni n ≥ 2, si ha
n 2 + (−1)n n 2 − 1 n 2 − n n 2 − n n − 1
≥ ≥ ≥ = .
n +2 n +2 n +2 n +n 2
Risolviamo quindi
n −1
> M2 con n ∈ N, n ≥ 2.
2
Essendo
n −1
> M 2 ⇔ n − 1 > 2M 2 ⇔ n > 2M 2 + 1,
2
se poniamo
n̄ := max 2, [2M 2 + 1] + 1 = [2M 2 + 1] + 1,
© ª
deduciamo che
n 2 + (−1)n n − 1
≥ > M2 ∀n ∈ N, n ≥ n̄.
n +2 2
Esercizio 7.1.13 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Determinare il valore del limite
l ∈ R ∪ {±∞} e verificarne la correttezza usando la definizione di limite, determinando esplicita-
mente uno dei possibili n:
−2n 2 + 1
lim = l.
n→∞ n 2 + 1
7.1. VERIFICHE DI LIMITE 175
Esercizio 7.1.14 (Da autovalutazione CdL Matematica 1-12-2022). Verificare con la definizione di
limite che
n 2 − 3 sin n
lim = +∞.
n→+∞ n −2
S OL . E S . 7.1.14. Si noti che
n 2 − 3 sin n
n −2
è ben definito se n 6= 2. D’ora in poi, possiamo supporre, n ≥ 3.
Si vuole dimostrare che
n 2 − 3 sin n
∀M ∈ R+ ∃n̄ ∈ N : >M ∀n ≥ n̄.
n −2
Si noti che
| sin n| ≤ 1 ∀n
176 CHAPTER 7. LIMITI
quindi
n 2 − 3 sin n ≥ n 2 − 3| sin n| ≥ n 2 − 3 ∀n.
Per ogni n ∈ N, n ≥ 3, sarà
n 2 − 3 sin n n 2 − 3
≥ .
n −2 n −2
A questo punto si deve dimostrare che
+ n2 − 3
∀M ∈ R ∃n̄ ∈ N, n̄ ≥ 3, : >M ∀n ≥ n̄.
n −2
Lo facciamo in due modi:
I modo
Per ogni n ≥ 3 è
n ≥ 3 ⇔ −3 ≥ −n ⇔ n 2 − 3 ≥ n 2 − n.
Pertanto
n 2 − 3 n 2 − n n(n − 1)
≥ = .
n −2 n −2 n −2
Inoltre,
n −2 ≤ n
per cui
n(n − 1) n(n − 1)
≥ = n −1 ∀n ∈ N, n ≥ 3.
n −2 n
Consideriamo la disequazione
n −1 > M
che vogliamo risolvere in N \ {0, 1, 2}. Si ha
n − 1 > M n > M + 1
⇔
n ∈ N, n ≥ 3 n ∈ N, n ≥ 3.
Il discriminante è
M 2 − 8M + 12
il cui discriminante ∆, a sua volta, è tale che
∆
= 16 − 12 = 4 > 0.
4
Allora
M 2 − 8M + 12 > 0 ⇔ M < M 1 ∨ M > M 2
con
M 1 = 4 − 2 = 2, M 2 = 4 + 2 = 6.
Possiamo limitarci a dimostrare, in modo equivalente, che per ogni M ∈ R+ , M > 6, e per ogni n ≥ 3
è soddisfatta (7.11.1). Per M > 6 sappiamo dai conti sopra che il polinomio
x 2 − M x + 2M − 3
con p p
M − M 2 − 8M + 12 M + M 2 − 8M + 12
M − := , M + := .
2 2
Se scegliamo
n̄ := max{[M + ] + 1, 3}
abbiamo concluso.
Si noti che
max{[M + ] + 1, 3} = [M + ] + 1.
Infatti, essendo M > 6,
" p #
M + M 2 − 8M + 12 M
· ¸ · ¸
6
+1 ≥ +1 ≥ + 1 = 4 > 3.
2 2 2
che implica
x − 5 ∈] − 5, −3[
da cui
|x − 5| = 5 − x ∈]3, 5[.
Usando l’informazione
|x − 5| = 5 − x < 5
abbiamo
|x 2 − 6x + 5| = |x − 1||x − 5| ≤ |x − 1| · 5 ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < 1.
Se scelgo δ tale che
n² o
0 < δ < min ,1
5
abbiamo che per ogni x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ, è
|x 2 − 6x + 5| ≤ |x − 1| · 5 < δ5 < ²,
II modo:
Dobbiamo dimostrare che
x 2 − 6x + 5 > −² ⇔ x 2 − 6x + 5 + ² > 0
Essendo
∆
= 9 − (5 + ²) = 4 − ² > 0
4
allora
p p p p
x 2 − 6x + 5 + ² > 0 ⇔ x < 3− 4−²∨x > 3+ 4−² ⇔ x − 1 < 2 − 4 − ² ∨ x − 1 > 2 + 4 − ².
Pertanto ( ( p
(I ) x 2 − 6x + 5 < ² 4+²−2 < x −1 < 2+ 4+²
¡p ¢
−
⇔ p p
(I I ) x 2 − 6x + 5 > −² x −1 < 2− 4−²∨x −1 > 2+ 4−²
Osserviamo che
p
2− 4−² > 0
e che le soluzioni di ( p
4+²−2 < x −1 < 2+ 4+²
¡p ¢
−
p
x −1 < 2− 4−²
sono anche soluzioni del sistema in (7.1.4).
Se scegliamo
³p ´ p p ³p ´ p
δ := δ(²) = min{ 4 + ² − 2 , 2 + 4 + ², 2 − 4 − ²} = min{ 4 + ² − 2 , 2 − 4 − ²}
si ha
∀² ∈]0, 4[ ∃δ = δ(²) > 0 : −5 − ² < x 2 − 6x < −5 + ² ∀x ∈ R, 0 < |x − 1| < δ.
180 CHAPTER 7. LIMITI
Un teorema fondamentale è quello relativo all’algebra dei limiti che qui richiamiamo in forma
sintetica nei casi più complicati: quelli coinvolgenti limiti divergenti o convergenti a 0.
Per capire in che modo vadano interpretate le prossime uguaglianze, facciamo alcuni esempi:
il limite del prodotto di una funzione che tende a +∞ con una che tende a −∞ è uguale a −∞
1
Es. 2: Ciò che si intende con 0+
= +∞ è che
il limite del rapporto tra una funzione a numeratore che tende a 1 e una a denominatore che tende
a 0+ è uguale a +∞.
il limite della potenza che ha per base una funzione che tende a 1 e per esponente una funzione che
tende a 0 è uguale a 1.
+∞ + (−∞)
+∞ − (+∞)
±∞ · 0
∞
∞
0
0
(+∞)0
00
1∞
Le operazioni etichettate come forme indeterminate sono tali che per esse si possono formulare
esempi di calcolo di limiti per i quali si può avere qualunque esito a seconda della scelta delle
funzioni.
Esempio 7.2.2. Per ogni α ∈ R il limite limx→+∞ 1 + αx si presenta nella forma 1+∞ . Come dimo-
¡ ¢x
strato nel Corollario 7.8.13 tale limite è e α . Esso dunque varia a seconda della scelta di α: facendo
variare α in R il numero reale e α prende tutti i valori di ]0 + ∞[.
α
Esempio 7.2.3. Per ogni α ∈ R, α > 0 il limite limn→+∞ n n+1 si presenta nella forma indeterminata
+∞
+∞
. Risulta
nα + 1 nα
µ ¶
1
lim = lim 1+ α
n→+∞ n n→+∞ n n
+∞ se α > 1
µ ¶
α−1 1 α−1
= lim n lim 1 + α = lim n = 1 se α = 1
n→+∞ n→+∞ n n→+∞
0 se α < 1.
n α
Esempio 7.2.4. Per ogni α ∈ R, α > 0 il limite limn→+∞ (−1)n n si presenta nella forma indetermi-
n α
nata ∞
∞. Posto a n = (−1)n n Risulta
+∞ se α > 1
α
(2n) α−1
lim a 2n = lim = lim (2n) = 1 se α = 1
n→+∞ n→+∞ 2n n→+∞
0 se α < 1.
d’altra parte
−∞ se α > 1
α
−(2n + 1) α−1
lim a 2n+1 = lim = lim −(2n + 1) = −1 se α < 1
n→+∞ n→+∞ 2n + 1 n→+∞
0 se α < 1.
Pertanto:
(−1)n n α
"
6 ∃ se α ≥ 1
lim
n→+∞ n 0 se α < 1.
7.3. TEOREMI UTILI 183
Teorema 7.3.1 (Algebra dei limiti: l’esistenza del limite). Siano (a n ) e (b n ) successioni. Valgono
ogni qual volta il secondo membro ha senso (ossia i limiti esistono e non si presenta una forma
indeterminata).
6 ∃ lim a n ⇒ 6 ∃ lim (a n + b n )
n→+∞ n→+∞
e
(b 6= 0 e 6 ∃ lim a n ) ⇒ 6 ∃ lim (a n b n ).
n→+∞ n→+∞
D IMOSTRAZIONE . Per esercizio dimostrare la non esistenza del limite nel caso somma.
II modo:
Supponiamo che non esista il limite di (a n ). Allora esistono due sottosuccessioni (a hn ) e (a kn ) che
hanno limiti, rispettivamente, ` e `0 in R, con ` 6= `0 .
Si hanno
lim a hn lim b hn = `b
n→+∞ n→+∞
184 CHAPTER 7. LIMITI
lim a kn lim b kn = `0 b,
n→+∞ n→+∞
dunque, per l’algebra dei limiti, Teorema 7.3.1,
lim a hn b hn = `b
n→+∞
lim a kn b kn = `0 b.
n→+∞
Dato che b ∈ R \ {0}, allora
`b 6= `0 b.
Allora abbiamo trovato due sottosuccessioni di (a n b n ) aventi limiti diverso. Da qui segue che
(a n b n ) non ha limite.
In virtù dell’algebra dei limiti, alcuni limiti di funzioni apparentemente complicate sono facili da
calcolare.
Quando si ha il prodotto di due successioni, una infinitesima e una è limitata (la quale potrebbe
anche non avere limite) il limite del prodotto risulta essere zero.
∃M ≥ 0 : |b n | ≤ M ∀n ∈ N.
Per ipotesi
lim a n = 0,
n→+∞
che sappiamo, per il Teorema 7.1.5, essere equivalente a
lim |a n | = 0.
n→+∞
Allora
0 ≤ |a n b n | = |a n ||b n | ≤ |a n |M ∀n ∈ N.
Per il Teorema dei carabinieri si conclude che
lim |a n b n | = 0.
n→+∞
7.4. MASSIMO E MIMIMO LIMITE 185
Quindi, equivalentemente,
lim a n b n = 0.
n→+∞
Un analogo risultato vale per le funzioni. Quando si ha il prodotto di due funzioni, una infinitesima
e l’altra limitata (in un intorno del punto limite), allora il limite del prodotto risulta essere zero.
Teorema 7.3.4 (Limitata per infinitesima = infinitesima). Siano f , g : A → R e sia x 0 un punto limite
di A (ossia x 0 ∈ D(A), oppure x 0 = +∞ se sup A = +∞ oppure x 0 = −∞ se inf A = −∞.
Se f è infinitesima per x che tende a x 0 e g è limitata in un intorno di x 0 , allora la funzione prodotto
f g è infinitesima per x tendente a x 0 .
Analogamente,
pertanto
lim (a kn + b kn ) − lim b kn ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Dunque
(7.4.1)
max lim(a n + b n ) ≤ max lima n + lim b kn = max lima n + lim b n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
≥:
Per un teorema nelle dispense del prof. Dore, esiste una sottosuccessione (a kn ) della successione
(a n ) tale che
∃ lim a kn = max lima n .
n→+∞ n→+∞
Si ha:
Alg. limiti+(7.4.1)
max lima n = lim a kn = lim a kn + lim b kn − lim b kn = lim (a kn + b kn ) − lim b n
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
Allora
max lima n + lim b n = lim (a kn + b kn ).
n→+∞ n→+∞ n→+∞
Dato che per un teorema nelle dispense del prof. Dore
si deduce che
max lima n + lim b n ≤ max lim(a n + b n ).
n→+∞ n→+∞ n→+∞
La dimostrazione è conclusa.
Valgono le seguenti:
M 6= ; ⇒ max lima n = inf M ∈ R ∪ {−∞},
n→+∞
Mn := {m ∈ R : m è un maggiorante di (a i )i ≥n }.
Si hanno
Mn+1 ⊇ Mn ∀n ∈ N (7.4.2)
e
M= Mn .
[
(7.4.3)
n∈N
Se M = ; allora, per ogni n ∈ N
sup a k = +∞
k≥n
da cui
max lima n = +∞.
n→+∞
Sia M 6= ;. Essendo
sup a k = inf Mn
k≥n
allora
max lima n = inf sup a k = inf inf Mn . (7.4.4)
n→+∞ n∈N k≥n n∈N
Per (7.4.2) la successione (inf Mn )n∈N è decrescente. Allora
Quindi:
max lima n = lim inf Mn . (7.4.5)
n→+∞ n→+∞
Per ogni m ∈ M esiste n̄ tale che m ∈ Mn̄ , da cui
inf Mn̄ ≤ m.
Pertanto
lim inf Mn = lim inf Mn ≤ m.
n→+∞ n→+∞,n≥n̄
Allora
(7.4.5)
max lima n ≤ m ∀m ∈ M .
n→+∞
Quindi
Esercizio 7.4.4. Scrivere un analogo della Proposizione 7.4.3 per il min lim.
an < λ ∀n ≥ n̄.
Esercizio 7.4.6. Scrivere e dimostrare una versione del Lemma 7.4.5 per il minimo limite.
7.5. Criteri per il calcolo dei limiti di successione con massimo e minimo limite
Teorema 7.5.1 (Criterio del rapporto per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini positivi.
Se
a n+1
max lim = ` ∈ [0, 1[
k→∞ an
allora la successione (a n ) tende a 0.
Se
a n+1
min lim = ` ∈]1, +∞](=]1, +∞[∪{+∞})
k→∞ an
allora la successione (a n ) diverge a +∞.
a n+1
per il Corollario 7.4.5 si ha an
< q definitivamente, ossia:
a n+1
∃n̄ ∈ N : <q ∀n ≥ n̄.
an
Per induzione si dimostra (v. Esercizio 5.3.2) che
lim a n = 0.
n→+∞
Per la dimostrazione di questo prossimo, e molto utile, risultato faremo uso del Lemma 6.3.40 e
del teorema del confronto.
Teorema 7.5.3 (Criterio della radice per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini non
negativi. Se
p
max lim n a n = ` ∈ [0, 1)
n→+∞
allora la successione (a n ) tende a 0.
Se
p
min lim n a n = ` ∈ (1, +∞]
n→+∞
allora la successione (a n ) diverge a +∞.
1+`
Per il Lemma 6.3.40, essendo 0 < < 1,
2
¶n
1+`
µ
lim = 0,
n→+∞ 2
deduciamo, per il teorema del confronto, che limn→+∞ a n = 0.
Se i limiti esistono, segue immediatamente dal Teorema 7.5.3, il seguente risultato.
Corollario 7.5.4 (Criterio della radice coi limiti). Sia (a n ) una successione di numeri reali non
negativi. Allora
p
lim n a n = ` ∈ [0, 1) ⇒ lim a n = 0
n→+∞ n→+∞
p
lim n a n = ` ∈ (1, +∞] ⇒ lim a n = +∞.
n→+∞ n→+∞
D IMOSTRAZIONE .
Dimostriamo l’affermazione coi massimi limiti.
Se max lima n = +∞ la relazione è ovvia.
n→+∞
Se max lima n < +∞ possiamo scegliere un maggiorante definitivo m ∈ R di (a n ), ossia tale che,
n→+∞
In particolare,
an
∃ lim (a n − a n−1 ) =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim = Λ.
n→+∞ n→+∞ n
Essendo
a0
lim = 0,
n→+∞ n
allora
a n − a 0 Esercizio 7.4.1 an −a 0 an
max lim = max lim + lim = max lim .
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n
Analogamente:
a n − a 0 Esercizio 7.4.1 an −a 0 an
min lim = min lim + lim = min lim .
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n
La conclusione segue.
Teorema 7.5.7 (Hopital discreto: ∞/ + ∞). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali, con
(i) (b n ) strettamente crescente
(ii) b n → +∞.
Allora
a n − a n−1 an an a n − a n−1
min lim ≤ min lim ≤ max lim ≤ max lim .
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n n→+∞ b n n→+∞ b n − b n−1
In particolare, se esiste
a n − a n−1 an
µ ¶
∃ lim =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim =Λ .
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n
192 CHAPTER 7. LIMITI
D IMOSTRAZIONE .
Dimostriamo la disuguaglianza coi max lim.
a n −a n−1
Per la stretta crescenza di (b n ) è ben definito b n −b n−1 .
Se max lim abnn −a n−1
−b n−1
= +∞ non c’è nulla da dimostrare.
n→+∞
Sia max lim abnn −a
−b n−1 ∈ R. Senza perdita di generalità possiamo supporre (b n ) positiva.
n−1
n→+∞ ³ ´
a n −a n−1
Sia m un maggiorante definitivo di bn −bn−1 , ossia (v. Definizione 7.4.2)
n
a n − a n−1
∃n̄ ∈ N : ≤m ∀n > n̄
b n − b n−1
da cui
∃n̄ ∈ N : a i − a i −1 ≤ m(b i − b i −1 ) ∀i > n̄.
Sommando su i , per ogni n ≥ n̄
n n
Es. 5.3.3 X X Es. 5.3.3
a n − a n̄ = (a i − a i −1 ) ≤ m (b i − b i −1 ) = m(b n − b n̄ ).
i =n̄+1 i =n̄+1
Dividendo per b n (che, come detto è, senza perdita di generalità, positivo) otteniamo
a n − a n̄ b n − b n̄
≤m
bn bn
da cui
an b n − b n̄ a n̄ a n̄ − b n̄
≤m + =m+ .
bn bn bn bn
Pertanto, mandando n a infinito, dalla (ii) si ha
an a n̄ − b n̄ a n̄ − b n̄
max lim ≤ m + max lim = m + lim = m + 0 = m.
n→+∞ bn n→+∞ bn n→+∞ bn
Dunque,
an
max lim ≤ m.
n→+∞ bn
Dalla Proposizione 7.4.3
a n − a n−1 a n − a n−1
½ ¾
max lim = inf m : mè un maggiorante definitivo di
n→+∞ b n − b n−1 b n − b n−1
quindi
an a n − a n−1
max lim
≤ max lim .
n→+∞ b n n→+∞ b n − b n−1
Si lascia per esercizio la dimostrazione per i min lim.
Teorema 7.5.8 (Hopital discreto: 0/0). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali infinitesime, (b n ) stretta-
mente monotona. Allora
a n+1 − a n an
lim = Λ ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim = Λ.
n→+∞ b n+1 − b n n→+∞ b n
7.5. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE CON MASSIMO E MINIMO LIMITE 193
Prima di enunciare un risultato riguardante i massimi e i minimi limiti della media geometrica,
dimostriamo un risultato preliminare.
da cui µ ¶
sup log(a k ) ≤ log sup a k .
k≥n k≥n
Tenendo conto che la funzione esponenziale di base e > 1 è crescente, si ha
¡ ¢
exp sup log(a k ) ≤ sup a k . (7.5.1)
k≥n k≥n
Essendo
inf sup log(a k ) ≤ sup log(a k ) per ogni n ∈ N,
m∈N k≥m k≥n
si ha, per la crescenza di x 7→ e x ,
µ ¶ µ ¶
exp inf sup log(a k ) ≤ exp sup log(a k ) per ogni n ∈ N,
m∈N k≥m k≥n
da cui µ ¶ µ ¶
exp inf sup log(a k ) ≤ inf exp sup log(a k ) . (7.5.2)
m∈N k≥m n∈N k≥n
Combinando (7.5.1) e (7.5.2) deduciamo
µ ¶
exp inf sup log(a k ) ≤ inf sup a k
m∈N k≥m n∈N k≥n
ossia ³ ´
exp max lim log(a n ) ≤ max lima n .
n→+∞ n→+∞
Per la crescenza della funzione x 7→ log x deduciamo
¡ ¢
max lim log(a n ) ≤ log max lima n .
n→+∞ n→+∞
Dimostriamo ora il ≥:
Fissato n ∈ N si ha
sup a h ∈ {sup a k : m ∈ N}
h≥n k≥m
194 CHAPTER 7. LIMITI
da cui
sup a h ≥ inf {sup a k : m ∈ N}
h≥n m∈N k≥m
ossia
sup a h ≥ max lima m per ogni n ∈ N.
h≥n m→+∞
Da qui deduciamo
¡ ¢ ¡ ¢
log max lima m ≤ inf log sup a h . (7.5.3)
m→+∞ n∈N h≥n
Fissiamo ora h ∈ N, h ≥ n. Si ha
log(a h ) ∈ {log(a k ) : k ≥ n}
da cui
log(a h ) ≤ sup log(a k ).
k≥n
D IMOSTRAZIONE . Si ha
Ãs ! Ã !
n 1 n n
n
Y Y Es. 5.3.7 1 X
log ai = log ai = log(a i ).
i =1 n i =1 n i =1
Applicando il Teorema 7.5.5 alla successione αn := log a n , essendo
Ãs !
1X n 1X n n
σn = αi = n
Y
log(a i ) = log ai ,
n i =1 n i =1 i =1
si ha
Ãs ! Ãs !
n
Y n
Y
n n
min lim log a n ≤ min lim log ai , max lim log a i ≤ max lim log a n .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
i =1 i =1
Per il Lemma 7.5.9 ³ ´
max lim log a n = log max lima n .
n→+∞ n→+∞
Analogamente
Ãs ! Ã s !
n
Y n
Y
n
max lim log a i = log max lim n ai
n→+∞ n→+∞
i =1 i =1
Abbiamo cosí dimostrato
às !
n
Y ³ ´
log max lim n a i ≤ log max lima n .
n→+∞ n→+∞
i =1
a n+1
In particolare, se esiste lim allora
n→+∞ a n
p
n
a n+1
lim a n = lim .
n→+∞ n→+∞ a n
a n+1 an
min lim = min lim
n→+∞ an n→+∞ a n−1
dimostriamo che
an p
min lim ≤ min lim n a n .
n→+∞ a n−1 n→+∞
Sia
an
αn := .
a n−1
Dato che si ha
n n ai an
Esercizio 5.3.4
αi =
Y Y
= ,
i =1 i =1 a i −1 a0
applicando il Teorema 7.5.10 alla successione αn si ottiene
s
n p
an an n
an
r
= min limαn = min lim αi = min lim
n
Y
n
min lim = min lim p .
n→+∞ a n−1 n→+∞ n→+∞ n→+∞ a0 n→+∞ n
a0
i =1
e
a n+1 a n+1
min lim < max lim .
n→+∞ an n→+∞ a n
7.6. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE SENZA MASSIMO E MINIMO LIMITE 197
7.6. Criteri per il calcolo dei limiti di successione senza massimo e minimo limite
Riassumiamo qui i criteri esaminati nella sezione precedente, enunciando i teoremi senza usare
la nozione di massimo e minimo limite.
Tutti questi risultati sono conseguenza dei precedenti, ma del Teorema 7.6.1, Teorema 7.6.6 e
Teorema 7.6.11 si ridà la dimostrazione.
Teorema 7.6.1 (Criterio del rapporto per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini positivi.
Se
a n+1
lim = ` ∈ [0, 1[
k→∞ a n
allora la successione (a n ) tende a 0.
Se
a n+1
lim = ` ∈]1, +∞](=]1, +∞[∪{+∞}).
k→∞ a n
allora la successione (a n ) diverge a +∞.
lim a n = 0.
n→+∞
1
Si lascia per esercizio la dimostrazione della seconda parte. Basta considerare (b n ), con b n := an e
applicare il criterio del rapporto a tale successione.
`, `, +∞, 0, 6 ∃.
Sol.:
p p p
an 2 + sin n sin( n) − sin( n − 1)
= p = 1+ p .
a n−1 2 + sin n − 1 2 + sin n − 1
Ora per le formule di prostaferesi
¯ p p ¯¯ p p ¯ ¯ p p ¯
¯ p p ¯ ¯ n − n − 1 ¯¯ ¯¯ n + n − 1 ¯¯ ¯ n − n − 1 ¯¯
¯sin( n) − sin( n − 1)¯ = 2 ¯sin ¯ ¯cos ¯ ≤ 2 ¯sin ¯.
¯ ¯ ¯ ¯
¯ 2 ¯¯ 2 ¯ ¯ 2 ¯
Essendo
1 1 1
≤ p ≤ =1
3 2 + sin n − 1 2 − 1
allora la successione p p
sin( n) − sin( n − 1)
p
2 + sin n − 1
è infinitesima, in quanto prodotto di una successione infinitesima per una limitata, v. Teorema
7.3.3.
Ciò ci permette di concludere che
an
lim = 1.
n→+∞ a n−1
7.6. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE SENZA MASSIMO E MINIMO LIMITE 199
Teorema 7.6.4 (Criterio della radice per le successioni). Sia (a n ) una successione a termini non
negativi. Allora
p
lim a n = ` ∈]1, +∞]
n
⇒ lim a n = +∞
n→+∞ n→+∞
p
lim n a n = ` ∈ [0, 1[ ⇒ lim a n = 0.
n→+∞ n→+∞
allora
an − a0 an −a 0 an
lim = lim + lim = lim .
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n n→+∞ n
La conclusione segue.
Esercizio 7.6.7 (n vince su log n). Sia a n := log n. Applicare il Teorema 7.5.6 oppure 7.6.6 per
dedurre
log n
lim = 0.
n→+∞ n
[N.B.: si usa la continuità della funzione logaritmo]
Sol:
³ n ´
lim (a n − a n−1 ) = lim (log(n) − log(n − 1)) = lim log = log 1 = 0.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n −1
Teorema 7.6.8 (Hopital discreto: ∞/ + ∞). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali, con
(i) (b n ) strettamente crescente
(ii) b n → +∞.
Allora
a n − a n−1 an
µ ¶
∃ lim =: Λ ∈ R ⇒ ∃ lim =Λ .
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ b n
n 2 +3n
a n − a n−1 2n+1
lim = lim 2
n→+∞ b n − b n−1 n→+∞ n − 3 − (n − 1)2 + 3
n 2 +3n n 2 +3n
2n+1 2n+1
= lim = lim
n→+∞ n 2 − (n − 1)2 n→+∞ 2n − 1
n 2 1 + n3
¡ ¢
n 2 + 3n 1
= lim = lim ´= .
n→+∞ 4n 2 − 1
³
n→+∞
4n 2 1 − 1 4
4n 2
Pertanto, per il Teorema 7.6.8
Pn n 2 +3n
k=1 2n+1 1
lim = .
n→+∞ n2 − 3 4
7.6. CRITERI PER IL CALCOLO DEI LIMITI DI SUCCESSIONE SENZA MASSIMO E MINIMO LIMITE 201
Teorema 7.6.10 (Hopital discreto: 0/0). Siano (a n ) e (b n ) successioni reali infinitesime, (b n ) stretta-
mente monotona. Allora
a n+1 − a n an
lim = Λ ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim = Λ.
n→+∞ b n+1 − b n n→+∞ b n
D IMOSTRAZIONE . Si ha
Ãs ! Ã !
n 1 n n
n
Y Y Es. 5.3.7 1 X
log ai = log ai = log(a i ).
i =1 n i =1 n i =1
Applicando il Teorema 7.6.5 alla successione αn := log a n , essendo
Ãs !
1X n 1X n n
σn = αi =
Y
log(a i ) = log n ai ,
n i =1 n i =1 i =1
si ha Ãs !
n
Y
n
lim log(a n ) = lim log ai
n→+∞ n→+∞
i =1
Essendo la funzione logaritmo una funzione continua, si ha
³ ´
lim log(a n ) = log lim a n
n→+∞ n→+∞
e Ãs ! Ã s !
n
Y n
Y
n n
lim log a i = log lim ai .
n→+∞ n→+∞
i =1 i =1
Dunque às !
³ ´ n
Y
n
log lim a n = log lim ai .
n→+∞ n→+∞
i =1
Per la iniettività di log si ha s
n
Y
n
lim a n = lim ai .
n→+∞ n→+∞
i =1
a n+1
D IMOSTRAZIONE . Dato che se esiste lim allora
n→+∞ a n
a n+1 an
lim = lim
n→+∞ a n n→+∞ a n−1
dimostriamo che
p
n
an
lim a n = lim .
n→+∞ n→+∞ a n−1
Sia
an
αn := .
a n−1
Dato che si ha
n an
Esercizio 5.3.4
αi
Y
= ,
i =1 a0
applicando il Teorema 7.6.11 alla successione αn si ottiene
s
n p
an an n
an
r
= lim αn ≤ lim αi = lim
n
Y
n
lim = lim p .
n→+∞ a n−1 n→+∞ n→+∞ n→+∞ a 0 n→+∞ n a 0
i =1
Essendo
p
n
lim a0 = 1
n→+∞
si deduce
an p
n
lim = lim an .
n→+∞ a n−1 n→+∞
Le proposizioni enunciate nella sezione 7.9 ci dicono che è possibile talvolta semplificare le espres-
sioni delle funzioni e delle successioni di cui si vuole calcolare il limite, individuando delle rela-
zioni di trascurabilità o di asintoticità.
A tal fine ci sono dei limiti molto importanti, detti limiti notevoli che vanno conosciuti e imparati.
7.7.1. Potenze.
(Es. 6.3.36) lim x k = +∞ ∀k ∈ N \ {0}
x→+∞
"
k = +∞ se k ∈ N \ {0} pari
(Es. 6.3.37) lim x
x→−∞ = −∞ se k ∈ N \ {0} dispari.
1
(Es. 6.3.38) lim x k = +∞ ∀k ∈ N \ {0}.
x→+∞
Più in generale:
se α < 0
0
α
(Eserc. 6.3.50) lim x = 1 se α = 0
x→+∞
+∞ se α > 0
(1 + x)α − 1
(Es. 7.8.17) lim =α ∀α ∈ R.
x→0 x
7.7.2. Esponenziali.
= +∞ se a > 1
=1 se a = 1
(Lemma 6.3.40) lim a n
n→+∞ =0
se |a| < 1
6∃ se a ≤ −1
1
(Lemma 6.3.41) lim a n = 1 ∀a ∈ R, a > 0
n→+∞
lim a x = +∞ se a > 1
x→+∞
(Prop. 6.4.6)
lim a x = 0 se 0 < a < 1
x→+∞
lim a x = 0 se a > 1
x→−∞
(Prop. 6.4.6)
lim a x = +∞ se 0 < a < 1.
x→−∞
ex − 1
(Teor. 7.8.16) lim = 1.
x→0 x
204 CHAPTER 7. LIMITI
7.7.3. Logaritmi.
lim loga x = +∞ se a > 1
x→+∞
(Prop. 6.6.5)
lim loga x = −∞ se 0 < a < 1
x→+∞
e
lim loga x = −∞ se a > 1
x→0
lim loga x = +∞ se 0 < a < 1.
x→0
log(1 + x)
(Teor. 7.8.25) lim = 1.
x→0 x
7.7.4. Successioni: n! e n n .
n!
(Eserc. 7.8.2) lim =0
n→+∞ n n
r
n nn
(Es. 7.6.13 e Es. 7.8.15) lim =e
n→+∞ n!
n
7.7.6. Successioni: n! e a .
an
(Eserc. 7.8.4) lim =0 ∀a > 0
n→+∞ n!
ax
(Teor. 7.8.18) lim α = +∞ ∀a > 1, ∀α ∈ R.
x→+∞ x
xk
(Teor. 7.8.21) lim =0 0 < a < 1, k ∈ Z
x→−∞ a x
7.7. LIMITI NOTEVOLI 205
se α < β
0 α
n
(Es. 7.8.7) lim β = 1 se α = β
n→+∞ n
+∞ se α > β
se α < β
0
xα
(Da Eserc. 6.3.50) lim β = 1 se α = β
x→+∞ x
+∞ se α > β
log n
(Es. 7.8.10) lim =0 ∀α > 0
n→+∞ nα
log x
(Teor. 7.8.23) lim =0 ∀α ∈ R, α > 0.
x→+∞ x α
1
(Teor. 7.8.12) lim (1 + )x = e
x→±∞ x
α x
(Cor. 7.8.13) lim (1 + ) = eα ∀α ∈ R
x→±∞ x
1
(Teor. 7.8.14) lim (1 + αx) x = e α ∀α ∈ R.
x→0
206 CHAPTER 7. LIMITI
sin x
(Teor. 7.8.27) lim =1
x→0 x
tan x
(Cor. 7.8.28) lim =1
x→0 x
1 − cos x 1
(Cor. 7.8.29) lim =
x→0 x2 2
1 − cos x
(Es. 7.8.30) lim =0
x→0 x
arcsin x
(Es. 7.8.31) lim =1
x→0 x
arctan x
(Es. 7.8.32) lim =1
x→0 x
7.8. Dimostrazione dei limiti notevoli
n! ≤ n n−1 ∀n ∈ N \ {0}.
Allora
n n = nn n−1 ≥ n n−1 ≥ n! ∀n ∈ N \ {0}.
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 207
n! ≤ n n−1 ∀n ∈ N \ {0}.
Sol:
(a):
Applichiamo il il criterio del rapporto (v. Corollario 7.5.2) alla successione a n = nn!n .
Si ha
a n+1 (n + 1)! nn nn 1 1 1
= n+1
= (n + 1) n
= 1
= .
an n! (n + 1) (n + 1) n + 1 (1 + n ) n (1 + n1 )n
Per il Lemma 6.5.1,
1 1
lim = < 1.
n→+∞ (1 + 1 )n e
n
Dunque per il criterio del rapporto concludiamo che la successione (a n ) converge a 0.
(b):
Ovvia.
Si ha
se α − 1 < 0
0
α−1 Esercizio 6.3.50
lim (n + 1) = 1 se α − 1 = 0
n→+∞
+∞ se α − 1 > 0.
e, per il Lemma 6.5.1,
1 1
1 n
= .
(1 + n)
e
Dunque:
0 · 1e = 0 se α < 1
a n+1 1 1
lim = 1 · e = e < 1 se α = 1
n→+∞ a n
+∞ se α > 1.
Per il criterio del rapporto concludiamo che la successione (a n ) converge a 0 se e solo se α ≤ 1 e
diverge a +∞ se e solo se α > 1.
Esercizio 7.8.5 (a n vince su n α ). Usando il Corollario 7.5.2 e il Teorema 6.3.48 dimostrare che per
ogni α ∈ R (
an +∞ se a > 1
lim =
n→+∞ n α 0 se 0 < a < 1.
Sol:
Se α = 0 la tesi segue dal Lemma 6.3.40.
n
Se α 6= 0, applichiamo il criterio del rapporto alla successione (a n ), dove a n := na α .
Si ha
a n+1 a n+1 n α 1 Teor. 6.3.48
lim = lim = lim a ¢α = a.
n→+∞ a n n→+∞ a n (n + 1)α 1+ 1
¡
n→+∞
n
La tesi segue applicando il criterio del rapporto (v. Corollario 7.5.2).
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 209
Per α < 2 si può dare un’altra dimostrazione che fa uso della Disuguaglianza di Bernoulli del II
ordine.
Esercizio 7.8.6. Dimostrare usando la Disuguaglianza di Bernoulli del II ordine, v. Esercizio 5.2.9,
che
an
lim = +∞
n→+∞ n α
per ogni a > 1.
Sol:
a n (1 + (a − 1))n 1 + n(a − 1) + n(n − 1)(a − 1)2 n(n − 1)(a − 1)2
= ≥ ≥ .
nα nα nα nα
Ora, se α < 2 si ha
n(n − 1)(a − 1)2
µ ¶
2−α 1 Es. 6.3.50
lim α
= lim n 1− (a − 1)2 = +∞,
n→+∞ n n→+∞ n
dunque la conclusione segue dal Teorema del confronto.
Sia ora α ≥ 2. Si ha ³ ´n α
1
a n aα
lim = lim .
n→+∞ n α n→+∞ n
Tale ultimo limite vale +∞. Possiamo infatti usare quanto dimostrato sopra, dato che a > 1 e α > 0
1
implicano a α > 1.
Esercizio 7.8.7 (All’infinito la potenza di esponente grande vince su quella di esponente piccolo).
Dimostrare che
nα
lim =0 ∀α, β ∈ R, α < β.
n→+∞ n β
Sol:
nα 1 Esercizio 6.3.50
lim = lim = 0.
n→+∞ n β n→+∞ n β−α
Esercizio 7.8.8 (Verso zero la potenza di esponente piccolo vince su quella di esponente grande).
Dimostrare che ¡ 1 ¢α
lim n = +∞ ∀α, β ∈ R, α < β.
n→+∞ ¡ 1 ¢β
n
Sol: ¡ 1 ¢α
nβ Es. 7.8.7
lim ¡ n ¢β = lim α = +∞.
n→+∞ 1 n→+∞ n
n
7.8.5. Limiti notevoli di successione: log n e n α . Tale confronto è più facile farlo con le fun-
zioni. Si veda il paragrafo 7.8.9.
Qui anticipiamo i seguenti risultati, con dimostrazioni autonome.
Esercizio 7.8.9 (n vince su log n). Sia a n := log n. Applicare il Teorema 7.5.6 per dedurre
log n
lim = 0.
n→+∞ n
Sol: ³ n ´
lim (a n − a n−1 ) = lim (log(n) − log(n − 1)) = lim log = log 1 = 0.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n −1
Esercizio 7.8.10 (n α vince su log n). Dimostrare che per ogni α > 0
log n
lim = 0.
n→+∞ nα
Sol:
Notiamo che il limite si presenta nella forma indeterminata +∞
+∞
, vedi Proposizione 6.6.5 e Esercizio
6.3.50.
Se α = 1 è l’Esercizio 7.8.9.
Se α > 1 è ovvio:
log n log n n log n 1
lim α
= lim α
= lim = 0.
n→+∞ n n→+∞ n n n→+∞ n n α−1
Se α < 1:
log n 1 log(n α ) 1 log([n α ] + 1)
0 ≤ lim = lim ≤ lim
n→+∞ n α n→+∞ α nα α n→+∞ [n α ]
³ ³ ´´ ³ ´
α 1 α 1
1 log [n ] 1 + [n α ] 1 log([n ]) + log 1 + [n α ]
lim α
= lim α
n→+∞ α [n ] n→+∞ α [n ]
³ ´
1
1 log([n α ]) log 1 + [n α ]
= lim + .
n→+∞ α [n α ] [n α ]
Ovviamente ³ ´
log 1 + [n1α ]
lim = 0.
n→+∞ [n α ]
per ogni n ∈ N \ {0}, a n := [n α ], allora
log(n)
D’altra parte, posto f : N \ {0} → R, f (n) = n , e definito,
α
log([n ])
= f (a n ).
[n α ]
Sappiamo dall’Esercizio 7.8.9 che lim f (n) = 0 e che
n→+∞
Es. 6.3.50
lim a n = lim [n α ] ≥ lim (n α − 1) = +∞.
n→+∞ n→+∞ n→+∞
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 211
da cui p
n −1 1
bn − 1 ≤ <p .
n n
Allora
2 1 3
1 ≤ a n = b n2 = (1 + (b n − 1))2 = 1 + 2(b n − 1) + (b n − 1)2 ≤ 1 + p + < 1 + p ,
n n n
da cui segue, per il Teorema dei carabinieri, che
p
n
lim a n = lim n = 1.
n→+∞ n→+∞
Se α ∈ Z, α < 0
p 1
lim ( n n)α = lim p
n→+∞ n→+∞ ( n n)−α
Dato che le successioni agli estremi tendono a 1 per quanto sopra dimostrato, allora per il Teorema
dei carabinieri tende a 1 anche la successione tra esse compresa.
III modo:
Dimostriamo solo il caso α = 1. Gli altri procedono come nel caso precedente.
p
Se n ∈ N, n ≥ 2, poniamo a n := n n − 1. Allora, essendo n > 1, a n > 1. Inoltre, per il Teorema 5.3.36,
à ! à !
p n n n 2 n(n − 1) 2
(5.3.3)
n = ( n n)n = (a n + 1)n = a nk ≥
X
a = an .
k=0 k 2 n 2
Dunque
r
2
0 < an ≤ .
n −1
Dato che r
2
lim =0
n→+∞ n −1
p
concludiamo per il Teorema dei carabinieri che lim a n = 0, ossia lim n n = 1.
n→+∞ n→+∞
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 213
t + 1 t +1 1 t
µ ¶ µ ¶ µ ¶
1
= lim = lim 1 + 1+ = e.
t →+∞ t t →+∞ t t
D IMOSTRAZIONE . Se α = 0 è ovvia.
Sia α > 0. Usando il Teorema del calcolo del limite di funzione composta, il Corollario 7.8.13 si ha
la tesi. Infatti:
1 y= x1 α y Cor. 7.8.13 α
lim+ (1 + αx) x = lim (1 + ) = e .
x→0 y→+∞ y
e
1 y= x1 α y Cor. 7.8.13 α
lim− (1 + αx) x = lim (1 + ) = e .
x→0 y→−∞ y
Quindi esiste
1
lim (1 + αx) x = e α ∀α ∈ R, α > 0.
x→0
ex − 1
lim = 1.
x→0 x
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 215
D IMOSTRAZIONE .
Sia 0 < x < 21 . Allora
1
>2
£1¤ x
Posto n := x
si ha
1
2≤n≤ < n +1
x
da cui
1
nx ≤ 1 n> − 1.
x
Dal Lemma 6.5.1 si ha
1 n+1 1 n
¶ µ µ ¶
1+ < e < 1+ .
n +1 n −1
Quindi, per la Proposizione 6.3.49
1 (n+1)x 1 nx
µ ¶ µ ¶
x
1+ < e < 1+ . (7.8.1)
n +1 n −1
Stimiamo l’ultimo membro della disuguaglianza. Essendo nx ≤ 1, per la (P4) della Proposizione
6.3.46 ¶nx 1
1 n> x −1 x
µ
1 Proposizione 6.3.46 (P4) 1
1+ ≤ 1+ < 1+ 1
= 1+ .
n −1 n −1 x −1−1 1 − 2x
Stimiamo il primo membro della disuguaglianza (7.8.1).
1 (n+1)x n+1> x +(P 4)
1
x
µ ¶
1 n≤1/x 1
1+ > 1+ ≥ 1+ 1
= 1+ .
n +1 n +1 x +1 1+x
Dalle informazioni ottenute si ha
x x 1
1+ < ex < 1 + ∀0 < x <
1+x 1 − 2x 2
da cui
ex − 1
¸ ·
1 1 1
< < ∀x ∈ 0, .
1+x x 1 − 2x 2
Tale doppia disuguaglianza assieme al Teorema dei carabinieri implica
ex − 1
lim = 1. (7.8.2)
x→0+ x
Dimostriamo che il limite per x che tende a 0 da sinistra vale anch’esso 1. Si ha
ex − 1 1 − e −x e −x − 1
= ex = ex .
x x −x
Da (7.8.2) e dal Teorema 6.4.5 deduciamo
ex − 1 e −x − 1 y=−x e y − 1 (7.8.2)
lim− = lim− e x lim− = = 1 · lim+ = 1.
x→0 x x→0 x→0 −x y→0 y
216 CHAPTER 7. LIMITI
D IMOSTRAZIONE .
Se α = 0 la tesi segue dalla Proposizione 6.4.6.
Sia α < 0:
ax
= lim a x x −α = +∞
lim
x→+∞ x α x→+∞
in quanto, per la Proposizione 6.4.6
lim a x = +∞
x→+∞
e, ricordando che −α > 0, per l’Esercizio 6.3.50
lim x −α = +∞.
x→+∞
Sia α > 0:
Per l’Esercizio 7.8.5, essendo a > 1,
an
lim = +∞.
n→+∞ n α
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 217
x 7→ x α a x è positiva in ]0, ∞[
D IM . T EOREMA 7.8.19.
1
Essendo 0 < a < 1, si ha b := a > 1. Quindi
xα 1 Teor.7.8.1800 1 00
lim x α a x = lim x
= lim b x = = 0 (0+ ).
x→+∞ x→+∞ b x→+∞ +∞
α x
D IMOSTRAZIONE . Si ha
xk y=−x (−y)k
lim = lim = lim a y (−y)k .
x→−∞ a x y→+∞ a −y y→+∞
lim x k a x = 0 se a > 1, k ∈ Z.
x→−∞
D IMOSTRAZIONE . Si ha
µ ¶y
k x y=−x k −y 1 k
lim x a = lim (−y) a = lim (−y) .
x→−∞ y→+∞ y→+∞ a
Se k è pari, per la Proposizione 6.3.8 è (−y)k = y k , da cui
µ ¶y µ ¶y
k 1 k 1 0<1/a<1 + Teor. 7.8.19
lim (−y) = lim y = 0.
y→+∞ a y→+∞ a
Se k è dispari, per la Proposizione 6.3.8 è (−y)k = −y k , da cui
µ ¶y µ ¶y
k 1 k 1 0<1/a<1 + Teor. 7.8.19
lim (−y) = lim −y = 0.
y→+∞ a y→+∞ a
La tesi segue.
7.8. DIMOSTRAZIONE DEI LIMITI NOTEVOLI 219
D IMOSTRAZIONE . Si ha
y=log(|x|)⇔|x|=e y e α >1 (v. Prop. 6.3.46 (P2)) + Teorema 7.8.22
lim |x|α log |x| = lim (e y )α y = lim y(e α ) y = 0.
x→0 y→−∞ y→−∞
log(1 + x)
lim = 1.
x→0 x
D IMOSTRAZIONE . Si ottiene la tesi usando il Teorema 7.8.14 e il teorema del limite di funzione
composta. Infatti
log(1 + x) 1 Teor. 7.8.14
lim = lim log((1 + x) x ) = log e = 1.
x→0 x x→0
log(x)
lim = 1.
x→1 x − 1
D IMOSTRAZIONE . Si ottiene la tesi usando il Teorema 7.8.25 e il teorema del limite di funzione
composta. Infatti, con la sostituzione y = x − 1, si ha y → 0 quando x → 1 e
sin x
lim = 1.
x→0 x
D IMOSTRAZIONE .
Sia 0 < x < π2 .
220 CHAPTER 7. LIMITI
1.8
1.6
1.4
1.2
1
P
0.8
0.6
0.4 h
0.2
O H A
-1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2
-0.2
-0.4
L’area del triangolo O AT è maggiore dell’area del settore circolare O AP . L’area di tale settore
-0.8
La funzione x 7→ sinx x è pari per l’Esercizio 3.2.29, così come la funzione coseno. così si ha
sin x π
cos x < <1 ∀0 < x < .
x 2
Abbiamo quindi dimostrato
sin x i π πh
cos x < <1 ∀x ∈ − , \ {0}.
x 2 2
Per il Lemma 6.7.20 limx→0 cos x = 1 e la tesi segue dal Teorema dei carabinieri.
S OL . E S . 7.8.31. Per il teorema di calcolo del limite di funzione composta e per il Teorema
7.8.27
arcsin x y=arcsin x y
lim = lim = 1.
x→0 x y→0 sin y
Per semplificare il calcolo dei limiti di successioni e di funzioni è utile riconoscerne le funzioni
trascurabili o asintotiche.
Definizione 7.9.1. Siano (a n ) e (b n ) successioni, con (b n ) definitivamente non nulla. Diciamo che
(a n ) è trascurabile rispetto a (b n ) se
an
lim = 0.
n→∞ b n
In tal caso scriviamo a n = o(b n ).
Definizione 7.9.2. Siano (a n ) e (b n ) successioni, con (b n ) definitivamente non nulla. Diciamo che
(a n ) è asintotica a (b n ) se
an
lim = 1.
n→+∞ b n
In tal caso scriviamo a n ∼ b n .
Teorema 7.9.3 (Aritmetica dell’o piccolo per successioni). Per ogni c ∈ R\{0} e per ogni successione
(a n ) e (b n ) si hanno le seguenti:
• −o(a n ) = o(a n )
• c o(a n ) = o(a n )
• o(ca n ) = o(a n )
• o(a n ) ± (a n ) = o(a n )
• o(o(a n )) = o(a n )
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 223
7.9.2. Asintotici e trascurabili per le funzioni. Le definizioni sopra si possono replicare per
le funzioni.
S OL . E S . 7.9.6. Essendo
def. f (x)
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇔ lim = 1,
x→x 0 g (x)
Teorema 7.9.7 (Aritmetica dell’o per le funzioni). Per ogni c ∈ R\{0} e per ogni f , g : A → ∞ si hanno
(per x → x 0 , con x 0 ∈ R ∪ {±∞}) le seguenti:
• −o( f (x)) = o( f (x))
• c o( f (x)) = o( f (x))
• o(c f (x)) = o( f (x))
• o( f (x)) ± o( f (x)) = o( f (x))
• o(o( f (x))) = o( f (x))
• o( f (x) + o( f (x))) = o( f (x))
• f (x) · o(g (x)) = o( f (x)g (x))
• o( f (x)) · o(g (x)) = o( f (x)g (x)) ³ ´
o( f (x)) f (x)
• (se g (x) 6= 0 in un intorno di x 0 eccetto al più in x 0 ) f (x) = o(g (x)) ⇒ g (x)
=o g (x)
• f (x) + o( f (x)) ∼ f (x)
• f (x) ∼ g (x) ⇒ o( f (x)) ∼ o(g (x))
Come conseguenza del Teorema 7.9.7 abbiamo il seguente confronto tra potenze.
Corollario 7.9.8 (Aritmetica dell’ o piccolo per le potenze). Per ogni α, β ∈ R positivi e per c ∈ R\{0},
valgono le seguenti uguaglianze per x → 0:
−o(x α ) = o(x α )
c o(x α ) = o(x α )
o(c x α ) = o(x α )
o(o(x α )) = o(x α )
D IMOSTRAZIONE .
(a):
a n0
µ ¶
a n + a n0 = an 1 +
an
Dato che
a n0
µ ¶
lim 1 + = 1,
n→+∞ an
dal Teorema 7.3.1 si ha
a n0
µ ¶
lim a n 1 + = lim a n
n→+∞ an n→+∞
(b):
Si ha
n a0
a n + a n0 a n 1 + an
lim 0 = lim .
n→+∞ b n + b n n→+∞ b n b0
1+ n bn
226 CHAPTER 7. LIMITI
Analoga proprietà vale per le funzioni.
Proposizione 7.9.11 (Principio di eliminazione dei trascurabili nella somma). Siano f , g , f˜, g̃ : A →
R funzioni non nulle in un intorno di x 0 ∈ P L(A), eccetto al più in x 0 .
Se f˜ = o( f ), g̃ = o(g ), allora
(a) lim ( f (x) + f˜(x)) = lim f (x)
x→x 0 x→x 0
f (x) + f˜(x) f (x)
(b) lim = lim
x→x 0 g (x) + g̃ (x) x→x 0 g (x)
se i limiti a secondo membro esistono.
7.9.4. Sostituzione con gli asintotici nel prodotto. In generale, nel calcolo del limite di una
somma non è consentito sostituire gli addendi coi loro asintotici.
p p p
Ad esempio: pur essendo n + n ∼ n, si ha
p p p p
q
lim n + n − n 6= lim n − n = 0.
n→+∞ n→+∞
Infatti:
p p
p p n + n −n n
µq ¶
1 1
lim n + n − n = lim p p p = lim p p p = lim q = .
n→+∞ n→+∞
n + n + n n→+∞ n + n + n n→+∞ 1 + p1 + 1 2
n
Proposizione 7.9.12 (Principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto). Siano (a n ), (a n0 ),
(b n ), (b n0 ) successioni definitivamente non nulle.
Se a n ∼ a n0 e b n ∼ b n0 , allora
(a) lim a n b n = lim a n0 b n0
n→+∞ n→+∞
an a0
(b) lim = lim n0 ,
n→+∞ b n n→+∞ b n
se i limiti a secondo membro esistono.
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 227
D IMOSTRAZIONE .
(a):
Per ipotesi e l’algebra dei limiti
an bn
lim 0 = 1.
n→+∞ a n b n0
Allora, per la Proposizione 7.9.9
an bn
lim a n0 b n0 = lim a n0 b n0 = lim a n b n .
n→+∞ n→+∞ a n0 b n0 n→+∞
(b):
Per ipotesi e l’algebra dei limiti
an bn
lim 0 = 1.
n→+∞ a n b n0
Allora, per la Proposizione 7.9.9
a n0 a n0 a n b n0 an
lim 0 = lim 0 0 = lim .
n→+∞ b n n→+∞ b n a n b n n→+∞ b n
Proposizione 7.9.13 (Principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto). Siano f , g , f˜, g̃ : A →
R funzioni non nulle in un intorno di x 0 ∈ P L(A), eccetto al più in x 0 .
Se f ∼ f˜, g ∼ g̃ per x → x 0 , allora
(a) lim f (x)g (x) = lim f˜(x)g̃ (x)
x→x 0 x→x 0
f (x) f˜(x)
(b) lim = lim ,
x→x 0 g (x) x→x 0 g̃ (x)
Esercizio 7.9.14. Dimostrare che se (a n ) e (a n0 ) sono successioni a termini positivi tali che a n ∼ a n0 ,
allora
p
q
k
k
an ∼ a n0
S OL . E S . 7.9.14. Se k = 1 è ovvio.
Sia k ≥ 2.
228 CHAPTER 7. LIMITI
1
Analogamente, essendo n
≤ 1 e 1 − ² < 1,
s s s
¯ p
¯ ¯
an an ¯ an k 1−²<1+Prop. 6.3.46 (P4)
k
= k
1+ 0 −1 ≥ k
1 − ¯¯ 0 − 1¯¯ ≥ 1 − ² ≥ 1−² ∀n ≥ n̄.
a n0 an an
Si noti che la proprietà descritta nell’Esercizio 7.9.14 vale anche per le funzioni.
7.9.6. Asintotici e logaritmi. Anticipiamo qui alcuni risultati, molto utili, che richiedono per
la loro dimostrazione la conoscenza di alcuni limiti notevoli, che verranno discussi poco più avan-
ti.
Dimostreremo che
"
limx→x0 loga ( f (x)) = limx→x0 loga (g (x))
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒
loga ( f (x)) ∼ loga (g (x)) per x → x 0
per ogni a > 0, a 6= 1.
Vediamo le cose più precisamente.
Proposizione 7.9.16. Se f , g : A → R sono funzioni positive e x 0 ∈ P L(A) allora, se esistono limx→x0 f (x)
e limx→x0 g (x), si ha
Proposizione 7.9.17. Se f , g : A → R sono funzioni positive e x 0 ∈ P L(A) allora, se esistono limx→x0 f (x)
e limx→x0 g (x), si ha
Consideriamo il caso
lim loge (g (x)) ∈ R \ {0}. (7.9.3)
x→x 0
La tesi segue banalmente dalla Proposizione 7.9.16. Infatti, dall’algebra dei limiti,
lim loge ( f (x))
loge ( f (x)) x→x 0
lim = ,
x→x 0 loge (g (x)) lim loge (g (x))
x→x 0
dal momento che il secondo membro non si presenta come una forma indeterminata in virtù della
(7.9.3).
Consideriamo il caso
lim loge (g (x)) = +∞. (7.9.4)
x→x 0
Si ha
f (x) f (x)
µ ¶
loge ( f (x)) = loge g (x) = loge (g (x)) + loge . (7.9.5)
g (x) g (x)
Allora
f (x) f (x)
loge ( f (x)) loge (g (x)) + loge g (x) loge g (x)
= = 1+ . (7.9.6)
loge (g (x)) loge (g (x)) loge (g (x))
Per l’asintoticità di f con g , per la Proposizione 6.6.2 e il Teorema 6.6.4, si hanno
f (x)
lim loge = loge (1) = 0
x→x 0 g (x)
e
f (x)
loge g (x) 0 00
lim =00 = 0.
x→x 0 loge (g (x)) +∞
Pertanto, da (7.9.6), si ha
loge ( f (x))
lim = 1.
x→x 0 loge (g (x))
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 231
Allora
1
lim loge ( ) = +∞. (7.9.8)
x→x 0 g (x)
Essendo
1 1
f (x) ∼ g (x) per x → x 0 ⇒ ∼ per x → x 0
f (x) g (x)
allora, da quanto sopra dimostrato,
1 1
loge ( ) ∼ loge ( ) per x → x 0
f (x) g (x)
da cui
− loge ( f (x)) ∼ − loge (g (x)) per x → x 0 .
232 CHAPTER 7. LIMITI
Purtroppo, al contrario dei logaritmi, non è vero che la funzione esponenziale mantenga l’asinto-
ticità, ossia
an = n 2 + n bn = n ∀n ∈ N.
Si ha
2
e an en +n
an ∼ bn , lim = lim 2
= lim e n = +∞.
n→+∞ e b n n→+∞ en n→+∞
Esercizio 7.9.19. Siano f , g : A → R e x 0 ∈ P L(A) e sia a > 0. Dimostrare che se g è una funzione
limitata, si ha
f (x)
µ ¶
lim g (x) − 1 = 0,
x→x 0 g (x)
a f (x)
lim = a 0 = 1.
x→x 0 a g (x)
a n ∼ a n0 ⇒ a nk ∼ a n0k ,
in quanto
¶k
a nk an
µ
lim = lim = 1k = 1.
n→+∞ a n0k n→+∞ a n0
Esercizio 7.9.20. Dimostrare che se (a n ) converge ad a > 1 e (b n ) è una successione avente limite
b ∈ R ∪ {±∞}, allora
= +∞ se b = +∞
b bn
lim a nn = lim a = ab se b ∈ R
n→+∞ n→+∞
=0 se b = −∞
Sia b → +∞.
Essendo a > 1 allora, per la Proposizione 6.4.6,
lim a bn = +∞.
n→+∞
Dunque:
b
lim a nn = lim a bn = +∞.
n→+∞ n→+∞
234 CHAPTER 7. LIMITI
Sia b → −∞.
Essendo a > 1 allora, per la Proposizione 6.4.6,
lim a bn = 0.
n→+∞
Dunque:
b
lim a nn = lim a bn = 0.
n→+∞ n→+∞
Sia b ∈ R.
Da (I) in (7.9.9) si ha
b b
min lim(a − ²)bn ≤ min lima nn ≤ max lima nn ≤ max lim(a + ²)bn . ∀² ∈]0, a − 1[. (7.9.10)
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n→+∞
Mandando ² a 0 si ha
lim(a − ²)b = a b , lim(a + ²)b = a b .
²→0 ²→0
Allora deduciamo da (7.9.11)
b b
a b ≤ min lima nn ≤ max lima nn ≤ a b ,
n→+∞ n→+∞
da cui
b
∃ lim a nn = a b .
n→+∞
Essendo anche
lim a bn = a b
n→+∞
abbiamo
b
∃ lim a nn = lim a bn = a b .
n→+∞ n→+∞
7.9. ASINTOTICI E TRASCURABILI 235
Esercizio 7.9.21. Dimostrare che se (a n ) converge ad 0 < a < 1 e (b n ) è una successione avente
limite b ∈ R ∪ {±∞}, allora
=0 se b = +∞
b bn b
lim a nn = lim a =a se b ∈ R
n→+∞ n→+∞
= +∞ se b = −∞
SOLUZIONE E S . 7.9.23. Si ha
b
lim a nn = lim e bn log(an ) .
n→+∞ n→+∞
Essendo
b n → b ∈ R, log(a n ) → 0 ⇒ lim b n log(a n ) = 0
n→+∞
quindi deduciamo, per la continuità della funzione esponenziale,
b
lim a nn = 1.
n→+∞
Osservazione 7.9.25. Gli Esercizi 7.9.23 e 7.9.24 richiedono che sia b ∈ R. Se fosse b = ± + ∞ le
affermazioni sarebbero false. Basta considerare
1
a n = 1 + → 1, bn = n
n
e si ha
1 n
µ ¶
bn
lim a n = lim 1 + = e 6= 1 = lim 1n ,
n→+∞ n→+∞ n n→+∞
dimostrando che l’Esercizio 7.9.23 non vale con b = +∞, e
b b
a nn a nn
lim b = lim = e,
n→+∞ 1 n n→+∞ 1
SOLUZIONE E S . 7.10.1. Si ha
n 4 + 2n
lim = 1, lim n α = +∞,
n→+∞ n 4 + n 2 − n n→+∞
dunque il limite richiesto si presenta come una forma indetermninata della forma 1∞ .
In questi casi è talvolta opportuno usare i limiti notevoli descritti nel Paragrafo 7.7.10.
Si ha
n 4 + 2n n 4 + 2n n 4 + 2n − (n 4 + n 2 − n) −n 2 + 3n
µ ¶
= 1 + − 1 = 1 + = 1 + .
n4 + n2 − n n4 + n2 − n n4 + n2 − n n4 + n2 − n
Si noti che, ovviamente,
−n 2 + 3n
lim = 0.
n→+∞ n 4 + n 2 − n
238 CHAPTER 7. LIMITI
−n 2 + 3n
b n := n α .
n4 + n2 − n
Per il Teorema 7.8.14 si ha
lim a n = e > 1.
n→+∞
Inoltre,
= −∞ se α > 2
2 2+α
α −n + 3n −n α−2
b n := n 4 ∼ = −n → = −1 se α = 2
2
n +n −n n4 n→+∞
=0 se α < 2
Allora, per l’Esercizio 7.9.20,
2 +3n
n α −n
"e " = 0 se α > 2
−∞
n 4 +n 2 −n n 4 +n 2 −n
µ 2 ¶ 2 2
−n + 3n −n +3n n α −n +3n
lim 1+ 4 = lim e n +n −n = = e −1 = 1e se α = 2
4 2
n→+∞ n + n2 − n n→+∞
= e0 = 1 se α < 2
Esercizio 7.10.2 (Da autovalutazione CdL Matematica 7-12-2018). Determinare per quali numeri
interi k, risulta (n + 2)! − n k n! ∼ (n + 2)!
n k n!
lim = 0.
n→+∞ (n + 2)!
Ora,
n k n! n k n! nk
lim = lim = lim
n→∞ (n + 2)! n→∞ (n + 2)(n + 1)n! n→∞ (n + 2)(n + 1)
Essendo
(n + 2)(n + 1) ∼ n 2
si ha
nk nk
lim = lim 2 = lim n k−2 .
n→∞ (n + 2)(n + 1) n→∞ n n→∞
Esercizio 7.10.4. Applicare il Teorema 7.5.6 per ridimostrare quanto già affermato nell’Esercizio
7.10.3, ossia
log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Sol: Sia a n := log(n!).
Pr. 6.6.2 (iv) n! Pr. 6.6.5
lim (a n − a n−1 ) = lim (log(n!) − log((n − 1)!)) = lim log = lim log n = +∞.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ (n − 1)! n→+∞
Quindi, per il Teorema 7.5.6 si ha
log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Esempio 7.10.5. Applicare il Teorema 7.5.7 per dedurre
log(n!)
lim = 0; .
n→+∞ n 2
240 CHAPTER 7. LIMITI
S OL . E S . 7.10.11. I modo.
n
Per risolvere tale esercizio utilizziamo il criterio del rapporto. Poniamo a n = 3n·n!
n . Osserviamo che
n+1 (n+1)!
a n+1 3 (n+1)n+1 (n + 1) · n! · n n
lim = lim 3n n!
=3 =
n→+∞ a n n→+∞ n! · (n + 1)(n + 1)n
nn
³ n ´n 3 3
=3 =³ ´n = ³ ´n .
n +1 n+1
1+ 1
n n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 241
Perciò
a n+1 3 3
lim = lim ³ ´n = > 1.
n→+∞ a n n→+∞ e
1+ 1 n
Quindi, per il criterio del rapporto,
3n n!
lim = +∞.
n→+∞ n n
II modo:
Applichiamo il criterio della radice.
n
Poniamo a n = 3n·n!
n .
[R.: 1]
Esercizio 7.10.16. Scrivere mediante la definizione di limite (“∀ε > 0 ∃n̄ . . .00 , oppure “∀M > 0 ∃n̄ . . .”
ecc. esplicitando la dipendenza di n̄ da ε o M ):
n + cos n n 2 − 2n + 3
4n 4 + 5n 3 − 2n 2 − 10n + 1 (+∞), (1), (+∞),
n + sin n 2 2n + 1
p
n3 − n − 1 3n 2 + 1 3 n2 + 2 1
(−∞), (− ), ( ).
3−n −2n 2 + 1 2 2n + 3 2
Esercizio 7.10.17. Calcolare al variare di a ∈ R:
2
n! + ae n
lim n p n .
n→+∞ 3 − ( n) + (n + 3)!
S OL . E S . 7.10.18. Sia
n!
a n := .
2n
Applichiamo il criterio del rapporto:
a n+1 (n + 1)! 2n (n + 1)n! 2n n + 1
= n+1 · = · = .
an 2 n! 2 · 2n n! 2
Allora, essendo
a n+1 n +1
lim = lim = +∞,
n→+∞ an n→+∞ 2
deduciamo dal criterio del rapporto che
n!
lim = +∞.
n→+∞ 2n
n2 + 1 ≤ n2 + k ≤ n2 + n per ogni k = 1, . . . , n.
Allora
1 1 1
p ≤p ≤p per ogni k = 1, . . . , n.
n2 + n n2 + k n2 + 1
Poiché gli addendi sono esattamente n,
n 1 1 1 n
p ≤p +p +...+ p ≤p
2
n +n 2
n +1 2
n +2 2
n +n n2 + 1
Ora,
n n 1
lim p = lim p = lim p = 1,
n→+∞ n 2 + n n→+∞ n 1 + 1/n n→+∞ 1 + 1/n
e
n n 1
lim p = lim p = lim p = 1.
n→+∞ 2
n +1 n→+∞ n 1 + 1/n 2 n→+∞ 1 + 1/n 2
In conclusione, per il Teorema dei carabinieri,
µ ¶
1 1 1
lim p +p +...+ p = 1.
n→+∞ n2 + 1 n2 + 2 n2 + n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 245
[R.: 3.]
2° modo.
Utilizziamo il Corollario 7.6.12 e studiamo il rapporto tra due termini della successione. Ponendo
a n = 2n + 3n , si ha
³³ ´n+1 ´ ³³ ´n+1 ´
a n+1 2 n+1
+3 n+1 3n+1 23 +1 2
3
+ 1
lim = lim = lim n+1
= 3 lim ³³ ´n+1 ´ = 3,
n→+∞ a n n→+∞ 2 + 3n
n n→+∞ n→+∞
³³ ´ ´
n 2 2
3 3 +1 3
+1
[R.: −∞.]
quindi
3n
lim p = 0,
n→+∞ ( n)n
ossia
p
3n = o(( n)n ) per n → +∞.
[R.: +∞.]
e
p p p
[ n] ≤ n < [ n] + 1.
Allora
p p p p 2n − n n
[ 2n] − [ n] ≥ 2n − n − 1 = p p −1 = p p −1 =
2n + n 2n + n
p
n n
=p p −1 = p − 1 → +∞ per n → +∞.
n( 2 + 1) ( 2 + 1)
Per il Teorema del confronto, concludiamo che
p p
lim ([ 2n] − [ n]) = +∞.
n→+∞
[R.: 0.]
Esercizio 7.10.28.
(n + 2)! − n!(n + 3)2
lim .
n→+∞ n!(3n + 2) + (n + 1)!
a n+1
Esercizio 7.10.29. Calcolare lim con le seguenti successioni (a n ):
n→+∞ a n
p à !
nn p nn n 2n 2n
(a) n!; (b) ; (c) n!; (d) ; (e) ; (f ) .
n! n! n! n
[R.: (a) +∞, (b) e, (c) +∞, (d) 0, (e) +∞, (f ) 4]
S OLUZIONI E S . 7.10.29.
(n + 1)! (n + 1) · n!
(a) lim = lim = lim (n + 1) = +∞
n→+∞ n! n→+∞ n! n→+∞
(n + 1)n+1 n! (n + 1)n · (n + 1) n! n +1 n 1 n
µ ¶ µ ¶
(b) lim = lim · n = lim = lim 1 + =e
n→+∞ (n + 1)! n n n→+∞ (n + 1) · n! n n→+∞ n n→+∞ n
p
(n + 1)! p
(c) lim p = lim n + 1 = +∞
n→+∞ n! n→+∞
p p sµ
n+1 n! n
(n + 1) · (n + 1) n! 1 n
¶
(n + 1) 1
(d) lim p = lim p = lim p · 1+ =0
n→+∞ (n + 1)! n n n→+∞ (n + 1) · n! n n n→+∞ n + 1 n
nn
Esercizio 7.10.30. Calcolare lim al variare di α > 0 con α 6= e.
n→+∞ αn n!
R.: 0 se α > e, +∞ se 0 < α < e.
n
S OL . E S . 7.10.30. Applichiamo il criterio della radice. Sia a n = αnn n! . Allora
r r r
p
n n nn 1 n nn 1 n n
n e
lim a n = lim = lim = lim = .
n→+∞ n→+∞ α n! n→+∞ α n! α n→+∞ n! α
n
e nn
0<α<e ⇒ ∈]1, +∞] ⇒ lim = +∞.
α n→+∞ αn n!
n!n n
Esercizio 7.10.31. Calcolare lim per p ∈ N.
n→+∞ (pn)!
R.: 0 se p ≥ 2, +∞ se p = 1.
np + 1 ≤ np + i ≤ np + p ∀i ∈ {1, . . . , p},
allora
(np + 1)p ≤ (np + i )p ≤ (np + p)p ∀i ∈ {1, . . . , p},
da cui
n +1 n +1 n +1
p
≤ ≤ .
(np + p) (np + p) · · · (np + 1) (np + 1)p
Essendo
n +1 n 1
p
∼ p
= p−1 p
(np + p) (np) n p
250 CHAPTER 7. LIMITI
Analogamente, essendo
n +1 n 1
p
∼ p
= p−1 p
(np + 1) (np) n p
abbiamo che, essendo p − 1 ≥ 1,
n +1 1
lim lim = 0.
n→+∞ (np + 1)p n→+∞ n p−1 p p
Ne deduciamo che
a n+1
= e · 0 = 0.
lim
an n→+∞
Quindi per il criterio del rapporto concludiamo che
n!n n
lim = 0 se p ≥ 2.
n→+∞ (pn)!
ep
• se p ≥ 2 ⇒ 4
≥ e·2
4
> 2·2
4
= 1. Quindi
a n+1 ep
lim = >1 ⇒ lim a n = +∞.
n→+∞ a n 4 n→+∞
ep
• se p = 1 ⇒ 4 = 4e < 1. Quindi
a n+1 e
lim = <1 ⇒ lim a n = 0.
n→+∞ a n 4 n→+∞
(n + p)n
Esercizio 7.10.33. Calcolare lim per p, q ∈ N.
n→+∞ (n + q)!
R.: +∞
p
n
Esercizio 7.10.34. Calcolare lim a n + b n per a, b ∈ R, a, b ≥ 0.
n→+∞
R.: max{a, b}
da cui
p
n n 5n+1 − 3n+1
lim 5 − 3n = lim =5
n→+∞ n→+∞ 5n − 3n
4 3 2 n + cos n n 2 − 2n + 3
4n + 5n − 2n − 10n + 1 (+∞), (1), (+∞),
n + sin n 2 2n + 1
n3 − n − 1 3n 2 + 1 3 n3 − 1
(−∞), (− ), (1),
3−n −2n 2 + 1 2 (n + 1)(n 2 + 2n + 1)
p p
(2n + 1)(3n 2 − n 3 + 3) n2 + 2 1 n +1
(−∞), ( ), p p (0),
(n 2 + 2n + 2) n2 + 1
¡ ¢
2n + 3 2 n2 + n + 1 − n
p p p p
n2 + 1 − n3 + 3 1 n
n 2n + 1 − 2n
p (− ), (−1) (6 ∃), p p (0),
2 n3 + 1 2 n +1 2n + 1 + n
¶n+3
n
µ
1
(6 ∃), 1+ (e),
1 + (−1)n−1 n n +2
¶n ¶n
n3 + 1
µ µ
1
1+ 2 (1), (0),
n n4 + 3
s
¶n
1−n 2n+1 + n 2 n! − 2n n
µ
n 2
(6 ∃), ( ), (−2),
n 5n − 3n+1 5 nn − n3
¶pn
2n+2 n2 + n − 2
µ
(0), (1),
n! − 3n n2 + 1
p ¶p4
n
à p !−n
3 n 22n + 5(n+1)/2 n +1
µ
1− (1), (+∞), p (0),
n +2 5(n−1)/2 + 2n+1 n +1−1
2−2n + 2n! n q
(+∞), (1), log2 n − log3 (n − 2) + 2 (+∞),
2n + n 2 log2 (2n + e)
¶n ¶n/2
n3 + 1
µ µ
1
1+ (e), (0),
log(e n+1 + 3) n4 + 3
−n 3
¯ n ¯¯ (2+n)2
+ arctan((n−1)!)
4 (2n + 5)2/3 + (2n − 1)2/3
¯(−1)n (1), (−1), p (0),
¯
¯
n +1 n n 2 + 1 + n 1/4
pn
2n + (−1)n (n + 1)2 p
n n 5n − 3n
(0), πn + (−1)n 3n (π), p (5e).
−5n + n n
n! − 5n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 253
S OL . E S . 7.10.38. Essendo
1−n n
¶n
n n −1 1 n
µ ¶ µ µ ¶
n
a n := = (−1) = (−1) 1 −
n n n
deduciamo che la successione degli indici pari (a 2n ) è
1 2n 1 2n
µ ¶ µ ¶
2n
a 2n = (−1) 1− = 1−
2n 2n
e µ ¶2n+1 µ ¶2n+1
2n+1 1 1
a 2n+1 = (−1) 1− = − 1− .
2n + 1 2n + 1
254 CHAPTER 7. LIMITI
Essendo
1 n 1
µ ¶
lim 1 − =
n→+∞ n e
deduciamo che µ ¶2n
1 1
lim a 2n = lim 1− = ,
n→+∞ n→+∞ 2n e
e µ ¶2n+1
1 1
lim a 2n+1 = lim − 1 − =− .
n→+∞ n→+∞ 2n + 1 e
Ne segue che non esiste il limite di (a n ).
S OL . E S . 7.10.39. Si ha
−n 3/2 + n 7/8 − n + 2 −n 3/2 + n 7/8 − n + 2
lim = lim
n→+∞ log2 2n + n 7/5 n→+∞ n + n 7/5
³ ´
3/2 1 1 2
n −1 + n 5/8 − n 1/2 + n 3/2
lim ³ ´ =
n→+∞ 1
n 7/5 n 2/5 +1
³ ´
1 1 2
−1 + n 5/8 − n 1/2 + n 3/2
= lim n 1/10 ³ ´ = −∞.
n→+∞ 1
n 2/5
+ 1
S OL . E S . 7.10.40. Si ha
¶log(n 3 +1) ¶log(n 3 +1)
1 + log(n 3 ) 1 + 3 log n
µ µ
=
3 log n 3 log n
3
µ ¶log(n 3 +1) õ ¶3 log(n) ! log(n +1)
3 log(n)
1 1
= 1+ = 1+ .
3 log n 3 log n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 255
Si ha µ ¶3 log(n)
1
lim 1 + = e,
n→+∞ 3 log n
allora
¶log(n 3 +1) log(n 3 +1)
1 + log(n 3 )
µ
lim = lim e log(n 3 ) .
n→+∞ 3 log n n→+∞
Si ha
3 1
log(n 3 + 1) log(n (1 + n 3 ))
=
log(n 3 ) log(n 3 )
log(n 3 ) + log(1 + n13 )) log(1 + n13 )
= = 1+
log(n 3 ) log(n 3 )
da cui deduciamo che
log(1 + n13 )
à !
log(n 3 + 1)
lim = lim 1 + = 1.
n→+∞ log(n 3 ) n→+∞ log(n 3 )
Pertanto,
log(n 3 +1)
lim e log(n 3 ) = e 1 = e.
n→+∞
p ¶pn
3 n
µ
lim 1 − .
n→+∞ n +2
p
3 n
S OL . E S . 7.10.41. Posto a n = n+2 si ha che limn→+∞ a n = 0.
Si ha
p ¶pn p ´ p
3 n
µ
1 an n
³
n
lim 1 − = lim (1 − a n ) = lim (1 − a n ) n
a .
n→+∞ n +2 n→+∞ n→+∞
1
lim (1 − a n ) an = e,
n→+∞
³ ´ p
1 an n p
lim (1 − a n ) an = lim e an n .
n→+∞ n→+∞
p ¶pn p 3pn
3 n
µ
3n
lim 1 − = lim e n n+2 = lim e n+2 .
n→+∞ n +2 n→+∞ n→+∞
Essendo
3n
lim =3
n→+∞ n + 2
s p p
| sin n| n +1− n sin(n) + 3 n
µ ¶
3
; p ; ; (3 + cos n)n
n +1 n 5
n 1
sin nπ10; log(1 + 2e n );
n +1 n2
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 257
αn + α2n (α ∈ R).
S OL . E S . 7.10.46. Se α = 1:
Se α = 0:
lim αn + α2n = lim 0 + 0 = 0.
n→+∞ n→+∞
Consideriamo ora α > 0, α 6= 1 e valutiamo chi comanda tra αn e α2n .
00 1 00
"
αn 1 +∞ = 0 se α > 1
lim 2n = lim n =
n→+∞ α n→+∞ α = +∞ se 0 < α < 1
Allora "
α2n se α > 1
αn + α2n ∼
αn se 0 < α < 1
Dunque se α > 1
lim αn + α2n = lim α2n = +∞.
n→+∞ n→+∞
Se 0 < α < 1
lim αn + α2n = lim αn = 0.
n→+∞ n→+∞
Resta ora da considerare il caso α < 0. Ciò comporta che α = −|α|. Quindi
Essendo "
1+1 = 2 se n è pari
(−1)n + 1 =
−1 + 1 = 0 se n è dispari
deduciamo che
6 ∃ lim (−1)n + (−1)2n .
n→+∞
(2n + 2)(2n + 1)
= lim = lim 2(2n + 1) = +∞.
n→+∞ (n + 1) n→+∞
In conclusione: s
n (2n)! a n+1
lim = lim = lim 2(2n + 1) = +∞.
n→+∞ n! + 1 n→+∞ a n n→+∞
a n+1 (kn)k nk k k
lim = lim = lim =
n→+∞ a n n→+∞ n · (n(k − 1))k−1 n→+∞ n · n k−1 (k − 1)k−1
kk kk
= lim = .
n→+∞ (k − 1)k−1 (k − 1)k−1
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 261
In conclusione: và !
kk
u
u
n kn a n+1
lim t = lim = .
n→+∞ n n→+∞ a n (k − 1)k−1
[R. −e k se k > 1; 0 se k = 1]
S OL . E S . 7.10.51. Se k = 1 si ha
(n)n − n n 0
lim n
= lim n
= 0.
n→+∞ (n − 1) + (n + 1)! n→+∞ (n − 1) + (n + 1)!
lim a n = 0,
n→+∞
ossia
(kn)n
lim = 0,
n→+∞ n kn
cioè (kn)n = o(n kn ).
Allora
(kn)n − n kn −n kn
lim = lim .
n→+∞ (n − 1)kn + (n + k)! n→+∞ (n − 1)kn + (n + k)!
262 CHAPTER 7. LIMITI
Consideriamo ora il denominatore e valutiamo chi comanda tra (n − 1)kn e (n + k)!, se ve n’è uno.
kn
Poniamo a n := (n−1)
(n+k)!
e studiamone il limite col criterio del rapporto:
n kn · n k ³ n ´kn nk
= lim = lim · .
n→+∞ (n + k + 1)(n − 1)kn n→+∞ n − 1 n +k +1
nk k
Essendo n+k+1
∼ nn = n k−1 , abbiamo che
³ n ´kn nk ³ n ´kn
lim · = lim n k−1 =
n→+∞ n − 1 n +k +1 n→+∞ n −1
1 n k k−1
¶kn
n −1+1
µ µµ ¶ ¶
k−1
= lim n = lim 1+ n .
n→+∞ n −1 n→+∞ n −1
E’ noto che
1 n+1
µ ¶
lim 1 + = e,
n→+∞ n
da cui anche µ ¶n−1
1
lim 1+ .
n→+∞ n −1
Se non lo si ricorda, osserviamo che
1 n
µ ¶ µ ¶n−1
1
lim 1 + =e ⇒ lim 1 + ,
n→+∞ n n→+∞ n −1
da cui si ha µ ¶n µ ¶n−1 µ ¶
1 1 1
lim 1 + = lim 1 + · 1+ = e.
n→+∞ n −1 n→+∞ n −1 n −1
Riassumendo: µµ ¶n ¶k
1
lim 1+ n k−1 = e k · lim n k−1 = +∞.
n→+∞ n −1 n→+∞
Quindi per il criterio del rapporto:
a n+1 (n − 1)kn
lim = +∞ ⇒ lim = +∞
n→+∞ a n n→+∞ (n + k)!
n
Esercizio 7.10.52. Determinare il min lim e il max lim della successione ((−1)n ).
n +1
n
Esercizio 7.10.53. Determinare il min lim e il max lim della successione ( ).
1 + (−1)n−1 n
(−1)n n
µ ¶
Esercizio 7.10.54. Determinare il min lim e il max lim della successione ( 1 + ).
n
1−n n
µµ ¶ ¶
Esercizio 7.10.55. Determinare il min lim e il max lim della successione .
n
Esercizio 7.10.56. Calcolare max lim e min lim di
(
ne −n se n è pari
a n :=
ne n se n è dispari.
Sol: max lim = +∞, min lim = 0.
2n
Consideriamo la sottosuccessione (a 2n ) = e 2n
. Essa è una sottusuccessione di (a n ) che tende a 0
per l’Esercizio 7.8.5.
Ne segue che
min lima n ≤ lim a 2n = 0.
n→+∞ n→+∞
Essendo a n > 0 per ogni n risulterà min lima n = 0.
n→+∞
Consideriamo la sottosuccessione (a 2n+1 ) = (2n + 1)e 2n+1 . Essa è una sottusuccessione di (a n ) che
tende a +∞.
Ne segue che
max lima n ≥ lim a 2n+1 = +∞.
n→+∞ n→+∞
da cui max lima n = +∞.
n→+∞
2n
Esercizio 7.10.59. Calcolare max lim e min lim di ((−1)n n+2 ).
£p p ¤
Esercizio 7.10.60. Calcolare max lim e min lim di ( n + 1 − n ).
Sol:
p p 1
n +1− n = p p ∈]0, 1[
n +1+ n
quindi hp p i
n + 1 − n = 0.
Da qui: max lim = min lim = 0.
p p
Esercizio 7.10.61. Calcolare max lim e min lim di ( n + 1 − [ n]).
Sol: max lim = 1, min lim = 0.
p p p p
n + 1 − [ n] ≥ n + 1 − n ≥ 0.
Dunque
p p
min lim( n + 1 − [ n]) ≥ 0.
n→+∞
p p p p p p
n + 1 − [ n] ≤ n + 1 − ( n − 1) = n + 1 − n + 1.
Ora:
p p 1
n +1− n = p p
n +1+ n
quindi
p p p p
µ ¶
1
max lim( n + 1 − [ n]) ≤ max lim( n + 1 − ( n − 1)) = max lim p p + 1 = 1.
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n +1+ n
Allora:
p p p p
0 ≤ min lim( n + 1 − [ n]) ≤ max lim( n + 1 − [ n]) ≤ 1.
n→+∞ n→+∞
p p
Se poniamo a n := n + 1 − [ n] e consideriamo a n 2 si ha
p p p n2 + 1 − n2
an2 = n 2 + 1 − [ n 2 ] = n 2 + 1 − n = p →n→+∞ 0
n2 + 1 + n
da cui si deduce che
p p
min lim( n + 1 − [ n]) = 0.
n→+∞
Se consideriamo a n 2 −1 si ha
p p p
a n 2 −1 = n2 − [ n 2 − 1] = n − [ n 2 − 1]
Ora, essendo p
n −1 ≤ n 2 − 1 ⇔ n 2 − 2n + 1 ≤ n 2 − 1 ⇔ 2 ≤ 2n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 265
¶ 4n 2 +1
8n 2
µ
4n 4n
Poiché lim 1+ 2 = e, e lim = 2, allora
n→+∞ 4n + 1 n→+∞ 4n 2 + 1
lim a 2n = e 2 .
n→+∞
S OL . E S . 7.10.63. Sia il numeratore che il denominatore, si presentano come una forma inde-
terminata.
2
Stabiliamo che comanda tra 2n −n
e 3n Per calcolare
2
2n −n
lim
n→+∞ 3n
pertanto
2
n 2 exp(3n + αn 2 ) 2n 2 e 3n+αn
lim p p p = lim p .
n→+∞
(n 2 )!( n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n) n→+∞ (n 2 )!
2
Ora, se α < 0, per le gerarchie degli infiniti, 2n 2 e 3n+αn → 0 per n → +∞.
p
Inoltre (n 2 )! → +∞ per n → +∞, quindi
n 2 exp(3n + αn 2 )
lim p p p = 0 se α < 0.
n→+∞
(n 2 )!( n 4 + 2n 2 + 2 − n 4 + n 2 − 2n)
Supponiamo ora α ≥ 0.
+∞
Per n → +∞, si ottiene una forma indeterminata del tipo .
+∞
Poniamo
2
2n 2 e 3n+αn
a n := p .
(n 2 )!
Osserviamo che a n ≥ 0 per ogni n ∈ N. Applichiamo il criterio del rapporto:
2 p
a n+1 2(n + 1)2 e 3(n+1)+α(n+1) (n 2 )!
= 2
·p =
an 2n 2 e 3n+αn ((n + 1)2 )!
s
2
(n + 1) 2
3n+3+αn +2αn+α−3n−αn 2 (n 2 )!
= · e · ∼
n2 (n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)(n 2 )!
s
1
∼1 · e 2αn+α+3 ·
(n + 1) ((n + 1) − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
2 2
Quindi
s
a n+1 1
lim = lim e 2αn+α+3 · . (7.10.2)
n→+∞ a n n→+∞ (n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
n2 + k ≥ n2 ∀k ∈ N,
si ricava che
(n 2 )2n+1 ≤ (n 2 + 1)(n 2 + 2) . . . (n 2 + 2n + 1).
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 269
Quindi
s
1 e 2αn+α+3 e 2αn+α+3
0 ≤ e 2αn+α+3 · ≤ ≤ → 0.
(n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
p p
(n 2 )2n+1 (n 2 )2n
Allora, per il teorema dei carabinieri,
s
1
lim e 2αn+α+3 · = 0.
n→+∞ (n + 1)2 ((n + 1)2 − 1)((n + 1)2 − 2) . . . (n 2 + 1)
Allora, per (7.10.2),
a n+1
= 0, lim
n→+∞ a n
1 1 3 1
− p < p ≤ ,
9 3 n 3 n 9
da cui, per il teorema dei carabinieri, si ottiene che
· α¸
n
3 1
p → per n → +∞,
3 n 9
e quindi non esiste
nα
· ¸
n
(−1)
3
lim p lim a n ,
p =: n→+∞
n→+∞ n 2 + 4n − n − 3 n
perché
1
lim a 2n = − ,
n→+∞ 9
mentre
1
lim a 2n+1 = .
n→+∞ 9
Avendo trovato due sottosuccessioni convergenti a limiti diversi, concludiamo che il limite non
esiste. Se invece α > 1/2, allora dalla prima disugaglianza in (7.10.3) si ha che
· α¸
n
α− 12
n 1 3
− p < p .
9 3 n 3 n
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 271
Il membro di sinistra tende a +∞ perché l’esponente α − 1/2 è positivo, quindi per il teorema dei
carabinieri si trova che
nα
¸ ·
3
lim p = +∞.
n→+∞ 3 n
Ragionando come nel caso in cui α = 1/2 e passando alle sottosuccessioni di indici pari e dispari,
si può concludere che anche per α > 1/2 il limite non esiste.
L’ultimo caso da esaminare è quello in cui 0 < α < 1/2. Per la seconda disuguaglianza in (7.10.3),
· α¸
n
1
3 n α− 2
0≤ p ≤ per ogni n ∈ N.
3 n 9
Essendo α < 1/2,
1
n α− 2
lim = 0,
n→+∞ 9
Allora esiste
nα
¸ ·
3
lim (−1)n · p = 0
n→+∞ −3 n
in quanto prodotto di una successione limitata per una convergente a 0.
In conclusione,
nα
· ¸
n
(−1)
0 se α < 1
3 2
lim p p = .
n→+∞ n 2 + 4n − n − 3 n Ø se α ≥ 1
2
S OL . E S . 7.10.66. Poniamo
2n 2 n!
a n :=
nn
e studiamone la convergenza con il criterio del rapporto. Per ogni n ∈ N,
2n 2 n!
lim = 0,
n→+∞ n n
e quindi
2n 2 n! 2n 2 n!
arctan ∼ per n → +∞.
nn nn
Inoltre
n n + n n−1
µ ¶ µ ¶
n n−1 n 1
log(n + n ) − log(n ) = log = log 1 + ,
nn n
pertanto
2n 2 n! 1 n 2n 2 n!
µ µ ¶¶
αn
¡ n n−1 n
¢n αn
lim n log(n + n ) − log(n ) arctan = lim n log 1 + .
n→+∞ nn n→+∞ n nn
Sia ora
1 n 2n 2 n!
µ µ ¶¶
αn
b n := n log 1 + .
n nn
Studiamo la convergenza di tale successione con il criterio della radice n-esima (osserviamo che
b n ≥ 0 per ogni n ∈ N).
Ricordando che log(1 + y) ∼ y per y → 0 e utilizzando la formula di Stirling,
¶p
n ´ 1 n α−1
2n 2 n! p n ³p
µ
α 1 1 p
∼ n α−1 · · 2n 2 n! ∼ n α−2 · 2n 2 · n! ∼ n α−2 ·1·
p n
p
n n n
n
b n = n log 1 + 2πn ∼ ·1.
n n n e e
Pertanto, segue che
+∞ se α > 1
p
n
lim b n = e −1 < 1 se α = 1
n→+∞
0 se α < 1.
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 273
Esercizio 7.10.67 (Da prova scritta CdL Matematica 1-7-2019). Calcolare, se esiste, al variare di
α ∈ R: µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 .
n→+∞ n n − n n−2
S OL . E S . 7.10.67. Abbiamo che
quindi
(7n − 8n−2 )n! −8n−2 n!
∼ per n → +∞.
n n−1 − n n−2 n n−1
Studiamo il limite di questa quantità utilizzando il criterio del rapporto: poniamo
8n−2 n!
b n := >0 per ogni n ∈ N.
n n−1
Allora
b n+1 8n−1 (n + 1)! n n−1 8n−1 (n + 1)! 1 nn n +1 1 8
= n
· n−2
= n−2
· · · n
=8 µ ¶n → > 1 per n → +∞,
bn (n + 1) 8 n! 8 n! n (n + 1) n 1 e
1+
n
pertanto, per il criterio del rapporto,
−8n−2 n!
lim = −∞.
n→+∞ n n−1
n +1
µ µ ¶¶
α
Ora, se α < 0, allora n → 0 per n → +∞ e sin π è una successione limitata, pertanto
n n∈N
n +1
µ ¶
α
lim n sin π = 0,
n→+∞ n
quindi
µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = 0 − ∞ = −∞.
n→+∞ n n − n n−2
Supponiamo ora α = 0. In tal caso,
n +1 n +1
µ µ ¶¶ µ µ ¶¶
α
n sin π = sin π
n n∈N n n∈N
274 CHAPTER 7. LIMITI
−8n−2 n!
¶ µ
è una successione limitata, quindi trascurabile rispetto a , che è divergente a −∞.
n n−1 n∈N
Allora µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = −∞ per α ≤ 0.
n→+∞ n n − n n−2
Rimane da studiare il caso α > 0.
Osserviamo innanzitutto che
n +1 π´ ³π´ ³π´ ³π´ π
µ ¶ ³
sin π = sin π + = sin(π) cos + cos(π) sin = − sin ∼− per n → +∞,
n n n n n n
dunque
n +1
µ ¶
α
n sin π ∼ −πn α−1 per n → +∞,
n
e quindi
0 se 0 < α < 1
n
µ ¶
+ 1
lim n α sin π = lim −πn α−1 = −π se α = 1
n→+∞ n n→+∞
−∞ se α > 1.
Pertanto,
0 − ∞ = −∞
se 0 < α < 1
µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = −π − ∞ = −∞ se α = 1
n→+∞ n n − n n−2
−∞ − ∞ = −∞ se α > 1.
In conclusione,
µ ³ n + 1 ´ (7n − 8n−2 )n! ¶
α
lim n sin π + n−1 = −∞ per ogni α ∈ R.
n→+∞ n n − n n−2
Dunque
2
n 3n/2 = o(e n ).
Allora
2 2
−n 3n/2 + e n ∼ e n .
DENOMINATORE
Criterio del rapporto:
2
(3(n + 1))! e 2n (3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
2
= 2 2
e 2(n+1) (3n)! e 2((n+1) −n )
(3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
= .
e 2(2n+1)
Dato che
(3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
lim =0
n→+∞ e 2(2n+1)
allora, per il criterio del rapporto,
(3n)!
lim = 0.
n→+∞ e 2n 2
Allora
2
(3n)! = o(e 2n ) per n → +∞,
da cui
2 2
(3n)! − e 2n ∼ −e 2n .
RIASSUMENDO:
2 2
−n 3n/2 + e n en
lim = lim .
n→+∞ (3n)! − e 2n 3/2 n→+∞ (3n)!
e 2n+1
= lim = +∞.
n→+∞ (3n + 3)(3n + 2)(3n + 1)
Pertanto
2
en
lim = +∞.
n→+∞ (3n)!
CONCLUSIONE:
2 2
−n 3n/2 + e n en −1
lim = lim = lim = 0.
n→+∞ (3n)! − e 2n 2 n→+∞ −e 2n 2 n→+∞ e n 2
276 CHAPTER 7. LIMITI
p n 2 + 4n − n 2 4n
n 2 + 4n − n = p =p .
n 2 + 4n + n n 2 + 4n + n
Dato che
4n 4n
lim p = lim ³q ´ =2
n→+∞ n 2 + 4n + n n→+∞
n 1+ 4 +1 n
ed essendo
4n 4n
p < p = 2,
n 2 + 4n + n n2
allora
4n
∃n̄ ∈ N : 1 < p <2 ∀n ∈ N, n > n̄.
n 2 + 4n + n
Quindi · ¸
4n
∃n̄ ∈ N : p =1 ∀n ∈ N, n > n̄.
n 2 + 4n + n
Conclusione: hp in
lim n 2 + 4n − n = lim 1n = 1.
n→+∞ n→+∞
Si pongano
(1)
b n(1) := n 2 ⇒ b n(1) − b n−1 = n 2 − (n − 1)2 = 2n − 1.
e
n k2 + k n2 + n
(1)
a n(1) (1)
X
:= ⇒ a n − a n−1 = ,
k=1 2k + 1 2n + 1
allora
n 2 +n
a n(1) − a n−1
(1)
2n+1 n2 + n 1
lim = lim = =
n→+∞ b n(1) − b n−1
(1) n→+∞ 2n − 1 (2n + 1)(2n − 1) 4
da cui, per il teorema ricordato sopra,
Pn k 2 +k
k=1 2k+1 1
lim = .
n→+∞ n2 4
Studiamo ora
n log(n!) log(n!)
lim 2
= lim
n→+∞ n n→+∞ n
Si ponga
n
(2)
a n(2) := log(n!) = log(k) ⇒ a n(2) − a n−1
X
= log(n).
k=1
Quindi, posto
(2)
b n(2) := n ⇒ b n(2) − b n−1 =1
allora
a n(2) − a n−1
(2)
log(n)
lim = lim = +∞
n→+∞ b (2) − b (2) n→+∞ 1
n n−1
da cui, per il teorema ricordato sopra,
log(n!)
lim = +∞.
n→+∞ n
Resta da studiare
n sin(n) 1
lim
2
= lim sin(n)
n→+∞ n n→+∞ n
che converge a 0 essendo prodotto di una successione limitata ((sin n)) per una infinitesima (( n1 )).
Conclusione:
Pn k 2 +k
¡ ¢
k=1 2k+1
+ n log(n!) + sin(n))
lim = +∞.
n→+∞ n2
Si ha
log(n−1)
lim (n − 1)1/n = lim e n =1
n→+∞ n→+∞
quindi
(n − 1)1/n ∼ 1.
Vale che
log(n+1) log(n + 1)
(n + 1)1/n − 1 = e n −1 ∼
n
log(n+1)
in quanto limn→+∞ n
= 0. Dunque
log(n + 1)
(n − 1)1/n (n + 1)1/n − 1 ∼ 1 ·
© ª
.
n
Pertanto
log(n + 1)
lim n (n 2 − 1)1/n − (n − 1)1/n = lim n
© ª
n→+∞ n→+∞ n
= lim log(n + 1) = +∞.
n→+∞
Allora, per il criterio della radice, si ha
Se k = 0 è:
(n − k)k n 0 1
¡n ¢ = ¡n ¢ =
k 0
1
pertanto à !n
(n − k)k
se k = 0 lim ¡n ¢ →n→+∞ 1n = 1.
n→+∞
k
7.10. ESERCIZI SUI LIMITI DI SUCCESSIONE 279
Se k = 1 non abbiamo risposta, ma se k ≥ 2 si ha k! > 1 quindi, per il criterio della radice n-esima
à !n
(n − k)k
lim ¡n ¢ = +∞ ∀k ≥ 2.
n→+∞
k
Studiamo il caso k = 1.
Se k = 1 è: à !n à !n ¶n
(n − k)k (n − 1)1 n −1 1 n
µ µ ¶
1
¡n ¢ = ¡n ¢ = = 1− = lim .
k 1
n n n→+∞ e
Conclusione:
Ã
k n
! 1 se k = 0
(n − k) 1
lim = se k = 1
¡n ¢ e
n→+∞
k +∞ se k ≥ 2.
e
an
6 ∃ lim .
n→+∞ a n−1
D’altra parte,
p p
n
∃ lim n
a n = lim 2 + (−1)n = 1.
n→+∞ n→+∞
Infatti
p
n
p
n
p
n
p
n
1= 2 − 1 ≤ 2 + (−1)n ≤ 2 + 1 = 3.
Essendo, per il Lemma 6.3.41
p
n
lim 3=1
n→+∞
si ha la tesi dal Teorema dei carabinieri.
S OL . E S . 7.10.74. I MODO:
Consideriamo le sottosuccessioni (a 2n ) e (a 2n+1 ).
Iniziamo studiando (a 2n ).
p p
(2n)2 + (−1)2n 2n − 2n = (2n)2 + 2n − 2n
a 2n =
p
e moltiplicando e dividendo per (2n)2 + 2n + 2n otteniamo
(2n)2 + 2n − (2n)2 2n 1 1
a 2n = p =p =q →n→+∞ .
(2n)2 + 2n + 2n (2n)2 + 2n + 2n 1
1 + 2n +1 2
p p
a 2n+1 =(2n + 1)2 + (−1)2n+1 (2n + 1) − (2n + 1) = (2n + 1)2 − (2n + 1) − (2n + 1)
p
e moltiplicando e dividendo per (2n + 1)2 − (2n + 1) + (2n + 1) otteniamo
(2n + 1)2 − (2n + 1) − (2n + 1)2 2n + 1
a 2n+1 = p = −p
(2n + 1)2 − (2n + 1) + (2n + 1) (2n + 1)2 − (2n + 1) + (2n + 1)
1 1
= −q →n→+∞ − .
1
1 − 2n+1 +1 2
II MODO:
p
Moltiplicando e dividendo per n 2 + (−1)n n + n si ha:
p n 2 + (−1)n n − n 2 (−1)n n (−1)n
an = n 2 + (−1)n n − n =p =p =q .
n 2 + (−1)n n + n n 2 + (−1)n n + n 1 + (−1)n 1 + 1
n
Si ha quindi
1 1
−q ≤ an ≤ q . (7.10.4)
1 + (−1)n n1 + 1 1 + (−1)n n1 + 1
Se n = 0 si ha
yn y y
lim = lim
y→0 |y| y→0 |y|
yn y
lim = 0.
y→0 |y|
lim (1 + x) = 1 lim e x = 1,
x→0 x→0
quindi la tesi segue dal Teorema dell’algebra dei limiti.
Se α = 0 allora
e αx − 1 1−1
lim = lim = lim 0 = 0.
x→0 x x→0 x x→0
Sia α 6= 0.
Se y = αx, allora y → 0 per x → 0 e si ha, usando il Teorema 7.8.16
e αx − 1 e y − 1 Teorema 7.8.16
lim = lim y = α.
x→0 x y→0
α
Esercizio 7.11.4. Calcolare, se esistono, i seguenti limiti (NB: Tra parentesi graffe i valori a cui far
tendere la x e tra parentesi quadre i risultati; es: f (x) {+∞, −∞} [−∞, 0] indica che va calcolato il
limite di f (x) per x → +∞ (con risultato −∞) e per x → −∞, con risultato 0)
x 5 + 3x 2 + x |x + 2|
{+∞, 0, −∞} [0, 0, 0], {−2} [6 ∃],
x6 − 1 x2 − 4
(x + 2)2 (x + 1)2
{−2} [0], {+∞} [1],
|x 2 − 4| x2 + 1
x2 − 4 1 3
{−2} [−4], − {1} [−1],
x +2 1 − x 1 − x3
p
x 3 x + x2
{0+ } [0],
x4 − x
x + cos x
{+∞} [1], x 2 + sin x {+∞} [+∞].
x − sin x
Esercizio 7.11.5. Calcolare
2x 2
lim + x.
x→−∞ |x| + 1
S OL . E S . 7.11.5. Si ha
2x 2 2x 2 + x|x| + x
lim + x = lim .
x→−∞ |x| + 1 x→−∞ |x| + 1
¯
Ora per il Teorema del limite sulla restrizione di f (x), cioè lim f (x) = lim f (x)¯(−∞,0) , posso
x→−∞ x→−∞
considerare |x| = −x. Allora abbiamo
2x 2 + x|x| + x 2x 2 − x 2 + x x2 + x
lim = lim = lim
x→−∞ |x| + 1 x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x + 1
286 CHAPTER 7. LIMITI
x 2 1 + x1
¡ ¢
x
= lim ¡1 ¢ = lim = +∞.
x→−∞ x − 1 x→−∞ −1
x
Esercizio 7.11.6. Calcolare i seguenti limiti per x → 0. Tra parentesi quadre alcuni risultati.
sin(2x)
[2], sin x log |x| [0],
x cos x
1 1+x
log [2],
x 1−x
1 ³p ´
log 1 + x2 [0].
x
Esercizio 7.11.7. Calcolare, se esiste,
¡1¢
tan3 x sin x
lim .
x→0 1 − cos x
[R. 0]
tan x 1 − cos x 1
S OL . E S . 7.11.7. Siccome lim = 1 allora tan x ∼ x, per x → 0, e lim 2
= allora
x→0 x x→0 x 2
1 − cos x ∼ 21 x 2 , per x → 0.
Quindi
¡1¢ ¡1¢
tan(x)3 sin 2x 3 sin
µ ¶
x x 1
lim = lim = lim 2x sin .
x→0 1 − cos x x→0 x2 x→0 x
¡1¢
Tale ultimo limite vale 0. Infatti la funzione x 7→ 2x sin x è prodotto della funzione limitata x 7→
1
sin x
e della funzione infinitesima x 7→ 2x per x → 0.
S OL . E S . 7.11.8.
1 + sin2 x − cos x 1 − cos x sin2 x sin2 x
µ ¶
lim = lim + = −1 + lim .
x→0 cos x − 1 x→0 cos x − 1 cos x − 1 x→0 cos x − 1
x2
Siccome sin x ∼ x per x → 0 e 1 − cos x ∼ 2
per x → 0, allora
sin2 x x2
−1 + lim = −1 + lim = −1 − 2 = −3.
x→0 cos x − 1 x→0 − x 2
2
log b
S OL . E S . 7.11.9. Utilizziamo la proprietà dei logaritmi, loga b = logc a e otteniamo che
c
p p
log 1 (x + 1 + x 2 ) log(x + 1 + x 2 )
2
lim = lim+ .
log 12 x
¡ ¢
x→0 x x→0
Esercizio 7.11.10. Calcolare, se esistono, i seguenti limiti (soluzione tra parentesi quadra)
1 |x|
lim x + [6 ∃]; lim [6 ∃]
x→0 x x→0 x 2 + x
x3 + x − 2
lim [6 ∃];
x→1 x 3 − x 2 − x + 1
p p p
x − a+ x −a
lim p (con a ≥ 0) [a > 0 : limite = p1 ; a = 0 : limite = +∞].
x→a + 2a
x2 − a2
Esercizio 7.11.11. Calcolare, se esiste,
µ ¶µ ¶
1 1
lim x sin cos .
x→0 x x
[R.: 0]
lim 3x 4 (x 4 + 3)1/2 − x 2 .
¡ ¢
x→+∞
[R.: +∞]
S OL . E S . 7.11.12.
p p
p ( x 4 + 3 − x 2 )( x 4 + 3 + x 2 )
4 2 4
lim 3x ( x 4 + 3 − x ) = lim 3x p =
x→+∞ x→+∞ x4 + 3 + x2
3
= lim 3x 4 · q
x→+∞
x 2 ( 1 + x34 + 1)
9x 2
= lim q = +∞.
x→+∞
1 + x34 + 1
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 289
lim 3x 2 (x 4 + 3)1/2 − x 2 .
¡ ¢
x→+∞
[R.: 92 ]
S OL . E S . 7.11.13.
p p
x 4 + 3 − x 2 )( x 4 + 3 + x 2 )
2(
p
2 2
lim 3x ( x 4 + 3 − x ) = lim 3x p =
x→+∞ x→+∞ x4 + 3 + x2
3
= lim 3x 2 · q
x→+∞
x 2 ( 1 + x34 + 1
9 9
== lim q = .
1 + x34 + 1 2
x→+∞
3x + 1
lim log3 e −x .
x→+∞ x 2 + 1
[R.: − log3 3 ]
¶x 3
x4 + 1
µ
lim .
x→+∞ x 4 + 2x − 1
[R.: e −2 ]
x4 + 1
lim =1
x→+∞ x 4 + 2x − 1
290 CHAPTER 7. LIMITI
log(y) ∼ y − 1 per y → 1,
y2
cos(y) ∼ 1 − per y → 0,
2
si trova che, per x → +∞,
r !Ã Ã r ! µ ¶
p
2
1 1 1
9x + 3x + 1 log cos ∼ 3x cos − 1 ∼ 3x − .
x x 2x
Allora Ãr !
p 1 3x 3
lim 9x 2 + 3x + 1 log cos = lim − =− .
x→+∞ x x→+∞ 2x 2
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 291
x4 + 3
µ 4
4 x +3
¶
4 4 3
lim x log = lim x − 1 = lim x · 4 = 3.
x→+∞ x4 x→+∞ x4 x→+∞ x
S OL . E S . 7.11.18.
3x + 1 −x 3x + 1 log e −x 3x + 1 −x
lim 2
log3 e = lim 2
· = lim 2 · =
x→+∞ x + 1 x→+∞ x + 1 log 3 x→+∞ x + 1 log 3
−3x 2 − x 1 3
= lim · =− .
x→+∞ x 2 + 1 log 3 log 3
S OL . E S . 7.11.19. La base tende a 1 e l’esponente tende a 0. Ricordiamo che ”10 ” (cioè la base
che non è 1, ma tende a 1, e l’esponente non è 0, ma tende a 0, non è una forma indeterminata,
ma ha limite 10 = 1. Allora
¶ x52 +3
x4 + 1
µ
x +2x
lim = 1.
x→+∞ x 4 + 2x − 1
¶ x52 +3 ¶ x52 +3 ¶ x 2 +3
x4 + 1 x4 + 1
µ µ µ
x +2x x +2x 2x − 2 x 5 +2x
lim = lim 1 + −1 = lim 1 − 4 =
x→+∞ x 4 + 2x − 1 x→+∞ 4
x + 2x − 1 x→+∞ x + 2x − 1
x 2 +3
x 5 +2x
1
= lim 1− 4 =
x→+∞ x + 2x − 1
2x − 2
x 2 +3 2x−2
x 4 +2x−1 x 5 +2x · x 4 +2x−1
2x−2
1
= lim 1 − 4
=
x→+∞ x + 2x − 1
2x − 2
= (e −1 )0 = 1.
¶log3 e −x
x 2 + 3x + 2
µ
lim .
x→−∞ x2 + 1
S OL . E S . 7.11.20. La base tende a 1 e l’esponente tende a −∞. Siamo in presenza di una forma
indeterminata. Essendo
loge e −x −x
log3 e −x = = ,
loge (3) loge (3)
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 293
si ha
¶log3 e −x −x
x 2 + 3x + 2 x 2 + 1 + 3x + 1
µ µ ¶ log 3
lim = lim =
x→+∞ x2 + 1 x→+∞ x2 + 1
−x
log 3
µ ¶ −x
3x + 1 log 3 1
= lim 1 + 2 = lim 1+ 2 =
x→+∞ x +1 x→+∞ x +1
3x + 1
−x 3x+1
x 2 +1 log 3 · x 2 +1
3x+1
1 − log3 3
= lim 1 + 2
= e .
x→+∞ x +1
3x + 1
S OL . E S . 7.11.21.
p p
p ( x 2 + 2x + x)( x 2 + 2x − x) 2x
lim x 2 + 2x + x = lim p = lim p =
x→−∞ x→−∞ x 2 + 2x − x x→−∞ x 2 + 2x − x
2x 2x
= lim p = lim p =
x→−∞ |x| 1 + 2/x − x x→−∞ −x 1 + 2/x − x
2x 2
= lim p = lim p = −1.
x→−∞ −x( 1 + 2/x + 1) x→−∞ −( 1 + 2/x + 1)
Quindi s
2 x2 − 1
p + log x
lim = +∞.
x→ 2 x2 − 2
S OL . E S . 7.11.24.
x 3 − 4x 2 + 4x x(x 2 − 4x + 4) x(x − 2)2 x(x − 2)
lim 2
= lim 2
= lim = lim = 0.
x→2 x + x − 6 x→2 x +x −6 x→2 (x + 3)(x − 2) x→2 (x + 3)
S OL . E S . 7.11.25. I modo:
Si ha
(x + 2)2 (x + 2)2
lim = lim .
x→−2 |x 2 − 4| x→−2 |x − 2||x + 2|
(x + 2)2 (x + 2)2
lim = lim .
x→−2 |x 2 − 4| x→−2 |x + 2| · |x − 2|
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 295
S OL . E S . 7.11.26. Essendo 2 sin2 x → 1 per x → π/4 ed essendo cos(2x) → 0 per x → π/4 siamo
in presenza di una forma indeterminata. Si ha
log(2 sin2 x)
µ ¶
2 1/ cos(2x)
lim (2 sin x) = limπ exp .
x→ π4 x→ 4 cos(2x)
Essendo
cos(2x) = 1 − 2 sin2 x
ed essendo log y ∼ y − 1 per y → 1, allora
log(2 sin2 x) 2 sin2 x − 1
∼ = −1 per x → π/4.
cos(2x) 1 − 2 sin2 x
Allora
log(2 sin2 x) 2 sin2 x − 1
µ ¶ µ ¶
lim exp = limπ exp = e −1 .
x→ π4 cos(2x) x→ 4 1 − 2 sin2 x
S OL . E S . 7.11.28.
2 tan x 2 tan x
limπ (1 − tan x) tan(2x) = limπ (1 − tan x) · 2
= limπ =1
x→ 4 x→ 4 1 − tan x x→ 4 1 + tan x
S OL . E S . 7.11.29. Osserviamo che siamo in presenza di una forma indeterminata del tipo
+∞ + (−∞). Si ha
x2 x2 x
lim + x = lim + x = lim = −1.
x→−∞ |x| + 1 x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x + 1
Tale limite non esiste, perché il limite da destra è +∞ e il limite da sinistra è −∞.
S OL . E S . 7.11.31. Si ha
log2 x + log x − 1 log2 x − 1 log x log x
2
= 2
+ 2
= 1+ .
log x − 1 log x − 1 log x − 1 log2 x − 1
Allora
log2 x + log x − 1 log x
lim+ 2
= 1 + lim+
x→ 1e log x − 1 x→ 1e log2 x − 1
log x
1 + lim+
x→ 1e (log x − 1)(log x + 1)
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 297
Essendo
lim log x = −1,
x→ 1e
si ha
log x −1 1
lim = lim = lim .
x→ 1e (log x − 1)(log x + 1) x→ e −2(log x + 1) x→ e log x + 1
1 1
Si ha
lim+ log x = −1+ , lim− log x = −1− ,
x→ 1e x→ 1e
quindi
1
lim+ = +∞
x→ 1e log x + 1
1
lim− = −∞.
x→ 1e log x + 1
Si conclude che
log2 x + log x − 1
lim+ = +∞
x→ 1e log2 x − 1
e
log2 x + log x − 1
lim− = −∞.
x→ 1e log2 x − 1
Pertanto, non esiste
log2 x + log x − 1
lim .
x→ 1e log2 x − 1
ax 3 + bx 2 + x − 1 ax 3 + bx 2 + x − 1
lim ; lim .
x→1 (x − 1)2 x→+∞ (x − 1)2
298 CHAPTER 7. LIMITI
2
à !
e x − 1 1 − cos x Teor. 7.8.16 + Cor. 7.8.29 1 3
= lim + = 1+ = .
x→0 x2 x2 2 2
S OL . E S . 7.11.37.
x 3 − 3x 2 + 4x x(x 2 − 3x + 4) x 2 − 3x + 4
lim = lim = lim = −4.
x→0 x5 − x x→0 x(x 4 − 1) x→0 x4 − 1
Sol: = − 23 .
300 CHAPTER 7. LIMITI
S OL . E S . 7.11.40.
3
x
e tan −1 tan3 x x3
lim 2
= lim 2
= lim 2
=
x→0 x(cos x − e x ) x→0 x(cos x − e x ) x→0 x(cos x − e x )
x2 x2
= lim = lim =
x→0 cos x − e x 2 x→0 cos x − 1 + 1 − e x 2
1 1
= lim = lim =
x→0 cos x − 1 + 1 − e x 2 x→0 cos x − 1 1 − ex
2
+
x2 x2 x2
1 2
= =− .
1 3
− −1
2
Sol: 4
S OL . E S . 7.11.41.
x 3 + x 2 − 5x + 3 (x − 1)(x 2 + 2x − 3) x 2 + 2x − 3 (x − 1)(x + 3) x +3
lim 3 2
= lim 2
= lim = lim = lim = 4.
x→1 x − 2x + x x→1 x(x − 1) x→1 x(x − 1) x→1 x(x − 1) x→1 x
S OL . E S . 7.11.42.
cos x cos x − 1 −x 2 /2
µ ¶ µ ¶
1 1 1 1
lim − = lim − = lim = lim =− .
x→0 x tan x x sin x x→0 x sin x x sin x x→0 x sin x x→0 x · x 2
Sol: 2π.
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 301
S OL . E S . 7.11.43.
sin(2πx) sin(2πx − 2π) sin(2π(x − 1))
lim = lim = lim .
x→1 x − 1 x→1 x −1 x→1 x −1
sin x
Usando il cambio di variabile y = x − 1 e ricordando che x → 1 per x → 0, si ha
sin(2π(x − 1)) sin(2πy sin(2πy)
lim = lim = lim 2π = 1 · 2π.
x→1 x −1 y→0 y y→0 2πy
S OL . E S . 7.11.44. Osservo anzitutto che la funzione arcotangente è limitata, essendo | arctan(x)| <
π
2 ∀x ∈ R. Inoltre 6x −→ +∞, per x → +∞. Quindi
da cui ³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 · x + 4x
lim
x→+∞ arctan(x) + 6x
³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 · x + 4x
= lim
x→+∞ 6x
³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 31+3 + 1 + x1 ·x 2
= lim + .
x→+∞ 6x 3
Ora ³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + x 3 +3 + 1 + x1
1
·x
lim =
x→+∞ 6x
³ ´
log 1 + x 31+3
¢2x α
1 + x1
¡
·x
= lim + .
x→+∞ 6x 6x
da cui ³ ´
log 1 + x 31+3
lim = 0.
x→+∞ 6x
Pertanto ³ ´
log 1 + x 31+3
¢2x ¢2x
1 + x1 · xα 1 + x1 · xα
¡ ¡
lim + lim = lim
x→+∞ 6x 6x
x→+∞ x→+∞ 6x
¶2x α−1
x
µ
1
= lim 1 + · .
x→+∞ x 6
Dal noto limite notevole:
1 x 2
µ ¶2x µµ ¶ ¶
1
lim 1+ = lim 1+ = e 2.
x→+∞ x x→+∞ x
quindi
x α−1
¶2x
e 2 α−1
µ
1
lim 1+ · = lim x .
x→+∞ x 6 x→+∞ 6
A questo punto
+∞ se α > 1
2
e α−1 e 2
lim x = se α = 1
x→+∞ 6 6
0 se α < 1
da cui
se α > 1
³ ´ ¡ ¢2x α
log 1 + 1
+ 1 + x1 · x + 4x +∞
x 3 +3 e2
lim = +2 se α = 1
x→+∞ arctan(x) + 6x 26 3
3 se α < 1.
S OL . E S . 7.11.45. Essendo 0 < cos x < 1 in − π2 , π2 \ {0}, allora [cos x] = 0 in − π2 , π2 \ {0}, da cui
¤ £ ¤ £
lim [cos x] = 0.
x→0
ossia
| log(x 2 − 4)| − log 12
lim+ = lim− ax + b = a4 + b.
x→4 x −4 x→4
Innanzitutto osserviamo che senz’altro è
lim ax + b = 4a + b = f (4)
x→4−
(x + 4)(x − 4) 2
= lim+ = .
x→4 12(x − 4) 3
Perciò la funzione f è continua in 4 se e solo se a e b soddisfano 4a + b = 32 .
Pertanto
4 2 4 2
e 3y − (e 2y )2 y2 + 2 e 3y 1 e 4y
lim · 2 = lim · = lim = −∞
y→+∞ 4
e 3y −4y
2
3y − 2y 3 y→+∞ e 3y 4 −4y 2 −2y y→+∞ −2y
per le gerarchie tra infiniti.
dunque
p
p x +∞ α < 12
µ ¶
lim x − 1 =
x→+∞ (1 + x)α −∞ α > 1 .
2
Segue che
¶ π
x p +2 α < 12
µ
lim arctan − x =
x→+∞ (1 + x)α − π α > 12 ,
2
e quindi
x
µ +∞ α < 1
p
¶
2
lim x arctan α
− x =
x→+∞ (1 + x) −∞ α > 1 . 2
Rimane da studiare il caso α = 1/2, che non è incluso nello studio precedente perché si presentava
una forma indeterminata del tipo 0 · ∞.
à ! à p p !
x p x − x 1+x
lim x arctan 1
− x = lim x arctan p =
x→+∞ x→+∞ 1+x
(1 + x) 2
x 2 − x(1 + x)
µ ¶
= lim x arctan p p p =
x→+∞ 1 + x(x + x 1 + x)
µ ¶ µ ¶
−x −x
= lim x arctan p = lim x arctan 3 =
x→+∞ x 1+x +1+x x→+∞
x2
µ ¶
−1 −1
= lim x arctan p = lim x p = −∞,
x→+∞ x x→+∞ x
p 3
dove si è usato che x 1 + x + 1 + x ∼ x 2 per x → +∞ e arctan y ∼ y per y → 0. In conclusione,
x p +∞ α < 21
µ ¶
lim x arctan − x =
x→+∞ (1 + x)α −∞ α ≥ 1 .
2
Allora
p p −2x p
α2 x 2 +x 3/2 3/2 e 1
cos(e −x ) − 1 = lim −e 3x− α x +x · = lim − e x− α x +x .
2 2 2 2 3/2
lim e 3x−
¡ ¢
x→+∞ x→+∞ 2 x→+∞ 2
quindi
às !
1 +∞ se 0 < α < 1
lim x 1 − α2 + p =
x→+∞ x −∞ se α > 1.
Allora
1 x−pα2 x 2 +x 3/2 −∞ se 0 < α < 1
lim − e =
x→+∞ 2 0 se α > 1.
Sia ora α = 1. Abbiamo
3 3
x 2 − (x 2 + x 2 ) −x 2
q
3 1
x− x2 + x 2 = q ∼ = − p → −∞ per x → +∞.
3 2x 2 x
x + x2 + x 2
Allora
p
1 2 3/2
lim − e x− x +x = 0.
x→+∞ 2
In conclusione,
1 p −∞ se 0 < α < 1
x− α2 x 2 +x 3/2
lim − e =
x→+∞ 2 0 se α ≥ 1.
Esercizio 7.11.56 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Calcolare, se esiste,
à 1
!n
n + n
lim .
n→+∞ 1 + n + (−1)n
n2
[R. 6 ∃.]
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 309
S OL . E S . 7.11.56. Abbiamo
1 1 1 1 n
n +n n +n n − n 2 − (−1)
1
= 1+ 1
−1 = 1+ 1
=: 1 + b n .
n2
+ n + (−1)n n2
+ n + (−1)n n2
+ n + (−1)n
Notiamo che
lim b n = 0.
n→+∞
Ciò comporta che, per il noto limite notevole,
1
lim (1 + b n ) bn = e.
n→+∞
Pertanto
à 1
!n
n +n 1
lim 1
= lim (1 + b n )n = lim ((1 + b n ) bn )n·bn = lim e n·bn .
n→+∞
n2
+ n + (−1)n n→+∞ n→+∞ n→+∞
Ora, ³ ´
1
n n
− n12 − (−1)n 1 − n1 − n(−1)n 1 − n1 − n(−1)n
n · bn = 1
= 1
∼ per n → +∞.
n2
+ n + (−1)n n2
+ n + (−1)n n
Ora, per n pari,
1 − n1 − n(−1)n
lim = −1,
n→+∞ n
mentre per n dispari,
1 − n1 − n(−1)n
lim = 1.
n→+∞ n
Pertanto,
e −1 se n pari
lim e n·bn =
n→+∞ e se n dispari,
dunque il limite non esiste.
Esercizio 7.11.57 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Calcolare al variare di α > 0:
log(1 + x α ) log(2 + x 3 )
lim+ p .
x→0 (e 2 sin x − 1) x 2(α−1) + x 4
ln 2 ln
p2
[R. 2 se α < 3, se α = 3, 0 se α > 3.]
2 2
Pertanto, se α > 3,
log(1 + x α ) log(2 + x 3 ) log 2 · x α log 2 α−3
lim+ p = lim+ 2
= lim+ x = 0.
x→0 (e 2 sin x − 1) x 2(α−1) + x 4 x→0 2x · x x→0 2
Se invece α = 3,
log(1 + x α ) log(2 + x 3 ) log 2 · x 3 log 2
lim+ p = lim+ p = p .
x→0 (e 2 sin x 2(α−1) 4 x→0 2x · 2x 2 2 2
− 1) x +x
Infine, se α < 3,
log(1 + x α ) log(2 + x 3 ) log 2 · x α log 2
lim+ p = lim+ α−1
= .
x→0 (e 2 sin x − 1) x 2(α−1) + x 4 x→0 2x · x 2
1 ³ 1 ´
lim= 0 ⇒ lim e x − 1 = 0
x→+∞ x x→+∞
³ 1 ´ 1 1
³ ´2 1 1
⇒ cos e x − 1 − 1 ∼ − e x − 1 ∼ − 2 se x → +∞
2 2x
Inoltre
µ −x ¶ µ −x ¶k
e −x k e e e −kx
lim = 0 ⇒ sin ∼ = k se x → +∞.
x→+∞ x x x x
Quindi si ha ³ 1 ´
cos e x − 1 − 1 − 12 x12
lim ¡ −x ¢ = lim
x→+∞ e 3x sink e x→+∞ 3x e −kx
x e k x
=0 se 0 < k < 3
1 x k (−3+k)x
= lim − 2 e = −∞ se k = 3
x→+∞ 2 x
= −∞ se k > 3
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 311
1
Esercizio 7.11.59 (Prova scritta 15-2-2021). Calcolare lim (1 − x 3 ) log |x|
x→−∞
1 log(1−x 3 ) log(1+|x|3 )
(1 − x 3 ) log |x| = e log |x| =e log |x|
II MODO:
Applicando l’Hopital per calcolare il limite dell’esponente, si ha:
1
log(1 − x 3 ) H 1−x 3
(−3x 2 )
lim = lim 1
x→−∞ log |x| x→−∞
x
−3x 3 −3
= lim = = 3.
x→−∞ 1 − x 3 −1
Dunque
1
lim (1 − x 3 ) log |x| = e 3 .
x→−∞
x2
µ ¶
1
lim x log cos + sin −x .
x→+∞ x e + x + x3
312 CHAPTER 7. LIMITI
allora
x2
µ ¶
1
lim cos + sin −x =1
x→+∞ x e + x + x3
da cui
x2 x2
µ ¶
1 1
log cos + sin −x ∼ cos + sin − 1 per x → +∞
x e + x + x3 x e −x + x + x 3
Ora:
1 x2
cos − 1 = o(sin −x ) per x → +∞.
x e + x + x3
Infatti
1 1 2
µ ¶
1 1
cos −1 ∼ − 2 = − per x → +∞.
x 2x 2 x
mentre
x2 x2 x2 1
sin ∼ ∼ = per x → +∞
e −x + x + x 3 e −x + x + x 3 x 3 x
allora
¡ 1 ¢2
cos x1 − 1 − 21 x 1
lim = lim 1
= lim − = 0.
x→+∞ x2 x→+∞ x→+∞ 2x
sin e −x +x+x 3 x
Dunque
1 x2 x2 1
cos + sin −x 3
− 1 ∼ sin −x 3
∼ per x → +∞.
x e +x +x e +x +x x
Si conlude così che
x2
µ ¶
1 1
x log cos + sin −x 3
∼ x = 1 per x → +∞.
x e +x +x x
da cui
x2
µ ¶
1
lim x log cos + sin −x = lim 1 = 1.
x→+∞ x e + x + x3 x→+∞
Esercizio 7.11.61 (Prova scritta 28-6-2021). Calcolare limx→+∞ cos xπα al variare di α > 0.
¡ ¢x
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 313
π ´x ³ ³ π ´x
lim = lim
cos 1 + cos − 1
x→+∞ xα x→+∞ xα
π
x(cos xα
−1)
π ´ 1π
µ³ ¶
cos α −1
= lim 1 + cos α − 1 x .
x→+∞ x
Si ha
π ´ 1π ¶
µ³
cos α −1
lim 1 + cos α − 1 x =e
x→+∞ x
in quanto ³ π ´
lim cos − 1 =0 ∀α > 0.
x→+∞ xα
Inoltre
π 1 ³ π ´2 π2 1−2α
x(cos − 1) ∼ − x = − x se x → +∞
xα 2 xα 2
che tende, per x → +∞ a:
• −∞ se 1 − 2α > 0 (ossia α ∈]0, 21 [)
2
• − π2 se 1 − 2α > 0 (ossia α = 21 )
• 0 se 1 − 2α < 0 (ossia α > 12 )
Conclusione:
0 se α ∈]0, 21 [
³ π ´x π2
lim cos α = e− 2 se α = 12
x→+∞ x
1 se α > 12
Verificare che f è ben definita per ogni x ∈ R \ {0} e calcolare limx→0 f (x) per n = 1 e n = −1.
| sin(t )| ≤ 1, | cos(t )| ≤ 1.
Inoltre:
π π
−1 ∈] − , 0[ e t 7→ cos(t ) crescente e positiva in ] − , 0[.
2 2
Allora
π | cos(t )|≤1
∀x ∈ R, − < −1 ≤ sin(x n ) ≤ 1 ⇒ 0 = cos(−π/2) < cos(−1) ≤ cos(sin(x n )) ≤ 1. (7.11.1)
2
314 CHAPTER 7. LIMITI
Quindi,
0 = cos(−π/2) < cos(−1) ≤ cos(sin(x n )) ≤ 1.
Ciò dimostra che la funzione f è ben definita per ogni x 6= 0.
Sia n = 1:
Il limite
loge (cos(sin(x)))
lim f (x) = lim
x→0 x→0 x
0
si presenta sotto forma indeterminata: 0 ed il limite (se esiste ed è finito) è la derivata di
Si ha
1 1
lim sin(x) = 0 ⇒ cos(sin(x)) − 1 ∼ − (sin(x))2 ∼ − x 2 per x → 0.
x→0 2 2
Quindi, se n = 1 è :
1 1 x2
lim f (x) = lim loge (cos(sin(x))) = lim − = 0.
x→0 x→0 x x→0 2 x
Per n = −1:
Da (7.11.1)
cos(sin(x −1 )) ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}.
Essendo, da (7.11.1)
−1 ≤ sin(x −1 ) ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}
e la funzione cos pari e crescente in [−1, 0] e decrescente in [0, 1] allora
Abbiamo così
cos(−1) ≤ cos(sin(x −1 )) ≤ 1 ∀x ∈ R \ {0}.
Osserviamo che, essendo
π π
− < − < −1
2 3
7.11. ESERCIZI SUI LIMITI DI FUNZIONE 315
Ne deduciamo che
x2
µ ¶
1
lim − |x| x 3 tan( 2 ) =00 −1 · (−∞)00 = +∞.
x→−∞ −x + 1 2x
N.B.: Si noti che nel calcolare
x2
µ ¶
lim − |x|
x→−∞ −x + 1
non è legittimo sostituire
x2
−x + 1
col suo asintotico
x2
.
−x
x2
Siamo infatti in presenza di una differenza tra −x+1
e |x|. Tanto è vero che se valesse la uguaglianza
sopra avremmo:
x2
µ 2
x
µ ¶ ¶
lim − |x| = lim − |x|
x→−∞ −x + 1 x→−∞ −x
µ 2
x
¶
= lim − (−x) = lim 0 = 0,
x→−∞ −x x→−∞
si ha
log(3 − 2e x ) ∼ 3 − 2e x − 1, per x → 0.
Inoltre
p p p
lim ( 2 + x + 2 + x 2 ) = 2 2.
x→0
Allora abbiamo
log(3 − 2e x )(2 + x − (2 + x 2 ))
lim p p =
x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)( 2 + x + 2 + x 2 )
(3 − 2e x − 1)(x − x 2 )
= lim p .
x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)2 2
Osserviamo che e x − 1 ∼ x e x − x 2 ∼ x per x → 0, quindi si ha
(3 − 2e x − 1)(x − x 2 )
lim p p =
x→0 e 3 (1 − e 3(cos(2x)−1) )(e 3 − 1)( 2 + 2)
2(1 − e x ) · x
= lim p p =
x→0 e 3 (−3(cos(2x) − 1))(e 3 − 1)( 2 + 2)
2(−x) · x
= lim p .
x→0 2 2e 3 (3(1 − cos(2x)))(e 3 − 1)
1 − cos x 1
Ricordando che lim = , concludiamo:
x→0 x2 2
2(−x) · x −2x 2
lim p = lim p =
x→0 2 2e 3 (3(1 − cos(2x)))(e 3 − 1) x→0 2 2e 3 3(2x 2 )(e 3 − 1)
1
=− p .
6 2(e 3 − 1)e 3
Quindi
x 2
¡ ¢
log x+2
− x+2 x
lim ³ ´ = lim 2
= lim − = −1.
x→+∞
1 − cos p2
x→+∞
x
x→+∞ x +2
x
Si chiamano successioni per ricorrenza quelle successioni (a n ) che sono definite nella forma
(
a n+1 = f (a n ) ∀n ∈ N (I )
(7.12.1)
a0 = a (I I ).
dove f : A → A, con A ⊆ R, e a ∈ A.
Un caso più generale è
(
a n+1 = f (n, a n ) ∀n ∈ N (I )
a0 = a (I I ).
dove f : N × A → A, con A ⊆ R, e a ∈ A.
E’ possibile visualizzare il comportamento della successione (a n ) definita in (7.12.1). Per illustrarlo
usiamo la figura qui sotto, in cui appaiono il grafico della funzione f (in verde) e la bisettrice I-III
quadrante (linea continua nera).
Preso a 0 sull’asse x si traccia la perpendicolare all’asse x passante per quel punto. Essa intercetta
il grafico di f nel punto
F = (a 0 , f (a 0 )) = (a 0 , a 1 ).
Si traccia ora la retta orizzontale passante per F . Essa interseca la bisettrice I-III q. nel punto H
H = (a 1 , a 1 ).
Si traccia ora la perpendicolare all’asse x passante per H . Individuiamo così il numero a 1 sull’asse
x. Ora si ripete lo schema sopra descritto con a 1 che prende il ruolo svolto prima da a 0 .
L’intersezione della retta verticale per H con il grafico di f è il punto
J = (a 1 , f (a 1 )) = (a 1 , a 2 ).
Si traccia ora la retta orizzontale passante per J . Essa interseca la bisettrice I-III q. nel punto K
K = (a 2 , a 2 ).
Si traccia ora la perpendicolare all’asse x passante per K . Individuiamo così il numero a 2 sull’asse
x.
Ora si ripete lo schema sopra descritto con a 2 che prende il ruolo svolto prima da a 1 .
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 319
3.5
H F
2.5
K J
1.5
M L
P N
1
Q
0.5
Grafico
S a4 a3 a2 a1 a0
-0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 6.5 7 7.5 8
-0.5
-1
-1.5
f continua
⇒ f (`) = ` ⇒ (`, f (`)) ∈ Gr f ∩ bisettrice.
Dal disegno in figura si deduce, ad esempio, che il limite della successione è il numero reale S.
Sol:
Si noti che f :]0, +∞[→]0, +∞[,
µ ¶
1 2
f (x) = x+
2 x
320 CHAPTER 7. LIMITI
è una funzione ben posta (infatti se x > 0 allora f (x) > 0) e che 2 ∈]0, +∞[. Dunque, per la Propo-
sizione 5.2.1, è ben definita la successione (a n ) a termini positivi.
Il suo limite, se esiste, è ` ∈ [0, +∞]. ` = +∞ è compatibile con (I) e con l’aritmetica di ∞, in quanto
µ ¶
1 2
+∞ + = +∞.
2 +∞
` = 0 è incompatibile con (I) e con l’aritmetica di 0 e ∞, in quanto
µ ¶
1 2
0 + + = +∞ 6= 0.
2 0
Pertanto, se esiste il limite di (a n ) esso deve essere ` ∈]0, +∞].
Dalla prima condizione (I) risulta
( (
` = 21 ` + `2 1
` = `1 ⇔ `2 = 2
¡ ¢
p
⇔ 2 ⇔`= 2.
`>0 `>0
p
Dunque, se esiste il limite di (a n ) esso è 2 oppure +∞.
p p
Affermiamo che a n > 2 per ogni n. Dimostriamolo per induzione. Sia P n l’affermazione a n > 2.
Se n = 0 l’affermazione è vera per la condizione (II).
Sia vera P n e dimostriamo che P n+1 è vera.
p an >0 p
µ ¶
1 2
a n+1 = an + > 2 ⇔ a n2 − 2 2a n + 2 > 0
2 an
p p
⇔ (a n − 2)2 > 0 ⇔ a n 6= 2.
L’ultima affermazione è vera per ipotesi, quindi è vera la prima affermazione della catena di im-
plicazioni.
p
Ciò conclude la dimostrazione che a n > 2 per ogni n.
Affermiamo che (a n ) è una successione strettamente decrescente. Per dimostrarlo, dobbiamo
provare che
µ ¶
1 2
a n+1 = an + < an ∀n ∈ N.
2 an
Ora,
p
µ ¶
1 2 2 2 a n >0 a n >0
an + < an ⇔ an + < 2a n ⇔ < a n ⇔ a n2 > 2 ⇔ a n > 2.
2 an an an
Quest’ultima affermazione è vera per quanto dimostrato prima, quindi è vera la prima afferma-
zione della catena di implicazioni.
Essendo (a n ) strettamente decrescente essa deve avere limite. Non potendo essere +∞ il suo
p
limite, esso dovrà essere ` = 2.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 321
a n+1 = p1a ∀n ∈ N
(
(I )
n
a0 = α (I I )
Sol:
Si noti che f :]0, +∞[→]0, +∞[,
1
f (x) = p
x
è una funzione ben posta essendo α > 0 e, f (x) > 0 per ogni x > 0. Dunque, per la Proposizione
5.2.1, è ben definita la successione (a n ) a termini positivi.
Il suo limite, se esiste, è ` ∈ [0, +∞].
+∞ non è compatibile con (I) e con l’aritmetica di ∞, in quanto
1
6= +∞.
+∞
Per lo stesso motivo 0 non è compatibile con (I) e con l’aritmetica di 0, in quanto
1
= +∞ 6= 0.
0+
Pertanto, il limite, se esiste, deve essere ` ∈]0, +∞[. Dalla prima condizione (I) risulta
1 3
` = p ⇔ ` 2 = 1 ⇔ ` = 1.
`
Dunque, se esiste il limite di (a n ) esso è 1.
Osserviamo che
a n < 1 ⇒ a n+1 > 1 ⇒ a n+2 < 1.
Non possiamo quindi aspettarci una monotonia della successione.
Sia (b n ) così definita: b n := a 2n . Si ha b 0 = a 0 = α. Allora
1 1 p
4
p
4
b n+1 = a 2n+2 = p =q = a 2n = bn .
a 2n+1 p1
a 2n
Affermiamo che (b n ) è una successione strettamente crescente. Per dimostrarlo, dobbiamo pro-
vare che
p
4
b n+1 = bn > bn ∀n ∈ N.
Ora,
0<b n <1
b n > b n ⇔ b n3/4 < 1
p
4
⇔ bn < 1 :
quest’ultima affermazione è vera, quindi è vera la prima.
Essendo (b n ) crescente e a termini in ]b 0 , 1[ il limite esiste, ed è un numero reale `0 ∈]b 0 , 1].
Da (III) deve essere
p
4
`0 = `0 ⇔ `03/4 = 1 ⇔ `0 = 1.
Pertanto `0 = 1. Si è così dimostrato che
lim a 2n = 1.
n→+∞
lim a 2n+1 = 1.
n→+∞
Essendo
lim a 2n = 1 = lim a 2n+1
n→+∞ n→+∞
concludiamo che la successione (a n ) converge a 1.
e
1 11 32 11
a3 = 1 + = 1+ = > = a1 , (7.12.5)
a2 21 21 10
da cui
11 32 21
< = c1 <
c0 = = b 1 < 10 = a 0 = b 0 .
10 21 11
Supponiamo vera (P n ) e dimostriamo che (P n+1 ) è vera.
Iniziamo con l’osservare che
Infatti si ha
(a n ) a termini positivi 1 1 1 1
a n < a n+k ⇔ < ⇔ 1+ < 1+ ⇔ a n+k+1 < a n+1 .
a n+k an a n+k an
Analogamente si ha
∀n, k ∈ N a n > a n+k ⇔ a n+1 < a n+k+1 ⇔ a n+k+1 > a n+1 , (7.12.7)
infatti
(a n ) a termini positivi 1 1 1 1
a n > a n+k ⇔ > ⇔ 1+ > 1+ ⇔ a n+k+1 > a n+1 ⇔ a n+1 < a n+k+1 .
a n+k an a n+k an
Abbiamo che l’ipotesi induttiva è:
c n < c n+1 < b n+1 < b n ⇔ a 2n+1 < a 2n+3 < a 2n+2 < a 2n
Analogamente:
(7.12.6) (7.12.7)
c n < c n+1 ⇔ a 2n+1 < a 2n+3 ⇒ a 2n+2 > a 2n+4 ⇒ a 2n+3 < a 2n+5 ⇔ c n+1 < c n+2 . (7.12.8)
c n < c n+1 < b n+1 < b n ⇒ c n+1 < c n+2 < b n+2 < b n+1 ,
cn < bn ∀n ∈ N.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 325
da cui
00 `00
` = 1 + 00 .
` +1
Analogamente: deve essere
µ ¶ Ã ! Ã !
1 1 1
`0 = lim a 2n+2 = lim 1+ = lim 1+ = lim 1+
n→+∞ n→+∞ a 2n+1 n→+∞ 1 + a12n n→+∞ 1 + `10
da cui
`0
`0 = 1 + .
`0 + 1
Si ha che per ogni x > 1
p
x 2 1+ 5
x = 1+ ⇔ (x − 1)(x + 1) = x ⇔ x − x − 1 = 0 ⇔ x = .
x +1 2
p
Ciò comporta che `0 = `00 = 1+2 5 .
Riassumendo:
p
1+ 5
lim a 2n = = lim a 2n+1
n→+∞ 2 n→+∞
p
1+ 5
concludiamo che la successione (a n ) converge a 2 .
Esercizio 7.12.4. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza
(
a0 = α
a n+1 = a n2
al variare di α ∈ R.
326 CHAPTER 7. LIMITI
` = `2
da cui
` = 0 ∨ ` = 1.
a 0 = α ≤ 1,
che è ovviamente vera perché 0 < α < 1. Supponiamo ora a n < 1 e dimostriamo che a n+1 < 1:
infatti, dall’ipotesi induttiva,
a n+1 = a n2 = a n · a n < a n · 1 < 1.
` < a0 < 1
a 0 = α > 1,
che è ovviamente vera perché α > 1. Supponiamo ora a n > 1 e dimostriamo che a n+1 > 1: infatti,
dall’ipotesi induttiva,
a n+1 = a n2 = a n · a n > a n · 1 > 1.
Proviamo ora che (a n ) è strettamente crescente. Questo segue immediatamente da quanto appena
dimostrato, infatti, tenendo conto che a n > 1 > 0 per ogni n ∈ N,
a n >1
a n+1 > a n se e solo se a n2 > a n se e solo se a n > 1,
lim a n = +∞.
n→+∞
Riassumendo:
+∞ se α > 1
lim a n = 1 se α = 1
n→+∞
0 se 0 ≤ α < 1.
Il caso α < 0:
Se a 0 = α < 0 allora a 1 = α2 > 0. Definiamo
b n := a n+1 ∀n ∈ N.
328 CHAPTER 7. LIMITI
+∞ se α2 > 1
lim b n = 1 se α2 = 1
n→+∞
0 se 0 < α2 < 1.
+∞ se α < −1
lim b n = 1 se α = −1
n→+∞
0 se −1 < α < 0.
+∞ se α < −1
lim a n = 1 se α = −1
n→+∞
0 se −1 < α < 0.
Esercizio 7.12.5. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
(
a0 = α
p
a n+1 = 6 + a n
al variare di α > 0.
[R.: 0 < α < 3: a n ↑ 3; α = 3: a n = 3; α > 3: a n ↓ 3]
Esercizio 7.12.6. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
(
a0 = α
a n+1 = 4 − a n
al variare di α ∈ R.
Esercizio 7.12.7. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
(
a0 = α
a n+1 = 4 − 2a n
al variare di α ∈ R.
Esercizio 7.12.8. Calcolare, se esiste, il limite della seguente successione definita per ricorrenza:
a0 = α
1
a n+1 =
1 + an
al variare di α > −1.
p p p
5
[R.: ∀α > −1+2 : a 2n ↓ −1+2 5 , a 2n+1 ↑ −1+2 5 .
p p p
−1 < α < −1+2 5 : a 2n ↑ −1+2 5 , a 2n+1 ↓ −1+2 5 ;
p p
α = −1+2 5 : (a n ) è costante = −1+2 5 .]
(
a0 = 2
Esercizio 7.12.9. Calcolare il seguente limite di successione definita per ricorrenza: ³ ´
a n+1 = 12 1 + a2n
p
(Algoritmo di Erone per approssimare 2)
Esercizio 7.12.11 (Prova scritta 8-6-2021). Dimostrare, usando il Principio d’induzione, che la
successione (x n ) definita per ricorrenza
(
x n+1 = sin(x n )
x 0 = 12
Dunque, esiste il limite di (x n ) ed esso è un numero ` ∈ [0, 12 ]. Per la continuità di sin dovrà essere
(
` = sin(`)
⇔ ` = 0.
` ∈ [0, 12 ]
7.12.1. Teoremi sulle successioni definite per ricorrenza mediante una funzione continua.
Σ := {` ∈ I ∪ {±∞} : ` = f (`)}.
è monotona.
Precisamente:
(i) se a 0 < a 1 la successione (a n ) è crescente.
Essa converge al punto di Σ più vicino ad a 0 e maggiore di a 0 , qualora esso esista,
altrimenti la successione diverge a +∞.
7.12. SUCCESSIONI PER RICORRENZA 331
Derivate
In fondo a questo capitolo si troverà una sezione riguardante le funzioni uniformemente continue.
Alcune classi di funzioni derivabili risultano infatti essere uniformemente continue. Per questo
motivo si è preferito inserire in questo capitolo la trattazione della uniforme continuità.
1
(Esercizio 8.1.3) D(log(x)) = ∀x ∈]0, ∞[.
x
1 1
(Esercizio 8.1.5) D( ) = − 2 ∀x ∈ R \ {0}
x x
p 1
(Esercizio 8.1.7) D( x) = p ∀x ∈ R, x > 0
2 x
1 π
(Esercizio 8.1.12) D tan x = 1 + tan2 (x) = ∀x ∈ R \ { + kπ : k ∈ Z}
cos2 (x) 2
1
(Esercizio 8.1.15) D arcsin x = p ∀x ∈] − 1, 1[
1 − x2
1
(Esercizio 8.1.16) D arccos x = − p ∀x ∈] − 1, 1[
1 − x2
1
(Esercizio 8.1.17) D arctan x = ∀x ∈ R
1 + x2
1
se x > 0
(Esercizio 8.1.18) D | x| = sign(x) = 6 ∃ se x = 0 ∀x ∈ R \ {0}.
−1 se x < 0
Esercizio 8.1.1. Dimostrare che le funzioni costanti hanno derivata nulla, ossia
D(c) = 0 ∀x ∈ R.
Sol:
Siano c ∈ R e f : R → R,
f (x) = c ∀x ∈ R.
Si ha
f (x + h) − f (x) c −c 0
lim = lim = lim = 0.
h→0 h h→0 h h→0 h
Sol:
Sia x ∈ R
e x+h − e x e h − 1 Teor. 7.8.16 x
lim = lim e x = e · 1 = ex.
h→0 h h→0 h
8.1. DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI 335
D(x n ) = nx n−1 ∀x ∈ R.
Sol:
Per induzione:
Sia (P n ) l’affermazione
D(x n ) = nx n−1 ∀x ∈ R
Per n = 1 si ha
(x + h)1 − x 1 x +h −x h
lim = lim = lim = 1 = 1 · x 1−1 (= 1).
h→0 h h→0 h h→0 h
Sia vera (P n ) e dimostriamo che (P n+1 ) è vera usando le regole di derivazione.
P(1) e P(n)
D(x n+1 ) = D(xx n ) = D(x)x n + xD(x n ) = 1 · x n + nxx n−1 = (n + 1)x n = (n + 1)x (n+1)−1 .
La tesi segue.
Sol:
336 CHAPTER 8. DERIVATE
1 1
La funzione f : R \ {0} → R, f (x) = xn
è la composizione di g : R \ {0} → R \ {0}, g (z) = z
con h :
n
R \ {0} → R \ {0}, h(x) = x . Infatti
f (x) = (g ◦ h)(x).
Usando gli esercizi 8.1.4 e 8.1.5 e la formula di derivazione di funzione composta si ha
D f (x) = D g (h(x))Dh(x)
ossia µ ¶
1 1
D(x −n
) = D n = − 2n nx n−1 = −nx n−1−2n = −nx −n−1 .
x x
Esercizio 8.1.7. Dimostrare che
p 1
D( x) = p ∀x ∈ R, x > 0.
2 x
Sol:
Sia x ∈ R \ {0}.
p
Allora, usando il metodo di razionalizzazione, la continuità della funzione x 7→ x e l’algebra dei
limiti, si ha:
p p
x +h − x x +h −x h 1 1
lim = lim p p = lim p p = p .
h→0 h h→0 ( x + h + x)h h→0 h x +h + x 2 x
L’Esercizio precedente è un caso particolare del seguente.
Sol:
Sia x ∈ R, x > 0. Usando le regole di derivazione di funzione composta si ha
1 xα
D(x α ) = D(e α log(x) ) = e α log(x) α =α = αx α−1 .
x x
Esercizio 8.1.9. Dimostrare che se n ∈ N \ {0}, m ∈ N allora
(
m!
x m−n se n ≤ m
D (n) x m = (m−n)!
0 se n > m
Sol:
Sia x ∈ R.
Se n = 1 l’affermazione è vera, infatti
Es. 8.1.4
D x 0 = D 1 = 0, D xm = mx m−1
8.1. DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI 337
D sin x = cos x ∀x ∈ R.
Sol:
Sia x ∈ R.
sin(x + h) − sin(x) Prop. 6.7.17 sin(x) cos(h) + sin(h) cos(x) − sin(x)
lim = lim
h→0 h h→0 h
µ ¶
cos(h) − 1 sin(h) Es. 7.8.30 + Teo. 7.8.27
= lim sin(x) + cos(x) = sin(x) · 0 + 1 · cos(x) = cos(x).
h→0 h h
Esercizio 8.1.11. Dimostrare che
D cos x = − sin x ∀x ∈ R.
Sol:
Sia x ∈ R.
cos(x + h) − cos(x) Prop. 6.7.17 cos(x) cos(h) − sin(h) sin(x) − cos(x)
lim = lim
h→0 h h→0 h
338 CHAPTER 8. DERIVATE
µ ¶
cos(h) − 1 sin(h) Es. 7.8.30 + Teo. 7.8.27
= lim cos(x) − sin(x) = cos(x) · 0 − 1 · sin(x) = − sin(x).
h→0 h h
Esercizio 8.1.12. Dimostrare che
1 π
D tan x = 1 + tan2 (x) = ∀x ∈ R \ {k : k ∈ Z}.
cos2 (x) 2
Sol:
Sia x ∈ R \ {k π2 : k ∈ Z}.
2
"
sin x
sin x D sin x cos x − sin xD cos x Es. 8.1.10 + Es. 8.1.11 cos2 x + sin2 x 1 + cos2x
D tan x = D = = = 1
cos x cos2 x cos2 x cos2 x
.
D sinh x = cosh x ∀x ∈ R.
Sol:
Sia x ∈ R.
e x − e −x 1 ¡ x ¢ 1¡
= e − (−1)e −x = e x + e −x = cosh x.
¢
D sinh x = D
2 2 2
Esercizio 8.1.14. Dimostrare che
D cosh x = sinh x ∀x ∈ R.
Sol:
Sia x ∈ R.
e x + e −x 1 ¡ x ¢ 1¡
= e + (−1)e −x = e x − e −x = sinh x.
¢
D cosh x = D
2 2 2
Esercizio 8.1.15. Dimostrare che
1
D arcsin x = p ∀x ∈] − 1, 1[.
1 − x2
Sol:
La funzione arcsin : [−1, 1] → [− π2 , π2 ] è la funzione inversa di sin : [− π2 , π2 ] → [−1, 1].
Sia x ∈] − 1, 1[. Allora esiste y ∈ − π2 , π2 tale che sin y = x. Inoltre, per l’Es. 8.1.10
¤ £
y∈]− π2 , π2 [
D sin y = cos y 6= 0.
8.1. DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI 339
Per la formula di derivazione delle funzioni inverse (v. dispense prof. Dore)
1
D arcsin x = .
cos arcsin x
Essendo y ∈ − π2 , π2 allora
¤ £
(
cos2 (y) + sin2 (y) = 1
q
⇒ cos(y) = 1 − (sin(y))2
cos(y) > 0
ossia
p p
cos(arcsin x) = 1 − (sin(arcsin x))2 = 1 − x 2.
Pertanto:
1
D arcsin x = p .
1 − x2
Esercizio 8.1.16. Dimostrare che
1
D arccos x = − p ∀x ∈] − 1, 1[.
1 − x2
Sol:
La funzione arccos : [−1, 1] → [0, π] è la funzione inversa di cos : [0, π] → [−1, 1].
Sia x ∈] − 1, 1[. Allora esiste y ∈ ]0, π[ tale che cos y = x. Inoltre, per l’Es. 8.1.11
y∈]0,π[
D cos y = − sin y 6= 0.
Per la formula di derivazione delle funzioni inverse (v. dispense prof. Dore)
1
D arccos x = .
− sin arccos x
Essendo y ∈ ]0, π[ allora
(
cos2 (y) + sin2 (y) = 1
q
⇒ sin(y) = 1 − (cos(y))2
sin(y) > 0
ossia
p p
sin(arccos x) = 1 − (cos(arccos x))2 = 1 − x 2.
Pertanto:
1
D arccos x = p .
− 1 − x2
340 CHAPTER 8. DERIVATE
Sia x ∈ R. Allora esiste y ∈ − π2 , π2 tale che tan y = x. Inoltre, per l’Es. 8.1.12
¤ £
D tan y = 1 + tan2 y 6= 0.
Per la formula di derivazione delle funzioni inverse (v. dispense prof. Dore)
1 1 1
D arctan x = = = .
1 + tan2 arctan x 1 + (tan(arctan x))2 1 + x2
Esercizio 8.1.18. Dimostrare che la funzione valore assoluto abs : R → R, è derivabile in ogni punto
di R \ 0, ma non in 0.
Precisamente:
(
1 se x > 0
D abs(x) = sgn(x) = ∀x ∈ R \ {0}.
−1 se x < 0
Sol:
Sia x > 0. Si ha
|x + h| − |x| x +h −x h
lim = lim = lim = lim 1 = 1.
h→0 h h→0 h h→0 h h→0
|h|<x
D’altra parte
|x + h| − |x| |h| − |0| −h
lim− = lim− = lim− = lim− −1 = −1.
h→0 h h→0 h h→0 h h→0
D IMOSTRAZIONE .
⇒:
Segue dall’Esercizio 8.1.1
⇐
Sia x 0 ∈ I .
Sia x ∈ I , x > x 0 . Si noti che [x 0 , x] ⊆ I essendo I un intervallo. Applichiamo il Teorema di Lagrange
a f |[x0 ,x] : [x 0 , x] → R, ciò è possibile perché f è derivabile in I , quindi è derivabile (e quindi anche
continua) in [x 0 , x]. Allora
f 0 =0
∃ξ ∈]x 0 , x[ : f (x) − f (x 0 ) = f 0 (ξ)(x − x 0 ) = 0
da cui
f (x) = f (x 0 ) ∀x ∈ I , x > x 0 .
Analogamente:
Sia x ∈ I , x < x 0 . Si noti che [x, x 0 ] ⊆ I essendo I un intervallo. Applichiamo il Teorema di Lagrange
a f |[x,x0 ] : [x, x 0 ] → R. Allora
f 0 =0
∃ξ ∈]x, x 0 [ : f (x 0 ) − f (x) = f 0 (ξ)(x 0 − x) = 0
da cui
f (x) = f (x 0 ) ∀x ∈ I , x < x 0 .
Abbiamo così dimostrato che f (x) = f (x 0 ) per ogni x ∈ I .
Essendo la derivata nulla nell’intervallo ]0, +∞[, allora, per il Teorema 8.2.1, la funzione
1
x 7→ arctan x + arctan
x
risulta costante in tale intervallo. Sia c il valore di tale costante. Per determinarlo, osserviamo che
π π
µ ¶
1
c = lim c = lim arctan x + arctan = + arctan 0 = .
x→+∞ x→+∞ x 2 2
Essendo la funzione
1
x 7→ arctan x + arctan
x
dispari in R \ {0} il suo valore in ] − ∞, 0[ sarà − π2 . Possiamo in alternativa ragionare come sopra:
π π
µ ¶
1
lim arctan x + arctan = − + arctan 0 = − .
x→−∞ x 2 2
x 7→ arcsin x + arccos x
risulta costante in tale intervallo. Sia c il valore di tale costante. Per determinarlo, osserviamo che
π π
c = arcsin(0) + arccos 0 = 0 + = .
2 2
Restano da considerare i casi x = 1 e x = −1:
π π
arcsin(1) + arccos(1) = +0 =
2 2
e
π π
arcsin(−1) + arccos(−1) = − +π = .
2 2
8.3. CONDIZIONI SUFFICIENTI PER LA DERIVABILITÀ 343
Ricordiamo qui alcuni risultati che legano il limite del rapporto incrementale col limite delle deri-
vate. Essi forniranno una condizione sufficiente per l’esistenza della derivate.
Lemma 8.3.1. [Limite da destra delle derivate] Sia f : [a, b[→ R, a < b.
Se valgono le seguenti:
(i) f è continua in a
(ii) f è derivabile in ]a, b[
allora
f (x) − f (a)
lim+ f 0 (x) = ` ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim+ = `.
x→a x→a x −a
D IMOSTRAZIONE . Per ogni x ∈]a, b[ si consideri la funzione f |[a,x] : [a, x] → R. Essa è derivabile
e quindi anche continua in ]a, x[ dato che
Essa è inoltre continua in [a, x], infatti lo è in ]a, x] in quanto è ivi addirittura derivabile, e lo è in a
per ipotesi. Dal Teorema di Lagrange, esiste ξ(x) ∈]a, x[ tale che
f (x) − f (a)
= f 0 (ξ(x)).
x −a
Dunque,
f (x) − f (a)
lim+ = lim+ f 0 (ξ(x)).
x→a x −a x→a
Dimostriamo che tale ultimo limite è `.
Dato che
a < ξ(x) < x
allora, per il Teorema dei carabinieri
lim ξ(x) = a.
x→a
Per il Teorema di cambiamento di variabile nel calcolo dei limiti si ha
y=ξ(x)→a + per x → a + (ipotesi)
lim+ f 0 (ξ(x)) = lim+ f 0 (y) = `.
x→a y→a
allora
f (x) − f (b)
lim− f 0 (x) = ` ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim− = `.
x→b x→b x −b
Congiungendo i due risultati sopra si ottiene il seguente risultato.
Proposizione 8.3.3. Sia f : I → R, con I intervallo con interno non vuoto e sia x 0 ∈ I .
Se valgono le seguenti:
(i) f è continua in x 0
(ii) f è derivabile in I \ x 0
allora
f (x) − f (x 0 )
lim f 0 (x) = ` ∈ R ∪ {±∞} ⇒ lim = `.
x→x 0 x→x 0 x − x0
D IMOSTRAZIONE . Se x 0 ∈ int I il teorema è conseguenza dei Lemmi 8.3.1 e 8.3.2. Se x 0 ∈ I \int I
allora x 0 è un punto di accumulazione unilatero: se lo è da destra la tesi segue dal Lemma 8.3.1
applicato con a = x 0 e b = x 0 + δ con δ > 0 tale che x 0 + δ ∈ I , se lo è da sinistra allora la tesi segue
dal Lemma 8.3.2 applicato con b = x 0 e a = x 0 − δ con δ > 0 tale che x 0 − δ ∈ I .
lim f 0 (x) = ` ∈ R ⇒ ∃ f 0 (x 0 ) = `.
x→x 0
D IMOSTRAZIONE .
Sia f pari. Se x 0 ∈ A si ha
f (x) − f (−x 0 ) y=−x f (−y) − f (x 0 )
f 0 (−x 0 ) = lim = = lim
x→−x 0 x y→0 −y
f è derivabile in x 0 ⇔ ( f è derivabile in −x 0 )
e, in tal caso,
f 0 (−x 0 ) = − f 0 (x 0 )
Sol: Conseguenza della Proposizione 8.3.7.
D IMOSTRAZIONE .
Sia f dispari. Se x 0 ∈ A si ha
f (x) − f (−x 0 ) y=−x f (−y) − f (x 0 )
f 0 (−x 0 ) = lim = = lim
x→−x 0 x y→0 −y
f è derivabile in x 0 ⇔ ( f è derivabile in −x 0 )
e, in tal caso,
f 0 (−x 0 ) = f 0 (x 0 ).
Sol: Conseguenza della Proposizione 8.3.9.
8.4. ESERCIZI 347
8.4. Esercizi
Esercizio 8.4.2. Dimostrare per induzione la seguente proprietà relativa a due funzioni f , g deri-
vabili n volte in x 0 : la funzione prodotto f g è derivabile n volte in x 0 e si ha
à !
n n
( f g )(n) (x 0 ) = f (k) (x 0 )g (n−k) (x 0 ).
X
k=0 k
Sol:
Se n = 1 l’affermazione è vera (formula di derivazione di un prodotto).
Sia vera per n e dimostriamo che è vera per n + 1.
à !
n n
Hp. ind.
³ ´
( f g )(n+1) (x 0 ) = D( f g )(n) (x 0 ) D f (k) g (n−k) (x 0 )
X
=
k=0 k
à !
n n ³ ´
f (k+1) (x 0 )g (n−k) (x 0 ) + f (k) (x 0 )g (n−k+1) (x 0 )
X
=
k=0 k
à ! à !
n+1 n n n
(h) (n−(h−1))
f (k) (x 0 )g (n−k+1) (x 0 )
X X
= f (x 0 )g (x 0 ) +
h=1 h − 1 k=0 k
à ! à !
n n n
f (n+1) (x 0 )g (n−(n+1−1)) (x 0 ) + f (h) (x 0 )g (n−(h−1)) (x 0 )
X
=
n +1−1 h=1 h − 1
à ! à !
n (0) n n
f (x 0 )g (n−0+1) (x 0 ) + f (k) (x 0 )g (n−k+1) (x 0 )
X
+
0 k=1 k
ÃÃ ! Ã !!
n n n
= f (n+1) (x 0 )g (0) (x 0 ) + f (h) (x 0 )g (n−(h−1)) (x 0 ) + f (0) (x 0 )g (n−0+1) (x 0 )
X
+
h=1 h − 1 h
348 CHAPTER 8. DERIVATE
cos(t ) − 1 = h
si ha
− arccos(1 + h) − arccos(cos(t )) −t 1 E s.7.8.30 1
lim− = lim+ = lim+ = lim+ 1−cos(t )
= ( ) = +∞.
h→0 h t →0 cos(t ) − 1 t →0 cos(t ) − 1 t →0 0+
t
III modo:
Usiamo il Lemma 8.3.2 applicato alla funzione arcsin : [0, 1] → R.
Si ha
1 1
lim− D arcsin(x) = lim− p = ( + ) = +∞.
x→1 x→1 1 − x2 0
8.4. ESERCIZI 349
1 1 2
log arctan x arctan x 1+x 2 (2x + 1) − log(arctan x)2(2x + 1)2
µ ¶
D = .
(2x + 1)2 (2x + 1)4
Esercizio 8.4.5. Calcolare
d
sin(x 2 − 2).
dx
S OL . E S . 8.4.5. Sfruttando la regola di derivazione della funzione composta, cioè
d
( f (g (x))) = f 0 (g (x))g 0 (x)
dx
otteniamo
d
sin(x 2 − 2) = cos(x 2 − 2) · 2x.
dx
Sol:
Per definizione si deve calcolare:
f (x) − f (0)
lim
x→0 x
ossia
p p
5
sin(x) x − 2e 2 x
3
lim
x→0 x
Tenuto conto che per x → 0 è
sin(x) ∼ x,
che
p
3
p
3
p
3
lim x −2 = −2 = − 2
x→0
e che
p
5
x
lim e 2 = e0 = 1
x→0
ne segue che il limite sopra coincide con
p3 x p
3
p
3
− 2 lim = − 2 lim 1 = − 2.
x→0 x x→0
p
3
Dunque, f è derivabile in 0 e f 0 (0) = − 2.
Sol:
Per definizione si deve calcolare:
p
3
p
5 p
3
f (2 + h) − f (2) sin(2 + h) he 2 2+h p
5
2 2 h
lim = lim = sin(2)e lim
h→0 h h→0 h h→0 h
s r
p p
5
2 2 3 h 5
2 2 3 1
= sin(2)e lim 3
= sin(2)e lim = +∞
h→0 h h→0 h2
in quanto
iπ h
2∈ ,π ⇒ sin 2 > 0.
2
Dunque, f non è derivabile in 2.
8.4. ESERCIZI 353
Esercizio 8.4.13. Calcolare il limite del rapporto incrementale di f (x) = cos(x 2 ) in 0 e determinare
l’equazione della retta tangente al grafico di f in (0, f (0)).
[R.: 0 e y = 1]
Sol.:
f è derivabile in 0 in quanto è composizione di funzioni derivabili in 0.
Si ha
f 0 (x) = − sin(x 2 )2x ⇒ f 0 (0) = 0.
L’equazione della retta tangente richiesta è
al variare di a, b ∈ R.
SOL:
Se f non è continua in 0 non può essere neppure derivabile. Deve quindi essere, in particolare,
ossia
lim log(x 2 e −x − x 3 ) = 0.
x→0−
Dato che
lim (x 2 e −x − x 3 ) = 0
x→0−
allora
lim log(x 2 e −x − x 3 ) = −∞.
x→0−
La funzione f non è continua in 0, quindi neppure derivabile.
al variare di a, b ∈ R.
SOL:
354 CHAPTER 8. DERIVATE
Se f non è continua in 0 non può essere neppure derivabile. Deve quindi essere, in particolare,
Si ha
f (x) − f (0) e 3x − cos(x)
lim− = lim−
x→0 x x→0 x
ed essendo
e 3x − cos(x) e 3x − 1 1 − cos(x)
lim− = lim− + lim−
x→0 x x→0 x x→0 x
3x
= lim− +0 = 3
x→0 x
deduciamo che
f (x) − f (0)
lim− = 3.
x→0 x
Affinché f sia derivabile deve essere
f (x) − f (0) f (x) − f (0)
lim− = lim+ = 3.
x→0 x x→0 x
Dato che
f (x) − f (0) a arcsin(x)
lim+ = lim+ =a
x→0 x x→0 x
si conclude che f è derivabile in 0 se e solo se a = 3, b = 0.
Esercizio 8.4.16. Trovare i valori del parametro reale a per cui la funzione
(
1−cos(ax)
x
se x > 0
f (x) =
ax se x ≤ 0
è derivabile.
8.4. ESERCIZI 355
a2
a= ⇔ a 2 − 2a = 0 ⇔ a(a − 2) = 0 ⇔ a = 0 ∨ a = 2.
2
p
Esercizio 8.4.17. Studiare, usando la definizione, la derivabilità in 0 ∈ R di f (x) = 3
x
Sol:
f (h) − f (0)
lim = +∞, quindi 6 ∃ f 0 (0).
h→0 h
Esercizio 8.4.18. Studiare la derivabilità in 0 di
1
(
xe x se x < 0
f (x) = ¡ 2 π
¢
sin x − x+1 se x ≥ 0
Si hanno:
p p
lim+ x +2 = 3
x→1
e
2x + 7 9
lim+ = =1
x→1 (x + 2)2 9
quindi, per il principio di sostituzione con gli asintotici nel prodotto, Proposizione 7.9.13,
p p
0 3 (x − 1)2 3 1
lim+ f (x) = lim+ p = (x − 1) 2 = 0.
x→1 x→1 2 (x − 1)3 2
8.4. ESERCIZI 357
2
Esercizio 8.4.20. Si consideri f (x) = |x − 1|α e x . Studiare la derivabilità di f in x = 1 al variare di
α ≥ 0.
Sol.:
2
Se α = 0 è f (x) = e x che è derivabile perché composizione di funzioni derivabili. Si ha
2
f 0 (x) = 2xe x ⇒ f 0 (1) = 2e.
Se α > 0
2 2
f (1 + h) − f (1) |1 + h − 1|α e (1+h) − 0 |h|α e (1+h)
lim = lim = lim .
h→0 h h→0 h h→0 h
Notiamo che
2
lim e (1+h) = e,
h→0
quindi
2
|h|α e (1+h) |h|α
lim = e lim .
h→0 h h→0 h
Ora, se α ∈]0, 1[ si ha
|h|α hα 1
lim+ = lim+ = lim+ 1−α = +∞,
h→0 h h→0 h h→0 h
allora f non può essere derivabile in 1.
Se α = 1 si ha
|h|
lim = lim sgn(x),
h→0 h h→0
limite che sappiamo non esistere.
Se α > 1 si ha
|h|α |h| 1−α
lim = lim lim |h|
h→0 h h→0 h→0 h
|h|
Tale limite esiste e vale 0, in quanto è il limite della funzione limitata h
(è la funzione segno) per
1−α
la funzione |h| che è infinitesima per h tendente a 0.
Dunque, se α > 1 si ha
|h|α
= 0.
lim
h→0 h
Conclusione: f è derivabile in 1 se e solo se α = 0 oppure α > 1. Per tutti questi α risulta f 0 (1) = 0.
p
Esercizio 8.4.21. Sia f (x) = e |x−1| . Calcolare, se esiste, limx→1 f 0 (x),
Sol:
f è derivabile nei punti diversi da 1 in quanto composizione di funzioni derivabili e in tali punti è
p
0 1 |x−1| e |x−1|
f (x) = p e sgn(x − 1) = sgn(x − 1).
2 e |x−1| 2
358 CHAPTER 8. DERIVATE
Ora, (
1 se x > 1
x 7→ sgn(x − 1) =
−1 se x < 1
e p
e |x−1| 1
lim = .
x→1 2 2
Quindi
1 1
lim+ f 0 (x) = , lim− f 0 (x) = − .
x→1 2 x→1 2
Dunque non esiste il limite.
p
Esercizio 8.4.22. Si consideri f (x) = e |x−1| . Studiare la derivabilità di f in x = 1.
Sol:
Usando la definizione:
p p p
f (x) − f (1) e |x−1| − e 0 e |x−1| − 1
lim = lim = lim
x→1 x −1 x→1 x −1 x→1 x −1
p
y=x−1 e |y| − 1
= lim .
y→0 y
Usando il metodo di razionalizzazione si ha:
p
e |y| − 1 e |y| − 1
lim = lim ³p ´.
y→0 y y→0
y e |y| + 1
S OL . E S . 8.4.23.
p p
f (0 + h) − f (0) | sin(2h)| |2h|
lim = lim = lim .
h→0 h h→0 h h→0 h
Ora, osserviamo che p p r
|2h| 2h 2
lim+ = lim+ = lim+ = +∞.
h→0 h h→0 h h→0 h
Questo è sufficiente per concludere che non esiste f 0 (0).
S OL . E S . 8.4.26.
p
5
f (h) − f (0) h 4 | arctan h| | arctan h| |h|
lim = lim = lim 1
= lim 1 = 0.
h→0 h h→0 h h→0 h5 h→0 h 5
Pertanto f 0 (0) = 0.
S OL . E S . 8.4.27.
f (h) − f (0) arctan(h 2 ) h2
lim− = lim− = lim− = 0.
h→0 h h→0 h h→0 h
D’altra parte,
f (h) − f (0) h log h
lim+ = lim+ = lim+ log h = −∞.
h→0 h h→0 h h→0
Dunque f non è derivabile in x = 0.
S OL . E S . 8.4.28.
f (h) − f (0) a| sin(h 2 )| a|h 2 | ah 2
lim = lim = lim = lim = a,
h→0 h h→0 h2 h→0 h 2 h→0 h 2
mentre
lim f (x) = 1.
x→0−
Ora, il valore assoluto si annulla per |x| = 1, cioè per x = −1 oppure x = 1. Il valore x = 1 non
appartiene all’intervallo in cui f (x) = ||x| − 1|, per cui si deve studiare solamente la derivabilità per
x = −1.
Notiamo che se x < 0 allora |x| = −x.
f (−1 + h) − f (−1) || − 1 + h| − 1| |(1 − h) − 1| |h|
lim = lim = lim = lim
h→0 h h→0 h h→0 h h→0 h
e tale limite non esiste perché il limite destro è uguale a 1 mentre il limite sinistro è −1.
In conclusione, f non è derivabile nei punti x = 0, dove la funzione non è continua, e x = −1.
mentre
−2|h| |h| 2h −h
lim− + lim− 10 = lim− + lim− 10 2 = 2 − 10 = −8.
h→0 h h→0 h|h| + h h→0 h h→0 −h + h
In conclusione f non è derivabile in x = 0.
Quindi il limite è e 0 = 1.
8.4. ESERCIZI 363
Si ha
1 1
∼ per x → 0.
2x 2 − 3x −3x
Essendo
1 1
e 2x 2 −3x 1
− 1 e −3x
lim 3
= lim e 2x 2 −3x −3x
x→0 |x| x→0 |x|3
studiamo i limiti dei due fattori.
Vale
1 1
lim− e −3x = +∞, lim+ e −3x = 0,
x→0 x→0
da cui
1 1
e −3x e −3x
lim− = lim = +∞
x→0 |x|3 x→0− −x 3
364 CHAPTER 8. DERIVATE
1 1
e −3x e −3x
lim+ = lim = 0.
x→0 |x|3 x→0+ x 3
Essendo
1 1 −3x−2x 2 +3x −2x 2 −2x 2 −2
− −3x
lim e 2x 2 −3x = lim e −3x(2x 2 −3x) = lim e −3x(2x 2 −3x) = lim e 9x 2 =e 9
x→0 x→0 x→0 x→0
deduciamo che
1
f (x) − f (0) −2 e −3x
lim− = e 9 lim− = +∞
x→0 x −0 x→0 −x 3
Questo è sufficiente per concludere che non esiste f 0 (0) ossia che f non è derivabile in x = 0.
−4 cos(−2) − sin(−2) 1
= = − cos(2) + sin(2).
4 4
(b) Studiamo il limite del rapporto incrementale per x → 2:
(x − 2) sin(2x − 4)
− f (2)
|x 2 − 5x + 6| sin(2x − 4) sin(2x − 4)
lim = lim 2 = lim = (•).
x→2 x −2 x→2 |x − 5x + 6| x→2 |x − 2| · |x − 3|
Ricordando che sin(2x − 4) ∼ 2(x − 2) per x → 2,
2(x − 2) 2sgn(x − 2)
(•) = lim = lim .
x→2 |x − 2| · |x − 3| x→2 |x − 3|
È immediato verificare che tale limite non esiste, dal momento che
2sgn(x − 2)
lim− = −2
x→2 |x − 3|
mentre
2sgn(x − 2)
lim+ = 2.
x→2 |x − 3|
Pertanto f non è derivabile in x = 2.
Ora,
lim |x| log |4x 4 − 9x 2 | = 0,
x→0
quindi
4
−9x 2 |
lim e |x| log |4x = e 0 = 1.
x→0
Affinchè f sia continua in 0, deve essere lim f (x) = f (0), pertanto deve essere f (0) = 1, ossia c ·02 +
x→0
d = 1, da cui d = 1.
366 CHAPTER 8. DERIVATE
Studiamo ora la continuità in x = 3/2. Dal momento che la funzione f è pari, lo studio di f in
x = 3/2 equivale a quello in x = −3/2.
2
|x| |4x 2 −9|)
lim f (x) = lim |4x 4 − 9x 2 | = lim e x log(x = e −∞ = 0,
x→ 32 x→ 23 x→ 23
dunque f è continua in 3/2 se e solo se f (3/2) = 0, ossia se e solo se c(3/2)2 + 1 = 0, cioè c = −4/9.
(b) Studiamo la derivabilità di f in 0.
|x| 4 2
f (x) − f (0) |4x 4 − 9x 2 | −1 e |x| log |4x −9x | − 1
lim = lim = lim .
x→0 x −0 x→0 x x→0 x
Abbiamo visto che
lim |x| log |4x 4 − 9x 2 | = 0,
x→0
quindi
4 2
e |x| log |4x −9x | − 1 |x| log |4x 4 − 9x 2 |
lim = lim = lim sign(x) log |4x 4 − 9x 2 |.
x→0 x x→0 x x→0
Quest’ultimo termine tende a −∞ per x → 0 e tende a +∞ per x → 0− , per cui f non è derivabile
+
in x = 0.
cioè
(b 2 − 1)x 2 − 2bx + 1 > 0.
Ricordando che b ∈ (0, 1), si trova µ ¶
1 1
A= , .
b −1 b +1
8.4. ESERCIZI 367
x 7→ (log(|bx − 1| − |x|))2
è continua in 0, quindi
Allora
lim f 0 (x) = lim 2(|bx − 1| − |x| − 1)(b · sgn(bx − 1) − sgn(x)) = 0.
x→0 x→0
Concludendo, abbiamo trovato, per ogni b ∈ (0, 1), che f è continua in 0 e che esiste lim f 0 (x) = 0,
x→0
quindi esiste f 0 (0) = 0 per ogni b ∈ (0, 1).
1
Esercizio 8.4.39 (Prova scritta 15-4-2021). Calcolare lim (1 − x 3 ) log |x| .
x→−∞
1 log(1−x 3 ) log(1+|x|3 )
3
(1 − x ) log |x| =e log |x| =e log |x|
−3x 3 −3
= lim = = 3.
x→−∞ 1 − x 3 −1
Dunque
1
lim (1 − x 3 ) log |x| = e 3 .
x→−∞
II MODO:
1 log(1−x 3 )
3
(1 − x ) log |x| =e log |x|
−αx 3
= lim = −3.
x→−∞ 1 − x 3
Dunque
1
lim (1 − x 3 ) log |x| = e 3 .
x→−∞
SOLUZIONE 8.4.40:
D( f ) = {x ∈ R : x 2 − 2|x| ≥ 0}.
Si ha
Pertanto
D( f ) =] − ∞, −2] ∪ {0} ∪ [2, +∞[.
f è derivabile in −2 se esiste ed è finito
f (x) − f (−2)
lim − .
x→−2 x − (−2)
Si ha f (−2) = 0, quindi
³p ´
f (x) − f (−2) sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a)
lim − = lim − .
x→−2 x − (−2) x→−2 x +2
Dato che
sin(y) ∼ y per y → 0
ed essendo
p
lim − x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) = 0 ∀a ∈ R,
x→−2
allora ∀a ∈ R risulta
³p ´ p
sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) ∼ x 2 − 2|x|(x 2 + x + a) per y → 0.
Dunque ³p ´
sin x 2 − 2|x|(x 2 + x + a)
p
x 2 − 2|x|(x 2 + x + a)
lim − = lim − .
x→−2 x +2 x→−2 x +2
8.4. ESERCIZI 371
2 1 2 1 2
f 0 (x) = D(e −(log |x|) ) = (−2 log |x|· ·sgn(x)e −(log |x|) ) = (−2 log |x|· ·(−1)·e −(log |x|) ) = −2·0·1·(−1)·e −0 = 0.
|x| |x|
Esercizio 8.4.42 (Prova scritta 15-2-2021). Al variare di a ∈ R, si consideri
(
e −x/|x−2| se x 6= 2
f (x) =
a se x = 2
Stabilire per quali a ∈ R la funzione è derivabile in 2.
lim e −x/|x−2| = 0
x→2
allora deve essere a = 0, altrimenti la funzione non è continua in 2 e quindi neppure derivabile in
2.
Sia a = 0.
f (2 + h) − f (2) f (2 + h) e −(2+h)/|h|
lim = lim = lim
h→0 h h→0 h h→0 h
Si ha
e −(2+h)/|h| e −(2+h)/h 1 2
lim+ = lim+ = lim+ e −1− h = lim t e −1−2t = 0
h→0 h h→0 h h→0 h t →+∞
8.4. ESERCIZI 373
per la gerarchia.
D’altra parte: Si ha
e −(2+h)/|h| e −(2+h)/(−h) 1 2
lim− = lim− = lim− e 1+ h = lim t e 1+2t = 0
h→0 h h→0 h h→0 h t →−∞
SOLUZIONE Es.8.4.43:
In [0, 1] è x 2 − x = x(x − 1) ≤ 0 quindi
p
f (x) = x sin(4(x − x 2 )).
f 0 (0):
Essendo f (0) = 0, si ha
f (x) − f (0) f (x) − f (0)
lim = lim+
x→0 x x→0 x
p p
x sin(4(x − x 2 )) sin(4(x−x 2 ))∼4(x−x 2 ) 4x(x − x 2 )
= lim+ = lim+
x→0 x x→0 x
p p
x−x 2 ∼x 4x 2 2 |x|
= lim+ = lim+ = 2.
x→0 x x→0 x
Dunque f è derivabile in 0 e f 0 (0) = 2.
f 0 (1):
Essendo f (1) = 0, si ha
p
f (x) − f (1) x sin(4(x − x 2 ))
lim− = lim−
x→1 x −1 x→1 x −1
Vale
lim x − x 2 = 0 ⇒ sin(4(x − x 2 )) ∼ 4(x − x 2 ) se x → 1− ,
x→1−
per cui
p p
x sin(4(x − x 2 )) sin(4(x−x 2 ))∼4(x−x 2 ) 4x(x − x 2 )
lim− = lim .
x→1 x −1 x→1− x −1
374 CHAPTER 8. DERIVATE
Essendo
x − x 2 = x(1 − x) ∼ 1 − x se x → 1−
si ha p p p p
4x(x − x 2 ) x−x 2 ∼1−x 4x(1 − x) 4x 1 − x
lim− = lim− = lim−
x→1 x −1 x→1 x −1 x→1 x −1
p p
p 1−x 1−x 1
= lim− − 4x = lim− −2 = lim− −2 p = −∞.
x→1 1−x x→1 1−x x→1 1−x
Dunque f non è derivabile in 1.
p p
f 0 (x) = D( x sin(4(x − x 2 ))) = D( x sin(4x − 4x 2 )))
1
sin(4x − 4x 2 ) + x cos(4x − 4x 2 )(4 − 8x)
£ ¤
= p
2 x sin(4x − 4x 2 )
Esercizio 8.4.44. Data la funzione f : R → R,
a sin(2x) − 4, se x < 0,
f (x) =
b(x − 1) + e x , se x ≥ 0,,
L’uguaglianza
f (0) = lim+ f (x)
x→0
è ovvia perché f |[0,+∞[ è continua. Studiamo
lim a sin(2x) − 4 = −b + 1 ⇔ −4 = −b + 1 ⇔ b = 5.
x→0−
8.4. ESERCIZI 375
Si ha
f (x) − f (0) a sin(2x) − 4 + 4 a sin(2x)
lim− = lim− = lim− = 2a,
x→0 x x→0 x x→0 x
e
f (x) − f (0) 5(x − 1) + e x + 4 5x e x − 1
lim+ = lim+ = lim+ + = 5 + 1 = 6,
x→0 x x→0 x x→0 x x
pertanto concludiamo che f è derivabile in x = 0 se e soltanto se a = 3 e b = 5.
al variare di a, b ∈ R.
S OL . E S . 8.4.45. I modo:
Se si vuole f derivabile in 0, dovrà essere in particolare continua in 0. La funzione f è continua in
0 se e solo se
lim f (x) = f (0),
x→0
ossia, essendo f definita in modo diverso se x < 0 e se x > 0,
Essendo
lim f (x) = lim+ a arcsin x + b = b,
x→0+ x→0
concludiamo che f è continua in 0 se e solo se b = 0.
Studiamo ora la derivabilità in x = 0 di
e 3x − cos x, se x < 0,
f (x) = 0, se x = 0,
a arcsin x, se x > 0.
376 CHAPTER 8. DERIVATE
Si ha
f (x) − f (0) e 3x − cos x e 3x − 1 + 1 − cos x e 3x − 1 1 − cos x
lim− = lim− = lim− = lim− + = 3 + 0 = 3,
x→0 x x→0 x x→0 x x→0 x x
mentre
f (x) − f (0) a arcsin x
lim+ = lim+ = a.
x→0 x x→0 x
Concludiamo che f è derivabile in x = 0 se e solo se a = 3 e b = 0.
II modo:
La funzione f f è continua in 0 se e solo se b = 0 (vedi i primi conti del I modo):
e 3x − cos x, se x < 0,
f (x) = 0, se x = 0,
a arcsin x, se x > 0.
Continuità uniforme
9.1. Premesse
Definizione 9.1.1. Sia f : [a, +∞[→ R. Si dice che la retta di equazione y = mx + q è un asintoto di
f a +∞ se
lim ( f (x) − mx − q) = 0.
x→+∞
Se m = 0, ossia se
lim f (x) = q,
x→+∞
allora la retta y = q è un asintoto orizzontale di f a +∞, se m 6= 0 allora la retta y = mx + q è un
asintoto obliquo di f a +∞,
∃ lim+ f (x) ∈ R.
x→a
Lemma 9.1.3. Siano f 1 :]a, b] → R e f 2 : [b, c[→ R uniformemente continue tali che
f 1 (b) = f 2 (b).
Allora (
f 1 (x) se x ≤ b
f :]a, c[→ R, f (x) =
f 2 (x) se x ≥ b
è uniformemente continua.
e siano "
x, y ∈]a, c[
|x − y| < δ(²).
Senza perdita di generalità possiamo supporre x ≤ y.
Abbiamo tre casi:
(1) x, y ∈]a, b]: in tal caso
| f (x) − f (y)| < ²
per (9.1.1)
(2) x, y ∈ [b, c[: in tal caso
| f (x) − f (y)| < ²
per (9.1.2)
(3) x ∈]a, b], y ∈]b, c[: in tal caso
#
|x − b|
≤ |x − y| < δ(²)
|b − y|
per cui
(9.1.1)+(9.1.2)
| f (x) − f (y)| ≤ | f (x) − f (b)| + | f (b) − f (y)| < ² + ² = 2².
Teorema 9.1.4 (Condizione sufficiente - intervalli illimitati). Sia f : [a, +∞[→ R continua.
Se esistono m, q ∈ R tali che
lim ( f (x) − mx − q) = 0
x→+∞
allora
| f (x) − f (y)| = | f (x) − mx − q − ( f (y) − m y − q) + m(x − y)|
≤ | f (x) − mx − q| + | f (y) − m y − q| + m|x − y| < 2² + m|x − y| ∀x, y ∈ [M (²), +∞[.
Scegliendo δ1 (²) = ² si ottiene
| f (x) − f (y)| < (2 + m)² ∀x, y ∈ [M (²), +∞[, |x − y| < δ1 (²). (9.1.4)
D’altra parte, essendo f continua, allora per ogni ² > 0 la funzione f |[a,M (²)] : [a, M (²)] → R è
uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor quindi
∃δ2 (²) > 0 : | f (x) − f (y)| < ² ∀x ∈ [a, M (²)], |x − y| < δ2 (²). (9.1.5)
Allora, fissato ² > 0 e scelto δ(²) = min{δ1 (²), δ2 (²)} per x, y ∈ [a, +∞[, |x − y| < δ(²), abbiamo tre
casi:
(1) x, y ∈ [a, M (²)]: in tal caso
| f (x) − f (y)| < ²
per (9.1.5)
(2) x, y ∈ [M (²), +∞[: in tal caso
| f (x) − f (y)| < (2 + m)²
per (9.1.4)
(3) x ∈ [a, M (²)], y ∈]M (²), +∞[: in tal caso
#
|x − M (²)|
≤ |x − y| < δ(²)
|M (²) − y|
per cui
(9.1.5)+(9.1.4)
| f (x) − f (y)| ≤ | f (x) − f (M (²))| + | f (M (²)) − f (y)| < ² + (2 + m)² = (3 + m)²
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : | f (x) − f (y)| < (3 + m)² ∀x, y ∈ [a, +∞[, |x − y| < δ(²)
e quindi la tesi.
D IMOSTRAZIONE . Sia a ≥ 1.
Per ipotesi f è uniformemente continua, quindi
"
x, y ≥ a
∀² > 0 ∃δ(²) > 0 : ⇒ | f (x) − f (y)| ≤ ².
|x − y| ≤ δ
Se ² = 1 allora esiste δ := δ(1) > 0 tale che
Sia x ≥ a + δ e si definisca
hx −ai
n(x) := .
δ
Si ha n(x) ≥ 1 e, dalla definizione di parte intera,
x −a
n(x) ≤ < n(x) + 1,
δ
da cui
n(x)δ ≤ x − a < n(x)δ + δ, 0 ≤ x − (a + n(x)δ) = x − a − n(x)δ < δ. (9.1.7)
Dalla disuguaglianza triangolare
¯ ¯ ¯ ¯
| f (x) − f (a)| ≤ ¯ f (x) − f (a + n(x)δ)¯ + ¯ f (a + n(x)δ) − f (a)¯
Essendo
n(x)−1
f (a + (i + 1)δ) − f (a + i δ)
X ¡ ¢
f (a + n(x)δ) − f (a) =
i =0
deduciamo dalla disuguaglianza triangolare e da (9.1.6) che
n(x)−1
¯ f (a + (i + 1)δ) − f (a + i δ)¯ (9.1.6)
X ¯ ¯
| f (a + n(x)δ) − f (a)| ≤ ≤ n(x).
i =0
Pertanto,
¯ ¯ ¯ ¯
| f (x) − f (a)| ≤ ¯ f (x) − f (a + n(x)δ)¯ + ¯ f (a + n(x)δ) − f (a)¯ ≤ 1 + n(x).
Abbiamo così dimostrato che
Essendo x ≥ a + n(x)δ ≥ 1 si ha
| f (x)| | f (x)| (9.1.7) | f (x)| 1 + n(x) + | f (a)|
= ≤ ≤ ∀x ∈ [a, +∞[.
|x| + 1 x +1 a + n(x)δ + 1 a + n(x)δ + 1
La successione (a k )k∈N ,
1 + k + | f (a)|
a k := ∀k ∈ N
a + kδ + 1
è limitata, in quanto convergente, essendo
1 + k + | f (a)| k 1
lim = lim = .
k→+∞ a + kδ + 1 k→+∞ kδ δ
Esiste quindi A ∈ R tale che
1 + n(x) + | f (a)|
≤A ∀x ∈ [a, +∞[.
n(x)δ + 1
Abbiamo così dimostrato che
Ovviamente
lim ( f 2 (x) − mx − q) = lim ( f (x) − mx − q) = 0.
x→+∞ x→+∞
Pertanto
| f (x)| ≤ A|x| + max{A, M } ∀x ∈ [a, +∞[.
382 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME
Proposizione 9.1.6. Siano a, b ∈ R, a < b e sia f :]a, b] → R continua. Vale la seguente equivalenza:
ossia, equivalentemente:
D IMOSTRAZIONE .
⇐:
Sia
` := lim+ f (x).
x→a
e si definisca f˜ : [a, b] → R,
(
` se x = a
f˜(x) =
f (x) se x ∈]a, b].
Per definizione, f˜ è continua sull’intervallo limitato e chiuso [a, b]. Dunque f˜ è uniformemen-
te continua per il Teorema di Heine-Cantor. Ne segue che f è uniformemente continua perché
restrizione di una funzione uniformente continua.
⇒:
Supponiamo per assurdo che limx→a + f (x) non esista. Allora esistono (a n ), (b n ) tali che
lim a n = lim b n = a,
n→+∞ n→+∞
lim f (a n ) = ` ∈ R, lim f (b n ) = `0
n→+∞ n→+∞
con
` 6= `0 .
Ne segue che
lim ( f (a n ) − f (b n )) = ` − `0 > 0
n→+∞
e ciò contraddice la uniforme continuità [essendo f uniformemente continua se (a n −b n ) conver-
ge a 0 allora ( f (a n ) − f (b n )) deve convergere a 0, v. dispense del prof. Dore].
9.2. CLASSI DI FUNZIONI UNIFORMEMENTE CONTINUE 383
Teorema 9.1.7 (Condizione necessaria e sufficiente - intervalli limitati). Sia I un intervallo limita-
to, e f : I → R continua. Vale la seguente equivalenza:
e
f |[c,b[ è uniformemente continua se e solo se lim− f (x) esiste ed è reale.
x→b
La tesi segue.
D IMOSTRAZIONE . La tesi segue dal Teorema 9.1.7 e dal Teorema di Weierstrass applicato al
prolungamento continuo di f .
{L : L soddisfa (9.2.1)}.
384 CHAPTER 9. CONTINUITÀ UNIFORME
δ̃ := δ(σ(²)) > 0
tale che
( (
x, x 0 ∈ A f unif. continua f (x), f (x 0 ) ∈ B g unif. continua
⇒ ⇒ |g ( f (x))−g ( f (x 0 ))| < ².
|x − x | < δ(σ)
0
| f (x) − f (x )| < σ(²)
0
Per ipotesi
∃M > 0 : | f 0 (x)| ≤ M ∀x ∈ I .
Quindi
∀x, y ∈ I | f (x) − f (y)| ≤ M |x − y|
cioè f è lipschitziana. La uniforme continuità segue dalla Proposizione 9.2.2.
9.2.1. Esercizi.
lim f 0 (x) = ` ∈ R,
x→+∞
da cui
| f 0 (x)| = | f 0 (x) − `| + |`| ≤ 1 + |`| ∀x ∈ [M , +∞[.
Per ipotesi f 0 |[a,M ] : [a, b] → R è continua, in quanto restrizione della funzione continua f 0 : [a, +∞[→
R. Dunque, per il Teorema di Weierstrass f 0 |[a,M ] : [a, M ] → R è una funzione limitata. Esiste quindi
K ≥ 0 tale che
| f 0 (x)| ≤ K ∀x ∈ [a, M ].
Possiamo quindi concludere che
Esercizio 9.2.10. Stabilire se f (x) = log x è uniformemente continua nei seguenti insiemi: ]0, 1],
[1, 2], [2, +∞[.
Sol:
f |]0,1] non è uniformemente continua per la Proposizione 9.1.6, essendo
f |[1,2] è uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor, essendo [1, 2] un insieme com-
patto e f continua.
f |[2,+∞[ è di classe C 1 e
1
lim f 0 (x) = lim
= 0.
x→+∞ x→+∞ x
Dunque f 0 è limitata. Allora f è Lipschitziana per l’Esercizio 9.2.5 e quindi uniformemente conti-
nua per l’Esercizio 9.2.5.
Esercizio 9.2.11. Stabilire se f (x) = arctan x1 è uniformemente continua nei seguenti insiemi: ]0, 1],
[1, 2], [1, +∞[, ]0, +∞[.
Sol:
9.2. CLASSI DI FUNZIONI UNIFORMEMENTE CONTINUE 387
Esercizio 9.2.13. Stabilire se f (x) = x α , α ∈]0, 1], è uniformemente continua in [0, +∞[.
Sol:
Se α = 1, f è la funzione id |[0,+∞[ che sappiamo essere uniformemente continua (v. Esercizio 9.2.6).
Se α ∈]0, 1[ allora la funzione f |[0,1] è uniformemente continua per il Teorema di Heine-Cantor.
La funzione f |[1,+∞[ è uniformemente continua per l’Esercizio 9.2.9. Si ha infatti che essa è di
classe C 1 ([1, +∞[) e
1
lim f 0 (x) = lim α = 0.
x→+∞ x→+∞ x 1−α
Concludiamo che f è uniformemente continua in [0, +∞[ per Lemma 9.1.3.
x 2 sin x1
Esercizio 9.2.15. Stabilire se f (x) = x 2 +1
è uniformemente continua in [1, +∞[.
Sol:
Si ha
x2 1
lim f (x) = lim sin = 1 · 0 = 0.
x→+∞ x→+∞ x 2 + 1 x
Dunque f è uniformemente continua in [1, +∞[ per il Teorema 9.1.4. Infatti f |[1+∞[ ha y = 0 come
asintoto orizzontale a +∞.
CAPITOLO 10
Sviluppi di Taylor
Fondamentale nel calcolo dei limiti con Taylor è il corollario 7.9.8 che qui richiamiamo
Corollario 10.0.1 (Aritmetica dell’ o piccolo per le potenze). Per ogni α, β ∈ R positivi e per c ∈
R \ {0}, valgono le seguenti uguaglianze per x → 0:
−o(x α ) = o(x α )
c o(x α ) = o(x α )
o(c x α ) = o(x α )
o(x α ) ± o(x α ) = o(x α )
o(x α ) + o(x α+β ) = o(x α )
o(o(x α )) = o(x α )
o(x α + o(x α )) = o(x α )
o(x α + x α+β ) = o(x α )
x α · o(x β ) = o(x α+β )
o(x α )o(x β ) = o(x α+β )
o(x α+β )
= o(x α ).
xβ
10.1. Principali sviluppi per x → 0
x2 x3 xn n xk
ex = 1 + x + + o(x n ) = + o(x n )
X
+ +···+
2! 3! n! k=0 k!
x2 x3 xn
log(1 + x) = x − + − · · · + (−1)n−1 + o(x n )
2 3 n
x3 x5 x 2n+1 n x 2k+1
− · · · + (−1)n + o(x 2n+2 ) = (−1)k + o(x 2n+2 )
X
sin x = x − +
3! 5! (2n + 1)! k=0 (2k + 1)!
389
390 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
x2 x4 x 2n n x 2k
− · · · + (−1)n + o(x 2n+1 ) = (−1)k + o(x 2n+1 )
X
cos x = 1 − +
2! 4! (2n)! k=0 (2k)!
x3 2
tan x = x + + x 5 + o(x 6 )
3 15
x3 x5 x 2n+1 n x 2k+1
+ o(x 2n+2 ) = + o(x 2n+2 )
X
sinh x = x + + +···+
3! 5! (2n + 1)! k=0 (2k + 1)!
x2 x4 x 2n n x 2k
+ o(x 2n+1 ) = + o(x 2n+1 )
X
cosh x = 1 + + +···+
2! 4! (2n)! k=0 (2k)!
x3 2
tanh x = x − + x 5 + o(x 6 )
3 15
à !
n α
(1 + x)α = x k + o(x n )
X
k=0 k
dove
α(α − 1) · · · (α − (k − 1))
à ! se k ≥ 1
α k!
:=
k
1 se k = 0.
In particolare, caso α = 21 :
p x x2 x3
1+x = 1+ − + + o(x 3 )
2 8 16
1 n
= 1 + x + x 2 + · · · + x n + o(x n ) = x k + o(x n )
X
1−x k=0
10.2. ESERCIZI 391
10.2. Esercizi
Esercizio 10.2.1. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine 6 centrato in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = e x .
Sol: Essendo f ∈ C ∞ (R), per il teorema degli sviluppi di Taylor
6 f (i ) (0)
x i + o(x 6 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i!
Si tratta di scrivere in termini espliciti l’espressione a secondo membro. Dato che per ogni i ∈ N è
f (i ) (x) = e x e quindi f (i ) (0) = 1 si ottiene:
6 1
ex = x i + o(x 6 )
X
per x → 0.
i =0 i !
Esercizio 10.2.3. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine 3 centrato in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = log(1 − x) in due modi:
1) usando la definizione
2) dando per noto lo sviluppo di log(1 + x).
Sol:
Usiamo la definizione.
Essendo f ∈ C ∞ (R), per il teorema degli sviluppi di Taylor
3 f (i ) (0)
x i + o(x 3 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i!
Si tratta di scrivere in termini espliciti l’espressione a secondo membro. Dato che D log(1 − x) =
1 1
− 1−x = x−1
1 1
D 2 log(1 − x) = D x−1 = − (x−1) 2
−1 1 2
D 3 log(1 − x) = D (x−1) 2 = −(−2) (x−1)3 = (x−1)3
si hanno:
0 se i =0
−1 se i =1
f (i ) (0) =
−1 se i =2
−2 se i = 3.
Pertanto si ottiene
1 2 1 1
log(1 − x) = −x − x 2 − x 3 + o(x 3 ) = −x − x 2 − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
2 6 2 3
y2 y3
log(1 + y) = y −
+ + o(y 3 ) per y → 0.
2 3
Preso y = −x, che tende a 0 per x → 0, si ha:
(−x)2 (−x)3 1 1
log(1 − x) = −x − + + o((−x)3 ) = −x − x 2 − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
2 3 2 3
Esercizio 10.2.4. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine 5 e 6 centrati in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = sin x. Quale tra i due sviluppi fornisce più informazioni?
Sol: Essendo f ∈ C ∞ (R), per il teorema degli sviluppi di Taylor
5 f (i ) (0)
x i + o(x 5 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i !
10.2. ESERCIZI 393
e
6 f (i ) (0)
x i + o(x 6 )
X
f (x) = per x → 0.
i =0 i !
Si tratta di scrivere in termini espliciti l’espressione a secondo membro.
Dato che per ogni i ∈ N è
sin x se i ≡ 0 mod 4
cos x se i ≡ 1 mod 4
f (i ) (x) =
− sin x
se i ≡ 2 mod 4
− cos x se i ≡ 3 mod 4
si ha
0 se i è pari
(i )
f (0) = 1 se i ≡ 1 mod 4
−1 se i ≡ 3 mod 4.
Dunque si ottengono i seguenti sviluppi di ordinee 5 e 6, rispettivamente:
1 3 1 5
sin x = x − x + x + o(x 5 ) per x → 0.
3! 5!
e
1 3 1 5
sin x = x − x + x + o(x 6 ) per x → 0.
3! 5!
I polinomi di Taylor di ordine 5 e 6 centrati in 0 sono dunwue identici:
1 3 1 5
T5 ( f ; 0) = T6 ( f ; 0) = x − x + x ,
3! 5!
ma lo sviluppo più preciso è il secondo, dato che o(x 6 ) esclude che ci siano infinitesimi di ordine
inferiore o uguale a x 6 , cosa che non possiamo affermare se si usa il resto o(x 5 ).
Esercizio 10.2.6. Determinare lo sviluppo di Taylor di ordine n centrato in 0 con resto di Peano
della funzione f (x) = (1 + x)α .
Sol:
Si dimostra per induzione che
¢x 2
1 + x1 exp x 2 log 1 + x1
¡ ¡ ¡ ¢¢ µ µ µ ¶ ¶¶
1
= = exp x x log 1 + −1 .
ex ex x
Posto t = x1 , per x → +∞ si ha t → 0. Si ha
t2
log(1 + t ) = t − + o(t 2 ) per t → 0
2
da cui µ ¶
1 1 1 1
log 1 + = − 2 + o( 2 ) per x → +∞.
x x 2x x
Allora µ ¶
1 1 1
x log 1 + = 1− + o( ) per x → +∞.
x 2x x
quindi µ µ ¶ ¶ µ ¶
1 1 1
x x log 1 + −1 = x 1− + o( ) − 1
x 2x x
µ ¶
1 1 1
= x − + o( ) = − + o(1) per x → +∞.
2x x 2
Deduciamo quindi che µ µ ¶ ¶
1 1
x x log 1 + −1 ∼ − per x → +∞.
x 2
Pertanto, per l’Esercizio 7.9.18:
µ µ µ ¶ ¶¶
1 1 1
lim exp x x log 1 + − 1 = lim e − 2 = e − 2 .
x→+∞ x x→+∞
Denominatore:
Per il Teorema 7.8.27
p p
sin(x 2 x) ∼ x 2 x = x 5/2 per x → 0+ .
Inoltre
lim sinh (1 + x) = sinh 1 ∈ R \ {0} ⇒ sinh (1 + x) ∼ sinh 1 per x → 0+ .
x→0+
Dunque, per la Proposizione 7.9.13
p p p p
e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 ) e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 )
lim p = lim+ . (10.2.2)
x→0+ sin(x 2 x) sinh (1 + x) x→0 sinh(1) · x 5/2
Sviluppiamo con precisione il numeratore in modo da tale avere con precisione tutte le potenze di
5
x fino al grado 2
compreso.
Dato che
y2
ey = 1+ y + + o(y 2 ) per y → 0
2!
applicandola per y = x 3/2 si ha
p 1
ex x
= 1 + x 3/2 + x 3 + o(x 3 ) = 1 + x 3/2 + o(x 5/2 ) per x → 0+ . (10.2.3)
2
Si noti che lo sviluppo
y2
ey = 1+ y +
+ o(y 2 ) per y → 0
2!
si è rivelato solo apparentemente inutilmente preciso: avessimo considerato
e y = 1 + y + o(y) per y → 0
avremmo avuto
p
ex x
= 1 + x 3/2 + o(x 3/2 ) per x → 0+ .
e quell’o piccolo non ci avrebbe dato informazioni sulla precisione dello sviluppo con tutte le
potenze di x fino al grado 25 , precise, compreso.
Consideriamo ora il termine sin(x 1/3 ).
Dato che
y3 y5 y7 y9
sin y = y − + − + + o(y 10 ) per y → 0,
3! 5! 7! 9!
si ha, per y = x 1/3 ,
5/4 x 5/2
cos(x ) = 1− + o(x 4 ) per x → 0+ . (10.2.5)
2
Da (10.2.3), (10.2.4) e (10.2.5) si ha:
p p 1
e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 ) = 1 + x 3/2 + x 3 + o(x 3 ) = 1 + x 3/2 + o(x 5/2 )
2
x x 5/3 x 7/3 x 5/2
−(x 1/3 − + − + o(x 5/2 )) − (1 − + o(x 4 ))
3! 5! 7! 2
= −x 1/3 + o(x 1/3 ) per x → 0+ .
Allora
p p
ex x
− sin 3
x − cos(x 5/4 ) ∼ −x 1/3 per x → 0+ .
Per la (10.2.2) e la Proposizione 7.9.13 abbiamo
p p
e x x − sin 3 x − cos(x 5/4 ) −x 1/3 −1 −1
lim+ p = lim 5/2
= lim+ 5/2−1/3
= lim+ = −∞.
x→0 2
sin(x x) sinh (1 + x) x→0 sinh(1) · x
+ x→0 sinh(1) · x x→0 sinh(1) · x 13/6
da cui si ottiene
cos2 (x + 2x 2 ) sin3 (3x 2 + x 3 ) ∼ 9x 4 per x → 0.
Pertanto,
DENOMINATORE ∼ 9x 4 per x → 0.
Dunque si ha
2 2
e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 23 sin(x 3 ) e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 23 sin(x 3 )
lim = lim .
x→0 cos2 (x + 2x 2 ) sin3 (3x 2 + x 3 ) x→0 9x 4
Numeratore:
dato che il denominatore è asintotico a 9x 4 , sviluppiamo il numeratore secondo Taylor, scrivendo
con precisione tutte le potenze di x fino al grado 4.
Dato che
sin y = y + o(y 2 ) per y → 0,
si ha (y = x 3 )
sin(x 3 ) = x 3 + o(x 6 ) per x → 0.
Dato che
y2
ey = 1+ y + + o(y 2 ) per y → 0
2!
applicandola con y = −x 2 si ha
2 4x 4
e −x = 1 − x 2 + + o(x 4 ) per x → 0.
2!
Dato che
y3
tan y = y + + o(y 4 ) per y → 0
3
applicandola con y = x + 2x 2 si ha
(x + 2x 2 )3
tan(x + 2x 2 ) = x + 2x 2 + + o((x + 2x 2 )4 ) per x → 0.
3
Sviluppando, e tenendo solo le potenze fino al grado minore o uguale a 4 e includendo le altre nel
resto di Peano, si ha:
1
tan(x + 2x 2 ) = x + 2x 2 + (x 3 + 3x 2 2x 2 + o(x 4 )) + o(x 4 ) per x → 0.
3
Pertanto:
4x 4 x3
µ ¶µ ¶
−x 2 2 42 2 4 4
e tan(x + 2x ) = 1 − x + + o(x ) x + 2x + + 2x + o(x )
2! 3
x3 2 2
= x+2x 2 + +2x 4 +o(x 4 ) = −x 2 x−2x 2 x 2 +o(x 4 )+o(x 4 )+o(x 5 ) = x+2x 2 − x 3 +o(x 4 ) = x+2x 2 − x 3 +o(x 4 ).
3 3 3
10.2. ESERCIZI 399
Dunque
2 2¡ 4
NUMERATORE = x + 2x 2 − x 3 + o(x 4 ) − x − 2x 2 − x 3 + o(x 6 ) = − x 3 + o(x 4 ).
¢
3 3 3
CONCLUSIONE:
Si ha
2
e −x tan(x + 2x 2 ) − x − 2x 2 − 32 sin(x 3 ) − 34 x 3 + o(x 4 ) − 34 x 3 + o(x 4 ) − 34 x 3 4 1
lim = lim = lim = lim =− lim .
x→0 9x 4 x→0 9x 4 x→0 9x 4 x→0 9x 4 27 x→0 x
Tale limite non esiste, dato che
4 1
− lim+ = −∞
27 x→0 x
4 1
− lim− = +∞.
27 x→0 x
Esercizio 10.2.13. Calcolare, se esiste,
¢2
2x e 2x − 1 − (sin (2x))3 cos(2x)
¡
lim .
x→0 sin(4x) log(1 + 2x 3 )
[R.: 2]
4 log(cos x + x) + (sin(2x))2 − 4x
lim ¢3 .
x→0
¡
x arcsin(2x + x 2 )
[R. 6 ∃]
400 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
Esercizio 10.2.19 (Prova scritta 4-2-2019). Calcolare, usando gli sviluppi di Taylor, se esiste,
p p ¡ p ¢2
cosh(4 x) − 2 − cos(2 x)
lim ³p p ´ ³ ´.
x→0
1 + 4 x − 1 log 3 − 2 cos(4x)
3 − 2 cos(4x) → 1 per x → 0,
e
1
1 − cos(y) ∼ y 2 per y → 0,
2
quindi
(4x)2
µ ¶
log(3 − 2 cos(4x)) ∼ 3 − 2 cos(4x) − 1 = 2(1 − cos(4x)) ≈ 2 = 16x 2 per x → 0.
2
Inoltre,
p 4p p
q
1+4 x −1 ∼ 1+ x −1 = 2 x per x → 0,
2
5
pertanto il denominatore è asintotico a 32x 2 .
Sviluppiamo ora il numeratore con precisione fino al grado 5/2.
s r
p 42 44 2 32
q
5 5
cosh(4 x) = 1 + x + x + o(x 2 ) = 1 + 8x + x 2 + o(x 2 ) =
2! 4! 3
µ ¶ µ ¶2
1 32 2 5 1 32 2 5 5
= 1 + 8x + x + o(x 2 ) − 8x + x + o(x 2 ) + o(x 2 ) =
2 3 8 3
8 5
= 1 + 4x − x 2 + o(x 2 ) per x → 0.
3
10.2. ESERCIZI 401
Infine,
¶¶2
p ¢2
µ µ
4 16 2 5 8 5
= 1 + 4x + x 2 + o(x 2 )
¡
2 − cos(2 x) = 2 − 1 − x + x + o(x )
2 per x → 0.
2 24 3
Unendo questi risultati, si trova
³ ´
p p ¡ p ¢2 1 + 4x − 8 2
x + o(x
5
8 5
2 ) − 1 + 4x + x 2 + o(x 2 )
cosh(4 x) − 2 − cos(2 x) 3 3
lim ³p p ´ ³ ´ = lim 5
=
x→0 x→0 32x 2
1 + 4 x − 1 log 3 − 2 cos(4x)
5
− 16
3
x 2 + o(x 2 ) − 16
3
x2 1
= lim 5
= lim 5
= lim p = −∞.
x→0 32x 2 x→0 32x 2 x→0 −6 x
Esercizio 10.2.20 (Prova scritta 25-1-2021). Calcolare, usando gli sviluppi di McLaurin,
p 2
1 + x sin x − x 2 − x 2 cos(x + 2x 3 ) − e −x
lim .
x→0 e 2x+1 (cos(x 2 ) − 1)
SOLUZIONE Es. 10.2.20:
Denominatore:
1 e
e 2x+1 (cos(x 2 ) − 1) ∼ e · (− x 4 ) = − x 4
2 2
Sviluppiamo fino al grado 4 il numeratore
x3 x4 x4
x sin(x) − x 2 = x(x − + o(x 4 )) − x 2 = x 2 − + o(x 5 ) − x 2 = − + o(x 5 )
6 6 6
allora s
µ 4
x4 x x4
¶
p 1 5
1 + x sin x − x 2
= 1− 5
+ o(x ) = 1 + − + o(x ) = 1 − + o(x 5 )
6 2 6 12
µ ¶ µ ¶
1 1 2 1
x cos(x + 2x ) = x 1 − (x + 2x ) + o(x ) = x 1 − (x ) + o(x ) = x 2 − x 4 + o(x 5 ).
2 3 2 3 2 3 2 3
2 2 2
da cui
p x4 1
1 + x sin x − x 2 − x 2 cos(x + 2x 3 ) = 1 − + o(x 5 ) − x 2 + x 4 + o(x 5 )
12 2
µ ¶
1 1 5
= 1 − x 2 + − + x 4 + o(x 5 ) = 1 − x 2 + x 4 + o(x 5 ).
12 2 12
Ora
2 1 1
e −x = 1 + (−x 2 ) + (−x 2 )2 + o(x 4 ) = 1 − x 2 + x 4 + o(x 5 )
2 2
402 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
quindi
µ ¶
p
2 2 3 −x 2 2 5 4 5 2 1 4 5
1 + x sin x − x − x cos(x + 2x ) − e = 1 − x + x + o(x ) − 1 − x + x + o(x )
12 2
µ ¶
5 1 4
= − x + o(x 5 )
12 2
1 1
= − x 4 + o(x 5 ) = − x 4 + o(x 5 ).
12 12
Conclusione
p 2 1 4
1 + x sin x − x 2 − x 2 cos(x + 2x 3 ) − e −x − 12 x + o(x 5 ) 1
lim 2x+1 2
= lim e 4
= .
x→0 e (cos(x ) − 1) x→0 −2x 6e
Esercizio 10.2.21 (Prova scritta 28-6-2021). Calcolare usando gli sviluppi di Taylor:
p p
4
p
log(1 + sinh( 2x)) − cos( 2x) sin 2x
lim p .
x→0+ x3 + x5
SOLUZIONE Es. 10.2.21:
DENOMINATORE ∼ x 3/2
3
Sviluppiamo il numeratore con precisione con potenze di x fino al grado 2 compreso.
NUMERATORE:
Si ha
p p 1
sinh( 2x) = 2x + (2x)3/2 + o(x 3/2 )
6
p
p 2 3/2
= 2x + x + o(x 3/2 )
3
allora, essendo
y2 y3
log(1 + y) = y − + + o(y 3 ) per y → 0,
2 3
segue che
p
p p 2 3/2
log(1 + sinh( 2x)) = log(1 + 2x + x + o(x 3/2 ))
3
p à p !2 à p !3
p 2 3/2 1 p 2 1 p 2
= 2x + x + o(x 3/2 ) − 2x + x 3/2 + o(x 3/2 ) + 2x + x 3/2 + o(x 3/2 ) + o(x 3/2 )
3 2 3 3 3
p
p 2 3/2 1³ p 2 ´ 1 p
= 2x + x + o(x ) − ( 2x) + o(x ) + ( 2x)3/2 + o(x 3/2 )
3/2 3/2
3 2 3
p p
p 2 3/2 2 2 2 3/2
= 2x + x − x+ x + o(x 3/2 )
3 2 3
10.2. ESERCIZI 403
Ãp p !
p 2 2 2 3/2
= 2x − x + + x + o(x 3/2 )
3 3
p p
= 2x − x + 2x 3/2 + o(x 3/2 ).
Inoltre si ha:
p p 1p p
µ ¶µ ¶
4 1 5/4 1 3/2 3/2
cos( 2x) sin( 2x) = 1 − 2x + (2x) + o(x ) 2x − (2x) + o((x) )
2 24 6
p p
p 2 2 3/2 2 3/2
= 2x − x − x + x + o(x 3/2 )
2 3 12
Ãp p !
p 2 2 3/2
= 2x − x + − x + o(x 3/2 )
12 3
Pertanto:
à à p ! !
p p 3/2 p 1 2
NUMERATORE = 2x − x + 2x + o(x 3/2 ) − 2x − x + − x 3/2 + o(x 3/2 )
12 3
à p !
p 1 2 3/2
= 2− + x + o(x 3/2 )
12 3
Risulta così: p p p
4
log(1 + sinh( 2x)) − cos( 2x) sin 2x
lim p
x→0+ x3 + x5
³p p p ´
2 − 122 + 32 x 3/2 + o(x 3/2 )
= lim+
x→0 x 3/2
p 15 p 5p
µ ¶
1 1
= 2 1− + = 2= 2.
12 3 12 4
Esercizio 10.2.22 (Prova scritta 15-2-2021). Calcolare, usando gli sviluppi di McLaurin,
sin(x cos(2x) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x))
¡ ¢
lim .
x→0 (1 + x)2 x 2 cosh(x 2 ) log(1 − x 2 )
SOLUZIONE Es. 10.2.22:
Denominatore:
e
x2 x2
cos(x) + sin(x) − 1 = 1 − + x − 1 + o(x 2 ) = x − + o(x 2 ) ∼ x
2 2
allora
da cui
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) log(cos(x) + sin(x))
¡ ¢
lim −
x→0 x4
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) x sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 )
¡ ¢ ¡ ¢
= lim − = lim −
x→0 x4 x→0 x3
Sviluppiamo il numeratore fino al grado 3.
1
sin(x cos(2x)) = sin(x(1 − (2x)2 + o(x 3 ))) = sin(x(1 − 2x 2 + o(x 3 )))
2
1
= sin(x − 2x 3 + o(x 4 )) = x − 2x 3 + o(x 4 ) − (x − 2x 3 + o(x 4 ))3 + o(x 4 )
6
1 13
= x − 2x 3 + o(x 4 ) − x 3 + o(x 4 ) = x − x 3 + o(x 4 ).
6 6
Analogamente:
1 1
sinh(x − x 3 ) = x − x 3 + (x − x 3 )3 + o(x 4 ) = x − x 3 + x 3 + o(x 4 )
6 6
5 5
= x − x 3 + o(x 4 ) = x − x 3 + o(x 4 ).
6 6
Allora
13 3 5
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) = x − x + o(x 4 ) − (x − x 3 + o(x 4 ))
6 6
µ ¶
13 5 3 8 4
= − + x + o(x 4 ) = − x 3 + o(x 4 ) = − x 3 + o(x 4 )
6 6 6 3
Conclusione:
sin(x cos(2x)) − sinh(x − x 3 ) − 43 x 3 + o(x 4 )
¡ ¢
4
lim − = lim − = .
x→0 x3 x→0 x3 3
10.2. ESERCIZI 405
Esercizio 10.2.23 (Prova scritta 14-1-2019). Usando gli sviluppi di Taylor, calcolare, se esiste,
cos x
µ ¶
³¡ p
3
¢1 ´
1 + 6 x − 1 log
3
2 sin(x 2 ) + 1
lim+ p p
3 p 5
.
x→0
8x 2 + 6 log(cos(2 x)) + 3 x 2 sin(4 3 x) + 32x 3
S OL . E S . 10.2.23.
p 1 6p p
(1 + 6 3 x) 3 − 1 ∼ 3 x = 2 3 x, x → 0+ .
3
Inoltre,
cos x 1
2
→ per x → 0+ ,
2 sin(x ) + 1 1
quindi, ricordando che log(y) ∼ y − 1 per y → 1, si ha
cos x cos x cos x − 1 − 2 sin x 2
µ ¶
log 2
∼ 2
−1 = 2
∼ cos x − 1 − 2 sin x 2 =
2 sin(x ) + 1 2 sin(x ) + 1 2 sin(x ) + 1
x2 5
+ o(x 2 ) − 2x 2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 ),
=− per x → 0+ .
2 2
In conclusione, per il numeratore, vale che
p cos x p
µ ¶ µ ¶
³ 1
´ 5 2 7
3
(1 + 6 x) − 1 log
3
2
3
∼ 2 x − x = −5x 3 , per x → 0+ .
2 sin(x ) + 1 2
Sviluppiamo ora il denominatore con potenze precise fino al grado 7/3.
p p
p (2 x)2 (2 x)4
µ ³ 5 ´¶
log(cos(2 x)) = log 1 − + +o x 2 per x → 0+ .
2 24
Ora,
y2 y3
log(1 + y) = y − + + o(y 3 ) per y → 0,
2 3
per cui
µ
2 2 ³ 5 ´¶ 2 2 ³ 5´ 1 µ 2 2 ³ 5 ´¶2 ³ 7´
log 1 − 2x + x + o x 2 = − 2x + x + o x 2 − −2x + x + o x 2 +o x 3 =
3 3 2 3
2 1 ³ 7
´ 4 ³ 7´
= − 2x + x 2 − · 4x 2 + o x 3 = −2x − x 2 + o x 3 per x → 0+ .
3 2 3
Infine,
p p 1 p 1 p
µ ¶
2 2
3 5 2 32 5 128 7 ³ 7´
3 3 3 3
x 3 sin(4 x) = x 3 4 x − (4 x) + (4 x) + o(x ) = 4x − x 3 + x 3 +o x 3 per x → 0+ .
6 5! 3 15
Sommando i termini simili al denominatore, si ottine
µ ³ 7 ´¶ µ ³ 7 ´¶
2 4 2 32 5 128 7 5 128 7 ³ 7´
8x + 6 −2x − x + o x 3 + 3 4x − x 3 + x 3 + o x 3 + 32x 3 = x 3 +o x 3 per x → 0+ .
3 3 15 5
406 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
Esercizio 10.2.24 (Prova scritta 7-9-2021). Calcolare usando gli sviluppi di Taylor:
(s µ ¶ µ ¶ )
4 2 2
lim x 3 sin + 1 − arctan − −1 .
x→+∞ x x x2
S OL . E S . 10.2.24.
1
y= → 0+ per x → +∞
x
allora si deve calcolare q
sin 4y + 1 − arctan(2(y − y 2 )) − 1
¡ ¢
lim .
y→0+ y3
Sviluppiamo il numeratore con precisione con potenze di y fino al grado 3 compreso.
NUMERATORE:
Si ha
1
sin 4y = 4y − (4y)3 + o(y 4 )
¡ ¢
6
da cui
r
1
q ¡ ¢
sin 4y + 1 = 4y − (4y)3 + o(y 4 ) + 1.
6
Dato che
1
4y − (4y)3 + o(y 4 ) → 0 per y → 0
6
si ha r
1
4y − (4y)3 + o(y 4 ) + 1
6
µ ¶ µ ¶2 µ ¶3
1 1 3 4 1 1 3 4 1 1
= 1 + 4y − (4y) + o(y ) − 4y − (4y) + o(y ) + 4y − (4y) + o(y ) + o(y 3 )
3 4
2 6 8 6 16 6
3 2 3
4 4 4 16
= 1 + 2y − y 3 − y 2 + o(y 3 ) + y 3 + o(y 4 ) = 1 + 2y − y 3 − 2y 2 + 4y 3 + o(y 3 )
12 8 µ 16 ¶ 3
16 4
= 1 + 2y − 2y 2 + y 3 − + 4 + o(y 3 ) = 1 + 2y − 2y 2 − y 3 + o(y 3 )
3 3
Pertanto: r
1 4
4y − (4y)3 + o(y 4 ) + 1 = 1 + 2y − 2y 2 − y 3 + o(y 3 )
6 3
10.2. ESERCIZI 407
Esercizio 10.2.25 (Prova scritta 8-6-2021). Calcolare usando gli sviluppi di Taylor:
q p ³ q ´2
cos( 2x + x 2 ) + sin x2 − 1
lim .
x→0+ sinh2 (x + x 5 )
SOLUZIONE:
Essendo x + x 5 tendente a 0 e sinh x ∼ x per x → 0, allora il denominatore: è asintotico a
sinh2 (x + x 5 ) ∼ (x + x 5 )2 ∼ x 2 per x → 0.
p 2x + x 2 (2x + x 2 )2
cos( 2x + x 2 ) = 1 − + + o(x 2 )
2 4!
x 2 4x 2 x2 x2
= 1−x − + + o(x 2 ) = 1 − x − + + o(x 2 )
2 4! 2 6
x2
= 1−x − + o(x 2 )
3
Allora, tenuto conto che
p x x2
1+x = 1+ − + o(x 2 ) per x → 0,
2 8
si ha s
x2
q p
cos( 2x + x 2 ) = 1−x − + o(x 2 )
3
2 2
x + x3 + o(x 2 ) (x + x3 + o(x 2 ))2 x2
= 1− − + o((x + + o(x 2 ))2 )
2 8 3
408 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
x x2 x2 x 7x 2
= 1− − − + o(x 2 ) = 1 − − + o(x 2 ).
2 6 8 2 24
Studiamo ora l’altro addendo:
r r
x x ³ x ´3/2
sin = − 6 + o(x 2 )
2 2 2
p
x 1
= p − x 3/2 3/2 + o(x 2 ).
2 2 6
Pertanto,
µ r ¶2 µ p ¶2
x x x 3/2 x 1 1
sin = p − 3/2 + o(x ) = − x 2 2 p 3/2 + o(x 2 )
2
2 2 2 6 2 22 6
p
x 2 x 1
= − x 2 3/2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 )
2 2 6 2 2·6
x 1
= − x 2 + o(x 2 ).
2 12
Pertanto il numeratore risulta:
q µ r ¶2
p
2
x
cos( 2x + x ) + sin −1
2
x 7x 2 x 1
= 1−− + o(x 2 ) + − x 2 + o(x 2 ) − 1
2 24 2 12
µ ¶
7 1 9 3
= − − x 2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 ) = − x 2 + o(x 2 ).
24 12 24 8
Risulta così: q p ³ q ´2
cos( 2x + x ) + sin x2 − 1
2
− 83 x 2 + o(x 2 ) 3
lim+ 2
= lim+ =− .
x→0 sinh (x + x 5 ) x→0 x2 8
Esercizio 10.2.26 (Da prova scritta CdL Matematica 3-6-2019). Calcolare usando gli sviluppi di
Taylor:
¡ p ¡ ¢¢2
(sin(3x) + sinh(3x) − 6x cosh(2x))2 − log x + 1 − sin x2
lim q¡p .
x→0 4
¢
cosh(3x ) − 1
Inoltre,
³ p ³ x ´´2 µ 1 ³ x ´¶2
log x + 1 − sin = log(x + 1) − sin =
2 2 2
¶¶2
x2 x3 x x3 x4
µ µ ¶ µ
1 3 4
= x− + + o(x ) − − + o(x ) = + o(x 4 ).
2 2 3 2 48 16
Concludendo,
p x4
(sin(3x) + sinh(3x) − 6x cosh(2x)) − log x + 1 − sin 2
¡ ¡ x ¢¢2 144x 6 − + o(x 4 ) 1
lim 2
= lim 16 =− .
3 4
q¡p
x→0 ¢ x→0 24
cosh(3x 4 ) − 1 x
2
Esercizio 10.2.27 (Prova scritta 1-7-2019). Calcolare, usando gli sviluppi di Taylor, il seguente limi-
te
2
tan(2x)(cos(sin x) − e x − arctan(−x 2 ))
lim 2 −sin x
.
x→0 ex − e −x − x 2
S OL . E S . 10.2.27. Sviluppiamo il denominatore fino a ordine, ad esempio, 3.
3 3
2 2
−(x− x6 +o(x 4 )) 2
+ x6 +o(x 4 )
ex −sin x
= ex = e −x+x =
x3 1 x3 1 x3
= 1 + (−x + x 2 + + o(x 4 )) + (−x + x 2 + + o(x 4 ))2 + (−x + x 2 + + o(x 4 ))3 + o(x 3 ) =
6 2 6 6 6
3
= 1 − x + x 2 − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
2
Inoltre,
x2 x3 3 1
−e −x − x 2 = −(1 − x + − + o(x 3 )) − x 2 = −1 + x − x 2 + x 3 + o(x 3 ) per x → 0,
2 6 2 6
pertanto
2 5
ex −sin x
− e −x − x 2 = − x 3 + o(x 3 ) per x → 0.
6
410 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
Esercizio 10.2.28 (Da prova scritta CdL Matematica 16-9-2019). Calcolare, usando gli sviluppi di
Taylor, il seguente limite
2
(x + 1)x+1 − e x − sinh(x)
lim+
x→0 sin(2x + x 3 )(e x − 1)2
S OL . E S . 10.2.28. Si ha
Abbiamo
x2 x3 x2 x3
(x + 1) log(x + 1) = (x + 1)(x − + + o(x 3 )) = x + − + o(x 3 ) per x → 0+ ,
2 3 2 6
dunque
x2 x3 3
(x + 1)x+1 = e x+ 2 − 6 +o(x ) per x → 0+ .
10.3. STIMA DELL’ERRORE 411
Ora,
x2 x3 3 x2 x3 1 x2 x3 1 x2 x3
e x+ 2 − 6 +o(x ) = 1+x + − + o(x 3 ) + (x + − + o(x 3 ))2 + (x + − + o(x 3 ))3 + o(x 3 ) =
2 6 2 2 6 6 2 6
x3
= 1 + x + x2 + + o(x 3 ) per x → 0+ ,
2
quindi
x3
(x + 1)x+1 = 1 + x + x 2 + + o(x 3 ) per x → 0+ .
2
Inoltre,
x3
sinh(x) = x + + o(x 3 ) per x → 0+ ,
6
2
e x = 1 + x 2 + o(x 3 ) per x → 0+ .
In conclusione,
x3
(x + 1) x+1 x2
− e − sinh(x) + o(x 3 ) 1
lim = lim+ 3 = .
x→0+ sin(2x + x 3 )(e x − 1)2 x→0 2x 3 6
Il polinomio di Taylor è
n f (i ) (x )
0
(x − x 0 )i
X
Tn ( f ; x 0 )(x) :=
i =0 i !
e
f (n+1) (ξ)
R n ( f ; x 0 )(x) := (x − x 0 )n+1 .
(n + 1)!
viene detto resto in forma di Lagrange. Tale resto permette di stimare l’errore di approssimazione
compiuto utilizzando il polinomio di Taylor Tn ( f ; x 0 )(x) anziché f (x).
412 CHAPTER 10. SVILUPPI DI TAYLOR
allora
| f (n+1) (ξ)|
∃ξ∈]0,1[ 1
|R n (sin; 0)(1)| = (1 − 0)n+1 ≤ .
(n + 1)! (n + 1)!
Dunque la stima dell’errore che si compie scrivendo Tn (sin; 0)(1) anziché sin(1) è
1
stima errore = .
(n + 1)!
Dunque la stima dell’errore è:
n (n + 1)! stima errore ordine di grandezza
1
1 2 2! = 0.5 5 · 10−1
1
2 6 3! = 0.16 2 · 10−1
1
3 24 4!
= 0.0416 5 · 10−2
1
4 120 5!
= 0.0083 9 · 10−3
1
5 720 6!
= 0.00138 2 · 10−3
1
6 5040 7! = 0.000198 . . . 2 · 10−4
1
7 40320 8! = 0.000024 . . . 3 · 10−5
p
Esercizio 10.3.3. Determinare le prime tre cifre decimali di 2.
Sol:
p
Si ha 1.42 = 1.96 < 2, quindi 1.4 < 2.
p
Scriviamo lo sviluppo di Taylor con resto di Lagrange di f : [0, +∞[→ R, f (x) = x centrato in 1.4.
Per farlo, dobbiamo calcolare alcune derivate di f
1 1
f 0 (x) = p , f 00 (x) = − p ,
2 x 4 x3
quindi
1 1 1
| f 0 (x)| ≤ p = < ∀x ∈]1.96, 2[.
2 1.96 2 · 1.4 2
Osserviamo ora che
∃ξ∈]0,1[ | f 0 (ξ)| 1
|R 0 ( f ; 1.96)(2)| = (2 − 1.96) < (0.04) = 0.02 = 2 · 10−2 .
1! 2
Non va bene per l’approssimazione richiesta.
10.3. STIMA DELL’ERRORE 413
1.414