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K. A.

Applegate
L'Altro
Animorphs #40 The Other © 2001

ISBN 88-04-49626-6

Capitolo
1

Chi sono io?


Marco.
Non Tuan o Kevin o Rasheed.
Avete presente... "Ciao, sono Marco."
Se gridate: "Ehi, Marco!" ci sono buonissime possibilità che mi volti e
che vi risponda: "Che c'è?".
Potreste anche dire che ciò che sono è molto più di un nome. Che ciò
che sono dipende dalla prospettiva in cui vi collocate. Dal punto in cui vi
trovate quando mi chiamate.
Per esempio, se foste in giro in una giornata qualsiasi, in un posto
qualsiasi, magari all'Aragosta Rossa durante una di quelle serate in cui vi
offrono tutti i gamberetti che riuscite a mangiare, oppure in una strada giù
in città, o nel centro commerciale, vedreste che sono un ragazzo
leggermente meno che alto, con i capelli castani. Se mi guardaste un po'
più da vicino, come per esempio a casa mia, vedreste che sono anche un
figlio. Un amico. E che, una volta ogni tanto, porto a spasso il cane.
Se, tuttavia, vi trovaste in una postazione molto particolare, molto
privata e personale, come per esempio dentro la mia testa, vi accorgereste
che, in aggiunta, sono anche diverse altre cose, decisamente meno
ordinarie.
Un difensore della Terra, per esempio. L'Ultima Possibilità di
Sopravvivenza per il Mondo Civile.
Cose del genere.
Parlando in generale, la mia linea di condotta consiste nel non

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permettere alla gente di piazzarsi in un posto così intimo. I supereroi
tendono ad avere un sacco di amici morti e di compagni ridotti a mal
partito.
Questa è una ragione per cui non sarebbe una buona idea farvi conoscere
sul mio conto qualcosa di più del mio nome.
L'altra ragione per cui l'anonimato è una buona cosa sono gli Yeerk.
Gli Yeerk. Se non fosse stato per Elfangor, un principe guerriero
andalita, non avrei nemmeno mai saputo dell'esistenza degli Yeerk, alieni
provenienti da un lontano pianeta. Non sarei stato ingaggiato, insieme ad
altri quattro ragazzi e a un Andalita, per combatterli. Per cercare di fermare
la loro lenta ma costante infestazione della Terra.
Gli Yeerk sono come lumache. Di per sé, sono ciechi, sordi e muti. Ma
nel cervello di un corpo ospite si dotano di occhi, orecchie e bocca: sono
parassiti. Vivono a spese delle menti e dei corpi di ogni creatura che
considerano degna di essere controllata. Gedd. Hork-Bajir. Umani.
E di uno, di un solo Andalita.
Gli Yeerk si fanno strada strisciando nel canale auricolare e in ogni
recesso e fessura del vostro cervello. Leggono i vostri ricordi, alzano le
vostre mani, muovono le vostre gambe. Una volta che si ha uno Yeerk
nella testa, si è totalmente e completamente alla sua mercé. Si dice ciò che
lui vuole che si dica. Si va dove lui vuole che si vada. Si ascolta in silenzio
mentre si fa beffe di ogni desiderio, di ogni sogno. Si osserva impotenti
mentre costringe vostra madre, vostro padre o il vostro migliore amico a
un'esistenza di schiavitù.
Il diritto alla privacy? Svanito. Il privilegio della libertà? Svanito.
Elfangor ci diede accesso alla tecnologia andalita della metamorfosi. È
questa la nostra arma: la capacità di assorbire il DNA di una creatura
vivente con il tatto, per poi diventare quella creatura.
Ci trasformiamo per combattere e per infiltrarci. Per spiare la Comunità,
l'organizzazione di facciata degli Yeerk. E di tanto in tanto per prendere a
calci nel sedere qualcuno di loro.
Diventiamo ogni animale che in un dato momento ci serve diventare.
Elefante, gorilla o grizzly. Tigre, lupo o scarafaggio. Scimpanzé, orso
polare e persino Hork-Bajir.
Tutto questo fa sì che rispondere alla domanda "chi sei?" mi risulti un
tantino più complicato che non, diciamo, al novantanove punto nove per
cento delle persone che vivono su questo pianeta.

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Il restante uno per cento è costituito dai miei amici, gli altri Animorph:
Jake, Cassie, Rachel, Tobias, quello che vive sotto le spoglie di un falco, e
Ax, il fratello più piccolo di Elfangor.
Ovviamente siamo costretti ad affrontare un sacco di problemi. Problemi
decisamente troppo complicati perché noi sei si possa sprecare più tempo
del dovuto a pensarci su. Oppure siamo noi a essere diventati di gran lunga
troppo complicati per curarcene ancora più di tanto.
Ci siamo stati dentro fino al collo, in ogni modo possibile e
immaginabile.
Se qualcuno della Lloyd sapesse la verità sul nostro conto, non ci
stipulerebbe più nessuna polizza sugli infortuni. Figuriamoci sulla vita.
lo e i miei amici, siamo la definizione del vivere agli estremi.
Siamo la definizione dell'alto rischio. Non abbiamo bisogno di iscriverci
a un gruppo di ascolto né di pagare centocinquanta bigliettoni all'ora a un
qualche strizzacervelli perché ci spieghi che non stiamo utilizzando
appieno il nostro potenziale.
Il nostro potenziale è stato realizzato appieno, direi anzi fin troppo.
Vedete, questa guerra è diventata una questione di vita o di morte. Di
libertà o di schiavitù. Di dignità o di degradante umiliazione.
Il fallimento non rientra nel novero delle possibilità.
Conclusione: siamo qui per servire. Non si tratta solo di noi. Si tratta
anche di te.
È per questo che una volta ogni tanto trovo molto piacevole starmene
solo. Chiudere fuori il mondo e fare qualcosa solo per me stesso. Qualcosa
di totalmente e completamente autoindulgente, che mi annebbi il cervello e
le emozioni. Qualcosa che non richieda quasi nessuno sforzo, né fisico né
intellettuale.
La casa era vuota. Papà e Nora erano a una riunione dell'Associazione
Genitori-Insegnanti. Euclide avrebbe trascorso la notte dal veterinario,
ricoverato per una piccola operazione. Jake e Rachel erano via per una
questione di famiglia. Cassie e sua madre erano andate a sentire la
conferenza di un qualche importante veterinario al Garden. E immagino
che Ax e Tobias stessero facendo quello che i falchi dalla coda rossa e gli
alieni fanno di solito in una serata libera. Sapevo soltanto che ero
beatamente solo.
Mi sdraiai sul divano del salotto e mi stiracchiai come un vecchio
gattone pigro. Allungai la mano per prendere il telecomando posato sul

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tavolino.
Non c'era nulla di decente in TV. Perfetto. Feci un po' di zapping,
passando da un telequiz a una partita di baseball tra squadre minori. Poi a
un programma di gastronomia e a un documentario sui coleotteri.
Ah... finalmente! "I misteri insoluti." Grande. Il mostro di Loch Ness. Lo
Yeti. Alieni provenienti da un altro universo...
Il conduttore guardò a occhi sgranati nella telecamera.
— Quando torneremo in onda dopo i messaggi pubblicitari,
continueremo nella nostra profonda investigazione sulle creature
leggendarie con un video amatoriale girato solo poche settimane fa proprio
qui a...
Pigiai il tasto per togliere il volume e rimasi in attesa. Canticchiai un
motivetto. Sbadigliai. Mi mangiucchiai un'unghia. Sette spot più tardi, il
programma ricominciò.
A quel punto il mondo andò in pezzi.

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Capitolo
2

Non si trattava che di una confusa macchia bluastra che si muoveva


attraverso lo schermo. Non molto più di questo. Un frammento di
videotape girato con mano malferma in condizioni di luce impossibili.
Ma era sufficiente.
Il mio infallibile sistema di allarme si azionò. A tutto volume.
— Quello che abbiamo appena visto potrebbe davvero costituire la
prova dell'esistenza del magico unicorno delle credenze medioevali? —
attaccò il conduttore. — O forse questa strana creatura azzurra è il potente
centauro della mitologia greca? Diamogli un'altra occhiata.
Pigiai il pulsante del telecomando e lo schermo tornò grigio.
Un'occhiata era stata più che sufficiente.
L'immagine era offuscata ma inconfondibile.
Un Andalita!
Salii le scale che portavano in camera mia due alla volta.
Era una brutta faccenda. Brutta davvero. Una seria breccia nella nostra
sicurezza. L'inizio della nostra fine...
Milioni e milioni di cittadini degli Stati Uniti d'America, e chissà quanta
altra gente in chissà quanti altri paesi, aveva appena visto per la prima
volta un vero alieno.
L'ottanta, forse il novanta per cento di quei telespettatori ne sarebbe stato
eccitato per circa trenta secondi, almeno fino al successivo stupido mostro
di cui si sarebbe parlato dopo il successivo stupido spot pubblicitario.
Il dieci, forse il venti per cento di quei telespettatori avrebbe
riconosciuto quella confusione di azzurro per ciò che era. Non un unicorno
e nemmeno un centauro.
Un Andalita. Qui. Sulla Terra.
E non poteva che trattarsi di Ax.
Okay, Visser III e tutti gli altri Yeerk dotati di un corpo ospite erano già
a conoscenza dell'esistenza dei "banditi andaliti"! Così come quelli che
formavano la piccola ma instancabile resistenza yeerk.
Ma gli altri, gli umani non controllati dagli Yeerk, non lo sapevano. E
non potevano saperlo. Non dovevano. Era troppo pericoloso, troppo
rischioso. Sarebbe stato terribile per Ax essere fatto prigioniero dal visser,

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ma sarebbe stato peggio ancora essere preso dal governo come esemplare
da studiare.
Non tutti nell'"agenzia" erano di mentalità aperta come Scully e Mulder.
Alcuni erano addirittura degli Yeerk.
Ax non sarebbe stato preso. Me ne sarei fatto carico io.
Un migliaio di paure e di ansie mi passarono per la testa, alla stessa
velocità con cui salivo le scale per andare in camera mia.
Dovevo ritrovare il controllo di me stesso. Concentrarmi. E mantenere la
concentrazione.
Mi avvicinai al letto. Sistemai il cuscino sotto le coperte per dare
l'impressione di un ragazzo addormentato, di modo che mio padre e la mia
matrigna non si accorgessero che me ne ero andato. Un'altra volta.
Mi spogliai e rimasi in tenuta da metamorfosi. Stipai i jeans, la maglietta
e le scarpe in quel macello che è il mio armadio. Spalancai la finestra. E
cominciai la metamorfosi.
Obiettivo: una rapida possibilità di spostamento.
PING! PING!
Trasalii mentre cominciavano a crescermi gli artigli dove fino a un
istante prima erano state le dita dei piedi. Guardai mentre il resto dei piedi
e le caviglie si raggrinzivano, rimpicciolivano e d'improvviso si
trasformavano nelle zampe incredibilmente forti e adunche del rapace. Tre
lunghi e scarni artigli protratti in avanti e uno esteso all'indietro.
Non c'era possibilità che quelle zampe potessero sostenere le mie
robuste gambe umane. Ero sul punto di cadere.
THUMP!
Ero decisamente caduto. Ma ero caduto sulla schiena. Sollevai la testa e
rimasi a guardarmi le gambe che si scurivano, si raggrinzivano 1 e
venivano risucchiate all'interno del corpo come due stringhe di liquirizia in
bocca a un bambino ingordo.
In quel preciso istante giurai che non avrei mai più mangiato una stringa
di liquirizia.
Nonostante ciò che si potrebbe pensare, la metamorfosi non fa male. È
solo disgustosa.
Tuttavia non distolsi lo sguardo. Quasi che, osservando passo dopo
passo tutto il processo, avessi potuto affrettarlo. Le dita mi si ripiegarono
nei palmi. La mia abbronzata pelle umana si fece grigia per poi scomparire
sotto a uno strato di piume. Poi, mentre le ossa delle braccia si

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restringevano e si scavavano internamente, prendendo la nuova forma di
ali, mi spuntarono le penne.
La bocca e il naso mi si fusero insieme, indurendosi a formare un becco
adunco e micidiale.
Gli organi interni? Sentii suppergiù otto metri di intestino umano
comprimersi e sbatacchiarsi di qua e di là trasformandosi nel breve tratto
digestivo di un uccello. Il mio cuore umano dalle pulsazioni lente e
regolari lasciò il posto al cuore dal battito parossistico del rapace.
Non ero più un umano. Non ero più alto a sufficienza da vedere i
quaderni chiusi sparpagliati sulla mia scrivania. I fogli strappati dal blocco
e appallottolati che probabilmente avrei dovuto gettare. Abbastanza vicino
al tappeto da vedere le briciole di biscotto e i singoli peli arricciati del
barboncino.
Ero un falco pescatore. L'animale che era stato una delle mie prime
metamorfosi. Un uccello che non possedeva una grande visione notturna,
ma che comunque aveva una vista infinitamente superiore a quella umana.
Una vista abbastanza acuta da portarmi nel luogo verso cui mi stavo
dirigendo.
Nella radura di Ax.
Balzai sul davanzale della finestra. Mi guardai attentamente attorno con i
miei occhi simili a biglie piccole e lucenti, per accertarmi che la casa non
fosse controllata. Poi mi levai in volo nella notte.

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Capitolo
3

Ax era a "casa".
E aveva un ospite appollaiato su un ramo lì vicino.
Tobias!
Che cosa porta uno come te, a quest'ora, in un posto come questo?
Nulla di buono.
Allargai le ali e andai a posarmi sul terriccio erboso. Cominciai a
invertire la metamorfosi.
Quando mai c'è qualcosa di buono quando uno di noi si fa vivo in modo
così inaspettato? aggiunse.
Non risposi. Ultimamente Tobias era diventato uno specialista in materia
di domande retoriche.
Inoltre, al momento, ero del tutto sprovvisto di quello che Ax avrebbe
chiamato un "apparato boccale".
Avevo gli occhi, però. La TV di Ax era accesa. Ma non sulla stazione
che avevo appena visto.
Non appena mi si furono riformate le labbra, guardai Tobias negli occhi.
Poi Ax.
— Il nostro amico Ax è diventato una star — dissi vivacemente,
spazzolando via gli aghi di pino dai miei pantaloncini da ciclista e
sussultando mentre un sassolino aguzzo si conficcava in uno dei miei
teneri piedi umani.
Riferii loro ciò che avevo visto. Quando ebbi terminato ci fu il silenzio.
Fu Tobias a parlare per primo.
Allora, Ax? Il suo pensiero telepatico era brusco. Quasi ansioso. È
possibile?
Ax esitò. Voltò gli occhi peduncolati a guardare dietro le spalle, verso il
fitto dei boschi.
Tutto è possibile rispose.
Non era ciò che desideravo sentire.
Immagino che ci servirà una copia di quella puntata sospirò Tobias.
— Credi davvero? — dissi alzando gli occhi al cielo. — Okay. Sentite.
Non abbiamo tempo di aspettare una rimessa in onda, e neanche di
mandare un assegno all'emittente per comprare una copia del programma.

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Non possiamo correre il rischio di attendere.
Questo è vero annui' Ax, avanzando verso la sua attrezzatura televisiva.
Ma non c'è bisogno di attendere.
— Mi sono perso un passaggio? Perché, vedi, non ti seguo proprio...
Ax registra qualsiasi cosa spiegò Tobias. Su ogni canale. Ha collegato
una specie di CD-ROM al videoregistratore, o qualcosa del genere. A
ogni modo, funziona.
Marco, immagino che sia questa la trasmissione.
Ax indietreggiò di qualche passo dalla sua piccola colonna di aggeggi
elettronici e, con un telecomando, mandò avanti veloce i trenta minuti di
trasmissione, fino a quando non ebbe individuato il segmento che stavamo
cercando.
Venti secondi in tutto.
Ax fermò il fotogramma finale.
Silenzio. Questa volta fui io a romperlo.
— Sei tu, Ax?
Ax concentrò per un istante i suoi quattro occhi sullo schermo, prima di
ruotare quelli peduncolati per tutto il perimetro della radura. Preoccupato,
adesso.
Non sono in grado di dirlo, da quell'angolazione.
Rimandalo indietro e fallo andare al rallentatore suggerì' Tobias.
Fotogramma per fotogramma.
Ax ubbidì. Ai miei occhi non fece alcuna differenza.
Avrebbe potuto essere Ax.
Avrebbe potuto essere un qualsiasi Andalita.
Ma il solo Andalita che conoscessimo sulla Terra, oltre ad Ax, era
Visser III. E non era possibile che fosse stato tanto sconsiderato da farsi
riprendere da una telecamera. Per giunta non andava mai in giro senza una
falange di guardie del corpo.
A meno che... a meno che non avesse voluto farsi vedere da migliaia di
persone stravaccate sul divano a mangiare patatine con il telecomando in
mano.
Ma a che scopo?
— Ax-man. C'è modo di sintonizzare meglio l'immagine? — chiesi.
No. Non posso migliorare la risoluzione di un film o di un video che non
sia l'originale.
Tobias si lanciò giù dal suo trespolo e atterrò con grazia a pochi passi

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dallo schermo del televisore.
Non ce n'è bisogno disse. Non è Ax.
— Allora è il visser! — esclamai. — Be', questa è una cosa un po' più
che strana.
No, non è il visser. Tobias voltò su di noi il suo sguardo di falco così
incredibilmente intenso. Ragazzi, credo che abbiamo appena scoperto un
altro Andalita.
Ax raddrizzò le spalle. È...
Non è Estrid. Mi dispiace, Ax. E non è nemmeno Arbat.
— Va bene. Ma chi è, allora?
Questo tizio è uno nuovo. E ha un visibile tratto distintivo. Ha solo
mezza coda.
Un vecol!
La voce di Ax vibrava di incredulità. E di qualcos'altro. C'era qualcosa
di più del suo solito tono arrogante. Qualcosa che sembrava disgusto.
— Scusa? — gli chiesi.
È un disabile. Uno storpio rispose gelidamente Ax. E la sua presenza
qui non potrà che costituire un problema.
— Sì — annuii, tornando a guardare l'immagine sfuocata sullo schermo.
— Se gli Yeerk dovessero impadronirsi di lui, avrebbero dalla loro un altro
Andalita capace di metamorfosi. Non andrebbe affatto bene.
No. Gli Yeerk non saprebbero che farsene di quel corpo. Come ospite è
totalmente inservibile. Ax sollevò la sua gracile mano, facendo un cenno
come a voler liquidare la questione. Senza una lama caudale non può
combattere. Ed è evidente che questo vecol non è capace di metamorfosi,
altrimenti avrebbe ripristinato la coda dal suo stesso DNA.
— Allora, Ax, che cosa provi davvero per questo tizio? Lasciami fare
una congettura azzardata. — Ero antipatico. Era mia intenzione esserlo.
Marco disse Tobias. A me sembra che questo... tizio... potrebbe essere
utile agli Yeerk in un altro modo. Ha le informazioni che il visser vuole.
— Il che significa che ovunque si trovi, dobbiamo trovarlo prima noi. A
meno che non sia già troppo tardi. Ma a questo non voglio neppure
pensare.
Bene approvò Tobias. Scenario migliore: diventa un nostro alleato.
Ax emise un suono strano, molto vicino a uno sbuffo.
Un vecol per alleato? Marco, voleva essere una battuta di spirito?
Perché non era affatto divertente.

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Risi e incrociai le braccia sul petto.
— No, Ax. Non voleva essere una battuta di spirito. Che ti prende? Che
problema hai con questo tipo?
Tobias mi interruppe.
Mettiamoci in moto. Abbiamo bisogno di parlare con Jake e con gli
altri. Possiamo occuparci dopo di questa faccenda.
Feci un profondo respiro. Mi ravviai bruscamente i capelli all'insù.
— Sì. È tempo di procurarci un Andalita. Oh... — continuai, rivolgendo
ad Ax uno sguardo carezzevole. — ... non dimentichiamoci che c'è anche
un'altra possibilità. Per quanto ne sappiamo, a dispetto dell'onore andalita
così famoso nell'intera galassia, questo tizio potrebbe anche essere un
traditore. Tutta la faccenda del videotape potrebbe essere una trappola
escogitata per mettere in scacco noi umani così fiduciosi e di buon cuore,
che ci comportiamo con bontà e gentilezza verso le creature meno
fortunate di noi.
Questo è vero ribatté Ax fissandomi con gli occhi principali. Potrebbe
benissimo essere una trappola.

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Capitolo
4

Tobias ci condusse nella radura che secondo lui era quasi certamente il
posto dove era stato ripreso l'Andalita.
Qualcosa nella pendenza del terreno e un albero di pino parzialmente
distrutto da un fulmine gli avevano fornito gli indizi necessari. Se Ax è il
nostro orologio personale, Tobias è il nostro personale cartografo e la
nostra guida nei boschi.
Forse avremmo dovuto cercare di metterci in contatto con gli altri,
prima. Aspettare fino al mattino. Ma non lo facemmo. Non prendemmo
nemmeno in considerazione l'idea di rimandare l'esplorazione. Visto che
stava per calare la notte mi trasformai in gufo, in modo da avere un'ottima
visione notturna. Poi ci lanciammo in quella che avrebbe dovuto essere
una semplice missione di ricognizione.
Sorvolammo in circolo la radura mentre Tobias, quello tra noi con la
maggior esperienza di volo, si tuffava il più vicino possibile a terra. Ero
teso a captare ogni movimento. Ogni singolo filo d'erba che si spostasse,
ogni coda di topo o di arvicola o di qualche altro animaletto che
scomparisse velocemente alla vista, ritirandosi per la notte.
Che cosa stiamo cercando, con esattezza? chiesi.
Ai miei occhi il mondo era illuminato con sorprendente chiarezza, e
tuttavia non riuscivo a scorgere nulla che potesse metterci in allarme.
Qualsiasi cosa fuori dal consueto rispose Tobias. Segni di lotta. Terra
smossa. Magari del sangue seccato.
Ma non c'era nulla. Se qualcuno, uomo o bestia che fosse, aveva lasciato
delle tracce là attorno in quegli ultimi giorni, erano state inghiottite dal
terriccio ancora umido per la pioggia della sera prima.
Non c'era nessun indizio di atti criminosi.
Dopo quasi venti minuti di inutile ricerca, proposi di tornare a casa. Di
dormire un po'. Di metterci in contatto con Jake e con gli altri.
Dovremmo invertire la metamorfosi suggerì Ax. Siamo sotto
metamorfosi da quasi novanta minuti.
Non sono uno che ama correre rischi non necessari. L'idea della
metamorfosi in un posto così buio e solitario non mi piaceva. Specialmente
senza avere gli altri attorno a guardarci le spalle. No davvero. L'idea non

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mi entusiasmava neanche un po'.
Ma ero ancora meno entusiasta all'idea di restare intrappolato con un
problema di pulci e zecche per il resto dei miei giorni.
Così, mentre Tobias montava la guardia aerea, atterrai vicino al margine
occidentale della radura, fitto di pini ritorti, e cominciai velocemente a
invertire la metamorfosi. Ax invece era ancora in discesa, a parecchi metri
di distanza. Avevamo pensato che sarebbe stato più saggio scaglionare le
inversioni.
Dopo un attimo non avevo più le ali. Ma non avevo ancora le braccia.
Grande.
Eccole. Braccia accartocciate con piccoli moncherini di dita alle
estremità, che si ingrossavano lentamente.
Con gli occhi ancora di gufo vidi Ax cominciare a invertire la
metamorfosi.
Decisi che preferivo non guardare.
Voltai lo sguardo a sinistra. Vidi un vecchio opossum peloso. E...
Marco! Ax! chiamò concitatamente Tobias. Uscite di lì, subito!
Troppo tardi. Ero umano per tre quarti.
Era successo, alla fine. Eravamo stati troppo imprudenti, avevamo
sottostimato il nemico. Eravamo spacciati.
Per qualche ragione, tornai a guardare l'opossum.
Stava raddoppiando di misura.
Raddoppiò di nuovo. E di nuovo!
La sua pelliccia grigia cominciò a farsi azzurra, quasi che il colore
venisse versato in mille rivoli da piccole boccette invisibili. O come una di
quelle stupide penne che cambiano colore quando le si gira avanti e
indietro.
Non ci voleva uno scienziato nucleare per capire che non si trattava di
un vero opossum.
Era un Andalita.
Ma non era Visser III.
E non era neppure quello che avevamo visto in televisione.
Questo Andalita aveva una coda mostruosa, lunga e spessa. E alla sua
estremità c'era una lama che, ai miei occhi terrorizzati, sembrava molto
simile a una falce.
Avevo a malapena finito l'inversione quando l'Andalita si avviò verso
Ax. La sua coda sferzava minacciosamente la notte, la lama che scintillava

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alla luce della luna quasi piena. Ciascuno zoccolo delle dimensioni di un
coprimozzo calpestava il terriccio umido, sollevando piccole zolle. I
topolini se la davano a gambe.
Questo non era un... vecol. Questo tizio era poderoso. Più grande di
qualsiasi Andalita che avessi mai visto. Più grande del fratello di Ax,
Elfangor-Sirinial-Shamtul. Più grande di Aloth-Attamil-Gahar. Più grande
addirittura di Alloran-Semitur-Corrass, il corpo ospite di Visser III.
Aveva spalle come quelle di un terzino. Un torace che pareva
appartenere a un campione di culturismo. Braccia che, non fosse stato per
la pelliccia azzurra, avrebbero potuto passare per quelle di un sollevatore
di pesi medi. Persino le mani dalle molte dita tipiche degli Andanti, di
solito piccole e delicate, erano grosse e nodose, come quelle di un
carpentiere o di un operaio edile.
La cosa più sconcertante, però, era che a partire dalla vita quasi umana
fino alle cosce arrotondate simili a quelle di un cavallo o di un cervo, il
tizio sembrava un gigante. Uno di quelli grossi.
Non c'era verso che Ax, un ragazzo, un aristh, potesse fronteggiare un
simile energumeno. Ax è in gamba, è un guerriero allenato, ma bisognava
essere completamente stupidi per non capire che quello avrebbe potuto
rivoltarlo come un calzino senza il minimo sforzo.
Non amo le scommesse ma, se le amassi, avrei puntato tutto il mio
denaro su un KO tecnico al primo round da parte di Mister Macho.
Ma l'Andalita non attaccò né Ax, né me.
Rimase lì, a meno di cinque metri da noi. Ignorava la mia presenza, ma
fissava intensamente Ax, che adesso era tornato alla sua forma originaria,
la lama caudale inarcata, pronta a colpire. Il grande Andalita sembra
attendere qualcosa. Forse che Ax facesse la prima mossa?
Okay, ragazzi, è una brutta storia Tobias ci inviò un pensiero privato, di
modo che l'Andalita non potesse sentire. Ma credo che non mi abbia visto.
Cercherò di prenderlo fuori guardia. Prima che attacchi.
Nervoso e incapace di rispondergli, scoccai uno sguardo verso Ax.
Stava perfettamente immobile, nello stesso atteggiamento vigile del suo
avversario, aspettando una prima mossa da parte dell'altro.
Tobias disse con un pensiero telepatico calmo e misurato. Non credo...
Troppo tardi!
Tobias si gettò in picchiata giù dal cielo notturno! Alla luce perlacea
della luna, gli artigli improvvisamente protesi nella posizione di attacco,

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sembrava davvero un malefico diavolo piumato.
L'Andalita esitò. Fece un piccolo, incespicante passo indietro. Guardò in
su con gli occhi peduncolati ma continuò a mantenere lo sguardo degli
occhi principali fisso su Ax.
Sì! Ero sicuro che Tobias ce l'avrebbe fatta a ferirlo o a distrarlo
abbastanza da darci il vantaggio...
FUAPP!
Con velocità fulminea e precisione chirurgica, la poderosa coda andalita
lo abbatté a mezz'aria.
Poi si sentì un angoscioso colpo sordo mentre Tobias cozzava al suolo.
— Tobias!

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Capitolo
5

Feci per gettarmi a correre verso il corpo immoto di Tobias, ma uno


sguardo ammonitore di Ax mi fermò. Che cosa potevo fare? Forse, se non
altro, mettere in salvo Tobias prima che il suo corpo venisse spappolato da
quegli zoccoli mostruosi.
"Potrei trasformarmi" pensai "Potrei..."
Non fare nulla, Marco. Non dire nulla.
Adesso Ax sapeva leggere il pensiero? Non importava. Mi sarei
trasformato in gorilla...
CLOPCLOP CLOPCLOP!
L'Andalita si lanciò al galoppo verso Ax.
CLOPCLOP CLOPCLOP!
Ax si lanciò al galoppo verso l'Andalita.
Ax fece un rapido movimento in avanti.
FUAPP!
Vibrò una stoccata al collo del suo avversario. E mancò il colpo.
Adesso il grosso Andalita era completamente in vantaggio. Prima che
Ax potesse mettere a segno un altro colpo...
FUAPP!
Venne colpito di piatto dalla lama del grosso Andalita e stramazzò al
suolo.
L'Andalita indietreggiò di qualche passo per consentire ad Ax di
rimettersi goffamente in piedi. Poi gli premette con calma la grossa lama
caudale andalita contro la gola.
Visser III disse il guerriero, con un pensiero telepatico vibrante di
soddisfazione. Ci siamo incontrati, alla fine. Non sapevo che fossi un
avversario così mingherlino e così privo di valore. Voltò un occhio
peduncolato verso Tobias, ancora disteso immobile sul terriccio umido.
Non c'è da meravigliarsi che mandi un tuo lacchè a fare il lavoro di un
vero guerriero!
Non sono Visser III rispose Ax con un'ammirevole dose di dignità,
considerando l'enorme lama caudale pressata sulla sua gola. Sono Aximili-
Esgarrouth-Isthill.
Passò mezzo secondo. L'Andalita sembrò elaborare l'informazione.

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Indagarla a fondo.
Il fratello più piccolo del principe Elfangor-Sirinial-Shamtul? disse alla
fine, dubbioso.
Proprio io.
Il pensiero telepatico dell'Andalita si fece più forte. Assunse un tono di
sfida.
Ti trovavi a bordo della grande nave-Madre.
Durante la sua ultima, fatale battaglia. Sei sopravvissuto all'impatto?
Che storia era? Mi sembrava di fare tappezzeria a una assurda riunione
dell'Accademia andalita. E mentre loro parlavano, Tobias...
Sì rispose Ax. Benché avessi implorato che mi venisse permesso di
partecipare allo scontro, fui mandato a bordo della nave-Madre ad
aspettare che la battaglia si placasse. Fino a poco tempo fa ho creduto di
essere stato l'unico sopravvissuto. Ma forse mi sono sbagliato. Ho visto il
video di quel vecol...
Vecol!
Il ruggito rabbioso del pensiero telepatico dell'Andalita fu assordante.
Mi fece persino male la testa. Guardai impotente mentre spingeva la lama
caudale ancora più profondamente nella pelle del collo di Ax, facendone
colare un piccolo rivolo di sangue.
Il suo nome è Mertil-Iscar-Elmand esclamò l'Andalita in un tono di voce
leggermente più normale. E faresti meglio a ricordartelo, aristh.
Ax non è un cretino. Quando parlò, mantenne neutrale il tono del suo
pensiero telepatico.
Ho sentito parlare di questo Mertil-Iscar-Elmand. Il pilota di caccia.
Ho sentito delle molte onorificenze che si è meritato su svariati campi di
battaglia. E con chi ho l'onore di parlare, adesso?
Era pazzesco. Ax avrebbe avuto un futuro come attore o forse come
diplomatico. Io ero talmente terrorizzato che ci mancava poco che me la
facessi nei pantaloni, e Ax si comportava come l'eroe di una commedia
brillante o qualcosa del genere. Un esempio di sangue freddo.
Sono Gafinilan-Estrif-Valad.
Lo sguardo dei quattro occhi di Ax si riempì di un immediato rispetto. Il
suo pensiero telepatico tradì" una nota di eccitazione.
Ho sentito parlare anche di te. Hai la reputazione di essere uno tra i
migliori piloti di caccia nell'intera storia dell'accademia. La tua carriera
militare traccia un esempio che ogni aristh sarebbe felice di seguire.

K. A. Applegate 17 2001 - L'Altro


Gafinilan tolse la lama caudale dal collo di Ax. Sembrava imbarazzato.
A disagio. Ma non dispiaciuto dal complimento di Ax. Distolse lo sguardo
degli occhi principali da quelli di Ax.
Comandante Gafinilan continuò Ax, eccitato, recentemente ho saputo
che la flotta andalita è stata distolta dal suo incarico di soffocare
l'invasione yeerk di questo pianeta. Invece, la flotta è stata inviata a
occuparsi del conflitto Rakkam Garroo nel Nine Sifter. Non ci sono più
forze speciali schierate ad aiutare i miei compagni a fermare la conquista
yeerk del pianeta Terra. Devi aiutarci...
lo non devo fare nulla ribatté bruscamente Gafinilan. Non sono più un
guerriero, Aximili Esgarrouth-Isthill. Adesso il mio unico scopo, anzi, per
meglio dire, il mio unico dovere e la mia unica responsabilità, consiste nel
prendermi cura di Mertil. Come hai notato aggiunse con voce rabbuiata è
stato gravemente menomato durante la nostra ultima battaglia. Quella che
ci ha bloccato su questo pianeta, così lontano da casa.
Ax sembrò sul punto di protestare.
Non disturbarci ordinò Gafinilan. Pacatamente, ma senza lasciare spazio
a obiezioni. Se cercherai di impedirmi di compiere il mio dovere, giuro sul
ricordo dei miei cari che morirai.
Rimasi immobile come non ero mai stato. Quasi sull'attenti. Ancora più
immobile di quanto non fossi stato al funerale di mia madre. Il fatto era
che questa volta avevo paura che, se solo avessi fatto il minimo
movimento, sarei stato ucciso.
Un comportamento ribelle, irrispettoso della disciplina militare, da parte
di un Andalita non avrebbe dovuto colpirci come qualcosa di insolito. Né
di sconcertante. Non dopo i racconti che avevamo sentito sul conto di
Alloran sul pianeta degli Hork-Bajir. Non dopo aver saputo che Elfangor
aveva infranto una tra le regole più severe della sua società. E
specialmente non dopo il nostro recente incontro con Arbat-Elevat-Estoni,
un soldato e un intellettuale ridotto alla pazzia dalla guerra.
Tuttavia c'era qualcosa di terribile, di oscuro e di disperato che
irraggiava da questo soldato alieno disperso. Non avevo alcun dubbio che
intendesse esattamente quello che aveva detto. Che ci avrebbe ucciso se
solo fossimo andati in cerca di lui e di Mertil.
A meno che...
Con la coda dell'occhio, vidi Tobias agitarsi. Ero indicibilmente felice
che fosse vivo, ma volevo che restasse fermo, che non richiamasse

K. A. Applegate 18 2001 - L'Altro


l'attenzione su di sé.
Adesso va', aristh Aximili. Prendi i tuoi... amici... e vattene da questo
posto. Visser III sarà qui da un momento all'altro. E lui non sarà clemente
come lo sono stato io, te lo assicuro.
Signore...
Per il tuo stesso bene, Aximili! ribatté duramente Gafinilan. Dimentica
di avermi visto. Dimentica Mertil. Questo è un ordine. Dimentica.
Gafinilan si voltò e diresse lo sguardo dei suoi quattro occhi davanti a sé
mentre tornava verso il fitto del bosco. Lontano dalla luce della luna.
Quando fu al limitare del bosco si fermò. Non si voltò. Non voltò
nemmeno gli occhi.
Ti auguro ogni fortuna nella tua missione, Aximili. A te e ai tuoi
compagni. Anche se è senza speranza.

K. A. Applegate 19 2001 - L'Altro


Capitolo
6

Seguimmo Gafinilan. Ovviamente. Probabilmente sapeva che lo


avremmo fatto.
E adesso sapevo che non ci avrebbe fatto niente.
Gafinilan ci aveva preso in trappola e aveva messo fuori combattimento
Tobias, ma ci aveva lasciato in vita. Volevamo... dovevamo sapere perché.
E poi c'era qualcos'altro.
L'Andalita mi aveva visto invertire la metamorfosi. Almeno, ero
praticamente certo che fosse così.
Forse non aveva visto l'intero processo. E a ogni modo quanto potevano
essere acuti gli occhi di un opossum? Non ne avevo idea. Forse pensava di
aver perso un passaggio, che fossi già passato dal mio naturale corpo
andalita a umano...
Chi volevo prendere in giro? Doveva aver visto tutto. E poi, perché mai
un tizio dotato di una lama caudale dovrebbe trasformarsi in un individuo
gracile rivestito da una pelle sottile, proprio quando si trova nei guai?
Non importava granché ciò che aveva scoperto su di me, da questo
punto di vista. Perché non sarebbe vissuto abbastanza da andare in giro a
raccontarlo.
Mi trasformai velocemente in lupo. Ax in albanella. Mentre attuavamo
la metamorfosi, Tobias fece un rapido controllo e decise di star bene. Così,
anche se un po' malfermo, si gettò all'inseguimento di Gafinilan.
Si muove veloce, gente. Non posso portarmi più in alto, altrimenti lo
perderei. La copertura degli alberi è troppo fitta. E ho dei problemi a
manovrare con questa poca luce.
Schizzai. Con lo straordinario olfatto del lupo, con la sua sorprendente
energia e agilità, avevamo una ragionevole probabilità di non perdere le
tracce di Gafinilan. O almeno così speravo.
Cerca solo di tenergli dietro, Tobias lo chiamai. Stiamo arrivando.
Mi lanciai attraverso la massa scura degli alberi. Era come sfrecciare
lungo un labirinto per raggiungere il premio nel mezzo, un premio che
davvero non desideravo, perché sapevo che era pericoloso e forse persino
letale. Un premio che dovevo distruggere prima che lui distruggesse me.
Ma un premio che dovevo conquistare, a qualunque prezzo.

K. A. Applegate 20 2001 - L'Altro


Scartavo attorno a pini verde scuro e a piccoli ammassi di roccia.
Passavo come un fulmine sotto ai rami più pesanti che si protendevano fin
quasi a terra. L'aria fredda e umida mascherava alcuni odori e ne alterava
altri. Eppure ero abbastanza certo che il naso sopraffino del lupo stesse
captando le tracce del grande Andalita. Corsi.
Sopra di me, Ax e Tobias facevano del loro meglio in quelle condizioni
di volo disagiate.
Ma il loro meglio non fu abbastanza.
È sparito! gridò d'un tratto Tobias. Non posso... era proprio davanti a
me... e poi più nulla!
Mi fermai sotto il ramo dove Tobias si era appollaiato. Ficcai il naso nel
terriccio, nel tentativo disperato di localizzare Gafinilan. Sollevai la testa e
annusai l'aria. Ax scese in picchiata a posarsi accanto a me.
È come se fosse scomparso nel nulla disse Tobias.
Non arrivo a niente ammisi. Nessuna direzione precisa.
Per quanto non voglia far cenno alla possibilità attaccò Ax potrebbe
esserci un'entrata alla vasca yeerk nascosta da qualche parte qui vicino.
Forse Gafinilan è passato attraverso...
Aspetta! esclamai. Avanzai silenziosamente per circa un metro nel fitto
del bosco, facendo ricorso a tutti i sensi del lupo. È andato da questa
parte. È molto debole ma... ehi, guardate!
C'era una specie di caverna o di passaggio. A circa altri tre metri sulla
destra. Per nulla facile da individuare, a meno di non cercarla
espressamente. L'entrata era bassa e stretta e quasi completamente nascosta
dietro ai rami fitti di un sempreverde.
Dieci a uno che il nostro amico Andalita è scomparso qui dissi. Sembra
che tu abbia ragione, Ax-man.
E sembra proprio che non siamo soli aggiunse Tobias.
Qualcosa stava uscendo dalla caverna.
Anzi, qualcuno. Un uomo.
Si fermò proprio fuori dall'ingresso. Si guardò attorno attentamente. Con
sospetto. Come se si aspettasse di trovare delle spie nascoste dietro ai
tronchi degli alberi.
Era un uomo qualsiasi.
In lui non c'era assolutamente nulla di notevole, eccetto la sua totale e
completa ordinarietà. Di bell'aspetto. Di altezza media e di peso medio. Di
mezza età, fra i trentacinque e i quarantacinque anni. Capelli a metà tra il

K. A. Applegate 21 2001 - L'Altro


biondo e il castano, né lunghi né corti. Indossava un paio di jeans
qualunque, una maglia scura a quadri, scarpe da ginnastica bianche
dall'aspetto consumato.
Era il genere di persona che potrebbe scomparire all'istante tra la folla. Il
genere di persona che si poteva mescolare nella massa.
Il genere di persona che Jake avrebbe potuto certamente diventare se il
destino non avesse scelto per lui una strada straordinariamente assurda.
Quando si ritenne soddisfatto nel constatare che nessuno gli era balzato
addosso, si incamminò lesto e risoluto verso la foresta buia.
Normalmente lo avremmo seguito. Specialmente dando per scontato che
si trattasse di un Controller uscito da una vasca yeerk. Ma adesso Gafinilan
era molto più importante, per noi.
Acquattato sul terriccio umido, il ventre contro gli aghi di pino, il
muschio e le zolle, mi avvicinai all'ingresso della caverna e attesi, nel caso
ce ne fossero stati degli altri. Dopo pochi minuti, annusai l'entrata. Sì,
Gafinilan era stato lì. Ero in qualche modo preparato ad andare giù fino
alla vasca yeerk, se avessi dovuto farlo. A cercare l'Andalita prima che
potesse rivelare il nostro segreto.
Non ero preparato a quello che trovai all'interno della caverna.
Nulla. Nessun falso pannello, nessuna botola, nessun codice d'accesso
segreto. Nulla.
Solo uno spazio angusto e polveroso scavato in una grande roccia.
Strisciai fuori dalla caverna.
Niente. Nessuna entrata. Nulla di nulla.
Molto intelligente disse Ax, appollaiato su uno dei rami robusti che
proteggevano l'ingresso. È evidente che Gafinilan teneva nascosti i suoi
abiti umani. Per la sua metamorfosi umana.
Evidente. Secondo stupido errore della nottata.
L'ho visto ci avvisò improvvisamente Tobias, da qualche parte sopra di
noi.
Mi gettai a correre. Arrivato al margine del bosco, invertii la
metamorfosi e mi trasformai in gufo.
Seguimmo Gafinilan fino a un quartiere vicino all'università.
Lo guardammo camminare lungo il vialetto d'accesso che portava al
portone di una casa dall'aspetto normale, nella media. Una casetta a un
piano, come tutte quelle dell'isolato. Il nome "H. McClellan" a lettere
dorate sulla comunissima cassetta della posta laccata di nero.

K. A. Applegate 22 2001 - L'Altro


Si fermò davanti alla porta. Si guardò attorno. Poi si infilò la mano in
tasca, ne tirò fuori un mazzo di chiavi ed entrò.
Aspettammo. Sentimmo parecchie serrature scattare e poi richiudersi.
Nella casa non si accese nessuna luce, neppure dopo quattro minuti
abbondanti.
E adesso? chiese Tobias.
Diamo una sbirciata attraverso la finestra?
No disse Ax. Troppo rischioso. Gafinilan sarà ultra attento da questo
punto di vista. Terrà la guardia alzata.
Okay, ragazzi conclusi. Sono abbastanza sicuro che è arrivato il
momento di passare tutta la faccenda nelle mani del nostro capo senza
paura.

K. A. Applegate 23 2001 - L'Altro


Capitolo
7

— Jake, il tipo mi ha visto invertire la metamorfosi.


Rachel sobbalzò, seduta su una staccionata di legno.
Era il mattino dopo. Di buon'ora, prima di scuola che, a causa di una
qualche riunione dei professori, quel giorno sarebbe iniziata più tardi.
Come sempre, ci eravamo radunati nella fattoria di Cassie.
— Bravo, Marco. Un buon lavoro — commentò con sarcasmo.
— Ma non ha battuto ciglio — continuai. — Non mi ha dato nemmeno
un secondo sguardo, non mi ha rivolto la parola. Non ha chiesto ad Ax di
me. Sembrava che non gliene importasse assolutamente niente.
— Suppongo che la questione sia: come mai? — disse Jake. —
Ricordate come Gonrod è stato sul punto di avere un attacco cardiaco
quando si è reso conto che c'erano degli umani dotati del potere della
metamorfosi? A questo tizio dovrebbe decisamente importare. Può darsi
che adesso abbia per la testa qualcosa di più grosso. Qualcos'altro che sta
succedendo.
— Oh, sì. Deve essere così. Come ho detto prima, il tipo non ha fatto
neanche una domanda — affermai. — Non aveva senso. Non ha chiesto
come mai Ax fosse a conoscenza del conflitto Rakkam Garroo. Non ha
chiesto di me. Non gli ha chiesto quanti "compagni" avesse. Chi fossimo.
Avanti! Nessuno può essere così completamente disinteressato. Era una
cosa calcolata.
Ci ha detto che aspettava l'arrivo del visser da un momento all'altro
aggiunse Ax. Come se conoscesse le sue abitudini. Come se stesse
attendendo di incontrarlo.
O magari di attaccarlo ribatté Tobias. Non penso che dovremmo saltare
alle conclusioni. Non sappiamo nulla sulla relazione che intercorre tra
Visser III e Gafinilan.
Risi.
— Sì, invece. Ne sappiamo abbastanza. Sappiamo che c'è una relazione.
Questo, insieme al fatto che Gafinilan ci ha detto di smammare. E,
ovviamente, alla sua minaccia di ucciderci se non avessimo lasciato in
pace lui e il suo socio Mertil. Per quanto mi riguarda, se non è con noi,
allora è contro di noi. Jake si grattò la nuca.

K. A. Applegate 24 2001 - L'Altro


— Ricordiamoci che non si è fermato a incontrare Visser III. C'è sempre
la possibilità che questi due Andanti possano entrare a far parte del nostro
gruppo. Perciò dovremmo tenere d'occhio questo tizio. Accertarci che non
stia lavorando per un'associazione controllata dagli Yeerk. O che non si
diriga alla vasca yeerk ogni tre giorni.
— Ci penso io — disse Rachel.
— Andrò anch'io — aggiunse Cassie.
— Bene. Ax, che cosa sai su! conto di Gafinilan? — domandò Jake.
La sua reputazione è impeccabile rispose semplicemente Ax.
— Ti ha quasi ucciso per aver insultato un suo amico — gli feci notare.
— E poi ti ha attaccato, nonostante tu fossi un Andalita.
È un guerriero, non un diplomatico replicò Ax. Forse fu solo una mia
impressione, ma non mi pareva convinto neanche all'uno per cento della
sua argomentazione. Non penso che sia insolito, per un soldato addestrato,
e in particolar modo per uno disperso lontano dalla sua galassia, in un
luogo sotto invasione nemica, reagire come ha fatto.
— Con aggressività. Okay, allora cos'è la faccenda del videotape? —
domandò Rachel.
— Chi lo ha girato? Coma ha fatto a finire nella trasmissione?
Cassie si strinse nelle spalle.
— Ci sono molte possibilità. Potrebbe essere totalmente casuale.
Potrebbe essere stato filmato da una persona senza troppi scrupoli che
voleva fare un po' di soldi rivendendolo a un'emittente televisiva. O a
qualche orribile periodico. O potrebbe essere un'idea nata dalla mente di
qualche cretino desideroso di fare uno scherzo.
— Oppure potrebbe essere stato girato da Gafinilan — disse Rachel con
durezza. — Forse ha stretto un patto con gli Yeerk. Il modo perfetto per
dare ai banditi andaliti una morte certa.
— Ma siamo ancora vivi — replicai. — Se quello che stai suggerendo
fosse vero, sono abbastanza certo che non saremmo qui a parlarne.
E se Gafinilan non stesse lavorando con gli Yeerk? disse Tobias. E se
non avesse nulla a che fare con quella ripresa? Come la metteremmo se
quello che ha detto sul fatto di lasciare in pace lui e Mertil fosse vero?
— Che peccato — disse seccamente Jake.
— Quanto spesso gli Andaliti vengono sulla Terra? Non possiamo
ignorare il fatto che Gafinilan e Mertil sono rintanati in un quartiere
residenziale fuori città. Fuori dalla nostra città.

K. A. Applegate 25 2001 - L'Altro


Non vogliamo far loro alcun male, ma dobbiamo scoprire tutto quello
che possiamo.
— Devo prenderlo come la conferma che ci siamo dentro? — chiesi,
come se non lo avessi già saputo.
— Oh, sì. Solo che "ci" significa tu e Ax — rispose Jake. — Se questo
tizio è un traditore, se sta dalla parte degli Yeerk, non vogliamo che sappia
sul nostro conto nulla di più di quello che già sa. Perciò più tardi Marco
come umano, il che è già un'informazione eccessiva, e Ax come Andalita
andranno a fargli visita. Ha visto Tobias, ma abbiamo bisogno di lui per la
sorveglianza aerea mentre voi due siete dentro. Stai compiendo una visita
formale per conto del tuo principe, Ax. Il resto di noi vi farà da copertura.
E, se necessario, provvedere potere di fuoco.
Sorrisi.
— Giusto nel caso che dicesse sul serio quando ha minacciato di
ucciderci se non ci fossimo tolti dai piedi. Grazie, grande capo.
Jake sorrise di rimando.
— Non c'è di che. E quando andrete, il resto di noi resterà acquattato.
Osserveremo dove va, cosa fa. Vedremo se si mette in contatto con gli
Yeerk. E terremo d'occhio anche Mertil. — Si voltò verso Rachel e Cassie.
— Ma, come prima cosa, cercate di beccare il signor H. McClellan prima
che esca di casa questa mattina. Tobias, va' con loro. Quando dovranno
andare a scuola, subentrerai tu.
Tobias si levò dal suo posatoio sulla trave del fienile.
Certo, Jake. Ci troviamo in volo, signore.
— E io che cosa dovrei fare, nel frattempo? — chiesi a Jake quando tutti
gli altri se ne furono andati. — Prima che Ax e io facciamo una visitina a
Batman e Robin?
Jake mi rivolse un sorriso mesto.
— Uh, Marco, penso che abbiate già fatto abbastanza. Voi tre vi siete
precipitati a cercare questo Andalita senza dirlo a noi altri. Che ne direste
di prendervela calma per qualche ora? Forse potreste dire una preghiera o
due. Ne avremo bisogno.

K. A. Applegate 26 2001 - L'Altro


Capitolo
8

Non sono un tipo che si profonda in preghiere e suppliche.


A meno che non si tratti di convincere una bella ragazza a uscire con me.
In questo caso, ma solo in questo, anche le implorazioni e gli scongiuri in
ginocchio rientrano nel novero delle possibilità.
Marco? Sei tu?
In carne e... penne.
Avevo raggiunto Tobias in volo, sopra il quartiere di H. McClellan.
Sopra isolati di casette di due o tre camere da letto e piani soppalcati, tetti
e abbaini di legno di cedro che formavano motivi triangolari e trapezoidali.
Sopra a una distesa di piscine disposte sul retro a disegnare circoli e
riquadri di azzurro intenso, e a giardinetti uniformemente rettangolari e
verdi sul davanti delle case. Un tipo di disegno geometrico tipicamente
americano. Abbastanza gradevole, in effetti, visto da quella prospettiva.
Come mai non sei a scuola con gli altri? mi chiese Tobias.
Credo di non avere nessuna intenzione di rispondere a questa domanda.
Allora, che cosa hai scoperto?
Tobias si abbassò pigramente in circolo, lasciandosi sostenere dalle
termiche.
Non granché. Abbiamo seguito Henry, "H" sta per questo, fino
all'università. Pare che sia un assistente accademico di qualche tipo. Un
professore che si occupa di particelle fisiche. Qualsiasi cosa questo voglia
dire.
Ax lo saprà. Che altro?
Be', abbiamo tenuto sotto stretta sorveglianza il tipo per tutta la mattina,
tranne quando è andato in bagno, probabilmente per invertire la
metamorfosi. Cassie e Rachel sono entrate. Hanno scoperto che è il posto
perfetto per invertire la metamorfosi. Ha vetri smerigliati alle finestre, un
box doccia. Ad ogni modo, è rimasto quasi tutto il tempo seduto alla sua
scrivania a chattare con un qualche collega e ha mangiato una ciambella.
Poi Rachel e Cassie sono andate a scuola. Io sono sempre rimasto a
gironzolare qui attorno. All'incirca alle undici, Henry ha ricevuto una
telefonata che pare averlo scosso. A quel punto è scomparso. A meno che
non si sia trasformato in qualcosa di molto piccolo e se ne sia andato,

K. A. Applegate 27 2001 - L'Altro


penso che debba essere ancora lì.
Oppure nella serra. Voglio dare un'occhiata più da vicino dissi.
Planai verso il suolo, avvicinandomi al tetto della casa a un piano di
Henry McClellan e alla grande serra collegata alla casa da una specie di
galleria lunga più o meno cinque metri.
Fa' attenzione, Marco mi ammonì Tobias. È piuttosto nervoso e
decisamente paranoico.
E probabilmente in attesa di una nostra visita, lo so, lo so.
Può darsi che sia stato Mertil a telefonare rimuginò Tobias mentre ci
portavamo in picchiata a circa sette metri sopra la serra.
Può darsi che invece fosse il visser dissi ironicamente, come a voler
ridimensionare la faccenda. Non farla più romantica di quello che è.
Tobias ignorò la mia osservazione.
Eccolo disse invece. In forma andalita.
Gafinilan era appena visibile, anche alla mia vista di falco, oltre il vetro
smerigliato e coperto di rugiada della serra e la proliferazione di piante
all'interno.
Secondo Ax spiegò Tobias il giardinaggio è un hobby molto apprezzato
dagli Andatiti. È addirittura un'arte.
Grande. Farò in modo di comprare da lui una motofalciatrice, per
Natale. C'è qualche traccia di Mertil?
Tobias andò a posarsi su una grande e vecchia quercia nella proprietà del
signor Henry McClellan.
Non per quanto possa vedere. Solo Gafinilan che sta potando degli
arbusti. O che comunque sta facendo qualcosa con delle cesoie da
giardinaggio. Sembra piuttosto concentrato.
Allora andrò un po' più vicino.
Ehi, Marco, non sono certo che si tratti di una grande idea. E se alzasse
lo sguardo?
E se non lo facesse? controbattei. Senti, questo tizio mi fa accapponare
la pelle. Voglio saperne il più possibile sul suo conto, prima di incontrarlo
sul suo terreno.
Okay, ma...
Niente ma. Sarei andato a dare una bella occhiata dal tetto della serra.
Planai basso, sempre più basso, lo sguardo concentrato a cogliere ogni
minimo dettaglio quando...
ZZZZZTTTTZZZZ!

K. A. Applegate 28 2001 - L'Altro


Ahhhh!
Non avevo nemmeno sfiorato il vetro! Una terribile scossa elettrica mi
fece capitombolare, quasi capovolto, a meno di trenta centimetri dal tetto
di vetro. Mi raddrizzai, battei furiosamente le ali, cercando con ogni forza
non solo di non toccare il vetro, ma anche di non portarmi vicino come ero
stato un istante prima.
Marco!
La serra era circondata da un campo magnetico.
Era semplicemente naturale che Gafinilan ricorresse a ogni mezzo per
badare alla propria sicurezza.
Marco! Rispondimi!
Non potevo. Il dolore era insopportabile. La mia mente umana era
annebbiata dallo shock.
Presi a volare. Non verso qualcosa. E nemmeno allontanandomi da
qualcosa.
I sensi del falco pescatore presero il sopravvento e mi limitai a volare, in
alto, poi in basso, battendo le ali all'impazzata, sopraffatto dal dolore.
Marco! Che cosa stai facendo? Vieni subito via di lì!
Non vidi le telecamere del circuito interno di sorveglianza emergere dal
tetto della casa.
Fino a quando non fu troppo tardi.
Attento! Ha preso uno shredder!
Il grido di Tobias finalmente filtrò attraverso il mio folle panico.
Guardai indietro e, attraverso un lucernario che si apriva sul tetto
orizzontale della serra, vidi sporgere la testa di Gafinilan e le sue mani che
impugnavano l'arma.
Mi teneva lo shredder puntato addosso.
Arrenditi! mi ringhiò nella testa.
Non risposi. Sperando che magari, solo magari, se fossi rimasto
tranquillo, mi avrebbe preso per un qualsiasi stupido uccello.
Non per la prima volta, lo sottovalutai.
TSIIIIUUUUU!
Sparò!
Vidi il lampo prima di sentire il dolore.
Aaaggh!
Mi aveva tranciato di netto una zampa.
£ stato un colpo di avvertimento mi disse.

K. A. Applegate 29 2001 - L'Altro


E che avvertimento!
Non potete immaginare quanto sia sconvolgente abbassare lo sguardo e
veder mancare una parte del proprio corpo. Non importa in che forma ci si
trova. Vedere il vuoto dove prima c'era qualcosa. Vedere il sangue che
sgorga da un moncherino.
Arrenditi mi ordinò. O sei morto.
Non avevo una gran scelta.
Chiama gli altri! Trova Ax! inviai un messaggio privato a Tobias.
Presto!
Poi mi rivolsi a Gafinilan. Che cosa vuoi che faccia?
Continuò a tenermi lo shredder puntato contro. Non vide Tobias
allontanarsi in volo, o comunque non se ne curò.
Va' a posarti nel cortile sul retro, dietro alla serra rispose. Poi, inverti
la metamorfosi.

K. A. Applegate 30 2001 - L'Altro


Capitolo
9

Allora la vista non mi ha ingannato disse Gafinilan, in piedi, con tutti i


suoi trilioni di chili di muscoli andatiti. Quando ti ho visto la prima volta
era notte, la luce era scarsa... ma sei un umano. Non un Andalita.
Mi rimisi in piedi. L'artiglio mancante non era un problema. Ero solo un
po' imbrattato di fango per essermi ritrovato carponi per terra.
— A quanto pare...
Gafinilan agitò la canna dello shredder verso di me come un dito
accusatore.
Chi ti ha dato la tecnologia della metamorfosi? domandò.
— Che differenza fa?
La differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato ribatté Gafinilan.
L'Andalita che ti ha dato il potere della metamorfosi ha infranto la legge
di Seerow ed è un criminale.
— L'Andalita che mi ha dato il potere della metamorfosi è morto —
risposi pianamente. — E non sono certo che tu sia nelle condizioni di dare
del criminale a qualcuno. Hai presente? Chi è senza colpa scagli la prima
pietra, e tutto il resto.
Che cosa vuoi insinuare, umano? D'un tratto mi sentii più che
spaventato.
— Non sto insinuando nulla. Sto facendo un'affermazione diretta. Hai
stretto una qualche sorta di accordo con Visser III. Non ne conosco ancora
i dettagli, né so che cosa ti trattenga dall'infrangerlo. Ma una cosa so per
certo: Visser III è uno Yeerk. Voi Andaliti siete intelligenti, perciò dimmi
questo che cosa fa di te.
FUAPP!
Mi portai la mano al collo e la ritrassi insanguinata.
Solo un piccolo taglio. Un colpo di avvertimento.
Poi la lama tornò a premermi contro la gola.
Non sono un traditore sillabò Gafinilan con un pensiero telepatico basso
e minaccioso.
Gafinilan!
Ax!
Si fece largo tra le alte siepi che circondavano la proprietà di McClellan,

K. A. Applegate 31 2001 - L'Altro


la coda inarcata in posizione di attacco.
Se sei un vero Andalita disse Ax, fermandosi a non più di tre metri da
noi, non farai del male a questo umano. Adesso lui è uno di noi. Un
guerriero in lotta contro gli Yeerk. Abbattendolo, ti riveleresti un
traditore.
Gafinilan voltò di scatto i suoi occhi peduncolati verso Ax, mantenendo
lo sguardo degli occhi principali fisso nei miei.
Osi sfidarmi, piccolo aristh?
Sì rispose Ax. I nostri compagni impegnati nella resistenza sanno che ci
troviamo qui. È stato il mio principe a inviarmi perché ti parlassi.
Gafinilan non rispose. Non subito. Rimase perfettamente immobile
guardandoci separatamente, con un'espressione imperscrutabile sul volto.
Ti avevo avvertito di non venire a cercarmi disse alla fine. Il tuo
principe mi insulta ignorando il mio ordine e mandando un ragazzino
umano. Lentamente, quasi impercettibilmente, ritrasse la lama caudale dal
mio collo. Parlerò con lui, o con nessuno.
Indietreggiai di un passo. Sentivo delle trafitture sul collo.
— Allora suppongo che questa conversazione sia finita — dissi.
Mi allontanai di un altro passo da Gafinilan. Poi feci un passo verso Ax.
No!
Lentamente, voltai la testa e tornai a guardare il grande Andalita.
E, per una frazione di secondo, mi parve di vedere come un fremito
attraversare il suo corpo massiccio. Un leggero tremore. Ma forse me l'ero
soltanto immaginato.
No disse di nuovo, questa volta con un pensiero telepatico più basso e
più calmo. Per favore, entrate.
Marco? Ax? Siamo qui. Sul retro della casa.
Jake. Perfetto.
— Okay — dissi a Gafinilan. — Parliamo.
Gafinilan condusse Ax e me attraverso una porta che si trovava sul lato
della galleria che dava nella serra. Da lì, entrammo nella casa vera e
propria attraverso una tipica porta posteriore, con le tendine e tutto il resto.
Ci ritrovammo in una cucina che pareva presa da una di quelle riviste
d'arredamento che la mia matrigna legge in continuazione.
La tua casa è un esempio accurato e gradevole di abitazione
residenziale umana disse Ax con gentilezza formale.
Ti ringrazio per il tuo apprezzamento, Aximili rispose Gafinilan in tono

K. A. Applegate 32 2001 - L'Altro


altrettanto formale. È stato difficile apprendere i molti dettagli della
cultura umana. Ma per Mertil e per me è importante passare il più
possibile inosservati, nascondendoci in piena vista. Anche se devo
ammettere che la scarsa altezza di questi soffitti talvolta risulta
sconcertante. Nulla a che fare con il vivere sotto il cielo aperto.
— Questa è un'abitazione a un piano — dissi. — La prossima volta,
sceglitene una a Cape Cod. O almeno con dei lucernari in ogni stanza.
Gafinilan decise di ignorare la mia osservazione. Ci condusse attraverso
la cucina, un vero santuario della moderna tecnologia domestica.
Congelatore, forno a microonde, lavastoviglie, mixer... E tutto era nuovo
di zecca. Nora si sarebbe sentita al settimo cielo. Okay. Forse avevo
passato troppo tempo a guardare quel programma di gastronomia.
— Accidenti, davvero una bella cucina, Gafinilan — dissi. — Ma ha
tutta l'aria di non essere mai stata usata. Neanche un piatto sporco nel
lavandino. Non una paletta per la spazzatura appesa a una parete. Nessuno
straccio per asciugare i piatti steso sul bancone. Non c'è verso che
qualcuno possa credere che qui dentro ci abitino due tizi.
Gafinilan mi fissò con i suoi due occhi principali.
Qui dentro non abitano due "tizi" disse. Almeno per quanto ne sanno gli
altri umani. Questa casa appartiene soltanto a Henry McClellan, che ci
vive da solo. Conduce un'esistenza tranquilla. Trascorre la maggior parte
del tempo nel suo ufficio all'università. Non ha amici. È quello che gli
umani chiamano un "solitario".
Be', questo rispondeva alla domanda. Gafinilan ci fece strada attraverso
molte altre stanze, ciascuna in ottime condizioni, ciascuna ovviamente mai
usata. Insomma, moquette bianca? Tappezzeria di seta rosa? Per due
individui dagli zoccoli fangosi e incapaci di mettersi seduti?
Era ovvio che Mertil e Gafinilan vivevano da qualche altra parte, nella
casa.
Le uniche cose fastidiosamente fuori luogo in quella casa altrimenti
perfetta erano alcuni oggetti d'arte, evidentemente comprati a prezzi
stracciati da un qualche artista di strada mezzo morto di fame. Mi
immaginavo dei quadri appoggiati su velluto nero, esposti sul cofano di
una vecchia mercedes sgangherata. C'erano gli indispensabili paesaggi
marini e persino un clown dallo sguardo triste.
Gafinilan ci riportò in cucina. Sulla parete opposta c'era una tastiera. Le
spalle massicce dell'Andalita ci impedirono la vista mentre digitava il

K. A. Applegate 33 2001 - L'Altro


codice. Si aprì una porta nascosta sulla sinistra del pannello.
Prego, accomodatevi. Questi sono i nostri appartamenti privati.
Con un pensiero semi-privato, Ax mise Jake al corrente della nostra
posizione. Gli disse che eravamo entrati in una parte nascosta della casa e
che lui e gli altri dovevano tenersi pronti ad accorrere a un nostro
richiamo.
Poi Ax e io avanzammo di qualche passo. Emisi un fischio. Era una mini
casa andalita lontano dal pianeta andalita.
Mertil e io abbiamo avuto la fortuna di poter recuperare parecchie cose
dopo lo schianto spiegò Gafinilan. Ma la cosa più importante è che
abbiamo una buona scorta di energia e un generatore di campo
magnetico, fondamentali per la nostra sopravvivenza.
Sorrisi seccamente.
— Non me ne parlare.
Postazioni di computer. Più di una mezza dozzina. Su ogni schermo
scorreva un programma differente, nessuno dei quali mi parve familiare,
almeno a un primo sguardo.
Parecchi televisori dal grande schermo, ciascuno sintonizzato su un
diverso notiziario.
Il pavimento era coperto di erba rigogliosa e ben curata. Non c'erano
sedie, ma un lungo tavolo piuttosto alto sul quale erano disposte varie armi
portatili.
Le pareti erano dipinte di color crema. Il soffitto color azzurro cielo.
Sembravano non esservi altre stanze oltre a quella, che però era molto
ampia. Ci dovevano essere, ovviamente. Ci doveva essere un altro
pannello segreto a scomparsa. E probabilmente c'erano sia le une che
l'altro.
Perché Mertil non si vedeva da nessuna parte.

K. A. Applegate 34 2001 - L'Altro


Capitolo
10

Principe Guerriero Gafinilan, mi piacerebbe capire come mai sembri


non mostrare alcun interesse nei confronti della nostra lotta contro la
dominazione Yeerk.
E avanti così. Ma anziché vedere la testa di Ax rotolare lungo il
pavimento erboso, vidi l'espressione sul volto di Gafinilan passare dalla
furia alla disperazione, e poi alla tipica imperscrutabilità andalita. Tutto in
pochi secondi.
Molto bene, giovane Aximili disse, prendendo lentamente un
atteggiamento più rilassato e meno collerico. Forse troverai la mia storia
poco credibile, ma è vera. Ed è la mia. Come ti ho detto, a un certo punto,
non molto tempo fa, venni ingaggiato nella guerra contro gli Yeerk.
Assegnato alle forze della nave-Madre, proprio come il tuo stimato
fratello, Elfangor.
Sì.
Mertil e io eravamo piloti di caccia. Siamo stati compagni di accademia
ed entrambi ci siamo guadagnati una reputazione di eccellenza e di
coraggio. Tuttavia nessuno è immune dai capricci della guerra. Durante
la battaglia contro l'Ascia, la battaglia in cui la nave-Madre è stata
distrutta, il mio velivolo fu colpito e il motore principale distrutto. Persi
quasi immediatamente il controllo e andai a sbattere contro il velivolo già
in avaria di Mertil. Le nostre ali si sono incastrate e le navi, come fossero
una cosa sola, hanno cominciato a precipitare in spirali. Ero sicuro che
saremmo morti entrambi.
Si fermò, poi, dopo alcuni momenti di teso silenzio, riprese.
Invece, diventammo altre due vittime di guerra viventi. Per qualche
ragione, sopravvivemmo entrambi. Trascorremmo parecchi mesi
tormentosi nascosti nei boschi, cercando di evitare gli sguardi indiscreti,
fino a quando non fui in grado di acquisire una metamorfosi umana con
cui avventurarmi nel mondo. Come vedi, ho riportato solo dei lievi danni.
Qualche scottatura e qualche costola rotta che si è rinsaldata senza
problemi. Mertil, invece, riportò delle lesioni più gravi. Con il tempo
guarì dalle altre ferite, ma la sua coda... era stata recisa di netto. E a
causa della sua incapacità di usare la tecnologia di metamorfosi, non ci fu

K. A. Applegate 35 2001 - L'Altro


nulla da fare. Non sarebbe mai più tornato alla normalità. Adesso non
sono più un guerriero al servizio del pianeta andalita. Sono il protettore e
l'amico di Mertil. Dopo tutto aggiunse, mentre la voce del suo pensiero
telepatico si incupiva se fossi riuscito a mantenere il controllo del mio
velivolo, forse Mertil non avrebbe sofferto come ha sofferto.
Terribile mormorò Ax. C'era una traccia di simpatia nel suo pensiero
telepatico. Solo una traccia. Mertil è stato privato di una morte da eroe e
costretto a passare il resto della sua esistenza come un vecol.
Sono molto felice che Mertil sia vivo ribatté Gafinilan.
Gli credetti.
— Allora, dov'è? — chiesi. — Mi piacerebbe conoscerlo.
Impossibile! disse Ax. No! rispose Gafinilan.
— Va bene. Almeno, posso chiedere perché?
È impensabile violare l'isolamento di un vecol spiegò Ax. L'isolamento
è la sola dignità che gli resti.
— Be', non è che abbia intenzione di segnarlo a dito e sbellicarmi dalle
risate — protestai. — Non posso nemmeno fargli un salutino?
Nessuna risposta, da parte di entrambi gli Andaliti.
Forse avrei dovuto tenere la bocca chiusa. Ma ci sono alcuni argomenti
sui quali proprio non riesco a sorvolare.
Feci una risatina forzata.
— Voi Andaliti avete bisogno di un bel cambio di atteggiamento nei
confronti dei disabili.
Noi abbiamo i nostri modi rispose semplicemente Ax.
Aximili! esclamò Gafinilan di cuore, cambiando argomento. Vuoi farmi
l'onore di dividere con me un po' di radice di illsipar?
Eccoci. Quando Ax si trova in forma umana, non ne ha mai abbastanza
di ciambelle alla cannella. È davvero spaventoso. Be', vidi lo stesso
sguardo assatanato balenare sul suo viso andalita, normalmente così
inespressivo. Uno sguardo che diceva "Dammelo subito o sarò costretto a
farti del male".
Grazie, rispose cautamente. Non mangio della radice di illsipar da
quando ho lasciato il mio pianeta.
Gafinilan attraversò scalpicciando con gli zoccoli la porta sul retro e ci
condusse nella sezione principale della serra.
Sei un esperto di giardinaggio, Gafinilan osservò Ax.
Ho cominciato a studiare l'arte della botanica fin dalla giovinezza.

K. A. Applegate 36 2001 - L'Altro


Imparare a coltivare e a nutrire le piante terrestri è stata una sfida, ma
una sfida ben ricompensata.
Non ne so praticamente niente, di botanica, ma persino io potevo
rendermi conto che quell'Andalita aveva il pollice verde. Almeno dieci
varietà di fiori, sia in vaso che messi ordinatamente a dimora nel terriccio.
Due qualità di rose, peonie violette, emerocallidi arancioni... Gafinilan era
stato così cortese da mettere dei cartellini per gli ignoranti. Cespugli e
arbusti, foglie di verde lucido, infiorescenze. Qualche alberello in vaso.
Persino un settore di giardino giapponese, completo di ghiaia ben
rastrellata.
Ho fatto germogliare l'illsipar da alcuni semi che venivano dal giardino
di casa mia spiegò Gafinilan. Prese nelle sue mani incredibilmente grandi
cinque o sei steli di quello che sembrava un cipollotto. Solo che era rosato.
È una pianta robusta e cresce bene.
Rimasi a guardare, quasi affascinato, mentre entrambi gli Andaliti
mettevano parecchie radici sul suolo e poi procedevano a mangiarle nel
modo che era loro proprio: schiacciandole sotto gli zoccoli e assorbendone
i principi nutritivi.
Sembrava che gli Andaliti si fossero dimenticati della mia presenza.
Perciò diedi un'occhiata da vicino ad alcune delle cose dall'aspetto più
esotico che Gafinilan coltivava. Passeggiai lungo uno stretto vialetto e poi
lungo un altro, ciascuno bordato da sacchi di terriccio da vaso, trapiantatoi,
annaffiatoi e cactus in ciotole piatte.
— Bzzzzz!
Cosa accidenti... Schiaffeggiai l'aria con la mano. Stupida ape!
— Bzzzzz!
Un'altra! Feci un gesto con la mano per scacciarla.
Ma stavo sprecando il tempo. Le api non erano interessate a me. Erano
interessate ai fiori dolci e colorati che riempivano la serra.
Ovvio. Gafinilan faceva assegnamento sulle api perché contribuissero a
impollinare le sue piante.
Diedi una veloce occhiata per controllare se Ax e il suo ospite fossero
ancora assorbiti dal loro rituale dell'illsipar. Era così.
Poi mi guardai intorno per la serra alla ricerca di un alveare. Nulla.
Frugai nel mio cervello per vedere se sapevo qualcosa sul conto delle
api, come per esempio se pungono...
Non trovai nulla.

K. A. Applegate 37 2001 - L'Altro


In ogni caso avevo intenzione di acquisirne una. Se le api venivano
dentro e facevano ritorno a un alveare nascosto da qualche parte fuori dalla
serra senza essere fulminate dal campo magnetico, significava che
conoscevano una via d'accesso sicura.
Proprio quello di cui avevo bisogno.
Rimasi immobile. Sperando di avere un odore che le attraesse. E...
— Bzzzzz!
Presa! Tenni l'ape chiusa nel pugno, nel tentativo di acquisirla.
Grazie per le eccellenti radici di illsipar.
Ax! Continuando a tenere stretta l'ape nel pugno, sbirciai oltre a una
pianta in vaso per vedere che i due Andanti avevano terminato lo spuntino.
Non c'è di che rispose Gafinilan, un occhio peduncolato girato verso di
me.
Sorrisi.
Forse adesso il tuo principe mi onorerà di una visita? chiese Gafinilan.
Adesso che hai visto che non ho intenzione di farvi alcun male. Puoi dirgli
che lo invito a gustare qualche specialità del suo pianeta natale?
Occorre che spieghi...
— Sì, certamente — risposi, interrompendo Ax e sperando di farlo
tacere. — Gli comunicheremo il tuo invito.
Ax mi guardò, leggermente perplesso. Sorridevo come un idiota.
La stupida ape mi aveva punto!
Ahi! Mentre nessuno mi guardava, aprii il palmo e scagliai l'ape a terra.
Poi andai a raggiungere gli altri due.
Eccellente! Improvvisamente Gafinilan era tutto convivialità, l'ospite
perfetto. Attenderò con ansia il tuo ritorno e il momento in cui incontrerò
il tuo principe.

K. A. Applegate 38 2001 - L'Altro


Capitolo
11

Il principe di Ax, ovvero il mio amico Jake, non avrebbe fatto nessuna
visita a Gafinilan prima che io avessi compiuto un piccolo sopralluogo per
mio conto.
Ma non glielo avrei detto.
Ci incontrammo al centro commerciale. Ax era nella sua metamorfosi
umana. Prendemmo a passeggiare insieme, facendo una sosta qua e là,
dando l'impressione di una coppia di normalissimi ragazzi intenti a
gironzolare per negozi.
Jake era per conto suo. Curiosava in un negozio di articoli sportivi,
facendo finta di essere interessato a una cosa normale e priva di rischi
come le racchette da tennis.
Tobias era con Rachel. Lui aveva l'aria di essere leggermente impacciato
e fuori posto.
Alla fine arrivò anche Cassie, con addosso un paio di jeans stranamente
della sua taglia.
Ci trovammo, come per caso, nel settore gastronomico. Ax voleva
comprare una scatola di ciambelle alla cannella. Jake pensò che
un'aranciata non sarebbe stata una cattiva idea.
Ci radunammo attorno a un tavolino libero e mentre Ax si rimpinzava e
io fingevo di sfogliare le pagine di un fumetto che avevo tirato fuori dalla
tasca posteriore dei pantaloni, raccontammo agli altri ciò che era successo.
— Sai di esserti addossato un rischio enorme e, aggiungerei, anche
stupido, Marco — disse Jake mantenendo la voce bassa e l'espressione
normale.
— Sì, be'... abbiamo ottenuto ciò che volevamo — ribattei. — Siamo
entrati. E abbiamo avuto la conferma che Gafinilan è uno spaccone.
— Sì — annuì Ax. Anche se era difficile prenderlo sul serio, con tutta la
glassa attaccata al mento. — Il suo umore non sembra del tutto stabile. È
un chiacchierone. Ma è un giardiniere provetto. E si è procurato
un'impressionante copertura umana.
— Sì, fino agli asciugamani di carta decorata — borbottai, gettando il
fumetto sul tavolo. — Il posto è troppo perfetto.
Rachel si inserì' nella conversazione.

K. A. Applegate 39 2001 - L'Altro


— Sembra che compensi qualcosa con un atteggiamento eccessivo. Sta
cercando di farlo con troppa energia. È comprensibile. Deve essere
spaventato.
— Da chi? — chiese Tobias. — Da noi o dagli Yeerk?
Jake finì di bere la sua bibita.
— Vuole incontrare il principe di Ax. Dico che potremmo fargli una
visita.
— Non è una buona idea, amico. Ho una pessima sensazione sul conto
di quel tipo. Su tutta questa situazione. Non riesco a capire con chiarezza i
suoi motivi. Dico che dobbiamo aspettare prima di farti entrare là dentro.
Jake si strinse nelle spalle.
— Aspettare cosa? Che il visser gli metta addosso le grinfie? Che
Gafinilan dica al visser che c'è almeno un umano tra i "banditi andaliti";?
— È rischioso — aggiunse Cassie. — Marco ha ragione.
— Prenderemo delle precauzioni, come al solito. Andrò dentro sotto
copertura.
Jake si alzò.
— Andrò a casa. Mia madre ha cucinato uno dei miei piatti preferiti per
cena, questa sera. Se faccio tardi mi farà delle domande.
— Faccio un pezzo di strada con te — disse Cassie.
— Faremo un piano per il mio incontro con Gafinilan il prima possibile
— aggiunse Jake. — Magari domani sera.
— Me ne vado anch'io — aggiunse Tobias alzandosi e sgranchendosi le
braccia. — Questo posto mi soffoca. Ax-man? Tu vieni?
Ax si diede una pacca sullo stomaco.
— Sì, Tobias. Credo di essere sazio, per il momento.
Si alzò e raccolse i resti dalla scatola delle ciambelle. Restammo Rachel
e io. Gonfiai il petto e sorrisi.
— C'è una qualche ragione particolare per cui hai voluto restare sola con
me, Rachel?
— Sì. Così posso vederti mentre ti comporti da stupido. Come al solito.
— Si appoggiò allo schienale della sedia. — Dico sul serio, Marco. Non
sono dell'umore.
Alzai le mani, ammettendo la sconfitta.
— Okay, okay. Allora...?
— Ci sono un sacco di volte in cui ti dimostri un grande mostro di
cinismo, lo sai?

K. A. Applegate 40 2001 - L'Altro


Feci una risata abbaiante.
— Oh, grazie. Immagino che sia un complimento.
— Ma sei anche il migliore a capire quando qualcosa puzza davvero.
Posso bloccare sul nascere i tuoi stupidi scherzi, ma non posso ignorare i
tuoi istinti paranoici.
— Accidenti, grazie, di nuovo — dissi. Rachel aggrottò la fronte.
— Dico davvero. Senti, tu non hai intenzione di lasciare che Jake
incontri Gafinilan prima di essere tornato lì tu stesso. Non cercare di
negarlo. Hai un piano. Voglio sapere qual è.
Lanciai attorno un'occhiata veloce, senza parere.
— Perché? Così mi farai dare una lavata di capo da Jake?
— No, razza di idiota — sibilò Rachel. — Così potrò venire con te.
Avrai bisogno di qualcuno che ti copra le spalle.
— Vedi? Lo sapevo che ti importava di me! SBAM!
Il piede di Rachel mi colpì dritto nello stinco.

K. A. Applegate 41 2001 - L'Altro


Capitolo
12

Non c'era tempo per provare la mia metamorfosi da ape prima della
"missione". Così passai qualche minuto su Internet, nella speranza di
trovare delle informazioni utili sulle capacità e le debolezze delle api.
Qualcosa che potesse aiutarmi a sapere cosa aspettarmi quando il cervello
dell'ape avesse fatto irruzione.
E appresi un aspetto della faccenda che mi fece sbiancare: le api, come
le formiche, sono insetti sociali. Non tanto quanto le formiche, ma anche
loro funzionano come una parte di un insieme più ampio. Non sono
individui. Assomigliano a delle macchine, nella loro dedizione alla
sopravvivenza della colonia. Devote al centocinquanta per cento
all'alveare.
La cosa non mi rese felice. Essere una formica era stata una tra le
esperienze più terrificanti della mia vita, peraltro già di per sé piuttosto
bizzarra.
Avevo perso me stesso, diventando una formica. E lo stesso era successo
a Jake e agli altri. Non avevamo più il senso di noi stessi. Della nostra
individualità. La maggior parte delle persone non possono neanche
immaginare che cosa sia perdere quella parte di sé. È cento volte più
sconvolgente del peggiore incubo.
Feci un profondo respiro. Avrei evitato l'alveare, se fosse stato possibile.
Guardai l'orologio. Il tempo vola quando si è così spaventati da rischiare
di farsela addosso.
Ci incontrammo al mattino, decisamente troppo di buon'ora. Rachel usò
la sua metamorfosi da aquila dalla testa bianca, io quella da falco
pescatore, e volammo fino alla casa di McClellan.
£ adesso? chiese.
Atterriamo e teniamo gli occhi aperti.
Lo facemmo. Prima che fossero passati tre minuti, vedemmo un'ape.
Era diretta verso la serra.
Perfetto. Forse non sarei stato costretto a visitare la colonia, dopotutto.
Che cosa sta facendo? domandò Rachel.
Non lo so. Vedi solo di fare attenzione.
Non fu molto facile. L'ape zigzagava attorno a casaccio. Su, poi giù. A

K. A. Applegate 42 2001 - L'Altro


destra, poi di nuovo giù. A sinistra! Su! Deviava obliquamente. Invertiva
la direzione, tornando indietro.
Alla fine, in una dimostrazione di abilità acrobatica, scivolò senza sforzo
dentro un piccolo buco in un pannello di vetro.
Okay, Marco disse Rachel. Ecco la tua via d'accesso.
Caspita! Non riuscirò mai a passare attraverso questo accidenti di
ostacolo nucleare senza restare fritto.
No, a meno che tu non segua un'altra ape puntualizzò Rachel. Voglio
dire, devi starle addosso. Il che significa che abbiamo bisogno
dell'alveare.
Aveva ragione. Adottare un comportamento da commilitone con un'altra
ape era il modo più sicuro, per non dire l'unico, di entrare.
Trovammo l'alveare accuratamente nascosto in un piccolo gruppo di
alberi all'estremità del cortile di Henry McClellan.
Dove avrà racimolato il denaro per permettersi un posto come questo?
borbottai. Il cortile è bello grande.
Forse ha giocato al lotto suggerì Rachel andando a posarsi sul ramo di
una quercia vicina al vecchio albero parzialmente marcito che alloggiava
la comunità locale di api. Ti coprirò mentre inverti la metamorfosi.
Quando ti sarai trasformato, ti terrò d'occhio mentre ti avvicini alla casa.
Qualsiasi cosa dovesse andare storta là dentro, Marco, vedi di chiamarmi
mi raccomandò. Non fare il supereroe.
Non c'è pericolo borbottai.
Mi posai ai piedi dell'albero su cui si trovava Rachel. Invertii
velocemente la metamorfosi e sgattaiolai appena sotto l'alveare. Ridotto
alle mie normali risorse di locomozione.
Nessuno di noi ama trasformarsi in qualcosa di veramente piccolo.
Soprattutto in un insetto. E in particolare in formiche, che sono così
profondamente non umane. Le api sono un po' meglio delle formiche. Si
muovono in modo più disordinato. Forse questo significa che sono meno
determinate, meno limitate e violente. O no?
Ora o mai più. Mi rannicchiai per attutire la sensazione di folle
precipizio che si prova quando ci si riduce alle dimensioni di un centimetro
o due. E tenni in mente l'immagine dell'ape.
La metamorfosi non è né logica né ordinata. Non procede seguendo uno
schema fisso. Non è prevedibile.
Questa volta, la prima parte di me a sparire fu il torso, che divenne il

K. A. Applegate 43 2001 - L'Altro


torace dell'ape. Marco fino alle spalle. Torace di un'ape. E sotto di nuovo
Marco. Accidenti.
Ho fatto cenno al fatto che le api sono provviste di esoscheletro? Il che
preclude la necessità di uno scheletro interno. Perciò sono piuttosto sicuro
che al momento non avevo costole ed ero parzialmente sprovvisto di spina
dorsale.
Che spettacolo nauseante... commentò Rachel, molto d'aiuto.
Decisi di non rispondere.
Chitina. Di questo è fatto l'esoscheletro. Una sostanza dura che protegge
gli organi interni e li tiene insieme.
Dal torace mi spuntarono due paia di piccole ali piatte, quelle davanti
più grandi: sottilissime membrane solcate da nervature.
Su tutto il corpo mi comparvero centinaia, migliaia di piccoli peli.
Okay, adesso è davvero molto meglio osservò Rachel.
Sempre sul torace, tre paia di zampe segmentate. Una volta completata
la metamorfosi, sarei stato in grado di camminare e persino di usare le
zampe anteriori per pulirmi le antenne. Ah... eccole, segmentate e coperte
di peli sottili. Organi sensori di estrema importanza, sensibili al tatto e
all'olfatto, connesse direttamente al cervello.
Fantastico. Potevo muovere le antenne, dato che ciascuna era collocata
in una cavità della mia testa.
La testa umana stava rapidamente diventando la testa triangolare
dell'ape.
La mia bocca umana si sigillò improvvisamente.
Il mento si divise in due lungo la fossetta e una proboscide schizzò fuori
da quella bocca verticale. Una lingua lunga e pelosa che permetteva all'ape
di succhiare i liquidi.
Mandibole simili a pinze, utili per mangiare il polline, manipolare la
cera e ghermire i nemici.
Okay, facevo schifo. Ero cieco, i miei occhi umani erano scomparsi.
Poi, improvvisamente...
Migliaia di piccole lenti mi mostrarono migliaia di pezzi di mondo,
combinati in modo da formare un immenso mosaico sfaccettato, o
un'immagine simile a una griglia.
L'ape non è in grado di distinguere i colori bene come gli umani. La
casetta degli uccelli rossa che avevo visto prima di adottare la
metamorfosi... non era più rossa, agli occhi dell'ape.

K. A. Applegate 44 2001 - L'Altro


Però, ragazzi, potevo vedere il movimento, eccome! Non erano tanto le
forme a essere chiare ed evidenti, quanto l'ondeggiare dei fiori sugli steli o
lo svolazzare di una farfalla di foglia in foglia.
Ed ecco, altri tre piccoli occhi schizzarono fuori dai miei occhi
compositi. Non potevano distinguere nulla, in effetti, né movimento né
forma, ma sembravano percepire la luce.
Poi venne l'addome.
Oh, che fortuna! Ero una femmina. Come facevo a saperlo? Perché il
mio addome era più snello di quello arrotondato dei fuchi, tanto per
cominciare.
Ma soprattutto perché alla fine del mio addome avevo un pungiglione.
Funzionava un po' come un ago ipodermico. Eccetto che la sua punta era
dentellata, in modo da attaccarsi alla pelle della vittima. E che inoculava
veleno, e non una qualche mistura vitaminica.
È simpatico avere un'arma, ma vedi di non usarla, Marco mi ricordò il
mio cervello umano. Se avessi punto un nemico, parte del pungiglione
sarebbe rimasto lì, dopo che mi fossi liberato. E io sarei morto. Proprio
come l'ape che avevo acquisito. L'ape che mi aveva punto.
Ma mentre la metamorfosi si completava, non riflettevo sulle cause e gli
effetti... pungere e morire. Riflettere sulle cause e gli effetti è una
questione che riguarda il cervello umano.
E in quel preciso momento, ero completamente un'ape. Un insetto
volante corazzato con una missione vitale: lavorare e lavorare e lavorare
per l'alveare. Per la regina.
L'alveare! Dovevo andare all'alveare!

K. A. Applegate 45 2001 - L'Altro


Capitolo
13

Schizzai su da terra.
Marco! Datti una calmata! Un suono rauco. Insignificante per un'ape.
Non devi andare nell'alveare!
Mi posai sul bordo della sezione scavata internamente dell'albero. Mi
trovai a faccia a faccia con un'ape guardiana, un'altra lavoratrice, come me.
Non avevo un odore che mi segnalasse come nemico. Perciò,
descrivendo circoli e circoli, prima da questa parte, poi da quell'altra, l'altra
ape mi sgambettò attorno sulle sue tre paia di zampe. Muovendo a scatti le
ali, la mia compagna mi indicò dove si trovava una nuova fonte di cibo per
l'alveare.
Tutto per l'alveare!
Sarei andato a raccogliere...
Marco! Che cosa stai facendo?
Che cosa... Finalmente il mio cervello si riscosse. Che cosa stavo
facendo?
Lasciai la mia compagna di alveare e mi levai in volo. Schizzai verso
Rachel, che era ancora appollaiata sull'albero vicino, nella sua
metamorfosi da aquila.
Che ti prende? sbottò. Non è che una stupida ape!
Scusa. Ma non sono certo che le api si possano definire stupide.
Bisogna avere una personalità e una capacità di giudizio per essere
stupidi, non credi? In modo da capire che cosa è intelligente e che cosa è
sciocco, non credi?
Immagino di sì concesse Rachel.
A ogni modo, non è neanche lontanamente orrendo come essere una
formica. Hai presente che le formiche sono programmate per essere
soltanto parte di un tutto? È un po' la stessa cosa, però le api non sono
altrettanto aggressive. È come se facessimo parte di una grande famiglia
di agricoltori. Tutti per uno e uno per tutti, mentre portiamo dentro il
raccolto, nutriamo la generazione successiva di api e rendiamo omaggio
alla regina.
Sì, va bene, Marco, vedi comunque di mantenere il controllo, okay?
Sì. Senti, ci sono due api che stanno volando fuori dall'alveare. Potrei

K. A. Applegate 46 2001 - L'Altro


seguirle e sperare che tutto vada per il meglio.
Ti tengo d'occhio.
Sfrecciai dietro alle due api. Una schizzò fuori dalla proprietà. L'altra
sembrò dirigersi verso la serra.
Era un percorso piuttosto dritto.
ZZZZZZZZ!
Non era un'altra ape. Non era la mia ape. Era un altro insetto.
Si precipitò in picchiata proprio davanti a me! Dritto dritto addosso
all'ape che stavo seguendo!
Che accidenti era?
Attraverso quelli che sembravano migliaia di schermi televisivi, riuscii a
scorgere un insetto più grande di me, forse due volte le mie dimensioni.
Aveva zampe coperte di punte e una proboscide che sembrava un enorme
ago.
Marco! Faresti meglio a stare attento! gridò Rachel.
Poi l'insetto mostruoso colpì l'ape con forza. Le avviluppò attorno le sue
orribili zampe, catturandola in una specie di prigione spinosa.
Volarono via come un gigantesco insetto mutante. L'ape si divincolava
nel tentativo di liberarsi, ma senza risultati.
Poi il grande assassino punse l'ape con la sua proboscide acuminata.
Dovette succhiare la vita fuori dal povero insetto, perché quando rilasciò la
carcassa, l'ape era come rinsecchita e accartocciata.
Ci ero andato terribilmente vicino. Ma l'insetto killer era volato via,
sparendo alla mia vista...
Marco, sta tornando indietro a cercarti!
ZZZZZZZZZZZZ!
È a una trentina di centimetri dietro di te, forse quindici centimetri più
in alto. Proverò a prenderlo, ma...
Ahhhhh!
Sentii una delle sue zampe uncinate affondarmi nell'addome.
No no no no!
Una seconda zampa mi infilzò dall'altro lato.
Ero uno spuntino sullo spiedo pronto per essere consumato da un insetto
ripugnante.
Se non altro sarebbe stata una cosa veloce. Quanto tempo ci aveva
messo, quell'affare, a risucchiare la vita dall'altra ape?
Sentii la proboscide contro la schiena. La punta dell'ago mortale.

K. A. Applegate 47 2001 - L'Altro


Poi una poderosa folata di vento mi fece roteare e cadere verso il suolo.
Stavo precipitando, ma non ero morto.
Cercai di volare, di riprendere il controllo, ma avevo ancora le ali serrate
contro al corpo dalla stretta del demonio che avevo sul dorso.
THUMP!
Colpii il suolo. Tramortito.
Marco! gridò Rachel. Stai bene?
Sono vivo risposi. Ma non sto bene. Quel coso mi tiene ancora
prigioniero!
Oh, non ti preoccupare disse. L'ho preso io. L'ho lacerato in due. Mi
dispiace di averti fatto cadere.
Sei perdonata. Aiutami soltanto a squagliarmela di qui, okay?
Con gli artigli poderosi dell'aquila, Rachel afferrò ciò che era rimasto
dell'assassino. Volammo nel folto degli alberi dietro all'alveare dove,
prima l'uno poi l'altra, invertimmo la metamorfosi e ci trasformammo
nuovamente. Preparandoci a tentare di nuovo quella missione delirante.
Questa volta Rachel era sull'avviso riguardo ai dirottatori alati.
Dopo una decina di minuti, qualche altra ape si diresse verso la serra di
Gafinilan. Le seguii.
Vedo il campo di forze gridai.
Sta' attento, Marco.
Nonostante mi fossi reso conto che avrei potuto finire stecchito nel
campo di forze, lo trovavo davvero una cosa spettacolare. Aveva un colore
che, come umano, non avevo mai visto. Incredibile. Indescrivibile.
Qualcosa che più tardi ho scoperto che viene chiamato "viola ape". È il
colore che sullo spettro si trova tra il giallo e l'ultravioletto. Troppo intenso
perché l'occhio umano lo possa distinguere.
Terribile. Perché era intenso. E attraverso di esso, ben marcato, c'era un
tunnel curvo. Piuttosto ampio per un'ape. E il tunnel conduceva a un
piccolo foro in un pannello di vetro sulla parete posteriore della serra.
Ci sono quasi avvisai Rachel.
Ehi, Marco? Dirigiti in alto. Gafinilan è appena entrato nella serra.
Troppo tardi. Dovevo correre il rischio. Mi infilai dentro appresso a
un'altra ape. Spaventosamente vicino a Gafinilan, che stava scrutando
intento uno dei suoi cartellini su una pianta, portandoselo vicino ai due
occhi principali.
Improvvisamente, sferzò gli occhi peduncolati verso di noi. Notò la

K. A. Applegate 48 2001 - L'Altro


nostra comparsa. E riportò l'attenzione sulle sue occupazioni.
Fin qui tutto bene riferii. Mi dirigo in casa.
Durante la mia prima visita avevo notato che Gafinilan non aveva chiuso
la porta sul retro, quella che conduceva dalla serra in cucina. Avevo dato
per scontato che non lo avrebbe fatto neanche questa volta.
Avevo la fortuna dalla mia parte.
Fino a quel momento, almeno.
Sfrecciai attraverso l'uscio aperto.
Volai per tutte le stanze della casa. Il soggiorno immacolato. La sala da
pranzo mai usata. La cucina nuova di zecca.
E usai gli occhi e le antenne dell'ape per cercare di raccogliere altre
informazioni.
Annusai l'odore dei fiori, delle piante, del terriccio da invasatura che
proveniva dalla serra. La cioccolata e le uvette dei biscotti di cui Gafinilan
aveva riempito parecchi vasi di vetro. Un forte odore di disinfettante e
candeggina nel bagno.
Per tutta l'estensione della casa, in ogni stanza, aleggiava il
caratteristico, non spiacevole odore di Gafinilan.
Ma c'era una cosa che assolutamente non vedevo né sentivo in alcun
modo.
Che cosa c'è là dentro? domandò Rachel.
Posso dirti che cosa non c'è risposi. E non c'è da molto tempo. Mertil.

K. A. Applegate 49 2001 - L'Altro


Capitolo
14

— Non capisco. Dov'è Mertil? — esclamò Jake. Ma solo dopo aver


smesso di dirmi quanto fosse stufo di me e di tutta questa faccenda di
Gafinilan. Dopo aver smesso di squadrare Rachel. Dopo aver ammesso che
l'informazione aveva una certa rilevanza. Ci trovavamo nella fattoria di
Cassie. E le cose si erano fatte decisamente più confuse. — Siamo sicuri
che sia veramente esistito? Che il tizio sul video non fosse fasullo?
Principe Jake, posso confermare che c'era un Mertil-Iscar-Elmand
all'accademia andalita. E che successivamente un pilota di caccia con lo
stesso nome ha guadagnato molti onori. Ax si fermò a riflettere.
Ovviamente, non sapevo che non fosse capace di metamorfosi. Ero
convinto che l'accademia non ammettesse dei vecol.
— Sì — sbottai. — È terribile che un tuo eroe diventi uno storpio. È una
cosa ributtante.
— Torniamo al punto — tagliò corto Jake. — Ovvero: che cosa
facciamo con Gafinilan?
Rachel si stravaccò su un mucchio di balle di fieno.
— Non vuole farci del male. Non ancora, almeno. Ma non vuole
nemmeno aiutarci. Dice che desidera che lo lasciamo in pace, ma poi
chiede di incontrare Jake. Non ha senso.
Non credo che quel tizio sappia veramente ciò che vuole...
Sì, Tobias. Sì che lo sa ribatté Ax, eccitato. La radice di illsipar.
Accidenti, perché non l'ho capito prima!
Scossi la testa.
— Capito cosa?
Gafinilan mi ha offerto della radice di illsipar spiegò Ax. È leggermente
tossica, se assunta nel modo in cui gli umani prendono il tè o il caffè ogni
mattina.
— Va bene, ma...
La radice di illsipar ha anche un uso medico. In grandi quantità, allevia
il dolore del morbo di Soola. È un morbo geneticamente programmato.
Causa un dolore crescente nelle giunture e nei muscoli, che alla fine
giunge a essere insostenibile. In alcuni provoca una cecità progressiva.
Colpisce nel fiore degli anni ed è sempre fatale.

K. A. Applegate 50 2001 - L'Altro


— Okay — lo interruppe Jake. — Continuo a non capire che cosa questa
malattia abbia a che vedere con noi.
— E io non capisco — intervenne Rachel — perché, se Gafinilan fosse
affetto da questa malattia, non potrebbe curarla con la metamorfosi. Oh.
Aspetta. Sì che lo capisco. Il suo stesso DNA è affetto dalla malattia. È
come essere in trappola.
Ax chinò la testa.
Esattamente. La sola cura è acquisire un altro Andalita e poi
trasformarsi in lui. Uno privo del gene difettoso che predispone alla
malattia. In altre parole, la vittima del morbo di Soola deve abbandonare
il proprio corpo imperfetto. Deve diventare un nothlit.
Tobias fissò Ax con il suo intenso sguardo di falco.
Suona ragionevole.
No. Nella società andalita, scegliere di diventare un nothlit in una tale
situazione o per un tale scopo è considerato un atto di codardia.
Moralmente sbagliato. Spregevole.
— Se Gafinilan è ammalato, come mai non abbiamo visto segni di
dolore? E se Gafinilan ha in testa di acquisire un altro Andalita —
rimuginò Cassie — perché non si sarebbe limitato ad acquisire Ax?
Ax aveva una risposta anche a questa domanda.
Gafinilan è un adulto con un impressionante fisico da guerriero. Non
sceglierebbe mai di adottare il corpo di un semplice ragazzo. Dovrebbe
sprecare degli anni in attesa che quel giovane corpo cresca fino al suo
massimo potenziale. Inoltre non gli avrei mai dato il mio permesso per un
simile gesto. Quanto al fatto che Gafinilan non mostri alcun segno di
dolore in pubblico, è solo per decoro. Un guerriero è addestrato a non
mostrare segni di debolezza fisica né mentale. Ax fece una pausa. Ma il
dolore si fa sempre più forte a mano a mano che la morte si avvicina, ed è
improbabile che sarà in grado di nascondere completamente la sua
agonia.
— Perciò ritieni che Gafinilan sperasse, o che speri tuttora, di acquisire
l'Andalita di Visser III... — rimuginai. — Be', mi pare che in questo caso
incontrerebbe qualche piccola difficoltà...
— No. Sono abbastanza certo che voglia me — disse Jake. — O,
almeno, vuole chi pensa che io sia. Un Andalita adulto in buona salute.
— Ma Ax ha detto che diventare un nothlit è un atto di codardia —
puntualizzò Cassie. — Pensi che Gafinilan sia un codardo? lo no. Non a

K. A. Applegate 51 2001 - L'Altro


giudicare dal modo in cui se ne infischia degli usi andaliti per prendersi
cura di Mertil.
— Okay, Cassie — scattai. — Alla fine si potrebbe dimostrare che il
tizio è un bugiardo. E che è molto bravo nel mantenere i suoi segreti. Ho
tanta fiducia in lui quante possibilità ho di abbatterlo in un combattimento.
Il che più o meno vuol dire zero.
— Non posso che essere d'accordo con lui — aggiunse Rachel. —
Gafinilan si trova in una brutta situazione. Se sta dando la caccia a un
corpo andalita, chissà che cosa potrebbe fare quando dovesse scoprire che
Jake è un umano.
— La stessa cosa che ha fatto a Mertil — dissi. — Sto cominciando a
pensare che non sia la felicità di Mertil ciò che gli sta a cuore. Penso che
probabilmente è stato proprio lui a girare il video del suo compagno. Per
poi mandarlo in giro, in modo da attirare altri eventuali Andaliti che si
trovassero sul pianeta Terra. Poi, dopo che Mertil ha fatto la sua parte,
Gafinilan lo ha tolto di mezzo. L'incredibile Andalita fantasma.
— Una ricostruzione piuttosto rude, Marco. Ma potrebbe benissimo
corrispondere alla verità affermò solennemente Ax. Per quanto mi
addolori accettare la possibilità di un simile comportamento da parte di
un mio compagno andalita.
Lealtà mormorò Tobias, enigmaticamente. È tutto.
— Ax? — Cassie stava prendendo un'espressione eccitata. — Che ne
dici del cubo della metamorfosi? Il Dispositivo Escafil? Lo potremmo
usare su Mertil? Dargli il potere della metamorfosi?
— Che differenza può fare, se è morto? — ribatté cupamente Rachel.
Ax esitò. È probabile che Mertil sia allergico, o che soffra di una
qualche malattia o di un qualche disordine che fa sì che il suo corpo
rigetti la tecnologia della metamorfosi. Nel qual caso, non servirebbe a
nulla usare il cubo.
Jake si alzò di scatto.
— Sentite, non ci avviciniamo di un filo alla verità, restandocene seduti
qui attorno a fare congetture. Mertil è vivo o morto? Gafinilan è un cattivo
soggetto oppure no? Il solo modo per saperlo è andare da lui. E sperare di
essere i primi.

K. A. Applegate 52 2001 - L'Altro


Capitolo
15

Così andammo. Preparai Tobias, Rachel, Cassie e Ax a quello che


avrebbero dovuto aspettarsi trasformandosi in api. Li misi sull'avviso
riguardo al non stringere troppo l'ape nel momento dell'acquisizione. Li
misi anche in guardia su quel demonio di insetto che aveva cercato di
ridurmi a un frappè, e che Cassie mi aveva detto essere un calabrone.
Il piano prevedeva che noi cinque ci intrufolassimo di soppiatto nella
proprietà di McClellan, acquisissimo un'ape dell'alveare e volassimo
attraverso il campo di forze dentro la serra di Gafinilan.
Quando ci fossimo trovati lì, Jake avrebbe suonato alla porta. Io sarei
scivolato in casa e sarei rimasto attaccato a Gafinilan e a Jake. Gli altri
sarebbero rimasti a gironzolare nella serra fino a quando, eventualmente, si
fossero presentati dei guai e avessimo avuto bisogno di aiuto.
I guai potevano venire sia da Gafinilan che dagli Yeerk. Tanto per
cominciare, prima che Jake si incamminasse lungo il vialetto d'accesso,
dovevamo accertarci che la casa non fosse sorvegliata.
Però, una volta che Jake fosse entrato a parlare con il grande Andalita, il
nostro piano era piuttosto vago. Dipendeva tutto dalle azioni di Gafinilan.
Quando avemmo adottato la metamorfosi e fummo al sicuro nella serra,
diedi l'OK a Jake.
Un istante più tardi, suonò il campanello.
Augurateci buona fortuna, ragazzi dissi.
Gafinilan posò la bottiglia del liquido fertilizzante che stava preparando
e si diresse in casa passando attraverso la porta sul retro. Lo seguii. Vicino
ma non così vicino da destare sospetti e farmi spiaccicare.
Una volta nel soggiorno, Gafinilan si trasformò in Henry McClellan, poi
camminò fino al portone. Lo aprì per quanto permetteva il catenaccio.
— Sì? — chiese, tenendo il corpo quasi completamente nascosto e
sporgendo solo una parte del volto.
— Gafinilan? — chiese Jake a voce bassa.
— No. No, il mio nome è Henry McClellan. Gafinilan fece per
richiudere la porta.
— Lo so — rispose prontamente Jake. — Questo è il tuo nome umano.
Me lo ha detto Aximili. Sono Jake.

K. A. Applegate 53 2001 - L'Altro


Lentamente, la porta si chiuse. Gafinilan sbloccò il catenaccio e aprì, poi
fece un passo indietro.
— Vieni dentro — disse.
Jake ubbidì. Gafinilan si richiuse la porta alle spalle.
— Sei il principe di Aximili?
— Sì — annuì Jake.
La metamorfosi umana dell'Andalita si rilassò leggermente. Potevo
sentirlo dal tono di voce.
— Mi fa piacere che tu abbia accettato il mio invito a incontrarci —
disse. — Forse sarebbe meglio se parlassimo in un luogo più confortevole
per entrambi. Prego, seguimi.
Gafinilan condusse Jake attraverso la cucina splendente e poi nelle sue
stanze private. Si fermò, cedendogli il passo.
— Molto grazioso — commentò Jake. L'Andalita lo seguì e chiuse la
porta dietro di sé. Ma anche dietro di me.
Eravamo soli. Isolati dagli altri, che attendevano nella serra.
— Come ho detto al giovane Aximili — iniziò Gafinilan in tono di
conversazione — Mertil e io abbiamo avuto la fortuna di riuscire a
recuperare gran parte delle attrezzature rimaste tra i rottami delle nostre
navi. Dimmi, è rimasto qualcosa da trarre in salvo della nave-Madre?
Oppure l'oceano terrestre ha distrutto tutto?
Ax aveva già detto a Gafinilan di essere l'unico sopravvissuto, a parte
Gafinilan e Mertil. Perché gli aveva fatto quella domanda?
Jake guardò fisso Henry McClellan.
— La nave-Madre è stata quasi completamente distrutta — rispose in
tono vago.
— Capisco. — Lo sguardo di Henry dardeggiava per la stanza. Poi tornò
a guardare Jake. — Jake. È un bel nome. È un'abbreviazione di
qualcos'altro, come "Ax" per Aximili?
— È così che mi chiamano.
Jake non gli stava concedendo nulla. Gafinilan continuò a voce alta, con
falsa cordialità.
— Prego, mettiti a tuo agio.
Avanzò verso il centro della stanza dal tappeto erboso e cominciò a
riprendere la sua forma andalita.
Perché non sei uscito dalla metamorfosi? chiese quando ebbe finito.
Jake sorrise.

K. A. Applegate 54 2001 - L'Altro


— Preferisco parlare con te restando in questa forma.
Insulti un compagno andalita, non rivelando il tuo vero aspetto lo blandì
Gafinilan.
I suoi occhi sorridevano nel modo in cui sorridono gli Andanti.
— Il mio vero aspetto è irrilevante.
Principe Jake la voce di Gafinilan si fece dura, quasi minacciosa. Insisto
perché tu inverta la metamorfosi abbandonando la tua ridicola forma
umana.
— Dopo che mi avrai spiegato quello che vuoi davvero da me — ribatté
Jake.
Adesso basta! esclamò Gafinilan facendo un passo verso Jake, la lama
caudale sollevata, inarcata in avanti al di sopra del dorso.
Ma subito dopo incespicò, mugolò, chiuse tutti e quattro gli occhi.
Non c'era dubbio. Stava soffrendo.
Ax aveva ragione. Il morbo di Soola. O qualcos'altro di altrettanto serio
e in via di peggioramento.
Jake fece per andare verso di lui, portandogli istintivamente soccorso.
No! dissi. Aspetta. Lascia che ci dica quello che abbiamo bisogno di
sapere.
Si trattenne. Controllò l'impulso. Attese.
— Gafinilan...
L'Andalita aprì gli occhi. Prima quelli principali. Riguadagnò la sua
compostezza.
No disse con voce ferma ma bassa. Non ci saranno altre chiacchiere.
Diede le spalle a Jake e si diresse lentamente verso il tavolo sul quale
erano posate le armi. Prese uno shredder.
Si voltò e lo puntò contro Jake.
Adesso farai come ti dico.

K. A. Applegate 55 2001 - L'Altro


Capitolo
16

Abbiamo un problema chiamai gli altri. Abbiamo bisogno di rinforzi.


Subito!
Che c'è, principe Jake? disse Gafinilan. Se pensi che ti mostrerò pietà a
causa del tuo aspetto da ragazzo, ti sbagli.
Jake rimase perfettamente immobile.
— E se fossi davvero un ragazzo? — chiese con calma, come se non
avesse avuto uno shredder puntato dritto in faccia.
Indietreggia, Jake dissi.
La coda di Gafinilan fremette.
Mi stai annoiando con questo gioco! Per essere un guerriero andalita,
non sei particolarmente intelligente.
— Rrrooooaaaarrr!
Dalla serra venne il ruggito minaccioso di un grizzly. L'ululato solitario
di un lupo. Lo strido da gelare il sangue di un rapace.
Gafinilan sobbalzò. Poi si udì un boato mentre Rachel irrompeva
attraverso una parete come un pallone da baseball attraverso un vetro. Ma
facendo molto più rumore.
Cassie, Ax e Tobias la seguirono quasi con grazia attraverso le macerie.
— Mi dispiace che ti abbiamo annoiato, Gafinilan — disse Jake con
calma. — Ma anche noi siamo annoiati. Siamo stanchi dei tuoi sotterfugi e
delle tue mezze verità. Perciò, se per te va bene, questo è il momento della
resa dei conti. È ora di mostrare le carte.
Quattro guerrieri contro uno? tuonò Gafinilan.
— Cinque, se dovessi trasformarmi — precisai, avendo invertito la
metamorfosi dietro al tavolo delle armi, e avanzando per fronteggiare il
nostro ospite. — Sei, se lo facesse anche Jake.
— Ma non siamo qui per combattere, Gafinilan — disse Jake. — Siamo
qui solo per avere qualche informazione.
I due occhi peduncolati di Gafinilan saettarono furiosamente per un
istante. Poi il suo sguardo prese un'espressione di sconcertata
consapevolezza.
Voi, tutti voi... siete i banditi andatiti che Visser III tanto teme. Tutti voi,
eccetto Aximili, siete... umani?

K. A. Applegate 56 2001 - L'Altro


— Sì — rispose Jake. Scoccò un'occhiata a Tobias. — Più o meno.
Siamo stati reclutati dal principe Elfangor per combattere gli Yeerk.
Come vedi disse Ax in tono spiccio non c'è nessun adulto andalita che
tu possa acquisire in modo da scampare al morbo di Soola.
Cosa? ruggì' Gafinilan, puntando il suo shredder contro Ax. Come osi
farmi una simile accusa! Sono un guerriero. Mai, nemmeno in tutta l'era
di una galassia, mi disonorerei abbassandomi a un tale livello di
codardia.
Silenzio. La mano di Gafinilan cominciò a tremare e abbassò lo
shredder. Poi Tobias prese la parola.
Vedi, nel mondo andalita cercare di curarsi in ogni modo possibile può
anche essere considerato un fallimento morale o un crimine contro l'onore
della persona, o qualcosa del genere. Ma non qui. Non sulla Terra.
Ha ragione incalzò Cassie. Noi non giudichiamo né condanniamo le
persone che tentano di ritrovare la salute secondo percorsi legittimi. Noi...
Gafinilan alzò di nuovo lo shredder.
Voi non capite! gridò, disperato. Nessuno capisce.
— Perché non ce lo spieghi, allora? — suggerì pacatamente Jake.
Ci fu un momento di silenzio. Un momento durante il quale pensai che
Gafinilan avrebbe con tutta probabilità fatto qualcosa di disperato. La
tensione irradiava da ogni suo poro. Poi rabbrividì, come se avesse preso
una decisione, e la tensione lasciò il posto a un'espressione esausta.
Abbassò di nuovo lo shredder e parlò.
È vero. Soffro del morbo di Soola. Ma quello che ho fatto non l'ho fatto
per me stesso. Ho fatto tutto per Mertil.
Ovviamente, Mertil non è capace di metamorfosi disse Ax. Non capisco.
L'ombra di un piccolo sorriso autoironico apparve negli occhi principali
di Gafinilan.
Vedete? Nessuno capisce. Suppongo che non ci sia ragione di
nascondervi la verità concesse. Un umano, un importuno, forse innocente
umano è capitato nel pascolo in cui si cibava Mertil. Visser III ha visto la
registrazione... se in televisione o in qualche altro modo non lo so. Ma è
stato sufficiente. Mertil è stato preso dagli Yeerk. Solo allora il visser ha
scoperto che Mertil era un vecol. La voce di Gafinilan si indurì.
Ovviamente, gli Yeerk non sanno che farsene di uno storpio. Specialmente
di uno che non è capace di metamorfosi.
— Ricatto? — supposi. Sì. Il visser ha usato Mertil per trovarmi. Mi

K. A. Applegate 57 2001 - L'Altro


sono offerto di scambiarmi con lui. Dopotutto, era colpa mia se era stato
visto da un umano. Avrei dovuto proteggerlo con maggiore attenzione. Ma
Mertil ha anticipato il mio gesto. In un tentativo di salvarmi la vita, ha
informato il visser delle mie condizioni mediche. Gafinilan fece una risata
aspra. Il visser non ha maggior interesse per un Andalita con
un'aspettativa di vita di qualche mese di quanta ne abbia per un vecol.
Immagino che potresti essergli grato di questo commentò Cassie.
Gafinilan volse un occhio peduncolato verso di lei.
Tutti noi desideriamo essere desiderati rimarcò quietamente.
— Tuttavia il visser vuole qualcosa da te — insisté Jake.
Oh, sì. Visser III è piuttosto intelligente. E piuttosto crudele. Mi ha
offerto un patto. Se gli porterò un Andalita in buona salute e capace di
metamorfosi, mi restituirà Mertil.
E tu gli credi? sbottò Rachel.
Che scelta ho? Fidarmi e agire, oppure non fare nulla e aspettare di
avere notizia dell'assassinio di Mertil. Quando ho inaspettatamente
incontrato il giovane Aximili, non ho esitato a tendere la mia trappola...
Ax lo interruppe.
Vuoi consegnare uno dei tuoi agli Yeerk in cambio della vita di un tuo
amico? Della vita di un semplice vecol?
Per me affermò Gafinilan non si tratta di tradire le regole del mio
mondo. Per me è una questione personale. È una questione di amicizia.

K. A. Applegate 58 2001 - L'Altro


Capitolo
17

— Facciamolo. Andiamo a liberare Mertil e a prendere a calci nel sedere


qualche Yeerk.
Non è difficile immaginare chi lo disse.
Tutti noi invertimmo la metamorfosi e Jake ci presentò a Gafinilan. Gli
spiegò la situazione di Tobias e, scoccando una veloce occhiata a tutti noi,
disse con determinazione che avremmo raccolto le forze per liberare
Mertil.
Non c'è bisogno che vi facciate coinvolgere ulteriormente in questa
situazione rispose Gafinilan, quasi con asprezza. Mertil è responsabilità
mia.
Scossi la testa. Non mi ero bevuto del tutto la storia di Gafinilan, non
senza lo straccio di una prova, ma sapevo che la sua idea di andare da solo
era ridicola. E potenzialmente pericolosa per noi. La mia opinione? Non
perdere di vista questo tizio.
— Che cosa puoi fare da solo? — dissi. — Contro Visser MI e le sue
truppe d'assalto di Hork-Bajir?
— Senza offesa, Gafinilan — aggiunse Jake.
— Non sei in condizioni di agire da solo. Le probabilità sarebbero
contro di te anche senza la tua malattia.
— Per giunta — disse gentilmente Cassie — tu e Mertil siete qui sulla
Terra perché eravate impegnati in una battaglia per proteggerci. Per
proteggere il genere umano. Considera un favore il fatto che ti aiutiamo a
liberare Mertil. Una ricompensa del destino.
Tobias restò in silenzio. Non era insolito da parte sua. Ultimamente è di
umore imprevedibile. Ma ero sicuro che fosse d'accordo con il programma.
Neanche Ax si diede da fare per convincere Gafinilan ad accettare la
nostra assistenza. Ero abbastanza sicuro che non fosse d'accordo con il
programma.
Ma... esitò Gafinilan. Non posso consentire che dei ragazzini
combattano la mia guerra. Sarebbe inconcepibile.
Rachel alzò gli occhi al soffitto.
— Non voglio mancarti di rispetto, Gafinilan — tagliò corto Jake — ma
noi verremo con te. O, per meglio dire, tu verrai con noi. Perciò, adesso, o

K. A. Applegate 59 2001 - L'Altro


giochi secondo le nostre regole oppure ne stai fuori.
Se Gafinilan fosse sorpreso oppure offeso dalle parole di Jake, non lo
diede a vedere. La stanchezza, la depressione, o qualsiasi cosa fosse, lo
indussero ad accettare la situazione facendo ben poca resistenza.
Mertil viene spostato continuamente nel corso del giorno e della notte
disse dopo un momento. Per quanto ne posso sapere, non sì trova mai
nello stesso posto per più di un'ora, e non torna mai due volte nello stesso
luogo.
— Perché non limitarsi a tenerlo nel complesso della vasca yeerk? —
chiese Rachel. — È pieno di gabbie vuote, attrezzi di tortura, cose del
genere.
Immagino che il visser tema un attacco rispose Gafinilan. Immagino che
non si fidi che io tenga fede al nostro accordo. Immagino che in parte si
aspetti che io mi unisca alle forze di guerriglia che tormentano i suoi
sforzi. Il che, mi sembra, è quello che ho appena fatto.
— Perciò Mertil si trova in un qualche genere di veicolo di trasporto —
rimuginò Cassie. — Un camion, un rimorchio per cavalli, qualcosa del
genere. Come facciamo a trovarlo? Sorveglianza aerea...
Ax la interruppe.
Non possiamo rischiare le nostre vite per un vecol.
— Okay, Ax-man — dissi con voce un po' meno che ferma. — Non ti
ho zittito finora riguardo a questa faccenda dell'handicap perché fai parte
della squadra. Ma se parli in questo modo, come se questo tizio fosse una
specie di rifiuto privo di valore, devo dirti semplicemente che non sei uno
di noi.
Non pretendo e non ho mai preteso di essere un umano rimarcò Ax.
Rachel sbuffò.
— Sei così tronfio, Marco! Mi sembra di ricordare di averti sentito dare
del vegetale a quell'Hewlett Aldershot che era in coma. No, aspetta, dicevi
che era una carota, per l'esattezza.
— Non è la stessa cosa — ribattei. — Quello era umorismo nero. Spirito
macabro. Non era un insulto aperto, e nemmeno implicito.
— Le azioni parlano più chiaro delle parole — mormorò Cassie.
— Grazie. Forse posso non dire sempre la cosa giusta, ma la maggior
parte delle volte faccio la cosa giusta. O almeno cerco di farla. Le mie
intenzioni — aggiunsi con un sorriso — sono buone.
Non si tratta di Marco disse Tobias. Si tratta di Mertil. Mertil è lo

K. A. Applegate 60 2001 - L'Altro


shorm di Gafinilan, Ax. Non puoi capire...
— Che Ax capisca o no — interruppe Jake — noi andremo avanti lo
stesso. È chiaro? Bene. Gafinilan, ti sei tenuto in contatto con Mertil?
Durante la nostra schermaglia verbale, Gafinilan era rimasto in silenzio.
Forse era stanco di dover difendere la propria posizione.
Mertil e io siamo stati l'uno il miglior amico dell'altro fin dall'infanzia
disse alla fine. A meno che non ci troviamo su due diversi pianeti,
possiamo sentire i rispettivi pensieri telepatici. Non perfettamente. Spesso
le parole esatte non sono chiare. Ma il suono della voce di Mertil è
sempre con me. Mi aiuta a sapere che è vivo.
— Allora che si fa? — intervenne Rachel. — Adottiamo una
metamorfosi da uccelli e ispezioniamo ogni palmo della città, fino a
quando non ci saremo avvicinati abbastanza a Mertil perché Gafinilan
possa sentire le parole esatte? Nella speranza che Mertil sia stato in grado,
almeno, di gettare uno sguardo fuori da una finestra.

K. A. Applegate 61 2001 - L'Altro


Capitolo
18

Capisco la spietatezza.
Capisco, forse meglio di tutti gli altri, cosa significhi non indulgere al
sentimentalismo. Essere freddi, persino. Vedere la fine nell'inizio e l'inizio
nella fine.
Non sto negando che Jake, per esempio, non prenda la sua parte di
decisioni difficili. Che quasi ogni giorno non sia costretto a scegliere tra
due possibilità apparentemente impossibili, ugualmente avvilenti. Che non
senta il dolore di questi momenti di crisi. Che troppo spesso dimostri una
cinquantina d'anni.
Tutto quello che voglio dire è che capisco, immediatamente e a un
qualche livello istintivo, lo stato di spietatezza che bisogna raggiungere, e
quasi in cui bisogna vivere, per essere in grado di prendere quelle decisioni
impossibili. Per vedere il modo giusto per arrivare al l'obiettivo giusto. Per
accettare di essere percepiti come crudeli e senza cuore.
Per vivere con la consapevolezza che la gente ha paura di avvicinarsi
troppo a gente come me, volendo chiudere gli occhi sulla mia capacità di
fare quello che deve essere fatto.
A dispetto del mio incredibile senso dell'umorismo, non sono sempre un
tipo divertente da avere attorno. E ci sono un sacco di motivi. Come vi
sentireste se doveste decidere se salvare ciò che è rimasto della vita di
vostra madre, oppure lasciare che Visser I, lo Yeerk, viva? Rischio
calcolato. Ancora non so a quale decisione mi condurrà questa riflessione
così tormentosa, ma dovrò riuscire a farlo. Dovrò riuscire a prendere una
decisione.
Così, a un qualche livello, sapevo cosa dovesse passare per il cervello di
Gafinilan. Come fosse arrivato a prendere l'impossibile decisione di fare
qualsiasi cosa pur di salvare la vita al suo amico. Anche se questo avesse
significato sacrificare la sua. Anche se avesse significato consegnare agli
Yeerk un altro Andalita, uno della sua gente.
Era una cosa decisamente spietata da fare. Ed ero abbastanza certo che
lo avrebbe fatto di nuovo, se avesse dovuto.
Lo rispettavo per questo.
Jake gli dissi privatamente. Faresti meglio a considerare il fatto che ci

K. A. Applegate 62 2001 - L'Altro


troveremmo in seri guai, se questo tizio dovesse decidere di barattare la
lealtà...
Marco, lo faremo e basta.
Bene. Io ci sono. Ma che sia chiaro. Quello che Gafinilan stava dicendo
è che era pronto a tradirci. Che cosa è cambiato? Okay, non può
adempiere la sua parte dell'accordo con il visser. Non può consegnare un
Andalita adulto. Ma forse potrebbe stringere un nuovo patto, se le cose
cominciassero a mettersi male. Consegnare i "banditi andaliti" umani in
cambio di Mertil.
Ha detto che lavorerà con noi, non contro di noi rispose Jake,
stancamente.
Tu credi questo. Io credo il contrario. In questo modo copriamo tutte le
opzioni.
Bene. Vediamo di sbrigare questa faccenda.
Gafinilan era nella metamorfosi da gufo che aveva acquisito tempo
prima. Anch'io ero un gufo. Cassie era un falco pescatore. Jake un falco
pellegrino. Rachel un'aquila dalla testa bianca e Ax un'albanella. Tobias,
ovviamente, era se stesso.
Per l'ultima mezz'ora avevamo continuato a volare sulla parte
settentrionale della città in un gruppo sparpagliato. Sperando di trovare
qualche traccia di Mertil. Fino a quel momento, silenzio radio.
Mertil dice che si trova in una specie di cimitero disse d'un tratto
Gafinilan, eccitato.
Impossibile replicò Rachel. Non ci sono cimiteri da queste parti. Che io
sappia, almeno.
Magazzini sì, però...
Ha detto che quando le sue guardie Hork-Bajir hanno aperto la porta
della sua attuale prigione, è riuscito a scorgere parecchi grandi veicoli
simili a scatole rettangolari, in qualche modo simili a quello nel quale
viene tenuto. Sono fatte di metallo, ma sono arrugginite. Mertil presume
che siano abbandonate.
Ho capito! esclamai. Si tratta del vecchio deposito dei treni. A circa un
miglio da qui.
Il vecchio deposito ferroviario non era in funzione da quando mia nonna
era piccola, più o meno. Adesso non era che una grande arena di spigoli
taglienti dai quali prendere il tetano. Un posto dove gli adolescenti
andavano a gironzolare, a fare feste pazze e cose per le quali potevano

K. A. Applegate 63 2001 - L'Altro


essere arrestati.
Raggiungemmo la distesa di vagoni in rovina e non vedemmo nulla che
non ci si potesse aspettare in un luogo simile. Anche con la mia
straordinaria vista di falco, non potei scorgere nessuna orma sospetta nel
terriccio, né ciuffi di pelliccia azzurra impigliati ai pezzi slabbrati dei carri
merci.
Il posto era silenzioso. Troppo silenzioso.
Volai in circolo più in basso, sperando di vedere qualche minuscolo
indizio da cui avere la certezza che Mertil veniva tenuto in quel luogo. Di
nuovo nulla. Centinaia di vagoni merci vuoti, ciascuno lungo una ventina
di metri. Di tanto in tanto un vagone per il personale viaggiante O un
pianale senza sponde. Alcuni vagoni bestiame rovesciati su un fianco. Una
O due locomotive.
Niente dissi disgustato. Ruggine, topi e vagoni vuoti.
Gafinilan, senti ancora Mertil? chiese Jake. Sei certo che sia qui?
Sì, sì. È vicino.
Okay allora, gente. Bisognerà atterrare, adottare una metamorfosi
dotata di potere di fuoco e sporcarci le mani.
Sono io che me lo immagino chiesi un po' a tutti O Jake sembra un
direttore di campeggio fuori di cervello, quando parla in questo modo?
Sei tu che te lo immagini rispose Cassie, la sua ragazza. Figurarsi.
Proprio allora...
Tutti a est! gridai.
La porta di un malridotto carro merci si aprì e vomitò una dozzina di
Hork-Bajir.
Un altro carro! E un'altra dozzina di Hork-Bajir.
Oh, sì. C'era decisamente qualcosa là dentro.

K. A. Applegate 64 2001 - L'Altro


Capitolo
19

La notte stava calando in fretta. Forse la massa di vagoni raggruppati,


incombenti, contribuiva al senso di tetraggine che sembrava aleggiare sul
vecchio deposito e sulla stazione.
Il luogo comunicava quella strana sensazione che danno tutti i posti che
vengono abbandonati dopo aver fatto da scenario a una frenetica attività
umana. Mertil aveva ragione nel definirlo un cimitero. Non c'erano più
capotreni ad affaccendarsi attorno, né addetti alla manutenzione a correre
qua e là. Nessun passeggero eccitato, nessun familiare ad attendere che
qualcuno scendesse.
Quella era davvero la fine della corsa. Il deposito era avvolto dalle
ombre gettate da qualche fioca luce in distanza sulla carreggiata. E in
quelle ombre tenebrose avanzavano degli enormi Hork-Bajir.
Atterrammo al margine orientale della distesa, sopra a un vagone
passeggeri rovesciato. Da lì potemmo osservare le truppe d'attacco degli
Yeerk senza essere visti. Guardarli mentre confluivano lungo i sentieri
simili a quelli di un labirinto formati dai rottami arrugginiti, per poi
radunarsi in un piccolo spiazzo quasi esattamente al centro della distesa.
Potevamo guardarli mentre circondavano in ordine sparso un camion
con rimorchio lungo quattro metri e mezzo, di quelli autoarticolati.
Ho l'impressione che Mertil potrebbe trovarsi in quel camion. E che
abbiano intenzione di spostarlo tra non molto dissi.
Sì. Gafinilan fece una pausa. Mertil suppone che sia così. Ha sentito
alcuni dei suoi rapitori discutere della prossima destinazione. Ma non ha
dettagli.
Tobias? disse Jake. Mantieniti in alto. Avremo bisogno che ci guidi
verso quello spiazzo, quando saremo a terra. Tutti gli altri? Metamorfosi
da battaglia. Suppongo che dovremo portare via Mertil con le maniere
forti.
E Gafinilan? chiese Ax, rigido. Con tutto il dovuto rispetto, non sei
ben...
Combatterò. Questo è quanto, se il tuo principe mi consentirà di unirmi
a voi.
Bene disse Jake. Ma se senti che non ce la fai, lascia perdere. Non

K. A. Applegate 65 2001 - L'Altro


voglio trovarmi a dover liberare due Andatiti, questa sera. Ax? Tieniti
vicino a Gafinilan, nel caso avesse bisogno di aiuto. Jake fece una pausa.
O nel caso decidesse di passare dall'altra parte.
Gafinilan non rispose. Forse perché era davvero un buon soldato e aveva
accettato Jake come suo principe. Oppure era ancora più controllato di
quanto avessi supposto.
Planammo giù dal tetto del vagone e invertimmo la metamorfosi. Poi io
mi trasformai in gorilla, con pugni come blocchi di cemento armato. Jake
si mutò in tigre, dotato di zanne e artigli micidiali. Cassie in lupo, agile e
infaticabile. Rachel usò la sua metamorfosi da elefante, perfetta per radere
tutto al suolo e irrompere attraverso le pareti di metallo. Ax e Gafinilan
restarono Andanti.
D'improvviso...
Dovete andare. Un pensiero telepatico portò una voce che non
conoscevo. Morbida e triste. Una voce rotta. La voce di qualcuno in cui si
è fatta strada la noia e la vergogna della cattura.
Mertil.
Certamente andarcene non avrebbe costituito un problema. Non sono
così stupido da sentirmi al settimo cielo all'idea di gettarmi in una
sanguinosa battaglia in cui quattro ragazzi, un uccello, due alieni di cui
uno mortalmente ammalato e forse anche traditore, si stanno per battere
contro un centinaio di soldati Hork-Bajir.
Lanciai un'occhiata a Gafinilan. Si reggeva con tutte le sue forze
all'assale arrugginito di un carro per il personale viaggiante, facendo dei
brevi respiri.
Gafinilan? dissi. Di' a Mertil che ci vedremo tra poco.
Tobias lo avvisò Jake. Noi siamo pronti. Da che parte si va per la
radura?
Su nel cielo buio, Tobias, la nostra perfetta guida aerea, disse:
C'è un vagone di servizio rosso, proprio davanti a voi. Girategli intorno
e prendete a destra. Se vi dico che la via è libera, portatevi oltre il carro
seguente.
Ci gettammo avanti, chi alla carica, chi incedendo a passi felpati, chi al
trotto, attraverso il labirinto tra le torreggianti carcasse abbandonate.
Tobias ci guidò fino a quando non ci ritrovammo a poche decine di metri
dalla radura. E, alla luce di un piccolo falò che gli Hork-Bajir avevano
appena acceso, potemmo vedere fin troppo chiaramente quanto fossimo in

K. A. Applegate 66 2001 - L'Altro


sottonumero rispetto agli altri.
Accidenti, Jake, siamo mai stati messi così male, nel conto delle
probabilità? chiesi con vivacità.
No, mai rispose. Ma questa volta abbiamo dalla nostra l'elemento
sorpresa.
— Andaliti!
Oh, cavolo!
Nemmeno Tobias è perfetto. Sul tetto di una carrozza ferroviaria c'era un
Hork-Bajir. Il braccio munito di lame puntato verso di noi.
Deve essersi arrampicato su dall'altra parte! esclamò Tobias. È troppo
buio!
Sirene. Ordini concitati. Il suono sinistro delle lame dell'Hork-Bajir
contro il metallo.
Meno male che avevamo dalla nostra l'elemento sorpresa.

K. A. Applegate 67 2001 - L'Altro


Capitolo
20

— Aaahhh!
L'Hork-Bajir si lanciò in picchiata giù dal tetto del vagone.
Rachel! È la tua anima gemella!
Un Hork-Bajir solitario, che si avventava su noi sette menando fendenti
con le lame.
SBANG!
Andò a finire steso a terra non appena Gafinilan lo ebbe colpito con il
piatto della sua enorme lama caudale.
È privo di conoscenza disse l'Andalita. E credo che ci rimarrà per un
pezzo.
Accidenti.
Ehi, voi tutti! ci chiamò Jake. Non possiamo starcene qui impalati ad
attendere che arrivino gli altri. Appiattiamoci nell'ombra, portiamoci
avanti e circondiamo la radura.
Troppo tardi, amico riferì Tobias. Stanno mandando un'unità di Hork-
Bajir. Vi saranno addosso tra un minuto.
Okay, nuovo piano. Aspettiamo fino a quando non saranno molto vicini
replicò Jake. A quel punto li abbattiamo.
E che ne dici della prossima infornata? gridò Cassie.
Abbattiamo anche quelli. Dobbiamo continuare a spingerci più vicino
allo spiazzo.
E a Mertil disse con calma Gafinilan.
Attenti!
Fuori dall'oscurità, dieci Hork-Bajir stavano venendo alla carica. Troppo
tardi per nasconderci.
Uno mi venne dritto addosso. Mi chinai di colpo e gli picchiai
violentemente entrambi i pugni nel ventre.
Cadde a terra.
— Rrrooooooooooaaar!
Jake! Balzò avanti con una velocità e un'agilità straordinarie. L'impatto
dell'enorme mole della tigre siberiana buttò a terra altri due guerrieri yeerk.
FUAPP!
FUAPP!

K. A. Applegate 68 2001 - L'Altro


Ax. Combattendo fianco a fianco con Gafinilan, era ancora più
sorprendente del solito.
Il guaito di un lupo!
Cassie, stai bene?
Sì rispose, allontanandosi al trotto da un Hork-Bajir caduto. Mi ha colto
di sorpresa, ma l'ho atterrato.
— Tseeeer!
Sì! Tobias. Un Hork-Bajir ululante si teneva con entrambe le mani la
poltiglia rossa che una volta erano stati i suoi occhi.
Rachel. Stava avvolgendo la proboscide attorno a un Hork-Bajir e...
TUUUUMP!
Lo scaraventò violentemente da qualche parte nell'oscurità.
Era troppo facile. Qualcosa...
Ancora! Altri cinque, dieci guerrieri ci stavano calando addosso.
Sparpagliamoci! ordinò Jake. Facciamogli credere che li abbiamo
circondati.
Questo sì che è ottimismo commentai amaramente.
Scartai sulla sinistra e scivolai nel buio fitto.
Un istante più tardi, balzai sulla schiena di un Hork-Bajir e lo gettai a
terra.
Aaahh!
Prima che potessi rialzarmi in piedi, il compagno della mia vittima mi
aveva conficcato la lama del gomito nella spalla.
Affondò in profondità.
FUAPP!
Gafinilan!
Grazie mille, amico dissi, strappando con forza dal tendine e dal
muscolo la lama dell'Hork-Bajir, che ora era ridotto all'impotenza.
Di niente, Marco rispose. Ma ti consiglio di guardarti più attentamente
alle spalle.
Giuro che se il tipo avesse avuto una bocca, avrebbe sorriso.
Lo farò promisi.
Il taglio era brutto ma avevo già passato di peggio.
Marco! gridò Rachel. Dammi un piccolo aiuto, per favore! Non riesco a
voltarmi, intrappolata qua dentro!
Corsi verso di lei poggiandomi sulle nocche, come fanno le scimmie. In
qualche modo si era ritrovata in un corridoio troppo stretto tra i vagoni.

K. A. Applegate 69 2001 - L'Altro


Strappai via un Hork-Bajir dal suo fianco e lo feci volare dietro di me, in
direzione di un carro.
Indietreggia, Rachel. Ti guarderò il...
Non dirlo sbottò. Vedi solo di non dirlo.
Ma me n'ero già andato, scagliando con violenza a destra e a sinistra gli
Hork-Bajir che si avvicinavano.
Sentivo la ferita nella spalla pulsare, e adesso mi sanguinava anche la
testa. Toccai il taglio e sentii l'osso.
Era talmente buio e d'un tratto ce n'erano talmente tanti!
Inciampai, indietreggiando davanti a un Hork-Bajir che mi si faceva
sempre più vicino.
Intrappolandomi in un angolo dal quale non avrei avuto via di fuga.
Mi resi conto che avevo perso Jake e gli altri, anche se potevo sentire i
loro ruggiti e i loro ululati attraverso il terribile rimbombo e il clangore
della battaglia.
Okay pensai follemente. Mi ci sono messo dentro, e adesso me ne tiro
fuori.
La domanda era: come?

K. A. Applegate 70 2001 - L'Altro


Capitolo
21

Sono King Kong!


Mugghiai! Battei i pugni contro il mio petto di gorilla. Era una
dimostrazione di potenza completamente fasulla. Ma funzionò.
Mi diede quella frazione di secondo di cui avevo bisogno per infilarmi
attraverso la porta parzialmente aperta di un vagone merci, che poi mi
richiusi alle spalle.
Gattonai sul pavimento sudicio, reso scabro dagli escrementi di topo e
scricchiolante di vetri rotti, poi spalancai la porta dall'altro lato.
Presi un profondo respiro...
Oh-oh!
E mi resi conto che stavo guardando in faccia un altro manipolo di
Hork-Bajir pronti all'assalto.
Era difficile dire esattamente a che distanza fossero, in quel buio fitto.
Mi appoggiai alla parete del carro e rimasi perfettamente immobile.
Sperando che la pelliccia e la pelle nera del gorilla mi aiutassero a
passare inosservato, a nascondermi, rendendomi null'altro che una macchia
più scura nel buio.
Avete presente il modo in cui da bambini si chiudono gli occhi e ci si
convince che, poiché non si vede nulla, si è anche invisibili?
Be'... non funziona quando si è circondati da nemici alti più di due metri,
muniti di corna e di lame e simili a giganteschi ramarri.
La vista degli Hork-Bajir non è molto buona al buio, ma in compenso il
loro udito è ottimo. Dal battito del mio cuore e dai respiri affannosi che mi
bruciavano le narici, avrebbero capito dove mi trovavo.
Mi tenni pronto a sferrare un primo colpo.
E poi...
Qualcosa mi indusse a guardare alla mia destra, al di sopra della mia
spalla lacerata.
Il piolo di una scala. Nella parete del vagone.
Forse avrei potuto afferrarmici e usarlo per prendere slancio,
aggiungendo maggior vigore ai miei pugni e ai miei calci.
A meno che...
Il piolo di una scala è parte di una scala.

K. A. Applegate 71 2001 - L'Altro


Le scale conducono in posti diversi da quelli in cui ci si trova.
I primi due Hork-Bajir mi erano addosso! Li afferrai per il collo e li feci
cozzare l'uno contro l'altro. Le corna simili a pugnali delle loro teste si
conficcarono nelle rispettive carni, facendoli rimanere impigliati.
Poi, mentre i due Hork-Bajir successivi si fermavano di colpo a pochi
passi dai loro compagni caduti, mi arrampicai su per la scala, ignorando
l'acuto dolore alla spalla.
E mi ritrovai quasi immediatamente in cima al vagone.
Fantastico! Da lì potevo vedere la radura. I resti del falò e il camion con
rimorchio ancora parcheggiato.
Ma non per molto.
Ehi, gente! gridai. Stanno spostando il camion!
Eravamo ancora troppo lontani dalla radura per poterlo fermare.
Forse... se ci fossimo diretti verso l'entrata principale avremmo potuto
tagliargli la strada, prima che potesse immettersi sulla statale.
Forse.
Sto andando verso il cancello principale! avvisai gli altri. Chi può, mi
raggiunga IP.
Dove diavolo è il cancello principale? chiese Rachel.
Bella domanda. Perlustrai lo spiazzo ferroviario abbandonato. Individuai
la sagoma scura della vecchia stazione. Immaginai che il parcheggio delle
automobili dovesse trovarsi lì vicino. Supposi che l'entrata principale
dovesse dare sul parcheggio.
Okay gridai. Tutto a sinistra. Probabilmente dietro alla vecchia
stazione. Andiamo e basta! Seguirò i fanali disse Tobias. Ax è indietro con
Gafinilan gridò Jake. Non ce la fa più. Abbiamo due uomini in meno,
perciò cerchiamo di tenere gli occhi aperti. Bisognava decisamente andare
via terra. TUMP TUMP TUMP.
Mi feci strada fino all'altra estremità del tetto. Il tetto del successivo
vagone ferroviario sulla sinistra era a circa tre metri. Troppo lontano
perché potessi saltare.
Esaminai la situazione. Okay. C'era un'altra via che si snodava attraverso
i tetti dei vagoni. Una via che mi avrebbe portato vicino, se non addirittura
davanti al vecchio edificio della stazione. Una pista leggermente tortuosa,
una strana e serpeggiante strada di metallo sopra a un mare di nemici. Se
non fossi stato fermato dagli Hork-Bajir, avrei potuto farcela prima che il
camion con rimorchio lasciasse lo spiazzo. TUMP TUMP TUMP.

K. A. Applegate 72 2001 - L'Altro


Più vicino. Tetto dopo tetto. Muovendomi avanti e poi, lentamente,
passo dopo passo, a sinistra, verso la stazione.
Marco! chiamò Tobias. Hai circa un minuto per intercettare il camion.
Sbrigati! TUMPTUMPTUMPTUMP.
Marco, sono proprio dietro di te, a terra disse Rachel.
Dovrai andare per conto tuo, Marco! mi avvisò Jake. Cassie e io siamo
stati presi da alcuni Hork-Bajir. Siamo...
Il pensiero telepatico di Jake scomparve.
Una luce. Due. Tonde e piccole. Sì, era il camion che sì spostava
lentamente, con solo la luce dei fari a illuminargli la strada. Mi appiattii
sul tetto del vagone. Strisciai avanti per qualche decina di centimetri, verso
il bordo.
E mi preparai a saltare sul tettuccio del camion.
Quando te lo dico io, amico si raccomandò Tobias.
Sono pronto.
Va'! Va'! Va'!
Mi scagliai, lanciando il mio grosso corpo di gorilla sul tetto metallico
del camion con rimorchio.
TUNF!
Atterrai rannicchiato e mi lasciai andare di peso su un fianco.
Salvo.
Il camion non andava a più di venti miglia all'ora.
L'autista ha sentito qualcosa riferì Tobias.
Be'... ci credo. Avevo fatto una bella ammaccatura nel tettuccio di
metallo. Era stato un attacco a sorpresa.
Strisciai lungo il cassone del rimorchio e poi sul tetto della cabina di
guida. Sbirciai da sopra il posto del guidatore e vidi un Terrestre-
Controller parecchio nervoso.
Spalancai il suo sportello. Allungai un braccio per afferrarlo.
Troppo lento! L'autista frenò di colpo.
Il camion si fermò.
Io no.

K. A. Applegate 73 2001 - L'Altro


Capitolo
22

Feci un volo di dieci metri a mezz'aria, colpii il suolo e rotolai per altri
cinque metri.
Alla fine mi fermai. E non in modo gradevole. Ero ammaccato ma vivo.
Ringraziai il cielo per il cranio del gorilla, così simile a un elmetto.
Il camion mi stava puntando! La sua sagoma si stagliava in lontananza.
Si sentiva puzzo di gomma bruciata.
Mi rimisi faticosamente in piedi.
Poi...
CRAAAAAASSSHHH!
Un vagone ferroviario! Andò a schiantarsi proprio contro il camion
lanciato a tutta velocità, fermandolo.
Sopra il rimbombo della collisione, si levò il barrito di trionfo di Rachel.
Grande, Rachel! esclamai, avanzando sulle nocche verso la carcassa.
Coinvolgere Mertil in uno scontro ferroviario.
Grazie per averti salvato la vita rispose. Di nuovo.
La cabina del camion era completamente schiacciata. Un relitto contorto
e accartocciato. Le due ruote anteriori erano sollevate dal suolo, sopra al
vagone ferroviario appiattito.
Lo sportello del guidatore era aperto. Non so come avesse fatto a
sopravvivere allo scontro. Ma ci era riuscito ed era stato abbastanza Yeerk
da filarsela.
Mertil! chiamai, portandomi a grandi passi sul retro del camion, adesso
nuovamente nell'oscurità totale, visto che i fanali erano stati distrutti. Stai
bene?
Sto come stavo prima.
Magnifico. Un altro Mister Filosofia.
Vediamo di aprirlo incalzò Rachel. Prima che il serbatoio scoppi, o
qualcosa del genere.
Strinsi le mie dita di gorilla attorno alla serratura dello sportello
posteriore del camion, tirando e strattonando con tutte le mie forze.
Nulla. Tesi ogni muscolo del petto e delle braccia in un nuovo tentativo.
Ancora nulla. Adesso la spalla mi andava letteralmente a fuoco.
Provo con la proboscide disse Rachel.

K. A. Applegate 74 2001 - L'Altro


Tanti auguri mormorai.
Marco! Rachel!
Era Jake che scivolava furtivamente fuori dall'ombra. Sanguinava, ma lo
avevo visto in condizioni peggiori. Cassie, Ax e Gafinilan erano con lui.
Ciascuno di loro portava i segni evidenti della battaglia. Un istante più
tardi, Tobias volò silenzioso sul tetto di un vagone vicino.
Stiamo cercando di tirare fuori Mertil spiegò Rachel.
Gafinilan fece un passo avanti.
È...?
Sto bene, Gafinilan rispose Mertil. Anche se sono ancora chiuso in
questa scatola.
Ci penso io disse Gafinilan.
Si portò in posizione davanti allo sportello posteriore del camion.
CLAAAANG!
Sobbalzai. Non potei farne a meno, tanto fu il frastuono.
La lama caudale di Gafinilan, simile a un'ascia da guerra, aveva forato la
porta di acciaio.
Quel tipo poteva anche essere moribondo, ma di certo era ancora
incredibilmente forte.
Il lupo di Cassie guaì involontariamente per il terribile rumore prodotto
dalla lama caudale di Gafinilan che apriva un profondo varco nella porta di
acciaio.
Benissimo disse Rachel.
Quando ebbe creato una sorta di alta fessura ellittica, Gafinilan fece un
passo indietro.
E Mertil venne fuori.

K. A. Applegate 75 2001 - L'Altro


Capitolo
23

Avevamo trovato Mertil. Probabilmente gli avevamo salvato la vita.


Il suo caro amico Gafinilan aveva fatto di tutto per liberarlo.
Mertil avrebbe dovuto esserne contento. In qualche modo, almeno.
Invece sembrava tutt'altro che felice.
Eravamo nei boschi. In un posto più sicuro che non attorno allo spiazzo
abbandonato della ferrovia, dove avremmo potuto essere scoperti da
qualche isolato controller Hork-Bajir.
Sono sorpreso disse francamente Mertil che abbiate messo a rischio la
vostra vita per salvarmi. Essendo io quello che sono.
Teneva abbassato il moncherino della coda, il più appiattito possibile
contro il corpo. Quasi che se ne vergognasse. Doveva essere una posizione
scomoda.
Non capiamo che cosa vuoi dire rispose gentilmente Cassie.
Ve lo spiegherò intervenne Ax. Vuol dire che è sorpreso che noi, dei
normali guerrieri in buona salute, abbiamo rischiato la vita per un
semplice vecol. Fece una pausa. Voltò un occhio peduncolato verso di me
e aggiunse: O, come dice Marco, per un disabile.
Cavolo, non possiamo lasciar perdere questi discorsi, per favore? sbottò
Rachel. Non è certo colpa di Mertil se ha subito una menomazione. Così
come non è una sua colpa soffrire di un'allergia o di qualcosa di simile.
Gente, conosco ben poche persone perfettamente sane e questo è un totale
spreco di ossigeno. Secondo me.
Sono d'accordo mormorai.
Mertil e Gafinilan restarono in silenzio.
Ax disse Jake. Tu consideri Gafinilan un eroe della cultura andalita,
giusto?
Ax annuì. Uno dei gesti umani preferiti tra quelli che aveva adottato.
Può darsi che il fatto che sia in grado di passare sopra alle imperfezioni
fisiche sia una delle ragioni che lo rendono un eroe. Che cosa ne pensi?
Principe Jake, ritengo che il motivo per cui Gafinilan è in grado di
passar sopra alla deformità del suo amico dipende dal fatto che lo guarda
attraverso gli occhi dell'amicizia. Questo è un comportamento
eccezionale. In circostanze normali, nella società andalita è

K. A. Applegate 76 2001 - L'Altro


semplicemente innaturale mostrare un simile interesse per un vecol.
Perciò l'amicizia non sarebbe naturale? ribatté Rachel. Sarebbe una
cosa anormale?
E poi che cosa è "normale"? chiese Cassie, retoricamente.
La norma. Lo standard. La media dissi.
Tobias gettò su di noi uno sguardo torvo.
Okay, mi state facendo venire un complesso. Io sono un nothlit. Uno
scherzo della natura. Un mostro. Il mio migliore amico è un alieno dalla
pelliccia azzurra. La mia ragazza è umana... quando non è in metamorfosi.
E se la piantassimo di parlare di "normalità "? O di "standard", o di
quello che è "naturale"? Per favore.
Un altro strano silenzio. Quanto a me, stavo morendo dalla voglia di
sentire che cosa sarebbe accaduto dopo.
Mertil-Iscar-Elmand disse Ax. Con rispetto. È un onore fare la tua
conoscenza. Ti ricorderò sempre per quello che sei stato.
Be', era un inizio.
Dobbiamo andarcene di qui intervenne Jake. Gafinilan, aiuteremo te e
Mertil a tornare indietro.
Grazie.
E di nuovo vidi il tremore che avevo visto prima. Però più accentuato. E
ricordai che Gafinilan non era sicuro di avermi visto nella mia forma
umana, quella prima notte. Ricordai di averlo visto scrutare da vicino i
cartellini della sua serra. Stava diventando cieco.
Quando il tremore cessò, Gafinilan andò avanti.
E poi sarete così gentili da lasciarci in pace. Il mio tempo sta per
esaurirsi. Mi piacerebbe terminare i miei giorni in modo onorevole, in
compagnia del mio più caro amico.
Mertil, che non era un esemplare di guerriero andalita meno valoroso,
raddrizzò le spalle.
Come Gafinilan si è preso cura di me, adesso io mi prenderò cura di lui.
È mio dovere.
Il visser potrebbe non lasciarvi in pace osservò Jake.
Il visser ha dimostrato di non avere alcun interesse nei nostri confronti
rispose Gafinilan.
Ha ragione, Jake intervenni. Se il visser dovesse dare la caccia a
qualcuno, quelli saremmo noi. Per aver mandato all'aria i suoi piani.
Oh, che bellezza! disse seccamente Cassie. Sai sempre come finire su

K. A. Applegate 77 2001 - L'Altro


una nota acuta, Marco.
Grazie risposi.

K. A. Applegate 78 2001 - L'Altro


Capitolo
24

Avete presente quel vecchio gioco che si fa durante le feste, "Chi sono
questa volta?". Oppure i cartelloni dell'asilo, che rappresentano un dottore,
un barbiere, un panettiere? Le persone vengono identificate dal tipo di
abbigliamento che indossano durante il giorno. Da ciò che c'è in loro di
visibile, di evidente, di manifesto.
Perciò se hai perso un braccio, o se te ne vai in giro su una sedia a
rotelle, oppure se sei cieco, sei un handicappato. Magari sei anche un
poeta, o un intellettuale, un peccatore o un santo. Ma nella testa della gente
prima di tutto sei un handicappato.
E non c'è nemmeno molto che si possa fare in proposito.
Mia madre è (o era?) il corpo ospite di Visser I. Colui che diede inizio
all'invasione yeerk della Terra.
Tutti quanti, incluso mio padre e la sua nuova moglie, credono che sia
morta.
Forse lo è.
Forse no.
Forse potrebbe essere salvata.
Forse no.
Semplicemente non lo so, dopo l'ultima volta che ci siamo incontrati a
faccia a faccia. In un tunnel dei Taxxon all'interno dell'edificio principale
della vasca yeerk. Durante il suo processo davanti al Consiglio dei Tredici.
La maggior parte delle volte non faccio nemmeno finta di volerlo sapere.
Tuttavia, se si dovesse ripresentare l'occasione... Be'... aspetterò finché
questo non accadrà, per decidere.
A ogni modo, al momento per la gente sono "il ragazzo a cui è morta la
madre". Per i miei amici, sono "il ragazzo che parla troppo e che ha avuto
la madre rapita dagli alieni".
Non si riesce a venirne fuori.
Vecol, disturbato mentale, handicappato. Idiota, psicopatico, zoppo.
Si impara a conviverci.
Jake è il nostro responsabile capo.
Rachel è la bellissima guerrafondaia.
Cassie è l'abbraccia-alberi.

K. A. Applegate 79 2001 - L'Altro


Tobias, il ragazzo-uccello.
Ax, l'alieno residente.
Gafinilan è quello mortalmente malato.
Mertil...
Dunque avevamo liberato Mertil e avevamo acconsentito a lasciare in
pace lui e Gafinilan. Eravamo abbastanza sicuri che anche gli Yeerk li
avrebbero lasciati perdere. Almeno per un po'.
Insomma, come aveva detto Gafinilan, che cosa avevano fatto quei due
Andatiti? Nulla. Se non mostrare una profonda lealtà del tutto stupefacente
e incomprensibile agli occhi di Visser III e dei suoi scagnozzi.
Perciò, assumendo il fatto che agli occhi degli Yeerk Gafinilan era
essenzialmente un moribondo e Mertil un individuo del tutto inutile,
supponemmo che avessero una buona possibilità di vivere senza essere
infastiditi.
Almeno fino a quando Gafinilan non fosse morto e Mertil non fosse
rimasto da solo nella casa di Henry McClellan. Incapace di usare la
metamorfosi. Nient'altro che un prigioniero in terra straniera.
Come sarebbe sopravvissuto?
Forse non avrei dovuto farlo...
Quante volte lo dico? Troppe.
Forse non avrei dovuto farlo, ma lo feci.
Feci un'ultima visita non autorizzata alla casa di Henry McClellan. In
metamorfosi da falco pescatore, e mentre Gafinilan/Henry era al lavoro.
Non sono completamente stupido.
Trovai Mertil nella serra. Lo chiamai a distanza in modo che non si
spaventasse e mi abbattesse con uno shredder o qualcosa del genere.
Mi identificai come il prestante gorilla della sera precedente.
Gli altri non sanno che sono qui, perciò, ehm... apprezzerei che questa
visita restasse un piccolo segreto tra noi due.
D'accordo rispose Mertil con voce leggermente sostenuta. Credo di
doverti la vita.
Be', non saprei dissi. Ma, senti... voglio solo che tu sappia... cioè tutti
noi vogliamo che tu sappia che se... ehm, quando Gafinilan, sì, insomma...
dovesse morire. Che dovresti venirci a cercare. E, be'... magari anch'io
potrei farmi vivo ogni tanto. Si potrebbe fare qualche videogioco. Restare
da soli non è bello, amico, e... insomma, più alleati riusciamo ad avere,
meglio è.

K. A. Applegate 80 2001 - L'Altro


Nulla. Mi spostai sul mio posatoio sulla grande vecchia quercia dove
Tobias si era appollaiato durante la nostra prima visita alla casa.
Notai un'ape svolazzare verso la serra.
Attesi.
Forse lo avevo offeso in qualche modo. Non ne avevo avuto intenzione,
ma a volte la mia bocca ferisce involontariamente i sentimenti altrui.
Il silenzio era orribile.
E poi, d'improvviso, la sua voce mi rimbombò nella testa. Forte, piena di
energia e vibrante di qualcosa che assomigliava molto alla fierezza.
Grazie, aristh Marco. Magari lo farò.

FINE

K. A. Applegate 81 2001 - L'Altro

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