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Giuseppe Pezzinga
ELEMENTI DI
IDRAULICA NUMERICA
Catania 2015
INDICE
1. Introduzione
1.1 OSSERVAZIONE DIRETTA E MODELLAZIONE 1
1.2 MODELLI FISICI, MODELLI ANALOGICI E MODELLI MATEMATICI 1
1.3 ANALISI SPERIMENTALE E ANALISI TEORICA 2
1.4 INTERPRETAZIONE NUMERICA 2
1.5 EQUAZIONI IMPLICITE IN IDRAULICA 2
1.6 METODI ITERATIVI 3
1.7 VALORI DI PRIMO TENTATIVO 3
Bibliografia 147
Elementi di Idraulica Numerica 1
1. INTRODUZIONE
Le equazioni implicite in idraulica sono molto diffuse. Tra queste possiamo ri-
cordare l'equazione di Colebrook-White, che esprime il legame esistente in moto
turbolento tra l'indice di resistenza, il numero di Reynolds e la scabrezza rela-
tiva.
Un'altra equazione implicita è quella che esprime il legame tra energia e altezza
in una corrente a pelo libero. Tale equazione è riconducibile solo se la sezione è
rettangolare ad una cubica, che ammette soluzione analitica, ma anche in questo
Elementi di Idraulica Numerica 3
caso, se si cerca l'altezza corrispondente ad una data energia, è più semplice ri-
correre ad una soluzione numerica.
Ancora un'equazione implicita si ha ad esempio per definire il legame esistente
in moto uniforme tra l'altezza e la portata in una corrente a pelo libero.
E' il tipico metodo chiuso. Si basa sulla conoscenza di due valori di x in cui la
funzione assume un valore positivo e un valore negativo. Per questo il metodo è
detto chiuso. Il valore stimato è quello che divide in due l'intervallo. Si procede
poi sull'intervallo metà agli estremi del quale la funzione assume segni opposti,
fin quando viene superato il test di convergenza.
Un miglioramente della stima si può ottenere tenendo conto dei valori agli
estremi dell’intervallo utilizzando l’equazione:
Elementi di Idraulica Numerica 5
da cui si ottiene:
f (x n )
h=- .
f '(x n )
€
6 G. Pezzinga
Osservando che tale formula può essere interpretata come un caso particolare
dello schema del punto fisso applicato alla funzione:
f (x)
g(x) = x - ,
f '(x)
€
Elementi di Idraulica Numerica 7
Si può calcolare la derivata anche in base ai valori della funzione in due punti
vicini, cioè come rapporto incrementale. Questo dà luogo al cosiddetto metodo
8 G. Pezzinga
della secante. Il principale vantaggio di tale metodo è che non c'è bisogno di cal-
colare la derivata in maniera analitica.
Fig. 2.3 – Metodo della tangente fissa e della secante (Gambolati, 1988)
∂f1 ∂f
f1(x1+Δx1, ..., xn+Δxn) ≅ f1(x1, ..., xn) + Δx1 + ... + Δxn 1 = 0 ,
∂x1 ∂x n
...
∂f ∂f
fn(x1+Δx1, ..., xn+Δxn) ≅ fn(x1, ..., xn) + Δx1 ∂xn + ... + Δxn n = 0 .
1 ∂x n
€ €
Si vede quindi che bisogna risolvere il sistema scritto in notazione matriciale:
€ €
Fj Δx = - F,
Per l'applicazione del metodo esposto si richiede però la risoluzione del sistema
lineare. Se non si vuole risolvere il sistema si può ricorrere alla sequenza:
x1(k+1) = x1(k) - ω
(
f1 x1 (k ) , x 2 (k ) ,..., x n (k ) ),
∂f ( x
1 1
(k )
)
, x 2 (k ) ,..., x n (k )
∂x1
x2(k+1) = x2(k) - ω
(
f 2 x1 (k +1) , x 2 (k ) ,..., x n (k )
,
)
€ ∂f 2 x1 (
(k +1) (k )
, x 2 ,..., x n (k )
)
∂x 2
...
xn(k+1) =€xn(k) - ω
(
f n x1 (k +1) , x 2 (k +1) ,..., x n−1 (k +1) , x n (k ) ).
∂f ( x
n 1
(k +1)
)
, x 2 (k +1) ,..., x n−1 (k +1) , x n (k )
∂x n
Abbiamo visto che l'applicazione del metodo di Newton per i sistemi di equa-
zioni non lineari porta alla scrittura di un sistema di equazioni lineari. Anche
dalla scrittura in forma discretizzata di equazioni differenziali nasce la necessità
di risolvere sistemi di equazioni lineari. Vedremo quindi alcuni metodi per la
soluzione di sistemi lineari.
Supponiamo di avere un sistema di n equazioni in n incognite, rappresentato in
notazione matriciale dalla scrittura Ax=b. Supponiamo inoltre che det(A)≠0. Per
risolvere il sistema si potrebbe applicare la regola di Cramer, che però quando n
cresce diventa praticamente inapplicabile. Il numero delle operazioni necessarie
è infatti dell'ordine di (n-1)(n+1)!.
Elementi di Idraulica Numerica 11
Esistono per la soluzione metodi diretti e metodi iterativi. Tra i metodi diretti
vedremo il metodo di Gauss e il metodo di fattorizzazione triangolare (che per
matrici simmetriche si chiama metodo di Cholesky). Tra i metodi iterativi ve-
dremo i metodi di Seidel, di Jacobi, di rilassamento.
1 $ '
k−1
€ l kk %
∑
ukj = & a kj − l km umj ))
& k=1,2,...,n-1; j=k+1,...,n
m=1 (
€
12 G. Pezzinga
ai1
l11 = a11 ; li1 = i=2,...,n;
l11
$ j−1 '1/ 2
€ ∑ 2
ljj = && a jj − l jk ))
€(
j=2,...,n;
% k=1
1$ '
j−1
€ l jj %
∑
lij = && aij − lik l jk )) j=2,...,n; i=j+1,...,n
k=1 (
Le matrici possono essere distinte in due tipi: matrici dense e sparse. Mentre per
le matrici dense sono più indicati i metodi diretti come quelli appena visti, per le
matrici sparse sono più indicati i metodi iterativi.
I metodi iterativi partono da un valore di primo tentativo e convergono alla so-
luzione attraverso una serie di regole dipendenti dal metodo stesso.
Un'iterazione di grado m è un'equazione nella forma:
n ( j≠i )
∑a ij ≤ aii
j=1
Questa vuol dire che la correzione apportata dal metodo di Seidel viene rilassata
per il fattore ω. C’è un’analogia con il fattore di rilassamento del metodo di
Newton generalizzato. Si dimostra che per ω≥2 e per ω≤0 il metodo di rilas-
samento non converge. L'esperienza mostra che se 0<ω<2 e A è diagonalmente
dominante di norma il metodo converge. Esistono criteri più precisi di conver-
genza per matrici con proprietà particolari. Il metodo si chiama di sovrarilas-
samento se ω>1, di sottorilassamento se ω<1. Per ω=1 si ha l'iterazione di
Seidel. Il sovrarilassamento è un acceleratore della convergenza, il sottorilas-
samento un freno. Il sottorilassamento è però indicato quando il sistema da ri-
solvere è non lineare e viene linearizzato.
luzione analitica valevole per casi semplici. Naturalmente uno schema con con-
sistenza di ordine superiore è più accurato.
Esamineremo le proprietà di alcuni schemi numerici per alcuni problemi partico-
lari, come l'integrazione dei profili di moto permanente di una corrente a pelo li-
bero.
Gli schemi numerici per la soluzione di equazioni differenziali possono essere
suddivisi in schemi espliciti e impliciti. Nei primi la formula risolutiva è del
tipo:
I metodi impliciti sono più laboriosi dei metodi espliciti ma in generale più ac-
curati e più stabili.
Gli schemi numerici possono essere anche distinti in metodi a passo singolo
(onestep) e a passo multiplo (multistep). Nei primi il valore di yn+1 è determinato
solo in base al valore di yn, nei secondi il valore di yn+1 viene determinato in
base ai valori in più passi precedenti.
y' = f(x,y)
con la condizione:
yn+1 = yn + h f(xn,yn)
Elementi di Idraulica Numerica 17
h
yn+1 = yn + [f{xn,yn} + f{xn+h,yn+h f(xn,yn)}]
2
Questo metodo è del secondo ordine, ed è quindi più accurato del metodo di
Eulero. Viene anche detto metodo di Eulero migliorato.
Un altro metodo di€ secondo ordine, detto metodo di Eulero modificato, consi-
dera la pendenza nell'intervallo h pari alla pendenza nel suo punto medio. Lo
schema è definito dall'espressione:
Gli schemi del tipo di Runge-Kutta sono tra i metodi più usati perché sono rela-
tivamente stabili e precisi. Ne esistono di vari tipi, tutti riconducibili alla forma
generale:
a1 = a4 = 1/6 , a2 = a3 = 1/3 ,
18 G. Pezzinga
Gli schemi di questo tipo appartengono alla categoria degli schemi a passi mul-
tipli, in cui per calcolare il valore in n+1 si tiene conto del valore in più punti
precedenti, il che consente di migliorare la stima della curvatura nell'intervallo.
In particolare i metodi del tipo predictor-corrector si basano sull'idea di stimare
in base ad una formula di tipo esplicito il valore al passo n+1 (fase di predizione)
e di correggere il valore stimato in fase di predizione in base ad una formula di
tipo implicito.
Un metodo predictor-corrector è ad esempio quello di Milne, che è del 4° ordine
e che si basa sulle due seguenti formule:
4
yn+1p = yn-3 + h [2 f(xn-2,yn-2) - f(xn-1,yn-1) + 2 f(xn,yn)] ,
3
h
yn+1c = yn-1 + [f(xn-1,yn-1) + 4 f(xn,yn) + f(xn+1,yn+1p)] .
€ 3
Il difetto dei metodi a passi multipli in generale è quello di non essere autoinne-
scanti, cioè in corrispondenza al punto iniziale, essendo noto solo il punto ini-
€
ziale stesso, occorre fare ricorso ad un metodo a passo singolo (ad esempio
Runge-Kutta).
Più semplicemente un metodo predictor-corrector a passo singolo si può scrivere
nella forma:
yn+1p = yn + h f(xn,yn) ,
h
yn+1c = yn + [f(xn,yn) + f(xn+1,yn+1p)] .
2
€
Elementi di Idraulica Numerica 19
Gli schemi numerici che si utilizzano per risolvere i sistemi di equazioni diffe-
renziali del primo ordine sono una semplice estensione degli schemi già visti
valevoli per una singola equazione.
Consideriamo le equazioni del sistema scritte sotto la forma canonica:
dx
= f [x(t), y(t), t]
dt
dy
= g [x(t), y(t), t]
dt
€
con le condizioni iniziali
€ x(t0) = x0 y(t0) = y0.
h
xn+1 = xn + (K1 + 2K2 + 2K3 + K4)
6
h
yn+1 = yn + (M1 + 2M2 + 2M3 + M4)
6
essendo €
K4 = f(xn + K3 h, yn + M3 h, tn + h) ,
20 G. Pezzinga
M4 = g(xn + K3 h, yn + M3 h, tn + h) .
3.1 Generalità
Una rete di distribuzione idrica può essere vista dal punto di vista topologico
come un grafo, cioè un insieme di elementi, ciascuno aventi determinate pro-
prietà, che si incontrano in nodi.
Le variabili dipendenti sono, come in ogni problema idraulico, la portata ed il
carico, funzioni dello spazio e del tempo nel caso più generale di moto vario.
La dipendenza spaziale, in generale tridimensionale, è in realtà limitata dal fatto
che si ha a che fare normalmente o con elementi unidimensionali, la cui lun-
ghezza viene inoltre confusa, la maggior parte delle volte, con la sua proiezione
sul piano orizzontale, oppure con elementi che possono essere considerati pun-
tuali. In definitiva, per identificare un punto della rete si può fare riferimento ad
un identificatore dell'elemento ed eventualmente a sistemi di ascisse locali.
Le equazioni che si hanno a disposizione sono equazioni di continuità ed equa-
zioni di bilancio di energia. In generale risultano banali le equazioni di conti-
nuità per l'elemento, e, con le usuali ipotesi semplificative, risultano altrettanto
banali le equazioni del bilancio energetico ai nodi. Si hanno così in definitiva a
disposizione equazioni di continuità in numero pari al numero dei nodi ed equa-
zioni del moto in numero pari al numero degli elementi.
La relazione esistente tra elementi, nodi e maglie in una rete è:
e+1=n+m
con e numero degli elementi, n numero dei nodi e m numero delle maglie.
Questa si ottiene facilmente partendo dalla rete più semplice possibile, formata
da un lato e da due nodi (per cui e + 1 = n) e considerando che l’aggiunta di un
nuovo elemento a una rete comporta l’aggiunta di un nuovo nodo, a meno che
non si utilizzino due nodi già esistenti, nel qual caso si forma una nuova maglia.
Nel metodo di Hardy Cross si fornisce una soluzione iniziale in cui le portate
siano congruenti con le equazioni di continuità ai nodi e si scrivono equazioni
del moto lungo ogni maglia che consentono di trovare la portata correttiva per
ogni maglia. Si risolve cioè un sistema di dimensione pari al numero delle
maglie. Dal punto di vista della programmazione, c'è la difficoltà di determinare
la soluzione iniziale, ed è necessaria una descrizione topologica della rete
relativamente complessa. Inoltre essendo le maglie presenti solo nelle reti chiuse
22 G. Pezzinga
un metodo del genere va bene solo per questa categoria di reti. Per reti formate
da sole condotte, l’equazione del moto per una maglia si può scrivere:
∑βi=1
i Qi Qi =0
l l
∑β
i=1
i Qi ' Qi '+2ΔQ ∑β
i=1
i Qi ' =0
∑β
i=1
i Qi ' Qi '
ΔQ = − l
2 ∑βi=1
i Qi '
ΔH − ∑β
i=1
i Qi ' Qi '
ΔQ = l
2∑β i=1
i Qi '
A causa dell'impostazione data nel seguito, per cui la definizione delle proprietà
topologiche, su cui si basa la scrittura delle equazioni di continuità, viene affi-
data all'assemblaggio di una matrice globale a partire da matrici elementari, il
problema si riconduce alla definizione delle matrici elementari, dipendenti dal
tipo di elemento che si esamina, che legano fra di loro le portate alle estremità di
un elemento con i relativi carichi.
€ €
Elementi di Idraulica Numerica 25
3.3.3 TUBAZIONI
Il più semplice elemento della rete, ed il più diffuso, è una tubazione di lun-
ghezza L, di diametro D e di assegnate caratteristiche di scabrezza. Se la portata
è costante lungo il percorso, la matrice K è simmetrica e si può scrivere sotto la
forma:
# k −k&
K=% (
$−k k '
Tabella 3.I - Espressione del coefficiente k per diverse formule di uso comune
3.3.4 POMPE
1/2
k = iv
[ ]
−b − b 2 − 4a (c + iv ΔH ) 1
2a ΔH
In questo modo si tiene conto sia del funzionamento normale che del possibile
funzionamento come resistenza.
3.3.5 VALVOLE
V2
ΔH = m
2g
Dopo aver considerato le matrici del singolo elemento, occorre assemblare que-
ste in maniera opportuna, per esprimere le relazioni di continuità ai nodi. Si ot-
terrà una matrice globale delle conduttività quadrata di ordine n, se n è il numero
dei nodi. La riga i-esima esprime l'equazione di continuità al nodo i. Quindi la
matrice globale moltiplicata per il vettore dei carichi nodali sarà uguale al vet-
tore delle portate erogate ai nodi:
28 G. Pezzinga
KH=C
Ricavando poi Q6,5, Q6,6 e Q6,7 dalle relazioni in funzione dei carichi nodali si
può scrivere:
o anche:
- k5 H3 - k6 H1 - k7 H4 + (k5 + k6 + k7) H6 = C6
Questa rappresenta la riga numero 6 del sistema. Il sistema globale in forma ma-
triciale per lo schema della figura 3.1 è il seguente:
€ €
Elementi di Idraulica Numerica 29
L'inserimento delle condizioni al contorno per i nodi con carico prefissato av-
viene sostituendo alla riga relativa al nodo l'equazione:
H j = H j°
Ad esempio, riferendosi alla rete della figura 3.1 e volendo fissare il carico al
nodo 5, si cambierà il sistema nella forma:
Il sistema reso lineare deve essere risolto ripetutamente, con metodo diretto o in
maniera iterativa, aggiornando ogni volta la matrice dei coefficienti, che dipen-
dono dai carichi. In termini matriciali si ha infatti:
K(H)H=C
F(H)=K(H)H-C
d(K(H)H − C)
dF(H) = dH = - F'(H)
dH
dove Φ(i-1) è il valore della generica variabile all'iterazione i-1, Φ(i) è il valore
che si avrebbe apportando per intero la correzione, ΦR(i) è il valore della varia-
bile dopo il rilassamento ed f è il fattore di rilassamento.
Il fattore ottimo di rilassamento può essere determinato analiticamente, ma ri-
chiede un procedura di calcolo che richiede un tempo che annulla i benefici del
Elementi di Idraulica Numerica 31
4.1 Generalità
Nel problema di verifica si ipotizza che siano note le caratteristiche della rete.
Nel problema di progetto, nel caso di condotte a gravità, data la posizione dei
nodi e l'erogazione, ci si propone in generale di scegliere il tracciato e i diametri
delle condotte. Poiché il problema non è determinato dal punto di vista idraulico,
occorre ricorrere a condizioni aggiuntive che sono solitamente condizioni di
minimo costo.
Tali problemi nella pratica progettuale si risolvono solitamente per via empirica,
essendo tali e tanti i vincoli da rispettare che le variabili che mantengono un
grado di libertà risultano comunque da fissare in un campo molto limitato di
possibili valori. In particolare per quanto riguarda il tracciato spesso questo è
determinato da altri motivi che non sono quelli di minimizzare il costo del si-
stema, come per esempio, nelle reti urbane, la necessità di seguire il tracciato
delle strade per facilitare i lavori di costruzione e manutenzione della rete.
Inoltre, per quanto riguarda i diametri, il fatto di dover ricorrere a diametri com-
merciali che variano in maniera discreta e i limiti di velocità in condotta che è
buona norma di progetto rispettare escludono in partenza molte delle soluzioni
teoricamente possibili. Oltre a questi aspetti occorre ricordare come spesso biso-
gna tener conto di altri criteri, come per esempio la flessibilità della rete per
soddisfare condizioni di funzionamento future, o la capacità della rete di funzio-
nare in condizioni di emergenza (guasti, servizio antincendio). Se si tenesse
conto solo dei criteri di minima economia, ad esempio, non esisterebbero le reti
chiuse, in cui certi tronchi vengono aggiunti proprio per dare la possibilità di
avere percorsi alternativi e far funzionare parte della rete anche in caso di guasti.
Nonostante ciò, sono stati sviluppati metodi che consentono un dimensiona-
mento "ottimale" delle reti attraverso il rispetto delle equazioni idrauliche e con
l'aggiunta delle condizioni di minimo costo. Il dimensionamento ottenuto con i
metodi che esporremo deve essere considerato tuttavia di primo tentativo, da
verificare secondo la sensibilità del progettista, che può tener conto in base alla
sua esperienza di tutti gli altri criteri e norme di buona progettazione non presi in
considerazione nei metodi suddetti.
Il progetto del tracciato non è risolvibile in maniera esatta. Infatti, ad esempio,
non è a priori possibile affermare se la rete più conveniente è una rete in cui esi-
stano solo tratti che colleghino i nodi in cui si deve erogare una certa portata, o
una rete con nodi aggiuntivi.
Anche nella prima ipotesi, non esistono metodi generali per stabilire il tracciato
migliore. In ricerca operativa esistono infatti metodi per minimizzare ad esempio
il costo complessivo di una rete di trasporto. Nel caso della rete idrica tuttavia il
36 G. Pezzinga
costo del singolo tronco dipende dalla portata che vi scorre, che non è nota a
priori. Si ricorre allora a metodi euristici, cioè a metodi che non sono esatti ma
che forniscono regole da seguire che danno risultati soddisfacenti nella maggior
parte dei casi pratici. Una semplicissima regola euristica ad esempio è quella di
stabilire il tracciato della rete rendendo minimo lo sviluppo complessivo della
rete stessa.
Nel seguito supporremo tuttavia che il tracciato della rete sia già stato stabilito in
base a criteri di cui non ci interessiamo.
Il costo per unità di lunghezza per la messa in opera di una condotta c, oltre a
dipendere dal materiale di cui è costituita e dalla classe di pressione, è legato al
diametro D. Una possibile relazione empirica è:
c = c0 + aD n
dove c0 , a e n sono costanti empiriche. Esiste un’aliquota del costo fissa che è
essenzialmente legata a una parte dei costi di scavo; l’esponente n è maggiore di
1, perché al crescere del diametro cresce anche lo spessore, ma minore di 2.
Esaminiamo il caso relativamente semplice del dimensionamento di due
condotte in serie (Figura 4.1), indeterminato dal punto di vista delle sole
condizioni idrauliche.
Le portate nei due tratti sono note e quindi le equazioni idrauliche sono le due
equazioni del moto. Le incognite sono tre, e cioè i due diametri e il carico al
nodo erogante N. Esiste quindi un’indeterminazione, che può essere eliminata
con una condizione aggiuntiva di minimo costo. In effetti, considerando la
dipendenza del costo totale, somma dei prodotti dei costi unitari delle condotte
per le rispettive lunghezze, dal carico al nodo HN, si vede che, dovendo il carico
al nodo essere compreso tra zB e zA, si otterrebbe un costo tendente all’infinito
sia per HN tendente a zB, sia per HN tendente a zA. Infatti la perdita di carico in
ogni tratto tende a zero quando il diametro tende all’infinito. Quindi il costo
totale deve avere un minimo per un valore di HN compreso tra zB HN e zA.
Si potrebbe ottenere la condizione di minimo costo analiticamente, ma
occorrerebbe in seguito ricorrere ai diametri commerciali. Conviene quindi
esaminare le poche possibili soluzioni con diametri commerciali. Si procede nel
modo seguente:
- si fissa un diametro per il tratto 1;
- si calcola il carico al nodo N;
- si determina il diametro teorico per il tratto 2;
- si scelgono per il tratto 2 i due diametri commerciali più vicini al diametro
teorico e se ne determina la lunghezza;
- si calcola il costo complessivo del sistema.
Si ripete il procedimento per altri valori del diametro determinando la soluzione
di costo minimo (i costi unitari si possono ottenere da una tabella, senza bisogno
di ricorre a equazioni). Il procedimento deve essere ripetuto, con gli opportuni
adattamenti, fissando il diametro arbitrario nel tratto 2.
Nel seguito supporremo di avere una rete a gravità con un unico estremo di ali-
mentazione. In questa ipotesi, nel caso di una rete aperta o ad albero in cui esi-
stano l lati e n nodi vale la relazione n=l+1. Possiamo supporre che esistano m
nodi eroganti in cui occorre che si abbia un certo carico minimo
∑ ± dC
j dy k
k
=0 j = 1, ..., l-m
Ck = tk + sk yk + rk yk2 .
dC k
= sk + 2 rk yk .
dyk
€
Elementi di Idraulica Numerica 39
Inoltre per ogni percorso dal nodo di alimentazione al generico nodo erogante si
può imporre l'uguaglianza tra il dislivello totale che è noto e i dislivelli dei sin-
goli tratti incogniti scrivendo:
∑y i
h = Δi i = 1, ..., m.
L1 + L2 = L
J1 L 1 + J2 L 2 = y
In maniera più rigorosa il problema del dimensionamento di una rete aperta può
essere impostato come un classico problema di programmazione lineare.
In un problema di questo genere occorre trovare il minimo di una funzione li-
neare:
min z = c1 x1 + c2 x2 + ... + cn xn
Per ottenere una formulazione del problema di progetto nella forma classica
della programmazione lineare, occorre per ogni lato della rete scegliere un certo
numero di diametri possibili, di cui bisogna stabilire la lunghezza. La generica
incognita del problema diventa allora la lunghezza del tratto a diametro costante
lungo ogni lato. La funzione da minimizzare sarà il costo totale della rete
z= ∑C ,
i
i
Un esempio di applicazione del metodo delle penalità nell'ambito del metodo del
simplesso (tratto da Stephenson) è illustrato nel seguito per una semplice con-
dotta unicursale, collegante cioè un serbatoio di alimentazione con vari nodi
eroganti attraverso un unico percorso.
Sia la condotta lunga 900 m divisa in due tronchi rispettivamente di 500 m e 400
m in cui scorrono rispettivamente portate di 40 l/s e 14 l/s. Il carico nel serbatoio
sia di 10 m e il carico minimo all'estremità di valle sia di 5 m.
Supponiamo di aver fissato i possibili valori dei diametri nei due tratti. Nel
primo tratto, lungo 500 m e con portata di 40 l/s, i diametri possibili sono di 250
mm e di 200 mm. Nel secondo tratto, lungo 400 m e con portata di 14 l/s, i dia-
metri possibili sono di 200 mm e di 150 mm. Le incognite saranno le quattro
lunghezze del tratto a diametro 250 mm nel primo lato, del tratto a diametro 200
mm nel primo lato, del tratto a diametro 200 mm nel secondo lato e del tratto a
diametro 150 mm nel secondo lato. Le cadenti e i costi per unità di lunghezza
per i quattro tratti sono i seguenti.
1 2 3 4
J(%) 0,25 0,71 0,1 0,42
C($/hm) 5 4 4 3
Indicando con x1, x2, x3 e x4 le quattro lunghezze divise espresse in hm, la fun-
zione di costo da minimizzare sarà in questo caso:
x1 + x2 = 5 ,
x3 + x4 = 4 ,
0,25 x1 + 0,71 x2 + 0,1 x3 + 0,42 x4 ≤ 5 .
Elementi di Idraulica Numerica 43
Nel metodo delle penalità, come già accennato, si aggiungono variabili ausiliarie
in numero pari al numero delle equazioni di vincolo e il loro coefficiente di
costo si pone pari a un valore molto alto. Il loro valore si pone pari al valore dei
rispettivi termini noti, mentre le variabili normali si pongono pari a zero. Nel
problema trasformato con le variabili ausiliarie la soluzione iniziale sarà una
soluzione di base, cioè avrà m valori non nulli e n-m valori nulli, ma in generale
non sarà la soluzione definitiva. Per trovare la soluzione finale si può procedere
come descritto in seguito, con l'ausilio della tabella 4.I.
Si fissa inizialmente la soluzione di base come formata dalle variabili ausiliarie
introdotte (nell'esempio x5, x6 e x7) a cui si attribuisce un coefficiente di costo
molto grande M. Il valore iniziale delle variabili ausiliarie viene posto rispetti-
vamente pari a 5, 4 e 5, affinché vengano rispettate le equazioni di vincolo.
Per stabilire quale variabile effettiva debba sostituire una variabile ausiliaria
nella soluzione di base, nella tabella si calcola per ogni colonna un valore di op-
portunità. Questo valore si calcola sommando i coefficienti della colonna mol-
tiplicati per i corrispondenti coefficienti di costo della soluzione di base e sot-
traendo il totale dal coefficiente di costo relativo alla variabile della colonna. Il
massimo valore negativo dei valori di opportunità individua quale variabile in-
trodotta nella soluzione di base consenta la massima riduzione di costo possibile.
Viene scelta così la "colonna chiave".
Per stabilire il massimo valore che si possa introdurre della variabile individuata
dalla colonna chiave senza violare i vincoli, si calcola per ogni riga un valore
detto rapporto di sostituzione, dividendo il valore della variabile di base relativa
ad ogni riga per il corrispondente coefficiente della colonna chiave. In corri-
spondenza al minimo valore positivo si ha la "riga chiave".
Il coefficiente che sta sulla riga chiave e sulla colonna chiave viene detto "nu-
mero chiave". Si sostituisce allora alla variabile della soluzione di base in corri-
spondenza alla riga chiave la variabile in corrispondenza alla colonna chiave.
I valori della soluzione di base e i valori in tabella vanno modificati con queste
regole:
- ogni numero della riga chiave va diviso per il numero chiave;
- a ogni numero in una riga non chiave bisogna sottrarre il corrispondente nu-
mero nella riga chiave moltiplicato per il rapporto tra il vecchio numero di riga
nella colonna chiave e il numero chiave.
La procedura continua fino a quando non esistono più valori di opportunità ne-
gativi. In questo caso non sono più possibili miglioramenti (cioè diminuzioni di
costo) alla soluzione.
44 G. Pezzinga
Tabella 4.I - Esempio di applicazione del metodo del simplesso. Metodo delle
penalità
Passo 1
Base Coeff. Val. x1 x2 x3 x4 x5 x6 x7 Rapp.
sost.
5 4 4 3 M M M
x5 M 5 1 1 1 5/1 *
x6 M 4 1 1 1 inf.
x7 M 5 0,25 0,71 0,1 0,42 1 5/0,71
Valore 5- 4- 4- 3- 0 0 0
opport. 1,25M 1,71M 1,1M 1,42M
*
Passo 2
Base Coeff. Val. x1 x2 x3 x4 x5 x6 x7 Rapp.
sost.
5 4 4 3 M M M
x2 4 5 1 1 1 inf.
x6 M 4 1 1 1 4
x7 M 1,45 -0,46 0,1 0,42 -0,71 1 3,45 *
Valore 1+0,46M 0 4- 3- 1,71M- 0 0
opport. 1,1M 1,42M 4
*
Passo 3
Base Coeff. Val. x1 x2 x3 x4 x5 x6 x7 Rapp.
sost.
5 4 4 3 M M M
x2 4 5 1 1 1 5
x6 M 0,55 1,1 0,76 1,69 -2,38 0,5 *
x4 3 3,45 -1,1 0,24 1 -1,69 2,38 -
Valore 4,3-1,1M 0 3,28- 0 1,1-0,69M 0 3,38M-
opport. 0,76M 7,14
*
Passo 4
Base Coeff. Val. x1 x2 x3 x4 x5 x6 x7 Rapp.
sost.
5 4 4 3 M M M
x2 4 4,5 1 -0,69 -1,54 2,16 -
x1 5 0,5 1 0,69 1,54 -2,16 -
x4 3 4 1 1 -
Valore 0 0 0,31 0 M- M- M-
opport.
Elementi di Idraulica Numerica 45
Mentre il problema del dimensionamento di una rete aperta con gli accorgimenti
visti prima è riconducibile a un problema lineare, il dimensionamento di una rete
chiusa è in generale un problema non lineare. Infatti le portate in ogni singolo
ramo della rete non sono note a priori ma dipendono anche dai valori dei diame-
tri che sono da determinare. D'altra parte, come già accennato, una rete di mi-
nimo costo deve essere una rete aperta, perché in una rete chiusa esistono dei lati
ridondanti rispetto a quelli assolutamente necessari per raggiungere tutti i nodi
eroganti.
Il problema si può rendere simile a quello risolto nel caso della rete aperta fis-
sando in tutti i lati il valore della portata, tenendo conto che la rete chiusa è fatta
per consentire il soddisfacimento di una data domanda con vari percorsi alterna-
tivi.
In generale comunque occorrerebbe risolvere un problema di programmazione
non lineare. In un problema di tal genere occorre in generale trovare il minimo
di una funzione non lineare:
Per risolvere il problema esistono vari algoritmi, molto più complessi di quello
che abbiamo visto, nessuno dei quali è in grado di trovare con sicurezza la solu-
zione ottimale. In particolare il minimo che si trova non è detto che sia il mi-
nimo assoluto. Perché avvenga questo bisogna trovarsi già con la soluzione di
primo tentativo in vicinanza della soluzione effettiva.
46 G. Pezzinga
z= ∑L Q i i
∑ ±Q j
k = qj
z= ∑L Q i
m
i .
con i vincoli:
Q1 - Q2 - Q3 = 0
Q2 + Q6 = 200
Q4 - Q5 = 0
Q3 + Q5 - Q6 = 80
48 G. Pezzinga
avendo assunto come direzioni delle portate quelle dal nodo iniziale al nodo fi-
nale.
Il programma chiede prima il nome della prova, poi il numero delle variabili,
quindi il numero dei vincoli in cui vale rispettivamente il segno ≤, il segno = e il
segno ≥. Successivamente il programma richiede l'inserimento dei coefficienti
dei vincoli considerando nell'ordine i segni ≤, =, ≥ ed i corrispondenti termini
noti. Infine vengono richiesti i coefficienti della funzione obiettivo da minimiz-
zare.
Dopo le elaborazioni vengono forniti i risultati, cioè l'insieme di valori delle va-
riabili che minimizzano la funzione obiettivo sotto i vincoli imposti ed il corri-
spondente coefficiente di costo. Nel caso in esame risulta:
La rete aperta che minimizza la funzione obiettivo è dunque costituita dai lati 1,
2 e 3 (essendo 5 con valore nullo). I valori corrispondono alle portate che scor-
rono nei vari lati.
In seguito alla definizione del tracciato, si può riutilizzare il programma per
stabilire i valori dei diametri delle tubazioni della rete resa aperta con il proce-
dimento precedente, utilizzando il metodo che abbiamo descritto per il dimen-
sionamento di una rete aperta mediante programmazione lineare.
Nel caso in esame, la rete è costituita ora solamente dai lati 1, 2 e 3. Si possono
stabilire i diametri ottimali impostando ad esempio il problema di programma-
zione lineare. Considerando la possibilità di utilizzare sul lato 1 tre diametri, ri-
spettivamente 400 mm, 350 mm e 300 mm, sul lato 2 due diametri, 350 mm e
300 mm, sul lato 3 due diametri, 250 mm e 200 mm, si tratta di minimizzare la
seguente funzione obiettivo:
z = 100 x1 + 80 x2 + 70 x3 + 80 x4 + 70 x5 + 60 x6 + 50 x7
essendo le variabili costituite dalle lunghezze dei vari tronchi a diametro diffe-
rente e portata differente (i coefficienti rappresentano i costi per unità di lun-
ghezza). I vincoli sono i seguenti:
x1 + x2 + x3 = 400
x4 + x5 = 300
x6 + x7 = 500
che impongono come al solito che il dislivello lungo ogni percorso sia inferiore
a una quantità prefissata, dipendente dal carico nel serbatoio e dal carico minimo
necessario al nodo erogante, e che la somma delle lunghezze dei tratti su ogni
lato sia pari alla lunghezza totale.
5.1 Generalità
Nel presente capitolo si studia il moto permanente nelle correnti a pelo libero
gradualmente variate. Il moto permanente si verifica nei canali artificiali con
portata costante, mentre non si verifica mai negli alvei naturali. Tuttavia, anche
se in generale il moto è vario, negli alvei naturali le variazioni sono dovute ai
fenomeni di piena, che sono abbastanza lenti. Quindi è possibile di norma stu-
diare il moto permanente considerando costante nel tempo la portata al colmo, se
la portata nella sezione di monte del tratto studiato varia di poco nel tempo
impiegato dal colmo di piena a propagarsi fino alla sezione di valle. Più è grande
il fiume, più è valida questa approssimazione. In ogni caso il calcolo effettuato
in tal modo è in condizioni di sicurezza.
Si studia la corrente da un punto di vista unidimensionale, ipotizzando che le li-
nee di corrente abbiano piccole curvature. Di conseguenza l'equazione di Eulero
lungo la normale alla direzione del moto:
∂ V2
( p + γh) = - ρ
∂n R
αV 2
E=z+y+ .
2g
∂E dz ∂y 1 ∂(αV 2 ) β ∂V
= + + =- -J
∂x dx ∂x 2g ∂x g ∂t
Q2
J= 2 2 ,
A C r
I valori del coefficiente n per i canali artificiali sono tabulati sui manuali in fun-
zione della natura del rivestimento delle pareti, mentre per i corsi d'acqua natu-
rali si valutano in funzione€della natura del terreno, della vegetazione delle
sponde e delle irregolarità dell'alveo.
dy
= f(x,y).
dx
Δy
= f(x,y).
Δx
yk +1 − yk
= f(xk+1,yk+1).
Δx
€
Elementi di Idraulica Numerica 53
yk +1 − yk
= f(xk,yk).
Δx
5.4.1 STABILITÀ
yk +1 − yk
= f(xk+1,yk+1).
Δx
yk +1 + ε k +1 − yk − ε k
= f(xk+1,yk+1+εk+1).
Δx
∂f€
εk+1 = εk + εk+1 Δx
∂y k +1
e quindi:
€ % (
∂f
εk = εk+1 '1 − Δx*
& ∂y k +1 )
e quindi
€ € ∂f
0< Δx < 2 .
∂y k +1
Si può scrivere:
€ ∂f ∂f dx d 2y 1
= =
∂y ∂x dy dx 2 dy
dx
dy d 2y ∂f
Profilo
dx dx 2 ∂y
D1 + + +
D2 - - +
D3 + + +
€ €
F1 + - € -
F2 - + -
F3 + - -
I profili di corrente lenta sono D1, D2 e F1. Per il profilo F1 la condizione vista
prima non può essere soddisfatta. Si ha instabilità. Per i profili D1 e D2 basta
scegliere:
2
Δx < .
∂f
∂y
Si ha stabilità condizionata.
€
Se la corrente è veloce si può scrivere:
yk +1 − yk
= f(xk,yk).
Δx
yk +1 + ε k +1 − yk − ε k ∂f
= f(xk,yk+εk) = f(xk,yk) + εk .
€ Δx ∂y k
Si ottiene allora:
€
$ ∂f ' €
εk+1 = εk &1 + Δx).
% ∂y k (
e quindi
€ €
56 G. Pezzinga
∂f
-2< Δx < 0 .
∂y k
yk +1 − yk 1
= [f(xk,yk) + f(xk+1,yk+1)].
Δx 2
1$ ∂f ∂f '
= & f (x k , yk ) + ε k + f (x k +1 , yk +1 ) + ε k +1 ).
€ 2% € ∂y k
∂y k +1 (
Si ottiene in definitiva:
€
Δx % ∂f ∂f (
εk+1-εk = 'ε k + ε k +1 *.
2 & ∂y k ∂y k +1 )
si ottiene:
€ €
Elementi di Idraulica Numerica 57
% Δx ∂f ( $ Δx ∂f '
εk+1 '1 − * = εk &1 + ).
& 2 ∂y ) % 2 ∂y (
Δx ∂f
1+
ε k +1 2 ∂y
= < 1.
εk Δx ∂f
1−
2 ∂y
5.4.2 CONSISTENZA
yk +1 − yk
= f(xk+1,yk+1).
Δx
€
58 G. Pezzinga
dy Δx 2 d 2 y
yk = yk+1 - Δx + - ...
dx k +1 2 dx 2 k +1
Sostituendo si ottiene:
€ €
dy Δx 2 d 2 y
- + ... = f(xk+1,yk+1).
dx k +1 2 dx 2 k +1
che dipende dalla prima potenza di Δx. Quindi lo schema esplicito è consistente
perché al tendere di Δx a zero l'equazione algebrica tende all'equazione diffe-
€
renziale e la consistenza è del primo ordine. Analogamente si procede per cor-
rente veloce.
yk +1 − yk 1
= [f(xk,yk) + f(xk+1,yk+1)].
Δx 2
€ Δx dy 1 Δx 2 d 2 y 1 Δx 3 d 3 y
yk €
= y 1 - € + € - + ...
k+
2
2 dx k + 1 2! 4 dx 2 k + 1 3! 8 dx 3 k + 1
2 2 2
€ € € €
Elementi di Idraulica Numerica 59
dy Δx 3 d 3 y
yk+1 - yk = Δx + + ...
dx k + 1 24 dx 3 k + 1
2 2
differisce dall'equazione vera per un termine del secondo ordine in Δx e per ter-
€
mini€di ordine superiore. La consistenza dello schema implicito è quindi del se-
condo ordine. €
5.4.3 CONVERGENZA
5.4.4 ACCURATEZZA
dy i−J
= .
dx 1 − Fr 2
Siccome non si hanno sezioni vincolate a certe ascisse, è molto adatto lo schema
diretto:
€ €
1 − Fr 2
xk+1 - xk = (yk+1 - yk) .
i−J
dE
= -J
dx
Vk2+1 V2 1
hk+1 + = hk + k - ( J k + J k +1 ) Δx.
2g 2g 2
L'incognita è l'altezza hk nel caso di corrente lenta o hk+1 nel caso di corrente ve-
loce. Naturalmente l'equazione è implicita, perché dipendono dall'altezza
d'acqua anche il € € e€la cadente. Bisogna allora risolverla partendo
termine cinetico
da un valore di primo tentativo, con uno dei metodi iterativi già visti per le
equazioni non lineari, per esempio il metodo del punto fisso.
Nel caso di sezioni composte da alveo di magra e da due o più golene, la sezione
può essere suddivisa attraverso le verticali per i punti iniziali delle golene; il le-
game tra portata e cadente risulta quindi:
2
A j r j3
Q= ∑Q j = J ∑ nj
,
€
€
62 G. Pezzinga
avendo indicato con l'indice j le grandezze relative alla generica zona j-esima.
Tale modo di procedere, per quanto approssimato, è certamente il più pratico e
consente tra l'altro di assegnare diversi valori dell'indice di scabrezza alle varie
zone della sezione.
Il coefficiente α di Coriolis consente di tener conto della disuniformità della di-
stribuzione di velocità nella valutazione dell'energia totale. Tale coefficiente si
può assumere pari a 1 nel caso di sezioni compatte. Nel caso di sezioni
composte, assumendo pari ad 1 il coefficiente della singola zona (trascurando
cioè la disuniformità di velocità nella singola zona rispetto a quella dell'intera
sezione), il coefficiente α è esprimibile tramite la relazione:
∑ V j3 A j
α= ,
V 3A
risulta ancora implicita e più complessa che per alveo a sezione compatta. Con-
viene fissare un valore di tentativo e valutare l'errore commesso:
€ € €
Er = Ek+1 - Ek - ΔE.
d # αV 2 &
%h + (=-J;
dx $ 2g '
L S QS + LC QC + L D QD
L= ,
Q
essendo, ovviamente:
€
64 G. Pezzinga
Q = QS + QC + QD .
Q2
J= 2
,
(" Ar 2 / 3 % " Ar 2 / 3 % " Ar 2 / 3 % +
*$ ' +$ ' +$ ' -
)# n & S # n & C # n &D ,
α k +1Vk2+1 α k Vk2
hk = hk+1 + + ΔE - ;
2g 2g
Nel caso di un corso d'acqua naturale, individuato il tratto da studiare, per prima
cosa occorre scegliere le sezioni di calcolo. Naturalmente occorre prendere in
considerazione le sezioni in corrispondenza alle quali si hanno variazioni delle
caratteristiche geometriche e idrauliche dell'alveo. Le sezioni vanno inoltre trac-
ciate in direzione ortogonale alla presumibile direzione della corrente. Quindi se
si effettua il calcolo per le portate di piena, non bisogna considerare l'andamento
dell'alveo di magra ma quello della zona presumibilmente interessata dalla cor-
rente, che comprende anche le golene, ed eventualmente la vallata circostante.
Nei tratti prismatici comunque è opportuno scegliere le sezioni non troppo di-
stanti (di norma non più di 500 m) per effettuare calcoli accurati.
Le scale delle portate rilevate nelle tre sezioni sono riportate di seguito.
Stienta
h(m s.m.) 9,5 10,0 10,5 11,0 11,5 12,0
Q(m3/s) 3500 3950 4500 5050 5800 6550
Occhiobello
h(m s.m.) 9,0 9,5 10,0 10,5 11,0 11,5
Q(m3/s) 3450 3850 4350 4900 5550 6350
Pontelagoscuro
h(m s.m.) 8,5 9,0 9,5 10,0 10,5 11,0
Q(m3/s) 3600 4050 4500 5200 5900 6750
68 G. Pezzinga
dE
=i−J
ds
nell’ipotesi che la vena che si allontana abbia energia cinetica uguale a quella
media della corrente.
Se invece c’è l’ingresso€ di una portata nella corrente, il fenomeno dissipa
energia e deve essere studiato considerando l’equazione globale dell’equilibrio
dinamico, che, essendo S la spinta totale, si può scrivere:
dS
= γ A (i − J )
ds
70 G. Pezzinga
5.8.1SFIORATORE LATERALE
Q dQ
i−J −
dy gA 2 ds
=
ds Q2 B
1− 3
gA
Q dQ
−
dy gA 2 ds
=
ds Q2 B
1− 3
gA
dQ
= −µ ( y − p) 2g ( y − p)
ds
q = y 2g ( E − y)
3/2 1/2
dy 2µ ( y − p) ( E − y )
=−
ds B 2E − 3y
B"
s2 − s1 = # F ( y2 ) − F ( y1 )$%
µ
2E − 3p E − y E−y
F= − 3arcsin
E−p y− p E−p
Q
i−J + µ ( y − p) 2g ( y − p)
dy gA 2
=
ds Q2 B
1− 3
gA
dQ
= −µ ( y − p) 2g ( y − p)
ds
Si consideri un tratto di canale in cui sia realizzato uno sfioratore laterale con le
caratteristiche indicate in Figura 5.4. Si deve determinare la lunghezza dello
sfioratore e il profilo del pelo libero sia con la soluzione analitica che per via
numerica.
72 G. Pezzinga
6.1 Generalità
∂(ρQ) ∂(ρA)
+ = 0,
∂x ∂t
∂H 1 dV
+ + J = 0,
∂x g dt
€ €
essendo x l'ascissa lungo l'asse della condotta, t il tempo, H il carico piezome-
trico, Q la portata, ρ la densità del fluido, g l'accelerazione di gravità, A l'area
€
della sezione trasversale, J€
la forza resistente per unità di peso.
Nell'ipotesi di poter trascurare la comprimibilità del liquido e la deformabilità
della condotta l'equazione di continuità assume la forma
74 G. Pezzinga
∂Q
= 0,
∂x
per cui la portata risulta dipendente solo dal tempo ma non dall'ascissa. Di con-
seguenza, integrando lungo la un generico tronco di condotta di lunghezza L,
€
l'equazione del moto può essere riscritta in generale nella forma:
L dQ
HL - H0 + + LJ = 0,
gA dt
Nel caso del moto vario in una galleria di un impianto idroelettrico ad esempio,
tenendo conto della condizione di serbatoio a livello invariabile a monte si ha:
H0 = Hs.
Nella sezione di valle, trascurando per semplicità la portata nella condotta for-
zata, ipotesi ammissibile per la notevole diversità dei tempi caratteristici dei fe-
nomeni di moto vario nella condotta stessa e nella galleria, l'equazione di conti-
nuità si scrive nella forma:
dH P
Σ = Q.
dt
essendo HP il carico piezometrico nel pozzo e Σ l'area della sezione del pozzo.
Se è presente una strozzatura, facendo riferimento per semplicità ad una formula
€
quadratica con coefficiente costante Ks, il legame tra i carichi nel pozzo e in
condotta si può scrivere:
HL - HP = Ks Q |Q|.
Elementi di Idraulica Numerica 75
L dQ L
Z+ + Ks Q |Q| + 2 2 4 / 3 Q |Q| = 0,
gA dt k A R
ΣL d 2 Z
Z+ = 0.
gA dt 2
Ponendo
€ gA
ω=
ΣL
Nel caso del moto vario in un impianto di sollevamento munito di una cassa d'a-
ria, prendendo in considerazione i carichi piezometrici assoluti, la condizione di
serbatoio a livello invariabile all'estremo di valle della condotta consente di scri-
vere:
HL = Hs.
Hc Wn = Hs Wsn ;
Hc = H0 + Ks Q |Q|;
dW
Q- = 0.
dt
Si ricade quindi nello stesso caso precedente di un sistema di due equazioni dif-
ferenziali del primo ordine. Le condizioni iniziali sono in questo caso:
€
Elementi di Idraulica Numerica 77
Z = J0 L Q = Q0 .
Le equazioni del moto vario elastico possono essere espresse nella forma
∂H 1 ∂Q
+ +J=0
∂X gA ∂T
∂H c 2 ∂Q
+ =0
€ € ∂T gA ∂X
$ 1/ 2
& ε ')
&
& ρ ))
c= &
&1 + ε D ))
&
% E s )(
,
Le equazioni del moto vario formano un sistema di equazioni alle derivate par-
ziali iperbolico quasi lineare. Le variabili dipendenti sono il carico e la portata,
le variabili indipendenti l'ascissa e il tempo. Queste equazioni possono essere
trasformate in equazioni differenziali ordinarie per mezzo del metodo delle
caratteristiche.
Una combinazione lineare delle equazioni può essere scritta nella forma:
∂H 1 ∂Q # ∂H c 2 ∂Q &
g + +gJ+λ % + ( = 0,
∂X A ∂T $ ∂T gA ∂X '
dH ∂H ∂H dX dQ ∂Q ∂Q dX
= + = +
dT ∂T ∂X dT dT ∂T ∂X dT
Sono state quindi individuate sul piano (X,T) due curve con pendenza rispetti-
vamente 1/c e –1/c. Queste curve si chiamano linee caratteristiche (e nel caso in
esame sono rette perché € c è costante). Le linee caratteristiche hanno la
particolarità, dal punto di vista matematico, di essere linee di discontinuità della
soluzione del problema differenziale. Dal punto di vista fisico rappresentano il
percorso seguito dalle perturbazioni.
In termini di differenziali totali le equazioni possono essere riscritte nella forma:
c
dH ± dQ ± J c dT = 0 ,
gA
c
(H'r,s+1 - Hr-1,s) +
gA
(Q'r,s+1 −Qr−1,s ) + c ΔT [J(Qr-1,s)] = 0,
In alternativa, si può adottare uno schema più semplice basato sul metodo di
Eulero, che consiste in pratica nell'adottare lo schema precedente arrestato alla
€
€ di predizione, senza alcuna
semplice fase correzione. Un'altra possibilità è di
adottare uno schema implicito. Solitamente però lo schema descritto è ab-
bastanza accurato senza essere troppo oneroso dal punto di vista del calcolo.
Elementi di Idraulica Numerica 81
QX,0 = Q0
HX,0 = H0 - J0 X
La grande varietà di condizioni che si possono presentare alle estremità della tu-
bazione richiede un criterio di classificazione. La classificazione matematica
delle condizioni di estremità si traduce in un corrispondente comportamento fi-
sico.
Un criterio di classificazione adottato è di ordine energetico: riguarda il carattere
degli scambi di energia tra la tubazione e il dispositivo di estremità. Si indivi-
duano così due classi di condizioni ai limiti, alle quali corrisponde una differente
struttura delle equazioni rappresentatrici.
Elementi di Idraulica Numerica 85
I sistemi del primo tipo, detti "non dinamici", governano il flusso all'estremo del
tubo, ma non sono in grado di crearvi accumulazioni di energia. Sono descritti
da relazioni fra il carico e la portata in termini finiti, del tipo:
F(H,Q,T) = 0.
Se in tale equazione compare una sola delle due grandezze H o Q il sistema ter-
minale è detto una "sorgente" della stessa grandezza.
I sistemi del secondo tipo, detti "dinamici", possono scambiare energia con la
tubazione. Ammettono una rappresentazione matematica in termini differenziali,
genericamente espressa tramite il sistema di equazioni
dθ
= ψ(θ; Q,H; T)
dT
φ(θ; Q,H; T) = 0
€ dinamico contengono almeno una delle due grandezze
Le equazioni del sistema
Q o H all'estremo della tubazione. La seconda di queste equazioni è detta di im-
pedenza e contiene le componenti di un vettore di stato θ del sistema conside-
rato, rappresentativo dello stato del sistema stesso durante la evoluzione del fe-
nomeno.
Un altro importante criterio di caratterizzazione dei sistemi terminali è basato sul
fatto che il tempo compaia o meno esplicitamente nelle condizioni ai limiti: si
differenziano così rispettivamente i sistemi "non autonomi" da quelli "auto-
nomi". La differenza fisica tra questi consiste nel fatto che i sistemi "non auto-
nomi" sono attivi nel generare perturbazioni, mentre i sistemi "autonomi" pos-
sono solo assorbire, trasmettere e riflettere perturbazioni generate da altre cause.
6.6.3.1 Volano
C dT = -I dΩ;
F(Q,Ω,Y)=0;
F(Q,Ω,C)=0;
H0,T = Y + Ha.
c
gA
(Q0 − Q0,0 ) = Ks Q0,0 |Q0,0| = H0 - H0,0 .
Hc Wn = Hs Wsn ;
Hc = H0,T + Ks Q0,T|Q0,T|;
dW
Q0,T - = 0.
dT
Ks = Ksa Q0,T ≥ 0 ,
Σ dH0,T = - Q0,T dT .
88 G. Pezzinga
Q0 = 0 Q0,T < 0.
Per la condotta con tronco elastico la condizione al limite lega la portata alla de-
formazione, considerata elastica, del tronco e dell'acqua contenuta al suo interno.
L'equazione di continuità si può scrivere quindi
gWt
dH0,T = - Q0,T dT.
ct2
6.6.3.7 Serbatoio
€
La condizione al limite di valle, prendendo in considerazione un serbatoio a li-
vello invariabile, si può esprimere nella forma
HL,T = Hs.
€ € € € €
Elementi di Idraulica Numerica 93
s = 0,02 m
E = 30000 N/mm2
6.8 Cavitazione
ρ = ρ l (1 − α) + ρ v α
∂p 2 ∂α ρc 2 ∂Q
− ρc + =0
∂t ∂t A ∂x
Introducendo la variable φ:
€
p c2
φ= − α
ρg g
€
Elementi di Idraulica Numerica 95
& p ρgϕ )
α = max(0, v− 2 +
' ρa *
$ mRT '
ρ = &1 − )ρ l + m
% p (
φ + φ + 4ρc02 mRT
p=
2
La pressione totale si valuta quindi come somma della pressione del gas e della
tensione di vapore, perché nelle bolle di gas è presente anche il vapore.
€
Naturalmente le pressioni a cui si fa riferimento sono assolute.
Si è visto che parte degli effetti dissipativi presenti nel moto vario in condotte di
materiale plastico sono dovuti al comportamento non elastico del materiale co-
stituente la condotta. In particolare si è visto che adottando un comportamento di
tipo viscoelastico si riescono a riprodurre i fenomeni di moto vario nelle tuba-
zioni in materiale plastico con sufficiente accuratezza.
Ammettendo per il materiale un comportamento viscoelastico lineare, si può
adottare un modello di Kelvin-Voigt, con cui il comportamento meccanico del
materiale viene rappresentato con una catena di elementi, costituiti da una molla
accoppiata in parallelo ad uno smorzatore viscoso e congiunti ad una estremità
ad una semplice molla per rappresentare la componente di deformazione istanta-
nea.
Maggiore è il numero di elementi meglio il modello approssima il comporta-
mento reale del materiale, anzi è possibile dimostrare che il modello può simu-
lare qualsiasi comportamento viscoelastico qualora sia dotato di un numero in-
finito di elementi.
La deformazione totale può essere espressa come la somma di una componente
istantanea e di una ritardata:
ε = εi + εr
dε j
σ = Ej εj + η j
dT
pDλ
εi =
2sE 0
dε j 1 & pDλ )
= ( − ε j +.
dT
€ τ j ' 2sE j *
∂T
=
τj
(b j p − ε j )
dε j 1
dT
-
τj
(b j p − ε j ) = 0
€
dεj -
(b jρgH − ε j ) dT = 0
€ € τj
€
100 G. Pezzinga
c 2ρc 2 b1 2c 2
dH ± dQ + H dT - ε1 dT ± J c dT = 0
gA τ1 τ 1g
(b1ρgH − ε1 )
dε1 - dT = 0
€ € € τ1
Numerosi studi teorici e sperimentali hanno messo in evidenza che nei fenomeni
di moto vario nelle correnti in pressione le dissipazioni di energia differiscono
sensibilmente da quelle che si manifestano in condizioni di moto uniforme.
Poiché gli errori di valutazione delle resistenze rilevati nei modelli unidimensio-
nali possono essere imputati alla diversità che intercorre fra gli effettivi profili
della velocità in condizioni di moto vario e quelli, uniformi sulla sezione, consi-
derati nei modelli unidimensionali stessi, per valutare più accuratamente le resi-
stenze si può ricorrere a modelli quasi bidimensionali, in cui si prende in consi-
derazione la disuniformità della distribuzione della velocità lungo la direzione
radiale, ma si assume un unico valore della pressione nella sezione.
L'equazione di continuità e le equazioni del moto in coordinate cilindriche per
una tubazione elastica a sezione circolare nell'ipotesi di campo di moto bidi-
mensionale a simmetria assiale possono essere espresse nella forma:
∂ρ ∂(ρU ) 1 ∂(ρRV )
+ + = 0,
∂T ∂X R ∂R
∂U ∂U ∂U ∂H 1 ∂σ X 1 ∂( Rτ XR )
+U +V =-g - - ,
∂T€ ∂X
€ ∂R
€ ∂X ρ ∂X ρR ∂R
∂V ∂V ∂V ∂H 1 ∂τ XR 1 ∂(Rσ R ) σ θ
+U +V =-g - - + ,
€ ∂T
€ ∂X
€ ∂R€ ∂R ρ ∂X ρR ∂R R
€ €
essendo X l'ascissa lungo l'asse della condotta, R la distanza dall'asse, T il tempo,
H il carico piezometrico, U e V le componenti della velocità rispettivamente in
€ € € € € € €
Elementi di Idraulica Numerica 101
∂H
= 0.
∂R
∂H c 2 ∂Q
+ =0,
∂T gA ∂X
∂U ∂H 1 ∂( Rτ XR )
+g + = 0,
€ ∂T€ ∂X ρR ∂R
∂U
τ=-ρν
∂R
∂U ∂U ∂U
τ=-ρν - ρ l2 ,
∂R ∂R ∂R
τp
U* = ,
ρ
U U *Y
= .
U* ν
* U *ε
Re = .
ν
€
104 G. Pezzinga
Fig. 6.9 – Risultati del modello quasi bidimensionale (Modica e Pezzinga, 1992)
Elementi di Idraulica Numerica 105
Nei modelli unidimensionali con resistenze non stazionarie, per tener conto
degli incrementi del termine delle resistenze, rispetto ai valori legati all'an-
damento delle velocità medie, si propongono formulazioni per le resistenze in
moto vario. Un modello possibile è basato sull’aggiunta nell'equazione del moto
di due termini, uno dipendente dall'accelerazione locale e uno dipendente dal-
l'accelerazione convettiva. L'equazione assume quindi la forma:
1 ∂V ∂H k ∂V # ∂V & kc ∂V
+ +J+ + segno%V ( = 0.
g ∂t ∂x g ∂t $ ∂x ' g ∂x
7.1 Generalità
Il moto vario nelle correnti a pelo libero si ha quando si produce una variazione
rispetto al valore di regime della portata o dell'altezza in una sezione. Queste
variazioni possono essere determinate dall'uomo, dovute ad eventi naturali o ac-
cidentali.
Esempi di fenomeni di moto vario nelle correnti a pelo libero sono:
- le onde nei canali causate da attacco o stacco di turbine o pompe, o da aper-
tura o chiusura di paratoie;
- le onde nei canali di navigazione, causate dalle operazioni di manovra;
- le piene nei corsi d'acqua naturali;
- le onde di marea negli estuari;
- l'onda creata dal crollo di una diga.
Il moto vario è sempre un fenomeno di tipo propagatorio. Le equazioni del moto
infatti sono iperboliche. Così come nel moto vario nelle correnti in pressione, in
cui, nel caso di fluido incomprimibile e condotta indeformabile, si arrivava a de-
scrivere il comportamento del sistema con equazioni differenziali ordinarie, per-
ché l'equazione di continuità diventava superflua, anche nel moto vario a super-
ficie libera, in determinati casi, è lecito trascurare l'aspetto propagatorio del fe-
nomeno. Questo avviene ad esempio quando si hanno fenomeni di lento riem-
pimento o svuotamento di serbatoi; in questo caso si possono trascurare nell'e-
quazione del moto il termine d'inerzia e il termine delle resistenze, rendendo così
superflua la scrittura dell'equazione del moto. Anche in questo caso si giunge
quindi ad un problema definito da equazioni differenziali ordinarie, perché si
trascura la dipendenza spaziale del fenomeno.
∂y αV ∂V β ∂V
+ + =i-J
∂x g ∂x g ∂t
€ €
108 G. Pezzinga
∂V ∂V ∂y
+V +g = g (i - J)
∂t ∂x ∂x
Anche nel caso del moto vario a superficie libera il sistema è di tipo iperbolico e
si presta alla risoluzione per mezzo del metodo delle caratteristiche.
€ € € €
Analogamente a quanto fatto nel caso delle equazioni del moto vario nelle con-
dotte in pressione, possiamo trasformare le equazioni scritte per il moto vario
nelle correnti a pelo libero in equazioni differenziali ordinarie valevoli lungo le
linee caratteristiche.
Una combinazione lineare delle equazioni scritte prima è la seguente:
∂V ∂V ∂y # ∂y A ∂V ∂y &
+V +g +λ % + + V ( = g (i - J),
∂t ∂x ∂x $ ∂t B ∂x ∂x '
dx A g
=V+λ =V+
dt B λ
si ottiene:
€ € €
gB g
λ=± =± ,
A c
Le equazioni del moto vario in termini di derivate totali possono essere quindi
scritte nella forma:
€
dV g dy
± = g (i - J),
dt c dt
" g%
VP - VA + $ ' (yP - yA) = g (i - J)A Δt,
# c &A
€
110 G. Pezzinga
" g%
VP - VB - $ ' (yP - yB) = g (i - J)B Δt.
# c &B
Le due condizioni al contorno vanno assegnate una a monte e una a valle per
corrente lenta, entrambe a monte per corrente veloce.
€
Uno dei più semplici schemi espliciti è lo schema diffusivo di Lax, che dà risul-
tati soddisfacenti. In questo schema le derivate e le grandezze D=A/B e J ven-
gono approssimate nel modo seguente (i è l'indice delle ascisse, k è l'indice dei
tempi):
∂y yik +1 − yi*
= ,
∂t Δt
∂V Vi k +1 − Vi*
= ,
€ € ∂t Δt
∂y yik+1 − yi−1
k
= ,
€ € ∂x 2Δx
∂V Vi k+1 − Vi−1
k
= ,
€ € ∂x 2Δx
€ €
Elementi di Idraulica Numerica 111
1 Δx 2 ∂ 2 y 1 Δx 2 ∂ 2V
, ,
2 Δt ∂x 2 2 Δt ∂x 2
Δx
Δt ≤
| V | +c
C=
( V + c)Δt
Δx
Uno degli schemi impliciti più usati è lo schema di Preissman. In questo schema
le derivate parziali sono approssimate nella maniera seguente:
∂f
=
( ) (
fi k +1 + fi k+1+1 − fi k + fi k+1 )
∂t 2Δt
k +1
(
∂f α fi +1 − fi
=
k +1
+
)
(1 − α) fi k+1 − fi k ( )
€ ∂x Δx Δx
f ( x,t ) =
(
α fi k+1+1 + fi k +1 ) + (1 − α)( f k
i +1 + fi k )
€ 2 2
Δt
yik +1 + yik+1+1 +
Δx
[( )
α Dik+1+1 + Dik +1 + (1 − α) Dik+1 + Dik ⋅ ( )]
[( ) (
⋅ α Vi k+1+1 − Vi k +1 + (1 − α) Vi k+1 − Vi k + )]
€
€
Elementi di Idraulica Numerica 113
Δt
+
Δx
[( ) (
α Vi k+1+1 + Vi k +1 + (1 − α) Vi k+1 + Vi k ⋅ )]
[( ) (
⋅ α yik+1+1 − yik +1 + (1 − α) yik+1 − yik )] = y
k
i + yik+1
€
Δt
Vi k +1 + Vi k+1+1 + 2g
Δx
[( ) (
α yik+1+1 − yik +1 + (1 − α) yik+1 − yik + )]
€
Δt
+
Δx
[( ) (
α Vi k+1+1 + Vi k +1 + (1 − α) Vi k+1 + Vi k ⋅ )]
€
[( ) (
⋅ α Vi k+1+1 − Vi k +1 + (1 − α) Vi k+1 − Vi k )] =
€
[( ) (
= Vi k + Vi k+1 + 2gΔti − gΔt α Jik+1+1 + Jik +1 + (1 − α) Jik+1 + Jik )]
€
In queste due equazioni compaiono le quattro incognite yik +1, yik+1+1, Vi k +1 e Vi k+1+1.
Tenendo conto delle analoghe equazioni scritte per gli altri intervalli, se n è il
€
numero di intervalli (e quindi n+1 il numero di nodi della griglia), si ottengono
2n equazioni in 2n+2 incognite. Tenendo conto delle due condizioni al contorno
il numero delle equazioni bilancia il numero €delle€incognite.€ €
Occorre dunque
risolvere un sistema non lineare di 2n+2 equazioni in 2n+2 incognite, usando ad
esempio il metodo di Newton. Si può osservare che la matrice dei coefficienti è
bandata.
Un'analisi di stabilità dell'equazione di Saint Venant linearizzata mostra che lo
schema di Preissman è incondizionatamente stabile. Tuttavia l'accuratezza del
calcolo richiede comunque la scelta di un intervallo di tempo dello stesso ordine
di grandezza di quello dato dalla condizione di Courant. Una scelta dell'inter-
vallo di tempo può essere effettuata confrontando le soluzioni per differenti in-
tervalli Δt; si può adottare allora l'intervallo di tempo in corrispondenza al quale
le differenze tra le soluzioni cominciano a essere trascurabili.
Gli schemi espliciti del secondo ordine sono più accurati degli schemi del primo
ordine e sono di più semplice applicazione dei metodi impliciti. Anche se ri-
chiedono per ogni passo qualche calcolo in più rispetto ai metodi del primo or-
dine, in compenso, essendo di ordine superiore, hanno bisogno di un numero
minore di passi di calcolo per raggiungere la stessa accuratezza.
114 G. Pezzinga
∂U ∂F(U)
+ = D(U)
∂t ∂x
1$ Δt * '
Uik +1 = &Uik + U*i −
2% Δx
( *
Fi − Fi−1 )
+ ΔtD *i )
(
€
L'analisi di stabilità mostra che anche lo schema di Mac Cormack è stabile se si
rispetta la condizione di Courant.
€
\
7.6 Crollo di diga
Uno dei problemi classici da studiare integrando le equazioni del moto vario
nelle correnti a pelo libero è quello dell'onda conseguente al crollo di una diga.
Le equazioni scritte prima possono essere utilizzate nell'ipotesi di corrente uni-
dimensionale, quindi se la vallata si sviluppa prevalentemente in direzione longi-
tudinale, distribuzione delle pressioni idrostatica e componente verticale della
velocità nulla. Tali ipotesi hanno ovviamente validità limitata, ma di solito
danno risultati soddisfacenti.
Il problema normalmente viene affrontato ipotizzando la rimozione istantanea
della diga. Tale semplice ipotesi consente di prescindere dalle modalità di rot-
tura della diga ed è quella che fornisce i risultati più gravosi. In laboratorio tale
fenomeno può essere simulato rimuovendo istantaneamente una paratoia che
sbarra la zona con acqua ferma. Studi recenti hanno preso in considerazione
Elementi di Idraulica Numerica 115
Nel caso che il moto non abbia una direzione prevalente, si può ricorrere alle
equazioni bidimensionali del moto, che, sempre nell'ipotesi di distribuzione
idrostatica delle pressioni e considerando le velocità medie sulla verticale, si
scrivono:
∂h ∂(Uh ) ∂(Vh )
+ + =0
∂t ∂x ∂y
assumendo che il raggio idraulico sia uguale all'altezza d'acqua. Dalla composi-
zione di queste si ottiene la forza resistente per unità di peso nella direzione del
vettore velocità € €
U2 +V2
J = 2 4 /3
c h
Gli schemi visti per le equazioni del moto unidimensionali possono essere estesi
al caso delle equazioni bidimensionali. Lo schema di Mac Cormack ad esempio
€ prendendo in considerazione le equazioni nella
per le equazioni bidimensionali,
forma generale:
∂U ∂E ∂F
+ + =D
∂t ∂x ∂y
Δt k Δt k
U*i, j = Ui,k j −
Δx
( )
E i +1, j − E i,k j −
Δy
( )
Fi, j +1 − Fi,k j + ΔtD i,k j
e di correzione:
€ 1$ k Δt * Δt * '
Ui,k +1
j = U
& i, j
2%
+ U *
i, j −
Δx
E (
i, j − E *
i−1, j − )
Δy
Fi, j (
− F *
i, j−1 + ΔtD)*
i, j )
(
∂V ∂V ∂y
+V +g = g (i - J)
∂t ∂x ∂x
i=J
∂Q ∂y
+B =0.
∂x ∂t
zare in un'unica equazione alle derivate parziali nella sola incognita portata (o
altezza).
Nel caso del modello cinematico l'equazione del moto coincide con la scala delle
portate in moto uniforme e si può scrivere
Q = Q(y)
∂y dy ∂Q
=
∂t dQ ∂t
1 ∂ 2Q ∂J
= .
B ∂x 2 ∂t
Si può vedere che la celerità c è la stessa del modello cinematico. In più al se-
condo membro è comparso un termine diffusivo, che consente ad esempio di ri-
€ della€portata €
produrre l'attenuazione al colmo e il cosidetto cappio di piena.
Per integrare l'equazione del modello cinematico si può ricorrere a schemi nu-
merici espliciti o impliciti. Un possibile schema esplicito si basa sulla seguente
discretizzazione delle derivate:
122 G. Pezzinga
∂Q Qin +1 − Qi*
=
∂t Δt
∂Q Qin+1 − Qi−1
n
=
€ € ∂x 2Δx
essendo
€ € α
Qi* (
= (1 − α)Qin + Qin+1 + Qi−1
2
n
)
con α compreso tra 0 e 1. Si ottiene quindi il seguente schema:
€
n +1 Qin+1 + Qi−1
n
n n Qin+1 − Qi−1
n
Qi = α + (1 − α)Qi − ci Δt
2 2Δx
∂Q Q n +1 − Qi−1
n +1
Q n − Qi−1
n
= θ i +1 + (1-θ) i +1
€ € ∂x € 2Δx 2Δx
dW
= Qe - Qu
dt
Qu = µfA 2g(h − h f )
dove A è l'area della luce e hf è la quota del baricentro della luce. Il coefficiente
di efflusso µf tiene conto dell'eventale contrazione e di tutte le perdite di carico
€
concentrate e distribuite.
Nel caso di una luce a stramazzo, come per uno scarico di superficie, la portata è
legata al carico sulla soglia mediante la legge:
3/2
Qu = µsL 2g (h − hs )
W = a hn
dW
=
( )
d ah n
= anh n−1
dh
dt dt dt
Inoltre la legge della portata uscente può essere considerata variabile al variare
di h secondo il seguente schema:
€ € €
Qu = 0 per 0 ≤ h ≤ hf
Qu = µfA 2g(h − h f ) per hf < h ≤ hs
3/2
Qu = µfA 2g(h − h f ) + µsL 2g (h − hs ) per hs < h
Naturalmente
€ se una delle due luci non esiste basta porre uguale a zero il coef-
ficiente di efflusso. Il coefficiente di efflusso della luce di fondo deve essere ri-
cavato €
€ imponendo un bilancio di energia tra il serbatoio e la sezione di sbocco
della galleria, considerando tutte le perdite concentrate e distribuite. Il coeffi-
ciente di efflusso dello sfioratore di superficie dipende dalla forma di questo. Ad
esempio per stramazzo a larga soglia (Belanger) vale 0,385, mentre per soglia
con profilo Creager assume un valore tra 0,48 e 0,50 in corrispondenza al carico
per cui è stato progettato, mentre assume valori inferiori per diversi valori del
carico.
Nella legge di efflusso si è trascurato il caso del possibile funzionamento della
luce di fondo come soglia a stramazzo, che avviene per altezze d'acqua com-
prese tra il fondo e la sommità della galleria di scarico.
t(h) Q(m3/s)
0,0 0,00
0,5 66,64
1,0 172,52
1,5 244,14
2,0 788,92
2,5 1053,92
3,0 517,13
3,5 121,27
4,0 62,48
4,5 12,64
5,0 0,00
Elementi di Idraulica Numerica 127
8.1 Generalità
∂(mu) ∂(mv) ∂h
- - +q=S
∂x ∂y ∂t
per tener conto del fatto che in un mezzo anisotropo la direzione della velocità
può differire dalla direzione del gradiente del carico.
Combinando le precedenti € equazioni, l'equazione del moto si può scrivere, nel
caso di un acquifero artesiano:
∂ # ∂h & ∂ # ∂h & ∂h
% mk ( + % mk ( + q = S
∂x $ ∂x ' ∂y $ ∂y ' ∂t
∂# ∂h ∂h & ∂ # ∂h ∂h & ∂h
% mk xx + mk xy ( + % mk yx + mk yy ( + q = S
∂x $ ∂x ∂y ' ∂y $ ∂x ∂y ' ∂t
per un mezzo anisotropo. Nel caso di un acquifero freatico si può invece scri-
vere:
€ € €
∂$ ∂h ' ∂ $ ∂h ' ∂h
(h − b)k + &(h − b)k ) + q = n e
∂x &% ∂x )( ∂y % ∂y ( ∂t
∂ # ∂h & ∂ # ∂h & ∂h
%T ( + %T ( + q = S
∂x $ ∂x ' ∂y $ ∂y ' ∂t
Nel caso del moto permanente l'equazione vista prima si particolarizza nella se-
guente:
∂ # ∂h & ∂ # ∂h &
%T ( + %T ( + q = 0
∂x $ ∂x ' ∂y $ ∂y '
che, nel caso che la portata q emunta o immessa nell'acquifero sia nulla, e nel
caso di trasmissività costante (acquifero omogeneo) diventa:
€ €
∂2h ∂2h
Δ2 h = + =0
∂x 2 ∂y 2
caso di un problema piano. Infatti in tale ipotesi e nel caso di moto permanente
l'equazione di continuità si scrive:
∂u ∂v
+ =0
∂x ∂y
Una volta numerati gli n nodi del reticolo, si tratta quindi di scrivere n equazioni
lineari e di risolvere il sistema. Naturalmente le equazioni del tipo di quella ap-
pena scritta valgono per i nodi interni, mentre per i nodi sulla frontiera del do-
minio di integrazione bisogna tener conto delle condizioni al contorno.
Esaminiamo condizioni al contorno di due tipi: quelle in cui si impone il valore
del carico e quelle in cui si impone che la parete sia impermeabile, e quindi che
il valore della velocità (e quindi della derivata del carico in direzione normale)
sia nullo. Per i punti della frontiera in cui si impone il valore del carico la con-
dizione al contorno assume la forma:
Elementi di Idraulica Numerica 133
hi,j = hi,j°.
Per i punti in cui si assume che la derivata del carico in direzione normale alla
frontiera stessa sia nullo, la condizione al contorno assume la forma:
hi+1,j = hi-1,j
hi,j+1 = hi,j-1
∂ # ∂h & ∂ # ∂h & ∂h
%T ( + %T ( + q = S
∂x $ ∂x ' ∂y $ ∂y ' ∂t
+
( ) (
Ti, j +1/ 2 hi,* j +1 − hi,* j − Ti, j−1/ 2 hi,* j − hi,* j−1 )
2
€ € Δy
€
134 G. Pezzinga
dove n è l'indice dei tempi e la trasmissività è mediata tra due punti vicini per
tener conto del fatto che i flussi di portata sono definiti sulle pareti di una cella
di calcolo. In particolare la trasmissività media può essere valutata semplice-
mente con la media aritmetica:
Ti, j + Ti +1, j
Ti+1/2,j =
2
€
con θ, compreso tra 0 e 1, coefficiente di peso tra il valore al tempo precedente e
il valore al tempo successivo. Tale scrittura dà luogo ad uno schema implicito
€
per θ≠0 e a uno schema esplicito per θ=0.
L'equazione discretizzata appena vista vale naturalmente per i nodi interni del
campo d'integrazione, mentre per i nodi di frontiera bisogna porre le condizioni
al contorno nelle possibili forme viste (di Dirichlet, di Neumann, miste).
Nel caso che si scelga θ=0, il carico al generico nodo (i,j) al tempo n+1 può es-
sere valutato con la semplice formula esplicita:
hi,n +1 = hi,n j +
Δt
qi, j +
( n n
) (n n
)
Δt Ti +1/ 2, j hi +1, j − hi, j − Ti−1/ 2, j hi, j − hi−1, j
+
j
Si, j Si, j Δx 2
+
(n n
) ( n n
Δt Ti, j +1/ 2 hi, j +1 − hi, j − Ti, j−1/ 2 hi, j − hi, j−1 )
€ Si, j Δy 2
€
Elementi di Idraulica Numerica 135
# Δt Δt & 1 S
% 2 + (≤
$ Δx Δy 2 ' 2 T
che nella maggior parte dei casi risulta molto gravosa. Infatti, soprattutto nei
modelli a scala regionale, che riguardano
€ fenomeni di moto vario con scale tem-
€
porali dell'ordine degli anni, e in cui le dimensioni delle maglie vanno normal-
mente da un ordine di grandezza di 10 m ad uno di 100 m, gli intervalli di tempo
risultano dell'ordine dei secondi, dando luogo a tempi di calcolo inaccettabili.
$
Ti−1/ 2, j Ti +1/ 2, j Ti, j−1/ 2 Ti, j +1/ 2 Si, j ' Si, j hi,n j
−hi,n +1
j & 2
+ 2
+ + + ) = −qi, j − .
€ € € % Δx Δx
€ Δy 2 Δy 2 Δt ( Δt
Bisogna quindi risolvere un sistema lineare con numero di equazioni pari al nu-
mero dei nodi del reticolo di calcolo. Nei nodi interni valgono equazioni del tipo
€ appena scritta, mentre nei nodi di frontiera bisogna imporre le condi-
di quella
zioni al contorno.
Il sistema di equazioni da risolvere è caratterizzato da una matrice bandata e
simmetrica, e può essere risolto con metodo diretto o con metodo iterativo, come
già visto a proposito dei sistemi lineari. In particolare tra i metodi diretti può es-
sere utilizzato il metodo di Gauss.
136 G. Pezzinga
hi,n +1 (n +1 n +1 n +1 n +1
j = f hi−1, j + hi +1, j + hi, j−1 + hi, j +1 )
può essere ottenuta mediante lo schema iterativo:
€
hi,n +1(new
j
)
(n +1(old )
= f hi−1, j + hin+1,
+1(old )
j + hi,n +1(old
j−1
)
+ hi,n +1(old
j +1
)
)
riferendosi gli indici (old) e (new) rispettivamente all'iterazione precedente e alla
nuova iterazione. Tale procedura converge verso la soluzione del sistema in
€ la matrice è diagonalmente dominante. Utilizzando il metodo di Seidel,
quanto
invece, lo schema iterativo è definito dall'equazione:
hi,n +1(new
j
)
( n +1(new )
= f hi−1, j + hin+1,
+1(old )
j + hi,n +1(new
j−1
)
+ hi,n +1(old
j +1
)
)
Anche in questo caso l'introduzione di un fattore di sovrarilassamento (compreso
tra 1 e 2) può accelerare la convergenza.
€
"Txx Txy %
T=$ '
#Tyx Tyy &
Si,j
hi,n +1 n
j − hi, j
= qi,j +
( ) (
Txx i +1/ 2, j hi*+1, j − hi,* j − Txx i−1/ 2, j hi,* j − hi−1,
*
j )+
Δt Δx 2
+
( ) (
Tyy i, j +1/ 2 hi,* j +1 − hi,* j − Tyy i, j−1/ 2 hi,* j − hi,* j−1 )+
€ € Δy 2
€
Elementi di Idraulica Numerica 137
+
(
Txy i, j +1/ 2 hi*+1, j +1 − hi−1,
* * *
j +1 + hi +1, j − hi−1, j )−
4ΔxΔy
−
(
Txy i, j−1/ 2 hi*+1, j − hi−1,
* * *
j + hi +1, j−1 − hi−1, j−1 )+
€ 4ΔxΔy
+
(
Txy i +1/ 2, j hi*+1, j +1 − hi*+1, j−1 + hi,* j +1 − hi,* j−1 )−
4ΔxΔy €
−
(
Txy i−1/ 2, j hi,* j +1 − hi,* j−1 + hi−1,
* *
j +1 − hi−1, j−1 )
€ 4ΔxΔy
La trasmissività media tra due punti può ancora essere valutata mediante la me-
dia armonica vista in precedenza:
2Ti, j Ti +1, j
Ti+1/2,j =
Ti, j + Ti +1, j
2ki, j ki +1, j
ki+1/2,j =
ki, j + ki +1, j
L'inquinamento delle falde acquifere sotterranee dovuto alle attività umane av-
viene in vari modi. Ad esempio, acqua inquinata può infiltrarsi nell'acquifero da
corpi idrici superficiali inquinati, da collettori fognari fessurati, da pozzi neri. Le
sostanze inquinanti utilizzate in agricoltura (nitrati, pesticidi) trasportate dalle
piogge possono raggiungere le falde. Allo stesso modo le sostanze tossiche o
nocive presenti nelle discariche di rifiuti solidi possono inquinare le falde.
Il processo di dispersione degli inquinanti nelle falde è molto complesso. Si può
distinguere una prima fase in cui l'inquinante si disperde nella direzione verticale
principalmente per percolazione attraverso la zona non satura, da una seconda
fase in cui il moto avviene nella zona satura. Nel seguito si prenderanno in
considerazione, anche per il fenomeno della dispersione, modelli a scala re-
gionale, considerando il problema bidimensionale con riferimento alle grandezze
mediate sulla verticale. Ci limiteremo quindi a esaminare la fase del trasporto
nella zona satura, trascurando la prima fase del processo. Questa appros-
simazione è sicuramente accettabile quando le dimensioni planimetriche dell'ac-
quifero sono prevalenti rispetto alla sua dimensione verticale. Gli effetti tridi-
mensionali possono essere importanti in acquiferi fortemente stratificati.
Si possono distinguere i soluti trasportati in base al loro comportamento. In par-
ticolare si distinguono soluti attivi o inattivi dal punto di vista chimico.
L'eventuale attività chimica può essere messa in conto attraverso le opportune
equazioni di reazioni chimiche o attraverso equazioni che tengano conto dell'in-
terazione tra la sostanza e la matrice solida dell'acquifero (assorbimento).
Inoltre, per forti concentrazioni del soluto, le disuniformità spaziali della densità
della sostanza trasportata possono influenzare il campo idrodinamico. Nel se-
guito si considereranno soltanto soluti inattivi sia dal punto di vista chimico che
dal punto di vista idrodinamico. Questa ipotesi comporta che le equazioni che ri-
solvono il campo di moto sono disaccoppiate dalle equazioni che risolvono il
problema di trasporto. Il campo di velocità deve essere conosciuto a priori per la
risoluzione delle equazioni di trasporto. In particolare il modello di trasporto ri-
chiede la conoscenza delle effettive velocità attraverso i pori, che possono essere
Elementi di Idraulica Numerica 139
ottenute dalle velocità del modello di filtrazione dividendo per la porosità effet-
tiva ne.
Φ c = un c A
∂c
Φd = - Dm A
∂n
€ € € €
140 G. Pezzinga
∂(ne c) ∂(ne uc) ∂(ne vc) ∂(ne wc) ∂(ne u'c') ∂(ne v'c') ∂(ne w'c')
+ + + + + + =
∂t ∂x ∂y ∂z ∂x ∂y ∂z
in cui per semplicità sono stati omessi i segni di media. I nuovi termini introdotti
in seguito al procedimento descritto sono detti termini di dispersione e sono do-
€
vuti alle variazioni microscopiche € dovute alla€disuniformità delle di-
di velocità
mensioni dei pori, all'effettivo profilo di velocità all'interno dei pori e alla curva-
tura delle linee di corrente attorno ai grani. Su volumi ancora più grandi inter-
vengono inoltre anche disuniformità nella permeabilità, che creano le maggiori
deviazioni della velocità dal suo valore medio.
Nei modelli di dispersione a scala regionale, il processo di media si effettua su
un volume prismatico con dimensioni planimetriche dx e dy e avente come di-
mensione verticale tutto lo spessore dell'acquifero. Con riferimento alle gran-
dezze medie sulla verticale, si ottiene quindi la seguente forma dell'equazione di
trasporto:
∂# ∂c & ∂ # ∂c &
= % Dm mne ( + % Dm mne (
€ € € € € ∂x $ ∂x ' ∂y $ ∂y '
∂c ∂c
u'c' = - Ds , v'c' = - Ds .
∂x ∂y
€ €
€ €
Elementi di Idraulica Numerica 143
In tale ipotesi l'equazione del trasporto bidimensionale può essere scritta nella
forma:
∂# ∂c & ∂ # ∂c&
= ( D + D ) mn + %( D + D ) mn (
∂x %$ ∂x (' ∂y $
m s e m s e
€ € € ∂y'
∂) # ∂c ∂c &, ∂ ) # ∂c ∂c &,
+ +mne % Dxx + Dxy (. + +mne % Dyx + Dyy (.
€ € € ∂x *
€ $ ∂x € ∂y '- ∂y * $ ∂x ∂y '-
Introducendo una sorgente per unità di volume σ e tenendo conto della portata
infiltrata per unità di area q in direzione verticale, si ottiene in definitiva l'equa-
zione di Bear: € €
∂) # ∂c ∂c &, ∂ ) # ∂c ∂c &,
+ mn D
+ e % xx + D xy (. + mn D
+ e % yx + Dyy (. + σ m + q cin
€ € ∂x
€ * $ ∂x
€ ∂y '- ∂y *
€ $ ∂x ∂y '-
"DL 0%
D=$ '
#0 DT &
u2 v2 u2 v2 uv
Dxx = αL + αT , Dyy = αT + αL , Dxy = Dyx = (αL - αT) .
|v| |v| |v| |v| |v|
mi, j +1/2 Ds i, j +1/2 (ci, j +1 − ci, j ) − mi, j−1/2 Ds i, j−1/2 (ci, j − ci, j-1 )
−ne
€ Δy 2
€
Elementi di Idraulica Numerica 145
mi, j +1/2 vi, j +1/2 [γci, j + (1 − γ)ci, j +1 ]− mi, j−1/2 vi, j−1/2 [δci, j−1 + (1 − δ)ci, j ]
+ne
€ Δy
Le velocità devono essere considerate note, perché sono state ricavate preceden-
temente con un modello di filtrazione. I coefficienti α, β, γ e δ assumono diverse
€
espressioni a seconda dello schema adottato. In particolare se si adotta uno
schema centrato si ha:
α = β = γ = δ = 0,5
uΔx vΔy
Pex = , Pey = .
Ds Ds
Scegliere numeri di Peclet minori di 2 è un buon criterio sia per evitare le oscil-
lazioni numeriche nel caso che si adotti lo schema centrato, sia per far sì che il
termine di dispersione€ numerica rimanga € contenuto rispetto alla dispersione ef-
fettiva nel caso che si adotti lo schema upwind.
146 G. Pezzinga
ci,n +1 n
j − ci, j
ne mi, j
Δt
con θ coefficiente di peso compreso tra 0 e 1. Per θ=0 si ottiene uno schema
esplicito, per θ=0,5 uno schema di Cranck-Nicholson e per θ=1 uno schema to-
€ €
talmente implicito. Lo schema esplicito è stabile se è rispettata la condizione di
Courant nelle due direzioni:
uΔt vΔt
Cx = ≤1 Cy = ≤1
Δx Δy
Alle equazioni appena viste bisogna associare le condizioni al contorno che pos-
sono essere rispettate imponendo che il €
valore della concentrazione sia uguale a
€
un valore assegnato, o imponendo che il flusso convettivo così come quello di-
spersivo sia nullo sui contorni impermeabili.
Elementi di Idraulica Numerica 147
BIBLIOGRAFIA