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ESERCIZIARIO DI FISICA 1

Pietro Donatis

Versione 1
Questo eserciziario è pubblicato sotto una licenza

che può essere visionata al sito http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/.


i

Premessa e notazioni.
Questo Eserciziario di fisica 1 copre gli argomenti tradizionali della meccanica classica e della ter-
modinamica insegnate nella terza classe di un liceo scientifico.
L’idea da cui è nato è quella di fornire agli allievi un testo di problemi svolti e una ampia selezioni
di esercizi proposti; si tratta di un testo gratuito: scaricabile dalla rete e fotocopiabile liberamente.
La responsabilità di quanto scritto, e di tutti gli eventuali errori, è esclusivamente di Pietro Donatis;
il quale, tuttavia, si è valso di molti esercizi dovuti alla consuetudine didattica di Carlo Càssola e
Fabio Maria Antoniali.
Questo lavoro è senz’altro da considerarsi in evoluzione; sarò grato a tutti coloro che vorranno essere
tanto gentili da segnalare errori o fornire commenti utili al miglioramento di quanto scritto in vista
di auspicabili nuove versioni. Molto gradito è anche il contributo di nuovi esercizi da aggiungere a
quelli qui proposti.

Il lavoro è organizzato fornendo per ogni argomento dei richiami teorici seguiti, paragrafo per pa-
ragrafo da problemi svolti; alla fine di ogni capitolo sono presentati degli esercizi proposti, le cui
soluzioni sono tutte riportate in appendice B.
I problemi svolti che presentano nella soluzione caratteristiche particolarmente importanti, o che
esemplificano questioni teoriche non richiamate precedentemente, sono segnalati con l’asterisco ∗.
Per separare la parte decimale di un numero si è usato il punto invece della virgola.
Le quantità vettoriali sono indicate in grassetto mentre i corrispondenti moduli sono in carattere
normale; cosicché, ad esempio, v indica un vettore e v il suo modulo.
Si è ritenuto di utilizzare lo strumento delle funzioni goniometriche, le principali proprietà delle quali
sono riassunte in appendice E.
Questo eserciziario è stato scritto usando il programma di composizione tipografica LATEX; per le
figure è stato usato il pacchetto pstricks.

Palermo, 10 agosto 2021


ii
Indice

I Meccanica del punto materiale 1


0 Preliminari 2
0.1 Errori di misura e cifre significative 2
0.2 Notazione scientifica e ordine di grandezza 3
0.3 Unità di misura 4

1 Cinematica del punto materiale 5


1.1 Moti rettilinei 5
1.1.1 Moto rettilineo uniforme 5
1.1.2 Moto uniformemente accelerato 8
1.1.3 Esercizi 14
1.2 Vettori 18
1.2.1 Somma e differenza 18
1.2.2 Prodotto di vettori 19
1.2.3 Esercizi 22
1.3 Moti piani 23
1.3.1 Moto parabolico 25
1.3.2 Moto circolare uniforme 29
1.3.3 Moto armonico 30
1.3.4 Esercizi 32
1.4 Moti relativi. 35
1.4.1 Esercizi 38

2 Dinamica del punto materiale 39


2.1 Leggi della dinamica 39
2.1.1 Principio d’inerzia 39
2.1.2 Legge di Newton 39
2.1.3 Principio di azione e reazione 41
2.1.4 Esercizi 42
2.2 Applicazioni delle leggi della dinamica 43
2.2.1 Forza peso 43
2.2.2 Piano inclinato 45
2.2.3 Forza d’attrito radente 47
2.2.4 Fili e carrucole 49
2.2.5 Forza elastica 52
2.2.6 Pendolo semplice 54
2.2.7 Forza centripeta 55
2.2.8 Esercizi 56

3 Lavoro ed energia 62
3.1 Lavoro e teorema dell’energia cinetica 62
3.1.1 Lavoro 62
3.1.2 Teorema dell’energia cinetica 64
3.1.3 Potenza 65
3.1.4 Esercizi 67

iii
iv INDICE

3.2 Energia potenziale e conservazione dell’energia 70


3.2.1 Forza peso 71
3.2.2 Forza elastica 73
3.2.3 Forza d’attrito 73
3.2.4 Esercizi 74

4 Gravitazione 78
4.1 Teoria newtoniana della forza gravitazionale 78
4.1.1 Leggi di Kepler 78
4.1.2 Legge di gravitazione universale 79
4.1.3 Energia potenziale gravitazionale 82
4.1.4 Esercizi 83

II Meccanica dei sistemi materiali 86


5 Sistemi materiali e quantità di moto 87
5.1 Impulso e quantità di moto 87
5.1.1 Forze impulsive 87
5.1.2 Quantità di moto e teorema dell’impulso 87
5.1.3 Conservazione della quantità di moto; urti ed esplosioni 89
5.1.4 Centro di massa 92
5.1.5 Esercizi 94

6 Statica e dinamica dei sistemi materiali 99


6.1 Momento di un vettore 99
6.1.1 Momento di una forza 99
6.1.2 Momento angolare 102
6.1.3 Esercizi 104
6.2 Corpo rigido 105
6.2.1 Dinamica del corpo rigido 105
6.2.2 Moto di rotolamento 108
6.2.3 Esercizi 110

III Meccanica dei liquidi 112


7 Statica e dinamica dei liquidi 113
7.1 Statica dei liquidi 113
7.1.1 Pressione 113
7.1.2 Legge di Stevin 114
7.1.3 Legge di Archimede 115
7.1.4 Esercizi 116
7.2 Dinamica dei liquidi 119
7.2.1 Portata e teorema di Bernoulli 119
7.2.2 Esercizi 121

IV Termodinamica 123
8 Termometria e calorimetria 124
8.1 Temperatura 124
8.2 Dilatazione termica 124
8.2.1 Esercizi 126
9 Gas perfetti 128
9.1 Leggi fondamentali 128
9.1.1 Esercizi 130
9.2 Modello molecolare dei gas 133
9.2.1 Esercizi 134

10 Calore e lavoro 137


10.1 Capacità termica 137
10.1.1 Esercizi 138
10.2 Cambiamenti di stato 140
10.2.1 Esercizi 141
10.3 Lavoro 143
10.3.1 Esercizi 144

11 Primo principio della Termodinamica 146


11.1 Principio di equivalenza e primo principio 146
11.1.1 Esercizi 148
11.2 Macchine termiche e frigorifere. Ciclo di Carnot 150
11.2.1 Esercizi 153

12 Secondo principio della Termodinamica 156


12.1 Teorema di Carnot e disuguaglianza di Clausius 156
12.1.1 Esercizi 157
12.2 Entropia 158
12.2.1 Esercizi 159

A Cicli 162

B Risposte agli esercizi proposti 165

C Costanti utili 196


C.1 Costanti fisiche 196
C.2 Dati sul Sistema Solare 196

D Parametri fisici di alcune sostanze 197

E Funzioni goniometriche. 199


Parte I

Meccanica del punto materiale

1
Capitolo 0

Preliminari

In questo capitolo introduttorio vengono fornite alcune nozioni sulle misure, sul significato del loro
valore numerico e sulla notazione con sui tali valori vengono riportati negli esercizi; si danno inoltre
le convenzioni utilizzate per le unità di misura.

0.1 Errori di misura e cifre significative


In fisica ogni misura è affetta da errore che è dovuto alla mancanza di precisione dello strumento e
alla mancanza di perizia dello sperimentatore: è facilmente immaginabile che la misura della stessa
grandezza fisica dia risultati diversi se questa viene effettuata con strumenti diversi o da sperimenta-
tori diversi. Per questo motivo in fisica le cifre che compaiono nel risultato numerico di una misura
sono importanti; per esempio le seguenti misure della lunghezza `

`1 = 4.23 m , `2 = 4.230 m

non sono uguali ; la prima informa sulla misura effettuata fino al centimetro, la seconda fino al
millimetro. La convenzione comunemente adottata è quella di considerare l’ultima cifra come affetta
da errore e quindi incerta; in altre parole le due misure precedenti dicono che

4.22 m < `1 < 4.24 m , 4.229 m < `2 < 4.231 m .

Le cifre esatte e l’incerta, vengono dette cifre significative della misura. Eventuali cifre non signifi-
cative non vanno esposte. Questo diviene particolarmente importante se un numero rappresenta il
risultato di una misura indiretta, cioè se il valore è ottenuto da manipolazioni algebriche di misure
ottenute direttamente dalla misura (per questo dette misure dirette). Si supponga di voler misurare
la lunghezza di un tratto di strada costituito da due tratti rettilinei a e b; e che le misure della
lunghezza dei due tratti, effettuate magari con metodi diversi, abbia dato i seguenti risultati:

a = 25.3 m , b = 14.21 m

cioè
25.2 m < a < 25.4 m , 14.20 m < b < 14.22 m ;
allora la lunghezza del tratto di strada è

39.40 m < a + b < 39.62 m .

Si vede cosı́ che la prima cifra decimale è incerta e quindi è l’ultima cifra significativa, la seconda cifra
decimale quindi non è significativa e non va indicata nel risultato. La somma delle due grandezze va
quindi approssimata all’ultima cifra significativa. Nel caso dell’esempio presente la somma delle due
misure a + b = 39.51 m va esposta nel modo seguente:

a + b = 39.5 m .

Tenendo conto di questo esempio, si addotta la seguente regola.

2
0.2. NOTAZIONE SCIENTIFICA E ORDINE DI GRANDEZZA 3

Nella somma e nella differenza di due misure l’ultima cifra significativa è


l’ultima cifra significativa della misura meno precisa.
Si supponga ora di dover misurare l’area di un terreno rettangolare; la misura delle lunghezze dei lati
sono
a = 17.46 m , b = 9.33 m
cioè
17.45 m < a < 17.47 m , 9.32 m < b < 9.34 m .
L’area cercata è quindi
162.634 m2 < a · b < 163.1698 m2 .
Si vede qui che la cifra delle unità è incerta e quindi è l’ultima cifra significativa. Il risultato della
misura dell’area, a · b = 162.9018 m2 , deve quindi essere approssimato alla cifra delle unità pertanto:
a · b = 163 m2 .
Si addotta quindi la seguente regola.
Nel prodotto e nel rapporto di due misure il numero di cifre significative
del risultato è uguale e quello della misura che ne ha di meno.

0.2 Notazione scientifica e ordine di grandezza


Con lo scopo di rendere immediatamente evidenti quali siano le cifre significative si una misura, è
utile utilizzare la notazione scientifica; questa prescrive di indicare un numero mediante un coefficiente
compreso fra 1 e 10 moltiplicato per una potenza di 10. Si considerino i seguenti esempi:

12 = 1.2 · 101
2146.3 = 2.1463 · 103
0.032 = 3.2 · 10−2
12446000000 = 1.2446 · 1010
0.00000000212 = 2.12 · 10−9 .

Si vede, oltre a consentire una scrittura comoda e compatta di numeri molto grandi o molto piccoli,
la notazione scientifica mette in evidenza le cifre significative; per gli ultimi due numeri, infatti, la
lunga successione degli zeri è costituita interamente da cifre non significative, e quindi inutili oltre
che scomode. Per numeri con due o tre cifre, come primo nel esempio, la notazione scientifica non è
particolarmente utile e quindi non viene molto usata.

Simbolo della Simbolo


Grandezza fisica Unità di misura
grandezza dell’unità

lunghezza l metro m
massa m chilogrammo kg
intervallo di tempo t secondo s
temperatura assoluta T kelvin K
quantità di sostanza n mole mol
intensità luminosa I candela cd
intensità di corrente i ampere A

Tabella 1: Le grandezze fondamentali del Sistema Internazionale.

L’esponente di dieci che meglio approssima un numero viene detto ordine di grandezza del numero.
Per esempio, le misure dei lati di un tavolo rettangolare hanno lo stesso ordine di grandezza: 0;
l’ordine di grandezza del raggio medio della Terra, che vale rT = 6371.005 km ha ordine di grandezza
5; la distanza di Roma da Milano è 594 km ha ordine di grandezza 4. Si noti che l’ordine di grandezza
è assegnato al numero e non alla grandezza che misura; questa infatti può essere misurata da numeri
di ordine di grandezza diversi a seconda dell’unità di misura prescelta.
4 CAPITOLO 0. PRELIMINARI

0.3 Unità di misura


In questo eserciziario vengono usate le unità di misura fondamentali del Sistema Internazionale rias-
sunte dalla tabella 1. A partire dalle unità di misure di queste grandezza fondamentali, si definiscono
le unità di misura derivate. Nella prassi viene anche utilizzata qualche altra grandezza non standard
ma di uso comune; verranno introdotte via via nel testo.
Si usano inoltre i multipli e i sottomultipli di ciascuna di queste unità definiti mediante i prefissi
riassunti nella tabella 2.

10n prefisso simbolo


12
10 tera T
109 giga G
106 mega M
103 chilo k
102 etto h
101 deca da
10−1 deci d
10−2 centi c
10−3 milli m
10−6 micro µ
10−9 nano n
10−12 pico p

Tabella 2: Multipli e sottomultipli.


Quindi, ad esempio, un intervallo di tempo t della durata di 5 microsecondi, cioè di 5 milionesimi di
secondo, si scrive
t = 5 µs ,
e cosı́ via. Si noti, in particolare, che la K del kelvin è maiuscola, mentre la k del multiplo chilo è
minuscola.
Capitolo 1

Cinematica del punto materiale

La cinematica studia il moto dei corpi. Per punto materiale si intende un corpo le cui dimensioni
vengono considerate irrilevanti per lo studio del suo moto. Essenzialmente, qui ci si riferisce alla
situazione in cui il corpo in questione si muove senza compiere rotazioni.
Per la descrizione del moto si fa uso di un sistema di riferimento costituito da un osservatore che
disponga di un metro con cui misurare le distanze e di un orologio con cui misurare i tempi; si suppone
che le distanze e i tempi misurati dall’osservatore siano assoluti, nel senso newtoniano del temine.
Si dice traiettoria l’insieme di tutte le posizioni successivamente occupate dal punto materiale in
movimento.

1.1 Moti rettilinei


Un moto è detto rettilineo se la sua traiettoria è una porzione di retta.
Nel caso del moto rettilineo l’osservatore, utilizzando il
metro, può costruire un asse delle ascisse x cui riferire le
varie posizioni assunte dal punto materiale in movimento x(t1 ) x(t2 ) x
nei diversi istanti. In tal caso si indica con x(t) la posizione
occupata dal punto materiale in moto all’istante t. Con Figura 1.1: L’asse di riferimento
questa notazione, si dice spostamento la differenza delle
ascisse delle posizioni successivamente occupate. Se in due
istanti successivi t1 e t2 il punto materiale in moto si trova nelle due posizioni x(t1 ) ed x(t2 ), lo
spostamento è dunque
s = x(t2 ) − x(t1 ) .
Conviene adottare la notazione per cui la variazione di una grandezza si indica con la lettera greca
∆; per esempio se la grandezza A passa dal valore A1 al valore A2 la sua variazione si indica con

∆A = A2 − A1 .

Con questa notazione lo spostamento può essere convenientemente indicato dal simbolo

s = ∆x .

Si osservi che lo spostamento s può essere positivo o negativo a seconda che il punto materiale si
muova, o meno, nel verso delle ascisse crescenti, la distanza percorsa d è quindi il valore assoluto
dello spostamento:
d = |s| = |x(t2 ) − x(t1 )| = |∆x| . (1.1)

1.1.1 Moto rettilineo uniforme


Si dice uniforme un moto in cui lo spostamento ed il tempo impiegato a percorrerlo sono grandezze
proporzionali; la costante di proporzionalità è detta velocità scalare o piú semplicemente velocità.
Indicando con s spostamento, con t il tempo impiegato e con v la velocità, vale quindi
s
v= .
t

5
6 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

L’osservatore che voglia determinare in ogni istante la posizione del punto materiale in moto rettilineo
uniforme comincia a prendere la posizione in un certo istante iniziale t0 , questa posizione iniziale viene
denotata con x0 ; al successivo istante t la posizione x(t) può essere determinata usando le equazioni
precedenti:
x(t) − x0 ∆x
v= =
t − t0 ∆t
da cui
x(t) = x0 + v(t − t0 ) . (1.2)
La precedente è detta legge del moto rettilineo uniforme e, note la posizione iniziale e la velocità,
consente di determinare la posizione in ogni istante successivo.
Quando possibile, si considera nullo l’istante iniziale cosicché la legge del moto assume la forma
semplice
x(t) = x0 + vt . (1.3)
x[m]
L’unità di misura della velocità è il metro al secon-
do (simbolo m s−1 ). Nella pratica è molto usato an-
che il chilometro all’ora (simbolo km h−1 ). Osservan-
do che 1 km = 1000 m e che 1 h = 3600 s, si ottiene
facilmente la formula di conversione:
x0
1 m s−1 = 3.6 km h−1 . (1.4)

Si noti che la legge del moto rettilineo uniforme è t[s]


un’equazione di primo grado nelle variabili x e t; è
utile darne una rappresentazione grafica in un piano Figura 1.2: Grafico spazio-tempo per il
cartesiano spazio-tempo. moto uniforme.
Il grafico risultante è una retta che ha per coefficiente angolare la velocità e per intercetta la posizione
iniziale.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Una fanciulla A si muove da casa in bicicletta alla velocità costante di 36 km h−1 ;
À scrivere la legge del moto della fanciulla e darne una rappresentazione grafica sul piano spazio-
tempo;
Á determinarne la posizione dopo 2 minuti e mezzo;
 determinare dopo quanto tempo la fanciulla avrà percorso 10 km.

Soluzione
À Si consideri un sistema di riferimento con l’origine nel punto x[km]
di partenza della fanciulla A e orientato nel verso del moto; si
consideri inoltre l’istante iniziale, e si ponga t0 = 0 s, quello 10
in cui la fanciulla parte. Per coerenza fra le unità di misu-
ra, conviene esprimere la velocità vA della fanciulla in m s−1 ,
equazione (1.4): 5

36 0
vA = m s−1 = 10 m s−1 .
3.6 0 500 1000 t[s]

La legge del moto della fanciulla è quindi, equazione (1.3):

xA (t) = 10t .

Á Dopo due minuti e mezzo, cioè dopo 150 s, la posizione della fanciulla è

xA (150) = 10 m s−1 · 150 s = 1500 m = 1.5 km .


1.1. MOTI RETTILINEI 7

 Per trovare il tempo impiegato a percorrere un certa distanza, basta usare la legge del moto trovata
al punto À, determinando a quale istante la posizione è 10 km; sia t1 tale istante, allora deve essere
x(t1 ) = 10000 m, quindi

x(t1 ) = 10t1 ⇐⇒ 10000 = 10t1 ⇐⇒ t1 = 1000 s = 16 min40 s .

Problema 2
Il fratello B della fanciulla A incontrata nel problema 1, dopo 4 minuti dalla sua partenza, comincia
a seguirla alla velocità costante di 12 m s−1 ;
À determinare in quale istante il fratello raggiunge la fanciulla;
Á determinare la distanza percorsa dai due fratelli fino al momento dell’incontro.

Soluzione
À Il fratello parte 4 min = 240 s dopo la fanciulla, con velocità vB = 12 m s−1 , l’istante iniziale del
suo moto non è pertanto zero ma t0 = 240 s; la sua legge del moto è quindi, equazione (1.2):

xB (t) = 12(t − 240) .

La condizione per cui s’incontrino è che in un dato istante, x[km]


sia t2 , le loro posizioni siano uguali, deve quindi valere
15
xA (t2 ) = xB (t2 ) ;

usando le leggi del moto si trova 10

10t2 = 12(t2 − 240)


5
da cui, con semplici calcoli,
0
t2 = 1440 s = 24 min . 0 500 1000 1500 t[s]

Il grafico spazio–tempo dei due moti è rappresentato in figura.


Á I due fratelli percorrono la stessa distanza uguale alla posizione finale meno la posizione iniziale,
equazione (1.1); la posizione iniziale è nulla, la posizione finale si può calcolare, indifferentemente,
utilizzando la legge del moto dell’uno o dell’altro; vale infatti

xA (t2 ) = xB (t2 ) = 14400 m ,

quindi
d = x(t2 ) − x0 = 14400 m = 14.4 km .

Problema 3
Due motociclette A e B partono simultaneamente da due caselli autostradali distanti D = 50 km muo-
vendosi una verso l’altra. Sapendo che le loro velocità sono rispettivamente 120 km h−1 e 80 km h−1 ,

À determinare dopo quanto tempo dalla partenza avviene l’incontro;


Á determinare la distanza percorsa da ciascuna motocicletta fino al momento dell’incontro.

Soluzione
À Il problema è del tutto simile al precedente, in questo caso però i punti materiali in movimento, le
motociclette, si muovono in versi opposti; quindi fissato un asse cartesiano di riferimento con origine
nel casello autostradale da cui parte A e orientato verso quello da cui parte B, è chiaro che A si
muove nel verso delle ascisse crescenti e quindi il suo spostamento è positivo, mentre B si muove
nel verso delle ascisse decrescenti e quindi il suo spostamento è negativo. Poiché le velocità sono il
8 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

rapporto fra lo spostamento ed il tempo impiegato a percorrerlo è chiaro che, rispetto al sistema di
riferimento prescelto, la velocità di A è positiva mentre quella di B è negativa; vale quindi

vA = 120 km h−1 , vB = −80 km h−1 ;

le due leggi del moto dunque sono

xA (t) = vA t , xB (t) = D + vB t .

L’incontro avviene all’istante t∗ per cui vale xA (t∗ ) = xB (t∗ ) e quindi

D 50
vA t ∗ = D + vB t ∗ =⇒ t∗ = = h = 0.25 h = 15 min = 900 s .
vA − vB 120 + 80

Á La distanza percorsa dalla motocicletta A è

dA = kvA t∗ k = 30 km

mentre la distanza percorsa da B è

dB = kvB t∗ k = 20 km ;

si osservi che vale dA + dB = D, come deve.

1.1.2 Moto uniformemente accelerato


Si dice accelerato un moto in cui la velocità non è costante, ma varia nel tempo. Se la variazione di
velocità e l’intervallo tempo di tempo in cui tale variazione si verifica sono grandezze proporzionali,
il moto si dice uniformemente accelerato e la costante di proporzionalità è detta accelerazione. Se
si indica con v0 la velocità all’istante iniziale t0 e con v(t) la velocità ad un successivo istante t,
l’accelerazione è quindi data da
v(t) − v0 ∆v
a= =
t − t0 ∆t
da cui si ottiene
v(t) = v0 + a(t − t0 ) .

Questa equazione è la legge che, note l’accelerazione e la velocità iniziale, consente la determinazione
della velocità in ogni istante successivo. Nel caso in cui t0 sia l’istante nullo, l’equazione precedente
assume la piú semplice forma:
v(t) = v0 + at . (1.5)

L’accelerazione è positiva se la velocità aumenta nel tempo, mentre è negativa se diminuisce; in


quest’ultimo caso si usa spesso il termine decelerazione.
La legge del moto uniformemente accelerato è data dall’equazione seguente

1
x(t) = x0 + v0 (t − t0 ) + a(t − t0 )2 , (1.6)
2
che nel caso in cui sia t0 = 0 s assume la piú semplice forma:

1
x(t) = x0 + v0 t + at2 , (1.7)
2

L’unità di misura dell’accelerazione è il metro al secondo al quadrato (simbolo m s−2 ).


La relazione 1.5 fra la velocità e il tempo nel moto uniformemente accelerato è di primo grado; il suo
grafico è quindi una retta avente l’accelerazione come coefficiente angolare e la velocità iniziale come
intercetta. Con riferimento a tale grafico, lo spostamento compiuto è dato dall’area compresa fra il
1.1. MOTI RETTILINEI 9

grafico e l’asse dei tempi fra i due istanti iniziali e finali del moto, come rappresentato in figura 1.3.
La legge del moto 1.7 è di secondo grado nel tempo; il
suo grafico spazio-tempo è quindi una porzione di para- v
bola.
È talvolta utile il concetto di velocità media vm : si trat- v(t2 )
ta dello spostamento diviso per il tempo impiegato a
percorrerlo:
∆x v(t1 )
vm = . (1.8) ∆x
∆t
In generale la velocità media dipende dall’intervallo di
tempo considerato. Nel caso del moto uniforme la ve- t1 t2 t
locità media coincide con la velocità del moto; nel caso Figura 1.3: Lo spostamento del
del moto uniformemente accelerato la velocità media moto uniformemente accelerato.
è uguale alla media aritmetica delle velocità iniziale e
finale.
Si definisce velocità istantanea all’istante t il valore v(t) cui tende la velocità media calcolata nell’in-
tervallo di tempo compreso fra t e t + ∆t al tendere a zero dell’intervallo di tempo ∆t considerato:

vm −−−−−→ v(t) . (1.9)


∆t→0

Una relazione spesso utile è quella che lega lo spostamento di un moto uniformemente accelerato alla
variazione di velocità:

v 2 (t) − v02
∆x = ⇐⇒ v 2 (t) = v02 + 2a∆x .
2a

Un’altra relazione assai utile si ottiene dalla precedente sostituendo all’accelerazione la sua definizione
a = v(t)−v
t
0
; si trova
v0 + v(t) v0 + v(t)
∆x = t =⇒ vm = , (1.10)
2 2
da cui risulta che in un moto uniformemente accelerato la velocità media è la media aritmetica fra la
velocità iniziale e la velocità finale.
Fra i moti uniformemente accelerati, particolarmente importante è il moto di caduta libera dei gravi:
i punti materiali lasciati liberi cadono tutti con la stessa accelerazione detta accelerazione di gravità;
il valore di questa dipende dalla distanza dal centro del pianeta sul quale si effettua l’esperimento.
Sulla superficie terrestre, in particolare, l’accelerazione dipende dalla latitudine e dalla quota sul
livello del mare; il suo valor medio si indica con la lettera g e vale

g = 9.80665 m s−2 ;

in questo eserciziario si userà per g il valore approssimato

g = 9.81 m s−2 .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Un uomo in bicicletta, partendo da fermo, si muove con un’accelerazione costante a = 1.21 m s−2 ;
À determinare l’istante in cui ha percorso 5.32 m e qual è, in tale istante, la sua velocità;
Á determinare quale distanza percorre in un tempo doppio;
 determinare quale distanza deve percorrere per raggiungere una velocità tripla.
10 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
À Si consideri un sistema di riferimento con un asse orizzontale avente come origine il punto di
partenza dell’uomo in bicicletta; con questa scelta x0 = 0 m; poiché parte da fermo la sua velocità
iniziale è nulla, quindi v0 = 0 m s−1 ; la legge del moto della bicicletta, equazione (1.7), e la legge della
velocità, equazione (1.5), sono quindi

1 2
x(t) = at , v(t) = at ;
2
questa relazione può facilmente essere invertita per determinare l’istante, nota che sia la posizione:
r
2x(t)
t= ;
a
con i dati numerici forniti dal testo si trova quindi che l’istante t1 in cui x = 5.32 m è

t1 = 2.97 s .

La velocità in questo istante è


v(t1 ) = at1 = 3.59 m s−1 .
Si sarebbe potuto determinare la velocità senza determinare l’istante osservando che vale
r
2x(t) p
v(t) = a = 2ax(t) .
a
Á Nel tempo doppio la distanza percorsa è data dalla posizione
1
x(2t1 ) = a(2t1 )2 = 2at21 = 4x(t1 ) = 21.3 m .
2
In un tempo doppio, la distanza percorsa è dunque quadrupla.
 Poiché nel moto uniformemente accelerato velocità e tempo sono grandezze proporzionali, la
velocità tripla è raggiunta in un tempo triplo. La distanza percorsa in tale tempo triplo è dunque
1 9
x(3t1 ) = a(3t1 )2 = at21 = 9x(t1 ) = 47.9 m .
2 2

Problema 2
Un camion si sta muovendo lungo una strada rettilinea alla velocità di 90.0 km h−1 , quando, a 85.0
metri di distanza vede una transenna che indica la chiusura della strada. L’autista del camion frena
e il camion rallenta con una decelerazione di 3.80 m s−2 . Determinare
À l’istante in cui il camion si ferma;
Á a quale distanza dalla transenna il camion riesce a fermarsi;
 a quale distanza dalla transenna la velocità è dimezzata.

Soluzione
À Si consideri un sistema di riferimento con un asse orizzontale in cui l’origine coincide con il punto
in cui il camionista vede la transenna a 85.0 metri e sia t0 = 0 s l’istante in cui ciò avviene; valgono
allora x0 = 0 m e v0 = 90.0 km h−1 = 25.0 m s−1 . La legge del moto del camion, e la legge della
velocità sono quindi (il segno meno è dovuto al fatto che l’accelerazione è negativa)

1
x(t) = v0 t − at2 , v(t) = v0 − at ;
2
L’istante t1 in cui il camion si ferma è quello in cui la sua velocità è nulla; cioè

v(t1 ) = 0 m s−1
1.1. MOTI RETTILINEI 11

e quindi
v0
t1 = = 6.58 s .
a
Á La posizione del camion all’istante t1 in cui si ferma è
 2 2
1 2 v02 1 v0 v2
x(t1 ) = v0 t1 − at1 = − a = 0 = 82.2 m ;
2 a 2 a 2a
il camion quindi riesce a fermarsi a distanza d = 85.0 m − 82.2 m = 2.8 m dalla transenna.
 Sia t2 l’istante in cui la velocità è dimezzata, sia cioè
1
v(t2 ) = v0 = v0 − at2 ,
2
allora
v0
t2 = ;
2a
quindi
v02 1 v2 3v 2
x(t2 ) = − a 02 = 0 = 61.7 m .
2a 2 4a 8a
La distanza dalla transenna a cui la velocità è dimezzata è quindi

d = 85.0 m − 61.7 m = 23.3 m ,

cioè un quarto della distanza totale.

Problema 3
Un punto materiale si muove con legge del moto x(t) = t2 − 5t + 2. Determinare
À la velocità media nell’intervallo di tempo compreso fra gli istanti t e t + ∆t;
Á la velocità istantanea all’istante generico t.

Soluzione
À Lo spostamento è dato da

∆x = x(t + ∆t) − x(t) = (t + ∆t)2 − 5(t + ∆t) + 2 − (t2 − 5t + 2) =


= t2 + 2t∆t + (∆t)2 − 5t − 5t∆t + 2 − t2 + 5t − 2 =
= ∆t(2t − 5 + ∆t) ;

quindi la velocità media, equazione 1.8, è data da


∆x
vm = = 2t − 5 + ∆t ;
∆t
si noti che la velocità media dipende dall’istante iniziale e dalla lunghezza dell’intervallo di tempo
considerato.
Á La velocità istantanea all’istante t si ottiene facendo tendere a zero l’intervallo ∆t, equazione (1.9),

vm −−−−−→ v(t) = 2t − 5 .
∆t→0

Si noti che il moto del punto materiale è uniformemente accelerato e quindi si sarebbe potuta applicare
la legge della velocità (1.5), ottenendo il medesimo risultato.

Problema 4
Un punto materiale viene lasciato cadere da un’altezza h;
À determinare il tempo impiegato ad arrivare al suolo;
Á determinare la velocità di impatto con il suolo;
 si consideri in particolare il caso con h = 8.00 m.
12 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
x(t)
À Si consideri un sistema di riferimento con un asse verticale orien-
tato verso l’alto e con lo zero al suolo, come in figura; sia h quindi la h
posizione iniziale. Poiché il punto materiale viene lasciato cadere, la
velocità iniziale è nulla. L’accelerazione è orientata verso il basso e
quindi ha segno negativo: a = −g. Nella situazione presente quindi
l’equazione (1.6) si scrive
1
x(t) = h − gt2 .
2
Si tratta cosı́ di risolvere l’equazione
s
1 2h
0 = h − gt2 =⇒ t= . (1.11)
2 g

Á L’equazione (1.5) fornisce il valore della velocità in ogni istante; nel caso in questione si scrive

v(t) = −gt ,

quindi all’istante dato dalla (1.11) la velocità è


s
2h p
v = −g = − 2gh . (1.12)
g

Si osservi che la velocità è risultata negativa poiché è diretta verso il basso, cioè in verso opposto a
quello positivo nel sistema di riferimento scelto.
 Con h = 8.00 m si trova:
t = 1.28 s , v = −12.5 m s−1 .


Problema 5
Un punto materiale viene lanciato verticalmente verso l’alto con velocità iniziale v0 ;
À determinare l’istante in cui il punto materiale raggiunge l’altezza massima h e quale questa
sia;
Á determinare l’istante di ricaduta a terra e la velocità d’impatto;
 si consideri in particolare il caso con v0 = 4.15 m s−1 .

Soluzione
À Con riferimento al sistema di riferimento verticale del problema precedente, l’equazione del moto
e la legge della velocità si scrivono
1
x(t) = v0 t − gt2 , v(t) = v0 − gt .
2
L’istante t1 in cui è raggiunta la massima altezza h è individuato dal fatto che in tale istante il punto
materiale si ferma e quindi v(t1 ) = 0 m s−1 ; quindi
v0
v0 − gt1 = 0 =⇒ t1 = .
g
L’altezza raggiunta in tale istante è
2
v02

1 v0 1 v0
h = x(t1 ) = v0 t1 − gt21 = v0 − g = .
2 g 2 g 2g
Á L’istante t2 di ricaduta a terra è individuato dal fatto che in tale istante il punto materiale si trova
a terra e quindi x(t2 ) = 0 m; quindi
1
v0 t2 − gt22 = 0 .
2
1.1. MOTI RETTILINEI 13

Questa equazione ha due soluzioni: la prima è t = 0 s e corrisponde alla posizione iniziale; l’altra
soluzione è
v0
t2 = 2 = 2t1 ;
g
il tempo di volo completo è quindi il doppio del tempo di salita; detto altrimenti, il punto materiale
impiega lo stesso tempo a salire ed a scendere. La velocità d’impatto è la velocità all’istante t2 , quindi
v0
v(t2 ) = v0 − g 2 = −v0 .
g

A parte il segno negativo, dovuto al fatto che la velocità finale è volta nel verso opposto a quella
dell’asse si riferimento prescelto, la velocità finale ha lo stesso valore della velocità iniziale. Questo
risultato è comprensibile osservando che, come visto, il moto di salita e di discesa durano lo stesso
tempo, e poiché l’accelerazione è costante e negativa la diminuzione di velocità nello stesso intervallo
di tempo deve essere la stessa: salendo da v0 a 0, scendendo da 0 a −v0 .
 Con v0 = 4.15 m s−1 si trova:

t1 = 0.423 s , h = 0.878 m , t2 = 0.846 s , qquadv(t2 ) = −4.15 m s−1 .


Problema 6
Un punto materiale parte da fermo muovendosi con accelerazione costante a;
À determinare lo spostamento effettuato dal punto materiale durante il primo, il secondo ed il
terzo secondo dall’inizio del moto;
Á estrapolarne la regola generale per determinare lo spostamento effettuato nel corso dell’n-esimo
secondo dall’inizio del moto.
 si consideri in particolare il caso con a = g.

Soluzione
À La legge del moto è
1 2
at .
x(t) =
2
Lo spostamento effettuato durante il primo secondo del moto è
1
s1 = x(1) − x(0) = a.
2
Lo spostamento effettuato durante il secondo (si perdoni l’inevitabile bisticcio verbale) del moto è

1 2 1 3
s2 = x(2) − x(1) = a2 − a = a = 3s1 .
2 2 2
Lo spostamento effettuato durante il terzo secondo del moto è
1 2 1 2 5
s3 = x(3) − x(2) = a3 − a2 = a = 5s1 .
2 2 2
Á Da quanto visto al punto À, risulta che gli spostamenti effettuati aumentano come la serie dei
numeri dispari; poiché l’n-esimo numero dispari si può scrivere (2n − 1), lo spostamento effettuato
nell’n-esimo secondo dall’inizio del moto è uguale a (2n − 1) volte lo spostamento effettuato nel primo
secondo; quindi
1
sn = (2n − 1)s1 = (2n − 1) a .
2
Si noti che, volendo, è facile ricavare lo spostamento totale dopo i primi n secondi sommando gli n
spostamenti sopra determinati; infatti, com’è noto, la somma dei primi n numeri dispari è uguale ad
n2 :
1 + 3 + 5 + · · · + (2n − 1) = n2 ;
14 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

quindi
1 2
s1 + s2 + s3 + · · · + sn = s1 + 3s1 + 5s1 + · · · + (2n − 1)s1 = n2 s1 =an
2
che è proprio lo spazio percorso nei primi n secondi come si può calcolare direttamente dalla legge
del moto.
 Per a = g si trova

s1 = 4.91 m , s2 = 14.7 m , s3 = 24.5 m , . . . , sn = (2n − 1) · 4.91 m .

1.1.3 Esercizi

Moto rettilineo uniforme


Es. 1 — Un’auto che viaggia alla velocità di 23 m s−1 transita all’istante t = 4.5 s per la
posizione x = 11 m;
a) scrivere la legge del moto;
b) determinare la posizione all’istante t = 12 s.

Es. 2 — In una gara di corsa di centro metri due atleti A e B impiegano rispettivamente
tA = 9.95 s e tB 10.01 s; determinare
a) le velocità medie dei due atleti:
b) quale distanza d dovrà ancora percorrere il secondo quando il primo avrà tagliato il traguardo.

Es. 3 — Un ciclista si trova all’istante t1 = 2.0 s nella posizione x1 = 3.0 m, e all’istante


t2 = 12 s nella posizione x2 = 87 m; determinare
a) l’equazione del moto;
b) l’istante in cui il ciclista raggiunge la posizione x = 100 m.

Es. 4 — Un maratoneta corre a una velocità vA = 4.50 m s−1 ; un secondo maratoneta, che
corre a una velocità vB = 3.80 m s−1 , si trova in vantaggio sul primo di una distanza d; sapendo che
il primo raggiunge il secondo dopo aver percorso 400 m, determinare d.

Es. 5 — Un treno si trova nella posizione x = 350 m all’istante t = 36.0 m; sapendo che la sua
velocità è v = 42.0 m s−1 ,
a) scrivere l’equazione del moto;
b) determinare la pozione del treno all’istante t = 0 s.

Es. 6 — Due persone A e B sono disposte lungo una strada rispettivamente a dA = 10 km e


a dB = 30 m da un osservatore O fermo. All’istante t = 0 s A accende una luce e B emette un suono;
sapendo che la velocità del suono in aria è vs = 343.21 m s−1 e che la velocità della luce in aria è
vl = 299702547 m s−1 ; determinare la distanza percorsa dal suono prima di essere raggiunto dalla
luce.
Es. 7 — Due automobili si muovono di moto rettilineo uniforme secondo le equazioni del moto
x1 (t) = 3 − 5t e x2 (t) = 16 + 12t sulla stessa retta; determinare
a) l’istante in cui si incontrano;
b) la distanza d fra le automobili all’istante t = 1 min

Es. 8 — Due uomini partono da una distanza d = 2 km e si vengono incontro; uno cammina
con velocità v1 = 2 m s−1 , l’altro con velocità v2 = 1.5 m s−1 ; determinare dove si trova il secondo
quando il primo ha raggiunto il punto da cui il secondo era partito.
1.1. MOTI RETTILINEI 15

Es. 9 — In una staffetta 4×100 i quattro frazionisti hanno le seguenti caratteristiche: il primo
percorre 50 m in 5.5 s; il secondo ha una velocità di 35.1 km h−1 ; il terzo impiega 20.4 s a percorrere
200 m; il quarto ha una velocità pari a 1.01 volte quella del secondo; supponendo le quattro velocità
costanti, determinare
a) la velocità di ciascun frazionista espressa in metri al secondo;
b) il tempo totale impiegato dalla staffetta a percorrere i 400 m.

Es. 10 — Achille, famoso corridore, fa una gara di corsa, sui cento metri, con una tartaruga;
Achille corre con velocità vA = 10.0 m s−1 mentre la tartaruga percorre 24.0 cm in 20.0 s; per rendere
la sfida più interessante, Achille dà alla tartaruga un vantaggio di 99.0 metri;
a) scrivere le due leggi del moto, fissando l’origine nel punto in cui parte Achille;
b) stabilire chi vince la gara, e dove si trova il perdente quando il vincitore è arrivato;
c) determinare quale vantaggio D Achille dovrebbe dare alla tartaruga affinché i due arrivino al
traguardo insieme.

Es. 11 — Il ciclista A sta conducendo una gara con un vantaggio D = 250 m sul secondo
ciclista B, pedalando ad una velocità vA = 8.46 m s−1 , quando B comincia l’inseguimento pedalando
alla velocità vB = 38.5 km h−1 ; determinare a quale istante t il distacco è ridotto alla distanza
d = 50.0 m.
Es. 12 — L’automobile A parte da Bologna verso Firenze muovendosi alla velocità costante di
vA = 100 km h−1 ; nello stesso istante l’automobile B parte da Firenze verso Bologna muovendosi alla
velocità costante di vB = 110 km h−1 ; sapendo che la distanza fra Firenze e Bologna è D = 109 km;
determinare
a) l’equazione del moto della prima automobile;
b) la sua distanza d1 da Bologna dopo un tempo t1 = 15 min;
c) a quale istante t2 la distanza dalla prima automobile da Bologna è d2 = 24 km;
d) in quale istante t3 le due automobili si incontrano e tracciare il grafico spazio-tempo del moto
delle due automobili;
e) a che distanza d da Firenze avviene l’incontro.

Es. 13 — Un’automobile si muove alla velocità costante di vA = 23.4 m s−1 ; ad un certo


istante, t = 0 s, passa davanti ad una volante della polizia stradale che rileva un eccesso di velocità;
dopo un intervallo di tempo t0 = 1 min, la volante parte all’inseguimento muovendosi alla velocità
vV = 100 km h−1 ; determinare
a) in quale istante t1 la volante raggiunge l’automobile;
b) le distanze dV e dA percorse dalla volante e dall’automobile dall’inizio dell’inseguimento.

Es. 14 — Un bue dopo una giornata al pascolo torna verso la stalla, che si trova a distanza
d = 200 m, muovendosi alla velocità uniforme vB = 0.70 m s−1 ; una mosca, nello stesso tempo, si
muove avanti e indietro dal corno destro del bue fino alla porta della stalla muovendosi alla velo-
cità uniforme vM = 2.24 m s−1 . Determinare la distanza D percorsa dalla mosca prima di rimanere
schiacciata fra il corno destro del bue e la porta della stalla.

Moto uniformemente accelerato


Es. 1 — Un razzo, partendo da fermo, viene lanciato verso l’alto con un’accelerazione costante
a = 4.21 m s−2 ; determinare
a) la distanza d1 percorsa dopo un tempo t1 = 3 s;
b) l’istante t2 in cui ha percorso una distanza d2 = 50.0 m e qual è, in tale istante, la sua velocità
v2 ;
16 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

c) quale distanza d3 deve percorrere per raggiungere la velocità v3 = 40 m s−1 .

Es. 2 — Una zavorra viene lasciata cadere da una mongolfiera ferma a 180 m di quota;
a) determinare quanto tempo impiega la zavorra ad arrivare a terra e qual è la sua velocità massima;
b) una seconda zavorra viene spinta verso il basso; quale velocità v0 le viene impressa se giunge al
suolo in t1 = 4.5 s;
c) determinare la velocità con cui deve essere lanciata la zavorra perché impieghi t2 = 7 s per
giungere al suolo.

Es. 3 — Un atleta dei 100 metri piani corre per i primi 40.0 metri di moto uniformemente
accelerato raggiungendo una velocità v = 13.0 m s−1 e la mantiene costante negli ultimi 60.0 metri;
determinare
a) la accelerazione nella prima parte del moto e il tempo totale t impiegato a correre i 100 metri;
b) la velocità media vm tenuta dall’atleta sull’intero percorso;
c) l’accelerazione che avrebbe un atleta che percorresse tutti e 100 i metri di moto uniformemente
accelerato nel tempo t = 10.25 s.

Es. 4 — James Bond, mentre sta guidando la sua Aston Martin a velocità v0 = 25 m s−1 , trova
un messaggio del cattivo che lo informa che l’auto esploderà dopo 6 s; egli frena immediatamente e si
ferma dopo aver percorso lo spazio s = 50 m; tenendo conto che esce solo dopo che l’automobile si è
fermata, e che impiega 1 s ad uscire, stabilire se si salva.

Es. 5 — Due treni viaggiano lungo lo stesso binario rettilineo, diretti l’uno contro l’altro. I
macchinisti vengono avvisati del pericolo e iniziano a frenare contemporaneamente in un istante in
cui i treni sono distanti d = 400 m; sapendo che le velocità dei due treni sono v1 = 136.8 km h−1 e
v2 = 162 km h−1 e che i due treni frenano con la stessa decelerazione a = 4 m s−2 ,
a) verificare che i treni si scontrano;
b) determinare la distanza minima alla quale avrebbero dovuto cominciare a frenare per evitare lo
scontro;
c) determinare le velocità dei treni al momento dello scontro.

Es. 6 — Willy il Coyote si accorge di avere un burrone davanti a sé a una distanza D = 25 m.
Sapendo che stava correndo alla velocità v0 = 27 km h−1 e che inizia a rallentare con una decelerazione
a = 1.15 m s−2
a) verificare che si ferma prima di cadere, determinando l’istante t e la distanza d dal bordo del
burrone;
b) determinare l’accelerazione necessaria a fermarsi in dopo aver percorso s = 20 m.

Es. 7 — Un tuffatore si lancia da un trampolino che si trova a h = 10 m dall’acqua spingendosi


verso l’alto con una velocità v0 = 2.1 m s−1 ; determinare
a) il tempo di durata del tuffo e la velocità con cui il tuffatore raggiunge l’acqua;
b) la velocità media del tuffatore durante il tuffo.

Es. 8 — Un tuffatore si lancia da un trampolino che si trova a h = 5 m dall’acqua; determinare


a) la velocità iniziale con cui deve spingersi se vuole che il suo tuffo duri t = 1.2 s;
b) la velocità iniziale con cui deve spingersi se vuole arrivare in acqua con velocità v = 11 m s−1 ;
la durata t1 del tuffo in questo caso.

Es. 9 — Batman sta salendo appeso alla corda di un montacarichi con velocità uniforme
v = 2.0 m s−1 ; nel momento in cui si trova a h = 10 m da terra un cattivo lancia verticalmente una
freccia avvelenata verso di lui, da terra, con velocità iniziale v0 = 15 m s−1 ;
1.1. MOTI RETTILINEI 17

a) verificare che Batman non viene colpito;


b) determinare la velocità iniziale minima che deve avere la freccia perché Batman venga colpito.

Es. 10 — La palla 1 viene lanciata verticalmente dal suolo verso l’alto con una velocità iniziale
v0 = 8.2 m s−1 ; simultaneamente la palla 2 viene lasciata cadere dall’altezza H = 6.0 m verso la palla
1; determinare
a) in quale istante e a che altezza le palle si scontrano;
b) se le palle si scontrano prima o dopo che la 1 abbia raggiunto la massima altezza della sua
traiettoria;
c) come cambia la risposta alla domanda a) se la palla 2 viene spinta verso il basso con una
v = 1.4 m s−1 .

Es. 11 — Un collaudatore di auto da corsa partendo da fermo percorre, di moto uniforme-


mente accelerato, il primo tratto x1 = 500 m raggiungendo la velocità v = 65 m s−1 , che mantiene
per il secondo tratto x2 = 400 m, poi frena e si ferma percorrendo di moto uniformemente decelerato
il terzo tratto x3 = 400 m; determinare
a) quanto tempo dura il moto;
b) la velocità v1 che dovrebbe avere un secondo pilota per percorrere la stessa distanza nello stesso
tempo di moto rettilineo uniforme.

Es. 12 — Per misurare la profondità di una cavità viene lasciato cadere, all’istante t0 = 0 s, un
sasso verso il fondo e si registra l’arrivo del suono del sasso che sbatte sul fondo all’istante t = 8.16 s;
sapendo che la velocità del suono in aria è vs = 343.21 m s−1 , determinare la profondità h della
cavità.
Es. 13 — Una motocicletta parte al verde di un semaforo muovendosi con accelerazione co-
stante a = 1.2 m s−2 ; determinare in quale istante la motocicletta ha attraversato l’incrocio largo
d = 11 m e qual è la sua velocità v in tale istante.

Es. 14 — L’automobile A viaggia in autostrada alla velocità costante vA = 30 m s−1 ; nell’i-


stante in cui passa davanti all’uscita di un’area di servizio, una motocicletta, dopo il rifornimento di
carburante, si riimmette in autostrada alla velocità alla velocità iniziale vM = 2 m s−1 ; determinare
quale accelerazione costante deve mantenere la motocicletta per raggiungere l’automobile dopo aver
percorso la distanza d = 4.5 km.

Es. 15 — Un punto materiale viene messo in movimento, di moto uniformemente accelerato,


con una velocità iniziale v0 = 2.31 m s−1 ; sapendo che percorre la distanza d = 56.3 m nel tempo
t = 10.4 s, determinare l’accelerazione a e la velocità finale v(t).

Es. 16 — Dimostrare che nel moto uniformemente accelerato la velocità media è uguale alla
media aritmetica della velocità iniziale e della velocità finale.

Es. 17 — Un punto materiale viene messo in movimento con velocità iniziale v0 = 3.25 m s−1
e di moto uniformemente accelerato; sapendo che dopo aver percorso la distanza d = 124 m la sua
velocità è v = 42.7 m s−1 , determinare l’accelerazione a ed il tempo impiegato t.

Es. 18 — Se un’automobile viaggia ad una velocità costante v0 = 50 km h−1 quando la vettura


davanti ad essa frena improvvisamente; supponendo che il valore dell’accelerazione durante la frenata
sia costante e valga a = 3.2 m s−2 e che il tempo di reazione del guidatore sia tr = 0.8 s, determinare
la distanza D percorsa prima di arrestarsi.

Es. 19 — Un punto materiale si muove con legge del moto x(t) = 2 + 3t − t3 determinarne la
velocità istantanea al generico istante t

Es. 20 — Un punto materiale viene lanciato, con velocità iniziale v0 = 19.4 m s−1 , vertical-
mente da terra; determinare in quale istante si trova ad un’altezza h = 15.2 m dal suolo e qual è la
velocità in tale istante.
18 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Es. 21 — Una fanciulla precipita dal tetto di un grattacelo alto H = 50 m; dopo il tempo
di reazione tr = 0.8 s, Superman si getta al suo soccorso lasciandosi cadere con una velocità iniziale
v0 = 12 m s−1 ; determinare il tempo t di caduta della fanciulla e a quale altezza h dal suolo Superman
la raggiunge.

Es. 22 — Un fanciullo osserva una pietra cadere verticalmente attraverso un finestra di altezza
h = 1.5 m; egli misura il tempo t impiegato dalla pietra a percorrere lo spazio della finestra e trova
t = 0.64 s determinare a quale altezza H rispetto alla base della finestra è stata lasciata cadere la
pietra.

Es. 23 — Un punto materiale viene lasciato cadere da una certa altezza con velocità iniziale
nulla; determinare quanto tempo t si deve attendere perché, a partire da quell’istante, il punto
materiale percorra uno spazio s = 20.0 m nell’intervallo di tempo τ = 0.5 s.

Es. 24 — Tre punti materiali vengono successivamente lasciati cadere dalla stessa altezza
h = 6 m con un intervallo di tempo τ = 0.2 s fra una caduta e la successiva; determinare
a) l’intervallo di tempo ∆t fra due successivi arrivi al suolo;
b) la distanza h fra il secondo ed il terzo punto materiale quando il primo tocca terra.

1.2 Vettori
Se la traiettoria del moto non è una retta, la descrizione prece- y
dente non è sufficiente e occorre introdurre il concetto di vet-
tore. Un vettore è un oggetto matematico individuato da tre
grandezze: un modulo, o intensità, una direzione e un verso. Ay A
Graficamente i vettori vengono rappresentati da frecce. Alge-
bricamente, rispetto ad un sistema di assi cartesiani, sono rap- α
presentati dalle loro componenti, come illustrato in figura in cui
il vettore A è rappresentato dalle componenti Ax e Ay rispetto
a due assi cartesiani e si scrive A = (Ax , Ay ). La direzione ed Ax x
il verso di un vettore sono convenzionalmente individuati dal-
l’angolo α, detto anomalia, formato dal vettore stesso con la
direzione del semiasse positivo delle ascisse, come indicato in Figura 1.4: Componenti di un
figura 1.4; valgono le relazioni: vettore.

Ax = A cos α , Ay = A sen α .

Un vettore è spesso denotato indicando i punti dei suoi estremi, per esempio il vettore A che unisce
i punti P e Q si può anche indicare con P Q. Il modulo del vettore si scrive
q
A = kAk = A2x + A2y ;

per l’anomalia occorre fare attenzione e distinguere quattro casi:


 Ay
 arctg se Ax e Ay sono entrambe positive
A


 x
A

180◦ + arctg y

se Ax è negativa e Ay è positiva


α= Ax
◦ Ay

 180 + arctg se Ax e Ay sono entrambe negative
A

x


360◦ + arctg Ay


se Ax è positiva e Ay è negativa .

Ax

1.2.1 Somma e differenza


Somma e differenza di vettori si possono rappresentare graficamente con il metodo del parallelogramma
o con il metodo punta-coda, illustrati, nel caso piano, nella figura 1.5, o algebricamente in termini
1.2. VETTORI 19

delle componenti. Se infatti vale A = B + C allora



Ax = Bx + Cx

Ay = By + Cy (1.13)

Az = B z + C z .

y y y

A
A
C Cy A C Ay
Ay Cy C
B By By
B B
x x Cx Ax x
Bx Cx
Ax Bx
(a) Parallelogramma. (b) Punta-coda. (c) Differenza.

Figura 1.5: Somma e differenza di vettori.

La differenza fra vettori si definisce similmente; se vale A = B − C allora



 Ax = B x − C x

Ay = B y − C y

Ay = B y − C y ;

si noti che in figura 1.5(c) la componente Ay del vettore A è negativa.


Molto utile è, inoltre, esprimere i vettori in termini dei versori degli assi cartesiani.

A = Ax ı̂ + Ay ̂ + Az k̂ ;

in figura 1.6 è rappresentato il vettore tridimensionale OP tramite i tre versori degli assi.
y

yp ̂

̂
ı̂ xp ı̂
O
x

zp k̂
xp ı̂ + zp k̂
z
Figura 1.6: Rappresentazione con versori di un vettore tridimensionale

1.2.2 Prodotto di vettori


Il prodotto di un vettore A per uno scalare c è un vettore che ha la stessa direzione di A, ha lo stesso
verso di A se c è positivo e verso opposto se c è negativo e ha modulo uguale a cA.
In termini di componenti vale la relazione seguente

cA = (cAx , cAy , cAz ) . (1.14)


20 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Fra vettori si definiscono due prodotti: il prodotto scalare che ha come risultato un numero ed il
prodotto vettoriale che ha come risultato un vettore. Dati i vettori A e B, si dice prodotto scalare,
e si indica con A · B, il numero che si ottiene moltiplicando uno dei due vettori per la componente
dell’altro nella direzione del primo. Se i vettori formano un angolo ottuso il prodotto viene preceduto
dal segno meno.
Dati i vettori A e B, si dice prodotto vettoriale, e si indica con A × B, il vettore avente per modulo il
prodotto di uno dei due vettori per la componente dell’altro nella direzione perpendicolare al primo,
come direzione quella perpendicolare al piano individuato da A e B e come verso quello dal quale
la rotazione di A verso B risulti antioraria 1 . Negli esempi illustrati in figura 1.7, si calcolano il
prodotto scalare
A · B = ABk = AB cos α , (1.15)
e il prodotto vettoriale
C =A×B con C = AB⊥ = AB sen α .

B B

α α B⊥
Bk
A A
(a) Scalare. (b) Vettoriale.

Figura 1.7: Prodotti fra vettori.

Dalla definizione segue che se due vettori hanno prodotto scalare nullo sono perpendicolari; similmente
sono perpendicolari due vettori paralleli che abbiano prodotto vettoriale nullo.
In termini delle componenti, il prodotto scalare si trova nel modo seguente
A · B = B · A = Ax Bx + Ay By + Az Bz .
Come conseguenza della definizione si trova che il prodotto scalare di un vettore con sé stesso è uguale
al quadrato del suo modulo, infatti
A · A = A2x + A2y + A2z = kAk2 .
Per prodotto vettoriale vale
A × B = −B × A = (Ay Bz − Az By )ı̂ + (Az Bx − Ax Bz )̂ + (Ax By − Ay Bz )k̂ . (1.16)

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Dimostrare che la somma di vettori è commutativa.

Soluzione
Che sia commutativa si può vedere sia dalla rappresentazione grafica col metodo punta coda, sia dal
calcolo delle componenti; per la componente x vale infatti:
(B + C)x = Bx + Cx = Cx + Bx = (C + B)x
e similmente per le altre componenti.

1 La convenzione sul verso del prodotto vettoriale è anche nota come regola della mano destra.
1.2. VETTORI 21

Problema 2
Dati, in un riferimento cartesiano, i punti di coordinate A(3, 1), B(−1, 3), C(−2, −2);
À si determinino le componenti dei tre vettori U = AB, V = BC e W = CA;
Á si determinino le componenti del vettore S = U + W ;
 si verifichi che U + V + W = 0;
à si rappresentino i risultati ottenuti in un piano cartesiano.

Soluzione
À La componente x di un vettore è la differenza delle ascisse dei suoi estremi, presi ordinatamente:
l’ascissa del secondo estremo meno l’ascissa del primo estremo e similmente per la componente y;
quindi
Ux = xB − xA = −1 − 3 = −4
Uy = yB − yA = 3 − 1 = 2 .
Quindi, usando il procedimento analogo per V e W si trova
U = (−4, 2) , V = (−1, −5) , W = (5, 3) .
Á Per la (1.13) le componenti di S sono la somma delle y
componenti di U e W ; quindi

S = (1, 5) . W

 La somma delle componenti dei tre vettori U , V e W è nulla B S


quindi la loro somma è il vettore nullo. D’altra parte, usando il U
metodo punta-coda, risulta che il vettore somma ha come punto
iniziale e finale il punto A, si tratta cioè del vettore AA = 0. V A
à Per la rappresentazione grafica si faccia riferimento alla figura,
x
tenendo presente che o vettori non hanno qui punto di applicazione W
definito quindi per la somma di U e W si è usato il metodo
punta-coda applicando il vettore W sulla punta di U . C

Problema 3
Dati i vettori u = (3, 2), v = (−1, 3) e w = (2, −1)
1 2
À determinare u − v + 2w;
2 3
Á determinare (u − v) · w;
 verificare che v × w · w = 0.

Soluzione
À Usando la (1.14) si trova
     
1 2 3 2 37
u − v + 2w = , 1 − − , 2 + (4, −2) = , −3 .
2 3 2 3 6
Á Si trova:
(u − v) · w = (4, −1) · (2, −1) = 9 .
 Non sono necessari calcoli, infatti il vettore v × w è perpendicolare al piano individuato da v e
w, quindi in particolare è perpendicolare a w e quindi il prodotto scalare è nullo. Si fa notare, di
passaggio, che il prodotto v × w · w è ben definito senza bisogno di parentesi, infatti il prodotto
v × (w · w) non ha senso in quanto si tratta di un prodotto vettoriale fra un vettore ed uno scalare.

Problema 4
Dati i punti A(−1, 2), B(2, −1) e C(4, 3) determinare
À l perimetro del triangolo ABC;
Á l’area del triangolo ABC.
22 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
À Le lunghezze dei lati del triangolo sono uguali ai moduli dei vettori AB, BC e CA; quindi il
perimetro è dato da
p p
P= (xB − xA )2 + (yB − yA )2 +
(xC − xB )2 + (yC − yB )2 +
p √ √ √
+ (xA − xC )2 + (yA − yC )2 = 3 2 + 2 5 + 26 .

Á Dalla definizione di prodotto vettoriale risulta che il modulo del prodotto vettoriale di AB e
AC è uguale al prodotto del modulo di AB per la componente di AC perpendicolare ad AB; con
riferimento al triangolo ABC si tratta quindi del prodotto della base AB per l’altezza CH; pertanto
l’area del triangolo è data da
1
A = kAB × ACk ;
2
osservando che le componenti z dei due vettori sono nulle dall’equazione (1.16) risulta che la sola
componente non nulla del prodotto vettoriale è la componente z e quindi
1 1
A= |(xB − xA )(yC − yA ) − (yB − yA )(xC − xA )| = |3 · 1 + 3 · 5| = 9 .
2 2

1.2.3 Esercizi

Vettori
Es. 1 — Stabilire quale fra delle seguenti grandezze è scalare e quale vettoriale: velocità,
tempo, lunghezza, accelerazione, età, temperatura.

Es. 2 — Dato il vettore v di modulo 5/3, dire quanto vale il modulo del vettore w = 2.5v;
determinare quindi quali direzione e verso del vettore u = −2v.

Es. 3 — Dati i vettori di componenti u = (3, 2), v = (−1/2, 1), w = (0, −2), determinare per
ciascuno di essi modulo e anomalia, quindi determinare le componenti del vettore z = u + v − w.

Es. 4 — Dati 2 vettori v1 e v2 non nulli stabilire se sono vere le seguenti uguaglianze
a) kv2 − v1 k = kv1 − v2 k;
b) v2 − v1 = v1 − v2 .

Es. 5 — Dati i vettori v1 disposto lungo l’asse delle ascisse e v2 disposto lungo l’asse delle
ordinate, aventi rispettivamente modulo 4 e 2; determinare le componenti dei vettori a = v1 + v2 ,
b = v1 − v2 e c = v2 − v1 ; determinarne quindi i moduli.

Es. 6 — Sapendo che i vettori v1 e v2 sono perpendicolari e che vale la relazione kv2 − v1 k =
10, stabilire quali delle seguenti alternative è l’unica possibile:
a) kv1 k = 4, kv2 k = 14;
b) kv1 k = 6, kv2 k = 19;
c) kv1 k = 6, kv2 k = 8;
d) kv1 k = −3, kv2 k = 13.

Es. 7 — Sono dati due vettori v1 e v2 aventi uguale direzione e uguale verso; è noto che
kv1 k = 4 e kv2 k = 6; determinare, specificando per ciascuno modulo e verso, i vettori a = 3v1 + 2v2
e b = 2v1 − 3v2 .

Es. 8 — Sono dati due vettori v1 e v2 aventi uguale direzione ma verso opposto; è noto che
4 4
kv1 k = 6 e kv2 k = 14; determinare, specificando per ciascuno modulo e verso, i vettori a = v1 − v2
3 7
4 4
e b = 2 v1 + v2 .
3 7
1.3. MOTI PIANI 23

Es. 9 — Sono dati i vettori paralleli e discordi v1 e v2 ; è noto che kv1 k = 6;


3 2
a) determinare, se esiste, kv2 k tale che v2 − v1 sia nullo;
2 3
2 3
b) determinare, se esiste, kv2 k tale che v1 + v2 sia nullo;
3 2
3 2
c) con il valore di kv2 k calcolato al punto precedente determinare, v2 + v1 .
2 3

Es. 10 — Dati due vettori perpendicolari di moduli kv1 k = 2 e kv2 k = 3, determinare il


modulo del vettore w tale che si abbiano:
a) 4v1 + 2v2 + w = 0;
b) 4v1 − 2v2 + w = 0;
c) 4v1 + 2v2 − w = 0.

Es. 11 — Verificare che i due vettori di componenti u = (1, −1/2, −1) e v = (−4, 2, 4) hanno
prodotto vettoriale nullo.

Es. 12 — Dati tre i vettori di componenti u = (3, 2, 0), v = (0, 1, −2), w = (−1, 0, −1)
calcolare i prodotti vettoriali v × w e w × u, quindi verificare che vale l’uguaglianza u · (v × w) =
v · (w × u).

1.3 Moti piani


I moti piani si descrivono e si studiano come composizione di moti rettilinei; l’idea è di proiettare
in ogni istante il punto della traiettoria su ciascuno dei due assi cartesiani del piano e studiare
separatamente i due moti rettilinei che si svolgono su ciascun asse.
Con riferimento al sistema di assi cartesiani Oxy, la posizione del punto P è determinata in ogni
istante t dal vettore r(t) = OP (t); questo può essere scritto in termini delle sue componenti nella
forma
r(t) = x(t)ı̂ + y(t)̂ ;
il vettore velocità è
∆r ∆x ∆y
v= = ı̂ + ̂ = vx ı̂ + vy ̂ .
∆t ∆t ∆t
In questa equazione vx e vy sono rispettivamente le velocità delle proiezioni di P sull’asse x e sull’asse
y. Similmente, il vettore accelerazione è dato da

a = ax ı̂ + ay ̂ .

Ove ax e ay sono rispettivamente le accelerazioni delle proiezioni di P sull’asse x e sull’asse y. Il


moto piano di un punto materiale viene quindi descritto per mezzo dei moti delle sue proiezioni sugli
assi, valgono cioè   
x = x(t) vx = vx (t) ax = ax (t)
y = y(t) vy = vy (t) ay = ay (t) .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Si consideri il moto di un punto materiale avente per traiettoria la retta di equazione x − 2y = 0;
sapendo che la traiettoria viene percorsa con velocità avente modulo v = 4.20 m s−1 e che all’istante
t = 0 s si trova nella posizione di coordinate P0 (−6, −3); determinare le coordinate della posizione
per ogni valore di t.
24 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

y
Soluzione
Si considerino le componenti vx e vy della velocità; per
la loro determinazione si osservi, con riferimento alla vx
figura, che devono valere le relazioni v x
vy
vx = 2vy , vx2 + vy2 = v 2 P0

da cui
5vy2 = v 2

e quindi
vx = 3.76 m s−1 , vy = 1.88 m s−1 .

Le componenti della velocità sono costanti, quindi il moto è scomponibile in due moti rettilinei ed
uniformi; uno lungo l’asse delle ascisse con velocità vx e uno lungo l’asse delle ordinate con velocità
vy . Le posizioni occupate da P per diversi valori di t sono quindi quelle aventi coordinate date dalle

x(t) = x0 + vx t = −6 + 3.76t

y(t) = y0 + vy t = −3 + 1.88t .

Problema 2

Si consideri un punto materiale in moto piano secondo le leggi del moto



x(t) = 1.7 − 1.20t

y(t) = −4.6 + 2.8t ;


À determinare la velocità del punto materiale in ogni istante;


Á determinare l’equazione cartesiana della traiettoria del moto.

Soluzione
À La velocità è costante perché lo sono le sue componenti vx = −1.20 m s−1 e vy = 2.8 m s−1 ; quindi
q
v= vx2 + vy2 = 3.0 m s−1 .

Á Per la determinazione dell’equazione della traiettoria è necessario trovare l’equazione che lega le
due coordinate eliminando il parametro t; ricavando quindi t dalle prima delle equazioni del moto e
sostituendola nella seconda si trova
y = −2.3x − 0.63 ,

la traiettoria è quindi una retta. Il moto pertanto è rettilineo uniforme.

Problema 3

Un punto materiale parte all’istante t = 0 s dal punto P0 (2.5, 1.2) con velocità iniziale di com-
ponenti v0x = 2.1 m s−1 e v0y = 0 m s−1 , muovendosi con accelerazione costante di componenti
ax = −1.2 m s−2 e ay = 0.20 m s−2 ;
À determinare la posizione all’istante t1 = 5.1 s;
Á determinare la velocità all’istante t1 .
1.3. MOTI PIANI 25

Soluzione
À Il punto materiale si muove in modo che le sue proiezioni sugli assi si muovano di moto uniforme-
mente accelerato; valgono infatti

1

2 2
x(t) = x0 + v0x t + 2 ax t = 2.5 + 2.1t − 0.6t

1
y(t) = y0 + v0y t + ay t2 = 1.2 + 0.10t2 ,


2

quindi all’istante t1 si trova 


x(t1 ) = −2.4 m

y(t1 ) = 3.8 m .

Á Similmente, per le componenti della velocità si trova



vx (t) = v0x + ax t = 2.1 − 1.2t

vy (t) = v0y + ay t = 1.2 + 0.20t ,


e quindi 
vx (t1 ) = −4.0 m s−1

vy (t1 ) = 2.2 m s−1 ;


pertanto la velocità all’istante t1 è


q
v(t1 ) = vx2 (t1 ) + vy2 (t1 ) = 4.6 m s−1 .

1.3.1 Moto parabolico


Un punto materiale lanciato con velocità iniziale v0 = v0x ı̂ + v0y ̂ e quindi lasciato andare all’a-
zione dell’attrazione terrestre si muove con una traiettoria curva che è la composizione di un moto
orizzontale con velocità uniforme v0x e del moto verticale di caduta uniformemente accelerato con
accelerazione a = −g̂. Le leggi del moto sono quindi

x(t) = x0 + v0x t

y(t) = y0 + v0y t − 1 gt2 ,



2
le leggi della velocità 
vx (t) = v0x

vy (t) = v0y − gt .


L’equazione della traiettoria è la parabola di equazione

g 2 v0x v0y − gx0 gx2 v0y


y=− 2 x + 2 x − 20 − x0 + y0
2v0x v0x 2v0x v0x

che diviene particolarmente semplice se il punto di lancio è l’origine, in tal caso infatti x0 = y0 = 0 e
rimane
g v0y
y = − 2 x2 + ds x.
2v0x v0x
Il punto piú alto della traiettoria è il vertice della parabola e ha coordinate
2
v0x v0y v0y
xMAX = , yMAX = .
g 2g
26 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Si osservi che quest’ultima espressione è formalmente identica a quella trovata per l’altezza massima
raggiunta da un punto materiale lanciato verso l’alto; si veda problema 5 della sezione 1.1.2. Il punto
di massima altezza è raggiunto all’istante
v0y
tMAX = .
g

La gittata G si trova determinando l’intersezione (diversa dall’origine) della parabola con l’asse delle
ascisse; quindi
2v0x v0y
G= ; (1.17)
g
si osservi che è il doppio di xMAX .
Il tempo di volo è
2v0y
tG = = 2tMAX .
g

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un punto materiale viene gettato da un’altezza h = 2.0 m con velocità iniziale data dal vettore
v = 3.2ı̂ + 2.4̂ m s−1 ; determinare
À l’altezza massima raggiunta;
Á il tempo di volo;
 la distanza orizzontale dal punto di lancio al punto di atterraggio;
à la velocità d’impatto.

Soluzione
À Supponendo di scegliere l’origine del sistema di rife- y
rimento nel punto al suolo sotto il punto di lancio, le
equazioni del moto nel caso in esame divengono
yM

x(t) = v0x t
y(t) = h + v0y t − 1 gt2 ,
 2 h
vx (t) = v0x
vy (t) = v0y − gt . xM x

L’altezza massima raggiunta si ha nell’istante t1 in cui la velocità è orizzontale, cioè in cui vy = 0;


ciò si verifica per
v0y
t1 = = 0.24 s
g
e quindi l’altezza massima è
2
v0y
yM AX = y(t1 ) = h + = 2.3 m .
2g
Á Il tempo di volo coincide con l’istante in cui il punto materiale tocca terra è l’istante t2 in cui vale
y = 0; è quindi la soluzione positiva dell’equazione di secondo grado h + v0y t − 21 gt2 = 0 e quindi
q
v0y + 2 + 2gh
v0y
t2 = = 0.93 s .
g

 La distanza orizzontale percorsa coincide con l’ascissa nell’istante in cui il punto materiale tocca
terra, è quindi
x(t2 ) = v0x t2 = 3.0 m .
1.3. MOTI PIANI 27

à La velocità d’impatto è la velocità all’istante t2 , è quindi


q
v(t2 ) = vx2 (t2 ) + vy2 (t2 ) = 7.4 m s−1 .

Problema 2
Un punto materiale viene lanciato da un punto al suolo con velocità di modulo v0 e tale da formare
con l’orizzontale un angolo α; determinare il valore di α per il quale, per v0 fissato, si abbia la gittata
massima.

Soluzione
Ricordando l’equazione (1.17), si tratta di determinare quando sia massimo il prodotto v0x v0y con la
2 2
condizione che sia v0x + voy = v02 ; per far ciò conviene osservare che è equivalente determinare quando
2 2
sia massimo il prodotto fra i quadrati v0x v0y ; per rendere piú chiara la questione, soprattutto dal
2 2
punto di vista della notazione, conviene definire v0x = a e v0y = b; allora si tratta di rendere massimo
2
il prodotto ab con la condizione a + b = v0 ; si tratta cioè di rendere massimo il prodotto

a(v02 − a) = −a2 + v02 a ;

si tratta, come si vede, di una parabola volta verso il basso e quindi assume il suo valore massimo in
corrispondenza del vertice, cioè per
v2
a= 0 ;
2
pertanto
v02
a=b=
2
e quindi
v0
v0x = v0y = √ ,
2
le due componenti della velocità sono cosı́ uguali e quindi l’angolo per cui la gittata è massima è
α = 45◦ .
Si osservi che il problema qui risolto è equivalente al problema della determinazione del rettangolo
di area massima e perimetro dato, che, quindi, risulta essere il quadrato.

Problema 3
Un cannone spara una palla con una velocità iniziale avente componenti v0x = 45 v0 e v0y = 35 v0 . Il
bersaglio da colpire si trova ad una distanza di D = 5800 m in una valle piú bassa di 150 m rispetto
alla posizione di tiro;
À determinare v0 in modo che il cannone colpisca il bersaglio;
Á determinare l’istante in cui il bersaglio viene colpito;
 determinare la velocità della palla quando colpisce il bersaglio.

y
v0

D x
28 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
À Le leggi del moto della palla sono

4

x(t) = v0 t

5
y(t) = h + 3 v0 t − 1 gt2 ,

5 2

ove h = 150 m è l’altezza del cannone rispetto alla valle sottostante. La palla colpisce il bersaglio se
in un dato istante t1 si trova nel punto di coordinate (D, 0); cioè se vale

4

D = v0 t1

5
0 = h + 3 v0 t − 1 gt2 .

5 2

Utilizzando la prima delle equazioni del moto si trova

5D
t1 =
4v0

che sostituita nella seconda dà


3 25D2
h+ D− g=0 (1.18)
4 32v02

da cui
r
5 g
v0 = D = 239 m s−1 .
2 8h + 6D

Á Sostituendo la precedente nell’espressione per t1 si trova


s
4h + 3D
t1 = = 30.3 s .
2g

 Per la determinazione della velocità di impatto occorre utilizzare la legge della velocità, che nel
caso presente si scrive
4

vx (t) = 5 v0

 3
vy (t) = v0 − gt ;

5

all’istante t1 si trova quindi


4

vx (t1 ) = 5 v0

 3 5D
vy (t1 ) = v0 −
 g.
5 4v0

Pertanto
16 2 9 3 25D2 2
v 2 (t1 ) = vx2 (t1 ) + vy2 (t1 ) = v0 + v02 − Dg + g = v02 + 2gh
25 25 2 16v02

ove si è utilizzata l’equazione (1.18); cosı́


q
v= v02 + 2gh = 245 m s−1 .
1.3. MOTI PIANI 29

1.3.2 Moto circolare uniforme


Il moto circolare uniforme è un moto piano in cui la traiettoria è una circonferenza e la velocità ha
modulo costante; lo spostamento in questo caso è un arco di circonferenza che qui viene indicato con
s; vale quindi
∆s
v= .
∆t
In ogni punto la velocità è tangente alla traiettoria quindi la velocità ha una direzione diversa in
ogni istante; il vettore velocità, pertanto, non è costante e quindi vi è un vettore accelerazione detto
accelerazione centripeta ac . Il modulo dell’accelerazione centripeta dipende dalla velocità e dal raggio
della traiettoria, vale infatti
v2
ac = . (1.19)
r
Il moto circolare uniforme è un moto periodico; il perio-
do T del moto è il tempo impiegato a percorrere un giro P
completo; si definisce, inoltre, frequenza ν il numero di giri

percorsi nell’unità di tempo; se l’unità di tempo è il secon- θ
do, l’unità di misura della frequenza è detto hertz (Hz); O
x
spesso si usa anche indicare la frequenza in giri al minuto.
Valgono quindi le relazioni
1
ν= (1.20)
T
Figura 1.8: La coordinata
2πr angolare.
v= = 2πrν .
T
ω
Spesso conviene descrivere la cinematica del moto circola-
re usando grandezze angolari; fissato un semiasse x delle
ascisse con origine in O, la posizione del punto materiale
P è individuata dall’angolo θ formato dal semiasse di ri-
ferimento ed il vettore OP , come in figura 1.8; l’angolo θ
viene misurato in radianti e definito dal rapporto dell’arco
di circonferenza ` percorso ed il raggio r;
`
θ= . Figura 1.9: Il vettore ω.
r
Si definisce inoltre la velocità angolare ω come l’angolo percorso nell’unità di tempo; vale quindi

∆θ
ω=
∆t
da cui si ottengono
v 2π
ω= = (1.21)
r T

4π 2 r
ac = ω 2 r = . (1.22)
T2

È spesso è utile definire il vettore velocità angolare ω che ha modulo ω, direzione perpendicolare al
piano del moto e verso quello dal quale il moto di rotazione avviene in senso antiorario; si veda la
figura 1.9.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Supponendo che l’orbita del moto di rivoluzione terrestre attorno al Sole sia una circonferenza,
determinare la velocità e l’accelerazione della Terra.
30 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
Usando i valori riportati in appendice A si trova

T = 3.156 · 107 s , r = 1.496 · 108 m

quindi
2πr v2
v= = 29.78 m s−1 , a= = 2.810 · 10−5 m s−2 .
T r

Problema 2
Una giostra compie tre giri al minuto;
À determinare la velocità angolare della giostra;
Á determinare la velocità di un bambino che si trova a una distanza di 3.2 metri dal centro.

Soluzione
À Se la giostra compie tre giri al minuto, visto che in un minuto ci sono 60 secondi, impiega 20
secondi a compiere un giro; quindi T = 20 s; pertanto

ω= = 0.31 rad s−1 .
T
Á La velocità del bambino si trova usando la (1.21);

v = ωr = 1 m s−1 .

1.3.3 Moto armonico


Il moto di un punto materiale P è armonico se l’accelerazione di P è un vettore diretto in ogni istante
verso un centro O e di modulo proporzionale alla distanza di P da O; vale cioè

a = −kOP .

Il moto armonico è rettilineo non uniforme, è un’oscillazione fra due punti allineati ed equidistanti
da O; la distanza massima A di P dal centro O è detta ampiezza del moto armonico.
La proiezione di un moto circolare su un diametro è armonico; quindi ogni moto circolare può essere
considerato come la composizione di due moti armonici ortogonali.
Il moto armonico è periodico e il periodo è legato alla costante
√ di proporzionalità k; si definisce
pulsazione ω del moto armonico la radice quadrata di k: ω = k; la scelta della lettera è giustificata
dalla seguente relazione fra periodo e pulsazione:

T = .
ω
Il numero di oscillazioni compiute in un secondo è detto frequenza ν del moto armonico. Frequenza
e periodo sono legati dalla stessa relazione (1.20) valida per il moto circolare uniforme.
Fissato un asse delle ascisse con l’origine nel centro del moto armonico, le equazioni che danno le
leggi del moto, della velocità e dell’accelerazione sono:
x(t) = A cos(ωt + θ0 )
v(t) = −Aω sen(ωt + θ0 ) (1.23)
2
a(t) = −Aω cos(ωt + θ0 ) .

La costante θ0 , detta fase iniziale, dipende dalla posizione del punto materiale all’istante iniziale.
Dalle precedenti equazioni, si vede che il valore massimo del modulo della velocità è

vM = Aω ;

ed è assunto quando posizione e accelerazione sono nulle, cioè nel centro di oscillazione, mentre è
nullo quando la distanza da O e il modulo dell’accelerazione sono massime.
1.3. MOTI PIANI 31

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Il punto materiale P si muove di moto circolare uniforme su una circonferenza di raggio r = 23 cm


con velocità v = 3.5 m s−1 ; la sua ombra Q proiettata su uno schermo si muove di moto armonico;
determinare l’ampiezza, il periodo e la massima velocità di Q.

Soluzione
Con riferimento alla figura, il punto Q si muove di A
moto armonico avente per centro la proiezione sul-
lo schermo del centro C della circonferenza e per P Q
ampiezza il raggio della circonferenza; quindi
vP vQ
A = r = 0.23 m . C O

Il periodo del moto armonico è uguale al periodo del


moto circolare, quindi
2πr −A
T = = 0.41 s ;
v
dal valore del periodo si ottiene la pulsazione e quindi la massima velocità:


vM = ωA = A = v = 3.5 m s−1 ;
T

si osservi che la velocità massima coincide con la velocità del moto circolare.

Problema 2

Un punto materiale compie un’oscillazione armonica in 4 secondi avente ampiezza A = 20 cm, sa-
pendo che all’istante t = 0 s si trova nella posizione x0 = 10 cm, determinare posizione, velocità e
accelerazione all’istante t = 7 s.

Soluzione
Poiché vale ω = 2πν, utilizzando la prima delle (1.23), all’istante iniziale t = 0 s, si ha

x0 1 π
x(0) = A cos(2πν · 0 + θ0 ) = x0 =⇒ cos θ0 = = =⇒ θ0 = .
A 2 3

Quindi
 π
x(t) = A cos 2πνt +
 3 π
v(t) = −2πνA sen 2πνt +
3 
2 2
 π
a(t) = −4π ν A cos 2πνt +
3

e quindi, osservando che ν = 0.25 Hz, si ottiene



149π 3
x(7) = 0.2 cos = −0.2 · = −0.17 cm .
6 2
32 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

1.3.4 Esercizi

Moto parabolico
Es. 1 — Un proiettile viene sparato dal suolo con una velocità iniziale avente componenti
v0x = 35 m s−1 e v0y = 42 m s−1 ; determinare
a) la gittata;
b) l’altezza massima raggiunta:
c) il modulo della velocità v con cui ricade al suolo.

Es. 2 — Un punto materiale viene lanciato dal suolo con un angolo di 30◦ sull’orizzontale;
sapendo che ricade a terra a una distanza D = 150 m dal punto di lancio determinare
a) il modulo v0 della velocità di lancio:
b) la massima altezza hM raggiunta dal punto materiale.

Es. 3 — Una pallina rotola su una superficie orizzontale alla velocità costante v0 = 50 cm s−1 ;
giunta sul bordo del tavolo cade a terra. Sapendo che tocca terra a una distanza D = 20 cm dal tavolo,
determinare
a) l’altezza del tavolo;
b) il tempo impiegato a cadere;
c) la velocità finale.

Es. 4 — Un fanciullo vuole colpire con una freccia una mela che si trova sul ramo di un albero
ad un’altezza h = 4 m e a una distanza D = 10 m; sapendo che la velocità iniziale della freccia ha
componente orizzontale v0x = 10 m s−1 ; determinare
a) la componente verticale v0y della velocità iniziale;
b) l’angolo α formato dalla freccia con l’orizzontale nel momento in cui viene scoccata.

Es. 5 — Un bombardiere vola ad un’altezza h = 5000 m dal suolo ad una velocità costante
v0 = 800 km h−1 ;
a) determinare la distanza D dalla verticale sul bersaglio il bombardiere deve sganciare il suo
ordigno;
b) determinare la velocità v ∗ di impatto;
c) rispondere alle due domande precedenti nel caso in cui il bombardiere stia volando contro un
vento avente velocità vV = 60 km h−1 .

Es. 6 — Un motociclista percorre una strada alla velocità di modulo costante v0 = 60 km h−1 ,
quando incontra un fosso largo D = 2 m; dopo il fosso la strada continua ad un livello piú basso di
h = 20 cm;
a) verificare che il motociclista riesca a saltare il fosso;
b) determinare a che distanza d dal bordo del fosso il motociclista atterra;
c) determinare la velocità minima che il motociclista deve avere per riuscire a saltare il fosso.

Es. 7 — Willy il coyote, mentre sta inseguendo Bip-Bip, cade inavvertitamente in un dirupo
da un’altezza h = 55 m; sapendo che il coyote stava correndo con velocità di modulo v = 10 m s−1 ,
determinare:
a) la lunghezza orizzontale della sua traiettoria;
b) il tempo di volo.

Es. 8 — Un merlo si trova sulla sommità di un tetto inclinato 45◦ ; All’istante t0 = 0 s il merlo
sputa un nòcciolo di ciliegia verso l’alto con un’inclinazione di α = 30◦ e una velocità di modulo
v0 = 1.2 m s−1 ; determinare
1.3. MOTI PIANI 33

a) a che distanza d dalla sommità il nòcciolo colpisce il tetto;


b) l’istante t in cui il nòcciolo raggiunge il punto piú alto della traiettoria.

Es. 9 — Un giavellotto viene lanciato con una velocità iniziale formante l’angolo α = 35◦
rispetto al piano orizzontale; determinare:
a) il modulo della velocità che si deve imprimere al giavellotto per ottenere un lancio con una
gittata G = 90 m (si assuma che il giavellotto parta al livello del suolo);
b) la quota massima raggiunta dal giavellotto.

Es. 10 — Un calciatore scommette con un amico di essere in grado di calciare un pallone alla
distanza d = 250 m; egli esegue la prova imprimendo al pallone (inizialmente posato al suolo) una
velocità di modulo v0 , con un’inclinazione di un angolo α = 45◦ rispetto alla direzione orizzontale;
a) determinare v0 ;
b) l’altezza massima raggiunta.

Es. 11 — Un giocatore di pallacanestro tira il pallone verso il canestro, che si trova ad un’al-
tezza H = 3.05 m dal suolo, da un’altezza h = 2.85 m, con un’inclinazione di un angolo α = 30◦ , da
una distanza d = 4.0 m; determinare:
a) il modulo v0 della velocità iniziale che occorre imprimere al pallone per segnare;
b) la quota massima hM raggiunta dal pallone durante il volo.

Es. 12 — Una palla viene lanciata dal suolo verso un muro distante d = 22 m; sapendo che
il modulo della velocità iniziale della palla è v0 = 25 m s−1 e l’angolo formato dal vettore v0 con
l’orizzontale è α = 40◦ ; determinare:
a) a quale altezza h da terra la palla colpisce il muro;
b) se la palla raggiunge il muro prima o dopo avere superato il punto più alto della sua traiettoria.

Es. 13 — Un’automobilina giocattolo viene lanciata con una velocità iniziale orizzontale di
modulo v0 = 4.2 m s−1 verso una rampa di scale i cui gradini sono alti h = 17 cm e profondi b = 30 cm;
determinare
a) su quale gradino va a cadere l’automobilina;
b) in tempo di volo.

Es. 14 — Un campione di getto del peso lancia il suo attrezzo da un’altezza h = 1.80 m dal
suolo; la velocità iniziale v0 forma un angolo α = 40◦ rispetto all’orizzontale; sapendo il peso cade a
una distanza D = 22 m, determinare il modulo della velocità iniziale.

Moto circolare uniforme


Es. 1 — Un punto materiale si muove di moto uniforme lungo una traiettoria circolare avente
raggio r percorrendo n giri in t secondi; sapendo che r = 24 cm, n = 7, t = 5.2 s, determinare
a) velocità;
b) accelerazione;
c) frequenza;
d) periodo.

Es. 2 — Un ragazzino fa roteare un sasso legato a una corda lunga ` = 0.52 m al ritmo di 1.6
giri al secondo; determinare
a) i moduli delle velocità angolare e lineare del sasso;
b) periodo e modulo dell’accelerazione centripeta del sasso.
34 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

Es. 3 — Un ragazzino fa roteare un sasso legato a una corda lunga ` = 0.8 m; sapendo che il
modulo dell’accelerazione centripeta è ac = 1.4 m s−2 , determinare
a) i moduli delle velocità angolare e lineare del sasso;
b) come variano i moduli delle velocità angolare e lineare del sasso se la corda fosse piú corta di
10 cm e l’accelerazione fosse la stessa.

Es. 4 — Un ragazzino fa ruotare un sasso legato ad uno spago lungo ` = 20 cm che forma con
la verticale un angolo α = 30◦ ; il moto avviene su un piano orizzontale che si trova ad un’altezza
h = 1.2 m dal suolo; ad un dato istante il sasso si scioglie dallo spago e cade a terra a una distanza
d = 1.8 m; determinare il periodo del moto di rotazione.

Es. 5 — Una giostra compie 6.0 giri al minuto; tre bambini si trovano uno al centro, uno a
distanza d2 = 1.8 m e uno a distanza d3 = 2.5 m dal centro; determinare
a) la velocità angolare e quella lineare di ciascun bambino;
b) periodo e accelerazione centripeta di ogni bambino.

Es. 6 — Due bambini su una giostra sono soggetti rispettivamente alle accelerazioni centripete
di moduli a1 = 1.5 m s−2 e a2 = 2.0 m s−2 ; sapendo che in 1 minuto la giostra compie 6 giri, calcolare
per ciascuno dei due bambini
a) la distanza dal centro di rotazione della giostra;
b) la velocità lineare.

Es. 7 — Un satellite artificiale percorre un’orbita circolare a una distanza d = 1800 km dalla
superficie della Terra; sapendo che il modulo della sua accelerazione è ac = 6.35 m s−2 , determinare
a) la velocità lineare e la velocità angolare del satellite;
b) il periodo di rivoluzione del satellite ed esprimerlo in minuti.

Es. 8 — Un satellite geostazionario, che compie un’orbita circolare in un giorno, ha accelera-


zione centripeta di modulo ac = 0.223 m s−2 ; determinare:
a) il raggio dell’orbita in chilometri;
b) la velocità lineare del satellite.

Es. 9 — Determinare il modulo dell’accelerazione centripeta della Luna, supponendo l’orbita


circolare.
Es. 10 — Determinare i moduli della velocità e dell’accelerazione centripeta della Terra nel
suo moto attorno al Sole, supponendo l’orbita circolare.

Es. 11 — Durante la missione Apollo 11 la navicella in orbita intorno alla Luna compiva una
rivoluzione con periodo T = 6.5 · 103 s, con un’accelerazione centripeta di modulo ac = 1.7 m s−2 ;
determinare
a) la velocità angolare e la velocità lineare del satellite;
b) il raggio dell’orbita.

Es. 12 — Calcolare i moduli della velocità lineare e dell’accelerazione centripeta di un ragno


che si trova sulla punta della lancetta dei secondi dell’orologio di un campanile, lunga ` = 1.6 m.

Es. 13 — Un astronauta deve essere sottoposto per 1 minuto a un’accelerazione di modulo


a = 4g con un dispositivo rotante di periodo T = 3.2 s; determinare quanto deve essere il raggio del
suo moto, e quale la sua velocità.

Es. 14 — L’elica di un aereo, lunga ` = 0.80 m, ruota compiendo 20 giri al secondo; determi-
nare
a) i moduli della velocità e dell’accelerazione della punta dell’elica;
1.4. MOTI RELATIVI. 35

b) la frequenza di rotazione necessaria perché il modulo della velocità sia invece v = 800 m s−1 ;
c) come varia v se l’elica, mantenendo la stessa frequenza di rotazione, ha lunghezza doppia.

Es. 15 — Una lavatrice ha il cestello di diametro d = 48.0 cm; la biancheria viene centrifugata
adeguatamente se sottoposta a un’accelerazione centripeta di modulo ac = 36.0 m s−2 ; determinare
a) quanti giri al minuto deve compiere il cestello per asciugare la biancheria;
b) la velocità lineare del cestello.

Es. 16 — Un frullatore ha un’elica le cui punte si muovono con una velocità di modulo v =
2.8 m s−1 e con un periodo T = 0.2 s; determinare
a) il raggio dell’elica ed esprimerla in centimetri;
b) quanto dovrebbe essere il raggio dell’elica affinché, a parità di periodo, la punta abbia un’acce-
lerazione di modulo ac = 100 m s−2 .

Moto armonico
Es. 1 — Un punto materiale oscilla di moto armonico intorno alla posizione di equilibrio
compiendo 4.25 oscillazioni in 5.22 secondi; sapendo che l’ampiezza dell’oscillazione è A = 4.2 cm,
determinare
a) il periodo;
b) la pulsazione;
c) la velocità massima;
d) l’accelerazione massima.

Es. 2 — Un punto materiale compie oscillazioni armoniche; sapendo che quando la sua di-
stanza d dal centro delle oscillazioni è metà della ampiezza dell’oscillazione la sua accelerazione ha
modulo a = 1.2 m s−2 e che d = 12.5 cm, determinare
a) il periodo;
b) il modulo della velocità nel centro delle oscillazioni.

Es. 3 — Le punte di un diapason oscillano di moto armonico intorno alla loro posizione di
equilibrio con frequenza ν = 440 Hz; sapendo che la loro velocità massima ha modulo v = 220 m s−1
determinare l’ampiezza di oscillazione delle punte del diapason.

Es. 4 — Un cardellino si appoggia sull’estremità di un ramo il quale comincia ad oscillare di


moto armonico con un’ampiezza A = 2.5 cm; sapendo che vengono compiute 4 oscillazioni complete
in 6 secondi; determinare
a) il periodo e la frequenza delle oscillazioni;
b) il modulo della velocità e dell’accelerazione all’istante t = 3.0 s.

Es. 5 — Una boa si muove di moto armonico sotto l’azione delle onde; sapendo che passa
un’onda ogni 5.0 secondi, che la velocità massima della boa ha modulo v = 0.26 m s−1 e che all’istante
t0 = 0 s la boa si trova nella posizione di riposo, determinare la legge del moto della boa.

1.4 Moti relativi.


Dati due punti materiali P1 e P2 in moto rispetto ad un sistema di riferimento di origine O con
velocità v1 e v2 e accelerazioni a1 e a2 , si dice moto relativo di P2 rispetto a P1 il moto di P2 nel
sistema di riferimento in cui P1 è fermo. Il vettore

r = P1 P2 = OP2 − OP1
36 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

è detto posizione relativa di P2 rispetto a P1 ; i vettori

v = v2 − v1 , a = a2 − a1

sono detti rispettivamente velocità e accelerazione relativa di P2 rispetto a P1 .


Piú in generale, si considerino due sistemi di riferimento S ed S 0 rispettivamente di origini O e O0 e
assi x, y, z e x0 , y 0 , z 0 . Si supponga inoltre che il moto di S 0 rispetto ad S sia generico e sia, in ogni
istante t, vO0 la velocità di O0 rispetto a O e sia ω la velocità angolare con cui S 0 ruota rispetto a
S. Indicando senza apice le grandezze misurate in S e con apice quelle misurate in S 0 valgono in
generale le relazioni
OP = OO 0 + O 0 P
vP = vO0 + vP0 + ω × O 0 P (1.24)
0 0 2 0
aP = aO0 + aP + 2ω × vP − ω O P .

Nel caso in cui S 0 si muova di moto traslatorio rispetto ad S si pone ω = 0; nel caso in cui S 0
si muova di moto rotatorio rispetto ad S si pone vO0 = 0. Nell’ultima delle (1.24), si definiscono
rispettivamente accelerazione di Coriolis e accelerazione centrifuga le quantità

aCO = 2ω × vP0 , ac = −ω 2 O 0 P .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
L’aereo A sta volando verso nord alla velocità costante vA = 850 km h−1 ; un secondo aereo B viaggia
alla stessa quota di A muovendosi verso est alla velocità costante vB = 600 km h−1 ; determinare la
traiettoria e la velocità di B rispetto ad A.

Soluzione
Si riferisce il moto ad un sistema di assi cartesiani con l’asse y
x orientato verso est e l’asse y orientato verso nord; supponen-
do, per semplicità, che all’istante t = 0 i due aerei si trovasse- A α
ro entrambi nell’origine degli assi, le posizioni dei due aerei al
generico istante t sono date dai vettori

OA(t) = yA ̂ = vA t̂ , OB(t) = xB ı̂ = vB tı̂ .

La posizione di B relativa ad A è quindi data dal vettore O B x


AB(t) = OB − OA .

Come si deduce dalla figura, il moto di B rispetto ad A è un moto rettilineo uniforme di avente la
direzione ed il verso del vettore AB; questa direzione forma con il nord un angolo α tale che sia
vA
α = 90◦ + arctg = 145◦ .
vB
La velocità di B rispetto ad A ha modulo dato da

vBA = vA2 + vB2 = 1040 km h−1 .


p

Problema 2
Su un treno in moto con velocità costante di modulo vt = 84 km h−1 un bambino lascia cadere
una pallina da un’altezza h = 1.25 m. Determinare le leggi del moto della pallina rispetto ad un
osservatore O0 sul treno e rispetto ad un osservatore che guardi la scena stando fermo sulla banchina
di una stazione.
1.4. MOTI RELATIVI. 37

Soluzione
Rispetto ad un osservatore sul treno, per esempio lo stesso bambino, la pallina cade verticalmente
di moto uniformemente accelerato con accelerazione g; indicando con S 0 il sistema di riferimento la
legge del moto della pallina P è quindi

1
yP0 (t) = h − gt2 = 1.25 − 4.91t2 .
2

Per determinare la legge del moto rispetto ad un osservatore esterno O, il cui sistema di riferimento
viene denotato con S, occorre utilizzare la prima delle (1.24); indicando con x l’asse cartesiano di
riferimento allineato con le rotaie, la posizione dell’osservatore O0 rispetto ad O è data da

xO0 (t) = vt t .

Quindi la posizione della pallina P rispetto ad O è data dal vettore OP di componenti

OP = (xO0 , yP0 ) ;

rispetto ad O la pallina pertanto si muove di un moto che è la composizione di un moto orizzontale


rettilineo uniforme ed un moto verticale uniformemente accelerato; si ha dunque un moto parabolico.

Problema 3

Un punto materiale P si muove verso il centro di un giostra rotante che compie cinque giri ogni
due secondi; se il modulo della velocità di P rispetto al centro O della giostra è costante e vale
vp0 = 1.37 m s−1 determinare velocità e accelerazione di P rispetto ad un osservatore esterno alla
giostra, quando la distanza di P dal centro è r = 15.6 cm.

Soluzione
In questo caso il sistema di riferimento S 0 , solidale alla giostra, ruota senza traslare; è possibile quindi
fissare gli assi dei due sistemi di riferimento in modo che le origini coincidano, cioè che valga O0 ≡ O;
e valgono
vO0 = aO0 = 0 ;

inoltre, poiché P si muove sulla giostra, e quindi nel sistema S 0 , di moto uniforme, vale anche a0p = 0.
Per determinare la velocità rispetto al sistema S non rotante si usa la seconda delle (1.24):

vp = vp0 + ω × OP .

Supponendo che la rotazione della giostra avvenga in verso antiorario il vettore ω è uscente dal foglio
e quindi i due addendi del membro di destra della equazione precedente sono vettori perpendicolari
e orientati come rappresentato nella figura (a); il modulo di vp è quindi
q
vp = vp0 2 + ω 2 r2 .

Resta da determinare il modulo di ω; il periodo di rotazione è T = 52 s = 0.4 s e quindi


ω= = 15.7 s−1 .
T

Cosı́ si ottiene
vp = 7.88 m s−1 .
38 CAPITOLO 1. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE

ac
ω × OP ap
P P
vp
aco
vp′

O O

Per quanto riguarda l’accelerazione si usa la terza delle (1.24) che, nel caso presente, diventa

ap = aco + ac = 2ω × vp0 − ω 2 OP ;

i vettori accelerazione di Coriolis e centrifuga sono perpendicolari e sono rappresentati nella figura
(b); il modulo della loro somma è pertanto
q
ap = 4ω 2 vp0 2 + ω 4 r2 = 40 m s−2 .

1.4.1 Esercizi

Moti relativi
Es. 1 — Un ascensore sta scendendo di moto uniforme con velocità di modulo va = 1.2 m s−1 ;
uno dei passeggeri lascia cadere una sferetta metallica da un’altezza h = 136 cm dal pavimento
dell’ascensore; rispetto ad un sistema di riferimento fermo, all’istante in cui la sferetta colpisce il
pavimento dell’ascensore, determinare
a) il modulo della velocità;
b) i modulo dell’accelerazione.

Es. 2 — Ripetere l’esercizio precedente nell’ipotesi che l’ascensore sia in caduta libera.

Es. 3 — Utilizzando i valori riportati in appendice C, determinare l’accelerazione di gravità g ∗


sulla superficie terrestre all’equatore tenendo conto della correzione dovuta all’accelerazione centripeta
causata dal moto di rotazione terrestre.
Es. 4 — Un nuotatore attraversa un fiume di larghezza d = 240 m, nuotando perpendicolar-
mente alle rive con velocità rispetto all’acqua avente modulo vn = 0.75 m s−1 ; sapendo che la corrente
del fiume si muove con velocità di modulo vf = 2.4 m s−1 , determinare
a) il modulo v della velocità del nuotatore rispetto alla riva;
b) il tempo t impiegato ad attraversare il fiume;
c) la distanza D percorsa dal nuotatore misurata da un osservatore a riva.

Es. 5 — Un motoscafo si muove sul fiume dell’esercizio precedente con una velocità di modulo
vm = 5 m s−1 determinare la direzione verso cui deve muoversi perché la traiettoria vista da un
osservatore a riva risulti perpendicolare alle rive.
Capitolo 2

Dinamica del punto materiale

La dinamica studia il moto dei punti materiali mettendo in relazione le forze agenti e le caratteristiche
del moto risultante. In particolare l’interesse della teoria, sviluppata da Newton, è quello di ricavare
deterministicamente le leggi del moto una volta che siano note tutte le forze agenti su di essi.

2.1 Leggi della dinamica


Newton enunciò tre leggi; la prima definisce il sistema di riferimento inerziale, la seconda mette in
relazione la forza totale agente su un punto materiale con la sua accelerazione, la terza chiarisce la
relazione fra le forze con cui interagiscono due punti materiali.

2.1.1 Principio d’inerzia


L’enunciato del principio è il seguente.

Un punto materiale che non interagisce con altri punti materiali si muove
di moto rettilineo e uniforme.
Questo enunciato non è valido in ogni sistema di riferimento: si definisce inerziale un sistema di
riferimento in cui il principio ora enunciato sia valido. Per questo principio normativo non vi sono
esercizi.

2.1.2 Legge di Newton


Se m indica la massa di un corpo e F la risultante delle forze agenti su di esso, la legge di Newton,
nota anche come legge fondamentale della dinamica, si scrive nel modo seguente

F = ma , (2.1)

ove a è il vettore accelerazione.


La precedente equazione va considerata come definizione di forza agente su di un punto materiale.
Dalla sua definizione risulta che l’unità di misura della forza è kg m s−2 , che viene convenzionalmente
detto newton, simbolo N.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un corpo di massa m = 6.3 kg si muove con velocità uniforme v0 = 3.7 m s−1 quando comincia ad
agire su di esso una forza F di modulo F = 54 N nella direzione del moto ma in verso contrario;
determinare il quanto tempo il corpo si ferma e quanto spazio percorre da quando è iniziata l’azione
della forza.

39
40 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
Usando la (2.1), è possibile determinare l’accelerazione, che risulta costante e il cui modulo è
F
a= ;
m
si osservi che la forza ha il verso opposto al moto e cosı́ anche l’accelerazione; quindi si tratta di una
decelerazione. Il moto è dunque uniformemente accelerato con accelerazione negativa; convenendo di
scegliere come istante zero quello in cui comincia ad agire la forza, la legge del moto e la legge della
velocità diventano
1
x(t) = v0 t − at2 , v(t) = v0 − at ;
2
dalla seconda si ottiene l’istante t1 in cui il corpo si ferma, cioè in cui la sua velocità è zero:
v0 mv0
t1 = = = 0.43 s ;
a F
sostituendo questo risultato nella prima si trova la posizione all’istante dell’arresto e quindi lo spazio
percorso:
v2 mv02
x(t1 ) = 0 = = 0.80 m .
2a 2F

Problema 2
Un carrello su ruote di massa m = 23 kg è messo in movimento da fermo grazie a due forze uguali in
modulo che tirano lungo direzioni tali da formare angoli α = 30◦ con la direzione del moto; sapendo
che le ruote girano senza attrito e che all’istante t1 = 5.0 s la distanza percorsa è d = 4.0 m; si
determini il modulo delle due forze.

Soluzione
Dette F1 ed F2 le due forze, con riferimento al-
F1
la figura, la loro risultante è un vettore diret-
to nella direzione
√ e nel verso del moto e di mo-
dulo F = 3F1 ; questa forza muove il carrel- 30◦
F
lo con un’accelerazione data dalla (2.1); il moto 30◦
del carrello è quindi uniformemente accelerato; la
distanza percorsa all’istante t1 è quindi data da F2

1F 2 1 3F1 2
d= t1 = t ,
2m 2 m 1
quindi
2md
F1 = √ 2 = 4.2 N .
3t1

Problema 3
La Terra e la Luna si attirano con una forza media di modulo F = 1.983 · 1020 N; determinare le
accelerazioni dei due corpi celesti.

Soluzione
Le accelerazioni della Terra e della Luna sono date dalla (2.1), utilizzando i valori riportati in
appendice C si trova:
F F
aT = = 3.320 · 10−5 m s−2 , aL = = 2.699 · 10−3 m s−2 ;
mT mL
si vede dunque che l’accelerazione della Luna è piú di ottanta volte maggiore dell’accelerazione della
Terra; con questa approssimazione in mente è corretto dire che la Luna gira attorno ad una Terra
ferma.
2.1. LEGGI DELLA DINAMICA 41

2.1.3 Principio di azione e reazione


Se il punto materiale 1 agisce sul punto materiale 2 con una forza F12 anche il punto 2 agisce sul
corpo 1 con una forza F21 uguale ed opposta, vale cioè

F12 = −F21 .

Utilizzando la legge di Newton (2.1) si ottiene la seguente

m1 a1 = −m2 a2 ;

se due punti materiali interagiscono solo fra loro, quindi, le loro accelerazioni sono parallele, hanno
versi opposti e i loro moduli sono inversamente proporzionali alle rispettive masse.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Due ragazzi, assimilabili a punti materiali, hanno masse m1 = 45 kg e m2 = 55 kg giocano su un lago
ghiacciato; il primo spinge il secondo con una forza costante di modulo F = 120 N; sapendo che la
spinta dura un tempo t = 0.5 s, determinare le velocità finali dei due ragazzi.

Soluzione
Tenendo conto della (2.1), i moduli delle due accelerazioni sono

F F
a1 = , a2 =
m1 m2

quindi
v1 = a1 t = 1.3 m s−1 , v2 = a2 t = 1.1 m s−1 .

Problema 2
Due casse sono poste a contatto su di un piano orizzontale privo di attrito; le loro masse sono
m1 = 2.4 kg e m2 = 3.6 kg; le casse sono messe in movimento da una forza di modulo F = 12 N che
agisce sulla prima cassa; determinare l’intensità Fc della forza di contatto agente fra le casse e la loro
accelerazione.

Soluzione
m2
Con riferimento alla figura, le due casse si spingono
m1
vicendevolmente con due forze F12 ed F21 opposte
aventi lo stesso modulo kF12 k = kF21 k = Fc , la (2.1) F12 F21
applicata alle due casse, che si muovono insieme e F
quindi con la stessa accelerazione, diventa

Fc = m 2 a
F − Fc = m1 a

ricavando l’accelerazione dalla prima equazione e sostituendola nella seconda si trova


m1 m2
F − Fc = Fc =⇒ Fc = F = 7.2 N
m2 m1 + m2

e quindi
Fc
a= = 2.0 m s−1 .
m2
42 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

2.1.4 Esercizi

Legge di Newton
Es. 1 — Un uomo tira orizzontalmente un carretto di massa m = 22 kg, con una forza di
modulo F = 12 N; determinare l’accelerazione del carretto.

Es. 2 — Un’automobile con due persone a bordo ha complessivamente massa m = 1355 kg


partendo da ferma raggiunge la velocità v = 100 km h−1 nel tempo t = 12.5 s; determinare la forza
agente supponendo che sia costante.

Es. 3 — Un genitore trascina il figlio su una slitta che scivola sul ghiaccio applicando una
forza di modulo F = 125 N inclinata di 60◦ rispetto all’orizzontale; sapendo che complessivamente la
slitta e il figlio hanno una massa m = 42 kg determinarne l’accelerazione.

Es. 4 — Un oggetto di massa m1 viene sollevato da un montacarichi con un’accelerazione


costante diretta verso l’alto; ad esso è appeso un oggetto di massa m2 ; determinare quali sono le
forze agenti su m1 e se la loro risultante è nulla.

Es. 5 — Un uomo tira una cassa di massa m con una forza orizzontale di modulo F = 60 N;
sapendo che inizialmente la cassa è ferma e che dopo un tempo t = 5.6 s ha una velocità di modulo
v = 3.5 m s−1 , determinare la massa della cassa.

Es. 6 — Un furgone avente massa M = 700 kg contiene 10 sacchi di cemento ciascuno di


massa m = 40.0 kg; sapendo che il motore esercita una forza di trazione di modulo F = 1850 N,
determinare
a) il modulo F1 della forza che il furgone esercita su ciascuno dei sacchi;
b) il modulo F2 della forza che il furgone esercita su ciascuno dei sacchi, nel caso in cui il furgone
stia decelerando con un’accelerazione avente lo stesso modulo del caso a).

Principio di azione e reazione


Es. 1 — Un magnete A di massa ma = 4.5 kg attira un punto materiale B di ferro con una
forza costante di modulo F = 3.2 N; sapendo che il punto materiale ha massa mb = 2.5 kg, determinare
le accelerazioni del magnete e del punto materiale e la distanza da percorso dal magnete nel tempo
in cui il punto materiale percorre la distanza db = 2.0 cm.

Es. 2 — Tre casse A, B e C sono poste a contatto su un piano orizzontale privo di attrito;
le loro masse, da destra a sinistra, sono ma = 3.4 kg, mb = 5.7 kg ed mc ; le casse sono messe in
movimento da una forza F che spinge la cassa A; sapendo che F = 9.7 N e che l’accelerazione delle
tre masse è a = 0.54 m s−2 , determinare il valore della massa mc , il modulo Fb della forza con cui A
spinge B ed il modulo Fc della forza con cui B spinge C.

Es. 3 — Due atleti lottatori di masse m1 = 85 kg e m2 = 78 kg, ad un certo istante si spingono;


sapendo che il primo si stacca dal secondo con un’accelerazione a1 = 1.7 m s−2 determinare
a) l’accelerazione del secondo;
b) quale dei due sta esercitando una forza di modulo maggiore.

Es. 4 — Sapendo che il modulo dell’accelerazione della Luna dovuta alla attrazione terrestre
vale aL = 2.698 · 10−5 m s−2 , determinare l’accelerazione della Terra dovuta all’attrazione lunare.

Es. 5 — Un furgone avente massa m1 = 1500 kg traina una roulotte di massa m2 = 800 kg;
sapendo che l’accelerazione del sistema composto dai due corpi ha modulo a = 1.24 m s−2 , determinare
a) la forza esercitata dal motore;
b) la forza subita dalla roulotte;
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 43

c) la forza subita dal furgone.

Es. 6 — Un uomo di massa m1 = 85 kg e un bambino di massa m2 = 27 kg sono in piedi uno


di fronte all’altro su un lago ghiacciato; l’uomo esercita sul bambino una forza di modulo F = 100 N
per t = 0.3 s; determinare
a) i moduli delle accelerazioni dell’uomo e del bambino;
b) il modulo della velocità dell’uomo e quella del bambino dopo la spinta.

2.2 Applicazioni delle leggi della dinamica


La legge fondamentale della dinamica, equazione (2.1), permette, nota la risultante delle forze agenti
su un punto materiale, di determinarne il moto. In questo capitolo si prendono in considerazione i
casi piú semplici fra i moltissimi problemi della dinamica risolubili mediante la legge di Newton. Si
tenga presente che la (2.1) vale esattamente per i punti materiali, ma è possibile applicarla anche
per corpi estesi nel caso in cui le dimensioni del corpo non siano rilevanti per il problema, il che,
nella pratica, significa che il corpo trasla senza ruotare. Negli esercizi che seguono, a tutti gli oggetti
menzionati viene applicato il modello di punto materiale.

2.2.1 Forza peso


La forza peso è la forza con cui la Terra attira verso il centro i corpi che si trovano sulla sua su-
perficie. È già noto che i corpi, sotto l’azione dell’attrazione terrestre si muovono tutti con la stessa
accelerazione g; la forza peso P è proporzionale alla massa e vale

P = mg . (2.2)

Su un corpo celeste diverso dalla Terra, la forza di attrazione varia e quindi, per la stessa massa,
varia il peso.
La forza di attrazione, e quindi l’accelerazione di gravità, varia anche con la distanza dal centro della
Terra quindi sulla cima di un monte o su un aeroplano in volo il peso di un corpo cambia rispetto
al suolo; ma varia anche con la latitudine a causa della non sfericità della Terra. In queste pagine si
usa la convenzione di indicare con il simbolo aG l’accelerazione di gravità in generale, riservando il
simbolo g al valor medio sulla superficie terrestre. Salvo diverso avviso, tutti i problemi che seguono
si intendono ambientati sulla superficie terrestre.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Il modulo dell’accelerazione di gravità in cima al Monte Bianco è aM G
B
= 9.792 m s−2 ; mentre sulla
−2
superficie lunare è aG = 1.6 m s ; determinare il peso di un masso di massa m = 32.7 kg sulla
L

superficie terrestre, sulla cima del Monte Bianco e sulla superficie lunare.

Soluzione
Tenendo conto della (2.2), sulla Terra, sul Monte Bianco e sulla Luna si trova rispettivamente

PT = mg = 321 N , PM B = maM
G
B
= 320 N , PL = maL
G = 52.3 N .


Problema 2
Una cassa di massa m = 45.3 kg si trova, ferma su di una superficie orizzontale liscia;
À si determinino tutte le forze agenti sulla cassa;
Á si risponda all’esercizio precedente nel caso in cui la cassa scivoli sulla superficie orizzontale
con velocità costante.
44 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
À Sulla cassa agisce certamente la forza peso P = mg; questa ha di-
N
rezione perpendicolare alla superficie d’appoggio ed è orientata verso
il basso; d’altra parte la cassa è ferma quindi la risultante delle for-
ze agenti non può che essere nulla; quindi deve essere presente una
forza uguale e contraria al peso; questa forza è fornita dalla coesione
molecolare della superficie d’appoggio (nel momento in cui la forza
peso fosse eccessiva, la superficie andrebbe in pezzi e non sarebbe piú
in grado di equilibrare P ); il principio di azione e reazione garanti-
P
sce che questa è sempre uguale ed opposta alla forza peso che preme
sulla superficie stessa: è quindi perpendicolare alla superficie e volta verso l’alto. Questa forza è detta
reazione vincolare ed è solitamente indicata con il simbolo N , poiché è perpendicolare, nel gergo della
geometria normale, alla superficie. Con riferimento alla figura le due forze, per renderle distinguibili,
sono disegnate leggermente separate, mentre sono esattamente una sovrapposta all’altra; inoltre la
forza peso viene applicata nel centro del corpo (si ricordi che si tratta di un punto materiale) mentre
la reazione vincolare è applicata sulla parte del corpo a contatto con la superficie di appoggio. Le
forze agenti sulla cassa sono pertanto P ed N e vale la relazione

P +N =0 .

I moduli delle due forze sono uguali e vale

N = P = mg = 444 N .

Á Nel caso la cassa si muova sulla superficie liscia (cioè priva di attrito) con velocità costante significa
che la risultante delle forze ad essa applicate è nulla, altrimenti vi sarebbe accelerazione, quindi vale
ancora la soluzione del precedente punto À.

Problema 3
Un baule avente una massa m = 65 kg si trova all’interno di un ascensore che, improvvisamente
comincia a salire con accelerazione di modulo a = 0.8 m s−2 ; determinare il peso apparente del baule.

Soluzione
L’ascensore accelerato non è un sistema di riferimento inerziale, quin- a
di non vale la legge (2.1) e nemmeno la (2.2) che di quella è conse-
guenza. Si definisce peso apparente il peso misurato da una bilancia
a molla (come una comune bilancia pesapersone, ma non solo); que-
sta, a sua volta, misura la forza che, premendo, deforma la molla; in
definitiva la bilancia misura la forza che agisce su di essa, la quale, N
si noti, è uguale per il principio di azione e reazione alla forza con
cui la bilancia regge la cassa; in un sistema inerziale questa forza
coincide con la forza peso (con l’importante eccezione del caso in
cui un corpo sia immerso in un liquido; se ne vedrà in un capitolo
successivo), mentre in un sistema accelerato ciò può non essere vero,
come nel caso presente. Ci si metta allora dal punto di vista di un
riferimento inerziale esterno all’ascensore e si considerino, con riferi-
P
mento alla figura, le forze agenti sul baule; esse sono: la forza peso
P e la reazione vincolare N con cui la bilancia sostiene il baule, la quale, si ricordi, è uguale al peso
apparente che si legge sulla scala graduata della bilancia stessa; la legge (2.1) diventa quindi

F = N + P = ma ;

Considerando che P ed N hanno versi opposti, dalla precedente equazione si ottiene la relazione
scalare
N − P = ma
e quindi
N = P + ma = m(g + a) = 690 N .
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 45

2.2.2 Piano inclinato


Se un corpo di massa m poggia su di un piano non orizzontale ma inclinato, la reazione vincolare,
perpendicolare al piano inclinato, non può piú essere uguale ed opposta alla forza peso, che rimane
evidentemente verticale; pertanto la risultante delle due forze non è nulla ma è parallela al piano ed
è tanto piú intensa quanto piú il piano è inclinato. Con riferimento alla figura, per un piano lungo `,
alto h e avente base b valgono le relazioni
F =P +N
da cui
h h b b
F = P = mg , N = P = mg . (2.3)
` ` ` `
In relazione all’angolo α di inclinazione del piano inclinato valgono le relazioni
F = P sen α = mg sen α , N = P cos α = mg cos α .

y N

F
h ℓ
Py
P
α
b
x
Figura 2.1: Il piano inclinato.

È utile considerare i vettori rispetto a un sistema di assi cartesiani con l’asse delle ascisse lungo il
piano inclinato e quello delle ordinate perpendicolare al piano; in questo modo si può scrivere la (2.1)
per componenti; si trova allora 
Fx = Px = h mg = max

`

Fy = N − Py = may ,

da cui si ottiene 
h
ax = g


`
(2.4)
may = 0 .

la reazione vincolare pertanto equilibra la componente del peso perpendicolare al piano inclinato e
quindi la componente y dell’accelerazione è nulla: il moto si svolge sull’asse delle ascisse, cioè lungo
il piano inclinato.
Questo moto è uniformemente accelerato con accelerazione proporzionale al rapporto h/` = sen α.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Si consideri una cassa di massa m = 4.2 kg che scende, partendo da ferma, dalla sommità di un piano
inclinato privo di attrito lungo ` = 7.5 m e alto h = 3.8 m;
À determinare le forze agenti sulla cassa;
Á determinare il tempo impiegato ad arrivare in fondo al piano inclinato;
 determinare la velocità finale;
46 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
À Sulla cassa agiscono la forza peso e la reazione vincolare; la forza peso è diretta verso il basso e ha
modulo
P = mg = 41 N .

La reazione vincolare è perpendicolare al piano inclinato e il suo modulo può essere calcolato utilizzan-
do la prima delle (2.3); occorre però prima determinare b mediante il teorema di Pitagora applicato
al triangolo rettangolo formato dal piano inclinato:
p
b= `2 − h2 = 6.5 m

quindi
b
N = mg = 36 N .
`
Á Il moto di discesa è uniformemente accelerato con accelerazione data dalla seconda delle (2.4);
quindi, utilizzando la legge del moto uniformemente accelerato, la relazione fra lo spazio percorso `
ed il tempo impiegato t è
1
` = at2
2
quindi
r s r
2` ` 2
t= = 2` = ` = 1.7 s .
a gh gh

 La velocità all’istante t è data da


r
h 2
` = 2gh = 8.6 m s−1 .
p
v = at = g
` gh

Si osservi che la velocità non dipende dalla pendenza o dalla lunghezza del piano, ma solo dalla
sua altezza; si noti inoltre che la velocità finale è la stessa che si avrebbe avuto se la cassa fosse
caduta liberamente da un’uguale altezza h, si veda l’equazione (1.12); si osservi infine che né il tempo
impiegato, né la velocità finale dipendono dalla massa della cassa.

Problema 2
Per sollevare una cassa di massa m lungo un piano inclinato che formi con l’orizzontale un angolo
α = 35◦ un uomo deve applicare un forza di intensità F = 600 N;
À determinare ma massa della cassa;
Á determinare quale deve essere l’angolo di inclinazione del piano inclinato perché la forza
necessaria al sollevamento diventi la metà.

Soluzione
À La forza necessaria al sollevamento deve essere uguale ed opposta alla risultante fra la forza peso
agente sulla cassa e la reazione vincolare del piano. Dall’esercizio precedente risulta che tale forza ha
intensità F = mg sen α, da cui si trova:

F
m= = 107 kg .
g sen α

Á Poiché la forza è proporzionale al seno dell’angolo α, la forza viene dimezzata quando venga
dimezzato il seno dell’angolo di pendenza del piano inclinato; quindi il nuove angolo β è tale che
valga
 
1 1
sen β = sen α =⇒ β = arcsen sen α = 17◦ .
2 2
Il problema svolto mette in evidenza il ruolo del piano inclinato come macchina semplice.
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 47

Problema 3
Per studiare la legge dl moto accelerato, uno studente dispone di un piano inclinato liscio di lunghezza
` = 5.0 m; vista la scarsa sensibilità dell’orologio che ha a disposizione, decide di inclinare il piano di
un angolo α tale che il tempo impiegato da un punto materiale a percorrere l’intero piano inclinato,
partendo da fermo, sia di almeno t = 4.0 s; determinare l’angolo massimo che il piano inclinato può
formare con l’orizzontale.

Soluzione
Il moto lungo il piano inclinato è un moto uniformemente accelerato, la cui accelerazione è data dalla
(2.4); la legge del moto uniformemente accelerato quindi fornisce la relazione
1 2 1 h
`= at = · gt2
2 2 `
da cui si trova
h 2` 2`
sen α = = 2 =⇒ α = arcsen = 3.6◦ .
` gt gt2

2.2.3 Forza d’attrito radente


In generale la superficie d’appoggio di un punto materiale è scabra e muovendosi su di essa il punto
materiale sente la forza di attrito radente. Questa si dice di forza di attrito statico, Fs se il punto
materiale è fermo e forza di attrito dinamico Fd se il punto materiale è in moto. Sono entrambi
proporzionali alla reazione vincolare perpendicolare del piano, le direzioni e i versi sono tali da
opporsi alle forze agenti e i loro moduli sono dati rispettivamente da

Fs ≤ FsM = µs N , Fd = µd N . (2.5)

Le due costanti µs e µd sono dette rispettivamente coefficiente di attrito statico e coefficiente di attrito
dinamico; essendo coefficienti di proporzionalità fra grandezze omogenee, i coefficienti di attrito sono
numeri puri. Dipendono dalla natura delle due superfici a contatto, tuttavia per qualunque coppia
di tali superfici vale la disuguaglianza
µs ≥ µd
che descrive il ben noto fatto sperimentale per cui è necessaria una forza maggiore per mettere in
moto un corpo che per mantenerlo in moto con velocità costante.

RM N

βs
βs

FsM
(a) L’angolo βs . (b) Il cono di attrito statico.

Figura 2.2: La reazione vincolare nel caso di una superficie scabra.

La prima delle due (2.5) dice che FsM = µs N è il valore massimo dell’attrito statico, è cioè la forza
da superare se si vuole mettere in movimento un corpo; per forze agenti al di sotto di tale valore
massimo il vincolo è in grado di opporre una forza uguale e contraria alla forza agente e il corpo
sta fermo. Come illustrato in figura 2.2, una superficie scabra in generale può esplicare una forza di
reazione inclinata di un angolo βs rispetto alla perpendicolare, data dalla somma dei vettori N e Fs ;
valgono le relazioni
FM
R = N + Fs , µs = s = tg βs .
N
quando la forza di attrito statico è massima tale somma fornisce la massima reazione statica che il
vincolo può opporre alla forza agente; dalla figura si può vedere quindi che la reazione vincolare è
48 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

interna ad un cono con il vertice verso il punto di contatto detto cono di attrito statico.
La seconda delle (2.5) dice invece che quando un punto materiale è in moto la forza di attrito che si
oppone al moto è costante ed, in particolare, è indipendente dal tipo di moto.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Si consideri un punto materiale P di massa m = 248 g appoggiato su di una superficie orizzontale
scabra; sapendo che i coefficienti di attrito fra P e la superficie valgono µs = 0.78 e µd = 0.42,
determinare:
À il modulo della minima forza orizzontale che è necessario applicare per mettere P in movimento;

Á il modulo RM della massima reazione vincolare statica esplicabile dal vincolo;


 il modulo dell’accelerazione di P se la forza agente ha modulo F = 1.50 N.

Soluzione
À La minima forza Fm che necessario applicare per mettere P in movimento è uguale alla massima
forza di attrito statico che il vincolo può fornire, quindi, usando la prima delle (2.5) e osservando che
per un piano orizzontale vale N = mg, si ottiene

Fm = FsM = µs N = µs mg = 1.90 N .

Á La massima reazione vincolare è la somma della componente perpendicolare N e della massima


forza di attrito statico FsM ; queste forze sono perpendicolari, quindi

N
q
N 2 + FsM 2 = N
p
RM = 1 + µ2s = = 3.09 N .
cos βs

 In questo caso, facendo riferimento alla figura, agiscono sul R N


punto materiale P le due forze vincolari N e Fd , la forza peso
P e la forza agente F ; N e P sono uguali ed opposte e quindi
la loro somma è il vettore nullo quindi la forza risultante è la P
somma dei due vettori orizzontali ma di verso opposto Fd ed Fs F
F ; applicando la legge di Newton (2.1) si ottiene

F − Fd F − µd mg
F − Fd = ma =⇒ a= = = 1.93 m s−2 . P
m m


Problema 2
Un punto materiale di massa m = 2.66 kg è appoggiato sulla superficie di un piano inclinato scabro
di altezza h = 1.27 m e lunghezza ` = 2.54 m; sapendo che il coefficiente di attrito statico fra le due
superfici a contatto vale µs = 0.75, determinare se il punto materiale scende lungo il piano inclinato
e, nel caso, determinarne l’accelerazione.
RM
Soluzione N

Con riferimento alla figura, la forza agente sul punto βs


Fs
materiale a causa dell’inclinazione del piano è la compo-
nente F della forza peso P parallela al piano, mentre la
F
forza massima di attrito statico FsM è proporzionale alla
componente N della forza peso perpendicolare al piano; h α ℓ
per i rispettivi moduli valgono infatti le equazioni
P α
h M
b
F = mg , Fs = µs N = µs mg b
` `
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 49

quindi l’attrito statico riesce ad equilibrare la forza agente, e quindi a tenere fermo il punto materiale,
se vale FsM > F , cioè se
h b
> µs ;
` `

si noti che la condizione di equilibrio è indipendente dalla massa del punto materiale. Sostituendo i
valori numerici si ottiene:
h b
= 0.45 , µs = 0.67 .
` `

Il punto materiale quindi non scende lungo il piano inclinato. Si osservi l’angolo di apertura del cono
di attrito statico, l’angolo βs formato dalla reazione vincolare massima RM e la perpendicolare al
piano, è maggiore dell’angolo di inclinazione del piano inclinato e quindi il vincolo riesce ad opporre
alla forza peso una forza, tratteggiata in figura, interna al cono.

Problema 3 Ty T

Un corpo di massa m = 8.74 kg poggia su di un piano orizzontale α


scabro; su di esso viene applicata una forza di trazione T avente Fd Tx
modulo T = 60.6 N avente una direzione che forma un angolo α = 45◦
con l’orizzontale; sapendo che il coefficiente di attrito dinamico fra
le due superfici è µd = 0.62, determinare il moto del corpo.
P
Soluzione
Sul corpo agiscono tre forze: il peso, la reazione vincolare del piano di appoggio e la forza di trazione;
per determinare il moto del corpo è necessario determinare la risultante F di queste tre forze ed
applicare la relazione di Newton (2.1). Conviene considerare le forze per componenti; indicate, come
d’uso, con x la componente orizzontale e con y la componente verticale, si ha

Fx = Tx − Fd = max
Fy = N + Ty − P = 0 .

Nella seconda delle precedenti equazioni N , per chiarezza non rappresentato in figura, è il modulo
della componente verticale della reazione vincolare; ricordando la seconda delle (2.5), si ottiene

Tx − Fd Tx − µd N Tx − µd (P − Ty ) Tx − µd Ty
ax = = = = − µd g = 1.9 m s−2 .
m m m m

Si tratta quindi di un moto uniformemente accelerato.

2.2.4 Fili e carrucole


Un filo è un corpo materiale ideale, perfettamente flessibile, inestensibile, di massa nulla e di sezione
trascurabile tale da poter essere considerato unidimensionale. Un filo, se opportunamente fissato ad
un corpo in P , è in grado di tramettere al corpo la forza di trazione senza entrare in diretto contatto
con il corpo.
Se la massa del filo è trascurabile, la forza F applicata al P A
filo in A è uguale alla forza che il filo applica al corpo cui b b F =τ
è fissato. A sua volta il corpo esercita sul filo una forza
avente la stessa intensità; ai capi del filo risultano quindi
applicate due forze uguali e contrarie di modulo F . Figura 2.3: La tensione del filo.
Tale forza è detta tensione del filo ed indicata con il simbolo τ .
Una carrucola ideale è una macchina di massa nulla costituita da una rotella capace di ruotare senza
attrito attorno al proprio asse e dotata di una scanalatura in cui passa il filo. Viene utilizzata per
deviare la retta di trazione del filo. Se la sua massa è nulla, non modifica la tensione del filo.
50 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

PROBLEMI RISOLTI
τ
Problema 1
Si consideri un punto materiale P avente massa F
m = 426 g appoggiato su un piano inclinato liscio ℓ
di altezza h = 24 cm e lunghezza ` = 64 cm; il h
punto materiale è trattenuto da un filo fissato
alla parte superiore del piano inclinato, come in
figura; determinare la tensione del filo

Soluzione
Poiché il punto materiale è fermo, la risultante delle forze agenti su di lui deve essere nulla. Da un
esercizio precedente è noto che l’intensità della risultante F della forza peso e della reazione vincolare
N del piano inclinato è data da
h
F = mg
`
quindi, perché la risultante complessiva sia nulla, deve essere, osservando che F e τ hanno la stessa
direzione e verso opposto,
h
F +τ =0 =⇒ τ = −F =⇒ τ =F = mg = 1.6 N .
`

Problema 2
Si consideri una carrucola su cui può scorrere un filo a cui sono appesi due punti materiali P1 e P2
di masse m1 = 3.4 kg, m2 = 5.2 kg; determinare le accelerazioni con cui si muovono P1 e P2 e la
tensione del filo.

Soluzione
Rispetto ad un asse di riferimento y orientato verso il basso (non rappresentato τ
in figura) la legge (2.1) diventa P2 τ
P1
(
m1 a1 = m1 g − τ
m2 g
m2 a2 = m2 g − τ . m1 g

La tensione, per quanto detto sopra, è la stessa in tutto il filo; inoltre, essendo il filo inestensibile,
il sistema costituito dai due punti materiali e dal filo si muove rigidamente con la stessa velocità
e la stessa accelerazione in ogni istante; i moti di P1 e P2 si svolgono però in direzioni opposte.
Supponendo che P1 salga e P2 scenda, si ha quindi

a2 = −a1 = a .

Allora, (
− m1 a = m1 g − τ
m2 a = m2 g − τ
che, risolta rispetto alle incognite a e τ , dà
m2 − m1 2m1 m2
a= g = 2.5 m s−2 , τ= g = 42 N .
m1 + m2 m1 + m2
Si noti che l’espressione per a cambia segno scambiando le due masse; in particolare, a è positivo,
e quindi P1 sale e P2 scende, se m2 > m1 , mentre accade l’opposto se m2 < m1 . Se le masse sono
uguali l’accelerazione è nulla. L’espressione per la tensione è simmetrica rispetto allo scambio delle
due masse.
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 51

L’apparato descritto in questo problema, e rappresentato in figura, è detto macchina di Atwood


consente di eseguire precise misure dell’accelerazione delle due masse e quindi di verificare la legge
del moto uniformemente accelerato; nel caso della caduta libera, infatti, l’elevata accelerazione rende
difficile una misura precisa.

Problema 3
Si consideri un punto materiale P1 di massa m1 = 4.5 kg appoggiato ad un piano orizzontale scabro
con coefficiente di attrito statico µs = 0.75 e coefficiente di attrito dinamico µd = 0.6. A P1 , mediante
un filo, che passa attraverso una carrucola, è collegato il punto materiale P2 di massa m2 ; che rimane
sospeso nel vuoto; inizialmente il sistema è fermo. Determinare
À il valore minimo che deve avere m2 perché il sistema si metta in movimento;
Á l’accelerazione e la tensione del filo quando m2 ha un valore doppio del suo valore minimo.

Soluzione P1
Fa τ
À Considerando positivo il moto di P1 verso il bordo del b

piano e di P2 verso il basso, ricordando che la forza di τ


attrito su un piano orizzontale ha modulo µ mg, la legge
(2.1) diventa ( P2
m1 a = −µ m1 g + τ
m2 a = m2 g − τ
m2 g
ove si è posto uguale il modulo delle due accelerazione, come fatto nell’esercizio precedente. Per
determinare il valore minimo di m2 che mette in movimento il sistema si deve considerare la forza di
attrito statico; risolvendo le equazioni precedenti si trova
m2 − µs m1 m1 m2
a= g , τ = (µs + 1) g.
m1 + m2 m1 + m2

Il sistema si mette in movimento se l’accelerazione è maggiore o uguale a zero, cioè se

m2 ≥ µs m1 = 3.4 kg

che è quindi il valore minimo cercato.


Á Per trovare l’accelerazione si deve, invece, considerare la forza di attrito dinamico, si trova quindi,
per m2 = 6.8 kg,
m2 − µd m1 m1 m2
a= g = 3.6 m s−2 , τ = (µd + 1) g = 43 N .
m1 + m2 m1 + m2


Problema 4
Si consideri un punto materiale di massa M = 372 g su un piano orizzontale liscio sul quale agisce
una forza di modulo F = 3.2 N per mezzo di un filo inestensibile di massa m = 42 g; determinare
l’accelerazione del punto materiale e la tensione ai due capi del filo.

Soluzione
Sia P il capo del filo fissato al punto materiale ed M
A il capo del filo sui cui è applicata la forza F . Sia τ1 P τ1 m τ2 A F
τ1 la tensione del filo in P , con la quale il filo tira b b

il punto materiale e sia τ2 = −F la tensione in A


con cui il filo reagisce all’azione di F .
Poiché la forza con cui il punto materiale reagisce alla trazione del filo è −τ1 , la legge (2.1) per il
punto materiale e il filo diviene: (
M a = τ1
ma = F − τ1
52 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

ove, come visto negli esercizi precedenti, l’accelerazione del filo e del punto materiale è la stessa.
Risolvendo le due equazioni si ottiene
1 M
a= F = 7.7 m s−2 , τ1 = F = 2.9 N , τ2 = F = 3.2 N .
M +m M +m
Si noti che se la massa del filo è nulla, cioè se m = 0 si ha τ1 = F e quindi τ1 = τ2 , risultato che
conferma quanto detto precedentemente: se la massa del filo è nulla la sua tensione è uguale ai suoi
capi.

2.2.5 Forza elastica


Per deformare un corpo cambiandone la forma e/o il volume è necessario applicare una forza; se que-
sta forza è sufficientemente piccola la deformazione del corpo è anch’essa piccola e il corpo, per il terzo
principio di Newton, reagisce con una forza uguale e contraria che tende a riportare il corpo nella sua
conformazione iniziale; tale forza di richiamo risulta proporzionale alla deformazione prodotta e viene
detta forza elastica. Il caso piú semplice in cui agisce una forza elastica è la molla; quando una molla,

x
∆x

Figura 2.4: La deformazione della molla.

che in equilibrio ha lunghezza `0 , viene accorciata o allungata fino alla lunghezza finale `, mediante
l’azione di una forza esterna, essa reagisce opponendo una forza il cui modulo è proporzionale alla
lunghezza della deformazione ma avente verso opposto. Se quindi x è il vettore che rappresenta la
deformazione, la forza elastica è data da

F = −k∆x ,

ove k, detta costante elastica della molla, dipende dal tipo di molla.
Se un punto materiale di massa m è sottoposto alla forza elastica F si muove con accelerazione
F k
a= = − ∆x .
m m
Il moto del punto materiale è quindi armonico con pulsazione ω e periodo T dati da
r r
k m
ω= , T = 2π .
m k

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un punto materiale di massa m viene collegato ad una molla di costante elastica k = 4.5 N m−1
inizialmente allungata di 8.3 cm; una volta lasciata andare il punto materiale compie un oscillazione
completa in 2.3 s;
À determinare la massa del punto materiale;
Á determinare la velocità massima vM assunta dal punto materiale nel suo moto oscillatorio;
 determinare il valore massimo del modulo della forza elastica.
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 53

Soluzione
À Usando la 2.2.5, si trova
T2
m= k = 0.60 kg .
4π 2
Á L’allungamento iniziale fornito nel testo coincide con l’ampiezza A di oscillazione del moto armo-
nico, quindi, ricordando che vM = ω A, si trova


vM = A = 0.23 s .
T
 Il valore massimo del modulo della forza elastica si ha in corrispondenza della massima deformazione
della molla, cioè quando la deformazione è uguale all’ampiezza di oscillazione A, quindi

FM = kA = 0.37 N .

Problema 2
Un punto materiale di forma cubica di massa m = 3.5 kg è appeso ad un piano orizzontale per mezzo
di due molle di costante elastica k1 = 250 N m−1 e k2 = 320 N m−1 entrambe collegate sia al piano
che al cubo; sapendo che dopo l’allungamento delle due molle la faccia superiore del cubo è parallela
al piano orizzontale, determinare
À l’allungamento delle due molle;
Á la costante elastica della molla che è necessario porre al posto delle due date, per avere un
stesso allungamento.

Soluzione

À La forza esercitata dalle due molle equilibra la forza peso del punto k1 k2
materiale cubico; tenendo conto del fatto che la superficie superiore del
cubo è parallela al piano di sospensione, e quindi le due molle subiscono
un uguale allungamento ∆x, vale la seguente relazione fra i moduli delle
forze
k1 ∆x + k2 ∆x = mg

quindi l’allungamento delle due molle è dato da


mg
∆x = = 0.060 m .
k1 + k2

Á Sostituendo alle due molle date una molla di costante elastica k tale che l’allungamento sia lo
stesso deve valere
mg = k∆x =⇒ k = k1 + k2 = 570 N m−1 .
La costante elastica equivalente quindi è la somma delle costanti elastiche. In questa configurazione
le du molle si dicono lavorare in parallelo.

Problema 3
k1
Un punto materiale di forma cubica di massa m = 6.5 kg è appeso ad
un piano orizzontale per mezzo di due molle collegate fra loro come
in figura aventi costante elastica k1 = 370 N m−1 e k2 = 520 N m−1 ;
determinare k2
À l’allungamento delle due molle;
Á la costante elastica della molla che è necessario porre al posto
delle due date, per avere un stesso allungamento.
54 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

Soluzione
À Il peso del punto materiale cubico è equilibrato dalla forza elastica della seconda molla, la quale, a
sua volta è equilibrata dalla forza elastica della prima molla; quindi le due forze elastiche sono uguali
e gi allungamenti sono diversi; vale quindi la seguente relazione fra i moduli delle forze

k1 ∆x1 = k2 ∆x2 = mg

quindi l’allungamento di ciascuna delle due molle è dato da


mg mg
∆x1 = = 0.17 m =⇒ ∆x2 = = 0.12 m .
k1 k2
Á Sostituendo alle due molle date una molla di costante elastica k tale che l’allungamento complessivo
sia lo stesso, e quindi uguale alla somma degli allungamenti delle due molle, deve valere
 
1 1 1 1 1
mg = k(∆x1 + ∆x2 ) = mg + k =⇒ = +
k1 k2 k k1 k2
e quindi
k1 k2
k= = 216 N m−1 .
k1 + k2
Il reciproco della costante elastica equivalente quindi è la somma dei reciproci delle costanti elastiche.
In questa configurazione le due molle si dicono lavorare in serie.

2.2.6 Pendolo semplice


Il pendolo semplice è costituito da un punto materiale P di massa m sospeso, per mezzo di un filo
inestensibile di lunghezza ` e di massa trascurabile. Su P agisce la forza peso mg e la tensione τ
del filo; le due forze sono in equilibrio quando P si trova in quiete sulla verticale O del punto di
sospensione; in posizioni diverse le due forze hanno una risultante non nulla che tende a riportare il
sistema verso la posizione di equilibrio. Questa forza causa un’oscillazione di P attorno ad O.
Per oscillazioni di piccola ampiezza, cioè se l’angolo α
formato dal filo con la perpendicolare è sufficientemen-
te piccolo, la traiettoria è un arco di circonferenza ben
approssimato dalla corda ad esso sottesa e la legge del
moto è armonica [equazione (1.23)] con pulsazione
r α
g
ω= .
`

In tale approssimazione, le oscillazioni sono compiu-
te tutte nello stesso tempo indipendentemente dall’am-
τ
piezza della piccola oscillazione e dalla massa m di P ; ta-
le proprietà è nota come isocronismo delle piccole oscil-
lazioni del pendolo; il periodo delle piccole oscillazioni
è s P
`
T = 2π . (2.6) F x
g O

mg

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un pendolo di lunghezza ` = 4.520 m viene utilizzato per una misura di precisione dell’accelerazione
di gravità all’equatore; sapendo che il periodo del pendolo misura Te = 4.27 s,
À determinare l’accelerazione di gravità all’equatore;
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 55

Á sapendo che l’accelerazione è proporzionale all’inverso del quadrato della distanza da centro
della Terra e che i raggi della Terra all’equatore e ai poli sono rispettivamente Re = 6378388 m
e Rp = 6355988 m, determinare l’accelerazione di gravità e il periodo del pendolo al polo nord.

Soluzione
À Usando la (2.6) si trova
4π 2
ge = ` = 9.79 m s−2 .
Te2
Á Se l’accelerazione di gravità è proporzionale all’inverso del quadrato della distanza dal centro della
Terra, vale
R2
gp = e2 ge = 9.86 m s−2 ;
Rp
inoltre, poiché il periodo è inversamente proporzionale alla radice quadrata dell’accelerazione di
gravità, vale
ge Re
r
Tp = Te = Te = 4.29 s .
gp Rp

2.2.7 Forza centripeta


Un punto materiale P di massa m che si muova di moto circolare uniforme di centro O, velocità
scalare v e velocità angolare ω ha un’accelerazione centripeta [equazioni (1.19) e (1.22)]; corrispon-
dentemente, per la legge fondamentale della dinamica, vi è una forza, detta forza centripeta Fc la cui
forma vettoriale è
v2
Fc = −m 2 OP = −mω 2 OP
r
e il cui modulo è
v2
Fc = m = mω 2 r .
r

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Il sedile di una giostra è legato al perno di rotazione tramite un filo inestensibile di massa tra-
scurabile e lunghezza ` = 4.50 m; quando è in funzione un bambino viene fatto ruotare in modo
che l’angolo fra la catena e la verticale sia di α = 18.5◦ ; sapendo che la massa del sedile e del
bambino, approssimabili insieme ad un punto materiale, è complessivamente m = 38.5 kg, determinare

À il modulo della tensione del filo;


Á il tempo impiegato a compiere un giro.
α
Soluzione
À Con riferimento alla figura, vale la relazione ℓ

τ = mg + Fc τ

quindi si hanno le relazioni


mg P
Fc = mg tg α , T = = 398 N . Fc
cos α
Á Si osservi che vale
Fc = mω 2 r = mω 2 ` sen α mg
56 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

e quindi, confrontando con la precedente espressione per Fc , si trova


r
2 g
mg tg α = mω ` sen α =⇒ ω =
` cos α
e quindi s
2π ` cos α
T = = 2π = 9.53 s .
ω g

Problema 2
Un automobile percorre una curva di raggio r = 24 m; sapendo che il coefficiente di attrito statico
fra il pneumatico e l’asfalto è µs = 1.2 determinare la velocità massima con cui l’automobile può
percorrere la curva senza sbandare.

Soluzione
In questo caso la forza centripeta è fornita dalla forza di attrito statico del pneumatica sull’asfalto,
vale cioè
v2
Fc = Fa =⇒ m = µs mg
r
quindi

v = µs rg = 17 m s−1 = 61 km h−1 .

2.2.8 Esercizi

Forza peso
Es. 1 — Su un piano orizzontale si trova il libro A di massa ma = 2.8 kg, su di questo si trova
un secondo libro B di massa mb = 1.4 kg; determinare il modulo F della forza esercitata dal piano
sui due libri e il modulo Fa della forza con cui B agisce su A.

Es. 2 — Su un piano orizzontale si trova una cassa di massa m1 = 5.4 kg sulla quale è collocato
un punto materiale di massa m2 = 3.4 kg; determinare
a) l’intensità della forza agente fra la cassa e il punto materiale;
b) l’intensità della reazione vincolare del piano.

Piano inclinato
Es. 1 — Un punto materiale si muove su un piano orizzontale privo di attrito con velocità
costante di modulo v0 = 15.9 m s−1 quando comincia a salire lungo piano inclinato tale sia h/` = 3/5;
determinare
a) l’altezza H dal suolo a cui il punto materiale si ferma;
b) l’istante t1 in cui il punto materiale si ferma.

Es. 2 — Due punti materiali scendono lungo un piano inclinato liscio che forma con l’orizzon-
tale un angolo θ = 20◦ ; all’istante iniziale si trovano ad una distanza d = 4.3 m e quello che si trova
piú in alto ha un velocità v = 2.0 m s−1 mentre il piú basso è fermo; determinare:
a) l’istante in cui avviene l’urto;
b) lo spazio percorso dal piú alto fino all’istante dell’urto.

Es. 3 — Un uomo ha lasciato l’auto di massa m = 750 kg ferma su una strada inclinata con
una pendenza di un angolo α = 7.0◦ ; non appena è sceso si accorge di avere dimenticato di tirare il
freno di stazionamento; tenta allora di frenare la discesa dell’auto trattenendola per il paraurti con
una forza di modulo F = 350 N: determinare
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 57

a) il modulo dell’accelerazione dell’auto e il modulo della reazione vincolare della strada;


b) il modulo della forza che deve esercitare l’uomo per fermare l’auto.

Forza di attrito radente


Es. 1 — Un punto materiale si trova su di un piano inclinato scabro; sapendo che il il coeffi-
ciente di attrito statico fra il piano e il punto materiale è µs = 1.2, determinare il minimo angolo α
di inclinazione del piano inclinato perché il punto materiale si metta in movimento.

Es. 2 — Un punto materiale di massa m si trova sopra una cassa in moto orizzontale con
accelerazione costante di modulo a = 2.1 m s−2 ; determinare il coefficiente di attrito statico minimo
fra la cassa ed il punto materiale affinché il punto si muova insieme alla cassa.

Es. 3 — Un punto materiale di massa m = 45.3 kg è sottoposto ad una forza di intensità


F = 285 N che forma con l’orizzontale un angolo α = 52◦ ; sapendo che il coefficiente di attrito
dinamico fra il punto materiale e il suolo è µd = 0.63 e che nella situazione descritta il punto
materiale comincia a muoversi, determinare
a) il coefficiente di attrito statico;
b) il modulo dell’accelerazione con cui il punto materiale si muove.

Es. 4 — Un uomo tira una cassa di massa m = 40 kg con una forza orizzontale di modulo
F = 60 N; sapendo che inizialmente la cassa è ferma e che all’istante t = 6.2 s ha una velocità di
modulo v = 3.4 m s−1 , determinare il modulo della forza di attrito dinamico.

Es. 5 — Una cassa di massa m = 12 kg è spinta orizzontalmente con una forza di modulo
F = 48 N; su di essa agisce una forza di attrito dinamico di modulo Fd = 30 N; sapendo che all’istante
t = 4.7 s il modulo della velocità è v = 7.8 m s−1 , determinare
a) il modulo della velocità iniziale;
b) il modulo della velocità all’istante t1 = 6.5 s supponendo che la cassa parta da ferma.

Es. 6 — Un carrello per la spesa ha massa m = 12 kg; su di esso agisce una forza di attrito
dinamico di modulo Fd = 50 N; determinare
a) il modulo della forza necessaria a spingerlo con velocità costante;
b) il modulo della forza necessaria a portarlo da fermo ad una velocità di modulo v = 3.5 m s−1 nel
tempo t = 2.4 s, se vengono aggiunti al carrello m1 = 2 kg di spesa.

Es. 7 — Un’automobilina giocattolo di massa m = 300 g scende lungo un piano inclinato


lungo ` = 1.2 m e avente base b = 0.9 m; sapendo che l’accelerazione dell’automobilina ha modulo
a = 3.1 m s−2 , determinare il modulo della forza di attrito radente.

Es. 8 — Un bambino traina una slitta di massa ms = 8.3 kg applicando una forza orizzontale
di intensità F = 19.6 N in modo che la slitta si muova a velocità costante; un secondo bambino di
massa m = 30 kg sale sulla slitta; determinare il modulo F1 della forza che deve esercitare il primo
bambino affinché la velocità della slitta resti costante.

Es. 9 — L’autista di un automobile che viaggia ad una velocità di modulo v = 25 m s−1 vede
un ostacolo e frena bruscamente; l’automobile inizia a slittare con un coefficiente di attrito dinamico
µd = 0.35; sapendo che la forza di attrito ha modulo Fd = 2744 N, determinare
a) la massa dell’automobile;
b) il tempo impiegato a fermarsi.

Es. 10 — Un disco da hockey di massa m = 150 g scivola sul ghiaccio; inizialmente ha una
velocità di modulo v0 = 6.5 m s−1 ; sapendo che si ferma in t = 12 s, calcolare il coefficiente di attrito
dinamico fra il disco e il ghiaccio.
58 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

Es. 11 — Un pilota di bob di massa m1 = 70 kg spinge il suo bob che ha massa m2 12 kg


su una superficie orizzontale che ha che ha con il bob un attrito dinamico di coefficiente µd = 0.28
esercitando una forza di modulo F = 150 N; determinare
a) il modulo a1 dell’accelerazione del bob finché il pilota lo spinge;
b) il modulo a2 dell’accelerazione del bob quando il pilota ci salta sopra.

Es. 12 — Uno sciatore scende lungo un piano inclinato partendo da fermo impiegherebbe
t = 10.0 s a raggiungere una velocità di modulo v = 135 km h−1 senza attrito; sapendo che la sua
massa è m = 80.0 kg determinare
a) la risultante delle forze agenti sullo sciatore;
b) il tempo t1 impiegato a raggiungere la stessa velocità in presenza di una forza di attrito dinamico
di modulo Fd = 100 N.

Es. 13 — Uno sciatore di fondo percorre si muove a velocità costante di modulo v = 5.0 m s−1 ;
sapendo che il coefficiente di attrito dinamico fra lo sciatore e la neve è µd = 0.12, che egli esercita
una spinta di modulo F = 87 N e che alla partenza lo sciatore ha raggiunto la velocità sopra detta
nel tempo t = 12 s, determinare
a) la massa dello sciatore;
a) il modulo F1 della forza con la quale si è inizialmente spinto.

Es. 14 — Un uomo spinge orizzontalmente una cassa di massa m = 120 kg con una forza di
modulo F = 320 N; fra la cassa e la superficie d’appoggio orizzontale vi è attrito con coefficiente di
dinamico µd = 0.250; determinare
a) l’accelerazione della cassa;
b) il modulo della forza che è necessario esercitare affinché la cassa abbia velocità costante.

Es. 15 — Un uomo spinge orizzontalmente una cassa di massa m = 60.0 kg; tra la cassa e
la superficie orizzontale di appoggio vi è attrito con coefficienti statico e dinamico rispettivamente
µs = 0.360 e µd = 0.280;
a) determinare il modulo FM della forza massima possibile esercitata dall’uomo con cui la cassa
rimane ferma;
b) sapendo che l’uomo esercita sulla cassa ferma una forza di modulo F = 250 N, determinare la
velocità della cassa dopo uno spostamento s = 5 m.

Es. 16 — Un uomo tira una cassa di massa m = 50 kg su un piano orizzontale applicando un


forza la cui direzione forma con l’orizzontale un angolo α = 20◦ ; sapendo che i coefficienti di attrito
sono µs = 0.4 e µd = 0.3,
a) stabilire se la cassa si muove quando il modulo della forza esercitata dall’uomo è F = 175 N;
b) noto che sulla cassa ferma viene applicata una forza di modulo F1 = 200 N, determinare il
modulo v della velocità della cassa dopo uno spostamento s = 6 m;
c) raggiunta la velocità di modulo v2 = 3 m s−1 , l’uomo smette di tirare; determinare quale distanza
d percorre la cassa prima di fermarsi.

Es. 17 — Una cassa di massa m1 = 24 kg si muove lungo una superficie orizzontale liscia
sotto l’azione di una forza di trazione F ; un punto materiale di massa m2 = 2.6 kg è appoggiato sulla
superficie anteriore (nel senso del moto) della cassa; sapendo che il coefficiente di attrito statico fra
la cassa e il punto materiale è µs = 0.78, determinare il valore minimo del modulo di F affinché il
punto materiale rimanga in equilibrio.

Es. 18 — Un punto materiale, su cui agiscono solo l’attrito dinamico e la forza peso, scende a
velocità costante lungo un piano inclinato di un angolo α = 14◦ rispetto all’orizzontale; determinare
il coefficiente di attrito dinamico.
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 59

Es. 19 — Un fanciullo spinge una slitta in salita lungo un pendio innevato inclinato di un
angolo α = 35◦ con velocità costante; sapendo che la massa della slitta è m = 5.8 kg e che il
coefficiente d’attrito dinamico fra la slitta e la neve è µd = 0.2, determinare
a) il modulo della forza esercitata dal ragazzo;
b) il modulo della forza che il fanciullo deve esercitare perché la slitta salga con un accelerazione
di modulo a = 1.1 m s−2 ;
c) l’accelerazione con cui la slitta scivola lungo la discesa se il fanciullo la lascia andare partendo
da ferma.

Es. 20 — Un punto materiale scende lungo un piano inclinato di lunghezza ` = 1.2 m e di base
b = 0.9 m; sapendo che l’accelerazione con cui il punto materiale scende ha modulo a = 3.1 m s−2 ,
determinare il coefficiente di attrito dinamico presente fra il punto materiale e il piano inclinato.

Fili e carrucole
Es. 1 — Una carrucola è fissata al soffitto, mentre una seconda carrucola è tenuta sospesa dal
filo che passa nella prima e va quindi a fissarsi, a sua volta, al soffitto; a questa seconda carrucola
mobile è fissato un carico di massa m = 75.0 kg determinare il modulo della forza che è necessario
applicare al filo per sollevare il carico.

Es. 2 — Due punti materiali di masse m1 = 12.3 kg e m2 = 15.4 kg si trovano su due piani
inclinati diversi ma aventi il lato dell’altezza in comune; i due punti materiali sono collegati da un
filo inestensibile tramite una carrucola; sapendo che gli angoli di inclinazione dei due piani inclinati
sono rispettivamente α1 = 36.0◦ e α2 = 25.0◦ determinare
a) il verso e il modulo dell’accelerazione;
b) la tensione del filo.

Es. 3 — Un punto materiale di massa m = 6.8 kg si trova appeso ad un soffitto mediate due
fili che formano con il piano del soffitto due angoli α1 = 52◦ e α2 = 35◦ ; determinare le tensioni dei
due fili.
Es. 4 — Un lampadario di massa m è appeso a due fili, ciascuno dei quali sopporta al massimo
una tensione di modulo τ = 300 N; sapendo fili sono inclinati rispettivamente di due angoli α = 30◦
e β = 42◦ rispetto al soffitto, determinare la massima massa che può avere il lampadario perché
nessuno dei due fili si spezzi.

Es. 5 — Un punto materiale di massa m = 14 kg è sospeso mediante da un filo orizzontale


avente tensione di modulo τ1 e un filo obliquo inclinato di un angolo α = 40◦ rispetto all’orizzontale
avente tensione di modulo τ2 ; determinare τ1 e τ2 .

Es. 6 — Un atleta di sci nautico avente massa m = 75.0 kg procede a velocità costante tirato
da due motoscafi con due fili orizzontali inclinati dell’angolo α = 32.0◦ rispetto alla direzione del
moto; sapendo che la forza di attrito ha modulo Fa = 300 N, determinare
a) il modulo della forza esercitata da ciascuno dei due motoscafi;
b) il modulo della forza che dovrebbero esercitare i motoscafi perché lo sciatore abbia un’accelera-
zione di modulo a = 2.0 m s−2 .

Es. 7 — Tarzan è appeso contemporaneamente a due liane inclinate rispetto all’orizzontale


di angoli α1 = 35◦ e α2 = 52◦ ; sapendo che ciascuna liana può sopportare al massimo una tensione
di modulo τ = 550 N e che la massa di Tarzan è m = 87 kg, stabilire se le liane reggono il peso di
Tarzan.
Es. 8 — Un muratore fissa alla corda di una carrucola da una parte un secchio di massa
m1 = 6.5 kg e dall’altra uno di massa m2 = 5.5 kg, quindi lascia la carrucola libera di muoversi;
determinare
60 CAPITOLO 2. DINAMICA DEL PUNTO MATERIALE

a) i moduli della tensione della corda e dell’accelerazione dei secchi;


b) il modulo della forza verso il basso che il muratore deve esercitare sulla massa m2 affinché le
accelerazioni abbiano lo stesso modulo ma il verso invertito rispetto al caso a).

Forza elastica

Es. 1 — Una molla di costante elastica k = 52 N m−1 è collegata ad un soffitto tramite un


filo; è quindi collegata ad punto materiale di massa m = 4.7 kg tramite un secondo filo; determinare
l’allungamento della molla e la tensione dei due fili.

Es. 2 — Un punto materiale di massa m = 350 g è sospeso al soffitto per mezzo di due molle
uguali di costante elastica k = 56.7 N m−1 ; sapendo che nella posizione di equilibrio le due molle
formano i lati di un triangolo equilatero, determinare l’allungamento delle due molle.

Es. 3 — Una molla appesa verticalmente ha lunghezza ` = 48 cm mentre sostiene una massa
m1 = 4.2 kg; aggiungendo la massa m2 = 1.8 kg la molla si allunga di ∆` = 4.0 cm; determinare

a) la costante elastica k della molla;


b) la lunghezza `0 della molla a riposo.

Es. 4 — Un punto materiale di massa m = 1.3 kg è attaccato a una molla di costante ela-
stica k = 22 N m−1 e lunghezza a riposo `0 = 50 cm; la molla viene posta in rotazione (su un
piano orizzontale) e risulta allungata di ∆` = 10 cm; determinare la velocità di rotazione del punto
materiale.

Es. 5 — Un punto materiale è posto tra due pareti affacciate, fissato a due molle di costanti
elastiche k1 e k2 ; entrambe le molle sono allungate rispetto alla lunghezza di equilibrio; determinare
il rapporto fra i loro allungamenti.

Es. 6 — Un punto materiale di massa m = 6.4 kg è appeso ad una molla fissata ad un sostegno;
la molla ne risulta allungata, rispetto alla lunghezza di riposo, di ∆`1 = 12 cm;

a) determinare la costante elastica della molla;


b) se il sostegno viene sollevato con un’accelerazione a = 2.0 m s−2 , determinare l’allungamento
∆`2 della molla.

Pendolo semplice

Es. 1 — Un pendolo semplice compie 5 piccole oscillazioni complete in 16 secondi; determinare


la lunghezza del filo.

Es. 2 — Il pendolo, supposto semplice, di un orologio compie mezza piccola oscillazione


completa ogni secondo; determinare la lunghezza del filo.

Es. 3 — Un pendolo semplice compie 12 piccole oscillazioni ogni 5 secondi sulla superficie
terrestre; determinare il periodo delle piccole oscillazioni dello stesso pendolo sulla superficie lunare.

Es. 4 — Un pendolo viene portato dal livello del mare fino ad un’altezza h = 2500 m s.l.m.,
sapendo che l’accelerazione di gravità dipende dall’inverso del quadrato della distanza dal centro della
Terra, determinare la variazione percentuale del periodo del pendolo.
2.2. APPLICAZIONI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA 61

Forza centripeta
Es. 1 — Un lanciatore di peso fa muovere l’attrezzo lungo una traiettoria circolare inclinata di
45◦ rispetto al piano orizzontale; sapendo che la massa del martello è m = 7.273 kg e che la lunghezza
del cavo d’acciaio è ` = 119.5 cm, determinare la frequenza del moto di rotazione e la forza applicata
dall’atleta necessarie a battere il record del mondo della specialità che è d = 86.74 m (si supponga,
per semplicità, che il lancio avvenga dall’altezza del suolo).

Es. 2 — Una bambina si trova su una giostra a una distanza d = 2.8 m dal centro di rotazione;
sapendo che il coefficiente di attrito statico fra la bambina e il pavimento della giostra è µs = 0.45,
determinare la massima frequenza di rotazione della giostra affinché la bambina riesca a mantenere
l’equilibrio.

Es. 3 — Un punto materiale di massa m = 15.4 kg è fissato ad un filo di lunghezza ` = 1.25 m;


il punto materiale viene fatto ruotare lungo una traiettoria circolare verticale con velocità di modulo
costante in modo da compiere cinquanta giri al minuto; determinare la tensione del filo nel punto A
piú alto, nel punto B piú basso della traiettoria.

Es. 4 — Un motociclista effettua un ‘giro della morte’ all’interno di una pista circolare di
raggio r = 3.5 m mantenendo una velocità costante di modulo v = 30 km h−1 ; sapendo che la massa
complessiva della moto e del motociclista è m = 450 kg, determinare
a) il modulo della reazione vincolare della pista sul motociclista nel punto piú alto della traiettoria;
b) il modulo della velocità minima che consente al motociclista di completare il giro.
Capitolo 3

Lavoro ed energia

3.1 Lavoro e teorema dell’energia cinetica


Lo studio del moto di un punto materiale dal punto di vista energetico fornisce un importante
strumento di comprensione del fenomeno fisico e, molto spesso, un piú rapido ed efficace metodo
risolutivo dei problemi.

3.1.1 Lavoro
Si definisce lavoro di una forza costante F che agisce su un corpo in movimento il prodotto scalare
fra la forza e lo spostamento s del corpo

L=F ·s . (3.1)

Se la forza non è costante è necessario suddividere la traiettoria in tanti spostamenti δs1 , . . . , δsn
sufficientemente piccoli da far sı́ che in ciascuno di essi la forza assuma i valori costanti F1 , . . . , Fn ; in
tale cosa il lavoro per ciascuno dei piccoli spostamenti diviene δL = F · δs e quindi complessivamente
si ha
L = F1 · δs1 + · · · + Fn · δsn .
Fx
In generale, scelto come asse x quello in cui avviene il moto,
il lavoro di una forza variabile su di un punto materiale che si
muove da xA a xB può essere calcolato, facendo attenzione al
segno, come area della regione di piano delimitata fra il grafi-
co della componente forza nella direzione x in funzione della L
posizione e l’asse delle ascisse, come rappresentato in figura.
xA xB x
L’unità di misura del lavoro è il joule che ha le dimensioni di
una forza per una lunghezza. Figura 3.1: Lavoro come area.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Il motore di un ascensore solleva con velocità costante la cabina contenente quattro persone per un
dislivello h = 45 m; sapendo che la cui massa complessiva della cabine e delle persone contenute è
m = 450 kg;
À determinare il lavoro compiuto dal motore;
Á determinare il lavoro della forza peso.

Soluzione
À Poiché il moto avviene con velocità costante, la somma delle forze agenti deve essere nulla; pertanto
la forza con cui il motore solleva la cabina e le persone in essa contenute è uguale in modulo e direzione

62
3.1. LAVORO E TEOREMA DELL’ENERGIA CINETICA 63

ma opposta in verso alla forza peso. Tale forza è quindi F = −mg. Lo spostamento ha modulo h ed
è parallelo ed equiverso alla forza F e quindi il lavoro è dato da

L = F h = mgh = 2.0 · 105 J .

Á La forza peso, che si oppone al sollevamento della cabina da parte del motore dell’ascensore, forma
con il vettore spostamento un angolo α = 180◦ ; il suo lavoro è quindi negativo e vale

Lp = −mgh = −2.0 · 105 J .

Poiché la forza totale agente sulla cabina è nulla, deve essere nullo anche il lavoro totale di tale forza,
come infatti accade.
Problema 2
Una cassa di massa m = 75 kg viene spostata di s = 4.0 m su un pavimento orizzontale per mezzo
di un filo applicato sulla sua sommità e che forma con l’orizzontale un angolo α = 35◦ ; sapendo che
la tensione del filo è ha modulo τ = 520 N e che il coefficiente di attrito dinamico fra la cassa ed il
pavimento è µd = 0.72, determinare
À il lavoro del filo e il lavoro della forza di attrito;
Á quanto deve valere τ perché la cassa si muova di moto uniforme.

Soluzione
À La cassa è sottoposta alla forza peso mg, alla tensione del filo τ e alla reazione vincolare del piano;
quest’ultima ha una componente perpendicolare N e una componente orizzontale, che è la forza di
attrito dinamico Fd . La tensione del filo forma un angolo α con il vettore spostamento e quindi il
suo lavoro è dato da
L = τ s cos α = 1.7 · 103 J .
Non essendoci moto verticale la componente perpendicolare al piano della risultante delle agenti deve
essere nulla; quindi deve valere

N + τ sen α = mg =⇒ N = mg − τ sen α .

D’altra parte, il modulo della forza di attrito dinamico è proporzionale ad N e vale

Fd = µd N = µd (mg − τ sen α) .

Questa forza ha la stessa direzione ma verso opposto del vettore spostamento, il suo lavoro è quindi

Ld = −Fd s = µd (mg − τ sen α)s = −1.3 · 103 J .

Á La cassa si muove di moto uniforme quando la risultante delle forza agente su di essa è nulla; visto
che il forza peso ed N sono perpendicolari alla spostamento e quindi compiono lavoro nullo, tale
condizione è verificata quando la somma dei lavori della tensione e dell’attrito è nulla; cioè quando

L + Ld = 0 =⇒ µd (mg − τ sen α)s = τ s cos α

e quindi
µd mg
τ= = 4.3 · 102 J .
µd sen α + cos α

Problema 3
Il punto materiale P si muove di moto rettilineo lungo una retta, che viene scelta come asse delle
ascisse orientato nel verso del moto, sottoposto ad una forza anch’essa diretta come l’asse delle ascisse
mentre la sua componente F lungo tale asse dipende dalla coordinata x secondo la legge

F (x) = ax + b .

Sapendo che a = −0.80 N m−1 e b = 2.0 N determinare il lavoro compiuto dalla forza sul punto
materiale mentre questo si sposta dal punto di ascissa x1 = 1.2 m al punto di ascissa x2 = 4.0 m.
64 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

Soluzione
Con riferimento alla figura, nell’intervallo fra la po- F
sizione x1 e la posizione x2 , la componente F della
forza cambia segno. Quindi nell’intervallo in cui
è positiva la forza è parallela ed equiversa all’asse
delle ascisse, e quindi allo spostamento di P : qui il
suo lavoro è dunque positivo; mentre nell’intervallo x2
in cui è negativa è parallela all’asse delle ascisse ma x1 x
x3
ha verso opposto, ha pertanto verso opposto anche
rispetto allo spostamento di P : qui il suo lavoro è
pertanto negativo.
La forza, poi, non ha modulo costante, quindi il
suo lavoro va calcolato come area e precisamente
si tratta di calcolare l’area ombreggiata in figura;
visto quanto detto sopra, la porzione di area che sta sopra l’asse delle ascisse corrisponde ad un
lavoro positivo, mentre quella che sta sotto l’asse delle ascisse corrisponde ad un lavoro negativo. Per
determinare tali aree è necessario determinare il punto x3 in cui la forza si annulla. Questo è dato
dalla soluzione dell’equazione F = 0, e quindi
b
ax + b = 0 =⇒ x3 = − = 2.5 m .
a
Tenendo conto di quanto detto, si può facilmente calcolare il lavoro richiesto:
1 
L= f (x1 )(x3 − x1 ) + f (x2 )(x2 − x3 ) = −0.22 J .
2

3.1.2 Teorema dell’energia cinetica


In generale, il lavoro totale di tutte le forze che agiscono sul punto materiale P di massa m è legato
alla variazione di velocità di P nel suo spostamento dal punto A al punto B dalla seguente relazione,
detta teorema dell’energia cinetica
LA→B = ∆E = Ec (B) − Ec (A)
ove Ec è l’energia cinetica del punto materiale P definita da
1
Ec = mv 2 .
2

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un’automobilista che viaggia ad una velocità costante di modulo v0 = 50 km h−1 vede un ostacolo
e frena bruscamente; sapendo che la massa dell’automobile è m = 850 kg e che spazio di frenata è
s = 30 m,
À determinare il modulo della forza frenante Ff ;
Á determinare, con la stessa forza di attrito, quale diventa lo spazio di frenata per una velocità
iniziale di modulo v1 = 100 km h−1 .

Soluzione
À Da quando l’automobilista inizia a frenare l’unica forza che compie lavoro è quella frenante; tale
lavoro è quindi responsabile della variazione di energia cinetica da valore iniziale a zero; ricordando
che la forza frenante si oppone al moto e quindi ha un valore negativo, si ha
1 mv02
Lf = −Ff s = − mv02 =⇒ Ff = = 2.7 · 103 N .
2 2s
3.1. LAVORO E TEOREMA DELL’ENERGIA CINETICA 65

Á Usando la medesima relazione si trova


mv12 v2
s1 = = 12 s = 120 m .
2Ff v
si noti che la distanza di frenata è proporzionale al quadrato della velocità e quindi raddoppiando la
velocità lo spazio di frenata diventa il quadruplo.

Problema 2
Un punto materiale di massa m = 18 kg scende lungo un piano inclinato di altezza h = 2.5 m; sapendo
che parte da fermo e che non sono presenti forze di attrito, determinare
À il lavoro compiuto dalla forza peso quando il punto materiale è giunto in fondo al piano
inclinato;
Á il modulo della velocità finale.

Soluzione
À Lo spostamento ha modulo uguale alla lunghezza ` del piano inclinato; indicando con α l’angolo
di inclinazione si ha
L = mg` sen α = mgh = 440 J ,
ove si è usata la relazione h = ` sen α.
Á Usando il teorema dell’energia cinetica, poiché l’energia cinetica iniziale è nulla si ha che l’energia
cinetica finale è uguale al lavoro delle forze agenti. L’unica altra forza agente oltre al peso è la reazione
vincolare del piano inclinato che, in assenza di attrito, è perpendicolare allo spostamento e quindi
compie lavoro nullo; pertanto l’energia cinetica finale è uguale al lavoro compiuto della forza peso,
vale cioè
1
v = 2gh = 7.0 m s−1 ,
p
mgh = mv 2 =⇒
2
risultato che concorda con quanto già trovato, con un calcolo piú elaborato, studiando il piano
inclinato.
Problema 3
Un punto materiale di massa m = 18 kg scende lungo un piano inclinato di altezza h = 2.5 m e
lunghezza ` = 7.5 m; sapendo che parte da fermo che la velocità in fondo al piano inclinato ha
modulo v = 5.0 m s−1 , determinare il modulo della forza di attrito radente dinamico presente fra il
punto materiale e la superficie del piano inclinato.

Soluzione
Osservando che le forze che compiono un lavoro diverso da zero sono la forza peso e la forza di attrito
dinamico, per il teorema dell’energia cinetica deve valere la seguente relazione
1
Lp + Ld = mv 2 .
2
Il lavoro della forza peso è stato determinato nell’esercizio precedente e vale Lp = mgh; per determi-
nare il lavoro della forza di attrito dinamico basta osservare che si tratta di una forza costante che
ha la stessa direzione ma verso opposto dello spostamento; vale quindi Ld = −Fd `. Si ha pertanto
1 m
mv 2 2gh − v 2 = 29 N .

mgh − Fd ` = =⇒ Fd =
2 2`

3.1.3 Potenza
Si definisce potenza di una forza F il lavoro da essa compiuto nell’unità di tempo; se la forza è
costante nell’intervallo di tempo ∆t la potenza è data da
L
P= . (3.2)
∆t
66 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

Se la forza è variabile si considera un intervallo di tempo δt sufficiente piccolo da poter considerare


in esso la forza costante, si ha allora,
F · δs
P=
δt
che, al tendere a zero dell’intervallo δt fornisce la potenza istantanea

P(t) = F (t) · v(t) .

L’unità di misura della potenza è il watt che ha le dimensioni di un lavoro diviso per un tempo.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un bambino traina una slitta che applica su un piano orizzontale applicando una forza di modulo
F = 50 N e che forma un angolo α = 35◦ rispetto all’orizzontale; sapendo che la slitta si muove con
velocità costante di modulo v = 0.75 m s−1 determinare
À il lavoro fatto dalle forze agenti sulla slitta nel tempo t = 12 s;
Á la potenza della forza F .

Soluzione
À Sulla slitta agiscono quattro forze: la forza peso mg, la forza N di reazione perpendicolare della
superficie di appoggio, la forza F esercitata dal bambino e la forza di attrito radente dinamico Fd .
La forza peso e la reazione N sono perpendicolari allo spostamento e quindi il loro lavoro è nullo.
Poiché la forza F rimane costante durante il moto il lavoro è data dalla (3.1); il modulo dello
spostamento è s = vt; quindi ricordando la definizione di prodotto scalare (1.15), si ha quindi

L = F s cos α = F vt cos α = 370 J .

Poiché la velocità è costante la somma delle forze agenti sulla N


F
slitta deve essere nulla, quindi la forza di attrito deve essere
opposta alla componente orizzontale della forza F ; in partico- Fa
lare quindi i due moduli sono uguali, vale cioè Fa = F cos α;
osservando ora che la forza di attrito e lo spostamento hanno
la stessa direziona ma verso opposto, e quindi l’angolo fra i due
vettori è di 180◦ , sia ha mg
La = Fa s cos 180◦ = −Fa s = −L = −370 J .
Si sarebbe potuto arrivare a questo risultato piú semplicemente osservando che se la velocità della
slitta è costante la sua energia cinetica non varia e quindi, per il teorema dell’energia cinetica, il
lavoro totale delle forze agenti sulla slitta deve essere di attrito deve essere uguale ed opposto al
lavoro della forza F .
Á La potenza di F è data dalla (3.2):

L
P= = 31 W .
t
Problema 2
Una lampadina a incandescenza consuma una potenza P = 100 W; determinare l’energia che è
necessario fornirle per mantenerla accesa per quattro ore.

Soluzione
Dalla definizione di potenza, equazione (3.2), si trova immediatamente che l’energia necessaria richie-
sta è il prodotto della potenza per il tempo in secondi, e quindi

E = Pt = 1.44 · 105 J .
3.1. LAVORO E TEOREMA DELL’ENERGIA CINETICA 67

Problema 3
Un’automobile di massa m = 720 kg è sottoposta ad una forza di modulo costante ed accelera da
una velocità di modulo v1 = 3.5 m s−1 a una di modulo v2 = 12 m s−1 in nello spazio s = 30 m;
determinare
À il modulo della forza esercitata dal motore ed il lavoro da esso svolto;
Á la potenza erogata dal motore.

Soluzione
À Il lavoro esercitato dalla forza può esse ottenuto dal teorema dell’energia cinetica:
1
L= m(v22 − v12 ) = 4.7 · 104 J ;
2
e, visto che la forza è costante, tale lavoro è uguale al modulo della forza per il modulo dello
spostamento, e quindi
L 1
F = = m(v22 − v12 ) = 1.6 N .
s 2s
Á Visto che la forza è costante, il modo è uniformemente accelerato; lo spazio percorso nel moto
uniformemente accelerato è dato, equazione (1.10), da
v1 + v2 2s
s= t ⇐⇒ t=
2 v1 + v2
e quindi la potenza sviluppata è
L m
P= = (v22 − v12 )(v1 + v2 ) = 1.2 · 104 W .
t 4s

3.1.4 Esercizi

Lavoro
Es. 1 — Uno sciatore d’acqua si sta muovendo con velocità costante di modulo v = 15 m s−1 e
direzione parallela a quella del motoscafo che lo traina per mezzo di un filo che forma con la direzione
del moto un angolo α = 20◦ ; sapendo che la tensione del filo ha modulo τ = 70 N determinare il
lavoro fatto dalla tensione del filo me tempo t = 25 s.

Es. 2 — Due carichi di masse m1 = 14 kg e m2 = 13 kg sono appesi ai due estremi di un filo


passante per una carrucola (come nella macchina di Atwood); determinare il lavoro della tensione del
filo e della forza peso agenti sulle due masse se il carico di massa maggiore scende di h = 2.4 m.

Es. 3 — Due persone spostano una cassa di massa m = 120 kg su di un pavimento orizzontale;
la prima spinge la cassa con una forza orizzontale di modulo F1 = 650 N, la seconda tira la cassa
tramite una corda di massa trascurabile esercitando un forza di modulo F2 = 350 N lungo una
direzione inclinata verso l’alto di un angolo α = 24◦ ; sapendo che fra cassa e pavimento vi è un
attrito dinamico di coefficiente µd = 0.700 e che la cassa viene spostata di s = 350 cm, determinare
il lavoro compiuto da ciascuna forza.

Es. 4 — Una molla di costante elastica k = 4.7 N m−1 a riposo per x = 0 esercita una forza
su un punto materiale spostandolo dalla posizione x1 = 20 cm alla posizione x2 = 15 cm; determinare
il lavoro fatto dalla forza elastica.

Teorema dell’energia cinetica


Es. 1 — Un pattinatore di massa m = 65 kg nel tempo di t = 4.5 s aumenta il modulo dalla
propria velocità dal valore v0 = 4.0 m s−1 al valore v = 9.0 m s−1 ; supponendo che non vi sia attrito,
determinare
68 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

a) il modulo F della forza costante con cui si è spinto e lo spazio percorso;


b) quanti metri percorre ancora prima di fermarsi dal momento in cui raggiunge la velocità di
modulo v se comincia immediatamente a frenare con una forza di modulo F1 = 74 N.
c) il modulo F2 della forza frenante se si ferma dopo aver percorso s2 = 24 m.

Es. 2 — Un’automobile di massa m = 1.2 · 103 kg subisce da parte del motore una spinta con
una forza costante di modulo F = 2 kN, e una forza frenante di modulo Ff = 0.30 kN; sapendo che
la velocità iniziale ha modulo v0 = 2.4 m s−1 e la finale v = 16 m s−1 ,
a) determinare lo spazio percorso ed il tempo impiegato a percorrerlo;
b) raggiunta la velocità finale, l’automobile viene lasciata muoversi sotto l’azione della sola forza
frenante; determinare la distanza percorsa prima di fermarsi.

Es. 3 — Un proiettile di massa m1 = 3.0 g si muove con velocità di modulo v = 100 km h−1
quando colpisce un bersaglio di legno e vi penetra per d1 = 12 cm; supponendo che la forza che ha
frenato il proiettile all’interno del bersaglio sia costante, determinare
a) l’intensità della forza frenante;
b) la massa m2 di un secondo proiettile che si muove alla stessa velocità e subisce la stessa forza
frenante e penetra di per d2 = 9.0 cm.

Es. 4 — Un proiettile di massa m = 1.2 · 10−3 kg si muove, senza essere soggetto ad alcuna
forza con energia cinetica Ec = 1.2 J; determinare
a) lo spazio s percorso dal proiettile nel tempo t = 2.6 s;
b) lo spazio necessario a fermarlo utilizzando un forza frenante di modulo F = 12 N.

Es. 5 — Un’automobile di massa m = 850 kg aumenta il modulo della sua velocità dal valore
v0 = 15 m s−1 al valore v2 = 25 m s−1 nel tempo t = 6.0 s; supponendo che la forza agente sia costante,
determinare
a) il lavoro necessario per aumentare il modulo della velocità da v0 a v1 = 20 m s−1 e da v1 a v2 ;
b) lo spazio totale s percorso.

Es. 6 — Un fanciullo tira orizzontalmente una slitta di massa m = 95 kg con velocità costante
per s = 9.0 m; sapendo che sulla slitta agisce una forza di attrito di modulo Fa = 210 N, determinare
a) il lavoro totale delle forze agenti sulla slitta;
b) il lavoro compiuto dal fanciullo;
c) il modulo F della forza costante che deve esercitare il fanciullo per far passare, durante lo stesso
spostamento s e con la forza di attrito data, il modulo della velocità dal valore v1 = 1.5 m s−1
al valore v2 = 5.5 m s−1 .

Es. 7 — Un automobile accelera da v1 = 3.5 m s−1 a v2 = 54 km h−1 in uno spazio s = 22 m;


sull’automobile agiscono la spinta costante del motore di modulo F = 4.75 kN e una forza di attrito
costante di modulo Fa = 8.5 · 102 N; determinare
a) la massa m dell’automobile;
b) la velocità finale dell’automobile nel caso la sua massa fosse m1 = 950 kg.

Es. 8 — Due motoscafi trainano uno sciatore acquatico di massa m = 75 kg tramite due fili
di massa trascurabile, esercitando due forze entrambe di modulo F = 6 · 102 N che formano fra loro
un angolo α = 90◦ ; sapendo che la velocità dello sciatore è costante di modulo v0 = 6.0 m s−1 ,
a) determinare il modulo della forza di attrito;
b) successivamente i due motoscafi aumentano la forza di trazione a F1 = 7 · 102 N; se la forza di
attrito rimane invariata, determinare la velocità dopo uno spostamento s = 10 m.
3.1. LAVORO E TEOREMA DELL’ENERGIA CINETICA 69

Es. 9 — Una slitta giocattolo di massa m = 1.5 kg scende, partendo da ferma, lungo un piano
inclinato di un angolo α = 30◦ e di lunghezza ` = 2.0 m; sapendo che il coefficiente di attrito dinamico
fra la slitta e il piano è µd = 0.12, determinare
a) l’energia Ed dissipata dall’attrito;
b) la velocità della slitta in fondo alla discesa.

Es. 10 — Un pattinatore di massa m = 68 kg si muove su una pista il cui coefficiente di attrito


dinamico è µd = 0.10; determinare
a) il modulo della forza con la quale deve spingersi il pattinatore per avanzare a velocità costante;
b) il modulo della forza necessaria per accelerare il modulo della velocità dal valore v1 = 2.3 m s−1
al valore v2 = 5.5 m s−1 , spostandosi di s = 12 m.

Es. 11 — L’autista di un automobile di massa m = 725 kg in moto ad una velocità di modulo


v = 32 m s−1 frena improvvisamente facendo slittare le ruote; sapendo che l’automobile si ferma dopo
aver percorso lo spazio s1 = 80 m
a) determinare il coefficiente di attrito dinamico µd presente fra pneumatico e asfalto;
b) determinare lo spazio s2 di frenata nel caso la strada sia in discesa con una pendenza del 18%.

Potenza
Es. 1 — Una forza orizzontale costante di modulo F = 30 N è applicata ad una scatola che si
muove con velocità costante su una superficie con attrito; sapendo che la forza sviluppa una potenza
P = 50 W, determinare
a) la velocità della scatola;
b) la potenza Pa sviluppata dalla forza di attrito;
c) il lavoro compiuto dalla forza F nell’intervallo di tempo ∆t = 2.5 s.

Es. 2 — Calcolare la potenza delle cascate del Niagara sapendo che l’acqua cade dall’altezza
h = 52 m e che ogni minuto vine riversata una massa m = 1.1 · 108 kg di acqua.

Es. 3 — Un ragazzo impiega t = 11 s a salire di h = 7.5 m lungo una corda verticale a velocità
costante; sapendo che salendo sviluppa la potenza P = 367 W,
a) determinare la massa del ragazzo, il modulo della sua velocità, e la forza, supposta costante, che
esercita nella salita;
b) raddoppiando il tempo di salita, lasciando invariata l’altezza, stabilire come cambiano la forza
esercitata, il lavoro svolto, la potenza sviluppata.

Es. 4 — Una locomotiva che sviluppa la potenza P = 2 MW è la motrice di un treno merci


che aumenta il modulo della propria velocità da v1 = 12 m s−1 a v2 = 27 m s−1 nel tempo t = 2 min,
determinare
a) la massa del treno;
b) il modulo della forza, supposta costante, che la locomotiva esercita sul treno.
c) la distanza d percorsa dal treno.

Es. 5 — I freni di un autocarro di massa m = 2.5 · 103 kg sviluppano una potenza P = 20 kW;
sapendo che la velocità iniziale ha modulo v = 23 m s−1 , determinare
a) il tempo di frenata;
b) il modulo della forza, supposta costante, esercitata dai freni.

Es. 6 — Una automobile da corsa di massa m = 850 kg aumenta il modulo della propria
velocità da v0 = 0 m s−1 a v = 330 km h−1 nel tempo t = 19 s; determinare
70 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

a) la potenza del motore;


b) in modulo della forza, supposta costante, esercitata dal motore sulla vettura;
c) la distanza percorsa.

Es. 7 — L’autista di un’automobile di massa m = 750 kg che si muove con una velocità
di modulo v = 31 m s−1 frena improvvisamente; l’automobile si ferma dopo il tempo t = 6.5 s;
determinare

a) la distanza d percorsa durante la frenata;


b) la potenza dei freni dell’automobile.

Es. 8 — Un montacarichi di potenza P = 2.0 kW solleva un carico di massa m = 150 kg a


velocità costante per un dislivello h = 12 m; determinare

a) il modulo della velocità;


b) il tempo necessario per sollevare il carico.

Es. 9 — Un ascensore solleva in un minuto n = 20 persone per 10 piani corrispondenti a un


dislivello h = 30 m; supponendo che la massa di ciascuna persona sia m = 720 kg, determinare la
potenza dell’ascensore.

Es. 10 — Il fabbisogno energetico umano giornaliero di un uomo per le funzioni vitali essen-
ziali è E = 107 J; determinare la potenza sviluppata dall’uomo.

3.2 Energia potenziale e conservazione dell’energia


Una forza è detta conservativa se il lavoro compiuto da essa su di un punto materiale dipende solo
dalle posizioni iniziale e finale di questo e non dalla traiettoria seguita, né dal tipo di moto con cui
essa viene percorsa.
Se una forza è conservativa il suo lavoro si può scrivere come variazione di una grandezza U, detta
energia potenziale che dipende solo dalla posizione. Vale cioè

LA→B = −∆U = U(A) − U(B) .

L’energia potenziale è definita a meno di una costante additiva arbitraria dalla cui scelta dipende
a quale punto assegnare energia potenziale nulla; tale scelta è solitamente motivata da criteri di
comodità e di semplicità di calcolo. Fra le conservative si menzionano le forze costanti, come la forza
peso, e le forze centrali che dipendono dalla distanza da un centro e la cui direzione è data dalla retta
che passa per il centro e il punto materiale.
Se su un punto materiale agiscono solo forze conservative, la somma dell’energia cinetica e dell’energia
potenziale del punto materiale rimane costante durante il moto, vale cioè

Ec (A) + U (A) = Ec (B) + U (B) (3.3)

ove A e B sono due punti qualunque appartenenti alla traiettoria dal punto materiale. La relazio-
ne precedente è nota con il nome di principio di conservazione dell’energia meccanica; la somma
dell’energia cinetica e dell’energia potenziale totale è infatti detta energia meccanica:

E = Ec + U

e quindi la (3.3) diventa


E(A) = E(B) .
3.2. ENERGIA POTENZIALE E CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA 71

3.2.1 Forza peso


La forza peso è costante e quindi è conservativa; la sua energia potenziale è proporzionale alla quota
y a cui si trova il punto materiale a partire da uno zero scelto secondo convenienza; vale

Up (y) = mgy .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Un sasso viene lanciato verso l’alto a partire dall’altezza h1 = 150 cm rispetto al suolo con una
velocità iniziale di modulo v1 = 8.5 m s−1 ;
À determinare l’altezza massima H raggiunta;
Á determinare il modulo v2 della velocità del sasso quando esso si trova a un’altezza dal suolo
pari a h2 = 3.2 m;
 determinare a quale altezza h3 il modulo della velocità è v3 = 4.0 m s−1 ;
à determinare il modulo v della velocità con cui il sasso cade a terra.

Soluzione
À Sul sasso agisce la sola forza peso, che è conservativa; quindi l’energia meccanica si conserva. Poiché
quando il sasso raggiunge il punto piú alto della sua traiettoria si ferma (prima di ricadere), in quel
punto l’energia cinetica è nulla e quindi tutta l’energia meccanica è trasformata in energia potenziale,
vale cioè
1 v2
mv12 + mgh1 = mgH =⇒ H = h1 + 1 = 5.2 m .
2 2g

Á In questo caso la conservazione dell’energia meccanica si scrive

1 1
q
mv12 + mgh1 = mv22 + mgh2 =⇒ v2 = v12 − 2g(h2 − h1 ) = 6.2 m s−1 .
2 2

Si osservi che quello trovato è il modulo della velocità del sasso quando si trova all’altezza h2 sia
nel suo moto di salita che nel suo moto di ricaduta; il modulo della velocità, quindi, dipende solo
dall’altezza.
 Si procede come nel caso precedente e si trova

1 1 v12 − v32
mv 2 + mgh1 = mv32 + mgh3 =⇒ h3 = h1 + = 4.4 m .
2 1 2 2g

à In questo caso, quando il sasso arriva a terra, l’energia meccanica è tutta cinetica, quindi si ha

1 1
q
mv 2 + mgh1 = mv 2 =⇒ v= v12 + 2gh1 = 10 m s−1 .
2 1 2

Problema 2

Un sasso di massa m = 2.4 kg viene lanciato verso l’alto a partire da l’altezza h = 1.2 m rispetto al
suolo; dopo aver raggiunto la quota massima H = 5.6 m ricade al suolo dove comprime una molla di
costante elastica k = 750 N m−1 ; determinare
À il modulo v0 della velocità con cui il sasso è stato lanciato;
Á la deformazione della molla (si trascuri l’altezza dal suolo quando la molla è compressa).
72 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

Soluzione
À Per il principio di conservazione dell’energia meccanica, la somma di energia cinetica e potenziale
del sasso deve essere uguale in ogni istante del moto; in particolare, quindi, deve assumere lo stesso
valore nella posizione iniziale, nel punto di massima altezza (in cui la velocità è nulla); vale quindi
1
2g(H − h) = 9.3 m s−1 .
p
mv 2 + mgh = mgH =⇒ v0 =
2 0
Á Similmente si ha fra il punto di massima altezza e il punto in cui la molla è compressa, quindi
r
1 2 2mgH
mgH = kx =⇒ x= = 59 cm .
2 k
Problema 3
Un punto materiale che si trova sulla sommità di una semisfera di raggio r = 2.0 m viene messo
in movimento con un velocità iniziale di modulo v0 tangente alla superficie sferica e scivola, senza
attrito, sulla superficie esterna di questa; determinare
À come il punto di distacco dipende da v0 ;
Á il valore massimo di v0 affinché il punto materiale non si stacchi subito dalla sfera.

Soluzione
À Sul punto materiale agiscono la forza peso mg v0
e la reazione vincolare della superficie semisferi- N
ca; la legge fondamentale della dinamica quindi
si scrive
mg + N = ma . r
In ogni punto il vettore accelerazione ha una α mg
componente tangente, responsabile dell’aumen-
to del modulo della velocità nel tempo, e una
componente centripeta, responsabile della variazione della direzione del vettore accelerazione lungo
la traiettoria circolare. Quindi, fino a che il punto materiale si trova sulla semisfera, la componente
perpendicolare alla superficie sferica della precedente equazione è

v2
mg sen α − N = m ;
r
vi è contatto fra il punto materiale e la semisfera fino a che N è diverso da zero; la condizione di
distacco quindi si trova per N = 0; si ha pertanto

v2
g sen α = .
r
Il valore di v 2 può essere ricavato dalla conservazione dell’energia; vale infatti
1 1
mv02 + mgr = mv 2 + mgr sen α =⇒ v 2 = v02 + 2gr(1 − sen α) ;
2 2
inserendo questo risultato nella precedente equazione si trova

2 v2
sen α = + 0 ,
3 3gr
che è la relazione richiesta.
Á La condizione di distacco nel punto di partenza del moto si ottiene dalla relazione precedente
ponendo α = 90◦ ; si ottiene allora

2 v2 √
1= + 0 =⇒ v0 = gr = 4.4 m s−1 .
3 3gr
3.2. ENERGIA POTENZIALE E CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA 73

3.2.2 Forza elastica


La forza elastica è una forza centrale e quindi è conservativa; la sua energia potenziale è proporzionale
al quadrato della deformazione x del mezzo elastico (per esempio, della molla); vale
1 2
Uel (x) = kx ;
2
ove si è scelto, come d’uso, di porre uguale a zero l’energia potenziale nella posizione di riposo.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un punto materiale di massa m = 4.5 kg che si trova inizialmente sul punto piú alto di un piano
inclinato di altezza h = 4.2 m e lunghezza ` = 10 m viene spinto verso il basso con una velocità iniziale
di modulo v0 = 12 m s−1 ; al punto materiale è fissata una molla, avente lunghezza di equilibrio nulla,
che ha l’altro capo fissato nel vertice retto del piano inclinato; sapendo che quando il punto materiale
arriva nel punto piú basso del piano inclinato la sua velocità ha modulo v = 2.0 m s−1 , determinare
À la costante elastica della molla;
Á il lavoro compiuto dalla forza elastica.

Soluzione
À Per il principio di conservazione dell’energia, l’energia meccanica iniziale e finale devono essere
uguali. Nel punto piú alto del piano inclinato l’altezza è h e √la molla è allungata di h; mentre nel
punto piú basso l’altezza è nulla e la molla è allungata di b = `2 − h2 ; quindi si ha
1 1 1 1
mv02 + mgh + kh2 = mv 2 + k(`2 − h2 )
2 2 2 2
da cui
m
k= (2gh + v02 − v 2 ) = 15 N m−1 .
`2
− 2h2
Á Il lavoro compiuto dalla molla è uguale all’energia potenziale iniziale meno quella finale; vale quindi
1 2 1 2 1
Lel = kh − kb = − m(2gh + v02 − v 2 ) = −500 J .
2 2 2

Problema 2
Un corpo di massa m = 8.52 kg si trova alla base di un piano inclinato privo di attrito appoggiato ad
una molla di costante elastica k = 21.5 N cm−1 ; la molla è compressa di x = 24.2 cm
À determinare il modulo v della velocità dal corpo appena si stacca dalla molla;
Á determinare l’altezza massima a cui arriva il corpo.

Soluzione
À Per il principio di conservazione dell’energia, non appena il corpo lascia la molla tutta l’energia
potenziale elastica è trasformata in energia cinetica del corpo, vale quindi
r
1 2 1 k
kx = mv 2
=⇒ v= x = 3.84 m s−1 .
2 2 m
Á Dopo aver lasciato la molla il corpo sale lungo il piano inclinato aumentando l’energia potenziale
della forza peso a spese dell’energia cinetica, fino a fermarsi quando tutta l’energia è diventata
potenziale; in questo caso vale
1 2 kx2
kx = mgh =⇒ h= = 75.3 cm .
2 2mg
3.2.3 Forza d’attrito
Le forze di attrito non sono conservative poiché il loro lavoro dipende dal percorso.
74 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Una palla di massa m = 625 g è lanciata verso il basso con una velocità di modulo v0 = 2.5 m s−1 ;
durante la discesa subisce una forza di attrito costante di modulo Fa = 2.00 N; quando arriva a terra
la sua velocità ha modulo v1 = 12.0 m s−1 ;
À determinare da che altezza è stata lanciata la palla;
Á nelle stesse condizioni, quale deve esse il modulo v della velocità di lancio perché arrivi a terra
con la velocità di modulo v2 = 14.0 m s−1 .

Soluzione
À In presenza di attrito l’energia non conserva, ma occorre tenere conto dell’energia perduta come
lavoro della forza di attrito; quindi l’energia meccanica finale è uguale all’energia meccanica iniziale
meno il lavoro della forza di attrito; quindi

1 1 m(v12 − v02 )
mv12 = mv02 + mgh − Fa h =⇒ h= = 10 m .
2 2 2(mg − Fa )
Á Utilizzando la stessa relazione si trova
r
2
q
v= v22 − 2gh + Fa h = v22 + v02 − v12 = 7.6 m s−1 .
m

Problema 2
Una persona guarda dalla finestra e vede cadere verticalmente un vaso da fiori di massa m = 1.9 kg;
quando il vaso entra nella visuale all’estremità superiore della finestra ha ha un velocità di modulo
v1 = 2.4 m s−1 , quando arriva in basso ha una velocità di modulo v2 = 5.2 m s−1 ; sapendo che la
finestra è alta h = 1.3 m; determinare il modulo della forza di attrito, supposta costante.

Soluzione
L’energia meccanica nel punto in cui il vaso esce dalla visuale della finestra è uguale a quella che
aveva quando vi è entrato, meno l’energia persa per attrito; si ha quindi
1 1
mv12 + mgh1 − Fa h = mv22 + mgh2
2 2
osservando h = h1 − h2 si trova
m 2
Fa = mg − (v − v12 ) = 3.1 N .
2h 2

3.2.4 Esercizi
Forza peso
Es. 1 — Un uomo lancia una palla in verticale verso l’alto da un’altezza di h1 = 1.5 m dal
suolo con una velocità di modulo v1 = 12 m s−1 ; determinare
a) il modulo della velocità della palla quando si trova ad h2 = 5.0 m dal suolo;
b) il modulo della velocità della palla quando arriva al suolo;
c) l’altezza massima raggiunta.

Es. 2 — Un tuffatore, per eseguire il suo tuffo, si spinge verticalmente verso l’alto da una
piattaforma di altezza H = 10 m con una velocità di modulo v0 = 3.8 m s−1 ; determinare
a) il modulo della velocità quando raggiunge un’altezza h1 = 50 cm sopra il livello di partenza;
b) a quale altezza la sua velocità ha modulo v2 = 11 m s−1 ;
3.2. ENERGIA POTENZIALE E CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA 75

c) il modulo v della velocità quando entra in acqua.

Es. 3 — Il vagone di una funicolare di massa m = 4.5 · 103 kg sale per un dislivello di altezza
h = 700 m percorrendo una distanza d = 2.5 km; sapendo che la velocità del vagone ha modulo
costante v = 21 m min−1 , determinare
a) la variazione di energia potenziale del vagone;
b) la potenza erogata dal motore.

Es. 4 — Un’automobilina giocattolo deve affrontare un ‘giro della morte’ percorrendo una
pista circolare verticale di raggio r = 50 cm;
a) determinare da che altezza occorre lasciarla, con velocità iniziale nulla, perché, trascurando ogni
attrito, riesca a completare il giro;
b) determinare il modulo v0 della velocità che è necessario imprimere all’automobilina perché
partendo dall’altezza H = 2r riesca a completare il giro.

Forza elastica

Es. 1 — Una palladi massa m = 1.2 kg percorre un piano orizzontale alla quota h1 = 3.0 m,
con una velocità iniziale di modulo v1 = 10 m s−1 ; scende quindi lungo una discesa, raggiunge il fondo
di una buca alla quota h2 = 0.0 m, poi risale su un piano a quota h3 = 1.5 m; infine, muovendosi
su tale piano, va a comprimere una molla di costante elastica k = 320 N m−1 ; sapendo che l’intero
percorso è privo di attrito,
a) la velocità della palla sul fondo della buca;
b) la compressione della molla.

Es. 2 — Una molla di costante elastica k = 200 N m−1 è disposta verticalmente, su di essa è
posata una sfera di massa m = 2.5 kg;
a) determinare di quanto viene compressa la molla;
b) la molla viene compressa di x = 50 cm e poi lasciata, determinare la quota massima raggiunta
dalla sfera, rispetto al punto di equilibrio della molla.

Es. 3 — Una palla di massa m = 1.3 kg sta cadendo verticalmente su una molla anch’essa
disposta verticalmente; ad un certo istante si trova ad un’altezza h1 = 2.4 m dalla molla con una
velocità di modulo v1 = 5.0 m s−1 ; la palla cadendo sulla molla la comprime di x = 20 cm; determinare
a) la costante elastica della molla;
b) l’altezza massima h2 raggiunta, rispetto alla posizione di quiete della molla, raggiunta dalla palla
dopo che la molla si è nuovamente estesa e la spinta verso l’alto.

Es. 4 — Un uomo di massa m = 80 kg butta da un ponte di altezza h1 = 80 m, con velocità


iniziale nulla, attaccato a una corda elastica avente lunghezza a riposo ` = 40 m; sapendo che la
costante elastica della corda è k = 150 N m−1 , determinare
a) l’altezza h2 dal suolo a cui la corda elastica ferma la caduta dell’uomo;
b) il minimo valore della costante elastica per cui l’uomo non tocca terra;
c) l’altezza h3 dal suolo a cui si ferma l’uomo dopo che si sono smorzate le oscillazioni.

Es. 5 — Un sasso di massa m = 2.3 kg è lasciato cadere da un tetto di altezza h = 6.5 m fissato
a un cavo elastico di lunghezza a riposo `0 = 2.5 m e di costante elastica k = 20 N m−1 ; determinare
a) l’allungamento x del cavo quando il sasso raggiunge il punto piú basso;
b) il modulo della velocità iniziale necessaria perché il sasso tocchi terra.
76 CAPITOLO 3. LAVORO ED ENERGIA

Es. 6 — Una palla di massa m = 150 g viene lanciata orizzontalmente da una molla di costante
elastica k = 14 N m−1 , che era stata compressa di x = 10 cm; la palla sale poi lungo un piano inclinato
di un angolo α = 15◦ ; determinare la quota massima raggiunta e la distanza d percorsa sul piano
inclinato.
Es. 7 — Un corpo di massa m = 1.4 kg viene spinto da una molla compressa di x = 12 cm
in discesa lungo un piano inclinato di un angolo α = 40◦ ; sapendo che il corpo percorre la distanza
d = 3.0 m e che la sua velocità finale è v = 7.0 m s−1 , determinare la costante elastica della molla.

Forza di attrito

Es. 1 — Un’automobilina giocattolo di massa m = 0.25 kg scende lungo una guida inclinata
in un primo tratto in cui non è presente alcun attrito, poi orizzontale ove vi è una forza d’attrito;
a) sapendo che la posizione di partenza si trova ad un’altezza h = 35 cm e che la velocità iniziale ha
modulo v0 = 25 cm s−1 , determinare il modulo v della velocità con cui l’automobilina comincia
il tratto orizzontale;
b) sapendo che nel tratto orizzontale l’automobilina si ferma in t = 4.5 s dopo aver percorso la
distanza d = 2.2 m, determinare il modulo della forza di attrito e la potenza da essa sviluppata.

Es. 2 — Uno sciatore scende, partendo da fermo, lungo un pendio inclinato di un angolo
α = 40◦ lungo ` = 100 m; sapendo che fra lo sciatore e il pendio vi è un attrito dinamico di coefficiente
µd = 0.15, determinare la velocità dello sciatore al termine della discesa.

Es. 3 — Uno sciatore di massa m = 75 kg, partendo con una velocità iniziale di modulo
v0 = 1.5 m s−1 dalla quota h = 75 m rispetto al punto di arrivo, percorre un pendio lungo ` = 150 m;
sapendo che lo sciatore perde il 35% dell’energia iniziale a causa dell’attrito, determinare
a) il modulo della velocità finale e il tempo impiegato a percorrere la discesa;
b) il modulo della forza di attrito dinamico.

Es. 4 — Una slitta scende lungo un pendio innevato inclinato di un angolo α = 25◦ con
velocità iniziale di modulo v0 = 2.5 m s−1 ; giunta al termine della discesa la sua velocità ha modulo
v = 15 m s−1 ed il suo moto prosegue su un tratto orizzontale; sapendo che fra la slitta e la neve
agisce una forza di attrito dinamico di coefficiente µd = 0.17, determinare
a) la lunghezza della discesa;
b) lo spazio percorso nel tratto orizzontale prima di fermarsi.

Es. 5 — Un paracadutista di massa m = 95 kg nel tratto precedente l’apertura del paracadute


all’istante t1 scende con velocità di modulo v1 = 11 m s−1 e all’istante t2 scende con velocità di modulo
v2 = 27 m s−1 ;
a) trascurando la forza d’attrito, determinare l’altezza h di caduta nell’intervallo di tempo fra i
due istanti;
b) sapendo che la forza d’attrito è costante e non trascurabile e che nell’intervallo di tempo dato,
con le stesse velocità iniziale e finale, il paracadutista percorre s = 42 m, determinare il modulo
della forza di attrito.

Es. 6 — Un sasso di massa m = 10 kg viene lasciato cadere da un’altezza h = 105 m; sapendo


che quando arriva al suolo la sua velocità ha modulo v = 42 m s−1 , determinare
a) il modulo della forza di attrito che ha agito sul sasso;
b) il modulo v1 della velocità con cui colpisce il suolo se il sasso viene lanciato verso il basso con
una velocità iniziale di modulo v0 = 8.0 m s−1 .

Es. 7 — La pallina di un flipper, di massa m = 50 g, viene lanciata verso l’alto su un piano


inclinato con una velocità iniziale di modulo v0 = 2.8 m s−1 ; la pallina si ferma, dopo avere percorso
la distanza d = 80 cm, a un’altezza h = 12 cm rispetto alla quota iniziale; determinare
3.2. ENERGIA POTENZIALE E CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA 77

a) il modulo della forza di attrito che agisce sulla pallina;


b) l’altezza raggiunta e lo spazio che percorrerebbe la pallina in assenza di attrito.

Es. 8 — Un oggetto di massa m = 12 kg su un piano orizzontale scabro; dopo aver percorso


la distanza d = 2.5 m va a comprimere di x = 12 cm una molla; sapendo che il modulo della velocità
iniziale è v = 10 m s−1 e che il coefficiente di attrito dinamico fra l’oggetto e il piano orizzontale è
µd = 0.65, determinare la costante elastica della molla.
Capitolo 4

Gravitazione

La teoria della gravitazione studia il moto dei corpi celesti e in particolare del sistema solare; come
caso particolare è anche un modello dell’attrazione di tutti i corpi verso il centro della Terra.

4.1 Teoria newtoniana della forza gravitazionale


4.1.1 Leggi di Kepler
I moti dei pianeti attorno al Sole verificano le seguenti leggi empiriche, formulate da Kepler.
1. Ogni pianeta ruota attorno al Sole descrivendo un’orbita ellittica della quale il Sole occupa un
fuoco.
2. Durante il moto di rivoluzione la velocità del pianeta varia in modo da mantenere costante la
velocità areolare.
3. I quadrati dei tempi di rivoluzione dei pianeti sono proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori
delle rispettive orbite.
Per velocità areolare si intende l’area A spazzata dal raggio vettore che unisce il Sole al pianeta
nell’unità di tempo; si può quindi indicare con il simbolo ∆A
∆t . La velocità areolare è legata al modulo
LS del momento angolare del pianeta rispetto al Sole dalla relazione;
∆A LS
= (4.1)
∆t 2m
ove m è la massa del pianeta. La costanza della velocità angolare quindi non è altro che una con-
seguenza della conservazione del momento angolare del pianeta. I pianeti del Sistema Solare, con
l’esclusione di Mercurio e di Plutone, hanno un’orbita con eccentricità molto piccola; le loro orbite
quindi sono con ottima approssimazione assimilabili a circonferenze e il semiasse maggiore viene a
coincidere con il raggio. In questa approssimazione, che spesso verrà utilizzata negli esercizi, la se-
conda legge di Kepler dice che il moto di rivoluzione dei pianeti è circolare uniforme.
La terza legge, indicando con T il periodo di rivoluzione e con a il semiasse maggiore, viene espressa
dalla relazione
T 2 = κa3 (4.2)
ove la costante κ è la stessa per tutti i pianeti.
Per la misura dei periodi di rivoluzione spesso si usano, come unità di misura il giorno, simbolo d, e
l’anno, simbolo y. Le formule di conversione con i secondi sono
1 d = 86400 s , 1 y = 31561920 s .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Sapendo che la distanza media di Giove dal Sole è 5.205 volte quella della Terra, determinare il
periodo di rivoluzione di Giove.

78
4.1. TEORIA NEWTONIANA DELLA FORZA GRAVITAZIONALE 79

Soluzione
Usando la (4.2) si può scrivere
TT2 rT3
=
TG2 3
rG
da cui, ricordando che il periodo di rivoluzione della Terra è un anno, si trova
 3/2
rG
TG = TT = 11.87 y .
rT

Problema 2
Nell’approssimazione che le rispettive orbite siano circolari, determinare le velocità areolari della
Terra e di Saturno.

Soluzione
Nella situazione presente è possibile considerare i pianeti come punti materiali; quindi, ricordando
che il momento angolare di un punto materiale di massa m in moto circolare uniforme con velocità
v su una traiettoria di raggio r, è dato da L = mrv, usando la (4.1), si trova
∆A mrv 1
= = rv
∆t 2m 2
ma la velocità di un pianeta che si muove di moto circolare uniforme è dato dal rapporto della
lunghezza dell’orbita e del periodo di rivoluzione, cioè
2πr
v= ;
T
quindi
∆A 1 2πr πr2
= r =
∆t 2 T T
che è proprio l’area totale racchiusa dall’orbita diviso il periodo di rivoluzione.
Usando le costanti disponibili in appendice si trova quindi:
   
∆A 9 2 −1 ∆A
= 2.228 · 10 m s , = 6.949 · 109 m2 s−1 .
∆t T ∆t S

4.1.2 Legge di gravitazione universale


Le leggi empiriche di Kepler possono essere dedotte a partire dalla legge di gravitazione universale
enunciata da Newton:
Ogni corpo nell’Universo attira ogni altro corpo mediante una forza a di-
stanza il cui modulo è direttamente proporzionale al prodotto delle due
massa ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Dati i due corpi di masse m1 ed m2 e distanza r12 , la forza F21 con cui la prima attira la seconda è:
r21
F21 = Gm1 m2 3 , (4.3)
r21

ove r21 è il vettore diretto dal corpo 2 al corpo 1, il modulo della forza precedente è
m1 m2
F21 = G ,
r2
ove r è il modulo di r21 e G è la costante di proporzionalità il cui valore è

G = 6.674 · 10−11 N m2 kg−2 .


80 CAPITOLO 4. GRAVITAZIONE

Usando la legge di gravitazione universale (4.3) è possibile dimostrare le tre leggi di Kepler e in
particolare determinare la costante κ che compare nella terza legge (4.2), che quindi si può riscrivere
nella forma
4π 2 3
T2 = a (4.4)
GmS
ove mS è la massa del Sole. Poiché la legge di gravitazione è universale, la (4.4) vale per qualsiasi
satellite, naturale o artificiale, che ruoti attorno a un corpo celeste: basta sostituire la massa di
quest’ultimo alla massa del Sole:
4π 2 3
T2 = a . (4.5)
GmP
La legge di gravitazione universale vale in particolare sulla superficie dei pianeti e qui rende conto
del valore della accelerazione di gravità, si può infatti dimostra che vale
mP
aG = G (4.6)
RP2

ove mP e RP sono la massa e il raggio del pianeta: nel caso particolare della Terra, usando i dati
esposti in appendice, si trova
g = 9.801 m s−2

che è un valore molto vicino al valore medio.


Ad un’altezza h dalla superficie del pianeta l’accelerazione di gravità è minore di quanto risulta da
(4.6), vale infatti
mP
aG (h) = G .
(RP + h)2
Se i satelliti di un corpo celeste di massa m, naturali o artificiali, percorrono orbite circolari, esiste
una semplice relazione fra il raggio dell’orbita e la velocità, vale infatti
m
v2 = G . (4.7)
r

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Si consideri l’interazione gravitazionale fra la Terra e la Luna;
À determinare la forza agente su ciascun corpo e le loro accelerazioni;
Á supponendo di scegliere un sistema di riferimento geocentrico, e che l’orbita della Luna attorno
alla Terra sia circolare uniforme, determinare il periodo di rivoluzione della Luna attorno alla
Terra.

Soluzione
À La forza con cui la Terra attira la Luna è uguale e contraria (per la terza legge di Newton) alla
forza con cui la Luna attira la Terra. Il modulo di questa forza è (si vedano le costante necessarie in
appendice)
mT mL
F =G 2 = 1.983 · 1020 N .
rT L
Per trovare le due accelerazioni basta dividere per le rispettive masse:

F mT
aT = = G 2 = 3.319 · 10−5 m s−2
mT rT L
F mT
aL = = G 2 = 2.698 · 10−3 m s−2 ;
mL rT L
4.1. TEORIA NEWTONIANA DELLA FORZA GRAVITAZIONALE 81

si vede quindi che l’accelerazione della Luna è circa 100 volte piú grande dell’accelerazione della Terra.
Á Se l’orbita della Luna è supposta circolare uniforme, l’accelerazione ora determinata è centripeta,
si può quindi scrivere
 2 r
2 2π rT L
ac = ω rT L = rT L =⇒ T = 2π = 2.372 · 106 s = 27.45 d .
T ac

Problema 2
Durante un’eclissi di Sole la Luna si trova in un punto della retta congiungente Sole e Terra;
À determinare il rapporto FT /FS delle forze esercitate dalla Tera e dal Sole sulla Luna;
Á rispondere allo stesso quesito nel caso di eclisse di Luna.

Soluzione
À Nel caso di un’eclissi di Sole la Luna si trova fra il Sole e la Terra quindi la distanza rSL fra il Sole e
la luna è uguale alla differenza delle distanze della Terra dal Sole e della Luna dalla Terra (entrambe
riportate in appendice) cioè
rSL = rST − rT L ;
ora
mT mL mS mL
FT = G , FS = G
rT L rSL
quindi
2
rT S − rT L

FT mT
= = 0.4526 .
FS mS rT L
Á Similmente nel caso di un’eclissi di Luna, la Terra si trova fra il Sole e la Luna e quindi
rSL = rST + rT L ;
Procedendo come sopra si trova
 2
FT mT rT S + rT L
= = 0.4570 .
FS mS rT L

Problema 3
Il satellite Deimos di Marte percorre un’orbita con ottima approssimazione circolare (l’eccentricità è
e = 0.0005); sapendo che il raggio dell’orbita è r = 23459 km e che il periodo di rivoluzione attorno
a Marte è T = 1 d, 6 h, 17 min, 54.81 s, determinare
À la massa di Marte;
Á la velocità orbitale di Deimos.

Soluzione
À Per prima cosa è necessario calcolare il periodo di rivoluzione in secondi; si trova: T = 109074.81 s;
quindi usando la (4.5) si trova
4π 2 3
m= r = 6.419 · 1023 kg .
GT 2
Á Usando la (4.7) si trova r
mM
v= G = 1351 m s−1 .
r

Problema 4
Si determini distanza dalla superficie terrestre e velocità di un satellite geostazionario che si muova
su un’orbita circolare.
82 CAPITOLO 4. GRAVITAZIONE

Soluzione
Un satellite geostazionario è un satellite che ruota attorno alla Terra trovandosi sempre sopra lo stesso
punto della superficie terrestre; cioè che percorre un giro completo nello stesso tempo impiegato adlla
Terra a compiere un’intera rotazione su sé stessa; quindi per un satellite geostazionario il periodo è
T = 1 d = 86400 s .
Ora, usando la (4.5) ponendo la massa della Terra al posto di mP e il raggio dell’orbita circolare del
satellite al posto di a, si trova
r
3 GmT
r= T 2 = 4.224 · 107 m ;
4π 2
quindi l’altezza sulla superficie terrestre è
h = r − rT = 3.587 · 107 m .
La velocità si determina ricordando che per il moto circolare uniforme vale
2πr
v= = 3072 m s−1 .
T

4.1.3 Energia potenziale gravitazionale


La forza gravitazionale è una forza centrale e quindi è conservativa; la sua energia potenziale è
proporzionale all’inverso della distanza r fra le due masse m1 ed m2 interagenti; vale
m1 m2
Ug = −G .
r
ove si è scelto, come d’uso, di porre uguale a zero l’energia potenziale quando la distanza fra le masse
è infinita; con questa scelta l’energia potenziale è uguale al lavoro fatto per avvicinare le due masse
in questione dall’infinito alla distanza r.
L’energia totale del sistema è costante, quindi se le due masse sono in movimento con velocità v1 e
v2 , vale
1 1 m1 m2
E = m1 v12 + m2 v22 − G = costante .
2 2 r
La precedente equazione è particolarmente interessante nel caso si sia scelto un sistema di riferimento
solidale a una delle due masse; per esempio si consideri il moto di un corpo di massa m rispetto alla
Terra. In questo caso la velocità della Terra è nulla e vale
1 mT m
E= mv 2 − G = costante .
2 r
Se, in particolare, il moto del corpo ha una traiettoria circolare e uniforme attorno alla Terra, vale la
(4.7), e quindi
mT m 1
E = −G = − mv 2 = −Ec . (4.8)
2r 2
La velocità necessaria a sfuggire all’attrazione gravitazionale di un corpo celeste è detta velocità di
fuga vf ; la velocità di fuga da un corpo di massa m e raggio r è
r
2Gm
vf = . (4.9)
r

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Si supponga che un corpo venga lanciato dalla superficie terrestre con una velocità iniziale v = RT g;

À verificare che la velocità è inferiore alla velocità di fuga;


Á determinare l’altezza massima raggiunta.
4.1. TEORIA NEWTONIANA DELLA FORZA GRAVITAZIONALE 83

Soluzione
À Ricordando che l’accelerazione di gravità sulla superficie terrestre è data dalla (4.6), si trova
s r
GmT GmT
v = rT 2 = < vf ,
rT rT

quindi il corpo non sfugge all’attrazione terrestre.


Á Sulla superficie terrestre l’energia totale, cioè la somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale
gravitazionale, vale
1 mT m mT m
E = mv 2 − G = −G .
2 rT 2rT
Nel punto di altezza massima il corpo si ferma e quindi la sua energia cinetica è nulla; l’energia totale
quindi coincide con l’energia potenziale:
mT m
E = −G ,
(rT + h)
ove h è la massima altezza raggiunta. Per la conservazione dell’energia queste due equazioni devono
coincidere; si trova quindi
h = rT .


Problema 2
Un buco nero ha massa m = 2 · 1030 kg; determinare la distanza d dal suo centro alla quale la sua
velocità di fuga è uguale alla velocità della luce.

Soluzione Utilizzando l’equazione (4.9) si trova


r
2Gm 2Gm
c= =⇒ d= = 3 km .
d c2
Una tale distanza è detta orizzonte degli eventi del buco nero.

Problema 3
Il satellite Teti di Saturno ha massa m = 6.18 · 1020 kg e percorre un’orbita perfettamente circolare
di raggio r = 2.95 · 105 km nel tempo T = 1.63 · 105 s; determinare l’energia totale del sistema
Saturno-Teti.

Soluzione
2πr
Basta usare l’equazione (4.8), osservando che v = :
T
1 2π 2 mr2
E = − mv 2 = − = 4.00 · 1022 J .
2 T2

4.1.4 Esercizi

Leggi di Kepler
Es. 1 — Dimostrare che il momento angolare L di un satellite di massa m che percorra
un’orbita di area S in un tempo T è dato dalla relazione
2mS
L= .
T
84 CAPITOLO 4. GRAVITAZIONE

Es. 2 — Utilizzando i valori per la distanza media dal Sole e per l’eccentricità presenti in
appendice, determinare la distanza L dell’afelio e la distanza ` del perielio di Mercurio dal Sole.

Es. 3 — Il satellite S1 orbita intorno al suo pianeta lungo una traiettoria circolare di raggio
r1 , il satellite S2 ha un’orbita circolare di raggio r2 = 2r1 ; determinare la relazione fra i due periodi
di rivoluzione dei satelliti.

Legge di gravitazione universale

Es. 1 — Due masse m1 ed m2 si trovano a distanza r una dall’altra e si attraggono con una
forza di modulo F ,determinare come cambia F se si dimezzano sia m1 , sia m2 , sia r.

Es. 2 — Una scialuppa di massa m = 250 kg si trova a una distanza d = 4.5 m da una grande
nave di massa M = 19000 Mg; determinare
a) il modulo della forza di attrazione gravitazionale fra le due masse, e l’accelerazione della scia-
luppa;
b) la distanza d1 a cui devono trovarsi scialuppa e nave perché l’accelerazione della scialuppa abbia
modulo a1 = 0.5 m s−2 .

Es. 3 — Due navi di masse m1 = 104 Mg e m2 = 2 · 104 Mg si trovano alla distanza d = 30.0 m.
a) Determinare il modulo della forza gravitazione con cui si attraggono;
b) Determinare i moduli delle loro accelerazioni.

Es. 4 — Attorno ad una stella di massa M = 1.3 · 1030 kg orbita un pianeta avente mas-
sa m1 = 3.5 · 1024 kg percorrendo un’orbita circolare il cui periodo di rivoluzione è T = 318 d;
determinare
a) il raggio dell’orbita;
b) la velocità del pianeta;
c) la forza gravitazionale totale subita da un corpo di massa m2 = 3.5 kg che si trovi nel punto
medio fra il centro della stella e quello del pianeta.

Es. 5 — Determinare a quale quota sul livello del mare l’accelerazione di gravità ha modulo
g/2.

Es. 6 — Un satellite artificiale si trova in orbita circolare con raggio r = 3.0 · 103 km attorno
alla Luna; se ne determini il periodo di rivoluzione, espresso in ore.

Es. 7 — Usando la legge (4.4) si determini la massa del Sole e la si confronti con il valore
riportato in appendice.

Es. 8 — Tra l’orbita di Marte e quella di Giove si trova una fascia di piccoli pianeti, detti
asteroidi, il piú grande dei quali, Cerere, orbita attorno al Sole a distanza D = 4.14 · 1011 m; si
determini il periodo di rivoluzione di Cerere.

Es. 9 — Indicando con D la distanza della Luna dalla Terra, determinare la distanza d dalla
Terra del punto sul segmento che congiunge i centri della Terra e della Luna in cui un corpo si trova
in equilibrio sotto la forza di attrazione gravitazionale dei due corpi celesti.

Es. 10 — Determinare il periodo T di rivoluzione di un satellite artificiale della Terra posto


su un’orbita circolare distante h = 300 km dalla superficie terrestre.

Es. 11 — Quando il modulo lunare LEM dell’Apollo 11 scese sulla Luna nel 1969, trasportan-
do gli astronauti Neil Armstrong e Edwin Aldrin, la parte centrale dell’astronave, sotto la sorveglianza
dell’astronauta Michael Collins, rimase attorno alla Luna in orbita circolare di raggio r = 2100 km;
determinare il periodo di rivoluzione ed esprimerlo in ore.
4.1. TEORIA NEWTONIANA DELLA FORZA GRAVITAZIONALE 85

Es. 12 — Un pianeta della stella Alfa Centauri ha periodo di rivoluzione pari a T = 803 d;
sapendo che il raggio della sua orbita circolare è r = 2.61 · 1011 m e che il raggio della stella è
R = 854 · 103 km, determinare
a) l’accelerazione di gravità sulla superficie della stella;
b) la massa di Alfa Centauri.

Energia potenziale gravitazionale

Es. 1 — Uno scienziato ha costruito un razzo che si muove alla velocità costante di modulo
v = 8.5 km s−1 ; determinare da quale quota al di sopra della superficie terrestre dovrebbe lanciarlo
per riuscire a farlo sfuggire all’attrazione della Terra.

Es. 2 — Un corpo di massa m = 3.5 kg che si trova sulla superficie della Luna subisce una
forza peso di modulo F = 5.69 N; determinare il raggio della Luna.

Es. 3 — Su un pianeta di massa m = 3.0 · 1023 kg il modulo dell’accelerazione di gravità vale


aG = 7.3 m s−2 ; determinare
a) il raggio del pianeta;
b) la velocità di fuga a una quota h = 1.2 km dalla superficie.

Es. 4 — Sapendo che la velocità di fuga da un buco nero di raggio r = 1750 m è uguale alla
velocità della luce, determinare
a) l’accelerazione di gravità sulla superficie del buco nero;
b) a quale distanza dal centro del buco nero l’accelerazione di gravità vale g.

Es. 5 — Un buco nero ha massa m = 2.75 · 1030 kg, determinare


a) il raggio del buco nero perché la velocità di fuga sia il doppio della velocità della luce;
b) la distanza al centro a cui la velocità di fuga è uguale alla velocità della luce;
c) l’accelerazione di gravità sulla superficie del buco nero.

Es. 6 — Il satellite Io del pianeta Giove ha massa m = 8.93 · 1022 kg e raggio r = 1822 km;
sapendo che il periodo di rivoluzione attorno a Giove è T = 1.8 d, e supponendo che l’orbita percorsa
sia una circonferenza, si determini
a) l’accelerazione di gravità sulla sua superficie;
b) la sua velocità di fuga;
c) la sua distanza da Giove;
d) la velocità orbitale;
e) l’energia totale del sistema Giove-Io.

Es. 7 — L’accelerazione di gravità sulla superficie di un asteroide sferico avente diametro


d = 530 km è aG = 0.285 m s−2 ; determinare
a) la velocità di fuga dall’asteroide;
b) l’altezza massima raggiunta da un corpo che si stacchi dalla superficie dell’asteroide con una
velocità v = 200 m s−1 ;
c) la velocità w di impatto di un corpo che viene lasciato cadere sulla superficie dell’asteroide da
un’altezza h = 500 km.
Parte II

Meccanica dei sistemi materiali

86
Capitolo 5

Sistemi materiali e quantità di


moto

5.1 Impulso e quantità di moto


5.1.1 Forze impulsive
Data la forza costante F agente su un punto materiale per un intervallo di tempo ∆t, si dice impulso
della forza costante F il prodotto
I = F ∆t .
Se la forza non è costante è necessario utilizzare la forza media Fm nell’intervallo ∆t; la forza media
va calcolata usata il calcolo integrale o il teorema enunciato piú avanti.
Si dicono impulsive le forze che abbiano un modulo molto grande ma che agiscono per intervalli di
tempi molto piccoli; sono importanti perché, nel breve intervallo di tempo in cui agiscono, rendono
trascurabili tutte le altre forze eventualmente agenti, quindi la dinamica del sistema materiale può
essere descritta tenendo in considerazione le sole forze impulsive. Per questo paragrafo non ci sono
esercizi

5.1.2 Quantità di moto e teorema dell’impulso


Dato un punto materiale di massa m avente all’istante t velocità v(t), si dice quantità di moto di P
il prodotto
p(t) = mv(t) .
La legge fondamentale della dinamica si può scrivere, in termini della quantità di moto, nella forma
seguente
∆p
F = .
∆t
Si può dimostrare il seguente teorema dell’impulso:
L’impulso di una forza agente su un punto materiale P in un dato inter-
vallo di tempo ∆t è uguale alla variazione della quantità di moto di P in
tale intervallo di tempo.
Quindi se ∆t = t2 − t1 si ha
I = p(t2 ) − p(t1 ) = ∆p .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Una pallina da tennis di massa m = 100 g si muove con traiettoria orizzontale e velocità di modulo
v1 = 25 m s−1 quando viene colpita da una racchetta che la rimanda indietro sempre orizzontalmente;

87
88 CAPITOLO 5. SISTEMI MATERIALI E QUANTITÀ DI MOTO

sapendo che la racchetta ha esercitato una forza media di modulo F = 90 N per t = 0.05 s, determinare

À il modulo v2 della velocità della pallina dopo l’urto con la racchetta;


Á la forza media che occorre esercitare nello stesso tempo per rimandare la pallina con la velocità
di modulo v = 30 m s−1 .

Soluzione
À La forza agente sulla pallina è impulsiva, quindi è possibile trascurare ogni altra forza agente sulla
pallina ed utilizzare il teorema dell’impulso:
F
∆p = F t =⇒ mv2 − mv1 = F t =⇒ v2 = v1 + t.
m
Osservando che la forza impulsiva F ha la stessa direzione di v1 ma verso opposto, prendendo come
positivo il verso della forza, la precedente equazione scritta in forma scalare diventa
F
v2 = t − v1 = 20 m s−1 .
m
Á Usando le precedenti equazioni si trova
m
F = (v + v1 ) = 110 N .
t


Problema 2
Una palla di massa m = 0.75 kg viene lasciata cadere dall’altezza h = 1.5 m; durante l’impatto con
il suolo si deforma schiacciandosi di δ = 0.5 cm; supponendo che durante tutto l’urto il suolo agisca
sulla palla con una forza costante, determinare
À il modulo della forza con cui il pavimento agisce sulla palla;
Á l’altezza raggiunta dalla palla dopo il rimbalzo;

Soluzione

À La palla raggiunge il pavimento con velocità di modulo v = 2gh quindi comincia a deformarsi
sotto l’azione della forza F dovuta al pavimento e scende ancora di un’altezza δ fino a fermarsi;
in questa fase è possibile trascurare l’azione della forza peso poiché trascurabile rispetto alla forza
impulsiva F ; d’altra parte questa è costante e quindi il moto è uniformemente decelerato e quindi lo
spazio δ viene percorso con velocità media pari alla media della velocità iniziale v e finale (nulla) nel
tempo t dato da r
v 2δ 2
δ= t =⇒ t= =δ .
2 v gh
A questo punto, per il teorema dell’impulso, l’impulso di F deve essere uguale alla variazione di
quantità di moto, cioè
I = F t = ∆p = −mv
in forma scalare quindi si ottiene

mv m 2gh h
F = = r = mg = 2.2 · 103 N .
t 2 δ
δ
gh
si noti, in particolare, che F sta al peso della palla come l’altezza della caduta sta alla deformazione
della palla; quindi la forza è tanto piú impulsiva quanto maggiore è la rigidità del materiale di cui è
costituita la palla.
Á Dopo che la palla ha raggiunto il suo punto più basso la forza F la spinge nuovamente verso l’alto;
supponiamo che sia t1 il tempo di spinta; allora per il teorema dell’impulso deve valere

F (t + t1 ) = m(v1 + v)
5.1. IMPULSO E QUANTITÀ DI MOTO 89

ove v1 è la velocità della palla all’istante in cui smette di agire la forza impulsiva F . Si ottiene quindi
 r 
F h 2 p h h
v1 = (t + t1 ) − v = g δ + t1 − v = 2gh + gt1 − v = gt1 ;
m δ gh δ δ
Questa velocità, per la conservazione dell’energia non può essere maggiore di v; se durante il rimbalzo
non si è avuta perdita di energia deve valere v1 = v altrimenti deve valere v1 < v, in generale quindi
si ha r
h p 2
v1 ≤ v =⇒ gt1 ≤ 2gh =⇒ t1 ≤ δ =t
δ gh
quindi se t1 = t, cioè se la dinamica del rimbalzo è stata simmetrica, non si è avuta perdita di energia
e la palla torna all’altezza di partenza, se invece t1 < t e quindi le due parti del rimbalzo non hanno
caratteristiche uguali, significa che vi è stata perdita di energia e la palla, dopo il rimbalzo, raggiunge
un’altezza minore di quella di partenza. Abbandonando l’ipotesi non molto realistica della costanza
della forza impulsiva, il risultato dell’esercizio suggerisce che non vi sia perdita di energia nel rimbalzo
solo se la metà frenante dell’impulso sia uguale alla metà motrice dell’impulso.

5.1.3 Conservazione della quantità di moto; urti ed esplosioni


Se su un sistema non agiscono forze esterne, cioè se sugli elementi del sistema agiscono solo forze
dovute ad altri elementi del sistema, la quantità di moto totale, data dalla somma di tutte le quantità
di moto rimane costante. Nel caso di un sistema costituito da due corpi interagenti, per esempio, si
ha quindi
∆p1 + ∆p2 = 0 .
Un caso tipico in cui si ha conservazione della quantità di moto è quella degli urti. Un urto è detto
elastico se l’energia cinetica totale prima e dopo l’urto è la stessa. In questo caso si può dimostrare che
le velocità relative dei due corpi prima e dopo l’urto sono uguali ed opposte; questo fatto, insieme alla
conservazione della quantità di moto totale consente di determinare le velocità dopo l’urto (indicate
con lettere maiuscole) se sono note le velocità iniziali indicate con lettere minuscole; valgono infatti
le equazioni 
m1 v1 + m2 v2 = m1 V1 + m2 V2
v1 − v2 = V2 − V1

risolvendo questo sistema si trova



(m1 − m2 )v1 + 2m2 v2
V 1 =


m1 + m2
(5.1)
(m2 − m1 )v2 + 2m1 v1
V 2 = .


m1 + m2
Se l’energia cinetica totale diminuisce nell’urto questo è detto anelastico; se, in particolare, dopo
l’urto i due corpi rimangono attaccati l’urto è detto completamente anelastico. In questo caso, oltre
alla conservazione della quantità di moto si ha l’uguaglianza delle velocità dopo l’urto, valgono quindi
le seguenti equazioni 
m1 v1 + m2 v2 = m1 V1 + m2 V2
V1 = V2 ,

la cui soluzione è
m1 v1 + m2 v2
V1 = V2 = . (5.2)
m1 + m2
Con il nome convenzionale di esplosioni si indica ogni processo in cui un sistema materiale, a causa
di qualche forza interna, si divide il due o piú indipendenti e non necessariamente interagenti. Poiché
al momento del distacco delle parti non vi è stata azione di una forza esterna la quantità di moto
totale del sistema rimane costante.
Se i corpi che si urtano sono estesi, per esempio due sfere di raggi r1 ed r2 , per essi non vale il
modello di punto materiale, è allora possibile che le due velocità si trovino su rette parallele ma non
coincidenti; la distanza b fra le due rette è detta parametro d’urto. Se b = 0 l’urto è detto centrale
90 CAPITOLO 5. SISTEMI MATERIALI E QUANTITÀ DI MOTO

se b > 0 l’urto è detto obliquo. L’urto centrale si tratta come nel caso di punto materiali. Nel caso
dell’urto obliquo occorre tenere conto del fatto che il processo si svolge sul piano e non piú su una
retta e quindi si devono considerare la conservazione della quantità di moto come grandezza vettoriale
che quindi si conserva componente per componente. Nel caso di urto obliquo elastico si hanno quindi
le tre equazioni

m1 v1x + m2 v2x = m1 V1x + m2 V2x







m1 v1y + m2 v2y = m1 V1y + m2 V2y


1
 1 1 1
2 2 2 2 2 2 2 2
 m1 (v1x + v1y ) + m1 (v2x + v2y ) = m1 (V1x + V1y ) + m1 (V2x + V2y ).


2 2 2 2

Si tratta di tre equazioni in quattro incognite; che sono ri-


solubili solo a patto di conoscere almeno qualche altro dato. v1
Frequentemente tale dato è un angolo.
Si consideri il caso in cui una delle due sfere sia ferma; indican- V1
do con θ e ϕ gli angoli formati dalle due velocità dopo l’urto
con la direzione della v1 , come rappresentato in figura, si ha

θ
m1 v1 = m1 V1 cos θ + m2 V2 cos ϕ


ϕ x





0 = m1 V1 sen θ + m2 V2 sen ϕ (5.3)



 1 1 1
 m1 v12 = m1 V12 + m2 V22 .

V2

2 2 2

In particolare, se le due masse sono uguali, si può dimostrare


che le due velocità dopo l’urto sono perpendicolari. Figura 5.1: L’urto obliquo

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Un carro di massa m1 = 350 kg si muove con velocità v1 = 7.2 m s−1 quando un fanciullo, di massa
m2 = 43 kg, corre incontro al carro e vi salta su con una velocità avente verso opposto alla velocità
del carro e modulo v2 = 3.7 m s−1 ; determinare il modulo v della velocità finale del carro con sopra
il fanciullo.
Soluzione
Quando il fanciullo salta sul carro, non vi sono altre forze esterne agenti; quindi la quantità di moto
totale si conserva; poiché dopo il salto carro e fanciullo hanno la stessa velocità, deve valere, tenendo
conto dei versi delle velocità;

m1 v1 − m2 v2
m1 v1 − m2 v2 = (m1 + m2 )v =⇒ v= = 6.0 m s−1 .
m1 + m2


Problema 2

Due corpi di massa uguale, aventi rispettivamente velocità di moduli v1 = 4.5 m s−1 e v2 = 3.8 m s−1
si urtano in modo elastico; determinare i moduli delle due velocità dopo l’urto.

Soluzione
Utilizzando le equazioni (5.1), con la condizione m1 = m2 si trova

V1 = v2 = 3.8 m s−1 , V2 = v1 = 4.5 m s−1 ;

i due corpi, quindi, si scambiano le velocità.


5.1. IMPULSO E QUANTITÀ DI MOTO 91


Problema 3
Un punto materiale di massa m1 = 4.2 kg e velocità di modulo v1 = 5.2 m s−1 urta elasticamente
contro un secondo punto materiale fermo di massa m2 ; discutere le velocità dei due punti materiali
dopo l’urto al variare di m2 .

Soluzione
Utilizzando le (5.1) con v2 = 0 si trova

m1 − m2
V1 = v1


m1 + m2
2m1
V 2 = v1


m1 + m2
quindi, per ogni valore di m2 , il punto materiale inizialmente fermo si muove nello stesso verso di
v1 ; il punto materiale inizialmente in moto, invece, continua nello stesso verso se m2 < m1 , si ferma
se m1 = m2 e rimbalza indietro se m2 > m1 . Nel caso particolare in cui sia m2  m1 , cioè se il
punto materiale in moto urta un corpo molto piú grande come potrebbe essere una parete, sia ha
V2 = v2 = 0 e V1 = −v1 , quindi il punto di massa molto grande resta fermo, mentre quello in moto
rimbalza indietro con la stessa velocità che aveva prima dell’urto.

Problema 4
Due punti materiali di massa m1 = 3.5 kg e m2 = 4.2 kg aventi velocità di moduli v1 = 5.4 m s−1 e
v2 = 3.4 m s−1 si muovono sulla stessa retta e nello stesso verso; ad un certo istante il primo urta il
secondo e i due punti materiali rimangono attaccati; determinare
À la velocità finale dei due punti materiali;
Á l’energia dissipata nell’urto.

Soluzione
À Utilizzando la (5.2) si trova
m1 v1 + m2 v2
V1 = V2 = = 4.3 m s−1 .
m1 + m2
Á Sottraendo l’energia cinetica totale prima e dopo l’urto si ottiene l’energia dissipata:
1 1 1
Ed = m1 v12 + m2 v22 − (m1 + m2 )V12 = 3.8 J .
2 2 2
Problema 5
Un uomo getta fuori dal bordo di una barca un oggetto di massa m = 25 kg con una velocità avente
direzione orizzontale e modulo v = 12 m s−1 sapendo che la barca è inizialmente ferma, che la massa
della barca è m1 = 50 kg e che la massa dell’uomo è m2 = 70 kg determinare la velocità della barca,
con a bordo l’uomo, dopo il lancio.

Soluzione
Si tratta di un caso di esplosione del sistema materiale; considerando la barca, l’uomo e l’oggetto
come un unico sistema materiale, non vi sono forze esterne agenti sul sistema; quindi la quantità di
moto totale deve rimanere costante. Prima del lancio dell’oggetto fuori bordo i tre corpi erano fermi
e quindi la quantità di moto totale iniziale era nulla; pertanto deve essere nulla anche la quantità di
moto totale dopo il lancio. Vale quindi
m
(m1 + m2 )V + mv = 0 =⇒ V =− v
m1 + m2
la velocità della barca ha verso opposto a quello della velocità con cui viene lanciato l’oggetto e ha
modulo
m
V = v = 2.5 m s−1 .
m1 + m2
92 CAPITOLO 5. SISTEMI MATERIALI E QUANTITÀ DI MOTO

Problema 6
Un disco di massa m1 = 250 g e velocità di modulo v1 = 4.5 m s−1 va ad urtare un secondo disco,
inizialmente fermo, di massa m2 = 2m1 ; l’urto è obliquo e dopo l’urto i due dischi si allontanano con
velocità formanti rispettivamente angoli θ1 = 60◦ e θ2 = 45◦ con la direzione iniziale del primo disco;
determinare
À i moduli delle velocità dopo l’urto;
Á l’energia dissipata nell’urto.

Soluzione
À Utilizzando le (5.3), tolta l’ultima, si trova

1 √


v1 = V1 + 2V2

m1 v1 = m1 V1 cos θ1 + 2m1 V2 cos θ2 
√ 2
=⇒ √
m1 V1 sen θ1 + 2m1 V2 sen θ2 = 0 3
V1 + 2V2 = 0


2

da cui si ottiene


V1 = ( 3 − 1)v1 = 3.3 m s−1



3− 3
V2 = √ v1 = 1.4 m s−1 .


2 2
Á L’energia dissipata nell’urto è data da
1 1 1
Ed = m1 v12 − m1 V12 − m2 V22 = 0.67 J .
2 2 2

5.1.4 Centro di massa


Dato un sistema materiale costituito da N punti materiali P1 , . . . , PN aventi masse m1 , , . . . , mN e
velocità v1 , . . . , vN , si definisce centro di massa (o baricentro) del sistema il punto G individuato dal
vettore
N
1 1 X
OG = (m1 OP1 + · · · + mN OPN ) = mi OPi (5.4)
m m i=1

ove m = m1 +· · ·+mN è la massa totale del sistema. Se il sistema materiale ha un centro di simmetria
il centro di massa coincide con esso; se il sistema materiale ha due assi di simmetria intersecantesi,
il centro di massa coincide con il loro punto di intersezione. Il centro di massa di due diversi sistemi
materiali rispettivamente di masse m1 ed m2 e centri di massa G1 e G2 è individuato dal vettore
1
OG = (m1 OG1 + OG2 ) .
m
Il centro di massa è anche il punto di applicazione della risultante di tutte le forze peso del sistema
materiale.
La velocità del centro di massa è data dall’espressione
N
1 X
vG = mi vi ;
m i=1

la quantità di moto totale P del sistema materiale ammette una semplice espressione in termini della
velocità del centro di massa, vale infatti
P = mvG
quindi in assenza di forze esterne la quantità di moto totale è conservata e il centro di massa si muove
di moto rettilineo ed uniforme.
5.1. IMPULSO E QUANTITÀ DI MOTO 93

Inoltre vale la seguente relazione fra la risultante F delle forze esterne al sistema materiale e l’acce-
lerazione del centro di massa:
F = maG ,
esprimente il teorema del centro di massa, da cui risulta che il centro di massa di un sistema materiale
si muove come un punto materiale di massa uguale alla massa dell’intero sistema materiale sottoposto
a una forza uguale alla risultante delle forze esterne.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Sono dati tre punti materiali di masse m1 = 3.2 kg, m2 = 4.7 kg e m3 = 5.3 kg aventi, rispetto ad un
sistema di assi cartesiani, rispettivamente coordinate P1 (−1, 0), P2 (0, 2) e P3 (1, −1).

Soluzione
Utilizzando la definizione (5.4) di centro di massa si trova

 m1 x1 + m2 x2 + m3 x3
xG = = 0.16


m1 + m2 + m3

 m1 y1 + m2 y2 + m3 y3
yG = = 0.31 ;


m1 + m2 + m3

il centro di massa quindi si trova nel punto G(0.16, 0.31).

Problema 2
Un uomo di massa m1 = 75 kg si trova a poppa di una zattera di massa m2 = 200 kg e lunghezza
` = 10 m la cui prua si trova a contatto con un molo; l’uomo cammina sulla zattera per scendere sul
molo; determinare la distanza fra la prua e il molo quando l’uomo ha raggiunto la prua.

Soluzione
Sul sistema materiale costituito dalla zattera e
dall’uomo non agiscono forze esterne quindi il G U
centro di massa del sistema, inizialmente fermo,
resta fermo durante tutto il tempo in cui l’uo-
mo U attraversa la zattera. Scelto come asse
di riferimento una retta orientata avente origine U G
sul molo (si veda la figura), si ha la situazio-
ne seguente. Inizialmente le ascisse dei centri di
massa dell’uomo e della zattera sono x
`
x1 = ` , x2 =
2
e quindi il centro di massa del sistema inizialmente si trova in un punto di ascissa
m1 x1 + m2 x2 2m1 + m2 `
xG = = .
m1 + m2 m1 + m2 2
Quando l’uomo si è spostato a prua la zattera si è allontanata dal molo di una distanza d; in questa
situazione il centro di massa dell’uomo e quello della zattera si trovano nei punti di ascissa
`
x1 = d , x2 = d +
2
quindi il centro di massa del sistema materiale è ora dato da
m2 `
m1 x1 + m2 x2 (m1 + m2 )d +
xG = = 2 .
m1 + m2 m1 + m2
94 CAPITOLO 5. SISTEMI MATERIALI E QUANTITÀ DI MOTO

Uguagliando questa espressione con quella trovata precedentemente si ottiene


m2 `
2m1 + m2 ` (m1 + m2 )d + m1 `
= 2 =⇒ d= = 2.7 m .
m1 + m2 2 m1 + m2 m1 + m2

Problema 3
Un corpo di massa m = 12 kg si trova appoggiato ad un sostegno ad un’altezza h dal suolo; ad
un certo istante il corpo esplode in due pezzi; un pezzo, di massa m1 = 9.2 kg viene trovato a una
distanza d1 = 4.7 min direzione nord dal punto dell’esplosione; determinare il punto dove si trova il
secondo pezzo.

Soluzione Sul corpo, inizialmente fermo, al momento dell’esplosione agisce la sola forza peso; quindi
il suo centro di massa, per il teorema omonimo, deve essersi mosso sotto l’azione della forza peso e
quindi trovarsi al suolo nel punto sulla verticale del punto dell’esplosione. Scelto tale punto come
origine di un asse cartesiano orientato verso nord, il primo pezzo si trova nella posizione di ascissa
x1 = d1 ; poiché il centro di massa ha ascissa nulla, la coordinata x2 del secondo pezzo deve essere
tale che sia
m1
m1 x1 + m2 x2 = 0 =⇒ x2 = − d1 = −15 m ;
m2
il secondo pezzo, quindi, si trova a una distanza di 15 metri dal punto dell’esplosione, verso sud.

5.1.5 Esercizi

Quantità di moto e teorema dell’impulso


Es. 1 — Un battitore di baseball riceve una palla di massa m = 250 g che viaggia orizzontal-
mente a una velocità di modulo v1 = 20 m s−1 , la colpisce rimandandola, sempre orizzontalmente;
sapendo che ha esercitato una forza media di modulo F = 100 N per il tempo t = 0.2 s, determinare
a) il modulo v2 della velocità della palla dopo l’urto;
b) il modulo F1 della forza necessaria ad ottenere una velocità finale di modulo v = 35 m s−1 .

Es. 2 — Un pallone di massa m = 425 g si muove orizzontalmente con una velocità di modulo
v1 = 11.5 m s−1 ; un calciatore lo colpisce invertendo il senso del suo moto e imprimendogli una
velocità di modulo v2 = 14.5 m s−1 ; sapendo che l’urto fra il piede del calciatore e il pallone dura
t = 0.5 s e che, dopo essere stato calciato, il pallone percorre la distanza d = 60 m prima di fermarsi,
determinare
a) la forza esercitata dal calciatore;
b) il modulo della forza di attrito e il lavoro da essa compiuto.

Es. 3 — Una palla di massa m = 1.05 kg cade verticalmente dall’altezza h1 = 5.50 m sul
pavimento di una palestra, e rimbalza fino a un’altezza h2 = 3.65 m; sapendo che la palla rimane a
contatto con il pavimento per t = 85 ms, determinare
a) la forza impressa dal pavimento alla palla;
b) l’energia dissipata nell’urto

Es. 4 — Una palla di massa m = 600 g si trova all’altezza h1 = 1.1 m dal suolo e sta salendo
in verticale con velocità di modulo v1 = 6.5 m s−1 ; all’altezza h2 = 2.5 m sbatte contro una trave
orizzontale che le imprime una forza di modulo F = 85 N per t = 0.09 s; determinare
a) il modulo v della velocità della palla immediatamente dopo l’urto
b) come la risposta alla domanda precedente dipende dalla durata dell’urto fra la palla e la trave
a parità di ogni altro dato.
5.1. IMPULSO E QUANTITÀ DI MOTO 95

Es. 5 — Un sasso di massa m = 2.4 kg precipita, partendo da fermo, da una montagna sulla
superficie di un lago dall’altezza h = 50 m; il sasso entra in acqua in t = 0.15 s e, una volta entrato, la
sua velocità si riduce a 1/5 di quella che aveva immediatamente prima di entrare in acqua; sapendo
che durante la caduta il sasso è soggetto a una forza di attrito costante da parte dell’aria, di modulo
Fa = 12 N, determinare
a) il modulo velocità con cui il sasso raggiunge la superficie dell’acqua;
b) il modulo della forza subita dal sasso nell’impatto

Es. 6 — Uno stunt-man di massa m = 75 kg bene allenato si rompe una gamba cadendo a
terra se subisce una forza di modulo superiore a F = 4.0 · 103 N; sapendo che l’impatto con il suolo
dura t = 0.2 s, determinare da quale altezza massima può cadere senza rompersi una gamba.

Es. 7 — In un luna-park un misuratore di forza è costituito da un supporto orizzontale che


deve essere colpito con un martello. Un uomo colpisce il supporto con una forza di modulo F = 450 N
per t = 0.18 s; sapendo che il 40% dell’impulso esercitato va disperso negli attriti e che la parte
rimanente è trasferita a una corpo di massa m = 7.5 kg che sale verticalmente, senza attrito, lungo
una colonna, determinare l’altezza raggiunta dal corpo.

Es. 8 — In un crash-test un’automobile di massa m = 700 kg parte da ferma e percorre


s = 30 m sottoposta, da parte del motore, a una forza di modulo F = 3.0 kN, quindi sbatte contro
un muro; l’urto dura t = 1.2 s; determinare
a) la potenza sviluppata dal motore;
b) il modulo F1 della forza che il muro esercita sull’automobile.

Es. 9 — Inseguendo Bip-Bip, Willy il coyote che ha massa m = 20 kg cade verticalmente in un


burrone. Nell’urto col suolo, che dura t = 0.2 s, subisce una forza di modulo F = 3.0 kN; supponendo
che la caduta inizi con velocità iniziale nulla e che dopo l’urto non vi sia un rimbalzo, determinare
l’altezza del burrone.
Es. 10 — Un paracadutista avente massa m = 68 kg si lancia dall’altezza h = 200 m con
velocità iniziale nulla; sapendo che giunge a terra con velocità di modulo v = 10 m s−1 e che il suolo
esercita sul paracadutista una forza di modulo F = 103 N, determinare
a) il lavoro della forza di attrito;
b) la durata dell’urto.

Es. 11 — Un cuneo di massa m = 500 g cade dall’altezza h = 5.0 m e si conficca nel terreno
per d = 5.0 cm; supponendo che la forza F con cui il terreno agisce sul cuneo sia costante, determinare
a) il modulo di F ;
b) il tempo in cui avviene il processo.

Conservazione della quantità di moto; urti ed esplosioni

Es. 1 — Due vagoni uguali viaggiano agganciati ad una velocità di modulo v1 = 15 m s−1 ; i
due vagoni vanno a urtare un convoglio di altri tre vagoni di uguale massa, anch’essi agganciati fra
loro; sapendo che dopo l’urto i cinque vagoni rimangono uniti, determinare
a) il modulo V della velocità finale del convogli;
b) che velocità v2 avrebbero dovuto avere i tre vagoni affinché, dopo l’urto, il convoglio fosse rimasto
fermo.

Es. 2 — Un carrello di massa m1 = 300 kg si muove senza attrito con velocità costante di
modulo v1 = 2.4 m s−1 ; un operaio lancia in orizzontale sul carrello un sacco di massa m2 = 50 kg
con una velocità di modulo v2 = 6.2 m s−1 avente verso opposto a quello del carrello; determinare
96 CAPITOLO 5. SISTEMI MATERIALI E QUANTITÀ DI MOTO

a) il modulo V1 della velocità del sistema dopo che il sacco è stato gettato sul carrello;
b) il modulo V2 della velocità del sistema dopo che l’operaio ha gettato un secondo sacco, con una
velocità avente lo stesso modulo del primo sacco ma stavolta nello stesso verso del carrello.

Es. 3 — Un carretto di massa m1 = 40 kg si muove con velocità costante avente modulo


v = 4.0 m s−1 ; un bambino lancia contro il carretto delle grosse arance ciascuna di massa m2 = 500 g,
con velocità di modulo v2 = 10 m s−1 ; sapendo che ogni arancia, dopo avere urtato il carretto, vi
rimane attaccata, determinare
a) il numero n di arance che deve lanciare il bambino perché il carretto si fermi;
b) il modulo V della velocità del carretto dopo il lancio di 10 arance.

Es. 4 — Un vagone di massa m = 6.0 · 103 kg si muove con velocità di modulo v1 = 3.5 m s−1
su un piano orizzontale; percorre quindi un dislivello di h = 12 m e raggiunge un secondo vagone
che stava viaggiando con velocità di modulo v2 = 6.7 m s−1 nella stessa direzione; dopo l’urto i due
vagoni restano agganciati e continuano a muoversi con velocità iniziale di modulo V = 9.5 m s−1 e
finiscono per fermarsi dopo t = 60 s a causa di una forza di attrito costante; determinare
a) la massa del secondo vagone;
b) la potenza sviluppata dalla forza di attrito.

Es. 5 — Un blocco di legno di massa m1 = 2.3 kg è appeso ad un filo inestensibile; un proiettile


di massa m2 = 3.5 g colpisce orizzontalmente il blocco e rimane conficcato in esso, come risultato il
blocco di legno si solleva di h = 7.4 cm determinare il modulo della velocità del proiettile.

Es. 6 — Un blocco di legno è fermo su una superficie priva di attrito; un proiettile di massa
m1 = 3.0 g muovendosi con velocità di modulo v1 = 450 m s−1 colpisce il blocco e rimane al suo
interno; dopo l’urto il modulo della velocità del blocco è V = 9.3 m s−1 ; determinare
a) la massa m2 del blocco;
b) quale dovrebbe essere la velocità v2 iniziale del blocco per fare sı̀ che la velocità finale del sistema
sia nulla.

Es. 7 — Una motovedetta di massa m1 = 200 Mg, inizialmente ferma, spara contempora-
neamente una palla di cannone di massa m2 = 70 kg e un siluro di massa m3 = 400 kg verso una
barca di contrabbandieri di massa m4 = 8 Mg e velocità, diretta verso la motovedetta, di modulo
v4 = 4.5 m s−1 ; la palla di cannone parte orizzontalmente con velocità di modulo v2 = 50 m s−1 , il
siluro con una velocità di modulo v3 = 10 m s−1 ; determinare
a) il modulo V1 della velocità di rinculo della motovedetta;
b) il modulo V4 della velocità della barca dei contrabbandieri dopo che è stata colpita dai due
proiettili, che rimangono conficcati in essa.

Es. 8 — Due vagoni di masse m1 = 3.0 · 103 kg e m2 = 2.5 · 103 kg si muovono nello stesso
verso lungo un binario; il secondo ha una velocità di modulo v2 = 6.0 m s−1 raggiunge e si aggancia al
primo che si muove con velocità di modulo v1 ignota; dopo l’urto proseguono il loro moto con velocità
di modulo di V = 7.5 m s−1 ; determinare il modulo della velocità iniziale del primo vagone.

Es. 9 — Due persone si tuffano contemporaneamente da una barca di massa m = 120 kg


inizialmente ferma; il primo di massa m1 = 80 kg si tuffa verso destra con una velocità orizzontale
di modulo v1 = 3.0 m s−1 , l’altro di massa m2 = 60 kg si tuffa verso sinistra con velocità orizzontale
di modulo v2 = 5.0 m s−1 ; dopo i tuffi la barca si ferma nel tempo t = 2.0 s a causa dell’attrito
dell’acqua; determinare
a) il modulo della velocità della barca dopo i tuffi;
b) il modulo della forza di attrito media.
5.1. IMPULSO E QUANTITÀ DI MOTO 97

Es. 10 — Un pallone di massa m1 = 650 g si muove orizzontalmente con velocità di modulo


v = 10.0 m s−1 e va ad urtare elasticamente un automobile ferma di massa m2 = 1200 kg; trascurando
ogni attrito, determinare le velocità del pallone e dell’automobile dopo l’urto.

Es. 11 — Tre punti materiali si muovono su un piano orizzontale privo di attrito con velocità
uguali modulo v = 2.0 m s−1 ma di direzioni tali da formare, a due a due, angoli di 120◦ le loro masse
sono m1 = 3.0 kg, m2 = 4.0 kg e m3 = 5.0 kg; i tre punti materiali si urtano contemporaneamente
e restano attaccati; scelto l’asse delle ascisse nella direzione del moto del primo punto materiale
determinare le componenti della velocità V del sistema dopo l’urto.

Es. 12 — Un carrello di massa m1 = 54 kg viene lanciato con velocità di modulo v = 4.2 m s−1
lungo una rotaia priva di attrito contro un secondo carrello inizialmente fermo che, dopo l’urto, si
muove con velocità di modulo v/2 mentre il primo viene rallentato ad una velocità di modulo v/3;
sapendo che l’urto dura t = 0.1 s determinare
a) la massa del secondo carrello;
b) il modulo della forza media che si sviluppa nell’urto;
c) l’energia dissipata nell’urto.

Es. 13 — Due biglie di massa m1 = 2.5 g e m2 = 2m1 si muovono alla stessa velocità di
modulo v = 3.2 m s−1 ma con direzioni perpendicolari; ad un certo istante si urtano e la prima
prosegue con velocità invariata in modulo ma con direzione variata di 90◦ rispetto alla direzione
precedente l’urto; determinare
a) il modulo della velocità della seconda biglia dopo l’urto;
b) l’energia dissipata nell’urto.

Es. 14 — Due punti materiali, di masse m1 ed m2 = 2m1 , si muovono con la stessa velocità
di modulo v = 4.5 m s−1 lungo una guida circolare avente raggio r = 5.0 m; ad un certo istante si
urtano elasticamente continuando poi a muoversi lungo la guida; determinare dopo quanto tempo dal
primo urto i due punti materiali si urtano nuovamente.

Es. 15 — Una palla da biliardo di massa m1 si muove con velocità di modulo v1 = 2.3 m s−1
e urta elasticamente contro una seconda palla, inizialmente ferma, di uguale massa; sapendo che la
prima palla viene deviata dalla sua direzione originale di un angolo θ1 = 30◦ determinare
a) l’angolo θ2 formato dalla velocità della seconda palla dopo l’urto con la direzione di v1 ;
b) i moduli delle velocità delle due palle dopo l’urto.

Es. 16 — Un vagone di massa m1 = 24 Mg urta contro un secondo vagone fermo e si aggancia


ad esso; sapendo che nell’urto viene dissipato il 25% dell’energia, determinare la massa del secondo
vagone.

Centro di massa

Es. 1 — Determinare a che distanza dal centro della Terra si trova il centro di massa del
sistema Terra-Luna.
Es. 2 — Nella molecola di ammoniaca, N H3 , i quattro atomi sono disposti ai vertici di un
tetraedro regolare di spigolo `; sapendo che la massa dell’atomo di azoto è 14 volte la massa dell’atomo
di idrogeno, determinare a quale distanza d dal piano che contiene i tre atomi di idrogeno si trova il
centro di massa della molecola.
Es. 3 — Un solido è costituito da un cubo di spigolo ` = 25 cm a cui è stata sottratta una
faccia; determinare a quale distanza d dalla faccia mancante si trova il centro di massa del solido.

Es. 4 — Una barca di massa m = 80 kg e lunghezza ` = 4.5 m si trova con la prua contro
il molo; due ragazzi di masse m1 = 50 kg e m2 = 60 kg si trovano alle estremità della barca; i due
ragazzi si scambiano di posto e la barca si stacca dal molo di una distanza d; determinare d.
98 CAPITOLO 5. SISTEMI MATERIALI E QUANTITÀ DI MOTO

Es. 5 — Due pattinatori su ghiaccio di masse m1 = 65 kg e m2 = 55 kg distano d = 12 m


quando si tirano vicendevolmente tramite una fune di massa trascurabile fino ad arrivare a contatto;
determinare lo spazio percorso dal secondo pattinatore.

Es. 6 — Un’automobile della polizia di massa m1 = 1200 kg sta inseguendo una vettura so-
spetta a velocità di modulo v1 = 120 km h−1 ; la vettura, di massa m2 = 1000 kg fugge ad una velocità
di modulo v2 = 100 km h−1 ; determinare la velocità del centro di massa del sistema.

Es. 7 — Un cannone spara un proiettile con velocità iniziale di modulo v0 = 30 m s−1 con un
alzo di 45◦ ; quando il proiettile raggiunge la sua quota massima esplode e si frantuma in due pezzi di
uguale massa, uno dei quali cade verticalmente rispetto al punto dell’esplosione; determinare a che
distanza dal punto di sparo cade l’altro pezzo.

Es. 8 — Una macchina di Atwood è costituita da due punti materiali di masse m1 = 3.6 kg e
m2 = 4.8 kg collegati tramite un filo inestensibile di massa trascurabile che passa per una carrucola,
anch’essa di massa trascurabile; inizialmente i due punti materiali si trovano entrambi a h = 1.2 m
dal suolo; scelto come asse delle ascisse di riferimento un asse verticale volto verso l’alto con l’origine
al suolo, determinare la legge del moto del centro di gravità del sistema.

Es. 9 — Due punti materiali di masse m1 = 5.8 kg e m2 = 7.4 kg si urtano in modo comple-
tamente anelastico; sapendo il centro di massa del sistema resta fermo e che il modulo della velocità
del primo punto prima dell’urto è v1 = 3.5 m s−1 , determinare
a) il modulo della velocità del secondo punto prima dell’urto;
b) il modulo della velocità del sistema dopo l’urto;
c) l’energia dissipata.

Es. 10 — Due punti materiali di masse m1 = 250 g e m2 = 350 g si muovono in versi opposti
e si urtano elasticamente; rispetto al proprio centro di massa le componenti delle loro velocità sono
u1 = 4.2 m s−1 e u2 = −2.4 m s−1 ; sapendo che rispetto ad un dato osservatore il centro di massa
si muove con velocità vG = 5.3 m s−1 , determinare i moduli delle loro velocità dopo l’urto per tale
osservatore.
Capitolo 6

Statica e dinamica dei sistemi


materiali

6.1 Momento di un vettore


Dato un vettore AB ed un punto O, si dice momento del vettore
AB rispetto al polo O il prodotto vettoriale O
B
OA × AB . b

Il modulo del momento è uguale al prodotto del modulo del vettore


per la distanza della retta di applicazione del vettore dal polo; tale A
retta è detta braccio; vale quindi, anche con riferimento alla figura:
Figura 6.1: Il braccio b.
kOA × ABk = bkABk .
Nella precedente definizione, al posto del punto A si può scegliere B o qualsiasi altro punto P
appartenente alla retta passante per A e B; vale infatti

OP × AB = (OA + AP ) × AB = OA × AB

visto che AP e AB sono paralleli e il loro prodotto vettoriale è nullo.

6.1.1 Momento di una forza


Dato un punto materiale P di massa m e velocità v sul quale agisce la forza F ; si definisce momento
della forza F rispetto al polo O la quantità vettoriale

MO = OP × F .

Due forze F1 e F2 parallele aventi lo stesso modulo ma verso opposto e tali che sia b la distanza fra
le loro rette di applicazione si dicono una coppia di forze di braccio b.
La risultante di una coppia di forze è nulla mentre il mo-
mento di una coppia rispetto a qualunque polo O è un
vettore perpendicolare al piano della coppia avente il ver-
so che vede la rotazione della coppia svolgersi in senso an- F2 b
tiorario e ha come modulo il prodotto fra il modulo dei
F1
vettori della coppia F1 = F2 e il braccio b. Per avere equi-
librio di un sistema materiale è necessario che siano nulli
la risultante delle forze esterne agenti sul sistema e il loro
momento rispetto ad un qualunque polo O. La presenza di
una forza esterna produce la traslazione del sistema; men-
Figura 6.2: Il braccio di una coppia
tre la presenza di un momento produce la rotazione del
di forze.
sistema.

99
100 CAPITOLO 6. STATICA E DINAMICA DEI SISTEMI MATERIALI

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Si consideri un rettangolo di lati a = 30 cm e b = 20 cm sul quale siano applicate, come in figura, le
forze F1 ed F2 di moduli F1 = 4.0 N e F2 = 6.0 N; determinare
À il momento delle forze F1 ed F2 rispetto al centro O del rettangolo;
Á modulo della forza F3 che rende nullo il momento totale delle forza applicate al rettangolo.

Soluzione
À Applicando la regola della mano destra momenti delle forze F1 ed F2 sono due vettori entrambi
uscenti dal foglio; i loro moduli si calcolano osservando che i rispettivi bracci sono b1 = b/2 e b2 = a/2;
si ha quindi
1 1
M1 = bF1 = 0.40 N m , M2 = aF2 = 0.90 N m .
2 2
Á Il momento della forza F3 rispetto al polo O è un vettore entrante nel foglio; per avere momento
risultante nullo basta quindi che il suo modulo sia uguale alla somma dei moduli di M1 ed M2 ; il
braccio di F3 rispetto ad O vale b/2, quindi deve essere

1 1 1 a
bF3 = bF1 + aF2 =⇒ F3 = F1 + F2 = 13 N .
2 2 2 b
Si noti che, in questo caso, il momento totale cal- F2
colato rispetto ad un polo diverso non è nullo. Si
consideri, ad esempio, come polo il punto di ap-
plicazione della forza F2 ; rispetto a questo F1 ed F1
F2 hanno braccio nullo e quindi momento nullo,
quindi il momento totale coincide con il momen-
to di F3 che non è zero. Questo è dovuto al fatto b O
che la risultante delle tre forze non è nulla. La
F3
condizione di annullamento del momento totale è
a
indipendente dal polo solamente in condizioni di
equilibrio.

Problema 2
Una mensola di massa trascurabile è imbullonata alle estremità in modo da essere in posizione oriz-
zontale; un libro di massa m = 2.40 kg è poto sulla mensola in modo che la sua distanza dal bullone
destro sia il doppio della distanza da bullone sinistro; determinare la reazione vincolare di ciascun
bullone.

Soluzione
Il sistema è in equilibrio; quindi la risultante delle forze agenti e il momento totale delle forze agenti
devono essere entrambi nulli.
N1

N2
b1 b2
O

mg

Le forze agenti sono, la forza peso mg del libro e le reazioni vincolari N1 ed N1 dei bulloni. Scelto
come polo O il punto in cui la forza peso del libro interseca la mensola, la forza peso ha braccio nullo,
6.1. MOMENTO DI UN VETTORE 101

mentre i bracci delle reazioni vincolari sono uno il doppio dell’altro cioè: b2 = 2b1 . Allora le due
condizioni di equilibrio sono

N1 = b2 mg = 2 mg = 1.60 N m
 
N1 + N2 = mg
b1 + b2 3

=⇒
N1 b1 = N2 b2 b 1 1
 N2 = mg = mg = 0.80 N m .


b1 + b2 3

Si noti che si ottiene lo stesso risultato scegliendo come polo qualsiasi altro punto; per esempio
scegliendo il bullone di destra, punto di applicazione della reazione N1 , le condizioni di equilibrio
diventano 
N1 + N2 = mg
mgb1 = N2 (b1 + b2 )

che hanno le stesse soluzioni trovate sopra.

Problema 3
Una scala di massa m = 3.5 kg e lunghezza ` è appoggiata ad una parte verticale formando con il
pavimento un angolo α = 65◦ ; sapendo che il coefficiente di attrito statico fra la scala e la superficie
del pavimento è µs = 0.36 e che l’attrito con la parete verticale è trascurabile, determinare
À le reazioni vincolari nei punti di appoggio;
Á l’angolo minimo αm che consente alla scala di stare in equilibrio.

Soluzione
À Al punto di appoggio sulla parete vi è solo una reazione vincolare perpendicolare N1 , mentre al
punto di appoggio sul pavimento, oltre alla relazione vincolare perpendicolare N2 vi è anche una
forza di attrito statico Fs .

N1

N2
mg
α
Fs O

Inoltre sulla scala agisce la forza peso applicata nel suo punto medio, come rappresentato in figura.
Per avere equilibrio si devono annullare la risultante delle forze agenti e i momento totale delle forze
agenti. È conveniente scegliere come polo il punto O di appoggio della scala sul pavimento poiché,
rispetto ad esso due forza hanno braccio nullo; i bracci di N1 e di mg valgono rispettivamente

1
b1 = ` sen α , b2 = ` cos α ,
2
quindi le condizioni per l’equilibrio diventano


 N1 = Fs  mg

  N1 = Fs = = 8.0 N
N2 = mg =⇒ 2 tg α
N = mg = 34 N .
N1 ` sen α = 1 mg` cos α


 2
2
Come già osservato nell’esercizio precedente, la scelta del polo è stata dettata da sole considerazioni
di comodità e di semplicità di calcolo; scegliendo un polo diverso, per esempio il vertice dell’angolo
102 CAPITOLO 6. STATICA E DINAMICA DEI SISTEMI MATERIALI

formato dal pavimento e dalla parete, si sarebbe ottenuto il medesimo risultato, dovendo però consi-
derare il momento di tre forze invece che di due come fatto qui.
Á Il vincolo può sviluppare una forza di attrito statico il cui massimo modulo è

FsM = µs N2 = µs mg ;

tenendo conto dei risultati del primo punto, deve quindi valere

mg 1
Fs ≤ FsM =⇒ ≤ µs mg =⇒ tg α ≥ ;
2 tg α 2µs

pertanto l’angolo minimo è


1
αm = arctg = 54◦ .
2µd

6.1.2 Momento angolare


Il momento angolare o momento della quantità di moto di P rispetto al polo O è la quantità vettoriale

LO = OP × mv . (6.1)

Le equazioni precedenti diventano particolarmente semplici nel caso in cui il moto di P sia circolare
uniforme di centro O e raggio r; in tal caso, infatti la forza agente è centripeta e quindi ha la stessa
direzione del vettore OP , mentre la velocità è tangente e quindi perpendicolare la vettore OP ; si
ottiene:
)
MO = 0
moto circolare.
LO = mr2 ω

L’ultima equazione scritta in forma scalare diventa

LO = mr2 ω = mrv . (6.2)

Il momento di una forza ed il momento angolare sono legati dalla relazione

∆LO
MO =
∆t

dalla quale segue la legge della conservazione del momento angolare.

Se un punto materiale è sottoposto all’azione di una forza di momento nullo il suo momento
angolare è una costante del moto.

Un caso importante in cui il momento angolare si conserva è quello in cui il punto materiale è
sottoposto ad una forza centrale: in tale caso infatti F e OP sono vettori paralleli ed il loro prodotto
vettoriale è nullo.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Rispetto ad un certo sistema di riferimento cartesiano di origine O, un punto materiale P avente


massa m = 3.20 kg si muove di moto rettilineo ed uniforme lungo la retta r di equazione cartesiana
3x − 4y + 12 = 0 con velocità di modulo v = 2.25 m s−1 e avente verso diretto in modo tale che
le componenti di v siano entrambe negative; determinare modulo, direzione e verso del momento
angolare di P rispetto al polo O.
6.1. MOMENTO DI UN VETTORE 103

Soluzione
Utilizzando la (6.1), e ricordando la definizione di prodotto vet- y
toriale, per la regola della mano destra la direzione del vettore P
momento angolare è perpendicolare al piano xy e di verso uscente
dal foglio; per quanto riguarda il modulo, questo è dato dal pro- v
b
dotto del modulo di v per la componente di OP perpendicolare
a v, in figura il segmento b; quindi O x

LO = kOP × mvk = mvb .

La lunghezza di b è pari alla distanza della retta dall’origine; ricordando la formula della distanza
punto retta, si trova
|axo + byo + c|
b= √ = 2.40 m ;
a2 + b2

quindi
LO = 17.3 N m .

Problema 2

Un punto materiale P di massa m è legato mediante una corda inestensibile ad una sottile asta
verticale e ruota, in un piano supposto orizzontale, attorno al punto O dell’asta; inizialmente il
raggio della traiettoria di P misura r1 = 24 cm e ha velocità v1 = 2.4 m s−1 , dopo un certo tempo
la corda si è avvolta attorno all’asta e il raggio della traiettoria si è ridotto alla misura r2 = 15 cm;
determinare la velocità finale di P .

Soluzione

Sul punto materiale P agisce solo la tensione τ della corda;


poiché la forza ha la direzione di OP , il momento della for- v1
P
za τ rispetto al centro O della traiettoria è nullo; quindi il r2
r1
momento angolare durante il moto rimane costante. Poiché P
l’asta è sottile, è ragionevole supporre che ogni giro di P at- O
torno ad O sia percorso di moto circolare uniforme; è cosı́ v2
possibile utilizzare la (6.2) e scrivere:

mr1 v1 = mr2 v2

da cui
r1
v2 = v1 = 3.8 m s−1 .
r2

Problema 3

Due punti materiali P1 e P2 aventi la stessa massa m = 50 g sono uniti da una corda inestensibile di
lunghezza ` = 60 cm e massa trascurabile e ruotano attorno al loro centro di massa G con velocità
v = 4.3 m s−1 ;
À determinare il momento angolare del sistema rispetto al polo G;
Á mostrare che il momento angolare rispetto a P1 è il doppio del momento angolare rispetto a
G.
104 CAPITOLO 6. STATICA E DINAMICA DEI SISTEMI MATERIALI

Soluzione
À Il momento angolare del sistema è la somma dei momenti
angolari dei due punti che si muovono di moto circolare v2
uniforme di centro G, vale dunque
ℓ/2 G
LG = L1 + L2 = GP1 × mv1 + GP2 × mv2 . P1 P2
ℓ/2
I due momenti hanno la stessa direzione, lo stesso verso
(in figura uscente dal foglio) e lo stesso modulo ottenibile v1
usando la (6.2):
`
L1 = L2 = m v
2
quindi
LG = m`v = 0.13 N m .
Á Rispetto al polo P1 il momento angolare del sistema è quello del punto solo P2 si muove di moto
circolare uniforme di centro P1 , raggio ` e velocità 2v. Il momento angolare è quindi
LP1 = P1 P2 × m(2v) ,
la cui direzione e verso sono gli stessi del caso con polo
in G mentre il modulo è
2v2
LP1 = 2m`v = 0.26 Nm .

Per convincersi che la velocità di P2 rispetto a P1 e


2v, basta osservare che la velocità angolare del sistema
rispetto a G e rispetto a P1 è la stessa mentre il raggio ℓ
P1 P2
di rotazione raddoppia.

6.1.3 Esercizi

Momento di una forza


Es. 1 — Due bambini di masse m1 = 25 kg e m2 = 30 kg giocano su di un’altalena basculante
sospesa nel suo punto medio di lunghezza totale ` = 6.0 m; se il primo bambino si siede su una delle
due estremità, determinare
a) la distanza dall’altra estremità a cui deve sedersi il secondo bambino perché il sistema sia in
equilibrio;
b) la reazione vincolare nel punto di sospensione.

Es. 2 — Una scala omogenea di massa m = 8.0 kg è appoggiata ad una parete liscia con cui
forma un angolo α = 30◦ ; determinare i moduli delle forze F1 ed F2 esercitate rispettivamente dal
pavimento e dalla parete sulla scala.

Es. 3 — Un quadro rettangolare di massa m = 650 g è appeso al soffitto per mezzo di due
fili verticali inestensibili di massa trascurabile uno dei quali è attaccato ad un’estremità, mentre
l’altro è attaccato ad un punto che dista dall’altra estremità i 2/3 della lunghezza totale del quadro;
determinare le tensioni dei due fili.
Es. 4 — Una ruota di massa m = 350 g di raggio r = 31 cm deve superare uno scalino di
altezza h = 15 cm; per farlo viene applicata una forza F orizzontale nel suo centro; determinare il
minimo modulo di F necessario.
Es. 5 — Una scala ‘a libretto’ è costituita da due parti uguali entrambe appoggiate a terra
e formanti un angolo α = 36◦ ; a metà altezza le due parti della scala sono trattenute da un filo
inestensibile di massa trascurabile che le collega; sapendo che ciascuna delle due parti della scala ha
massa m = 4.5 kg e che non vi è attrito fra la scala e il pavimento su cui appoggia, determinare il
modulo della tensione del filo.
6.2. CORPO RIGIDO 105

Es. 6 — Un cubo di massa m = 4.6 kg ha uno spigolo appoggiato ad una parete ed uno
spigolo appoggiato al pavimento scabro in modo che la faccia inferiore formi con il pavimento un
angolo α = 25◦ ; determinare il modulo della forza di attrito agente sul cubo.

Es. 7 — Un asta metallica omogenea, che è piegata ad angolo retto il modo che uno dei due
rami abbiano lunghezze `1 ed `2 tali che sia `2 = 2`1 , viene appesa ad un sostegno orizzontale;
determinare gli angoli formati dai due rami in condizioni di equilibrio.

Momento angolare

Es. 1 — Un sasso di massa m è legato ad un filo inestensibile che è fissato ad un bastoncino


verticale; il sasso è fatto ruotare in modo che il filo progressivamente si avvolga attorno al bastoncino;
sapendo che inizialmente il filo è lungo `0 = 0.80 cm e che il sasso è posto in rotazione con una velocità
di modulo v0 = 4.5 m s−1 ,
a) stabilire come il modulo della tensione del filo dipende dalla sua lunghezza;
b) determinare il modulo v della velocità del sasso quando il filo ha dimezzato la propria velocità.

Es. 2 — Un punto materiale di massa m = 23 kg si muove di moto circolare uniforme con


velocità di modulo v0 = 4.5 m s−1 quando su esso comincia ad agire, nel verso del moto, una forza
tangenziale di modulo F = 54 N; sapendo che l’azione della forza dura t = 1.8 s, determinare il
modulo v della velocità finale del punto materiale.

Es. 3 — Un punto materiale di massa m = 4.2 kg ruota su un piano orizzontale privo di


attrito; il punto è attaccato ad una estremità di un filo inestensibile e di massa trascurabile, mentre
l’altra estremità passa attraverso un buco del piano che viene tirata da una forza esterna in modo
da diminuire il raggio della traiettoria circolare del punto materiale; sapendo inizialmente il punto
materiale si muove con velocità di modulo v1 = 2.6 m s−1 lungo una circonferenza di raggio r1 = 60 cm,
determinare
a) il modulo del momento angolare del punto materiale;
b) la velocità del punto materiale quando il raggio è diminuito al valore r2 = 36 cm.

6.2 Corpo rigido


Se il sistema materiale è un corpo rigido, il suo moto si studia come la composizione del moto del
baricentro del corpo e del moto del corpo rispetto al baricentro.

6.2.1 Dinamica del corpo rigido


Il moto del baricentro di un sistema materiale dipende solo dalla risultante F delle forze esterne
agenti su di esso; vale infatti la seguente equazione nota con il nome di prima equazione cardinale;
F = maG
ove m è la massa totale del sistema.
Il moto rispetto al centro di massa è di tipo rotatorio e le equazioni cardinali si scrivono in termini
del momento di inerzia I del corpo rispetto all’asse di rotazione. In figura sono riportati i momenti
d’inerzia di alcuni corpi rigidi di massa m, rispetto agli assi di rotazione indicati passanti per il
baricentro G del corpo.
La relazione fra i momenti d’inerzia di un sistema materiale rispetto a due assi paralleli distanti d
dei quali uno passa per il baricentro G è data dal teorema di Huygens-Steiner :
Ir = IG + md2 .
La componente LOr del momento angolare parallela all’asse di rotazione, ove O è un polo che
appartiene all’asse di rotazione, è dato da
LOr = Iω .
106 CAPITOLO 6. STATICA E DINAMICA DEI SISTEMI MATERIALI

c
r r ℓ a b

(a) Cilindro pieno: (b) Cilindro


 pieno: (c) Sfera: (d) Parallelepipedo:
1 r2 `2 2 1

IG = mr2 IG = m + I G = mr2 IG = m(a2 + b2 )
2 4 12 5 12

In generale il momento angolare non è parallelo all’asse di rotazione, tuttavia per ogni corpo rigido
esistono tre assi di rotazione, detti assi principali d’inerzia, per i quali ciò accade; in tali casi la
precedente relazione diventa
LO = Iω .
In generale è asse principale d’inerzia ogni asse di simmetria del corpo rigido.
Se sul corpo rigido agisce un momento di forze diverso da zero vale la seconda equazione cardinale
∆LO
MO = (6.3)
∆t
se l’asse di rotazione è un asse principale d’inerzia, la precedente equazione diventa
∆ω
MO = I = Iα .
∆t
ove α è il vettore accelerazione angolare del corpo rigido.
Il lavoro compiuto dalle forze di momento MO per una rotazione del sistema di un angolo δθ attorno
all’asse di rotazione r è dato da
L = Mr δθ
ove Mr è la componente di MO rispetto all’asse di rotazione.
L’energia cinetica, a sua volta, si scrive come somma di due parti una relativa al moto di traslazione
di G e una relativa al moto rispetto a G, vale quindi il teorema di König:
1 1
Ec = mvG2 + Iω 2
2 2
ove, ω è il modulo della velocità angolare del corpo.

PROBLEMI RISOLTI


Problema 1
Una pattinatrice artistica ruota attorno ad un asse passante per il proprio baricentro con velocità
angolare di modulo ω1 = 2.4 rad s−1 quando, portando le braccia lungo il corpo, aumenta il modulo
della propria velocità angolare di rotazione fino a ω2 = 3.5 rad s−1 ; sapendo che il suo momento
d’inerzia iniziale era I1 = 5.2 kgm2 determinare il suo momento d’inerzia finale.

Soluzione
L’unica forza esterna agente sulla pattinatrice è la forza peso; scegliendo come polo il centro di massa,
il momento delle forze esterne risulta quindi nullo. Pertanto il momento angolare rimane costante;
vale quindi
ω1
L1 = L2 =⇒ I1 ω1 = I2 ω2 =⇒ I2 = I1 = 3.6 kgm2 .
ω2
6.2. CORPO RIGIDO 107

Problema 2
Un satellite cilindrico di raggio r = 4.5 m e massa m = 5.4 · 103 kg inizialmente fermo, viene messo
in rotazione per mezzo di due propulsori montati tangenti al cilindro; determinare
À il modulo F della forza che deve essere applicata da ciascun razzo affinché il satellite raggiunga
la velocità angolare di modulo ω = 3.5 rad s−1 nel tempo ∆t = 360 s;
Á l’energia cinetica finale del satellite.

Soluzione
À Scegliendo come polo un punto O sull’asse di simmetria del cilindro l’equazione (6.3) in forma
scalare si scrive
ω
MO = I .
∆t
Il momento delle forze esterne è uguale al prodotto delle due forze, aventi lo stesso modulo F , per il
braccio r; inoltre il momento d’inerzia del cilindro rispetto al suo asse è I = mr2 /2; si trova quindi
1 2 ω mrω
2F r = mr =⇒ F = = 59 N .
2 ∆t 4∆t
Á L’energia cinetica finale è dovuta alla pura rotazione ed è quindi data da
1 2 1
Ec = Iω = mr2 ω 2 = 3.4 · 105 J .
2 4
Lo stesso calcolo si sarebbe potuto fare, con piú calcoli, utilizzando il teorema dell’energia cinetica;
il lavoro del momento delle forze dei propulsori infatti è dato da

L = MO ∆θ

ove ∆θ è l’angolo della rotazione totale compiuta dal satellite; poiché tale rotazione è uniformemente
accelerata da un’accelerazione angolare α = MO /I si ha
1 1
∆θ = α∆t2 = MO ∆t2
2 2I
e quindi
1 2 2 4F 2 r2 ∆t2 4F 2 ∆t2 1
Ec = L = MO ∆t = 2
= = mr2 ω 2
2I mr m 4
che è lo stesso risultato trovato sopra.

Problema 3
Determinare l’energia cinetica della Terra nel suo moto di rotazione attorno al proprio asse e di
rivoluzione attorno al Sole.

Soluzione
L’energia cinetica di rotazione attorno al proprio asse è data da
1 2
Ec1 = Iω
2
ove I = 2mr2 /5 e ω = 2π/T ove T è il tempo impiegato a compiere una rotazione competa, e quindi
un giorno. Utilizzando i valori riportati in appendice si trova
1 2 2 2 4π 2 mr2
Ec1 = · mr ω = · 2 = 2.56 · 1029 J .
2 5 5 T
Per l’energia cinetica di rivoluzione attorno al Sole, la Terra può essere approssimata ad un punto
materiale; indicando con d la distanza Terra-Sole e con T1 il periodo di rivoluzione, si ha quindi
2
2πmd2

1 1 2πd
Ec2 = mv 2 = m = = 8.45 · 1026 J .
2 2 T1 T12
108 CAPITOLO 6. STATICA E DINAMICA DEI SISTEMI MATERIALI

6.2.2 Moto di rotolamento


Nel moto di puro rotolamento dei corpi rotondi il punto di contatto P con la superficie di appoggio
ha velocità nulla, è quindi conveniente considerare tale moto come una rotazione attorno a P ; al-
ternativamente si può considerare il moto di rotolamento come un moto traslatorio del baricentro G
composto con una rotazione attorno a G, in questo caso valgono le relazioni

vG = ωr , aG = αr , (6.4)

ove r è il raggio del corpo rotondo.


Il seguente problema illustra la situazione.

PROBLEMI RISOLTI


Problema 1
Si consideri un cilindro omogeneo di massa m = 6.3 kg e raggio r = 64 cm che rotola su di un piano
orizzontale scabro sotto l’azione di una forza F orizzontale applicata al baricentro G del disco di
modulo F = 12 N; sapendo che il cilindro parte da fermo e che il coefficiente di attrito statico fra il
cilindro e il piano orizzontale è µs = 0.55, determinare
À il modulo della sua velocità lineare dopo t = 4.2 s;
Á l’energia cinetica all’istante t;
 il lavoro fatto dalla forze agenti sul cilindro;
à il modulo massimo che può avere la forza perché il rotolamento avvenga senza strisciare.

Soluzione
À Le forze agenti sul cilindro sono la forza esterna F e la forza
d’attrito statico Fs , rappresentate in figura, piú la forza peso
e la forza perpendicolare di reazione del piano di appoggio che
annullandosi a vicenda non giocano qui alcun ruolo. La prima F
e la seconda equazione cardinale in questa situazione diventano G b

F + Fs = maG , Mz = Iz α
b

ove l’asse di rotazione è l’asse perpendicolare passante per il Fs P


baricentro G; G è anche il polo rispetto a cui sono calcolati i
momenti, con l’asse z di direzione perpendicolare al piano del foglio e di verso entrante. Scrivendo le
precedenti equazioni per componenti si trova
1 2
F − Fs = maG , Fs r = mr α
2
utilizzando la (6.4), si ottiene
2F
aG =
3m
e quindi
2F
vG = aG t = t = 5.3 m s−1 .
3m
Si può eseguire lo stesso calcolo considerando l’asse di rotazione passante per il punto P di appoggio;
in questo caso il momento d’inerzia, per il teorema di Huygens-Steiner, vale
3 2
I = IG + mr2 = mr ;
2
la seconda equazione cardinale quindi diventa
3 2 α 2F
Fr = mr α , aG = =
2 r 3m
6.2. CORPO RIGIDO 109

ritrovando cosı́ il risultato precedente.


Á L’energia cinetica può essere calcolata utilizzando il teorema di König considerando l’energia di
rotazione attorno al baricentro G piú l’energia di traslazione del baricentro:

1 1 3 F 2 t2
Ec = mvG + IG ω 2 = mvG2 = = 1.3 · 102 J .
2 2 4 3m
Lo stesso calcolo si può effettuare considerando la rotazione attorno al punto fisso P ; in questo caso
non vi è traslazione ma solo rotazione, cambia però il momento d’inerzia:
1 3 3
Ec = IP ω 2 = mr2 ω 2 = mvG2
2 4 4
che è il risultato già trovato.
 L’unica forza che compie lavoro è F in quanto la forza di attrito statico agisce su un punto fermo
e quindi non vi è spostamento. La forza F agisce sul baricentro che si muove di moto uniformemente
accelerato. partendo da fermo, con accelerazione aG trovata sopra, quindi il suo spostamento è

1 F t2
s= aG t2 =
2 3m
e quindi il lavoro di F è
F 2 t2
L = Fs = = 1.3 · 102 J ;
3m
tale valore è uguale alla variazione di energia cinetica in accordo con il teorema dell’energia cinetica.
à Dalla relazione trovata al primo punto si ottiene
2F 1
F − Fs = , Fs = F
3 3
quindi per avere puro rotolamento la forza agente deve essere il triplo della forza di attrito; ora,
poiché la forza massima di attrito che può sviluppare il vincolo è data da µs mg, la forza agente non
può superare il triplo di tale valore, cioè deve valere

F ≤ 3µs mg =⇒ Fmax = 3µs mg = 1.0 · 102 N .

Problema 2
Una sfera di massa m = 24 kg parte da ferma dalla cima di un piano inclinato scabro di altezza
h = 3.5 m scendendo rotolando senza strisciare; sapendo che l’angolo di inclinazione del piano è
θ = 23◦ e che il coefficiente di attrito statico fra la sfera e il piano è µs = 0.30, determinare
À la velocità con cui la sfera arriva in fondo al piano;
Á il modulo della forza di attrito statico agente sulla sfera;
 l’angolo di inclinazione massimo che consente il rotolamento senza strisciare.

Soluzione
N
À L’unica forza che lavora qui è la forza peso che è una forza
conservativa, quindi l’energia cinetica finale deve essere uguale G b

Fs
all’energia potenziale iniziale; a sua volata l’energia cinetica può
essere calcolata come energia cinetica di rotazione attorno al
punto di contatto cioè mg
1
Ec = Iω 2
2
ove il momento d’inerzia è quello rispetto all’asse di rotazione passante per il punto di contatto e che
va calcolato utilizzando il teorema di Huygens-Steiner:
2 2 7
I = IG + mr2 = mr + mr2 = mr2 .
5 5
110 CAPITOLO 6. STATICA E DINAMICA DEI SISTEMI MATERIALI

Riconoscendo che r2 ω 2 = vG2 , si ottiene


7 2 2 7
Ec = mr ω = mvG2
5 5
uguagliando, come detto, questa energia cinetica con l’energia potenziale iniziale mgh si trova
r
7 5
mgh = mvG 2
=⇒ vG = gh = 5.0 m s−1 .
5 7
Á Le forze agenti sulla sfera sono la forza peso mg, applicata al baricentro, la forza di reazione
vincolare perpendicolare N , applicata al punto di appoggio, e la forza di attrito statico Fs , anch’essa
applicata al punto di appoggio. Le equazioni cardinali sono

mg + N + Fs = maG , M = Iα

scegliendo come polo il punto di appoggio, l’unica forza ad avere momento non nullo è la forza peso,
le precedenti equazioni scritte per componenti, quindi diventano
(
mg sen θ − Fs = maG
, mgr sen θ = Iα
mg cos θ − N = 0 .

utilizzando il momento d’inerzia già calcolato e ricordando che rα = aG , si trova


7 2 5
mgr sen θ = mr α , maG = mg sen θ
5 7
e quindi
5 2
Fs = mg sen θ − maG = mg sen θ − mg sen θ = mg sen θ .
7 7
 il valore massimo del modulo della forza di attrito statico che può sviluppare il vincolo è

FsM = µs N = µs mg cos θ = 26 N

quindi per aver un moto di puro rotolamento il modulo della forza di attrito calcolato sopra non deve
superare tale valore, quindi deve valere
 
2 7 7
mg sen θ ≤ µs mg cos θ =⇒ tg θ ≤ µs =⇒ α ≤ arctg µs = 46◦ .
7 2 2

6.2.3 Esercizi

Dinamica del corpo rigido


Es. 1 — Determinare il momento angolare di un disco di vinile avente massa m = 120 g e
diametro d = 35.5 cm che ruota percorrendo 45 giri al minuto.

Es. 2 — Una giostra di massa m = 450 kg e raggio r = 3.50 m ruota compiendo 3 giri al
minuto; determinare
a) il modulo del momento angolare della giostra rispetto al suo centro;
b) il modulo del momento delle forze esterne che è necessario applicare alla giostra per fermarla
nell’intervallo di tempo ∆t = 5.5 s.

Es. 3 — L’elica di un generatore eolico è assimilabile a tra aste di massa m = 12 kg, spessore
trascurabile e lunghezza ` = 7.5 m disposte a 120◦ una dall’altra; determinare il momento di forze
esterno, rispetto al centro O dell’elica, che è necessario applicare per portare all’elica per portarla in
t = 9 s a ruotare con una velocità angolare di modulo ω = 10 rad s−1 .

Es. 4 — Un vasaio sta modellando un vaso facendo ruotare un blocco di argilla su una ruota
di raggio r = 10 cm che gira a velocità angolare costante percorrendo 2.5 giri al secondo; l’unica forza
di attrito agente è quella delle mani del vasaio ed ha modulo Fa = 2.3 N; determinare
6.2. CORPO RIGIDO 111

a) il modulo del momento delle forze esterne rispetto al centro O della ruota che tengono in rotazione
la ruota;
b) il momento di inerzia del sistema costituito dalla ruota e dal vaso sapendo che il tempo impiegato
dalla ruota a fermarsi sotto l’azione dell’attrito quando le forze esterne smettono di agire è
t = 4.6 s

Es. 5 — Due corpi di masse m1 = 15 kg e m2 = 18 kg sono collegati per mezzo di un filo


inestensibile che passa per una carrucola di massa m = 6.5 kg e raggio r = 35 cm; sapendo che le
masse sono inizialmente ferme, determinare
a) l’accelerazione dei due corpi;
b) la velocità angolare della carrucola quando il piú pesante dei due corpi è sceso di h = 25 cm.

Es. 6 — Una stella di neutroni è stata generata dal collasso gravitazionale di una stella di
raggio r1 = 6.2 · 105 km; sapendo che prima del collasso compiva una rotazione attorno al proprio
asse ogni 5 giorni e che alla fine del collasso il suo raggio è r2 = 15 km, determinare la frequenza di
rotazione della stella di neutroni.

Moto di rotoloamento

Es. 1 — Si consideri una sfera omogenea di massa m = 5.4 kg che rotola su di un piano
orizzontale scabro sotto l’azione di una forza F orizzontale applicata al baricentro G della sfera di
modulo F = 20 N; sapendo che la sfera parte da ferma e che il coefficiente di attrito statico fra la
sfera e il piano orizzontale è µs = 0.23, determinare
a) il modulo della sua velocità lineare dopo t = 4.2 s;
b) il lavoro fatto dalla forze agenti sulla sfera;
c) il modulo della forza di attrito statico.

Es. 2 — Una sfera di raggio r = 45 cm sta rotolando su un piano orizzontale muovendosi con
velocità di modulo v = 4.8 m s−1 quando comincia a salire un piano inclinato; determinare di quanto
sale la sfera prima di fermarsi.

Es. 3 — Una ruota di raggio r = 30 cm si sta muovendo con velocità di modulo v = 90 km h−1
su una strada asfaltata; sapendo che il coefficiente di attrito statico fra lo pneumatico della ruota
e l’asfalto è µs = 0.55, determinare il minimo spazio di frenata se la ruota decelera uniformemente
senza slittare.
Parte III

Meccanica dei liquidi

112
Capitolo 7

Statica e dinamica dei liquidi

7.1 Statica dei liquidi


Lo studio della meccanica di un liquido, costituito da un numero enorme di punti materiali, gli atomi
del liquido, deve rinunciare ad utilizzare il modello della meccanica newtoniana in termini di velocità,
accelerazioni e forze agenti per ciascuno di essi; si affida quindi ad una descrizione in termini di
grandezze macroscopiche che risultino dal comportamento medio degli atomi del liquido in questione.

7.1.1 Pressione
Si definisce densità di un corpo il rapporto fra la sua massa e il suo volume
m
ρ= .
V
Un corpo è detto omogeneo se ogni sua parte ha la stessa densità. Se non lo la densità viene definita
la densità puntuale considerando la densità di un volume piccolo al tendere a zero del volume in
questione.
Si definisce peso specifico di un corpo il rapporto fra il modulo della sua forza peso e il volume:
mg
Ps = = ρg .
V
Il peso specifico è una grandezza da usare con attenzione in quanto dipende dall’accelerazione di
gravità g che non ha lo stesso valore su tutti i punti della superficie terrestre.
Un liquido si dice incomprimibile se la sua densità è costante; cioè se il suo volume non varia qualsiasi
sia la forza agente su di esso. I liquidi reali sono, con ottima approssimazione incomprimibili; qui si
suppone che siano perfettamente incomprimibili.
Si definisce pressione esercitata da una forza F su una superficie il rapporto fra il modulo F⊥ della
componente di F perpendicolare alla superficie e l’area S della superficie:
F⊥
p= .
S
La pressione in un punto viene definita al tendere a zero della superficie. L’unità di misura della
pressione è il pascal, simbolo Pa.
Se un liquido è in equilibrio la sua pressione ha le seguenti proprietà.
La forza esercitata dalla pressione del liquido su ciascuna delle pareti del recipiente che lo contiene è
sempre perpendicolare alla parete in questione.
In ogni punto di un liquido la pressione è indipendente dall’orientazione della superficie rispetto alla
quale la pressione viene calcolata.
La pressione esercitata dall’atmosfera terrestre dipende dalla latitudine, dalla temperatura dell’aria
e dalla quota sul livello del mare; il valore normale o standard della pressione atmosferica è

p0 = 101325 Pa = 1 atm = 1013.25 mbar .

113
114 CAPITOLO 7. STATICA E DINAMICA DEI LIQUIDI

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un recipiente cubico contiene un litro di spigolo ` = 10.0 cm è riempito di acqua; sapendo che la
densità dell’acqua vale ρ = 1000 kg m−3 ; determinare la pressione esercitata dall’acqua sulla base del
recipiente.

Soluzione
La pressione è dovuta alla forza peso dell’acqua che preme sulla superficie di base del cubo. Vale
quindi
mg
p= ;
S
la massa dell’acqua può essere calcolata come il prodotto della densità per il volume:
m = ρV = ρ`3 = ρS` ;
per la pressione cercata pertanto si trova
ρS`g
p= = ρ`g = 981 Pa .
S
Problema 2
Determinare la forza esercitata dalla pressione atmosferica normale sulla superficie di una mano,
supposta di area S = 1.0 · 10−2 m2

Soluzione
Vale evidentemente
F = p0 S = 1.0 · 103 N .

7.1.2 Legge di Stevin


Dati due punti P1 e P2 che si trovino all’interno di un liquido di densità ρ in equilibrio e sia h la
differenza delle loro profondità, con P2 piú in basso, allora fra le pressioni nei due punti vale la
relazione, detta legge di Stevin,
p2 − p1 = ρgh . (7.1)
La legge di Stevin ha alcune immediate conseguenze.
1. Due punti che si trovano alla stessa profondità hanno la stessa pressione.
2. Una variazione di pressione in un punto di un liquido si trasmette integralmente in ogni altro
punto del liquido (legge di Pascal ).
3. Se due o piú vasi in comunicazione fra loro sono riempiti dello stesso liquido, le loro superfici
libere si trovano alla stessa altezza (principio dei vasi comunicanti ).

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Determinare la pressione sul fondo di una piscina piena d’acqua e profonda h = 10 m.

Soluzione
La superficie libera dell’acqua è in equilibrio con l’atmosfera, quindi la pressione dell’acqua è qui
uguale alla pressione atmosferica; la pressione cercata è quindi data da (7.1):
p = p0 + ρgh = 2.0 · 105 Pa .
7.1. STATICA DEI LIQUIDI 115

Problema 2
Due vasi comunicanti sono riempiti uno con olio di densità ρ1 = 850 kg m−3 e l’altro con acqua di
densità ρ2 = 1000 kg m−2 ; sapendo che i due liquidi non sono mescolabili, e che la superficie libera
dell’acqua si trova ad h2 = 4.32 cm dalla superficie di separazione dei due liquidi, determinare l’altezza
h2 della superficie libera dell’olio dalla stessa superficie di separazione.

Soluzione
Con riferimento alla figura, si consideri che le superfici libere dei
due liquidi sono entrambe in equilibrio con l’atmosfera e quindi si
trovano alla pressione atmosferica p0 ; inoltre i due liquidi sono in
equilibrio alla loro superficie di separazione e quindi hanno qui la h1 1
stessa pressione p. Applicando la legge di Stevin (7.1) ad entrambi h2
2
i liquidi si ottiene pertanto

p0 = p + ρ1 gh1 , p0 = p + ρ2 gh2 ;

dal confronto di queste due equazioni si trova


ρ2
ρ1 gh1 = p0 = ρ2 gh2 =⇒ h1 = h2 = 5.40 cm .
ρ1

7.1.3 Legge di Archimede


Un corpo immerso in un liquido di densità ρl riceve una spinta verso l’alto
pari al peso del liquido spostato, cioè al peso di un volume di liquido pari
al volume del corpo.

Come conseguenza si ha che un corpo galleggia o affonda a seconda che la sua densità sia rispettiva-
mente minore o maggiore della densità del liquido.

PROBLEMI RISOLTI


Problema 1 x
Un parallelepipedo di densità ρ = 850 kg m−3 galleggia in
una vasca d’acqua; sapendo che la base S del parallelepipedo
è parallela al fondo della vasca e che l’altezza è h = 40 cm
determinare la porzione x dell’altezza che emerge dall’acqua.

Soluzione
Poiché il parallelepipedo galleggia, la sua forza peso deve uguagliare la spinta di Archimede; questa,
a sua volta, è uguale al peso di un volume di acqua uguale al volume della parte immersa del
parallelepipedo. Poiché la porzione immersa è alta h − x il volume della parte immersa è S(h − x);
quindi, la spinta di Archimede si trova quindi moltiplicando questo volume per la densità ρl dell’acqua
per l’accelerazione di gravità:
FA = ρl S(h − x)g ;
questa espressione deve uguagliare il peso del parallelepipedo che si può trovare moltiplicando il suo
volume totale Sh per la sua densità per l’accelerazione di gravità; quindi
ρl − ρ
ρl S(h − x)g = ρShg =⇒ x= h = 6.0 cm .
ρl


Problema 2
Una barca di massa M contenente un corpo di massa m e densità ρ in una vasca d’acqua di densità
ρl ; il corpo viene quindi lanciato fuori bordo; stabilire come varia il livello dell’acqua rispetto al bordo
della vasca nei casi
116 CAPITOLO 7. STATICA E DINAMICA DEI LIQUIDI

À il corpo affonda;
Á il corpo galleggia.

A B C

Soluzione
À Con riferimento alla figura, nel caso A viene spostato un volume d’acqua VA sufficiente al galleg-
giamento della barca e del corpo; vale dunque

M +m
(M + m)g = VA ρl g =⇒ VA = .
ρl

Nel caso B viene spostato un volume d’acqua V1 sufficiente al galleggiamento della sola barca, piú un
volume V2 uguale al volume del corpo; tali volumi sono dati da

M m
M g = V2 ρl g =⇒ V1 = , V2 =
ρl ρ

pertanto il volume totale spostato nel caso B è

M m
VB = V1 + V2 = + .
ρl ρ

Ora poiché il corpo affonda la sua densità è maggiore di quella dell’acqua e quindi VB < VA , infatti
si ha
M m M m m m
VB < VA ⇐⇒ + < + ⇐⇒ < ⇐⇒ ρ > ρl .
ρl ρ ρl ρl ρ ρl
Quindi se nel caso B viene spostata meno acqua che nel caso A significa che il livello dell’acqua nella
vasca si abbassa.
Á Nel caso C viene spostato un volume d’acqua V3 sufficiente al galleggiamento della sola barca, piú
un volume V4 sufficiente al galleggiamento del corpo; si ha quindi un caso identico al caso A, vale
infatti
M m
M g = V3 ρl g =⇒ V3 = , mg = V4 ρl g =⇒ V4 = ;
ρl ρl
pertanto il volume d’acqua spostato nel caso C è

M +m
VC = V3 + V4 = = VA
ρl

quindi nel caso C il livello d’acqua nella vasca resta invariato.

7.1.4 Esercizi

Pressione
Es. 1 — Un uomo di massa m = 65 kg è in piedi sulla neve; sapendo che la neve sopporta
senza cedere una pressione totale, inclusa la pressione atmosferica, p = 1.1 · 105 Pa; stabilire se l’uomo
affonda nella neve indossando
a) due scarponi ciascuno di massa m1 = 0.75 kg con suole di area S1 = 2.0 dm2 ;
b) due sci ciascuno di massa m2 = 1.0 kg di superficie S2 = 16 dm2 .
7.1. STATICA DEI LIQUIDI 117

Es. 2 — Due superfici semisferiche di raggio r = 20 cm sono accostate in modo da ricostruire


la sfera; quindi dall’interno della sfera si toglie tutta l’aria facendo il vuoto; determinare il modulo
della forza necessaria a separare il due semisfere.

Es. 3 — I quattro pneumatici di un’automobile sono gonfiati con una pressione relativa (cioè
la pressione interna meno la pressione atmosferica esterna) p = 250 kPa; sapendo che la superficie di
appoggio di ciascun pneumatico ha area S = 200 cm2 , determinare la massa dell’automobile.

Es. 4 — Un cilindro è tenuto appeso con il pistone, di massa trascurabile e area S = 24 cm2 ,
verso il basso; al pistone è appeso un carico di massa m = 5.4 kg; all’interno del cilindro una pompa
mantiene una pressione costante p minore della pressione atmosferica esterna; sapendo che il pistone
scende percorrendo d = 20 cm in t = 4.2 s, determinare la pressione interna al cilindro.

Legge di Stevin

Es. 1 — Sapendo che la densità del sangue è ρ = 1060 kg m−3 , determinare la pressione
minima con cui il cuore deve pompare il sangue per farlo arrivare al cervello che si trova h = 450 mm
piú in alto.

Es. 2 — Nell’ipotesi che l’aria possa essere considerata approssimativamente un liquido per-
fetto avente densità ρ = 1.2 kg m−3 determinare a quale altezza dal livello sul mare la pressione
atmosferica vale p = 0.8p0 .

Es. 3 — Una pompa aspira dell’acqua lungo un tubo verticale; determinare la massima altezza
che può raggiungere l’acqua.

Es. 4 — Un sottomarino si trova ad h = 180 m = di profondità sotto il livello del mare; il suo
portello circolare ha raggio r = 56.0 cm; sapendo che l’acqua marina ha densità ρ = 1025 kg m−3 ;
determinare la forza totale esercitata sul portello, nei seguenti casi:
a) la pressione all’interno del sottomarino è trascurabile;
b) la pressione dell’aria all’interno è uguale a quella atmosferica.

Es. 5 — Un orologio subacqueo di superficie S = 3.5 cm2 può sopportare una forza massima
di modulo F = 375 N; sapendo che la densità dell’acqua di mare è ρ = 1025 kg m−3 , determinare la
profondità alla quale può essere portato senza venire schiacciato.

Es. 6 — Un cubo di ferro cavo di spigolo ` = 35 cm è pieno d’aria a pressione atmosferica;


esso viene spinto sott’acqua, in mare, fino a una profondità h = 23 m ove implode; sapendo che la
densità dell’acqua marina è ρ = 1025 kg m−3 , determinare
a) il modulo della forza esterna agente su ciascuna parete del cubo;
b) il modulo della forza totale agente su ciascuna parete del cubo;
c) la profondità H a cui sarebbe potuto arrivare il cubo se la sua pressione interna fosse stata
p = 3p0 .

Es. 7 — La superficie del mar Morto, la cui acqua ha densità ρ = 1240 kg m−3 , si trova
ad h1 = 423 m sotto il livello del mare; considerando l’aria come un liquido perfetto di densità
ρ1 = 1.2 kg m−3 ; determinare la pressione alla profondità h = 20 m sotto la superficie del mar
Morto.
Es. 8 — Una barca ha un foro circolare di raggio r = 5.0 cm posto alla profondità h = 1.2 m
sotto il livello dell’acqua; la falla è chiusa da un tappo; sapendo che la pressione all’interno della
barca è quella atmosferica, determinare
a) il modulo della forza che il tappo deve essere in grado di sopportare;
b) come cambia il modulo di tale forza se il foro avesse raggio doppio.
118 CAPITOLO 7. STATICA E DINAMICA DEI LIQUIDI

Es. 9 — Due vasi cilindrici di superficie di base S = 450 cm2 , posati sullo stesso piano oriz-
zontale, sono riempiti d’acqua fino alle diverse altezze h1 = 20 cm e h2 = 30 cm; una volta messi in co-
municazione l’acqua passa da un vaso all’altro fino a che le due altezza diventano uguali; determinare
il lavoro fatto dalla forza peso.

Legge di Archimede

Es. 1 — Un’asse di legno di volume V = 0.03 m3 e densità ρ = 687 kg m−3 galleggia in acqua
di mare (ρl = 1025 kg m−3 ; determinare
a) il volume Vi della parte immersa;
b) la massa che si deve porre sull’asse perché sia completamente immersa.

Es. 2 — Un tronco di legno è immerso per l’80 % del suo volume V in acqua salata di densità
ρl = 1030 kg m−3 ; determinare
a) la densità del tronco;
b) la percentuale del volume che sarebbe immersa se il liquido fosse mercurio, la cui densità è
ρHg = 13600 kg m−3 .

Es. 3 — Su una zattera di massa m1 = 500 kg e densità ρ = 720 kg m−3 salgono tre persone
aventi massa totale M2 = 180 kg; determinare il volume emerso della zattera.

Es. 4 — Un cilindro di legno è fissato sul fondo di un lago con una corda; un sommozzatore
recide la corda e osserva che il cilindro sale con un’accelerazione di modulo a = 2.0 m s−2 ; determinare
a) la densità ρ1 cilindro;
b) il modulo dell’accelerazione se la densità del cilindro fosse ρ2 = 800 kg m−3 .

Es. 5 — Un corpo di legno di massa m = 14 kg e densità ρ = 720 kg m−3 è immerso intera-


mente in acqua, legato al fondo da una corda; determinare
a) il modulo della tensione della corda;
b) l’accelerazione di salita se la corda viene recisa.

Es. 6 — Una persona di massa m = 81 kg e volume V = 89 l galleggia in acqua di mare di


densità ρl = 1030 kg m−3 ; determinare
a) il volume emerso Ve ;
b) il modulo della forza con cui deve essere spinto verso l’alto perché il volume emerso aumenti di
∆V = 1.8 l.

Es. 7 — Un iceberg ha volume emerso Ve = 1.6 · 104 m3 ; sapendo che la densità del ghiaccio
è ρg = 920 kg m−3 e quella dell’acqua di mare è ρl = 1025 kg m−3 , determinare il volume totale
dell’iceberg.

Es. 8 — Una nave di massa m = 9700 Mg naviga inizialmente in mare la cui acqua ha densità
ρ1 = 1030 kg m−3 , entra quindi in un fiume la cui acqua ha densità ρ2 = 1000 kg m−3 ;
a) stabilire se la linea di galleggiamento si alza o si abbassa;
b) calcolare il volume immerso della nave nei due casi.

Es. 9 — Una barca di massa m1 , passando da acqua di mare, di densità ρ1 = 1025 kg m−3
ad acqua dolce, di densità ρ2 = 1000 kg m−3 , affonda leggermente; se dalla barca viene gettata
una zavorra di massa m2 = 50 kg essa ritorna al livello iniziale; determinare la massa iniziale della
barca.
7.2. DINAMICA DEI LIQUIDI 119

Es. 10 — Un blocco di ferro di massa m = 800 g e densità ρ = 7874 kg m−3 contiene una
cavità; se immerso in acqua ha una diminuzione di peso di modulo ∆P = 1.6 N; determinare il
volume della cavità.
Es. 11 — Una corona di massa m1 = 500 g è fatta di una lega di oro e argento; se pesata
mentre è immersa in acqua, risulta una massa m2 = 470 g; sapendo che le densità sono rispettivamente
ρAu = 19320 kg m−3 e ρAg = 10490 kg m−3 , determinare la massa m dell’oro presente nella corona.

Es. 12 — In un recipiente cilindrico di sezione S = 0.05 m2 contiene acqua; determinare di


quanto varia la pressione sul fondo del recipiente quando nell’acqua viene posto un blocco di legno
di massa m = 2.4 kg.

Es. 13 — Un cubetto di ghiaccio galleggia nell’acqua di un recipiente; stabilire se il livel-


lo dell’acqua nel recipiente aumenta, diminuisce o resta invariato quando il cubetto si è sciolto
completamente.

Es. 14 — Una piscina è riempita di un liquido ignoto; una misura di pressione effettuata
a profondità h = 2.0 m dà il valore p = 117960 Pa; una persona di massa m = 70 kg e densità
ρ = 920 kg m−3 si immerge nel liquido; determinare il modulo dell’accelerazione con cui la persona
va a fondo.

7.2 Dinamica dei liquidi


Un liquido si dice perfetto se è incomprimibile e non viscoso; in questa sezione che si limita a conside-
rare liquidi perfetti il cui moto sia stazionario e irrotazionale. Si dice stazionario il moto di un liquido
in cui la velocità delle molecole che lo compongono dipenda dalla posizione ma non dal tempo, quindi
ogni molecola di liquido che passa per un dato punto ha sempre la stessa velocità, indipendentemente
dall’istante in cui ciò accade.
Si dice irrotazionale il moto di un liquido che non forma vortici.

7.2.1 Portata e teorema di Bernoulli


Si consideri un liquido che fluisce in un tubo a sia S l’area di una sezione del tubo, e sia ∆V il volume
di liquido che fluisce attraverso la sezione nell’intervallo di tempo ∆t; si definisce portata media del
liquido attraverso la sezione in questione il rapporto

∆V
Q= .
∆t
Se il tubo è sufficientemente sottile da poter considerare costante la velocità v in tutti i punti della
sezione, indicando con n il versore perpendicolare alla sezione, si può dimostrare che vale

Q = Sv · n .

Nel caso particolare in cui la sezione sia perpendicolare alla velocità del liquido, la precedente
equazione si semplifica nella
Q = Sv .
Per un liquido incomprimibile la portata è la stessa attraverso qualsiasi sezione (equazione di conti-
nuità).
Per un liquido perfetto in moto stazionario e irrotazionale di densità ρ, la conservazione dell’energia
meccanica del sistema prende la forma, detta teorema di Bernoulli, di una relazione fra la sua pres-
sione p, il modulo v della sua velocità e la sua quota h.
Il moto del liquido infatti si svolge in modo tale che in tutti i punti di esso sia costante la quantità

1
p + ρgh + ρv 2 = costante .
2
120 CAPITOLO 7. STATICA E DINAMICA DEI LIQUIDI

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un tubo di gomma per annaffiare un giardino ha diametro d1 = 1.5 cm e viene tenuto orizzontale ad
un’altezza h = 1.2 m da terra; il tubo finisce con un erogatore avente diametro d2 = 2 mm; sapendo
che nel tubo scorre acqua con una velocità di modulo v1 = 1.7 m s−1 determinare la gittata dell’acqua.

Soluzione
Poiché la portata ha lo stesso valore all’interno del tubo e all’erogatore, vale la relazione

π 2 π d21
d v1 = d22 v2 =⇒ v2 = v1 .
4 1 4 d22
A questo punto le equazioni del moto del getto d’acqua sono

x(t) = v2 t
(
1
t(t) = h − gt2 ,
2
il getto d’acqua quindi arriva a terra quando y = 0, cioè all’istante
s
2h
t=
g

e quindi la gittata richiesta è s


2h d21
G = v2 t = v1 = 28 m .
g d22

Problema 2
Un fiume, in punto in un cui è largo d1 = 12 m e profondo h1 = 3.5 m, riceve l’acqua di un affluente
largo d2 = 4.5 m e profondo h2 = 1.7 m; prima della confluenza i moduli delle velocità dei due corsi
d’acqua sono v1 = 3.2 m s−1 e v2 = 1.8 m s−1 e che dopo la confluenza le dimensioni del letto del fiume
restano invariate; determinare il modulo v della velocità dell’acqua del fiume dopo la confluenza.

Soluzione
La portata prima e dopo la confluenza è uguale; si ha quindi
h2 v2
h1 d1 v1 + h2 v2 v2 = h1 d1 v =⇒ v = v1 + v2 = 3.5 m s−1 .
h1 v1

Problema 3
In un tubo orizzontale di sezione S1 che ha una strozzatura che ne riduce il raggio alla metà, viene
fatta scorrere acqua alla velocità di modulo v1 = 4.2 m s−1 ; determinare
À il modulo v2 della velocità nella strozzatura;
Á la differenza di pressione fra tubo e strozzatura.

Soluzione
À Se la strozzatura ha il raggio metà del raggio del tubo, la sezione della strozzatura è un quarto
della sezione del tubo; quindi per la costanza della portata si ha
1
v1 S1 = v2 S2 = v2 S1 =⇒ v2 = 4v1 = 16.8 m s−1 .
4
7.2. DINAMICA DEI LIQUIDI 121

Á Nel caso presente il teorema di Bernoulli si scrive nella forma


1 1
p1 + ρv12 = p2 + ρv22
2 2
e quindi
1 15 2
p1 − p2 = ρ(v22 − v12 ) = ρv = 1.3 · 105 Pa .
2 2 1

Problema 4
Da una botte cilindrica di raggio r1 = 40 cm viene spillato il vino per mezzo di un rubinetto che si
trova h = 80 cm piú in basso della superficie libera del vino; determinare il modulo della velocità di
uscita del vino dal rubinetto.

Soluzione
Il vino che esce dal rubinetto e il vino sulla superficie libera nella botte sono in equilibrio con l’atmosfe-
ra e quindi la pressione del vino nei due casi è uguale alla pressione atmosferica; inoltre, supponendo
che la discesa del vino all’interno della botte sia molto lenta, è possibile trascurare la velocità della
superficie libera; in questo caso, quindi, la legge di Bernoulli diviene
1 2
2gh = 4.0 m s−1 .
p
ρgh = ρv =⇒ v=
2
Si noti che la velocità di uscita è quella che si avrebbe se il vino cadesse liberamente dall’altezza h.

7.2.2 Esercizi

Portata e teorema di Bernoulli


Es. 1 — In un edificio l’acqua scorre al primo piano, in un tubo di diametro d1 = 6.0 cm, con
velocità di modulo v1 = 45 cm s−1 alla pressione p = 50 kPa; al piano superiore, che si trova h = 4.2 m
più in alto, vi è un tubo di diametro d2 = 2.0 cm; determinare la pressione e il modulo della velocità
con cui l’acqua esce dai rubinetti del secondo piano.

Es. 2 — Un bacino d’acqua è trattenuto da una diga; un tubo orizzontale avente sezione di
area S = 0.12 m2 che terminante con un tappo attraversa la diga alla profondità h = 3.5 m;
a) determinare la forza che deve esercitare il tappo per trattenere l’acqua;
b) se il tappo viene rimosso quale volume d’acqua fuoriesce nel tempo t = 5 min.

Es. 3 — Una piscina di volume V = 320 m3 viene riempita per mezzo di un tubo di gomma di
raggio r = 1.5 cm; sapendo che la velocità dell’acqua nel tubo ha modulo v = 2.8 m s−1 , determinare
il tempo impiegato a riempire la piscina.

Es. 4 — Un tubo di gomma per irrigazione posto a terra ha un forellino da cui fuoriesce uno
zampillo d’acqua che raggiunge l’altezza h = 32.0 cm; sapendo che all’interno del tubo l’acqua scorre
con velocità di modulo v = 1.50 m s−1 , determinare la pressione all’interno del tubo.

Es. 5 — Una fontana è costituita da un recipiente in cui è contenuta dell’acqua la cui superficie
libera è mantenuta all’altezza h1 = 100 cm dal suolo; l’acqua fuoriesce da recipiente attraverso un
foro praticato sulla parete del recipiente a h2 = 75 cm, dal suolo; determinare
a) la distanza a cui lo zampillo arriva a terra;
b) quanto deve valere h2 perché tale distanza sia massima.

Es. 6 — Due tubi orizzontali aventi diametro d1 = 2.8 cm e d2 = 1.6 cm sono connessi fra
loro; sapendo che la differenza di pressione fra i due tubi è ∆p = 7.5 kPa, determinare la velocità
dell’acqua nei due tubi.
122 CAPITOLO 7. STATICA E DINAMICA DEI LIQUIDI

Es. 7 — Durante un uragano con vento alla velocità di modulo v = 120 km h−1 un tetto viene
divelto dalla differenza di pressione, fra interno ed esterno ∆p; se la superficie del tetto è S = 50 m2 ;
considerando l’aria come in liquido incomprimibile di densità ρ = 1.2 kg m−3 , determinare il modulo
della forza che ha agito sul tetto.
Parte IV

Termodinamica

123
Capitolo 8

Termometria e calorimetria

La termometria si occupa della misurazione della temperatura.

8.1 Temperatura
La definizione operativa di temperatura è data dal seguente principio zero della termodinamica.
Due sistemi fisici posti a contatto raggiungono, se isolati dall’ambiente
esterno e se viene fatto scorrere un tempo sufficientemente lungo, la stessa
temperatura. Si dice anche che i due sistemi fisici sono in equilibrio
termico.
La temperatura è quindi definita non appena uno dei due sistemi fisici in questione è un termometro.
Un termometro consente la lettura del valore della temperatura del termometro stesso (e quindi del
sistema fisico con cui esso è a contatto) per mezzo di una scala termometrica. Le scale termometriche
utilizzate in questo eserciziario sono:
la scala centigrada che assegna i valori 0 e 100 rispettivamente al ghiaccio fondente e all’acqua in
ebollizione;
la scala assoluta che assegna i valori 273.15 e 373.15 rispettivamente al ghiaccio fondente e all’acqua
in ebollizione.
L’unità di misura della scala centigrada è il grado Celsius, indicato con il simbolo ◦C; l’unità di misura
della scala assoluta è il kelvin indicato con simbolo K. Per comodità, benché si tratti di un piccolo
abuso di notazione, conviene distinguere la temperatura misurata nelle due scale si usa il simbolo t
per la temperatura secondo la scala centigrada e il simbolo T per la temperatura secondo la scala
assoluta. La relazione fra le due scale è data da

t = T + 273.15 . (8.1)

Si noti che la scala centigrada e la scala assoluta differiscono per la scelta dello zero ma non per il
valore dell’unità: la variazione di temperatura di 1 ◦C è uguale alla variazione di temperatura di 1 K.

8.2 Dilatazione termica


All’aumentare della temperatura solidi e liquidi si dilatano aumentando il loro volume. Ogni di-
mensione di un corpo solido aumenta proporzionalmente alla lunghezza iniziale ` e alla variazione di
temperatura ∆t, vale quindi
∆` = λ`∆t (8.2)
ove λ è una costante, avente le dimensioni dell’inverso di una temperatura, ed è detto coefficiente di
dilatazione lineare della sostanza in questione. Indicando con `0 la lunghezza a temperatura t = 0 ◦C,
la lunghezza `(t) alla temperatura t si può scrivere nella forma

`(t) = `0 (1 + λt) (8.3)

124
8.2. DILATAZIONE TERMICA 125

Variando la lunghezza delle tre dimensioni, il volume di un solido, o di un liquido, varia secondo le
analoghe leggi
∆V = βV ∆t , V (t) = V0 (1 + βt) (8.4)

ove β è detto coefficiente di dilatazione cubica; per i solidi i coefficienti di dilatazione lineare e cubica
sono legati dalla relazione
β = 3λ (8.5)

In appendice D sono riportati i coefficienti di dilatazione lineare di alcune sostanze.

PROBLEMI RISOLTI


Problema 1

Un binario di acciaio è lungo `1 = 40 m temperatura invernale di 5 ◦C; determinare di quanto varia


la lunghezza alla temperatura estiva di `2 = 45 ◦C.

Soluzione
Utilizzando l’equazione (8.2) si trova

∆` = λ`1 ∆t = 0.021 m ,

ove si è usato il valore λ = 13 · 10−6 K−1 . È possibile utilizzare anche la (8.3), ricordando che in essa
`0 è la lunghezza a temperatura t0 = 0 ◦C; si ottiene allora

`2 = `0 (1 + λt2 ) `2 1 + λt2 1 + λt2
=⇒ = =⇒ `2 = `1
`1 = `0 (1 + λt1 ) `1 1 + λt1 1 + λt1

quindi
 
1 + λt2 λ∆t
∆` = `2 − `1 = − 1 `1 = `1 = 0.021 m .
1 + λt1 1 + λt1

I due procedimenti portano a formule diverse che danno, tuttavia, lo stesso risultato numerico. Pro-
priamente il coefficiente di dilatazione lineare non è esattamente costante ma dipende debolmente
dalla temperatura; i due procedimenti sono equivalenti (ed il primo è assai piú comodo) se non si
hanno variazioni di temperatura troppo elevate.

Problema 2

Una sfera di alluminio di raggio r = 20.0 cm alla temperatura t1 = 25.0 ◦C passa attraverso un
foro avente raggio R = 20.2 cm; supponendo che la temperatura del foro non cambi, determinare la
temperatura massima t2 oltre la quale la sfera di alluminio non passa piú attraverso il foro.

Soluzione
Utilizzando l’equazione (8.2) si ottiene

R−r
R = r(1 + λ∆t) =⇒ ∆t =
λr

e quindi
R−r
t2 = t1 + ∆t = t1 + = 442 ◦C .
λr
126 CAPITOLO 8. TERMOMETRIA E CALORIMETRIA

8.2.1 Esercizi

Dilatazione termica
Es. 1 — Un blocco di rame contiene una cavità. Se viene scaldato, la cavità diventa piú
grande o piú piccola?

Es. 2 — Un binario di acciaio è lungo `1 = 40 m alla temperatura t1 = 5.0 ◦C; determinare la


variazione di lunghezza alla temperatura t2 = 45 ◦C.

Es. 3 — Il volume di una sfera di ferro alla temperatura iniziale T1 = 423 K è V1 = 35.7 cm3 ;
determinare il volume alla temperatura t2 = 20.5 ◦C.

Es. 4 — Un filo di rame è lungo `0 = 120 cm alla temperatura t0 = 0 ◦C; determinare la


lunghezza iniziale ` di un filo di zinco sapendo che per lo stesso aumento di temperatura subisce lo
stesso allungamento del filo di rame.

Es. 5 — Una moneta d’oro e una di piombo a temperatura t = 0 ◦C hanno rispettivamente


volumi di V1 = 4.00 · 10−6 m3 e V2 = 3.98 · 10−6 m3 . Determinare a quale temperatura il loro volume
è uguale.

Es. 6 — Un’asta di un metallo sconosciuto alla temperatura t1 = 0.0 ◦C misura `1 = 20.420 m


mentre alla temperatura t2 = 100 ◦C misura `2 = 20.450 m; determinare
a) l’allungamento dell’asta rispetto ad `1 alla temperatura T = 350 K
b) il coefficiente di dilatazione termica del metallo.

Es. 7 — Alla temperatura t = 0 ◦C la circonferenza di un anello di alluminio e di un cilindro


di ferro sono rispettivamente c1 = 142.0 mm e c2 = 142.7 mm; determinare la temperatura minima
alla quale l’anello di infila nel cilindro.

Es. 8 — Un bicchiere di vetro comune è colmo fino all’orlo d’acqua; sapendo che inizialmente
il volume dell’acqua contenuta nel bicchiere è V0 = 125 cm3 determinare il volume dell’acqua che
fuoriesce dal bicchiere a causa di un aumento di temperatura pari a ∆t = 50.0 ◦C.

Es. 9 — Un recipiente di alluminio con capacità V0 = 200 cm3 viene riempito fino all’orlo
di glicerina alla temperatura t1 = 20 ◦C; determinare quanta glicerina fuoriesce dal recipiente se la
temperatura dell’ambiente sale a t2 = 30 ◦C.

Es. 10 — Due sbarre di materiale diverso, a temperatura t = 0 ◦C hanno lunghezze `1 ed `2 ;


determinare la relazione che deve sussistere fra i rispettivi coefficienti di dilatazione λ1 e λ2 affinché
la differenza fra lunghezze resti al variare della temperatura.

Es. 11 — Determinare quale distanza d si deve lasciare fra i binari di acciaio di una ferrovia
montati alla temperatura t0 = 0 ◦C sapendo che sono lunghi ` = 12 m e che d’estate la temperatura
raggiunge il valore t = 50 ◦C.

Es. 12 — Un righello di ferro è stato tarato alla temperatura t0 = 0 ◦C; si determini l’errore
percentuale commesso nella misura dello spessore s di un tavolo quando il righello è a temperatura
t = 35 ◦C; si trascuri la dilatazione del tavolo.

Es. 13 — Alla temperatura t0 = 15 ◦C, un tubo di acciaio e un tubo di ottone hanno rispet-
tivamente diametri d1 = 3.200 cm e d2 = 3.198 cm; determinare
a) a quale temperatura t1 i diametri dei due tubi risultano uguali.
b) scaldando solo il tubo di ottone, a che temperatura t2 il suo diametro raggiunge quello del tubo
d’acciaio.

Es. 14 — Due sbarre d’acciaio a temperatura t0 = 0 ◦C hanno rispettivamente lunghezze


`1 = 40 cm ed `2 = 2`1 ; stabilire
8.2. DILATAZIONE TERMICA 127

a) se alla temperatura t2 = 200 ◦C la lunghezza della seconda sbarra è ancora il doppio della prima.
b) a che temperatura la somma delle due lunghezze è pari a ` = 121 cm.

Es. 15 — Lo specchio circolare del telescopio di Monte Palomar ha, in inverno alla tempe-
ratura t1 = −10 ◦C, diametro d1 = 508 cm; sapendo che il vetro di cui è costituito lo specchio ha
coefficiente di dilatazione termica λ = 3.2 · 10−6 K−1 , determinare
a) il diametro d2 dello specchio in estate, al sole, quando la temperatura dello specchio è t2 = 50 ◦C;
b) quanto sarebbe il valore di λ se il telescopio in estate, a causa della dilatazione termica,
raggiungesse il diametro d = 508.15 cm.

Es. 16 — L’aeroplano Blackbird SR-71 alla temperatura t0 = 0 ◦C misura ` = 32.74 m; dopo


un volo si è surriscaldato in modo da essere 15 cm più lungo; sapendo che il suo coefficiente di
dilatazione è λ = 24 · 10−6 K−1 determinare
a) la sua temperatura all’arrivo;
b) quanto varrebbe la temperatura all’arrivo se, lasciando invariati gli altri dati, il coefficiente di
dilatazione fosse doppio.

Es. 17 — Una pentola di acciaio di volume iniziale V0 = 0.1 l è riempita fino all’orlo di mer-
curio; determinare il volume V del mercurio che fuoriesce a causa di un aumento di temperatura pari
a ∆t = 35 ◦C.
Es. 18 — Un cubo di argento si trova inizialmente alla temperatura t0 = 0 ◦C; la sua tempe-
ratura aumenta fino a che il suo volume aumenta dello 0,05% determinare la temperatura finale.

Es. 19 — Una lega metallica di densità ρ1 = 12200 kg m−3 e coefficiente di dilatazione lineare
λ = 30 · 10−6 K−1 galleggia in una tazza di mercurio, che ha densità ρ2 = 13579 kg m−3 ; sapendo che
le densità sono determinate alla temperatura t = 0 ◦C; determinare a quale temperatura il blocco è
interamente immerso nel mercurio.
Es. 20 — I lati di una lamina rettangolare di nichel misurano rispettivamente a = 62.5 cm
e b = 47.3 cm alla temperatura t1 = 20.0 ◦C; determinare l’area A della lamina alla temperatura
t2 = 250 ◦C.

Es. 21 — Un orologio a pendolo è progettato per lavorare correttamente alla temperatura


t1 = 22 ◦C; sapendo che il pendolo è fatto di alluminio e che a ogni mezza oscillazione batte un secondo,
determinare l’errore ∆τ commesso dall’orologio in un’ora, se lavora alla temperatura t2 = −15 ◦C.

Es. 22 — Una ruota piena omogenea di piombo ruota senza attrito attorno al proprio asse
di simmetria con velocità angolare di modulo ω1 = 28.2 s−1 determinare il modulo ω2 della velocità
angolare della ruota se la sua temperatura aumenta di ∆t = 100 ◦C.

Es. 23 — Una barra di lunghezza ` è composta giustapponendo due barre di uguale sezione
e lunghezze `1 ed `2 , fatti di materiali aventi coefficienti di dilatazione lineare λ1 e λ2 ; determinare
il coefficiente di dilatazione dell’intera sbarra.
Capitolo 9

Gas perfetti

9.1 Leggi fondamentali


Si dice gas perfetto un gas che soddisfi alle seguenti leggi per qualunque valore della pressione e della
temperatura.
Prima legge di Gay-Lussac. Se la pressione viene mantenuta costan-
te, il volume varia in modo direttamente proporzionale alla temperatura
assoluta.
Questa legge è espressa, a seconda che si usi la scala assoluta o centigrada, dalle equazioni

V (T ) = αV0 T , V (t) = V0 (1 + αt) , (9.1)

ove V0 è il volume alla temperatura t = 0 ◦C.


Seconda legge di Gay-Lussac. Se il volume viene mantenuto costante,
la pressione varia in modo direttamente proporzionale alla temperatura
assoluta.
Questa legge è espressa, a seconda che si usi la scala assoluta o centigrada, dalle equazioni

p(T ) = αp0 T , p(t) = p0 (1 + αt) , (9.2)

ove p0 è il la pressione alla temperatura t = 0 ◦C. Nelle precedenti equazioni la costante α, detta
coefficiente di espansione, ha lo stesso valore per tutti i gas:
1
α= K−1 (9.3)
273.15
Legge di Boyle. Se la temperatura viene mantenuta costante, il volume
varia in modo inversamente proporzionale alla pressione
Questa legge è espressa dall’equazione
pV = cost (9.4)
Per un gas perfetto in equilibrio pressione, volume e temperatura sono legati dalla relazione

pV = nRT (9.5)

detta equazione di stato dei gas perfetti, ove n è il numero di moli del gas e R, detta costante universale
dei gas vale
R = 8.314462618 J K−1 mol−1 . (9.6)
Per i gas perfetti vale inoltre la
Legge di Avogadro. Ogni gas alla temperatura T = 273.15 K e la pres-
sione p = 1 atm = 101.325 kPa occupa lo stesso volume Vm per unità di
mole; tale volume è detto volume molare.

128
9.1. LEGGI FONDAMENTALI 129

Il volume molare è di circa 22.4 litri; piú precisamente:


Vm = 22.41396954 · 10−3 m3 mol−1 (9.7)
Le condizioni sulla pressione e la temperatura per la validità della legge di Avogadro sono dette
condizioni normali.
Si ricorda qui che il numero di costituenti di una mole è pari al numero di Avogadro:
NA = 6.02214076 · 1023 mol−1 .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
p
Due moli di un gas perfetto si trovano inizialmente nel-
lo stato termodinamico A alla temperatura tA = 23 ◦C B
e occupano il volume di VA = 32 l; il gas viene quin-
di portato nello stato B comprimendolo a temperatu-
ra costante fino a ridurre il suo volume di un quarto e
quindi riportato alla pressione iniziale mediante trasfor-
mazione isocora fino allo stato C; infine un’espansione
a pressione costante lo riporta nello stato di partenza
A; determinare
À i valori della pressione del volume e della tem- A
C
peratura per ciascuno dei tre stati A, B e C;

V
Á il volume del gas alla temperatura t0 = 0 ◦C e
alla pressione atmosferica p0 = 101.325 kPa.

Soluzione
À Il gas viene sottoposto ad una trasformazione ciclica costituita da una compressione isoterma,
una trasformazione isobara e una dilatazione isobara, come rappresentato in figura. Utilizzando
l’equazione di stato dei gas, (9.5), è possibile determinare la pressione del gas nello stato A, ricordando
di trasformare la temperatura da gradi celsius a kelvin, tA = 296.15 K, e il volume in metri cubi,
VA = 32 · 10−3 m3 :
nRTA
pA = = 1.5 · 105 Pa
VA
Per la legge di Boyle, (9.4), se la temperatura rimane costante volume e pressione variano in modo
inversamente proporzionale; quindi se il volume si riduce a un quarto la pressione deve quadruplicare;
quindi
VB = 8.0 · 10−3 m3 , pB = 6.2 · 105 Pa , TB = 196.15 K
Similmente, per la legge di Gay-Lussac (9.1), la variazione del volume è proporzionale alla variazione
della temperatura espressa in kelvin; quindi poiché il volume di C è un quarto del volume di A, anche
la temperatura di C deve essere un quarto della temperatura in A; mentre la pressione di C è la
stessa di A e il volume lo stesso di B. Quindi
VC = 8.0 · 10−3 m3 , pC = 1.5 · 105 Pa , TC = 49 K
Si può facilmente verificare che volume, pressione e temperatura degli stati B e C verificano l’equa-
zione di stato (9.5).
Á Utilizzando l’equazione di stato dei gas, ricordando di trasformare la temperatura in kelvin, si
trova
nRT0
V0 = = 4.5 · 10−2 m3
p0
in accordo con la legge di Avogadro (9.7).

Problema 2
Determinare la densità dell’azoto in condizioni normali.
130 CAPITOLO 9. GAS PERFETTI

Soluzione
In condizioni normali una mole di azoto occupa il volume molare Vm dato dalla legge di Avogadro
(9.7); d’altra parte l’atomo di azoto ha una massa atomica, reperibile su qualsiasi tavola periodica
degli elementi, pari 14.0067 u1 ; il che significa che una mole di azoto ha massa m = 14.0067 g;
la molecola N2 di azoto è composta da due atomi e quindi la massa molare M dell’azoto è, con
buona approssimazione2 , il doppio del valore m, cioè M = 28.0134 g. Quindi la densità dell’azoto in
condizioni normali è
M
ρ= = 1.24982 kg m−3 .
Vm

9.1.1 Esercizi

Leggi fondamentali
Es. 1 — Determinare quanto volume occupano n = 3.0 mol di gas a pressione p = 1.6 atm e
a temperatura t = 12 ◦C.

Es. 2 — Un volume V1 = 42 l d’aria a temperatura di t1 = 30 ◦C si trova alla pressione


p1 = 1.1 atm; determinare il volume dell’aria a pressione p2 = 0.8 atm e a temperatura t2 = 60 ◦C.

Es. 3 — Determinare quanto molecole sono presenti in un volume V = 1.0 l di gas a pressione
p = 1.0 atm e temperatura t = 0 ◦C.

Es. 4 — Un gas si trova alla pressione p = 1.6 atm e a temperatura t = 19 ◦C; sapendo che la
massa di una molecola è m = 5.35 · 10−26 kg, determinare la densità del gas.

Es. 5 — Un gas perfetto si trova, alla temperatura di T = 300 K, in un recipiente chiuso avente
il volume di V = 10−3 m3 ; determinare la sua pressione sapendo che è costituito da n = 0.43 mol;
il gas viene quindi successivamente riscaldato fino a raddoppiare la sua pressione; determinare la
temperature alla fine del riscaldamento.

Es. 6 — Sapendo che la massa molare del neon è M = 21.1797 g mol−1 , determinare la mas-
sa del neon contenuto in un recipiente di volume V = 46 l, alla pressione p = 25 · 105 Pa e alla
temperatura t = 25 ◦C.

Es. 7 — Un pallone aerostatico è gonfiato con una certa quantità di elio alla pressione atmo-
sferica p1 = 101 kPa e temperatura t1 = 20.0 ◦C; all’altezza h temperatura e pressione del gas sono
scese ai valori t2 = −40.0 ◦C e p2 = 50.0 kPa; determinare il rapporto tra il volume finale e quello
inizialmente occupato dal gas.

Es. 8 — Una quantità di gas ideale occupa il volume V1 = 2.50 m3 alla pressione p1 = 1.50 atm
e alla temperatura t1 = 20 ◦C;
a) determinare il numero di moli del gas;
b) mediante un’espansione isoterma il gas viene portato alla pressione p2 = 1.00 atm quindi, me-
diante una compressione isobara, viene riportato al volume inizialmente occupato; determinare
il volume massimo a cui si è espanso il gas e la temperatura finale.

Es. 9 — Una pentola a pressione contiene ha il volume V = 2.4 l, viene chiusa quando l’aria
si trova a pressione p1 = 1 atm e ha temperatura t1 = 27 ◦C, viene quindi posta sul fuoco;
a) determinare la variazione di pressione subita dall’aria quando la temperatura raggiunge il valore
t2 = 210 ◦C;
b) sapendo che la pentola esplode alla pressione p3 = 2.3 atm determinare a quale temperatura la
pentola esplode.

1 u è il simbolo dell’unità di massa atomica, definito come 1/12 della massa dell’atomo di carbonio 12 C.
2 Si sta qui trascurando l’energia di formazione della molecola, tenendo conto della quale si ottiene una massa
leggermente inferiore, vale infatti M = 28.0062 g.
9.1. LEGGI FONDAMENTALI 131

Es. 10 — La temperatura atmosferica media su Marte è t1 = −63 ◦C, mentre la pressione


media è p1 = 7.95 · 104 Pa; determinare
a) quante molecole sono contenute nel volume V = 1 m3 di atmosfera di Marte.
b) il rapporto fra il numero delle molecole per unità di volume su Marte e sulla Terra, supponendo
che sulla Terra la pressione media sia p2 = 1 atm e la temperatura media t2 = 15 ◦C.

Es. 11 — Sapendo che alla temperatura t1 = 0 ◦C e alla pressione atmosferica p = 101.325 kPa
la densità dell’aria vale ρ1 = 1.293 kg m−3 , determinare la densità dell’aria alla stessa pressione ma
temperatura t = 50 ◦C.

Es. 12 — Una massa m = 2.89 g di aria si trova a temperatura t1 = 10.0 ◦C e a pressione


atmosferica p; sapendo che tale quantità d’aria contiene N = 6.022 · 1022 molecole, determinare
a) la densità dell’aria in tali condizioni;
b) il volume della massa d’aria alla temperatura t2 = 32 ◦C, supponendo invariata la pressione.

Es. 13 — Un uomo gonfia uno pneumatico alla temperatura t1 = 0 ◦C uno pneumatico alla
pressione p1 = 1.58 atm, il volume interno dello pneumatico, in tali condizioni, è V1 = 15 l; dopo un
viaggio in autostrada la temperatura dello pneumatico ha raggiunto il valore t2 = 55 ◦C, mentre il
volume è aumentato di ∆V = 0.08 l; determinare la nuova pressione dell’aria nello pneumatico.

Es. 14 — Un subacqueo compie un’immersione con una bombola di capacità V = 60 l in


un’acqua alla temperatura t1 = 5 ◦C; sapendo che la pressione dell’aria nella bombola è p1 = 70 atm;
a) determinare quante moli d’aria sono contenute nella bombola;
b) prima dell’immersione l’uomo aveva riempito la bombola con un compressore; durante questa
operazione l’aria aveva raggiunto la temperatura t2 = 190 ◦C; determinare la pressione in questo
momento.

Es. 15 — Un palloncino pieno di gas al livello del mare, dove la pressione è p1 = 1.0 atm,
ha volume V1 = 3.5 l e temperatura t1 = 24 ◦C; il palloncino viene lasciato andare ed esplode ad
un’altezza dove il suo volume è V2 = 4.7 l e la sua temperatura t2 = 4.8 ◦C; determinare
a) il numero di molecole di gas presenti nel palloncino;
b) la pressione del palloncino quando esplode.

Es. 16 — A un bambino sfugge un palloncino al livello del mare dove la pressione e tempe-
ratura valgono p1 = 101 kPa e t1 = 25 ◦C; salendo il palloncino raggiunge una quota ove la pressione
è p2 = 79.2 kPa e la temperatura è t2 = 5.0 ◦C; determinare la variazione percentuale del volume del
palloncino.

Es. 17 — Un recipiente cilindrico contiene gas alla pressione p = 101 kPa e a temperatura
t1 = 20.0 ◦C; il recipiente è tenuto verticale e chiuso da un tappo mobile a perfetta tenuta di massa
m = 15.0 kg e raggio r = 10.0 cm; determinare a quale temperatura si deve portare il gas affinché il
tappo cominci a sollevarsi.

Es. 18 — Un recipiente cilindrico ha per coperchio un pistone mobile di massa trascurabile e a


prefetta tenuta; il cilindro ha volume V = 5.00 l e altezza h = 40.0 cm e contiene un gas inizialmente
alla pressione p = 101 kPa e temperatura t = 20.0 ◦C; sul pistone viene posto un corpo di massa
m = 20.0 kg causandogli un abbassamento d = 3.5 cm; determinare la temperatura finale del gas.

Es. 19 — In un motore diesel la miscela si accende perché riscaldata e non perché accesa;
sapendo che nel processo di accensione il volume del pistone viene ridotto a 1/18 del valore iniziale,
che la temperatura iniziale è T1 = 300 K, la pressione iniziale p1 = 98 kPa e la pressione finale
p2 = 4.9 MPa, determinare la temperatura di accensione.

Es. 20 — Due moli di elio si trovano inizialmente nello stato di equilibrio A alla temperatura di
TA = 300 K e occupano il volume VA = 6.0 l; il gas viene dapprima sottoposto ad una trasformazione
isocora che ne raddoppia la temperatura fino allo stato B, poi ad una dilatazione isoterma che ne
132 CAPITOLO 9. GAS PERFETTI

raddoppia il volume fino allo stato C, quindi con una compressione isobara viene riportato allo stato
iniziale A; determinare
a) volume, pressione e temperatura degli stati A, B e C;
b) la massa del gas.

Es. 21 — Un gas alla temperatura t1 = 27 ◦C e alla pressione p1 = 3.0 · 105 Pa, occupa il
volume V1 = 6.5 l; determinare da quante moli è composto il gas; se il gas viene successivamente scal-
dato, mantenendo il volume costante, fino a che raggiunge la temperatura t2 = 134 ◦C, determinare
la pressione finale.

Es. 22 — Una mole di gas perfetto monoatomico si trova alla pressione p0 = 101325 Pa e alla
temperatura T = 273.15 K; determinare il numero (noto come costante di Loschmidt) di molecole
presenti in ogni metro cubo.

Es. 23 — Due recipienti sono riempiti di gas perfetto e mantenuti alla stessa temperatura T ;
inizialmente la valvola di connessione tra i recipienti è chiusa; si sa che il recipiente 2 ha volume
quadruplo del recipiente 1 e inizialmente la pressione p1 del gas nel recipiente 1 è quadruplo di quella
p2 del recipiente 2; all’apertura della valvola, il gas nei due recipienti raggiunge all’equilibrio una
medesima pressione p; determinare
a) la relazione fra il numero di moli inizialmente presente nei due recipienti;
b) il rapporto p/p2 .

Es. 24 — Una bombola contenente gas alla pressione p1 = 101 kPa viene posta in acqua alla
temperatura t2 = 100 ◦C e, all’equilibrio, la pressione del gas diviene p = 127 kPa;
a) determinare la temperatura iniziale del gas;
b) mentre la bombola rimane nell’acqua viene fatta uscire una quantità di gas tale da riportare la
pressione al suo valore iniziale; determinare la percentuale di gas fuoriuscito.

Es. 25 — Una bombola avente la capienza V1 = 100 cm3 contiene gas elio alla pressione
p1 = 100 atm; la bombola viene utilizzata per gonfiare palloncini, ciascuno dei quali ha volume
V2 = 20 cm3 a pressione atmosferica p2 = 1 atm; sapendo che la temperatura del gas rimane costante,
determinare quanti palloncini si possono gonfiare.

Es. 26 — Una bolla d’aria è emessa da un sub sul fondo di un lago; quando la bolla giunge in
superficie il suo volume è triplicato; supponendo che la temperatura rimanga costante, determinare
la profondità del lago.

Es. 27 — Una bolla d’aria avente volume V = 22 cm3 si trova sul fondo di un lago alla
profondità h = 45 m dove la temperatura vale t1 = 4.5 ◦C, mentre in superficie la temperatura è
t2 = 19 ◦C;
a) determinare quante moli d’aria sono contenute nella bolla;
b) la bolla sale mantenendosi in equilibrio di pressione e temperatura l’acqua; determinare il volume
della bolla quando giunge in superficie.

Es. 28 — Un recipiente aumenta il proprio volume da V1 = 20 · 10−3 m3 a V2 = 54 · 10−3 m3 ,


mentre la temperatura dell’aria in esso contenuta aumenta la propria temperatura da t1 = 27 ◦C
a T2 = 700 K; sapendo che nel processo la pressione è rimasta costante al valore p = 101 kPa,
determinare
a) la variazione del numero n di moli d’aria contenute nel recipiente;
b) se la densità dell’aria è aumentata o diminuita.

Es. 29 — Uno pneumatico è gonfiato alla pressione relativa p1 = 2.0 · 105 Pa alla temperatura
t1 = 30 ◦C; qual è la variazione percentuale ∆m di aria che occorre aggiungere per mantenere la stessa
pressione alla temperatura t2 = 10 ◦C.
9.2. MODELLO MOLECOLARE DEI GAS 133

Es. 30 — Una scatola cubica di lato ` = 20.0 cm contiene aria alla temperatura T1 = 300 K
e a pressione atmosferica; l’aria nella scatola viene quindi riscaldata fino a portarla alla temperatura
T2 = 450 K,
a) determinare il modulo della forza esercitata dall’aria su ciascuna delle pareti della scatola;
b) determinare il numero N di molecole d’aria presenti nella scatola.

Es. 31 — Determinare pressione, volume e temperatura degli stati intermedi di ciascuna delle
trasformazioni cicliche riportate in appendice A.

9.2 Modello molecolare dei gas


In un gas perfetto monoatomico l’interazione fra le molecole è nulla; in tale situazione l’energia del
gas, detta energia interna U, è uguale all’energia cinetica totale delle molecole; la relazione fra U e
la velocità quadratica media v̄ 2 delle molecole è data da
1
U= nM v̄ 2 , (9.8)
2
ove n è il numero di moli e M la massa molare, cioè la massa di una mole.
La velocità quadratica media di un gas in equilibrio è in relazione con la temperatura assoluta del
gas tramite la relazione
M 2
T = v̄ . (9.9)
3R
Quindi l’energia interna di un gas perfetto monoatomico dipende solo dalla sua temperatura secondo
la legge
3
U = nRT . (9.10)
2
Nel caso di gas poliatomici occorre tenere conto dell’energia cinetica di vibrazione della molecola; per
gas rispettivamente biatomici e poliatomici si ha pertanto
5
U= nRT , U = 3nRT (9.11)
2

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Determinare a quale temperatura le velocità quadratiche medie delle molecole di ossigeno e di azoto
uguagliano la velocità di fuga dalla Terra.

Soluzione
La relazione fra la temperatura assoluta di un gas e la velocità quadratica media delle sue molecole
è data dalla (9.9); per utilizzarla è necessario conoscere la massa molare delle sostanze in questio-
ne; consultando una tavola periodica degli elementi si trova per l’azoto 14.0067 u e per l’ossigeno
15.9994 u; poiché entrambe le molecole sono biatomiche, N2 e O2 , la massa molare da utilizzare va
raddoppiata, quindi
MN = 28.0134 u , MO = 31.9988 u .
La velocità di fuga dalla Terra è data da
r
2GMT
v= = 11.186 km s−1 .
RT
Uguagliando questa espressione a quella della velocità quadratica media, ottenuta dalla (9.9), si trova
2GMT 3RT
=
RT M
134 CAPITOLO 9. GAS PERFETTI

e quindi, rispettivamente per azoto e ossigeno, si trova


2GMT MN 2GMT MO
TN = = 1.4053 · 105 K , TO = = 1.6053 · 105 K .
3RT RT 3RT RT
Questi numeri giustificano il fatto che la Terra ha conservato la propria atmosfera.

Problema 2
Determinare l’energia cinetica media di un atomo di elio a temperatura t = 20.0 ◦C.

Soluzione
L’energia cinetica media di una molecola di un gas si trova attribuendo alla velocità della singola
molecola il valore della velocità quadratica media del gas nel suo complesso.
La massa di un atomo di elio si trova osservando che la massa di ciascun atomo del composto è dato
dalla sua massa molare, cioè la massa di una mole di atomi, diviso per il numero di Avogadro, cioè
il numero di atomi in una mole. Si ha quindi
1 MHe 2 1 MHe 3RT 3 R
Ec,m = v̄ = = T
2 NA 2 NA MHe 2 NA
Il rapporto delle costanti R ed NA è una costante universale nota come costante di Boltzmann kB , il
cui valore è
kB = 1.3806488(13) · 10−23 J K−1
Pertanto l’energia cinetica media una molecola è
3
Ec,m = kB T = 6.07 · 10−21 J
2
Si noti che l’energia cinetica media non dipende dalla sostanza del gas in questione ma solo dalla sua
temperatura. Per n moli di gas, si deve ritrovare la (9.10); infatti, indicando con N = nNA il numero
di molecole presenti in n moli, si ottiene
3 3
U = N Ec,m = nNA kB T = nRT .
2 2

9.2.1 Esercizi

Modello molecolare dei gas


Es. 1 — Determinare la velocità quadratica media delle molecole di elio alla temperatura
t = 22.0 ◦C.
Es. 2 — Stabilire di quanto si deve aumentare la temperatura di un gas affinché la velocità
quadratica media delle sue molecole raddoppi.

Es. 3 — L’energia interna di n = 0.81 mol di neon è U = 4000 J; determinare la temperatura


del gas e la velocità quadratica media delle sue molecole.

Es. 4 — Dati due recipienti contengono molecole dello stesso gas, sapendo che il gas contenuto
nel primo ha temperatura doppia di quello contenuto nel secondo, determinare la relazione fra le
velocità quadratiche medie delle molecole nei due recipienti.

Es. 5 — Dire se a una data temperatura fissata, è maggiore la velocità quadratica media di
una molecola di ossigeno O2 o di una di ozono O3 , e di quante volte.

Es. 6 — Nello spazio interstellare la temperatura dovuta alla radiazione cosmica di fon-
do è T = 2.725 K; determinare la velocità quadratica media delle molecole di idrogeno a questa
temperatura.
9.2. MODELLO MOLECOLARE DEI GAS 135

Es. 7 — Una mole di gas perfetto monoatomico alla pressione atmosferica si temperatura
T = 32 ◦C; determinare la velocità quadratica media di una molecola di gas sapendo che la sua massa
è m = 6.5 · 10−27 kg.

Es. 8 — Un recipiente avente la capacità V = 4.25 l contiene n = 0.12 mol di gas a pressione
p = 7.2 · 104 Pa; sapendo che la massa di una molecola del gas vale m = 6.5 · 10−26 kg; determinare
a) la velocità quadratica media delle molecole del gas;
b) la densità del gas.

Es. 9 — Gli atomi di una mole di elio a pressione atmosferica hanno velocità quadratica media
v̄ = 500 m s−1 ; la massa di un atomo di elio è m = 6.646 · 10−27 kg; determinare
a) il volume occupato dalla mole di elio;
b) a parità di velocità quadratica media, la temperatura di un gas la cui molecola ha massa uguale
a dieci volte la massa dell’atomo di elio.

Es. 10 — È noto che la velocità quadratica media di una molecola di ossigeno, O2 , alla tem-
peratura t = 40 ◦C è v̄ = 494 m s−1 ; sapendo che la massa di un atomo di neon è i 5/4 di quella di
un atomo di ossigeno, determinare
a) la velocità media di un atomo di neon a t = 40 ◦C;
b) la massa di una molecola che alla temperatura t = 40 ◦C abbia velocità quadratica media
v̄1 = 200 m s−1 .

Es. 11 — Dell’elio subisce la seguente trasformazione: dallo stato iniziale A allo stato B il gas
si espande tramite una isoterma che ne raddoppia il volume; da B a C il gas si espande tramite una
isobara che ne raddoppia il volume; da C a D una isocora quadruplica la pressione del gas; sapendo
che TD = 1600 K, determinare
a) temperature degli stati A, B, C e D;
b) la velocità quadratica media delle molecole nello stato A.

Es. 12 — Determinare a quale temperatura la velocità quadratica media di una molecole di


azoto, N2 , è uguale a quella che ha l’idrogeno, H2 , a temperatura t = 37 ◦C.

Es. 13 — Determinare la velocità quadratica media di 400 moli di metano, CH4 , contenute
in un volume V = 4.5 m3 e alla pressione p = 8.2 · 105 Pa.

Es. 14 — Determinare la velocità quadratica media delle molecole di anidride carbonica, o


diossido di carbonio CO2 , in condizioni normali.

Es. 15 — Una certa quantità di cloro, Cl2 , in condizioni normali, occupa il volume V = 24 m3 ;
a) determinare il numero di moli del gas;
b) determinare la velocità quadratica media delle molecole;
c) stabilire come cambia la velocità quadratica media delle molecole se la pressione del gas viene
raddoppiata a volume costante.

Es. 16 — Determinare la relazione che lega la velocità quadratica media di un gas la sua
pressione e la sua densità ρ.

Es. 17 — A temperatura T = 273.15 K e pressione p = 1.00 · 103 Pa la densità di un gas ideale


monoatomico è ρ = 1.76 · 10−3 kg m−3 ; determinare
a) la massa molecolare del gas;
b) la velocità quadratica media delle molecole del gas.
136 CAPITOLO 9. GAS PERFETTI

Es. 18 — Sapendo che in una stanza, ove la temperatura è T = 300 K, ogni secondo 1.0 · 1024
atomi di elio colpiscono una porzione di area S = 40 cm2 di una parete muovendosi muovendosi
con una velocità di modulo v = 2.4 · 104 m s−1 e con direzione che forma un angolo α = 45◦ con la
perpendicolare alla parete; determinare la pressione che l’elio esercita sulla parete.

Es. 19 — Una particella puntiforme avente velocità v e massa m viaggia in un recipiente


cubico di lato ` con direzione parallela a due delle sue facce e formante angoli αx = 30◦ e αy = 60◦
con le rimanenti quattro e urta elasticamente sulle pareti del recipiente; indicando con px e py le
pressioni esercitate dal gas su queste pareti, determinare la relazione px e py .
Capitolo 10

Calore e lavoro

10.1 Capacità termica


La variazione di temperatura di un corpo solido è direttamente proporzionale al calore assorbito o
ceduto dal corpo; con la convenzione di assegnare segno positivo al calore assorbito e negativo a
quello ceduto, vale la relazione
Q = C∆T (10.1)

La costante C è detta capacità termica del corpo in questione ed è proporzionale alla massa del corpo
secondo la relazione
C = mc (10.2)

ove c, detto calore specifico, dipende dalla sostanza; in appendice D sono riportati i calori specifici
delle sostanze piú comuni.
L’unità di misura del calore è il joule, simbolo J; si usa anche l’unità, non SI, chiamata caloria,
simbolo cal. Vale la relazione
1 cal = 4.184 J .

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1

Determinare il calore necessario per portare un volume V = 4.5 l d’acqua dalla temperatura di fusione
alla temperatura di ebollizione.

Soluzione La soluzione è una diretta applicazione dell’equazione (10.1), osservando che la densità
dell’acqua è ρa = 1000 kg m−3 e quindi la massa dell’acqua è m = 4.5 kg. Si ottiene quindi

Q = mc(te − tf ) = 1.9 · 106 J .


Problema 2

Un corpo di ferro di massa m1 = 4.5 kg ad una temperatura t1 = 530 ◦C viene immerso in una vasca
che contiene V = 24 l d’acqua alla temperatura t2 = 25 ◦C; determinare
À la temperatura di equilibrio raggiunta;
Á il valore assoluto Q del calore scambiato.

137
138 CAPITOLO 10. CALORE E LAVORO

Soluzione
À Il testo del problema lascia sottinteso che il corpo di ferro e l’acqua costituiscono un sistema isolato
e quindi scambiano calore solo fra di loro; il questo modo il calore ceduto dal corpo di ferro è uguale a
quello assorbito dall’acqua; piú precisamente, ricordando la convenzione sui segni dei calori assorbiti
e ceduti, i due calori in questione sono uguali ed opposti, cioè la loro somma è nulla. Utilizzando la
(10.1) per il corpo di ferro e per l’acqua si trova
Q1 = m1 c1 (te − t1 ) , Q2 = m2 c2 (te − t2 )
quindi deve valere
m1 c1 t1 + m2 c2 t2
m1 c1 (te − t1 ) + m2 c2 (te − t2 ) = 0 =⇒ te = = 35 ◦C .
m1 c1 + m2 c2
Á Il valore assoluto calore scambiato è uguale a quello positivo assorbito dall’acqua e a quello negativo
ceduto dal corpo di ferro; vale quindi
Q = −Q1 = Q2 = m2 c2 (te − t2 ) = 106 J .

10.1.1 Esercizi

Capacità termica
Es. 1 — Una pentola contenente V = 4 l d’acqua è inizialmente alla temperatura t1 = 23 ◦C;
posta su un fornello riceve il calore Q = 1.5 · 105 J; trascurando la variazione di temperatura della
pentola, determinare la temperatura finale dell’acqua.

Es. 2 — Una sostanza di massa m = 6.80 kg si trova inizialmente a temperatura t1 = 15.0 ◦C;
sapendo che è necessario il calore Q = 126 kJ per portare la sua temperatura al valore t2 = 38.0 ◦C,
se ne determini il calore specifico.

Es. 3 — Uno scaldabagno elettrico ha potenza P = 1.2 kW; determinare il tempo τ necessario
per portare alla temperatura t2 = 60 ◦C cinquanta litri di acqua che inizialmente si trovano alla
temperatura t1 = 15 ◦C.

Es. 4 — Un pezzo di ferro di massa m1 = 180 g e temperatura ignota viene immerso in


m2 = 300 g d’acqua a temperatura t2 = 30 ◦C; sapendo che la temperatura di equilibrio è t = 26 ◦C,
determinare la temperatura t1 iniziale del ferro.

Es. 5 — Un uomo di massa m1 = 70 kg ha la febbre: la temperatura del suo corpo è t1 = 39 ◦C;


sapendo il suo calore specifico è c1 = 3340 J kg−1 K−1 , e quello del gelato è c2 = 2090 J kg−1 K−1 ,
determinare quanto gelato (a t2 = 0 ◦C) dovrebbe mangiare per diminuire la sua temperatura fino a
t = 36.5 ◦C.
Es. 6 — Una moneta da 5 centesimi di rame di massa m1 = 3.92 g inizialmente a temperatura
t1 = 20 ◦C viene tenuta in mano fino a raggiungere la temperatura t2 = 37 ◦C; determinare
a) il calore ceduto dalla mano;
b) la variazione di temperatura del corpo umano, supponendo che abbia massa m2 = 60 kg e calore
specifico c2 = 3340 J kg−1 K−1 , causata dalla perdita di tale calore.

Es. 7 — Un recipiente di alluminio di massa m1 = 100 g contiene m2 = 250 g d’acqua con


la quale è in equilibrio termico alla temperatura t1 = 20 ◦C; vine immerso nell’acqua un corpo di
zinco di massa m3 = 450 kg; determinare che temperatura deve avere lo zinco per portare l’acqua
alla temperatura di ebollizione te = 100 ◦C.

Es. 8 — Un recipiente di ferro di massa m1 = 200 g contiene m2 = 300 g di acqua alla tempe-
ratura di equilibrio t = 26 ◦C; viene immerso nell’acqua un pezzo di alluminio di massa m3 = 150 g
a temperatura t3 = 260 ◦C; determinare la temperatura di equilibrio.
10.1. CAPACITÀ TERMICA 139

Es. 9 — Un recipiente di rame di massa m1 = 450 g contiene m2 = 300 g di acqua; acqua e


recipiente hanno inizialmente temperatura t1 = 18.0 ◦C; viene immerso nell’acqua un oggetto di rame
di massa m3 = 265 g e temperatura t3 = 315 ◦C; determinare
a) la temperatura di equilibrio;
b) se acquista più calore l’acqua o il recipiente.

Es. 10 — Un recipiente di rame di massa m1 = 450 g contiene m2 = 300 g di acqua; acqua e


recipiente hanno inizialmente temperatura ignota t1 ; viene immerso nell’acqua un oggetto di rame di
massa m3 = 265 g e temperatura t3 = 315 ◦C; sapendo che la temperatura di equilibrio è te = 52.3 ◦C,
determinare la temperatura t1 .

Es. 11 — Un recipiente di un metallo ignoto ha massa m1 = 3.5 kg e contiene m2 = 13 kg


d’acqua con la quale è in equilibrio termico a temperatura t1 = 15 ◦C; si introduce nell’acqua un pezzo
dello stesso metallo, di massa m3 = 1.7 kg a temperatura t2 = 180 ◦C; sapendo che la temperatura
di equilibrio è t = 17.5 ◦C, determinare il calore specifico del metallo.

Es. 12 — Un recipiente di capacità termica C = 1400 J kg−1 , avente pareti termicamente


isolanti, contiene m1 = 2.0 kg d’acqua; il sistema costituito da recipiente ed acqua si trova in equilibrio
termico alla temperatura ambiente t1 = 22 ◦C; viene inserito nel recipiente un corpo di una sostanza
non nota di massa m2 = 4.0 kg alla temperatura t2 = 100 ◦C; dopo un tempo sufficientemente lungo
viene raggiunto l’equilibrio termico alla temperatura t = 41 ◦C; determinare il calore specifico del
corpo.

Es. 13 — In una vasca di alluminio di massa m = 15 kg è contenuta una massa m1 = 50 kg


di acqua, acqua e vasca si trovano in equilibrio termico alla temperatura t1 = 25 ◦C; nell’acqua viene
immerso un cilindro di alluminio di massa m2 = 45 kg alla temperatura t2 = 315 ◦C; supponendo
che l cilindro, l’acqua e la vasca costituiscano un sistema isolato, determinare la temperatura di
equilibrio.

Es. 14 — In una certa quantità di acqua di massa m1 = 100 g, alla temperatura t1 = 20 ◦C,
viene immerso un corpo di massa m2 = 20 g la cui temperatura iniziale è t2 = 60 ◦C; il sistema è
chiuso dentro un recipiente e dopo un certo periodo raggiunge la temperatura di equilibrio Te = 25 ◦C;
determinare il calore specifico del corpo nelle seguenti situazioni:
a) il recipiente è perfettamente isolante;
b) il recipiente assorbe il 20 % del calore ceduto dal corpo.

Es. 15 — Una pentola contiene V = 4.0 l di acqua bollente a t1 = 100 ◦C; vengono immersi
nell’acqua m = 500 g di gnocchi a temperatura iniziale t2 = 20 ◦C; sapendo che il calore specifico
dello gnocco è c = 0.40 cal kg−1 K−1 , determinare
a) la temperatura di equilibrio;
b) quanti gnocchi si devono immergere per avere una temperatura di equilibrio pari a t = 95 ◦C

Es. 16 — Un corpo di rame di massa m1 = 20 g e temperatura t1 = 55 ◦C viene posto a


contatto con un secondo corpo, pure di rame, di massa m2 = 30 g e temperatura t2 = 40 ◦C, fino al
raggiungimento dell’equilibrio termico; determinare:
a) la quantità di calore scambiata;
b) la temperatura finale dei due corpi;
c) la variazione percentuale del volume dei due corpi.

Es. 17 — Una massa incognita m1 di acqua a temperatura t1 = 62 ◦C viene mescolata alla


massa m2 = 4 kg d’acqua a temperatura t2 = 15 ◦C, sapendo che la temperatura di equilibrio è
t = 20 ◦C e che durante il processo viene ceduta all’esterno una quantità di calore pari a Q = 2.0 kcal,
determinare la massa m1 .
140 CAPITOLO 10. CALORE E LAVORO

Es. 18 — Un pezzo di metallo di massa m1 = 200 g e avente temperatura t, se immerso in


m2 = 275 g d’acqua, fa elevare la temperatura dell’acqua da t1 = 10.0 ◦C a t2 = 12.0 ◦C; un secondo
pezzo dello stesso metallo di massa m3 = 250 g, alla stessa temperatura t, immerso in m4 = 168 g
d’acqua, fa elevare la temperatura dell’acqua da t1 a t3 = 14.0 ◦C; determinare t e il calore specifico
del metallo.

Es. 19 — Una tazza di alluminio di massa m = 75 g e capacità V = 190 cm3 è piena d’acqua
fino all’orlo; sapendo che la temperatura iniziale è t1 = 27 ◦C, determinare
a) il calore necessario per scaldare il sistema fino alla temperatura t2 = 95 ◦C;
b) il volume ∆V dell’acqua che esce dalla tazza.

10.2 Cambiamenti di stato


Avvengono ad una temperatura che dipende dalla pressione e dalla sostanza in questione; durante
il cambio di stato la temperatura della sostanza non cambia; in appendice D sono riportati i valori
delle temperature di fusione e di ebollizione delle sostanze piú comuni.
Il calore scambiato durante un cambiamento di stato è proporzionale alla massa del corpo, vale infatti

Q = λm ; (10.3)
la costante λ detta calore latente dipende dalla sostanza che cambia di stato.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Determinare il calore necessario a vaporizzare una massa m = 4.6 kg di ghiaccio, inizialmente a
temperatura t0 = −15 ◦C.

Soluzione
Il processo va suddiviso in quattro fasi: 1) il riscaldamento del ghiaccio fino alla sua temperatura di
fusione, 2) la fusione del ghiaccio in acqua, 3) il riscaldamento dell’acqua fino alla sua temperatura
di ebollizione, 4) la vaporizzazione dell’acqua. Utilizzando i valori riportati in appendice D, il calore
complessivo necessario alle quattro fasi è
Q = m cgh (tf − t0 ) + λf + ca (te − tf ) + λe = 1.4 · 107 J .
 


Problema 2
In un calorimetro contenente una massa m1 = 150 g di acqua e con la quale è inizialmente in equilibrio
termico alla temperatura t1 = 20.0 ◦C, si introduce una la massa m2 = 100 g di acqua in ebollizione,
quindi si chiude il calorimetro; supponendo che il processo sia adiabatico e sapendo che la temperatura
finale è t = 43.3 ◦C, si determini l’equivalente in acqua del calorimetro.

Soluzione
Si dice equivalente in acqua di un calorimetro la massa della quantità di acqua avente la stessa capacità
termica del calorimetro. È una grandezza che è necessario conoscere per l’utilizzo di un calorimetro
poiché esso partecipa agli scambi di calore. Indicando l’equivalente in acqua del calorimetro con M ∗ ,
la sua capacità termica è quindi
C = cM ∗
ove c è il calore specifico dell’acqua. Nella situazione proposta, il calorimetro e l’acqua in esso
inizialmente contenuta assorbono il calore dell’acqua riscaldata che viene successivamente introdotta.
Si ha quindi
t2 − t
(m1 + M ∗ )c(t − t1 ) = m2 c(t1 − t) =⇒ M∗ = m2 − m1 = 93.3 g .
t − t1
10.2. CAMBIAMENTI DI STATO 141

10.2.1 Esercizi

Cambiamenti di stato
Es. 1 — Determinare il calore necessario a fondere un blocco di ferro di massa m = 13.2 kg
inizialmente alla temperatura t = 22.3 ◦C.

Es. 2 — Un blocco di ghiaccio di massa m = 10 kg si trova inizialmente alla temperatura


t1 = −15 ◦C; determinare il calore che è necessario fornire per ottenere acqua alla temperatura
t2 = 60 ◦C.

Es. 3 — Un blocco di ghiaccio di massa m = 500 g alla sua temperatura di fusione viene messo
in un recipiente contenente il volume V = 4.50 l d’acqua alla temperatura t2 = 20.0 ◦C; determinare
la temperatura di equilibrio del sistema.

Es. 4 — Ripetere l’esercizio precedente ponendo la temperatura iniziale del ghiaccio pari a
t1 = −5 ◦C.

Es. 5 — Determinare il calore necessario a vaporizzare n = 15 mol di azoto liquido alla sua
temperatura di ebollizione.

Es. 6 — Per far condensare una quantità ignota di vapore acqueo alla temperatura te = 100 ◦C
viene messo in contatto con m2 = 15 kg di ghiaccio alla temperatura tf = 0 ◦C; sapendo il processo
è adiabatico e che alla fine si ottiene acqua alla temperatura t = 25 ◦C determinare la massa m1 del
vapore.

Es. 7 — Si determini il calore totale necessario a vaporizzare un cubo di ghiaccio di massa


m = 3.2 kg inizialmente a temperature t = −12 ◦C.

Es. 8 — Un cubetto di ghiaccio fondente di massa m1 = 55 g viene messo in un recipiente


di capacità termica C contenente la massa m2 = 185 g di acqua, con la quale il recipiente è in
equilibrio termico alla temperatura t = 20 ◦C; sapendo che il ghiaccio si scioglie completamente e che
la temperatura di equilibrio finale è te = 0.0 ◦C, determinare C.

Es. 9 — Un corpo di ferro viene lasciato cadere da un’altezza h = 15 m; trascurando l’attrito


dell’aria e la variazione di temperatura del suolo, determinare la variazione di temperatura del corpo
dovuta all’impatto.

Es. 10 — Una caraffa d’acqua, inizialmente alla temperatura t1 = 20 ◦C, viene messa in un
congelatore alla temperatura t2 = −15 ◦C; sapendo che complessivamente l’acqua cede il calore
Q = −2.2 · 106 J, determinare la massa dell’acqua.

Es. 11 — Un pezzo di ghiaccio di massa m1 = 450 g a temperatura t1 = 0 ◦C viene immerso


in m2 = 750 g d’acqua a temperatura t2 = 20 ◦C; determinare
a) quale percentuale di ghiaccio fonde;
b) la massa d’acqua, alla stessa temperatura t2 in cui è necessario immergere il ghiaccio per farlo
fondere completamente.

Es. 12 — Si vuole fondere un pezzo di ghiaccio sbattendolo con forza contro il muro; suppo-
nendo che tutta la sua en cinetica si trasformi in calore e che questo venga interamente ceduto al
ghiaccio, che è a temperatura t = 0 ◦C, determinare la velocità che occorre imprimere al ghiaccio.

Es. 13 — Un blocco di ghiaccio di massa m1 = 4 kg a t = 0 ◦C sul pavimento con velocità


iniziale di modulo v = 25 m s−1 ; dopo un certo tempo si ferma a causa della forza di attrito presente;
sapendo che l’energia posseduta inizialmente è ceduta per l’80 % al ghiaccio sotto forma di calore,
determinare la massa m2 del ghiaccio fuso.

Es. 14 — Un meteorite di massa m1 = 55 kg precipita con una velocità di modulo v =


510 m s−1 su un laghetto interamente ghiacciato contenente m2 = 1200 kg di ghiaccio a tempera-
142 CAPITOLO 10. CALORE E LAVORO

tura t = −2.5 ◦C; supponendo che tutta l’energia del meteorite si trasformi in calore interamente
ceduto al ghiaccio, determinare quanto ghiaccio fonde.

Es. 15 — Per cuocere la pasta si riscaldano m = 2.5 kg d’acqua da t1 = 50 ◦C a t2 = 100 ◦C,


quindi si procede con la cottura; sapendo che a fine cottura è stato ceduto in tutto all’acqua il calore
Q = 160 kcal, determinare quanta acqua evapora.

Es. 16 — Determinare il calore specifico del mercurio sapendo che immergendo un pezzo di
ghiaccio di massa m1 = 2.5 kg alla temperatura t1 = 0 ◦C in m2 = 75 kg di mercurio alla temperatura
t2 = 100 ◦C ne determinano la fusione completa e portano l’acqua a temperatura t3 = 10 ◦C.

Es. 17 — All’interno di un recipiente con pareti termicamente isolanti si trova dell’acqua di


massa m1 = 50.0 g alla temperatura t1 = 20.0 ◦C; nell’acqua viene immerso un cubetto di ghiaccio di
massa m2 = 25 g a temperatura t2 = −40.0 ◦C, il recipiente viene chiuso e, dopo un certo tempo, il
sistema raggiunge l’equilibrio; determinare
a) la temperatura di equilibrio;
b) la massa di ghiaccio fusa;
c) quanta massa di acqua dovrebbe essere impiegata affinché si fonda l’intera massa di ghiaccio.

Es. 18 — Si calcoli quanto tempo impiega un bollitore di potenza P = 800 W a portare ad


ebollizione un litro di acqua che inizialmente si trova alla temperatura T = 290 K nei seguenti casi
a) le pareti del bollitore non disperdono calore;
b) le pareti del bollitore disperdono la quantità di calore Q = 50 cal s−1 .

Es. 19 — Una massa m1 = 2.7 kg di ghiaccio a temperatura t1 = −5 ◦C viene posta a contatto


con una sbarra di rame di massa m2 = 20 kg, lunghezza ` = 110 cm e temperatura t2 = 120 ◦C;
il sistema costituito dal ghiaccio e dalla sbarra viene quindi termicamente isolato; determinare la
variazione della lunghezza della sbarra all’equilibrio termico.

Es. 20 — Un cubetto di ghiaccio di massa m = 25 g inizialmente a temperatura t = −110 ◦C


viene immerso in un bicchiere in cui si trova la massa ma = 100 g di acqua alla temperatura ta = 25 ◦C;
a) si verifichi che la temperatura finale del sistema te = 0 ◦C e si calcoli la massa di ghiaccio fusa;
b) cosa accade se invece di un solo cubetto, nell’acqua vengono immersi due identici cubetti di
massa 25 g entrambi alla temperatura di −110°C.

Es. 21 — Un gas perfetto monoatomico costituito da n = 12.4 mol si trova alla temperatura
TA = 200 K; il gas è contenuto in una camera chiusa da un pistone; quest’ultima viene immersa in
una miscela di acqua e ghiaccio; il gas subisce una espansione isobara quasistatica, fino a raggiungere
un volume finale VB ; sapendo che il calore assorbito dall’ambiente nella trasformazione fa solidificare
m = 100 g di acqua, determinare la temperatura TB e il rapporto VB /VA .

Es. 22 — Dentro un recipiente contenente ma = 50 g di acqua alla temperatura di t1 = 20 ◦C


viene immersa una certa quantità di ghiaccio avente temperatura t2 = −20 ◦C; dopo un certo periodo,
il sistema raggiunge l’equilibrio termico alla temperatura di te = 0 ◦C; determinare la massa m del
ghiaccio nei seguenti casi:
a) la massa di ghiaccio rimane costante;
b) la massa di ghiaccio al termine del processo è dimezzata;
c) la massa di acqua al termine del processo è dimezzata.

Es. 23 — Un cubetto di ghiaccio di massa m = 50 g viene tolto da un congelatore alla tem-


peratura t = −40 ◦C e immerso in acqua di massa ma = 100 g alla temperatura ta ; determinare ta
nei seguenti casi:
a) la temperatura di equilibrio del sistema è te = 0 ◦C e il ghiaccio non si è fuso;
b) la temperatura di equilibrio del sistema è te = 0 ◦C e il 20 % del ghiaccio si è fuso;
10.3. LAVORO 143

c) la temperatura di equilibrio del sistema è te = 10 ◦C.

Es. 24 — Si mescolano m1 = 250 g di vapore acqueo a t1 = 100 ◦C con un’uguale massa di


ghiaccio a t2 = 0 ◦C; determinare
a) la temperatura di equilibrio e lo stato finale del sistema;
b) cosa cambia se, mantenendole uguali, si variano le due masse;
c) la quantità di acqua presente all’equilibrio.

Es. 25 — A una massa m = 2.3 kg di ghiaccio alla temperatura t1 = −12 ◦C si cede il calore
Q = 680 kcal; determinare la temperatura finale t2 .

10.3 Lavoro
Sul segno del lavoro compiuto o subito da un sistema materiale vale le seguente convenzione: il
lavoro è positivo se compiuto dal sistema e negativo se compiuto sul sistema. Se il sistema fisico è
un gas perfetto che compie una trasformazione quasistatica, sul piano della fasi pV il valore assoluto
del lavoro è graficamente rappresentato dall’area della porzione di piano compresa fra il grafico
della trasformazione e l’asse V ; tale lavoro è positivo se il volume aumenta e negativo se il volume
diminuisce. Se la trasformazione è ciclica il valore assoluto del lavoro è rappresentato dall’area
racchiusa dal ciclo; tale lavoro è positivo se il ciclo è percorso in senso orario e negativo se percorso
in senso antiorario.

p p

L>0
L<0

L>0 L<0

V V
(a) Qualsiasi. (b) Ciclica.

Figura 10.1: Lavoro di una trasformazione.

Il lavoro, dipende dalla trasformazione usata per passare dallo stato termodinamico iniziale a quello
finale. Per le diverse trasformazioni elementari, chiamati A e B gli stati iniziale e finale, si ha
rispettivamente

isocora LAB = 0
isobara LAB = p(VB − VA )
VB
isoterma LAB = nRT ln
VA

3 (10.4)
− nR(TB − TA ) gas monoatomico


2




 5
adiabatica LAB = −∆U = − nR(TB − TA ) gas biatomico

 2


−3nR(TB − TA ) gas poliatomico


144 CAPITOLO 10. CALORE E LAVORO

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Si termini il lavoro compiuto dal gas in ciascuna delle trasformazioni descritte nel problema 1 del
capitolo precedente.

Soluzione
Il ciclo è percorso in senso antiorario, quindi il lavoro totale è negativo ed è compiuto sul gas e non
dal gas; in particolare il lavoro della compressione isoterma è negativo, quello della trasformazione
isocora è nullo e quello dell’espansione isobara è positivo. Utilizzando le prime tre delle (10.4) si trova
VB
LA→B = nRTA ln = −6.3 · 103 J
VA
LB→C = 0 J
LC→A = pA (VA − VC ) = 3.6 · 103 J

Problema 2
Un gas costituito da n = 12 mol occupa inizialmente il volume V1 = 4.5 · 10−3 m3 alla temperatura
T1 = 315 K, viene quindi sottoposto ad una trasformazione di equazione

p − p1 = 2 · 108 · (V − V1 )

fino a quadruplicare il proprio volume. Determinare il lavoro compiuto dal gas durante la trasforma-
zione.

Soluzione
La pressione iniziale è p[106 Pa]
nRT1
p1 = = 7.0 · 106 Pa 9
V1
Il volume finale è il quadruplo di quello iniziale
6
e quindi la pressione finale è

p2 = p1 + 6 · 108 V1 = 9.7 · 106 Pa . 3

L’equazione fornita è lineare, il suo grafico sul


piano pV è quindi una retta di coefficiente ango- 0
8
0 5 10 15 V [10−3 m3 ]
lare 10 ; il lavoro, positivo in quanto il volume
aumenta, è dato dall’area compresa fra il grafico della trasformazione e l’asse delle ascisse e compreso
fra i volumi V1 e V2 = 3V1 . Tale area è un trapezio rettangolo di basi P1 e p2 e altezza V2 − V1 . Il
lavoro quindi è dato da
(p1 + p2 )(V2 − V1 )
L= = 1.6 · 105 J .
2

10.3.1 Esercizi

Lavoro
Es. 1 — Un gas alla pressione p = 200 kPa, occupa il volume V = 4.30 · 10−3 m3 ; determinare
il lavoro compiuto dal gas per compiere un’espansione isoterma che ne triplica il volume.

Es. 2 — Un gas biatomico si trova inizialmente alla pressione p = 2.5 · 105 Pa occupando il
volume V = 12 m3 ; determinare il lavoro compiuto sul gas
10.3. LAVORO 145

a) per una compressione isobara che dimezzi il volume;


b) per una compressione adiabatica che raddoppi la temperatura.

Es. 3 — Un gas è sottoposto alla trasformazione ciclica ABCA; sapendo che la trasformazione
AB è un espansione isobara, che la trasformazione BC è isocora e che il grafico della trasformazione
CA sul piano pV è costituito da un segmento; determinare il lavoro totale compiuto dal gas per la
trasformazione ciclica con i seguenti dati VA = 2.4 m3 , VB = 4.1 m3 , pA = 120 kPa, pC = 180 kPa.
Capitolo 11

Primo principio della


Termodinamica

11.1 Principio di equivalenza e primo principio


Calore e lavoro sono due forme di energia; sono legate dal seguente principio di equivalenza.

Se un sistema termodinamico compie una trasformazione ciclica il calore


Q ed il lavoro L complessivamente scambiati dal sistema con l’esterno
sono uguali, vale cioè
Q=L
Nel caso generale di una trasformazione non ciclica, il sistema termodinamico non torna nello stato
iniziale, la sua energia interna quindi varia. Il bilancio energetico fra l’energia scambiata dal sistema
sotto forma di calore o di lavoro e la variazione dell’energia interna è noto come primo principio della
termodinamica
Q = L + ∆U
Si tratta della generalizzazione del principio di conservazione dell’energia che tenga conto degli scambi
termici.
Diversamente dal caso dei solidi e dei liquidi, la capacità termica dei gas perfetti dipende dal tipo di
trasformazione che comporta la scambio di calore. In particolare si definiscono la capacità termica a
volume costante e a pressione costante, come il calore assorbito da una mole di gas perfetto quando vi
è una variazione di temperatura di 1 K rispettivamente per una trasformazione isocora e una isobara;
cioè
Q Q
   
CV = , Cp =
n∆T V =cost n∆T p=cost

CV e Cp sono legate dalla relazione di Mayer :

Cp = CV + R .

I valori sono diversi a seconda che il gas in questione sia mono-, bi- o poliatomico:
 
3R

monoatomico 5R

monoatomico
2 2

 


 

5 7
CV = R biatomico Cp = R biatomico

 2 
 2

 

3R poliatomico 4R poliatomico

 

Il lavoro fatto o compiuto, il calore scambiato e la variazione di energia interna di un gas perfetto che
subisce una trasformazione dallo stato A allo stato B, può essere calcolato in termini della capacità
termiche secondo la tabella 11.1.

146
11.1. PRINCIPIO DI EQUIVALENZA E PRIMO PRINCIPIO 147

Isocora Isobara Isoterma Adiabatica


∆U nCV ∆T nCV ∆T 0 nCV ∆T
VB pA
L 0 p∆V = nR∆T nRT ln = nRT ln −nCV ∆T
VA pB
VB pA
Q nCV ∆T nCp ∆T nRT ln = nRT ln 0
VA pB

Tabella 11.1

Durante una trasformazione adiabatica, pressione, volume e temperatura di un gas perfetto sono
legate dalle equazioni
pV γ = cost , T V γ−1 = cost , p1−γ T γ = cost (11.1)
ove la costante γ è il rapporto fra le capacità termiche a pressione e a volume costante:
Cp
γ= (11.2)
CV

PROBLEMI RISOLTI
p[kP a]
Problema 1
C
180
Una mole di gas perfetto biatomico compie la trasfor-
mazione ciclica indicata in figura; sapendo che pA =
120 kPa, VA = 20.0 l, VB = 30.0 l determinare: 120 B
A
À le temperature degli stati A, B e C e la pressione
di C; 60
Á il lavoro svolto in ciascuna trasformazione;
 il calore scambiato in ciascuna trasformazione; 0
0 10 20 30 V [l]
à la variazione di energia interna per ciascuna
trasformazione.

Soluzione
À Utilizzando l’equazione di stato dei gas perfetti e le leggi di Boyle e di Gay-Lussac si trova:
pA VA VB VB
TA = = 289 K , TB = TC = TA = 433 K , pC = pB = 180 kPa .
nR VA VC
Á Utilizzando la (10.4) e i risultati della precedente tabella si trova
VC
LAB = pA (VB − VA ) = 1200 J , LBC = pB VB ln = −1460 J , LCA = 0 ;
VB
si noti che il lavoro complessivo è negativo.
 Utilizzando i risultati della tabella precedente, e ricordando che per un gas biatomico valgono
CV = 5R/2 e Cp = 7R/2, si ottiene
VC
QAB = nCp (TB − TA ) = 4190 J , QBC = pB VB ln = −1460 J
VB
QCA = nCV (TA − TC ) = −2990 J ;
si osservi che la somma dei lavori compiuti e la somma dei calori scambiati è uguale, in accordo con
il principio di equivalenza.
à Utilizzando ancora i risultati della tabella precedente si ottiene
∆UAB = nCV (TB − TA ) = 2990 J , ∆UBC = 0 J
∆UCA = nCV (TA − TC ) = −2990 J ;
148 CAPITOLO 11. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

si osservi che la somma delle variazioni di energia interna per l’intero ciclo è nulla, come deve essere;
inoltre, per ciascuna trasformazione, vale la relazione ∆U = Q − L in accordo con il primo primo
principio della termodinamica.

Problema 2
Verificare che il lavoro compiuto da n moli di un gas monoatomico durante un’espansione adiabatica in
cui il gas raddoppia il suo volume è sempre minore del lavoro compiuto dal gas durante un’espansione
isoterma fra gli stessi volumi.

Soluzione
Il lavoro di un’espansione adiabatica di un gas monoatomico dallo stato A di volume VA allo stato B
di volume VB = 2VA è dato da
3
LAB = nR(TA − TB ) .
2
Utilizzando la seconda delle (11.1) si trova

TA VAγ−1 = TB (2VA )γ−1 = 2γ−1 TB VAγ−1 =⇒ TB = 21−γ TA .

Quindi il lavoro dell’espansione adiabatica è


3
Lad = nR(1 − 21−γ )TA ,
2
mentre il lavoro dell’espansione isoterma è

Lis = nrTA ln 2 .

Poiché per un gas monoatomico vale γ = 5/3, la verifica richiesta si riduce a mostrare, utilizzando
una calcolatrice, che vale
3
(1 − 2−2/3 ) < ln 2 .
2
Similmente si può verificare che il lavoro di un’espansione adiabatica è minore di un’espansione
isoterma fra gli stessi volumi, per qualsiasi gas (anche non monoatomico) e per qualsiasi scelta dei
volumi. Il risultato qui dimostrato è in accordo con l’interpretazione del volume di una trasformazione
come area.

11.1.1 Esercizi

Principio di equivalenza e primo principio


Es. 1 — In una trasformazione isocora a volume V = 7.5 l n = 3.2 mol di un gas monoatomico,
inizialmente a temperatura T = 120 K, assorbe il calore Q = 500 J; determinare
a) la temperatura finale;
b) la pressione finale.

Es. 2 — n = 0.25 mol di un gas biatomico occupano inizialmente il volume V1 = 1.5 l alla
pressione p = 405 kPa; il gas si espande a pressione costante fino a raggiungere il volume V2 = 4.5 l;
determinare
a) il lavoro svolto;
b) il calore assorbito;
c) la variazione di energia interna.

Es. 3 — Un gas occupa il volume V1 = 10 l; lasciato libero di espandersi raggiunge il volume


V2 = 13 l spingendo un pistone che mantiene costante la pressione p = 1.5 atm; sapendo che il gas è
monoatomico ed è composto da n = 0.8 mol, determinare
11.1. PRINCIPIO DI EQUIVALENZA E PRIMO PRINCIPIO 149

a) la variazione di energia interna, il lavoro svolto e il calore scambiato;


b) la temperatura finale del gas.

Es. 4 — Rispondere alla domanda a) dell’esercizio precedente nel caso che, partendo dal me-
desimo stato iniziale, il gas raggiunga il medesimo volume finale mediante un’espansione isoterma.

Es. 5 — Una mole di idrogeno è contenuta in un recipiente rigido di capacità V = 25.0 l viene
riscaldato e la sua temperatura varia da t1 = 25.0 ◦C a t2 = 90.0 ◦C; determinare
a) quanto calore è stato assorbito dal gas e di quanto è variata la sua energia interna;
b) i valori iniziale e finale della pressione.

Es. 6 — Sono date n = 2.4 mol di gas biatomico inizialmente a temperatura T = 300 K; il gas
si espande adiabaticamente compiendo il lavoro L = 2000 J; determinare la sua temperatura finale.

Es. 7 — Con gli stessi dati dell’esercizio precedente, si considerino i seguenti casi
a) il gas compie una trasformazione isocora che lo porta ad uno stato di temperatura T2 = 280 K;
determinare il calore scambiato;
b) il gas compie una trasformazione isoterma in cui cede il calore Q = −800 J; determinare il
rapporto fra il volume finale ed il volume iniziale.

Es. 8 — Due recipienti uguali contengono ciascuno n = 2.5 mol di un gas biatomico a tempe-
ratura t1 = 15 ◦C; uno dei due si espande adiabaticamente e l’altro isotermicamente, compiendo in
ambedue i casi il lavoro L = 3.0 · 103 J; determinare
a) la variazione di energia interna e il calore scambiato nei due casi.
b) la temperatura finale nei due casi.

Es. 9 — Durante una trasformazione isobara alla pressione p = 1.2 · 105 Pa un gas si espan-
de dal volume V1 = 1.5 · 10−3 m3 al volume V2 = 2.5 · 10−3 m3 assorbendo il calore Q = 420 J;
determinare
a) la variazione di energia interna;
b) se l’espansione fra gli stessi volumi fosse isoterma, il calore assorbito dal gas sarebbe maggiore
o minore;
c) da quanti atomi è costituita la molecola del gas.

Es. 10 — Un gas biatomico costituito da n = 2.5 mol si raffredda, adiabaticamente dalla


temperatura T1 = 361 K alla temperatura T2 = 281 K, viene poi riportato alla temperatura iniziale
mediante una trasformazione isocora; determinare
a) il lavoro svolto nell’adiabatica;
b) il calore scambiato nell’isocora.

Es. 11 — Una mole di gas perfetto monoatomico si trova in uno stato A in cui la pressione
è pA = 100 kPa e il volume è VA = 8.00 l; il gas subisce una prima trasformazione isobara che ne
triplica il volume portandolo in uno stato B, quindi una compressione adiabatica che porta il gas in
uno stato C in cui il volume è uguale a quello iniziale, infine il gas viene riportato nello stato A con
una trasformazione isocora; determinare
a) pressione, volume, temperatura ed energia interna del gas negli stati A, B e C;
b) il lavoro svolto e il calore assorbito dal gas in ciascuno dei tratti della trasformazione ciclica
ABCA.

Es. 12 — Una quantità di ossigeno di massa m = 200 g viene compressa a pressione costan-
te; sapendo che la variazione di temperatura è ∆T = 2.0 K, determinare la variazione di energia
interna.
150 CAPITOLO 11. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Es. 13 — Determinare il calore specifico dell’ossigeno a pressione costante.

Es. 14 — Una trasformazione di un gas perfetto ha equazione p = kV , con k > 0; determinare


la capacità termica molare Ck per una tale trasformazione.

Es. 15 — Determinare lavoro compiuto, calore scambiato e variazione di energia interna per
ciascuna delle trasformazioni che compongono i cicli termodinamici riportati in appendice A, verifi-
cando, per ciascuna trasformazione, la validità del primo principio della termodinamica e, per l’intero
ciclo, il principio di equivalenza.

11.2 Macchine termiche e frigorifere. Ciclo di Carnot


Una macchina termica è costituita da un sistema termodinamico, che qui sarà un gas perfetto, che
compie una trasformazione ciclica durante la quale assorbe il calore Qa da corpi a temperatura piú alta
e trasforma parte di esso nel lavoro L; il calore rimanente, Qc viene ceduto durante la trasformazione
ciclica dal sistema a corpi a temperatura piú bassa. Il rapporto η fra il lavoro prodotto ed il calore
assorbito è detto rendimento della macchina termica; vale dunque

L Q Qa + Qc Qc
η= = = =1+ (11.3)
Qa Qa Qa Qa

ove si è usato il principio di equivalenza Q = L; vale la disuguaglianza

0≤η≤1.

Qa Qc

L L
M F

Qc Qa

(a) Macchina termica M . (b) Macchina frigorifera F .

Figura 11.1: Schemi di funzionamento delle macchine.

In una macchina frigorifera viene compiuto del lavoro sul sistema termodinamico, per assorbire
calore da corpi a temperatura minore e cederli a corpi a temperatura maggiore. Il rapporto ζ
fra calore assorbito Qa e il valore assoluto |L| = −L del lavoro fatto sul sistema; vale quindi
p
Qa A
ζ=− . (11.4)
L
L’aggettivo ‘frigorifera’ si riferisce al fatto che la mac-
china in questione è in grado di estrarre calore da
un corpo piú freddo e cederlo all’esterno, piú cal-
do. Un ciclo di Carnot è costituito da due trasfor- T2
mazioni adiabatiche e due isoterme in successione al-
ternata; con riferimento alla figura, BC e DA so-
B
no adiabatiche mentre AB e CD sono isoterme con
TA = TB = T2 > T1 = TC = TD . Si può dimostra- D
re che fra i volumi dei quattro stati intermedi vale la T1 C
relazione
VB VC V
= . Figura 11.2: Il ciclo di Carnot.
VA VD
11.2. MACCHINE TERMICHE E FRIGORIFERE. CICLO DI CARNOT 151

Inoltre, il rendimento del ciclo di Carnot dipende solo dalle temperature delle due isoterme e non
dalle trasformazioni adiabatiche. Vale infatti
T1
ηC = 1 − . (11.5)
T2

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Una macchina termica assorbe in ogni ciclo il calore Q2 = 850 J e cede il calore Q1 = −500 J;
À determinare il lavoro prodotto dalla macchina in ogni ciclo ed il suo rendimento;
Á supponendo che la macchina termica sia reversibile e che venga fatta lavorare come macchina
frigorifera, determinarne l’efficienza.

Soluzione
À Per il principio di equivalenza, il lavoro generato da una macchina termica, essendo ciclica, è uguale
al calore totale scambiato, vale quindi

L = Q1 + Q2 = 350 J .

Il rendimento si determina quindi utilizzando la (11.3):


L
η= = 0.41 .
Q2
Á Se la macchina è reversibile, il calore assorbito diviene ceduto e il calore ceduto diviene assorbito,
inoltre il medesimo lavoro invece di essere prodotto dalla macchina termica viene compiuto sulla
macchina frigorifera, la cui efficienza, quindi, utilizzando la (11.4), è
Q1
ζ=− = 1.4 .
L


Problema 2
Un motore a scoppio a quattro tempi si basa teorica- p
mente su un ciclo termodinamico detto ciclo Otto che
si può essere schematizzato come segue; con riferimen- C b

to alla figura (non in scala), la miscela vaporizzata vie-


ne aspirata dal carburatore nel cilindro per mezzo di
una isobara a pressione atmosferica (non rappresen-
tata), quindi il pistone la comprime adiabaticamente B b

(adiabatica AB); a questo punto vi è l’accensione della


candela e l’esplosione della miscela che fa aumentare in
tempi molto rapidi, e quindi a volume costante, la tem-
b D
peratura (isocora BC); segue un’espansione adiabatica
(CB) che è la parte motrice del ciclo, cioè la trasfor- b
A
mazione in cui il ciclo compie lavoro. Infine la miscela
V
combusta viene riportata mediante un’isocora (DA) a
pressione atmosferica e quindi espulsa. Supponendo che la miscela si possa considerare un gas per-
fetto poliatomico e che siano TA = 300 K, VA = VD = 8VB = 2000 cm3 , VB = VC , pA = 101 kPa,
TC = 750 K, determinare
À quante moli di miscela partecipano al processo;
Á pressione, volume e temperatura dei quattro stati A, B, C, D;
 il lavoro, la variazione di energia interna ed il calore scambiato in ciascuna delle trasformazioni;

à il rendimento del ciclo.


152 CAPITOLO 11. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Soluzione
À Utilizzando l’equazione di stato dei gas perfetti si trova

pA VA
n= = 8.1 · 10−2 mol .
RTA

Á Ricordando che per un gas poliatomico vale γ = 34 , dall’equazione delle adiabatiche si trova:
 γ
VA
pA VAγ = pB VBγ =⇒ pB = pA = 162 kPa
VB

e quindi
pB VB
TB == 600 K .
nR
Volume e temperatura di C sono noti, quindi

nRTC
pC = = 202 kPa
VC
Usando ancora l’equazione delle adiabatiche, si trova
 γ
VC
pD = pC = 126 kPa
VD

e quindi
pD VD
TD = = 375 K .
nR
 Utilizzando i risultati della tabella 11.1 si trova

LAB = −∆UAB = −4nR(TB − TA ) = −808 J , QAB = 0 J

QBC = ∆UBC = 4nR(TC − TB ) = 404 J , LBC = 0 J

LCD = −∆UCD = −4nR(TC − TD ) = 101 · 101 J , QCD = 0 J

QDA = ∆UDA = 4nR(TA − TD ) = −202 J , LDA = 0 J

à Usando la definizione di rendimento si trova


LAB + LCD
η= = 0.5 .
QBC
Si osservi inoltre che vale
QDA nCV (TA − TD ) TD − TA TA (TD /TA − 1)
η =1+ =1+ =1− =1− .
QBC nCV (TC − TB ) TC − TB TB (TC /TB − 1)

Ma gli stati A e B e gli stati C e D sono collegati da trasformazioni adiabatiche, quindi, utilizzando
la seconda delle (11.1), si ottiene

TC VCγ−1 = TD VDγ−1 , TB VBγ−1 = TA VAγ−1

dividendo queste equazioni membro a membro, e osservando che VA = VD e VB = VC , si trova

TC TD
=
TB TA
quindi il rendimento si può riscrivere nella forma

TA
η =1−
TB
11.2. MACCHINE TERMICHE E FRIGORIFERE. CICLO DI CARNOT 153

utilizzando ancora l’equazione delle adiabatiche,


 γ−1
VB
η =1−
VA

Il rapporto r = VVBA
, detto rapporto di compressione è il rapporto fra il volume massimo ed il volume
minimo occupato dalla miscela durante la corsa del pistone; in termini di r, quindi il rendimento del
ciclo Otto si scrive
1
η = 1 − γ−1 .
r

11.2.1 Esercizi

Macchine termiche e frigorifere. Ciclo di Carnot


Es. 1 — Una macchina di Carnot lavora fra due sorgenti termiche a temperature t1 = 127 ◦C
e t2 = 227 ◦C; determinare
a) il suo rendimento;
b) il lavoro prodotto e il calore ceduto dalla macchina in un ciclo sapendo che il calore assorbito è
Qa = 6.45 · 103 cal.

Es. 2 — Una macchina di Carnot lavora assorbendo calore da una sorgente a temperatura T2
e cedendo calore ad una seconda sorgente a temperatura T1 = 270 K; sapendo che il lavoro prodotto
in un ciclo è L = 4500 J e che il rendimento è η = 0.250, determinare
a) le quantità di calore scambiate dalla macchina;
b) la temperatura T2 .

Es. 3 — Una macchina termica in grado di sviluppare la potenza P = 300 W compie N = 45


cicli al minuto; sapendo che il suo rendimento è del 20 %, determinare il calore assorbito in ciascun
ciclo.
Es. 4 — Una macchina termica che lavora scambiando calore con due sorgenti a temperature
t1 = 100 ◦C e t2 = 375 ◦C ha rendimento pari alla metà di quello di una macchina di Carnot che
lavori con le stesse sorgenti; sapendo che in un ciclo la macchina assorbe la potenza Pa = 50 kW,
determinare la potenza che essa disperde nell’ambiente.

Es. 5 — Una macchina di Carnot lavora scambiando calore rispettivamente con sorgenti a
temperature t1 = 200 ◦C e t2 = 250 ◦C, una seconda macchina di Carnot lavora scambiando calore
rispettivamente con sorgenti a temperature t1 = 10 ◦C e t2 = 60 ◦C; entrambe producono ogni ciclo
il lavoro L = 5.0 kJ; determinare quale delle due assorbe più calore.

Es. 6 — Una macchina di Carnot di rendimento η = 0.27 eroga una potenza P = 850 W;
determinare per quanto tempo è necessario farla funzionare perché assorba il calore Q = 15 kcal.

Es. 7 — Un gas perfetto compie un ciclo composto da due isoterme a temperature T1 = 270 K,
T2 = 340 K e da due isocore di volumi V1 = 3.2 · 10−3 m3 e V2 = 6.4 · 10−3 m3 ; sapendo che il lavoro
prodotto da N = 5 cicli è L = 1500 J, determinare il numero di moli da cui è composto il gas.

Es. 8 — Una macchina termica lavoro utilizzando n = 0.481 mol di un gas monoatomico;
il ciclo cui è sottoposto il gas è costituito da una trasformazione isocora AB, un’adiabatica BC e
un’isobara CA; sapendo che valgono TA = 320 K e TB = 2TA , determinare
a) la temperatura di C;
b) il rendimento del ciclo.
154 CAPITOLO 11. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Es. 9 — Una macchina di Carnot viene utilizzata come macchina frigorifera per mantenere
costante a t1 = 23 ◦C la temperatura di una stanza, scambiando calore con l’esterno che si trova a
temperatura t2 = 35 ◦C; sapendo che per ottenere il risultato voluto occorre sottrarre dalla stanza il
calore Q1 = −32 kcal al minuto, determinare la potenza consumata dalla macchina.

Es. 10 — Una macchina di Carnot reversibile lavora fra due sorgenti termiche alle temperatu-
re T1 = 315 K e T2 = 370 K; sapendo che in un ciclo essa assorbe la quantità di calore Q = 1.20 · 103 J,
determinare:
a) il lavoro compiuto;
b) il calore ceduto;
c) l’efficienza frigorifera della macchina di Carnot utilizzata come macchina frigorifera operante fra
le stesse due temperature.

Es. 11 — In un ciclo di Carnot un gas perfetto scambia calore con due sorgenti termiche di
temperature T1 = 320 K e T2 = 410 K; nell’espansione isoterma il gas scambia la quantità di calore
Q = 2.3 kcal; determinare il lavoro compiuto sul gas durante la compressione isoterma.

Es. 12 — Una macchina di Carnot opera tra le temperature T1 e T1 con T2 > T1 , e il lavoro
prodotto viene fornito ad un frigorifero di Carnot che opera tra le temperature T3 e T1 con T3 > T1 ;
determinare, in funzione delle tre temperature il rapporto Q2 /Q3 tra le quantità di calore scambiate
dal sistema rispettivamente con le sorgenti alle temperature T2 e T3 .

Es. 13 — Un frigorifero che funziona utilizzando un motore che eroga la potenza P = 150 W
si trova in una stanza alla temperatura t2 = 25 ◦C e mantiene una temperatura interna t1 = −4.2 ◦C;
supponendo che la sua efficienza frigorifera sia un terzo di quella di una macchina di Carnot,
determinare la quantità di calore estratta dall’interno del frigorifero in ∆t = 15 min.

Es. 14 — Un gas perfetto si trova in una camera chiusa da un pistone mobile; quest’ultima
viene immersa in una miscela di acqua e ghiaccio in equilibrio; il gas viene quindi sottoposto a 10 cicli
di una certa trasformazione; sapendo che al termine di ciascun ciclo viene fusa la massa m = 8.5 g di
ghiaccio, si calcoli il lavoro complessivo prodotto dalla macchina termica cosı́ descritta.

Es. 15 — Una macchina di Carnot lavora con una sorgente calda a temperatura t2 = 276.85 ◦C;
durante l’espansione isoterma il gas assorbe il calore Qa = 29288 J e durante la compressione isoterma
viene compiuto sul gas il lavoro Lc = −21767.2 J; determinare
a) il rendimento della macchina e il lavoro complessivo fornito in un ciclo;
b) la temperatura della sorgente più fredda;
c) con quanti cicli al secondo dovrebbe lavorare la macchina di Carnot per riuscire a fornire la
potenza P = 35.181 kW.

Es. 16 — n = 0.962 mol di un gas biatomico occupano il volume V = 4.20 dm3 ; il gas è
successivamente sottoposto ad un ciclo ABCD, detto ciclo di Stirling, costituito da due isoterme
unite da due isocore definite come segue
1
TA = TD = 300 K , TB = TC = 500 K , VA = VB , VC = VD , pC = pA
2
determinare
a) volume, pressione e temperatura degli stati A, B, C e D;
b) lavoro e variazione di energia interna per ciascuna trasformazione;
c) rendimento del ciclo.

Es. 17 — Si dimostri che il rendimento del ciclo Otto si può scrivere nei seguenti modi:
TD − TA TD
η =1− =1−
TC − TB TC
11.2. MACCHINE TERMICHE E FRIGORIFERE. CICLO DI CARNOT 155

Es. 18 — Si dimostri che il rendimento del ciclo Otto dipende solo dal rapporto di compres-
VB
sione κ = .
VC

Es. 19 — Determinare i rendimenti o le efficienze frigorifere dei cicli termodinamici riportati


in appendice A.
Capitolo 12

Secondo principio della


Termodinamica

12.1 Teorema di Carnot e disuguaglianza di Clausius


Il secondo principio della termodinamica è dato per mezzo di due enunciati equivalenti
Enunciato di Kelvin. Un sistema termodinamico non può compiere
una trasformazione ciclica in cui il calore assorbito da un’unica sorgente
sia interamente convertito in lavoro
Enunciato di Clausius. Un sistema termodinamico non può compiere
una trasformazione ciclica in cui il calore assorbito da un’unica sorgente
a temperatura minore ad una sorgente a temperatura maggiore.

Conseguenza del secondo principio della termodinamica è


Teorema di Carnot. Date due macchine termiche M ed R che scambia-
no calore con due sorgenti termiche a temperatura T1 e T2 , con T1 < T2
e sia R reversibile; allora vale ηR ≥ ηM . Se anche M è reversibile allora
vale ηR = ηM .
In particolare, poiché un ciclo di Carnot reversibile rispetta le ipotesi del teorema, si può concludere
che tutte le macchine termiche, che scambino calore con sole due sorgenti a temperatura T1 e T2 ,
hanno tutte lo stesso rendimento dato dalla (11.5), cioè, qualunque sia la macchina reversibile R, vale

T1
ηR = 1 − . (12.1)
T2
Se un sistema termodinamico compie una trasformazione ciclica durante la quale scambia le quantità
di calore Q1 , . . . Qn con n sorgenti termiche rispettivamente a temperature T1 , . . . , Tn allora vale la
disuguaglianza di Clausius
Q1 Qn
+ ··· + ≤0 (12.2)
T1 Tn
dove il segno di uguaglianza vale se il ciclo di trasformazioni è reversibile.

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Una macchina termica funziona per mezzo di un gas perfetto che compie una trasformazione ciclica
in cui scambia calore con due sorgenti termiche a temperature T1 = 290 K e T2 = 350 K; sapendo che
le quantità di calore scambiate in ogni ciclo sono Q1 = −720 J Qa = 850 J determinare il rendimento
della macchina ed utilizzare il teorema di Carnot per stabilire se le trasformazioni compiute dal gas
sono reversibili o irreversibili.

156
12.1. TEOREMA DI CARNOT E DISUGUAGLIANZA DI CLAUSIUS 157

Soluzione
Il rendimento di macchina termica è il rapporto fra il lavoro compiuto e il calore assorbito; inoltre,
per il principio di equivalenza, vale
L = Q1 + Q2
quindi per il rendimento si ha
Q∞ + Q2
η= = 0.15 .
Q2
Confrontando questo valore con il rendimento di una macchina di Carnot che lavori fra le stesse
temperature, equazione (11.5),
T1
ηC = 1 − = 0.17
T2
si vede che la macchina in questione, avendo rendimento minore di quello di una macchina di Carnot
che lavora fra le stesse temperature, è certamente costituita da trasformazioni irreversibili.

Problema 2
Un gas perfetto è sottoposto ad un ciclo in cui si alternano tre trasformazioni adiabatiche e tre
trasformazioni isoterme; le trasformazioni isoterme avvengono scambiando calore con tre sorgenti
termiche a temperature T1 = 150 K, T2 = 350 K e T3 = 400 K, mentre i calori rispettivamente
scambiati sono Q1 = −1000 J, Q2 = 800 K e Q3 = 1200 K; verificare che il ciclo è irreversibile e
determinare quale temperatura deve avere la prima sorgente termica, a parità di ogni altro dato,
perché il ciclo possa essere reversibile.

Soluzione
Una condizione di irreversibilità è la negatività della somma di Clausius, vale infatti:
Q1 Q2 Q3
+ + = −1.38 J K−1
T1 T2 T3
Perché il ciclo possa essere reversibile questa somma deve essere nulla e ciò si verifica per
−Q1
T1 = = 189 K .
Q2 Q3
+
T2 T3

12.1.1 Esercizi

Teorema di Carnot e disuguaglianza di Clausius


Es. 1 — Si stabilisca se il ciclo Otto è reversibile o irreversibile.
Es. 2 — Si stabilisca se il ciclo di Stirling è reversibile o irreversibile.

Es. 3 — Si consideri una macchina termica reversibile che lavori fra le due temperature T1 e
T2 (con T1 < T2 ); si determini la relazione che fra il rendimento η e l’efficienza ζ della macchina usata
come frigorifero; si verifichi inoltre che tale relazione non vale se la macchina non è reversibile.

Es. 4 — Di una macchina termica si sa che ha rendimento η = 0.6 e che ad ogni ciclo assorbe
il calore Q2 = 200 kJ da una sorgente termica a temperatura T2 = 500 K e cede calore ad una sorgente
termica a temperatura T1 = 200 K; determinare:
a) il calore ceduto ed il lavoro totale fatto dalla macchina in un ciclo;
b) se la macchina termica sia reversibile.

Es. 5 — Un gas perfetto compie una trasformazione ciclica nella quale scambia calore con
due sorgenti termiche a temperature T1 = 300 K e T2 = 400 K, tramite due trasformazioni isoterme;
sapendo che nel corso delle due trasformazioni isoterme le variazioni di entropia sono rispettivamente
∆S1 = −4 J K−1 e S2 = 3.75 J K−1 , determinare
158 CAPITOLO 12. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

a) il rendimento del ciclo;


b) se si tratta di un ciclo reversibile o irreversibile.

Es. 6 — Data una macchina termica che assorbe il calore Q1 = 400 J da una sorgente termica
a temperatura T1 = 800 K, cede il calore Q2 = −100 J ad una sorgente a temperatura T2 = 400 K e
ancora il calore Q3 = −100 J ad una sorgente a temperatura T3 = 200 K; determinare
a) se che la macchina termica è reversibile o irreversibile;
a) il rendimento della macchina;
c) quale deve essere il calore assorbito dalla terza sorgente affinché la macchina possa essere
reversibile.

Es. 7 — Una macchina termica reversibile ha rendimento η = 1/21; determina l’efficienza


frigorifera quando questa viene fatta funzionare come frigorifero.

Es. 8 — Un frigorifero reversibile ha efficienza frigorifera ζ = 20; determinare il rendimento


quando il frigorifero viene fatto funzionare come macchina termica.

12.2 Entropia
L’entropia S è una funzione dello stato termodinamico per cui, data una qualsiasi trasformazione fra
gli stati A e B, vale
X Q
∆S = S(B) − S(A) ≥ , (12.3)
T
A→B
ove la somma è estesa a tutte le quantità di calore scambiate nel corso della trasformazione dal sistema
con una sorgente esterna a temperatura T . Il segno di uguaglianza è valido se la trasformazione
termodinamica che unisce A e B è reversibile. Se il sistema considerato è chiuso, il calore totale
scambiato è nullo e quindi la precedente disequazione diventa
∆S ≥ 0 =⇒ S(B) ≥ S(A) (12.4)
quindi l’entropia di un sistema chiuso non può diminuire e rimane costante solo se il sistema è sottopo-
sto a sole trasformazioni reversibili. Questa affermazione, nota come legge di aumento dell’entropia,
è equivalente al secondo principio della termodinamica. La variazione di entropia di un gas perfetto
per che evolve da un qualunque stato A ad un qualunque stato B è dato da
VB TB
∆S = nR ln + nCV ln (12.5)
VA TA
Nel caso particolare che i due stati A e B possano essere collegati da una trasformazione adiabatica,
isoterma, isobara o isocora la precedente equazione diventa rispettivamente
∆S = 0 adiabatica (12.6)
VB pA
∆S = nR ln = nR ln isoterma (12.7)
VA pB
VB TB
∆S = nCp ln = nCp ln isobara (12.8)
VA TA
pB TB
∆S = nCV ln = nCV ln isocora (12.9)
pA TA

PROBLEMI RISOLTI

Problema 1
Un gas, composto da n = 2.4 mol, inizialmente alla temperatura T = 300 K, si trova in una metà di
una scatola termicamente isolata; il gas è separato dall’altra metà della scatola, ove si è creato vuoto
spinto, da una parete che ad un dato istante si rompe lasciando espandere il gas in tutto l’intero
volume della scatola. Stabilire se il processo comporta variazione di energia interna del gas e se
comporta una variazione di entropia.
12.2. ENTROPIA 159

Soluzione
Durante l’espansione, che evidentemente non è quasistatica e quindi, tanto meno, reversibile, il gas non
compie lavoro poiché si espande nel vuoto; d’altra parte non scambia calore in quanto termicamente
isolato. Per il primo principio della termodinamica, quindi, non vi è variazione di energia interna.
Visto che la trasformazione è certamente irreversibile e il sistema è isolato, l’entropia deve aumentare.
Per il calcolo di questo aumento si osservi che se non varia l’energia interna anche la sua temperatura
rimane invariata; quindi per il calcolo della variazione di entropia è possibile collegare lo stato iniziale
e finale tramite una trasformazione isoterma in cui il volume raddoppia e la pressione dimezza, vale
quindi
∆S = nR ln 2 = 13.83 J K−1 .


Problema 2
Un gas perfetto monoatomico, costituito da n moli, inizialmente occupa il volume V1 ed ha la pres-
sione p1 ; subisce quindi una trasformazione adiabatica che porta alla pressione p2 ; verificare che la
variazione di entropia è nulla.

Soluzione
Per calcolare la variazione di entropia fra gli stati iniziale e finale occorre determinare una trasforma-
zione reversibile che li colleghi e quindi utilizzare la (12.3) con il segno di uguaglianza. Collegando
gli stati iniziale e finale per mezzo di una isoterma seguita da un’isocora si ottiene la (12.5); qui si
utilizza un approccio differente utilizzando prima una trasformazione isocora che dimezzi la pressione
seguita da una trasformazione isobara che porti il gas al volume finale; la variazione di entropia quindi
si calcola utilizzando la (12.9) e la (12.8). Prima di tutto occorre determinare il volume dello stato
finale; utilizzando l’equazione delle adiabatiche (11.1) e ricordando che per un gas monoatomico vale
γ = 5/3 si ha
 1/γ  1/γ
p1 V2 p1
p1 V1γ = p2 V2γ =⇒ V2 = V1 =⇒ = .
p2 V1 p2

A questo punto la variazione di entropia del gas si può scrivere nella forma
 3/5
p2 V2 3 p2 5 p1
∆S = nCV ln + nCp ln = nR ln + nR ln ;
p1 V1 2 p1 2 p2

da qui utilizzando le proprietà dei logaritmi, si trova


3 p2 5 3 p1 3 p2 3 p1
∆S = nR ln + · nR ln = nR ln + nR ln =0.
2 p1 2 5 p2 2 p1 2 p2

12.2.1 Esercizi

Entropia
Es. 1 — Una macchina termica ciclica assorbe da due sorgenti termiche rispettivamente alle
temperature T1 = 600 K e T2 = 300 K le quantità di calore Q1 = 1000 J e Q2 = 400 J, producendo il
lavoro L = 800 J e cedendo il calore residuo ad una sorgente a temperatura T3 = 200 K; determinare
a) se il ciclo è reversibile;
b) il suo rendimento;
c) la variazione di entropia totale.

Es. 2 — Una macchina termica che lavora utilizzando un ciclo di Carnot reversibile scambia
calore con due sorgenti alle temperature T1 = 200 K e T2 = 300 K; sapendo che in un ciclo il calore
assorbito è Q = 1200 J, determinare
160 CAPITOLO 12. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

a) il rendimento della macchina termica;


b) il lavoro compiuto;
c) il calore ceduto;
d) la variazione di entropia dei due serbatoi di calore per ogni ciclo.

Es. 3 — Una macchina termica lavora scambiando calore con due serbatoi di calore alle tem-
perature T1 = 300 K e T2 = 500 K; sapendo che in ogni ciclo il calore assorbito è Q = 1800 J e che il
rendimento è η = 1/3 determinare
a) se la macchina termica sia reversibile;
b) la variazione di entropia dei due serbatoi di calore per ogni ciclo.

Es. 4 — Un gas si espande isotermicamente producendo il lavoro L = 15 · 103 J mentre la sua


variazione di entropia è ∆S = 6.5 · 10−3 kcal K−1 ;
a) determinare la temperatura del gas;
b) sapendo che il gas viene successivamente riportato allo stato iniziale tramite una compressione
isobara, seguita da un’isocora, determinare la variazione complessiva della sua entropia.

Es. 5 — Una macchina di Carnot lavora con scambiando calore con due sorgenti alle tempe-
rature T1 = 400 K e T2 = 240 K; sapendo che in ogni ciclo la macchina assorbe il calore Q = 550 J
dalla prima sorgente, determinare
a) il lavoro compiuto in un ciclo e il calore ceduto alla sorgente fredda;
b) la variazione di entropia nelle due trasformazioni isoterme e la variazione di entropia totale.

Es. 6 — Il calore Q = 500 J viene ceduto da una sorgente di calore a temperatura T2 = 600 K
ad una a temperatura T1 = 300 K; in seguito allo scambio di calore le due sorgenti mantengo-
no invariata la loro temperatura; determinare la variazione di entropia delle due sorgenti e quella
dell’Universo.
Es. 7 — In una pentola vi è dell’acqua alla temperatura t = 100 ◦C; l’acqua assorbe una
quantità di calore tale da aumentare la propria entropia di ∆S = 1074 cal; determinare la massa
dell’acqua vaporizzata.

Es. 8 — Di una macchina di Carnot reversibile si sa che la temperatura della compressione


isoterma è T1 = 350 K, che il rendimento della macchina è η = 0.3 e che la variazione di entropia nel
corso della compressione isoterma è ∆S1 = −3.3 J K−1 ; determinare
a) il lavoro prodotto in un ciclo e la temperatura a cui avviene l’espansione isoterma;
b) la variazione di entropia nell’espansione isoterma.

Es. 9 — Un blocco di ghiaccio di massa m = 2.5 kg inizialmente a temperatura T = 273.15 K


fonde completamente; determinare la variazione di entropia del ghiaccio.

Es. 10 — Un blocco di ghiaccio di massa m = 20 kg, inizialmente a temperatura t1 = 0.0 ◦C,


viene fatto fondere interamente mettendolo a contatto con una sorgente termica che ha temperatura
t2 = 20 ◦C; verificare che si tratta di una trasformazione irreversibile calcolando la variazione di
entropia del sistema.

Es. 11 — Una macchina termica lavora tra due sorgenti alle temperature t1 e t2 = 250 ◦C;
sapendo che la macchina operi con un ciclo di Carnot ideale e che il lavoro complessivo fatto sul-
l’ambiente è L = 1000 J, determinare la temperatura t1 in modo che la variazione di entropia della
sorgente fredda sia ∆S = 4.2 J K−1 .

Es. 12 — Una macchina termica lavora tra due sorgenti che si trovano rispettivamente alle
temperature t1 = 20 ◦C e t2 = 300 ◦C; supponendo che la macchina operi con un ciclo di Carnot e
che la potenza erogata sia P = 500 W e che la macchina funzione per un’ora, determinare
CAPITOLO 12. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA 161

a) i calori scambiati con le due sorgenti;


b) la variazione di entropia dell’ambiente.

Es. 13 — Si consideri la macchina termica dell’esercizio precedente e si sostituisca il refrige-


rante con un blocco di ghiaccio di massa m = 1.00 kg a temperatura t = 0 ◦C; supponendo che la
potenza erogata sia ancora P = 500 W, si calcoli per quanto tempo la macchina può funzionare.

Es. 14 — Del funzionamento di una macchina di Carnot si sa che durante l’espansione isoter-
ma l’aumento di entropia della macchina è ∆S = 4350 J K−1 e che la differenza fra le temperature
delle due sorgenti con cui la macchina scambia calore è ∆T = 135 K; determinare il lavoro prodotto
dalla macchina in un ciclo.
Es. 15 — Determinare le variazioni di entropia per ciascuna delle trasformazioni termodina-
miche dei cicli riportati in appendice A, verificando che la variazione di entropia totale di ciascun
ciclo sia nulla.
Appendice A

Cicli

Di seguito si riporta una serie di cicli termodinamici a cui si fa riferimento negli esercizi proposti. Le
soluzioni di tali esercizi sono raggruppate a parte alla fine dell’appendice B. I cicli presentati vanno
intesi fare riferimento ad un gas biatomico, con i seguenti dati iniziali:

nR = 2 J K−1 , VA = 10−3 m3

Inoltre:
Ciclo 1. TA = 300 K, pB = pC = 2pA = 2pD , VC = VD = 3VA = 3VB .
Ciclo 2. TA = 400 K, TB = TC = 3TA , VB = VA , pC = pA .
Ciclo 3. TA = 200 K, VC = 2VA = 2VB , pB = 3pA = 3pC .
Ciclo 4. TA = 300 K, TA = TD , TB = TC , VC = VD = 2VA = 2VB , pB = 3pA .
Ciclo 5. TA = 400 K, TA = TB , TC = TD , VA = VD , VB = 3VA , VC = 3VB , pC = pB .
Ciclo 6. TA = 300 K, TA = TB , TC = TD , VB = 2VA , VC = 4VB , pC = pB , pD = pA .
Ciclo 7. TA = 300 K, TB = TC , VC = VD = 4VA = 4VB , pB = 5pA = 5pD .
Ciclo 8. TA = 200 K, TA = TB , VC = VD = 2VB , pD = pA = 3pB = 3pC .
Ciclo 9. TA = 600 K, VD = 2VA , VC = 4VB = 4VA , pA = pD = 4pB = 4pC .
Ciclo 10. TA = 500 K, TA = TC , VB = 2VA , pB = 3pA , pC = 2pA .
Ciclo 11. TA = 400 K, TA = TD , VC = 3VD , VB = 2VD , pA = pB = 2pC = 2pD .
Ciclo 12. TA = 100 K, TA = TB , VC = VA , pC = 6pA , pB = 2pA .
Ciclo 13. TA = 200 K, TA = TB , VC = 2VA , pB = pC = 3pA .
Ciclo 14. TA = 300 K, VC = 2VB = 4VA , pA = 2pB , pC = 3pB .
Ciclo 15. TA = 200 K, VD = 2VA = 2VC = 6VB , pB = 5pA , pC = pD = 3pA .
Ciclo 16. TA = 300 K, TA = TF , TC = TB , TD = TE , pE = 2pF , pA = 3pF , pB = 3pD = 4pA .
Ciclo 17. TA = 300 K, TD = TE , VC = VB = 8VD , VE = VA , pA = pB = 3pE , pC = pD = 5pE .
Ciclo 18. TA = 100 K, TC = TD = TA = 2TE , TB = 6TA , VA = VB , VD = VE , pB = pC , pE = pA .
Ciclo 19. TA = 400 K, 2TD = 2TE = 3TA , TA = TB , VA = VE = 4VC = 4VD , VB = 2VA , pB = pC .
Ciclo 20. TA = 200 K, TA = TB = 4TD = 4TE , VB = 2VE = 2VA , VC = VD = 3VA , pC = pB .
Ciclo 21. TA = 300 K, VD = 2VC = 6VF , 3pC = 6pE = 2pA .
Ciclo 22. TA = 600 K, TA = TD , TC = TB , VB = 2VC , 3VC = 2VA , pD = 2pA , pA = 2pC .
Ciclo 23. TA = 600 K, TA = TB , VA = 3VB = 3VC , VD = VE = 2VA , pE = pA = 5pD = 5pC .
Ciclo 24. TA = 300 K, TC = TB , VA = VB = 2VD , pB = 3pA = 3pD , pC = 3pB .

162
APPENDICE A. CICLI 163

p p p

B B

B C

C C
A D A A

V V V
Ciclo 1. Ciclo 2. Ciclo 3.

p p p

B D

A D
C
A B C
A
D C
B
V V V
Ciclo 4. Ciclo 5. Ciclo 6.

p p p
B
A D
A D

C C C
A B
D B

V V V
Ciclo 7. Ciclo 8. Ciclo 9.

p p p
C
B

C A B

B
A D C
A

V V V
Ciclo 10. Ciclo 11. Ciclo 12.
164 APPENDICE A. CICLI

p p p
B
B C C
C D
A

A B A

V V V
Ciclo 13. Ciclo 14. Ciclo 15.

p p p
B C B
D C

C
A B
D D
A E
E E A
F
V V V
Ciclo 16. Ciclo 17. Ciclo 18.

p p p
D A
A B

D
C C
B
E E F E
C A B D
V V V
Ciclo 19. Ciclo 20. Ciclo 21.

p p p
B C
D

A
A E
B
C
B C D D A
V V V
Ciclo 22. Ciclo 23. Ciclo 24.
Appendice B

Risposte agli esercizi proposti

Appendice Moto rettilineo uniforme


1. a) x(t) = 23t − 92.5;
b) x(12) = 183.5 m
100 100
2. a) vA = = 10.1 m s−1 , vB = = 9.95 m s−1 ;
tA   t B
tA
b) d = 100 − 1 − = 0.60 m.
tB
x2 − x1
3. a) x(t) = x1 + (t − t1 ) = 8.4t − 14;
t2 − t1
t2 − t1
b) t = (100 − x1 ) + t1 = 14 s.
x2 − x1
 
vB
4. d = 400 1 − = 62.2 m.
vA

5. a) x(t) = 42.0t − 1160;


b) x(0) = −1160 m.
dA − db
6. x = vs = 0.011 m.
vl − vs
7. a) t = 0.76 s;
b) d = |x1 (1) − x2 (1)| = 26 m.
 
v2
8. x = 1 − d = 500 m.
v1

9. a) v1 = 9.1m s−1 , v2 = 9.75 m s−1 −1 −1


 , v3 = 9.80 m s , v4 = 9.85 m s ;
1 1 1 1
b) t = 100 + + + = 41.6 s.
v1 v2 v3 v4

10. a) xA (t) = vA t, xT (t) = x0 + vT t;


vA
b) Achille, xT = x0 = 99.1 m;
vA − vT
vA − vT
c) D = 100 = 99.9 m.
vA
D−d
11. t = = 89.5 s
vB − vA
12. a) xA (t) = vA = 27.8t;
b) d1 = vA = 25 km;

165
166 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

d2
c) t2 = = 864 s;
vA
D
d) t3 = = 1869 s;
vA + vB
e) d = D − vB t3 = 57 km.
vV
13. a) t1 = t0 = 381 s;
vV − vA
b) dV = (t1 − t0 )vV = 8917 m, dA = (t1 − t0 )vA = 7511 m.
vM
14. D = d = 640 m.
vB
Moto uniformemente accelerato
1
1. a) d1 = at21 = 18.9 m;
r2
2d2 √
b) t = = 4.87 s, v2 = 2d2 a = 20.5 m s−1 ;
a
v2
c) d = 3 = 190 m.
2a

r
2h
2. a) t = = 6.1 s, v = gt = 2gh = 18 m s−1 ;
g
h 1
b) v0 = − gt1 = 17.93 m s−1 ;
t1 2
1 h
c) la zavorra deve essere lanciata verso l’alto con velocità v0 = − gt2 = 8.6 m s−1 .
2 t2
v2 2 · 40 + 60
3. a) a = = 2.11 m s−2 , t = = 10.8 s;
2 · 40 v
100
b) vm = = 9.28 m s−1 ;
t
2 · 100
c) a = = 1.90 m s−2 .
t2
2s
4. Il tempo impiegato a fermarsi è t = = 4 s, quindi si salva.
v0
v12
5. a) Lo spazio di frenata del primo treno è ∆x1 = = 181 m, mentre quello del secondo treno
2a
v22
è ∆x2 = = 253 m, quindi i due treni si scontrano;
2a
b) la distanza minima è ∆x1 + ∆x2 = 434 pm;
v1 + v2 − (v1 + v2 )2 − 4ad
c) l’istante dello scontro è t = = 7.61 s, le due velocità a quest’i-
2a
stante sono v1 (t) = v1 − at = 7.56 m s , v2 (t) = v2 − at = 14.6 m s−1 .
−1

v0 v2
6. a) t = = 6.5 s, d = D − 0 = 54 cm;
a 2a
v02 −2
b) a = = 1.4 m s .
2s
p
v0 + v02 + 2gh
= 1.7 s, v = v02 + 2gh = 14 m s−1 ;
p
7. a) t =
g
b) Lo spazio percorso è quello di salita fino al punto di massima altezza piú quello di discesa
v 2 + gh
da tale punto massimo all’acqua, quindi vm = 0 = 6.1 m s−1 .
gt
gt2 − 2h
8. a) Deve spingersi verso l’alto con v0 = = 1.7 m s−1 ;
2t p
p v+ v 2 − 2gh
b) v0 = v 2 − 2gh = 4.8 m s−1 verso l’alto o verso il basso, t1 = = 1.6 s.
g
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 167

9. a) l’istante in cui la freccia colpisce Batman è dato dalla minore delle soluzioni dell’equazione
di secondo grado√gt2 − 2(v0 − v)t + 2g = 0 la quale, con i dati forniti, ha discriminante negativo;
b) v0,min = v + 2gh = 16 m s−1 .

H gH 2
10. a) t = = 0.73 s, h = H − = 3.4 m;
v0 2v02
v0
b) tM AX = = 0.84 s, quindi l’urto avviene prima;
g
H v gH 2
c) t = = 0.63 s, h = H − H− .
v0 + v v0 + v 2(v0 + v)2
2x1 + x2 + 2x3
11. a) t = = 34 s;
v
x1 + x2 + x3
b) v1 = v = 110 m s−1 .
2x1 + x2 + 2x3
p
vs2 + vs gt − vs4 + 2vs3 gt
12. h = = 267 m.
g


r
2d
13. t = = 4.3 s; v = 2da = 5.1 m s−1 .
a
2
14. a = vA (vA − vM ) = 0.37 m s−2 .
d
d v0
15. a = 2 2
− 2 = 0.597 m s−2 ; v(t) = v0 + at = 8.52 m s−1 .
t t
v 2 − v02 2d
17. a = = 7.31 m s−2 ; t = = 5.40 s.
2d v0 + v
v0
18. D = (v0 + 2atr ) = 41 m.
2a
19. v(t) = 3 − 3t2 .

20. Il punto materiale raggiunge tale altezza


p due volte: salendo e scendendo; il che avviene rispet-
v0 ± v02 − 2gh
tivamente agli istanti t1,2 = con t1 = 1.08 s e t2 = 2.88 s; in tali istanti la
g
velocità ha lo stesso valore e vale v(t1 ) = v(t2 ) = v02 − 2gh = 8.84 m s−1 .
p

2v0 − gtr 1
21. t = tr = 3.1 s; h = H − gt2 = 2.5 m.
v0 − dtr 2
1
22. H = (2h + gt2 )2 = 1.5 m.
8gt2
s τ
23. t = − = 3.83 s.
gτ 2
24. a) ∆t = τ = 0.2ss;
!
1 2h
b) h = τ g 2 − 3τ = 1.6 m.
2 g

Vettori
1. Sono scalari: tempo, lunghezza, età e temperatura; sono vettoriali: velocità e accelerazione.

2. kwk = 12.5/3; la direzione è la stessa di v, il verso è opposto.




 
◦ 5 ◦ ◦ 5
3. kuk = 13, αu = 34 , kvk = , αv = 117 , kwk = 2, αv = 270 ; z ,1 .
2 2
168 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

4. a) vera;
b) falsa.

5. a = (4, 2), b = (4, −2), c = (−4, 2); kak = kbk = kck = 2 5.
6. La risposta corretta è la c).
7. kak = 24, stesso verso; kbk = 10, verso opposto.
8. kak = 16, stesso verso di v1 ; b = 0.
9. a) nessuna soluzione;
27
b) kv2 k = ;
2
97
c) kv2 k = ; stesso verso di v2 .
4
10. a) kwk = 10;
b) kwk = 10;
c) kwk = 10.
11. I due vettori sono proporzionali, valendo v = −4u; quindi u × v = u × (4u) = 4(u × u) = 0.
12. v × w = (−1, 2, 1); w × u = (2, −3, −2); u · (v × w) = v · (w × u) = 1.
Moto parabolico
2v0x v0y
1. a) G = = 300 m;
g
2
v0y
b) h = = 90 m;
2g
q
c) v = v0x2 + v 2 = 55 m s−1 .
0y
r
2
2. a) v0 = √ gD = 23.8 m s−1 ;
3
v02 D
b) hM = = √ = 7.22 m.
8g 12 3
gD2
3. a) h = = 78 cm;
2v02
D
b) t = = 0.40 s;
v0
c) v = 4.0 m s−1 .
hv0x gD
4. a) v0y = + = 8.9 m s−1 ;
D 2v0x
v0y
b) α = arctg = 41.7◦ .
v0x
r
2h
5. a) D = v0 = 7095 m;
sg
D2
b) v ∗ = v02 + g 2 2 = v02 + 2gh = 384 m s−1 ;
p
v0
r
2h
(v0 − vV ) = 6563 m; v ∗ = (v0 − vV )2 + 2gh = 375 m s−1 .
p
c) D =
g
6. a) il motociclista
r riesce a saltare il fosso;
2h
b) d = v0 − D = 1.4 m;
rg
g
c) vm = D = 9.9 m s−1 .
2h
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 169

s
2hv 2
7. a) x = = 33 m;
g
r
2h
b) t = = 3.3 s.
g

2 2v02 cos2 α
8. a) d = (1 + tg α);
g
v0 sen α
b) = 0.06 s.
g
r
gG
9. a) v = = 31 m s−1 ;
sen 2α
1
b) h = G tg α = 16 m.
4

10. a) v0 = gd = 50 m s−1 ,
1
b) h = d sen α = 88 m.
2
s
gd2
11. a) v0 = = 7.0 m s−1 ;
2(h + d tg α − H) cos2 α
v 2 sen2 α
b) hM = h + 0 = 3.5 m.
2g

gd2
12. a) h = d tg α − = 12 m;
2v02cos2 α
v02 sen α cos α
b) il vertice della parabola si ha per x = = 31 m, quindi l’impatto con il muro
g
avviene prima.

2hv02
13. a) il gradino è dato dal primo intero maggiore di , quindi si tratta del settimo gradino;
r gb2
g
b) t = = 2 s.
14h
s
gD2
14. v0 = = 14 m s−1 .
2(h + D tg α) cos2 α

Moto circolare uniforme


2πr 2πnr
1. a) v = = = 2.1 m s−1 ;
T t
v2 4π 2 r
b) a = = = 19 m s−2 ;
r T2
c) ν = 1.4 Hz;
t
d) T = = 0.71 s.
n
2. a) ω = 2πν = 10 s−1 , v = 2π`ν = 5.2 m s−1 ;
1
b) T = = 0.63 s, ac = 4π 2 `ν 2 = 53 m s−2 .
ν

r
ac
3. a) ω = = 1.3 s−1 , v = ac ` = 1.1 m s−1 ;
`
b) ω aumenta e v diminuisce, i nuovi valori sono ω1 = 1.4 s−1 e v1 = 0.99 m s−1 .
s
2π` sen α 2h
4. T = = 0.17 s.
d g
170 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

5. a) il primo bambino è fermo quindi le sue velocità sono entrambe nulle,


ω2 = ω3 = 2πν = 0.63 s−1 , v2 = 2πνd2 = 1.1 m s−1 , v3 = 2πνd3 = 1.6 m s−1 ;
1
b) T1 = 0 s, T2 = T3 = = 10 s, ac1 = 0 m s−2 , ac2 = 4π 2 ν 2 d2 = 7.1 m s−2 ,
ν
ac3 = 4π 2 ν 2 d3 = 9.9 m s−2 .
a1 a2
6. a) d1 = 2 2
= 3.8 m, d2 = = 5.1 m;
4π ν 4π 2 ν 2
a1 a2
b) v1 = = 2.4 m s−1 , v2 = = 3.2 m s−1
2πν 2πν
ac
r
−1
= 8.82 · 10−4 s−1 ;
p 3
7. a) v = ac (d + RT ) = 7.20 · 10 m s , ω =
d + RT
q
b) T = 2π d +acRT = 1.19 · 102 min.

aT 2
8. a) r = = 42200 km;
4π 2
aT
b) v = = 3070 m s−1 .

4π 2 r
9. ac = = 2.724 m s−2 .
T2
2πr 4π 2 r
10. v = = 2.981 · 104 m s−1 , a = = 5.939 · 10−3 m s−2 .
T T2
2π aT
11. a) ω = = 9.7 · 10−4 s−1 , v = = 1760 m s−1 ;
T 2π
aT 2
b) r = = 1.8 · 106 m.
4π 2
2π` 4π 2 `
12. v = = 1.7 · 10−2 m s−1 ; ac = = 1.8 m s−2 .
T T2
aT 2 aT
13. r = = 9.9 m, v = = 20 m s−1 .
4π 2 2π
14. a) v = π`ν = 50 m s−1 , a = 2π 2 `ν 2 = 6300 m s−2 ;
v
b) ν = = 320 m s−1 ;
π`
c) la velocità raddoppia.
r
ac
15. a) ν = 2d
= 117 min−1 ;
r 2π
1
b) v = ac d = 12.2 m s−1 .
2

vT
16. a) r = = 8.9 cm;

2
aT
b) r = = 51 cm.
4π 2
Moto armonico
5.22
1. a) T = = 1.23 s;
4.25

b) ω = = 5.12 s−1 ;
T
c) vM = ωA = 0.21 m s−1 ;
d) aM = ω 2 A = ωvM = 1.1 m s−2 .
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 171

r
a
2. a) T = 2π = 2.0 s;
√ d
b) v = 2 da = 0.35 m s−1 .

3. A = 0.08 m.

4. a) T = 1.5 s, ν = 0.67
 Hz; 
2πA 2π π
b) v(t) = sen t+ = 0.1 m s−1 ,
T T 2
4π 2 A
 
2π π
a(t) = cos t+ = 0 m s−2 .
T2 T 2
 
vT 2π π  π
5. x(t) = cos t+ = 0.21 cos 1.3t + .
2π T 2 2
Moti relativi

1. a) v = va + 2gh = 6.4 m s−1 ;
b) a = g = 9.81 m s−2 .

2. La sferetta cade con la stessa accelerazione dell’ascensore; quindi non raggiunge il pavimento.

4π 2
3. Indicando con T il periodo di rotazione, si trova g ∗ = g − RT = 9.77 m s−2 .
T2
q
4. a) v = vn2 + vf2 = 2.5 m s−1 ;
d
b) t = = 320 s;
vns
vf2
c) D = d 1 + 2 = 800 m.
vn

5. Il motoscafo deve muoversi controcorrente in modo che la sua traiettoria formi con la perpen-
vf
dicolare alle rive un angolo θ = arcsen = 29◦ .
vm
Legge di Newton
F
1. a = = 0.54 m s−1 .
m
mv
2. F = = 3.01 kN.
t
F cos 60◦ F
3. a = = = 1.5 m s−2 .
m 2m
4. Due forze: quella esercitata verso l’alto dal montacarichi e quella esercitata verso il basso dal
corpo di massa m2 ; la loro risultante non è nulla.
F
5. m = t = 96 kg.
v
m
6. a) F1 = F = 67.3 N;
M + 10m
b) F2 = F1 .

Principio di azione e reazione


F F aa ma
1. aa = = 0.71 m s−2 ; ab = = 1.9 m s−2 ; da = db = db = 1.1 cm.
ma mb ab mb
F
2. mc = − (ma + mb ) = 8.9 kg; Fc = mc a = 4.8 N; Fb = Fc + mb a = (mb + mc )a = 7.9 N.
a
172 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

m1
3. a) a2 = a1 = 1.9 m s−2 ;
m2
b) le due forze sono uguali.
mL
4. aT = aL = 2.698 · 10−5 m s−2 .
mT
5. a) Fm = (m1 + m2 )a = 2850 N;
b) Fr = m2 a = 992 N;
c) Ff = Fm − Fr = 1860 N.
F F
6. a) au = = 1.2 m s−2 , ab = = 3.7 m s−2 ;
m1 m2
F F
b) vu = t = 0.3 m s−1 , vb = t = 1.1 m s−1
m1 m2
Forza peso
1. F = (ma + mb )g = 41 N; Fa = mb g = 14 N.

2. a) F = m2 g = 33 N;
b) N = (m1 + m2 )g = 86 N.

Piano inclinato
v02
1. a) H = = 12.9 m;
2g
v0 `
b) t1 = = 1.0 s.
gh
d
2. a) t = = 2.2 s;
v
d2 g sen θ
b) ∆x = d + = 12 m.
2v 2
F
3. a) a = g sen α − = 0.73 m s−2 , N = mg cos α = 7300 N;
m
b) F = mg sen α = 900 N.

Forza di attrito radente


1. α = arctg µs = 50◦ .
a
2. µs = = 0.21.
g
F cos α
3. a) µs = = 0.80;
mg − F sen α
F
b) a = (cos α − µd sen α) − µd g = 0.82 m s−2 .
m
mv
4. Fd = F − = 38 N.
t
F − Fd
5. a) v0 = v − t = 0.75 m s−1 ;
m
F − Fd
b) v(t1 ) = t1 = 9.8 m.
m
6. a) F = Fd = 50 N;
v
b) F = (m + m1 ) + Fd = 70 N.
t

`2 − b2
7. Fa = mg − ma = 1.0 N.
`
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 173

m + ms
8. F1 = F = 90 N
ms
Fd
9. a) m = = 800 kg;
µd g
v
b) t = = 7.3 s
µd g
v0
10. µd = = 0.055.
gt
F
11. a) a1 = − µd g = 9.8 m s−2 ;
m2
b) si tratta di una decelerazione di modulo a2 = µd g = 2.7 m s−2 .
mv
12. a) F = = 300 N;
t
mvt
b) t1 = = 15 s.
mv − Fd t
F
13. a) m = = 74 kg;
µd g
v
b) F1 = F = 31 N.
µd gt
F
14. a) a = − µd g = 0.214 m s−2 ;
m
b) F = µd mg = 294 N.

15. a) FM = µs mg = 212 N;

b) v = 2µd gs = 5.24 m s−1 .

16. a) la cassa si muove se F cos α ≥ µs (mg − F sen α), quindi non si muove;
F1 √
b) a = (cos α − µd sen α) − µd g e quindi v = 2as = 2.2 m s−1 ;
m
v22
c) d = = 3.0 cm.
2µd mg

(m1 + m2 )g
17. F = = 330 N.
µs
18. µd = tg α = 0.25.

19. a) F = mg(µd cos α + sen α) = 42 N;


b) F = ma + mg(µd cos α + sen α) = 48 N;
c) a = (sen α − µd cos α)g = 4.0 m s−2 .

`2 − b2 a`
20. µd = − = 0.46.
b gb
Fili e carrucole
1
1. F = mg = 368 N.
2
2. a) il sistema scende dalla parte di m1 con accelerazione di modulo
m1 sen α1 − m2 sen α2
a= = 26 · 10−3 m s−2 ;
m1 + m2
m1 m2
b) τ = (sen α1 + sen α2 ) = 6.91 N.
m1 + m2
mg mg
3. τ1 = = 55 N; τ2 = = 41 N.
(tg α1 + tg α2 ) cos α1 (tg α1 + tg α2 ) cos α2
174 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

sen(α + β)
4. m = τ = 39 kg.
g cos β
mg
5. τ1 = mg cotg α = 160 N, τ2 = = 210 N.
sen α
Fa
6. a) F = = 177 N;
2 cos α
ma + Fa
b) F = = 265 N.
2 cos α
cos α2 cos α1
7. τ1 = = 526 N, τ2 = = 700 N; quindi si spezza prima la liana piú
sen(α1 + α2 ) sen(α1 + α2 )
inclinata, poi l’altra.
2m1 m2 m1 − m2
8. a) τ = g = 6.0 N, a = g = 0.82 m s−2 ;
m1 + m2 m1 + m2
b) F = 2(m1 − m2 )g = 20 N.

Forza elastica
mg
1. ∆x = = 0.89 m; τ1 = τ2 = 46 N.
k
1 mg
2. ∆x = · = 3.4 cm.
2 k cos 30◦
m2 g
3. a) k = = 440 N m−1 ;
∆`
m1
b) `0 = ` − ∆` = 39 cm.
m2
r
k(`0 + ∆`)∆`
4. v = = 1.0 m s−1 .
m
∆`1 k2
5. = .
∆`2 k1
mg
6. a) k = = 520 N m−1 ;
∆`1
a+g
b) ∆`2 = ∆`1 = 14 cm.
g
Pendolo semplice
T2
1. ` = g = 2.5 m.
4π 2
T2
2. ` = g = 1 m.
4π 2
gT
r
3. TL = TT = 1.0 s.
gL

Th RT
4. = , quindi Th è il 99.96% di T0 .
T0 RT + h
Forza centripeta

dg d
1. ν = = 3.885 Hz, F = mg = 5179 N.
2π` `
r
1 µs g
2. ν = = 0.20 Hz.
2π d

3. Ta = m(4π 2 ν 2 ` − g) = 377 N, Tb = m(4π 2 ν 2 ` + g) = 679 N.


APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 175

 2 
v
4. a) N = m − g = 4.5 kN;
r

b) v = rg = 5.9 m s−1 .

Lavoro
1. L = τ vt cos α = 2.5 · 104 J.
2m1 m2
2. Lτ 2 = −Lτ 1 = gh = 3.2 · 102 J, Lg1 = m1 gh = 3.3 · 102 J,
m1 + m2
Lg2 = −m2 gh = −3.1 · 102 J.

3. L1 = F1 s = 2.28 · 102 J, L2 = F2 s cos α = 498 J,


Ld = µd (mg − F2 sen α)s = 2.54 · 103 J.
x1 + x2
4. L = k (x2 − x1 ) = 4.1 · 10−2 J.
2
Teorema dell’energia cinetica
v − v0 t
1. a) F = m = 72 N, s = (v0 + v);
t 2
mv 2
b) s1 = = 36 m;
2F1
2
mv
c) F2 = = 110 N.
2s2
m m
2. a) s = (v 2 − v02 ) = 88 m, t = (v − v0 ) = 9.6 s;
2(F − Ff ) F − Ff
mv 2
b) d = = 510 m.
2Ff

m1 v 2
3. a) F = = 9.6 N;
2d1
d1
b) m2 = m = 4.0 · 10−3 kg.
d
r
2Ec
4. a) s = t = 1.2 · 102 m;
m
Ec
b) s = = 10 cm.
F
1 1
5. a) L1 = m(v12 − v02 ) = 74 · 103 J, L2 = m(v22 − v12 ) = 96 · 103 J;
2 2
v2 + v0
b) s = t = 0.12 km.
2
6. a) Il lavoro totale è nullo;
b) L = Fa s = 1.9 kJ;
1
c) F = m(v22 − v12 ) + Fa = 0.36 kN.
2s
2(F − Fa )s
7. a) m = 2 − v2 = 8.1 · 102 kg;
r v 2 1
2(F − Fa )s
b) v = v12 + = 20 m s−1 .
m1

8. a) Fa =rF 2 = 8.5 · 102 N;

2 2(F1 − F )s
b) v = v02 + = 8.6 m s−1 .
m
9. a) Ed = µd mg cos α` = 3.1 J;
b) v = 2`g(sen α − µd cos α) = 3.9 m s−1 .
p
176 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

10. a) F = µd mg = 67 N;
1
b) F = µd mg + m(v22 − v12 ) = 1.4 · 102 N.
2s
v2
11. a) µd = = 0.65;
2gs1
s1
b) s2 = = 81 m.
cos(arctg 0.18)

Potenza
P
1. a) v = = 1.7 m s−1 ;
F
b) Pa = −P = −50 W;
c) L = P∆t = 13 · 101 J.

mgh
2. P = = 94 · 101 MW.
60
Pt h Pt
3. a) m = = 55 kg, v = = 0.68 s, F = = 5.4 · 102 N;
gh t h
b) la forza esercitata e il lavoro svolto non cambiano; la potenza dimezza.

2Pt
4. a) m = = 8.2 · 105 kg;
v22
− v12
2P v1 + v2
b) F = = 1.0 · 105 N; d = t = 2.3 km.
v1 + v2 2

mv 2
5. a) t = = 33 s;
2P
2P
b) F = = 1.7 N.
v
mv 2
6. a) P = = 1.9 · 105 W;
2t
mv
b) F = = 4.1 · 103 N;
t
vt
c) d = = 8.7 · 102 m.
2
vt
7. a) d = = 102 m;
2
mv 2
b) P = = 5.5 · 104 W.
2t
P
8. a) v = = 1.4 m s−1 ;
mg
mgh
b) t = = 8.8 s.
P
nmgh
9. P = = 6.9 kW.
60
E
10. P = = 102 W.
86400
Forza peso
p
1. a) v2 = v12 + 2g(h1 − h2 ) = 8.7 m s−1 ;
b) v0 = v12 + 2gh1 = 13 m s−1 ;
p

v2
c) h = h1 + 1 = 8.8 m.
2g
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 177

p
2. a) v1 = v02 + 2gh1 = 2.2 m s−1 ;
1
b) h2 = H − (v22 − v02 ) = 4.6 m;
2g
c) v = v02 + 2gH = 15 m s−1 .
p

3. a) ∆U = mgh = 3.1 · 107 J;


mghv
b) P = = 4.3 kW.
d
5
4. a) h = r = 1.3 m;
2√
b) v0 = gr = 2.2 m s−1 .

Forza elastica

1. a) v2 = v12 + 2gh1 = 13 m s−1 ;


p
r
m 2 
b) x = v1 + 2g(h1 − h3 ) = 70 cm.
k
m
2. a) x = g = 12 cm;
k
kx2
b) h = − x = 52 cm.
2mg
m 2
3. a) k = (v + 2gh1 ) = 2.3 · 103 N m−1 ;
x2 1
v2
b) h2 = h1 + 1 − x = 3.5 m.
2g

1h p i
4. a) h2 = k(h1 − `) − mg − m2 g 2 + 2mgk` = 14 m;
k
2mgh1
b) k = = 78 N m−1 ;
(h1 − `)
mg
c) h3 = h1 − ` − = 35 m.
k
r
2mgh
5. a) x = = 3.8 m;
r k
k
b) v = (h − `0 )2 − 2gh = 3.4 m s−1 .
m

kx2 kx2
6. h = = 4.7 cm, d = = 18 cm.
2mg 2mg sen α
m 2
7. k = (v − 2gd sen α) = 1.1 · 103 N m−1 .
x2
Forza di attrito

1. a) v = v02 + 2gh = 2.6 m s−1 ;


p

mv02 + 2mgh mv02 + 2mgh


b) Fa = = 0.39 N, P = = 1.9 W.
2d 2t

2g`(sen α − µd cos α) = 32 m s−1 .


p
2. v =

p 2`
3. a) v = 0.65(v02 + 2gh) = 31 m s−1 , t = = 9.2 s;
v0 + v
0.35 1
b) Fd = (mgh + v02 ) = 128 N.
` 2
178 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

1 v 2 − v02
4. a) ` = = 42 m;
2g sen α − µd cos α
v2
b) s = = 67 m.
2µd g

v22 − v12
5. a) h = = 31 m;
2g
m 2
b) Fa = mg − (v2 − v12 ) = 2.4 · 102 N.
2s
v2
 
6. a) Fa = m g − = 14 N;
2h
b) v1 = v02 + v 2 = 43 m s−1 .
p

m 2
7. a) Fa = (v − 2gh) = 0.17 N;
2d 0
2
v v2
b) h1 = 0 = 40 cm, d1 = 0 d = 2.7 · 102 m.
2g 2gh
m 2
8. k = (v − 2µd gd) = 5.7 · 104 N m−1 .
x2
Leggi di Kepler
2. L = a(1 + e) = 6.982 · 1010 m, ` = a(1 − e) = 4.600 · 1010 m.
s
r13
3. T1 = T2 .
r23

Legge di gravitazione universale


1. F resta invariata.
Mm M
2. a) F = G 2 = 1.57 · 10−2 N, a = G 2 = 6.26 · 10−5 m s−2 ;
rd d
M
b) d1 = G = 5.04 cm.
a1
m1 m2
3. a) F = G = 14.8 N;
d2
m1 m2 m1 m1
b) a1 = G 2 = 1.48 · 10−6 m s−2 , a2 = G 2 = 7.41 · 10−7 m s−2 .
d d
r
2
3 GM T
4. a) r = = 1.2 · 1011 m;
4π 2
r
2πGM
b) v = 3 = 2.7 · 104 m s−1 ;
T
r
2 2
3 32π G
c) F = (M + m1 )m2 = 5.1 · 109 N.
MT2

5. h = ( 2 − 1)RT = 2.639 · 106 m.
s
4π 2 3
6. T = r = 4.1 h.
GML

4π 2 3
7. Per esempio, usando dati della Terra si trova: mS = r = 1.988 · 1030 kg.
GTT2 T
s
4π 2 3
8. T = D = 1.452 · 108 s = 4.603 y.
GmS
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 179


mT − mT mL
9. d = D = 3.460 · 108 m.
mT − mL
s
4π 2
10. T = (RT + h)3 = 5.42 s.
GmT
s
4π 2 3
11. T = r = 2.40 h.
GmT

4π 2 3
12. a) aG = r = 2.0 · 102 m s−2 ;
T 2 R2
4π 2 3
b) M = r = 2.2 · 1030 kg.
GT 2
Energia potenziale gravitazionale
2GMT
1. h = − RT = 4.7 · 103 km.
v2
r
GML m
2. a) r = = 1.74 · 106 m.
F
r
Gm
3. a) r = = 1.7 · 103 km;
aG
r
2Gm
b) v = = 4.9 km s−1 .
r+h

c2
4. a) aG = = 2.6 · 1013 m s−2 ;
2r
r
r
b) d = c = 2.8 · 106 km.
2g

Gm
5. a) r = = 1.02 km;
2c2
Gm
b) d = 2 = 2.04 km;
c
4c4
c) aG = = 1.76 · 1014 m s−2 .
Gm
m
6. a) aG = G 2 = 1.80 m s−2 ;
r r
2Gm
b) vf = = 2.56 km s−1 ;
r
r
GmG 2
c) D = 3 T = 4.27 · 108 m;
4π 2
r
GmG
d) v = = 1.72 · 104 m s−1 ;
D
1
e) E = − mv 2 = −1.33 · 1031 J.
2

7. a) vf = aG d = 389 m s−1 ;
v2 d
b) hmax = = 9.54 · 104 m;
2aG d − 2v 2
r
2hd
c) w = aG = 314 m s−1 .
2h + d
Quantità di moto e teorema dell’impulso
180 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

F
1. a) v2 = t − v1 = 60 m s−1 ;
m
m
b) F1 = (v1 + v) = 69 N.
t
m
2. a) F = (v1 + v2 ) = 22.1 N;
t
1 mv22
b) La = mv22 = 44.7 J, Fa = = 0.745 N.
2 2d
m p p 
3. a) F = 2gh1 − 2gh2 = 23.8 N;
t
b) Ed = mg(h1 − h2 ) = 19.1 J.

Ft
q
4. a) v = − v12 − 2g(h1 − h2 ) = 8.9 m s−1 ;
m
b) v aumenta all’aumentare di t.
s  
Fa
5. a) v = 2h g − = 22 m s−1 ;
m
4m
b) F = v = 2.8 · 102 N.
5t
F 2 t2
6. h = = 5.8 m.
2gm2

(0.6F t)2
7. h = = 2.1 m.
2gm2
r
F 3s
8. a) P = = 2.4 · 104 W;
2m
1√
b) F1 = 2mF s = 9.4 · 103 N.
t
F 2 t2
9. h = = 46 m.
2gm2
1
10. a) La = mgh − mv 2 = 1.3 · 105 J;
2
mv
b) t = = 0.68 s.
F
mgh
11. a) F = = 4.9 · 102 N;
rd
2
b) t = d = 0.01 s.
gh

Conservazione della quantità di moto; urti ed esplosioni


2
1. a) V = v1 = 6 m s−1 ;
5
2
b) verso opposto a quello di v1 e modulo v2 = v1 = 10 m s−1 .
3
m1 v1 − m2 v2
2. a) V1 = = 1.2 m s−1 ;
m1 + m2
m1 v1
b) V2 = = 1.8 m s−1 .
m1 + 2m2
m1 v1 − 10m2 v2
3. a) V = = 2.4 m s−1 ;
m1 + 10m2
m1 v1
b) n = = 32.
m2 v2
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 181

p
v12 + 2gh − V
4. a) m2 = m1 = 4.3 · 103 kg;
V − v2
1
b) P = (m1 + m2 )V 2 = 6.6 · 103 W.
2t
m1 + m2 p
5. v = 2gh = 6.5 · 102 m s−1 .
m2
v 
1
6. a) m2 = − 1 m1 = 0.14 kg;
V
v1 V
b) v2 = = 9.5 m s−1 , stessa direzione e verso opposto rispetto a v1 .
v1 − V
m2 v2 + m3 v3
7. a) V1 = = 3.7 · 10−2 m s−1 ;
m1
m4 v4 − m2 v2 + m3 v3
b) V4 = = 3.4 m s−1 .
m2 + m3 + m4
m2
8. v1 = V + (V − v2 ) = 8.8 m s−1 .
m1
m2 v2 − m1 v1
9. a) la barca si sposta verso destra con velocità di modulo V = = 0.5 m s−1 ;
m
m2 v2 − m1 v1
b) F = = 30 N.
t
m1 − m2
10. Il pallone rimbalza con velocità di modulo V1 = v1 = 9.99 m s−1 , l’automobile si muove
m1 + m2
2m1
con velocità di modulo V2 = 1.08 · 10−2 m s−1 .
m1 + m2
2m1 − m2 − m3
11. Vx = v = −0.25 m s−1 ,
2(m1 + m2 + m3 )

3(m2 − m3 )
Vy = v = −7.2 · 10−2 m s−1 .
2(m1 + m2 + m3 )

4
12. a) m2 = m1 = 72 kg;
3
m2 v
b) F = = 1.5 · 103 N;
2t 
3 1
c) Ed = m1 − m2 v 2 = 2.9 · 102 J.
8 18

13. a) Scelti come assi x e y rispettivamente i versi delle velocità iniziali v1 e v2 si trovano le
m1 m2 − m1
componenti V2x = v = 1.6 m s−1 , V2y = v = 1.6 m s−1 ;
m2 m2
1
b) Ed = m2 v 2 = 13 J.
4
πr
14. t = = 3.5 s.
v

15. a) θ2 = 60
√;
3 1
b) V1 = v1 = 2.0 m s−1 ; V2 = v1 = 1.2 m s−1 .
2 2
m1
16. m2 = = 8 Mg.
3
Centro di massa
mL
1. d = rT L = 4.7 · 103 km.
mL + mT
182 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

r
14 2
2. d = `
17 3
3
3. d = ` = 15 cm.
5
m2 − m1
4. d = ` = 24 cm.
m1 + m2 + m
m1
5. s = d = 5.5 m.
m1 + m2
m1 v1 + m2 v2
6. vG = = 111 km h−1 .
m1 + m2
3v 2
7. d = = 1.4 · 102 m.
2g
m2 − m1
8. x(t) = h − gt2 = 1.2 − 7.1 · 10−2 t2 .
2(m1 + m2 )
m1
9. a) v2 = v1 = 2.7 m s−1 ;
m2
b) V = 0;
m1 v12
 
m1
c) Ed = 1+ = 64 J.
2 m2

10. V1 = vG − u1 = 1.1 m s−1 , V2 = vG − u2 = 7.7 m s−1 .

Momento di una forza


m2 − m1
1. a) d = ` = 50 cm;
2m2
b) N = (m1 + m2 )g = 5.4 · 102 N.
r
1 mg
2. F1 = 1 + mg = 104 N, F2 = = 68 N.
4 tg2 α 2 tg α
1 3
3. τ1 = mg = 1.6 N, τ2 = mg = 4.8 N.
4 4

2rh − h2
4. F = mg = 5.7 N.
r−h
α
5. τ = mg tg = 14 N.
2
sen α + cos α
6. Fa = mg = 71 N.
2 sen α
1
7. α1 = arctg = 14◦ ; α2 = 90◦ − α1 = 76◦ .
4
Momento angolare
m`20 v02
1. a) τ (`) = ;
`3
b) v = 2v0 = 9.0 m s−1 .
F
2. v = v0 + t = 8.7 m s−1 .
m
3. a) L = mr1 v1 = 6.6 kg m2 s−1 ;
r1
b) v2 = v1 = 4.3 m s−1 .
r2
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 183

Dinamica del corpo rigido


1. L = πmr2 ν = 8.91 · 10−3 kgm2 /s.

2. a) LO = πmr2 ν = 866 kgm2 /s;


πmr2 ν
b) MO = = 1.6 · 102 N m.
∆t
m`2 ω
3. MO = = 9.4 · 102 N m.
t
4. a) MO = Fa r = 0.23 N m;
Fa rt
b) I = = 6.7 · 10−2 kgm2 .
2πν
m2 − m1
5. a) a = 2 g = 9.1 m s−2 ;
r m
2 m2 − m1
b) ω = gh = 6.1 rad s−1 .
r m
 2
r1
6. ν2 = ν1 = 4.0 · 103 Hz.
r2

Moto di rotolamento
5F t
1. a) v = = 11 m s−1 ;
7m
5F 2 t2
b) L = = 4.7 · 102 J;
14m
2
c) Fs = F = 5.7 N.
7
7v 2
2. h = = 1.6 m.
10g

v2
3. s = = 29 m.
4µs g
Pressione
1. a) affonda
b) non affonda.

2. F = 1.3 · 104 N.
4pS
3. m = = 2.04 · 103 kg.
g
m
4. p = p0 − (gt2 − 2d) = 79 kPa.
St2
Legge di Stevin
1. p = ρgh = 4.68 · 103 Pa.
0.2p0
2. h = = 1.7 · 103 m.
ρg
p0
3. h = = 10.3 m.
ρg

4. a) F = (p0 + ρgh)πr2 = 1.88 · 106 N;


b) F = ρghπr2 = 1.78 · 106 N.
184 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

1
5. h = (F − p0 S) = 96 m.
ρgS

6. a) Fe = ρgh`2 = 9.9 · 103 N;


b) F = (ρgh − p0 )`2 = 5.6 · 103 N;
2p0
c) H = h + = 43 m.
ρg

7. p = p0 + g(ρh + ρ1 h1 ) = 3.5 · 105 Pa.

8. a) F = ρghπr2 = 92 N;
b) quadruplica.
 2
h1 + h2
9. L = ρgS = 28 J.
2

Legge di Archimede
ρ
1. a) Vi = V = 2.1 · 10−2 m3 ;
ρl
b) m = (ρl − ρ)V = 9.4 kg.

2. a) ρ = 0.8ρl = 824 kg m−3 ;


0.8ρl
b) la percentuale è % = 6.1 %.
ρHg
m1 m1 + m2
3. V = − = 1.44 · 10−2 m3 .
ρ ρl
g
4. a) ρ1 = ρl = 8.3 · 102 kg m−3 ;
g+a
ρl − ρ
b) a = g = 2.5 m s−2 .
ρ
ρl − ρ
5. a) T = mg = 38 N;
ρ
ρl − ρ
b) a = g = 2.7 m s−2 .
ρ
m
6. a) Ve = V − = 1.0 · 10−2 m3 ;
ρl
b) F = ∆V ρl g = 18 N.
ρl
7. V = Ve = 2.0 · 105 m3 .
ρl − ρg

8. a) si alza;
m m
b) V1 = = 9417 m3 , V2 = = 9700 m3 .
ρ1 ρ2
ρ1
9. m1 = m2 = 2050 kg.
ρ1 − ρ2

∆P m
10. V = − = 6.1 · 10−5 m3 .
ρl g ρ

ρAu ρAg m2 − (ρAg − ρl )m1


11. m = = 405 g.
ρl ρAu − ρAg
mg
12. ∆p = = 4.7 · 102 Pa.
S
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 185

13. Resta uguale.


p − p0
14. a = g − = 0.77 m s−2 .
ρh
Portata e teorema di Bernoulli
d42 − d41 2 d21
1. p2 = p1 − ρgh + ρv 1 = 7.0 · 10 2
Pa, v 2 = v1 = 4.0 m s−1 .
2d42 d22

2. a) F = ρghS = 4.1 · 103 N;



b) V = 2ghSt = 2.9 · 102 m2 .

V
3. t = = 45 h.
πr2 v
1
4. p = p0 + ρgh − ρv 2 = 103 kPa.
2
p
5. a) d = 2 (h1 − h2 )h2 = 87 cm;
h1
b) deve essere h2 = = 50 cm.
2
s s
d42 d41
6. v1 = 2∆p 4 4 = 1.3 m s−1 , v2 = 2∆p = 4.1 m s−1 .
ρ(d1 − d2 ) ρ(d1 − d42 )
4

1 2
7. F = ρv S = 2.8 · 107 N.
2
Dilatazione termica
1. Piú grande.

2. ∆` = `1 λ(t2 − t1 ) = 2.1 cm

V1
3. V2 = = 35.5 cm3 .
1 + 3λ∆t
λCu
4. ` = `0 = 184 cm.
λZn
V1 − V2
5. t = = 112 ◦C.
3(λ2 V2 − λ1 V1 )

`2 − `1
6. a) ∆` = (T − 273.15) = 2.3 cm;
t2 − t1
`2 − `2
b) λ = = 1.5 · 10−5 K−1 .
(t2 − t1 )`1
c2 − c1
7. t = = 412.8 ◦C.
c1 λ 1 − c2 λ 2

8. V = V0 (β − 3λ)∆t = 1.16 cm3 .

9. V = (βg − 3λAl )V0 (t2 − t1 ) = 0.88 cm3 .

10. |`1 λ1 − `2 λ2 | = 0.

11. d = `λ(t − t0 ) = 7.8 mm.

∆s
12. = λ(t − t0 ) = 0.042%.
s0
186 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

d1 − d2
13. a) t1 = t0 + = 119 ◦C;
d2 λ2 − d1 λ1
d1 − d2
b) t2 = t0 + = 48 ◦C.
d2 λ 2
14. a) Sı́;
` − 3`1
b) t = = 641 ◦C.
e`1 λ
15. a) d2 = d1 (1 + λ∆t) = 508.10 cm;
d − d1
b) λ = = 4.9 · 10−6 K−1 .
d1 ∆t
∆`
16. a) t = t0 + = 191 ◦C;
`0 λ
∆`
b) t = t0 + = 95.4 ◦C.
2`0 λ

17. V = (βHg − βa )V0 ∆t = 5 · 10−4 l.

0.05
18. t = t0 + = 877 ◦C.

ρ2 − ρ1
19. t = = 1380 ◦C.
ρ1 βHg − 3ρ2 λ

20. A = ab(1 + λ∆t)2 ' ab(1 + 2λ∆t) = 2.97 · 103 cm3



21. ∆τ = 3600( 1 + λ∆t − 1) ' 1800λ∆t = 1.6 s.
1
22. ω2 = ω1 ' (1 − 2λ∆t)ω2 = 28.0 s−1 .
(1 + λ∆t)2

λ1 `1 + λ2 `2
23. λ = .
`
Leggi fondamentali
nRT
1. V = = 7.2 · 10−2 m3 .
p
p1 T2
2. V2 = V1 = 63 l.
p2 T1
pV
3. N = NA = 6.7 · 1022 .
RT
mp
4. ρ = NA = 2.2 kg m−3 .
RT
nRT
5. p = = 11 · 105 Pa; T = 600 K.
V
pV
6. m = M = 0.98 kg.
RT
V2 T2 p1
7. = = 1.61.
V1 T1 p2
p1 V1
8. a) n = = 156 mol;
RT1
p1 p2
b) V = V1 = 3.75 m3 , T = T1 = 195 K.
p2 p1
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 187

T2
9. a) p2 = p1 = 1.6 atm;
T1
p3
b) T3 = T1 = 690 K.
p1
p1
10. a) N1 = NA = 2.7 · 1025 m−3 ;
RT1
N1 p1 T2
b) = = 1.7.
N2 p2 T1
T2
11. ρ2 = ρ1 = 1.093 kg m−3 .
T1
m NA
12. a) ρ = p = 1.24 kg m−3 ;
RT1 N
RT2 N
b) V = = 2.50 · 10−3 m3 .
p NA
V1 T2
13. p2 = p1 = 1.9 atm.
V1 + ∆V T1
p1 V
14. a) n = = 1.8 · 102 mol;
RT1
T2
b) p2 = p1 = 1.2 · 102 atm.
T1
p1 V1
15. a) N = NA = 8.6 · 1022
RT1
V1 T1
b) p2 = p1 = 8.1 · 104 Pa.
V2 T2
V2 − V1 T2 p1
16. = − 1 = 0.19.
V1 T1 p2
 
mg
17. T2 = 1 + 2 T1 = 307 K.
πr p

(pV + mgh)(1 − d/h)


18. T2 = = 309 K.
pV
p2
19. T2 = T1 = 8.3 · 102 K.
18p1
nRTA
20. a) pA = = 8.3 · 105 Pa, VB = VA , pB = 2pA = 1.7 · 106 Pa, TB = 2TA = 600 K,
VA
VC = 2VA = 12 l, pC = pA , TC = TB ;
b) m = 2MHe = 8.0 · 10−3 kg.
p1 V1 1 + αt2
p1 ' 1 + α(t2 − t1 ) p1 = 4.2 · 105 Pa.
 
21. n = = 0.78 mol; p2 =
RT1 1 + αt1
pNA
22. N = = 2.687 · 1025 m−1 .
RT
23. a) n1 = n2 ;
p V2 4
b) = = .
p2 V1 + V2 5
p1
24. a) T1 = T2 = 197 K;
p2
∆n p2 − p1
b) = = 20 %.
n p2
188 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

p1 V1
25. N = = 5 · 102 .
p2 V2
2p0
26. h = = 21 m.

(p0 + ρgh)V
27. a) n = = 5.2 · 10−3 mol;
RT1
(p0 + ρgh)T2
b) V2 = = 125 cm3 .
p0 T1
 
p V2 V1
28. a) ∆n = − = 0.12 mol;
R T2 T1
 
Mp 1 1
b) ∆ρ = − < 0, quindi diminuisce.
R T2 T1
T1
29. ∆m = − 1 = 0.070.
T2
T2
30. a) F = p1 `2 = 9.08 · 103 N;
T1
p`3
b) N = NA = 1.96 · 1023 .
RT
Modello molecolare dei gas
r
3RT
1. v̄ = = 2.03 · 103 m s−1 .
MHe
2. Deve quadruplicare.
r
2U 2U
3. T = 2
= 4.0 · 10 K, v̄ = = 7.0 · 102 m s−1 .
3nR nM

4. v̄1 = 2v̄2 .
p
5. v̄O2 = 3/2v̄O3 .
r
3RT
6. v̄ = = 183.6 m s−1 .
MH2
r
3RT
7. v̄ = = 1.4 · 103 m s−1 .
mNA
r
3pV
8. a) v̄ = = 4.4 · 102 m s−1 ;
nmNA
mNA
b) ρ = = 1.1 kg m−3 .
V
nNA mv̄ 2
9. a) V = = 3.29 · 10−3 m3 ;
3p
10NA mv̄ 2
b) T = = 401 K.
3R
10. a) v̄N e = 8/5v̄O2 = 625 m s−1 ;
p

3RT
b) m = = 3.2 · 10−25 kg.
NA v̄ 2
1
11. a) TA = TD = 200 K;
r8
3RTA
b) v = = 1.12 · 103 m s−1 .
MHe
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 189

MN
12. TN = T = 4.3 · 103 K.
MH
r
3pV
13. v̄ = = 1.3 · 103 m s−1 .
nMCH4
r
3RT
14. v̄ = = 393 m s−1 .
MCO2

pV
15. a) n = = 1.1 · 103 mol;
rRT
3RT
b) v̄ = = 3.1 · 102 m s−1 ;
MCl2 √
c) Aumenta di un fattore 2.
r
3p
16. v̄ = .
ρ

ρRT
17. a) M = = 4.00 · 10−3 kg mol−1 ;
p
r
3p
b) v̄ = = 1.31 · 103 m s−1 .
ρ

2N cos α √
18. p = 3M RT = 3.2 · 103 Pa.
NA S∆t
19. py = 2px .

Capacità termica
Q
1. t = t1 + = 32 ◦C.
ρV c
Q
2. c = = 806 kJ kg−1 K−1 .
m(t2 − t1 )

mc∆t
3. τ = = 2.2 h.
P
m2 c2
4. t1 = t + (t − t1 ) = −36 ◦C.
m1 c1
t 1 − t c1
5. m2 = m1 = 1.2 · 102 kg.
t − t 2 c2

6. a) Q = m1 c1 (t2 − t1 ) = 26 J;
Q
b) ∆t = − = −1.3 · 10−4 ◦C.
m2 c2

(m1 c1 + m2 c2 )(te − t1 )
7. t = te + = 619 ◦C.
m3 c3

(m1 c1 + m2 c2 )t1 + m3 c3 t3
8. te = = 47 ◦C.
m1 c1 + m2 c2 + m3 c3

(m1 c1 + m2 c2 )t1 + m3 c1 t3
9. a) te = = 37.8 ◦C;
(m1 + m3 )c1 + m2 c2
b) l’acqua.
m3 c1
10. t1 = te − (t3 − te ) = 33.5 ◦C.
m1 c1 + m2 c2
190 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

m2 ca (t − t1 )
11. c = = 500 J kg−1 K−1 .
m3 (t2 − t) − m1 (t − t1 )
C + m1 ca t − t1
12. c = = 7.9 · 102 J kg−1 K−1 .
m2 t2 − t
(mcAl + m1 ca )t1 + m2 cAl t2
13. te = = 69 ◦C.
(m + m2 )cAl + m1 ca

m1 ca (te − t − 1)
14. a) c = = 3.0 · 103 J kg−1 K−1 ;
m2 (t2 − te )
m1 ca (te − t − 1)
b) c = = 3.7 · 103 J kg−1 K−1
(1 − 0.2)m2 (t2 − te )
ρa V ca t1 + 4184mct2
15. a) te = = 96 ◦C;
ρa V ca + 4184mc
ρa V ca (t1 − t)
b) m = = 6.7 · 102 g.
4184c(t − t2 )
m1 m2
16. a) Q = (t1 − t2 ) = 0.18 J;
m1 + m2
m1 t1 + m2 t2
b) t = = 46 ◦C;
m1 + m2
∆V1 m2 ∆V2 m1
c) = 3λCu (t2 − t1 ) = −0.046 %, = 3λCu (t1 − t1 ) = 0.031 %.
V1 m1 + m2 V2 m1 + m2
(t − t2 )cm2 + Q
17. m1 = = 4.8 · 10−2 kg.
c(t1 − t)

m2 m3 t3 (t2 − t1 ) − m1 m4 t2 (t3 − t1 )
18. t = = 101 ◦C,
m2 m3 (t2 − t1 ) − m1 m4 (t3 − t1 )
m2 m3 (t2 − t1 ) − m1 m4 (t3 − t1 )
c= ca = 130 J kg−1 K−1 .
m1 m3 (t3 − t2 )

19. a) Q = (mcAl + V ρa ca )(t2 − t1 ) = 5.9 · 104 J;


b) ∆V = V (βa − 3λAl )(t2 − t1 ) = 1.8 cm3 .

Cambiamenti di stato
1. Q = m[c(tf − t) + λf ] = 1.34 · 108 J.

2. Q = m[cgh (tf − t1 ) + λf + ca (t2 − tf )] = 6.2 · 106 J.

mλf
3. te = t2 + tf − = 12.0 ◦C.
(m + V ρa )ca

mλf + mcgh (tf − t1 )


4. te = t2 + tf − = 11.7 ◦C.
(m + V ρa )ca

5. Q = 2nM λe = 8.4 · 104 J.


λf + c(t − tf )
6. m1 = = 2.6 kg.
λe + c(te − t)

7. Q = m[cgh (t − tf ) + λf + ca + λe ] = 9.7 · 106 J.

m1 λf
8. C = − m2 c = 1.5 · 102 J K−1 .
t − te
gh
9. ∆t = = 0.33 ◦C.
c
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 191

−Q
10. m = = 4.9 kg.
ca (t1 − tf ) + λf + cgh (tf − t2 )
m2 c(t2 − t1 )
11. a) = 42 %;
m1 λf
m1 λf
b) m3 = = 3.0 kg.
c(t2 − t1 )

12. v = 2λf = 8.2 · 102 m s−1 .


p

2m1 v 2
13. m2 = = 3.0 g.
5λe
m1 v 2 − 2m2 cgh (tf − t)
14. m = = 1.5 kg.
2λf
Q − mc(t2 − t1 )
15. m = = 64 g.
λe
 
m1 λf + ca (t3 − t1 )
16. cHg = = 1.4 · 102 J kg−1 K−1 .
m2 (t2 − t3 )
17. a) te = 0 ◦C;
m1 ca (t1 − tf ) − me cgh (tf − t2 ) m2 cgh (tf − t2 ) + m2 λf
b) m = = 5.86 g; ma = = 127 g.
λf ca (t1 − tf )
mca (Te − T )
18. a) t = = 4.3 · 102 s;
P
mca (Te − T )
b) t = = 4.6 · 102 s.
P −Q
λCu t
19. ∆` = `0 − ` = − ` = −0.22 cm.
1 + λCu t
1  
20. a) mf = ma ca (ta − te ) − mcgh (te − t) = 13 g;
λf
1  
b) si solidifica una quantità d’acqua di massa ms = 2mcgh (te − t) − ma ca (ta − te ) = 5.2 g.
λf
2mλf VB 2mλf
21. TB = TA + = 330 K, =1+ = 1.6.
5nR VA 5nRTA
ma ca (t1 − te )
22. a) m = = 94 · 10−3 kg;
cgh (te − t2 )
ma ca (t1 − te )
b) m = = 20 · 10−3 kg;
λf
cgh (te − t2 ) +
2
λf
ca (t1 − te ) +
c) m = 2 m = 0.11 · 10−3 kg;
a
cgh (te − t2 )
mcgh
23. a) ta = te + (te − t) = 11 ◦C;
ma ca
m 
cgh (te − t) + 0.2λf = 19 ◦C;

b) ta = te +
ma ca
m 
cgh (tf − t) + λf + ca (te − tf ) = 66 ◦C.

c) ta = te +
ma ca
24. a) te = 100 ◦C, vi è acqua in equilibrio con vapore;
b) nulla;
λf + c(t1 − t2 )
 
c) m = m1 1 + = 333 g.
λe
192 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

25. t2 = 100 ◦C; il 20 % della massa iniziale è trasformato in vapore, il rimanente è acqua bollente.

Lavoro

1. L = pV ln 3 = 596 J.

2. a) L = −pV = 3.0 · 106 J;


5
b) L = − pV = 7.5 · 106 J.
2
(pC − pA )(VB − VA )
3. L = − = −5.1 · 104 J.
2
Principio di equivalenza e primo principio
2Q
1. a) T2 = T1 + = 1.6 · 102 K;
nR
nRT1 + 2Q
b) p2 = = 5.6 · 105 Pa.
V
2. a) L = p(V2 − V1 ) = 1.2 · 103 J;
7
b) Q = p(V2 − V1 ) = 4.3 · 103 J;
2
5
c) ∆U = p(V2 − V1 ) = 3.0 · 103 J
2
3
3. a) ∆U = p(V2 − V1 ) = 6.8 · 102 J, L = p(V2 − V1 ) = 4.6 · 102 J,
2
5
Q= p(V2 − V1 ) = 1.1 · 103 J;
2
pV2
b) T2 = = 3.0 · 102 K.
nR
V2
4. L = Q = pV1 ln = 4.0 · 102 J, ∆U = 0 J.
V1
5
5. a) Q = ∆U = nR(T2 − T1 ) = 1.35 · 103 J;
2
nRT1 T2 nRT2
b) p1 = = 9.9 · 104 Pa, p2 = p1 = = 1.2 · 105 Pa.
V T1 V
2L
6. T2 = T1 − = 269 K.
5nR
5
7. a) Q = nR(T2 − T1 ) = −998 J;
2
V2
b) = eQ/nRT1 = 0.875.
V1

8. a) ∆Uad = −L = −3.0 · 103 J, ∆Uis = 0 J, Qad = 0,Qis = L = 3.0 · 103 J;


2L
b) T2ad = T1 − = 2.3 · 102 K, T2is = T1 = 2.9 · 102 K.
5nR
9. a) ∆U = Q − p(V2 − V1 ) = 300 J;
b) minore;
c) il gas è biatomico.

5
10. a) L = − nR(T2 − T1 ) = −4.2 · 103 J;
2
5
b) Q = nR(T2 − T1 ) = 4.2 · 103 J.
2
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 193

pA VA 3
11. a) TA = = 96.2 K, VB = 3VA = 24.0 · 10−3 m3 , UA = pA VA = 1.20 kJ,
nR 2
pB = pA = 100 kPa, TB = 3TA = 289 K, UB = 3UA = 3.60 kJ,VC = VA = 8.00 · 10−3 m3 ,
pC VC 3
pc = 35/3 pB = 624 kPa, TC = = 600 K, UC = nRTC = 7.49 kJ;
nR 2
b) LAB = pA (VB − VA ) = 1.60 kJ, QAB = LAB + ∆UAB = 4.00 kJ,LBC = −∆UBC = −3.88 kJ,
QAB = 0 J, LCA = 0 J, QCA = ∆UCA = −6.28 kJ.
5mR
12. ∆U = ∆T = −2.6 · 102 J.
2MO2
7R
13. cp = = 909 J kg−1 K−1 .
2MO2
1
14. Ck = CV + R.
2
Macchine termiche e frigorifere. Ciclo di Carnot
T1
1. a) η = 1 − = 0.20;
T
 2 
T1 T1
b) L = 1 − Qa = 5.40 · 103 J, Qc = − Qa = −2.16 · 104 J.
T2 T2
L
 
4 1
2. a) Qa = = 1.8 · 10 J, Qc = 1 − L = −1.35 · 104 J;
η η
T1
b) T2 = = 360 K.
1−η
P∆t
3. Qa = = 2.2 · 103 J.

T1 Pa
 
4. Pd = − 1 + = −39 kW.
T2 2
5. La prima.
ηQ
6. t = = 20 s.
P
L
7. n = = 0.74 mol.
V2
N R(T2 − T1 ) ln
V1
 −0.4
pB
8. a) TC = TB = 485 K;
pC
2Ta + 3TB − 5TC
b) η = = 0.14.
3(TB − TA )
T2 Q1
 
9. L = 1 − = −90 W.
T1 60
 
T1
10. a) L = 1 − Q = 178 J;
T2
T1
b) Qc = − Q = −1.02 · 103 J;
T2
T1
c) ζ = = 5.73.
T2 − T1
T1
11. L = − Q = −7.5 · 103 J.
T2
194 APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI

Q2 T3 − T1 T2
12. = .
Q3 T2 − T1 T3
T1 P∆t
13. Q = = 4.1 · 105 J.
3(T2 − T1 )

14. L = 10mλf = 2.8 · 104 J.

Qa + Lc
15. a) L = Qa + Lc = 7520.8 J, η = 0.26;
Qa
−Lc
b) T1 = T2 = 408.77 K;
Qa
P
c) N = = 4.6778.
Qa + Lc
nRTA TB 1
16. a) pA = = 600 kPa, pB = pA = 100 · 104 Pa, pC = pA = 300 kPa,
VA TA 2
pB T D
VC = VB = 13.3 · 10−3 m3 , pD = pC = 180 kPa;
pC TC
VC
b) LAB = LCD = 0 J, LBC = QBC = nRTB ln = 4.82 · 103 J,
VB
VD
LDA = QDA = nRTD ln = −2.89 · 103 J, ∆UBC = ∆UDA = 0 J,
VA
5
∆UAB = QAB = nR(TB − TA ) = 4.00 · 103 J,
2
5
∆UCD = QCD = nR(TD − TC ) = −4.00 · 103 J;
2
TB − TA
c) η = = 0.22.
5(TB − TA )
TB −
VD
2 ln
VA
Teorema di Carnot e disuguaglianza di Clausius

1. Irreversibile.

2. Irreversibile.
1
3. ζ = 1 − .
η

4. a) L = ηQ = 120 kJ;
b) è reversibile.

T1 ∆S1 + T2 ∆S2
5. a) η = = 0.2;
T2 ∆S2
b) il ciclo è irreversibile.

6. a) irreversibile;
Q1 + Q2 + Q3
b) η = = 0.375;
Q
 1
Q1 Q2

c) Q3 = T3 + = 50.0 J.
T1 T2

1−η
7. ζ = = 20.
η
1
8. η = = 0.047.
1+ζ
APPENDICE B. RISPOSTE AGLI ESERCIZI PROPOSTI 195

Entropia
1. a) il ciclo è reversibile;
L
b) η = = 0.571; c) ∆S = 0 J K−1 .
Q1 + Q2
T1
2. a) η = 1 − = 0.33;
T2
 
T1
b) L = 1 − Q = 400 J;
T2
T1
c) Qc = − Q = −800 J;
T2
Qc Q
d) ∆S1 = − = 4.00 J K−1 , ∆S2 = − = −3.00 J K−1 .
T1 T2
3. a) irreversibile;
(1 − η)Q Q
b) ∆S1 = = 4.00 J K−1 , ∆S2 = − = −3.60 J K−1 .
T1 T2
Q
4. a) T = = 5.5 · 102 K;
∆S
b) ∆S = 0.
 
T2 T2
5. a) L = 1 − Q = 220 J, Qc = − Q = 330 J;
T1 T1
Q −1 Q2
b) ∆S1 = = 1.38 J K , ∆S2 = = −1.38 J K−1 , ∆S = ∆S1 + ∆S2 = 0 J K−1 .
T1 T2

Q Q
 
1 1
6. ∆S1 = = 1.67 J K−1 , ∆S2 = − = −0.83 J K−1 , ∆S = − Q = 0.83 J K−1 .
T1 T2 T1 T2

T ∆S
7. m = = 0.74 kg.
λe
η T1
8. a) L = T1 ∆S = 495 J, T2 = = 500 K;
η−1 1−η
b) ∆S2 = −∆S1 = 3.3 J K−1 .


9. ∆S = = 20 J K−1 .
T
 
1 1
10. ∆S = mλf − = 1.7 · 103 J K−1 .
T1 T2

L
11. T1 = T2 − = 285 K.
∆S
P∆tT1 P∆tT2
12. a) Q1 = − = −1.9 · 106 J, Q2 = = 3.8 · 106 J;
T2 − T1 T2 − T1
Q1 Q2
b) ∆S = − − = 0 J K−1 .
T1 T2
mλf T2 − T1
13. ∆t = = 12 min.
P T1

14. L = ∆S∆T = 5.87 · 105 J.


Appendice C

Costanti utili

C.1 Costanti fisiche


La seguente tabella riunisce i valori di alcune costanti fisiche. Si fa presente che negli esercizi risolti e
proposti tutte le costanti presenti nell’appendice vengono approssimate a quattro cifre significative.

Costante Simbolo Valore unità di misura


Accelerazione media di gravità g 9.80665 m s−2
Costante di gravitazione universale G 6.67430(15) · 10−11 N m2 kg−2
Velocità della luce c 299792458 m s−1

C.2 Dati sul Sistema Solare


La seguente tabella riunisce i dati sui principali corpi del Sistema Solare.

Distanza Periodo
Raggio Accel. di Velocità
Corpo Massa dal di rivolu-
medio gravità* di fuga
Sole** zione
km kg m s−2 km s−1 km d
Sole 695700 1.9885 · 1030 274.0 617.6
23
Mercurio 2439.7 3.3011 · 10 3.70 4.3 5.791 · 107 87.969
24 8
Venere 6051.8 4.8675 · 10 8.87 10.36 1.0821 · 10 224.701
Terra 6371.0 5.9723 · 1024 9.780 11.186 1.4960 · 108 365.256
Marte 3389.5 6.4171 · 1023 3.69 5.03 2.2792 · 108 686.980
27 8
Giove 69911 1.89819 · 10 23.12 59.5 7.7857 · 10 4332.589
26 9
Saturno 58232 5.6834 · 10 8.96 35.5 1.43353 · 10 10759.22
Urano 25362 8.6813 · 1025 8.69 21.3 2.87246 · 109 30685.4
Nettuno 24622 1.02413 · 1026 11.00 23.5 4.49506 · 109 60189
22 9
Plutone 1188 1.303 · 10 0.62 1.21 5.90638 · 10 90560
22 5
Luna 1737.4 7.346 · 10 1.62 2.38 3.844 · 10 *** 27.3217


All’equatore.
∗∗
È la distanza media; è anche il semiasse maggiore.
∗∗∗
È la distanza media dalla Terra.

196
Appendice D

Parametri fisici di alcune sostanze

Nella tabella sottostante sono riportati i valori di alcuni parametri fisici di alcuni solidi.

sostanza λ [K−1 ] c [J kg−1 K−1 ] tf [K] λf [kJ kg−1 ] te [K] λe [J kg−1 ]


acciaio 13 · 10−6 502 1673
alluminio 24 · 10−6 896 933 389 2329 83.72 · 105
argento 19 · 10−6 239 1234 109 2485 23.65 · 105
ferro 12 · 10−6 452 1812 272 3013 67.81 · 105
ghiaccio 51 · 10−6 2220 273.15 335 373.15 22.6 · 105
invar 1 · 10−6 503
−6
nichel 13 · 10 452 1728 234.4 3186 64.55 · 105
oro 14 · 10−6 130 1337 62.8 2873 17.2 · 105
ottone 19 · 10−6 380 900
piombo 29 · 10−6 130 601 23.2 2017 8.59 · 105
platino 8.9 · 10−6 134 2042 113.9 4073 26.20 · 105
quarzo 0.5 · 10−6 703 1880 200
−6
rame 17 · 10 385 1356 207 2868 47.3 · 105
stagno 27 · 10−6 226 505 60.3 2543 19.38 · 105
tungsteno 4.3 · 10−6 132 3683 192 6173 4818.5
−6
vetro comune 8.3 · 10 840
−6
vetro pyrex 4 · 10 780
−6
zinco 26 · 10 389 693 693 1180 17.58 · 105

ove:
λ è il coefficiente di dilatazione lineare dei solidi a 293 K
c è il calore specifico a 293 K (per il ghiaccio a 263 K, per elio, idrogeno e ossigeno a 273 K)
tf è la temperatura di fusione alla pressione p = 101325 Pa
λf è il calore latente di fusione alla pressione p = 101325 Pa
te è la temperatura di ebollizione alla pressione p = 101325 Pa
λe è il calore latente di ebollizione alla pressione p = 101325 Pa

197
198 APPENDICE D. PARAMETRI FISICI DI ALCUNE SOSTANZE

Nella tabella sottostante sono riportati i valori di alcuni parametri fisici di alcuni liquidi e gas.

sostanza β [K−1 ] c [J kg−1 K−1 ] tf [K] λf [kJ kg−1 ] te [K] λe [J kg−1 ]


acqua 21 · 10−5 4184 273.15 335 373.15 22.6 · 105
alcool etilico 112 · 10−5 2428 158.7 108.99 351.4 10.8 · 105
alcool metilico 120 · 10−5 2510 176 99.16 337.8 11 · 105
ammoniaca 5148 195.4 332 239.7 13.7 · 105
benzene 124 · 10−5 278.57 127.40 353.3 3.94 · 105
benzina 95 · 10−5 1758
elio 366.5 · 10−5 5100 - - 4 0.25 · 105
etere 166 · 10−5 2274 157 308 3.77 · 105
glicerina 5.1 · 10−4 291 200.62 563
−5
idrogeno 366.1 · 10 14300 14 578 20 4.47 · 105
mercurio 18.2 · 10−5 138 234 113 630 2.97 · 105
ossigeno 366.1 · 10−5 920.9 54 13.9 90 2.13 · 105

ove, oltre ai parametri definiti sopra:


β è il coefficiente di dilatazione cubica dei liquidi a 293 K
Appendice E

Funzioni goniometriche.

Le funzioni goniometriche sono molto utili in fisica poiché consentono di determinare in modo estre-
mamente pratico la proiezione di un segmento lungo una direzione diversa, per esempio per calcolare
le componenti di un vettore. Qui non si cerca di dare una esposizione esaustiva delle funzione gonio-
metriche, ma solo di dare i pochi semplici strumenti utilizzati nel testo.

ay a

α α
O
B ax
L’angolo α Le proiezioni del
vettore a.

Figura E.1: Definizione e uso delle funzioni goniometriche.

Si consideri quindi un angolo α di vertice O, e sia A un qualsiasi punto su uno dei due lati dell’angolo
e B la sua proiezione sull’altro lato. Si definiscono allora le seguenti funzioni goniometriche:

AB OB AB OB
sen α = , cos α = , tg α = . , cotg α = .
OA OA OB AB
le quattro funzioni di α qui definite non sono indipendenti, ma valgono le relazioni

sen α 1 cos α
sen2 α + cos2 α = 1 , tg α = . , cotg α = = .
cos α tg α sen α

Da queste definizioni è immediato ricavare le componenti di un vettore rispetto agli assi cartesiani x
e y. Facendo riferimento alla figura E.1, le componenti ax e ay del vettore a sono date da

ax = a cos α , ay = a sen α .

Inoltre le due componenti sono fra loro legate dalle relazioni

ay = ax tg α , ax = ay cotg α .

Le funzioni goniometriche qui introdotte possono essere assai convenientemente rappresentate sul
piano cartesiano utilizzando una circonferenza, detta goniometrica, avente il centro nell’origine degli
assi e raggio unitario.
L’angolo positivo α viene rappresentato con il vertice nell’origine, un lato coincidente con il semiasse
positivo delle ascisse e l’altro lato ruotato in senso antiorario, riservando la rotazione oraria per gli
angoli negativi.

199
200 APPENDICE E. FUNZIONI GONIOMETRICHE.

In questo modo il valore in radianti di α è rappresentato y


dalla lunghezza dell’arco sotteso sulla circonferenza.
Il seno e il coseno di α sono rappresentati dalle coordinate cotg α
del punto P , intersezione del lato mobile dell’angolo con
la circonferenza. Vale quindi cos α P
tg α

sen α
P (cos α, sen α)
α
Inoltre la tangente e la cotangente di α sono rappresenta- α
ti dai segmenti tangenti alla circonferenza rispettivamente
nei punti di coordinate (1, 0) e (0, 1) compresi fra la cir-
conferenza e il lato mobile di α.
Uno dei vantaggi della rappresentazione delle funzioni go-
niometriche sulla circonferenza è la estensione della loro
definizione ad angoli qualunque.
Dalla figura e da quanto detto, si vede inoltre che, per α Figura E.2: La circonferenza
acuto, vale la disuguaglianza goniometrica.
sen α < α < tg α
Inoltre per angoli piccoli, cioè per α ' 0 vale l’approssimazione

sen α ' tg α ' α

Si fornisce una tabella di corrispondenza fra le misure di alcuni angoli in gradi e in radianti e i valori
corrispondenti delle funzioni goniometriche.

gradi radianti sen cos tg cotg



0 0 0 1 0 @
√ √
π 1 3 3 √
30◦ 3
6 2 2 3
√ √
π 2 2
45◦ 1 1
4 2 2
√ √
π 3 1 √ 3
60◦ 3
3 2 2 3
π
90◦ 1 0 @ 0
2
180◦ π 0 -1 0 @
3
270◦ π -1 0 @ 0
2
360◦ 2π 0 1 0 @

Sono definite le funzione goniometriche inverse che, dato il valore del seno, cose, tangente e cotangente,
permettono di calcolare l’angolo corrispondente. Valgono cioè le corrispondenze

sen α = x ⇐⇒ arcsen x = α
cos α = x ⇐⇒ arccos x = α
tg α = x ⇐⇒ arctg x = α
cotg α = x ⇐⇒ arccotg x = α .

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