Liguori Editore
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Alfano, Gaetano :
Lezioni di Fisica Tecnica / Gaetano Alfano, Vittorio Betta, Francesca R. d’Ambrosio,
Giuseppe Riccio
Napoli : Liguori, 2008
ISBN-13 978 - 88 - 207 - 4469 - 4
Aggiornamenti:
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Indice
Prefazione XIII
2. Generalità e definizioni 13
2.1 Sistemi termodinamici 13
2.2 Equilibrio termodinamico 14
2.3 Proprietà 15
2.4 Equazioni di stato 17
2.5 Trasformazioni - Calore - Lavoro 18
2.6 Energia totale di un sistema - Energia interna 21
2.7 Temperatura 22
2.8 Capacità termica - Calore specifico 23
2.9 Trasformazioni quasi statiche 24
2.10 Lavoro di variazione di volume per trasformazioni quasi
statiche - Piano di Clapeyron 26
2.11 Trasformazioni reversibili ed irreversibili 29
Esercizi 30
6.5.7
Trasformazione a temperatura costante per gas
a comportamento piuccheperfetto 120
6.6 Miscele di gas perfetti 121
6.6.1 Generalità 121
6.6.2 Equazione di stato tra p, v e t 122
6.6.3 Relazione tra composizione massica e composi-
zione volumetrica 125
6.6.4 Energia interna, entalpia, entropia 126
Esercizi 127
16.4.1
Introduzione 340
16.4.2
Individuazione dei punti (A) ed (E) 341
16.4.3
Calcolo del carico termoigrometrico 342
16.4.4
Determinazione del punto (C) e calcolo della por-
tata d’aria 345
16.4.5 Determinazione dei processi da realizzare nel
gruppo condizionatore 346
16.5 Impianto di condizionamento con ricircolazione 350
Esercizi 352
Appendice 353
Avvertenza:
Gli svolgimenti e le soluzioni degli esercizi contenuti nel presente volume
sono reperibili nelle ultime pagine di questo ebook.
Prefazione
gli Autori
1
www.liguori.it/schedanew.asp?isbn=4061, seguendo le istruzioni riportate sulla
scheda allegata al volume.
Capitolo primo
Fondamenti per i calcoli
1
La recente normativa prescrive che non si parli più di grado kelvin, ma sempli-
cemente di kelvin.
2 Lezioni di Fisica Tecnica
[y ] ≡ ⎡⎣ x a1 ⋅ x b2 ⋅ ... ⋅ x kn ⎤⎦ (1.1)
[a]≡[M0⋅L1⋅θ–2⋅T0⋅n0] (1.2)
[a]≡[L1⋅θ–2] (1.3)
[a]≡[m⋅s–2] (1.4)
Tabella 1.2 – Alcune grandezze derivate con unità aventi nome e simbolo particolari.
grandezza unità nel SI nome simbolo
2
forza kgm/s newton N
pressione N/m2 (kg/ms2) pascal Pa
energia, lavoro, calore Nm (kgm2/s2) joule J
potenza J/s (kgm2/s3) watt W
sono riportati i casi di interesse per questo corso. Alcuni di questi multipli
vengono normalmente a loro volta trattati come unità di misura base, nel
senso che ne vengono considerati multipli e sottomultipli: per esempio,
per il bar, multiplo del pascal, è molto frequente, nelle applicazioni me-
tereologiche, l’uso del millibar.
Tabella 1.5 – Multipli con un nome proprio e trattati come unità di misura.
unità relazione simbolo
litro = 10–3 m3 L, l
tonnellata = 1 Mg t
bar = 105 Pa bar
Fondamenti per i calcoli 5
N1,N2,N3...Nh...Nn∙10k (1.5)
con:
1 ≤ N1 ≤ 9
0 ≤ N2,N3,Nh,Nn ≤ 9
–∞ ≤ k ≤ +∞
Tabella 1.7 – Esempio di numeri espressi nella forma dell’Eq. 1.1 con indicazione del
corrispondente numero di cifre significative.
numero numero nella forma (1.5) n. di cifre signiÞcative
347302,12 3,4730212·105 8
0,006431 6,431·10–3 4
6431,00 6,43100·103 6
m=1→5
m = 2 → 4,8
m = 3 → 4,77
m = 4 → 4,766
m = 5 → 4,7656
m = 6 → 4,76560
Fondamenti per i calcoli 7
1.2.3 Operazioni
1.3 Esempi
1.3.1 Operazioni
◊ Addizione e sottrazione
• Come si è visto al punto 1.2.3, gli addendi vanno posti nella stessa
potenza di 10 dell’unità di misura ed approssimati all’ultima cifra si-
gnificativa dell’addendo con il minor numero di decimali:
53,7 + 1,7⋅10–3 = 53,7 + 0,0017 = 53,7
• L’addizione può portare ad un aumento del numero di cifre significa-
tive:
57,3 + 64,2 = 121,5
• La sottrazione può portare ad una diminuzione del numero di cifre
significative, tanto più elevata quanto minore è la differenza tra i due
operandi:
75,5 – 60,0 = 15,5
75,5 – 68,2 = 7,3
74,5 – 75,3 = 0,2
• Esempi:
523 + 0,0689 = 523 + 0 = 523
523 + 0,689 = 523 + 1 = 524
523 + 689 = 1212
820,4 + 8 = 820 + 8 = 828
830 + 2,28⋅102 = 830 + 228 = 1058
689 – 0,0623 = 689 – 0 = 689
689 – 0,623 = 689 – 1 = 688
689 – 6,23 = 689 – 6 = 683
689 – 623 = 66
1240 – 3,37⋅102 = 1240 – 337 = 903
Fondamenti per i calcoli 9
◊ Moltiplicazione e divisione
• Richiamando quanto già esposto al punto 1.2.3, il risultato di un’ope-
razione di moltiplicazione o di divisione ha un numero di cifre pari a
quello dell’operando che ne ha di meno:
1227 ⋅ 1,7⋅10–3 = 2,1
• Esempi:
48,5 ⋅ 22 = 1,1⋅103
2,35 ⋅ 1,0333 = 2,43
0,032 ⋅ 4356 = 1,4⋅102
0,435 ⋅ 82 = 36
428 / 20 = 21
4280 / 20 = 2,1⋅102
0,367 / 4128 = 8,89⋅10–5
0,022 / 375 = 5,9⋅10–5
◊ Logaritmo
• Nel calcolo del logaritmo il numero di cifre significative dipende, se-
guendo rigorosamente i teoremi sui logaritmi, dalla caratteristica. In
via approssimata, utilizzando le comuni calcolatrici, si può approssi-
mare il logaritmo a tante cifre significative quante ne ha il numero di
cui si è calcolato il logaritmo:
ln 1,02⋅1012 = 27,7
• Esempi:
ln 10,2 = 2,32
ln 125 = 4,83
ln 0,0042 = –5,5
100 kp = 981 N
10 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella 1.8 – Fattori di conversione dell’unità di misura della forza, dalla Tabella A.1
dell’Appendice
Forza
1N 1 kp
1N 1 1,020⋅10–1
1 kp 9,807 1
Esempi:
• da kcal a kJ:
30 kcal = 1,3⋅102 kJ
infatti:
30 = 30 ⋅ 4,187 = 1,3⋅102
kJ
kcal = kcal ⋅ = kJ
kcal
• da CV a kW:
130 CV = 95,6 kW
infatti:
130 = 130 ⋅ 0,735 = 95,6
kW
CV = CV ⋅ = kW
CV
• da atm a Pa:
2,5 atm = 2,5⋅105 Pa
infatti:
2,5 = 2,5 ⋅ 1,013⋅105 = 2,5⋅105
Pa
atm = atm ⋅ = Pa
atm
• da atm a kPa:
3,10 atm = 3,14⋅102 kPa
infatti:
3,10 = 3,10 ⋅ 1,013⋅105 ⋅ 1⋅10–3 = 3,14⋅102
Pa kPa
atm = atm ⋅ ⋅ = kPa
atm Pa
Fondamenti per i calcoli 11
kcal W
• da 2
a 2 :
hm K m K
kcal W
23, 0 2
= 26, 7 2
hm K m K
infatti:
23,0 = 23,0 ⋅ 1,163 = 26,7
kcal
=
kcal
⋅
(
W m2K W
= 2
)
2 2
hm K hm K kcal hm K( 2
m K )
oppure, nel caso non sia disponibile la Tabella di conversione della
grandezza derivata che si vuole trasformare, si può procedere conver-
tendo singolarmente le unità di misura:
1 4,187
23,0 = 23,0⋅4,187⋅1⋅103 = 23,0 ⋅ ⋅ 1⋅103 =
3600 3600
= 23,0⋅1,163 = 26,7 = 26,7
kcal kcal kJ J 1 kcal Jh kcal J h/
= ⋅ ⋅ ⋅ = ⋅ = ⋅ =
hm K hm K kcal kJ s hm K kcal s hm K kcal s
2 2 2 2
h
J W
= =
sm 2 K m 2 K
Esercizi
2.3 Proprietà
1
In seguito detta semplicemente energia potenziale.
2
Si noti che se gli effetti gravitazionali non sono trascurabili, e quindi il sistema non
è semplice, anche in condizioni di equilibrio la pressione ed altre proprietà risultano
non uniformi all’interno del sistema.
16 Lezioni di Fisica Tecnica
V
v= (2.1)
m
3
Se il sistema è costituito da più sistemi parziali, la grandezza estensiva relativa al
sistema totale sarà la somma delle grandezze relative ai singoli sistemi parziali.
4
È molto usato il reciproco del volume specifico, la densità ρ, espressa dal rapporto
tra la massa ed il volume totale.
5
Nel seguito di questo testo, considerato che i termini cinetici e potenziali sono
spesso trascurabili, si parlerà genericamente di stato.
Generalità e definizioni 17
denti dalla storia del sistema, ad esempio dalle modalità con le quali il
sistema ha raggiunto lo stato che si sta prendendo in esame.
È importante notare che, per quanto detto, calore, lavoro e flussi di
massa non sono proprietà termostatiche.
"#!
"# "$
"# "$
"
!)
)#
)$!
%&! '&!
6
Come si vedrà, per calore specifico si intende, anche se impropriamente, un’altra
grandezza.
Generalità e definizioni 21
Q = Qi – Qu > 0 se Qi > Qu
Q = Qi – Qu = 0 se Qi = Qu
Q = Qi – Qu < 0 se Qi < Qu
Analogamente per:
L = Lu – Li > 0 se Lu > Li
L = Lu – Li = 0 se Lu = Li
L = Lu – Li < 0 se Lu < Li
7
Si ricorda che è:
Ec = 1/2⋅m⋅w2
con:
m = massa, kg;
w = velocità, m/s;
Ep= g⋅z
con:
g = accelerazione di gravità, m/s2;
z = quota rispetto ad un piano di riferimento equipotenziale, m.
22 Lezioni di Fisica Tecnica
E = Ec + Ep + U (2.2)
2.7 Temperatura
La temperatura è una proprietà termostatica dei sistemi termodina-
mici in equilibrio.
Il sistema internazionale prevede come unità di misura fondamen-
tale della temperatura termodinamica8, detta anche temperatura asso-
luta, il kelvin (K) e consente anche l’utilizzo della temperatura Celsius
(t) definita, in relazione a quella termodinamica (T), dalla relazione
t = T – 273,15 K, come anche chiarito nella Figura 2.3.
! 01! 2!
#..!! +*+,#-!
.!! $*+,#-!
/$*+,#-! .!!
L’ampiezza del grado nelle due scale è coincidente, per cui nelle
grandezze laddove compare la differenza di temperatura si può usare
indifferentemente il kelvin o il grado celsius.
La dizione, per entrambe le scale, di centigrada, non è più accettata
dal Sistema Internazionale in quanto la differenza di temperatura, alla
pressione atmosferica, tra ghiaccio fondente ed acqua bollente, è risul-
tata, da misure recenti, seppure di pochi centesimi di grado, minore di
100 gradi.
8
La denominazione nasce dalla possibilità di derivare tale scala delle temperature
da considerazioni esclusivamente termodinamiche.
Generalità e definizioni 23
dQ
C= (2.3)
dT
Q
C= (2.4)
ΔT
Q
c= (2.6)
mΔT
9
Come si vedrà al capitolo 5, la differenza di 0,01 gradi fra la temperatura del punto
triplo dell’acqua e quella di equilibrio acqua-ghiaccio alla pressione atmosferica, as-
sunta come 0 nella scala Celsius, deriva dal comportamento del ghiaccio che presenta
l’abbassamento della temperatura di fusione al crescere della pressione.
10
Si pensi agli scaldabagni che contengono un’elevata massa di acqua: una volta
raggiunta la temperatura desiderata, quest’ultima resta a lungo inalterata anche stac-
cando l’alimentazione elettrica (ovviamente, purché l’acqua calda non venga utiliz-
zata). Analogamente, le pareti delle chiese antiche, caratterizzate da spessori elevati,
anche nella stagione più calda, rimangono molto fresche.
24 Lezioni di Fisica Tecnica
11
In Termodinamica per Sorgente si intende un sistema che è in grado di scambiare
una qualunque quantità di calore senza che vari la sua temperatura, come si vedrà
meglio al capitolo 4.
26 Lezioni di Fisica Tecnica
pA = F
con:
p = pressione esercitata dal fluido, Pa;
A = area del pistone, m2;
F = risultante delle forze esterne applicate sul pistone (comprensive
eventualmente delle forze di attrito), N.
In questo testo le forze di attrito saranno sempre considerate nulle o
trascurabili, tranne quando si dichiarerà esplicitamente la loro presenza.
Supponiamo che in conseguenza di una trasformazione quasi statica infi-
nitesima il pistone si sposti verso destra di dx: la quantità infinitesima di
energia trasferita dal fluido al pistone attraverso le superfici del sistema,
ovvero il lavoro infinitesimo dL della trasformazione, è uguale, a meno
del segno, al lavoro della forza F, Fdx; per la relazione scritta preceden-
temente si ha quindi:
dL = pAdx
dL = pdV (2.7)
6!
W!
Figura 2.4 – Esempio di sistema sottoposto ad una trasformazione quasi statica con
lavoro di variazione di volume.
Generalità e definizioni 27
Vf
L= ∫ pdV (2.8)
Vi
dL = mpdv (2.9)
vf
L = m ∫ pdv (2.10)
vi
dl = pdv (2.11)
vf
l= ∫ pdv (2.12)
vi
ad uno finale mediante una trasformazione non quasi statica viene gene-
ralmente utilizzata una linea tratteggiata che unisce i due punti.
6! #
L!
[! $!
E#! E$! E!
?E!
Figura 2.5 – Rappresentazione grafica nel piano p,v del lavoro di variazione di volume
per un processo quasi statico.
6! #!
+!
$!
E$! E+! E!
Figura 2.6 – Valutazione grafica del lavoro di variazione di volume per un processo
quasi statico nel quale il volume prima aumenta e poi diminuisce.
Generalità e definizioni 29
6!
L!
#!
$!
[!
E!
Figura 2.7 – Lavoro di variazione di volume in una trasformazione ciclica.
Esercizi
ESERCIZIO 2.2 – Per un sistema di massa m = 4,35 kg, avente una velocità
w = 5,4 km/h, calcolare:
1. l’energia cinetica;
2. l’energia cinetica specifica.
ESERCIZIO 2.4 – Un sistema di 4,35 kg deve essere sollevato di 323 cm. Cal-
colare il lavoro meccanico totale e quello specifico necessari.
ESERCIZIO 2.11 – Una macchina solleva un carico di 300 kg alla velocità co-
stante di 2,50 m/s dal fondo di una miniera, posto alla quota di –150 m, fino
alla piattaforma di scarico, posta alla quota di 5 m (le quote sono valutate
rispetto al piano di campagna). Calcolare:
1. il lavoro compiuto dalla macchina;
2. il tempo impiegato per il sollevamento;
3. la potenza della macchina.
e scala delle ascisse pari a 0,100 m3/kgcm, con un cerchio di raggio 3,00 cm.
Si calcoli il lavoro specifico compiuto in un ciclo.
ovvero
dove con mV.C. si indica la massa del sistema ovvero la massa nel volume
di controllo. Ovviamente, dalla (2.1)1 si ricava:
dV
mV.C. = ∫
∫ dm V.C. = V.C. v
(3.4)
V.C.
1 V
v= (2.1)
m
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 37
dm V.C.
!1 =m
m !2+ (3.5)
dθ
5*
4*
Figura 3.1 – Schema di sistema aperto con un’unica sezione di ingresso ed un’unica
sezione di uscita.
dm V.C.
Σm
! i = Σm
!u+ (3.6)
dθ
!1 =m
m !2 =m
! (3.7)
Σm
! i = Σm
!u (3.8)
wA
! =
m (3.9)
v
con:
w = velocità del fluido nella sezione considerata, m/s,
A = area della sezione considerata, perpendicolare alla direzione del
moto, m2,
v = volume specifico del fluido nella sezione considerata, m3/kg.
.
Il prodotto wA rappresenta la portata volumetrica, V , e quindi la
(3.9) si può anche scrivere come:
!
V
! =
m (3.10)
v
Qi + Li = Qu + Lu + ΔE (3.11)
da cui:
Q – L = ΔE (3.12)
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 39
che rappresenta l’espressione più generale del primo principio della ter-
modinamica per sistemi chiusi2.
I sistemi chiusi di interesse ingegneristico sono generalmente in quie-
te, per cui si ha Ec = 0, Ep = 0 e, per la (2.2)3, ΔE = ΔU.
Quindi, la (3.12) si può scrivere come:
Q – L = ΔU (3.13)
SB*
*
S-*
PB*
P-*
q – l = Δu (3.15)
dQ – dL = dU (3.16)
dq – dl = du (3.17)
2
Si noti che, per quanto detto al Capitolo 2, l’energia è una proprietà, mentre la
quantità di calore ed il lavoro non lo sono.
3
E = Ec + Ep + U. (2.2)
40 Lezioni di Fisica Tecnica
dQ = dU + pdV (3.18)
dq = du + pdv (3.20)
2
q = Δu + ∫ pdv (3.21)
1
H = U + pV (3.22)
h = u + pv (3.23)
che per la (3.18), nel caso di sistemi chiusi con trasformazione quasi statica
e solo lavoro di variazione di volume, permette di scrivere il 1° principio
della termodinamica anche nella seguente forma:
dQ = dH – Vdp (3.25)
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 41
dq = dh – vdp (3.26)
2
Q = ΔH + ∫ Vdp (3.27)
1
2
q = Δh + ∫ vdp (3.28)
1
4
Nel caso di campo gravitazionale, le superfici equipotenziali sono superfici oriz-
zontali.
42 Lezioni di Fisica Tecnica
lp = pv (3.30)
2^*<*X2$(
X*
! 2$**
2/*<* %
2
(u1 + gz1 + w 1 ! 1 dθ + dQi + dLi =
+ p1v1) m
2
2 (3.31)
= (u2 + gz2 + w 2 ! 2 dθ + dQu + dLu + dEV.C.
+ p2v2) m
2
2
(u1 + gz1 + w 1 ! 1 dθ + dQ =
+ p1v1) m
2
2 (3.32)
= (u2 + gz2 + w 2 ! 2 dθ + dL + dEV.C.
+ p2v2) m
2
2 2
dE V.C.
(h1 + gz1 + w 1 ) m ! = (h + gz + w 2 ) m
!1 + Q 2 2 ! 2 + L! + (3.33)
2 2 dθ
dQ = dL + dEV.C. (3.34)
2 2
! (gz1 + w 1 ) + Q
!1+ m
H ! = H ! (gz2 + w 2 ) + L!
!2 + m (3.36)
2 2
2 2
h1 + gz1 + w 1 + q = h2 + gz2 + w 2 +l (3.37)
2 2
! =h m
! + Q !
h1 m 2 ! + L (3.38)
e la (3.37) diventa:
h1 + q = h2 + l (3.39)
Nel caso in cui il sistema preveda più sezioni di ingresso e/o di uscita,
il 1° Principio della Termodinamica per sistemi aperti va scritto estenden-
do ovviamente il bilancio a tutte le portate in ingresso ed in uscita. La
(3.33) diventa pertanto:
2 2
dE V.C.
! i (hi + gzi + w i ) + Q
Σm ! u (hu + gzu + w u ) + L! +
! = Σm (3.40)
2 2 dθ
2 2
! i (hi + gzi + w i ) + Q
Σm ! u (hu + gzu + w u ) + L!
! = Σm (3.41)
2 2
Non essendoci più un’unica portata di fluido, nel caso di più sezioni
in ingresso e/o in uscita non è più possibile scrivere il primo principio in
termini di energie specifiche.
In pratica poi, trascurando i termini cinetici e potenziali, si ottiene
la seguente equazione:
Σm ! = Σm
! i hi + Q ! u hu + L! (3.42)
⎛ du ⎞
cv = ⎜ ⎟ (3.43)
⎝ dT ⎠v
dQ
5
c= (2.5)
mdT
46 Lezioni di Fisica Tecnica
e:
⎛ dh ⎞
cp = ⎜ ⎟ (3.44)
⎝ dT ⎠p
ΔU = U2 – U1 = 0 (3.45)
@' A
A) Sistemi chiusi
Essendo Q = 0, dalla (3.13) risulta:
L = –ΔU = U1 – U2 (3.48)
B) Sistemi aperti
Per la (3.42), valida nell’ipotesi di trascurabilità dei termini cinetici
e potenziali, si ha:
Σm ! u h u + L!
! i hi = Σ m (3.50)
che, per una sola sezione di ingresso ed una sola sezione di uscita, di-
venta:
L! = m !
! Δh = – ΔH
! (hi – hu ) = – m (3.51)
A) Sistemi chiusi
Nel caso di assenza anche di lavoro di elica, dalla (3.13) il primo
principio diventa:
Q = ΔU = U2 – U1 (3.52)
Vf
6
L= ∫
Vi
pdV (2.8)
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 49
B) Sistemi aperti
Per i sistemi aperti, in assenza di scambio di potenza meccanica, la
potenza termica somministrata (sottratta) si ritrova integralmente come
aumento (diminuzione) della portata entalpica e dalla (3.38) il primo prin-
cipio diventa:
! = ΔH
Q ! =H
! 2 −H
!1 (3.53)
dv = 0 (3.54)
A) Sistemi chiusi
Per il calcolo della quantità di calore scambiata vale la (3.52) e non
può esservi lavoro scambiato.
B) Sistemi aperti
Nei sistemi aperti, pur valendo quanto detto nel caso generale del-
50 Lezioni di Fisica Tecnica
?*
4* '
*
*
*
*
*
*
*
5*
,*
Figura 3.5 – Esempio di trasformazione a volume specifico costante nel piano p, v.
dp = 0 (3.55)
A) Sistemi chiusi
Si può pensare di realizzare una trasformazione isobara in un si-
stema pistone-cilindro, mantenendo invariata la pressione che agisce sul
pistone.
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 51
?*
4* 5*
,*
Figura 3.6 – Esempio di trasformazione a pressione costante con diminuzione del
volume specifico nel piano p, v.
Q = ΔH = H2 – H1 (3.56)
B) Sistemi aperti
Per processi a pressione costante in sistemi aperti non c’è alcuna
semplificazione delle equazioni finora viste, per cui le quantità di calore
e lavoro scambiate si calcolano con la (3.38).
Vf
7
L= ∫
Vi
pdV (2.8)
52 Lezioni di Fisica Tecnica
dT = 0 (3.58)
A) Sistemi chiusi
Essendo l’energia interna una grandezza di stato, la (3.13) diventa:
Q=L (3.59)
l= ∫! pdv (3.60)
dQ
8
c= (2.5)
mdT
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 53
dove con ∫! si indica l’integrale esteso a tutto il ciclo. Come si è già visto
nel paragrafo 2.10, in particolare nella Figura 2.7, nel piano di Clapeyron
il lavoro specifico l = ∫! pdv è rappresentato dall’area racchiusa dalla linea
della trasformazione ed è positivo se il verso è orario, negativo se il ver-
so è antiorario. Ne deriva che, se il ciclo viene percorso in verso orario,
il sistema complessivamente cede all’ambiente una quantità di energia
meccanica che, per la (3.59), è uguale alla quantità di energia termica
complessivamente scambiata: in un ciclo di questo tipo, detto ciclo diretto,
si ha pertanto trasformazione di energia termica in energia meccanica.
Si comprende quindi come tali cicli trovino applicazione negli impianti
termici motori nei quali si produce appunto energia meccanica a partire
da energia termica.
Si definisce rendimento o rendimento termodinamico di un ciclo diret-
to il rapporto tra la somma di tutti i lavori (positivi e negativi) del ciclo e
la somma di tutte le quantità di energia termica assorbite dal ciclo stesso.
Il rendimento risulta quindi dato dalla relazione:
L
η= (3.61)
Qi
Qi – Qu = L (3.62)
risulta anche:
Qi − Qu Q
η= = 1− u (3.63)
Qi Qi
Qi
COPf = (3.64)
L
ovvero:
Qi
COPf = (3.65)
Qu − Qi
1
COPf = (3.66)
Qu
−1
Qi
Qu
COPp = (3.67)
L
ovvero:
Qu
COPp = (3.68)
Qu − Qi
9
Dall’inglese “Coefficient of Performance”.
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 55
1
COPf = (3.69)
Q
1− i
Qu
B) Sistemi aperti
Ricordando che l’entalpia è una proprietà di stato, per cui in un ciclo
termodinamico il suo valore iniziale coincide con quello finale, la (3.38)
diventa:
! = L!
Q (3.70)
dalla quale si ricava che le espressioni del rendimento degli impianti ter-
mici motori e dei coefficienti di prestazione degli impianti frigoriferi e di
quelli a pompa di calore sono perfettamente simili a quelle scritte per i
sistemi chiusi, con la sola differenza che al posto delle quantità di calore,
Q, e del lavoro, L, si utilizzano rispettivamente la potenza termica, Q! e
la potenza meccanica, L! o le corrispondenti grandezze specifiche.
! = m
Q ! (hu – hi) = m !
! Δh = ΔH (3.71)
D) Valvole di laminazione
Le valvole di laminazione sono costituite da un elemento di condot-
to dotato di una strozzatura, fissa o variabile, e servono per ridurre la
pressione.
In questi componenti è senz’altro nullo il lavoro e la potenza termica
è trascurabile rispetto alle portate entalpiche. Pertanto per una valvola
di laminazione risulta:
hi = hu (3.72)
il che, come si vedrà al paragrafo 9.3, non significa che il processo sia
isoentalpico.
Esercizi
ESERCIZIO 3.1 – In una tubazione cilindrica entra del fluido con una densità di
2,3 kg/m3. La velocità all’ingresso è di 1,50 m/s ed il diametro della sezione di
ingresso è di 12,6 cm. Sapendo che all’uscita la densità del fluido è di 4,3 kg/m3
e che il diametro è di 10,0 cm, quale sarà la velocità del fluido all’uscita?
5* 4
ESERCIZIO 3.2 – Con riferimento allo schema, nel quale i condotti sono tutti
a sezione quadrata, si conoscono i seguenti dati:
L1 = 11,3 cm, w1 = 5,40 km/h, v1 = 3,20 m3/kg, L2 = 15,4 cm, w2 = 6,35 km/h,
v2 = 2,78 m3/kg, L3 = 17,4 cm, w3 = 4,70 km/h, v3 = 2,34 m3/kg.
58 Lezioni di Fisica Tecnica
5* =*
:);)*
4*
!* G*
ESERCIZIO 3.4 – Una massa di 35 kg cede una quantità di calore di 25,7 kcal
e scambia un lavoro specifico di compressione di 20,0 kJ/kg. Calcolare:
1. la variazione di energia interna;
2. la variazione di energia interna specifica.
ESERCIZIO 3.5 – Un sistema a pareti rigide e fisse, senza lavoro di elica, riceve
una quantità di calore di 43,5 kJ. Calcolare la variazione di energia interna.
ESERCIZIO 3.7 – Un sistema passando dallo stato 1 allo stato 2 lungo la tra-
sformazione 1A2 assorbe Q = 50 kJ e compie un lavoro L = 20 kJ. Se invece
segue la trasformazione 1B2, è Q = 36 kJ.
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 59
ESERCIZIO 3.12 – Con riferimento all’esercizio 3.1, sapendo che l’entalpia spe-
cifica del fluido all’ingresso ed all’uscita sono pari rispettivamente a 430 e
370 kJ/kg, e sapendo che il sistema non compie lavoro, calcolare la potenza
termica scambiata dal sistema.
5* g
*!
*4
f
W*5*4*!* ,*3/!"YJ6
q l Δu
A-B +
B-C +
C-D
Bilanci di massa e di energia - Primo principio della termodinamica 61
ESERCIZIO 3.19 – 12,5 kg/h di un fluido evolvono secondo un ciclo diretto. Per
ogni ciclo il fluido riceve una potenza termica di 9,38 ⋅ 103 kW e cede una
potenza termica di 7,00 ⋅ 103 kW. Si calcolino:
1. il rendimento del ciclo,
2. la potenza meccanica ricavata.
trasformazione
1-2 2-3 3-4 4-5 5-6 6-1
! (kW)
Q 0 356 2,34 ⋅ 103 654 0 –2,37 ⋅ 103
L! (kW) –14,4 0 0 0 0
Si calcolino:
1. la potenza termodinamica della trasformazione 5-6,
2. il rendimento termodinamico.
grandezza 1 2 3
raggio (cm) 30,0 25,0 80,0
portata (kg/h) 5000
velocità (m/s) 3,0 3,0
volume specifico (m3/kg) 1,20 1,10
entalpia specifica (kJ/kg) 630,3 422,34
dQrev
dS = (4.1)
T
2
dQ rev
ΔS = S2 – S1 = ∫1 T
(4.2)
dq rev
ds = (4.3)
T
2
dq rev
Δs = s2 – s1 = ∫ T
(4.4)
1
ΔSSI ≥ 0 (4.5)
1
dq = du + pdv (3.20)
68 Lezioni di Fisica Tecnica
du pdv
ds = + (4.7)
T T
dh vdp
ds = − (4.8)
T T
2
dq = dh – vdp (3.26)
Secondo principio della termodinamica 69
Q
ΔS = (4.10)
T
ovvero, per le sorgenti, la (4.2) vale anche quando il processo non è re-
versibile.
Si tenga presente che la sorgente alla quale l’energia termica viene ce-
duta viene spesso indicata come pozzo termico o semplicemente pozzo.
Definiti il SEM ed il SET, è possibile affermare che calore e lavoro,
che per il primo principio della termodinamica sono forme perfettamente
70 Lezioni di Fisica Tecnica
Q
ΔS1 = − (4.11)
T1
Q
ΔS2 = (4.12)
T2
⎛ 1 1 ⎞
ΔSSI = ΔS1 + ΔS2 = |Q| ⎜ − ⎟ (4.13)
⎝ T 2 T1 ⎠
dalla quale, dovendo essere per il 2° assioma ΔSSI > 0, deve essere neces-
sariamente T1 > T2, cioè il calore può fluire spontaneamente solo da una
sorgente a temperatura più elevata verso una sorgente a temperatura infe-
riore. In questo modo si ottiene, per via deduttiva, il postulato di Clausius:
l’energia termica può fluire spontaneamente da una sorgente di temperatura
assegnata solo verso una sorgente a temperatura inferiore e si è ottenuta
la risposta al primo dei problemi non risolti dal primo principio riportati
al paragrafo 4.1: in natura avvengono spontaneamente solo i processi che
comportano complessivamente un aumento di entropia.
Il passaggio di energia da sorgenti a temperatura inferiore verso sor-
genti a temperatura più elevata, che non può avvenire spontaneamente
in quanto violerebbe il secondo principio, è comunque realizzabile, ma
solo spendendo del lavoro.
Dalla (4.13) si ricava che la variazione di entropia tende a zero quan-
do lo scambio termico fra le due sorgenti è dovuto a differenze di tem-
Secondo principio della termodinamica 71
EIJ -
P!
EIJ B
Figura 4.1 – Schema di sistema isolato costituito da due sorgenti che scambiano calore
fra loro.
Q
ΔSSI = − ≤0 (4.15)
T1
EIJ!
P!
^!
E"!E EIL!
Figura 4.2 – Schema di sistema ciclico irrealizzabile che sottrae calore ad una sorgente
e lo converte completamente in energia meccanica.
Q1 Q2
ΔSSI = ΔSSET1 + ΔSSC + ΔSSEM + ΔSSET2 = − + ≥0 (4.16)
T1 T 2
dalla quale si ricava che deve essere T2< T1; infatti, per il primo principio
della Termodinamica, essendo il sistema ciclico, risulta ΔU = 0, Q2 = Q1 – L
e quindi Q2 < Q1.
Secondo principio della termodinamica 73
EIJ!-!
P-!
^!
E"!E EIL!
PB!
EIJ!B!
Figura 4.3 – Schema di sistema ciclico che scambia energia termica con le sorgenti
1 e 2 (con T1 > T2) ed energia meccanica con un serbatoio di energia
meccanica.
T2 Q T2 Q
− ≥ − 2 ⇒ 1− ≥1 − 2 (4.17)
T1 Q1 T1 Q1
e quindi:
T1 − T 2 Q − Q2
≥ 1 (4.18)
T1 Q1
T1 − T 2
η ≤ (4.19)
T1
Qi − Qu
3
η= (3.63)
Qi
74 Lezioni di Fisica Tecnica
T1 − T 2 T2
ηCarnot = = 1− (4.20)
T1 T1
dalla quale si ricava che il rendimento del ciclo di Carnot dipende solo dalle
temperature delle sorgenti ed è indipendente dal tipo di fluido evolvente e
dall’estensione delle isoterme. Il rendimento del ciclo di Carnot rappresen-
ta il limite superiore, praticamente irraggiungibile, di qualsiasi dispositivo
tendente a convertire energia termica in meccanica ed operante tra due
sorgenti termiche a temperatura T1 e T2 con T1 > T2.
Dalle (4.19) e (4.20) si ricava l’espressione del teorema di Carnot:
η ≤ ηCarnot (4.21)
η
ηΙΙ = (4.22)
ηCarnot
Secondo principio della termodinamica 75
che consente di valutare, per assegnati valori delle temperature delle due
sorgenti, in che misura la configurazione del ciclo reale in esame appros-
sima quella del ciclo di Carnot ed è dunque utile anche per confrontare
tra loro cicli di configurazioni differenti operanti tutti, ovviamente, tra gli
stessi valori di temperatura.
Nel paragrafo 4.1 si è detto che il processo ciclico di trasformazione di
energia termica in meccanica non avviene mai con rendimento unitario; da
quanto ora dedotto dal 2° principio si ricava inoltre che tale rendimento
non può comunque essere maggiore di quello di Carnot. Di fatto, il 2°
principio penalizza drasticamente la conversione di calore in lavoro in
quanto, come si vedrà meglio al Capitolo 14, la temperatura T1 è in pra-
tica limitata superiormente dalle caratteristiche dei materiali costituenti
le macchine e le apparecchiature di scambio termico, mentre la tempe-
ratura T2 nel migliore dei casi può assumere come valore minimo quello
della temperatura ambiente4. Inoltre, nella realtà, la presenza inevitabile
di irreversibilità interne ed esterne limita ulteriormente il rendimento di
conversione.
I cicli inversi, detti anche cicli operatori, vengono impiegati per ef-
fettuare il trasferimento di energia termica da una sorgente ad assegnata
temperatura T2 verso un’altra sorgente a temperatura T1 > T2, utilizzando
energia meccanica.
Al capitolo 3 si è detto che, a seconda delle finalità che ci si propone,
le applicazioni dei cicli inversi sono gli impianti frigoriferi, con i quali si
sottrae energia termica alla sorgente 2, e quelli a pompa di calore, con i
quali si somministra energia termica alla sorgente 1. In riferimento al ciclo
inverso in Figura 4.4, se si considera l’impianto frigorifero, la sorgente 1
rappresenta l’ambiente esterno e la 2 la cella frigorifera; considerando
invece l’impianto a pompa di calore, la sorgente 2 rappresenta l’ambiente
esterno e la 1 l’ambiente da riscaldare.
Con ragionamenti del tutto analoghi a quelli fatti nel caso dei cicli
diretti, per i cicli inversi valgono le relazioni:
4
A questo proposito, va sottolineato che dalla (4.20) si ricava anche che dal punto
di vista energetico non tutte le sorgenti sono uguali, ma sono più pregiate quelle a
temperature più elevate; infatti, assunto per T2 il valore della temperatura ambiente,
il rendimento è tanto più elevato quanto maggiore è la temperatura della sorgente
alla quale viene sottratta l’energia termica.
76 Lezioni di Fisica Tecnica
Q2 Q2 1
COPf = = = (4.23)
L Q1 − Q2 Q1 − 1
Q2
Q1 Q1 1
COPp = = = (4.24)
L Q1 − Q2 1 − Q2
Q1
Q1 Q2 + L
COPp = = = COPf + 1 (4.25)
L L
!
EIJ!-!
!
P-!
^!
&'&*!E EIL!
PB!
EIJ!B!
Figura 4.4 – Schema di sistema atto alla realizzazione di un ciclo inverso che scambia
calore con le sorgenti 1 e 2 (T1>T2) ed energia meccanica con un serbatoio
di energia meccanica
Anche per il ciclo inverso, così come per quello diretto, è utile definire
un coefficiente di prestazione di riferimento, che è quello del ciclo inverso
reversibile, o ciclo di Carnot inverso5, per il quale, essendo la produzione
entropica nulla, vale la relazione:
Q1 Q2
Sgen = − =0 (4.26)
T1 T 2
5
Il ciclo di Carnot inverso presenta le stesse caratteristiche di quello diretto, a
meno del verso di percorrenza che è antiorario.
Secondo principio della termodinamica 77
T2
COPf,rev = (4.27)
T1 − T 2
T1
COPp,rev = (4.28)
T1 − T 2
COP
COPII = (4.29)
COPrev
⎧→ 0 per T2 → 0 K
⎪
COPf ⎨
⎪→ ∞ per (T − T ) → 0 K
⎩ 1 2
⎧→ 1 per T1 → ∞ o T2 → 0 K
⎪
COPp ⎨
⎪→ ∞ per (T − T ) → 0 K
⎩ 1 2
W! h!
!
Figura 4.5 – Schema di sistema isolato costituito da due sottosistemi A e B.
con:
s1 = entropia specifica del fluido nella sezione di ingresso, J/kgK;
s2 = entropia specifica del fluido nella sezione di uscita, J/kgK;
S! fl. ter. = generazione di entropia nel volume di controllo dovuta agli
scambi termici con l’ambiente, può assumere valori positivi,
nulli o negativi; J/sK;
S! eff. diss = generazione di entropia nel volume di controllo dovuta agli ef-
fetti dissipativi, sempre positiva; J/sK.
Dividendo la (4.35) per dθ, indicando con S! il prodotto m ! s, detto
anche portata entropica e misurato evidentemente in J/sK, ed indicando
con S! V.C. la somma S! fl. ter + S! eff. diss , si ha:
s2 – s1 = S! V.C. / m
! (4.37)
∑ S! u − ∑ S! i = S! V.C. (4.39)
u i
Secondo principio della termodinamica 81
4.10.1 Generalità
dq
ds = (4.3)
T
si ha:
2
q1,2 = ∫ Tds (4.40)
1
-!
!
! &!
Figura 4.6 – Rappresentazione grafica nel piano T,s del calore scambiato in un pro-
cesso internamente reversibile.
82 Lezioni di Fisica Tecnica
J!
'
-! B
'
A! ' Y!
AX! YX!
&!
area 1 2 3 4
η=
area 1' 1 2 3 3'
area 1 2 3 4
η=
area 1 2 3' 4'
J!
B!
-! Y!
A!
Q2c
∑ Qj
J
< (4.43)
Q1c ∑ Qi
i
Q2C
∑ Qj
J
ηC = 1 − > η = 1− (4.44)
Q1C ∑ Qi
i
J!
Q B \
J-!
-!
Y!
JB!
`! A! _!
&!
4.12 L’exergia
4.12.1 Introduzione
L = m ex = EX (4.45)
con:
ex = exergia specifica, in J/kg o kJ/kg;
EX = exergia totale, in J o kJ.
⎛ Ta ⎞
EX Q = Q ⎜ 1 − ⎟=L (4.46)
⎝ T1 ⎠
con:
EXQ = exergia scambiata dal sistema a seguito del trasferimento di una
quantità di calore, J;
Ta = temperatura dell’ambiente, K.
L’exergia rappresenta il lavoro netto che si può ottenere se la quantità
di calore Q è impiegata in un ciclo reversibile di Carnot, operante tra una
sorgente superiore a temperatura T, e una sorgente inferiore, costituita
dall’ambiente a temperatura Ta.
Ogni quantità di calore disponibile alla temperatura T1 può quindi
essere considerata composta di due frazioni:
⎛ Ta ⎞
una prima, exergia, pari a: Q ⎜ 1 − ⎟
⎝ T1 ⎠
Ta
una seconda, anergia, pari a: Q
T1
⎛ Ta ⎞
dove l’espressione tra parentesi, ⎜ 1 − ⎟ , è detta fattore di Carnot.
⎝ T1 ⎠
88 Lezioni di Fisica Tecnica
m ! a = L! + m
! h1 + Q ! ha (4.47)
L! = m
! [(h1–ha) – Ta(s1–sa)] (4.49)
Il valore di L! così calcolato rappresenta proprio il flusso di exergia
associato al flusso di massa; la quantità [(h1–ha) – Ta(s1–sa)] è l’exergia
specifica della sostanza nello stato 1. Si ha pertanto, in generale:
con:
.
EX = il flusso exergetico convettivo, W.
. . . . .
EX i + EX Qi = EQQu + L + EX dis (4.53)
n
! hi + ∑ Q
m ! j +Q
! a = L! + m
! hu (4.54)
j= 1
n !j Q
Q !
! si + ∑
m + a + S! gen = m
! su (4.55)
j= 1 T j Ta
!
EIJ!-! EIJ!m! EIJ!1!
!
!#!
" ! !!
" !$!
"
!
! '! 4!
!
!
!
!%!
"
&! !
3$6'%1*%!
Figura 4.10 – Schema per i bilanci di energia e di entropia per un sistema aperto.
con:
Q! j = generica potenza termica scambiata con una sorgente a tempera-
tura Tj, W.
90 Lezioni di Fisica Tecnica
.
Evidenziando Qa dalla (4.55) si ha:
!j
! a = ⎡⎢ m ⎤
n
Q
Q ! (su − si ) − ∑ − S! gen ⎥ (4.56)
⎢⎣ j= 1 T j ⎥⎦
! j ⎛⎜ 1 − Ta ⎞⎟ − Ta S! gen
n
! [(h i − Ta si ) − (h u − Ta su )] + ∑ Q
L! = m (4.57)
j= 1 ⎝ Tj ⎠
ex prod
ηex = (4.60)
ex spesa
Secondo principio della termodinamica 91
Esercizi
ESERCIZIO 4.6 – Una macchina di Carnot riceve energia termica da una sorgen-
te 1 alla temperatura di 650 ºC; il 60% di questa energia viene convertita in
lavoro meccanico, mentre il rimanente 40% viene scaricato in un pozzo 2. Si
determini la variazione percentuale rispetto al valore iniziale del rendimento
se la temperatura della sorgente 1 scende a 500 K, a parità di temperatura
del pozzo.
5.1 Definizioni
1
Come si vedrà, per aeriforme si intendono sia i vapori che i gas.
94 Lezioni di Fisica Tecnica
;9*$%&"
CR!GSR' !GTUGSR'
*%5$($;$+,#$%&"
*9E5$@,#$%&" "6,4%2,#$%&"
+%&("&*,#$%&"' +%&("&*,#$%&"'%'
5$89";,#$%&"'
IVWG)RWXV'
2
I valori della pressione di saturazione dell’acqua sono riportati nella seconda
colonna della Tabella A.6 dell’Appendice, in funzione dei valori di temperatura (in
prima colonna); dalla Tabella si ricava, ad esempio, che alla temperatura di 20°C la
pressione di saturazione è pari a 0,02337 bar, ovvero 2337 Pa.
Sostanze pure: Generalità 95
3
La temperatura di ebollizione di una sostanza è definita come la temperatura
alla quale la tensione di vapore uguaglia la pressione atmosferica.
4
Negli stati termodinamici caratterizzati contemporaneamente da valori di tem-
peratura e pressione maggiori dei corrispondenti valori critici, si parla genericamente
di fluido, senza distinzione tra liquido e gas.
Sostanze pure: Generalità 97
='
4'
>'
;'
<' 6,4%2"'*922$*+,5(,1%'
-'
5
Nel caso dell’acqua tale pendenza è pari a circa 7,5∙10–3 bar/°C.
98 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella 5.1 – Valori della temperatura e della pressione al punto triplo ed al punto
critico per alcune sostanze.
sostanza punto triplo punto critico
TT (K) pT (Pa) TC (K) pC (Pa)
acqua 273,16 6,11·102 647,3 2,21·107
ammoniaca 195,4 6,06·103 405,4 1,13·107
anidride carbonica 216,5 5,17·105 304,2 7,38·106
azoto 63,2 1,25·104 126,2 3,39·106
idrogeno 13,8 7,02·103 33,2 1,29·106
neon 24,6 4,31·104 44,4 2,73·106
ossigeno 54,4 1,52·102 154,8 5,08·106
Si noti che il processo descritto si ripete allo stesso modo qualunque sia
la pressione, purché compresa tra pT e pC, cioè compresa tra le pressioni dei
punti triplo e critico della sostanza in esame. Al variare della pressione del
sistema, i punti L ed E ovviamente si spostano, ma la temperatura di inizio
liquefazione rimane praticamente la stessa in quanto, come detto, la curva
TB è praticamente verticale, mentre varia considerevolmente la tempera-
tura di inizio evaporazione, che aumenta all’aumentare della pressione.
Sostanze pure: Generalità 99
='
4'
>'
;'
<'
1'
Figura 5.3 – Trasformazione a pressione costante nel piano p,T.
='
4'
K,1@:' >'
;'
9'
Z=L'
A'
<'
^'P_' 1'KMN:'
senza mai passare per la fase liquida: è quello che avviene per esempio
con il “ghiaccio secco”, spesso utilizzato per conservare i gelati, che non
è altro che anidride carbonica solida. Infatti, la pressione del punto tri-
plo dell’anidride carbonica è pari a 5,17∙105 Pa (circa 5 bar), per cui una
trasformazione a pressione atmosferica nel piano p,T è rappresentata da
un segmento orizzontale, posizionato al disotto del punto triplo, T, che
incontra la curva della tensione di vapore del solido a –78 °C; quindi, il
ghiaccio secco non fonde, come fa il ghiaccio di acqua, ma sublima, cioè
diventa direttamente vapore surriscaldato.
4'
D' ,'
>'
5$89$(%' <,*'
*%5$(%'
*,192%'
*%5$(%' ^'
5$89$(%'
*,192%'
-'`'-+'
6,4%2"'
5$89$(% *,192% ^ 6,4%2" *,192% *922$*+,5(,1%'
E'
Figura 5.5 – Piano p,v per una sostanza pura.
particolare per quella dei volumi specifici che nella fase aeriforme, a bassi
valori della pressione, sono di alcuni ordini di grandezza superiori a quelli
nelle fasi liquida e solida; ad esempio, per l’acqua al punto triplo, il vo-
lume specifico del vapore saturo secco è circa 200.000 volte maggiore di
quello del liquido saturo.
Infine, si tenga presente che la linea BC, luogo dei punti rappresen-
tativi delle condizioni di liquido saturo, viene detta curva limite inferiore
o linea del liquido saturo; la linea CD, luogo dei punti rappresentativi
delle condizioni di vapore saturo secco, viene detta curva limite superiore
o linea del vapore saturo secco.
Esercizi
6.1 Generalità
1
I gas che l’allievo avrà più frequentemente occasione di incontrare soddisfano
con ottima approssimazione l’ipotesi di gas perfetto per t > 0°C se ρ non supera valori
di circa 15 kg/m3. Si tenga presente che l’aria, a temperatura e pressione ambiente,
ha densità di circa 1,2 kg/m3.
2
Questa ipotesi è ingegneristicamente corretta, perché i valori di cp e cv per i
gas perfetti sono solo debolmente crescenti con la temperatura; l’ipotesi di gas piuc-
cheperfetto comporta un errore di qualche percento.
104 Lezioni di Fisica Tecnica
pv = RT (6.1)
con:
p = pressione del sistema, Pa;
v = volume specifico della sostanza, m3/kg;
R = costante caratteristica della particolare sostanza, J/kgK;
T = temperatura assoluta del sistema, K;
si noti che la temperatura deve essere espressa in K.
Nella Tabella A.3 dell’Appendice sono riportati per alcune sostanze
i valori della costante R, che è anche ottenibile dalla relazione:
Ro
R= (6.2)
M
con:
Ro = costante universale del gas ideale, identica per tutte le sostanze, =
8,31 kJ/kmolK;
M = massa molecolare della sostanza, kg/kmol.
Si ricorda che tra m e M sussiste la relazione:
m = nM (6.3)
pV = mRT (6.4)
3
Nelle Tabelle A.3 e A.4 dell’Appendice sono riportati dati relativi ad alcune
sostanze pure e all’aria, che in realtà è una miscela di molte sostanze; in particolare,
i valori tabellati per l’aria sono medie, pesate rispetto alle masse, dei valori relativi
ai singoli componenti, fra i quali l’azoto e l’ossigeno rappresentano circa il 99% in
volume.
Sostanze pure: i gas 105
pV = nRoT (6.5)
p M p
ρ= = (6.6)
RT R o T
p2 T2
= (6.7)
p 1 T1
v 2 V2 T2
= = (6.8)
v 1 V1 T1
nella quale il rapporto tra i volumi totali è di interesse solo nel caso dei
sistemi chiusi.
4
Si definisce densità standard o densità normale la densità di un gas a valori di
temperatura e pressione standard (STP, Standard Temperature Pressure) concordati
in campo internazionale, che in Europa sono t = 0°C, p = 1,013 bar. Spesso, anche
il volume e la portata volumetrica di un gas vengono riferiti alle condizioni STP e
indicati con la dizione normal metro cubo o normal metro cubo per secondo (Nm3
o Nm3/s).
106 Lezioni di Fisica Tecnica
du = cvdT
(6.11)
u2 – u1 = cv(t2 – t1)
5 ⎛ du ⎞ (3.43)
cv = ⎜ ⎟
⎝ dT ⎠v
Sostanze pure: i gas 107
dh = cpdT
(6.12)
h2 – h1 = cp(t2 – t1)
q = cv(t2–t1) (6.13)
q = cp(t2–t1) (6.14)
cp – cv = R (6.15)
cp
=k (6.16)
cv
6 ⎛ dh ⎞ (3.44)
cp = ⎜ ⎟
⎝ dT ⎠p
7
Q = ΔU = U2 – U1 (3.52)
8
Q = ΔH = H2 – H1 (3.56)
9
La relazione si ottiene scrivendo il 1° principio per sistemi chiusi nella forma
(3.20) e particolarizzandolo per gas piuccheperfetti e per processi isobari. Si ha:
dq)p = cpdT = cvdT + pdv (a)
ma se in generale è pdv + vdp = RdT, per un processo isobaro si ha pdv = RdT, e
quindi:
cpdT = cvdT + RdT (b)
108 Lezioni di Fisica Tecnica
6.4 Entropia
dT dv
ds = cv +R (6.18)
T v
dT dp
ds = cp –v (6.19)
T T
dT dp
ds = cp –R (6.20)
T p
Se l’equazione:
pdv + vdp = RdT
du pdv
10
ds = + (4.7)
T T
11 dh vdp (4.8)
ds = −
T T
Sostanze pure: i gas 109
dv dp dT
+ = (6.21)
v p T
dp dv
ds = cv + cp (6.22)
p v
T2 v
s2 – s1 = cvln + Rln 2 (6.23)
T1 v1
T2 p
s2 – s1 = cpln – Rln 2 (6.24)
T1 p1
p2 v
s2 – s1 = cvln + cpln 2 (6.25)
p1 v1
6.5 Trasformazioni
con:
n = esponente dalla politropica che può assumere qualunque valore
compreso tra + ∞ e – ∞;
da cui deriva:
ln p1 − ln p2
n= (6.28)
ln v 2 − ln v 1
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T
(n − 1)/ n
= costante (6.30)
p
n−k
cn = cv (6.31)
n−1
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Figura 6.2 – Andamento di alcune politropiche nel piano p,v al variare dell’espo-
nente n.
Per quanto finora detto è facile constatare che nel piano T,s, nel quale
le isoterme e le isoentropiche formano un angolo retto, le politropiche
caratterizzate da calore specifico negativo giacciono nel 2° e 4o quadrante,
come mostrato in Figura 6.3.
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A) Sistemi chiusi
Il lavoro di variazione di volume di un gas perfetto è fornito dalla
(2.10)12, per cui dalla (6.26) si ha:
v2
dv
L = mp1v1n
∫
v vn
(6.32)
1
p1 v 1 ⎡ ⎛ v 1 ⎞ ⎤
n −1
L=m ⎢1 − ⎜ ⎟ ⎥ (6.33)
n − 1 ⎣⎢ ⎝ v 2 ⎠ ⎦⎥
e per n = 1:
v2
L = mp1v1ln (6.34)
v1
⎡ n −1
⎤
p1 v 1 ⎢ ⎛ p 2 ⎞ n ⎥
L=m 1−⎜ ⎟ (6.35)
n − 1 ⎢ ⎝ p1 ⎠ ⎥
⎢⎣ ⎥⎦
e, per n = 1:
p1
L = mp1v1ln (6.36)
p2
Q = mcn Δt (6.37)
vf
12
vi
∫
L = m pdv (2.10)
114 Lezioni di Fisica Tecnica
T2
ΔS = mcnln (6.38)
T1
B) Sistemi aperti
Come si vedrà al Capitolo 8, nei sistemi aperti, in alcune ipotesi, la
potenza meccanica è data dalla relazione:
p2
L! = −m
! ∫ vdp (6.39)
p1
⎡ n −1
⎤
! n ⎢ ⎛ p2 ⎞ n ⎥
L=m
! p1 v 1 1−⎜ ⎟ (6.40)
n − 1 ⎢ ⎝ p1 ⎠ ⎥
⎢⎣ ⎥⎦
n ⎡ ⎛ v2 ⎞ ⎤
n −1
L! = m
! p1 v 1 ⎢1 − ⎜ ⎟ ⎥ (6.41)
n − 1 ⎢⎣ ⎝ v 1 ⎠ ⎥⎦
! =m
Q ! c n Δt (6.42)
2
dq rev
13
Δs = s2 − s1 = ∫
1
T
(4.4)
Sostanze pure: i gas 115
T2
! Δs = m
m ! c n ln (6.43)
T1
T2 = T1 (6.44)
T
(k − 1)/ k
= costante (6.46)
p
p vk = costante (6.47)
A) Sistemi chiusi
Per il 1° principio della termodinamica vale la relazione:
14
ΔU = U2 – U1 = 0 (3.45)
116 Lezioni di Fisica Tecnica
B) Sistemi aperti
Come si è detto, nei sistemi aperti, in alcune ipotesi la potenza mec-
canica è data dalla relazione:
p2 2 v
dv
L! = −m
! ∫ vdp = −m
! p1 v 1k ∫ k (6.49)
p1 v1 v
⎡ k −1
⎤
k ⎢ ⎛ p ⎞
1−⎜ ⎟ ⎥
k
!
L = m p1 v 1
! 2
(6.50)
k − 1 ⎢ ⎝ p1 ⎠ ⎥
⎣⎢ ⎦⎥
k ⎡ ⎛ v2 ⎞ ⎤
k −1
L! = m
! p1 v 1 ⎢1 − ⎜ ⎟ ⎥ (6.51)
k − 1 ⎣⎢ ⎝ v 1 ⎠ ⎦⎥
15
Infatti differenziando la (6.26), si ha:
npvn–1dv + vndp = 0 (a)
n-l
che divisa per v fornisce:
dp p
= −n
dv v
da cui si ricava che in ogni punto del piano p,v la pendenza della isoentropica (n=k)
è k volte maggiore di quella dell’isoterma (n=1) passante per lo stesso punto.
Sostanze pure: i gas 117
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Figura 6.4 – Andamento delle isoentropiche e delle isoterme per i gas perfetti nel
piano p,v.
A) Sistemi chiusi
Per il primo principio della termodinamica, per le trasformazioni
adiabatiche reali, ovviamente irreversibili, vale ancora la relazione vista
per le adiabatiche reversibili:
B) Sistemi aperti
L! = −ΔH
! = m
! cp(T1– T2) (6.53)
16
Non è più possibile usare le (6.47), (6.48) e (6.49), ricavate nell’ipotesi di
Δs = 0.
118 Lezioni di Fisica Tecnica
Per la (6.1), come si è già visto nel paragrafo 6.2, tra le variabili degli
stati termodinamici iniziale e finale, esiste la relazione:
p2 T2
= (6.7)
p 1 T1
Per il calcolo della variazione di entropia conviene servirsi della (6.23)
o della (6.25) che, per un’isocora, si riducono a formule monomie.
L’isocora nel piano p,v è ovviamente rappresentata da un segmento
verticale, mentre nel piano T,s, per la (6.23), è rappresentata da una curva
esponenziale, che, come è riportato nella Figura 6.3 è caratterizzata da
una pendenza maggiore rispetto all’isobara.
A) Sistemi chiusi
In un’isocora il lavoro di variazione di volume è ovviamente nullo e
può esserci lavoro di elica.
La quantità di calore scambiata è data dalla relazione:
B) Sistemi aperti
Come detto al paragrafo 6.5.1 a proposito delle politropiche, la po-
tenza meccanica è data dalla relazione:
p2
L! = −m
! ∫ vdp = m
! v(p1 − p2 ) (6.39)
p1
17
ΔSSI= ΔSsist,adiab + ΔSSEM = ΔSsist,adiab ≥ 0 (4.10)
Sostanze pure: i gas 119
v 2 T2
= (6.8)
v 1 T1
A) Sistemi chiusi
Per quanto riguarda il lavoro di variazione di volume, è ovviamente
sempre valida la (2.9)18 che, per la (6.1), si particolarizza nella:
18
dL = mpdv (2.9)
19
Q = ΔH = H2 – H1 (3.56)
120 Lezioni di Fisica Tecnica
B) Sistemi aperti
Le equazioni per il calcolo della potenza meccanica e di quella termi-
ca sono analoghe a quelle
.
per. i sistemi chiusi, considerando ovviamente
le grandezze orarie Q , m ! e L invece di Q, L ed m.
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Figura 6.5 – Andamento delle isoterme per i gas nel piano p,v
Sostanze pure: i gas 121
A) Sistemi chiusi
Il lavoro di variazione di volume è dato dalla (2.10)20 che, per n = 1;
fornisce:
v2 p
L = mRTln = mRTln 1 (6.58)
v1 p2
v2 p
Q = L = mRTln = mRTln 1 (6.59)
v1 p2
B) Sistemi aperti
Le equazioni per il calcolo della potenza meccanica e di quella ter-
mica sono analoghe a quelle per i sistemi chiusi, ovviamente espresse in
termini orari.
6.6.1 Generalità
mi
mt = Σmi nt = Σni = Σ (6.60)
Mi
vf
∫
20
L = m pdv (2.10)
vi
21
Con ni = mi/Mi
122 Lezioni di Fisica Tecnica
ni
xi = (6.61)
nt
mi
yi = (6.62)
mt
p = Σpi (6.64)
Ro
piV = miRiT = mi T = niRoT (6.65)
Mi
pV = ntRoT (6.67)
Sostanze pure: i gas 123
ni
pi = p = pxi (6.68)
nt
Ro
pVi = miRiT = mi T = niRoT (6.69)
Mi
ni
Vi = V (6.70)
nt
ni
ΣVi = VΣ = VΣxi = V (6.71)
nt
pv = RmT (6.72)
con v volume specifico della miscela, e Rm media pesata delle costanti Ri.
Si possono distinguere due casi:
a) è nota la composizione volumetrica della miscela, ovvero sono note le
xi . In questo caso, osservando che è:
124 Lezioni di Fisica Tecnica
nt Ro T Ro T Ro T R T
pv = = = = o (6.74)
∑ ni Mi ∑ ni Mi ∑ x i Mi Mm
nt
Ro
Rm = (6.75)
Mm
Mm = ΣxiMi (6.76)
Rm = ΣyiRi (6.77)
pV = TΣmiRi (6.79)
22
In generale una grandezza N è la media pesata delle grandezze Ni mediante le
grandezze ci se sussiste la relazione N=ΣciNi con 0 < ci < 1 e Σci = 1.
Sostanze pure: i gas 125
∑ miRi
pv = T = TΣyiRi (6.80)
mt
pv = RT (6.1)
pv = RmT (6.81)
Mi x i M
yi = = i xi (6.82)
∑ x i Mi Mm
mi nM
yi = = i i (6.83)
m t ∑ ni Mi
yi / Mi
xi = (6.84)
∑ (y i / M i )
ni m i / Mi
xi = = (6.85)
n t ∑ (m i / M i )
126 Lezioni di Fisica Tecnica
ΔU = ΣmiΔui (6.87)
ΔH = ΣmiΔhi (6.88)
ΔS = ΣmiΔsi (6.89)
con cvm e cpm, detti calori specifïci medi massici, che dal confronto delle
(6.94) e (6.95) con le (6.92) e (6.93), risultano espressi dalle relazioni:
Come si può osservare dalle (6.94) e (6.95), i calori specifici cvm e cpm,
analogamente ad Rm per l’equazione di stato tra p, v e T permettono di
ricondurre formalmente un sistema a più componenti ad un sistema ad
un solo componente. Si è ora in grado di comprendere completamente
la nota 1 di questo capitolo.
Esercizi
ESERCIZIO 6.1 – In una bombola di 150 litri vi è ossigeno alla pressione di 7,50
atm ed alla temperatura di 20°C. Calcolare la massa dell’ossigeno.
Una parte dell’ossigeno viene opportunamente utilizzata; calcolare quanto
ossigeno è rimasto nella bombola quando la pressione è ridotta a 1,50 atm,
a parità di temperatura.
ESERCIZIO 6.8 – 3000 kg/h di aria alla temperatura di 20°C ed alla pressione
di 1,00 atm entrano in una condotta, avente una sezione costante di 0,125
m2, nella quale c’è un compressore. Considerando la condotta adiabatica e
sapendo che l’aria esce alla temperatura di 60°C ed alla pressione di 2,00
atm, calcolare:
1. la velocità dell’aria nelle sezioni di ingresso ed uscita;
2. la potenza meccanica del compressore.
ESERCIZIO 6.12 – 350 m3/h di aria alla temperatura di 200°C ed alla pressione
di 1,50 atm entrano in un condotto che si trova in un vasto ambiente alla
temperatura di 20°C. All’uscita del condotto la pressione è di 1,00 atm e la
temperatura è di 35°C. Nell’ipotesi di comportamento piuccheperfetto cal-
colare:
1. la variazione oraria di entropia del sistema;
2. la produzione entropica.
ESERCIZIO 6.14 – 3500 kg/h di aria a 40,0°C ed 1,00 bar vengono inviati in un
compressore dal quale escono alla pressione di 8,00 bar. Calcolare, nell’ipotesi
di gas piuccheperfetto, la potenza meccanica necessaria:
1. nell’ipotesi di compressione adiabatica reversibile;
2. nel caso che la compressione sia adiabatica con una produzione entropica
specifica di 0,100 kJ/kgK.
ESERCIZIO 6.15 – 16,5 kg di ossigeno alla pressione di 1,00 atm ed alla tem-
peratura di 30,0°C vengono compressi in un sistema pistone-cilindro fino
alla pressione di 6,00 atm. Calcolare, nell’ipotesi di compressione isoterma
reversibile e di comportamento piuccheperfetto:
1. la quantità di calore scambiata;
2. il lavoro;
3. la variazione di entropia.
130 Lezioni di Fisica Tecnica
m vs
x= (7.1)
m l + m vs
con:
mvs = massa della fase aeriforme in equilibrio con la fase liquida, ovvero
massa del vapore saturo secco, kg,
134 Lezioni di Fisica Tecnica
m = ml + mvs (7.2)
V = Vvs + Vl (7.3)
ossia:
Vvs
Vl
V m m
= v v = vs v vs + 1 v l (7.5)
m m m
vv = vl + (vvs–vl)x (7.7)
uv = ul + (uvs–ul)x (7.10)
hv = hl + (hvs–hl)x (7.11)
sv = sl + (svs–sl)x (7.12)
gv = gl + (gvs–gl)x (7.13)
che vede variare la generica proprietà g dal valore gl (per x=0) al valore
gvs (per x=1) con legge lineare crescente, essendo per le quattro proprietà
gvs > gl.
7.1.5 Il calcolo delle proprietà dei vapori saturi con l’uso di Tabelle
Per calcolare vv, uv, hv e sv con le (7.7), (7.10), (7.11) e (7.12) è neces-
sario conoscere le corrispondenti proprietà del liquido saturo e del vapore
saturo secco, che per l’acqua sono riportate, in funzione della temperatura
o della pressione, nella Tabella A.6 dell’Appendice, nella quale si assume
come stato termodinamico di riferimento per l’energia interna (u = 0) e
per l’entropia (s=0) il liquido saturo alla temperatura del punto triplo;
conseguentemente, nello stato di riferimento, l’entalpia specifica, definita
dalla (3.23)1, è maggiore di zero.
In Tabella A.6 nella seconda colonna è riportata la tensione di vapo-
re, in bar; nella terza e quarta colonna sono riportati il volume specifico
del liquido saturo e quello del vapore saturo secco, in m3/kg (si noti che
1
h = u + pv (3.23)
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 137
i valori di vl, essendo piuttosto piccoli, sono stati moltiplicati per 103, per
cui, per esempio, il volume specifico dell’acqua liquido saturo a 20°C
è 1,0017∙10–3 m3/kg ovvero 1,0017 l/kg). Nella quinta, sesta e settima
colonna sono riportate l’entalpia specifica del liquido saturo, l’entalpia
specifica del vapore saturo secco e la loro differenza2, in kJ/kg. Nell’ot-
tava, nona e decima colonna sono riportate l’energia interna specifica
del liquido saturo, l’energia interna specifica del vapore saturo secco e
la loro differenza3, in kJ/kg. Infine, nell’undicesima, dodicesima e tredi-
cesima colonna sono riportate l’entropia specifica del liquido saturo, del
vapore saturo secco e la loro differenza3, in kJ/kgK.
Per la (3.25)4, la differenza (hvs–hl) rappresenta la quantità di energia
termica che bisogna somministrare ad 1 kg di acqua per farla evaporare a
pressione costante, ossia la variazione di entalpia dovuta al passaggio di
fase, grandezza nota anche come calore latente di evaporazione, termine
improprio ma molto usato.
Se si riportano i valori di vl e vvs della Tabella A.6 sulle ascisse di
un piano p,v si ottiene il diagramma di Figura 7.2, che è una parte del
diagramma più completo riportato nella Figura 5.5. La curva BC rappre-
senta il luogo dei punti rappresentativi del liquido saturo, la curva DC,
invece, rappresenta il luogo dei punti rappresentativi del vapore saturo
secco; le due curve si riuniscono nel punto critico, alla cui temperatura
la differenza tra vvs e vl si annulla.
Una curva a campana abbastanza simile si ha anche se si diagram-
mano l’energia interna specifica, l’entalpia specifica o l’entropia specifica
del liquido saturo e del vapore saturo secco in funzione della pressione
(o della temperatura) in un diagramma p,u p,h o p,s (o T,u T,h o T,s). In
tutti questi diagrammi di stato i punti all’interno della curva a campana
sono rappresentativi del vapore saturo ed il titolo è ottenibile grafica-
mente come rapporto di segmenti orizzontali: nell’ipotesi che il sistema
sia rappresentato dal punto P in Figura 7.2, di volume specifico v, il suo
titolo è dato da:
PL
x=
VL
in quanto per la (7.7) è:
v − vl
x=
v vs − v l
2
La settima colonna è stata inserita solo per comodità, in quanto ottenibile per
differenza tra la quinta e la sesta.
3
cfr. nota 2.
4
Q = ΔH = H2 – H1 . (3.56)
138 Lezioni di Fisica Tecnica
e (v – vl) e (vvs–vl) sono proprio dati dai segmenti PL e VL. Si noti che
al segmento LV corrisponde un punto sulla curva TC nel piano p,T di
Figura 5.2; tale punto, caratterizzato da una coppia di valori di pressione
e temperatura, risulta quindi rappresentativo di tutti gli infiniti stati ter-
modinamici caratterizzati da quella coppia di valori di p e T5.
p %!
&! (! '!
pT
#! "!
$* $ $$) $
7.2 Liquidi
Innanzitutto, si ricorda che nel piano p,T di Figura 5.2 gli stati ter-
modinamici nei quali la fase è liquida si trovano nella zona compresa tra
le curve TC e TB, cioè, la sostanza è in fase liquida se la temperatura è
compresa tra quella di fusione e quella di vaporizzazione e se la pressione
è maggiore della tensione di vapore a quella temperatura.
Nella letteratura tecnica, specialmente in quella relativa agli impianti
termici, si utilizzano spesso le diciture “liquido compresso” e “liquido
sottoraffreddato”; entrambe si riferiscono allo stato liquido. Con la prima
dicitura si intende lo stato, liquido, a cui si arriva partendo da uno stato
di saturazione a seguito di una compressione, con la seconda a seguito di
un raffreddamento.
5
Ovviamente, le stesse considerazioni valgono per le curve AT e TB del piano
di Figura 5.2, rappresentative rispettivamente delle condizioni di equilibrio solido-
aeriforme e solido-liquido.
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 139
6
Rigorosamente, una sostanza è definita incomprimibile quando è caratterizzata
da v = cost al variare della pressione.
140 Lezioni di Fisica Tecnica
c) Metodo analitico
Questo terzo metodo, relativo al calcolo di h, u, s e non di v, si basa
sulle ipotesi di incomprimibilità dei liquidi (dv = 0) e di costanza dei calori
specifici al variare della temperatura. In tali ipotesi per la (3.43)7 è:
du = cvdt (7.14)
dh = du + vdp (7.15)
che per stati termodinamici non prossimi al punto critico, per i quali il
volume specifico dei liquidi è dell’ordine di 10–3 m3/kg e quindi il termine
vdp è generalmente trascurabile rispetto a du, diventa:
du = dh (7.16)
cp= cv = c (7.17)
7 ⎛ du ⎞
cv = ⎜ ⎟ (3.43)
⎝ dT ⎠v
⎛ dh ⎞
8
cp = ⎜ ⎟ (3.44)
⎝ dT ⎠p
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 141
Risulta pertanto:
du = dh = cdt (7.18)
dT
s=c (7.19)
T
e la (7.19) diventa:
Tf
s2– s1= c⋅ ln (7.21)
Ti
In Tabella A.4 sono riportati i valori della densità e del calore spe-
cifico per alcune sostanze in fase liquida.
Questo metodo assicura errori nel calcolo di u e di s minori dell’1%
per pressioni minori o uguali a 150 bar e temperature minori o uguali a
200 °C; nel calcolo di h l’errore è contenuto entro l’1% a t = 25°C fino
a 15 bar.
du pdv
9
ds = + (4.7)
T T
10
Ricordando quanto detto per l’acqua al paragrafo 7.1.5 circa lo stato di ri-
ferimento assunto per l’energia interna (u = 0) alla temperatura del punto triplo
(t = 0,0 °C), si ha:
u – u0 = h – h0 = c⋅(t – t0)
da cui:
u = h = ct
con t in °C, espressioni di uso corrente per l’acqua liquida a temperature non troppo
elevate.
142 Lezioni di Fisica Tecnica
Figura 5.2 i vapori surriscaldati sono rappresentati dai punti che si trovano
tra le curve AT e TC e l’isoterma a Tc.
b) Diagrammi di stato
Costituiscono il mezzo indubbiamente più semplice per ottenere
le proprietà dei vapori surriscaldati e forniscono anche valori sufficien-
temente precisi per gli scopi ingegneristici, soprattutto se le scale sono
adeguate. In generale, nei diagrammi di stato sono riportate anche fasi
diverse da quella aeriforme.
Il diagramma di stato più utilizzato, soprattutto per l’acqua, è il piano
h,s anche detto diagramma di Mollier, che sarà analizzato nel paragrafo
7.5. Generalmente in questo diagramma è riportata, oltre ad un’ampia
zona della fase aeriforme, anche una piccola zona del campo dei vapori
saturi, relativa a valori elevati del titolo.
11
Per l’acqua sono le Tabelle A.7, A.8, A.9 ed A.10 dell’Appendice.
12
Le Tabelle riportano anche valori relativi a stati termodinamici in fase gassosa,
cioè per temperature superiori a 374,15°C, che è la temperatura critica dell’acqua.
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 143
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12#
l’entalpia 0,01 kJ/kg; tale curva, così come visto per il piano entropico, è
praticamente anche il luogo dei punti rappresentativi delle condizioni di
liquido non saturo, per cui tutte le isobare relative al liquido coincidono
con essa.
Il punto critico, C, non è un punto di massimo, ma si trova a sinistra
del punto di massimo, che è relativo a vapore saturo secco alla tempera-
tura di 235 °C, come risulta dalla Tabella A.6.
Le isobare sono dei segmenti di retta a pendenza crescente con la
pressione nella zona dei vapori saturi, dove ovviamente sono anche isoter-
me, ed hanno invece concavità verso l’alto nel campo del surriscaldato.
Nel surriscaldato le isoterme si discostano dalle isobare ripiegando
bruscamente verso destra e tendendo a divenire orizzontali al tendere
della sostanza al comportamento da gas perfetto.
Anche in questo piano, come nel p,v e nel T,s, le curve a titolo co-
stante dividono i segmenti rappresentativi delle isoterme-isobare di satu-
razione in parti proporzionali al titolo.
Infine, le curve a volume specifico costante hanno in ogni punto una
pendenza maggiore dell’isobara passante per quel punto: nel campo sa-
turo presentano una leggerissima concavità verso l’alto, che si accentua
in quello del surriscaldato.
Non sono quasi mai riportate le curve ad u = costante.
I diagrammi di Mollier, per l’uso cui sono destinati, generalmente non
comprendono tutto il piano h,s, schematicamente tracciato nella Figura
7.4, ma solo la zona dell’aeriforme e del vapore saturo a titolo elevato,
in Figura riquadrata con linea a tratteggio.
h isobare
isoterme
isotitolo
s
Figura 7.4 – Diagramma schematico di Mollier per l’H2O.
146 Lezioni di Fisica Tecnica
7.6 I solidi
Nel piano p,T di Figura 5.2 gli stati termodinamici nei quali la fase è so-
lida si trovano a sinistra delle curve AT e TB. Anche per i solidi, come per i
liquidi, le proprietà, con l’eccezione dell’entalpia, in pratica non dipendono
dalla pressione ma solo dalla temperatura; ricordando la (7.16) è:
h=u (7.22)
L’aver assunto l’energia interna nulla per il liquido saturo alla tem-
peratura del punto triplo13, comporta per i solidi la seguente relazione:
con:
λ = calore latente di solidificazione, ovvero variazione di entalpia do-
vuta al passaggio di fase, kJ/kg,
c = calore specifico del solido, kJ/kg°C,
tT = temperatura del punto triplo, °C.
Per l’acqua si hanno i seguenti valori:
λ T
s= + c ln (7.25)
TT TT
con:
TT = temperatura del punto triplo, K.
13
Cfr. paragrafo 7.1.5
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 147
T2
Δs = s2 – s1 = cln (7.26)
T1
Esercizi
ESERCIZIO 7.2 – Verificare il valore di hl per l’acqua liquido saturo alla tem-
peratura del punto triplo.
ESERCIZIO 7.6 – Dell’acqua si trova alla pressione di 2,32 bar ed ha una entalpia
specifica di 398 kJ/kg. Stabilirne la temperatura.
ESERCIZIO 7.7 – 20,0 l/h di ammoniaca liquida devono essere portati da 20°C
a 40°C. Calcolare la potenza termica da somministrare.
ESERCIZIO 7.12 – Per acqua nello stesso stato dell’esercizio 7.11 (t=300°C,
p=5,00 bar), facendo uso del diagramma di Mollier, calcolare:
1. la densità;
2. l’entalpia specifica;
3. l’entropia specifica;
4. l’energia interna specifica.
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 149
ESERCIZIO 7.14 – Una parete di calcestruzzo di 3,00 × 4,00 metri, spessa 30 cm,
passa da 10°C a 30°C. Calcolare la quantità di calore somministrata.
ESERCIZIO 7.18 – In un condotto circolare entrano 350 kg/h di acqua a 10,0 bar
e 400°C: attraverso le pareti del condotto si disperde una potenza termica di
300 kW. All’uscita la pressione dell’acqua è di 2,70 bar. Calcolare:
1. la temperatura dell’acqua all’uscita dal condotto;
2. il diametro del condotto all’ingresso ed all’uscita per avere una velocità di
1,00 m/s.
ESERCIZIO 7.19 – 300 kg/h di acqua a 10,0 bar e 50,0°C entrano in un condot-
to circolare. La pressione è praticamente uniforme e attraverso le pareti del
condotto l’acqua riceve una potenza termica di 150 kW. Calcolare:
1. la temperatura dell’acqua all’uscita del condotto;
2. il diametro del condotto all’uscita per una velocità di 1,00 m/s;
3. la portata volumetrica nella sezione di uscita.
150 Lezioni di Fisica Tecnica
ESERCIZIO 7.21 – In una caldaia arrivano due portate di acqua: una portata
di 100 litri/h alla pressione di 3,61 bar ed alla temperatura di 20°C ed una
portata di 40,0 m3/h alla pressione di 3,61 bar e con titolo 0,200. La caldaia
fornisce una potenza termica di 10,0⋅105 kJ/h. Determinare, per la corrente
uscente dalla caldaia, che risulta dal mescolamento delle due correnti entranti,
sapendo che all’uscita dalla caldaia la pressione è di 1,50 bar:
1. la temperatura;
2. la portata volumetrica.
ESERCIZIO 7.24 – In un recipiente a pareti rigide e fisse di 1400 litri sono con-
tenuti 3,56 kg di acqua. La temperatura è di 30,0°C. Calcolare la quantità di
calore da somministrare al sistema per portarlo
Sostanze pure: vapori, liquidi e solidi 151
Esercizio 7.25 – 300 kg/h di vapor d’acqua a 39,8 bar subiscono un processo
alla fine del quale si misurano una pressione di 1,00 bar ed una temperatura
di 125°C. Si sa pure che l’entalpia specifica alla fine del processo, h2, è uguale
al suo valore iniziale, h1. Calcolare la portata volumetrica del vapore all’inizio
della trasformazione.
Tracciare la trasformazione sul piano T,s.
ESERCIZIO 7.26 – Una caraffa contiene 1,5 l di aranciata alla temperatura am-
biente di 25,0°C, che deve essere portata alla temperatura di 12,0°C mediante
aggiunta di ghiaccio, disponibile a –15,0°C. Calcolare la quantità di ghiaccio
necessaria.
1
w 12 − w 22
l = g(z1 − z 2 ) + − R − ∫ vdp (8.1)
2 1
1
In seguito detta semplicemente energia potenziale.
2
Il calcolo di R sarà trattato nel paragrafo 8.2.
154 Lezioni di Fisica Tecnica
0'
' >'
3
Si noti che R è l’unica grandezza specifica che, in questo testo, viene rappre-
sentata da una lettera maiuscola.
Bilancio di energia meccanica e prime applicazioni di termodinamica 155
w 12 w2
gz1 + + p1v1 = gz2 + 2 + p2v2 + R + l (8.3)
2 2
che nel caso anche di perdite di carico trascurabili e di lavoro nullo di-
venta:
w 12 w2
gz1 + + p1v1 = gz2 + 2 + p2v2 (8.4)
2 2
w 12 p1 w2 p
z1 + + = z2 + 2 + 2 (8.5)
2g γ 1 2g γ 2
con γ peso specifico, nella quale tutti i termini sono lunghezze, ovvero
energie per unità di peso di fluido e quindi espressi in kpm/kp, ovvero
in metri.
La (8.5), nel caso di presenza di perdite di carico, risulta ovviamente:
w 12 p1 v 1 w2 p v R
z1 + + = z2 + 2 + 2 2 + (8.6)
2g g 2g g g
w 12 w 22
, = quote cinetiche nelle sezioni 1 e 2;
2 2
p1 v 1 p 2 v 2
, = quote piezometriche nelle sezioni 1 e 2;
g g
R
= perdita di carico per unità di peso fra le sezioni 1 e 2;
g
le quote geometriche, cinetiche e piezometriche sono misurabili sperimen-
talmente in modo semplice, il che consente di calcolare per differenza le
perdite di carico.
F dw
τ= =μ (8.7)
A dy
Bilancio di energia meccanica e prime applicazioni di termodinamica 157
' *72"36$+$"'=%;$1"'
)''
'
(W
(Y'
'
*72"36$+$"'6$**,'
'
Figura 8.2 – Schema per la comprensione della (8.7).
nel quale può essere verificata l’effettiva costanza nel tempo, in ogni punto,
sia della velocità che delle proprietà termostatiche.
Da quanto detto, risulta evidente che ogni qual volta nel moto tur-
bolento mediamente permanente si parla di proprietà del fluido in un
punto, si intende riferirsi al valore medio nel tempo di quella proprietà
nel punto.
w Deq ρ
(8.8)
μ
w Deq ρ w Deq
Re = = (8.9)
μ ν
Quanto ora detto è evidenziato dalla Figura 8.3, nella quale è rap-
presentato qualitativamente il variare del profilo della velocità al variare
di Re.
A"'_'0FZZ'
A"'M'0FZZ'
A"'MM'0FZZ'
w2
R=ξ (8.11)
2
4
Nella Tabella A.12 dell’Appendice si riportano alcuni valori tipici di ε utiliz-
zabili per il calcolo della scabrezza relativa.
162 Lezioni di Fisica Tecnica
w2 L eq w 2
ξ =λ (8.12)
2 Deq 2
da cui risulta:
Deq
Leq = ξ (8.13)
λ
8.3 Laminazione
8' 0'
2
– ∫ vdp = R (8.14)
1
5
Tali variazioni sono rigorosamente nulle se il sistema di Figura 8.3 è orizzontale
e se le sezioni sono tali da rendere w1=w2.
Bilancio di energia meccanica e prime applicazioni di termodinamica 163
w 22 − w 12
h1 = h2 + + g(z2 – z1) (8.16)
2
h1 = h2 (8.17)
s2 > s1 (8.18)
t2 = t1 (8.19)
164 Lezioni di Fisica Tecnica
L" = – m
" (h2 – h1) (3.43)
6
Il fatto che queste macchine possano essere considerate adiabatiche è già stato
accennato e si capirà meglio quando, nei capitoli successivi, si affronteranno le tema-
tiche dello scambio termico.
Bilancio di energia meccanica e prime applicazioni di termodinamica 165
dove L" assume valori positivi nel caso delle turbine, che trasferiscono al-
l’esterno energia meccanica prelevata al fluido che le attraversa e negativi
nel caso dei compressori, che trasferiscono energia meccanica dall’esterno
al fluido che le attraversa.
Nella realtà, ovviamente, i processi sono irreversibili e quindi, es-
sendo anche adiabatici, per il 2° principio della termodinamica sono ad
entropia crescente e lo stato termodinamico finale del processo reale, a
differenza di ciò che avviene per quello ideale isoentropico, non è facil-
mente individuabile. Per questo motivo tradizionalmente i processi reali
vengono riferiti a quelli isoentropici mediante dei coefficienti detti ren-
dimenti isoentropici o rendimenti adiabatici.
Per le turbine il rendimento isoentropico, ηT,is , è definito dalla re-
lazione:
L" h − h2
ηT,is = = 1 (8.20)
"
L is h1 − h 2,is
L" is h 2,is − h1
ηP,is = ηC,is = = (8.21)
L" h 2 − h1
h1 − h 2
ηT,ex = (8.22)
(h1 − h 2 ) − Ta (s1 − s2 )
166 Lezioni di Fisica Tecnica
(h 2 − h1 ) − Ta (s2 − s1 )
ηP,ex = ηC,ex = (8.23)
h 2 − h1
7
La teoria degli scambiatori di calore è affrontata in maniera più completa nel
Capitolo 13 di questo testo.
Bilancio di energia meccanica e prime applicazioni di termodinamica 167
4+?$'
46?$ 46?7
4+?7
, ;
-+?$'
'
'
' -+?7'
' '
' -6?7'
-6?$'
Z' a'
Figura 8.5 – Schema di uno scambiatore monotubolare con andamento delle tempe-
rature in assenza di passaggio di fase.
m "f = m
" f hi,f + Q " f hu,f (8.24)
m "c = m
" c hi,c + Q " c hu,c (8.25)
"f e Q
dove i ed u indicano le condizioni di ingresso e di uscita e Q "c
"
le potenze termiche scambiate dai due fluidi, dove evidentemente Qf è
" c è negativa.
positiva e Q
Per l’ipotesi di adiabaticità verso l’ambiente risulta:
" f = −Q
Q "c =Q
" (8.26)
" potenza termica o potenzialità dello scambiatore e quindi:
con Q
" =m
Q " f (hu,f – hi,f) = m
" c (hi,c – hu,c) (8.27)
. " ⎛⎜ 1 − Ta
Q
⎞
⎟
EX i Tf
ηex = . = ⎝ ⎠ (8.29)
EX u Q" ⎛⎜ 1 − Ta ⎞
⎟
⎝ Tc ⎠
Bilancio di energia meccanica e prime applicazioni di termodinamica 169
Esercizi
ESERCIZIO 8.1 – Una pompa comprime una portata di 300 kg/h di acqua dalla
pressione di 1,00 atm alla pressione di 20,5 atm. Le sezioni di ingresso e di
uscita sono praticamente alla stessa quota ed hanno uguale diametro. La
temperatura dell’acqua all’ingresso della pompa è di 30°C. Si calcoli:
1. la potenza meccanica teorica necessaria, in kW, nella ipotesi di compres-
sione adiabatica reversibile;
2. la variazione di temperatura subita dall’acqua.
ESERCIZIO 8.4 – Dell’acqua viene laminata fino alla pressione di 1,00 atm.
Calcolare la temperatura ed il volume specifico a valle della laminazione per
le seguenti condizioni iniziali dell’acqua:
1. p1,1 = 10,0 bar, x1,1 = 0,300;
2. p1,2 = 10,0 bar, x1,2 = 0,990;
3. p1,3 = 10,0 bar, t1,3 = 300°C.
ESERCIZIO 8.5 – In un condotto fluisce del vapore d’acqua. In una certa se-
zione un manometro ne misura la pressione ed un rubinetto permette di
spillarne una parte per determinarne le caratteristiche. Qualora il manome-
tro segni una pressione di 39,8 bar ed un termometro misuri per il vapore
spillato una temperatura di 125°C, quali sono le caratteristiche del vapore
nel condotto?
ESERCIZIO 8.6 – 120 kg/s di acqua alla pressione di 40,0 bar e 450°C espandono
in una turbina, il cui rendimento isoentropico è di 0,87, fino alla pressione
170 Lezioni di Fisica Tecnica
ESERCIZIO 8.7 – Una turbina, nella quale entrano 10,0 m3/s di aria a 900°C
e 20,0 bar, ha una potenza di 32,4 MW. Qualora la generazione oraria di
entropia sia di 14,0 kW/K, calcolare i rendimenti isoentropico ed exergetico
della turbina assumendo per l’ambiente la temperatura di 30°C.
Rappresentare la trasformazione sul piano T,s.
Esercizio 8.8 – Un compressore aspira 15,0 m3/s di aria a 20,0°C e 1,00 bar e
la porta a 6,00 bar. Sapendo che il rendimento isoentropico è di 0,75 e che
la temperatura dell’ambiente è di 293 K, calcolare:
1. la potenza meccanica necessaria;
2. la temperatura dell’aria all’uscita del compressore;
3. la generazione oraria di entropia;
4. il rendimento exergetico.
Rappresentare la trasformazione sul piano T,s.
ESERCIZIO 8.10 – Si vuole utilizzare una portata di 200 kg/h di acqua alla pres-
sione di 1,50 bar ed alla temperatura di 170°C per riscaldare una portata di
3000 kg/h di azoto inizialmente alla temperatura di 30°C ed alla pressione di
3,00 bar. Volendo utilizzare uno scambiatore a flussi paralleli in equicorrente,
calcolare, nell’ipotesi di pressione costante:
1. le condizioni di uscita dell’acqua per una temperatura di uscita dell’azoto
di 90°C;
2. le condizioni di uscita dell’acqua e dell’azoto nella situazione limite di
superficie di scambio infinita.
ESERCIZIO 8.12 – 300 kg/s di vapore d’acqua di titolo 0,950 ed alla temperatura
di 55°C, vengono inviati in un condensatore da cui escono in condizioni di
liquido saturo. Il fluido freddo è aria alla temperatura di 15°C e alla pressione
atmosferica. Calcolare la minima portata d’aria necessaria.
Capitolo nono
Introduzione alla trasmissione del calore
9.1 Generalità
1
La prima dizione, senza dubbio la più diffusa, è in realtà inesatta, in quanto,
come detto, il calore è di per sé energia trasmessa; sarebbe quindi più corretto, quindi,
parlare di”scambio termico”.
174 Lezioni di Fisica Tecnica
9.2.1 Conduzione
2
Nei metalli esiste una stretta analogia tra la conduzione termica e quella elet-
trica.
Introduzione alla trasmissione del calore 175
mico; nei fluidi e nei solidi non opachi si ha ancora conduzione, ma as-
sociata alla convezione e/o all’irraggiamento.
9.2.2 Irraggiamento
c = λf (9.1)
3
La velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche nel vuoto, c0, è indi-
pendente dalla lunghezza d’onda e vale 3,00⋅108 m/s.
176 Lezioni di Fisica Tecnica
9.2.3 Convezione
4
Si ricorda che l’ipotesi di regime permanente comporta che tutte le proprietà
del sistema risultano costanti nel tempo, per cui, tra l’altro, risulta nullo ogni termine
di accumulo. Sarà fatta nel seguito un’unica eccezione nel paragrafo 10.5, dove si
tratterà un fenomeno transitorio di particolare interesse per l’ingegnere.
5
I corpi indefiniti, ai quali spesso si fa riferimento, sono un’astrazione; nella
realtà, si possono assimilare ai corpi indefiniti quelli per i quali esiste una dimensione
trascurabile rispetto alle altre due, per esempio una piastra caratterizzata da valori
elevati della lunghezza e della larghezza e da piccolo spessore, per i quali risultano
trascurabili i cosiddetti “effetti di bordo”.
178 Lezioni di Fisica Tecnica
. ΔT
Q= (9.2)
R
.
Q = K⋅ΔT (9.3)
con:
.
Q = potenza termica trasmessa, W;
ΔT = differenza di temperatura, °C o K;
R = resistenza termica, K/W;
K = 1/R = conduttanza termica, W/K.
Facendo riferimento allo scambio termico relativo alla superficie uni-
taria, cosa che risulta spesso conveniente, si ha:
.
Q ΔT
q! = = (9.4)
A AR
.
Q KΔT
q! = = = hΔT (9.5)
A A
con:
q! = flusso termico, W/m2;
A = area della superficie di scambio termico, m2;
AR = resistenza termica unitaria, m2K/W;
h = conduttanza termica unitaria, = K/A, W/m2K.
A seconda del tipo di meccanismo le grandezze R, K, h, prenderanno
generalmente il pedice k per la conduzione, r per l’irraggiamento, c per
la convezione.
6
È possibile anche utilizzare l’analogia idraulica.
Introduzione alla trasmissione del calore 179
. ΔT
Q= = KΔT (9.6)
R
ΔV
I= = KeΔV (9.7)
Re
con:
I = intensità di corrente elettrica, A;
∆V = differenza di potenziale elettrico, V;
Re = resistenza elettrica, Ω;
Ke = conduttanza elettrica, Ω-1.
Dal confronto tra la (9.6) e la (9.7) risulta evidente che nell’analo-
gia elettrica l’intensità di corrente prende il posto della potenza termica,
la differenza di potenziale quello della differenza di temperatura e le
resistenze e conduttanze elettriche quello delle rispettive grandezze ter-
miche.
Nel seguito si esamineranno due tipologie di circuiti elettrici, cui
corrispondono due tipologie di circuiti termici, la prima con resistenze
disposte in serie, la seconda con resistenze disposte in parallelo7.
7
Per semplicità, in entrambi i casi si considereranno circuiti con 3 resistenze;
ovviamente i risultati potranno essere generalizzati ad un qualsiasi numero di resi-
stenze.
180 Lezioni di Fisica Tecnica
e quindi:
con:
Req = resistenza elettrica equivalente alle tre resistenze in serie, Ω.
che rappresenta la legge di Ohm applicata all’intero circuito.
Dalle (9.8) e (9.10) si ha inoltre:
$#
37# 3G# 3H
7
#M"
ΔVi
I= (9.12)
Ri
ΣΔVi ΔV
I= = (9.13)
ΣR i R eq
! = ΔTi
Q (9.15)
Ri
! = ΣΔTi = ΔT
Q (9.16)
ΣR i R eq
ΔTi R
= i (9.18)
ΔT R eq
ΔV ΔV ΔV
I1 = I2 = I3 = (9.19)
R1 R2 R3
⎛ 1 1 1 ⎞
I = I1 + I2 + I3 = ∆V ⎜ + + ⎟ (9.20)
⎝ R1 R 2 R 3 ⎠
182 Lezioni di Fisica Tecnica
37#
$# 3G#
#
3H#
#M
! i = ΔT = K i ΔT
Q (9.22)
Ri
! = K ΔT
Q (9.23)
eq
da cui:
Qi K
= i (9.24)
Q K eq
1 1 1
R eq = = = (9.25)
K eq K 1 + K 2 + K 3 1
+
1
+
1
R1 R 2 R 3
9.5.1 Conduzione
! k = kA (T1 − T2 )
Q (9.26)
s
con:
Q!k = potenza trasmessa per conduzione, W,
A = area della superficie della parete, m2,
T1, T2 = temperature delle superfici della parete, con T1> T2,°C o K,
k = conducibilità termica o conduttività termica del materiale di cui
è costituita la parete8, W/mK;
Dalla (9.26) si ricava che la conducibilità termica rappresenta la po-
tenza termica che attraversa l’unità di superficie di una parete in corri-
spondenza di un gradiente termico unitario; in Tabella 9.1 sono riportati
gli ordini di grandezza della conducibilità termica per alcune categorie
di sostanze.
Evidentemente, confrontando la (9.26) con le (9.2) e (9.3), si deduce
che per conduzione in pareti piane risulta:
s
Rk = (9.27)
Ak
8
Molto spesso la conducibilità termica viene indicata con il simbolo λ. In par-
ticolare, nel settore edilizio, per il calcolo delle dispersioni termiche attraverso le
pareti, i valori medi delle conducibilità vengono ricavati da norme UNI che utilizzano
appunto il simbolo λ.
184 Lezioni di Fisica Tecnica
Ak
Kk = (9.28)
s
s
RkA = (9.29)
k
con:
RkA = resistenza termica conduttiva unitaria, m2K/W;
si noti che la conduttanza termica conduttiva unitaria, Kk/A, che nella (9.5)
è indicata con il simbolo h, viene sempre espressa come rapporto k/s.
9.5.2 Irraggiamento
! emessa ∝ AT4
Q (9.30)
! r = Φ (T 4 – T 4)
Q (9.31)
12 1 2
Introduzione alla trasmissione del calore 185
dove il coefficiente Φ12 dipende dalle aree delle superfici, dalle caratteri-
stiche di emissione e di assorbimento, dalla geometria e dalle rispettive
posizioni geometriche9 dei due corpi.
Per quanto detto al paragrafo 9.2.4, la potenza termica scambiata per
irraggiamento può essere espressa come:
! r = Ah (T – T )
Q (9.32)
r 1 2
con:
hr = conduttanza termica unitaria radiativa, W/m2K;
ovviamente, risulta:
hr =
(
Φ 12 T 41 − T24 ) (9.33)
A (T1 − T2 )
9.5.3 Convezione
! c = A h (T – T )
Q (9.34)
c s f
9
La valutazione di Φ12 verrà affrontata nel Capitolo 11.
186 Lezioni di Fisica Tecnica
con:
hc = conduttanza termica convettiva unitaria, anche detta coefficiente di
scambio termico convettivo, W/m2K,
La (9.34), in definitiva, sposta il problema del calcolo di Q ! c alla
valutazione di hc, del cui calcolo ci si occuperà nel Capitolo 12.
Gli ordini di grandezza dei coefficienti di scambio termico convettivo
sono riportati in Tabella 9.3.
10
Si sta facendo l’ipotesi che tutte le superfici, sia quelle delle pareti che quel-
le delle persone e degli oggetti siano ad una temperatura maggiore di quella della
superficie 1; se si considera il caso di un ambiente con una superficie vetrata, nella
stagione invernale tale superficie sarà presumibilmente ad una temperatura inferiore a
T1 e quindi lo scambio radiativo tra la superficie vetrata e la 1 avrà un verso opposto
rispetto a quello indicato in Figura 9.3.
Introduzione alla trasmissione del calore 187
#
#
#
,%&-'%(# -0&-'%(#
.# Z# 2#
7# G# H# 8#
Figura 9.3 – Schema di parete a tre strati che separa l’ambiente interno da quello
esterno.
1 1
R eq = = (9.36)
K eq 1 1
+
Rc Rr
188 Lezioni di Fisica Tecnica
.# Z# 2# "
"
" _ 2=, # _ 2= - # "
_# _#
P,# P7# PG# PH# P8# P-#
1# 1# 1 1 1 1
,%&-'%(# -0&-'%(#
" "
_ ' =, # _ ' =- #
b# c# [#
Figura 9.4 – Schema dei percorsi del flusso termico per la parete di Figura 9.3.
! = ΔT =
Q
Ti − Te
(9.38)
R eq R eq,i + R k,a + R k,b + R k,c + R eq,e
!
Q Ti − Te Ti − Te
q! = = = (9.39)
A A (R eq,i + R k,a + R k,b + R k,c + R eq,e ) 1 + Sa + Sb + Sc + 1
h i ka k b k c h e
heq = hc + hr (9.40)
Esercizi
Esercizio 9.1 – Con riferimento allo schema di Figura 9.1, ponendo R1 = 1,00
Ω, R2 = 10,0 Ω, R3 = 100 Ω, ΔV = 500 V, calcolare:
1. I,
2. ∆V1,∆V2, ∆V3.
11
In ogni caso è importante ricordare che il tratto per il quale si considera il ΔT
deve essere lo stesso del quale sono note le resistenze termiche e che tale tratto può
comprendere uno o più strati della parete. Per esempio, a ΔT1-2 corrisponde R1-2, a
ΔT2-n corrisponde R2-n.
190 Lezioni di Fisica Tecnica
Esercizio 9.4 – Ripetere l’esercizio 9.3 nel caso in cui al circuito elettrico
! .
venga sostituito un circuito termico. Calcolare Q
ESERCIZIO 9.5 – Una parete piana, avente dimensioni 5,0 m × 3,0 m, divide un
locale a 21°C dall’ambiente esterno a 5°C. La resistenza termica della parete
è di 4,0⋅10–2 h°C/kcal e le conduttanze unitarie relative alle superfici interna
ed esterna valgono rispettivamente 12 W/m2K e 17 W/m2K. Determinare:
1. la potenza termica che attraversa la parete;
2. la temperatura della superficie esterna.
ESERCIZIO 9.6 – Una piastra metallica di area A = 10 m2, ricoperta sul lato
esterno da un isolante termico, separa del vapor d’acqua saturo a 7,92 bar dal-
l’ambiente esterno, a 21°C. La conduttanza superficiale unitaria lato vapore
è di 2900 W/m2K; la resistenza termica della piastra è pari a 1,70 ⋅ 10–5 K/W,
quella dell’isolante a 4,30 ⋅ 10–2 K/W e la conduttanza superficiale unitaria lato
ambiente è di 23,0 W/m2K. Calcolare la temperatura delle superfici interna,
esterna e quella dell’interfaccia di separazione piastra-isolante.
con:
!
Q" k = vettore potenza termica, W,
A = area di superficie isoterma, m2,
k = conducibilità termica, W/mK,
T = temperatura, °C o K.
dal significato dell’operatore gradiente si comprende l’esatto significato
del postulato di Fourier: in un corpo nel quale la temperatura1 non è
uniforme si trasmette dell’energia termica che in ogni punto fluisce:
• normalmente alla superficie isoterma passante per il punto conside-
rato,
• nel verso delle temperature decrescenti,
• con un’intensità direttamente proporzionale all’area della superficie
isoterma, alla conducibilità termica del materiale di cui è costituito il
corpo ed al gradiente di temperatura.
Come è noto, il gradiente può essere espresso in funzione del ver-
sore della normale alla superficie isoterma nel verso delle temperature
!
crescenti, n o :
1
Il postulato di Fourier sottolinea che la temperatura rappresenta il potenziale
nei fenomeni di scambio termico conduttivo: laddove si crea una differenza di tem-
peratura, si ha conseguentemente un flusso termico.
192 Lezioni di Fisica Tecnica
! ⎛ ∂T ⎞
grad T = n o ⎜ ⎟ (10.2)
⎝ ∂n ⎠
! ⎛ ∂T ⎞ ! ⎛ ∂T ⎞ ! ⎛ ∂T ⎞
grad T = i ⎜ ⎟ + j⎜ ⎟ + k⎜ ⎟ (10.3)
⎝ ∂x ⎠ ⎝ ∂y ⎠ ⎝ ∂z ⎠
" k = −Ak ∂T
Q (10.4)
∂n
Il segno meno che compare nelle (10.1) e (10.4) deriva dal fatto
che il flusso termico ha verso opposto a quello della derivata della
temperatura ∂T/∂n: assumendo, come si è detto, come verso positivo
dell’asse n quello delle temperature decrescenti, evidentemente ∂T/∂n
è negativa.
La derivata parziale nella (10.4) si comprende ricordando che in gene-
rale la temperatura è funzione del punto e del tempo, cioè è T = T(x,y,z,θ)
ovvero anche T = T(n,θ). Nel caso che il corpo si trovi in condizioni di
regime permanente, è T = T(n) e la (10.4) diventa:
" k = −Ak dT
Q (10.5)
dn
$
$
$ ($
$ !$ :$
La (10.5) si scrive:
" k = −Ak dT
Q (10.6)
dx
" k dx = −Ak dT
Q (10.7)
nella quale, per l’ipotesi di regime permanente2, Q" k è costante nella di-
rezione del flusso termico; essendo poi l’area A costante e x2–x1=s, assu-
mendo k costante, dall’integrazione si ha:
" k s = –kA (T – T )
Q (10.9)
2 1
" k = kA (T1 − T2 )
Q (9.26)
s
relazione incontrata nel paragrafo 9.5.1, dove si è anche detto che per
pareti o lastre piane la resistenza termica, Rk, la conduttanza termica, Kk, e
la conduttanza termica unitaria, RkA, assumono le seguenti espressioni:
s
Rk = (9.27)
Ak
Ak
Kk = (9.28)
s
k
RkA = (9.29)
s
dT Q"
=− k (10.10)
dx kA
2
Considerando due qualunque superfici parallele alle superfici esterne, i flussi
termici attraverso queste superfici sono certamente uguali: se non lo fossero nel vo-
lume di controllo compreso tra queste due superfici ci sarebbe accumulo positivo o
negativo di energia, ovvero variazione dell’energia interna e della temperatura, contro
l’ipotesi di regime permanente.
Trasmissione del calore per conduzione 195
Dalla (10.10) si ricava anche che nel caso di parete piana multistrato,
nella quale come si è visto la potenza termica è la stessa in ciascuno stra-
to, le pendenze della funzione T(x) nei diversi strati sono inversamente
proporzionali alle conducibilità termica dei materiali con i quali tali strati
sono realizzati. Per esempio, per la parete schematizzata in Figura 10.2,
l’andamento della temperatura è indicativo del fatto che lo strato a è
quello caratterizzato dal valore massimo della conducibilità termica e lo
strato b da quello minimo.
%$
%!$
'$ O$ 0$
%W$
J$
!$ :$ 5$ W$
Figura 10.2 – Esempio di andamento della temperatura in una parete a tre strati, con
ka >kc >kb.
si
R k, parete = ∑ (10.11)
i Aki
3
R eq, ser = ∑R
i
i (9.14)
196 Lezioni di Fisica Tecnica
1
K k, parete = (10.12)
R k, parete
ka A a k b A b
K k, parete = + (10.13)
sa sb
T'!$ T':$
TO$
' '
O
Figura 10.3 – Esempio di una parete costituita da due zone attraversate da flussi ter-
mici in parallelo.
4 " = K eq ΔT
Q (9.23)
Trasmissione del calore per conduzione 197
%!$ Z
%:$
&! $
&$
&: $
.&$
" k = −Ak dT
Q (10.14)
dr
" k dr = −kdT
Q (10.15)
2πrL
Q"k r2
ln = −k (T2 − T1 ) (10.17)
2πL r1
" k = k (A 2 − A1 )(T1 − T2 )
Q (10.20)
(r2 − r1 )ln (A 2 / A1 )
Ricordando che (A2-A1)/ln(A2/A1) rappresenta la media logaritmica6
tra A2 e A1, che si indica con Aml, ed essendo r2–r1 lo spessore, s, della
parete cilindrica, la (10.20) si può mettere anche nella seguente forma:
" k = A ml k (T1 − T2 )
Q (10.21)
s
5
Si noti che nel caso di pareti cilindriche a regime permanente la potenza è
costante ma non lo è il flusso termico, dal momento che varia l’area delle superfici
isoterme.
6
Dati due numeri M e N, dire media di M e N non ha significato, in quanto biso-
gna specificare il tipo di media. Esistono infatti: la media aritmetica, (M+N)/2, la media
geometrica, MN , le medie pesate, aM+bN con a e b coefficienti di peso caratterizzati
dall’essere minori di 1 e dall’essere a+b=1, la media logaritmica, (M–N)/ln(M/N). In
ogni caso, la media tra M e N è un numero certamente compreso tra M ed N.
Trasmissione del calore per conduzione 199
ln (r2 / r1 )
Rk = (10.22)
2πkL
s
Rk = (10.23)
A ml k
2 πkL
Kk = (10.24)
ln (r2 / r1 )
A ml k
Kk = (10.25)
s
dT Q"k
=− (10.26)
dr 2 πrLk
7 " k = kA (T1 − T 2 ) .
Q (9.26)
s
200 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella 10.1 – Esempio di confronto tra media aritmetica, ma, e media logaritmica, ml.
M N M/N ma ml (ma–ml)/ma·100
100 20,0 5,00 60,0 49,7 17
60,0 20,0 3,00 40,0 36,4 9,0
40,0 20,0 2,00 30,0 28,8 4,0
30,0 20,0 1,50 25,0 24,7 1,2
25,0 20,0 1,25 22,5 22,4 0,44
$
$
$
%I&K$
%!$
%:$
&$
&!$
&:$
Z$
%-$
%5$
%:$
%!$ %*$
&!$
&5$
&:$
" = T i − Te
Q =
1 ln (r2 / r1 ) ln (r3 / r2 ) 1
+ + +
hi Ai 2πLka 2πLkb he Ae
(10.27)
T i − Te
=
1 sa sb 1
+ + +
h i A i ka A ml(1,2) kb A ml(2,3) h e A e
8 " = ΣΔTi = ΔT
Q (9.16)
ΣR i R eq
202 Lezioni di Fisica Tecnica
"
q" * V = Q (10.28)
9
Per ambiente a temperatura uniforme si intende un ambiente in cui l’aria e tutte
le superfici che circondano il corpo in esame siano alla stessa temperatura T; se così
non fosse, tra l’altro, si dovrebbero considerare separatamente lo scambio convettivo
e quelli radiativi, calcolati rispettivamente con la (9.34) e la (9.32).
Trasmissione del calore per conduzione 203
q" * V
Ts = T∞ + (10.30)
hA
q" * L
Ts, parete piana = T∞ + (10.31)
h
per un cilindro:
q" * re
Ts, cilindro = T∞ + (10.32)
2h
q" * re
Ts, sfera = T∞ + (10.33)
3h
dT
q" * Vr = −A r k (10.34)
dr
q" * re2
ΔTmax,cilindro = Tmax – Ts = (10.35)
4k
q" * r02
ΔΤmax,sfera = Tmax – Ts = (10.36)
6k
q" * L2
ΔΤmax,lastra piana = Tmax – Ts = (10.37)
2k
204 Lezioni di Fisica Tecnica
Si noti che questa relazione è valida solo nel caso in cui la lastra
separi due ambienti le cui temperature e caratteristiche siano coincidenti
e anche le conduttanze unitarie superficiali siano le stesse. Solo in questa
situazione, infatti, le due temperature superficiali Ts sono uguali e quindi
la distribuzione della temperatura nella parete è simmetrica.
&$
.&$
&-$
10
Questo è l’unico caso che sarà trattato in questo testo.
Trasmissione del calore per conduzione 205
hL
Bi = (10.38)
ks
con:
h = conduttanza termica superficiale unitaria, W/m2K;
L = lunghezza caratteristica del corpo, data dal rapporto V/A, con V
volume e A area della superficie di scambio del corpo, m;
ks = conducibilità termica del corpo, W/mK;
dove evidentemente la resistenza interna è data dal rapporto L/ks e quella
esterna è 1/h.
Nel caso in cui risulti:
dU = dQ (10.40)
ovvero:
– mcdT = hA (T – T∞) dθ (10.41)
11
Come si vedrà nei Capitoli successivi, la temperatura superficiale del corpo
influisce sugli scambi radiativi e può influenzare quelli convettivi.
12
L = ΔEp = ΔEc = 0.
206 Lezioni di Fisica Tecnica
con:
A = superficie del corpo, m2;
T = temperatura superficiale del corpo al tempo θ, coincidente, per le
ipotesi fatte, con la temperatura interna del corpo stesso, °C;
T∞ = temperatura dell’aria, °C;
il segno meno a primo membro evidenzia il fatto che il raffreddamento del
corpo determina una diminuzione della temperatura e quindi dell’energia
interna di quest’ultimo.
La (10.41), separando le variabili e ricordando che T∞ è costante, per
cui d(T–T∞) = dT, fornisce:
dT d(T − T∞ ) hA
= = dθ (10.42)
T − T∞ T − T∞ mc
T ϑ
d(T − T∞ ) hA
∫ T − T∞ = − ∫ mc dθ (10.43)
T0 0
T − T∞ hA
ln =− θ (10.44)
T 0 − T∞ mc
da cui risulta:
T − T∞ ⎛ hA ⎞
= exp ⎜ − ϑ⎟ (10.45)
T 0 − T∞ ⎝ mc ⎠
da cui:
⎛ hA ⎞
T = T∞ + (T0 − T∞ )exp ⎜ − ϑ⎟ (10.46)
⎝ mc ⎠
partire dal valore T0, tendendo asintoticamente al valore T∞, che raggiunge
teoricamente dopo un tempo infinito.
Il termine:
mc
θ0 = (10.47)
hA
⎛ ϑ⎞
T = T∞ + (T0 − T∞ )exp ⎜ − ⎟ (10.48)
⎝ ϑ0 ⎠
Esercizi
ESERCIZIO 10.8 – Una piccola diga, che può essere schematizzata con una larga
piastra spessa 120 cm, deve essere messa in opera in breve tempo. L’idratazio-
ne del cemento comporta una generazione di calore uniformemente distribuita
la cui intensità costante è di 60 W/m3. Nell’ipotesi di regime permanente,
sapendo che entrambe le superfici della diga sono alla temperatura di 15°C
ed assumendo per la conducibilità termica del cemento umido il valore di 1,0
W/mK, calcolare:
1. la massima temperatura del cemento.
11.1 Generalità
1
Al variare della lunghezza d’onda nell’intervallo del visibile cambia la sensa-
zione cromatica, che è rossa in prossimità di 0,78 μm e violetta in prossimità di 0,38
μm; all’esterno dell’intervallo 0,38÷0,78, le onde elettromagnetiche risultano invece
invisibili all’occhio umano.
212 Lezioni di Fisica Tecnica
11.2 Definizioni
11.2.1 Irraggiamento
dG
Gλ = (11.1)
dλ
che si misura in W/m3 o meglio, anche per evitare che si pensi di avere a
che fare con una potenza per unità di volume, in W/m2μm.
La conoscenza della distribuzione spettrale permette di valutare:
• la potenza radiante infinitesima incidente compresa tra λ e λ+dλ:
dG = Gλdλ (11.2)
• la potenza radiante incidente compresa tra due lunghezze d’onda, λ1
e λ2:
λ2
G (λ 1 , λ 2 ) = ∫ G λ dλ (11.3)
λ1
Trasmissione del calore per irraggiamento termico 213
∞
G = ∫ G λ dλ (11.4)
0
α+ρ+τ=1 (11.5)
α+ρ=1 (11.6)
αλ + ρλ + τλ = 1 (11.7)
αλ + ρλ = 1 (11.8)
/5EE
/EEE
KA'*A:"9H$+$"'"*;"9&,',<<L,;7%*H"9,
: &'8;<3 ' 39
.5EE
=
KA<<,'*A:"9H$+$"';"99"*;9"
.EEE
5EE
E
EBEE EB5E .BEE .B5E /BEE /B5E JBEE
&'8'39
per quella emessa. Infatti, anche per la potenza radiante emessa si è inte-
ressati a conoscere come questa varia con la lunghezza d’onda, ovvero lo
spettro di potenza radiante emessa; a tale scopo si definisce potere emissivo
monocromatico o spettrale, Eλ, la derivata di E rispetto alla lunghezza
d’onda:
dE
Eλ = (11.9)
dλ
∞
E = ∫ E λ dλ (11.12)
0
cioè nel diagramma Eλ,λ l’area sottesa alla curva rappresenta proprio E.
Nei paragrafi successivi, nelle Figure 11.3 e 11.4, saranno presentati
alcuni esempi di spettri di emissione.
Assorbimento
Qualunque radiazione penetri nella sfera è in parte assorbita dalla
superficie interna ed in parte riflessa; la parte riflessa che non incontra il
foro sul suo percorso non lascia la cavità ma incide ripetutamente sulla
superficie interna ed ogni volta che la colpisce ne è in parte assorbita. La
superficie del foro della cavità è una superficie nera rispetto all’assorbimen-
to in quanto la quantità di energia radiante che fuoriesce dalla cavità è
molto piccola e può essere resa piccola a piacere riducendo il rapporto tra
l’area del foro e l’area della superficie interna della cavità ed aumentando
il coefficiente di assorbimento della superficie interna.
Emissione
Si faccia in modo che la cavità sia caratterizzata da pareti tutte alla
stessa temperatura T, costante, e si ponga in essa un corpo nero; que-
st’ultimo, dopo un tempo più o meno lungo a seconda della sua inerzia
termica, si porterà alla stessa temperatura T delle pareti della cavità, in
equilibrio termico con esse. Affinché tale equilibrio sussista, dovrà essere
Trasmissione del calore per irraggiamento termico 217
An En = An αn Gc (11.13)
con:
An = superficie del corpo nero, m2;
En = potere emissivo del corpo nero, W/m2;
αn = coefficiente di assorbimento del corpo nero, adim.;
Gc = irraggiamento della cavità incidente sul corpo nero, W/m2;
che, essendo per il corpo nero certamente α=1, fornisce:
'
'
'
'
'
'
L’emissione dei corpi neri è regolata da tre leggi, che qui verranno
solo enunciate: la legge di Stefan-Boltzmann, la legge di Planck e la legge
di Wien.
Legge di Stefan-Boltzmann
Il potere emissivo di un corpo nero, En, è dato dalla relazione:
En = σT4 (11.16)
con:
σ = costante di Stefan-Boltzmann, = 5,67⋅10–8 W/m2K4;
T = temperatura assoluta, K.
Nella (11.16), così come nelle successive (11.17) e (11.18), la tempe-
ratura deve essere espressa in K.
Legge di Planck
Il potere emissivo monocromatico di un corpo nero, Enλ, è dato dalla
relazione:
A
E nλ = (11.17)
λ e
5
( B/ λT
−1 )
con:
A e B = costanti (A = 3,74.108 Wμm4/m2 , B = 1,44.104 μmK);
T = temperatura assoluta, K.
La (11.17) evidenzia che il potere emissivo monocromatico dei corpi
neri è una funzione di due variabili, λ e T; in Figura 11.3 è riportato lo
spettro di emissione del corpo nero a diverse temperature. Dall’esame
della Figura 11.3 risulta evidente che le curve partono tutte dall’origine
degli assi con pendenza nulla, quindi raggiungono un punto di massimo
ed infine decrescono più dolcemente tendendo asintoticamente al valore
zero; dal confronto tra le diverse isoterme si ricava anche che:
Trasmissione del calore per irraggiamento termico 219
Figura 11.3 – Spettri di emissione del corpo nero ad alcune temperature: a) per valori
di temperatura fino a 500 K; b) per valori di temperatura fino a 5780 K
(temperatura apparente della superficie solare).
Legge di Wien
Tra la lunghezza d’onda alla quale il potere emissivo monocromatico
ha il valore massimo, λmax, e la temperatura assoluta della superficie nera
emittente sussiste la relazione:
E
ε= (11.19)
En
Eλ
ελ = (11.20)
E nλ
αλ = ελ (11.21)
nota come legge di Kirchhoff, che non è ovvia, in quanto l’emissività mo-
nocromatica ed il coefficiente di assorbimento monocromatico sono due
grandezze concettualmente diverse tra loro. Infatti, la prima rappresenta
la percentuale di energia emessa dalla superficie rispetto a quella emessa
da un corpo nero alla stessa temperatura; la seconda, invece, rappresenta
la percentuale di energia assorbita dalla superficie rispetto a quella che
incide sulla superficie stessa3.
La (11.21) è una legge molto importante, sia perché permette di co-
noscere il valore del coefficiente di assorbimento a partire dalla misura
dell’emittenza e viceversa, sia perché stabilisce che il valore dell’emissi-
vità, come quello del coefficiente di assorbimento, è compreso tra 0 ed 1
e quindi, sulla base della (11.20), che ad ogni temperatura il corpo nero
emette la massima energia possibile, motivo per cui alcuni testi chiamano
il corpo nero radiatore perfetto e l’emissività grado di nero.
Si noti che la legge di Kirchhoff non vale per le grandezze totali, cioè
in generale risulta α ≠ ε.
I corpi reali hanno generalmente un’emissività monocromatica che
varia in modo complesso con la lunghezza d’onda
2
La dimostrazione non viene riportata perché esula dagli scopi di questo testo.
3
Si noti che usualmente nelle Tabelle delle proprietà dei materiali non sono
i riportati i valori di α, proprio perché, come detto, tale coefficiente dipende dalle
caratteristiche radiative dell’ambiente.
222 Lezioni di Fisica Tecnica
@ W%9:%'&"9%
KA:"9H$+$"'9",<"
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W%9:%'89$8$%'
'3('2'EB5E6
7
&"8'39'
Figura 11.4 – Spettri di emissione di un corpo reale, curva a), di un corpo nero alla
stessa temperatura, curva b), e del corpo grigio avente lo stesso potere
emissivo del corpo reale alla stessa temperatura, curva c).
α=ε (11.22)
relazione che rende molto comodo l’uso del modello di corpo grigio.
! 1 = A E = A σT 4
Q (11.23)
1 n1 1 1
! 1⇒ 2 = A σT 4
Q (11.24)
1 1
224 Lezioni di Fisica Tecnica
! 2 = A E = A σΤ 4
Q (11.25)
2 n2 2 2
! 2⇒1 = A σT 4
Q (11.26)
2 2
! 1⇔ 2 = Aσ(T 4 – T 4)
Q (11.27)
1 2
! 1⇒ 2 e Q
Si noti che Q ! 2⇒1 sono potenze radianti, mentre Q! 1⇔ 2 rap-
presenta una potenza termica, cioè l’energia termica complessivamente
ceduta per irraggiamento nell’unità di tempo dal corpo più caldo a quello
più freddo.
.' /'
!.2'." !/2'."
Figura 11.5 – Superfici piane parallele, entrambe nere, con T1 > T2.
⎡ 4 4
⎤
! 1⇔ 2 = A 5, 67 ⎢⎛ T1 ⎞ − ⎛ T2 ⎞ ⎥
Q (11.28)
⎜ 100 ⎟ ⎜ 100 ⎟
⎣⎢⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎥⎦
Trasmissione del calore per irraggiamento termico 225
! 1⇔ 2 è espressa
Sia nella (11.27) che nella (11.28) la potenza termica Q
in W.
! 1 = A σT 4
Q (11.29)
1 1
! 1⇒ 2 = A α σ T 4
Q (11.30)
1 2 1
! 2 = A ε σΤ 4
Q (11.31)
2 2 2
! 2⇒1 = A ε σΤ 4
Q (11.32)
2 2 2
! 1⇔ 2 = Aσ(α T 4 – ε T 4)
Q (11.33)
2 1 2 2
"
.' /'
!.2'." !/^'."
Figura 11.6 – Superfici piane parallele delle quali una nera, con T1 > T2.
⎡ ⎛ T1 ⎞ 4 ⎛ T 2 ⎞ 4 ⎤
! (4 4
)
Q1⇔ 2 = Aε 2 σ T 1 − T2 = Aε 2 5, 67 ⎢⎜ ⎟ −⎜ ⎟ ⎥ (11.34)
⎢⎣⎝ 100 ⎠ ⎝ 100 ⎠ ⎥⎦
226 Lezioni di Fisica Tecnica
! 1⇒ 2 = A ε σT 4α (1 + ρ ρ + ρ2 ρ2 + ρ3 ρ3 + ….)
Q (11.36)
1 1 1 2 1 2 1 2 1 2
! 1⇒ 2 = A1ε1α 2 σ T 41
Q (11.37)
1 − ρ1 ρ 2
.' /'
!.^'." !/^'."
Figura 11.7 – Superfici piane parallele entrambe non nere, con T1 > T2.
Trasmissione del calore per irraggiamento termico 227
Analogamente risulta:
! 2 = A ε σT 4
Q (11.38)
2 2 2
! 2⇒1 = A 2 ε 2 α1 σ T24
Q (11.39)
1 − ρ 2 ρ1
Aσ
! 1⇔ 2 =
Q
α 1 + α 2 − α 1α 2
(
ε1α 2 T 41 − ε 2 α1 T24 ) (11.40)
⎡ ⎛ T1 ⎞ 4 ⎛ T 2 ⎞ 4 ⎤
A 5, 67 ⎢⎜ ⎟ −⎜ ⎟ ⎥
Q1⇔ 2 =
(
Aσ T 41 − T24
=
) ⎢⎝ 100 ⎠ ⎝ 100 ⎠ ⎦⎥
⎣ (11.41)
1 1 1 1
+ −1 + −1
ε1 ε 2 ε1 ε 2
sa da uno dei corpi incide sull’altro. Nella realtà ciò non avviene; qui di
seguito verranno presi in considerazioni i casi più comuni di superfici
non indefinite.
'
'
'
Figura 11.8 – Due superfici non indefinite, con T1 > T2.
4
Si noti che i casi considerati nel paragrafo 12.7 sono tutti caratterizzati da
F1–2 = F2–1 = 1.
Trasmissione del calore per irraggiamento termico 229
! 1 = A σT 4
Q (11.42)
1 1
! 1⇒ 2 = A F σT 4
Q (11.43)
1 1–2 1
Analogamente:
! 2 = A σT 4
Q (11.44)
2 2
! 2⇒1 = A F σΤ 4
Q (11.45)
2 2–1 2
e quindi:
! 1⇔ 2 = σ(A F T 4 – A F T 4)
Q (11.46)
1 1–2 1 2 2–1 2
! 1⇔ 2 = σA F (T 4 – T 4)
Q (11.48)
1 1–2 1 2
!i=Q
Q ! i Fi −1 + Q
! i Fi − 2 + ..... + Q
! i Fi − i + ..... + Q
! i Fi − N (11.49)
230 Lezioni di Fisica Tecnica
da cui:
cioè in generale:
∑ Fi − j = 1 (11.51)
j= 1
'
. /
'
J
1' /
Pertanto risulta:
A 1σ
! 1⇔ 2 =
Q
1 A1 ⎛ 1 ⎞
(
T 41 − T24 ) (11.58)
+ − 1⎟
ε1 A 2 ⎜⎝ ε 2 ⎠
uguale alla (11.34), ricavata per due superfici piane parallele ed indefinite
di cui una nera ed una grigia; questo fatto è fisicamente comprensibile
se si pensa che se è A1<<A2, per la (11.53) F2–1 ha un valore molto basso
e l’energia emessa da 1 difficilmente ricade su 1 stesso, ovvero il corpo 2
appare nero al corpo 1, pur non essendolo.
• vale quasi uno per lunghezze d’onda comprese tra 0,38 e 3,0 μm, cioè
nel campo del visibile e del vicino infrarosso;
• è quasi nullo oltre i 3,0 μm.
'"!!
!"&!
!"%!
!&
!"$!
!"#!
!"!!
!"!! '"!! #"!! ("!! $"!!
&!"'#$
5
L’aliquota di energia solare in ingresso che non viene assorbita dalle superfici
presenti nell’ambiente viene riflessa; di questa, quella che incide sul vetro lo attra-
versa, mentre quella che incide sulle altre superfici dell’ambiente viene ancora in
parte assorbita ed in parte riflessa. In generale, la percentuale di energia solare che
esce attraverso il vetro è direttamente proporzionale alla percentuale di superficie
vetrata e inversamente proporzionale al coefficiente di assorbimento delle superfici
non vetrate presenti.
234 Lezioni di Fisica Tecnica
E nλ,T A
= (11.60)
T 5
(λT) (eB/ λT − 1)
5
nella quale il secondo membro risulta funzione del prodotto λT, che, per
la legge di Wien (11.18), è uguale a 2898 λ/λmax; sostituendo tale espres-
sione nella (11.60), si ha:
E nλ,T 142, 3
= (11.62)
E nλ max,T (λ / λ max )5 [(e4,965 /( λ / λmax ) − 1)]
Per calcolare rapidamente la potenza emessa dal corpo nero alla tem-
peratura T, tra le lunghezze d’onda 0 e λ, può essere utilizzata un’ulterio-
236 Lezioni di Fisica Tecnica
Figura 11.14 - Percentuale di potenza radiante emessa per unità di superficie nell’in-
tervallo di lunghezza d’onda 0÷λ in funzione
,&" della lunghezza d’onda
adimensionalizzata per un corpo nero. "
Esercizi
ESERCIZIO 11.4 – Sulla superficie A di una parete piana incide un flusso radia-
tivo di 1000 W/m2; la superficie A è immersa nel vuoto ed ha un’emittenza
di 0,90 ed un coefficiente di assorbimento di 0,85. Lo spessore della parete,
che ha una conducibilità termica di 1,20 W/mK, è di 30 cm. In condizione di
regime permanente calcolare:
1. la temperatura della superficie A quando quella della superficie B è di
60°C;
2. la temperatura di equilibrio della parete quando la superficie B è perfet-
tamente coibentata.
Capitolo dodicesimo
Trasmissione del calore per convezione
12.1 Introduzione
Nel paragrafo 9.2 si è visto che la trasmissione del calore per conve-
zione avviene in due stadi: uno conduttivo ed uno di mescolamento. Ad
esempio, nel caso di un corpo solido a temperatura superiore a quella del
fluido, il calore passa per conduzione dalla superficie del solido agli strati
di fluido immediatamente adiacenti, con aumento dell’energia interna
e della temperatura di questi ultimi; tali elementi di fluido si spostano
poi verso zone a temperatura minore e, nel mescolamento, cedono par-
te dell’energia acquistata. La convezione si dice naturale o libera se lo
spostamento del fluido è dovuto solamente alle forze archimedee dovute
alle differenze di densità create dalle differenze di temperatura, forzata
se lo spostamento è dovuto anche all’azione di un agente esterno (un
ventilatore, una pompa, il vento, etc.).
Si è poi detto che la relazione fondamentale per lo scambio termico
convettivo tra la superficie di un solido o di un liquido, di area A ed alla
temperatura Ts, ed un fluido, alla temperatura Tf, è la legge di Newton:
! c = A h (T – T )
Q (9.34)
c s f
! = −Akf dT
Q (12.1)
dx x = 0
242 Lezioni di Fisica Tecnica
con:
kf = conducibilità termica del fluido, W/mK,
T = temperatura del fluido, °C,
x = normale alla superficie del solido, con l’origine all’interfaccia solido-
fluido, m,
dT
nella quale il termine rappresenta il gradiente di temperatura al-
dx x = 0
l’interfaccia solido-fluido.
Uguagliando la (9.34) e la (12.1) si ottiene la relazione:
dT
−kf
dx x = 0
hc = (12.2)
Ts − T f
$'! $ !!
"#!! "#!
a) b)
Figura 12.1 – Andamento della temperatura in un fluido che scambia energia termica
con una superficie a temperatura Ts. a) Ts > T∞; b) Ts< T∞.
'()"(*!+,-,(.!
1!! 2+3,4*4,5"-,/*!
1!%!&!!
"1
Figura 12.2 – Andamento della velocità in un fluido che scambia energia termica con
una superficie a temperatura Ts.
hc L
Nu = (12.4)
kf
con:
L = lunghezza caratteristica della geometria del solido in esame, m.
Il numero di Reynolds, Re, già visto nel Capitolo 9:
wL
Re = (12.5)
ν
μc p
Pr = (12.6)
kf
Trasmissione del calore per convezione 245
Nu = aRebPrc (12.7)
1 ⎛ ∂v ⎞
β= ⎜ ⎟ (12.8)
v ⎝ ∂T ⎠p
βg ΔT L3ρ2 βg ΔT L3
Gr = = (12.9)
μ2 ν2
1
Si noti che per i gas a comportamento perfetto, che sono quelli studiati in questo
corso, dalla (12.8), risulta β = 1/T, con T in K.
Trasmissione del calore per convezione 247
'()"(*!+,-,(.!
2+3,4*4,5"-,/*!
1!!%!&!
δ"!w
'()"(*!+,-,(.!
(.)-,/*!
$'!
$ !!
$!%!&!
δ"!T
Figura 12.3 – Andamento della velocità e della temperatura nella convezione naturale
da una piastra verticale più calda del fluido.
dal prodotto GrPr, che viene anche chiamato numero di Rayleigh, Ra.
Pertanto, per il calcolo del coefficiente di convezione, hc, in convezione
naturale si ricorre a relazioni del tipo:
kf
hc = (12.12)
δ
A.21, è sempre Nu=1; infatti, in questo caso, come detto alla fine del
paragrafo 12.3, i moti convettivi non riescono ad attivarsi in quanto le
particelle che si riscaldano sono quelle in alto, limitate nel movimento
dalla superficie superiore dell’intercapedine.
Esercizi
1. 50°C;
2. 80°C.
ESERCIZIO 12.6 – Dell’aria alla temperatura di 15,0°C viene impiegata per raf-
freddare un conduttore di rame del diametro di 12,0 mm disposto orizzontal-
mente. Il conduttore è percorso da una corrente di 365 A ed ha una resistenza
di 0,160 Ω/km. Potendosi trascurare l’irraggiamento termico, calcolare:
1. il coefficiente di convezione necessario perché la temperatura della super-
ficie esterna non superi i 35,0°C;
2. la corrispondente velocità dell’aria,
3. quale potrebbe essere il massimo valore della corrente elettrica perché la
temperatura della superficie esterna non superi i 35,0°C in aria stagnan-
te.
ESERCIZIO 12.7 – Una finestra a doppio vetro, larga 2,00 m ed alta 0,80 m è
composta da due lastre di vetro separate da un’intercapedine d’aria di spes-
sore 2,00 cm alla pressione atmosferica. Essendo le temperature delle due
superfici del vetro affacciate nell’intercapedine rispettivamente di 12 e 2°C,
calcolare:
1. la conduttanza termica convettiva unitaria della finestra;
2. la potenza termica che si trasmette attraverso la finestra, assumendo i vetri
a comportamento grigio con ε = 0,90.
ESERCIZIO 12.8 – Due sfere concentriche, di diametro 20,0 e 30,0 cm, sono
separate da aria alla pressione atmosferica. Le temperature delle due superfici
che si fronteggiano sono 47 e 7,0°C. Calcolare il coefficiente di convezione.
Capitolo tredicesimo
Dimensionamento degli scambiatori di calore
13.1 Generalità
! = UA (T –T )
Q (13.1)
c f media
con:
Q! = potenza termica scambiata, W,
U = coefficiente globale di scambio termico, W/m2K,
A = superficie di scambio, m2,
(Tc–Tf)media = differenza media di temperatura fra il fluido caldo ed il
fluido freddo, K.
detta equazione di progetto, che permette di dimensionare lo scambia-
tore.
Nei successivi paragrafi vengono innanzitutto trattati i termini della
(13.1) che richiedono, per la loro specificità, un adeguato approfondi-
mento e vengono poi presentati i principali tipi di scambiatore di calore
a superficie, per i quali sarà particolarizzata la (13.1).
254 Lezioni di Fisica Tecnica
con:
Req = resistenza termica equivalente, K/W,
hi ,he = coefficienti convettivi rispettivamente sul lato interno ed ester-
no della parete di separazione, W/m2K,
Ai, Ae = aree delle superfici cilindriche di scambio rispettivamente sul
lato interno ed esterno della parete di separazione, m2,
rfi, rfe = fattori di fouling rispettivamente sul lato interno ed esterno del-
la parete di separazione, m2K/W,
ri, re = raggi delle superfici cilindriche di scambio rispettivamente sul
lato interno ed esterno della parete di separazione, m2,
k = conducibilità termica della parete, W/mK,
L = lunghezza dello scambiatore, m,
tale espressione è raramente usata in quanto, dato il piccolo spessore
della parete, di solito di almeno 2 ordini di grandezza minore di re ed ri,
risulta Ai ≅Ae; per questo motivo, con modestissimo errore, si utilizza
generalmente la seguente relazione, valida per parete piana:
1 1
=U= (13.3)
AR eq 1 s 1
+ rfi + + rfe +
hi k he
Dimensionamento degli scambiatori di calore 255
con:
A = area della superficie di scambio, m2,
U = coefficiente globale di scambio, W/m2K,
s = re – ri = spessore della parete, m.
I4,2/*8?J$
H/2*.,$01+0-8,$
G&$ E*$
G4$ E0$
H/2*.,$*8+0-8,$
-0$
-*$
K$
G&$ G4$
% ) #-$ ./ # *! *$ $ ) #-!
$ %
$
$ $ $ (! +! (!
+$ ($ ($ 0%,1
Gli ordini di grandezza dei fattori di fouling, che sono funzione del
fluido che attraversa lo scambiatore, sono riportati in Tabella 13.1.
Tabella 13.1 – Ordine di grandezza del fattore di fouling per alcuni fluidi.
ßuido ordine di grandezza
acqua 10–4 m2K/W
prodotti petroliferi 10–3 m2K/W
gas di scarico di motori a combustione interna 10–3 m2K/W
Per quanto detto nel al paragrafo 9.5, i termini 1/hi ed 1/he assumono
ordini di grandezza compresi tra 10–1 e 10–4; inoltre, la resistenza condut-
tiva unitaria s/k, per il piccolo spessore e per la elevata conducibilità dei
materiali impiegati negli scambiatori, assume ordini di grandezza intorno
256 Lezioni di Fisica Tecnica
1
U= (13.4)
1 1
+ rfi + + rfe
hi he
Tabella 13.2 – Ordine di grandezza del coefficiente globale di scambio per alcuni
fluidi.
ßuidi ordine di grandezza
acqua-acqua 103 W/m2K
acqua-gas 10 ÷102 W/m2K
gas-gas 10 W/m2K
!c =m
C ! c c p,c !f =m
C ! f c p, f (13.5)
con:
! c ,C
C ! f = capacità termiche orarie del fluido caldo e del fluido freddo,
W/K,
m! c,m! f = portate massiche del fluido caldo e del fluido freddo, kg/s,
Dimensionamento degli scambiatori di calore 257
cpc, cpf = calori specifici a pressione costante del fluido caldo e del fluido
freddo, J/kgK.
Nel caso che i due fluidi abbiano capacità termica oraria infinita, la
qualcosa può avvenire se sono entrambi in passaggio di fase, con il fluido
caldo vapore saturo che condensa ed il fluido freddo vapore saturo che
evapora, la temperatura dei due fluidi rimane costante1 sia per scambiatori
in controcorrente che per scambiatori in equicorrente, come è mostrato in
Figura 13.22, dove sulle ordinate è riportata la temperatura dei due fluidi
e sull’ascissa la superficie di scambio.
Nel caso invece che uno dei due fluidi sia in passaggio di fase, quindi
con C ! =∞, mentre l’altro abbia una capacità termica finita, essendo vapore
surriscaldato o gas oppure liquido, l’andamento è quello riportato nelle
Figure 13.3 e 13.4: la temperatura del fluido a capacità termica finita tende
asintoticamente a quella del fluido a capacità termica infinita.
La Figura 13.2 è relativa ad uno scambiatore che ha contemporanea-
mente funzione di condensatore per il fluido caldo e di evaporatore per
il fluido freddo; la 13.3 ad uno scambiatore con funzioni di condensatore,
mentre la 13.4 ad uno scambiatore con funzioni di evaporatore, così come
anticipato al paragrafo 8.5. In tutti questi scambiatori l’andamento delle
temperature è indipendente dall’essere il flusso equicorrente o contro-
corrente.
'$ )$ ' )
T$ :$ T$ :$
6'7$ 6)7$
1
Quanto detto è vero nell’ipotesi, in pratica verificata con buona approssimazio-
ne, che le perdite di carico siano trascurabili e, conseguentemente, che la pressione
sia praticamente uniforme lungo lo scambiatore.
2 Per convenzione i diagrammi che rappresentano l’andamento delle tempera-
ture negli scambiatori fanno entrare il fluido caldo in corrispondenza della sezione
di ascissa x=0.
258 Lezioni di Fisica Tecnica
Nel caso poi che nessuno dei due fluidi sia in passaggio di fase, ovvero
che le capacità termiche orarie dei due fluidi siano entrambe finite:
• per l’equicorrente le temperature dei due fluidi tenderanno asintoti-
camente, come mostrato in Figura 13.5, ad un’unica temperatura, Teq,
che, se i fluidi sono a calori specifici costanti, è data dalla relazione:
! c cp,c(Tc,i– Teq) = m
m ! f cp,f(Teq – Tf,i) (13.6)
'$ ) ' )
G4<*$ G4<2$
T$$ : T$ :
6'7$ 6)7$
3 ! =m
Q ! f c p,f ΔT f = m
! c c p,c ΔT c (8.28)
Dimensionamento degli scambiatori di calore 259
'$ )$ ' )$
G&<*$ G&<*
G&<2$ G&<2$
G4<*$ G4<2$ G4<2$ G4<*$
T$$ :$ T$ :$
6'7$ 6)7$
'$ )
G&<*$
G&<2$
G4<2$
G4<*$
T$$ :
Dai diagrammi delle Figure da 13.2 a 13.6 si vede che solo in po-
chi casi, in particolare quelli di Figura 13.2 e quello di Figura 13.6c), la
differenza tra la temperatura del fluido caldo e quella del fluido freddo
(Tc – Tf), si mantiene costante lungo tutto lo scambiatore; in generale,
invece tale differenza varia lungo lo scambiatore, come già anticipato
nel paragrafo 13.1.
Una trattazione completa in grado di fornire l’andamento delle tem-
perature nei vari casi esaminati esula dalle finalità di questo testo. È però
possibile pervenire in modo piuttosto semplice ad una espressione valida
nel caso in cui uno dei due fluidi sia in passaggio di fase; nel seguito si
sfrutterà il caso dell’evaporatore per ricavare l’espressione di una equa-
zione in grado di fornire l’andamento della temperatura del fluido caldo
in funzione della superficie di scambio.
260 Lezioni di Fisica Tecnica
'$ )$ ' )$
# # # #
U &W U 4$ G&<* U &V U 4$$
G&<*$
G4<2$ ()&
()&
G&<2$
()4* G&<2$
()4
G4<2$
G4<*$ G4<*$
T$$ :$ T$ :$
6'7$ 6)7
'$ )
# #
U &; U 4$
G&<*$
G4<2$ ()&
G&<2$
()4*
G4<*$
T$$ :
6&7
Figura 13.6 – Scambiatori di calore a correnti parallele in controcorrente. Andamento
delle temperature dei due fluidi nel caso di fluidi a capacità termiche
finite.
!c =m
dQ ! c dh c = m
! c c p,c dTc (13.7)
! = UdA (T –T )
dQ (13.8)
c f
! = −Q
Ricordando che per la (8.26) Q ! c , combinando le (13.7) e (13.8)
si avrà:
e, separando le variabili:
Dimensionamento degli scambiatori di calore 261
dTc U
=− dA (13.10)
Tc − T f ! c c p,c
m
G$&<*$$
G&
G4<* G4 G4<2$$
$ $ $
$
G&
G&<2$
G&<*$$
.G&$$
G&<2$
G4<* G4<2
$ $ $
T$ .:$ :$
! c otteniamo:
! c c p,c = C
Poiché Tf = costante, ricordando che m
d(Tc − Tf ) U
=− dA (13.11)
Tc − T f !c
C
Tc − T f UA
ln =− (13.13)
(Tc − Tf )i C!c
⎛ UA ⎞
(Tc – Tf) = (Tc – Tf)i exp – ⎜ (13.14)
⎝ C! c ⎟⎠
⎡ ⎛ 1 1 ⎞⎤
(Tc – Tf) = (Tc – Tf)i exp – ⎢ UA ⎜ ± (13.15)
⎝C!c C! f ⎟⎠ ⎥
⎣ ⎦
ΔTa − ΔTb
ΔTmedia = ΔTml = (13.16)
ΔT
ln a
ΔTb
Dimensionamento degli scambiatori di calore 263
&A' -A'
5A' 1A'
Figura 13.8 – Esempi di scambiatori a fascio tubiero: a) tubo in tubo; b) a testa fissa;
c) con tubi ad U; d) a testa flottante
&A' 5A
Per gli scambiatori sopra descritti, nei quali il moto dei fluidi si allon-
tana considerevolmente da quello che si ha negli scambiatori monotubo-
lari, non può certamente essere utilizzata la relazione (13.16). In questi
casi si ricorre usualmente all’uso di opportuni fattori di correzione; la dif-
ferenza di temperatura da utilizzare per questi scambiatori nell’equazione
di progetto, ΔTml,corretta, risulta quindi data dalla seguente espressione:
con:
F = fattore di correzione, ≤1, adim.
Δtml = media logaritmica delle differenze delle temperature dei due
fluidi nel caso di scambiatore monotubolare in controcorrente
nelle stesse condizioni di temperature di ingresso e di uscita dello
scambiatore di calore considerato, °C.
Il fattore di correzione F rappresenta in definitiva il coefficiente di
riduzione della differenza di temperatura reale rispetto a quella che si
avrebbe per uno scambiatore monotubolare in controcorrente; per i prin-
cipali tipi di scambiatori il valore di F si trova diagrammato nei testi
specialistici e nei manuali termotecnici.
Dimensionamento degli scambiatori di calore 267
ΔTc
Z= (13.18)
ΔTf
ΔTf ΔTf
P= = (13.19)
ΔTmax Tc,i − Tf,i
Ponendo:
Figura 13.12 – Fattore di correzione, F, per uno scambiatore di calore a fasci tubieri
a correnti incrociate.
Si noti che dalle (13.18), (13.19) e (13.20) si ricava che Z varia tra 0
ed ∞, mentre P varia tra 0 ed 1.
Il fattore di correzione per fluidi non in passaggio di fase è sempre
minore di 1; ciò evidenzia che, a parità di tutti i parametri, lo scambia-
tore monotubolare in controcorrente è quello che permette il massimo
scambio termico. Questo spiega anche perché questo tipo di scambiatore,
pur essendo raramente impiegato per i motivi esposti al paragrafo 13.4,
è quello che è stato utilizzato per esporre i principi di funzionamento di
queste apparecchiature.
268 Lezioni di Fisica Tecnica
Q!
ε= (13.21)
! max
Q
con:
Q! = potenza termica dello scambiatore, W;
!
Qmax = potenza termica massima scambiabile in uno scambiatore mo-
notubolare controcorrente di superficie infinita, operante con le
stesse portate massiche e temperature di ingresso del caso reale,
W.
Si dimostra che è:
! max = C
Q ! min ΔTmax (13.22)
con:
C! min = capacità termica oraria minima tra quelle dei due fluidi, W/K.
Esercizi
ESERCIZIO 13.1 – Una portata di 4000 litri/h di olio (ρ=900 kg/m3, c=2,0 kJ/kgK)
a 80°C deve essere raffreddata fino alla temperatura di 25°C. A tale scopo si
vuole usare uno scambiatore a correnti parallele che usi come fluido freddo
una portata di acqua liquida a 12°C (la pressione del fluido freddo è pratica-
mente uniforme e pari a 1,00 atm).
Si valuti quale tipo di scambiatore (equicorrente/controcorrente) è possibile
usare nel caso che la portata d’acqua disponibile sia di:
1. 1000 l/h;
2. 3000 l/h;
3. 8500 l/h;
inoltre si valuti in ciascuno dei tre casi la superficie di scambio nell’ipotesi
Dimensionamento degli scambiatori di calore 269
14.1 Introduzione
1
Nel corso di Macchine, nel quale si approfondiranno gli argomenti che qui ap-
pena si accennano, si vedrà come lo studio dell’impianto reale si avvale dello studio
del ciclo termodinamico di riferimento, benché questo, come si è detto, ne sia spesso
una notevole semplificazione.
Principi di impianti termici motori ed operatori 273
− (h 3 − h 4 ) − (h 2 − h 1)
η = LT LP = (14.1)
QGV h3 − h2
−
η = 1 − h 4 h1 (14.2)
h3 − h2
F$
FH$
IJ$
L$ E$
GH$
"$
G$
M$ K$
!$
Figura 14.1 – Schema elementare di un impianto termico motore con turbina a vapo-
re. P: pompa; GV: generatore di vapore; T: turbina.; U: utilizzatore; C:
condensatore.
−
η = h3 h4 (14.3)
h 3 − h1
Principi di impianti termici motori ed operatori 275
il che si traduce, nel piano h,s, nella pratica coincidenza dei punti 1 e 2;
nel piano T,s il ciclo risulta rappresentabile come in Figura 14.4. È bene
a questo punto ricordare che, per quanto detto al paragrafo 7.4, nelle
Figure 14.2 e 14.3 le trasformazioni 1-2 e 2-2' sono riportate fuori scala
per consentirne la individuazione, mentre normalmente la prima risulta
coincidente con un punto, la seconda con la curva limite inferiore, così
come nella Figura 14.4.
F
L$
GN FN
-F$O$-G$
G
-"$O$-!$
3
! "N "
5
Figura 14.2 – Ciclo Rankine nel piano T,s. Nel caso di fluido incomprimibile e tra-
sformazione adiabatica internamente reversibile, per quanto detto al
paragrafo 7.2.1, i punti 1 e 2 sono coincidenti.
F$
?$
FN
3
-F$O$-G
"$
"N
GN
G$ -"$O$-!$
!$
5$
Figura 14.3 – Ciclo Rankine nel piano h,s. Nel caso di fluido incomprimibile e tra-
sformazione adiabatica internamente reversibile, per quanto detto al
paragrafo 7.2.1, i punti 1 e 2 non sono coincidenti.
1 a 2', da 2' a 3' da 3' a 3, e con lI, lII, lIII i lavori specifici corrispondenti
a ciascuno di questi cicli parziali. I rendimenti dei cicli parziali sono dati
dalle relazioni:
lI l l
ηI = ηII = II ηIII = III (14.4)
qI q II q III
F
L$
FN$
GN
=$ ==$ ===$
3$
!#G$ "NN "N$ "$
5$
Figura 14.4 – Suddivisione di un ciclo Rankine in tre cicli parziali.
l
η = (14.7)
q
si ha che:
qI q q
η = ηI + ηII II + ηIII III (14.8)
q q q
di peso pari alle frazioni del calore somministrato in ciascun ciclo par-
ziale.
La (14.8) contribuisce a chiarire perché per un impianto a vapore non
si utilizza un ciclo di Carnot, del tipo di quello rappresentato in Figura
14.5, corrispondente al ciclo II di Figura 14.4. Infatti, i1 ciclo di Carnot
è il ciclo a massimo rendimento a parità di temperature estreme; quindi,
utilizzando un surriscaldamento fino a t3 > t3’, si incrementa il rendimento
e si ha:
L$
GH$ FH$
"HH$ "H$
5$
Una volta chiarito il motivo per cui nella pratica si segue un ciclo
Rankine a vapore surriscaldato e non un ciclo di Carnot, nel seguito si
descriveranno brevemente alcuni accorgimenti usualmente adottati negli
impianti termici motori con turbina a vapore per aumentarne il rendi-
mento termodinamico.
Un sensibile aumento del rendimento è realizzabile abbassando la
temperatura alla quale si sottrae l’energia termica nel condensatore e,
quindi, diminuendo la pressione al condensatore ai minimi valori possibili;
questi ultimi sono ovviamente legati alla temperatura alla quale risulta di-
sponibile il fluido freddo, generalmente acqua2 e a volte aria, ed al valore
della differenza di temperatura tra fluido caldo e fluido freddo nel con-
densatore, che deriva da un’ottimizzazione economica dell’impianto3.
Un’altra via per ottenere un aumento del rendimento del ciclo è costi-
tuita da un aumento della temperatura, e quindi della pressione, nel gene-
ratore di vapore, che porterebbe, però, ad una diminuzione del titolo del
vapore in uscita dalla turbina, che non deve scendere al disotto dell’85%
per limitare i problemi legati all’espansione di un fluido bifase.
Ancora, è possibile realizzare un aumento della temperatura di surri-
scaldamento del vapore, t3, compatibilmente con la resistenza dei materiali
costituenti il surriscaldatore del generatore di vapore e la turbina.
Inoltre, il rendimento può essere aumentato, come risulta dall’esame
delle (14.8), (14.9) e (14.10) e della Figura 14.4, riducendo il coefficiente di
peso qI/q ed aumentando il coefficiente di peso qIII/q. La prima di queste
operazioni viene ottenuta mediante il processo di rigenerazione, la se-
conda mediante il processo di risurriscaldamento del vapore; tali processi
possono essere utilizzati anche contemporaneamente.
14.2.1.1 La rigenerazione
Con la rigenerazione si riduce l’energia specifica qI necessaria al ri-
scaldamento dell’acqua compressa, preriscaldando quest’ultima con va-
2
Si tenga presente che le portate d’acqua necessarie sono notevolissime (ad
esempio dell’ordine delle decine di migliaia di m3/h per un impianto di 100.000 kW),
per cui si può ricorrere solo all’utilizzazione di acque di fiumi, di laghi o del mare.
3
A parità di temperatura della sorgente fredda, infatti, al crescere di questa dif-
ferenza diminuisce il rendimento termodinamico del ciclo ma diminuisce anche la su-
perficie di scambio e quindi il costo del condensatore, come si è visto al Capitolo 13.
Principi di impianti termici motori ed operatori 279
FHHH$ F$
FHH$
G#!$
K$
M$
!$
!$
Figura 14.6 – Schema elementare di un impianto termico a turbina a vapore con risur-
riscaldamento. GV: generatore di vapore; AP: turbina di alta pressione;
BP: turbina di bassa pressione; C: condensatore; P: pompa; U: utilizza-
tore.
(h 3 − h 3''') + (h 3'' − h 4 )
η= (14.11)
(h 3'' − h 3''') + (h 3 − h 1 )
280 Lezioni di Fisica Tecnica
F FHH$
L$
FH$
GH$
FHHH$
=$ ==$ ===$
!#G$ "HH$ "H$ "$
5$
F$ FHH$
?$ FH$ FHHH$
"$
"H$
GH$
G$ F$
K0$
K$ L$ E$
!$ "$
./+.$ -/1,1**+$,'&&.$
01(S85*+1)'
Figura 14.9 – Schema elementare di un impianto termico motore con turbina a gas a
circuito aperto. C: compressore; Cc: camera di combustione; T: turbina;
U: utilizzatore.
G$ F$
K.$
K$ L$ E$
40$
!$ "$
Figura 14.10 – Schema elementare di un impianto termico motore con turbina a gas
a circuito chiuso. C: compressore; Ca: apparecchiatura destinata alla
somministrazione di energia termica; T: turbina; U: utilizzatore; Sc:
scambiatore di calore.
282 Lezioni di Fisica Tecnica
-$
G$ F$ 5$O$015*$
!$ "$
:$
F
L$
-$O$015*$
G$ "$
!$
5$
(h 3 − h 4 ) − (h 2 − h 1)
η= (14.12)
h3 − h2
(h 3 − h 2 ) + (h 1 − h 4 )
η= (14.13)
h3 − h2
(T 3 − T 2 ) + (T 1 − T 4 ) −
η= = 1 + T1 T 4
T3 − T2 T3 − T2
⎛ T4 ⎞
⎜1 − ⎟
η = 1− 1 ⎝
T T1 ⎠
(14.14)
T2 ⎛ T3 ⎞
⎜1 − ⎟
⎝ T2 ⎠
4
h2 – h1 = cp(t2 – t1) (6.12)
284 Lezioni di Fisica Tecnica
(k −1)/ k
T 1 ⎛ p1 ⎞
=⎜ ⎟ (14.15)
T2 ⎝ p2 ⎠
(k −1)/ k
T4 ⎛ p4 ⎞
=⎜ ⎟ (14.16)
T3 ⎝ p3 ⎠
T 1 = T 4 e quindi:
dalle quali, essendo p1=p4 e p2=p3, si ottiene
T2 T3
T3 = T4 (14.17)
T 2 T1
η = 1 − T1 (14.18)
T2
(k −1)/ k
⎛p ⎞
η = 1−⎜ 1 ⎟ (14.19)
⎝ p2 ⎠
1
η = 1− λ
(14.20)
β
5 T
(k − 1) / k
= costante (6.30)
p
Principi di impianti termici motori ed operatori 285
6
Negli impianti a circuito aperto i combustibili devono essere non solo iniettabili
nel comburente, ma anche di elevato pregio in quanto è necessario che abbiano bassi
contenuti di zolfo e di altri inquinanti, al fine di evitare che i prodotti della combu-
stione, che vengono a contatto con gli organi della turbina, siano eccessivamente
corrosivi.
286 Lezioni di Fisica Tecnica
G$ G$
"$ "$
K1 K1$
J K$ f J K$ f
% $
3$ ! 3 !
# .(S+')*'$,.$/'C/+7'/./'$ #
eG eG
.>$ S>
isoterme sono anche isobare. Un tale ciclo presenterebbe però gli incon-
venienti connessi alla compressione di miscele bifase (cfr. paragrafo 14.2.)
e, inoltre, dall’espansione si otterrebbe una quantità di energia meccanica
esigua, che certamente non compenserebbe le complessità connesse al-
l’impiego della macchina capace di realizzare tale trasformazione.
G
L$
"$ F$
LF$
L!$
3$ !$
5$
Figura 14.14 – Ciclo inverso a compressione di vapore nel piano T, s.
L$
F$ G
L5$
L+$
"$ !$
5$
Figura 14.15 – Ciclo inverso di Carnot nel campo dei vapori saturi.
−
COPf = h 1 h 5 (14.23)
h 2 − h1
288 Lezioni di Fisica Tecnica
−
COPp = h 2 h 4 (14.24)
h 2 − h1
Ti
COPf,Carnot = (14.25)
Ts − Ti
Ts
COPp,Carnot = (14.26)
Ts − Ti
*G$h$*!$
-$ *!$$ 5G$i$5!$
K$
5!$$
:G$i$:!$
:!$$
j$O$Y
j$O$!
?$
-$
$
"$ F G$
3$ !$
?$
L$ L
L/$
L.$ '
L0$
5$ 5$
(a) (b)
Figura 14.18 – Posizione del ciclo inverso a compressione di vapore rispetto alla tem-
peratura dell’ambiente esterno. a) impianto frigorifero; b) pompa di
calore.
290 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella 14.1 – Proprietà significative di alcuni fluidi usati per cicli inversi
a compressione di vapore saturo.
$ $
-$ -$
$ $
"$ F$ G$ "$ F$ G$
$ !$ $ !$
?$ ?$
Figura 14.19 – Ciclo inverso a compres- Figura 14.20 – Ciclo inverso a compres-
sione di vapore con sur- sione di vapore con sot-
riscaldamento nel piano toraffreddamento nel
p,h. piano p,h.
Figura 14.21 - Rappresentazione dei volumi relativi alla cilindrata ed alla camera di
combustione; con V = volume utile o cilindrata, V1 = volume massimo,
V2 = volume minimo o della camera di combustione.
π 2
V= DC (14.27)
4
mentre il volume che esiste tra il cielo del cilindro e la testa del pistone
quando questo si trova al punto morto superiore, che è quello minimo
a disposizione del fluido durante il moto del pistone, è detto camera di
combustione. Infine, il rapporto volumetrico di compressione è dato da:
V + V2 V1
ρ= = (14.28)
V2 V2
Principi di impianti termici motori ed operatori 293
$
Figura 14.22 – Rappresentazione nel piano p,v del ciclo Otto.
termico, a volume specifico costante, con l’esterno, alla fine della fase
di espansione con il pistone nel punto morto inferiore;
• compressione ed espansione adiabatiche e reversibili.
Rispetto agli impianti termici motori visti nei due paragrafi prece-
denti, per i motori alternativi a combustione interna le trasformazioni del
ciclo termodinamico di riferimento sono molto più lontane dai processi
reali. Ciononostante vale ancora quanto detto in generale nel paragrafo
14.1. sull’utilità dei cicli termodinamici di riferimento.
a) b) c) d)
Figura 14.23 – Fasi del ciclo di un motore a quattro tempi ad accensione comandata.
a) Aspirazione, b) Compressione, c) Combustione ed espansione, d)
Scarico.
q 2,3 − q 4,1
η= (14.29)
q 2,3
Qi − Qu
7
η= (3.63)
Qi
296 Lezioni di Fisica Tecnica
da cui:
c v (T 3 − T 2 ) − c v (T 4 − T 1 ) 1 − T 4 / T1
η= = 1 − T1 ⋅ (14.30)
(
cv T3 T2 − ) T2 − T3 / T2
1
Nella Figura 14.24 sono riportate le fasi del ciclo per un motore a
quattro tempi diesel. Il fluido aspirato è solo aria, nella quale, verso la
fine della fase di compressione, viene iniettato il combustibile che trova
nell’aria stessa le condizioni necessarie alla combustione spontanea (mo-
tori ad accensione per compressione); tale ciclo, rappresentato in Figura
14.25, è detto ciclo Diesel.
a) b) c) d)
Figura 14.24 – Fasi del ciclo di un motore a quattro tempi ad accensione per com-
pressione. a) Aspirazione; b) Compressione; c) Iniezione, combustione
ed espansione; d) Scarico.
8
Tvk–1 = costante (6.29)
Principi di impianti termici motori ed operatori 297
'
Figura 14.25 – Rappresentazione nel piano p,v del ciclo Diesel.
Nelle stesse ipotesi già usate per il ciclo Otto, il rendimento del ciclo
Diesel è dato da:
q 2,3 − q 4,1
η= (14.32)
q 2,3
da cui:
c p (T 3 − T 2 ) − c v (T 1 − T 4 ) 1 −
η= = 1 − ⋅ T 4 T1 (14.33)
c p (T 3 − T 2 ) k T3 − T2
Esercizi
15.1 Generalità
p = pas + pv (15.2)
con:
pas = pressione parziale dell’aria secca, Pa;
pv = pressione parziale del vapor d’acqua, Pa.
Si noti che quanto detto nel capitolo 5 sui sistemi monocomponenti
circa l’esistenza delle diverse fasi (liquido, vapore, coesistenza di liquido
e vapore) vale anche per sistemi a più componenti, pur di sostituire alla
pressione la pressione parziale, per cui nell’aria umida:
• l’acqua liquida evapora se la tensione di vapore del liquido, pvs, è mag-
giore della pressione parziale, pv;
• l’acqua liquida non evapora se pvs e pv sono uguali;
• il vapore d’acqua condensa se pv viene ad essere maggiore di pvs;
dove la tensione di vapore dell’acqua, pvs, è ricavabile dalla Tabella A.6
in funzione della temperatura.
L’aria umida può contenere una quantità di vapore che va da zero,
aria secca, ad un valore massimo, aria umida satura, che si ha proprio
quando pv e pvs sono uguali; tale valore massimo dipende quindi dalla
temperatura, da cui dipende pvs.
Poiché l’aria umida viene studiata come una miscela binaria, la de-
terminazione del suo stato termodinamico non richiede più la conoscenza
di due proprietà termostatiche intensive, come per i sistemi termodina-
mici monocomponenti, ma di tre. Generalmente, lo stato termodinamico
dell’aria umida viene individuato mediante la conoscenza della pressione
totale e di due altri parametri di stato intensivi indipendenti.
Aria umida 303
Parametri igrometrici
Titolo dell’aria umida, x: massa di vapore contenuta nell’unità massa di
aria secca:
mv
x= (15.3)
m as
pv (15.4)
φ=
p vs
Umidità relativa, U.R.: rapporto tra la densità del vapore e la densità del
vapore saturo alla stessa temperatura:
ρv
U.R. = (15.5)
ρ vs
1
Il titolo è ∞ alla temperatura di ebollizione, ovvero a 100°C per una pressione
di 1 atm. Infatti a questa temperatura essendo pvs=p, per la legge di Dalton (15.2),
304 Lezioni di Fisica Tecnica
Parametri termometrici
Temperatura di bulbo asciutto, t o tba: temperatura effettiva dell’aria; è
detta così perché è misurata da un termometro sul cui bulbo non vi è
acqua, contrariamente alla temperatura di bulbo umido, di cui si parlerà
nel seguito.
Temperatura di rugiada, tr: temperatura di incipiente condensazione del
vapor d’acqua contenuto nell’aria umida, quando questa viene raffreddata
a pressione costante senza variazione di titolo; è la più bassa temperatura
compatibile con un assegnato titolo x.
Il fenomeno della condensazione per raffreddamento è facilmente
comprensibile se si pensa che quando l’aria viene gradualmente raffred-
data, la tensione di vapore dell’acqua diminuisce fino ad uguagliare la
pressione parziale del vapore d’acqua nell’aria; questo comporta che nella
(15.4) il denominatore diminuisce ed il grado igrometrico aumenta fino a
diventare unitario. La temperatura di rugiada è quella alla quale la ten-
sione di vapore del liquido uguaglia la pressione parziale esistente2.
Ovviamente, se l’aria viene a contatto con un corpo o con una su-
perficie a temperatura inferiore a quella di rugiada, una parte del vapore
d’acqua in essa contenuta condensa, fino a ridurre il valore di pv a quello di
pvs a quella temperatura. Per esempio, si supponga che in un ambiente la
temperatura sia di 20 °C ed il grado igrometrico sia pari a 0,73: la Tabella
A.6 fornisce pvs = 2339 Pa da cui, con la (15.4), si ottiene pv = 1,7∙103 Pa;
sempre dalla Tabella A.6 si ricava che la temperatura di rugiada è di 15
°C, in quanto a questa temperatura è appunto pvs = 1705 Pa. Se quest’aria
lambisce una superficie a 10 °C, cui corrisponde pvs = 1228 Pa, evidente-
mente ci sarà una condensazione di vapore fino ad abbassare la pressione
parziale da 1,7∙103a 1228 Pa: è il fenomeno che si verifica in inverno sui
vetri delle finestre e delle auto ed in alcuni casi sulle superfici interne
è pas=0 il che significa che l’aria secca non è presente nel sistema, nel quale c’è solo
vapore (mas=0, x=∞).
2
Il termine “di rugiada” deriva dal fatto che durante le ore del giorno la tem-
peratura dell’aria esterna non è costante, ma raggiunge il valore massimo nel primo
pomeriggio, per poi diminuire e raggiungere il valore minimo un po’ prima dell’alba;
spesso, durante questo raffreddamento il grado igrometrico raggiunge il valore uni-
tario e del vapore d’acqua condensa, per cui al mattino sui fiori e sulle foglie si trova
dell’acqua liquida in minute goccioline, che viene chiamata appunto rugiada.
Aria umida 305
delle pareti perimetrali degli edifici, se mal progettate3 dal punto di vista
termico oltre che strutturale.
Temperatura di bulbo umido, tbu: è la temperatura di equilibrio cui arriva
il sensore di un termometro sul quale è stata avvolta una garza, quando
quest’ultima viene bagnata con acqua distillata e poi investita da un flusso
d’aria ad una velocità maggiore di 4 m/s.
L’acqua distillata tende ad evaporare, sottraendo alla garza e quindi
al bulbo del termometro, una quantità di energia pari al calore latente di
evaporazione con conseguente abbassamento della temperatura misura-
ta4. La velocità con la quale la temperatura del termometro si abbassa va
diminuendo nel tempo, poiché in seguito al raffreddamento del sensore si
crea una differenza di temperatura tra questo e l’ambiente circostante, per
cui una certa quantità di energia termica passa dall’ambiente al sensore,
riscaldandolo. Quindi, mentre l’evaporazione comporta una sottrazione di
energia termica, la differenza di temperatura tra l’ambiente ed il sensore
comporta una somministrazione di calore proporzionale proprio alla diffe-
renza di temperatura: in alcuni minuti si raggiunge così una situazione di
equilibrio con una temperatura del sensore che non varia fino a quando la
garza resta bagnata (se la garza si asciuga, venendo meno l’evaporazione
e la conseguente sottrazione di calore, la temperatura risale e si riporta
allo stesso valore di quella dell’ambiente). Per tbu si intende proprio il
valore di regime permanente cui si porta il termometro.
Evidentemente, il valore di tbu è tanto più basso quanto minore è il
grado igrometrico dell’aria e quindi quanto maggiori sono l’evaporazione
di acqua ed il calore sottratto. Al contrario, se sul termometro passa del-
l’aria satura, cioè con φ = 1, l’acqua non evapora, non si ha abbassamento
della temperatura del termometro e risulta tbu = tba.
Rigorosamente, la temperatura di bulbo umido non è una proprietà
di stato, in quanto definita per determinati valori della velocità dell’aria;
in pratica la si considera tale perché, se la velocità con cui l’aria investe
il termometro è superiore ai 4 m/s, questa temperatura è numericamen-
te uguale ad una proprietà termostatica, la temperatura di saturazione
adiabatica che qui non viene trattata, in quanto l’argomento esula dalle
finalità di questo testo.
3
Va ricordato che gli involucri esterni degli edifici vanno accuratamente proget-
tati, nel senso che i materiali vanno scelti in spessori e con caratteristiche termiche
tali da non comportare sulla faccia interna delle pareti una temperatura inferiore a
quella di rugiada dell’aria interna.
4
È lo stesso fenomeno che si verifica quando, dopo una doccia, non ci si asciuga
subito: l’acqua che si trova sulla pelle tende ad evaporare, sottrae il calore necessario
al corpo e procura d’inverno una spiacevole sensazione di freddo, d’estate un piace-
vole refrigerio.
306 Lezioni di Fisica Tecnica
15.3.1 Titolo
mv p R
= x = v as (15.8)
m as pas R v
pv
x = 0,622 (15.9)
p as
Aria umida 307
pv
x = 0,622 (15.10)
p − pv
dalla quale si ricava che a pressione costante il titolo è funzione solo della
pressione parziale. Infine, per definizione di grado igrometrico (15.4):
φp vs
x = 0,622 (15.11)
p − φp vs
pv ρ
= v (15.13)
p vs ρ vs
φ = U.R. (15.14)
cioè, nelle condizioni nelle quali sia il vapor d’acqua che l’aria hanno
comportamento da gas perfetto, il grado igrometrico e l’umidità relativa
assumono valori numericamente coincidenti.
H mv h
h= = has + v (15.16)
m as m as
e per la (15.3):
nella quale:
• has si può calcolare5 come prodotto cpt, dove il calore specifico dell’aria
secca è cp= 1,01 kJ/kgK.
• hv, per temperature comprese entro i 70 °C si può calcolare con la
relazione empirica hv= 2500 + 1,93t6, che fornisce hv in kJ/kg,
e quindi la (15.17), diventa:
H = mash (15.19)
R T
v = vas = as (15.20)
p as
5
Cfr. paragrafo 6.3.
6
Comunemente detta anche “binomio di Mollier”.
Aria umida 309
R asT
v = vas = (15.21)
p − φp vs
V = vmas (15.22)
m = mas + mv (15.23)
m
mas = (15.24)
1+ x
15.5.1 Generalità
In questo paragrafo vengono esaminate le principali trasformazioni
dell’aria umida in sistema aperto nelle ipotesi di regime permanente, tra-
scurabilità dei termini cinetici e potenziali e assenza di lavoro; inoltre, la
pressione totale sarà considerata sempre costante.
In generale per l’analisi delle varie trasformazioni è necessario ef-
fettuare:
• il bilancio di energia (1° principio della termodinamica),
• il bilancio di massa relativo all’aria secca,
• il bilancio di massa relativo all’acqua.
Per un sistema con un’unica sezione di ingresso e un’unica sezione
di uscita per l’aria umida e con un’unica sezione di ingresso e un’unica
sezione di uscita per l’acqua, come quello schematizzato in Figura 15.1,
si ottiene:
10
I valori del titolo sono espressi in gv/kgas (e non in kgv/kgas) e quindi quelli di
Δh/Δx in kJ/g.
312 Lezioni di Fisica Tecnica
Bilancio di energia
! as,1 h1 + m
m ! =m
! H2O,i h H2O,i + Q ! as,2 h 2 + m
! H2O,u h H2O,u (15.26)
! * +&( !
' #
(!
! $%&" !
'
"!
! $%&#
'
#!
!
, )!
! * +&)
' #
Figura 15.1 – Schema di sistema aperto ad un ingresso ed un’uscita sia per l’aria che
per l’acqua.
! as h1 + m
m ! =m
! H2O,i h H2O,i + Q ! as h 2 + m
! H2O,u h H2O,u (15.29)
! as x 1 + m
m ! H2O,i = m
! as x 2 + m
! H2O,u (15.30)
da cui si ricava:
Q ! !
m h −m ! H2O,u h H2O,u
Δh = h 2 − h1 = + H2O,i H2O,i (15.31)
!
m as !
m as
Aria umida 313
! H2O,i − m
m ! H2O,u
Δx = x 2 − x 1 = (15.32)
m! as
! h1 + m
m ! H2O h H2O = m
! as h 2 (15.33)
! as x 1 + m
m ! H2O,l = m
! as x 2 (15.34)
Q! !
m h
Δh = h 2 − h1 = + H2O,i H2O,i (15.35)
! as
m m! as
! H2O,i
m
Δx = x 2 − x 1 = (15.36)
m! as
Δh !
Q
= + h H2O (15.37)
Δx m ! H2O
Q!
Δh = h 2 − h1 = (15.38)
! as
m
e la (15.37) diventa:
Δh
= +∞ (15.39)
Δx
Q!
= 1,01(t2 – t1) + 1,93x(t2 – t1) = (1,01 + 1,93x)(t2 – t1) (15.40)
! as
m
dalla quale si deduce che per trasformazioni a titolo costante, cioè nei
processi in cui non si ha né somministrazione né sottrazione di acqua,
l’aria umida ha un calore specifico, cp, pari a 1,01 + 1,93x. Con i valori che
usualmente il titolo assume, risulta 1,93x << 1,01 e quindi per trasforma-
zioni a titolo costante si può trascurare la presenza di vapore nell’aria e
trattare l’aria come se fosse secca, come fatto nel Capitolo 6.
Si noti che, come si ricava analiticamente dalla (15.10), una trasfor-
mazione a pressione totale costante ed a titolo costante è caratterizzata
da pressione parziale del vapore costante; questo fatto è facilmente com-
prensibile ricordando che la pressione parziale in una miscela di aeriformi
dipende dalla pressione totale e dalla composizione, che, in un processo
a titolo costante, rimane costante.
Q!
Δh = h 2 − h1 = − (15.41)
! as
m
Aria umida 315
e la (15.37) diventa:
Δh
= −∞ (15.42)
Δx
Q!
= 1,01(t1 – t2) + 1,93x(t1 – t2) = (1,01 + 1,93x)(t1 – t2) (15.43)
! as
m
! as h1 = m
m ! as h 2 + m !
! H2O,u h H2O,u + Q (15.44)
! H2O,u = m
m ! as x 1 − m
! as x 2 (15.45)
! H2O,i h H2O,i − m
m ! H2O,u h H2O,u
Δh = (15.46)
m! as
! H2O,i h H2O,i
m
Δh = (15.47)
m! as
Nel caso in cui non vi sia acqua liquida in uscita, la pendenza della
trasformazione è data dalla relazione:
Δh
= h H2O,i (15.48)
Δx
dalla quale, essendo hH2O,i l’entalpia del liquido o del vapore nelle con-
dizioni di temperatura e pressione in cui viene somministrata l’acqua,
si ricava che, come è facile verificare dal diagramma psicrometrico, nel
caso di umidificazione adiabatica con acqua liquida (hH2O = 0÷419 kJ/kg)
la trasformazione è con ottima approssimazione isoentalpica, mentre nel
caso di umidificazione adiabatica con vapore con entalpia specifica di circa
2,6∙103 kJ/kg (a pressione atmosferica vapore leggermente surriscaldato)
la trasformazione è orientativamente isoterma.
! as,1 h1 + m
m ! as,2 h 2 = (m
! as,1 + m
! as,2 )h 3 (15.49)
! $%&" !
'
"!
! $%&-
'
-!
! $%&# !
'
#!
! as,1 x 1 + m
m ! as,2 x 2 = (m
! as,1 + m
! as,2 )x 3 (15.50)
da cui:
! as,1 h1 + m
m ! as,2 h 2
h3 = (15.51)
m as,1 + m
! ! as,2
! as,1 x 1 + m
m ! as,2 x 2
x3 = (15.52)
m as,1 + m
! ! as,2
Esercizi
ESERCIZIO 15.1 – 15,3 m3/h di aria si trovano alla pressione di 1,00 atm ed alla
temperatura di 25,0°C. Il grado igrometrico è del 70%. Calcolare:
1. il titolo;
2. la portata massica di aria secca;
3. la portata massica di aria;
4. la portata entalpica oraria;
5. la temperatura di rugiada.
ESERCIZIO 15.3 – 400 m3/h di aria umida nelle seguenti condizioni: p = 760
mmHg, t = 10°C, φ = 0,90 vengono riscaldati a titolo costante ed a pressione
costante fino alla temperatura di 40°C. Calcolare la potenza termica sommi-
nistrata.
ESERCIZIO 15.4 – 200 kg/h di aria avente grado igrometrico 70% sono portati
dalla temperatura di 30°C alla temperatura di 5,0°C. Durante la trasformazio-
ne la pressione è costante e pari a 760 mmHg. Determinare la potenza termica
da sottrarre.
ESERCIZIO 15.5 – 500 m3/h di aria nelle seguenti condizioni: p = 1,00 atm, t1 =
30°C e φ1 = 40 %, entrano in un umidificatore in cui vengono nebulizzati 8,0
kg/h di acqua a t = 20°C e p = 1,00 atm. Immaginando il sistema adiabatico e
la pressione uniforme, determinare le condizioni di uscita e la minima portata
di acqua necessaria per raggiungere le condizioni di saturazione.
Aria umida 319
ESERCIZIO 15.6 – Una portata di 1,00⋅104 kg/h di aria a 16°C, 760 mmHg e grado
igrometrico 0,75, si mescola a 50 kg/h di acqua alla temperatura di 135°C ed
alla pressione atmosferica; contemporaneamente si ha una somministrazione
di 5,00⋅104 kcal/h. Determinare:
1. la temperatura finale;
2. il grado igrometrico finale;
nell’ipotesi che la pressione sia costante.
16.1 Introduzione
1
Nella pratica professionale, gli impianti di condizionamento vengono anche detti
di climatizzazione. La norma UNI 10339 fa differenza tra i processi di climatizzazione
e condizionamento, considerando che il primo controlla anche la velocità dell’aria,
mentre non fa differenza tra gli impianti di condizionamento e climatizzazione.
322 Lezioni di Fisica Tecnica
16.2.1 Generalità
* Si noti che i composti organici volatili, chiamati complessivamente VOC (Volatile Organic Compounds) o
TVOC (Total Organic Volatile Compounds), sono circa un migliaio e tra essi i principali sono generalmente
il benzene e la formaldeide.
2
Ossigeno in molecole triatomiche anziché biatomiche.
324 Lezioni di Fisica Tecnica
La valutazione dell’IAQ
La valutazione dell’IAQ rappresenta un problema molto complesso
per una serie di motivi. Innanzitutto, il discomfort dovuto alla qualità
dell’aria non è sempre valutabile sulla base di dati oggettivi incontrover-
tibili, sia perché le sostanze inquinanti sono moltissime e generalmente
caratterizzate da concentrazioni molto basse e quindi misurabili solo con
sistemi complessi e costosi, sia perché un’eventuale misurazione delle con-
centrazioni dei diversi inquinanti comunque non rileverebbe i loro effetti
sinergici, cioè l’effetto combinato che non è detto sia uguale alla somma
degli effetti presi singolarmente. Inoltre, i contaminanti inducono sulle
persone effetti abbastanza diversi che vengono generalmente raggruppati
nelle seguenti tre categorie:
• sollecitazioni olfattive (odori), talvolta accompagnate anche da altri
sintomi, quali mal di testa, irritazioni alla gola, agli occhi,
• effetti biologici su alcuni organi (apparato respiratorio, cute), che si
manifestano sotto forma di irritazioni e reazioni allergiche,
• effetti carcinogeni;
e che variano da sostanza a sostanza: per esempio alcune (come l’ossido
di carbonio ed il radon) non sono avvertibili neanche alle concentrazioni
alle quali sono molto dannose, mentre altre, come alcune sostanze or-
ganiche, non sono affatto dannose ma risultano sgradevolissime anche
in piccolissime concentrazioni. Tali effetti variano anche da persona a
persona, soprattutto per quanto riguarda la loro entità.
Tutte queste difficoltà di valutazione fanno molto discutere gli esperti
Impianti di condizionamento dell’aria 325
3
L’ergonomia è la disciplina scientifica che si occupa della comprensione delle
interazioni tra l’uomo e gli altri elementi presenti negli ambienti di vita e di lavoro al
fine di ottimizzare il benessere dell’uomo e le prestazioni di tali elementi.
326 Lezioni di Fisica Tecnica
sato alla pulizia delle condotte degli impianti, che purtroppo risultano
generalmente molto sporche. La sporcizia presente nelle condotte deriva
innanzitutto dal fatto che non esistono protocolli di protezione da appli-
care durante la loro messa in opera; infatti le condotte andrebbero pulite
man mano che si installano e sigillate durante le interruzioni delle fasi di
montaggio, altrimenti si riempiono subito di polvere e di sporcizia. Inoltre,
durante il funzionamento dell’impianto i filtri, che generalmente non sono
di efficienza elevata, fanno comunque passare piccolissime frazioni degli
inquinanti solidi sospesi nell’aria che, col passare del tempo, si ritrovano
depositati sul fondo delle condotte e costituiscono un ottimo terreno di
coltura per microrganismi, soprattutto in presenza di umidità. Il problema
diventa ancora più grave se, come spesso avveniva fino a qualche anno
fa, le condotte sono internamente coibentate con isolanti termoacustici,
i quali, essendo generalmente costituiti da materiali porosi, trattengono
molto bene la polvere e la sporcizia in genere. Oggi esistono dei metodi
perfettamente collaudati di ispezione, monitoraggio e pulizia delle con-
dotte, con i quali spesso si può limitare sensibilmente l’inquinamento da
impianto di ventilazione e di condizionamento.
Per il radon esistono molte tecniche di controllo alla fonte che permet-
tono di ridurne, anche considerevolmente, la concentrazione in ambiente.
Nel caso di radon proveniente dal sottosuolo, tali tecniche consistono nel-
l’individuare i percorsi attraverso i quali il gas entra negli ambienti indoor
e nell’ostruirli; per il radon proveniente dai materiali da costruzione, l’uso
di intonaci e/o pitture particolari può ridurre anche del 50% la quantità
di gas che passa nell’ambiente.
è a ricircolo, con filtri che trattengono solo una certa percentuale dei
contaminanti.
Un’altra applicazione molto diffusa di questo metodo si ha general-
mente nei laboratori chimici, nei quali si lavora sotto cappe dotate di un
sistema di estrazione verso l’esterno.
Il sistema di rimozione alla fonte degli inquinanti prodotti si appli-
ca anche nelle camere operatorie per evitare il più possibile che i gas
anestetici, inevitabilmente emessi dal soggetto anestetizzato e spesso dal
valvolame e dai raccordi di adduzione del gas stesso, si diffondano in
ambiente.
Si noti che nel caso dei servizi igienici e delle cucine l’utilizzo di
questo sistema, qualora la ventilazione sia naturale, ha anche un secondo
vantaggio: gli estrattori, generando nell’ambiente una depressione, favori-
scono il ricambio dell’aria attraverso i serramenti esterni o più in generale
attraverso le aperture dell’edificio.
! = q! j
V (16.1)
(C j,m − C j,e )
4
Con l’espressione un ricambio/h, in riferimento ad un ambiente di volume V,
si intende l’immissione di una quantità di aria esterna pari a V m3 per ogni ora e
l’espulsione di altrettanta aria interna.
Impianti di condizionamento dell’aria 329
Edifici residenziali
Gli ambienti residenziali, rispetto a quelli non residenziali, presen-
tano una maggior aleatorietà nelle possibili sorgenti d’inquinanti e nella
intensità di emissione degli stessi. Oltre al livello di occupazione ed alla
contaminazione dovuta ai materiali, devono essere considerati altri para-
metri che influenzano la qualità dell’aria interna, ma che spesso non sono
quantificabili a livello di progetto. Tra questi ultimi si ricordano il tempo
di occupazione dei locali, che può essere molto variabile, la presenza di
fumatori e le attività svolte negli ambienti (cucina, attività ricreative), che
possono influenzare il numero di specie inquinanti presenti e le relative
concentrazioni in maniera imprevedibile.
Come nel caso degli edifici non residenziali, la Norma propone tre
diversi criteri di valutazione delle portate d’aria di ventilazione: il primo è
basato sulla valutazione delle portate d’aria estratte dai locali di servizio,
il secondo consente di determinare il numero di ricambi d’aria comples-
sivo dell’unità abitativa e il terzo si basa sulla ventilazione degli ambienti
“nobili” (soggiorni e camere da letto).
16.2.4 Normativa
La norma di riferimento per gli impiantisti è la UNI 10339, che indica
la portata d’aria esterna da immettere in ambiente per ottenere una buona
IAQ; tale portata è espressa:
• in litri per secondo e per persona prevista nell’ambiente; è generalmente
pari a 11 l/s∙persona, corrispondente a 40 m3/h∙persona, e si usa quando
il carico inquinante è dovuto principalmente alle persone;
• in litri per secondo e per metro quadrato di ambiente da ventilare; è
generalmente pari a 16,5 l/s∙m2, corrispondente a 60 m3/h∙m2 e si usa
quando il carico inquinante è principalmente dovuto a particolari atti-
vità che si svolgono nell’ambiente (si pensi ai garages), o a destinazioni
d’uso nelle quali il numero delle persone presenti è estremamente
variabile (si pensi ai supermercati);
• in numero di ricambi d’aria all’ora; dell’ordine di 10 ricambi/h, quando
si vuole invece che l’ambiente sia in depressione.
Impianti di condizionamento dell’aria 331
con:
M = metabolismo energetico, W;
W = potenza meccanica, W;
E = potenza termica ceduta per evaporazione dalla pelle, W;
Eres = potenza termica ceduta nella respirazione come “calore latente”,
W;
Cres = potenza termica ceduta nella respirazione come “calore sensibile”,
W;
C = potenza termica ceduta per convezione, W;
R = potenza termica ceduta per irraggiamento, W;
K = potenza termica ceduta per conduzione, W;
S = variazione di energia interna del corpo umano nell’unità di tempo,
W.
Nella (16.2) M rappresenta l’energia generata, i termini in parentesi le
dispersioni e S l’accumulo di energia; tutti i termini sono potenze, quindi
espressi in W; spesso, però, si riferiscono all’unità di area della superficie
del corpo umano nudo5 e sono perciò espressi in W/m2. Qui di seguito è
brevemente illustrato il significato di ciascuno dei termini che compaiono
nella (16.2).
Metabolismo energetico – I cibi e le bevande ingeriti, oltre che le
sostanze di riserva, subiscono nel corpo umano un enorme numero di
complesse trasformazioni chimiche, che, nel loro insieme, costituiscono il
metabolismo. I processi metabolici sono complessivamente esoenergetici,
ovvero gran parte dell’energia potenziale chimica dei cibi, delle bevan-
de e, eventualmente, delle sostanze di riserva, si trasforma in energia
interna del corpo umano. Se l’energia generata non è uguale a quella
complessivamente scambiata con l’ambiente, si ha un accumulo (negativo
5
La superficie del corpo umano nudo, Ab, si calcola in funzione della massa
corporea, mb in kg, e dell’altezza del corpo, Hb in m, con la correlazione Ab = 0,202
mb0,425Hb0,725. Per una persona di 70 kg alta 1,70 m risulta Ab = 1,8 m2.
Impianti di condizionamento dell’aria 333
6
Il sudore, costituito prevalentemente da una soluzione acquosa di cloruro di
sodio, si sparge sulla superficie della pelle ricoprendola di un film sottile e, in assenza
di gocciolamento, passa come vapore nell’aria per evaporazione.
334 Lezioni di Fisica Tecnica
tr = ΣtiFp-i (16.3)
con:
ti = temperatura della generica superficie isoterma di solido (parete,
suppellettile, altra persona, ecc.) che vede il soggetto, °C;
Fp-i = fattore di vista tra il soggetto e la generica superficie isoterma di
solido, grandezza puramente geometrica calcolabile da diagrammi
o da relazioni analitiche, adim.
La temperatura media radiante è in definitiva la media pesata delle
temperature delle superfici dei solidi che il soggetto vede, avente come
coefficienti di peso i fattori di vista soggetto-superfici.
Potenza termica dispersa per conduzione – Il termine K nella (16.2)
rappresenta la potenza termica dispersa per conduzione attraverso i solidi
a contatto con il corpo umano. Rientrano quindi in K la potenza termica
che si scambia tra i piedi e il pavimento, quella che si scambia con la
sedia (nel caso di soggetto seduto), quella che il soggetto scambia con gli
oggetti tenuti in mano e così via. Questo termine, di difficile valutazione,
generalmente è trascurabile per cui nella pratica non se ne tiene conto, a
meno di casi particolari per i quali si rimanda a testi specializzati.
Variazione di energia interna del corpo umano nell’unità di tempo – La
variazione di energia interna del corpo umano nell’unità di tempo, S, rap-
presenta l’accumulo di energia per unità di tempo che si verifica nel corpo
in conseguenza dell’attività e dei diversi scambi energetici con l’ambiente
circostante, che può essere maggiore, minore o uguale a zero.
Si noti che talvolta nell’equazione (16.2) la somma dei due termini
R e C è detta potenza termica secca e viene espressa in funzione di una
Impianti di condizionamento dell’aria 335
7
La temperatura operativa è spesso utilizzata nella progettazione degli impianti
di condizionamento in quanto tiene conto dell’importanza relativa degli scambi termici
convettivi (con l’aria trattata nell’impianto) e radiativi (con le superfici dell’ambiente,
quindi anche con le pareti di tamponamento esterno dell’edificio).
8
La resistenza termica dell’abbigliamento rappresenta la resistenza termica uni-
taria di un solido ideale che, disposto uniformemente su tutto il corpo in condizioni
di regime permanente farebbe disperdere una potenza termica secca pari a quella
effettiva.
336 Lezioni di Fisica Tecnica
9
Dal punto di vista termico gli ambienti si suddividono in ambienti termici mo-
derati, ambienti termici severi freddi e ambienti termici severi caldi, intendendo per
termicamente moderati quegli ambienti nei quali l’obiettivo è il raggiungimento del
comfort termico (p.e. gli edifici residenziali e gli uffici) e per termicamente severi
quelli nei quali l’obiettivo non è certamente il comfort ma la sicurezza, nei quali
cioè è scontato che non si raggiungano le condizioni di benessere termoigrometrico
e bisogna invece preoccuparsi dei rischi che corre l’individuo.
10
Si dicono globali perché si valutano in funzione dei valori medi spaziali delle
quattro variabili ambientali.
Impianti di condizionamento dell’aria 337
!DD
JJO$MAN
!D
!
IG I! D ! G
JKL$MIN
Nella Tabella 16.5, come detto, sono sintetizzate le condizioni che de-
vono essere verificate perché un ambiente sia considerato termicamente
idoneo secondo la UNI-EN-ISO 7730.
La UNI EN 15251 riprende le stesse categorie della 7730 e introdu-
ce una quarta categoria, definita solo in relazione al PMV, nella quale
ricadono gli ambienti che non rispettano i requisiti di accettabilità per
tutta la durata dell’anno e che, quindi, possono essere utilizzati solo per
periodi limitati.
Si noti che, analizzando le equazioni per il calcolo del PMV, risulta
che per gli ambienti moderati l’umidità, al contrario delle altre tre varia-
bili ambientali, influisce molto poco sul valore della sensazione termica.
In particolare, risulta che a parità di valori delle altre quattro variabili,
per ottenere lo stesso valore di PMV la ta deve variare al massimo di 1°C
passando da φ = 0,30 a φ = 0,70; questi due valori di φ rappresentano
limiti dovuti a motivi indipendenti dalle sensazioni termiche: per valo-
ri minori di 0,30 si seccano le mucose con diminuzione delle difese da
germi e batteri, per valori maggiori di 0,70 aumentano i rischi di allergie
e le probabilità che si formi condensa su punti freddi con conseguente
sviluppo di muffe.
Per gli ambienti di categoria B di Tabella 16.5, mediamente confor-
tevoli, gli intervalli di temperatura operativa, to, sono i seguenti:
• d’estate (Icl=0,5 clo) 23-26°C,
• d’inverno (Icl=1,0 clo) 20-24 °C;
nella pratica tecnica, considerate le esigenze di risparmio energetico, ge-
340 Lezioni di Fisica Tecnica
16.4.1 Introduzione
11
Per calcolare la potenza termica, in kW, correlata alla portata massica bisogna
dividere per 3600 e poi moltiplicare per il calore latente di passaggio di fase che, per
una temperatura superficiale del corpo umano pari a circa 35°C, è uguale a 2130
kJ/kg.
342 Lezioni di Fisica Tecnica
Estate: tE = 32°C, φE = 60 %
Inverno: tE = 2°C, φE = 50 %
m !* +m
! a hC + Q ! H2O h H2O = m
! a hA (16.7)
! a xC + m
m ! H2O = m
! axA (16.8)
Δh Q!*
= + h H2O (16.9)
Δx m ! H2O
che risulta nota in quanto sono noti i carichi termoigrometrici; sul dia-
gramma psicrometrico, mediante la scala esterna del settore circolare, si
traccia la semiretta uscente da (A) e passante per (C) che viene percorsa
dall’aria immessa nel locale da condizionare nel verso delle x crescenti, in
346 Lezioni di Fisica Tecnica
quanto m ! H2O risulta generalmente positivo e quindi si avrà xA > xC. Su tale
semiretta viene fissato il punto (C) alla temperatura limite compatibile
con i vincoli prima indicati e cioè:
Condizionamento estivo
Dalle condizioni (E) si perviene alle condizioni (C) mediante un pro-
cesso di raffreddamento con deumidificazione fino al punto (D) seguito da
Impianti di condizionamento dell’aria 347
H
@
K
=18(,.$=30,,.$ =18(,.$-)1,.
:0')3)+.30$$$
,($6.--0$
E)++03()$
E)++03()$
=30,,)$
-)1,)$
=(1+3.$
g! $ gG $
MXN$ MXN$ MON$ MON$ MPN$
,30*)66(.$
– batteria calda:
! =m
Q ! a (hC − h D ) (16.11)
Condizionamento invernale.
Come mostrato nelle Figure 16.5 e 16.6, dalle condizioni (E) si per-
viene alle condizioni (C) mediante un riscaldamento a titolo costante
(E-F), seguito da una umidificazione adiabatica quasi isoentalpica (F-C),
realizzata con spruzzamento di acqua liquida, oppure mediante un ri-
scaldamento a titolo costante fino ad (F') seguito da una umidificazione
quasi isoterma (F'-C) realizzata con immissione di vapore. Talvolta il
primo metodo comporta il raggiungimento di temperature troppo elevate,
col pericolo di generare odori molesti a causa della decomposizione di
sostanze organiche generalmente presenti nell’aria. Un terzo metodo con-
siste nel seguire le trasformazioni (E-G-H-C) di Figura 16.5, realizzabili
mediante una prima batteria di riscaldamento (E-G), uno spruzzamento
di acqua liquida (G-H), un ulteriore riscaldamento mediante una seconda
batteria (H-C).
Questo terzo metodo, illustrato in Figura 16.7, richiede l’installazione
di due batterie distinte (di potenzialità complessiva pari all’incirca a quella
singola del primo metodo) ma presenta il vantaggio di poter essere rego-
lato mediante due termostati posti a valle delle due batterie, mentre nei
due metodi precedenti, come risulta dalla Figura 16.6, risultano necessari
un termostato a valle della batteria di riscaldamento ed un umidostato a
valle dell’umidificatore e quest’ultimo dà minori garanzie di un corretto
funzionamento rispetto al termostato.
Per il proporzionamento delle singole apparecchiature valgono le
relazioni che seguono.
Impianti di condizionamento dell’aria 349
H K
N
M 8L
J 8
=18(,.$-)1,.$ )-98)$,($
8&(,(=(-)/(.*0$
:0')3)+.30$$$,($
8&(,(=(-)+.30$
E)++03()$-)1,)$
M7N$
6.--0$
=(1+3.$
g$ d$
MXN$ MXN$ M72N$ MPN$ MPN$
Figura 16.6 – Schema a blocchi del gruppo condizionatore per impianto di condizio-
namento invernale nel caso di umidificazione con acqua liquida o va-
pore.
E)++03()$-)1,)$
:0')3)+.30$$$
:)+83)+.30$
,($6.--0$
=(1+3.$
g! gG $
MXN$ MXN$ MYN MjN MjN$ MPN
Terzo metodo:
– potenza termica della batteria di preriscaldamento
Q! =m ! a (hG − h E ) (16.17)
!V +m
m ! R =m
!a (16.20)
Impianti di condizionamento dell’aria 351
MVN$ MVN$
)3()$,($3(-(3-.1.$
!/ $!
! ! " #!
! .$
>
H
@
K
Esercizi
ESERCIZIO 16.2 – Un locale deve essere mantenuto a 25°C con un grado igro-
metrico del 50% quando all’esterno si hanno 32°C con φ= 60%. Nel locale,
adibito a sala conferenze, è prevista la presenza di 120 persone. Il carico ter-
mico per irraggiamento solare, trasmissione attraverso le pareti ed impianto
di illuminazione è stato calcolato in 13,5 kW.
Assumendo per i carichi dovuti alle persone 65 W/persona e 75 g/h⋅persona,
calcolare le potenzialità delle batterie di raffreddamento e di post-riscalda-
mento:
1. per impianto a tutt’aria esterna;
2. per impianto con ricircolo.
Appendice
Appendice 355
Energia
1 kJ 1 kWh 1 kcal 1 kpm
1 kJ 1 2,778·10–4 0,2388 1,020·102
1 kWh 3600 1 859,8 3,671·105
–3
1 kcal 4,187 1,163·10 1 4,269·102
–3 –6 –3
1 kpm 9,807·10 2,721·10 2,342·10 1
Potenza
1 kW 1 kcal/h 1 CV
1 kW 1 859,8 1,36
–3
1 kcal/h 1,163·10 1 1,58·10–3
1 CV 0,735 632 1
Pressione
1 Pa 1 bar 1 atm 1 mm(Hg)
1 Pa 1 10–5 9,867·10–6 7,502·10–3
5
1 bar 10 1 0,9867 750
1 atm 1,013·105 1,013 1 760
1 mm(Hg) 133,3 1,33·10-3 1,316·10–3 1
Conducibilità termica
1 W/mK 1 kcal/hmK
1 W/mK 1 0,860
1 kcal/hmK 1,163 1
Conduttanza termica
1 W/m2K 1 kcal/hm2K
1 W/m2K 1 0,860
2
1 kcal/hm K 1,163 1
Temperatura
T(K) = t(°C) + 273,15
t(°C) = T(K) – 273,15
356 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella A.3 – Calori specifici a pressione costante, cp, ed a volume costante, cv, e loro
rapporto, k, per alcune sostanze in fase gassosa per comportamento
piuccheperfetto
cp cv k
Sostanza
(kJ/kgK) (kJ/kgK) (–)
Anidride carbonica 0,865 0,676 1,28
Aria secca 1,01 0,717 1,40
Azoto 1,04 0,743 1,40
Elio 5,19 3,11 1,67
Idrogeno 14,2 10,1 1,40
Ossido di carbonio 1,04 0,743 1,40
Ossigeno 0,917 0,656 1,40
Tabella A.4 – Densità e calore specifico medio di alcune sostanze in fase liquida a
temperature prossime a quelle ambientali.
ρ c
Sostanza
(kg/m3) (kJ/kgK)
Acqua 1000 4,19
Ammoniaca 640 4,6
Benzolo 883 1,8
Freon 12 1395 0,92
Glicerina 1270 2,4
Olio leggero 913 2,0
Appendice 357
Tabella A.6 – Proprietà termodinamiche del vapor d’acqua saturo tra il punto triplo e
quello critico e del solido al punto triplo (in prima riga, in grassetto).
Temp. Pressione Volume speciÞco Entalpia speciÞca Energia interna speciÞca Entropia speciÞca
t p vl · 103 vvs hl hvs hvs – hl ul uvs uvs – ul sl svs svs – sl
[°C] [bar] [m3/kg] [m3/kg] [kJ/kg] [kJ/kg] [kJ/kg] [kJ/kg] [kJ/kg] [kJ/kg] [kJ/Kkg] [kJ/Kkg] [kJ/Kkg]
0,01 0,006113 1,0908 206,1 –333,40 2501,4 –333,40 2501,4 –1,221 9,156
0,01 0,006113 1,0002 206,3 0,001 2500,5 2500,5 0 2375,3 2375,3 0 9,1545 9,1545
5 0,008721 1,0001 147,1 20,98 2509,7 2488,6 20,97 2360,4 2339,3 0,0764 9,0234 8,9470
10 0,012276 1,0004 103,4 42,01 2518,9 2476,9 42,00 2388,3 2346,3 0,1511 8,8985 8,7474
15 0,017051 1,0009 77,96 62,99 2528,1 2465,1 62,96 2395,2 2332,2 0,2244 8,7793 8,5549
20 0,02339 1,0018 57,84 83,86 2537,5 2453,4 83,86 2402,1 2318,2 0,2963 8,6652 8,3689
25 0,03169 1,0029 43,41 104,89 2546,4 2441,7 104,74 2409,0 2304,3 0,3660 8,5561 8,1892
30 0,04246 1,0043 32,94 125,79 2555,5 2429,9 125,61 2415,7 2290,1 0,4364 8,4516 8,0152
35 0,05628 1,0059 25,26 146,68 2564,5 2418,0 146,46 2422,5 2276,0 0,5046 8,3514 7,8468
40 0,07384 1,0078 19,56 167,34 2573,5 2406,2 167,33 2429,3 2262,0 0,5718 8,2553 7,6835
45 0,09593 1,0099 15,28 188,22 2582,4 2394,2 188,21 2436,0 2247,8 0,6379 8,1631 7,5252
50 0,12349 1,0121 12,05 209,11 2591,3 2382,2 209,10 2442,7 2233,6 0,7031 8,0745 7,3714
55 0,15758 1,0146 9,583 230,00 2600,1 2370,1 229,98 2449,3 2219,3 0,7672 7,9893 7,2221
60 0,1994 1,0172 7,682 250,91 2608,8 2357,9 250,89 2455,8 2204,9 0,8304 7,9074 7,0770
65 0,2503 1,0200 6,205 271,84 2617,4 2345,5 271,81 2462,2 2190,4 0,8928 7,8286 6,9358
70 0,3119 1,0229 5,048 292,78 2625,9 2333,1 292,75 2468,6 2175,8 0,9542 7,7526 6,7984
75 0,3858 1,0260 4,135 313,74 2634,2 2320,5 313,70 2474,8 2161,1 1,0149 7,6794 6,6645
80 0,4739 1,0293 3,410 334,72 2642,5 2307,8 334,67 2481,8 2146,3 1,0747 7,6088 6,5341
85 0,5789 1,0327 2,829 366,72 2650,7 2295,0 355,66 2487,2 2131,5 1,1337 7,5407 6,4070
90 0,7011 1,0363 2,361 376,75 2658,7 2281,9 376,68 2493,2 2116,5 1,1920 7,4749 6,2829
95 0,8453 1,0400 1,982 397,80 2666,6 2268,8 397,71 2499,1 2101,4 1,2495 7,4114 6,1619
100 1,0135 1,0435 1,673 419,04 2674,4 2255,6 418,77 2504,9 2086,1 1,3063 7,3500 6,0437
105 1,2080 1,0479 1,419 439,99 2682,1 2242,1 439,26 2510,7 2070,8 1,3625 7,2906 5,9281
110 1,4326 1,0520 1,210 461,13 2689,6 2228,5 460,98 2516,3 2055,3 1,4179 7,2331 5,8152
115 1,6905 1,0563 1,036 482,31 2697,0 2214,7 482,13 2521,9 2039,8 1,4728 7,1775 5,7047
120 1,9853 1,0608 0,8913 503,5 2704,2 2200,7 503,3 2527,3 2024,0 1,5270 7,1236 5,5966
125 2,3208 1,0654 0,7700 524,8 2711,4 2186,6 524,6 2532,7 2008,1 1,5807 7,0714 5,4907
130 2,7011 1,0702 0,6679 546,1 2718,3 2172,2 545,8 2537,9 1992,1 1,6338 7,0208 5,3870
135 3,131 1,0751 0,5817 567,5 2725,1 2157,6 567,2 2543,0 1975,8 1,6863 6,9717 5,2854
140 3,614 1,0802 0,5084 588,9 2731,8 2142,9 588,5 2548,1 1959,6 1,7383 6,9240 5,1857
145 4,155 1,0855 0,4459 610,4 2738,3 2127,9 610,0 2553,1 1943,1 1,7899 6,8776 5,0877
150 4,760 1,0910 0,3924 631,9 2744,5 2112,6 631,4 2557,7 1926,3 1,8409 6,8325 4,9916
155 5,433 1,0966 0,3464 653,5 2750,6 2097,1 652,9 2562,4 1909,5 1,8915 6,7885 4,8970
160 6,180 1,1024 0,3068 675,2 2756,5 2081,3 674,5 2566,9 1892,4 1,9416 6,7456 4,8040
165 7,008 1,1085 0,2724 696,9 2762,2 2065,3 696,1 2571,3 1875,2 1,9913 6,7037 4,7124
170 7,920 1,1147 0,2426 718,8 2767,6 2048,8 717,9 2575,5 1857,6 2,0407 6,6628 4,6221
175 8,925 1,1211 0,2166 740,7 2772,7 2032,0 739,7 2579,4 1839,7 2,0896 6,6227 4,5331
180 10,027 1,1278 0,1939 762,7 2777,6 2014,9 761,6 2583,2 1821,6 2,1382 6,5833 4,4451
185 11,234 1,1347 0,1740 784,8 2782,1 1997,3 783,3 2586,6 1803,1 2,1864 6,5447 4,3583
190 12,544 1,1418 0,1564 807,0 2786,3 1979,3 805,6 2590,0 1784,4 2,2343 6,5067 4,2724
(segue)
Appendice 359
195 13,989 1,1491 0,1409 829,4 2790,2 1960,8 827,8 2593,1 1765,3 2,2820 6,4692 4,1872
200 15,551 1,1568 0,1273 851,8 2793,7 1941,9 850,0 2595,7 1745,7 2,3293 6,4322 4,1029
205 17,245 1,1647 0,1151 874,4 2796,8 1922,4 872,4 2598,3 1725,9 2,3764 6,3955 4,0191
210 19,080 1,1729 0,1043 897,1 2799,4 1902,3 894,9 2600,4 1705,5 2,4232 6,3593 3,9361
215 21,063 1,1814 0,09471 920,0 2801,7 1881,7 917,5 2602,3 1684,8 2,4698 6,3233 3,8535
220 23,201 1,1903 0,08611 943,0 2803,4 1860,4 940,2 2603,6 1663,4 2,5162 6,2875 3,7713
225 25,504 1,1994 0,07841 966,2 2804,6 1838,4 963,1 2604,6 1641,5 2,5625 6,2518 3,6893
230 27,979 1,2090 0,07150 989,6 2805,4 1815,8 986,2 2605,4 1619,2 2,6086 6,2162 3,6076
235 30,635 1,2190 0,06528 1013,2 2805,5 1792,4 1009,5 2605,5 1596,0 2,6545 6,1807 3,5262
240 33,480 1,2293 0,05967 1036,9 2805,1 1768,2 1032,8 2605,3 1572,5 2,7004 6,1452 3,4448
245 36,524 1,2402 0,05460 1060,1 2804,1 1743,3 1056,4 2604,7 1548,3 2,7461 6,1096 3,3635
250 39,78 1,2515 0,05002 1085,1 2802,5 1717,4 1080,1 2603,5 1523,4 2,7918 6,0738 3,2820
255 43,24 1,2633 0,04586 1109,5 2800,3 1690,7 1104,0 2602,0 1498,0 2,8375 6,0380 3,2005
260 46,94 1,2757 0,04209 1134,3 2797,4 1663,1 1128,3 2599,8 1471,5 2,8832 6,0019 3,1187
265 50,87 1,2888 0,03865 1159,3 2793,8 1634,5 1152,8 2597,2 1444,4 2,9289 5,9656 3,0367
270 55,05 1,3025 0,03552 1184,5 2789,5 1604,9 1177,3 2594,0 1416,7 2,9747 5,9290 2,9543
275 59,49 1,3169 0,03266 1210,2 2784,5 1574,3 1202,4 2590,2 1387,8 3,0206 5,8921 2,8715
280 64,19 1,3322 0,03005 1236,1 2778,7 1542,5 1227,5 2585,8 1358,3 3,0666 5,8549 2,7883
285 69,17 1,3483 0,02766 1262,5 2772,2 1509,6 1253,2 2580,9 1327,7 3,1128 5,8174 2,7046
290 74,45 1,3665 0,02546 1289,3 2764,9 1475,6 1279,1 2575,4 1296,3 3,1593 5,7794 2,6201
295 80,03 1,3837 0,02345 1316,5 2756,9 1440,2 1305,4 2569,2 1263,8 3,2061 5,7410 2,5349
300 85,92 1,4033 0,02160 1344,2 2748,0 1403,6 1332,1 2562,4 1230,3 3,2532 5,7022 2,4490
305 92,14 1,424 0,01989 1372,5 2738,3 1365,5 1359,4 2555,1 1195,7 3,3008 5,6620 2,3621
310 98,70 1,447 0,01832 1401,3 2727,7 1326,0 1387,0 2546,9 1159,9 3,3489 5,6232 2,2743
315 105,61 1,471 0,01687 1430,9 2716,8 1285,8 1415,4 2538,6 1123,2 3,3977 5,5837 2,1860
320 112,90 1,498 0,01549 1461,3 2702,4 1241,3 1444,4 2527,5 1083,1 3,4473 5,5401 2,0928
325 120,57 1,527 0,01420 1492,5 2685,7 1193,1 1474,1 2514,5 1040,4 3,4978 5,4924 1,9946
330 128,65 1,560 0,01298 1524,8 2666,4 1141,5 1504,7 2499,4 994,7 3,5495 5,4422 1,8927
335 137,14 1,597 0,01184 1558,4 2644,3 1086,0 1536,5 2481,9 945,4 3,6026 5,3884 1,7858
340 146,08 1,638 0,01077 1593,5 2620,2 1026,7 1569,6 2462,9 893,3 3,6577 5,3321 1,6744
345 155,48 1,687 0,009765 1630,5 2593,4 963,0 1604,3 2441,6 837,3 3,7154 5,2733 1,5579
350 165,37 1,746 0,008803 1670,3 2562,3 892,2 1641,4 2416,7 775,3 3,7768 5,2087 1,4319
355 175,77 1,817 0,007878 1714,5 2527,4 812,8 1682,6 2388,8 706,2 3,8431 5,1371 1,2940
360 186,51 1,908 0,006967 1762,2 2483,1 720,9 1726,6 2353,0 626,4 3,9159 5,0545 1,1386
365 198,30 2,03 0,00604 1817,9 2425,9 608,0 1777,6 2306,1 528,5 4,0013 4,9541 0,9528
370 210,32 2,23 0,00499 1893,7 2339,9 446,2 1846,8 2234,9 388,1 4,1131 4,8069 0,6938
371 213,06 2,30 0,00474 1914,2 2316,1 401,9 1865,2 2214,2 349,0 4,1437 4,7675 0,6238
372 215,62 2,37 0,00447 1938,2 2287,1 349,0 1887,1 2190,7 303,7 4,1801 4,7211 0,5410
373 218,22 2,49 0,00415 1972,0 2252,3 280,4 1917,7 2161,7 244,0 4,2290 4,6625 0,434
374 220,86 2,79 0,00362 2043,2 2187,5 144,4 1981,6 2107,5 125,9 4,3250 4,5480 0,223
374,14 220,9 3,16 0,00318 2099,7 2099,7 0 2029,3 2029,3 0 4,4300 4,4300 0
Tabella A.7 – Densità dell’acqua in fase liquida ed aeriforme. 360
125 0,0545 0,274 0,550 939,2 939,5 940,0 941,0 942,0 943,0 944 946 949 951 954
150 0,0512 0,257 0,516 917,1 917,4 917,9 919,1 920,2 921,3 922 925 928 930 933
175 0,0484 0,243 0,487 2,504 892,4 893,1 894,3 895,6 896,9 898 901 904 907 910
200 0,0458 0,230 0,460 2,353 4,857 865,1 866,6 868,1 869,6 871 875 878 882 885
225 0,0435 0,218 0,437 2,223 4,555 9,640 835,2 837,0 838,8 841 845 849 853 857
250 0,0414 0,207 0,416 2,108 4,298 8,976 799,1 801,4 803,7 806 811 817 821 826
275 0,0395 0,198 0,396 2,006 4,075 8,432 18,33 759,3 762,4 765 773 779 785 791
300 0,0378 0,189 0,379 1,914 3,877 7,971 17,00 27,67 41,23 715 726 735 743 751
325 0,0362 0,181 0,363 1,830 3,700 7,571 15,94 25,41 36,53 50,4 665 680 692 703
350 0,0348 0,174 0,348 1,754 3,540 7,217 15,05 23,68 33,39 44,6 87,2 600 625 644
375 0,0334 0,167 0,335 1,685 3,395 6,900 14,29 22,28 31,04 40,8 72,0 130,5 504 558
400 0,0322 0,161 0,322 1,620 3,262 6,614 13,63 21,11 29,14 37,9 63,9 100,5 166,3 353,3
425 0,0310 0,155 0,311 1,561 3,140 6,354 13,04 20,09 27,56 35,6 58,4 87,2 126,8 188,3
450 0,0300 0,150 0,300 1,506 3,026 6,115 12,51 19,19 26,20 33,6 54,2 78,7 109,0 148,5
475 0,0290 0,145 0,290 1,455 2,922 5,896 12,02 18,39 25,01 32,0 50,9 72,5 97,9 128,3
500 0,0280 0,140 0,280 1,407 2,83 5,693 11,58 17,67 23,96 30,5 48,1 67,7 89,9 115,2
Tabella A.8 – Entalpia specifica dell’acqua in fase liquida ed aeriforme.
125 2552 2549 2545 524,6 524,5 524,1 523,3 522,6 521,9 521,2 519,4 517,7 516,0 514,3
150 2588 2586 2583 631,6 631,4 630,9 630,0 629,1 628,2 627,3 625,0 622,9 620,8 618,7
175 2625 2623 2620 2601 740,0 739,4 738,2 737,1 736,0 734,8 732,1 729,4 726,8 724,3
200 2661 2660 2658 2643 2621 850,2 848,8 847,3 845,9 844,4 841,0 837,7 834,4 831,3
225 2699 2697 2696 2684 2667 2627 962,4 960,6 958,7 956,9 952,5 948,3 944,2 940,3
250 2736 2735 2734 2724 2710 2679 1081 1078 1076 1073 1068 1062 1057 1052
275 2774 2773 2772 2764 2753 2728 2668 1003 1200 1196 1188 1181 1174 1168
300 2812 2811 2811 2803 2794 2774 2727 2668 2593 1329 1318 1307 1297 1289
325 2851 2850 2849 2843 2835 2818 2780 2734 2680 2612 1463 1446 1431 1418
350 2890 2889 2889 2883 2876 2862 2829 2792 2750 2702 2523 1614 1585 1563
375 2929 2929 2928 2923 2917 2904 2876 2846 2811 2773 2653 2450 1799 1737
400 2969 2969 2968 2964 2958 2946 2922 2896 2867 2836 2744 2622 2432 2077
425 3009 3009 3008 3004 2999 2989 2967 2944 2919 2893 2818 2728 2613 2460
450 3050 3049 3049 3045 3041 3031 3011 2991 2969 2946 2883 2810 2725 2623
475 3091 3091 3090 3087 3082 3073 3056 3037 3018 2997 2943 2881 2813 2735
500 3132 3132 3132 3128 3124 3116 3100 3083 3065 3047 2999 2946 2888 2825
Tabella A.10 – Entropia specifica dell’acqua in fase liquida ed aeriforme.
A999
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676 879 876 :79 :76 ;79 ;76 <79
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Appendice 365
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979A 979?
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97998
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97999996
979999?
Tabella A.12 – Valori di scabrezza di alcuni materiali per la valutazione del coefficien-
te di attrito.
Materiale, ε
Stato della superÞcie
processo di lavorazione (mm)
Vetro nuova 0
Rame, bronzo, alluminio nuova, liscia 0 ÷ 0,0015
Plastica nuova, liscia 0 ÷ 0,0015
Acciaio nuova, liscia 0,01 ÷ 0,05
saldato nuova 0,05 ÷ 0,10
saldato leggermente incrostata 0,15 ÷ 0,20
saldato molto incrostata 0,20 ÷ 0,30
chiodato nuova 10
chiodato incrostata 10 ÷ 50
galvanizzato nuova 0,12 ÷ 0,15
fucinato nuova 0,05
Ghisa bitumata 0 ÷ 0,12
nuova greggia 0,25
arrugginita 1 ÷ 1,5
molto arrugginita 2 ÷ 2,25
incrostata 2,5 ÷ 3,0
Legno nuova, liscia 0,2 ÷ 1,0
scabra 1,5 ÷ 2,0
Cemento nuova, liscia 0
scabra 0,10
armato nuova, liscia 0 ÷ 0,15
armato, centrif. nuova, liscia 0,15
armato, centrif. non lisciata 0,20 ÷ 0,80
armato, centrif. vecchia, lisciata 0,20 ÷ 0,30
Appendice 369
Tabella A.13 – Valori di ξ, equazione (9.14), per alcuni casi. Nei casi di allargamento
e di restringimento, nella (9.14) la velocità w è quella relativa alla
sezione minore.
Geometria Variabile indipendente ξ
r/D = 1,0 0,28
= 2,0 0,15
= 4,0 0,13
= 6,0 0,12
D2/D1= 1,1 0,030
= 1,3 0,17
= 1,5 0,31
= 2,0 0,56
= 4,0 0,88
= 6,0 0,95
D2/D1= ∞ 1,00
D2/D1= ∞ 1,00
D2/D1= 0 0,78
D2/D1= 0 0,50
D2/D1= 0 0,23
370 Lezioni di Fisica Tecnica
ε [adim]
Materiale
a 300 K a 500 K
metalli
non-metalli
Argilla 0,91
Carta 0,80
grigio 0,93
olio 0,88
nerofumo 0,96
Appendice 371
2 Corpo 1 circondato
completamente da un
altro corpo, 2. Il cor-
po 1 è delimitato da 1
una superÞcie senza
concavità
3 Elemento di superÞ-
cie dA1 e superÞcie
rettangolare A2 al di
sopra di esso e ad
esso parallelo, con
la normale a dA1 che
passa per un angolo
del rettangolo
(segue)
372 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella A.16 – Relazioni per il calcolo del coefficiente di convezione forzata, hc, per
quattro geometrie. I valori di Nusselt riportati in terza colonna sono
medi sulla superficie.
Condizioni cui
calcolare le
Geometria Campi di validità Relazioni L
proprietà del
ßuido
Tabella A.17 - Proprietà fisiche dell’aria ad 1 bar per il calcolo dei coefficienti di
convezione.
g ‚Ú2
T Ú cp Ì⋅105 Ó⋅104 k Pr ‚⋅103
Ì2
(°C) (kg/m3) (kJ/kgK) (Ns/m2) (m2/s) (W/mK) (–) (1/K) (1/m3K)
Tabella A.18 - Proprietà fisiche del vapor d’acqua a 1 bar per il calcolo dei coefficienti
di convezione.
g ‚Ú2
T Ú cp Ì⋅105 Ó⋅104 k Pr ‚⋅103
Ì2
(°C) (kg/m3) (kJ/kgK) (Ns/m2) (m2/s) (W/mK) (–) (1/K) (1/m3K)
Tabella A.19 - Proprietà fisiche dell’acqua in condizioni di liquido saturo per il calcolo
dei coefficienti di convezione.
g ‚Ú2
T Ú cp Ì⋅105 Ó⋅106 k Pr ‚⋅103
Ì2
(°C) (kg/m3) (kJ/kgK) (Ns/m2) (m2/s) (W/mK) (–) (1/K) (1/m3K)
Tabella A.20 – Relazioni per il calcolo del coefficiente di convezione naturale, hc, per
sei geometrie. I valori di Nusselt riportati in terza colonna sono medi
sulla superficie. La temperatura alla quale calcolare le proprietà del
fluido è la media aritmetica tra ts e t∞.
Dischi di diametro De e
105 < GrPr < 2⋅107 Nu = 0,54(GrPr)0,25 L
piastre quadrate di lato
o
L orizzontali (per ßusso
2⋅107 < GrPr < 3⋅1010 Nu = 0,14(GrPr)0,33 0,9De
termico verso l’alto)
* A = area; P = perimetro.
378 Lezioni di Fisica Tecnica
Tabella A.21 – Relazioni per il calcolo del coefficiente di convezione naturale, hc, per
alcune cavità. La lunghezza caratteristica è in ogni caso lo spessore
della cavità, δ. La temperatura alla quale calcolare le proprietà del
fluido è la media aritmetica tra t1 e t2.
Geometria Campi di validità Relazioni
Cavità rettangolare ver- GAS
ticale (o cavità cilindrica GrPr < 2000 Nu = 1
verticale) di altezza H
11 < H/δ < 42
0,5 < Pr < 2 Nu = 0,197(GrPr)0,25(H/δ)−0,11
2⋅103 < GrPr < 2⋅105
11 < H/δ < 42
0,5 < Pr < 2 Nu = 0,073(GrPr)0,33(H/δ)−0,11
2⋅105 < GrPr < 107
LIQUIDI
10 < H/δ < 40
Pr < 2000 Nu = 0,042Pr0,012(GrPr)0,25(H/δ)−0,3
104 < GrPr < 107
1 < H/δ < 40
1 < Pr < 20 Nu = 0,046(GrPr)0,33
106 < GrPr < 109
Cavità rettangolare oriz- GAS
zontale (superÞcie calda Nu = 1
in alto) LIQUIDI
Cavità rettangolare oriz- GAS
zontale (superÞcie calda GrPr < 1700 Nu = 1
in basso)
0,5 < Pr < 2 Nu = 0,059(GrPr)0,40
1,7⋅103 < GrPr < 7⋅103
0,5 < Pr < 2 Nu = 0,212(GrPr)0,25
7⋅103 < GrPr < 3,2⋅105
0,5 < Pr < 2 Nu = 0,061(GrPr)0,33
GrPr > 3,2⋅105
LIQUIDO
1 < Pr < 5000 Nu = 0,012(GrPr)0,6
1,7⋅103 < GrPr < 6⋅103
1 < Pr < 5000 Nu = 0,375(GrPr)0,2
6⋅103 < GrPr < 3,7⋅104
1 < Pr < 20 Nu = 0,13(GrPr)0,3
3,7⋅104 < GrPr < 108
1 < Pr < 20 Nu = 0,057(GrPr)033
GrPr < 108
Cilindri orizzontali coas- 1 < Pr < 5000 Nu = 0,11(GrPr)0,29
siali (gas o liquido) 6,3⋅103 < GrPr < 106
1 < Pr < 5000 Nu = 0,40(GrPr)0,20
106 < GrPr < 108
Sfere concentriche (gas 0,7 < Pr < 4000
o liquido) Nu = 0,228(GrPr)0,226
102 < GrPr < 109
Figura A.4 - Diagramma psicrometrico per pressione di 1,013 bar. Appendice 379
Lezioni di Fisica Tecnica
ESERCIZI
Liguori Editore
Esercizi 3
Capitolo 1 - Esercizi
230,5 + 1,57 ⋅ 103 = 1,80 ⋅ 103 230,5 – 1,57 ⋅ 103 = –1,34 ⋅ 103
0,0053 + 1,24 ⋅ 10–3 = 0,0065 0,98 – 3,857 ⋅ 10–6 = 0,98
0,0053 + 1,26 ⋅ 10–3 = 0,0066 1280 – 727,6 = 552
560,85 + 781,4 = 1342,2 3,75 ⋅ 106 – 7,374 ⋅ 104 = 3,68 ⋅ 106
1,273 ⋅ 10–2 + 9,28 ⋅ 10–5 = 1,282 ⋅ 10–2 0,00587 – 1,52 ⋅ 10–3 = 0,00435
7,50 + 8,50 = 16,00
3,5 km/h in m/s; 2,38 ⋅ 102 kg/h in kg/s; 3,00 kWh in kcal; 2,8 kJ in kWh;
7,6 kcal/hmK in W/mK; 2,21 ⋅ 102 W/mK in kcal/hmK; 2,200 ⋅ 103 cal/kgK
in kJ/kgK; 0,854 m3 in cm3; 135 l in m3; 3,70 atm in Pa; 3,500 bar in atm;
3,25 ⋅ 108 cm3/h in m3/s; 1280 l/s in m3/h; 7530 kcal/h in kW; 230 CV in kW;
30,0 kcal/hm2K in W/m2K; 2,50 ⋅ 103 W/m2K in kcal/hm2K; 50 kcal/kgK
in kJ/kgK
Capitolo 2 - Esercizi
Dati:
m1 = 850 g u1 = 3,42 kJ/kg m2 = 400 g u2 = 2,327 kJ/kg
Incognita:
U
U1 = m1u1 U2 = m2u2
850 ⋅ 1 ⋅ 10–3 ⋅ 3,42 = 2,91 kJ 400 ⋅ 1 ⋅ 10–3 ⋅ 2,327 = 0,931 kJ
kg kJ kg kJ
g⋅ ⋅ = kJ g⋅ ⋅ = kJ
g kg g kg
m1 + m2 = m U1 + U2 = U
850 + 400 = 1250 ⋅ 1⋅10–3 = 1,250 kg 2,91 + 0,931 = 3,84 kJ
kg kJ + kJ = kJ
g +g = g⋅ = kg
g
ESERCIZIO 2.2 – Per un sistema di massa m = 4,35 kg, avente una velocità
w = 5,4 km/h, calcolare:
1. l’energia cinetica;
2. l’energia cinetica specifica.
Dati:
m = 4,35 kg w = 5,4 km/h
Incognite:
Ec, ec
2 ⎝ 3600 ⎠ 2
2
⎛ km m h ⎞ m ⎛ m⎞
2
kg ⋅ ⎜ ⋅ ⋅ ⎟ = kg ⋅ 2 = ⎜ kg ⋅ 2 ⎟ ⋅ m = N ⋅ m = J
⎝ h km s ⎠ s ⎝ s ⎠
2. L’energia cinetica specifica si ottiene dall’equazione:
Ec 1 2
ec = = w
m 2
che, sostituendo i valori, fornisce:
2
1 ⎛ 1 ⎞ 1
ec = ⋅ ⎜ 5,24 ⋅ 1 ⋅ 10 3 ⋅ ⎟ = ⋅ (1,5) = 1,1 J/kg
2
2 ⎝ 3600 ⎠ 2
2 2
⎛ km m h ⎞ ⎛ m ⎞ m2 J
⎜ ⋅ ⋅ =
⎟ ⎜ ⎟ = =
⎝ h km s ⎠ ⎝ s ⎠ s2 kg
oppure, direttamente dall’equazione:
Ec 4,9
ec = = = 1,1 J/kg
m 4,35
J J
=
kg kg
Si ricorda che:
kg ⋅ m
⋅m
J N⋅m s2 kg ⋅ m ⋅ m m 2
= = = = 2
kg kg kg kg ⋅ s2 s
Esercizi 7
Dati:
m = 4,35 kg z = 4,00 m
Incognite:
Ep, ep
J m2
= 2
kg s
ESERCIZIO 2.4 – Un sistema di 4,35 kg deve essere sollevato di 323 cm. Calcolare
il lavoro meccanico totale e quello specifico necessari.
Dati:
m = 4,35 kg ∆z = 323 cm
Incognite:
L, l
Per il caso in esame il lavoro meccanico è pari alla variazione di energia po-
tenziale che subisce il sistema nel variare la sua quota rispetto alla posizione
iniziale.
8 Lezioni di Fisica Tecnica
m ⎛ m m ⎞ m kg ⋅ m 2
kg ⋅ ⋅ ⎜ cm ⋅ − cm ⋅ ⎟ = kg ⋅ ⋅ m = =J
s2 ⎝ cm cm ⎠ s2 s2
m ⎛ m m ⎞ m m2 J
⋅
2 ⎜
cm ⋅ − cm ⋅ ⎟ = 2
⋅ m = 2
=
s ⎝ cm cm ⎠ s s kg
oppure come:
L 138
l= = = 31,7 J/kg
m 4,35
J J
=
kg kg
Dati:
dimensioni parete: (3,00 ⋅ 5,00) m2, s = 40,0 cm ρ = 1200 kg/m3
Q10-25°C = 2,00 .104 kcal tfin = 20°C
Incognite:
Cparete , cmateriale , Q25-20°C
Dati:
P1: recipiente di vetro riempito con acqua, dimensioni: 6,0 cm ⋅ 10,0 cm ⋅ 8,0 cm
P2: sfera di ferro d = 10,0 cm
∆z = 30,0 cm mvetro = 150 g vacqua = 1,00 l/ kg
Incognita:
L
⎡⎛ Vacqua ⎞ ⎤
= ⎣⎡(m vetro + m acqua )+ m 2 ⎦⎤ gΔz = ⎢⎜ m vetro + ⎟ + ρferro ⋅ Vsfera ⎥ gΔz =
⎣⎢⎝ v acqua ⎠ ⎦⎥
⎡⎛ Vacqua ⎞ 4 3 ⎤
= ⎢⎜ m vetro + ⎟ + ρferro π r sfera ⎥ gΔz
⎢⎣⎝ v acqua ⎠ 3 ⎥⎦
10 Lezioni di Fisica Tecnica
=( (!
= (! ="! *K!
K(!
K"!
Dati:
P: cubo di alluminio L = 23,5 cm ∆z = 57 cm
Incognita:
Lelica
# *K!
K(!
$ K"!
Esercizi 11
Dati:
∆z = 25,0 cm
Incognita:
L
= "!
K"!
K(!
kg 3 m m kg ⋅ m 2
⋅ m ⋅ ⋅ cm ⋅ = =J
m3 s2 cm s2
$ le seguenti conversioni:
ESERCIZIO 2.9 – Effettuare $
0 ºC in K; –30ºC in K; 0 K in ºC; Δt(ºC) = 20 in Δt(K); 0,40 kJ/ºC in kJ/K
Poiché la scala celsius può essere considerata derivata dalla scala kelvin, come
mostrato in Figura 2.3, sussiste la relazione:
12 Lezioni di Fisica Tecnica
Dati:
P: m = 85,3 kg AP= 160 cm2 ∆z = 20,2 cm
Incognita:
L
( )
= (85, 3 + 165 )⋅ 9, 807 ⋅ −20, 2 ⋅ 1 ⋅ 10 −2 = −496 J
m ⎛ m ⎞ kg ⋅ m 2
(kg + kg )⋅ ⋅ ⎜ cm ⋅ ⎟= =J
s2 ⎝ cm ⎠ s2
Esercizi 13
ESERCIZIO 2.11 – Una macchina solleva un carico di 300 kg alla velocità co-
stante di 2,50 m/s dal fondo di una miniera, posto alla quota di –150 m, fino
alla piattaforma di scarico, posta alla quota di 5 m (le quote sono valutate
rispetto al piano di campagna). Calcolare:
1. il lavoro compiuto dalla macchina;
2. il tempo impiegato per il sollevamento;
3. la potenza della macchina.
Dati:
P: m = 300 kg w = 2,50 m/s ∆z = 155 m
Incognite:
L, θ, L!
Dati:
P: m = 4000 t w = 80 km/h ∆z = 1,0 % R = 20 N/t
Incognita:
L!
La potenza è data dal rapporto tra il lavoro che la locomotiva dovrà com-
piere, somma del lavoro meccanico necessario per vincere le forze di attrito
14 Lezioni di Fisica Tecnica
Dati:
d = 25,3 cm ρ = 7,23 kg/l z1 = 22,35 m z2 = 7,1 m
Incognita:
∆Ep, in kWh
Dati:
1: glicerina 2: calcestruzzo 3: ottone (sfera) Q = 100 kJ
3
m1 = 1500 g V2 = 1,50 dm d3 = 10,0 cm
Incognite:
∆t1, ∆t2, ∆t3
Per il calcolo della differenza di temperatura nei tre casi proposti conviene
utilizzare la (2.6), ricavando i valori dei calori specifici e delle densità dalle
Tabelle A4 e A5 dell’Appendice.
1) Per la glicerina si ha:
Q 100
Δta = = 28 K ≡ 28 °C
m a ca 1, 50 ⋅ 2, 4
kJ
=K
kJ
kg ⋅
kg ⋅ K
Dati:
sfera di rame, riempita per metà di acqua e per metà di olio de= 800 mm
di = 790 mm t1 = 15°C t2 = 30°C
Incognita:
Q
v2
funzione di v o viceversa.
L!W>8?X!
(!
!
"#))!
!
!
(#))! "
!"#))!!!!!!!!!!!!*#))!DW&/201X!
così come mostrato nella Figura, dalla quale risulta evidente che l’area sottesa
alla trasformazione 1→2 è un trapezio di superficie pari a:
2, 00 + 1, 00
(4,00 – 2,00) ⋅ ⋅ 10 5 = 3,00 ⋅ 105 J/kg = 300 kJ/kg
2
Pertanto, il lavoro specifico richiesto è pari a 300 kJ/kg.
Esercizi 19
Capitolo 3 - Esercizi
ESERCIZIO 3.1 – In una tubazione cilindrica entra del fluido con una densità di
2,3 kg/m3. La velocità all’ingresso è di 1,50 m/s ed il diametro della sezione di
ingresso è di 12,6 cm. Sapendo che all’uscita la densità del fluido è di 4,3 kg/m3
e che il diametro è di 10,0 cm, quale sarà la velocità del fluido all’uscita?
(! "!
Dati:
ρ1 = 2,3 kg/m3 d1 = 12,6 cm w1 = 1,50 m/s
ρ2 = 4,3 kg/m3 d2 = 10, 0 cm
Incognita:
w2
La velocità del fluido dipende dalla portata massica; il bilancio di massa per
sistema ad un ingresso ed una uscita in condizione di regime stazionario per-
manente diventa:
!1 =m
m !2 =m !
Esprimendo le portate massiche secondo la (3.9), l’equazione di bilancio di-
venta:
ρ1 w1 A1 = ρ2 w2 A2
in cui l’unica proprietà incognita è w2. Risolvendo rispetto a w2:
⎛ d12 ⎞
π⋅
⎛ ρ ⎞⎛ A ⎞ ⎛ ρ ⎞⎜ 4
⎟ ⎛ ρ ⎞⎛ d ⎞
w 2 = w1 ⎜ 1 ⎟ ⎜ 1 ⎟ = w1 ⎜ 1 ⎟ ⎜ ⎟ = w1 ⎜ 1 ⎟ ⎜ 1 ⎟ =
ρ A
⎝ 2 ⎠⎝ 2 ⎠ ρ
⎝ 2 ⎠⎜ π⋅ 2d 2
⎟ ⎝ ρ2 ⎠ ⎝ d 2 ⎠
⎜ ⎟
⎝ 4 ⎠
2
2, 3 ⎛ 12, 6 ⎞
= 1, 50 ⋅ ⋅⎜ ⎟ = 1,50 ⋅ 0,53 ⋅ (1,26) = 1,50 ⋅ 0,53 ⋅1,59 = 1,3 m/s
2
4, 3 ⎝ 10, 0 ⎠
⎛ kg ⎞
m ⎜ m3 ⎟ ⎛ cm ⎞2 m
⋅⎜ ⎟⋅⎜ ⎟ =
s ⎜ kg ⎟⎟ ⎝ cm ⎠ s
⎜ 3
⎝m ⎠
20 Lezioni di Fisica Tecnica
nella quale i valori dei diametri sono rimasti espressi in centimetri in quanto
il rapporto di grandezze fisicamente omogenee è adimensionale.
ESERCIZIO 3.2 – Con riferimento allo schema, nel quale i condotti sono tutti a
sezione quadrata, si conoscono i seguenti dati:
L1 = 11,3 cm, w1 = 5,40 km/h, v1 = 3,20 m3/kg, L2 = 15,4 cm, w2 = 6,35 km/h,
v2 = 2,78 m3/kg, L3 = 17,4 cm, w3 = 4,70 km/h, v3 = 2,34 m3/kg.
All’uscita (sezioni 4 e 5) il fluido ha un volume specifico di 2,80 m3/kg ed una
velocità w4 = w5 = 2,00 m/s.
Si calcoli il lato delle due sezioni di uscita, sapendo che anch’esse sono di
uguale area.
(! *!
! !
! !
! AO@O! !
"! !
! !
! !
! !
/! $!
Dati:
L1 = 11,3 cm w1 = 5,40 km/h v1 = 3,20 m3/kg
L2 = 15,4 cm w2 = 6,35 km/h v2 = 2,78 m3/kg
L3 = 17,4 cm w3 = 4,70 km/h v3 = 2,34 m3/kg
v4 = v5 = 2,80 m3/kg w4 = w5 = 2,00 m/s A4 = A5
Incognite:
L4 = L5
nel quale l’unica incognita è l’area di ciascuna della due sezioni di uscita:
1000 1000 1000
5,40 ⋅ ⋅ 0,0128 6,35 ⋅ ⋅ 0,0237 4,70 ⋅ ⋅ 0,0303
3600 3600 3600 2, 00 ⋅ A
+ + = 2⋅
3,20 2,78 2,34 2, 80
km m ⋅ h 2
⋅ ⋅ m2 m ⋅ m
h km ⋅ s = s
m3 m3
kg kg
6,00 ⋅ 10–3 + 1,50 ⋅ 10–2 + 1,69 ⋅ 10–2 = 1,43 ⋅ A
kg kg
= ⋅ m2
s s ⋅ m2
3,79 ⋅ 10–2 = 1,43 ⋅ A
3, 79 ⋅ 10 −2
A= = 2, 65 ⋅ 10 −2 m 2
1, 43
essendo A = L2 si ha:
L = A = 2, 65 ⋅ 10 −2 m 2 = 0,163 m
ovvero L4 = L5 = 0,163 m.
Dati:
Qi = 15,0 kcal Lu = 3000 kJ
Incognita:
∆U
ESERCIZIO 3.4 – Una massa di 35 kg cede una quantità di calore di 25,7 kcal e
scambia un lavoro specifico di compressione di 20,0 kJ/kg. Calcolare:
1. la variazione di energia interna;
2. la variazione di energia interna specifica.
Dati:
m = 7,35 kg Qu = 25,7 kcal Li = 20,0 kJ/kg
Incognite:
∆U, ∆u
ΔU 39 kJ
Δu= = = 5,3
m 7,35 kg
oppure dal bilancio in termini di grandezze specifiche:
Q −25, 7 kJ
Δu = q – l = −l = ⋅ 4,187 – (–20,0) = –14,6 + 20,0 = 5,4
m 7, 35 kg
L’energia interna della trasformazione è aumentata, essendo uf > ui.
ESERCIZIO 3.5 – Un sistema a pareti rigide e fisse, senza lavoro di elica, riceve
una quantità di calore di 43,5 kJ. Calcolare la variazione di energia interna.
Dati:
Qi = 43,5 kJ Lel = 0 kJ
Incognita:
∆U
Dati:
Q1-2 = 180 kJ ∆U1-2 = 100 kJ L2-1 = 95 kJ
Incognite:
L1-2, Q2-1
Dalla (3.13):
ΔU = Q – L
per il processo 1-2 si ha:
100 = 180 – L1-2
da cui:
L1-2 = 80 kJ
Dalla (3.14) si perviene allo stesso risultato scrivendo:
180 = L1-2 + 100
nella quale il lavoro è stato considerato in uscita e che fornisce il risulta-
to:
L1-2 = 180 – 100 = 80 kJ
da cui si ricava che il lavoro, essendo positivo, è effettivamente in uscita.
ESERCIZIO 3.7 – Un sistema passando dallo stato 1 allo stato 2 lungo la trasfor-
mazione 1A2 assorbe Q = 50 kJ e compie un lavoro L = 20 kJ. Se invece segue
la trasformazione 1B2, è Q = 36 kJ.
"!
1. Quanto vale L lungo la trasformazio- !L! !T
ne 1B2?
2. Se L = –13 kJ ritornando da 2 a 1
lungo la linea curva in Figura, quanto !@!
vale Q per questa trasformazione?
3. Se U1 = 10 kJ, quanto vale U2? !!(! i!
4. Se UB = 22 kJ quanto vale Q per la
!)!
trasformazione 1B? E per la B2? !D!
Esercizi 25
Dati:
Q1A2 = 50 kJ L1A2 = 20 kJ Q1B2 = 36 kJ
L2C1 = – 13 kJ U1 = 10 kJ UB = 22 kJ
Incognite:
L1B2, Q2C1, U2, Q1B, QB2
Gli scambi di energia in un sistema sono forniti dal 1° Principio della Ter-
modinamica.
L’energia interna è una funzione di stato e le sue variazioni dipendono esclu-
sivamente dagli stati iniziali e finali della trasformazione, mentre gli scambi
di energia, come calore e come lavoro, sono funzione del percorso della tra-
sformazione. Nel caso in esame la variazione dell’energia interna è la stessa
per tutte le trasformazioni
(ΔU1,2) = (ΔU1,2) = (ΔU1,2) = ΔU1,2
1A2 1B2 1C2
ed è calcolabile dalla trasformazione 1A2 per la quale sono noti sia il lavoro
che il calore scambiati. Dal primo principio della termodinamica si ha:
ΔU1,2 = Q1A2 – L1A2 = 50 – 20 = 30 kJ
1. Dal primo principio applicato alla trasformazione 1B2, nota la variazione
di energia interna, otteniamo
Q1B2 = L1B2 + ΔU1,2
L1B2 = Q1B2 – ΔU1,2 = 36 – 30 = 6 kJ
2. Nella trasformazione dallo stato 2 allo stato 1, poiché l’energia interna è
una funzione di stato, la variazione di energia interna è, in valore assoluto,
uguale a quella precedentemente calcolata, ma ha segno opposto
ΔU2,1 = – ΔU1,2 = – 30 kJ
Applicando il primo principio alla trasformazione rappresentata dalla linea
curva, 2C1, si ha
Q2C1 = L2C1 + ΔU2,1 = – 13 + (– 30) = – 43 kJ
3. Ricordando che
ΔU1,2 = U2 – U1
l’energia interna al punto 2 è data da
U2 = U1 + ΔU1,2 = 10 + 30 = 40 kJ
4. Il tratto B2 della trasformazione 1B2 è a volume costante e, quindi, in
esso non si compie lavoro di variazione di volume. Ne consegue che tutto
il lavoro svolto lungo la trasformazione 1B2 viene compiuto nel tratto 1B.
26 Lezioni di Fisica Tecnica
Dati:
Qi = 419 kJ Qu = 126 kJ Lu = 98 kJ
Incognita:
∆U
Dati:
Qi = 100 kJ Qu = 150 kJ Li = 350 kJ Lu = 500 kJ
Incognita:
∆U
Dati:
Lu = 2,94 · 102 kJ Li = 883 kJ Qu = 210 kJ L′u = 294 kJ
stati iniziali e finali coincidenti
Incognita:
Q′
?! !
(!
AO@O! "!
K"
K(! ! !
O
28 Lezioni di Fisica Tecnica
Dati:
m! = 1000 kg/h z1 = 30,0 cm h1 = 32,0 kcal/kg w1 = 3,80 m/s
(2,40 ) !
2
1
1000 ⋅ ⋅ (50,0 ⋅ 4187 + 9,807 ⋅ 2,50 + +L
3600 2
0,2778 ⋅ (1,34 ⋅ 105 + 2,94 + 7,22) + 1,26 ⋅ 104 = 0,2778 ⋅ (2,09 ⋅ 105 + 2,45 + 2,88) + L!
ESERCIZIO 3.12 – Con riferimento all’esercizio 3.1, sapendo che l’entalpia spe-
cifica del fluido all’ingresso ed all’uscita sono pari rispettivamente a 430 e
370 kJ/kg, e sapendo che il sistema non compie lavoro, calcolare la potenza
termica scambiata dal sistema.
Esercizi 29
Dati:
ρ1 = 2,3 kg/m3 w1 = 1,50 m/s d1 = 12,6 cm
ρ2 = 4,3 kg/m3 d2 = 10, 0 cm
h1 = 430 kJ/kg h2 = 370 kJ/kg
Incognita:
Q!
#
(
! !
!(! !O !"!
150 kJ/kg, e la seconda (2) pari a 72,8 kg/min, con un’entalpia specifica di 86,3
kJ/kg. La portata risultante (3) viene inviata ad una turbina adiabatica, dalla
quale esce (4) con una entalpia specifica di 46,2 kJ/kg. Calcolare:
1. l’entalpia specifica del fluido nella sezione 3;
2. la potenza meccanica della turbina.
!(! !k
!/
!"!
S!
Dati:
m! 1 = 35,3 kg/min h1 = 150 kJ/kg ! 2 = 72,8 kg/min
m h2 = 86,3 kg/l
h4 = 46,2 m/s
Incognite:
h3, L! 3-4