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a dei
ampi
Testo tratto dalle lezioni del
orso di
tenute dal
prof.
a ura di
22 gennaio 2006
2 Il
ampo elettromagneti
o 21
2.1 Ri
hiami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.1.1 Equazioni di Maxwell
lassi
he . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.1.2 Equazioni di Maxwell in formulazione
ovariante . . . . . 22
2.1.3 Trasformazioni di gauge in elettromagnetismo
lassi
o . . 24
2.1.4 Equazioni di Maxwell in forma geometri
a . . . . . . . . . 28
2.2 Equazioni di Maxwell in formulazione lagrangiana . . . . . . . . 31
2.3 Soluzione Aµ dell'eq. del moto in
ampo di radiazione . . . . . . 34
2.3.1 Campo di radiazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
2.3.2 Preparazione alla quantizzazione: trasformazioni di gauge
(per il
ampo e.m.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.3.3 Equazioni del moto e loro soluzione . . . . . . . . . . . . . 38
2.3.4 Hamiltoniana in funzione degli elementi della serie di Fourier 42
2.4 Se
onda quantizzazione per il
ampo e.m. . . . . . . . . . . . . . 44
2.4.1 Commutatori per il
ampo e.m. . . . . . . . . . . . . . . . 46
2.5 Aspetto
orpus
olare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
2.5.1 Algebra degli operatori aα ~k e a†α ~k . . . . . . . . . . . 48
2.5.2 Osservabile N , stato di vuoto |0 > e
ostruzione dello
spazio di Fo
k . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
2.5.3 Ri
alibrazione delle variabili dinami
he P µ . . . . . . . 50
2.5.4 Spazio di Fo
k per n1 fotoni di momento k1 e polarizza-
zione α1 , n2 fotoni di momento k2 e polarizzazione α2 ,
e
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
2.5.5 Interpretazione si
a dei risultati . . . . . . . . . . . . . . 52
2.5.6 Signi
ato dell'indi
e α: momento angolare del
ampo e.m. 54
2.5.7 Massa del fotone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
3 Campi s
alari 63
3.1 Campo s
alare massivo neutro (libero) . . . . . . . . . . . . . . . 63
3.2 Note aggiuntive sulla T.Q.C. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
3.3 Campo s
alare massivo
ari
o (libero) . . . . . . . . . . . . . . . 68
F Lamb-shift 159
+
R P+ e spazio degli operatori di
ampo spinoriali quantizzati 217
A Appendi
i R 371
A.1 Invarianza di Lorentz per T exp{i d4 x LI } . . . . . . . . . . . . . 371
A.2 Studio generale sulle sezioni d'urto . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
A.3 Note sugli sviluppi temporali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374
A.4 Invarianti
inemati
i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 377
A.4.1 Domini si
i e piano di Mandelstam . . . . . . . . . . . . 380
A.5 Cal
olo di un integrale notevole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 385
A.6 Parti
elle a spin 1 massive e neutre . . . . . . . . . . . . . . . . . 385
A.7 Funzioni di Green . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 387
2 Il ampo elettromagneti o 21
2.1 Ri
hiami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.1.1 Equazioni di Maxwell
lassi
he . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.1.2 Equazioni di Maxwell in formulazione
ovariante . . . . . 22
2.1.3 Trasformazioni di gauge in elettromagnetismo
lassi
o . . 24
2.1.4 Equazioni di Maxwell in forma geometri
a . . . . . . . . . 28
2.2 Equazioni di Maxwell in formulazione lagrangiana . . . . . . . . 31
2.3 Soluzione A dell'eq. del moto in
ampo di radiazione . . . . . .
µ
34
2.3.1 Campo di radiazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
2.3.2 Preparazione alla quantizzazione: trasformazioni di gauge
(per il
ampo e.m.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.3.3 Equazioni del moto e loro soluzione . . . . . . . . . . . . . 38
2.3.4 Hamiltoniana in funzione degli elementi della serie di Fourier 42
2.4 Se
onda quantizzazione per il
ampo e.m. . . . . . . . . . . . . . 44
2.4.1 Commutatori per il
ampo e.m. . . . . . . . . . . . . . . . 46
2.5 Aspetto
orpus
olare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
2.5.1 Algebra degli operatori aα ~k e a†α ~k . . . . . . . . . . . 48
2.5.2 Osservabile N , stato di vuoto |0 > e
ostruzione dello
spazio di Fo
k . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
2.5.3 Ri
alibrazione delle variabili dinami
he P µ
. . . . . . . 50
2.5.4 Spazio di Fo
k per n1 fotoni di momento k1 e polarizza-
zione α1 , n2 fotoni di momento k2 e polarizzazione α2 ,
e
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
2.5.5 Interpretazione si
a dei risultati . . . . . . . . . . . . . . 52
2.5.6 Signi
ato dell'indi
e α: momento angolare del
ampo e.m. 54
2.5.7 Massa del fotone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
3 Campi s alari 63
F Lamb-shift 159
+
R P+ e spazio degli operatori di
ampo spinoriali quantizzati 217
Contenuto
1.1 Problemi di una formulazione Q. M. relativisti
a
di sistemi a più parti
elle: introduzione . . . . . . 7
1.2 Me
ani
a
lassi
a dei sistemi
ontinui: ri
hiami . 9
1.3 Esempi d'uso del teorema della Nöther . . . . . . 17
momento,
ari
a, e
.) si ri
avano introdu
endo, per i
ampi, quantità simili alle
orrispondenti espressioni del formalismo della me
ani
a
lassi
a.
Pregi e difetti dei due formalismi
he
i mette a disposizione la me
ani
a
lassi
a sono:
1. Il formalismo
anoni
o hamiltoniano ha
ome quantità fondamentali i mo- Formalismo
menti, le
oordinate generalizzate e l'hamiltoniana. Questo appro
io alla
anoni
o/hamiltoniano
teoria dei
ampi permette un'analogia formale dettagliata
on la me
a-
ni
a
lassi
a. Tuttavia, nonostante la sua sempli
ità, il formalismo hamil-
toniano ha il grosso svantaggio di trattare il tempo
ome una variabile
parti
olare, perdendo la possibilità di essere relativisti
amente
ovarian-
te2 (questa la
una è di fondamentale importanza per una teoria di
ampo
quantizzato
he debba essere an
he relativisti
a).
2. Il formalismo lagrangiano si basa sul fatto
he NON è inevitabile l'intro- Formalismo lagrangiano
sono equivalenti?
La me
ani
a
lassi
a è stata ben sviluppata per i sistemi di punti materiali, sia
nelle varianti lagrangiana
he hamiltoniana. Tuttavia esiste un ramo altrettanto
ben sviluppato
he è quello per i sistemi
ontinui. Quest'ultimo si ottiene in
stretta analogia
on quello per i sistemi di punti materiali,
ome pro
esso di
limite (vedremo
he sarà per un
erto N→ ∞) di al
uni opportuni modelli
dis
reti.
a. Modellisti
a di riferimento
• Comin
iamo
on il
aso più sempli
e di una
orda vibrante longi- Corda vibrante
longitudinalmente
tudinalmente. Ogni suo punto parte
ipa della medesima os
illazione
e, pertanto, si può dare una des
rizione
ompleta del suo moto solo
spe
i
ando le
oordinate di posizione di tutti i suoi punti.
Per arrivare alla sua
ompleta des
rizione partiamo da un modello a
elementi niti :
2
Ri
ordiamo
he un sistema di equazioni si di
e Lorentz
ovariante se detto sistema
assume sempre la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento
onnessi tra di loro tramite
trasformazioni di Lorentz.
x i-1 xi x i+1
mi-1 mi mi+1 x
Ora, ponendo:
= xi − x0i ⇒ xi = qi + x0i
in (1.3) otteniamo:
ẋi ≡ q˙i
⇒
xi+1 − xi − δ = qi+1 + x0i+1 − qi − x0i − δ = qi+1 − qi
N
X −1
1 1 2
⇒ L̃ = T − V = mi q˙i 2 − k (qi+1 − qi ) (1.4)
i=1
2 2
da
ui:
( )
X 2
1 mi 2 1 (qi+1 − qi )
L̃ = δ q˙i − kδ (1.6)
i
2 δ 2 ↑ δ2
i→x
P RL
δ → dx
i 0
In denitiva:
Z ( 2 2 )
L
1 ∂q(x, t) 1 ∂q(x, t)
L = lim L̃ = dx µ − Y (1.8) Onda trasversale
δ→0 0 2 ∂t 2 ∂x
X Z L
dove: δ→ dx
i 0
L = L [∂t q, ∂x q] (1.11)
L = L [∂µ q] µ = 0, 1 (1.12)
y i
T qi T Ty
m i-1 T mi T m i+1
d
x
yi − yi−1 ∆yi
Tyi = T cos θi ≈ T · := T · (1.13)
δ δ
Allora:
Fxi = 0
(1.14)
F = T yi ≈ T · ∆yi
= T
∆yi
yi δ δ
Posso appli
are quanto già fatto nel modello pre
edente e ottenere
immediatamente il seguente risultato, nel limite per δ → 0:
Z L Z ( 2 2 )
1 ∂y(x, t) ∂y(x, t)
L= dxL = dx µ −T · (1.15)
0 2 ∂t ∂x
N. B. Questo tipo di modello può essere appli ato allo studio delle stringhe.
∂L ∂L
δI = 0 ⇔ ∂µ − =0 (1.21)
∂ (∂µ q) ∂q
∂L ∂L
∂µ − =0 ∀j = 1, . . . , m
∂ (∂µ φj ) ∂φj
(1.22)
on: φj ≡ φj (x)
L ≡ L [φj (x), ∂µ φj (x), t]
Oss. La presenza della derivata spaziale può essere giusti
ata
on l'a
-
oppiamento di termini vi
ini nello spazio-tempo, nel limite della
loro distanza
he va a 0. Piuttosto non
'è spiegazione al fatto
he
non
ompaiono derivate di ordine superiore al primo, se non la sola
evidenza empiri
a.
Formulazione hamiltoniana
. Formulazione hamiltoniana dei sistemi
ontinui
dei sistemi
ontinui
Passiamo la des
rizione hamiltoniana dei sistemi
ontinui, in stretta ana-
logia
on quanto già svolto per i sistemi di punti materiali
lassi
i.
Torniamo a
onsiderare un sistema dis
reto di N punti materiali. Posto:
P
q˙i e: H :=
pi := ∂∂L i pi q˙i − L
si ottiene:
∂H
q˙i =
∂pi
∂H
p˙i = − (1.23)
∂qi
∂H = − ∂L
∂t ∂t
Ora, nel modello ad elementi niti della
orda ries
e:
( )
2
1 m k (q i+1 − q i )
Li = δ 2 δ q˙i − 2 δ δ2
(1.24)
pi = ∂L = ∂Li = δ ∂Li
∂ q˙i ∂ q˙i ∂ q˙i
Proseguendo
on l'analisi a elementi niti la (1.24) siamo
ondotti a de-
nire:
2
Li 1 m k (qi+1 − qi )
Li := = q˙i − δ
δ 2 δ 2 δ2
tramite
ui posso riappli
are le medesime equazioni del tipo (1.23). Dun-
que:
P i
H = i δ ∂L ∂ q˙i · q˙i − Li (N.B. Li → L per δ → 0) (1.25)
∂L
Π(x) := (1.27)
∂ (∂0 φ)
dove si è posto:
Densità di hamiltoniana
H := Π(x) φ̇(x) − L (1.28)
Per ottenere le nuove equazioni del moto dei
ampi in formulazione ha-
miltoniana si pro
ede
ome per il
aso dis
reto,
ioè da un lato si
al
ola
la variazione della generi
a hamiltoniana:
H ≡ H [φk (x), Πk (x), ∂j φk (x), t]
(la
ui dipendenza funzionale è imposta dalla trasformata di Legendre)
dall'altro si varia H dell'espressione (1.29). Dal loro
onfronto si ottiene:
∂H
φ̇k (x) =
∂Πk
Equazioni
anoni
he di
δH ∂H X ∂H Hamilton per un sistema
Π̇k (x) = − = − − ∂j (1.30)
ontinuo
δφ k ∂φ k ∂ (∂ j φ k )
j
on la solita aggiunta: ∂H = − ∂L
∂t ∂t
ma: φ˙k = δΠ
δH δH
, Π̇k =− δφ
k k
Z n h i o Z
P ∂H
= 3
d x k
δH
δφk
δH
· δΠ δH
− δΠ δH
· δφ + ∂H
∂t = d3 x
k k k
∂t
ioè:
dH ∂H
=0 ⇔ =0 (1.32)
dt ∂t
• Con metodo del tutto analogo si ottiene an
he l'espressione della
∂G
derivata temporale di qualsiasi funzione G ≡ G (~r ), ma
on = 0,
∂t
e
he Rsia rappresentabile
ome integrale di volume di una densità G :
G := d3 x G. Ries
e:
dG
Z X δG δG
= d3 x φ̇k − Π̇k =
dt δφk δΠk
k
Z
X δG δH (1.33)
δG δH
= d3 x · − · := [G, H]
δφk δΠk δΠk δφk
k
∂q(x)
∂µ q(x) ≡
∂xµ
Z
a
ui
orrisponde: δI = δ d4 x L [q(x), ∂µ q(x)] = 0
∂L ∂L
∂µ − =0 ∀j = 1, . . . , m
∂ (∂µ φj ) ∂φj
(1.22)
on: φj ≡ φj (x)
Così abbiamo ottenuto non solo la stessa teoria dei
ampi in due forma-
lismi distinti, ma la se
onda esprime il
ontenuto dinami
o
elato nella
prima. Dunque la strategia da adottare per lo studio di un sistema dina-
mi
o
onsiste nell'identi
are innanzitutto le variabili di
ampo φ(x) e la
orrispondente L , per poi passare al
omputo delle variabili dinami
he e
alla risoluzione delle equazioni del moto, e
.
Nel prossimo
apitolo appli
heremo queste
onsiderazioni al
aso di un
sistema naturalmente relativisti
o e
ioè al
ampo elettromagneti
o.
x →xµ ′µ µ µ µ ′µ
:= x + a ⇒ δx := x − x = a = µ µ
ostante
dello spazio-
(1.38)
tempo
∂L ∂L ∂L
(b) δL = δφ + · δ (∂µ φ) = ∂µ (∂ν φ) · aν +
∂φ ∂ (∂µ φ) ∂ (∂µ φ)
∂L ∂L ν
da E.-L.: = ∂µ , inoltre: δφ = (∂ν φ) · a e: δ (∂µ φ) = (∂ν ∂µ φ) aν
∂φ ∂ (∂µ φ)
∂L ν ∂L
+ · (∂ν ∂µ φ) a = ∂µ ∂ν φ · aν
∂ (∂µ φ) ∂ (∂µ φ)
∂L
(a) + (b) ⇒ a · ∂µ
ν
∂ν φ − ∂ν L = 0 ⇔
∂ (∂µ φ)
∂L
⇔ ∂µ ∂ν φ − ∂ν L = 0 ∀ ν = 0, 3 ⇔
∂ (∂µ φ) ↑
µ
ma: ∂ν L = δν ∂µ L
∂L
⇔ ∂µ ∂ν φ − δνµ L =0 ∀ ν = 0, 3 (1.40)
∂ (∂µ φ)
Pertanto, denendo:
2-tensore energia-impulso ∂L
T µν := ∂ν φ − δνµ L := 2-tensore energia-impulso (1.41)
∂ (∂µ φ)
∂µ T µν = 0 ∀ ν = 0, 3 (1.42)
Z
= d3 x H ≡ H (1.44a)
mentre:
Z Z ! Z
∂L ~ n o
P~ := d x T~0 =
3 3
d x ·∇φ − L = d3 x ~
Π ∇φ =
∂ φ̇
dove: T~0 =Tl0 , mentre:
∂L
∂ φ̇
=Π
Z
= ~
d3 x P (1.44b)
~ := Π(x) ∇φ(x)
P ~ (1.44
) 3-densità di impulso
in a
ordo
on la (1.36).
Oss. T µν = T νµ !
d Pµ R d Tµ
= d3 x d t0 =
dt R R R
se µ = 0: d3 x ∂0 T00 = − d3 x ∂m T0m = − S d S~n · T~0
= si fa uso sia della (1.43) sia del teorema della divergenza: ∂m Tµm = ∇
~ ·T
~µ
R 3 R R
se µ = l: d x ∂0 Tl0 = − d3 x ∂m Tlm = − S d S~n · T~l
ioè:
( R )
d Pµ se µ = 0: − S dS ~n · T~0 = 0
= R =0 C.V.D.
dt se µ = l: − S dS ~n · T~l = 0
in entrambi i
asi ho 0 per
hé il usso di un qualunque vettore
Il ampo elettromagneti o
Contenuto
2.1 Ri
hiami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.1.1 Equazioni di Maxwell
lassi
he . . . . . . . . . . . . 22
2.1 Ri hiami
ossia, in formule:
F µν = −F νµ ≡ F jk , F 0k (2.5a)
F 0k = −E k (2.5b)
8
>
> se k = 1: − 1 ε123 F23 + ε132 F32 = − 1 −H 1 −H 1 = H 1
>
< 2 2
− 1 εkij Fij = se k = 2: − 1 ε213 F13 + ε231 F31 = − 1 −H 2 −H 2 = H 2
2 >
> 2 2
>
: 321 312 3 3
se k = 3: − 1 ε F21 + ε F12 = − 1 −H −H = H3
2 2
Con il 4-vettore densità di
orrente j µ ≡ ρ, ~j le equazioni di Maxwell
possono venire ris
ritte nel modo seguente:
∂µ F µν = j ν (2.8a)
Equazioni di Maxwell in
notazione tensoriale
µ
∂ F νλ ν
+∂ F λµ
+∂ F λ µν
=0 (2.8b)
ovariante
∂ µ jµ = 0 (2.8 )
Infatti:
8 8
>
> <∇·
~ E
~ = ρ se ν = 0
>
<∂ µ F
µν = jν ⇔
:∇× ∂E~
~ H−
~ =~
j se ν = l
8 ∂t C.V.D.
>
> <∇·
~ E
~ = 0 se µ = 1, ν = 2, λ = 3
>
:∂ µ F νλ + ∂ ν F λµ + ∂ λ F µν = 0 ⇔
:∇× ~
~ ∂H
~ E+ = 0 se µ = 0,ν 6= λ 6= µ = 1,2,3
∂t
1 µνρσ
F̃ µν := ε Fρσ (2.9) Tensore elettroma-
2
gneti
o duale: F̃µν
Fµν F µν ≡ Fµν
2
= −2 E ~2−H
~2
(2.12)
~ ·H
Fµν F̃ µν = − 4 E ~
8
>
> F 0l = ∂ 0 Al + ∇A ~˙ + ∇A
~ 0= A ~ 0
~˙ − ∇A
~ = −A ~ 0
>
> ⇒ E
>
> = −E l
>
>
>
> 9
>
> F 12 = ∂ 1 A2 + ∂ 2 A1 =
>
<
~ A
(∇× ~)
3 >
>
F µν = ∂ µ Aν − ∂ ν Aµ >
>
⇒
= H3 >
>
dove: ∂ ν ≡ ∂ , −∇
~ > >
=
∂t >
> F 23 = ∂ 2 A3 + ∂ 3 A2 = ~ A~)
>
>
(∇× 1 ~ =∇
⇒ H ~ ×A
~
>
> >
>
>
= H1
>
>
>
> >
>
>
> F 31 = ∂ 3 A1 + ∂ 1 A3 = ~ A
(∇× ~) >
>
: 2 ;
= H2
Aν − ∂ ν (∂ · A) = j ν (2.14)
Ries e:
= Aν −∂ ν (∂·A) = j ν
~′ ˙ ˙ ˙
~ ′ = − ∇A
i) E ~ ′0 −A ~ 0 −∇
=− ∇A ~ ∂0 Λ − A
~ + ∂ 0 ∇Λ ~ 0 −A
~ = − ∇A ~= E
~
↓
ma: A′ µ = Aµ +∂ µ Λ = A0 + ∂ 0 Λ , A
~−∇
~
ii) H ′ = ∇×
~ A~′ = ∇×
~ ~ ∇Λ
A− ~ ~ A
= ∇× ~ − ∇×
~ ~
∇Λ ~
=H
↓
~
ri
ordo
he: ∇× ~
∇Λ =0
′ =∂
iii) Fµν µ Aν + ∂ν Λ −∂ν Aµ + ∂µ Λ = ∂µ Aν − ∂ν Aµ + ∂µ ∂ν Λ − ∂ν ∂µ Λ = Fµν
Al più, la (2.16) poteva essere vista
ome una proprietà di invarianza del
ampo, ma a
he pro? Solo
on il formalismo della se
onda quantizzazione questo
tipo di trasformazione diventa inve
e, in modo del tutto generale, un elemento
fondamentale per l'a
esso ad una
orretta,
ompleta e
oerente interpretazione
del fenomeno
he vuole des
rivere.
Per intanto utilizziamo (2.16) per ottenere delle parti
olari equazioni di evo-
luzione per Aµ
on relative soluzioni. Le trasformazioni di gauge più utilizzate
nell'elettromagnetismo
lassi
o sono riassunte nella seguente tabella:
0 = ∂µ A′ µ = ∂µ Aµ + ∂µ ∂ µ Λ = ∂µ Aµ + Λ
Λ = −∂µ Aµ (2.18)
senza per questo us ire dalla ondizione di Lorentz; basta he λ(x) soddis:
λ(x) = 0 (2.21)
Infatti:
∂µ A′Lµ = 0 ⇔ ∂µ AµL + ∂µ ∂ µ λ = 0 ⇔ λ = 0
2. Gauge temporale
La gauge temporale prevede di trasformare il 4-potenziale Aµ in modo
he:
Questa trasformazione:
A′Lµ := AµL + ∂ µ λ
è possibile pur
hé ora λ(x) soddis an
he la (2.21) oltre
he la (2.22),
ioè
se:
Zt
A0L (x) 0
+ ∂ λ := 0 ⇒ λ ~x, t = − dt′ A0 ~x, t′ + λ(−∞)
−∞
A′ µ − ∂ µ Λ − ∂ µ (∂ · A′ ) + ∂ µ Λ = j µ ;
~ ·A
A′ µ − ∂ µ ∂ 0 A′ 0 + ∇ ~ ′ = jµ
1
Ri
ordiamo
he:
~ 1 ~ x′
x−~
∇ =−
|~
x−~ x′ | |~
x−~x ′ |3
ovvero:
Separando le
omponenti:
A′ 0 − ∂02 A′ 0 = ρ → ∂02 A′ 0 − △A′ 0 − ∂02 A′ 0 = ρ
~ ′ ~ ′0 ~
A + ∇Ȧ = j
otteniamo:
△A′ 0 = −ρ (2.25a)
~ ′ ~ ′0 ~
A + ∇Ȧ = j (2.25b)
~ ′ (x) = ~j
A (2.29)
T
ioè A~ ′ (x) sarebbe
osì determinato solo dalla densità di
orrente trasver-
sale (da
ui l'aggettivo nel nome di questa gauge).
Ma non basta porre il pedi
e T alla densità di
orrente per
hé eettiva-
mente sia trasversale. Tuttavia ries
e:
~ · ~j = ∇
∇ ~ · ~j − ∇
~ Ȧ′0 = −∂t ρ + ∂t ρ = 0
T
~ · ~j = −∂t ρ
dove, per l'equazione di
ontinuità: ∇
~ ~
e, per la (2.25a): ∇Ȧ0 = ∂t ∇A0 = −∂t ρ.
′ ′
Dunque:
~ · ~j = 0
∇ (2.30)
T
Densità di
ari
a
longitudinale
Versione preliminare 22 gennaio 2006
28 Il
ampo elettromagneti
o
~ 0
~j := ∂t ∇A (2.31)
L
ries e an he:
~ × ~j = ∂t ∇
∇ ~ 0 =0⇒ ∇
~ × ∇A ~ × ~j = 0 (2.32)
L L
1
F := Fµν dxµ ⊗ dxν = Fµν dxµ ∧ dxν (2.33)
2
ri
ordo
he: dxµ ∧ dxν =dxµ ⊗ dxν − dxν ⊗ dxµ , Fµν = − Fνµ
1
F̃ := F̃µν dxµ ⊗ dxν = F̃µν dxµ ∧ dxν :=
2
1 1 αβ
:= F εαβµν dxµ ∧ dxν (2.34)
2 2
on:
0 E1 E2 E3
−E1 0 −H3 H2
kFµν k =
−E2 H3 0 −H1
−E3 −H2 H1 0
e:
0 H1 H2 H3
−H1 0 E3 −E2
F̃µν
=
−H2 −E3 0
E1
−H3 E2 −E1 0
oppure:
Equazioni di Maxwell in
forma geometri
a (II) ∇ · F̃ = 0 (2.37)
∇·F=J (2.38)
• Equazione di
ontinuità
Equazioni di
ontinuità in
dJ̃ = ddF̃ = 0 ⇔ dJ̃ = 0 (2.39) forma geometri
a
d xα
dove: u = eα = 4-vettore velo
ità ≡ u0 , ~u ≡ (γ, γ~v )
dτ
p = 4-momento = pα dxα ← è una 1-forma
e =
ari
a della parti
ella
Nas
ita del 4-potenziale Aµ
1 µ ν 1 δ µ ν
(2.35) ⇒ 0 = d Fµν dx ∧ dx = ∂δ Fµν dx ∧ dx ∧ dx =
2 2
1 0 1 2 3
= (∂0 F12 − ∂1 F02 − ∂0 F21 + ∂1 F20 + ∂2 F01 − ∂2 F10 ) dx ∧ dx ∧ dx ∧ dx +
2
1 1 0 1 2 3
+ ... + ... = 2 (∂0 F12 + ∂1 F20 + ∂2 F01 ) dx ∧ dx ∧ dx ∧ dx +
2 2
+ altri 3 termini analoghi
on gli altri indi
i distinti =
= (∂λ Fµν + ∂µ Fνλ + ∂ν Fλµ ) dx |λ ∧ dxµ ∧ dxν|
8 9
> ~ E
< 0=∂0 F12 +...+∂2 F01 =−∂t Hz −∂x Ey +∂y Ex =−∂t Hz −(∇× ~) >
z=
0=∂ F
0 13 +...+∂ F
3 01 t
~ E
=+∂ Hy −∂x Ez +∂z Ex =+∂t Hy +(∇× ~) ~ ×E
⇔ ∇ ~
~ = −∂t H
>
: 0=∂ F +...+∂ F =−∂ H
y >
;
~ ~
0 23 3 02 t x −∂y Ez +∂z Ey =−∂t Hx −(∇×E )x
~ H
0=∂1 F23 +∂2 F31 +∂3 F12 =−∂x Hx −−∂y Hy −∂z Hz =−∇· ~ ~ ·H
⇔ ∇ ~ =0
)
(2.36) ⇒ 1
2 ∂λ F̃µν dxλ ∧ dxµ ∧ dxν = J δ ε δ|λµν| ·dxλ ∧dxµ ∧dxν = J δ ε δλµν ·dx |λ ∧dxµ ∧dxν|
⇔
= (∂λ F̃µν + ∂µ F̃νλ + ∂µ F̃νλ ) dx |λ ∧dxµ ∧dxν|
δ
⇔ ∂λ F̃µν + ∂µ F̃νλ + ∂µ F̃νλ = J ε δλµν
on: 0≤λ<µ<ν≤3
8 8
> 3
<∂0 F̃12 + ∂1 F̃20 + ∂2 F̃01 = J ε3012 >
<∂t Ez − ∂x Hy + ∂y Hz = −Jz
2
∂ F̃
0 13 1 30 + ∂ F̃
3 01 2013 + ∂ F̃ = J ε ⇔ −∂ E − ∂ H + ∂ H = J
t y x z z x y ⇔
>
:∂ F̃ + ∂ F̃ + ∂ F̃ = J 1 ε >
:∂ E − ∂ H + ∂ H = −J
0 23 2 30 3 02 1023 t x y z z y x
⇔ ~ +∇
−∂t E ~ ×H
~ = J~
9
∂1 F23 + ∂2 F31 + ∂3 F12 = J 0 ε0123 = ρ >
8 > >
> =
<∂1 F23 =∂x Ex ~ ·E
⇔ ∇ ~ =ρ
on: >
>
>
∂ F
2 31 y y
:∂ F =∂ E
=∂ E
>
;
3 12 y y
Dimostriamo he (2.37) e (2.38) sono, a loro volta, un'altra espressione delle eq. di Maxwell:
8
>
> µ = 0: ∂ 1 F̃10 +∂ 2 F̃20 +∂ 3 F̃30 =∂x Hx +∂y Hy +∂z Hz
>
>
>
>
<µ = 1: ∂ 0 F̃01 +∂ 2 F̃21 +∂ 3 F̃31 =∂t Hx +∂y Ez −∂z Ey
(2.37) ⇒ 0 = ∇ · F̃ = ∂ λ F̃ µ
λµ dx => ⇔
>µ = 2: > ∂ 0 F̃02 +∂ 1 F̃12 +∂ 3 F̃32 =∂t Hy +∂z Hx −∂x Hz
>
>
>
:
µ = 3: ∂ 0 F̃ 03 +∂ 1 F̃ 13 +∂ 2 F̃ 23 =∂t Hz +∂x Hy −∂y Hx
8
>
> µ = 0: ∂ 1 F̃10 +∂ 2 F̃20 +∂ 3 F̃30 =∂x Hx +∂y Hy +∂z Hz
>
>
>
>
<µ = 1: ∂ 0 F̃01 +∂ 2 F̃21 +∂ 3 F̃31 =∂t Hx +∂y Ez −∂z Ey
(2.37) ⇒ 0 = ∇ · F̃ = ∂ λ F̃λµ dxµ = ⇔
>
> ∂ 0 F̃02 +∂ 1 F̃12 +∂ 3 F̃32 =∂t Hy +∂z Hx −∂x Hz
>
> µ = 2:
>
>
:
∂ 0 F̃ +∂ 1 F̃ +∂ 2 F̃
( µ = 3: 03 13 23 =∂t Hz +∂x Hy −∂y Hx
~ ·H
∇ ~ =0
⇔ ~ +∇
~ ×E
~ =0
∂t H
~ ·F
(2.38) ⇒ J = ∇ · F ⇔ Jα dxα = ∂ λ Fλα dxα ⇔ Jα = ∂ λ Fλα = ∂0 F0α − ∇ ~α
(
~ ·F
ρ = ∂0 0 − ∇ ~0 = ∇
~ ·E
~
he, espli
itando le
omponenti, da:
~ −∇
−J~ = ∂t E ~ ×H~ C.V.D.
0 = dJ̃ = ∂δ J˜|αβγ| dxδ ∧ dxα ∧ dxβ ∧ dxγ = ∂δ J˜αβγ dxδ ∧ dx|α ∧ dxβ ∧ dxγ| =
ne ∃ uno solo 6= 0,
on le 24 rispettive permutazioni
= − ∂3 J˜012 + ∂2 J˜013 − ∂1 J˜023 + ∂0 J˜123 dx0 ∧ dx1 ∧ dx2 ∧ dx3 =
⇔ ~ · J~ + ∂t ρ = 0
∇ C.V.D.
Per la forza di Lorentz su di una parti
ella
ari
a ho
he leggendo la (2.40) in
oordinate
ottengo:
d pα α Fαβ γ
d x = e F|αβ| hd xα ∧d xβ ,eγ i uγ = e 2
u d xα ⊗d xβ −d xβ ⊗d xα ,eγ =
dτ
e Fαβ uγ n
o e
= d xα ⊗d xβ ,eγ − d xβ ⊗d xα ,eγ = Fαβ uβ d xα −Fαβ uα d xβ
2 2
β
ma ries
e: d xα ⊗d xβ ,eγ = δγ ·d xα , d xβ ⊗d xα ,eγ α ·d xβ
= δγ
= e
2
Fαβ uβ +Fαβ uβ d xα = e · Fαβ uβ d xα
Dunque:
d pα β
= e · Fαβ u (2.41)
dτ
In parti
olare, se α = i = 1, 3:
8 9
>
> 0 2 3 1 3 2 2 3>
d pi < F10 u + F12 u + F13 u 0 −E γ−H u +H u >
=
= e·Fiβ uβ = e·> F20 u0 + F21 u1 + F23 u3 0 −E 2 γ−H 3 u1 +H 1 u3
>
=
dτ >
:F >
u0 + F
30 u1 + F
31 u232 0 −E 3 γ−H 2 u1 +H 2 u1 ;
~ γ+(H×~
= e·[−E ~ u)] =− e·[E
~ γ+(u ~ )] =
~ ×H
i i
ma è: u
~ = γ·~
v
h i
~γ+ ~
= −e · γ · E ~
v×H
i
Pertanto:
dpi h ii 9
= gij ddpτi ~γ+ ~ ~ >
>
= − e·γ·g ij ·[E
~ γ+(~ ~ )]
v ×H = e·γ· E v×H >
>
dτ j =
ma: g ij = − δ ij ⇒
>
>
dpi >
>
=γ· ;
dt
dp
~ h ii
= e· E~γ+ ~ ~
v×H ~L
≡F
dt
Inve
e, se α=0
9
dp0 h i
= e F0β uβ = e E 1 u1 + E 2 u2 + E 3 u3 = e·E·~
~ u = e · γE v>
~ ·~ = dE
dτ ~ v
dE > ⇒ dt = e · E ·~
g0µ
dpµ
= δ0µ
dpµ
=
dp0
= γ ;
dτ dτ dτ
dt
Quest'ultima è la legge di variazione dell'energia nel tempo di una parti
ella
ari
a
he
sta attraversando un
ampo elettromagneti
o.
∂L ∂L
∂µ =
∂ ∂µ Aν ∂Aν
∂L ∂L
= −jν , = − Fµν (2.43)
∂Aν ∂ ∂µ Aν
proprio:
∂µ F µν = j ν
Infatti:
′ ′ ′ ′
1 µ′ ν ′
∂L
∂ ∂µ Aν =− 1 ∂
4 ∂ ∂µ Aν ∂µ′ Aν ′ − ∂ν ′ Aµ′ ∂ µ Aν − ∂ ν Aµ = − 2F ·
1 µ′ ν ′
· ∂∂µ∂Aν ∂µ′ Aν ′ − ∂ν ′ Aµ′ = − 2F · δµµ′ δνν ′ − δµν ′ δνµ′ = − F µν
ioè:
1 ~ 2 ~ 2 1 h ~˙ ~ 2 i
~ 2 − j µ Aµ
~ ×A
L = E − H − j µ Aµ = A + ∇A0 − ∇
2 2
dopo una integrazione per parti e assumendo
he Λ(x) = 0 sul bordo del
4-volume di integrazione.
L → L ′ = − 14 F ′ µν F ′ µν − jµ A′µ = − 14 Fµν F µν − jµ Aµ − jµ ∂ µ Λ = L − jµ ∂ µ Λ ⇔
′ µ
⇔ L = L − jµ ∂ Λ −→ L non è invariante per tr. di gauge
Tuttavia:
R R R 9
I → I′ = d4 xL ′ = d4 xL − d4 xjµ ∂ µ Λ = I >
↑ >
=
R R
d4 xjµ ∂ µ Λ=jµ Λ
′
per parti: − d4 x(∂ µ jµ )·Λ=0−0=0 ⇒ I =I C.V.D.
V ↑ >
>
;
per l'eq. di
ontinuità e per
hé Λ → 0 su V
∂L
Πν = = −F 0ν
∂ (∂0 Aν )
ioè:
0 per ν = 0
4-momento
oniugato per il
ampo e.m. Πν = −F 0ν = (2.44)
ν
E per ν = k = 1, 3
~ e P µ = H, P~
Pµ = H , P
= −F0ν F 0ν + ∂ ν A0 − 1 ~2−H
E ~ 2 + j µ Aµ =
2
⇔ ∂0 Aν =F0ν +∂ν A0
e: ~ 2 −H
Fµν F µν = −2(E ~ 2)
e: ~ 2;
F0ν F 0ν = −E F0ν ∂ ν A0 =F00 ∂ 0 A0 +F0k ∂ k A0 =
~ ∇A
= −E· ~ 0
~2+E
=E ~ · ∇A
~ 0− 1 ~2+
E 1 ~ 2 + j µ Aµ =
H
2 2
= 12 ~2+H
E ~ · ∇A
~ 2 +E ~ 0 + j µ Aµ =
= 12 ~2+H
E ~2 + E~ · ∇A ~
~ 0 + ρA0 − ~j · A
da ui:
Z Z Z
1 ~ 2 ~ 2 ~ · ∇A
~ 0+
H= d3 x H = d3 x E + H + d3 x E
2
Z Z
+ d3 x ρA0 − ~ =
d3 x ~j · A
R R R
ma: ~ ∇A
d3 x E· ~ 0 = d3 x ∇· ~ 0) −
~ (E·A ~ E
d3 x A0 (∇· ~) =
↓
per Stokes
R R
= ~ A0 ) −
n·(E
dσ~ d3 x (ρ·A0 )
S
8
>
<∇·
~ E
~ =ρ
e:
:R dσ ~
> ~ A0 ) = 0
n·(E per
hé i
ampi si annullano tutti all'∞,
ioè su S
S
Z Z Z
1 ~ 2 ~ 2
~ ~
~=
= d x 3 3
E + H + d x −∇ · E + ρ A − 0
d3 x ~j · A
2
Z Z
1 ~ ~ ~
= 3 2
d x E +H − 2
d3 x ~j · A
2
In denitiva:
Densità di hamiltoniana e
H = 21 ~2+H
E ~ 2 +E~ · ∇A
~ 0 + ρA0 − ~j · A
~ hamiltoniana per il
ampo
R 3 R (2.45) e.m.
H = 12 d x E~2+H ~ 2 − d3 x ~j · A
~
Mentre:
Pk = Πν ∂k Aν = E l · ∂k Al = E l · Fkl + E l · ∂l Ak =
↑ ↑
8
>
<0 se: ν=0 ∂k Al = Fkl +∂l Ak
dove: Πν = ;
>
:E l se: ν=l
= E l Fkl + E~ · ∇A
~ k =
↑
⇓
Z Z Z
Pk = ~ ×H
3
d x E ~ + ~ · ∇A
d xE3 ~ k = d3 x E~ ×H
~ − ρA
~
k k
k
R R R R R
~ ∇A
d3 x E· ~ k= ~ E
d3 x ∇· ~ Ak − ~ E
d3 x ∇· ~ Ak = ~ Ak ·~
dσ E n− d3 x ρ A k =
V V ↑ S
↑
ma: ~ E
∇· ~ =ρ per Stokes
R
=− d3 x ρ A k
↑
R
~ Ak ·~
dσ E n = 0 per
ampi nulli all'∞, su S
S
Dunque:
Notiamo
ome l'uso del potenziale permette un'espressione sempli
e dei ter-
mini di interazione, sia in (2.45)
he in (2.46). Analogamente, sempre in ambo
le equazioni, osservo
he la parte libera
orrisponde ai termini
lassi
i, per
quanto riguarda sia l'energia
he l'impulso trasportati da un'onda e.m. (per l'im-
pulso abbiamo riottenuto l'espressione per il vettore di Poynting per un'onda
e.m. libera).
jµ ≃ 0 ∀ µ = 0, 3 (2.47)
Aν − ∂ ν (∂ · A) = 0 (2.49)
Π0 (x) = 0
1 1 2
LF := − Fµν F µν − jµ Aµ − λ ∂µ Aµ (2.51)
4 2
∂ µ Fµν + λ∂ν (∂ · A) = jν
2
Il metodo di quantizzazione
anoni
a di Gupta-Bleuler fa uso di questa densità di
lagrangiana .
ioè:
(∂ · A) = 0 (2.53)
∂L
Aµ ←→ Πµ = 6= 0 (2.55)
∂ Ȧµ
Poi, data l'arbitrarietà las
iata dalla (2.17), de
idiamo di imporre
ome
gauge ristretta an
he la gauge temporale (2.22):
A0L (x) ≡ 0
3
A
ui
orrisponde una densità di energia non denita positiva (vedi appendi
e (H)).
4
Il metodo di quantizzazione di Heisenberg-Pauli fa uso di questa pro
edura.
0 = ∂µ AµL = ∂t A0L + ∇
~ ·A
~L = ∇
~ ·A
~L
~ ·A
∇ ~L = 0 (2.23)
⇓
Z Z
1
H= 3 ~ 2 ~
d x E + H − d3 x ~j · A
2 ~=
2
Z h
1 i
= d3 x A ~˙ 2 + ∇~ ×A ~ 2 +
2
Z h 2 i
3 ~ ˙2 ~
~
+ d x ∇A0 + 2A · ∇A0
Ma:
Z Z h i
3 ~ ~
d x ∇A0 ∇A0 = d3 x ∇~ a0 ∇A
~ 0 − A0 ∇
~ 2 A0 =
↑
per parti
Z Z Z
= dσi A0 ∂i A0 − d3 x A0 △A0 = d3 x A0 ρ
avendo fatto uso del fatto
he il
ampo A0 si annulla sul bordo del
3-volume di integrazione e della (2.25a): △A′ 0 = −ρ.
Inoltre:
Z Z Z
~˙ · ∇A
d3 x A ~ 0 = d3 x ∇ ~˙ 0 − d3 x A0 ∇
~ ∇A ~ ·A~˙ = 0
Pertanto:
Z h Z Z
1 ˙2 2 i 1
H= 3 ~ ~ ~
d x A + ∇×A 3 ~ ~
− d xj · A + d3 x A0 ρ =
2 2 R
↑
ρ(~y ,t)
teniamo
onto
he per (2.26) ries
e: A0 = 1
4π d3 y |~
x−~ y|
Z h Z
1 ˙2 2 i
= 3 ~
d x A + ∇×A ~ ~ ~+
− d3 x ~j · A
2
Z Z
1 ρ ~x, t ρ ~y , t
+ d3 x d3 y
8π |~x − ~y |
~ ·A
∇ ~=0 (2.57)
A questo punto siamo pronti per andare a
a
ia delle soluzioni delle (2.56)
e (2.57). Notiamo
he la (2.56) è un'equazione d'onda per il rimanente
ampo
A~ , dunque possiamo de
omporre formalmente la soluzione in serie di Fourier.
In un volume grande ma nito dello spazio, la parte spaziale di un
ampo
può essere de
omposto nella sua parte spaziale in onde piane. Ciò signi
a
he
il potenziale è rappresentabile tramite la seguente serie:
X X 1 ~
De
omposizione in onde
piane del 3-potenziale
~ x, t) =
A(~ aα ~k, t ~uα ~k, ~x = aα ~k, t ~εα ~k e i k·~x (2.58)
~ ~
L3/2
k k
α=1,3 α=1,3
dove: ~εα ~k = 3 vettori o.n.
.,
he formano una base per R3
1 ~
~uα ~k, ~x := ~εα ~k e i k·~x ~ x, t)
b.o.n.
. per lo spazio delle A(~
L3/2
α = 1, 3 per
hé vogliamo vedere
he eettivamente la
ondi-
zione di gauge di Coulomb: ∇ ~ ·A
~ = 0 porta alla
trasversalità dell'onda e.m.
Andiamo a studiare e sempli
are questa espressione.
1. Valgono le relazioni inverse:
Z
1 ~
~ ~ ~x, t
aα k, t = 3/2 d3 x e−ik·~x ~εα ~k · A (2.59)
L
2. La stazionarietà di A(~ ~ x, t)
omporta
he ogni ~uα ~k, ~x sia stazionaria,
dunque si dobbiamo imporre:
~ ~
e i k·~x 0 = e i k·~x L = 0 ∀t
m
2π
kx,y,z = · nx,y,z nx,y,z = 0, ±1, ±2, . . . (2.60)
L Condizione di stazionarietà
Z
1 ~′ ~
d3 x ~ε α ~k · ~ε α ~k ′ ei(k −k)·~x = δα α′ δ~k ~k ′
′
= (2.61)
L3
Osserviamo an
he
he nello sviluppo in onde parziali piane in un
ubo di
lato L sappiamo
he il fattore di normalizzazione è dato proprio da L3/2
1
,
ovvero da V −1/2 .
Dato
he ries
e:
Z
1 ~′ ~
d3 x ei(k −k)·~x = δ~k ~k ′
L3
la (2.61)
omporta, ovviamente, l'ortonormalità dei vettori ~εα ~k :
~εα ~k · ~εα′ ~k = δαα′
4. Dato
he la terna di base è arbitraria, s
egliamo: S
elta della terna dei vettori
di base:
-ortogonalità
~
~ε := k
3
|~k|
~ε1 , ~ε2 ⊥ ~ε3 ⇒ ~εα (~k) · ~εα′ (~k ) = δαα′ ∀α, α′ = 1, 3
Ovviamente, essendo una terna di base, soddisfa an
he la relazione di
ompletezza
he, per la s
elta appena
ompiuta, si s
rive:
X (α) (α) X (α) (α) ki kj
εi εj = εi εj + = δij ∀ i, j = 1, 3 (2.62)
α=1,3 α=1,2 |~k|2 -
ompletezza
5. La dipendenza temporale di aα ~k, t è del tipo: e±iωt ,
on: ω = |k|, infatti
inserendo (2.58) nell'equazione del moto (2.56) otteniamo:
P ~ x 2 P ~ x
0= εα (~
~ k ) e i k·~ ∂t aα (~
k,t) − εα (~
~ k ) △ e ik·~ x
=
~
k,α ~
k,α
~ ~
ma: △ e ik·~
x
= − |~
k|2 e ik·~
x
P ~
= [∂t2 aα (~k,t) + |~k|2 aα (~k,t)]·~εα (~k ) e i k·~x
~
k,α
m
(
aα (~k, t) = bα (~k ) e iωt + cα (~k ) e − iωt
ω = |~k|
Dunque:
~ x,t) = P
A(~
~
bα (~k ) e iωt e ik·~
x εα (~
~ k)
+ cα (~
k ) e − iωt e ik·~
x~ εα (~
~ k)
~ L3/2 L3/2
k,α
s
ambio: ~
k −~
k
P
= bα (−~k ) e i(ωt − k·~
~
x) εα (−~
~ k)
L3/2
+ cα (~k ) e − i k x
εα (~
~ k)
L3/2
(2.64)
~
k,α
~ ·A
6. La
ondizione: ∇ ~ = 0 fa s
omparire la
omponente longitudinale.
Con la s
elta fatta per la terna di vettori {~εα (~k )} la (2.58) si ris
rivere
nel modo seguente:
X ~εα i ~k·~x X 1 ~k i ~k·~x
~ x, t) =
A(~ aα ~k, t e + a3 ~
k, t e
~
k
L3/2 ~
L3/2 |~k|
k
α=1,2
omponente ⊥ a ~
k
omponente longitudinale,
ioè parallela a ~
k
~ ·A
he, introdotta in: ∇ ~ = 0, da:
X ~εα · ~k ~
X ~k · ~k 1 ~
i aα ~k, t e i k·~x + i a3 ~k, t e i k·~x = 0
α=1,2
L3/2 ~
~
|k| L 3/2
k
~
k
m
a ~k, t ~εα · ~k = 0 ∀ α = 1, 2
α
|~k|2 1
a3 ~k, t =0 ⇔ a3 ~k, t = 0
|~k| L3/2
~ deve essere
mentre la se
onda
i di
e proprio
he la terza
omponente di A
ne
essariamente nulla. Pertanto il
ampo e.m. è soltanto trasversale :
Trasversalità del
ampo e.m. X ~εα (~k ) ~
~ x, t) =
A(~ aα ~k, t e i k·~x
α=1,2
L3/2
~
k
1 X ~ 1 X ~
aα −~
k, t ~εα −~
k e − i k·~x = a⋆α ~k, t ~εα ~k e − i k·~x
L3/2 α=1,2
L3/2 α=1,2
~
k ~
k
k/|k|
e (1) (-k ) = e (2) ( k )
e (2) (-k ) = e (1) ( k )
e (2) ( k )
-k/|k|
e (1) ( k )
Figura 2.1: trasformazione dei vettori di base ~εα ~k
~ε1 k~′ = ~ε1 −~
k ≡ ~ε2 ~
k
~ε
2
~
k′ = ~ε2 −~
k ≡ ~ε1 ~
k
Pertanto:
P ~ x
e − i k·~ [~ε1 (~k )(a2 (−~k,t) − a⋆1 (~k,t))+~ε2 (~k )(a1 (−~k,t) − a⋆2 (~k,t))]=0
~
k
m
(
a⋆1 ~k, t = a2 −~k, t
a⋆2 ~k, t = a1 −~k, t
(
b⋆1 (~k ) e − iωt + c⋆1 (~k ) e iωt = b2 (−~k ) e iωt + c2 (−~k ) e − iωt
b⋆2 (~k ) e − iωt + c⋆2 (~k ) e iωt = b1 (−~k ) e iωt + c1 (−~k ) e − iωt
m
b2 (−~k ) = c⋆1 (~k )
b (−~k ) = c⋆ (~k )
1 2
~ ⋆ ~
c1 (− k ) = b 2 (k )
⋆
c2 (−~k ) = b1 (~k )
Da ui:
~ x, t) = Pn h ~ x
i
~ x
A(~ 1
L3/2
ε1 (~
~ k ) b1 (~
k ) e i ω t e i k·~ + c1 (~
k ) e − i ω t e i k·~ +
~
k
k ) = c⋆
b1 (~ ~
2 (−k ) = e−ikx
h ~ x ~ x
io
ε2 (~
+~ k ) b2 (~
k ) e i ω t e i k·~ + c2 (~
k ) e − i ω t e i k·~ =
k ) = c⋆
b2 (~ ~
1 (−k ) = e−ikx
Pn i ω t i~
= 1
ε1 (~
~ k ) c⋆ ~
2 (−k ) e e k·~
x
+~ε1 (~
k ) c1 (~
k)e−ikx +
L3/2 ~
k
s
ambio nuovamente: ~ k −~ k nei due termini sottolineati, per
ui:
~ k ) c⋆
ε1 (−~ ~
2 (k ) e
ikx = ~ k ) c⋆
ε2 (~ ~
2 (k ) e
ikx
~ k ) c⋆
ε2 (−~ ~
1 (k ) e
ikx = ~ k ) c⋆
ε1 (~ ~
1 (k ) e
ikx
o
i ω t i~
ε2 (~
+~ k ) c⋆ ~
1 (−k ) e e k·~
x
ε2 (~
+~ k ) c2 (~
k)e−ikx
1 X
~ x, t) =
A(~ ~εα (~k ) cα (~k ) e − i k x + c⋆α (~k ) e i k x (2.66)
L3/2
~
k,α
Il ruolo dei
oe
ienti di Fourier cα (~k, t) emerge
hiaramente usando lo sviluppo
(2.66) per
al
olare l'energia totale del
ampo (
ioè l'hamiltoniana). Poi
hé ora:
E ~˙
~ = −A (essendo A0 = 0), ~ =∇
H ~ ×A ~
⇓
Z 2 1 Z 2
1 ~˙ 2 + ∇~ ×A~ ~˙ 2 + ∂k A
~
H= d3 x A = d3 x A =
2 ↓ 2
vedi sotto
X 2
=2 ω 2 |cα (~k )|
~
k, α
Dunque:
X 2
H=2 ω 2 |cα (~k )| (2.68)
~
k, α
P R PR PR
= { d3 x (∂ k A l )2 } + d3 x (∂k Ak )2 − d3 x (∂k Ak )2 −
k, l k k
k6=l
P R
− d3 x ∂ k A l ∂ l A k = (∗)
k, l
k6=l
XZ 2
= d3 x ∂ k A
~
k
Inoltre:
P h i
~˙ =
A 1
ε (α) iω −cα ~
~
~ x
k e i k·~ + c⋆ ~ −i ~
k·~
x
L3/2 k, α α k e
P h ~ x
i
−i ~
~=
∂l A 1
ε (α) ikl cα ~
~ k e i k·~ − c⋆ ~
α k e
k·~
x
L3/2 k, α
h ′ ·~ ′ ·~ i
′ i~
k x ⋆ ′ −i ~
k x
· −cα′ ~
k e + cα ′ ~
k e =
1 X h
(α) ~ (α′ ) ~ ′ ′ i ~ k′ )·~
k+~
k e (
′ x
= (−ωω )~
ε k ·~ε k cα ~
k cα ′ ~ +
L3 ~ ~ ′
k, k
α, α′
⋆ ′ −i ~ k′ )·~
k+~ ⋆ ′ i ~ k′ )·~
k−~
k e ( k e (
⋆ x x
+cα ~
k cα ′ ~ − cα ~
k cα ′ ~ −
i
′ −i ~ k′ )·~
k−~
k e (
⋆ x
−cα ~
k cα ′ ~
2 n
~ 1 1 X X ~ ~ ′ (α) ~ (α′ ) ~ ′ ′ i ~ k′ )·~
k+~
k e (
x
∂l A = ... = − 3
k·k ~
ε k ·~ε k cα ~
k cα ′ ~ +
2L ′ ~ ~′
α, α k, k
o
+c⋆ ~ ⋆ ~ ′ −i (~k+~k′ )·~
x
− cα ~
k c⋆
~ ~′ x
k′ e i (k−k )·~
~ − c⋆ ~ ~ ′ −i (~k−~k′ )·~
x
α k cα ′ k e α′ α k cα ′ k e
In denitiva:
Z
1 1 X X
(α) ~ (α′ ) ~ ′
n ′ i ~ k′ )·~
k+~
k e (
′ ~ ~ ′ 3 x
H =− ωω + k · k ~
ε k · ~
ε k d x cα ~
k cα ~ +
2 L3 ′ ~ ~′α, α k, k
o
⋆ ~ ⋆ ~ ′ −i (~ k′ )·~
k+~ x ⋆ ′ i (~k−~k′ )·~x ⋆ ′ −i (~ k′ )·~
k−~ x
+cα k cα k e − cα ~
k cα ~
k e − cα ~
k cα ~
k e = (•)
ma per l'ortonormalizzazione delle sole delle onde piane ries
e, tenendo
onto
he per
ora le ~k sono indi
i dis
reti:
Z
1 ~ ′ ±~
d3 x e± i (k k)·~
x
= δ~k ∓~k ′ ⇒ ω = ω ′
L3
dunque, tenendo
onto an
he delle (2.61):
8
>
>
>
1 <X ′ ′
(α) ~ (α′ ) ~ ′
h ′ ⋆ ⋆ ′ i
(•) = − ωω + ~ k ·~ k ~ ε k ·~ ε k cα ~k cα ~
k + cα ~ k cα ~ k δ~k,−~k ′ −
2>>
>
: ~k, ~k′′
α, α 9
>
>
X ′ h i >
=
~ ~ ′ (α) ~ (α′ ) ~ ′ ~
⋆ ′
~ ⋆ ~ ~ ′
− ωω + k · k ~ ε k ·~ε k c α k c α k + c α k cα k δ~k,~k ′ =
>
>
~ k′
k, ~ >
;
′ α, α
8
1 X <X 2 ~ 2 (α) ~ (α′ ) h ⋆ ⋆ i
=− ω −k ~
ε k ·~ε −~
k cα ~ k + cα ~
k cα − ~ k cα − ~
k −
2 ′
:
~ α, α k k k
0 per (2.42) 0 ma non importa poi
hé: ω 2 − ~
k2 = 0
9
X 2 2
(α) (α′ ) h ⋆ ⋆ i=
− ω +~
k ~
ε ~
k ·~
ε ~
k cα ~
k cα ~
k + cα ~
k cα ~
k =
;
~
k k k k k
2ω 2 δ
αα′ |cα (~k)|2 |cα (~k)|2
1 X h 2 i
2
= 4ω cα ~
k C.V.D.
2 ~
k, α
Questo risultato può essere ris
ritto in una forma più suggestiva introdu
endo
le variabili reali Q, P:
1
Coordinate generalizzate del
cα ~k :=
ω Qα ~k + iPα ~k
2ω
ampo e.m. (2.69)
c⋆ ~k := 1
α ω Qα ~k − iPα ~k
2ω
per
ui:
2
cα ~
k = 1 ω 2 Q2α ~
k + Pα2 ~k
4ω 2
⇓
X1
H= ω 2 Q2α ~
k + Pα2 ~k (2.70)
2
α, ~
k
da ui
( †
Qα ~
k =Qα ~
k
† h
†
i h † i
Pα ~
k =i ω cα ~
k −cα ~
k =− i ω cα ~
k −cα ~
k =Pα
√ Introduzione
degli operatori
aα ~
k := 2 ω cα ~
k (2.73) aα k̃
otteniamo:
aα ~
k , aα′ ~
k′ = a†α ~
k , a†α′ ~
k′ =0 Parentesi di
ommutazione
(2.74) per gli operatori aα k̃ ,
a
†
k , aα′ ~
~ k′
= δα α′ δ~k ~k′ (~ = 1) a†α k̃
α
non
hé:
Xω
H= aα ~k a†α ~k + a†α ~
k aα ~
k =
2 Densità di hamiltoniana per
α, ~
X k
ω † ~ (2.75) il
ampo e.m. nel formalismo
= aα k , aα ~k
anoni
o
~
2
α, k
P
ri
avabile dalla H = ω 2 cα ~
k c⋆α ~
k + c⋆α ~
k cα ~
k
he è una forma op-
α, ~
k
portunamente simmetrizzata per H di modo
he risulti hamiltoniana fa
endo
uso della (2.73).
Dimostriamo le (2.74):
1 h i
′
a) cα ~
k , cα ′ ~
k′ = ω Qα ~
k + i Pα ~
k , ω Qα′ k~′ + i Pα′ k~′ =
4 ω ω′
1 ′ ′
= ω ω Qα , Qα′ + i ω Qα , Pα′ + i ω Pα , Qα′ − Pα , Pα′ =
4 ω ω′
k k k k
0 i~ δα α′ δ~k ~k′ − i~δα α′ δ~k ~k′ 0
1 ′ ′
= {−~ ω + ~ω} = 0 ∀α, α , ~
k, ~
k
4 ω2
da ui:
′ √ ′
aα ~
k , aα′ ~
k =2 ω ω ′ · cα ~
k , cα ′ ~
k = 0
n o
† ′ 1 ′ ′ † ′ † ′ ′ † ′ †
b) cα ~
k , cα ′ ~
k = ω ω Q, Q − i ω Q, P + i ω P, Q + P, P =
4 ω ω′
ma gli operatori Qα e Pα sono hermitiani per
hé rappresentano os-
(
Qα = Q†α
servabili si
he, dunque: ⇒ Q, Q′ † = Q, Q′ = 0
Pα = Pα†
e
.
1 ′ ′ ′ 1
= − i ω Q, P + i ω P, Q = 2 ω δα α′ δ~k ~k′ =
4 ω ω′ 4 ω2
k k
iδ δ~ ~ ′ −iδ δ~ ~ ′
α α′ kk α α′ kk
δα α′ δ~k ~k′
=
2ω
da ui:
† ′ √ † ′
aα ~
k , aα′ ~
k =2 ω ω ′ · cα ~
k , cα ′ ~
k = δα α′ δ~k ~k′
1 X ~εα (~k )
Operatore di
ampo e.m. ~
A(x) = √ a†α (~k ) e i k x + aα (~k ) e − i k x (2.76)
L3/2 2ω
~
α, k
va pensata
ome operatore. Questo risultato viene indi
ato
ome SECONDA
QUANTIZZAZIONE. Da notare subito
he,
ome ri
hiesto da una
orretta
trattazione relativisti
a, ~x è sempli
emente un parametro alla stessa stregua
del tempo t.
Per l'interpretazione di (2.76), le sue dierenze e simiglianze
on la
orri-
spondente espressione per il
ampo relativisti
o
lassi
o (2.66), rimandiamo al
paragrafo 2.5.
~
• Commutatori per A(x)
Usando (2.74) e (2.76) otteniamo i
ommutatori a tempi generi
i:
1 X (α) (α) 1 n −i ω (t−t′ ) ′
o ~
x−~
Ai ~x, t , Aj ~y , t′ = 3 ~εi ·~εj e − e i ω (t−t ) e i k· ~ y
L 2ω
α, ~
k
Dimostriamolo:
h i (α) (α′ ) n
P ~
ε
i
·~
ε
j ′ y) ′ y)
x,t , Aj y
Ai ~ ~,t′ = 1
L3
√ a† , a′ † e i(kx+k + a, a′ e − i(kx+k +
2 ω ω′
α, ~k k k
α′ , ~
k′ 0 0
o
′ y) ′ y)
+ a† , a′ e i(kx−k + a, a′ † e − i(kx−k =
k k
−δ δ~ ~ ′ δ δ~ ~ ′
α α′ kk α α′ kk
(α) (α) n o
P ~
ε ·~
ε ~ ′ +~ x−ω t′ +~
) + e − i(ω t−~k·~
= 1
L3
i
2ω
j
− e i(ω t−k·~
x−ω t k·~
y y)
k·~
=
α, ~
k
(α) (α) n o
P ~
ε ·~
ε ′ ~ x− y ′ ~ x− y
= 1
L3
i
2ω
j
e −i ω(t−t ) e i k·(~ ~)
− e i ω(t−t ) e −i k·(~ ~)
=
α, ~
k
n o
P εi ·~
~ εj ′ ~ x− y P εi ·~
~ εj ′ ~ x− y
= 1
L3 2ω e − i ω(t−t ) e i k·(~ ~)
− 2ω e i ω(t−t ) e − i k·(~ ~)
=
α, ~
k α, ~
k
n o
P εi ·~
~ εj ~ x− y~) − i ω (t−t′ ) ~ x− y~) i ω (t−t′ )
= 1
L3 2ω e i k·( ~ e − e i k·( ~ e =
α, ~
k
n o
P εi ·~
~ εj ~ ′ ′
= 1
L3 2ω
x− y
e i k·( ~ ~)
e − i ω(t−t ) − e i ω(t−t ) =0
↑
α, ~
k
per t = t′
Questo risultato può essere fa
ilmente
ompreso ri
ordando
he A ~ ~x, t va
on-
siderata
ome la generalizzazione al
aso
ontinuo della variabile lagrangiana
qα (t). Questa
onnessione resta valida an
he a livello quantisti
o, di
ommuta-
tori, per
ui:
[qα (t), qβ (t)] = 0 −→ Ai ~x, t , Aj ~y , t = 0
α, β→ ~
x, y
~
he
ondu
e a:
h i 1 X (α) (α) i ~k·( ~x− ~y )
Ai ~x, t , Πj ~y , t = i 3/2 ~εi ~εj e =
L
α, ~
k
Parentesi di
ommutazione a
1 X ki kj ~
tempi uguali tra gli op. di = i 3/2 δi j − e i k·( ~x− ~y ) = (2.80)
ampo e gli op. di momento L ~k 2
~
k
∂i , ∂j
= i δi j − δ(x − y)
∆
(la leggera
ompli
azione nel termine nale della (2.80) è legata alla natura
vettoriale del
ampo e.m.; rispetta
omunque la
ondizione di trasversalità:
∂i Ai = 0).
• Con
lusioni
Sarebbe stato possibile postulare inizialmente i
ommutatori
anoni
i (2.76),
(2.79) e (2.80) e dedurre da questi le relazioni (2.74) (
ome abbiamo imparato
a fare in M. Q.). Quest'ultimo modo di pro
edere avrebbe avuto il vantaggio
della generalità (ma, forse, a s
apito dell'intuitività), infatti si assume
he i
ommutatori (2.76), (2.79) e (2.80) abbiano una validità del tutto generale,
ioè qualunque sia l'interazione e non soltanto nel
aso libero.
~ , E(x)
Per i
ommutatori dei
ampi A(x) ~ , H(x)
~ e dei
orrispondenti momenti
oniugati rimandiamo in un'apposita appendi
e.
~ ~
aα k , aα k .
Fissiamo dei parti
olari indi
i α, ~k ,
he per
iò verranno sottintesi nelle
sezioni seguenti, e
onsideriamo l'algebra di operatori risultante da (2.74):
Si ha:
5
Lo spazio di Fo
k è il parti
olare spazio di Hilbert
ostruito fa
endo uso degli operatori
di
ostruzione per il
ampo libero, appli
andoli allo stato di vuoto. Ovviamente il
ampo
di radiazione non è la forma più generale possibile né, tantomeno, di
onseguenza, possiamo
sperare
he lo spazio di Fo
k sia il più generale spazio dove vivono gli stati
he rappresentano
il sistema
ampo.
per a† | n i : N a† |ni = a† N + N, a† |ni = na† + a† = (n + 1)a† |ni
per a|ni : N a|ni = aN + N, a |ni = (na − a)|ni = (n − 1)a|ni
Così:
√ √
a† |ni = n + 1 |n + 1i, a|ni = n |n − 1i (2.85)
a |0i = 0 (2.86)
da ui:
N |0i = 0
2 √
a† | 0 i = | 1 i , a† | 1 i = a† |0i = 2 |2i , . . .
ioè:
1 † 1 2
|1i = a | 0 i , | 2 i = √ a† | 0 i ,
1 2!
e, in generale:
1 n
|ni = √ a† |0i (2.87)
n!
0 1 0 0 . . .
√
0 0 2 0 . . .
√
√
a ~
k hn2 |a|n1 i = n1 δn2 , n1 −1 ⇔ hn2 |a|n1 i = 0 0 0 3 . . .
0 0 0 0 . . .
. . . . .
.. .. .. .. . .
P P
= ω Nα ~k + ω~k
α, ~
k ~
k
P
L'espressione H = ω~k Nα ~
k + 12
i di
e
he
ias
una onda e.m. piana porta
α, ~
k
Energia di punto zero
on sé un'energia ω più 1/2 quanto per ogni stato del
ampo (
he è l'energia di
punto zero di Plan
k). Dunque:
X X
H= ω Nα ~k + ω~k
α, ~
k ~
k
osi hé:
X X
H ′ |0i := H − ω~k |0i = ω a†α ~
k aα ~
k |0i = 0 (2.90)
~
k α, ~
k
P~ †
P~ = k aα ~
k aα ~
k
Ridenizione dell'op.
α, ~
k (2.91) impulso
P~ |0i = 0
a†α ~
k |0i := ~k, α (2.93) Stato ad un fotone
Y a†α ~kl nl Stato generale a n1 + n2 + . . .
p l
|0i := nl ~kl , αl , n2 ~k2 , α2 , . . . (2.95) fotoni
(nl )!
e a energia negativa:
~
eik·x = e− i[(−ω0 )t+k·~x ]
↓
energia negativa
ioè l'onda, passando da (−t1 ) a (−t2 ), eettivamente viaggia a ritroso nel tempo.
7
In realtà non o
orre rinun
iare obbligatoriamente alla des
rizione a singola parti
ella,
ma al prezzo di ammettere
he la propagazione indietro nel tempo sia possibile. La questione
diventa evidente nella des
rizione quantome
ani
a dei pro
essi di diusione, a
ui però non
siamo interessati in questo
ontesto (
fr. Ait
hinson I.J.R., Gauge Theories In Parti
le Physi
s,
p. 72-76 o l'apposita appendi
e)
~ ~
e− ik·x = e− i(ω0 t−k·~x ) = e− i[−ω0 (−t)−k·~x ]
parti
ella
on E>0 antiparti
ella
on E<0
he si propaga avanti
he si propaga indietro
mentre quella per la sua antiparti ella, ioè per il pione positivo è (q = +1):
R i R R
Mi = d3 x [~ ~ H
r ×(E× ~ )] =i l i As − ε ijk
d3 x E s ~ d3 x rj E·
~ ∇~ Ak = •
ma:
~ H
[~r×(E× ~ )]i = ε ijk rj (E×
~ H~ ) = ε ijk rj εksm Es Hm = ε ijk rj εksm Es εm
pq
∂p Aq = ε ijk rj ·
k
k
pq p q
εm ∂p Aq δk δ sq − δk δ sp
·(Eq ∂k Aq − Eq ∂ q Ak )=Eq ε ijk rj ∂k Aq − ε ijk rj E· l i Aq − ε ijk rj E·
~ k = i Eq ~
~ ∇A ~ ∇A
~ k
i i
~ ∇
E· ~ ~)
(~r×∇ = i[~ ~ )] =i[~
r ×(−i∇ p ]i =i~
r ×~ li
R x →+∞ R R
+ dx1 dx2 [rj E 3 Ak ] 3 − d3 x ∂3 (rj E 3 )Ak = − d3 x ∂m (rj E m )Ak =
x3 →−∞
R
=− d3 x (δmj E m Ak +rj ∂m E m Ak )=
R R R
=− d3 x E j A k − d3 x rj (∇·
~ E~ ) Ak = − d3 x E j A k
k
0 poi
hé siamo nel
aso di
assenza di sorgenti
R R R R i
3
•=i l i Aq +εijk
d x Eq ~ d3 x Ej Ak =i l i Aq +i
d3 x E q ~ d3 x E×
~ A~
k k
~
L ~ = vettore di spin e non
S
di Poynting. Attenti!
Dunque:
Z Z
~ =i
M d3 x Eq~lAq + i d3 x E
~ ×A
~ =L
~ +S
~ C.V.D.
• Operatore di spin
Evidentemente ries
e:
~k
~ε(α) ~
k × ~ε(α′ ) ~
k = i α
on: α = ±1, α′ = ±1, α 6= α′
~k
N.B.: ~ε(+) e ~ε(−) sono vettori
omplessi e in C il prodotto s
alare è denito
ome:
⋆
h~ε(+) , ~ε(−) i := ~ε(+) · ~ε(−) = . . .
Cal
oli lunghi, svolti più avanti in dettaglio, fornis
ono il seguente risultato:
X ~k X h † i
~=
S α a†α ~k aα ~k = ~n a(+) ~k a(+) ~k − a†(−) ~k a(−) ~k (2.98) Operatore di spin
~k
α, ~k ~
k
Ne segue
he denendo:
~k, α := a†α ~k 0 (2.99)
si ottiene:
~ · ~n~k, α = α ~k, α = M
S ~ · ~n~k, α
Infatti:
P † P †
~ n|~
S·~ k, αi = α′ (~ n′ ) a ′ (~
n·~ k′ ) aα (~
k′ ) aα′ (~ k ) |0i = α′ (~ n′ ) a ′ (~
n·~ k′ ) δα α′ δ~
k~k′
|0i =
α α
α′ , ~
k′ k α′ , ~
k′ ↑
aα (~ k′ )+ δα α′ δ~
k ) aα′ (~ k~k′
~ n′
n= ~
diversi (onde sferi he anzi hé onde piane) sviluppo sulla base del momento
angolare .
Espli
itiamo i
onti per ottenere la (2.98).
1 X 1 n h i h io
~
A(x) = √ · ~
† ikx
ε1 a1 e + a1 e
− ikx
+ ~
† ikx
ε2 a2 e + a2 e
− ikx
=
L3/2 ~ 2ω
k
1 X 1 1 n h
† ikx − ikx
i h
† ikx − ikx
i
= √ √ · ~
ε− a1 e + a1 e −~
ε+ a1 e + a1 e +
L3/2 ~
2ω 2
k
h i h io
† ikx − ikx † ikx − ikx
ε+ ·
+ i~ a2 e + a2 e + i~
ε− a2 e + a2 e =
X 1 1 † †
ikx 1 − ikx
= √ ~
ε− √ a1 + i a2 e + √ (a1 + i a2 ) e −
~
2ω 2 2
k
1 † †
ikx 1 − ikx
−~
ε+ √ a1 − i a2 e + √ (a1 − i a2 ) e =
2 2 ↓
( (
1 a† + i a† = √
√ 1 (a − i a )† := a† √1 (a + i a ) = − a
2 1 2 2 1 2 − 2 1 2 +
pongo: ⇒
1 a† − i a† = √
√ 1 (a + i a )† := − a† √1 (a − i a ) = a
2 1 2 2 1 2 + 2 1 2 −
X 1 n h
† ikx − ikx
i h
† ikx − ikx
io
= √ ~
ε− a− e − a+ e − ~
ε+ − a+ e + a− e =
~
2ω
k
X 1 h i
† ikx − ikx
= √ εα aα e
~ − aα+1 e
↓
~
2ω 8
k; α=±
<−1 se α = +1,
ora: α=±1 e non più 1, 2 ⇒ α+1 =
:1 se α = −1.
Dunque:
1 X iω h i
~˙
A(x) = √
†
εα aα e
~
ikx
+ aα+1 e
− ikx
=
L3/2 ~ 2ω
k
X rω
α=±
i h i
† ikx − ikx
= ~
εα aα e + aα+1 e
L3/2 ~
2
k
α=±
da
ui:
Z Z X i r
~=
S 3 ~ ×A
d xE ~=− 3
d xA ~=− 1
~˙ × A ω
εα (~
~ εα′ (~
k)×~
′
k )·
L3 ~ ~ ′ 2 ω′
k, k
Z α, α′
n o
3 † ikx − ikx † ik′ x − ik′ x
· d x aα e − aα+1 e a e + aα′ +1 e =
α′
i X rω Z n
i (ω+ω ′ )t−(~ k′ )~
k+~
e [
′ 3 † † x]
=− εα (~
~ εα′ (~
k)×~ k ) d x aα a +
2 L3 ω′ α′
~ k′
k, ~
α, α′
i (ω−ω ′ )t−(~ k′ )~
k−~ − i (ω−ω ′ )t−(~ k′ )~
k−~
+ aα aα′ +1 e [
x]
− aα+1 a ′ e [
† † x]
−
α
o
− i[(ω+ω ′ )t−(~ k′ )~
k+~ x]
− aα+1 aα′ +1 e =
r nh i
i X ω ′ † † i(ω+ω ′ )t − i(ω+ω ′ )t
=− εα (~
~ εα′ (~
k)×~ k ) aα a e − aα+1 aα′ +1 e δ~k,−~k′ +
2 ω′ α′
~ k′
k; ~
α, α′
h i o
† i(ω−ω ′ )t † − i(ω−ω ′ )t
+ aα aα′ +1 e − aα+1 a e δ~k,~k′ =
α′
i X n † † 2iωt
h
− 2iωt
i
=− εα (~
~ εα′ (−~
k)×~ k ) aα (~
k ) a ′ (−~
k)e − aα+1 (~
k ) aα′ +1 (−~
k)e +
2 α
α, ~
k
α′ h io
† † ~
εα (~
+~ εα′ (~
k)×~ k ) aα (~
k ) aα′ +1 (~
k ) − aα+1 (~
k)a (k ) = (•)
α′
~ ′
= αi ~k per α 6= α
|k |
Ma:
9
1 i ~
>
ε+ (−~k ) = − √
~ ~ε1 (−~
k) + i~ ε2 (−~k) = − √ ε2 (~
ε1 (k ) − i ~
~ k ) = −i~ k )>
ε− (~ >
=
2 2
⇒
1 i >
>
ε− (−~k ) = √ ~ε1 (−~k ) − i ~ε2 (−~k ) = − √ ~ε1 (~k ) + i ~ε2 (~k ) = i~ε+ (~k )
~ >
;
2 2
′
⇒ εα′ (−~
~ εα′ +1 (~
k ) = (α + 1) i ~ k)
per ui:
8
>
<P h
(•) = − i
εα (~k ) × ~
i~ εα′ +1 (~k ) (α′ + 1) a†α (~k ) a†α′ (−~k ) e 2iωt − aα+1 (~k ) ·
2 >
:α, ~k
α′ )
i P h i
~
·a α′ +1 (−~k ) · e − 2iωt + iα k
aα (~k ) aα (~k ) − aα+1 (~k ) a†α+1 (~k )
†
=
α, ~
|~k|
( k
P h i
~
= 1
i α · (α + 1) k
a†α (~k ) a†α (−~k ) e 2iωt − aα+1 (~k ) aα+1 (−~k )e − 2iωt +
2
α, ~
|~k|
i
k
P h
~
+ k
a†+ a+ − a†− a− − a− a†− + a+ a†+ =
~
k
|~k|
(
P
α=± h
~
= 1
−i k
a†α (~k ) · a†α (−~k ) − a†α (−~k ) a†α (~k ) e 2iωt −
2
~
k≥0
|~k|
i
− aα+1 (~k ) aα+1 (−~k ) − aα+1 (−~k ) aα+1 (~k ) e − 2iωt +
P h i
~
+ k
2 a†+ a+ − 2 a†− a− − 1 + 1 =
~
k
|~k|
(
P
α=± h i h i
~
= 1
−i k
a†α (~k ), a†α (−~k ) e 2iωt − aα+1 (~k ), aα+1 (−~k ) e − 2iωt +
2
~
k≥0
|~k|
k k
)0 0
P ~ P ~
+2 α k
a†α (~k ) aα (~k ) = α k
a†α (~k ) aα (~k )
~
k; α
|~k| ~
k; α
|~k|
Pertanto:
X ~k
~=
S α a†α (~k ) aα (~k ) C.V.D. (2.98)
~
k; α ~k
i) aα ~
k , a†α ~
k′ = δα α′ δ~k ~k ′ α, α′ = ± 1 ∀ ~k, ~k ′
Infatti:
h i h i
aα ~
k , a†α ~
k′ =± 1
2 k , a†1 ~
k ± i a2 ~
a1 ~ k′ ∓ i a†2 ~
k′ =
h i h i
=± 1
2 k , a†1 ~
a1 ~ k′ ∓ i a1 ~
k , a†2 ~
k′ ±
= δ~k ~k′ =0
h i h i
k , a†1 ~
± i a2 ~ k′ k , a†2 ~
± a2 ~ k′ =
= δ~k ~k′ =0
8
>
> 1
α = α′ = + ,
>
> (1+1) = δ~k ~k′ se:
<2
= ± 12 (δ~k ~k′ ± δ~k ~k′ ) => 12 (1+1) = δ~k ~k′ se: α = α′ = − ,
>
>
>
:− 1 (δ ′ −δ ′ ) = 0
2 ~
k~k ~
k~k
se: α 6= α′ .
h i h i
ii) aα ~
k , aα ~k ′ = a†α ~
k , a†α ~k ′ =0 ∀ α, α′ = ±1; ∀ ~k, ~k ′
h i
a† ~
k , a†α ~k ′ = 0 ∀ α, α′ = 1, 2; ∀ ~k, ~k ′ .
α
In denitiva:
P h i
1) 0 = ∂µ AµL = 1
εαµ ~
k ikµ a†α (~k )e i k x − aα (~k )e − i k x ⇔
L3/2
~
k; α
⇔ kµ εαµ ~
k =0 ∀ α, ∀ ~k
P nh 2 2 i
2) 0 = ALµ = 1
εαµ ~
k ik0 − − i~k a†α (~k ) eikx −
L3/2
~
k; α
h 2 2 i o
− − ik0 − i~k aα (~k ) e−ikx =
P 2 n † o
= 1
L3/2
εαµ ~
k k~ − ω 2 aα (~k ) eikx − aα (~k ) e−ikx ⇔
~
k; α
2
⇔ k 2 = 0 = ω 2 − k~
ondizione di mass-shell
da
ui otteniamo: ε µ ε ′µ + i k µ λ ~k ∀ µ = 0, 3
ε ′µ ~k −ε µ ~k
he
omporta: λ ~k = ikµ ∀ µ = 0, 3
⇓
(
ω = k3
k µ = ω, k3 · k̂ ⇒ 0 = k · ε = ω ε0 − k3 · ε3 ⇒ ε0 = ε3
ε0′ = ε0 + i k0 λ ≡ 0
allora ries
e:
ε0′ = 0
ε
λ = i 0 de
ido di ssare in questo modo λα ~k
ω
Come si osserva, ho ridotto di una unità i gradi di libertà, poi
hé ora
ε ′µ è t.
.: k · ε ′ = 0. Dunque è an
ora: ε3′ = ε3 = 0 e, in denitiva,
due sole
omponenti di ε ′ sono libere. In questo modo i vettori ε
linearmente indipendenti si ridu
ono a due solamente e,
omunque,
perpendi
olari a k nella parte spaziale.
∂ µ fµ 0 + µ2γ A0 = j0 ⇒ ~ ·E
∇ ~ = ρ − µ2 A0
γ
k k
~ E
∇· ~ ρ ⇓
R R R R
~ ·E
d3 x ∇ ~ = d3 x ρ − d3 x µ2γ A0 = Q − µ2γ d3 x A0
k
R
~ = Q − µ2 d3 x A0
ΦΣ E 6= teorema di Gauss
he porta alla
γ
↑
usso di ~
E attraverso ~ =Q
legge di Coulomb: Φ Σ E
la super
ie
hiusa Σ
Pertanto:
Z
ΦΣ ~ = Q − µ2
E d3 x A0 (2.103)
γ
1 −µ r
V (r) ∝ ·e (2.105)
r
Questa funzione, parametri
a in µ,
ambia il
omportamento
lassi
o di V (r)
a se
onda
he µ R 0. Poi
hé è le
ito aspettarsi pi
ole deviazioni dalla formula
lassi
a, si può assumere µ ≪ 1, per
ui 1r → 0 più velo
emente del termine 1r
(ma non di molto), per r → ∞ (infatti, se µ ≪ 1, posso espandere al i0 ordine
e − µ r ≃ 1 − µ r, per ottenere: 1r · e − µ r ≃ 1r − µ,
on r → ∞).
A titolo di esempio riportiamo qui di seguito il
onfronto tra un potenziale
di tipo
lassi
o uno
he tenga
onto dell'eventuale deviazione. S
egliendo µ = 1
si vede una notevole dierenza,
he è destinata a diminuire se µ → 0.
10
1 2 3 4
Altre misure, di interpretazione più dis
utibile, basate sul gas interstellare
della nuvola di Magellano, danno:
Campi s alari
Contenuto
3.1 Campo s
alare massivo neutro (libero) . . . . . . 63
3.2 Note aggiuntive sulla T.Q.C. . . . . . . . . . . . . 67
3.3 Campo s
alare massivo
ari
o (libero) . . . . . . . 68
allora:
1
L := ∂µ φ∂ µ φ − µ2 φ2 (3.2)
2
Infatti si ha:
9
φ(x) = ∂t2 − △ φ(x) >
>
>
" # >
>
P >
>
>
>
Ma: ∂t2 φ(x) = ∂t 1 1
a ~
k e −ikx (−iω) + iωa⋆ ~
k e ikx = >
>
L3/2 2ω >
>
~
k =
P h i ⇒
= 1 1
−ω 2 a ~ k e ikx = −ω 2 φ(x) >
k e −ikx − ω 2 a⋆ ~ >
L3/2 2ω >
>
~
k >
>
" # >
>
>
>
P >
>
e: △φ = ∂l 1 1
2ω ikl ae −ikx − ikl a⋆ e ikx = −kl kl φ(x) >
;
L3/2 ~
k
2 2 2
⇒ µ φ(x) = −φ(x) = ω − ~
k φ(x)
Inne:
q
2 2 2 2 2 2 2
( + µ )φ(x) = 0 ⇔ −ω +~
k +µ φ(x) = 0 ⇔ ω = ~
k +µ ⇔ω = ~
k 2 + µ2
Infatti:
Z Z h i
3 2 1 X ω ω′ 3 −ikx ⋆ ~ ikx
d x φ̇ = − √ √ d x − a ~
k e +a k e ·
L3 ~ ~ ′ 2ω 2ω ′
k, k
h i 1 X ωω ′
−ik ′ x ⋆ ~ ′ ik ′ x
· −a k′
~ e +a k e =− √
2L3 ~ ~ ′ ωω ′
" Z
k, k
Z
3 −i(k+k ′ )x ⋆ ~ ′ 3 −i(k−k ′ )x
a ~
k a k′
~ d xe −a k a
~ k d xe −
−i2ω
= δ~k′ −~k e = δ~k′ ~k
Z Z #
⋆ ~ i k−k ′ )x ⋆ ~ ′ i k+k ′ )x
d xe ( d xe (
3 ⋆ 3
−a k′
k a ~ + +a ~
k a k =
i2ω
= δ~k′~k = δ~k′ −~k e
mentre:
2 X 1 n 2
h
⋆ ⋆ 2iωt −2iωt
i
2 ⋆
o
⋆
~
∇φ =− −~
k a ~
k a −~
k e +a ~
k a −~
k e −~
k a a + aa
~
2ω
k
dove il primo − all'interno della parentesi graa deriva dal fatto
he: ~ k ′ δ~k′ −~k = −~
k ·~ k2
Dunque:
(
P k2
~
P k2
~
H= 1
2 µ2 φ2 − 1
2
1
2 ω− ω a ~
k a −~
k e −2iωt + a⋆ ~
k a⋆ −~
k e 2iωt − 1
2 ω+ ω ·
~
k ~
k
µ2 +~
k 2 −ω 2 = 0 µ2 +~
k 2 = ω2
) ( k k
)
P µ2 −ω2 +~k 2 P µ2 +ω 2 +~
k2
· [a⋆ a + aa⋆ ] = 1
[. . .] + [a⋆ a + aa⋆ ] =
↑ 4 ~
ω
~
ω
k k
P
ma: φ2 = 1
L3
1
2ω a ~
k a −~
k e −2iωt + a⋆ ~
k a⋆ −~
k e2iωt + a⋆ a + aa⋆
~
k
( )
P µ2 −ω2 +~k 2 P µ2 +ω2 +~k 2
= 1
4 ω ... + ω a⋆ a + aa⋆ =
~
k ~
k
µ2 +~
k 2 −ω 2 = 0
P
= 1
4 2ω a⋆ a + aa⋆ C.V.D.
~
k
..
.
~k1 , ~k2 , . . . , ~k3 := a† ~
k1 a† ~
k2 . . . a† ~
kn | 0i
per
ui ~k
orrisponde ad un quanto di 4-momento k µ ≡ ω, ~k e massa
k 2 = µ2 . In generale si dimostra
he tutti gli stati
ostruiti al punto 2.
sono autostati di P µ . Non essendo
i altri gradi di libertà φ(x) non ha
altre simmetrie interne,
ioè non è invariante rispetto ad al
un altro tipo
di trasformazioni, per
ui è un
ampo 1-D e, pertanto, possiamo asso
iargli
solo spin 0 e
ari
a 0 potremo dire di aver a
he fare
on parti
elle a
spin zero e neutre,
ioè di un solo tipo.
È inoltre fa
ile veri
are la validità dei
ommutatori
anoni
i:
φ ~x, t , φ ~y , t = π ~x, t , π ~y , t = 0 (3.12a)
φ ~x, t , π ~y , t = i δ ~x − ~y (3.12b)
Per quel
he riguarda i
ommutatori a tempi dierenti si può innanzitutto
s
rivere formalmente:
[φ(x), φ(y)] := i∆(x, y)
e poi analizzare le proprietà della funzione ∆(x, y). Per prima
osa notiamo
he
poi
hé φ(x) e φ(y) sono soluzioni dell'equazione di Klein-Gordon allora vale:
)
(x + m) [φ(x)φ(y)] = [(x + m) φ(x)] φ(y) = 0
⇒
(x + m) [φ(y)φ(x)] = φ(y) [(x + m) φ(x)] = 0
Gli operatori alm (ω), a†lm (ω) veri
ano i seguenti
ommutatori:
h i
alm (ω), a†l′ m′ (ω ′ ) = δl l′ δm m′ δω ω′ e simili.
Le seguenti note sono tratte dal Lopuszanski J., Introdu
tion To Symmetry
And Supersymmetry In QFT.
Presi dallo sviluppo formale della teoria abbiamo tralas
iato una serie di que-
stioni matemati
he e si
he. Tra le prin
ipali
i sono le seguenti.
La des
rizione pre
edente si adatta bene a parti
elle prive di spin e neutre
ome
il pione π 0 . Vogliamo estenderla ad in
ludere parti
elle senza spin ma
on una
ari
a elettri
a (o altri attributi analoghi) non nulla
ome può essere il
aso
dei pioni: π + e π − . Per rappresentare questi due enti,
on massa rigorosamente
uguale, possiamo usare due
ampi reali φ1 e φ2 o le loro
ombinazioni
omplesse:
( ( + φ†
φ := φ1 +√ i φ2 , φ1 = φ √ ,
†
2
φ1 − i φ ⇔ φ
2
− φ† (3.15)
φ := √2 2
φ 2 = i √2
Oss. φ e φ† sono
ampi
omplessi per
ui non sono più hermitiani
ome i
ampi
reali.
Allora avremo:
= ∂µ φ† ∂ µ φ − µ2 φ† φ (3.16)
1 X 1 h † i
φ1,2 := √ a1,2 ~
k e ikx + a1,2 ~
k e −ikx (3.18)
L3/2 2ω
~
k
e:
X h i
P µ := k µ a†1 ~
k a1 ~
k + a†2 ~
k a2 ~
k (3.19)
~
k
P h i
= 1
L3/2
√1
2ω
e −ikx a ~k + eikx b† ~k
~
k
dunque:
1 X 1 h ~ −ikx i
φ(x) = √ a k e + b† ~k eikx (3.21)
L3/2 2ω
~
k
on:
a1 + ia2 a† − ia†
a ~k := √ , a† ~k := 1 √ 2
2 2
†
a1 − ia2 a + ia†
b ~k := √ , b† ~k := 1 √ 2
2 2
3.
on:
[a, a† ] = [b, b† ] = δ~k ~k′
[a, a] = [b, b] = 0
[a, b] = [a† , b† ] = 0
e:
X h i
Pµ = k µ a† ~k a ~k + b† ~k b ~k (3.23)
~
k
per
ui:
0 1
−it1rs =
−10
Oss. Per
onti più pre
isi vi rimandiamo all'appendi
e (L) al termine del se-
guente
apitolo.
Per la variazione di L si ha:
∂L ∂L ∂L ∂L
δL = δφr + δ (∂µ φr ) = ∂µ δφr + ∂µ δφr =
∂φr ∂∂µ φr ∂∂µ φr ∂∂µ φr
∂L
= ∂µ δφr
∂∂µ φr
usando le equazioni del moto e il fatto
he δ e ∂µ
ommutano. L'invarianza di
L , δL = 0, impli
a l'esistenza di un 4-vettore jµ a divergenza nulla. Anzi, vista
l'indipendenza degli L parametri εa , δL = 0
omporta l'esistenza di L
orrenti
jµa :
X L
4-densità di
orrente per ∂L ∂L
ampi s
alari
ari
hi j µ := δφr = − iεrs φs = εa jaµ
∂∂µ φr ∂∂µ φr a=1
dove:
∂L a
jµa := −i t φs , a = 1...,L (3.29)
∂∂µ φr rs
Dunque:
∂L = 0 → ∂µ j µ = 0 → ∂µ jaµ = 0 ∀a = 1, . . . , L (3.30)
Queste relazioni permettono di pre
isare il signi
ato delle
ari
he Q − a
ome
generatori delle trasformazioni (3.27), (3.28). S
riveremo in forma nita:
a
φ′r (x) = e −iεa t φr (x) = eiεa Qa φr (x)e −iεa Qa (3.33)
Infatti al I0 ordine in εa :
φ′r (x) ≃ φr (x) − iεa tars φs (x) = φr (x) + iεa Qa , φr (x)
Tornando al nostro
aso, molto più sempli
e, abbiamo
he: εrs = ±εδrs (per
φ e φ† ):
↔
jµ = i φ† ∂µ φ − ∂µ φ† φ = i φ† ∂µ φ (3.34)
Z
X †
Q = i d3 x φ† φ̇ − φ̇† φ = a ~k a ~k − b† ~k b ~k (3.35)
~
k
[Q, φ] = −φ , Q, φ† = φ †
(3.36)
Ne segue
he:
[Q, a] = − a Q, a† = a† (3.37a) P. di
ommutazione tra
l'osservabile Q e gli altri
[Q, b] = b Q, b† = − b† (3.37b) operatori dell'algebra
Poi:
Q~k a = Qa† ~k |0i = a† + Q |0i = a† ~k Q|0i + Q, a† |0i = Q
ome osservabile per
distinguere parti
ella e
= a† ~k |0i = ~k a (3.38) antiparti
ella
e:
Q~k b = − ~k b (3.39)
Ne segue
he gli stati a una parti
ella di tipo a e di tipo b sono distinti
dagli autovalori +1 e −1 della
ari
a Q. In generale stati più
ompli
ati hanno
autovalori interi, dati dal numero di quanti presenti nel sistema in esame. Da:
X
Na = a† ~k a ~k (3.40a)
~
k
X
Nb = b† ~k b ~k (3.40b)
~
k
si ri
ava:
Qna , nb = Na , Nb na , nb = na , nb na , nb (3.41)
Ovviamente si ha:
C 2 = 1 e ioè: C = C −1 = C † (3.43)
Corrispondentemente:
C a† ~k C −1 = b† ~k η, C ~k a = η ~k b
C L C −1 = L ⇔ [C, L ] = 0 (3.44a)
CP C µ −1
=P µ
⇔ µ
[C, P ] = 0 (3.44b)
C QC −1
= −Q ⇔ [C, Q]+ = 0 (3.44
)
[C, P 0 ] ≡ [C, H] = 0
ma:
dC
= [C, H] = 0 ⇒ l'op. C è indipendente dal tempo.
dt
Così abbiamo riottenuto l'eq. del moto di Heisenberg
2
Contrapposta a una trasformazione
ontinua,
ome la (3.25),
he può dierire dall'unità
di innitesimi.
Contenuto
4.1 Ri
hiami sull'equazione di Dira
. . . . . . . . . . 73
4.1.1 Derivazione dell'equazione di Dira
. . . . . . . . . . 74
µ
4.1.2 Proprietà delle matri
i γ . . . . . . . . . . . . . . . 76
4.1.3 Algebre di Cliord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
4.1.4 Osservazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
4.1.5 Covarianza dell'equazione di Dira
. . . . . . . . . . 80
4.1.6 Covarianti Bilineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
4.2 Soluzioni elementari dell'eq. di Dira
. . . . . . . 84
4.2.1 Equazione di Dira
`a la S
rhödinger . . . . . . . . . 84
4.2.2 Proprietà generali degli spinori di base . . . . . . . . 88
4.2.3 Riassunto nale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
4.3 Quantizzazione del
ampo a spin 1/2 . . . . . . . 97
4.3.1 S
hema di quantizzazione: lagrangiana e hamiltoniana 97
4.3.2 Campo spinoriale massivo
ari
o libero . . . . . . . . 98
4.3.3 Analisi dei risultati:
ontenuto si
o . . . . . . . . . 99
µ
4.3.3.1 Operatori j e Q . . . . . . . . . . . . . . . 99
4.3.3.2 Momento angolare ed eli
ità . . . . . . . . 100
4.3.3.3 Operatore
oniugazione di
ari
a . . . . . . 101
4.3.4 Regola di eliminazione degli inniti . . . . . . . . . . 103
4.3.5 Appli
azione di C ai
ovarianti bilineari . . . . . . . 104
4.3.6 Supersimmetria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104
des
rivere non la funzione d'onda di una parti
ella ma un
ampo (quantizzato).
Questo è il grande salto
on
ettuale
he si impone usando l'eq. di Dira
.
In questa sezione
i limiteremo a giusti
are euristi
amente l'eq. di Dira
e a studiarne al
une proprietà indispensabili per gli sviluppi futuri.
dove, ora, φ(x) è una funzione a due
omponenti (spinore), per
ui l'equazione
pre
edente è, in realtà, un'equazione matri
iale a due
omponenti (immaginate
di moltipli
are a sinistra e a destra dell'uguaglianza per una matri
e identità
12 ). Poi
hé vale la seguente equazione vettoriale matri
iale:
~σ · ~a ~σ · ~b = 12 ~a · ~b + i~σ ~a × ~b
allora possiamo ris
rivere l'operatore lapla
iano a due
omponenti
osì:
△=∇ ~2 12 △ = 12 ∇~ 2 = ~σ · ∇
~ ~σ · ∇
~ .
da
ui, ponendo:
φL := φ
i ∂ ~
φR := − ~σ · ∇ φL
m ∂t
N.B. Gli indi
i L e R si riferis
ono all'eli
ità,
ome vedremo più avanti.
Infatti:
∂ ~ φL − mφR = 0
i
∂t − i ~σ · ∇
(4.3) equivale a:
∂
i ~
+ i ~σ · ∇ φR − mφL = 0
∂t
ovvero:
0 12 0 −~σ φ
−14 m + i
∂ + i ~
· ∇ R = 0 ⇔ (4.5)
12 0 t ~σ 0 φL
√
= γ̃0 =~
γ̃ = 2 χ(x)
e ponendo:
ψA := φR + ψL , ψB := φR − φL (4.6)
si trova:
(
~ ψB = m ψA
i ∂t ψA + i ~σ · ∇
~ ψA = m ψB
(4.3′ )
−i ∂t ψB − i ~σ · ∇
ioè:
12 0 0 ~σ ψ
i
∂ + i · ∇ − 14 m A = 0
~
0 −12 t −~σ 0 ψB
• [γ µ , γ ν ]+ = 2 g µν (4.8a)
2 2
Parentesi di
anti
ommutazione per le γµ
• γ 0 = 14 , γ k = − 14 ∀ k = 1, 3 (4.8b)
e altre proprietà
• γ0 † = γ0, γk † = − γk (4.8
)
• Tr γ = 0. (4.8d)
Dimostriamole.
• Per ottenere la (4.8a) ho due strade: o direttamente, usando una rappre-
sentazione espli
ita delle γ µ , oppure sfruttando l'ipotesi
he l'equazione
di Klein-Gordon per parti
elle a spin 1/2 derivi dall'equazione di Dira
.
Seguiamo questa se
onda strada.
Moltipli
o la (4.7) a sinistra per (i γ µ ∂µ + m):
(i γ µ ∂µ + m) (i γ ν ∂ν − m) ψ = 0
⇓
µ ν
−γ γ ∂µ ∂ν − m 2
ψ=0 / · (−1)
⇓
γ µ γ ν ∂ µ ∂ ν + m2 ψ = 0
⇔
= 21 (γ µ γ ν + γ ν γ µ ), simmetrizzando l'espressione
1
⇔ 2 [γ µ , γ ν ]+ ∂µ ∂ν + m2 ψ = 0
• γ µ γµ = 4 (4.8e)
• γ µ† 0
=γ γ γ µ 0
(4.8f )
µ ν µν
[γ , γ ]+ = 2 g
0† k†
γ = γ , γ = − γk
0
∀ k = 1, 3
µ
(i γ ∂µ − m) ψ(x) = 0
(
U χ(x) = ψ(x)
(4.9)
U γ̃ µ U −1 = γ µ .
X4
4
N= = 24 = 16
n=0
n
2
Nel sistema di
oordinate della pre
edente nota il teorema diventa:
4.1.2 Teorema
Dati due insiemi di matri
i γ µ e γ ′ µ
he soddisfano le seguenti equazioni:
8
>
<{γµ , γν } = 2 δµ ν
†
γµ = γµ
>
:
(i γ µ ∂µ + m) ψ(x) = 0
Ogni altro prodotto di matri
i γ µ mi rimanda ad una delle {Γa } pre
edenti.
Tuttavia, per motivi di utilità,
onviene studiare un altro gruppo, isomorfo
al pre
edente, in
ui gli elementi hanno proprietà più evidenti ed interessanti
per i nostri s
opi:
1 := ΓS
4
S = s
alare
µ
γ := Γ
V
V = vettore
σ µν := i [γ µ , γ ν ] := ΓT
2 T = tensore
{Γa } := (4.10)
Algebra di Cliord
γ5 γ µ
:= ΓA A = vettore assiale
γ5 := 0 1 2 3
i γ γ γ γ := Γ
P
P = pseudos
alare
= − 4!i εµνρσ γ µ γ ν γ ρ γ σ
(4.11)
Queste sono an
ora 16 matri
i linearmente indipendenti (le σ µν sono 42 = 6
per
hé le parentesi di anti
ommutazione fanno si
he σ µν sia antisimmetri
a).
Le loro prin
ipali proprietà sono:
(
Γa se: a = 1, 2, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 16
a†
Γ = (4.12a)
−Γ se: a = 3, 4, 5, 6, 7, 8, 12
a
(
a2 14 se: a = 1, 2, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 16
Γ = (4.12b)
−14 se: a = 3, 4, 5, 6, 7, 8, 12
5 µ 2
γ , γ + = 0 ⇒ γ 5 γ µ = . . . = −4 · 14 (4.12
)
Tr Γa = 0 ∀ a 6= 1, Tr Γ1 = 4 (4.12d)
e, nella rappresentazione standard (4.6′ ):
k
ijk σ 0
0 σk 0 1
ij
σ =ε 0k
, σ = i k , γ5 = (4.13)
0 σk σ 0 10
Poi
hé abbiamo 16 matri
i linearmente indipendenti 4×4, e dim GL(4, C ) =
16, allora queste possono essere s
elte
ome base per GL(4, C ) di modo
he ogni
A ∈ GL(4, C ) sia esprimibile
ome loro
ombinazione lineare:
16
X
A= aα Γα
α=1
I
oe
ienti aα possono essere ri
avati nel modo seguente. Rius
endo:
16
X 1
Tr A = aα Tr Γα = 4 · a1 ⇒ a1 = Tr A
α=1
4
Poi:
16
X
Tr AΓβ = aα Tr Γα Γβ
α=1
16
P
per
ui: Tr AΓβ = ± 4aα δ αβ = ± 4aβ ⇒ aβ = ± 14 Tr AΓβ
α=1
4.1.4 Osservazioni
1. Nella derivazione si è fatto uso delle proprietà delle matri
i di Pauli:
0 1 0 − i 1 0
1
σx ≡ σ = 2
, σy ≡ σ = 3
, σz ≡ σ =
1 0 i 0 0 −1
he sono:
• σ i σ j = εijk σ k (4.14a)
• σi † = σi (4.14b)
• σi , σj +
= 2 δi j (4.14
)
• σi , σj −
= 2 i εi j k σ k (4.14d)
• Trσ i = 0 (4.14e)
= ai bi + i εi j k ai bj σ k = ~a · ~b + i εk i j σ k ai bj =
= ~a · ~b + i ~σ · ~a × ~b
p p
essendo: E = p~ 2 c2 + m2 c4 = p | := p.
p~ 2 = |~
↑
c=1
m=0
Dato
he: ~σp·~p rappresenta l'operatore eli
ità, questo vuol dire
he: φL, R
orrispondono a due stati di eli
ità: ± 1/2.
3. Notiamo inne
he la riduzione dell'operatore quadrati
o al prodotto
di due operatori lineari è stata possibile per il fatto di avere il grado di
libertà in più rappresentato dallo spin,
ioè le matri
i ~σ . In proposito si
onfronti:
2
∂ ∂ p ∂ p
− △ = + △ − △ senza spin
∂t2 ∂t ∂t
∂2
∂ ∂
2 − △= ~
+ ~σ · ∇ ~
− ~σ · ∇
on spin
∂t ∂t ∂t
(i γ µ ∂µ − m) ψ(x) = 0 (4.15)
Ora, an
hé sia
ovariante per trasformazioni di Lorentz deve rius
ire passan-
do ad un nuovo sistema di riferimento tramite una trasformazione di Lorentz:
i γ ′ µ ∂µ′ − m ψ ′ (x′ ) = 0
Poniamola in una forma più leggibile, moltipli
ando a sinistra per Λρν :
D−1 [Λ]γ µ D[Λ] Λρν Λµν = Λρν γ ν
↑ ⇒
Λρ Λ ν =Λρ (Λ−1 )ν =δ ρ
ν µ ν µ µ
on:
0 i B1 i B2 i B3
0 b1 b2 b3
−i B1 0 Σ3 −Σ2 − b1 0 θ 3 − θ 1
σµ ν
= ,
εµ ν =
x − b2 − θ3 0 θ1
−i B2 −Σ3 0 Σ1
− b3 θ 2 − θ 1 0
−i B3 Σ2 −Σ1 0
tensore dei parametri della trasformazione
0 σi σ 0
e: Bi = , Σi = i → operatori hermitiani (essendo generatori)
σi 0 0 σi
Oss. σ µ ν e εµ ν sono entrambi tensori antisimmetri
i, di modo
he D[Λ] sia una
trasformazione reale.
Espli
itando (4.18) per le varie trasformazioni di base, dove poniamo in risalto
i parametri
ontinui della trasformazione:
1. rotazioni: εi j = εij l θl , σi j = εij k Σk
~ ~
per
ui: D ~0, θ~ := D θ~ = e−i 2 ·Σ
θ
In parti
olare:
θi θi θi
D(θi ) = e−i 2 Σ(i)
= . . . = 14 cos − i Σ(i) sin = (•)
↑ 2 2
sviluppo in serie
0 σ2 0 σ3
Ma: −γ 2 γ 3 = − · = − −σ2 σ3 0 =
−σ2 0 −σ3 0 0 −σ2 σ3
−σ 0
= − 1 ≡ Σ1 ⇒ Σi = − εi j k γ j γ k
↑ 0 −σ1
σ i σ j = εij k σk
~ ~
per
ui: D ~b, ~0 = D ~b = e 2
b·B
In parti
olare:
b(i) Bi
bi bi
S(bi ) = e 2 = . . . = 14 cosh + Bi sinh = (•)
↑ 2 2
b(i) Bi
sviluppo in serie di e 2
1 0 0 σ i 0 σ i
Ma: γ 0 γ i = · = ~ = γ 0 · ~γ
≡ Bi ⇔ B
0 −1 −σi 0 σi 0
(•) = 14 cosh b2i + γ 0 γ i sinh b2i
Dunque:
b(i) Bi
bi bi bi bi
D(bi ) = e 2 = 14 cosh + Bi sinh = 14 cosh + γ 0 γ i sinh Boost
2 2 2 2
Con queste espressioni siamo in grado di provare espli
itamente le (4.17). In
parti
olare, per ρ = 0, ries
e:
D† = γ 0 D−1 γ 0 (4.19)
e: γ 0 D−1 (θ3 )γ 0 = cos θ23 (γ 0 )2 + γ 0 γ 1 γ 2 γ 0 sin θ23 = cos θ23 − γ 2 γ 1 sin θ23
↑
γ 0 γ 1 γ 2 γ 0 =−(γ 1 γ 0 )(−γ 0 γ 2 )=γ 1 γ 0 γ 0 γ 2 =γ 1 γ 2 =−γ 2 γ 1
C.V.D.
ψ := ψ † γ 0 (4.21)
ρ(x) := ψ(x)ψ(x)
′
ψ ψ ′ = ψ ′ † γ 0 ψ ′ = ψ † γ 0 D−1 γ 0 γ 0 Dψ = ψ † γ 0 ψ = ψψ
↑ ↑ ↑ ↑
(4.21) (4.20)+(4.19) γ 0 γ 0 =1, D −1 D=1 ψ † γ 0 =ψ
• per l = 1: ρ1 = ψψ
• per l = 2, 5: ρµ = ψΓµ ψ = ψγ µ ψ
⇓
′
ρ′ µ = ψ γ µ ψ ′ = ψD−1 γ µ Dψ = Λµν ψγ ν ψ = Λµν ρν
↑
= Λµν γ ν
Ma se:
0 ~σ
~ := γ 0~γ =
α (4.23)
~σ 0
⇓
†
αk † = αk ⇒ α · p~ + βm) = (~
(~ α · p~ + βm)
↑
an
he: β † =β
ioè l'operatore:
Operatore H in forma
matri
iale/vettoriale ~ · p~ + mβ
H := α
per
ui:
Equazione agli autovalori di
e−iEt i (−i E)ψ p~ = Hψ p~ e−iEt ⇔ Hψ p~ = E ψ p~ (4.28) energia
m
p I due autovalori di energia di
E2 = m2 + p~ 2 ⇔ E = ± m2 + p~ 2 (4.29) H
si s rive ome:
~ · p~
Σ
(4.30)
Operatore di eli
ità p
infatti:
" #
~ · p~
Σ
,H =0
p
( )
Σ~ · p~
Così: H, 3
forma un insieme
ompleto di osservabili
ommutanti
p
he, pertanto, ha una base o.n.
ompleta di autostati
omuni. Indi
hiamo
on:
u p~, λ λ=±1/2 , v − p~, λ λ=±1/2
Autostati di eli
ità
p
on: E = m2 + p~ 2 ≥ 0, λ = ±1/2 (4.31
)
1 X 1
= √ ·
L3/2 2E
p~, λ
· b p~, λ, t u p~, λ ei~p·~x + d⋆ p~, λ, t v (~
p, λ) e−i~p·~x
n ~ p
o
Σ·~
3
In realtà il set di osservabili
ommutanti è: P µ, p
,
he
omprende an
he H.
ioè:
i ḃ p~, λ, t u p~, λ = b p~, λ, t H u p~, λ = E b p~, λ, t u p~, λ
֒→
Eu p
~, λ
id˙⋆ − p~, λ, t v − p~, λ = . . . = −E d˙⋆ − p~, λ, t v − p~, λ
⇓
i ḃ = E b b p~, λ, t = b p~, λ e−iE t
⇒ (4.34)
i d˙⋆ = −E d⋆ d⋆ − p~, λ, t = d⋆ − p~, λ eiE t
Dunque:
X 1
ψ p~, t = √ b p~, λ e−iE t u p~, λ +
λ
2E
+d⋆ − p~, λ eiE t v − p~, λ (4.35)
+d⋆ − p~, λ eiE t ei~p·~x v − p~, λ
1 X 1
ψ ~x, t = √ b p~, λ e−ip·x u p~, λ +
Soluzione dell'equazione di L3/2 2E (4.36)
Dira
nello spazio delle
p
~, λ
ongurazioni
+d⋆ p~, λ eip·x v (~
p, λ)
γ 0 u (~ p, −λ)
p, λ) = u (−~ (4.37a)
γ 0 v (~
p, λ) = −v (−~
p, −λ) (4.37b)
v p~, λ = iγ2 u⋆ p~, λ (4.38a)
p, λ) = iγ2 v ⋆ p~, λ
u (~ (4.38b)
Dimostriamole.
γ0α ~ = Σγ
~ γ0, γ0Σ
~ = −α ~ 0
da
ui seguono:
~ ⋆ (iγ2 ) = −Σ
(i γ2 )Σ ~
α⋆ (iγ2 ) = α
(i γ2 )~ ~
Infatti:
σ ⋆ 0 0 σ2 σ ⋆ σ2 σ 0
~ ⋆ (iγ2 ) = − 0 σ2 ~
(i γ2 )Σ = − −σ2 ~ 0 = − ~ = −Σ
~
−σ2 0 0 ~σ ⋆ −σ2 0 0 σ ⋆ σ2
−σ2 ~ 0 ~
σ
e:
0 ~σ ⋆ 0 σ2 0 ~ ⋆ σ
α (iγ2 ) = −γ2 ⋆
(i γ2 )~
⋆
γ = − ⋆ σ 0 σ2 = − 0 −~ =α
~
σ 0 2
~ −σ2 0 ~
σ 0 −σ2 0 −~σ 0
~ ⋆ (iγ2 )]·~
[(iγ2 )Σ p
p (iγ2 ) u⋆ = 2 λ (iγ2 ) u⋆
↓
~ p
Σ·~ ⋆ ⋆
p (iγ2 ) u = −2 λ (iγ2 ) u
ioè:
{~α · p~ − mγ0 } (iγ2 ) u⋆ p~, λ = E iγ2 u⋆ p~, λ
(4.39)
Σ·~
~ p ⋆
~, λ = −2 λ (iγ2 ) u⋆ p~, λ
p (iγ2 ) u p
La (4.39) mostra
he iγ2 u⋆ p~, λ e v (~ p, λ) soddisfano le stesse equa-
zioni del moto, infatti se in (4.31b) sostituiamo nuovamente p~ →
−~p:
−~ α · p~ + m γ 0 v p~, λ = −Eγ 0 v p~, λ
Σ·~
~ p
p v p ~, λ = −2 λ v p~, λ
⇓
γ 0 v p~, λ = −v − p~, − λ C.V.D.
(γ · p − m) u (~
p, λ) = 0 (4.40a)
on: γ · p = γ0 E − ~γ · p~, u† γ 0 = u,
infatti:
2
~ · p~ + γ 0 m − E u = 0 → γ 0~γ · p~ − E γ 0 + mγ 0 u = 0
α
⇓
γ 0 ~γ · p~ − γ 0 E + m u = 0 → E − ~γ · p~γ 0 − m u = 0
⇓
(γ · p − m) u (~ p, λ) = 0
Ora, moltipli
ando l'equazione (4.40a) a sinistra per γ 0 e poi appli
ando
l'operazione di daga:
0 † †
γ (γ · p − m) u = 0 ⇒ u† γ 0 (γ · p − m) = 0
⇓ h
† † † i
u† γ 0 γ · p − γ 0 m = 0 ⇒ u† γ 0 γ · p − γ 0 m = 0
h ⇓
†
0 0 † 0
† † i
u γ γ p − γ 0~γ · p~ − γ 0 m = 0
†
ma: γ 0 = γ0:
u† γ 0 γ 0 p0 − ~γ † γ 0 · p − γ 0 m = 0
e: ~γ † = −~γ , ~γ γ 0 = −γ 0~γ , per
ui:
u† γ 0 γ 0 p0 − γ 0~γ · p − γ 0 m = 0
⇓
u† γ 0 γ 0 p0 − ~γ · p − m = 0
⇓
u[γ · p − m] = 0
Il risultato è:
uγ ν [γ · p − m]u = 0 → uγ ν γ · p u − uγ ν m u = 0
+
u[γ · p − m]γ ν u = 0 → uγ · p u γ ν u − m u γ ν u = 0
u[γ ν (γ · p)]u + u[(γ · p) γ ν ]u = 2 m u γ ν u
u{γ ν γ µ pµ + γ µ pµ γ ν }u = 2 m u γ ν u
u pµ {γ ν γ µ + γ µ γ ν }u = 2 m u γ ν u
⇒6 2u pν u =6 2m u γ ν u
={γ ν ,γ µ }=2δ νµ
pν u u = m u γ ν u
e se: ν = 0, allora:
m †
p0 u u = m u γ 0 u ⇒ u u = 6E u u = 2 m C.V.D.
=E =u† =26E
m † Proprietà di
vv = − v v = −2m (4.43) normalizzazione
E per lo spinore v
Queste sono due matri
i, poi
hé del tipo: ... . . .. Le proprietà
he esse
possiedono sono:
1. (γ · p − m) Λ+ = γ · pΛ+ − mΛ+ = γ · p u u − m u u =
ma: γ · p u = mu
= m u u − m u u = 0 ⇒ (γ · p − m) Λ+ = 0
2. (γ · p + m) Λ+ = (γ · p − m + 2m) Λ+ = (γ · p − m) Λ+ + 2mΛ+ =
P P
3. Λ+ u = uu u = u (~
p, λ)u (~ p, λ′ ) = 2mu (~
p, λ) u (~ p, λ ′ ) ⇒
λ λ
=2mδλλ′
+ 2m2 + 2γ · p m = 2m(γ · p + m) ⇒
⇒ (γ · p + m)(γ · p + m) = 2m(γ · p + m)
⇒ (γ · p + m)rs us = 2mur
Λ+ = γ · p + m (4.45a)
Λ− = γ · p − m (4.45b)
1
Π+ Π+ := Λ+ (4.46a)
2m
1
Π− Π− := − Λ− (4.46b)
2m
on le proprietà:
Π+ + Π− = 1 ( ompletezza) (4.47b)
Π+ u = u, Π+ v = 0 (4.47d)
Π− u = 0, Π− v = v (4.47e)
Hu = Eu → (H − E14 )u = 0 (4.50a)
~ · ~nu = 2λu
Σ (4.50b)
on: ~n := p~/p
λ = ±1/2
(
m − E ~σ · p~ uA
(4.50a) ⇒ = 0 ⇒ (m − E)uA + ~σ · p~uB = 0
~σ · p~ −(m + E) uB ~σ · p~uA − (m + E)uB = 0
Dalla se
onda equazione di questo sistema si ottiene:
~σ · p~
uB = uA (4.51)
(E + m)
ioè:
u
A
(4.49) ⇒ u(~
p, λ) = N ~σ·~p
(E+m) uA
• Troviamo N .
Dalla
ondizione di normalizzazione per il bi-spinore u (u†λ uλ′ = 2 E δλλ′ )
si ha:
u
† † A p
σ ·~
~
2E = N ⋆ uA uA N ~σ·~p(E+m) =
(E+m) uA
2
= |N |2 u†A uA + u†A E+mσ ·~
~ p
uA =
h i
~2
= |N |2 u†A uA 1 + (E+m)
p
2 = |N |2 u†A uA E+m
2E
⇒
↑ ↑
2 h 2 i 2 +m2 +2mE+~
σ ·~
~ p 2 p
~ p
~ E p2 (E+m)
ma: ( E+m ) = (E+m) 2, e: 1+ (E+m)2 = (E+m)2
2E
= 2E· (E+m)2 = E+m
↑
m2 +~
p 2 =E2
⇒ E = |N |2 u†A uA E+m
E
e,
ome
ompletezza:
X
uA (λ)u†A (λ) = 1
λ
si ottiene:
√
⇒ |N |2 = E + m ⇒ N = fase E + m
In denitiva:
√ u (λ)
A
p, λ) = fase E + m ~σ·~p
u(~ (4.52)
(E+m) uA (λ)
• Troviamo uA (λ).
Espli
itiamo (4.50b):
~σ · ~nuA = 2λuA
~σ · ~nu = 2λu
B B
P n3 n1 − i n2
ma: ~σ · ~n = i σi ni =
n1 + i n2 −n3
u
per
ui: ~σ · ~nuA = 2λuA diventa, ponendo: uA := 1 :
u2
n3 − 2λ n1 − i n2 u1
(~σ · ~n − 2λ1) = uA = 0 ⇒
= 0
n1 + i n2 −(n3 + 2λ) u2
ovvero bisogna risolvere il sistema:
( (
n1 +i n2
(n3 − 2λ)u1 + (n1 − i n2 )u2 = 0 u2 = 2λ+n3 u1
⇒ n1 −i n2 ⇒
(n1 + i n2 )u1 − (n3 + 2λ)u2 = 0 u1 = 2λ−n3 u2
n1 −i n2 n1 +i n2 n21 +n22
⇒ u1 = 2λ−n3 · 2λ+n3 u1 = u
4λ2 −n23 1
⇒
⇒ u1 (4λ2 − n23 ) − (n21 + n22 )u1 = 0 ⇔ 4λ2 − n21 + n22 + n23 = 0 ⇔
=1, poi
hé: n|2 =1
|~
1 1
⇔ λ2 = 4 ⇔ λ=±
2
Ma deve valere an
he la
ondizione di normalizzazione: u†A uA = 1, da
ui:
2 n1 +in2 2 |u1 |2
|u
1
| 1 + 1+n3 = 2 1+n , se λ = + 21
3
2 2
1 = |u1 | + |u2 | = |u |2 1 + n1 −in2 2 = 2 |u2 |2 , se λ = − 1
2 − 1+n3 1+n3 2
ri
ordando
he: n21 + n22 + n23 = 1
⇓ q
u1 (+1) = eiα+ 1+n3
2 1+n3 q 2
|u1 (+1)| = 2 ⇒
u2 (+1) = eiα+ 1+n3 · n1 +in2
2 1+n3
q
u2 (−1) = eiα− 1+n3
|u2 (−1)| =
2 1+n3
⇒ q 2
2 u1 (−1) = eiα− 1+n3 · − n1 −in2
2 1+n3
⇓ r
1 + n3 1 iα+
uA (+1) = n1 +in2 e = u(1) eiα+ (4.53a)
2 1+n 3
r
1 −in2
1 + n3 − n1+n 3 eiα− = u(−1) eiα−
uA (−1) = (4.53b)
2 1
dove si è denito:
r
1 + n3 1
u(+1) := · n1 +in2
2 1+n
3
r
1 + n3 − n1+n
1 −in2
u(−1) := · 3
2 1
Vale an
he:
r iα
1 + n3 1 e +
uB (+1) = . . . = n1 +in2 E + m · |~
p| (4.54a)
(4.51) 2 1+n3
r iα
1 −in2
1 + n3 − n1+n e −
uB (−1) = . . . = −
3
E + m · |~
p| (4.54b)
(4.51) 2 1
~σ ·~
p
(m + E) vA = ~σ · p~ vB ⇔ vA = m+E vB
~σ·~p
v
p, λ) = N m+E B
v(~
vB
Dalla normalizzazione:
2
† ~σ ·~
p †
v † v = 2E ⇔ |N |2 · vB m+E v B + v B B =
v
† ~ 2 +m2 +E2 +2mE
p |N |2
= |N |2 · vB vB (m+E)2 = . . . = 2E · m+E ≡ 2E
m
√ √
|N | = m + E ⇔ N = fase m + E ⇔
~σ·~p
√ vB
⇔ v(~
p, λ) = fase m + E · m+E
vB
√ χ+
u p~, 12 = fase · E + m · eiα+ · |~
p|
E+m · χ+
√ χ−
u p~, − 12 = fase · E + m · eiα− · |~
p|
− E+m · χ−
|~p |
√ − ·χ
v p~, 21 = fase · E + m · eiβ+ · E+m −
χ −
|~p |
√ ·χ
v p~, − 21 = fase · E + m · eiβ− · E+m +
χ+
Da queste espressioni espli
ite è fa
ile veri
are la validità delle varie rela-
zioni di
ompletezza e proprietà degli spinori stabilite nella sezione pre
edente
(tuttavia questo ri
hiede un'opportuna s
elta dei fattori di fase: eiα± , eiβ± ).
∂L i i
πψ = = ψ† πψ † = − ψ
∂ ψ̇ 2 2
5
Si può an
he sempli
emente dagare l'equazione del moto per ψ e poi moltipli
arla a
destra per γ0.
e da questi:
↔
H = −L + πψ ψ̇ + ψ̇ † πψ† = − 2i ψ γµ ∂ µ ψ + mψψ + 2i ψ † ψ̇ − 2i ψ̇ † ψ =
↔
i ~ 0 ˙ 0 † †
= − 2 ψ ~γ · ∇ ψ + ψγ ψ̇ − ψγ ψ − ψ ψ̇ + ψ̇ ψ + mψψ =
↔
i ~ ψ + mψψ
= − 2 ψ ~γ · ∇
⇓
↔
i ~ ψ
H = mψψ − ψ ~γ · ∇
2
Da
ui:
Z Z Z ↔
i ~ ψ
H= d3 x H = m d3 x ψψ − d3 x ψ ~γ · ∇
2
Il fatto nuovo rispetto ai
asi pre
edenti è rappresentato dal segno meno tra
i due termini della (4.59). Ciò porta alla
onseguenza
he gli operatori devono
veri
are relazioni di anti
ommutazione. Infatti, mantenendo l'interpretazione
orpus
olare per
ui: b|0i = d|0i = H|0i = 0, l'uso di
ommutatori per b, b† , d,
d† darebbe luogo a energie non positive. Pertanto,
onfermando la dis
ussione
del primo
apitolo, assumeremo7 :
b† , b† +
= b, b + = d† , d† + = . . . = 0 (4.60a)
Algebra degli operatori b, b† , bλ p~ , b†λ′ p~′ + = δλ λ′ δp~ p~′ (4.60b)
d, d†
dλ p~ , d†λ′ p~′ + = δλ λ′ δp~ p~′ (4.60
)
6
I
onti sono
ompletamente sviluppati nell'appendi
e O.
7
Omettiamo
ompletamente di dis
utere le parentesi di anti
ommutazione per gli operatori
di
ampo. Se
'è tempo s
riveremo un'apposita appendi
e.
L'aspetto
orpus
olare emerge dall'appli
azione degli operatori b† , d† allo stato
di vuoto:
b|0i = d|0i = 0, P µ |0i = 0
b†r p~ |0i := r, p~ b , d†r p~ |0i := r, p~ d (4.63)
P µ r, p~ b,d = pµ r, p~ b,d
e
osì via.
Oss. Ri
ordiamo
he gli anti
ommutatori garantis
ono la validità del prin
ipio
di es
lusione di Pauli, infatti:
†
b†r (~
p) b†r (~
p) + b†r (~
p) b†r (~
p) p) , b†r (~
br (~ p) +
† †
br (~
p) br (~
p) = = =0
2 2
⇓
p) b†r (~
b†r (~ p) = 0
da
ui:
b†r (~
p) b†r (~
p) |0i = b†r (~
p) |r, p~ib = 0
ioè non possono esistere 2 stati
on gli stessi numeri quanti
i (
he è
proprio il prin
ipio di es
lusione di Pauli).
Così uno stato multiparti
ellare è rappresentato da:
N
Y M
Y
d†ri (~
pi ) b†rj (~
pj ) |0i ≡ |r1 , p~1 ib . . . |rM , p~M ib |r1 , p~1 id . . . |rN , p~N id
i=1 j=1
= −i 2i ψγ µ ψ − i 2i ψ † γ 0 γ µ ψ = ψγ µ ψ
↑
ψ † γ 0 =ψ
R R R
• Q= d3 x j 0 (~x, t) = d3 x ψγ 0 ψ = d3 x ψ † ψ
Una delle ragioni per l'uso dell'equazione di Dira
ome equazione relativisti
a
per l'elettrone all'interno dello s
hema della Ia quantizzazione è proprio la possi-
bilità di denire una densità, denita positiva, j 0 = ψ † ψ
he, se
ondo l'interpre-
tazione della me
ani
a quantisti
a
lassi
a, dovrebbe rappresentare la densità
di probabilità per l'elettrone. L'interpretazione
ambia nello s
hema
on
ettuale
della IIa quantizzazione. Come nel
aso del
ampo s
alare massivo
ari
o an
he
qui j 0 è l'operatore densità di
ari
a elettri
a
he, per l'anti
ommutatività, ora
è libero di assumere entrambi i segni, rappresentando
osì
ontemporaneamente
Operatore di
ari
a per i due oggetti si
i di
ari
a opposta. Questo risulta evidente usando lo sviluppo
ampi spinoriali sviluppati
in onde piane
in onde piane
he fornis
e per Q l'espressione:
X
Q= b†r (~ p ) − d†r (~
p ) br (~ p ) dr (~
p) (4.65)
p
~,r
e, quindi:
Per
on
ludere pre
isiamo in questo
ontesto il signi
ato dell'indi
e r,
he
sappiamo essere legato alla polarizzazione delle parti
elle. Vogliamo identi
are
dal punto di vista della IIa quantizzazione le proprietà di polarizzazione degli
stati:
b†r (~
p ) |0i ≡ |r, p~, q = 1i (4.67a)
d†r (~
p ) |0i ≡ |r, p~, q = −1i (4.67b)
O
orre per questo introdurre la variabile dinami
a
orrispondente al momento
angolare.
Appli
ando il teorema della Nöther per le rotazioni spaziotemporali si di-
mostra
he la variabile dinami
a asso
iabile al momento angolare totale,
on la
densità di lagrangiana (4.58), è:
Z
~ + 1Σ
Operatore momento
angolare totale J~ = d~x ψ † −i~r × ∇ ~ ψ (4.68)
2
~ · P~
S
È istruttivo valutare: |λ, p~, qib .
|~
p|
Si pro
ede
ome segue:
h i
~ · ~np b† (~
~ · ~np | λ, p~, 1 i = S ~ np b† (~ † ~ · ~np | 0 i =
S λ p ) |0i = S · ~ λ p ) − bλ (~
p)S
↑
ma: ~ np |0i:=0 ⇒ b† S·~
S·~ ~ np |0i=0 e allora lo sottraiamo
λ
h i
~ · ~np , b† (~
= S p ) |0i
λ
ioé abbiamo assunto he lo stato di vuoto non possiede nemmeno eli ità.
per ui:
2
Ovviamente, dato
he: C 2 b C −1 = ηc2 b = b, allora: C = C † ,
ioè C è un
operatore hermitiano.
Ries
e an
he (
ome
i aspettiamo, per senso si
o):
CP µ C −1 = P µ → [C, P µ ] = 0 (4.72b)
non hé:
CL C −1 = L (ovvero: [C, L ] = 0)
infatti:
C−1 [iγ∂ − eγA − m] Cψ ⋆ (x) = 0 / · C a sx
Oss. L'asso
iazione fatta
on le (4.74) non è uni
a, infatti esistono altre possibili
s
elte.
infatti si ha:
c 2 T
jµc = ψ γµ ψ c = (η c ) ψ T C −1 γ0 γµ C ψ † = (•)
T T †
†
ma da (4.76): ψC = ηc C ψ † ⇒ ψ C = ψC γ0 = ηc ψ† C † γ0 =
= ηc ψ T C −1 γ0
T T
e: C −1 γ0 γµ C = C −1 γ0 C −1 Cγµ C = γ0∗ γµ∗ = γ0 㵆 = γ0 (γ0 γµ γ0 )
per
ui:
T T T T
(•) = ψ T γ0 (γ0 γµ γ0 ) ψ† = ψ T γ0 γ0T γ0T γ0T ψ † = ψ T γµT ψ =
γ0 γ0T =1
T T T
γ0T (ψ † ) =(ψ † γ0 ) =ψ
T T T T
=ψ ψγµ = − ψγµ ψ = − (jµ ) = −jµ C.V.D.
(jµ )T =jµ per
hè jµ è un numero
N φ(x)φ† (x) = N a + b† a† + b := ab + b† a† + b† b + a† a (4.79)
N.B. L'ultimo termine annulla l'innito derivante da φ(x)φ† (x) qualora lo
hiu-
dessimo su qual
he stato.
4.3.6 Supersimmetria
Può essere divertente notare (ma il signi
ato è ben più profondo)
ome il
problema degli inniti
he si
er
a di evitare
on una ridenizione delle variabili
dinami
he, assuma una lu
e nuova se si
onsiderano insieme
ampi a spin 0
(intero) e 1/2 (semintero).
Ad esempio ri
ordiamo
he per l'energia di un
ampo s
alare e di uno
spinoriale si era trovato
he:
X 1 X ~
H0 = ωk a†k ak + ω k
2
~
k ~
k
X XX
H1/2 = Er b†p bp + d†p dp − Ep (4.81)
p
~,r r p
~
P
=2
r
I segni opposti del termine divergente presente in
ias
una espressione pre
e-
dente (
he sorge dalla
onnessione spin-statisti
a) mostrano la possibilità di
una
an
ellazione, pur
hé il numero di gradi di libertà sia opportuno (in questo
aso o
orrono 4
ampi s
alari per poter annullare l'∞ proveniente da quello spi-
noriale). Questa
onnessione tra gradi di libertà bosoni
i e fermioni
i può venire
espressa in forma rigorosa
ome una supersimmetria. La trattazione uni
ata
di parti
elle a spin intero e semintero
he ne
onsegue
omporta l'esistenza di
generatori (=
ari
he) tale
he:
Q |Bi = |F i e: Q |F i = |Bi
Infatti:
QF |Bi = b† a a† |0i = b† a† a + 1 |0i = b† |0i = |F i
QF |F i = b† a b† |0i = b† b† a |0i = 0
h i
Inoltre: [QF , H] = Q†F , H = 0
h i H
mentre: QF , Q†F =
+ ω
Infatti:
n o h i n o h i
QF , Q†F = b† a, a† b + b† , a† b a = b† a† [a, b] + a, a† b +
=0 =1
n o h i
† † † † † † H
+ a b ,b + b ,a b a=b b+a a=
ω
=1 =0
Compendio di relatività
ristretta
Contenuto
A.1 Assiomi di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
A.2 Le trasformazioni di Lorentz e primi risultati
i-
nemati
i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110
A.3 Tetravettori e 4-vettori . . . . . . . . . . . . . . . . 113
A.4 Cenni di matemati
a tensoriale . . . . . . . . . . . 113
A.4.1 Tensori
ontrovarianti e
ovarianti . . . . . . . . . . 114
Non staremo qui a ri
avare in dettaglio tutte le
onseguenze dei due postulati
he stanno alla base della relatività ristretta:
I. Equivalenza di tutti i sistemi di riferimento inerziali (SRI) nella des
rizione
dei fenomeni si
i.
II. Costanza della velo
ità della lu
e nel vuoto in tutti i sistemi di riferimento
(inerziali e non).
Qui, però, vogliamo ri
ordare l'aspetto più rivoluzionario
ontenuto in essi: la
non validità della me
ani
a newtoniana e, in parti
olare, il passaggio dalle
trasformazioni di Galileo a quelle di Lorentz e
ioè l'abbandono dei
on
etti di
spazio e tempo assoluti per un più generale spaziotempo quadridimensionale
on metri
a non eu
lidea, per ora globale.
x′ := Λx (A.3)
on: Λ = generi
a trasformazione di Lorentz.
Per motivi di sempli
ità s
riviamo Λ solo nel
aso parti
olare di due sistemi
di riferimento S e S′
on gli assi paralleli e
on
ordi e in moto relativo
on
velo
ità vx di S′ rispetto a S:
γ −βγ 0 0
−βγ γ 0 0
Λ=
0
:= (Λµν ) (A.4)
0 1 0
0 0 01
v
on:
β := c
1 (A.5)
γ := p
1 − β2
1
Eliminando questa ri
hiesta si arriva alla relatività generale. Non sono
erto
he sia l'uni
a
onseguenza possibile. Forse an
he in questo
aso,
ome in quello della nota su
essiva, si va
nella direzione di Selleri. Controllare.
2
Queste sono altre due assunzioni impli
ite. In parti
olare la se
onda deve essere imposta
se vogliamo
he linee di universo dritte (
ioè linee di universo prodotte da oggetti
he si
muovono a velo
ità
ostante) in un sistema di riferimento lo siano an
he in tutti gli altri.
Tuttavia mi sembra
he ammorbidendo questa se
onda assunzione si vada nella direzione di
Selleri. Controllare.
y y
S S
v
x x
z z
v
t− 2 ·x
v
t′ = γ t − 2 x = r c
c v2
1 −
c2
x−v·x
x′ = γ (x − v · x) = r
(A.6b)
v2
1 −
c2
y ′
= y
z ′ = z
e:
v
v t′ + 2 · x′
t = γ t′ + 2 x′ = r c
c v2
1 −
c2
x′ + v · x′ (A.7b)
x = γ (x′ + v · x′ ) = r
v2
1− 2
c
y = y ′
z = z′
1
= A20 − γ 2 A2k 2 − A2⊥ = A20 − A2k − A2⊥ =
γ
2
2
= A0 − A ~ C.V.D.
Ri
hiedere
he le leggi si
he siano indipendenti dall'SRI vuol dire, dal punto
di vista matemati
o, ri
hiedere in modo del tutto generale
he le espressioni
matemati
he
he le rappresentano siano formalmente uguali in ogni SRI. La
(A.11) ne è un esempio espli
ito. Questo a
ade automati
amente quando le
equazioni sono s
ritte in forma vettoriale o, più in generale, in forma tensoriale, e
si di
ono equazioni in forma
ovariante (rispetto alle trasformazioni di Lorentz).
Dunque, per ottenere questo risultato,
i o
orre l'armamentario matemati
o
proprio dell'analisi tensoriale.
Esprimeremo le
omponenti di un generi
o vettore di uno spazio 4-D
on la
notazione:
aµ = a0 , ai = a0 , ~a
usando indi
i gre
i per le
omponenti 4-D e indi
i latini per quelle relative allo
spazio ordinario 3-D. Così il vettore delle
oordinate si s
rive:
xµ = ct, ~r = x0 , xi = x0 , ~x
a3
ηµν è il tensore
he
i permette di denire la distanza tra due eventi e per questo
è
hiamato tensore metri
o.
In verità possiamo arontare tranquillamente lo studio in modo più generale,
strizzando
osì l'o
hio ad eventuali estensioni alla relatività generale,
ioè a
spazi
urvi, fa
endo uso dell'espressione:
dove: gµν (x) =tensore metri
o
he può
ambiare da evento a evento nello spazio
4-D.
Oss. Da (A.14) si ottiene (A.13) imponendo due ipotesi:
gµν (x) = gµν ,
ioè imponendo
he gµν sia un tensore denito global-
mente e non più lo
almente;
imponendo
he gµν sia globalmente uguale a (A.13).
Solo quando faremo espli
itamente riferimento allo spazio di Minkowsky lo
evidenzieremo s
rivendo ηµν .
A.4.1 Def.
Data una generi
a trasformazione di
oordinate del tipo: x′ = x′ (x), si di
e
vettore
ontrovariante ogni vettore 4-D
he si trasforma se
ondo la legge:
∂x′ µ ν
a′ µ = a (indi
i alti) (A.15)
∂xν
∂xν
b′µ = bν (indi
i bassi) (A.16)
∂x′ µ
∂x′ µ
Λµν ≡ (A.17)
∂xν
∂x′ µ ν
dx′ µ = x (A.18)
∂xν
∂x′ µ ν
⇒ x′µ = x (A.19)
∂xν
∂ ∂x′ν ∂
∂ µ := =
∂xµ ∂xµ ∂xν
e ries
e:
µ 1 ∂ ∂ 1 ∂ ~
∂ = ,− k ≡ , −∇ ≡ (∂0 , −∂k )
c ∂t ∂x c ∂t
a · b = aT g b = aµ bµ = aµ bµ = gµν aµ bν (A.20)
a · b = ηµν aµ bν = a0 b0 − ~a · ~b
g = gT (A.21)
3. Ovviamente:
η 2 = 14 (A.22)
4. Inoltre:
g = g −1 (A.23)
infatti:
g 2 = 14
⇒ g = g −1
g · g −1 = 14
ioè:
g −1 λν
= g λν (A.24)
aµ = gµν aν , aµ = g µν aν (A.25)
La
inemati
a della relatività ristretta può venire dis
ussa in maniera più ele-
gante e, allo stesso tempo, resa più
hiara e illuminante rispetto a quanto fatto
nora fa
endo ri
orso alla teoria dei gruppi,
osì
ome si fa nella me
ani
a
lassi
a.
Nella me
ani
a
lassi
a e quantisti
a le rotazioni tridimensionali rientrano
nell'insieme delle trasformazioni di
oordinate
he las
iano invariato il modulo
del 3-vettore ~x; insieme
he, si s
opre, essere dotato della struttura di gruppo.
Possiamo operare analogamente per la teoria della relatività ristretta, dato
he
qui sono le trasformazioni di Lorentz ad emergere
omeparte delle trasformazio-
ni
he las
iano invariato il modulo del 4-vettore x0 , ~x : x2 = x20 − ~x 2 3 . Allora
possiamo riformulare la
inemati
a della relatività ristretta
ome lo studio del-
l'insieme (
he si rivelerà essere a sua volta un gruppo) di tutte le trasformazioni
he las
iano x2 invariante.
D'ora innanzi indi
heremo lo spazio di Minkowsky sempli
emente
on la
lettera:
M := R4 , gµν . (A.26)
A.5.1 Def.
Si di
ono trasformazioni di Lorentz omogenee le trasformazioni:
Λ : R4 −→ R4
(A.27)
x 7−→ x′ := Λx
3
Il più generale insieme di trasformazioni
ontinue e lineari
he soddisfa questo requisito
si rivela essere il
osiddetto gruppo di Poin
aré.
Conseguenze:
1. Linearità:
Λ ax1 + bx2 = aΛ x1 + bΛ x2 ⇒
P ν P ν ′ P ν
⇒ Λ(x) = x Λ (b
eν ) = x ebν = x ebµ Λν µ
ν ν µν
P ⇒
= x′ = x′ µ ebµ
µ
X
⇒ x′ µ = Λµν xν (A.29)
ν
he è proprio la (A.3): x′ = Λx. Come abbiamo già più volte detto, questa
è la legge di trasformazione
aratterizzante ogni 4-vettore
ontrovariante
nello spazio di Minkowsky (non
hé la generalizzazione di (A.10)).
Ries
e an
he:
ioè:
X
x′µ = Λµν xν (A.30)
µ
2. Isometria:
Λµα xα
k
2 2 µ α ν β
|x′ | = |x| ⇔ ηµν x′ µ x′ ν ηµν Λ α x Λ β x
=
⇔
= ηαβ xα xβ
ovvero:
ΛT ηΛ = η (A.31b)
3. Continuità:
A.5.2 Def.
Si di
ono trasformazioni di Lorentz (omogenee) proprie le trasformazioni di
Lorentz omogenee Λ tali
he: det Λ = +1.
Oss. Ovviamente noi s
egliamo:
det Λ = +1 (A.34)
λ
xλ = Λ−1 µ
x′ µ (A.35)
2. Λ è ortogonale, ioè:
3. Da (A.32) ri avo:
ioè:
Λ−1 = ηΛT η
o an
he:
T µ
Λ−1 = η −1 ΛT η = ηΛη −1 ⇔ Λ−1 ν = ηνβ Λβα η αµ
ε ′ νµλρ = − ε ′ µνλρ
ioè:
′ ′
λ′ ρ′
ε ′ µνλρ = Λµµ′ Λνν ′ Λλλ′ Λρρ′ ε µ ν = (det Λ) εµνλρ = ± εµνλρ (A.38a)
′ ′
µνλρ λ′ ρ′
ε′ = Λµµ′ Λν ν ′ Λλλ′ Λρρ′ εµ ν = εµνλρ (A.38b)
A.6.1 Teorema
Tutte e sole le matri
i Λ ∈ GL(4,R) tali
he (det Λ)2 = 1, Λ00 ≥ 1 e las
iano
invariati i due tensori g µν e εµνλρ sono trasformazioni di Lorentz omogenee
he
agis
ono nello spazio di Minkowsky 4-dimensionale.
Se, inoltre, ries
e an
he: det Λ = +1 allora avremo una trasformazione di
Lorentz omogenea propria.
Ora siamo pronti per
er
are una parametrizzazione per le Λ. Sappiamo
he
i bastano 6 parametri indipendenti (sui 16
oe
ienti
he formano una
rappresentazione matri
iale per Λ). Abbiamo an
he intuito
he il gruppo di
Lorentz
ontiene in sé il gruppo delle rotazioni 3-D, da
ui eredita 3 parametri.
Per farla breve:
A.6.2 Teorema
Ogni Λ ∈ SO(3, 1) può essere s
ritta in maniera univo
a
ome:
A.6.1 Corollario
L'insieme SO(3, 1), dotato della legge di moltipli
azione tra matri
i, è un gruppo
di Lie a 6 parametri (dalla (A.39)) non
ompatto (poi
hé il dominio della ξ è
illimitato).
Gli enti matemati
i possono essere
lassi
ati in funzione del loro
ompor-
tamento rispetto alle trasformazioni di Lorentz. Così avremo oggetti invarianti
(
ioè s
alari invarianti) e
ovarianti a vista (tipi
amente vettori) di
ui abbia-
mo già in
ontrato al
uni esempi in (A.3) o in (A.29)). Vediamone altri
asi
parti
olarmente importanti:
~ · ~a
∂µ aµ = ∂0 a0 + ∇
ed è un invariante.
• Il d'alambertiano, he ha la forma:
~ ·∇
:= ∂ µ ∂µ = ∂02 − ∇ ~ = ∂02 − △2
è un invariante.
tµν11νµ22...ν
...µM
N
he si trasformano osì:
t′ νµ11νµ22...ν
...µM
N
= Λµ1λ1 · · · ΛµM β1 βN α1 α2 ...αM
λM Λν1 · · · ΛνN · tβ1 β2 ...βN
he, però, non ha le dimensioni si
he
orrette. Tuttavia se operiamo nel modo
seguente:
" 2 #
2 2 2 1 d~r 2 2 ~v 2
ds = c dt 1 − 2 = c dt 1 − 2 ⇒
c dt c
p
⇒ ds = c · dt 1−β2 (A.40)
(dove abbiamo eliminato la radi
e negativa per
hé
onsideriamo solo
asi di tipo
light-like e spa
e-like), allora, dato
he ds e c sono invarianti, possiamo denire
il nuovo invariante:
ds p dt
dτ := = dt 1 − β 2 = (A.41)
c γ(t)
se: v = 0 ⇒ dτ = dt (A.42)
Zτ2 Zt2 p
τ2 − τ1 = dτ = dt 1 − β(t) (A.43)
τ1 t1
on: t1 = t(τ1 )
t2 = t(τ2 )
Ma è an
ora più interessante trovare l'intervallo di tempo ∆t = t2 − t1 misurato
da S in
orrispondenza dello stesso intervallo di tempo proprio ∆τ = τ2 − τ1 :
Zτ2
t2 − t1 = dτ γ(τ ) (A.44)
τ1
In parti
olare per un sistema in moto a velo
ità
ostante ries
e: γ = cost al
variare di τ per
ui:
t2 − t1 = γ τ2 − τ1 ⇔ t = γτ + cost (A.45)
dX µ
V µ := (A.46a)
dτ
La se
onda è
he:
V 2 = V µ Vµ = γ 2 c2 − γ 2~v 2 = γ 2 c2 − ~v 2 = γ 2 c2 1 − β 2 = c2
ioè le 4-velo
ità sono dei 4-vettori
he hanno
ome modulo sempre
la velo
ità della lu
e.
x2 x2'
θ
P
r
r'
v
O
O' x1 x1'
ϕ ϕ'
x3 x3'
r′ x′
Figura A.2: S : O, ~r, t, ~v , ~uP = d~
r
dt = dt ;
d~
x
S ′ : O′ , ~r ′ , t′ , ~v ′ , ~uP′ = d~
dt′ = d~
dt′
dx2 = dx′2
⇔ d~x⊥ = d~x⊥′
dx = dx′
3 3
1. le espressioni pre
edenti si ridu
ono alle ben note trasformazioni di Galileo
se: v, u ≪ c, infatti in questo
aso:
~v · ~u v u 1
≤ · ≪ 1, non
hé: γv = p ≃1⇒
c2 c c 1 − β2
1
≃1
~v · ~u
1 − 2 u′k ≃ uk − v
⇒ c ⇒
1 ′
≃1 ~u⊥ ≃ ~u⊥
~v · ~u
γv 1 − 2
c
ovvero proprio:
~u ′ ≃ ~u − ~v
u3 u′3 1 + ~vc·~
u
2
⇔ tan φ = = · =
u2 γv 1 + v ·~
~
c2
u u′k + v
= tan φ′ ⇔ φ = φ′ + kπ, k = 0, 1, 2, . . .
φ = φ′ (A.48)
Poi:
u⊥ u′⊥ γv 1 + ~vc·~
u
2 u′ · sin θ′
tan θ = = ·~
· ′ =
x ⇔
uk ~
v
γv 1 + c2 u uk + v γv (u′ · cos θ′ + v)
8
< u′ =u′ ·sin θ′
⊥
ma:
: u′ =u′ ·cos θ′
k
u′ · sin θ′
tan θ = (A.49)
γv (u′ · cos θ′ + v)
Inne:
s 2
q 1 2 ~u⊥′
2 2 ′
u = uk + u⊥ = ′ · uk + v + =
1 + ~vc·~u2 γv2
1 q 1
= u′
v ·~
· u′k2 + v 2 + 2u′k v + 1 − βv2 · u′⊥2 = x ′ ·
~
1 + c2 1 + ~vc·~u2
q 1
· u′k2 + u′⊥2 + v 2 + 2u′ v cos θ′ − βv2 u′ 2 sin2 θ′ = ′ ·
1 + ~vc·~u2
s 2
vu′ sin θ′
· u′ 2 + v2 + 2u′ v cos θ′ −
c
ioè:
s ′ 2
vu sin θ′
u′ 2 + v 2 + 2u′ v cos θ′ −
c
u= ′
(A.50)
~v · ~u
1+ 2
c
dt dt′
dτ = = (A.52)
γu γu′
Da
ui:
d~x⊥ d~x⊥′ γu′
· γu = ′
· γu′ ⇔ γu · ~u⊥ = γu′ · ~u⊥′ ⇔ ~u⊥ = · ~u⊥′
dt dt γu
he, per
onfronto
on (A.47a), da:
γu′ 1 ~v · ~u ′
= u′
v ·~
~
⇔ γu = γu′ · γv · 1 + (A.53a)
γu γv 1 + c2
c2
ioè:
dγ γ
= 2 ~u · ~a (A.55)
dt c − u2
dunque:
γ2c
A0 = ~u · ~a
c2 − u2
(A.56)
~ γ γ2
A=γ 2 ~
u · ~
a ~u + γ~
a = ~u · ~a ~u + γ 2~a
c − u2 c2 − u2
ioè le tre
omponenti spaziali della 4-a
elerazione
oin
idono
on le
ompo-
nenti della usuale a
elerazione 3-D.
Il modulo quadro di A vale:
2 2 γ 4 2 n h 2 io2
~ =
|A| = Aµ Aµ = A20 − A ~
u · ~
a − γ 2 γ
2 ~
u · ~
a ~u + ~
a =
c c
2 h i2
= γ4 β~ · ~a − γ 4 γ 2 β ~ · ~a β~ + ~a = γ 8 β ~ · ~a 2 −
h 2 i
−γ 4 γ 4 β ~ · ~a 2 β
~ + ~a 2 + 2γ 2 β ~ · ~a 2 =
2
~ · ~a 2 − γ 8 β
= γ8 β ~ · ~a 2 β
~ − γ 4~a 2 − 2γ 6 β ~ · ~a 2 =
~ · ~a 2 1 − β
= γ8 β ~ 2 − 2γ 6 β ~ · ~a 2 − γ 4~a 2 =
h i
~ · ~a 2 − γ 4~a 2 = −γ 4 γ 2 β
= −γ 6 β ~ · ~a 2 + ~a 2 risultato errato
7
Ri
ordo
he (A.7b)
omporta:
v v drk
dt = γv dt′ + 2 drk′ = γv dt′ 1 + · ′
= γv 1 + βv βk′ dt′
c c cdt
βv
d~u⊥′ γv 1 + βv βk′ − ~u⊥′ γv c du′k
d~u⊥ = 2 =
γv2 1 + βv βk′
~ ′ βv du′
d~u⊥′ + d~u⊥′ βv βk′ − β⊥ k
= 2
γv 1 + βv βk′
per ui:
du′k
duk ′
dt duk 1 dt′
ak = = · ′ = · 2 =
dt dt dt γv 1 + βv βk′ γv2 1 + βv βk′
a′k
= 3
γv3 1 + βv βk′
Dunque:
a′k
a = 3
k
γv3 1 + βv βk′
(A.57)
~′
~a⊥′ + βv ~a⊥′ βk′ − a′k β
⊥
~a⊥ = 3
γ2 1 + β β′
v v k
F µ := m0 Aµ (A.58)
dove: m0 = massa a riposo della parti
ella, misurata nel SRI solidale
on la
stessa.
Fa
endo i
onti si dimostra an
he
he per v ≪ c la pre
edente si ridu
e proprio
a:
F~ ≃ m~a
Tuttavia l'utilità di (A.58) è limitata dall'assenza di riferimenti immediati al-
le
orrispondenti grandezze
lassi
he della rappresentazione 3-D a
ui siamo
abituati.
Un se
ondo modo di esprimere la dinami
a relativisti
a è attraverso l'ana-
logia
on un'altra espressione
lassi
a per la forza,
he è an
he più generale del
II prin
ipio della dinami
a poi
hé
ontempla eventuali variazioni di massa:
d~
p
F~ :=
dt
Per seguire questo per
orso dobbiamo innanzitutto denire il 4-impulso P µ della
parti
ella:
P µ := m0 V µ (A.59)
dove: m0 = massa a riposo invariante della parti
ella
e poi
ostruire la 4-forza:
dP µ dV µ
F µ := = m0 (A.60)
dτ dτ
Oss. F µ è un 4-vettore
ontrovariante per trasformazioni di Lorentz per
hé
denito dal rapporto tra il 4-vettore
ontrovariante dP µ e lo s
alare
invariante dτ .
µ
(A.60) è perfettamente equivalente a (A.58) per
hé: dV dτ ≡ a .
µ
P~ = m~v (A.63)
2 γ2 γ2
~ · ~a β
~ · ~a, γ 2 β ~ + ~a
= m0 γ ~u · ~a, 2 ~u · ~a ~u + ~a = m0 γ 2 γ 2 β
c c
ioè, in
omponenti:
~ · ~a
F 0 = m0 γ 4 β
~
~ · ~a β
F = γ 2 m0~a + γ 4 m0 β ~ = mγ~a + mγ 3 β
~ · ~a β~
~
~ := dP
F (A.64)
dt
on le sue varianti:
~ = d(m~v ) = d(γm0~v )
F
dt dt
Il legame
on la 3-forza relativisti
a è presto ottenuto:
dP~ dP~ ~
F~ = =γ = γF (A.65)
dτ dt
Oss. 1. Per basse velo
ità (v ≪ c) P~ → p~ e F ~ → f~,
ioè tutto ritorna nel
sol
o della me
ani
a newtoniana.
2. Non
'è un legame diretto immediato tra F~ e f~ fondamentalmente
per
hé, in ambito relativisti
o, bisogna tenere
onto
he a
elerando
un oggetto variano sia la 3-velo
ità
he la massa relativisti
a, e non
più solo la 3-velo
ità.
dP 0 dP 0
F0 = =γ γF
= 0
dτ dt
d γm c dγ
0
oppure = γ = γm0 c
dt dt
Oss. Come
onseguenza del
al
olo in atto, abbiamo ri
avato la seguente for-
mula:
dP 0 dγ
F0 = = m0 c (A.66)
dt dt
dunque:
γ ~
F0 = ~v · F (A.67a)
c
o an he:
F0 ~
~v · F
F0 = = (A.67b)
γ c
In denitiva:
!
~
~v · F
~
F µ = γF0 , γ F = γ ~
, γF
c
Ora siamo pronti per trovare il signi
ato si
o di F0 . Dalla (A.67b), egua-
gliata
on (A.66), ottengo:
~
~v · F F0 dγ d m0 c2 γ d mc2
= = m0 c ~
⇒ ~v · F = =
c c dt dt dt
ioè:
2
~ = d mc
~v · F (A.68)
dt
osi
hé: dt d 1
v 2 deve a sua volta rappresentare la variazione di energia totale
2 m~
del
orpo nel tempo dovuta all'azione di f~.
In modo del tutto analogo si ragiona in me
ani
a relativisti
a, an
he se
on
risultati ben diversi. La (A.68) viene
osì interpretata:
2
~ = d mc
~v · F
dt
= W = potenza erogata/assorbita dalla forza
Rimandiamo l'analisi del termine di destra alla sezione A.10. Qui
i limitiamo
a dire solo
he possiamo
on
ludere
he:
Questa
i permette di dare una forma espli
ita alla forza di Minkowsky:
dpµ dpµ W
Fµ = =γ = γ , γF
dτ dt c
Ci rimane da valutare
ome
ambia la forza da un SRI all'altro e relative
onseguenze. Ovviamente il 4-vettore forza relativisti
a si trasforma se
ondo le
solite trasformazioni di Lorentz:
h i
~ ′ · ~v ′ = γv γu F
F0′ = γv F0 − βv F1 γu′ F ~ · ~v − vγu F1
βv
F1′ = γv F1 − βv F0 γu′ F1′ = γv γu F1 − ~ · ~v
γu F
c
F2′ = F2 γu′ F2′ = γu F2
ioè:
h i
F~ ′ · ~v ′ = γv γu F ~ · ~v − v F1
γu′
′ γv βv ~
F
1 = γu F 1 − F · ~
v
γu′ c
γu
F2′ = F2
γ u′
γ
F3′ = u F3
γu′
e tenendo
onto della (A.53b), inne si ottiene:
~ · ~v − v F1
F
~ ′ ′
F · ~v =
~v · ~u ′
1 −
c2
F1 − βcv F ~ · ~v
′
F1 =
~v · ~u ′
1 −
c2
p (A.70)
F 1 − βv2
F ′
= 2
2
~v · ~u ′
1− 2
c
p
2
F′ = F3 1 − βv
3
~v · ~u ′
1− 2
c
d~v 1 ~ ~v ~ 1h ~
~·F
~ β
i
m0 = F − 2 ~v · F = F−β (A.72)
dt γ c γ
~ k ~v (
ioè moto rettilineo della parti
ella, per un'opportuna s
elta della
2. F
velo
ità iniziale):
~ = ~v vF = ~nv 2 F = v 2 F
~v ~v · F
~
dove abbiamo posto: ~n := F
F ≡ v
~
v
Allora:
~
d~v 1 ~ v2 ~ 1
~ = γ 3 m0 d~v
~ = F ⇒ F
m0 = F− 2 F = 1 − β2 F
dt γ c γ γ3 dt
Una prima importante
on
lusione da questi due
asi parti
olari è
he otte-
niamo dierenti dipendenze della massa dalla velo
ità;
iò indi
a
he non esiste
una dipendenza universale della massa dalla velo
ità e proprio per questo è
doveroso usare, dove possibile, la massa a riposo invariante.
1
E= m0~v 2 := K
2
Sottolineiamo
he se si assume
he il
orpo a riposo ha un'energia E0 non
nulla, allora l'energia totale dello stesso risulta:
E = K + E0
m0 c2
E := mc2 +
ost. = γ m0 c2 +
ost. = p +
ost. (A.74)
1 − β2
Se la
ost. = 0
otteniamo:
m0 c2
E = mc2 = γ m0 c2 = p (A.75)
1 − β2
solo
he qui l'energia della parti
ella a riposo (per: v = 0,
ioè: γ = 1) risulta
essere l'ar
inota relazione di Einstein:
E0 := m0 c2 (A.76)
E = K + E0
K = E − E0 = γm0 c2 − m0 c2 = m0 c2 · (γ − 1) (A.77)
Ci rimane an
ora il problema della solita
ostante
he, però, questa volta
rimane ssata dalla si
a stessa ed è identi
amente nulla. Argomentazioni non
rigorose
i portano alle seguenti
onsiderazioni.
La si
a
i impone di soddisfare i due seguenti requisiti:
i) le varie grandezze devono essere Lorentz
ovarianti;
ii) nel limite per βv → 0, le grandezze relativisti
he devono ri
ondursi alle
orrispondenti grandezze
lassi
he (una sorta di prin
ipio di
orrispon-
denza).
In parti
olare il se
ondo vin
ola la s
elta: supponendo la
ostante non nulla,
allora deve essere:
E = m0 γc2 + C (A.78)
ioè:
m0 v 2 m0 v 2
E = m0 c2 + + . . . + C ≃ E0 + +C
2 2
Questa è proprio l'espressione
lassi
a
on, in più, l'energia di riposo, ma solo
se imponiamo proprio: C = 0.
= m0 γ 3~v · d~v
Di qui:
Z
K = m0 d~v · ~v γ = . . . = m0 c2 γ +
ost.
E
velo
ità relativisti
a ⇔ ≫1 (A.79)
m0 c2
Questa
ondizione torna utile ogni qualvolta la velo
ità si avvi
ina al suo
limite C , poi
hé in questo
aso l'energia tende all'innito. Per
iò pi
o-
le variazioni di velo
ità in vi
inanza di c possono alterare radi
almente
l'energia della parti
ella.
Abbiamo tutti gli elementi per dare un'o
hiata esaustiva al 4-vettore impulso
P µ . In parti
olare indaghiamo la relazione tra la
omponente P 0 e l'energia.
m0 c2 γ E
P 0 = m0 cγ = = (A.80)
c c
per
ui:
E
Pµ = , γ~
p = (m0 γc, m0 γ~v ) (A.81)
c
E2
P 2 = Pµ P µ = p |2 = m20 c2
− |~ (A.82)
c2
he è un invariante relativisti
o. Questa è una relazione invariante molto impor-
tante per
hé
i da il legame tra l'impulso relativisti
o e l'energia relativisti
a di
una parti
ella, infatti:
p
E = c p~ 2 + m2 c2 (A.83)
Da
ompletare
A.13 Formulazione lagrangiana
δS = 0 (A.87)
∂L
p := (A.90a)
∂ q̇
E := H := q̇p − L = K + U (A.90b)
derivano dalla
ondizione di estremale per essa. Ma se
osì deve essere allora
an
he il termine di destra di (A.86) deve esserlo,
osa
he non avviene per
hé dt
non lo è. Allora sfruttiamo la (A.52): dt = γdτ per sostituire a dt l'invariante
dτ :
Z τ2
S= dτ γ · L (A.91)
τ1
Per determinare α basta imporre il solito limite non relativisti
o,
ioè imporre
he per β → 0 (A.92) diventi (A.89). Sviluppiamo in serie:
p β2
1 − β2 = 1 + 0 − + ...
2!
per
ui, per pi
oli β ,
ioè tron
ando al termine in β 2 la serie:
e una sua pi
ola variazione dovuta a una pi
ola variazione nel
ampo:
φ(x) 7→ φ′ (x) = φ(x) + δφ(x)
on: δφ(x) = 0 in t1 , t2 e al di fuori di un 3-volume spaziale ra
hiuso da una
2-super
ie spaziale per ogni istante di tempo (super
ie
he può an
he
variare nel tempo).
3-volume
B = 2-superficie
R
x
Figura B.1: diagramma spazio-temporale (
on la
oordinata z soppressa) della
regione 4-dimensionale in
ui la variazione del
ampo: δφ(x) NON è nulla.
Allora:
I 7→ I ′ := I + δI
m
R R n o
∂L ∂L
δI = I ′ − I = δ d4 x L [φ, ∂µ , x] = d4 x ∂φ δφ + ∂(∂µ q) δ (∂µ φ) =
R ∂L
R ∂L
= d4 x ∂φ δφ + d4 x ∂∂µ φ ∂µ δφ
R R x42
∂L ∂L
− dx1 d3 x ∂1 ∂∂ 1φ
δφ + . . . + ∂∂4 φ δφ 4−
x1
R 4
R 3 ∂L
− dx d x ∂4 ∂∂ 4φ
δφ
Ma:
x12 t2
∂L ∂L
δφ = δφ = 0, per
hé: δφ(t2 ) = δφ(t1 ) = 0.
∂∂1 φ x1 ∂∂t φ t1
1
e an
he:
xi2
∂L
∂∂i φ δφ i = 0, per
hé: δφ(xi2 ) = δφ(xi1 ) = 0, essendo i punti xi1 e xi2
x1
sul bordo B della regione R, ∀ i = 1, 3.
In generale gli stati avranno norma innita; una di
oltà ben nota
he, se
ne
essario, può essere aggirata usando pa
hetti d'onda anzi
hé onde piane (al
prezzo, però, di introdurre
osì un'ulteriore ipotesi sulla
ostituzione
della funzione d'onda
he rappresenta l'eventuale parti
ella).
Contenuto
D.1 Funzione di Pauli-Jordan . . . . . . . . . . . . . . . 146
D.1.1 Proprietà della funzione di Pauli-Jordan . . . . . . . 146
1
∆A (x1 ) · ∆B (x2 ) ≥ |h[A (x1 ) , B (x2 )]i| (D.1)
2
Espressione
he si ridu
e alle relazioni di indeterminazione di Heisenberg:
~
[A (x1 ) , B (x2 )] = i~ ⇔ ∆A (x1 ) · ∆B (x2 ) ≥ (D.2b)
2
ma, nella teoria quantisti
a dei
ampi, questo deve a
adere solo in
oppie
di eventi x1 , x2
he, in aggiunta, soddisno an
he il vin
olo relativisti
o :
Prima di addentrar
i nei
onti dei
ommutatori
onviene fare una pi
ola di-
gressione di tipo matemati
o sulle funzioni di Pauli-Jordan
he ritorneranno più
volte in quanto segue. La prin
ipale è quella per una parti
ella s
alare neutra
dotata di massa, da
ui si derivano
p tutte le altre. Ne esistono varie espressioni.
Ponendo ~ = c = 1 e k0 ≡ ω = m2 + ~k 2 si ha:
• In forma dis
reta:
~
1 X sin(ωt) eik·~r
D ~r, t := 3 (D.4a)
L ω
~
k
Z ~
1 sin(ωt) eik·~r
D ~r, t := d3 k (D.4b)
(2π)3 ω
2 2 2 2 δ(k0 − ω) + δ(k0 + ω)
e: δ k −m = δ k0 − ω =
2ω
Z
i 4 δ(k0 − ω) + δ(k0 + ω) − ik·x
= d k [ϑ(k0 ) − ϑ(−k0 )] e =
(2π)3 2ω
Z (Z ~ Z ~ )
i 3 δ(k0 − ω)e − ik0 t eik·~
x
δ(k0 + ω)e − ik0 t eik·~
x
= d k dk0 − dk0 =
(2π)3 2ω 2ω
Z ( ) Z
i 3 e − iωt − eiωt i~
k·~
x i 3 −i sin(ωt) i~k·~
x
= d k e = d k e =
(2π)3 2ω (2π)3 ω
Z
1 3 sin(ωt) i~k·~
x
= d k e C.V.D.
(2π)3 ω
Infatti:
Z
1 ′
D(Λx) = 3
d4 k ′ ε k0′ δ k ′ 2 − m2 e −i k x =
(2π)
Z
1 ′
= 3
d4 k ε k0 δ k 2 − m2 e −ik x
(2π)
poi
hé:
• d4 k ′ = d4 k , essendo k un 4-vettore;
• δ k ′ 2 − m2 = δ k 2 − m2 , essendo k 2 − m2 un invariante di Lorentz;
• k ′ x = kx, essendo il prodotto s
alare di due 4-vettori (e, quindi, un
invariante);
• inne il prodotto
ε k0 δ k 2 − m2 = ϑ k0 − ϑ − k0 δ k 2 − m2
Quest'ultima
aermazione diventa evidente se
i rendiamo
onto
he
δ k 2 − m2 denis
e impli
itamente k0 in funzione di |~k | tramite
q
k0 = ± |~k |2 + m2 ,
he sono due paraboloidi aventi verti
i in ±m:
Notiamo
ome l'integrando è una funzione pari: f (−ω) = f (ω), pertanto pos-
siamo ris
rivere:
Z∞ √
1 ∂ cos(kr) sin t k 2 + m2
D (~r, t) = − dk √ (D.5)
(2π)2 r ∂r k 2 + m2
−∞
1
Si veda Me
ani
a quantisti
a, L. S
hi, p. 509-510 e an
he Introdu
tion to the theory
of quantized elds, N.N. Bogoliubov, D.V. Shirkov, p. 147-149.
√
J1 m λ per: t > r (D.7a)
1 m
D (~r, t) = · √ 0 per: − r < t < r (D.7b)
2π 2 λ
− J m√λ per: t < −r
(D.7
)
1
J0 (z) −→ 1 − O(z 2 )
z→0
Allora3 :
1 m √
D (~r, t) = ε(t) δ(λ) − √ ϑ(λ) ε(t) J1 m λ (D.9)
2π 4π λ
Le (D.4) per una parti
ella s
alare senza massa
orrispondono an
he alle funzioni
di Pauli-Jordan per il
ampo elettromagneti
o e sono date da:
~, Π
I
ommutatori per i
ampi A ~ , a tempi uguali sono (~ = c = 1):
Ai ~x, t , Aj ~y , t = 0 (2.77)
h i
~ ~x, t , Π
Π ~ ~y , t = 0 (2.79)
h
j i ∂i , ∂j
Ai ~x, t , Π ~y , t = i δi j − δ ~x − ~y (2.80)
∆
3
Nell'ultimo passaggio fa
iamo uso di:
ε(t) δ(λ) = δ t2 − r 2 ϑ(t) − δ t2 + r 2 ϑ(−t) =
[δ(t + r) + δ(t − r)] ϑ(t) [δ(t + r) + δ(t − r)] ϑ(−t) δ(t − r) − δ(t + r)
= − =
2r 2r 2r
dove si tenga presente
he la derivazione viene eseguita rispetto a r, in a
ordo
on la (D.5).
i X ~k × ~ε(α) ~k
~ (~x, t) = ∇ × A
H ~= √ a†α ~k eikx − aα ~k e − ikx
L3/2 2ω
~
kα
~ eH
si ri
avano an
he quelli per E ~ 4:
Oss. La (2.80) può essere an
he sviluppata e ris
ritta nella forma seguente:
Z ~
∂i , ∂j ∂ ∂ 1 eik·(~x−~y )
i δi j − δ ~x − ~y = iδij δ ~x − ~y − i i j d3 k
∆ ∂x ∂x (2π)3 k2
∂ ∂
= iδij δ ~x − ~y − i i j G0 ~x − ~y
∂x ∂x
dove:
Z ~
1 eik·(~x−~y ) 1
G0 ~x − ~y := d3 k =
(2π)3 k 2 4π|~x − ~y |
è la funzione di Green di ordine 0.
Riguardo a questi
ommutatori
'è da dire
he si
omportano
ome
i si deve
aspettare,
ioè
i indu
ono a
on
ludere
he possiamo misurare
ontempora-
neamente
on innita pre
isione qualunque
oppia di
omponenti dei
ampi,
tranne nel
aso in
ui la misura avvenga nello stesso punto spaziale su due
omponenti in
ompatibili. Ciò è in a
ordo
on l'insegnamento quantome
a-
ni
o
lassi
o
he vieta la
ontemporanea, innitamente pre
isa misura di due
osservabili in
ompatibili nello stesso punto.
non
hé a:
[Ei (~x, t1 ) , Ej (~y , t2 )] =
∂ ∂ ∂ ∂
= −i δij − D0 (∆~x, ∆t) ∀i, j = 1, 3 (D.13a)
∂t2 ∂t2 ∂xi ∂y j
∂ ∂
[Ei (~x, t1 ) , Hj (~y , t2 )] = −i εij l D0 (∆~x, ∆t) (D.13
)
∂xl ∂t2
dove: ∆~x := ~x − ~y , ∆t := t1 − t2
Z
1 X sin(ωt) i ~k·~r 1 sin(ωt) i ~k·~r
D0 (~r, t) := e d3 k e (D.14a)
L3 ω (2π)3 ω
~
k
Z
1 X sin(ωt) i ~k·~r 1 sin(ωt) i~k·~r
D02 (~r, t) := 3 e d3 k e (D.14b)
L ω3 (2π)3 ω3
~
k
2. in tutti gli altri
asi abbiamo dei
ontributi non nulli,
ompreso lungo le
falde del
ono di lu
e, dove la funzione diverge.
δ ′ (x)
− = δ(~x ) (D.16
)
2πx
Inoltre si tenga
onto
he la
ondizione ∆t = 0 va appli
ata sempre dopo
l'ese
uzione delle derivazioni.
∂ 1 ∂
D0 (~r, ∆t) = · δ(∆t − r) − δ(∆t + r) =
∂t2 ∆t=0 4πr ∂t2 ∆t=0 ↑
poniamo: ρ1 :=∆t−r, ρ2 :=∆t+r
1 ∂ρ1 ∂ (δ(ρ1 )) ∂ρ2 ∂ (δ(ρ2 ))
= · − =
4πr ∂t2 ∂ρ1 ∂t2 ∂ρ2 ∆t=0
1
= · [−δ ′ (∆t − r) + δ ′ (∆t + r)] =
4πr ∆t=0
1 δ ′ (r)
=− {δ ′ (−r) − δ ′ (r)} = = −δ (~r )
4πr 2πr ↑
per: (D.16c)
volta lunghi, fati
osi e noiosi
onti portano alla
on
lusione
he
ias
una
di esse è identi
amente nulla:
∂ ∂
D0 (~r, ∆t) =0
∂t1 ∂t2 ∆t=0
∂ ∂
D0 (~r, ∆t) =0
∂xi1 ∂xj2 ∆t=0
non hé:
∂ ∂
[Ei (~x, t1 ) , Hj (~y , t2 )] = −i εij l D0 (∆~x, ∆t) (D.19
)
∂xl ∂t2
Vogliamo dis
utere al
une pe
uliarità legate alla natura quantisti
a del
ampo
~ H
di radiazione legate alle parentesi di
ommutazione tra N e Aµ , E, ~.
Si noti innanzitutto
he l'operatore:
X
N= a†α ~k aα ~k , (E.1)
α, ~
k
N |0i = 0 (E.2)
Pur avendosi 0E ~ 0 = 0 (
ome risulta dalla formula espli
ita) la uttuazione
vera e propria diverge (non sorprendentemente):
2
2
2 Fluttuazione di energia del
~ 0 − 0E
∆E = 0E ~ 0 ~ 0 = ∞
≡ 0E
ampo e.m.
Espli
itamente:
0 = ←֓ ֒→ = 0
P √ ω
† ikx
h0|E~ |0i = − L3/2
i
ε (α)
~2 0 aα 0 e − h0 | aα |0ie −ikx = 0
α,~
k
~ ~˙ P (α) √ ω † ikx
E=− A=− i
~
ε 2 (aα e −aα e −ikx )
L3/2
α,~
k
e:
2 P P √
0 ~˙ 0 =− ′)
h0|E~ 2 |0i = A 1
2 L3
ε (α) (~
ωω′~ ε (α
k )~ (~k ′ )·
↑
α, α′ ~ k′
k, ~
~ ~˙ P √ † ikx
E=− A=− i
~
ε (α) ω
(
2 aα e −aα e −ikx )
L3/2
α,~
k
nD E D E
′ ′
k ′ ) 0 e i(k+k )x + 0 aα (~
k ) a†α′ (~
· 0 a†α (~ k ′ ) 0 e −i(k+k )x −
k ) aα′ (~
0 = ←֓ ֒→ = 0
D E D E o
′ ′
− 0 a†α (~ k ′ ) 0 e i(k−k )x − 0 aα (~
k ) aα′ (~ k ′ ) 0 e −i(k−k )x =
k ) a†α′ (~
֒→ = 0 h~k, α| = ←֓ ֒→ = |~k ′ , α′ i
P P √ D E
k, α~
′ ′
= 1
2 L3
ε (α) (~
ωω′~ ε (α ) (~
k )~ k ′ )· ~ k ′ , α′ e −i(k−k )x =
α, α′ ~ k′
k, ~
↓ 8
< ω=ω ′
= δα, α′ δ~k, ~k ′ ⇒
: ~k=~k ′
P P P P
= 1
2 L3
ε (α) (~
ω~ ε (α) (~
k )·~ k )·e −i(k−k)x = 2 L
1
3
2
ω =2L 3 ω= ω
L3
↓ ↓
α, ~
k ↓ α, ~
k ~
k ~
k
2
ε (α) (~
=|~ k)| =1 = e0 =1 espli
ito la sommatoria su α
P R R∞ R∞
ω
L3
1
(2 π)3
d3 k ω = 4π
3 0
dω ω 3 = 1
2 π2 0
dω ω 3
~ ↑ (2 π)
k
R RRR R∞
d k = k2 d(cosθk ) dφk dk ⇒
3
d3 k ω= dω d(cosθk ) dφk ω 3 = 4 π 0
dω ω 3
↓ ↓
= dω 2 = dω
Pertanto:
P R∞
h0|E~ 2 |0i = ω
L3
−→
L→∞
h0|E~ 2 |0i= 2 π1 2 0
dω ω 3 −→ ∞
ioè diverge
(E.3)
~
k
~2
Troviamo una sempli
e espressione per E . Ma:
lassi
o
~2 · V
energia media
lassi
a := E
l. ∝ E
l.
E ~ 2 · λ3 ≃ nωλ3
energia media quantisti
a := Equ. = nωV
l.
⇒ ⇓
on: n = densità di fotoni per unità di volume
~ 2
E ≃ nω
V ∼ λ3
l.
Dunque:
b 2
~ 0
0 E 1/λ4 1
≃ ≪ 1 ⇒ nωλ4 ≫ 1 ⇒ nλ3 ≫ 1 ⇒ n ≫ 3
~2
E nω λ
lassi
o
Lamb-shift
Fluttuazione
del vuoto di
fotoni reali
Potenziale
coulombiano
dove: A0 ~r + δ~r rappresenta il
ampo elettrostati
o uttuante. Quest'ultimo
può essere espanso in serie, supponendo
he sia la uttuazione sia
entrata
attorno al valore A0 ~r :
1
= A0 + (δ~r )2 ∆A0
6
Ma:
(δ~r )2 ∆A0 = (δ~r )2 Zeδ ~x
↑
lapla
iano di ~ ·E
A0 : ∆A0 = ∇ ~ = Zeδ ~
x (
on: δ ~
x = delta di Dira
)
da:
e
−ω 2 δr(ω) = E(ω)
m
per
ui:
Z ∞ Z ∞ Z ∞
e2 E 2 (ω) 2α ω3
h(δr)2 i = dω δr2 (ω) = dω = dω
↑ 0 0 m2 ω 4 ↑ π m 2 0 ω4
2
R∞
media temporale per l'eq. (E.3): 1
hE i= 2 π 2 0
dω ω 3
mentre la teoria di Dira
prevede una degenerazione dei due livelli, ed altre
orrezioni non fornis
ono valori apprezzabili per ∆E .
Nel 1947 Lamb e Rutherford osservarono il fenomeno trovando ∆E(2, 0) ≈
1000 Mhz. Prima evidenza sperimentale delle
osiddette radiative
orre
tion
dovute ad eetti del
ampo fotoni
o quantizzato.
Il valore sperimentale più re
ente da:
∆E(2, 0) ≈ 1.057, 862 ± 0, 020 Mhz
exp
mentre
al
oli teori
i ben più ranati del pre
edente fornis
ono:
∆E(2, 0) ≈ 1.057, 864 ± 0, 014 Mhz
th
Statisti
he di Bose-Einstein e
di Fermi-Dira
Il pro
edimento basato su relazioni di
ommutazione tra a e a† è
onsistente
on l'essere i fotoni parti
elle di Bose-Einstein. Se volessimo tenere
onto della
statisti
a di Fermi,
ioè se volessimo quantizzare
ampi di parti
elle a spin se-
mintero, l'antisimmetria degli stati suggeris
e di postulare tra gli operatori di
reazione e distruzione relazioni di anti
ommutazione :
(
[b, b]+ = b† , b† + = 0 Anti
ommutatori per i
(G.1) fermioni
b p~ , b† p~ ′ + = δp~, p~ ′
dove: [a, b]+ := ab + ba. Infatti, dato uno stato a due parti
elle:
p~1 , p~2 = b† p~1 b† p~2 |0i
−p~2 , p~1 = −b† p~2 b† p~1 |0i
ries
e:
p~1 , p~2 = −p~2 , p~1 ⇔ b† p~1 b† p~2 = −b† p~2 b† p~1
si ha:
N 2 = b† b b † b = − b† b† b b + b † b = b† b = N
↑
1 † †
ma: b† b† = b b + b † b† = 0
2
ossia:
N (N − 1) = 0 (G.2)
Infatti, ponendo:
0
|1i :=
( (
1 N |1i = 1|1i b† |0i = |1i
tale
he risulti: e:
1 N |0i = 0|0i b |1i = |0i
|0i :=
0
allora:
h0|N |0i = 0 h0|N |1i = h0|1i = 0
֒→ 00
⇔ N=
h1|N |0i = 0 h1|N |1i = 1 01
֒→
e:
h0| b |0i = 0 h0| b |1i = h0|0i = 1
֒→ ֒→ 01
⇔ b=
h1| b |0i = 0 h1| b |1i = h1|0i = 0 00
֒→ ֒→
e:
h0|b† |0i = h0|1i = 0 h0|b† |1i = h0|b† b† |0i = 0
֒→ ↓
00
† † 1 † †
ma: b b = 2 [b , b ] = 0
+ ⇔ b† =
10
h1|b† |0i = h1|1i = 1 h1|b† |1i = h1|b† b† |0i = 0
֒→
Una dis
ussione più approfondita sulla
onnessione tra spin e statisti
a verrà
Limiti
lassi
i presentata in seguito. Comunque si noti già qui la di
oltà di denire un limite
lassi
o per variabili anti
ommutanti. Mentre per variabili
ommutanti ho:
[A, B]+ = ~ · C
he, nel limite
lassi
o: lim [A, B]+ = 0 ⇔ AB = −BA
~→0
Contenuto
H.1 Quantizzazione a' la HeisenbergPauli . . . . . . . 167
H.2 Quantizzazione a' la Fermi . . . . . . . . . . . . . . 169
H.3 Considerazioni nali . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170
In modo del tutto generale posso leggere il 4-potenziale Aµ (x) nello spazio
dei momenti tramite analisi di Fourier (espansione di Fourier eseguita solo sulla
parte spaziale,
onsiderando il
ampo in un
ubo nito di lato L):
1 X h †µ i Operatore di
ampo e.m. in
Aµ (x) := 3/2 A (k) e i k x + Aµ (k) e − i k x formulazione generale
L ~
k
Ma per
ogni
k esistono quattro 4-vettori di polarizzazione linearmente indipen-
denti ελ λ=0,3
on
ui poter sviluppare gli Aµ (k):
P P
Aµ (k) = µ
ε (λ) (k) aλ (k) ⇒ A † µ = µ
ε (λ) (k) a λ† (k)
λ = 0,3 ↑ λ = 0,3
Possiamo s
egliere questi vettori in modo
he siano tutti perpendi
olari tra loro,
tre di tipo spazio e uno di tipo tempo,
ioè:
† o
+ a(0) (k) a(0) (k)
" #
X X † † 3 1 X ~
= ω a(λ) (k) a(λ) (k) − a(0) (k) a(0) (k) + − ω k
~ λ = 1,3
2 2 ~
k k
" #
X X X
Operatore hamiltoniano = ω N ~k, λ − N ~k, 0 + ω ~k
generale per il
ampo e.m. ~
k λ = 1,3 ~
k
P
La quantità ω ~
k è l'energia di punto zero
he può essere eliminata ridenen-
~
k
do,
ome sempre, in modo opportuno H . Piuttosto, il fatto
he sia presente il
termine − N ~k, 0 indi
a
he, questa volta, l'energia non è più denita positiva.
Se
onsidero gli autostati di N e gli appli
o la H
osì ottenuta (privata
dell'energia di punto zero),
ioè se
onsidero:
† n
a λ (k)
~
H n k, λ = H √ |0 >=
n!
( " #) † n
X X a λ (k)
= ω ~ ′ ′ ~ ′
N k ,λ − N k ,0 √ |0 >
k′
~ λ ′ = 1,3
n!
n n | 0i
− a 0† (k ′ ) a λ† (k) a 0 (k ′ ) − n · a λ† (k ′ ) δ ~k ~k ′ δ λ 0 √ =
n!
† n † n
a λ (k) a λ (k)
= ω n δλi √ | 0i − ω n δ λ 0 √ | 0i =
n! n!
= ω n δ λ i n ~k, i − ω n δ λ 0 n ~k, 0
Con
ludendo:
(
ω n ~k, λ se λ = 1, 2, 3
H n ~k, λ =
~
− ω n k, 0 se λ = 0.
In sostanza, N ~k, 0 da il numero di fotoni
on energia: −k0 = −ω e 3impulso:
−~k .
Aν = 0 ∀ ν = 0, 4
~ ·A
Al − ∂l ∇ ~=0
Passando nuovamente allo spazio dei momenti, in questo
aso avremo solamente:
1 X
~ ~x, t =
A ~ε(λ) ~
k a†λ ~
k e ikx + aλ ~
k e − ikx
L3/2 ~
k; λ=1,3
HeisenbergPauli Fermi
2
Densità di lag. L = − 41 Fµν F µν L = − 41 Fµν F µν − 1
2α ∂µ Aµ
Eq. di E.L. Aν − ∂ν ∂µ Aµ = 0 Aν = 0
Quantizzazione π0 = 0 Canoni
a e formalmente
⇓ Lorentz
ovariante
A0 =
ost. del moto
⇓
on una opportuna gauge-
xing possiamo eliminar-
la n dall'inizio, an
he
se
osì distruggiamo la
ovarianza di Lorentz
1 ~2
Densità di ener. ~2 >0 Non denita positiva
2 E +H
N.B. S
riviamo A~ ~x, t
osì per
hé si annulla la
omponente temporale A0 ,
ioè si annulla an
he εµ(0) = (1, 0, 0, 0)
he è il vettore di polarizzazione
temporale. Inoltre, per quel
he riguarda i rimanenti vettori εµ(λ) , questi
hanno la
omponente ε0(0) = 0, per
ui mi rimane: ~ε(λ)
on: λ = 1, 3.
aλ ~k
Espli
itando e ridenendo aλ ~
k √
2ω
possiamo s
rivere:
1 X ~ε(α) ~k †
~ ~x, t =
A √ · aα ~
k e ikx + aα ~
k e − ikx +
L3/2 ~
2ω
k; α=1,2
↓
omponente trasversale
1 X ~k
+ √ · a†3 ~
k e ikx + a3 ~
k e − ikx
L3/2 ~
2ω
k
↓
omponente longitudinale
Oss. Se
al
oliamo:
( )
X
H a†λ ~k |ni =
x a†λ ~k H |ni + ω · ′
δ λ′ λ a†λ ~k − δ 0 λ′ a†0 ~k =
λ′ =1,3
" ! # (
P P P P )
ma: H , a†λ ~
k = ω a†λ aλ −a†0 a0 ,a† ′ = ω a†λ aλ ,a† ′ − a†0 a0 ,a† ′ =
λ λ λ
~
k λ=1,3 ~
k λ=1,3
8 9
> >
P < P † † † †
=
= ω aλ [aλ , a ′ ]+ [aλ , a ′ ]aλ − δ 0 λ′ δ (~
k− ~ ′
k ) =
~
k
>
:λ=1,3 λ λ >
;
k k
δλ′ λ δ (~
k− ~
k ′) 0
( )
P
= ω′ δλ′ λ a†λ (~
k )− δ 0 λ′ a†0 (~
k)
λ=1,3
m
( )
P
H a†λ = a†λ H + ω ′ δλ′ λ a†λ (~
k )− δ 0 λ′ a†0 (~
k)
λ=1,3
= a†λ ~
k H |ni + ω ′
δλ′ λ a†λ ~
k − δ 0 λ a†0 ~
k |ni =
(
−ω n a†0 |ni − ω a†0 |ni = − (n − 1) ω a†0 ~k |ni se: λ = 0,
= ⇒
ω n a†λ |ni + ω a†λ |ni = (n + 1) ω a†λ ~k |ni se: λ =
6 0.
⇒ a†λ ~k |ni è autostato di H
on autovalori: ±(n + 1) a se
onda
he
λ 6= 0 o λ = 0. Non solo: il fatto
he H a†0 ~k |ni = − (n + 1) a†0 ~k |ni ⇒
a†0 ~k |ni ∝ |n − 1i ⇒ a†0 ~k è un operatore di distruzione,
ontrariamente
a quanto normalmente a
ade per gli operatori di tipo spaziale.
da
ui otteniamo:
a µ ~k, t = b µ ~
k e iωt + c µ ~
k e− iωt
⇓
( )
1 X X
µ iωt i~ −iωt i~
A (x) = b µ ~k e k·~
x
e + c µ ~k e k·~
x
e =
L3/2 ~ ~
k k
↓
s
ambio ~
k −~
k
1 X
= bµ −~
k e ikx + c µ ~
k e −ikx (H.2)
L3/2 ~
k
Sviluppando i
oe
ienti b µ −~k e c µ ~k rispetto alla solita base degli stati di
polarizzazione (presi reali) otteniamo:
X
b µ −~k = dλ −~k ελµ −~k
λ=0,3
X
c µ ~k = fλ ~
k ελµ ~
k
λ=0,3
⋆
Poi, imponendo la
ondizione di realtà: A µ ~x, t = A µ ~x, t , otteniamo:
1 X
dλ −~
k e ikx ελµ −~
k + fλ ~
k e −ikx ελµ ~
k =
L3/2 ~
k
1 X
= d⋆λ −~
k e −ikx ελµ −~
k + fλ⋆ ~
k e ikx ελµ ~
k
L3/2 ~
k
Ri
ordando
he: µ
ε1 −~
k = − ε2µ ~
k
µ
µ
ε2 k = − ε1
−~ ~
k
ε3µ k = − ε3
−~
µ ~
k
µ µ
ε0 k = − ε0
−~ ~
k
da
ui:
d0 −~
k = − f0⋆ ~
k
⋆
d3 k = − f3
−~ ~
k
⋆
⇒
d1 k = − f2
−~ ~
k
⋆
d2 k = − f1
−~ ~
k
1 X
⇒ A µ (x) = dλ −~
k ελµ −~
k e ikx + fλ ~
k ελµ ~
k e −ikx =
L3/2 ~
k; λ=0,3
1 X
= − f0⋆ ~
k · − ε0µ ~
k + − f3⋆ ~
k · − ε3µ ~
k +
L3/2 ~
k
ikx
+ − f2⋆ ~
k · − ε2µ ~
k + − f1⋆ ~
k · − ε1µ ~
k + e +
)
X
µ −ikx
+ fλ k ελ ~
~ k e
λ=0,3
dunque:
1 X
A µ (x) = ελµ ~
k fλ⋆ ~
k e ikx + fλ ~
k e −ikx =
L3/2 ~
k; λ=0,3
1 X εαµ ~k ⋆
= √ aα ~
k e ikx + aα ~
k e −ikx +
L3/2 ~
2ω
k; α=1,2
termine trasversale
µ
1 X ε0 ~k ⋆ ~ ikx
+ 3/2 √ a0 k e + a0 ~
k e −ikx +
L ~
2ω
k
termine temporale
µ
1 X ε3 ~k ⋆
+ 3/2 √ a3 ~
k e ikx + a3 ~
k e −ikx
L ~
2ω
k
termine longitudinale
P ~
dove abbiamo s
elto di sviluppare: ∂ µ Λ(x) = 1
L3/2
δ µ ~k, t e ik·~x µ = 0, 3
~
k
Pertanto:
Z
1 X ~
Λ(x) = dx(µ) δ µ ~k, t e ik·~x µ = 0, 3 indi
e muto
L3/2 ~
k
⇓ integrando
1 X δ (l) ~k, t i~k·~x
se: µ = 1, 3 ⇒ Λ(x) = 3/2 e ∀ l = 1, 3 indi
e muto
L ~
i k(l)
k
δ (l)
per
hé la funzione i k(l) non può dipendere da l. Dunque:
1 X ~
Λ(x) = λ ~k, t e ik·~x
L3/2 ~
k
m
∂ t λ k, t − ~k 2 λ ~k, t = 0
2 ~
da
ui:
1 X
f −~
k = g⋆ ~
k ⇔ Λ(x) = g⋆ ~
k e ikx + g ~
k e −ikx
L3/2 ~
k
ioè:
i X
∂ µ Λ(x) = k µ g⋆ ~
k e ikx − g ~
k e −ikx
L3/2 ~
k
Allo s
opodi valutare: A ′µ (x) = A µ (x)+ ∂ µ Λ(x) sviluppo il
oe
iente
om-
plesso g ~k di Λ(x) sui
oe
ienti aα ~k ,
ioè:
X X
g ~k := λα ~k · aα ~k g ⋆ ~k = λ⋆α ~k · a⋆α ~k
α=0,3 α=0,3
Allora:
A ′µ (x) = A µ (x) + ∂ µ Λ(x) ⇔ A ′µ (x) − A µ (x) − ∂ µ Λ(x) = 0
m
′µ
aα k εα ~k − εα ~k − ik µ λ⋆α ~k e ikx +
⋆ ~ µ
+aα ~k εα′µ ~k − εαµ ~k − ik µ λα ~
k e −ikx = 0
m
εα′µ ~k − εαµ ~
k
λα ~
k =i· ∀ µ = 0, 3
kµ
ioè λα ~
k è un
omplesso puro e infatti: λ⋆α ~
k = −λα ~k ,
ome si può dedurre
εα′µ ~
k −εαµ ~
k
dall'identità pre
edente. In denitiva il rapporto kµ è indipendente
da µ e i
oe
ienti λα ~k devono rispettare questo vin
olo.
Ovviamente la funzione Λ è tale
he rispetti automati
amente la
ondizione
di Lorentz nello spazio dei momenti, infatti :
∂µ A ′µ (x) = ∂µ A µ (x) + ∂µ ∂ µ Λ ⇒ k ′ · εα′ ~k = k · εα ~k C.V.D.
↓
Λ = 0
dove:
Ω := L3 = volume di un
ubo di lato L.
1 X i~k·~x 1 X i~k·~x †
π(x) = √ e p−~k (t) = π(x) = √ e p~ (t)
k
(I.2b)
Ω ~ Ω ~
k k
per
ui ottengo:
P n o
~ ~
φ ~x, t = √1Ω √1
2ω
a~k (t)eik·~x + a~† (t)e−ik·~x
k
~
k n o
P ~ ~
π ~x, t = √1
Ω
−iω
√
2ω
a~k (t)eik·~x − a~† (t)e−ik·~x
k
~
k
1 X −iω n ~ −i~k·~x ~ o
π ~x, t = √ √ a k e − a† ~k eik·~x (I.5b)
Ω ~ 2ω
k
e se ne ri
ava:
π ~x, t = φ̇ ~x, t (I.6)
Ora, sfrutto (I.3a), (I.3b), (I.5a), (I.5b) e (I.6) per trovare le antitrasfor-
mate di Fourier proprio delle (I.5):
r Z
ω 1 ~
(I.4a) ⇒ a~k (t) = ·√ · d3 x e−ik·~x φ(x)+
2 Ω
Z
i 3 −i~
k·~
x
+ d xe π(x) =
ω
r Z
ω 1 3 −i~k·~
x i
= · √ d xe φ(x) + ∂t φ(x) =
2 Ω Z ω
i 1 h i
~ ~
√ ·√ d3 x −iωe−ik·~x φ(x) + e−ik·~x ∂t φ(x)
= 2ω Ω ⇒
ma a noi interessa: a ~k = a~ (t)eiωt
Z " k #
i 1
⇒ a ~k = √ ·√ d3 x −iωeikx φ(x) + eikx ∂t φ(x) =
2ω Ω k
−∂t eikx
Z ↔
i 1
=√ ·√ d3 x eikx ∂ t φ(x)
2ω Ω
Allora, denito:
e−ikx
ek (x) := √ √
Ω 2ω
ries
e:
eikx
e⋆k (x) = √ √
Ω 2ω
Xn o
φ ~x, t = a ~k ek (x) + a† ~k e⋆k (x)
~
k n o
X
π ~x, t = (−iω) a ~k ek (x) − a† ~k e⋆k (x)
~
Z
k
↔
a ~k = id3 x e⋆k (x) ∂ t φ(x)
Z
† ~
↔
a k = −i d3 x ek (x) ∂ t φ(x)
e
on: h0 | 0i = 1,
poi si appli
a l'operatore di
reazione opportuno.
Studiamo in dettaglio il
ampo s
alare neutro
Comin
iamo
on lo studiare lo spazio di Fo
k/Hilbert asso
iato a una parti
ella
n o
⋄
nella rappresentazione dei momenti. Per ora indi
hiamo la base
on: ~k
tale
he:
⋄
~k := a† ~k | 0 i (J.2)
⋄ ⋄ ′
~k ~k = δ 3 ~k − ~k ′ stati ortonormali (J.3)
⋄
Utiliziamo la strana notazione ~k per
hé la s
elta (J.3) non è una normalizza-
zione
ovariante (normaliziamo in 3-D e non in 4-D). Per ottenere quest'ultima
dobbiamo ridenire la normalizzazione degli stati di base,
he indi
hiamo
on:
p
~k := N (k) ⋄~k (J.4)
tale
he:
⋄ ⋄ ′
h~k | ~k ′ i = ~k ~k N (k) = N (k) δ 3 ~k − ~k ′ (J.5)
n o
Se ~k è la base delle onde piane a normalizzazione
ovariante dello spazio a
una parti
ella, allora possiamo sviluppare il generi
o stato monoparti
ella su di
essa:
Z Z
|φi = d̃k ~k ~k φ = d̃k ϕ ~k ~k (J.7)
Z
dove: d̃k ~k ~k = 1 è la
ompletezza;
d3 k
⇒ d̃k =
N (k)
Ora, se N (k) deve essere
ovariante,
ome lo ri
hiede il fatto
he lo sia d̃k , allora
deve rius
ire:
dove: θ k 0 = funzione θ di Heavyside, usata per ottenere solo energie k 0 > 0;
p
ωk = + ~k 2 + m2 > 0;
abbiamo posto δ ~k 2 −m2 per
hé la parti
ella deve essere sulla mass-shell.
1
Ne
onsegue:
1. N (k) = (2π)3 2ωk
2. Ortogonalità e normalizzazione:
′
~k ~k = (2π)3 2ωk δ 3 ~k − ~k ′ := δ̃ ~k − ~k ′ (J.9)
1
δ(x − a)
f (a) = 0 ⇒ δ(f (x)) =
Ri
ordiamo
he se:
|f ′ (a)|
h 02 2 i
Nel nostro
aso: f (x) = f k 0 ~
= k − k + m2 ,
p
ioè abbiamo due soluzioni: k 0 = ± ~ k 2 + m2 := ωk
per
ui:
δ k0 − ωk + δ k0 + ωk
δ k2 − m2 = δ k0 2 − ~k 2 + m2 = =
|2k0 |
0 0
δ k − ωk + δ k + ωk
=
|2ωk |
0
La funzione θ k
i elimina la se
onda δ -di Dira
in quest'ultima espressione.
√
Oss. Il termine 2ωk
i ri
orda
he ~k è sì libero, ma deve pur sempre essere
tale
he: k 0 = ωk > 0.
ioè:
Z
1 1
φ(x) = d3 k φ(k)eikx + φ(−k)e−ikx (J.13)
(2π)3 2ωk
k0 >0
φ̂(−k) φ̂(k)
a ~k := √ , a† ~k := √ (J.16)
(2π)3/2 2ωk (2π)3/2 2ωk
Dunque:
√
φ̂(x)~k = e−ikx | 0 i + 2ωk (2π)3/2 a† ~k φ̂+ (x) | 0 i (J.18)
R
R
. φ̂(x) | φ i = d̃k e−ikx φ̂(x)~k ~k φ = d̃k e−ikx ϕ ~k | 0 i +
R √
d̃k ϕ ~k (2π)3/2 2ωk a† ~k φ̂+ (x) | 0 i
dove: ~k φ = ϕ ~k , per la (J.12).
Pertanto:
Z
φ̂(x) | φ i = d̃k e−ikx ϕ ~k | 0 i +
Z
√
+ d̃k ϕ ~k (2π)3/2 2ωk a† ~k φ̂+ (x) | 0 i (J.19)
◮ Elementi di matri
e
Z
• 0φ̂0 = d̃k eikx 0~k = 0 (J.20)
Mentre da:
√
0φ̂~k = e−ikx h0|0i + (2π)3/2 2ωk 0a† ~k φ̂+ (x)0 = e−ikx
k ←֓
1 0
segue:
• 0φ̂~k = e−ikx per ~k 6= ~0 (J.21)
inve
e da (J.19), in
ui h 0 | a† ~k = 0 (oppure da (J.21) e (J.12)), segue2 :
Z
• 0φ̂φ = d̃k e−ikx ϕ ~k (J.22)
Dunque:
• 0φ̂− − ~k ~k Z= ~k ′ ~k (J.23)
• 0φ̂− (x)φ = d̃k e−ikx ϕ ~k ≡ 0φ̂(x)φ (J.24)
poi
hé:
Z
0φ̂+ (x)~k = d̃k ′ eikx 0φ̂ k ′ ~k =
Z
√
= d̃k ′ eikx (2π)3/2 2ωk′ 0a† k ′ ~k = 0
←֓
=0
Dunque si ha an
he:
2
ATTENZIONE!!! Questi
onti sembrano errati, se
ondo il Wu Chi Tung, poi
hé a lui
viene: h 0| φ̂ |φ i = φ(x)
• 0φ̂ ~k ′ ~k = 0 (J.25)
• 0φ̂+ (x)φ = 0 (J.26)
An
ora:
~k φ̂(x)~k ′ = e−ikx ~k 0 + (2π)3/2 √2ωk′ ~k a† ~k ′ φ̂+ (x)0 =
k
←֓
√
0 h ~k| a† ~k ′ =δ(~k ′ −~k)(2π)3/2 2ωk h 0 |
= (2π)3/2 2ωk · ~k φ̂+ (x)0 = 0
k
0 poi
hé ~ kφ̂− (x)0 = ~ kφ̂(x)0 =0
⇓
• ~k φ̂(x)~k ′ = 0 se ~k, ~k ′ 6= ~0 o ~k = ~k ′ = ~0 (J.27)
Z
• ~k φ̂(x)φ = d̃k ~k φ̂(x)~k ′ ϕ ~k ′ = 0 per ~k =
6 ~0 (J.28)
• ~k φ̂(x)0 = 0φ̂(x)~k ⋆ = eikx (J.29)
Ma è an
he:
R
R
φφ̂+ (x)0 = d̃k ϕ⋆ ~k ~k φ̂+ (x)0 = d̂k eikx ϕ⋆ ~k
↑
R ′
′ R
′
~k φ̂+ (x)0 = d̃k ~k φ̂ ~k ′ 0 eik x = d̂k ′ ~k ~k ′ eik x = eikx ⇒
↑
֒→
=|~ k′i k ~
~ k ′ =(2π)3/2 2ωk δ 3 (~
k−~
k ′)
⇒ ~k φ̂(x)0 = ~k φ̂+ (x)0
Dunque:
Z
• φφ̂(x)0 ≡ φφ̂+ (x)0 = d̃k eikx ϕ⋆ ~k (J.31)
Infatti:
Z n
R
√
d̃k x~k ϕ ~k = d̃k (2π)3/2 2ωk eikx θ k 0 ϕ ~k +
o
+ eikx θ − k 0 ϕ ~k =
Z
1 1 n ~ ikx o
~k e−ik0 t−i~k·~x =
= 3
d3 k ϕ k e +ϕ
(2π) 2ωk
Z
1 1 n ~ ikx o
= d3
k ϕ k e +ϕ − ~k e−ikx
(2π)3 2ωk
Una quantizzazione ingenua della teoria di Maxwell fallis
e miseramente per Connessione tra gauge e
la sempli
e ragione
he in essa non è
ontenuto il propagatore (
fr. appo- propagatore del
ampo
sita appendi
e). Per vederlo ris
riviamo la densità di lagrangiana in forma
operatoriale:
1 µ
L = A Pµ ν ∂ 2 A ν (K.1)
2
∂µ ∂ν
on: Pµ ν (x) := gµ ν − (K.2)
∂2
∂2 ≡ (K.3)
dove l'integrale della 4-divergenza si annulla per
hé, una volta eseguito tramite
il teorema di Green, Aν → 0 sul bordo.
Il problema
on l'operatore Pµ ν è
he non è invertibile e, per
iò, non pos-
siamo
ostruire un propagatore per la teoria. Questa situazione è tipi
a di ogni
teoria di gauge, non solo di quella di Maxwell. A
ade an
he nella relatività
generale e nella teoria delle superstringhe.
L'origine della non invertibilità di Pµ ν deriva dal fatto
he è un operatore
di proiezione su un sottospazio proprio del dominio di appli
abilità (dunque
non è un isomorsmo dello spazio in sé). In dettaglio, si denis
ano i seguenti
operatori matri
iali:
∂µ ∂ν
PL (x)µν := (K.4a)
∂2
∂µ ∂ν
PT (x)µν := gµν − = gµν − PL (x)µν ≡ Pµν (x) (K.4b)
∂2
PL + PT = Id (K.6
)
PL · PT = 0 (K.6d)
dove: (Id)µν ≡ gµν poi
hé agis
e sullo spazio delle matri
i
on metri
a gµν (!)
Queste due espressioni
i di
ono la prima
he PT e PL assieme formano un iso-
morsmo dello spazio in sé (e banale, per giunta), la se
onda
he i due operatori
proiettano in sottospazi mutuamente ortogonali. Poi, denite:
A := AT + AL (K.6e)
on: AT · k = AµT kµ := 0 (K.6f)
q q
AL · k = AµL kµ := |AL ||k| = ~2 ·
A20 − A k02 − ~k 2 (K.6g)
ioè AT è la
omponente trasversale del
ampo, mentre AL è la
omponente
longitudinale (
ioé parallela a k µ ),
he per questo può essere ris
ritta an
he
ome:
kµ kµ |k||AL | kµ kν ν
AµL = k̂µ |AL | = |AL | = = A (K.6h)
|k| |k|2 |k|2 L
allora si dimostra an
he
he:
PT A = PT AT = AT (K.6i)
PL A = PL AL = AL (K.6j)
Dunque P µν (x) ≡ PTµν (x) proietta via gli stati longitudinali in virtù di (K.6d):
∂ µ∂ λ
(PL PT )µν = (PT )λ ν = 0 ⇔ ∂ λ (PT )λ ν = 0 ⇔ ∂ µ (PT )µ ν AνL = 0 ∀AνL
∂2
In parti
olare proietta fuori ogni stato della forma: ∂µ Λ
he, però, è il nu
leo
dell'invarianza di gauge (stato
he, evidentemente, è sempre allineato lungo la
omponente longitudinale).
Il fatto è
he vogliamo quantizzare un
ampo - Aµ - in
ui
ompaiono espli-
itamente quattro
omponenti quando in realtà quelle linearmente indipendenti
sono solo due, o
ultate dal formalismo
ovariante. Ci sono vari modi per aggira-
re questo problema,
ias
uno
on i suoi pro e i suoi
ontro. Al
uni autori
er
ano
di
onservare la simmetria di gauge e, per
onseguenza, l'invarianza di Lorentz, a
dis
apito di un immediato senso si
o (e introdu
endo vin
oli aggiuntivi ad ho
alla des
rizione del sistema), altri preferis
ono perseguire l'immediatezza si
a
rompendo n dall'inizio la simmetria di invarianza di gauge, ovvero s
egliendo
una gauge ben pre
isa.
Si può rompere la simmetria di gauge in svariati modi, ad esempio imponen-
do un vin
olo direttamente al
ampo di gauge, oppure aggiungendo il seguente
termine, ininuente per l'azione I[A], alla densità di lagrangiana:
1 2
− ∂µ A µ
on: α = parametro arbitrario. (K.7)
2α
1 1 2
L =− Fµν F µν − ∂µ A µ (H.1)
4 2α
Questo se
ondo modo di pro
edere prende il nome di appro
io
ovariante, visto
he salvaguarda la
ovarianza n dove è possibile, e da luogo a un'intera
lasse
di teorie di gauge
ovarianti.
All'interno della
lasse delle teorie di gauge
ovarianti le s
elte più
omuni
del parametro α (
on abuso di linguaggio spesso si di
e an
he in questo
aso:
ssare/s
egliere la gauge) sono:
~ ·A
∇ ~′ = ∇
~ ·A
~+∇
~ · ∇Λ
~ ~ ·A
= 0 ⇔ △Λ = −∇ ~ (eq. di Poisson)
Z ~ ′ · A(x
~ ′)
dx ′ ∇
Λ(x) := −
4π ~x − x~ ′
~ := E
~T + E
~L (
E
| E ~˙
~ T = −A
⇔
~˙ − ∇A
= −A ~ 0 E~ L = −∇A
~ 0
tale
he:
( (
∇~ ·E
~ T = −∂t ∇ ~ =0
~ ·A ∇~ ×E
~ T = . . . non è importante
~ ·E
~ L = −△A0 = ρ
e ~ ×E
~ L = −∇ ~ × ∇A
~ 0 =0
∇ ∇
Oss. Ovviamente non basta dare il nome trasversale e longitudinale ai due termini
R R R
~T ·E
d3 x E ~L = d3 x Ȧx · ∂x A0 + . . . + d3 x Ȧz · ∂z A0 =
↑
per parti in ognuno dei tre integrali, separando le variabili
R h ix→+∞ R
= d2 x Ȧx A0 − d3 x ∂x Ȧx A0 + . . . +
x→−∞
k
0 poi
hé si assume
he A0 → 0 sui bordi del volume,
ioè an
he se solo x oy o z → ±∞
R h iz→+∞ R
+ d2 x Ȧz A0 − d3 x ∂z Ȧz A0 =
z→−∞
k
0
R
=− d3 x ∂t ∂x Ax + ∂y Ay + ∂z Az A0 = 0 C.V.D.
k
~ A=0
∇· ~
Z
e2 3 ψ † ~x, t ψ ~x, t ψ † ~y , t ψ ~y , t
3
= d xd y
8π ~x − ~y 3
Cari
he di Nöther e
generatori delle
trasformazioni di fase
Contenuto
L.1 Premessa topologi
o-algebri
a . . . . . . . . . . . . 191
L.2 Appli
azioni del teorema di Nöther . . . . . . . . 192
L.2.1 Campi
lassi
i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192
G, ∃ {ta [g0 ]}a=1,L base per A[G], L = dimR A[G], tramite
ui sviluppare A[g]
stessa:
L
X
A[g] = εa [g]ta [g0 ] (L.3)
a=1
φ′r (x) ≃ (1 − iA)rs φs (x) = (δrs − iArs )φs (x) = φr (x) − iArs φs (x)
da
ui:
X
δφr (x) := φ′r (x) − φr (x) ≃ −iArs φs (x) = −i εa tars φs (x)
s
Per ri
ordar
i
he gli εa sono parametri innitesimi, li ris
riviamo nel modo
seguente: εa 7→ δεa ,
osi
hé l'eq. pre
edente assume la forma più
hiara:
X
δφr (x) = −i δεa tars φs (x) (L.5)
s
n o n o
∂L
P
= ∂µ ∂∂µ φr δφr = ∂µ −i ∂∂∂L
µ φr
ε φ
rs s = ∂ µ −i ∂L
∂∂µ φr δε t a
φ
a rs s =
a
P n o
= δεa ∂µ −i ∂∂∂L t a
µ φr rs
φ s =0
a
Denite:
∂L
Densità di 4-
orrenti
j̃ µ := −i εrs φs (L.6a)
∂∂µ φr
∂L a
µ
ja := −i ∂∂ φ trs φs
(L.6b)
µ r
µ
∂µ j̃ = 0 (L.7a)
∂ jµ = 0
µ a (L.7b)
Oss. Le ∂µ jaµ = 0 sono eq. di
ontinuità per le densità di
orrenti jaµ , infatti:
0
∂µ jaµ =
∂ja0
+∇ ~ · j~a = − ∂ja
~ · j~a = 0 ⇒ ∇ ∀a = 1, L
∂t ∂t
si ottiene:
Z
∂L a
Qa = −i d3 x trs φs
∂ φ̇r
he soddisfano:
dQa
= ... = 0 ∀a = 1, L ⇒ sono L
ostanti del moto (L.9)
dt
Z
∂L
Oss. Poi
hé per denizione πr := ⇒ Qa = −i d3 x πr tars φs
∂ φ̇r
Appli
hiamo quanto no a qui svolto a un insieme generi
o di
ampi quantisti
i.
In questo
aso φs e πs sono operatori e le trasformazioni sono trasformazioni tra
ampi di operatori. Ma
ome agis
e G sullo spazio degli operatori? Deniamo
la sua azione nel modo seguente:
⇒ Q†a = Qa (L.13)
L.2.3 Esempi
1. Simmetria abeliana U (1)
La densità di lagrangiana per i due
ampi reali φ1 e φ2 :
1h 2 2
i 1
L = (∂µ φ1 ) + (∂µ φ2 ) − µ2 φ21 + φ22
2 2
è invariante per la trasformazione:
φ1 → φ′1 := φ1 cos α − φ2 sin α
φ2 → φ′2 := −φ1 sin α + φ2 cos α
on:
0 i
t=
−i 0
Essendo dimR O(2) = 1 vuol dire
he
'è una sola 4-
orrente
he si
on-
serva:
jµ = − (∂µ φ1 ) φ2 + (∂µ φ2 ) φ1
L = (∂µ φ⋆ ) (∂ µ φ) − µ2 (φ⋆ φ)
φ → φ′ := e−iα φ
φ⋆ → φ⋆′ := eiα φ⋆
jµ = −i [(∂µ φ⋆ ) φ − (∂µ φ) φ⋆ ]
Oss. Sebbene i
ampi
omplessi siano due, il fatto
he sono
ollegati dall'o-
perazione di
oniugazione
omplessa li rende linearmente dipendenti.
Dunque dobbiamo tenere in
onsiderazione solo la trasformazione di
uno dei due.
Da ultimo osserviamo
he φ1 e φ2 (o φ e φ⋆ se si preferis
e) sono degeneri
nella massa µ proprio grazie alla simmetria O(2) (o U (1)).
2. Simmetria di isospin SU (2)
Consideriamo il sempli
e esempio di simmetria non abeliana. Sia Φ un
doppietto di isospin:
φ1
Φ :=
φ2
[Qa , Qb ] = iεabc Qc
Q≡H
Dim.
9
U[g]Ψr (x)U g −1 = eiεH Ψr e−iεH ≃ (1 + iεH)Ψr (1 − iεH) ≃ >
> >
>
>
= eiεH ≃ Ψr + iε(HΨr − Ψr H) = Ψr + iε[H, Ψr ] >
>
=
⇒
ma è an
he: >
>
>
>
>
>
>
;
U[g]Ψr (x)U g −1 = e−iεH Ψs = (δrs − iεHrs ) Ψs
rs
(
[H, φ] = −φ,
⇒ [H, Ψr ] = −Hrs Ψs ⇔
[H, φ† ] = φ†
Z
3
[Q, Ψr (x)] = −i d y πp y
~ Hps Ψs y
~ , Ψr ~
x =
↑ Z Z Z
3 0 3 ∂L 3
ma: Q= d yj = −i d y Hps Ψs = −i d y πp Hps Ψs
∂ Ψ̇p
Z
3
= −i d y Hps πr′ Ψs y
~ , Ψr ~
x + πr ′ y
~ , Ψr ~
x Ψs y
~ =
Z
3
= −i d y Hps δpr δ ~
y−~
x Ψs y
~ = −Hrs Ψs ~
x, t ⇒
⇒ [Q, Ψr (x)] = −Hrs Ψs ~
x, t
Dimostrazioni dettagliate
m
C 2 = C −1 2 = 1 ⇔ C = C −1 ⇔ C = C † è hermitiano ,
η1 η2 = 1 ⇔ η2 = η1⋆ := η ⋆ ⇒ |η|2 = 1 .
Cb† C −1 = η a†
CaC −1 = ηb
Ca† C −1 = η ⋆ b†
CbC −1 = η ⋆ a
2. [C, L ] = [C, ∂µ φ† ∂ µ φ ] − µ2 φ† [C, φ] + [C, φ† ]φ = (∗)
P
ma: ∂µ φ† = 1
L3/2
√1
i k µ a† eikx − b e−ikx
2ω
P~k 1
e: ∂ µ φ = L3/2
1 √
2ω
i kµ b† eikx − a e−ikx
~
k
P n ′
per
ui: ∂µ φ† ∂ µ φ = − L13 √1
2 ωω ′
k µ ′
kµ a† b† ei(k+k )x +
~
k, ~
k′
′ ′ ′
o
+b ae−i(k+k )x − a† aei(k−k )x − b b† e−i(k−k )x
P
(∗) = − L13 √1
2 ω ω′
k µ kµ′ {[C, . . .] . . .
onti molto lunghi}
~
k, ~
k′
Per
ui:
[C, L ] = C, φ̇† φ̇ + C, φ̇ φ̇† − [C, H ] = φ̇† C, φ̇ + C, φ̇† φ̇ + φ̇ C, φ̇† +
↑
=0 poi
hé è: [C, P 0 ]= 0
+ C, φ̇ φ̇† = φ̇† C φ̇ − φ̇† φ̇C + C φ̇† φ̇ − φ̇† C φ̇ + φ̇C φ̇† − φ̇ φ̇† C+
i
P p ω † ikx
C φ̇† = L3/2 2 Ca e − Cb e−ikx = η ⋆ · φ̇ C
~ ↑
k = η ⋆ b† C = η⋆ a C quello
he rimane è proprio
i
P p ω † ikx
C φ̇ = L3/2 2 Cb e − Ca e−ikx = η · φ̇† C
~
k = η a† C =ηbC
ottenendo:
C φ̇† φ̇ = η ⋆ · φ̇ C φ̇ = η ⋆ · φ̇ η · φ̇† C = |η|2 φ̇ φ̇† C = φ̇ φ̇† C
⇒
† † † † ⋆ 2 † †
C φ̇ φ̇ = η · φ̇ C φ̇ = η · φ̇ η · φ̇ C = |η| φ̇ φ̇ C = φ̇ φ̇ C
e, nalmente:
• Innanzitutto:
CQC −1 ~k a = CQC a† |0i = η ⋆ CQ b† C |0i = η ⋆ CQ b† |0i =
=C ֒→
C è herm. = η ⋆ b† C =|0i
= η ⋆ C Q ~k b = −η ⋆ C ~k b = −η ⋆ C b† |0i =
֒→
=− |~
ki =ηa† C
b
= −|η|2 a† C |0i = −a† |0i = −~k a = −Q~k a
֒→ ↑
=1 =|0i posso ris
riverlo
osì
• Poi:
= η ⋆ b† C e: C|0i= 0
↓
CQC −1 ~k b = CQC b† |0i = η CQ a† |0i = η C a† |0i =
↑ ֒→
= η a† C e: C|0i= 0; = Q |~
k i = |~
k i = a† |0i
a a
= |η|2 b† |0i = ~k b = −Q~k b
↑
posso ris
riverlo
osì
In on lusione:
dC
[C, P 0 ] = [C, H] = 0 ⇒ = [C, H] = 0
dt
ioè C è una
ost. del moto.
5. Analogamente:
dQ
[Q, H] = 0 ⇒ = [Q, H] = 0
dt
ioè Q è un'altra
ost. del moto.
• L'equazione:
12 0 uA (~ p, λ) uA (−~
p, −λ)
γ0 u (~
p, λ) = u (−~
p, −λ) ⇔ · = ⇔
0 −12 uB (~
p, λ) uB (−~ p, −λ)
(
uA (~ p, −λ)
p, λ) = uA (−~
⇔
p, λ) = − uB (−~
uB (~ p, −λ)
r r
eiα1 1 + n3 = eiα2 1 − n3 · n1 − in2
2 2 1 − n3
⇔ r r ⇔
1 + n3 n1 + in2 1 − n3
eiα1 · = eiα2
2 1 + n3 2
r
ei(α1 −α2 ) = 1 − n3 · n1 − in2 = p
n1 − in2
1 + n3 1 − n3 1 − n23
⇔ r p
1 − n3 1 + n3 1 − n23
ei(α1 −α2 ) = · =
1 + n3 n1 + in2 n1 + in2
n1 − in2
ei(α1 −α2 ) = p (N.1)
1 − n23
• Inve e per v :
(
12 0 vA (~ p, λ) vA (−~ p, λ) = − vA (−~ p, −λ)
· =− p , −λ) ⇔ vA (~
0 −12 vB (~
p, λ) p, −λ)
vB (−~ vB (~
p, λ) = vB (−~p, −λ)
In parti
olare: vB (~
p, 1/2) = − vB (−~
p, −1/2)
ioé:
r r
1 −in2
iβ1 1 + n3 − n1+n
= eiβ2 1 − n3
n 1+in
⇔
e 3
2 1 2 − 1 2
1−n3
r r
iβ1 1 + n3 n1 − in2 iβ2 1 − n3
−e
2
·
1 + n3
=e
2
⇔ r r ⇔
1 + n3 1 − n3 n1 + in2
eiβ1 = −eiβ2 ·
2 2 1 − n3
r p
i(β1 −β2 ) 1 + n3 1 − n3 1 − n23
e = − · = −
n1 − in2 1 + n3 n1 − in2
⇔ r
n1 + in2 1 − n3 n1 + in2
ei(β1 −β2 ) = − · = −p
1 − n3 1 + n3 1 − n23
n1 + in2
ei(β1 −β2 ) = − p (N.2)
1 − n23
• Inne:
0 iσ2 u⋆ vA
iγ2 u∗ (~ p, λ) ⇔
p, λ) = v (~ · A = ⇔
iσ2 0 u⋆B vB
(
iσ2 u⋆B = vA
⇔
−iσ2 u⋆A = vB
1+n3 2 2 1
n1 − in2 e−iα1 = eiβ1 n1 − in2
⇔ 1 + n3 1 + n3 ⇔ ei(α1 +β1 ) = 1
− e−iα1 = − eiβ1
e−iα2 = − eiβ2
⇔ n1 + in2 −iα2 n1 + in2 ⇔ ei(α2 +β2 ) = −1
e = − eiβ2
1 + n3 1 + n3
Dunque:
n1 − in2
⇒ e−i(α1 −α2 ) = p
1 − n23
Allora:
P h ′
mψψ = m · 1
L3
√1
2 EE ′
d (~ p ′ , λ′ ) v (~
p, λ) d⋆ (~ p ′ , λ′ ) e−i(p−p )x + . . . +
p, λ) v (~
p
~,λ
~ ′ ,λ′
p i
′
+ . . . + b (~ ⋆
p ′ , λ′ ) ~u (~
p, λ) b (~ p ′ , λ′ ) ei(p−p )x
p, λ) u (~
on
ui:
Z
m P 1 d3 x h ′
H= √ d (~ p′ , λ′ ) v (~
p, λ) d⋆ (~ p′ , λ′ ) e−i(p−p )x +
p, λ) v (~
2 p~, λ EE ′ L3
~ ′ , λ′
p i
′
+ . . . + b⋆ (~ p′ , λ′ ) u (~
p, λ) b (~ p′ , λ′ ) ei(p−p )x −
p, λ) u (~
Z
i P 1 d3 x n −ipx
i h ′⋆ ′ ′
− √ 3
d v e + b ⋆
u eipx
γ d v (−ip′i ) eip x +
2 p~, λ 2 EE ′ L
~ ′ , λ′
p
h ′
+ b′ u′ (ip′i ) e−ipx − d v (ipi ) e−ipx + b⋆ u (−ipi ) eipx γi d′⋆ v ′ eip x +
+b′ u′ e−ipx =
essendo:
v ~γ · p~ = v m + vγ 0 E ⇒ v λ~γ · p~vλ′ = v λ vλ′ m + Evλ† vλ′ = 2 E 2 − m2 δλλ′
↑ ↑
dall'eq. per v vγ 0 =v † †
v λ vλ′ =−2mδλλ′ , vλ vλ′ =2Eδλλ′
u ~γ · p~ = −um + uγ 0 E ⇒ uλ~γ · p~uλ′ = . . . = 2 E 2 − m2 δλλ′
↑ ↑
0 † †
dall'eq. per u uγ =u uλ uλ′ =2mδλλ′ , uλ uλ′ =2Eδλλ′
mX 1 2 2
X m2 2 2
− |dλ (~
p )| + |bλ (~
p )| 2m = − |dλ (~
p )| + |bλ (~
p )|
2 E E
p
~,λ p
~,λ
Pertanto:
P m2 E 2 − m2 2 2
H= + |bλ (~p )| − |dλ (~
p )| =
p
~, λ E E
P 2 2
= E |bλ (~
p )| − |dλ (~
p )|
p
~, λ
ioè proprio:
X h † i
H= E bλ (~
p ) bλ (~ p ) d†λ (~
p ) − dλ (~ p)
p
~,λ
p ) d†λ (~
dove, nell'ultimo addendo, abbiamo s
ritto dλ (~ p ) al posto di d†λ (~
p ) dλ (~
p)
per motivi di simmetria e ordinamento dei termini,
ome spiegato nel
apitolo pre
edente.
1 1
φ(x) −→ φ′ (x′ ) := D 2 ⊕ 2 [Λ] φ(x) ⇒
1 1 i αβ
⇒ φ′ (x) = D 2 ⊕ 2 [Λ] φ Λ−1 x = e− 4 ωαβ σ φ Λ−1 x (P.2)
1 1
dove: σ αβ := D 2 ⊕ 2 J αβ gener. del gr. di Lorentz in (P.3)
rappresentazione spinoriale
(P.2) in
omponenti:
1 1 m
φ′m (x) = D 2 ⊕ 2 [Λ] φn Λ−1 x (P.4)
n
Non
hé:
′
n 1 1 o†
φ(x) −→ φ (x′ ) = φ† (x) · γ 0 γ 0 · D 2 ⊕ 2 [Λ] · γ 0 =
n 1 1 o†
= φ(x) · γ 0 · D 2 ⊕ 2 [Λ] · γ 0 ⇒
′ ′
i
αβ †
⇒ φ (x) = φ (Λ−1 x) · γ 0 · e− 4 ωαβ σ · γ0 (P.5)
• Troviamo
hi è σ αβ .
µ
Dato
he: S (Λ) γ µ S −1 (Λ) = Λ−1 ν γ ν
(ovvero azione del gr. di Lorentz sull'algebra di Cliord delle γ µ )
1 1 i αβ
e
he: S (Λ) ≡ D 2 ⊕ 2 [Λ] = e− 4 ωαβ σ ,
in forma innitesima ho:
µ
i i i
1 − δωαβ σ αβ
γ 1 + δωαβ σ
µ αβ
≃ 1 + δωαβ J αβ
γν
4 4 4 ν
ioè:
αβ
µ σ
γ , = i g µα γ β − g µβ γ α (P.6)
2
i α β
σ αβ := γ ,γ (P.7)
2
per
ui: D1/2⊕1/2 J αβ = σ αβ ≡ 12 γ α , γ β
In parti
olare:
0 σi i
0i 0 i
σ = iγ γ = i i = i α~
σ 0
σ ij = iγ i γ j = εij
kΣ
k
(P.8)
↑
i j
σ σ 0 k
ij σ 0
γ γ =−
i j
=−iε =−iεij
k Σ
k
0 σi σj k
0 σ k
δωαβ σ αβ
≃ φ(x) − i · φ(x) + ∂µ φ · δ x̃µ
2 2
avendo sviluppato in serie di Taylor:
φ Λ−1 x ≃ φ(x) + δ x̃µ · ∂µ φ ≃ . . .
↑ µ µ
si ha: δ x̃µ = x̃′ −x = Λ−1 x−x =−δxµ =
↑
−1
≃1+ 2 δωαβ J
i αβ
Λ δωαβ
α βµ β αµ
= x g −x g 2
Pertanto:
δφ(x) := φ′ (x) − φ(x) ≃
σ αβ α βµ β αµ
δωαβ
≃ −i φ(x) + ∂µ φ(x) · x g − x g =
2 2
αβ
σ δωαβ
= −i φ(x) + i xα ∂~ β − xβ ∂~ α φ(x) =
2 2
δωαβ
= −ilαβ φ(x)
2
dove abbiamo posto:
Operatore momento
angolare orbitale Versione preliminare 22 gennaio 2006
209
σ αβ
lαβ := + i xα ∂~ β − xβ ∂~ α (P.9)
2
Analogamente:
′
φ (x) = φ′† γ 0 = [φ(x) + δφ(x)]† γ 0 = φ† γ 0 + [δφ(x)]† γ 0 =
† δωαβ
= φ(x) + φ† (x) · − ilαβ γ 0 =
↑ 2
i metto: 1=γ 0 γ 0
† δωαβ
= φ(x) + φ(x)(x) · γ 0 − ilαβ γ 0 =
2
αβ δωαβ
= φ(x) + φ l
2
† †
γ 0 − ilαβ γ 0 = iγ 0 lαβ γ 0 =
↑
† ←β ←α
(xα ∂~ β −xβ ∂~ α ) = xα ∂ −xβ ∂ e si
omportano
ome numeri rispetto a γ0
†
←β ←α
0 σ αβ 0 α β
=i γ 2 γ −i x ∂ −x ∂ =
←β ←α αβ
σ αβ α β
=i 2 −i x ∂ −x ∂ := il
↑
† †
σ αβ σ αβ
e vale la proprietà: γ0 2 γ 0 = σ αβ ⇔γ 0 2 γ 0 =σ αβ
Riassumendo:
1 α βµ
δxµ = − x g − xβ g αµ δωαβ
2
αβ
αβ δωαβ σ α~ β β~α δωαβ
δφ(x) = −il φ(x) = −i +i x ∂ −x ∂ φ(x)
2 2 2
αβ
αβ δωαβ σ ←β ←α δω αβ
δφ(x) = iφ l = iφ − i xα ∂ − xβ ∂
2 2 2
R R
δS := S ′ x′ − S(x) = d4 x′ L′ x′ − d4 x L(x) =
↑
ma: L′ (x′ )≡L(x′ ) per
hé la forma della lagrangiana non può
ambiare
on il
sistema di riferimento
1
Oss. Si ottiene lo stesso risultato operando nel modo seguente:
R R
δ d4 x L ≃ d4 x δL =
Z " #
∂L ∂L
= d4 x + δ ∂µ φν + ∂L δxµ
∂φν ∂ ∂µ φν
e notando
he: ∂µ δxµ = ∂µ L δxµ ,
dato
he: ∂µ δxµ = δ ∂µ x µ = 0.
R R
= d4 x′ L x′ − d4 x L(x) ≃
↑
L(x′ ) ≃L(x)+δL(x):=L(x)+δL(x)+∂µ L δxµ
dove: δL= variazione totale di L dovuta sia alla variazione in forma dei
ampi
Ma:
∂µ L ∂L ∂L i µ
δφν = δφ + δφ = φ γ − ilαβ φ(x) −
∂ ∂µ φν ∂ ∂µ φ ∂ ∂µ φ 2
= 2i φ γ µ =− 2i γ µ φ
αβ µ
i δω ′ 1 h µ αβ αβ
i
αβ
− iφ l γ φ = φ γ l + l γ µ φ δωαβ =
2 2
1 σ αβ σ αβ → →
= φ γµ + γ µ + iγ µ xα ∂ β − xβ ∂ α −
2 2 2
′
←
α β
←
β α
δωαβ
−i x ∂ − x ∂ γµ φ =
2
αβ
′
1 µ σ µ
↔
α β
↔
β α
δωαβ
= φ γ , φ + iγ x ∂ − x ∂ φ
2 2 2
R 1σ αβ i ↔ ↔
⋆= d4 x ∂µ γµ, φ φ + φγ µ xα ∂ β − xβ ∂ α φ − L (x)·
2 2 2
′
δω αβ
· xα g βµ − xβ g αµ =
2
↑
lo porto fuori da ∂µ in quanto è indipendente da x
Z
1 µ σ αβ i ↔
= d4 x ∂µφ γ , φ + xα φ γ µ ∂ β φ − L (x)g βµ −
2 2 2
′
i ↔ δωαβ
− xβ φ γ µ ∂ α φ − L (x)g αµ
2 2
Denendo:
i ↔
Tensore densità di
energia-impulso T αµ := φ γ µ ∂ α φ − L (x)g αµ (P.10)
2
e ri
ordando la
ondizione estremale (S deve essere invariante per trasfor-
mazioni di Lorentz):
Z
1 σ αβ δωαβ
0 = δS = d4 x ∂µ φ γµ, φ + xα T βµ − xβ T αµ
2 2 2
∂µ j µ,αβ = 0 ∀ α, β (P.11a)
αβ
1 µ σ
dove: j µ,αβ
:= φ γ , φ + xα T βµ − xβ T αµ (P.11b)
2 2
Z Z αβ
αβ 3 0,αβ 3 1 0 σ α β0 β α0
Tensore momento angolare
J := d xj = d x φ γ , φ+ x T −x T generalizzato
2 2
(P.12)
a
ui do il nome di tensore momento angolare generalizzato (poi
hé α, β =
0, 3
ioè non
onsidero solo la parte spaziale).
Ora, poi
hé:
i ↔ i † α
T α0 = φγ 0 ∂ α φ − L (x)g α0 = φ ∂ φ − ∂ α φ† φ − L δ α0
2 2
allora, in parti
olare, per α, β = 1, 3:
i † m
T m0 = φ ∂ φ − ∂ m φ† φ ⇒
2
i
⇒ T~ = φ† ∇φ ~ † φ = − 1 φ† p~φ − p~φ† φ
~ − ∇φ
2 2
ri
ordo
he: p ~
~=−i∇
da
ui:
Z
mn
Z
1 0 σ
J mn
= 3
d x φ γ , φ + d3 x xm T n0 − xn T m0 (P.13)
2 2
Poi
hé è un tensore antisimmetri
o (provare per
redere), posso arrivare
a denire il seguente vettore:
1 k mn
Jk := ε J = 4-operatore di momento
2 mn angolare totale
Z mn
Z
1 k 3 0 σ 1 k
= εmn d x φ γ , φ + εmn d3 x xm T n0 − xn T m0
4 2 4
| {z } | {z }
parte spinoriale parte orbitale
(P.14)
4. Interpretazione delle prin
ipali equazioni ottenute.
(a) Per ora abbiamo s
operto solo
he:
i
δφ ≃ − lαβ φ(x)δωαβ
2
ioè
he lαβ è il generatore delle variazioni in forma di φ(x) dovute
all'azione di Λ (ovvero il generatore dell'azione del gruppo di Lorentz
sullo spazio dei
ampi bi-spinoriali).
dunque:
αβ
αβ σ
J , φ(x) = − + i xα ∂~ β − xβ ∂~ α φ(y) =
2
essere:
1 1
U Λ φ(x)U Λ−1 := φ′ (x) := D 2 ⊕ 2 Λ−1 φ(Λx)
tale
he:
~J = S
~ +L
~ (P.17)
~ eL
Poi analizzo separatamente S ~.
2
Ri
ordiamo:
1ω J αβ
U [Λ] = e− 2 αβ
Z
1 σ mn σ mn 0
• S = εkmn
k 3
d xφ γ + 0
γ φ=
4 2 2
(
σ mn = −σ nm , h i
ma: e ~ = 0 ⇒ σ mn γ 0 = ε mn Σj γ 0 = ε mn γ 0 Σj
γ0, Σ
σ mn = εj mn Σj j j
Z Z
1 k 1
δ= d3 x φ γ 0 Σj φ = d3 x φ† Σk φ
2 j 2
Dunque:
Z
~=1
S ~φ
d3 x φ† Σ (P.18)
2
In
on
lusione:
Z Z
~J = L ~=−1
~ +S †←−−−→
1 ~φ Operatore di momento
3
d x φ (~r × p~ ) φ + d3 x φ† Σ (P.20) angolare totale
2 2
δφ = . . . ≃ −∂µ φ δaµ
e:
1
1+
1 αβ δω
D 2 ⊕ 2 Λ−1 φ(Λx) ≃ 1
δωαβ σ αβ · φ(x) + ∂λ φ δxλ ≃ φ(x) + i σ 2 φ 2αβ +
4
h αβ i
+ ∂λ φ δxλ ≃ φ(x) + i σ 2 + i xα ∂ ~ α φ δωαβ
~ β − xβ ∂
2
↑ δωαβ
=− 1 δ
2 αβ
g λµ (J αβ )
µν
~α )φ
~β −xβ ∂
xν =−(xα ∂
2
3
Cioè: x′ = T (a)x
dunque:
R 4 ∂L ν µ
0 = δS = d x ∂µ δφ + L δx =
∂ (∂µ φν )
R ∂L ν µ
= d4 x ∂µ − ∂ λ φ + L δ λ δa
λ
∂ (∂µ φν )
Allora, posto:
∂L
T µλ := ∂λ φν − L δ µλ (P.21)
∂ (∂µ φν )
ries e:
∂µ T µλ = 0 ∀ λ
In forma innitesima:
+iδaµ Pµ , φ(x) ≃ δaµ · ∂µ φ(x)
Analogamente:
Pµ , φ(x) = −i∂µ φ(x) (Q.2)
e:
( αβ
Jαβ , φ(x) = φ(x) l
Pµ , φ(x) = −i∂µ φ(x)
Queste note sono tratte dal libro: Group Theory in Physi
s, Wu Khi Tung
(pag. 115 e 117).
S.0.1 Def.
Un insieme di funzioni multi
omponenti
m=−j,j
φm ~x
si di
e formare una
funzione d'onda irridu
ibile, o un CAMPO IRRIDUCIBILE DI SPIN j , se per
rotazioni si trasforma nel modo seguente:
R
φ → φ′ t.
. φ′ m ~x = Dj [R]mn φn R−1 ~x
S.0.2 Def.
Sia {D[Λ]} una rappresentazione matri
iale (n×n) nito dimensionale del grup-
po di Lorentz proprio SO(3, 1). Si di
e FUNZIONE D'ONDA RELATIVISTICA
a valori
omplessi (
ioè ψ(x) ∈ C) un insieme di n funzioni dello spazio-tempo
{ψ σ (x)}
he per una generi
a trasformazione di Lorentz Λ si trasforma
osì:
Λ
ψ → ψ′ t.
. ψ ′ α = D[Λ]αβ ψ β Λ−1 x
S.0.3 Def.
Per una rappresentazione matri
iale (n×n) nito dimensionale del gruppo di Lo-
rentz proprio SO(3, 1) {D[Λ]}, un OPERATORE DI CAMPO RELATIVISTI-
α
CO è un insieme di n funzioni a valori operatoriali dello spazio-tempo {Ψ (x)}
he per una generi
a trasformazione di Lorentz Λ si trasforma
osì:
α
U [Λ]Ψα (x)U Λ−1 = Ψ′ α = D Λ−1 β Ψβ (Λx)
S.0.1 Esempio
Studiamo il
omportamento degli spinori di Pauli (
ioè
onsideriamo un sistema
a spin 1/2 gestito da un'equazione a' la S
hrödinger,
he è di tipo non relati-
visti
o) all'interno della se
onda quantizzazione. In parti
olare analizziamo la
loro trasformazione per azione del gruppo SO(3).
Iniziamo trovando la relazione fondamentale tra Ψσ ~x e ψ σ ~x . A questo s
opo
basta sapere
he se, nella teoria, | ψ i è uno stato ad una parti
ella allora ries
e:
h 0 | Ψσ ~x | psi i = ψ σ ~x
omponenti dello spinore di Pauli
per
ui:
h 0 | Ψσ ~x | ψ i = h 0 | U [R]Ψσ ~x U [R]−1 | ψ ′ i
σ (S.1)
= ψ σ ~x = D1/2 R−1 λ ψ ′ λ R~x
⇓
σ
U [R]Ψσ ~x U [R]−1 = D1/2 R−1 λ Ψλ R~x
Contenuto
T.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221
T.2 Riformulazione della M.Q.
lassi
a non relativisti
a 222
T.3 Verso lo spazio di Fo
k . . . . . . . . . . . . . . . . 222
T.4 Campi a spin intero . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
T.5 Rappresentazione N per i
ampi a spin intero . . 223
T.6 Campi spinoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 224
T.7 RappresentazioneN per i
ampi spinoriali . . . . 225
p ) e a† (~
T.8 Interpretazione degli operatori a (~ p) . . . 225
T.9 Operatori anti
ommutanti ak . . . . . . . . . . . . 226
T.1 Introduzione
si legge:
1 X
ψ ~x = a p~, λ ei~p·~x u p~, λ
L3/2
p
~λ
e, di
onseguenza:
1 X
| ψσ i = a p~, λ uσ p~, λ | p~ i (T.1)
L3/2
p
~λ
Riper
orsa rapidamente la teoria
lassi
a della M.Q. avvi
iniamo
i ora al me
-
anismo della se
onda quantizzazione ris
rivendo le equazioni dinami
he non
relativisti
he, prima in formulazione lagrangiana e poi hamiltoniana1 (~ = c =
1).
P ⋆ 1 X ~ ⋆ ~ X ⋆
• L := i ψj ψ̇j − ∇ψj · ∇ψj − V ~r, t ψj ψj j = 1, l
j 2m j j
∂L ∂L
• πj := = iψj⋆ (e: πj⋆ := = 0 per
hé ψ̇j⋆ non
ompare in L )
∂ ψ̇j ∂ ψ̇j⋆
Ogni operatore
hermitiano2 Nj p~
osì denito
ommuta
on tutti gli altri
Nk p~
osi
hé, tutti assieme, formano un set di osservabili
ommutanti e,
pertanto, possono esseer opportunamente diagonalizzati. A tal proposito
o-
struis
o i seguenti nuovi operatori (la dipendenza da t è sottointesa):
1 i
qj p~ := √ aj p~ + a⋆j p~ , pj p~ := − √ aj p~ − a⋆j p~
2 2
Ries
e: qj† = qj , p†j = pj
n o
e, dalle parentesi di
ommutazione per le aj p~, t , a†j p~, t , ottengo le nuove:
qj p~ , qk p~ ′ = pj p~ , pk p~ ′ = 0 (T.3a)
qj p~ , pk p~ ′ = δ p~ − p~ ′ δjk (T.3b)
mentre Nj p~ diventa:
1 2 1
Nj p~ = pj p~ + qj2 p~ − (T.4)
2 2
ed è palesemente diagonale sulla base degli qj p~ , pj p~ . Dunque an
he N
ora risulta diagonalizzato,
ome volevamo.
Il vantaggio di questa rappresentazione sta proprio nell'espressione (T.4)
di N ,
he è formalmente uguale all'analogo operatore N
he si studia nella
teoria dell'os
illatore armoni
o lineare. Questa
onstatazione mi permette di
sfruttarne i risultati. Identi
ando x e p dell'os
illatore armoni
o
on qk e pk
rispettivamente, e ponendo ~ e m uguali a uno, si vede immediatamente
he Nk +
2
orrisponde all'energia dell'os
illatore k -esimo e, pertanto, ha
ome autovalori
1
Estendiamo i
onti svolti nei due pre
edenti paragra al
aso di
ampi spinoriali.
Si
omin
ia
on le parentesi di anti
ommutazione per i
ampi (presi a tempi
uguali):
† † ′
ψ ~r , ψ ~r ′ = ψ ~r , ψ ~r =0
(T.6)
ψ ~r , ψ † ~r ′ = δ ~r − ~r ′
3
L'interpretazione si
a di N è quella di operatore per il numero totale di parti
elle nel
ampo quantizzato e, di
onseguenza, è plausibile supporre
he Nk sia l'ooperatore
orrispon-
dente al numero di parti
elle in uno stato del
ampo, des
ritto dalla funzione spaziale uk p
~ .
Si ottiene
osì il risultato
he una misura pre
isa del numero di parti
elle in ogni stato deve
essere uguale a uno dei numeri interi positivi o eventualmente uguale a zero.
Denendo nuovamente:
N p~ := a† p~ a p~
• Campi spinoriali
Poi
hé le parentesi di anti
ommutazione non posseggono le proprietà alge-
bri
he delle parentesi di Poisson, si può
on
ludere
he non esiste analogo
lassi
o delle grandezze Ψ e ak
he soddisfano alle relazioni (P.14) e (P.15).
Ciò non signi
a, tuttavia,
he N e H non abbiano analoghi
lassi
i, poi-
hé essi sono
ostruiti per mezzo di
ombinazioni bilineari delle Ψ o delle
ak e
ommutano tra di loro.
Queste
on
lusioni possono venire
onfermate in base a
onsiderazioni -
si
he. An
hé un'ampiezza del
ampo sia abbastanza intensa da poter es-
sere misurata
lassi
amente, deve essere possibile l'esistenza di un numero
molto grande di parti
elle nello stesso stato, tali
he i loro
ampi siano
oerenti. Ciò porta
ome
onseguenza
he tali parti
elle debbano obbedi-
re alla statisti
a di Bose-Einstein. Per esempio possiamo
on
ludere
he i
quanti di lu
e, o fotoni, obbedis
ono alla statisti
a di Bose-Einstein, poi-
hé è noto
he è possibile produrre
ampi elettri
i e magneti
i intensi e
he
questi sono misurabili
lassi
amente. Nel
aso degli elettroni metalli
i,
he
obbedis
ono alla statisti
a di Fermi-Dira
, le grandezze
ome l'energia, la
ari
a e la densità di
orrente sono misurabili
lassi
amente, poi
hé posso-
no venire espresse
ome
ombinazioni bilineari delle ampiezze del
ampo,
mentre l'ampiezza stessa del
ampo elettroni
o non è misurabile4 .
In questo modo:
1 0
aa + a a = 1 ⇒ aa = 12 − N =
† † †
00
Risolvendo le equazioni:
2
a2 = a† = 0
a† a = 0 0
0 1
0 0
0 1 ⇒ a = , a =
†
(T.10)
00 10
aa† = 1 0
0 0
tale he:
e tale
he:
0
†
a Ψ(0) = = 1 · Ψ(1) (
1 aΨ(0) = 0 · Ψ(1)
, (T.12)
0 aΨ(1) = 1 · Ψ(0)
†
a Ψ(1) = = 0 · Ψ(0)
0
4
La misurabilità
lassi
a dell'ampiezza del
ampo per qualunque parti
ella
ari
a (statisti
a
di Bose-Einstein o di Fermi-Dira
) impli
a
he ψ guri linearmente in H, poi
hé l'energia
deve in questo
aso dipendere sia da ψ
he dalle
ombinazioni lineari di ψ . Ciò a sua volta
†
signi
a
he nell'hamiltoniana devono gurare termini lineari in ak o ak di modo
he possano
venire distrutte o
reate delle singole parti
elle
ari
he. Per
iò ψ non può essere misurato
lassi
amente, se si vuole
he la teoria sia tale
he la
ari
a elettri
a sia
onservata.
Proprietà di simmetria
B Sviluppo di φ ~x, t in serie di armoni
he sferi
he 295
Trattazione generale
Contenuto
5.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233
5.2 Elen
o dei tipi di simmetria . . . . . . . . . . . . . 234
5.3 Teorema della Nöther nel
aso
lassi
o . . . . . . 234
5.4 Teorema di Wigner . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238
5.5 Traslazioni e se
onda quantizzazione . . . . . . . . 240
5.6 Trasformazioni di Lorentz e se
onda quantizzazione242
5.7 Simmetrie interne e se
onda quantizzazione . . . 245
5.1 Introduzione
L'uomo ha un'anti
a
redenza nell'armonia matemati
a della Natura,
ome Dalla simmetria delle
ongurazioni alla simmetria
si evin
e dalla parola gre
a συµµετ ρια (simmetria)
he signi
a: ben bilan
iata. delle/nelle leggi
Nel pensiero moderno
er
hiamo tale simmetria non in relazioni stati
he o nello
stato del mondo
he
i
ir
onda (le
ondizioni iniziali) ma, piuttosto, nelle leggi
fondamentali (espresse da equazioni dierenziali o da altre formulazioni). Detto
in un linguaggio più pre
iso questo signi
a studiare le possibili proprietà di
invarianza dei sistemi si
i, per esempio
aratterizzati da una densità di lagran-
giana L , sotto un insieme assegnato di trasformazioni delle variabili importanti,
per esempio i
ampi1 .
Einstein diede a questa nozione di invarianza, già fermamente radi
ata nel
formalismo della me
ani
a analiti
a
lassi
a, un ruolo
entrale e ora a
ettiamo
he la maggior parte delle leggi si
he fondamentali possono essere espresse
attraverso prin
ipi di simmetria.
L'importanza delle proprietà di invarianza è dupli
e: da un lato esse forni-
s
ono una guida nella ri
er
a delle leggi dinami
he
orrette,
ioè della forma
orretta di L , dall'altro impli
ano l'esistenza di proprietà
onservate. I teoremi
di
onservazione hanno, dunque, diverse
onseguenze importanti
ome le regole
di selezione, le regole di intensità, e
.
An
he se le proprietà di invarianza possono essere talvolta approssimate,esse
possono tuttavia essere di ispirazione. La loro base rimane
omunque
sperimentale2 .
1
È
hiaro
he l'insieme delle trasformazioni deve formare un gruppo.
2
A. Einstein ha s
ritto:
Nel
ontesto
lassi
o la simetria può essere espressa tramite la ri
hiesta di in-
Invarianza in forma varianza in forma delle equazioni del moto o, più in generale, ri
hiedendo la
validità della formulazione dinami
a per il sistema sia originale
he trasforma-
to. Usando l'appro
io della teoriaRdei
ampi questo
omporta l'invarianza di
L (più in generale dell'azione I = d4 x L [φ, ∂µ φ] sotto l'azione di opportune
trasformazioni delle variabili e dei
ampi).
Ora rideriviamo un risultato
lassi
o, il teorema della Nöther, valido per
trasformazioni
ontinue.
Dim.
Considero la trasformazione innitesima:
x x′ := x + δx
3
Le proprietà globali
oinvolgono tutto il sistema nella sua estensione, indipendentemente
dal punto dello spaziotempo in
onsiderazione in
ui esso si trova. Le proprietà lo
ali inve
e
variano proprio
on il punto dello spaziotempo in
ui si trova il sistema
he sis sta studiando.
Poi
hé ries
e:
tolgo e aggiungo
∂
∂µ′ δφ = ∂µ′ [φ′ (x′ ) − φ(x)] = ∂µ′ φ′ (x′ ) − ∂µ′ φ(x) ≃ ∂µ′ φ′ (x′ ) − φ(x)·
∂xλ
∂xλ
· = ∂µ′ φ′ (x′ ) − ∂λ φ(x) δµλ − ∂µ′ δxλ ≃ ∂ ′ φ′ (x′ ) − ∂λ φ(x)·
∂x′ λ
· δµλ − ∂µ δxλ
Ma:
∂L ∂L
δL = L φ′ (x′ ) , ∂µ′ φ′ (x′ ) − L [φ(x), ∂µ φ(x)] ≃ ∂φ δφ + ∂∂ρ φ δ (∂ρ φ) ≃
per def di δ, essendo L invariante in forma
≃ ∂L
∂φ δφ +
∂L
∂∂ρ φ
∂L
∂ρ δφ − ∂λ φ ∂ρ δxλ = ∂ν ∂∂ νφ
δφ + ∂L
∂∂ρ φ ∂ρ δφ−
∂L
∂φ =∂ν ( ) per eq. del moto
∂L
∂∂ν φ
∂L λ ∂L ∂L
− ∂∂ ρφ
∂ λ φ∂ ρ δx = ∂ ν ∂∂ν φ δφ − ∂∂ν φ ∂λ φ∂ν δxλ
e:
′
δ d4 x = d4 x′ − d4 x =
∂x 4 ν 4 ν 4
∂x
− 1 d x ≃ (1 + ∂ν δx − 1) d x = ∂ν δx d x
′
′
∂x
d4 x′ =
∂x 4
∂x
−1 d x, dove:
∂x
è lo ja
obiano della trasformazione
he vale:
′
∂x
µ
∂xν +∂ν δx k≃1+∂ν δx ,
∂x
=k ∂x ν ν
↑ ↑
µ ν µ µ µ µ
det( ∂x
∂xν +∂ν δx ) = det(gν +∂ν δx )=exp(Tr log(gν +∂ν δx ))≃
≃ exp Tr(∂ν δxµ )=exp(∂µ δxµ )≃1+∂µ δxµ
⇓
δ d4 x ≃ ∂ν δxν d4 x
Dunque:
R n h i o
∂L ∂L
0 = δI = d4 x ∂ν ∂∂ ν φ δφ − ∂∂ν φ ∂λ φ∂ν δxλ + L ∂ν δxν = (•)
ma:
ν ∂L µ ∂L µ
⇓
R n o
d4 x∂ν ∂L
∂∂ν φ δφ + L δxν − ∂L
∂∂ν φ ∂µ φδxµ = 0 ∀ V dello sp. di Minkowsky
⇓
n o
∂L ∂L
∂ν ∂∂ν φ δφ + L δxν − ∂∂ν φ ∂µ φδxµ = 0
∂L ∂L
4-
orrente della Nöther
J ν := δφ + L δxν − ∂µ φδxµ (5.1)
∂∂ν φ ∂∂ν φ
e risulta
he si
onserva:
J˙ = 0
infatti:
R R h i R
J˙ = ∂
d3 x ∂t J0 (~x, t) = ~ · J~ = −
d3 x ∂ν J ν − ∇ σ∞
dσ k Jk = 0
↑
∂ν J ν =0 teorema della divergenza
Allora, denendo:
Ma se:
P )
∂ν J ν = 0 ⇒ ν
∂ν θ(n) δω(n) = 0 Equazione di
ontinuità a' la
ν
16n6s ⇒ ∂ν θ(n) =0 ∀n = 1, s Bogoliubov
e poi
hé le δω(n) sono lin. indipendenti
⇓
R
c(n) = d3 x θ(n)
0
=
ost ∀n = 1, s
Oss. Si può volere un'espressione Lorentz invariante per J . A questo s
opo si Foliazione dello
spazio-tempo
introdu
e una foliazione dello spazio-tempo se
ondo piani di tipo spazio:
n · x − τ = 0, n2 = 1
n0 = 1, ~n = ~0, τ = t.
Poi
hé | ψA i, | ψA′ i appartengono allo spazio degli stati si
i, si devono trasfor-
mare l'uno nell'altro tramite un operatore U (τ ):
| ψA′ i = U (τ ) | ψA i (5.3)
e similmente:
| m′ i = U (τ ) | m i
U †U = 1 (5.4)
e:
hm | ψi = hm′ | ψ ′ i unitarietà
hm | ψi = hm′ | ψ ′ i⋆ antiunitarietà
Ac | u i = cA | u i
(h χ | A) | ψ i = h χ | (A | ψ i)
⋆
h χ | A† | ψ i = h ψ | A | χ i ;
hAu | Avi = hu | vi
Ac | u i = c⋆ A | u i
⋆
(h χ | A) | ψ i = h χ | (A | ψ i)
h χ | A† | ψ i = h ψ | A | χ i
A′ = U AU †
U SU † = S
Allora:
U := eiX (5.7)
X† = X
Ẋ = 0
Comin
iamo
on l'appli
are le pre
edenti
onsiderazioni all'esempio espli
ito
delle traslazioni 4-dimensionali.
m
x
O
am xm
x′ µ := xµ + aµ
(5.8)
φ′ (x′ ) := φ (x)
on: U † U = 1
Ora, alla ri
hiesta
lassi
a
he i
ampi soddisno le medesime equazioni del moto
nei due sistemi di riferimento:
φ′ (x′ )
l = φ(x)
l
6
Il teorema della Nöther è stato formulato nell'ipotesi di trasformazioni
ontinue, mentre
quanto appena detto è appli
abile an
he a trasformazioni dis
rete.
∂µ Tλµ = 0 (5.14b)
e quattro
onseguenti generatori Pλ
he si
onservano:
Z
Pλ := d3 x Tλ0 (5.15a) P µ e
orrenti di Nöther
∂t P λ = 0 (5.15b)
Espli
itamente:
R ∂L
P0 = d3 x −L +
φ̇ = H
∂ φ̇
Z (5.16)
R ∂L k
P k = d3 x ~ = P~
∂ φ ⇒ − d3 x Π∇φ
∂ φ̇
7
In realtà bisognerebbe veri
are
he eettivamente l'espansione di
ampo libero:
X 1 1 n ikx † o
φ(x) = 3/2
√ e a + e−ikx a
L 2E
Pk
Pµ = kµ a† ~k a ~k , a, a† = 1
~
k
soddisfa le (5.12)
Considerazioni simili possono essere sviluppate per il
aso più
ompli
ato delle
trasformazioni di Lorentz:
x′ µ = αµν xν ≃ xµ + εµν xν
(5.18)
αµν αλν = g µλ (6
oe
ienti α sono indipendenti)
Le proprietà di trasformazione dei
ampi seguono dalla ri
hiesta
he la quantità
h P | φ(x) | P i si trasformano
ome le funzioni d'onda a valori
omplessi. Così
per i
ampi s
alari, spinoriali e vettoriali si ha:
Prorpietà di trasformazione
dei prin
ipali
ampi di h P ′ | φ (x′ ) | P ′ i := h P | φ(x) | P i
interesse si
o (gravitone
es
luso) h P ′ | ψ (x′ ) | P ′ i := S(L) h P | ψ(x) | P i (5.19)
[φ, φ] = [Π, Π] = 0, [φ (~
x, t) , Π (~
y , t)] = iδ (~
x−~
y)
e analoghe.
dove:
1 µνρσ Vettore di Lubanski-Pauli
W µ := ε Mνρ Pσ vettore di Lubanski-Pauli (5.21)
2
~ 0 + ~k × P~ , Jl = − 1 εlij M ij , Kl = Ml0 ).
~ = JP
(W0 = J~ · P~ , W
2
Si veri
a ulteriormente
he:
Allora gli stati ad una parti
ella saranno asso
iati alle rappresentazioni irridu-
ibili eti
hettate
on gli indi
i m, s; dierenti stati all'interno della stessa rap-
presentazione saranno distinti dal valore del momento pµ e da una
omponente
dello spin (se sviluppiamo gli stati sulla base dell'energia-impulso piuttosto
he
su quella del momento angolare):
| m, p~; s, sz i
Se la parti
ella è senza massa (
aso light-like) non possiamo metter
i nel
sistema di riferimento a riposo rispetto alla parti
ella per separare lo spin. Per
questo viene introdotto il più generale operatore di eli
ità:
P 2 ↔ (W )2 = W12 + W22
on autovalori: w ≥ 0.
• poi si
onsiderano: P± := P1 ± iP2
a
ui fa
iamo
orrispondere: W± := W1 ± iW2 ,
e ries
e:
W±† = W∓ ,
2
W , W± = 0, W+ , W− = 0, W0 , W± = ±ω0 W±
S
opro
he: W± | w, λ i ∝ | w, λ ± 1 i
poi
hé: W0 [W± | w, λ i] = (λ ± 1) [W± | w, λ i].
Troviamo an
he la
ostante di proporzionalità:
2 2
kW± | w, λ ik = h w, λ | W±† W± | w, λ i = h w, λ | W 2 | w, λ i =
↑
†
W± =W∓ e W∓ W± =W 2
2
= w2 |hw, λ | w, λi| = w2 ≥ 0
=1 se gli autostati sono ortonormali
Ḟ a = 0
La
onnessione
on il formalismo della se
onda quantizzazione segue dalla
denizione generale:
a a a
φ′ (x) = e−iεa t φ(x) = eiεa F φ(x)e−iεa F (5.25)
(ta è una matri
e n × n nello spazio interno, mentre F a è l'a-esimo generatore,
un operatore quantisti
o nel
orrispondente spazio di Hilbert).
Sviluppando (5.25) al primo ordine in εa otteniamo:
[F a , φj ] = − (ta )jk φk (5.26)
Usando le relazioni di
ommutazioni
anoni
he è fa
ile veri
are
he gli opera-
tori F a , deniti dalle (5.24), soddisfano le relazioni di
ommutazione (5.26) e,
pertanto, possono essere identi
ati
on i generatori.
Le sempli
i relazioni stabilite in questa sezione saranno utilizzate ampia-
mente nel seguito.
11
In realtà, ad essere rigorosi, basterebbe
he: δL = ∂λ ∆λ , pur
hé ∆ s
ompaia sul bordo.
Simmetrie interne:
appli
azioni
Contenuto
6.1 Trasformazioni di gauge di prima spe
ie . . . . . . 247
6.1.1 Cari
a elettri
a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249
La forma innitesima è:
La
ari
a
onservata è:
Z
Q = d3 x j0 (~x, t)
tale
he:
Z
Q̇ = d3 x ∂µ j µ = 0
L = L0 + LI , L0 = ∂µ φ† ∂ µ φ − µ2 φ† φ
Se LI non
ontiene derivate:
jµ = iq φ† ∂µ φ − ∂µ φ† φ (6.7)
In questo
aso il numero quanti
o Q viene introdotto per eliminare la
degenerazione tra gli stati
reati da φ e φ† . Infatti, usando
ampi liberi:
Z n o
Q = q d3 k a† ~k a ~k − b† ~k b ~k (6.8a)
Questo vuol dire
he parti
ella e antiparti
ella hanno
ari
he q opposte e,
pertanto, (6.8a) si rilegge
ome:
Q = qN (parti
elle) − qN (antiparti
elle) (6.8b)
L = L0 + LI , L0 = ψ (iγ µ ∂µ − m) ψ
Se LI non ha derivate:
jµ = qψγµ ψ (6.9)
e gli argomenti pre
edenti si appli
ano sia alla parti
ella
he all'antiparti-
ella.
Fin qui abbiamo sviluppato solo
onti, dando al tutto un aspetto prevalen-
temente formale. Cer
hiamo, allora, di appli
arli
on
retamente.
da
ui:
X
Q = |e| {Nr (parti
elle) − Nr (antiparti
elle)}
r
ioè:
X X
qi = qi (6.10)
iniziale nale
i i
È stato studiato il seguente pro
esso allo s
opo di avere un limite quantita-
tivo di validità della regola di selezione della
ari
a:
e− → ν + γ
N.B. Quello appena des
ritto è un tipi
o pro
esso di de
adimento spontaneo in
ui può essere violata la
onservazione della
ari
a elettri
a; pro
esso
he,
sotto il prolo energeti
o, è reso possibile per
hé: me ≈ 0, 5 MeV, mν ≈ 0,
mγ = 0.
bp = bn := 1, be = bν = bΠ := 0 (6.12)
e:
∆B = 0
p → e+ Π0 , e+ γ, νΠ+ , . . .
n → e− Π+ , νγ, νΠ0 , . . .
In questo
aso si trasformano solo i
ampi leptoni
i: parti
elle a spin 1/2
he
sono soggette alle interazioni elettromagneti
he e deboli, ma non forti. Fin da
ora in
ontreremo: e− , ν , µ− :
le− = 1 le+ = −1 , lν = 1, lµ− = 1, lp = 0, . . .
Allora:
µ− → e− γ, µ− → e+ e− e−
Γ (µ− → e− γ)
< 5 · 10−11
Γ (µ− → qualunque altra
osa) ≡ Γtotale
Γ (µ− → e+ e− e− )
< 10−13
Γtotale
Le probabilità di questi pro
essi sono molto basse ma non nulle. Questo
fatto può essere spiegato postulando un numero quanti
o aggiuntivo, il
numero muoni
o. Asso
iati a e ed e esistono due neutrini νe , νµ per
ui
− +
poniamo:
Allora, la ri
hiesta: ∆ N (muoni) − N (muoni ) = 0
impli
a ne
essariamente questo tipo di pro
essi1 :
Π− → µ− + ν̄µ
µ− → e− + ν̄e + νµ
Π+ → µ+ + νµ
e .
e- e-
ne ne
Ad esempio in: p → e+ Π0
ries
e: ∆B = Bf − Bi = −1, ∆L = −1 ⇒ ∆(B + L) = −2.
La
onservazione della
ari
a elettri
a ha un ruolo del tutto parti
olare
rispetto ai
asi di B e L. Lo vedremo in dettaglio in un
apitolo più avanti.
Qui
i limitiamo ad anti
ipare
he per i
ampi elettri
amente
ari
hi si può
ri
hiedere l'invarianza di gauge di se
onda spe
ie:
ejµ Aµ .
CQC −1 = −Q (6.15a)
Cj µ C −1 = −j µ (6.15 )
[C, L ] = 0 (6.15d)
nγ n.
= nγ in.
± 2n (6.18)
• stato neutro formato dall'a
oppiamento di due
ampi s
alari
ari
hi op-
posti: | Π+ (1)Π− (2) i:
C | Π+ (1)Π− (2) i =
= Ca†1 b†2 | 0 i = Ca†1 C −1 Cb†2 C −1 C | 0 i = η 2 b†1 a†2 | 0 i =
c′ ≡ (−1)l (6.19)
C | e− (1)e+ (2) i =
= Cb†1 d†2 | 0 i = Cb†1 C −1 Cd†2 C −1 C | 0 i = d†1 b†2 | 0 i =
Così:
c′ = (−1)l+s (6.20)
Allora:
parap. (c′p = +1) → 2γ (c′2γ = 1), più breve: τp ∼ 10−10 s
è a
essibile solo il
anale 2γ per
hé è l'uni
o
he mi fa
onservare c′ = +1
CSC −1 = S
si ha:
h (part.)f | S | (part.)i i = h (part.)f | C −1 CSC −1 C | (part.)i i =
←֓ ֒→
=S
= h (antipart.)f | S | (antipart.)i i
Contenuto
7.1 Inversione spaziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 255
7.1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 255
7.1.2 P e se
onda quantizzazione . . . . . . . . . . . . . . 256
7.1.3 P e interazioni si
he . . . . . . . . . . . . . . . . . 261
7.1.4 Regole di intensità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 262
7.2 Inversione temporale . . . . . . . . . . . . . . . . . 265
7.1.1 Introduzione
Per denizione l'inversione spaziale agis
e nel modo seguente:
(
~x ′ := −~x
(7.1)
t′ := t
he, per le altre variabili dinami
he
lassi
he,
omporta:
( (
p~ ′ = −~
p ~l ′ = ~r × p~ ′ = −~r × − p~ = ~l
, ⇒ J~ ′ = J~ (7.2)
E′ = E ~σ ′ = ~σ
Oss. 2: L'insieme delle (7.3) mi da l'azione di P sul gruppo di Poin
arè: P↑+
he,
osì, diventa: P↑ .
Ovviamente appli
ando due volte P ottengo nuovamente lo stato iniziale, per
ui: P2 = 1 e, quindi, P è hermitiano
on autovalori: ±1:
P = P−1 = P† , ξP = ±1
† ~
Ma
Egli a k sono il pilastro della
reazione della base degli impulsi:
~
k = a† ~k | 0 i, per
ui posso ottenere:
E
P ~k = Pa† ~k | 0 i = Pa† ~k P−1 P | 0 i =
↑
denis
o: P | 0 i:= | 0 i
E
= ξa† − ~k | 0 i = ξ −~k
1 X |~k|
φ(r, θ, ϕ, t) = √ √ jl (kr) alm (ω)Ylm Ω~r e−iωt +
R ωlm ω
+a⋆lm (ω)Ylm
⋆
Ω~r eiωt (7.6)
q
y q q = p - q
x
j j = p + j
j = p + j j
cioè: Wr W r =(p - q,p + j)
q = p - q x
y
z
e sviluppo in serie di armoni
he sferi
he al suo interno. Per ulteriori dettagli rimandiamo
all'appendi
e ???.
P | l, m; ω i = ξ(−1)l | l, m; ω i (7.9)
m1 · m2
M := m1 + m2 µ :=
m1 + m2
~ = m1 ~
R
r1 + m2 ~
r2
~
r := ~
r1 − ~
r2
m1 + m2
~ =p m2 p
~1 − m1 p
~2
P ~1 + p
~2 p
~ = µ·~
r=
m1 + m2
L'hamiltoniana
omplessiva deve
oin
idere in ambo i sistemi di
oordinate,
osì
ome il
momento angolare, e infatti ries
e:
p21 p2 p2 P2
+ 2 +V ~ r = + +V ~
r1 − ~
r2
2m1 2m2 2µ 2M
~l1 + ~l2 = ~l + L
~
dove: ~
l1 =~ ~1 , ~l2 = ~
r1 × p ~2 , ~l = ~
r2 × p ~ =~
~, L
r×p ~.
r×P
ioè:
(
I s 00 = 1
det Is = −1
Is ij = −δ ij
Espli
itando:
(
Sγ 0 S −1 = γ 0
(7.13)
S~γ S −1 = −~γ
In
on
lusione ri
avo:
(
Pψ ~x, t P−1 = ξγ 0 ψ ~x, t
(7.14)
ξ = ±1
essendo:
Pψ ~x, t P−1 = Pψ † ~x, t γ 0 P−1 = Pψ † ~x, t P−1 γ 0 =
= ξψ † − ~x, t γ 0 γ 0
p~ → −~
p
λ → −λ ,
~P ~
essendo λ l'autovalore per l'eli
ità J·
p .
Allora, passando agli stati:
(
P | p~, λ, part. i = ξ | −~
p, −λ, part. i
(7.16)
P | p~, λ, antip. i = −ξ | −~p, −λ, antip. i
Questo vuol dire
he nel
aso dei fermioni a spin 1/2 parti
ella e antiparti-
ella hanno parità opposta: la parità relativa fra parti
ella e antiparti
ella
è -1.
Allora si
onsidera: ξpart. = +1 ⇒ ξpart. · ξantip. = −ξpart.
2
= −1.
Come primo esempio di appli
azione di tali
onti
onsideriamo l'a-
zione di P sullo stato di positronio | e− , e+ i:
P e− , e+ = −a†−λ1 − p~1 b†−λ2 − p~2 | 0 i
g p
J P = 0− ⇔ Pπ− = Pπ+ = −1
π − D → nn
l + s = 0 + 0, 1 + 1, 2 + 0, 3 + 1, . . .
5
λ è tale
he |λ| ≤ s, dunque se s=1 allora λ ha tre possibili valori: −1, 0, 1.
L− := f− φ0 Fµν F̃ µν : π 0 = 0− (7.19b)
Corrispondentemente trovo gli elementi di matri
e:
M+ ∝ f+ e1 · e2 k1 · k2 − e1 · k2 e2 · k1 (7.20a)
q = k1 + k2
k12 = k22 = 0
7
Cioè non si
onsidera un verti
e diretto:
quanto, piuttosto:
g1(k1 ,e1 )
p 0(q)
g2(k 2 ,e 2 )
Figura 7.3: Verti
e π 0 → γ + γ
mentre la s elta:
π0 - γ+γ
- e+ e−
- e+ e−
e-
r
e1
g1
r r e+
E1 e1
Teori amente:
per
ui:
E E
T ~k = T a† ~k | 0 i = ηT a† ~k | 0 i = ηT −~k
avendo denito:
T | 0 i := | 0 i (7.24)
9
In generale T può essere o lineare o antilineare.
Nel primo
aso ries
e: T (i . . .)T −1 = iT (. . .)T −1 ,
mentre nel se
ondo: T (i . . .)T −1 = −iT (. . .)T −1 .
α⋆ ′ ρ e−iθ ′
t′′ := t = t = e−2iθ t′
α ρ eiθ
= U † (+∞, −∞) = S †
Dunque ho: S = T † S † T
Ora:
′ ′
p~j λj S p~i λi = p~j′ λ′j T † S † T p~i λi =
←֓ ֒→
⋆
(fase·h−~pj′ λ′j |= =fase·|−~pi λi i)
⋆
= fasi · − p~j′ λ′j S † − p~i λi =
= (fasi)⋆ · − p~i λi S − p~j′ λ′j C.V.D.
σ (a + b → a′ + b′ )
= 8
σ (a′ + b′ → a + b) ↑ >
<~k=~ka =−~kb
mi metto nel C.M.⇒
>
:~k′ =~ka′ =−~kb′
1
2 per a′ = b′ , a 6= b
(2sa′ + 1) (2sb′ + 1) p~CM
= · 2 · 2 per a = b, a′ 6= b′
(2sa + 1) (2sb + 1) p~CM
1 altrimenti
Esempio
2 2
σ (π + d → pp) 2·2 1 p~pp 2 p~pp
+
= · · 2 = ·
σ (pp → π d) 3 · (2sπ + 1) 2 p~πd 3 · (2sπ + 1) p~πd
Oss. Per gli stati nali ho:
Z Z
4 d~
pπ d~
pd pπ ωπ dωπ
δ (. . .) = dΩ δ (ED + ωπ − W ) =
ω π ED ω π ED
p π ED pπ
= dΩπ = dΩπ
ED W W
mentre il fattore di usso è:
1 1
q =
2 2 pπ W
(pπ pD ) − m2π MD
• Teorema CPT
Oltre a C , P , T si possono
onsiderare i loro prodotti: CP , CT , P T , CP T .
C'è un teorema fondamentale
he asseris
e:
in una teoria di
ampo lo
ale Lorentz-invariante
'è an
he invarianza per
CP T . Questa è valida per ogni interazione.
Da questo teorema si può dedurre l'uguaglianza di massa e vita media fra
parti
ella e antiparti
ella12 :
me + = me − τπ + = τπ − e .
Ad esempio ries e:
|me− − me+ |
< 4 · 10−8
(me− + me+ ) /2
e simili.
12
fr. T.D.Lee, pag. 329-333
Dµ φ := ∂µ φ + iAµ φ (8.9)
i
D(ε)Aµ D−1 (ε) = − (∂µ D(ε)) D(ε) + A′µ
q
⇓
i
A′µ (x) = D(ε)Aµ (x)D−1 (ε) + (∂µ D(ε)) D−1 (8.10)
q
L0 = ψ (iγµ ∂ µ − m) ψ (8.12)
L'invarianza globale (Ia spe
ie) diventa lo
ale (II spe
ie) se ∂µ
a
Dµ ,
ioè se:
ψ
Oss. Poi
hé ψ è il
ampo
he distrugge parti
elle di
ari
a q , avremo q =
−1 per gli elettroni, q = +1 per i protoni.
In questo
aso in Aµ (x) ri
onos
iamo il
ampo del fotone. Per
ompleta-
re la des
rizione,
ioè per rendere il
ampo di gauge una vera variabile
dinami
a, va aggiunta la parte libera (o
ineti
a) del fotone stesso:
1
Lγ := − Fµν F µν
he è gauge invariante (8.15)
4
In
on
lusione, risulta
he la lagrangiana per la QED è:
1
L = L0′ + LI = L0 + Lγ + LI = ψ (iγµ ∂ µ − m) ψ − Fµν F µν − qeψγµ ψAµ
4
b) Nel
aso parti
olare di un
ampo s
alare
ari
o a spin 0 si può partire da
(q = 1 se φ distrugge π ):
L0 = ∂µ φ† ∂ µ φ − m2 φ† φ
↓
Dµ φDµ φ† − m2 φ† φ = ∂µ φ† ∂ µ φ − iq eAµ φ† ∂µ φ − ∂µ φ† φ +
+q 2 e2 A2µ φ† φ − m2 φ† φ (8.16)
Aµ Aµ Aµ
φ†
+
φ φ φ†
2) ∂µ Dµ = ∂µ + iqAµ
ioè si introdu
e un nuovo
ampo, ovvero
una nuova parti
ella
he è portatri
e dell'
interazione.
f 2 b1 b2
F~B = · ~n b = n◦ barioni
o
4π r2
e2 q1 q2
(analoga alla forza di Coulomb: 4π · r 2 ).
G M T m1 f 2 Bb1
m1 a1 = − · 2
+ ·
4π R 4π R2
G M T m2 f 2 Bb2
m2 a2 = − · 2
+ ·
4π R 4π R2
Uso: B := MT
mP ,g= G
4π · MT
R2 , mi := µi · mP 5
5 mi
In generale, per
orpi estesi:
mP
6= bi per
hé bisognerebbe tenere in
onsiderazione le
eventuali energie di legame. Tuttavia, per la Terra, tale eetto può essere tras
urato e si può
MT
porre direttamente: B ≃
mP
per
ui:
G MT f 2 MT b1 GMT f 2 b1
a1 = − · + · · = −1 +
4π R2 4π R2 m1 m2 4πR2 mP m1 G
⇓
GMT f 2 b2
a2 = −1 +
4πR2 mP m 2 G
f 2 b1 f 2 b2 f2 b1 b2
a1 − a2 = g −1 + +1− =g· −
mP m1 G mP m2 G mP G µ1 µ2
⇓
a1 − a2 f2 b1 b2
= −
g Gm2P µ1 µ2
a1 − a2 b b1 b2
Ponendo: ∆k := , ∆ := −
g µ µ1 µ2
ris
riviamo sempli
emente:
f2 b
∆k = ∆
Gm2P µ
f 2 ≃ (4, 6 ± 0, 6) · 10−42 e2
6
Vedi E. Fis
hba
h et al., Physi
al Review Letters 56,3 (1986).
Contenuto
9.1 Rottura spontanea di simmetria: modo di Goldstone277
9.2 Rottura spontanea di simmetria: modo di Higgs . 284
Le
onsiderazioni pre
edenti sulla massa nulla del fotone,
ome
onseguenza
dell'invarianza di gauge di IIa spe
ie, sono state sviluppate nell'ambito della
lagrangiana senza, però, dis
utere
ome risolvere la stessa (meglio le equazioni
del moto) in presenza dell'interazione. La loro validità andrà ridis
ussa quando
i
saremo resi meglio
onto di
ome trattare l'interazione e di
erti fenomeni legati
a questa. Tuttavia an
he restando a livello di lagrangiana esistono parti
olari
me
anismi
he possono portare a soluzioni diverse. Ciò è dovuto a un ruolo
nuovo del vuoto e
orrisponde,
ome vedremo, a una diversa realizzazione della
simmetria.
per ui:
Oss. Ora φ(x) è soluzione generale, non solo di parti
ella libera, per
ui, nel
valutare: h 0 | φ(x) | 0 i, non possiamo fare uso dello sviluppo in onde piane.
Se, inve
e, fa
io uso delle trasformazioni di gauge di Ia spe
ie generate da
Q, per le quali:
h 0 | φ(x) | 0 i = 0 (9.2)
per
ui il suo minimo dipende dai valori assunti da V φ† φ .
Si osservi
he assumendo lo stato di energia minima invariante per traslazioni,
ries
e:
per
ui:
V φ† φ è indipendente da xµ
Hmin = H φ0 è indipendente da xµ
In denitiva i valori minimi assunti da V φ† φ dipenderanno solamente dal
valore di φ0 e dai valori dei due parametri µ e λ. Dunque studiamo la funzione:
V (y) = λ y 4 + µ2 y 2 (9.6)
on: y := |φ0 |
al variare dei parametri µ e λ1 .
1
Ries
e:V φ† φ ≡ V |φ0 |2 , per
hé siamo in presenza di
ampi
lassi
i, per i quali vale:
y
y p
v= 2
p y
v= 2
p
V2 (y) = y 4 2 2 +
y v= 2
4
> 0, 2 < 0, H ( = 0) = 4
La
ondizione µ < 0 impli
a l'esistenza di parti
elle a massa immaginaria
2
(in realtà, ri
ordando il
aso time-like, questo vuol dire l'esistenza di ta
hioni!)
e potrebbe sorprender
i. Il punto, però, è
he l'interpretazione
orpus
olare è
vera nel
aso in
ui la
ongurazione di energia minima, il vuoto,
orrisponde a
φ0 = h 0 | φ(x) | 0 i = 0 per
hé vale, al limite quasi libero di pi
oli λ, lo sviluppo
di φ in termini di a ~k e a† ~k ,
on: a | 0 i = 0, h 0 | a† = 0.
Inve
e, se lo stato di vuoto è tale
he: φ0 = h 0 | φ(x) | 0 i =6 0, per metterne
in evidenza l'aspetto
orpus
olare dobbiamo ridenire il
ampo (di modo
he il
nuovo
ampo dia nuovamente 0 sul vuoto quantisti
o).
Oss. La soluzione y = |φ0 | = √v2 è, in realtà, un
aso parti
olare, poi
hé
andranno altrettanto bene le soluzioni:
v
φ0 = √ eiα0 = h 0 | φ(x) | 0 i α0 ∈ R (9.9)
2
he
orrispondono a un'innità di vuoti degeneri, in quanto tutti
on ener-
gia: h 0 | Hmin | 0 i = 0. Inoltre, poi
hé h 0 | φ(x) | 0 i =
6 0, dal ragionamento
pre
edente segue
he:
h 0 | Q φ − φQ | 0 i =
6 0 ⇒ Q |0i =
6 0
←֓ ֒→
3
Phi
2
±1 ±1
±0.5 ±0.5
Phi 0 0 Phi
0.5 0.5
1 1
v v
Figura 9.1: rappresentazione di: φ0 = √ eiα0 = √ (cos α0 + i sin α0 )
2 2
P P
Per evidenziare l'aspetto
orpus
olare sviluppo per pi
oli λ, ovvero per
grandi v ( v 2 = |µ2 |/λ), l'esponenziale:
1
φ(x) ≃ √ (v + η + iϕ(x)) (9.11)
2
Allora: ∂µ φ(x) ≃ √1
2
(∂µ η + i∂µ ϕ(x))
da
ui:
1 2 1 2
L ≃ (∂µ η) + (∂µ ϕ) − V (η, ϕ) (9.12)
2 2
µ2 λ 2
on: V (η, ϕ) = (v + η + iϕ)(v + η − iϕ) + [(v + η + iϕ)(v + η − iϕ)] +
24 4
µ µ2 2
+ = v + η 2 + 2vη + ϕ2 + iϕ(v + η) − iϕ(v + η) +
4λ 2
λ 4
+ v + η 4 + ϕ4 + 4v 2 η 2 + 2v 2 η 2 + 2v 2 ϕ2 + 4v 3 η + 4vη 3 +
4
µ4
+2η 2 ϕ2 + 4vηϕ2 + =
4λ ↑
µ2 2 µ4 λ 4 λµ4 µ4 µ2 v 2 λv 4 µ4
ma: v =− e: ·v = 2
= ⇒ + + =0
2 2λ 4 4λ 4λ 2 4 4λ
µ2 2 λ 4
= η + 2vη + ϕ2 + η + ϕ4 + 6v 2 η 2 + 2v 2 ϕ2 + 4v 3 η+
2 4
+4vη 3 + 2η 2 ϕ2 + 4vηϕ2 =
↑
ra
olgo
1 2 2 1
= η µ + 3λv 2 + ϕ2 µ2 + λv 2 + ηv µ2 + λv 2 +
2 2
λh 2 2 i
+ η + ϕ2 + 4vη η 2 + ϕ2 =
4
λh 2 2 i
= −µ2 η 2 + η + ϕ2 + 4vη η 2 + ϕ2
4
termine di interazione
Pertanto:
1 2 1 1 2 λ
L = ∂µ η − η 2 − 2µ2 + ∂µ ϕ − [. . . ] (9.13)
2 2 2 4
on: −2µ2 := m2η > 0
λ
e: [. . . ] = termine di interazione.
4
Lo spettro è il seguente 2 :
Così
i ritroviamo
on due
ampi s
alari neutri distinti (
ioè due parti
elle
distinte), una delle quali ha massa nulla ed è
hiamata bosone di Goldstone.
Oss. in realtà il fenomeno è ben più generale del sempli
e modello
onsiderato
e assurge a teorema:
2
Le equazioni del moto per i
ampi originali e per quelli derivati sono le seguenti.
2
1. Dalla lagrangiana: L = ∂µ φ∂ µ φ† − µ2 φ† φ − λ φ† φ
ottengo, attraverso le equazioni di Eulero-Lagrange:
(a) + µ2 φ = −2λ φ† φ φ
(b) + µ2 φ† = −2λ φ† φ φ†
1 2 1 2 1h 2 i 1 2 λ
L = ∂µ η + ∂µ ϕ − V (η, ϕ) = ∂µ η − m2η η 2 + ∂µ ϕ − [. . .]
2 2 2 2 4
η i
− ∂µ η − i 1 + ∂µ ϕ e−iϕ/v · (v + η)eiϕ/v =
v
ih η
= (v + η)∂µ η − ∂µ η(v + η) + i(v + η) 1 − ∂µ ϕ+
2 v
η i η
+i 1 + (v + η)∂µ ϕ = −(v + η) 1 + ∂µ ϕ =
v v
2
(v + η)2 √ η
=− ∂µ ϕ = − v+ √ ∂µ ϕ ≃ −v∂µ ϕ
v v ↑
per pi
oli λ, ovvero per grandi v
Pertanto:
∂ µ jµ = −vϕ = +v m2ϕ + O(λ) = O(λ)
k k
−m2ϕ 0
∂L λ
= · 2 η 2 + ϕ2 · 2η + 4v η 2 + ϕ2 + 4vη2η − m2η η =
∂η 4
λ
= · 4η 3 + 4ηϕ2 + 4vη 2 + 4vϕ2 + 8vη 2 − m2η η =
4
λ 3
= 4η + 12vη 2 + 4ϕ2 (η + v) − m2η η
4
∂L λ 3 λ 3
= 4ϕ + 4η 2 ϕ + 4vη2ϕ = 4ϕ + 4η 2 + 8vη ϕ
∂ϕ 4 4
∂L
= ∂µ η
∂∂µ η
∂L
= ∂µ ϕ
∂∂µ ϕ
otteniamo (al primo ordine in η e ϕ):
λ
(a) η + m2η η = 4η 3 + 12vη 2 + 4ϕ2 η + 4ϕ2 v ≃ 0
4
λ
(b) ϕ = 4ϕ3 + 4η 2 ϕ + 8vηϕ ≃ 0
4
A questo punto suppongo di studiare i due
ampi in un intorno del minimo φ0 , per
ui
suppongo
he η(x) e ϕ(x) siano quantità
osì pi
ole
he posso imporre di salvare solo i
termini in O(η) o O(ϕ), tenendo presente
he an
he il prodotto ηϕ è dell'ordine O η 2
o O ϕ2 :
(a) + m2η η ≃ 0
(b) ϕ ≃ 0
Ulteriori possibilità si hanno nel
aso in
ui la simmetria sia lo
ale (
ioè di gauge
di IIa spe
ie). In tal
aso:
2 1
L = ∂µ φ† ∂ µ φ − µ2 φ† φ − λ φ† φ − Fµν F µν −
4 (9.14)
−qei φ† ∂µ φ − ∂µ φ† φ Aµ + q 2 e2 φ† φA2µ
Aµ (x) = 0 (
he
omporta: h 0 | Aµ (x) | 0 i = 0)
0
v (9.15)
φ0 ≡ h 0 | φ(x) | 0 i = √ eiα0
2
φ(x) ≃ √v + √1 (η + iϕ)
2 2
Aµ (x)
ovvero:
2
1 2 1 1 e2 v 2 ∂µ ϕ
L = ∂µ η − m2η η 2 − Fµν F µν + Aµ + + O(λ) (9.16)
2 2 4 2 ev
1 2 m η 2 1 1 λ 4 e2 2
L = ∂µ η − η − Fµν F µν + m2γ A2µ − η +4vη 3 + η +2vη A2µ
2 2 4 2 4 2
(9.18)
3
Si noti
he [v] = [M],
ioè è dimensionato.
| p, J, M, λ i ≡ | p, w, J, M, λ i
Z
on: λ
PJM := (2J + 1) (dR) DJ† [R]λM U (R) (A.1)
↑
Z2π Z1
(2J + 1)
= dφ d(cos θ) DJ† (R)λM ·
4π
0 −1
·U R(θ, φ, 0) | p ê3 , λ i (A.2)
Quanto vale λ? Nel
aso time-like: |λ| ≤ s, mentre nel
aso light-like:
λ = 0, ±1/2, ±1, . . . essendo indi
e di rappresentazione irridu
ibile (sempre
per w = 0).
Oss. U (R) | p e3 , λ i = | p~, λ i per
hé p~ = (p, θ, φ) = R(θ, φ, 0) p e3 =
p · R(θ, φ, 0)~e3 .
3. rappresentazioni irridu
ibili del gruppo di Poin
aré esteso P ↑
Osserviamo
ome l'operatore P1 non
ommuti né
on P~ né
on J~ · P~ , ma
ommuta
on J~ 2 e Jz . Questo vuol dire
he generalmente nessuna delle due
pre
edenti basi è di autostati per P~ (fuor
hé nel
aso parti
olare: p~ = ~0,
per altro possibile solo nel
aso time-like o
on λ = 0).
La più promettente è, tutto sommato, la se
onda, quindi vediamo innan-
zitutto
ome agis
e P su di lei. In generale ries
e:
P | pJM λ i = . . . = ηλ (−1)J−λ | pJM − λ i
dove:
time-l.: ηp (−1)s−λ 2 rapp. irrid. equivalenti, per: ηp = ±1
ηλ =
light-l.: ηp (−1)|λ|−λ 2 rapp. irrid. non-equivalenti
Nel
aso di un sistema ad una sola parti
ella:
8 9
s = <
J−
: |λ| ;
P | pJM λ i = ηp (−1) | pJM − λ i
Ma posso
ostruire:
1
| pJM |λ|τ i := √ ( | pJM λ i + τ | pJM − λ i) τ = ±1
2
e risulta proprio:
8 9
s = <
J−
: |λ| ;
P | pJM |λ|τ i = τ ηp (−1) | pJM |λ|τ i
~P ~
ioè ho trovato una base di autostati per P (
he non lo è più per J·
p bensì
~ ~
per J·pP ).
1
Coin
idente
on Is della dizione del
orso di Fisi
a Teori
a.
Esempi
√ Z
2l + 1
| plm i = dΩp~ Ylm (θ, φ) | 0, θ, φ i
4π
La formula inversa si ottiene moltipli
ando per Ylm ⋆
θ′ , φ′ , somman-
do su (lm) e sfruttando la
ompletezza delle armoni
he sferi
he, per
ui:
r
X 4π
| p, θ, φ i = Y⋆ (θ, φ) | p, l, m i
2l + 1 lm
lm
q
Per eliminare i
oe
ienti 2l+1 4π
basta ridenire le normalizzazioni
degli stati ed ottenere:
Z
⋆
| p, l, m i = dΩp~ Ylm (θ, φ) | p, θ, φ i (A.3)
X
| p, θ, φ i = ⋆
Ylm (θ, φ) | p, l, m i (A.4)
l,m
1
on: l = 0, , 1, . . . |m| ≤ l
2
•
ampo s
alare neutro (
on o senza massa) nella se
onda quantizza-
zione
Comin
iamo
on il porre:
| p~, λ i = | p, θ, φ, λ i := a†λ p~ | 0 i = a†λ (p, θ, φ) | 0 i (A.5)
N (A.3)+(A.5)+(A.6):
Z
a† (p, l, m) = dΩp~ Ylm (θ, φ)a† (p, θ, φ) (A.7)
N (A.4)+(A.5)+(A.6):
X
a† (p, θ, φ) = ⋆
Ylm (θ, φ)a† (p, l, m) (A.8)
l,m
Allora:
Z∞ Z Z∞ Z
dk 2 1 1
k dΩ~k = √ dω ω · k dΩ~k
V~k 2π 2π
0 0
o
~ ~
·eiωt · e−ik·~x + a |~k|, l, m Ylm (θ, φ)e−iωt · eik·~x = (⋆)
a |~
k|,l,m :=alm (k) Ylm (θ,φ)≡Y~k
P ′
= 4π il jl′ (kr)Yl⋆′ m′ Ω~k Yl′ m′ Ω~x
l ′ m′
per iò:
1 X 4π |~k| √
(⋆) = √ · √ · ω jl′ (kr)·
R ω,l,m 2π 2
′ ′
l ,m Z
· a†lm (k) eiωt Yl⋆′ m′ Ω~x · dΩ~k Ylm
⋆
Ω~k Yl′ m′ Ω~k +
he è, sostanzialmente,
√ l'espressione ottenuta dal prof. (a parte il
fattore 2ω ,
he può, però, essere riassorbito dagli operatori a†lm (k)
e alm (k), senza
ambiarne il senso).
• A questo punto possiamo ragionare in modo del tutto generale per
un
ampo operatoriale di eli
ità λ.
N (A.2)+(A.5)+(A.6):
Z
a†λ (p, J, M ) = dΩp~ DJ† (φ, θ, 0)λM a†λ (p, θ, φ) (A.9)
X
aλ (p, θ, φ) = DJ (φ, θ, 0)λM aλ (p, J, M ) (A.12)
JM
2
Wu Chi Tung: p. 148, eq. (8.7) ÷ (8.12); Caldirola: p.420.
−ω 2 − △r + m2 φ(r, θ, ϕ) = 0 ∀t
⇓
△r φ(r, θ, ϕ) = m2 − ω 2 φ(r, θ, ϕ) (B.2)
m2 − ω 2 = −~k 2 e : − △r = P~ 2
Allora:
h i
1 d dR l(l+1)
r2 dr r2 dr + ω 2 − m2 − r2 R=0
on: R(r) = 0
ondizione al
ontorno ⇒
r=R
divido tutto per ~k 2 e pongo: ρ := kr = |~k| · r
d2 R 2 dR ~k 2 − l(l + 1) R = 0
⇒ + +
dr2 r dr r2
ovvero:
d2 R 2 dR ~k 2 − l(l + 1) R = 0
+ + (B.3)
dρ2 ρ dρ ρ2
Rl (r) =0 (B.4a)
r=R
(2l − 1)
nl (ρ) −→ − ,
ioè diverge
ome: ρ−(l+1) ⇒ B = 0
ρ→0 ρl+1
pertanto rimaniamo
on:
Rl (r) = Al jl (kr)
on: Rl (r) =0
r=R
jl (ρ) =0 (B.5)
ρ=kR
e, di onseguenza, an he:
Rl,m kl,m r = Al jl kl,m r (B.7)
funzione reale
↓
RR RR
2
dr r · Rl,m kl,m r = 1 ⇒ 1 = A2l dr r · j2l kl,m r ⇒
0 ↑ 0
k
2
peso della normalizzazione
R
2 [ dr
d
jl (kl,m r)]
r=R
r r
2 1 2 1
⇒ Al = + · = · ′
R d R jl (kl,m r)
jl (kl,m r) r=R
dr r=R
solo la soluzione positiva per
hé R(r)>0
r
2 1
φnlm (r, θ, ϕ) = · ′ · jl kln r · Ylm (θ, ϕ) (B.8)
R jl (ρln )
r=R
1
jl′ ρln = l jl−1 ρln − (l + 1)jl+1 ρln
2l + 1
X 1
φ(r, θ, ϕ) = √ anlm jl kln r Ylm (θ, ϕ
n,l,m
R
√
2
dove: anlm = .
jl ρln
Torniamo all'equazione di Klein-Gordon e studiamo più a fondo le soluzioni.
Ripartiamo dalla (B.1):
φ(r, θ, ϕ, t) = Aiiωt + Be−iωt φ(r, θϕ)
Aiiωt + Be−iωt X
= √ anlm jl knl r Ylm (θ, ϕ)
R nlm
P P
Ma: equivale a per
hé k ≡ kln
he è soluzione di jl kln R = 0. Non solo:
n k
k 2 = ~k 2 = ω 2 − m2 per
ui:
q
ωln = ± ~kln
2 + m2
1 X jl (kr)
= √ Aalm (ω)Ylm (θ, ϕ) eiωt +
R ω
ω,l,m
+Balm (ω)Ylm (θ, ϕ) e−iωt =
↑
s
ambio: m
on: −m nel se
ondo termine
1 X jl (kr)
= √ Aalm (ω)Ylm (θ, ϕ) eiωt +
R ω
ω,l,m
Bal −m (ω)Yl −m (θ, ϕ) e−iωt =
1 X jl (kr)
φ(r, θ, ϕ, t) = √ Aalm (ω)Ylm (θ, ϕ) e−iωt +
R ω
ω,l,m
+A⋆ a⋆lm (ω)Ylm
⋆
(θ, ϕ) eiωt (B.9)
Invarianza di gauge e
geometria
Contenuto
C.1 Note di geometria: topologia dierenziale . . . . . 299
C.1.1 Oggetti geometri
i in spazi-tempo senza metri
a né
geodesi
he . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299
• Curva
Si di
e
urva P(λ) una
orrispondenza biunivo
a,
he sia an
he dieren-
ziabile, tra [−1, 1] ∈ R e lo spazio-tempo.
∂ ∂ ∂
e1 = 1
, e2 = 2
, e3 =
∂x ∂x ∂x3
Una trasformazione da una base all'altra, nello spazio tangente in P(0),
ome ogni
ambiamento di base in uno spazio vettoriale, si ottiene tramite una
matri
e non singolare:
eα′ = eβ Lβ α′
e,
ome al solito (in
lusi i sistemi lorentziani dello spazio-tempo piatto), le
omponenti di un vettore devono trasformarsi tramite la matri
e inversa:
′ ′
uα = Lα β uβ
2
Alla nostra immaginazione viene spontaneo il tentativo di tirare una linea dritta sempre
e
omunque, ma questa operazione, se
ondotta in uno spazio-tempo
urvo,
omporta impli
i-
tamente l'idea di poter
i immergere in uno spazio-tempo eu
lideo
on almeno una dimensione
superiore. Eventualità sempre possibile in teoria ma
he, tuttavia, potrebbe non
orrisponde-
re ai risultati sperimentali. Se questi
i
ostringessero a rimanere sulla super
ie
urva di
uno spazio-tempo
urvo (
ome ben des
ritto, per il
aso bidimensionale, nel ra
onto Flatlan-
dia, del reverendo Abbot), allora l'immagine usuale di linea retta perderebbe di signi
ato.
A questo punto dovremmo servir
i solo della sua denizione matemati
a più generale,
he la
identi
a
on la linea più breve
ongiungente due punti assegnati, e
he porta, per spazi-tempi
non eu
lidei, a ben altri risultati gra
i rispetto all'immagine
lassi
a.
3
Quattro funzioni: x0 (P(0)), x1 (P(0)), x2 (P(0)), x3 (P(0)) dallo spazio-tempo in R
he
siano
omplessivamente un dieomorsmo.
= eβ uβ
Nel
aso spe
iale di trasformazioni tra basi indotte da sistemi di
oordinate,
la matri
e di trasformazione assume la sempli
e forma:
∂ ∂xβ ∂
′ =
∂xα ∂xα′ ∂xβ
osi
hé:
∂xβ
Lβ α′ =
∂xα′ nell'evento P(0) in
ui gia
e lo spazio tangente
Con questa nuova denizione di vettore ora possiamo analizzare
ome si
on-
frontano due vettori in uno spazio
urvo senza metri
a4 .
• Trasporto parallelo e derivata
ovariante: appro
io pittori
o
In ogni spazio, per poter
onfrontare due vettori vA e vB (o, più in ge-
nerale, due tensori) presenti in due dierenti eventi A e B , dobbiamo
innanzitutto
onos
ere la pro
edura tramite
ui
ompiere questa opera-
zione: risulterà
he il
on
etto di parallelismo non è una nozione globale
ma lo
ale.
Si
omin
i
on il
onsiderare due intorni degli eventi A e B
onnessi dalla
urva P(λ), il
ampo di vettori tangente punto per punto a P(λ):
d
uP(λ) := ∈ TP(λ) t.
. uP(0) ≡ uA , uP(1) ≡ uB
dλ P(λ)
3 4
• Tensore di
urvatura
Si può introdurre questo tensore tramite il trasporto parallelo di un vettore
attorno a un
ir
uito
hiuso. Si
onsideri la variazione apparente del vet-
tore dopo essere stato trasportato attorno ad un pi
olo parallelogrammo:
P P1 P2 P3
omposto di due vettori aµ e bµ (e i loro spostamenti paralleli).
Siano:
δVµ =
ambiamento apparente lungo il per
orso P P1 P2
θ θ
A B δv µ
µ µ
A A
δv µ
θ
P1 b b + db b P2
aa aa + daa
P P3
bb
−δVpµ
1
Γνµβ Vν P1
≃ Γνµβ + ∂α Γνµβ ·a α
P
· Vν + Γσνα Vσ aα P
↑ ↑
sfrutto il trasporto parallelo da P a P1
Dis
orso analogo vale per Γνµα Vν P3
. Mettendo assieme questi risultati, e
tenendo
onto
he:
aα + δaα = aα Γα τ η
τηa b
↑
esprimo δaα
ome trasporto parallelo lungo bβ
bβ + δbβ = bβ − Γβτη bτ aη
ottengo:
ν
∆Vµ = Rµαβ Vν σ αβ (C.6)
dove: Rµαβ
ν
:= ∂α Γνµβ − ∂β Γνµα + Γλµβ Γνλα − Γλµα Γνλβ
= tensore di urvatura
Note di geometria
dierenziale
Contenuto
D.1 Trasporto parallelo, derivata
ovariante,
oe
ien-
ti della
onnessione e geodeti
he . . . . . . . . . . 305
Più simile di
osì non può, in generale, essere (gµν,αβ (P0 ) non può essere
nulla); la
urvatura dello spazio-tempo la forza a
ambiare.
Un osservatore in un sistema di riferimento lorentziano lo
ale può
onfronta-
re vettori e tensori negli intorni degli eventi,
osì
ome
apita per gli spazio-tempi
piatti. Ma per fare il
onfronto deve trasportarli parallelamente a sé stessi in un
evento
omune.
A Appendi
i 371
R
A.1 Invarianza di Lorentz per T exp{i d4 x LI } . . . . . . . . . . . . . 371
A.2 Studio generale sulle sezioni d'urto . . . . . . . . . . . . . . . . . 373
A.3 Note sugli sviluppi temporali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374
A.4 Invarianti
inemati
i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 377
A.4.1 Domini si
i e piano di Mandelstam . . . . . . . . . . . . 380
A.5 Cal
olo di un integrale notevole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 385
A.6 Parti
elle a spin 1 massive e neutre . . . . . . . . . . . . . . . . . 385
A.7 Funzioni di Green . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 387
L := L0 + LI (9.3)
1
Si ri
ordi
he un termine ∝ φ2 (x) è già presente nel termine di massa di L0 .
Contenuto
10.1 Criterio di invarianza . . . . . . . . . . . . . . . . . 313
10.2 Criteri di sempli
ità . . . . . . . . . . . . . . . . . . 314
10.3 Costante di a
oppiamento adimensionale . . . . 314
10.4 Des
rizione sperimentale: pi
tures . . . . . . . . . 316
10.4.1 Pi
ture di S
hrödinger . . . . . . . . . . . . . . . . . 316
Ciò
omporta, tra l'altro,
he L non sia denito in modo uni
o: infatti è possibile
aggiungere un termine ∂ µ Λµ (x) pur
hé Λµ (x) si annulli
on su
iente rapidità
sulla super
ie al
ontorno1 . Quindi è possibile, a rigore, una non invarianza di
L pur
hé della forma ∂ µ Λµ (x): le equazioni del moto restano
omunque inva-
riate (si dedu
ono infatti dalla
ondizione di stazionarietà δI = 0 per opportune
variazioni dei
ampi).
Tranne
asi molto parti
olari tras
ureremo questa possibilità e le nostre
onsiderazioni si riferiranno sempre a L .
R R
1
Per il teorema della divergenza d4 x ∂ µ Λµ (x) = dΣµ Λµ (x) → 0.
Assumeremo he LI sia:
per ui:
Tramite la (10.3) possiamo risalire alle dimensioni si
he dei singoli
ampi. Ad
esempio, se:
1 2 µ2
L0 = ∂µ φ −
2 2
2
Questa ri
hiesta, valida solo in prima istanza,
omporta l'ampliamento del gruppo di
invarianza da quello di Poin
aré a quello di Poin
aréR esteso.
3
Un esempio di interazione non-lo
ale è del tipo: dy φ2 (x − y)φ2 (x + y).
4
Informazione indispensabile per identi
are a vista se un eventuale sviluppo perturbativo
ondu
e a termini inniti o meno.
allora:
s s
h 2 i L−4 L−4
−4
∂µ φ =L ⇒ [φ] = = ⇒
[∂µ ] L−2
• Per l'interazione tra
ampi a spin zero e 1/2, sono possibili termini del
tipo 5 :
g± ψ 1, γ5 ψφ; h± ψ γµ , γµ γ5 ψ∂ µ φ (10.7)
a se
onda
he φ sia s
alare (+) o pseudos
alare (-). Nel primo
aso,
ioè
quello senza derivate, la teoria è rinormalizzabile, nel se
ondo è non-
rinormalizzabile.
• Tra
ampi a spin 1/2 la possibilità più sempli
e è della forma:
e una tale teoria è ne
essariamente non rinormalizzabile: [G] = [L ]2 .
In questo
aso una lezione profonda viene dall'elettromagnetismo e dal
fenomeno di Higgs, ai quali è stata dedi
ata una dis
ussione approfondita
nel
apitolo pre
edente. Il prin
ipio di gauge gio
herà un ruolo essenziale
non solo nel
aso della QED ma an
he per tutte le altre interazioni.
5
Un possibile esempio di lagrangiana libera è:
1 1
L0 = ψγ µ ∂µ ψ − mψψ + (∂µ φ)2 − µ2 φ2
2 2
ΨΨΨΨ
È proprio grazie alla (10.9)
he esistono vari modi per des
rivere la varia-
zione temporale di tali elementi di matri
e. Qui di seguito vedremo tre possibili
rappresentazioni distinte, in
ui sarà:
h a | A | b iS = h a | A | b iH = h a | A | b iI (10.10)
• Relazione triangolare:
da ui segue, ponendo t = t1 :
• Unitarietà di U (t, t0 ):
U (t + dt, t0 ) = 1 − iHdt
φS ≡ φS ~x := φ ~x, t0 per t0 ssato (10.18)
d ∂A(t)
h ψ(t) | A(t) | ψ(t) i = i h ψ(t) | [A(t), H(t)] | ψ(t) i + h ψ(t) | | ψ(t) i
dt ∂t
(10.19)
d
S h ψ(t) | A | ψ(t) iS = −iS h ψ(t) | [A, H(t)] | ψ(t) iS (10.20)
dt
e pertanto, per derivazione diretta, l'equazione del moto per gli operatori diventa
6
:
∂AH (t)
i = [AH (t), HH (t)] (10.23a)
∂t
AH (t0 ) = AS ≡ AS (t0 ) (10.23b)
HH = HS ∀t
Per ulteriori risultati sul
onfronto tra le due prin
ipali rappresentazioni
vedere l'apposita appendi
e.
6
La seguente equazione deve essere messa
on una graa e ins
atolata.
∂
i | ψ(t) iint = HIint (t, t0 ) | ψ(t) iint (10.31a)
∂t
| ψ(t ) i = | ψ(t ) i (10.31b)
0 int 0 S
e, di
onseguenza, pure:
UI−1 (t, t0 ) = UI (t0 , t) (10.38)
Oss. Si fa
ia molta attenzione: UI (t, t0 ) e UI (t, t1 ) sono soluzioni della mede-
sima equazione dinami
a:
iU̇I (t, t0 ) = HI (t, t0 )UI (t, t0 )
iU̇I (t, t1 ) = HI (t, t0 )UI (t, t1 )
UI (t0 , t0 ) = UI (t1 , t1 ) = 1
e, dunque, da non
onfondere
on la traslata temporale:
iU̇I (t, t1 ) = HI (t, t1 )UI (t, t1 )
UI (t1 , t1 ) = 1
rimanendo valida:
Osservazioni.
1. Si fa
ia parti
olare attenzione all'equazione dinami
a per φint (x): eetti-
vamente i
ampi di operatori in rappresentazione di interazione evolvono
ome se fossero dei
ampi liberi, dunque possiamo riutilizzare gli sviluppi
in serie di onde piane e in operatori di
reazione e distruzione.
2. Tutta la rappresentazione di interazione (
ome, del resto, an
he le altre
due) dipende dal parametro t0 : al variare di t0 variamo an
he la rappresen-
tazione. Questo
omporta
he gli operatori dovrebbero portarsi appresso
l'indi
e parametri
o t0 :
φint int
t0 (x) := φ (x)
on t0 (10.39)
= U0−1 (t1 , t2 )U0−1 (t0 , t1 )Aint (t0 , t0 )U0 (t0 , t1 )U0 (t1 , t2 ) =
ioè:
An
ora più interessante per i nostri s
opi è trovare una relazione tra
Aint (t, t1 ) e Aint (t, t2 ) (
on t2 > t1 ). Abbiamo:
Aint (t, t2 ) = U0−1 (t, t2 )U0 (t, t1 )Aint (t, t1 )U0−1 (t, t1 )U0 (t, t2 ) =
Quanto segue, no alla ne del paragrafo, è s ritto dal prof.
Ci torna utile
onsiderare due
ongurazioni del sistema allo stesso istante
t ma partendo da due t0 distinti: t0 = t1 , t2 :
φint x, t UI−1 t, t1,2
t1,2 (x) = UI (t, t1,2 )φH ~ (10.42)
t1 (x) e φt2 (x) sono due insiemi di
ampi liberi des
riventi lo stesso sistema,
φint int
ioè obbedis
ono alla medesima equazione del moto e alle stesse relazioni di
om-
mutazione (ma
on dierenti
ondizioni iniziali): dunque devono essere
onnessi
da un operatore unitario V (t1 , t2 ) tale
he:
−1
φint int
t1 (x) = V (t1 , t2 )φt2 (x)V (t1 , t2 ) =
(10.43a)
= V (t1 , t2 )UI (t, t2 )φH (x)UI−1 (t, t2 )V −1 (t1 , t2 )
ma:
dunque:
Matri
e di s
attering S
In rappresentazione di interazione
onsideriamo due dierenti tempi t0 :
• se t1 → −∞ allora:
−1
φint
−∞ (x) = UI (t, −∞)φH (x)UI (t, −∞) := φin (x) (11.1)
| ψ(t) iint = U0−1 (t, −∞) | ψ(t) iS = U0−1 (t, −∞) | ψ iH := | in(t) i (11.2)
| ψ(t) iint = U0−1 (t, +∞) | ψ(t) iS = | ψ(t, +∞) iS := | out(t) i (11.4)
tale he:
| out i = S −1 | in i (11.7)
infatti:
| out(t) i = U0−1 (t, +∞) | ψ(t) iS = U0−1 (t, +∞)U (t, −∞) | ψ(−∞) iS =
↑ ↑ ↑
(11.4) (10.12) (10.36)
| ψ iH
z }| {
= U0−1 (t, +∞)U0 (t, −∞) UI (t, −∞) | ψ(−∞) iS =
| {z }
| in(t) i
dove abbiamo fatto uso della (11.7), se
ondo
ui: | F (out) i = S −1 | F (in) i.
Ma avremmo an
he potuto s
rivere:
per
ui, per
onfronto tra le due espressioni, se ne dedu
e
he: hF (out) | I(in)i
è indipendente da t
osì
ome l'elemento di matri
e di S . Pertanto posso porre:
he è l'elemento di matri
e nella base libera (poi
hé gli stati | I(in) i, | F (out) i
sono liberi)1 .
Ora si tratta di fornire delle regole per il
al
olo dell'operatore S o, meglio,
dei suoi elementi di matri
e, una volta assegnata la dinami
a,
ioè HI .
Per giungere allo s
opo pressato
i,
omin
iamo
on il ri
onsiderare l'equa-
zione integrale di Volterra per UI (t, t0 ):
Z t
UI (t, t0 ) = 1 − i dt′ HIint (t′ ) UI (t′ , t0 ) (11.10)
t0
1
Per una trattazione formalmente rigorosa vedi: Prugove£ki, pp. 423 e seguenti.
Questa può essere formalmente risolta per iterazioni su
essive (in UI (t, t0 )):
Z t Z t′
UI (t, t0 )=1 − i dt′ HIint (t′ ) 1 − i dt′′ HIint (t′′ ) UI (t′′ , t0 ) =
t0 t0
| {z }
UI (t′ ,t0 )
Z t Z t
=1 − i dt′ HIint (t′ ) + (−i)2 dt′ HIint (t′ ) ·
t0 t0
Z t′
· dt′′ HIint (t′′ ) UI (t′′ , t0 )
t0
UI (t, t0 )=U0 + U1 + U2 + . . .
...
ri aviamo:
Zt Zt1 tZr−1
∞
X
UI (t, t0 ) = (−i) dt1 dt2 . . .
r
dtr HIint (t1 ) HIint (t2 ) . . . HIint (tr )
r=0 t0 t0 t0
(11.11)
Cer
hiamo di dare una forma più sempli
e e maneggevole alla (11.11). Per
ottenere il nostro s
opo dobbiamo rielaborare gli integrali multipli. Ad esempio:
Z t Z t1 Z t Z t1
int int 1
dt1 dt2 HI (t1 ) HI (t2 )= dt1 dt2 HIint (t1 ) HIint (t2 ) +
t0 t0 2 t0 t0
Z t Z t1
+ dt1 dt2 HIint (t1 ) HIint (t2 )
t0 t0
Oss. Si fa
ia attenzione agli indi
i degli integrali. Nel primo, ssato un valore
per t1 , integro su t2 fra t0 e il valore pressato di t1 ; nel se
ondo, ssato un
valore per t2 , integro su t1 fra il valore pressato di t2 e t. Viene
omunque
rispettato l'ordine temporale (vedi g. 11.2).
Per ovviare al fatto
he in generale H (t1 ) e H (t2 ) non
ommutano, si
introdu
e il
osiddetto prodotto temporale ordinato :
(
H (t1 ) H (t2 ) se: t1 > t2
T H (t1 ) H (t2 ) := (11.12)
H (t2 ) H (t1 ) se: t2 > t1
Z t Z t1 Z t Z t1
int int 1
dt1 dt2 HI (t1 ) HI (t2 )= dt1 dt2 HIint (t1 ) HIint (t2 ) +
t0 t0 2 t0 t0
Z t Z t
1
+ dt2 dt1 HIint (t1 ) HIint (t2 ) =
2 t0 t2
Z t Z t1
1
= dt1 dt2 T HIint (t1 ) HIint (t2 ) +
2 t0 t0
Z Z t
1 t
+ dt1 dt2 HIint (t2 ) HIint (t1 ) =
2 t0 t1
Z Z t
1 t
= dt1 dt2 T HIint (t1 ) HIint (t2 )
2 t0 t0
Z t Z t
1
Un = (−i)n dt1 . . . dtn T H (t1 ) . . . H (tn )
n! t0 t0
2
Il su
o del dis
orso è il seguente: per poter estendere ogni integrale no all'estremo
superiore dobbiamo, in sostanza, valutare n volte lo stesso integrale iniziale:
Z t Z t1 Z tn−1
(−i)n dt1 dt2 . . . dtn H (t1 ) . . . H (tn )
t0 t0 t0
∞
X Rt
−i dt′ HIint (t′ )
UI (t, t0 ) = Un := T e t0
(11.13)
n=0
e, inne:
Rt
−i dt′ HIint (t′ )
S= lim UI (t, t0 ) = T e t0
(11.14)
t→+∞
t0 →−∞
N.B. I
ampi
he
ompaiono in LI sono
ampi di tipo in, liberi,
ome
onse-
guenza del limite t0 → −∞.
3
Formalmente possiamo s
rivere:
8 9
>
<Zt Zt >
=
X
∞
(−i)n
UI (t, t0 )= 1 + T dt1 . . . dtn HIint (t1 ) . . . HIint (tn ) =
n! >
: >
; ↑
n=1 t0 t0
ponendo: T 1=1
8 2 3n 9 8 9
>
< Zt >
= >
< Zt >
=
X∞
(−i)n 6 7
=T 1+ 4 dt′ HIint t′ 5 = T exp −i dt′ HIint t′
>
: n! >
; ↑ >
: >
;
n=1 t0 t0
formalmente uguale a:
L'espansione per UI (t, t0 ) può, ora, essere estesa a tutto l'intervallo temporale:
2 +∞ 3n
X∞ Z
(−i)n 4
S= lim UI (t, t0 )= 1 + T ′ int
dt HI t ′ 5
=
t→+∞
n=1
n! ↑
t0 →−∞ −∞
R
HIint (t′ )= d3 x HIint (~
x,t′ )
V
X
∞ Z Z h i
(−i)n
=1 + d4 x1 . . . d4 xn T HIint (x1 ) . . . HIint (xn )
n=1
n!
Ω1 Ωn
↑ ↑
integro su 4-volumi
he, però, sono
omposti da una foliazione in ipervolumi: V (t′ =
ost)
R
Un'ultima
onsiderazione. Sappiamo
he d4 x LI φin (x) è Lorentz-invariante;
R 4 in
possiamo aermare altrettanto per T ei d x LI (φ (x)) , dato
he si fa uso di una
ben pre
isa
oordinata temporale? La risposta è aermativa, pur
hé ries
a:
[HI (x), HI (y)] = 0 per (x − y)2 < 0,
ioè per intervalli di tipo spazio. Que-
sto per
hé [HI (x), HI (y)] = 0 garantis
e
he il prodotto temporale ordinato:
T [HI (x1 ) , HI (x2 )] = 0 sia uni
o, indipendentemente dalla eventuale famiglia
di ipersuper
i
on
ui valutiamo l'integrale (vedi appendi
e A.1).
Proprietà dell'operatore S
Contenuto
12.1 Unitarietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 329
12.2 Invarianza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 329
12.3 Probabilità di transizione e sezione d'urto . . . . 330
12.1 Unitarietà
12.2 Invarianza
Le proprietà di invarianza della teoria sono state nora riferite in modo naturale
alla densità di lagrangiana L : detto G il generatore di una trasformazione di
simmetria (
ontinua o dis
reta) si ha:
[G, L ] = 0 (12.2)
[G, S ] = 0 (12.3)
h gF | [G, S ] | gI i = (gF − gI ) h F | S | I i = 0
∆G = 0 (12.4)
h F | S | I i ∝ δ (gF − gI )
Quel δ 4 (0) è frutto di un'e
essiva s
hematizzazione del pro
esso,
ioè la sua
origine è da ri
er
arsi nell'uso di onde piane
ome stati asintoti
i piuttosto
he
di pa
hetti d'onde limitati nello spazio-tempo. La sua presenza può venire
interpretata
ome il fatto
he in un volume innito dello spazio-tempo troviamo
un numero innito di eventi. Vediamo
ome rimuovere questa di
oltà.
Iniziamo
on il lavorare in un volume nito e in un tempo nito, separando
la parte temporale da quella spaziale. Devo trovare una forma nita per δE (0);
1
Per lo s
hema
he stiamo analizzando, l'evento di interazione (diusione) è rappresentabile
dalla matri
e S
he è
osì de
omponibile:
S := 1 + i M
↑ ↑
parte di M di parte di M di
NON-intera- interazione
zione
per ui:
h F | S | I i = hF | Ii + i h F | M | I i = δF I + i (2π)4 δ 4 (PF − PI )h F | M | I i =
↑ ↑ ↑
vado ad estrarre il 4-im- parte della funzione d'on- elemento di matri
e di
=hF | 1 + i (2π)4 δ4 (PF − PI ) M |Ii
he vado a ris
rivere per tempi niti (ma ora imponendo già E → 0):
Z T /2 Z T /2
1 1 T
dt e iEt = dt = ! parte temporale
2π −T /2 E→0 2π −T /2 2π
T
Dunque posso sostituire a δE (0), per tempi niti, .
2π
|Sf i |2 (12.6)
:= lim = (2π)4 δ 4 (PF − PI ) V |h F | M | I i|2
T →∞ T
Ma in una situazione realisti
a si deve tenere
onto
he:
1. esistono gli stati iniziali equivalenti: se, per esempio, il momento delle par-
ti
elle in
identi non è ben denito (
aso di una mis
ela statisti
a) oppure
se non è ssato lo spin;
2. esistono an
he stati nali equivalenti (
ioè un allargamento degli impulsi
nali e una s
arsa
onos
enza sulle polarizzazioni nali).
In sostanza sono equivalenti tutti gli stati nali ed iniziali
he si dierenziano
per variabili dinami
he
ompatibili non misurate : si dovrà sommare su tutti
questi stati. Questo
omporta
he una Γ più realisti
a è:
XX
Γ= (2π)4 δ 4 (PF − PI ) V |MF I |2 (12.7)
I F
X
= somma sugli stati F ,
he si riferis
e alle variabili dinami
he (
omp-
F
atibili) non misurate3 .
ovvero:
nF Z Y
nF
1 pj′ X
d~
(2π)3 j=1
2Ej′
pol.
nI = 1 ⇒ | I i := | E i
ioè abbiamo uno stato ad energia ben denita
he de
ade in altre parti-
elle. Allora:
XX 1
Γ= (2π)4 · · δ 4 (pF − pI ) |h F | M | I i|2 (12.8)
2E
I F
on:
X nF Z
XY 1
= pj′
d~ (12.9)
j=1
(2π)3 2Ej′
F pol
1 + 2 → 1′ + 2′ + . . . + n′F ⇒ nI = 2 e | I i ≡ | 1, 2 i
per
ui:
XX 1
Γ= (2π)4 · · δ 4 (pF − pI ) · V · |h F | M | I i|2
V 2 2E1 2E2
F I
Ma:
= E12 p
~22 +E22 p
~12 −2E1 E2 ·~p1 ·~
p2
2 2 2 2
ioè: E1 p ~1 −2E1 E2 ·~
~2 +E2 p p2 =(p1 p2 )2 −m21 m22 +(~
p1 ·~ p2 )2
p1 ×~
1 n 2
o1
2 2
= (p1 p2 ) − m21 m22 + (~
p1 × p~2 )
E1 E 2
e per sistemi
ollineari (in
ui,
ioè: p~1 k p~2 ,
ome, per esempio, nel
entro
di massa): p~1 × p~2 = ~0, per
ui:
1 n 2
o 21 1 1
|~v1 − ~v2 | = (p1 p2 ) − m21 m22 = · W s, m21 , m22
E1 E2 E1 E 2 2
2 1
dove: W (x, y, z) := x + y 2 + z 2 − 2xy − 2yz − 2xz 2
2
s := (p1 + p2 ) = m21 + m22 + 2p1 · p2 ! var. di Mandelstam
1 1 1
I := ρ · |~v1 − ~v2 | = · · · W s, m21 , m22 (12.10)
V E1 E 2 2
1 e−ipx
ψ = √ u(p) √ per uno sviluppo in onde piane
V 2E
e, essendo gli spinori normalizzati a 2E :
u† u 2E 1
ρ := ψ † ψ = = ⇒ρ=
2E · V 2EV V
1 e−ipx
Inve
e, per le parti
elle a spin 0 (sempre
on sviluppo in onde piane: φ= √ √ ):
V 2E
i 1 ipx 2E 1
ρ := i φ⋆ φ̇ − φ̇⋆ φ = e −ip0 e−ipx − ip0 eipx e−ipx =
2E V 2E V
1
ovvero, di nuovo: ρ =
V
Γ V 2E1 E2 V
σtot = = 2 2 · 2 ·
I W (s, m1 , m2 ) V 2E1 2E2
XX
· (2π)4 δ 4 (pF − pI ) |h F | M | I i|2
I F
ovvero:
X X (2π)4 · δ 4 (pF − p1 − p2 )
σtot = |h F | M | I i|2 (12.11)
2 · W (s, m21 , m22 )
I F
dΓ ρ1 ρ2
dN = ·U=U· W s, m21 , m22 dσ (12.12)
V 2E1 E2
dove: V := volume di normalizzazione
U := volume della regione di interazione.
per
ui:
ρ1 ρ2
L=U W s, m21 , m22 (12.14)
2E1 E2
I
ρ=
vS
e:
I1 I2 W s, m21 , m22
L=U (12.16a)
v 1 S1 v 2 S2 2E1 E2
e, quindi:
I1 I2 s I1 I2
L≈U · √ √ = 2U
S1 S2 2 s s S1 S2
2 2
ovvero:
I1 I2
L ≈ 2U (12.16b)
S1 S2
Valutiamo (12.11) nel
aso parti
olare in
ui si abbiano solo due
orpi nali e
i si ponga nel
entro di massa (C.M.).
1+2→3+4
EC.M. = E3 + E4 = E1 + E2 (12.17)
dE4 E3
E4 dE4 = E3 dE3 ⇒ = (12.20)
dE3 E4
1 √
⇒ W (s, m21 , m22 ) = |~
pC.M. | s (12.21)
2
• Ora abbiamo tutto il ne essario per valutare il osiddetto spazio delle fasi :
Z X
dΠn := (2π)4 δ 4 (pF − pI ) (12.22)
F
Teorema otti
o
Le relazioni stabilite nelle pagine pre
edenti
onsentono di dare alla
ondizione
di unitarietà per l'operatore S una forma
on
reta, parti
olarmente signi
ativa.
Si prenda tra due stati si
i | I i e | F i (entrambi in o out) la relazione
di unitarietà, e
ioè:
h F | S † S | I i = hF | Ii = δF I (13.1)
Introdu
endo un sistema
ompleto di stati si
i intermedi (sempre in o out)
possiamo s
rivere:
X
δF I = h F | S† | n i h n | S | I i (13.2)
n
⋆
= δF I + i(2π)4 δ (pF − pI ) h F | M | I i − i(2π)4 δ (pF − pI ) h I | M | F i +
X ⋆
+(2π)8 δ (pF − pI ) δ (pn − pI ) h n | M | F i h n | M | I i =
n
⋆
= δF I + i(2π)4 h F | M | I i − h I | M | F i δ (pF − pI )+
=δF I
X ⋆
+(2π)8 δ (pF − pI ) δ (pn − pI ) h n | M | F i h n | M | I i
n
=δF I
1 X ⋆
Abs h F | M | I i = (2π)4 δ (pn − pI ) h n | M | F i h n | M | I i (13.3)
2 n
Abs h F | M | I i ≡ Abs h I | M | I i =
(2π)4 X
= δ (pn − pI ) h I | M † | n i h n | M | I i =
2 n
(2π)4 X
= δ (pn − pI ) |h n | M | I i|2
2 n
non
hé:
⋆
Abs h F | M | I i = 1
2i h I | M | I i − h I | M | I i = Im h I | M | I i
↑
in questo
aso è realmente la parte immaginaria
Allora:
(2π)4 X
Im h I | M | I i = δ (pn − pI ) |h n | M | I i|2
2 n
)
on: s = (p1 + p2 )2
2
due delle tre variabili di Mandelstam
t = (p′1 − p1 )
possiamo an
he s
rivere:
(2π)4 X
Im Mel (s, t = 0) = Im h I | M | I i = δ (pn − pI ) |h n | M | I i|2 (13.5)
2 n
Ora, volendo ottenere la sezione d'urto del pro
esso (dunque sezione d'urto
elasti
a), fa
iamo riferimento alla (12.11) appli
ata a questo
aso:
X X (2π)4 · δ 4 (pn − pI )
σtot = |h n | M | I i|2 (12.11)
2 · W (s, m21 , m22 )
I F
Im Mel (s, t = 0) = W s, m21 , m22 σtot (s) (13.6)
dove la barra sopra Mel (s, t = 0)
i ri
orda la media sulle polarizzazioni iniziali.
La denominazione di teorema otti
o deriva dal fatto
he una relazione
analoga venne inizialmente stabilita nel
aso elettromagneti
o (in
ui la sezione
d'urto totale è proporzionale alla parte immaginaria dell'indi
e di rifrazione
he,
a sua volta, è proporzionale al
oe
iente di assorbimento) e su
essivamente
in me
ani
a ondulatoria.
Interpretazione della (13.6): il fatto
he dall'urto si possano produrre parti-
elle signi
a
he l'ampiezza elasti
a in avanti ha an
he una parte immaginaria,
orrispondente ad un assorbimento:
∆Ω pC.M.
= · √ · W (s, m21 , m22 )σtot
2
(s)
32π 2 s
A questo punto se
onsideriamo velo
ità ultrarelativisti
he,
ioè s
osì grandi
he:
√
W s
W ≃ s ⇒ pC.M. = √ ≃
2 s 2
allora ries
e:
∆Ω pC.M. ∆Ω s
1≥ · √ W (s, m21 , m22 )σtot (s) ≃ · σtot (s)
32π 2 s 32π 2 2
ovvero:
1
∆Ω . 64π 2
s · σtot (s)
Nelle interazioni forti ries
e σ(s) ∼
ost quando si hanno grandi s, dunque se ne
dedu
e
he: ad alte energie (per s grandi) si deve ottenere un restringimento del-
la larghezza ∆Ω del pi
o di risonanza per pi
oli angoli (shrinking of dira
tion
peak).
X∞ Z Z
(−i)n
S =1+ d4 x1 . . . d4 xn T HIint (x1 ) . . . HIint (xn ) (14.1)
n=1
n!
Però prima di inoltrar
i nel
al
olo dobbiamo trovare un metodo rapido per
poter manipolare i prodotti temporalmente ordinati. Uno strumento sistemati
o
i viene fornito dal Teorema di Wi
k per i prodotti temporalmente ordinati,
he
i permette di ris
rivere un T-prodotto sottoforma di prodotti normali, ottimi
per manipolare rapidamente gli sviluppi perturbativi.
14.0.1 Teorema (Teorema di Wi
k)
1. per un insieme di
ampi di Bose:
(xk3 ) . . . φ\
(xk2 ) . . . φ\
. . . φ\ (xk4 ) . . . φ (xn ) : ·
nX
· h 0 | T φ xkσ(1) φ xkσ(2) | 0 i ·
σ
o
· h 0 | T φ xkσ(3) φ xkσ(4) | 0 i + . . . +
X
+ (xk1 ) . . . φ\
: φ (x1 ) . . . φ\ (xk2l ) . . . φ (xn ) : ·
kn <...<k
1
X 2l
· h 0 | T φ xkσ(1) φ xkσ(2) | 0 i . . .
σ
o
. . . h 0 | T φ xkσ(2l+1) φ xkσ(2l) | 0 i + . . .
Esempio:
h 0 | : φ (x1 ) . . . φ (xn ) : | 0 i = 0
e an he he:
h 0 | φ (xi ) | 0 i = 0
h 0 | T [φ (x1 ) . . . φ (x2n−1 )] | 0 i = 0
T [ψ(1) . . . ψ(n)] =
[n/2]
XX
=
l(σ) \
: ψ(1) . . . ψ (k1 ) . . . ψ \
kσ(2p) . . . ψ(n) : ·
p=0 σ
· h 0 | T ψ kσ(1) ψ kσ(2) | 0 i . . . h 0 | T ψ kσ(2p−1) ψ kσ(2p) | 0 i
dove: negli indi
i 1, . . . , n abbiamo ra
hiuso tutti gli argomenti di ψ :
oor-
dinate spazio-temporali, indi
i di spin fermioni
i e l'indi
e
he di-
stingue ψ da ψ.
l(σ) = segnatura della permutazione di:
in
(1, . . . , n) → 1, . . . , k̂1 , . . . , k̂2p , . . . , n, . . . , kσ(1) , . . . , kσ(2p)
Esempio:
T [ψ(1)ψ(2)ψ(3)ψ(4)] = : ψ(1)ψ(2)ψ(3)ψ(4) : +
+ : ψ(1)ψ(2) : h 0 | T ψ(3)ψ(4) | 0 i + . . . +
+ : ψ(3)ψ(4) : h 0 | T ψ(1)ψ(2) | 0 i +
+ h 0 | T [ψ(1)ψ(2)] | 0 i h 0 | T [ψ(3)ψ(4)] | 0 i −
− h 0 | T [ψ(1)ψ(3)] | 0 i h 0 | T [ψ(2)ψ(4)] | 0 i+
− h 0 | T [ψ(1)ψ(4)] | 0 i h 0 | T [ψ(2)ψ(3)] | 0 i
Con queste premesse le formule pre
edenti sono an
ora valide (innanzitutto
quelle del
aso fermioni
o) ma tenendo
onto
he:
S = 1 + S (1) + S (2) + . . .
per ui:
A questo punto:
R
1. S (1) = −i d4 x HIint (x)
e
ioè:
Z Z
hF | S (1)
| I i = −i h F | 4
d x HI int
(x) | I i = −i d4 x ei(pf −pi )x ·
| {z } | {z }
valutato in x =(2π)4 δ(pf −pi )
· h F | HIint (0) | I i =
Ma onfrontando:
h F | S | I i = δF I + h F | S (1) | I i + . . . =
e:
h F | S | I i = δF I + i(2π)4 δ (pF − pI ) h F | M | I i =
↑
sviluppando in serie an
he M
si ri ava:
t t t
e- e+ γ
γ γ
e- e+
e- e+
e- e- + γ e+ e++ γ e- + e + γ
Z Z
(−i)2
2. S (2) = d4 x d4 y T HIint (x)HIint (y)
2
Valutiamo il prodotto temporale in un esempio
on
reto (per
hé farlo in
generale è troppo
omplesso e inutile).
Supponiamo di avere il seguente pro
esso fra due parti
elle a spin 1/2
distinte e
ari
he, ad esempio un e− e un p+
he interagis
ono elettroma-
gneti
amente:
e- (p1) e- (p2)
p(P1) p(P2)
Dunque:
Z Z
1
S (2)
=− d x d4 y (−1)2 (−e)2 ·
4
2
X
·T qi qj ψ i (x)γµ ψi (x)Aµ (x)ψ j (y)γν ψj (y)Aν (y) =
ij
Z Z
e2 X
=− qi qj d4 x d4 y T ψ i (x)γµ ψi (x)Aµ (x)ψ j (y)γν ψj (y)Aν (y)
2 ij
T ψ i (x)γµ ψi (x)Aµ (x)ψ j (y)γν ψj (y)Aν (y) =
= T [jiµ (x)Aµ (x)jjν (y)Aν (y)] = T [jiµ (x)jjν (y)Aµ (x)Aν (y)] =
↑
ampi bosoni
i e fermioni
i
ommutano
n
= : ψ i (x)γµ ψi (x)ψ j (y)γν ψj (y) : + : ψ i (x)γµ ψi (x)ψj (y)γν ψj (y) : +
↑
appli
hiamo il teorema di Wi
k ad ambo i termini del prodotto
o
+ : ψ i (x)γµ ψi (x) ψ j (y)γν ψj (y) : + : ψ i (x)γµ ψi (x) ψ j (y)γν ψj (y) : ·
Oss.
on i segni sopra/sotto gli spinori vogliamo indi
are gli operato-
ri
he vanno a
oppiati fra h 0 | T [. . .] | 0 i senza tenere
onto delle
oppie ψ i (x)ψi (x) o ψ i (y)ψi (y),
he si eliminano
on un'opportuna
rinormalizzazione (vedremo poi per questo aspetto).
Nel prossimo passaggio dobbiamo tenere onto del fatto he (ji )µ (x) an-
+ : ψ i (x)γµ h 0 | T ψi (x)ψ j (y) | 0 i γν ψj (y) : +
o
: ψ i (x)γµ h 0 | T ψi (x)ψ j (y) | 0 i γν ψj (y) : ·
=: h 0 | . . . | 0 iβγ (γν )γδ − ψj (y) δ ψ i (x) α (γµ )αβ :=
: AB : · : CD :=: ABCD :
− : ψ j (y)γν Aν (y) h 0 | T ψj (y)ψ i (x) | 0 i γµ Aµ (x)ψi (x) : − (14.5
)
− : ψ j (y)γν h 0 | T ψj (y)ψ i (x) | 0 i γµ ψi (x) : ·
+ : ψ j (x)γµ Aµ (x) h 0 | T ψi (x)ψ j (y) | 0 i γν Aν (y)ψj (y) : + (14.5e)
+ : ψ i (x)γµ h 0 | T ψi (x)ψ j (y) | 0 i γν ψj (y) : ·
−Tr h 0 | T ψi (x)ψ j (y) | 0 i γν Aν (y) ·
· h 0 | T ψj (y)ψ i (x) | 0 i γµ Aµ (x) − (14.5g)
x y
x y
x y y x
x y y x
x y
x y
−Tr h 0 | T ψi (x)ψ j (y) | 0 i γν h 0 | T ψj (y)ψ i (x) | 0 i γµ ·
I pre
edenti 8 termini vanno moltipli
ati per quattro (dato
he abbiamo
P
,
on: i, j = 1, 2 ovvero: ±1) e, dunque,
i ritroviamo
on: 8 · 4 = 32
ij
elementi di sommatoria. Tuttavia fra tutti questi sopravvivono solo i 4
termini:
(
ioè di tipo (14.3(b))) poi
hé tutti gli altri hanno un operatore di
rea-
zione o distruzione nel posto sbagliato,
he si annulla o su un bra h F | o
su un ket | I i. Ad esempio (termine (14.5a)):
h F | : ji (x)µ Aµ (x)jj (y)ν Aν (y) : | I i = hp+ (P2 ) | p+ (P1 )i·
↑
se i, j indi
ano entrambi un e−
=0
Gra
amente questo risultato è evidente:
• tutti gli stati
he non hanno Aµ Aν fra due: h 0 | . . . | 0 i danno risultato
nullo per
hé vorrebbe dire avere uno dei pro
essi: 14.3(a), 14.3(
),
14.3(d)
• i gra
i 14.3(e), 14.3(f), 14.3(g), 14.3(h) non produ
ono risultati
per
hé hanno un solo e− in entrata o, addirittura, nemmeno uno
(las
iando sempre pezzi del tipo:
he− (p2 ) | e− (p1 )i, hp+ (P2 ) | p+ (P1 )i,
Cioè:
Z Z
e2
h F | S (2) | I i = − d4 x d4 y − e− (p2 ) : je (x)µ : e− (p1 ) −
2!
− h p (P2 ) | : jp (x)µ : | p (P1 ) i e− (p2 ) : je (y)ν : e− (p1 ) ·
Z Z
= e2 d4 x d4 y e− (p2 ) : je (x)µ : e− (p1 ) ·
X 1
h e− (p2 ) | : je (x)µ : | e− (p1 ) i = h 0 | bλ2 (~
p2 ) √
↑ L3/2 2ε′
λ′ p
~′
−
passiamo allo spazio dei momenti, in
ui: e (p1 ) = b† (~
p1 ) | 0 i e in
ui
λ 2
1 XX 1 ′
p ′′ ) ei(p −p )x
′′
= 3
√ p2 ) b†λ′ (~
h 0 | bλ2 (~ p ′ ) bλ′′ (~
↑ L ′ ′ ′′ ′′ 4ε ε
′ ′′
λp
~ λ p
~
sfruttando le parentesi di anti
ommutazione fra b e d ({b, d} = {b† , d† } =
† †
= {b, d } = {b , d} = 0) possiamo portare d su |0i e d† su h0|, ottenendo
osì:
†
d | 0 i = h 0 | d = 0, e salvandosi, di
onseguenza, solo il termine: b† b
uλ′ (~ p ′′ ) b†λ1 (~
p ′ ) γµ uλ′′ (~ p1 ) | 0 i =
1 XX 1 ′
ei(p −p )x uλ′ (~
′′
= √ p ′ ) γµ uλ′′ (~ p2 ) b†λ′ (~
p ′′ ) h 0 | bλ2 (~ p ′)
L3 ′ ′ ′′ ′′ 4ε′ ε′′
λp~ λ p~
p ′′ ) b†λ1 (~
bλ′′ (~ p1 ) | 0 i =
↑
ma: p2 )b†λ′ (p
bλ2 (~ ~ ′ )=−b†λ′ (p
~ ′ )bλ2 (~ ~ ′ −~
p2 )+δλ′ λ′′ δ 3 (p p2 )
e: p ′′ )b†λ (~
bλ′′ (~ p1 )=−b†λ (~ p ′′ )+δλ′′ λ′ δ 3 (~
p1 )bλ′′ (~ p ′′ −~
p1 )
1 1
1 XX 1 ′
ei(p −p )x uλ′ (~
′′
= 3 √ p ′ ) γµ uλ′′ (~ p ′ ) γµ uλ′′ (~
p ′′ ) uλ′ (~ p ′′ ) ·
L ′ ′ ′′ ′′ 4ε′ ε′′
λp ~ λ
h p~ i
· h 0 | −b†λ1 (~ p1 ) bλ′′ (~ p ′′ ) + δλ′′ λ′ δ 3 (~p ′′ − p~1 ) ·
h i
· −b†λ1 (~ p1 ) bλ′′ (~p ′′ ) + δλ′′ λ′ δ 3 (~
p ′′ − p~1 ) | 0 i =
ma: h 0 | b† =b | 0 i=0, per
ui dei 4 termini del prodotto si salvano solo:
δλ′′ λ′ δ 3 (~ p1 )·δλ′′ λ′ δ 3 (~
p ′′ −~ p ′′ −~
p1 )h0| 0i
1 1
= √ ei(p1 −p2 )x uλ2 (~
p2 ) γµ uλ1 (~
p1 )
L3 4ε′ ε′′
Riassumendo:
−
e (p2 ) : je (x)µ : e− (p1 ) =
1 1 (14.6)
= 3√ ei(p2 −p1 )x uλ2 (~
p2 ) γµ uλ1 (~
p1 )
L 4ε′ ε′′
In modo analogo:
Inne:
′ ′
i
+aα′ ~k ′ a†α′′ ~k ′′ e−i(k x−k y) + aα′ ~k ′ aα′′ ~k ′′ e−i(k x+k y) | 0 i +
′′ ′′
+ termini identi
i
on s
ambio x ↔ y =
α′
X X e(i ) · ej(α ) n
′′
′
· θ (x0 − y0 ) e−i(k x−k y) hα′ , ~k ′ | α′′ , ~k ′′ i+
′′
= √
3 ′
L 4ω ω ′′
′~ ′ ′′ ~ ′′
αk α k
=δαα′ δ~k ′~k ′′
′
o
+ θ (y0 − x0 ) e+i(k x−k y) hα′ , ~k ′ | α, ~ki =
′′
X e(α)
i
(α)
· ej n o
= · θ (x0 − y0 ) e−ik(x−y) + θ (y0 − x0 ) e+ik(x−y)
L3 2ω
α~
k
ma sappiamo he ries e:
X (α) (α) ki kj
ei · ej = δij −
~k 2
α
pertanto:
X δij − ki kj /~k 2
h 0 | T [Ai (x)Aj (y)] | 0 i = ·
2L3 ω
n ~
k o
~ ~
· θ (x0 − y0 ) e−iω(x0 −y0 ) eik(~x−~y) + e−iω(x0 −y0 ) eik(~x−~y) θ (y0 − x0 ) =
Z ~
1 eik(~x−~y) e−i(x0 −y0 )
4 ki kj
h 0 | T [Ai (x)Aj (y)] | 0 =
i d k · δij − =
(2π)4 k 2 + iε ~k 2
Z −ik(x−y)
1 4 e ki kj
= d k 2 · δij − (14.9)
(2π)4 k + iε ~k 2
per
ui:
Z
(2π)8 ū (p2 ) γµ u (p1 ) −ig µν
h p2 P2 | S (2) | p1 P1 i = e2 d4 k √ ·
(2π)4 (2π)3 4ε1 ε2 k 2 + i ε
ū (P − 2) γν u (P1 ) 4
· √ · δ (p1 + P1 − p2 − P2 ) δ 4 (p2 − p1 − k) =
(2π)3 4E1 E2
ū (p2 ) γµ u (p1 )
= (2π)4 δ 4 (p2 + P2 − p1 − P1 ) √ ·
(2π)3 4ε1 ε2
ū (P2 ) γν u (P1 ) e2 (−i)g µν
· √ ·
(2π) 4E1 E2 (p2 − p1 )2 + i ε
3
ioè:
u (p1 ) ū (p2 )
Z
1
d4 k g µν
(2π)4 −i propagatore
k2 + i ε
∀ linea interna
u (P1 ) ū (P2 )
Ri
ordando la (12.5):
h F | S | I i = δF I + i (2π)4 δ (PF − PI ) h F | M | I i
1
e la dis
ussione relativa all'estrazione del fattore: √ √ per ogni par-
V 2E
ti
ella si
a
he prende parte al pro
esso, otteniamo nalmente4 :
(−i)g µν
h p2 P2 | M (2) | p1 P1 i = e2 ū (p2 ) γµ u (p1 ) 2 ū (P2 ) γν u (P1 )
(p2 − p1 ) + i ε
(14.12)
L'elemento di matri
e nale risulta
osì formato dalle funzioni d'onda
relative agli stati iniziale e nale (espresse nello spazio dei momenti) e
da un elemento parti
olare, il propagatore della parti
ella virtuale
he
viene s
ambiata tra le parti
elle reali interagenti
ome pres
ritto dalla
forma dell'interazione.
X
γ ~
on: Pµν k = e(α)
µ eν
(β)
(14.13)
α=1,2
he in (14.9) è diventata:
Z
igµν e−ikx
h 0 | T Aµ (x)Aν (0) | 0 i = − d4 k
(2π)4 k2 + i ε
Inve
e di arontare direttamente il propagatore fotoni
o studiamo prima il
aso
di una parti
ella a spin 1 dotata di massa. Da questo, per analogia, arriveremo
ad arontare il
aso del fotone.
1. Parti
ella a spin 0 e massa M (ovvero propagatore
on massa).
Sappiamo
he in questo
aso i gradi di libertà sono 3 e non più 2, a
ui
orrispondono i tre vettori di polarizzazione:
e(α)
µ α = 1, 3
obbedienti all'equazione di vin
olo (ovvero alla
ondizione di trasversali-
µ (α)
tà ): k eµ = 0.
5
4
Sviluppando in serie la (12.5) da ambo i lati si ha:
(1) (2)
SF I = δF I + SF I + SF I + . . .
h i
(1) (2)
= δF I + i (2π)4 δ (PF − PI ) · MF I = δF I + i (2π)4 δ (PF − PI ) MF I + MF I + . . .
Allora denendo:
(n) (n)
SF I := i (2π)4 δ (PF − PI ) · MF I
ries
e (
on una divisione formale):
(n) 1 1 1
MF I = · · SF I
i (2π)4 δ (PF − PI )
Aggiungo io: se
ondo questo
onto la (14.12) dovrebbe essere moltipli
ata per −i = 1/i.
5
Come vedremo in appendi
e, tale
ondizione deriva più pre
isamente dall'equazione di
Pro
a.
(α)
La prima
omponente di
ias
un vettore eµ deve essere 0 per
hé
(α)
è l'uni
a non las
iata libera dalla
ondizione: k µ eµ = 0,
on:
kµ = k0 , ~k ≡ k0 , ~0 .
se, poi, vogliamo dare un impulso ~ k alla parti
ella lungo l'asse
z , allora basta appli
are un boost di Lorentz
on velo
ità k/ω
lungo quest'asse, ottenendo:
γ 0 0 γ · β 0
′ (3) k 0 1 0 0 0
e(3)
eµ = L3
ω µ = 0 0 1 0 · 0 =
γ · β 0 0 γ 1
k ω kµ M
= (γ · β, 0, 0, γ) = , 0, 0, ∼ +O
M M ↑ M k
per k grandi va
ome
(i)
mentre i restanti: eµ (i = 1, 2), rimangono immutati.
La quantità: Dµν x − x′ := i h 0 | T Aµ (x)Aν x′ | 0 i deve essere un 4-
tensore di rango 2 dipendente solo da x − x′ := ξ (
osa
he non dimo-
striamo,
ome non dimostriamo nemmeno
he deve essere simmetri
o)6 .
La forma più generale di questo tipo di tensore è:
Dµν (ξ) := gµν D ξ 2 − ∂µ ∂ν D(l) ξ 2 , (14.14a)
dove D ξ 2 e D(l) ξ 2 sono due grandezze s
alari da determinare,
orri-
spondenti rispettivamente alla parte trasversale e longitudinale7 dello svi-
luppo. Ora, se passiamo alla trasformata di Fourier di tutta l'espressione8
ri
aviamo:
Dµν (k) = gµν D k 2 − (−i)2 kµ kν D(l) k 2 =
= gµν D k 2 + kµ kν D(l) k 2 (14.14b)
Appli
ando il tutto al nostro
aso (dove a Dµν (k)
orrisponde Pµν ~k )
possiamo porre:
Pµν ~k := agµν + b kµ kν
6
Vedi: Teoria Quantisti
a Relativisti
a, Landau: pp. 356-357.
7
Da qui l'api
e (l) di D(l) ξ 2 .
8
Ri
ordo:
Z
1
f (ξ) = d4 k e−ikξ f (k)
2π
a
ioè: b = −
M2
e, di
onseguenza:
Pµν ~k = a · gµν − kµ kν
M2
Per determinare a sfruttiamo, inve
e, la normalizzazione:
h i X µ X X (α) µ (α) X
Tr Pµν ~k = Pµ ~k = eµ e = |e(α) |2 = −3
µ µ α=1,3 α=1,3 k
−1
X
X µ k µ kµ
= Pµµ ~k = gµ − · a = a · (4 − 1) = 3a
µ µ
M2 ↑
µ µ P
gµ =δµ =1 ∀µ=1,4, kµ kµ =M 2
µ
ioè: a = −1.
In denitiva:
kµ kν
Pµν = −gµν + (14.15)
M2
Oss. L'argomento, in realtà, è più sottile: infatti nel derivare la rappre-
sentazione del propagatore nello spaziopdei momenti è ri
hiesta una
generalizzazione a valori di ω → k0 6= ~k 2 + M 2 , per
ui: k 6= M .
2 2
~
Ciò introdurrebbe dei termini aggiuntivi in Pµν k non
ovarianti
he, è possibile mostrarlo, s
ompaiono nella formulazione nale della
teoria. ←
redo
he il prof. si sia sbagliato. questo dis
orso è vero
solo per il fotone, ed è dovuto al problema del gauge xing.
2. Parti
ella a spin 0 e massa nulla (fotone,
on k 2 = 0).
Se appli
assimo an
he a questo
aso quanto già fatto al punto pre
edente
otterremmo (ri
ordiamo: k 2 = 0):
(
Pµν ∼ bkµν
~ 2
0 = kµ Pµν k = akν + bk kν = akν ⇒ a = 0 ⇒
Pµµ = bk 2 = 0
ki kj
in
ontrasto
on le relazioni (14.15): Pij = δij − 2
k
e: Pµµ = gµµ = −2.
An
ora. Se nell'equazione (14.15) fa
essimo il limite per M → 0 otterrem-
mo un polo e
iò sarebbe indi
e del fatto
he la densità di lagrangiana
fotoni
a: L = − 41 Fµν
2
non è a
ettabile senza una pres
rizione/s
elta di
una gauge.
Il fatto è
he la rappresentazione di Aµ (x) tramite trasformata di Fourier,
ioè in onde trasversali piane (
aso libero), non fornis
e di per sé una de-
s
rizione
ompleta di un
ampo elettromagneti
o arbitrario. Questo risulta
già
hiaro dall'analoga situazione nell'elettrodinami
a
lassi
a. Un
ampo
arbitrario (in presenza di
ari
he/sorgenti) non può venire s
omposto in
sole onde trasversali: a
anto alla parte trasversale del
ampo (des
ritta
dal potenziale vettore A~ , sottoposto alla
ondizione: ∇·
~ A~ = 0) esiste an
he
un'interazione
oulombiana stati
a, des
ritta dal potenziale s
alare φ9 .
9
Per intender
i meglio. Con la
ondizione ~ ·A
∇ ~ =0 le equazioni di Maxwell portano alle
seguenti equazioni per ~
A e φ:
8
<A ~ ∂φ
~ = −~j + ∇
∂t
:△φ = −ρ
Qui ~
A può essere
omunque de
omposto in: ~ = A
A ~ L , tale
he A
~ tr + A ~ tr = 0 mentre φ
soddisfa l'equazione stati
a di Poisson (pagg. 104 ÷ 107 del T.D. Lee).
Così, in sostanza, non abbiamo an
ora una denizione
ompleta degli ope-
ratori Aµ e senza di questa è impossibile un
al
olo diretto del propagatore
fotoni
o in base alla formula:
D'altra parte, la non univo
ità dei potenziali
onnessa alla trasformazione
di gauge in una
erta misura priva di senso si
o quegli operatori
he
sarebbe stato ne
essario introdurre per una quantizzazione
ompleta del
ampo elettromagneti
o.
Queste di
oltà, tuttavia, hanno solo un
arattere formale e non si
o, e
possono essere superate usando al
une proprietà generali del propagatore,
evidenti dalle ri
hieste di invarianza relativisti
a e di gauge.
Riprendendo (14.14a) e (14.14b), an
ora valide, s
opriamo
he in questo
aso possiamo sostituire Dµν ~k
on:
Dµν ~k → Dµν ~k + χµ kν + χν kµ (14.16)
~
Dµν k
orrisponde all'arbitrio nella gauge dei potenziali del
ampo.
Una qualsiasi trasformazione di gauge (14.16) può violare l'invarianza re-
lativisti
a della forma di Dµν ~k , presupposta nella (14.14b) (se le gran-
dezze χµ non formano un quadrivettore). Ma an
he restando nell'ambito
di forme relativisti
amente
invarianti del propagatore, la s
elta della fun-
zione D(l) k 2 nella (14.14b) appare
ompletamente arbitraria; essa non
si rietterà sui risultati si
i e può essere stabilita in base a ragioni di
onvenienza.
La ri
er
a della funzione di propagazione si ridu
e, in tal modo, alla
determinazione della sola funzione di gauge invariante D k 2 ≡ a.
Comin
iamo
ol seguire un'altra strada rispetto al
aso pre
edente per
ottenere una nuova espressione espli
ita per il tensore di polarizzazione:
• si s
elga nuovamente ~k lungo l'asse z (ma sempre in modo
he k 2 = 0,
ioè: k µ = (ω, 0, 0, k))
•
onsideriamo due vettori di polarizzazione si
i,
ioè perpendi
olari
al ~k s
elto:
e(1)
µ = (0, 1, 0, 0), e(2)
µ = (0, 0, 1, 0)
e(3)
µ := (1, 0, 0, 1)
(3) 2
ma è tale
he: eµ = 1 − 1 = 0
ioè
orrisponde a una situazione non si
a.
(γ)
Con queste s
elte possiamo valutare espli
itamente Pµν da (14.13):
0 0 0 0
X
(γ) ~
0 1 0 0
Pµν k = (α) (α)
eµ · eν =
↑ 0 0 1 0
α=1,2
0 0 0 0
10
Ri
ordiamo
he nelle quantità si
he,
ome le ampiezze di diusione, la funzione di pro-
pagazione fotoni
a gura moltipli
ata per le
orrenti di transizione,
ioè in
ombinazioni del
µ ν
tipo: j21 Dµν ~
k j43 .
e
k µ := (ω, 0, 0, −k)
k = ω 2 + ~k 2 = 2~k 2
k·e
(γ) ~
kµ e
kν + e
kµ kν
Pµν k = −gµν +
k·e
k
(γ)
Sfortunatamente, però,
osì abbiamo preso proprio un Pµν ~k
he non è
più Lorentz-
ovariante poi
hé e k µ non si trasforma
ome un 4-vettore (e,
infatti, k · e
k non è uno s
alare). Tuttavia,
ome anti
ipato, questa di
oltà
sparis
e se il termine
ontenente e k µ non
ontribuis
e,
ome di fatto avviene
in Q.E.D., dove il fotone è sempre a
oppiato a una 4-
orrente
onservata:
∂ µ jµe.m. = 0 ⇔ h 0 | k µ jµe.m. | 0 i = k µ h 0 | jµe.m. | 0 i = k µ jµe.m. = 0
per grandi k .
3. Parti
ella a spin 1/2.
In questo
aso la forma del propagatore è legata alla quantità:
X (λ)
Pαβ (~
p) = u(λ)
α (~ p ) = (γ · p + m)αβ
p ) uβ (~ (14.17)
λ=1,2
(Il segno − tra i due termini del se
ondo passaggio deriva dal fatto
he
nell'estendere la denizione di prodotto temporale ordinato al
aso fer-
mioni
o si è tenuto
onto del
arattere anti
ommutante degli operatori
ψ)
11 (γ)
Il fatto
he Pµν non sia una quantità
ovariante è, in realtà, un sintomo della parti
olare
proprietà di trasformazione del
ampo Aµ (x). Per esempio la gauge non lo
ale da noi usata
nella quantizzazione (gauge temporale): A0 = 0 (valida in tutti i sistemi di riferimento) mostra
he Aµ (x) non può essere un 4-vettore: per una trasformazione di Lorentz: x′ = Lx si dovrebbe
in realtà s
rivere:
X∞ Z
(−i)n
hF | S |I i = dd x 1 dx2 . . . dxn
n=0
n!
YF I
Y
h0| a (~
pi ) T HI (1) . . . HI (n) a† (~
pj ) | 0 i
i=1 j=1
pi ) | 0 i = 0,
a (~ h 0 | a† (~
pj ) = 0
La orrispondenza è la seguente:
(π N) LI = −HI = −giψ̄γ5 ψπ
(π π) LI = −HI = giψ̄γ5 ψπ
2. le linee interne non hanno verso uni
amente denito e lo si s
eglie
ome
onviene.
n◦ integrazioni eettive = NI − NV + 1
VERTICI
k
Verti
e: e e γ eγµ δ (p′ + k − p)
p p′
p
Verti
e: N N π giγ5 δ (p′ + q − p)
q p′
q2 q4
Verti
e: π π π π λδ (q1 + q2 − q3 − q4 )
q1 q3
k
fotone: eµ (k) fotone: eµ (k)
k
µ µ
q
pione: 1 pione: 1
q
δP (−1)L
Questo tipo di pro
esso ha
ome ordine più basso quello in e2 (poi
hé al
q1 e q2
p1 e p2
primo ordine abbiamo un solo verti
e
he non ammette due parti
elle in
entrata e due in us
ita)
he
orrisponde a un diagramma
on s
ambio di
un fotone (vedi g. 14.4).
Abbiamo:
Nint = NI + 1 − NV
12
Ad esempio: oppure:
Come nel aso pre edente, il diagramma all'ordine più basso è ne es-
ց p+ q+ ր
p− k q−
e2
h q+ q− | M (2) | p+ p− i = − ū (q− ) γµ v̄ (p+ ) γ µ u (p− ) =
k2
e2
= − h q+ q− | jµ | 0 i 2 h 0 | j µ | p+ p− i
k
1 + 2 −→ 3 + 4 ↔ 1 + 3̄ −→ 2̄ + 4
p1 −→ p− : u (p1 ) −→ u (p− )
q1 −→ −q+ : u (q1 ) −→ v (q+ )
p2 −→ −p+ : ū (p2 ) −→ v̄ (p+ )
q2 −→ q− : ū (q2 ) −→ ū (q− )
Analizziamo l'appli
azione di questo s
hema generale ai seguenti pro
essi espli-
iti:
1. a. Møller s
attering: e− + e+ → e− + e+
l
b. Bhabba s
attering: e− + e+ → e− + e+
2. a. Compton s
attering: e− + γ → e− + γ
l
b. Pair annihilation: e − + e+ → γ + γ
non
hé:
3. a. Bremsstrahlung: e− + N → e− + N + γ
l
b. Pair
reation: γ + γ → e− + e+
1. a. diusione elettrone -elettrone (s
attering di Møller):
k + k
p1 e p2 p1 e q2
k
e e +
e e
k
p1 q1 p1 q1
on un segno − relativo, dovuto al diverso numero di spostamenti degli
operatori fermioni
i. Sostanzialmente l'eetto è legato all'antisimmetria
dello stato nale rispetto allo s
ambio p2 ↔ q2 . Pertanto:
"
µν
2 2 ū (p2 ) γµ u (p1 ) (−g ) ū (q2 ) γν u (q1 )
h p2 q 2 | M | p1 q 1 i = i e 2 −
(p2 − p1 ) + iε
#
ū (q2 ) γµ u (p1 ) (−g µν ) ū (p2 ) γν u (q1 )
− 2
(p1 − q2 ) + iε
b. diusione elettrone -positrone (Bhabba s
attering):
p2 → q − ū (p2 ) → ū (q− )
q2 → q+ ū (q2 ) → v (q+ )
e:
"
2 2 ū (q− ) γµ u (p− ) (−gµν ) v̄ (p+ ) γν v (q+ )
h q − q + | M | p− p+ i = i e · 2 −
(p− − q− ) + i ε
#
ū (q− ) γµ v (q+ ) (−g µν ) v̄ (p+ ) γν u (p− )
− 2
(p− + p+ ) + i ε
p+ e q+ p+ q+
k + e e
k
p− e q− p− q−
2. a. Eetto Compton:
k1 k2 k1 k2
+
p
p′
p1 p2 p1 p2
p1 + k1 = p2 + k2 p1 + k2 = p2 − k1
p = p1 + k1 p′ = p1 − k2
(
[γ · (p1 + k1 ) + m]
h p2 k2 | M | p1 k1 i = i2 e2 ū (p2 ) γ · e (k2 ) 2 γ · e (k1 ) u (p1 ) +
(p1 + k1 ) − m2 + i ε
)
[γ · (p1 − k1 ) + m]
+ū (p2 ) γ · e (k1 ) 2 γ · e (k2 ) u (p1 )
(p1 − k1 ) − m2 + i ε
b. Consideriamo: e− + µ− → e− + µ− all'ordine in e4 .
Avremo i diagrammi (detti: tipo massa o an
he auto-energia ad 1 loop):
+ + +
+ =
e an he:
tipo verti e: +
tipo potenziale: +
k
≡
q1 q2
ρ λ
ρ q1 q2 λ q
p1 p2
p1 p2
µ
4 verti
i
4 linee esterne ⇒ il numero di integrazioni eettive è: Nint = 4−4+1 = 1
4 linee interne
e infatti:
Z Z Z
4 4
d q1 d q2 d4 q δ (p1 − q1 − q) δ (p2 − q2 − q) δ (q1 + k − q2 ) . . . =
Z
4 (γ · q2 + m) (γ · q1 + m) −g λρ
= d q . . . γλ γµ γρ δ (p1 + k − p2 ) . . .
(q22 − m2 ) (q12 − m2 ) q2
prop. elettroni
o prop. elettroni
o prop. fotoni
o
fra λ e µ fra µ e ρ fra ρ e λ
on: q1 = p1 − q , q2 = p1 − q .
Questo tipo di diagramma serve a ridenire il verti
e,
ioè:
Appendi i
Contenuto
R
A.1 Invarianza di Lorentz per T exp{i d4 x LI } . . . . . 371
A.2 Studio generale sulle sezioni d'urto . . . . . . . . . 373
A.3 Note sugli sviluppi temporali . . . . . . . . . . . . 374
A.4 Invarianti
inemati
i . . . . . . . . . . . . . . . . . . 377
A.4.1 Domini si
i e piano di Mandelstam . . . . . . . . . 380
R
A.1 Invarianza di Lorentz per T exp{i d4 x LI }
R 4 in
Dimostriamo
he eettivamente T ei d x LI (φ (x)) è Lorentz-invariante (pur
hé
ries
a: [HI (x), HI (y)] = 0 per (x − y)2 < 0,
ioè per intervalli di tipo spazio).
R R
d4 x LI (φin (x)) d4 x HI (φin (x))
T ei = T e− i
↑
∂LI
pur
hé:
∂ φ̇
=0,
ome assumiamo tipi
amente (già visto in relazione alle eq. (11.16a))
in
ui:
Z
HI (ti ) = d3 x HI (xi )
osi hé:
Oss. Se torniamo alla famiglia {σ} denita da: t = t(x, y, z) =
ost. allora
ritorniamo alla famiglia di iperpiani, ottenendo:
+∞
Z +∞
Z Z Z
dt1 dt2 d3 x1 d3 x2 T [HI (x1 ) , HI (t2 )]
−∞ −∞
Con ludendo:
Dunque
osì:
R
d4 x LI (φin (x))
T e−i
è un'espressione Lorentz-invariante.
Oss. La ri
hiesta: [HI (x) , HI (y)] = 0 per: (x − y)2 < 0 viene
hiamata pro-
prietà di lo
alità, poi
hé, da un punto di vista si
o, vuol dire
he gli eventi
separati da intervalli di tipo spazio sono indipendenti tra loro (
ioè non
interferis
ono).
In denitiva è proprio:
per
ui:
dNT · σ
dP = prob. di
ollisione = − = −ρ1 σdx
S
Ora, poi
hé lo strato sottile si trova a una profondità x ∈ [0, L], il numero
delle parti
elle in
identi sarà dipendente esso stesso da x: NB = NB (x),
per
ui,
hiamando I(x) il usso in
idente sulla super
ie S alla profondità
x:
variazione di usso
dI(x) = = I(x) · dP
nello spessore dx
⇓
dI(x)
= dP = −ρ1 σdx
I(x) ↑
indi
a una diminuzione di usso
I(x) = I0 e−ρσx
Nel
onfronto tra le due prin
ipali rappresentazioni abbiamo saltato al
uni
risultati utili riguardanti gli sviluppi temporali.
= U (t, t0 ) | ψ (t0 ) iS
Detto altrimenti, il termine U (t, t′0 ) | ψ (t′0 ) iS
i permette di denire U (t, t′0 )
ome soluzione dell'equazione dierenziale:
′
i dU (t, t0 ) = H U (t, t′0 )
dt
tale
he: U (t′ , t′ ) = 1
0 0
′
i ∂ | ψ (t) iS = H | ψ ′ (t) i
S
∂t (A.1)
ma
on: | ψ ′ (t′ ) i ≡ | ψ (t′ ) i = U (t′ , t ) | ψ (t ) i
0 S 0 S 0 0 S
allora è proprio:
| ψ ′ (t) iS = U (t, t′0 ) | ψ ′ (t′0 ) iS
Ma tutto
iò signi
a
he:
| ψ ′ (t) iS ≡ | ψ(t) iS
poi
hé
i rappresenta lo stesso stato si
o allo stesso istante t, solamente evoluto
a partire da istanti diversi, e infatti:
| ψ ′ (t) iS = U (t, t′0 ) | ψ ′ (t′0 ) iS = U (t, t′0 ) | ψ (t′0 ) iS = U (t, t0 ) | ψ (t0 ) iS =
= | ψ(t) iS
L'uso di due dierenti
ondizioni iniziali
i porta a
onsiderare an
he due
dierenti rappresentazioni di Heisenberg:
1. | ψ iH := U−1 (t, t0 ) | ψ(t) iS = | ψ (t0 ) iS ≡ | ψ0 i
da
ui: AH (t, t0 ) = U−1 (t, t0 ) AS U (t, t0 )
dove ho denito: AH (t, t0 ) := AH (t)
(ovvero si è messo in risalto la
ondizione iniziale,
ioè l'indi
e di rappre-
sentazione).
Ovviamente qui: AH (t0 , t0 ) ≡ AS
2. La se
onda, inve
e,
i indirizza verso:
′
| ψH i := U−1 (t, t′0 ) | ψ ′ (t) iS = U−1 (t, t′0 ) U (t, t′0 ) | ψ (t′0 ) iS = | ψ (t′0 ) iS
↑
(A.1)
i di
e
he possiamo fare a meno dell'api
e su ψ
= U (t′0 , t0 ) | ψ (t0 ) iS
S
h ψ ′ (t) | AS | ψ ′ (t) iS = Hh ψ ′ | AH (t, t′0 ) | ψ ′ iH =
ioè:
o, equivalentemente:
ma on:
| ψ ′ iH = | ψ (t′0 ) i =
6 | ψ iH = | ψ (t0 ) iS
• Relazione tra: | ψ ′ iH e | ψ iH .
| ψ ′ iH = U (t′0 , t0 ) | ψ iH
S
h ψ(t) | AS | ψ(t) iS ≡ S h ψ ′ (t) | AS | ψ ′ (t) iS = H h ψ ′ | AH | ψ ′ iH
ioè:
)
H
h ψ | AH (t, t0 ) | ψ iH = H h ψ ′ | AH (t, t0 ) | ψ ′ iH
⇒
ma: | ψ iH = U−1 (t′0 , t0 ) | ψ ′ iH
C.V.D.
ioè:
N.B. Nell'espressione pre
edente non si può appli
are l'uguaglianza trian-
golare per
hé l'ordine dei tempi è errato:
1 + 2 → 1′ + 2′ (A.5)
Senza preo
upar
i di sapere quali sono le parti
elle entranti e quali quel-
le us
enti,
omunque sappiamo
he deve valere il prin
ipio di
onservazione
dell'energia-impulso, per
ui:
q1 + q2 + q3 + q4 = 0
(A.6)
qi = 4-impulso i-esimo i = 1, 4
Ovviamente, in relazione al tipo di parti
elle
oinvolte nel pro
esso, ries
e: qi2 =
m2i . Inoltre, per le parti
elle us
enti, i 4-momenti sono del tipo: −q ,
ioè le due
parti
elle us
enti/diuse hanno la
omponente temporale: q 0 < 0.
Contemporaneamente alla
onservazione dell'energia-impulso nel pro
esso
deve
onservarsi an
he la
ari
a, dove per
ari
a intendiamo qualunque quan-
tità
he,
onservandosi,
ambia di segno per
oniugazione: parti
ella ↔ antipar-
ti
ella.
A se
onda dei valori assunti dalle
omponenti temporali qi0 e dei valori delle
ari
he, si ottengono tre tipi di reazioni dierenti. S
riviamo questi tre pro
essi
ome segue:
1. 1 + 2 → 3 + 4
2. 1 + 3 → 2 + 4
3. 1 + 4 → 2 + 3
Figura A.1: le fre e lungo le linee dipendono dal tipo di pro esso onsiderato
N.B. La linea al di sopra dei numeri signi
a antiparti
ella. Passando, una
parti
ella, dall'altro lato della fre
ia, otteniamo il
ambiamento di segno
nella
omponente temporale qi0 e an
he del segno della
ari
a. Ovviamente,
oltre ai pro
essi s
ritti, sono possibili an
he le reazioni inverse.
I tre pro
essi vengono indi
ati an
he
ome
ross-
hannels di un'uni
a rea-
zione generalizzata.
Esempi:
• se le parti
elle 1 e 3 sono elettroni e 2 e 4 fotoni allora il
anale 1) rappre-
senta la diusione elasti
a di un fotone su di un elettrone. Essendo il fotone
neutro vuol dire
he 4 ≡ 4 e 2 ≡ 2 per
ui il pro
esso 3) è lo stesso del
a-
nale 1). Inve
e il
anale 2) rappresenta l'anni
hilazione elettrone-positrone
on emissione di due fotoni.
• se tutte e quattro le parti
elle sono elettroni allora il
anale 1) rappresenta
la diusione elettrone-elettrone, mentre 2) e 3) rappresentano la diusione
elettrone-positrone.
• se le parti
elle 1 e 3 sono elettroni mentre 2 e 4 sono muoni, allora il
anale
1) rappresenta la diusione e-µ, il
anale 2) rappresenta la diusione e-µ
mentre il
anale 3 rappresenta la trasformazione della
oppia ee in µµ.
Nell'esame dei pro
essi di diusione un ruolo importante è svolto dalle quan-
tità invarianti
he si possono
omporre a partire dai 4-impulsi. Funzioni di queste
quantità sono le ampiezze di probabilità invarianti di diusione (tipo h F | S | I i
o h F | M | I i).
I tre 4-impulsi possono formare sei invarianti (dato
he la relazione 1)
om-
porta
he uno dei quattro sia linearmente dipendente dagli altri 3) e sono:
q12 , q22 , q32 , q1 q2 , q2 q3 , q3 q1 (avendo s
elto q4
ome linearmente indipendente). Le
prime tre sono i quadrati delle masse, mentre le ultime tre sono legate dalla
relazione:
2
m24 = q42 = (q1 + q2 + q3 ) (A.7)
N.B. In molti testi si ssa un pro
esso in
ui 1 e 2 sono stati di tipo in mentre
3 e 4 sono di tipo out, per
ui: q3 = −|q3 | e: q4 = −|q4 |, ovvero:
2 2
t = (q1 − |q3 |) , u = (q1 − |q4 |)
1
ps · p~s′ −
2t = h − s + 4~ m21 − m22 m23 − m24 (A.11d)
s
1
ps · p~s′ +
2u = h − s − 4~ m21 − m22 m23 − m24 (A.11e)
s
Nel
aso di diusione elasti
a (in
ui m1 = m3 , m2 = m4 ) ries
e: |~ ps′ |,
ps | = |~
per
ui:
q q q
E1 = p21 + p~12 = m21 + p~12 = m23 + p~32 = E3 (A.12a)
E2 = E 4 (A.12b)
e al posto di (A.11d) e (A.11e) si ottengono le più sempli
i espressioni1 :
2
ps − p~s′ ) = −2~
t = − (~ ps2 (1 − cos θs ) (A.13a)
2
ps2 (1 + cos θs ) + (ε1 − ε2 )
u = −2~ (A.13b)
on: θs = angolo fra p~s e p~s′
N.B. Vogliamo notare espli
itamente
he: −t = (impulso trasferito)2 .
Formule analoghe si ottengono per gli altri
anali,
on un sempli
e
ambia-
mento delle notazioni.
• Per passare al
anale t o
orre operare le sostituzioni: s ↔ t, 2 ↔ 3 in
(A.11a) ÷ (A.11e).
• Per passare al
anale u o
orre operare le sostituzioni: s ↔ u, 2 ↔ 4 in
(A.11a) ÷ (A.11e).
2
1
tenendo
onto
he: E12 + E22 = s − 2E1 E2 e
he, quindi, E12 + E22 = s, allora:
1 1 2 s
t= 2 m21 + m22 − s + 4~ ps · p ~s′ − m21 − m22 = E12 − p ~s2 + E22 − p
~s2 − +
2 s 2
1 2 s
+2~ ~s′ −
ps · p ~s2 + p
E12 − p ~s2 = s − 2E1 E2 − 2~ ps2 − 2~ ~s′ − −
ps · p
2s 2
1 2 s 1
− E12 − E22 = − 2E1 E2 − p ~s2 + p
~s′2 − 2~ ~s′ −
ps · p (E1 + E2 )2 (E1 − E2 )2 =
2s 2 2s
s 1 2 s s
= − 2E1 E2 − E12 + E22 − 2E1 E2 − p ~s − p~s′ = − 2E1 E2 − + 2E1 E2 −
2 2
2 2
2 2
− p~s − p ~s′ = − p ~s − p~s′
pa pb > ma mb (A.14)
Quindi abbiamo
2 2 2
(qa + qb ) = (pa + pb ) ≥ (ma + mb ) , (A.15)
Nel sistema
di quiete di una delle parti
elle (di
iamo, della parti
ella 1)
q1 = q10 , 0 . In questo
aso, L ha solo le
omponenti spaziali Li = ei0kl q10 q2k q3l .
In altre parole, L è un vettore del genere spazio, e in tutti i sistemi di riferimento
L2 ≤ 0. Sviluppando il quadrato L2 , troviamo la
ondizione
2
q1 q1 q2 q1 q3
q2 q1 q22 q2 q3 ≥ 0 (A.18)
q3 q1 q3 q2 q32
Essa può venire espressa attraverso gli invarianti s, t, u in una forma uni
a per
tutti i
anali
stu ≥ as + bt + cu (A.19)
dove
ah = m21 m22 − m23 m24 m21 + m22 − m23 − m24 ,
bh = m21 m23 − m22 m24 m21 + m23 − m22 − m24 , (A.20)
ch = m21 m24 − m22 m23 m21 + m24 − m22 − m23
a due uguali:
m1 = m3 ≡ m, m2 = m4 ≡ µ (A.21)
Sia m > µ. Nella
ondizione (A.19) abbiamo
2
h = 2 m2 + µ2 , a = c = 0, b = m2 − µ2 (A.22)
e di
onseguenza, da (A.18)
2
sut ≥ m2 − µ2 t. (A.23)
La frontiera del dominio, determinata da questa disuguaglianza, è
ostituita
dalla retta t = 0 e dall'iperbole
2
su = m2 − µ2 (A.24)
i due rami della quale gia
iono nei settori u < 0, s < 0 e s > 0, u > 0; gli assi
s = 0 e u = 0 sono gli asintoti dell'iperbole. Inve
e della (A.22) si può s
rivere
2 2
t > 0, su > m2 − µ2 oppure t < 0, su < m2 − µ2
Inoltre, in base alle
ondizioni (A.16), o
orre tenere an
ora
onto della disu-
guaglianza s > (m + µ)2 nel
anale s e u > (m + µ)2 nel
anale u; le altre
disuguaglianze sono automati
amente soddisfatte. In
on
lusione troviamo
he
ai
anali I, II, III (s, t, u)
orrispondono i domini si
i rappresentati nella g. 8
dalle parti tratteggiate.
Se µ = 0 (le parti
elle 2, 4 sono dei fotoni), allora il ramo inferiore dell'iper-
bole è tangente all'asse t = 0, e i domini si
i sono le parti tratteggiate nella
g. 9.
Se µ = m , allora le frontiere del dominio (68,8) sono gli stessi assi
oordinati,
e i domini si
i sono i tre settori indi
ati nella g. 10.
2
Unendo, ad esempio, il punto P (g. 7)
on i tre verti
i del triangolo ABC, noi dividiamo
quest'ultimo in tre triangoli di altezze s, t, u; uguagliando la somma delle loro aree all'area
del triangolo ABC si trova l'uguaglianza ri
hiesta. Analogamente essa si dimostra per il
aso
in
ui il punto P gia
ia fuori dal triangolo ABC.
stu = as + bt + cu (A.25)
determina una
urva del terzo ordine, i
ui rami delimitano i domini si
i dei
tre
anali
ome è mostrato nella g. 11. Sia
m 1 ≥ m2 ≥ m 3 ≥ m 4 ,
allora
a ≥ b ≥ c, a > 0, b>0
La urva (A.25) interse a gli assi oordinati in punti he gia iono sulla retta
as + bt + cu = 0
della
urva di frontiera hanno
ome asintoto gli assi
oordinati
orrispondenti
(
ome è fa
ile
onvin
ersi eliminando dall'equazione (A.25) una delle variabili
mediante la relazione s + t + u = h e fa
endo quindi tendere all'innito una
delle variabili rimaste). Le
ondizioni (A.15) nel
aso generale, non introdu
ono
niente di nuovo rispetto alle frontiere determinate dall'equazione (A.23). Le ret-
te,
orrispondenti ai segni di uguaglianza nella (A.25), non interse
ano i domini
si
i tratteggiati nella g. 11, a, b; al
une di esse sono tangenti alle frontiere di
questi domini, e
orrispondono ai valori estremi delle variabili s, t, oppure u nel
anale
orrispondente.
Nel
aso in
ui la massa di una delle parti
elle sia maggiore della somma
delle masse delle altre tre (m1 > m2 +m3 +m4 ) oltre ai
anali I, II, III è possibile
an
he un quarto
anale di reazione, relativo al de
adimento
IV)1 → 2 + 3 + 4 (A.26)
Per questo
anale, nel sistema di quiete della parti
ella
he de
ade, abbiamo
q1 = (m1 , 0) , q2 = (−ε2 , −p2 ) ,
ε2 + ε3 + ε4 = m1 , p2 + p3 + p4 = 0.
Gli invarianti sono
s = m21 + m22 − 2m1 ε2 ,
stu ≥ m2 µ2 s
e si ha la relazione s + t + u = m2 + µ2 . I domini si
i sono delimitati
dall'asse s = 0 e dai due rami dell'iperbole tu = m2 µ2 (g. 13).
Eliminando u otteniamo
b−a ah
t2 + +s−h t+ =0
s s
−ω ω
Re k0
La trattazione standard relativisti
a per parti
elle massive a spin 1 avviene tra-
mite l'uso di un
ampo vettoriale Vµ (x) la
ui lagrangiana libera è la lagrangiana
di Pro
a :
1 1 1 2 1
L := − Fµν F µν + m2 Vµ V µ = − (∂µ Vν − ∂ν Vµ ) + m2 Vµ2 =
4 2 4 2
1 2 1 1 2 2
= − (∂µ Vν ) + ∂µ Vν ∂ν Vµ + m Vµ
2 2 2
∂L ∂L
Le equazioni di E.-L.: ∂µ − =0
∂∂µ Vν ∂Vν
danno: −Vν + ∂ν (∂µ Vµ ) − m2 Vν = 0
se e solo se:
+ m2 Vν = 0 ∀ν = 1, 4 (A.30a)
∂µ V µ = 0 (A.30b)
L'equazione:
+ m2 Vµ + ∇ν (∇µ V µ ) = 0 (A.31)
•
ondizione di trasversalità:
0 = ∂µ V µ = ikµ εµ eikx ⇒ kµ εµ ~k = 0 (A.32)
•
ommutatori:
h i
aλ ~k , a†λ′ ~k ′ = 2k 0 (2π)3 δλλ′ δ ~k − ~k ′ (A.34)
•
ompletezza:
X
kµ kν
εµλ ~k ενλ ~k = − g µν − (A.36)
↑ m2
λ=1,3
= Pµν ~k
tale
he:
iDF (x − x′ )µν := h 0 | T [Vµ (x)Vν (x′ )] | 0 i =
Z ′
i e− ik(x−x )
= 4
dk 2 · Pµν ~k
(2π)4 k − m2 + iε
1
on autovalori del tipo: ,
ioè
on poli. Inve
e il quarto vettore linear-
k 2 − m2
mente dipendente,
ioè k , è an
h'esso autostato di △µν (k):
µ
(λ) 1 1 kµ k 2
△µν (k)εν (k) = kµ − =
i(2π)4 k 2 − m2 m2
(A.38b)
1 1 m2 − k 2 i 1
= · kµ = · kµ
i(2π)4 k 2 − m2 m2 (2π)4 m2
i 1
ma
on autovalore: 4
· 2 ,
he non ha poli,
ioè non ha asso
iate parti
elle
(2π) m
(
he derivano proprio dal residuo del polo).
Dunque, in
on
lusione, △µν des
rive solo tre propagatori asso
iati ai tre sta-
ti di polarizzazione: due trasversali e uno s
alare, mentre a kµ non è asso
iato
al
un propagatore.
Nel3
orso della quantizzazione dei
ampi d'onda liberi si è posto, per un generi
o
ampo uα (x):
[uα (x), uβ (y)]± := i△αβ (x − y) (A.39)
dove: + è per le parentesi di
ommutazione e − per quelle di anti
ommutazione;
si può dimostrare
he eettivamente △αβ è solo funzione di: x − y ;
se x0 = y0 allora △αβ = 0.
Consideriamo an
he le
orrispondenti parti ad energie/frequenze rispettiva-
mente maggiori di 0 (u+ α (x)) e minori di 0 (uα (x)):
−
h i h i
−
u+
α (x), u β (y) := i△ +
αβ (x−y); u −
α (x), u +
β (y) := i△−
αβ (x−y) (A.40)
± ±
dove:
uα (x) = u+ −
α (x) + uα (x) generi
o
ampo
omplesso (A.41
)
△αβ (x − y) = △αβ (x − y) + △−
+
αβ (x − y) (A.41d)
3
Seguiamo la falsariga del Bogoliubov, ma
on adattamento alla nostra notazione.
e
ioè:
uα (x), uβ (y)† ±
:= i△αβ (x − y) (A.42)
D(x − y) := D+ (x − y) + D− (x − y) = D+ (x − y) − D+ (y − x) =
Z 3 (A.43b)
− − −i d k ±ik(x−y)
= −D (y − x) + D (x − y) = e
(2π)3 2ωk
on: ε k 0 := θ k 0 − θ −k 0 .
Contenuto
B.1 Propagatore nell'equazione di S
hrödinger . . . . 390
B.2 Integrale notevole (del propagatore) . . . . . . . . 394
B.3 Propagatore nelle teorie di
ampo relativisti
he
lassi
he . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 401
B.3.1 Propagatori per
ampi s
alari neutri e massivi . . . 401
B.3.6 Propagatore per parti elle a spin 1: gli altri asi . . 419
La teoria delle onde più sempli
e a noi nota, sebbene posteriore all'elettromagne-
tismo, è quella relativa all'equazione di S
hrödinger e per due motivi: sia per
hé
è al primo ordine nella derivazione temporale sia per
hé è un'equazione non
relativisti
a e, dunque, non ha i vin
oli tipi
i di quest'ultima legati alla velo
ità
di propagazione del segnale/onda e, per
onseguenza, alla (mi
ro-)
ausalità.
Si
omin
ia
on l'appli
are all'equazione di S
hrödinger:
∂
i − H0 ψ ~x, t = 0
∂t
2
(B.1)
p
~
H0 = = hamiltoniana libera
2m
un termine di sorgente:
∂
i − H0 ψ ~x, t = J ~x, t (B.2)
∂t
2
Da
ui il nome di questa parte della si
a matemati
a: teoria del potenziale.
dove ψ0 ~x, t = è la soluzione dell'equazione di S
hrödinger omogenea/libera
(B.1), mentre G0 (x−y) è la funzione di Green soluzione della seguente equazione
di S
hrödinger
on sorgente puntiforme:
∂
i − H0 ψ ~x, t = δ 4 ~x, t (B.4)
∂t
ma è an
he:
Z
∂ d4 k −ik(x−y)
i − H0 G0 (x − y) = δ 4 (x − y) = e (B.7)
∂t (2π)4
1
∆0 (k) = ~2
p
(B.8)
k0 − 2m
e dunque:
Z
d4 k e−ik(x−y)
G0 (x − y) = =
(2π)4 k0 − p~ 2
2m
Z 3 +∞
Z
d k i~k·(~x−~y ) dk0 e−ik0 (x0 −y0 )
= e (B.9)
(2π)4 2π k0 − p~ 2
−∞ 2m
+∞
Z
−iω0 τ e−ixτ
=e lim dx
ε→0 x + iε
−∞
Im x
Γ2 = C2 + γ C2
γ
Γ1 = C1 + γ x0 Re x
C1
Allora:
+∞
Z ( ′
)
−ix0 τ
e−ixτ se τ >0:Res{f (x),Γ1 ,x0 }=−2πie =−2πie−ε(t−t )
dx = =
x + iε se τ <0:Res{f (x),Γ2 ,x0 }=0 poi
hé non
i sono poli
−∞
′
= −2πie−ε(t−t ) ϑ(t − t′ )
per
ui:
+∞
Z
e−ixτ
lim dx = −2πiϑ(t − t′ ) (B.10)
ε→0 x + iε
−∞
e−ipx
φp (x) := (B.13)
(2π)3/2
possiamo mostrare
ome nel
ontesto della me
ani
a quantisti
a la funzione di
Green sia una distribuzione di probabilità:
Z
′
Gr (x − y) := G0 (x − y) = −i ϑ(t − t ) d3 p φp (x)φ⋆p (y) (B.14)
Nella sezione pre
edente abbiamo dovuto arontare l'integrale del tipo:
Z
d4 k e−ikx
G0 (x) =
(2π)4 k0 − p~ 2
2m
he
ontiene un solo polo sempli
e. Nelle teorie relativisti
he, inve
e, abbiamo
sempre a
he fare
on
ampi
he
ondu
ono a integrali
ontenenti due poli
sempli
i, il
ui prototipo è quello
he
p impareremo a
onos
ere
ome propagatore
di Klein-Gordon (poniamo: ω0 := m2 + ~k 2 ):
Z
1 4 e−ikx
G(x) = d k =
(2π)4 k 2 − m2
Z +∞
Z
1 i~ e−ik0 t
= 3
d ke k·~
x
dk0 (B.17)
(2π)4
k0 − ω02 ~k
2
−∞
Come già evidenziato nella sezione B.1, l'ambiguità nel denominatore dovuta
ai poli è presente an
he nelle teorie per le equazioni di propagazione delle onde
lassi
he,
ioè non è spe
i
a della teoria Lorentz-invariante. La sua origine è
dovuta a motivi si
i e non matemati
i,
ioè al non avere ssato le
ondizioni al
ontorno. Si tratta di trovare un opportuno
ammino di integrazione nel piano
omplesso in modo da soddisfare le
ondizioni al
ontorno del
aso. Ovviamente,
al
ambiare di queste
ambia la forma del
ammino di integrazione nella parte
he deve evitare i poli.
Rivediamo rapidamente la trattazione
lassi
a delle funzioni di Green per
un
ampo s
alare. Dalle equazioni per le onde elettromagneti
he4 sappiamo
he
l'equazione del tipo:
− m2 G(x) = δ 4 (x)
ammette due possibili soluzioni parti
olari reali: Gret (x) e Gadv (x),
he hanno
la
aratteristi
a seguente:
Gret (x) = 0 per x0 = t < 0
1
on: G ret (k) = 2 (B.18b)
adv (k0 ± iε) − ~k 2 + m2
soddisfano le ri
hieste pre
edenti, infatti per le (B.18b) i poli sono disposti
ome
nella gura (B.2).
Di
onseguenza per Gret (x) si ha:
• per t < 0:
hiudiamo il
ammino di integrazione superiormente, di modo
he i poli rimangano fuori. Dunque:
4
Vedi Ja
kson: pp. 202 ÷ 204.
Gret (x) =
Z
1 d3 k n i(~k·~x−ω0 x0 ) ~
o
= e − ei(k·~x+ω0 x0 ) (B.19b)
(2π)3 2ω0 (k)
onde
on E >0 onde
on E <0
Possiamo sintetizzare i due
asi in un'uni
a espressione fa
endo uso della fun-
zione ϑ di Heavyside:
Z 3 −ikx
d k e − eikx
Gret (x) = iϑ (x0 ) ∀t (B.19
)
(2π)3 2ω0 (k)
Z ~
d3 k eik·~x sin (k0 x0 )
= ϑ (x0 ) (B.19d)
(2π)3 ω0 (k)
~
dove l'ultimo passaggio è stato ottenuto estraendo da (B.19b) il fattore eik·~x , di
modo
he:
iω0 x0
i~
k·~
x −iω0 x0 iω0 x0
i~
k·~
x e − e−iω0 x0 ~
e e −e = −2ie = −2ieik·~x sin (k0 x0 )
2i
Analogamente per Gadv (x) si ottiene:
Z 3 −ikx
d k e − eikx
Gadv (x) = −iϑ (−x0 ) ∀t (B.20a)
(2π)3 2ω0 (k)
Z ~
d3 k e−ik·~x sin (k0 x0 )
= −ϑ (−x0 ) (B.20b)
(2π)3 ω0 (k)
L'interpretazione delle (B.19) e (B.20) è la seguente:
Ovviamente la soluzione Gadv (x) viene gettata via per
hé insensata all'interno
di una teoria
lassi
a dei
ampi non relativisti
i, e questo viene imposto attra-
verso opportune
ondizioni al
ontorno. Inoltre una notevole proprietà di queste
soluzioni è
he sono nulle al di fuori del
ono di lu
e,
ioè per x2 < 0.
Oss. Poi
hé Gret (x) = 0 per t < 0, e Gadv (x) = 0 per t > 0, queste due
espressioni possono essere
ombinate assieme per ri
avare nuove soluzioni
parti
olari per l'equazione non omogenea,
he ri
oprono
osì tutto l'asse
temporale. Ad esempio si denis
ono:
G1 (x) := Gret (x) + Gadv (x) =
Z 3
d k [ϑ (x0 ) − ϑ (−x0 )] e−ikx − eikx
=i =
(2π)3 2ω0 ~k
Z 3 ikx
d k e − e−ikx
= −i ε(x0 )
(2π)3 2ω0 ~k
5
Similmente alla ve
hia teoria delle bu
he di Dira
, dove l'e
itazione di un elettrone nel
mare ad energia negativa produ
e una
oppia parti
ella-antiparti
ella, entrambe ad energia
positiva.
6
Il pedi
e F
i ri
orda
he è la funzione di Green sviluppata se
ondo la pres
rizione di
Stüe
kelberg e Feynman.
ioè, ridenendo η ≡ ε:
1
GF (k) = (B.21)
[k0 − (ω0 − iε)] [k0 + (ω0 − iε)]
Con questa s
elta l'integrale da valutare ora diventa:
Z
e−ik0 x0
I(ε) = dk0 (B.22)
[k0 − (ω0 − iε)] [k0 + (ω0 − iε)]
on
ui si ottiene:
Z Z
1 1 ~
GF (x) = d4
k GF (k)e −ikx
= d3 k eik·~x I(ε) (B.23)
(2π)4 (2π)4
Z
1 i~
N.B. In realtà: GF (x) = lim+ d k e I(ε) .
3 k·~
x
ε→0 (2π)4
In (B.22) i poli sono sopra e sotto l'asse reale (a dierenza del
aso pre
edente,
in
ui erano entrambi o sopra o sotto). Risolviamo questo integrale
ome già
fatto sopra.
• se t < 0, il
ammino di integrazione si
hiude superiormente e per
iò ab-
biamo: Im k0
e+iω0 x0 +εx0
= 2πi · =
−2ω0 + 2iε −ω0 + iε
eiω0 x0 +εx0
= −πi
ω0 − iε
Re k0
per
ui:
eiω0 x0 eiω0 |x0 |
I − := lim I − (ε) = −πi = −iπ
ε→0+ ω0 ω0
non
hé:
Z Z
− 1 ~ i d3 k −i(~k·~x−ω0 |x0 |)
GF (x) := d3 k eik·~x I − = − e =
(2π)4 (2π)3 2ω0
Z
i d3 k ikx
=− e (B.24)
(2π)3 2ω0
• se t > 0, il
ammino si
hiude inferiormente e ries
e:
I + (ε) = −2πi Res (f (k0 ) , ω0 − iε) = Im k0
↑ Re k0
per
hé il
ir
uito è per
orso
per
ui:
e−iω0 x0 e−iω0 |x0 |
I + := lim+ I + (ε) = −πi = −iπ
ε→0 ω0 ω0
non
hé:
Z Z
1 i~ i d3 k −ikx
+
GF (x) := 3
d ke k·~
x +
I =− e (B.25)
(2π)4 (2π)3 2ω0
−
GF (x) = ϑ(t)G+
F
(x) + ϑ(−t)GF (x) (B.26)
o, espli
itamente:
Z
1 e−ikx
GF (x) = d4 k (B.27a)
(2π)4 k 2 − m2 + iε
Z Z
i d3 k −ikx i d3 k ikx
= −ϑ(t) e − ϑ(−t) e (B.27b)
(2π)3 2ω0 (2π)3 2ω0
e di onseguenza:
allora:
⋆ le frequenze positive,
ontenute in G+
F (x − y), si propagano in avanti nel
tempo (poi
hé G+ F è l'uni
o termine
he non si annulla quando x0 > y0 );
In on lusione:
Osservazioni:
1. la funzione GF (x − y), a dierenza delle altre funzioni di Green (vedi, ad
esempio, Gret (x) e Gadv (x)), è
omplessa. Questa distinzione tornerà utile
nell'analisi si
a del propagatore quantisti
o;
2. l'espressione (B.27a) è più generale della forma (B.27b), poi
hé permette
di valutare la funzione GF (x − y) an
he nel
aso in
ui y0 = x0 ,
ioè in
regioni di tipo spazio. Infatti un'altra profonda dierenza fra i propagatori
lassi
i e quelli di tipo Stüe
kelberg-Feynman risiede nel fatto
he i primi
sono sempre nulli al di fuori del doppio
ono di lu
e
entrato sulla parti
ella
stessa,
ioè nelle zone di tipo spazio (similmente a quanto già visto durante
lo studio della funzione di Pauli-Jordan, a
ui le funzioni di Green sono
formalmente legate, an
he se non
on
ettualmente, dato
he queste ultime
sono soluzioni parti
olari dell'equazione non omogenea, mentre le prime
sono soluzioni dell'equazione omogenea). Inve
e per GF non è più
osì.
GF 6= 0 an
he in zone di tipo spazio. A titolo di esempio valutiamo:
Z 3 Z ~
i d k i~k·~x i 3 eik·~r
GF (t = 0, r) = 2e = d k p = ... =
↑ (2π)3 2ω0 (2π)3 ~k 2 + m2
x|
r=|~
Z∞
1 1 k eikr − e−ikr
= dk √
(2π)2 r k 2 + m2 2
0
f- f+
+im +im
-im -im
In questo modo dobbiamo tenere
onto del fatto
he siamo o sul lato
sinistro o sul lato destro della diramazione, dato
he:
3 1
− π ≤ arg(z − im) < π
2 2
on:
(z − im) = |z − im| · ei·arg(z−im)
Allora lungo il
ammino per f− (z) ries
e:
z = iρ
3 3 3
(z − im) |z − im|e−i 2 π = |iρ − im|e−i 2 π = e−i 2 π (ρ − m)
π
(z + im) i(ρ + m) = ei 2 (ρ + m)
z = iρ
π π
(z − im) |iρ − im|ei 2 = ei 2 (ρ − m)
π
(z + im) i(ρ + m) = ei 2 (ρ + m)
Z∞ Zim +i∞
Z +i∞
Z
k eikr
dk √ = dzf− (z) + dzf+ (z) = dz [f+ (z) − f− (z)] =
k 2 + m2
−∞ +i∞ im im
Z∞
ρ e−ρr
= 2i dρ p
ρ2 − m2
m
In denitiva7 :
Z∞
i 1 ρ e−ρr
GF (t = 0, r) = dρ p
(2π)2 r ρ2 − m2
m
GF (t = 0, r) −→ e−mr
r→∞
7
Cfr. Itzykson, p. 35, eq. (180), e Peskin, p. 27, eq. (2.52)
Appli
hiamo quanto sviluppato nelle due pre
edenti sezioni alle teorie delle fun-
zioni d'onda relativisti
he8 ,
ioè a quelle teorie in
ui è importante salvaguardare
an
he la
ovarianza relativisti
a delle espressioni in gio
o. Rientrano in questo
ontesto le onde bosoni
he (
ampi elettromagneti
i, le onde di Klein-Gordon,
ampi gravitazionali) e i
ampi spinoriali (primi fra tutti i
ampi relativisti
i
di Dira
). Solo su
essivamente aronteremo gli stessi argomenti per i
ampi di
operatori relativisti
i della se
onda quantizzazione. In questa sezione indi
here-
mo il propagatore
lassi
o
on la lettera ∆ inve
e
he
on la GF , per
onformar
i
alla notazione introdotta nella se
onda quantizzazione.
1 2 1
L = L0 + J(x)φ(x) = (∂µ φ(x)) − m2 φ2 (x) + J(x)φ(x) (B.31)
2 2
on: J(x) = termine di sorgente = funzione reale di x assegnata
µ
N.B. Per ora non fa
iamo al
una assunzione sulla sorgente J(x) salvo essere
una funzione reale.
N.B. I segni - nelle due pre
edenti espressioni derivano dal fatto
he quando
appli
hiamo ( + m2 ) alla equazione (B.35) otteniamo (−i)2 .
1
∆(k) = (B.36)
k2 − m2
8
An
he dette teorie relativisti
he per i
ampi
-numero, per distinguerle da quelle della
se
onda quantizzazione, dove i
ampi sono funzioni operatoriali.
Z
d4 k e−ik(x−y)
∆(x − y) = (B.37)
(2π)4 k 2 − m2
p
he possiede due poli sempli
i sull'asse reale: k0 = ± m2 + ~k 2 .
Abbiamo
osì ottenuto proprio l'integrale (B.17) e in a
ordo
on quanto già
s
ritto interpretiamo ∆(x − y)
ome un propagatore
he
ontribuis
e a
reare la
perturbazione:
Z
δφ[J](x) := φ(x) − φ0 (x) = − d4 y ∆(x − y)J(y) (B.38)
Z
1 e−ik(x−y)
∆F (x − y) = d4 k (B.39a)
(2π)4 k2− m2 + iε
Z
d3 k
= −iϑ(t − t′ ) e−ik(x−y) −
(2π)3 2ω0
Z
d3 k
− iϑ(t′ − t) eik(x−y) = (B.39b)
(2π)3 2ω0
Z 3
d k
= −iϑ(t − t′ ) φp (x)φ⋆p (y)−
2ω0
Z 3
d k ⋆
− iϑ(t′ − t) φ (x)φp (y) = (B.39
)
2ω0 p
e−ipx
φp (x) :=
(2π)3/2
Z Z Z
I e [J] := d4 x δφ[J](x)J(x) = − d4 x d4 y J(x)∆(x − y)J(y) (B.40)
Z ~
g 4 eik(~x−~r0 )
=− d k δ (k0 ) =
(2π)3 k02 − ω 2 (k)
Z ~
g 3 eik(~x−~r0 )
= d k
(2π)3 ~k 2 + m2
d3 k = k 2 dϕ d(cos θ) dk
Dunque:
Z Z ~
g ∞ 1
e i|k|·|~x−~r0 | cos θ ~ 2
δφ[J](x) = (2π) dk d(cos θ) k =
(2π)3 0 −1 ~k 2 + m2
Z ∞ " ~ #1
g |~k|2 ei|k|r cos θ
= dk =
(2π)2 0 |~k|2 + m2 |~k|ir −1
Z
−ig 1 ∞ k eikr − e−ikr
= · dk 2 · · 2i =
(2π)2 r 0 k + m2 2i
Z
g 1 ∞ k g 1 −mr
= 2· dk 2 sin(kr) = · ·e
↑ 2π r 0 k + m2 4π r
dove abbiamo posto: k:=|~
k|
In denitiva:
Ribadiamo, tuttavia, he δφ[J] per ora è stati a, ioè non si propaga nel tempo.
Consideriamo ora due sorgenti J1 e J2 stati
he. Ci aspettiamo
he
ias
una pro-
du
a una perturbazione al
ampo libero
he, propagandosi nello spazio-tempo,
arrivi a
omuni
are la propria presenza an
he all'altra.
La densità di lagrangiana è, similmente a (B.31):
1 2 1
L = (∂µ φ) − m2 φ2 + J1 φ + J2 φ (B.43)
2 2
he da luogo all'equazione dierenziale:
+ m2 φ(x) = J1 + J2 (B.44)
Come nel aso pre edente φ(x) = φ0 (x) + φpart (x), solo he ora:
Z
1 e−ik(x−yi )
on: ∆i (x − yi ) = d4 k i = 1, 2 (B.46)
(2π)4 k 2 − m2
tale
he: + m2 ∆i (x − yi ) = −δ 4 (x − yi ) i = 1, 2 (B.47)
La (B.47)
i suggeris
e
he entrambe le funzioni di Green, ovvero entrambe le
perturbazioni, propagano la stessa massa, dunque sono la medesima soluzione
he fuories
e da due punti yi distinti no ad x. Pertanto possiamo eliminare il
pedi
e i da ∆i , las
iandolo solo in yi , giusto per ri
ordar
i a quale sorgente
i
riferiamo.
Ma poi
hé in questo fenomeno il
ampo di per sé è solo di se
ondaria im-
portanza andiamo piuttosto a studiare l'azione
orrispondente alla densità di
lagrangiana (B.43):
Z Z
4 4 1 2 1 2 2
I = d x L (φ, ∂µ φ) = d x (∂µ φ) − m φ + φ (J1 + J2 ) =
2 2
Z
1
4 2 1 1 1 2 2
= d x (∂µ φ) − φ φ + φ φ − m φ + φ (J1 + J2 ) =
2 2 2 2
aggiungo e tolgo
Z ( =(J1 +J2 )
)
4 1 µ 1
= d x ∂µ (φ ∂ φ) − φ( + m2 ) φ + φ (J1 + J2 ) =
2 2 ↑
Z
1
= d4 x φ (J1 + J2 )
2
ioè:
Z
1
I= d4 x φ (J1 + J2 ) (B.48)
2
Così, se in (B.48) sostituiamo φ(x) = φ0 + δφ[J1 ](x) + δφ[J2 ](x) e teniamo solo i
termini in
ui
ompaiono i prodotti fra Ji e δφ[Ji ] (
he sono quelli
he
i danno
Z
= d4 x {δφ[J2 ](x)J1 (x)}
↑
R R
ma ries
e: d4 x δφ[J1 ](x)J2 (x)= d4 x δφ[J2 ](x)J1 (x)
ovvero:
Z Z
I e (J1 , J2 ) = − d4 x1 d4 x2 J1 (x1 ) ∆ (x1 − x2 ) J2 (x2 ) (B.49)
Nelle due pre
edenti sezioni abbiamo studiato due sempli
i
asi altamente idea-
lizzati
he però
i permettono di trarre già una importante
on
lusione, valida in
modo del tutto generale, ovvero
he il
ampo e la sua perturbazione des
rivono
due aspetti duali:
• può essere il mediatore di una forza fra due o più sorgenti;
•
aratterizza i gradi di libertà del sistema si
o (interpretazione
orpus
o-
lare).
Ritorniamo all'esempio della sorgente singola questa volta, però, supponendo
una dipendenza temporale
he non sia più quella stati
a, e studiamo qualita-
tivamente il
omportamento di δφ[J] proprio nel tempo (in parti
olare dopo
he è stata spenta la sorgente, al più per t → ∞). Siamo in grado di ottenere
molte informazioni an
he senza possedere la forma espli
ita di J(x). Si tratta
di indagare l'integrale:
Z
δφ[J](x) = − d4 y ∆(x − y)J(y) (B.51)
Per tempi |t| → ∞ il fattore e−ik0 t nell'integrando
omin
ia a os
illare molto ra-
pidamente e
osì possiamo ritenere
he (B.55) svanis
a9 . In prati
a prevediamo
he per tempi su
ientemente lunghi (quantomeno molto maggiori del tempo di
emissione della sorgente) il
ampo torni a
omportarsi
ome libero; eventualità
an
or più probabile quando la sorgente è attiva per un tempo nito. Ma que-
sto argomento va appli
ato
on
autela, per
hé l'esempio della sorgente stati
a
dimostra
he lì δφ[J] è indipendente da t e non si annulla. Questi argomenti
qualitativi trovano un ris
ontro formale nel teorema di Riemann-Lebesgue, se-
+∞
R
ondo
ui se f (x) è una funzione su
ientemente regolare e dx|f (x)| < +∞
−∞
(
ioè è
onvergente), allora:
+∞
Z
lim dxf (x)e±itx = 0
t→∞
−∞
9
Per |t| grandi ssati, i
ontributi all'integrale su k0 tendono ad annullarsi l'uno
on l'altro,
a
ausa delle rapide os
illazioni dovute al fattore esponenziale
omplesso.
Tuttavia l'appli
azione di questo teorema al nostro
aso non è sempre fattibile,
dipendendo dal
omportamento di f (x). Denendo:
J ~k, k0
f (k0 ) := 2 (B.56)
k0 − ω 2~
|k|
1 ~
= e−ik·~r0 δ (k0 )
(2π)3
In on lusione:
Parti
ella relativisti
a reale 3. J ~k, k0 non si annulla nell'intorno dei due poli nonostante
he sia suf-
ientemente regolare: di nuovo il teorema di Riemann-Lebesgue non è
appli
abile e, di
onseguenza, nemmeno δφ[J] si annulla più per |t| → ∞.
Così i poli del propagatore ries
ono a las
iare il loro
ontributo su s
ale
temporali sia mi
ros
opi
he
he ma
ros
opi
he. Ai due poli
orrispondono
onde piane il
ui 4-impulso soddisfa: kµ k µ = m2 , mentre i
ontributi dei
4-momenti o-shell risultano minimi rispetto a quello dei poli e,
omun-
que, s
ompaiono per t grandi,
ome nel
aso pre
edente (non lo abbiamo
visto, ma è
osì. Se non
i
redi
ontrolla da solo)11 .
In
on
lusione:
11
Ci sono
onti molto lunghi ed espli
iti nel Bogoliubov, pp. 147-154, non
hé un a
enno
fuga
e a pag. 35 dell'Itzykson.
Allora:
• per ∆t = (x0 − y0 ) > 0 il
ontributo dominante è dovuto solo al polo
k0 = +ω0 ,
ioè otteniamo:
~ ~
ei(k·∆~x−ω∆t) e−i(ω∆t−k·∆~x) e−ik(x−y)
= =
2ω 2ω 2ω
he interpretiamo in modo tradizionale
ome una parti
ella emessa dalla
sorgente J(y) al tempo y0
he si muove
on impulso ~k ed energia ω0 in
avanti nel tempo.
• per ∆t < 0 il
ontributo dominante è dovuto solo al polo: k0 = −ω0
ioè
otteniamo:
~ ~
ei(ω∆t+k·∆~x) e−i(−ω∆t−k·∆~x)
=
2ω 2ω
he, se
ondo l'interpretazione
lassi
a della teoria delle funzioni di Green
ritardate e avanzate, rappresenta una parti
ella emessa da J(y) all'istante
y0 (eventualmente an
he < 0),
on impulso ~k ed energia −ω0 e
he viag-
gia indietro nel tempo, dato
he la ritroviamo in un istante pre
edente
l'emissione, a t → −∞.
Ma il pro
esso può essere letto an
he in un altro modo. È vero
he tro-
viamo la parti
ella a t → −∞, ma non è detto
he arrivi li da y0 : basta
invertire la des
rizione
ronologia del fenomeno e supporre
he J(y) as-
sorba al tempo y0 la parti
ella proveniente da t → −∞. Ovviamente in
questa nuova interpretazione bisogna
ambiare an
he altri parametri dina-
mi
i e numeri quanti
i, in a
ordo
on i vari prin
ipi di
onservazione
he
devono
omunque essere soddisfatti. Ad esempio se J(y) prima emetteva
un oggetto di massa m
on quadrimpulso k µ = − ω0 , ~k e
ari
a −e ora,
inve
e, deve assorbire una
parti
ella
on identi
a massa ma 4-impulso
opposto k ′ µ = ω0 , −~k (energia positiva e 3-momento −~k ) e
ari
a + e:
questo signi
a
he abbiamo s
ambiato la parti
ella
on l'antiparti
ella.
Dunque l'esponenziale
on energia negativa,
he nella ve
hia interpreta-
zione des
rive una parti
ella
he viaggia indietro nel tempo per
hé emessa
a un tempo su
essivo rispetto a quando viene rilevata, des
rive altrettan-
to bene an
he l'antiparti
ella, ma
on energia positiva e pur
hé si inverta
l'ordine temporale e, pertanto, si assuma
he venga assorbita12:
on: ω0 := −E < 0
12
Personalmente
redo
he l'equazione seguente sia fuorviante, poi
hé non è assolutamente
hiaro il motivo per
ui −t dovrebbe rappresentare lo s
orrere indietro nel tempo. Quel
he
o
orre è vedere lo stesso
onto ma svolto
on un intervallo temporale ∆t. É quello
he faremo
nella prossima sezione, dove aronteremo lo studio di due sorgenti variabili nel tempo.
Riassumendo:
t π− , E > 0 ≡ π + , −E < 0
Emissione Assorbimento
Figura B.3: Pro
esso di emissione e reinterpretazione di Feynman
ome pro
esso
di assorbimento
Per des
rivere un più realisti
o e
ompleto pro
esso di emissione e assorbimento
ripartiamo da (B.49):
Z Z
I e [J1 , J2 ] = d4 x1 d4 x2 J1 (x1 ) ∆ (x1 − x2 ) J2 (x2 )
∆(x1 − x2 )
J1 (x1 ) J2 (x2 )
però questa volta indaghiamo lo sviluppo temporale del fenomeno lungo la fal-
sariga della pre
edente sezione. Innanzitutto supponiamo
he ambo le sorgenti
siano attive per un periodo limitato di tempo e
he ∆t := |t1 − t2 | sia un in-
tervallo molto più grande dei tempi
aratteristi
i di emissione/assorbimento di
13
Vogliamo qui ri
ordare
he in relatività spe
iale la velo
ità ~v di un oggetto è legata a
quella del suo 3-impulso p
~ da:
p
~
~v =
E
dove E può essere maggiore o minore di zero. Nello s
ambio tra parti
ella e antiparti
ella
a
ade proprio
he le due
omunque mantengano la stessa direzione di propagazione.
~ ~
J (~x1 , t1 ) ei[k(~x1 −~x2 )−ω0 (k )(t1 −t2 )] J2 (~x2 , t) (B.58)
Questa espressione des
rive una parti
ella di 4-momento:
Pµ := kµ = ω0 ~k , ~k
~ ~
J (~x1 , t1 ) ei[k(~x1 −~x2 )+ω0 (k )(t1 −t2 )] J2 (~x2 , t) (B.59)
Come per il
aso a una sola sorgente, ris
rivendo l'esponenziale
on le
oordinate invertite:
~ ~ ~ ~
ei[k(~x1 −~x2 )+ω0 (k )(t1 −t2 )] = ei[−k(~x2 −~x1 )−ω0 (k )(t2 −t1 )]
Z
e i d3 P
I [J1 , J2 ] ∼ J1 (P )J2 (−P ) =
t2 −t1 →∞ (2π)3 2ω0 P~ ↑
he si rappresentano gra
amente (nello spazio dei momenti)
ome in g. (B.4).
14
Formalmente: J1 si a
enda a t3 e si spenga a t4 , rimanendo
osì a
esa per il tempo
τ1 := t4 − t3 ; analogamente J2 si a
enda a t5 e si spenga a t6 , rimanendo attiva per un
intervallo τ2 := t6 − t5 . Con queste ipotesi supponiamo an
he
he t1 ≪ {t3 < t4 , t5 < t6 } ≪ t2
osì
he |t2 − t1 | ≫ {τ1 , τ2 }.
15
Si presti molta attenzione all'ordine temporale: ora t1 è ante
edente a t2 ! E
o per
hé
abbiamo invertito l'ordine temporale dell'esponenziale.
P
t1 > t 2 parti
ella
k
J1⋆ (P ) J2 (P )
P
J1⋆ (k) J2 (k)
t1 < t 2 antiparti
ella
|t1 − t2 | → ∞
J1⋆ (−P ) J2 (−P )
Per ora
on
entriamo
i solo sul
ampo ψ(x). Si ragionerà in modo analogo
per ψ . Per risolvere la (B.62a) introdu
iamo il propagatore di Dira
tramite:
γ µ pµ + m
SF (p) = (B.66)
p2 − m2 + iε
Z
d4 p −ip·(x−y) γ µ pµ + m
SF (x − y) = e (B.67)
(2π)4 p2 − m2 + iε
he soddisfa an he:
dove:
r
m r
ψr (x, p) = (2π)−3/2 ωr p~ e−iǫ p·x (B.70)
E
1 1
Π± (p) = ± Λ± = ± (γ · p ± m)
2m 2m
ǫr = r-
omponente del 4-vettore (1, 1, −1, −1),
ω 1 = u 1 , ω 2 = u 2 , ω 3 = v1 e ω 4 = v2 .
S
ritta in questo modo rius
iamo di nuovo a propagare gli stati a energia positiva
in avanti nel tempo e quelli a energia negativa indietro nel tempo.
Inne vogliamo ottenere l'azione dell'interazione.
Z
1 → 1 ←
I = d4 x L = ψ iγ · ∂ − m ψ − ψ iγ · ∂ + m ψ − ψJ + Jψ =
2 2
Z Z
ψJ Jψ 1
= d4 x − − ψJ + Jψ = d4 x Jψ − ψJ =
2 2 2
Z
1
= d4 x J(x)ψ0 (x) + J(x)δψ(x) − ψ 0 (x)J(x) − δψ(x)J(x)+
2
È fa
ile estendere quanto no a qui ottenuto an
he a tutti gli altri
ampi a spin
1/2, ovvero senza massa e senza
ari
a elettri
a (
on e senza massa). Tuttavia
fa
iamo presente
he solo una parte di questi sono si
amente realizzati in na-
tura. Dopo la s
operta della massa del neutrino possiamo asserire
he sperimen-
talmente non sono realizzati
ampi a spin 1/2 senza massa, indipendentemente
dalla
ari
a elettri
a. Questa è una delle evidenze fenomenologi
he
he an
ora
aspettano di essere
hiarite: per
hé non si trovano in natura parti
elle
on tutti i
possibili numeri quanti
i in tutte le
ombinazioni ammissibili? (
fr. Bogoliubov)
i∂µ → pµ (B.74)
ovvero:
△A0 = −ρ (B.76)
~ ~
A = jT (B.77)
16
Ovviamente questo è l'eetto di aver
ompiuto, in realtà, una trasformata di Fourier.
17
Per sapere
ome mai ~ 0 ) = −~jL ,
∂0 (∇A si veda l'apposita appendi
e sulle gauge per il
ampo elettromagneti
o.
Z
1 ρ ~y , t
A0 (x) = d3 y (B.78)
4π |~x − ~y |
∇ ~ = 0 ⇒ ~k · A(k)
~ ·A ~ =0 (B.79)
he
omporta:
~
A(x) =A~ T (x) (B.80a)
~
AL (x) = 0 (B.80b)
~
A(x) ~ 0 (x) + δ A(x)
=A ~ (B.81)
he una volta appli
ata a (B.81), e tenendo
onto di (B.82) e (B.83),
ondu
e
alla seguente
ondizione di vin
olo:
Z
d4 y ki · Dij (x − y) · jT (y)j = 0
=0 per
hé ~
k·~jT =0
R
= − d4 y Dij (x − y)jT (y)j = δAi
(abbiamo eliminato l'api
e per
hé questa è la vera forma del propagatore, non
la (B.86)).
Poi:
Z
d4 k −ik(x−y) 1 ki kj
Dij (x − y) = e δij − (B.91a)
(2π)4 k2 k2
Z Z
1 1
=− d4 x jµ (x)Aµ (x) = − d4 x [jµ (x)Aµ0 (x) + jµ (x)δAµ (x)]
2 2
dove nell'ultimo passaggio abbiamo introdotto la (B.81) estesa al
aso 4-dimen-
sionale, in
ui:
A0 (x) := 0 + δA0 (x) (B.93)
Z Z
1 ρ ~y , t
δA0 (x) := A0 (x) = d3 y = d4 y D00 (x − y)j 0 (y) (B.94)
4π |~x − ~y |
δ x0 − y 0
dove: D00 (x − y) := (B.95)
4π|~x − ~y |
Z Z Z
4 µ
e
I [j] := d x jµ (x)δA (x) = d x d4 y jµ (x)Dµν (x − y)jν (y)
4
(B.96a)
on:
00 δ x0 − y 0
D (x − y) =
4π|~x − ~y |
Z
Dµν (x − y) := ij d4 k −ik(x−y) 1 ki kj (B.96b)
D (x − y) = e δ ij −
(2π)4 k2 k2
0j
D (x − y) = Di0 (x − y) := 0
La (B.96b),
ome vedremo nella sezione sui propagatori nella se
onda quan-
tizzazione, può essere ri
ondotta a una forma Lorentz
ovariante, ma solo attra-
verso l'analisi della matri
e di s
attering S e dei suoi sviluppi perturbativi, in
quanto è solo tramite questi
he si
onstata
he nulla
ambia a livello di risultati
sperimentali se al posto di (B.96b) si utilizza:
Z
d4 k µν e−ikx
Dγµν (x − y) := g ≡ g µν ∆F (x − y) (B.97)
(2π)4 k2 m=0
Anzi, in realtà vedremo
he la libertà nella s
elta della gauge, assieme al fat-
to
he il 4-potenziale è asso
iabile a una 4-
orrente
he si
onserva (
ioè a 4-
divergenza nulla), las
ia liberi di avere propagatori an
he più
ompli
ati,
on
termini proporzionali a k µ riassumibili nella forma:
1 kµ kν
Dγµν (k) = − 2 g µν − λ 2
k k
Man
ano al rapporto an
ora i
ampi a spin 1 neutri
on massa e quelli
ari
hi
on e senza massa. Non li trattiamo, an
he se è fa
ile estendere quanto visto per
il
ampo elettromagneti
o a questi ulteriori
ampi. (
fr. Bogoliubov)
Z
d4 k 1 ∂µ∂ν
Dµν (x − y) := g µν − ∆F (x − y) (B.98)
(2π)4 m2 ∂ 2
B.3.9 Riassunto
Prima di addentrar
i nella teoria del propagatore quantisti
o riassumiamo qui
per
onvenienza le formule per i propagatori
lassi
i (B.37), (B.68), (B.97),
(B.98):
Z 4
d k e−ik(x−y)
∆F (x − y) = (B.37)
(2π) k − m2 + iε
4 2
Z
d4 k 1 ∂µ∂ν
Dµν (x − y) := g µν − ∆F (x − y) (B.98)
(2π)4 m2 ∂ 2
Siamo pronti per passare alla se
onda quantizzazione. Fino ad ora abbiamo
espresso le funzioni di Green in termini di onde piane φk , ma possiamo sosti-
tuirle
on i
orrispondenti
ampi di operatori φ(x) pur
hé si prenda il valore di
aspettazione sul vuoto dei prodotti di operatori18.
Così per i
ampi s
alari, dalla (B.39), si può dimostrare
he:
i∆ (x − x′ ) := h 0 | T φ(x)φ (x′ ) | 0 i
= . . . = δ 4 (x − x′ )
18
Per uno studio approfondito,
fr. Bogoliubov,
apitolo 3 e an
he pag. 214!!!