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sovrastrutture
stradali
(Parte 1 di 2)
Pavimentazioni
flessibili
A.A. 2021/2022
Il progetto delle pavimentazioni flessibili e semi-rigide
INTRODUZIONE 2
In linea di principio il metodo di progetto di una pavimentazione stradale non differisce
sostanzialmente da quello di una qualsiasi altra struttura di ingegneria civile: note le
caratteristiche meccaniche dei materiali da impiegare e i carichi (termici e trasmessi dai
veicoli), si tratta di dimensionare lo spessore dei vari strati della pavimentazione in modo da
contenere entro limiti prefissati il danno che da tali carichi essa subisce. In pratica però, da un
lato la grande variabilità dei materiali che possono essere impiegati, dall’altro la difficoltà di
definire compiutamente il danno subito che può ritenersi accettabile rendono il problema
estremamente complesso.
Pre-dimensionamento
È possibile, in Italia, effettuare un pre-dimensionamento delle pavimentazioni (sia rigide che in
conglomerato bituminoso). Questo metodo, proposto dal CNR nel 1995, è basato su:
però, essendo state tali categorie definite prima del 2001, non trovano esatta
corrispondenza con le categorie stradali proposte nel DM 2001.
B. tipologie di pavimentazioni:
F = flessibili
SR = semirigide
RG = rigide
RC = rigide con armatura continua.
C. traffico previsto (sulla corsia più caricata) in funzione del tipo di strada e definito in
termini di veicoli commerciali (Lezione 2) e diviso per Livelli:
2
MR = 30 N/mm portanza SCARSA
2
MR = 90 N/mm portanza MEDIA
2
MR = 150 N/mm portanza BUONA
Da qui un Catalogo formato da schede che, in funzione dei suddetti quattro dati di input,
definisce il tipo, gli strati e gli spessori della pavimentazione. Di seguito un esempio estratto
da una scheda.
PSI
Log
Log N80 Zr S0 9.36 Log SN 1 0.20 4.2 1.5 2.32 Log M 8.07
1094
R
0.40
SN 1
5,19
𝑆𝑁 𝑚 ∙𝑎 ∙ℎ
dove:
MATERIALE Coefficiente a
5
Misto granulare 0.11
Misto granulare frantumato 0.13-0.14
Misto cementato 0.22-0.28
CB strato Base 0.25-0.30
CB strato Collegamento 0.35-0.40
CB strato Usura 0.40-0.45
mi: coefficiente di DRENAGGIO pari a 1 per gli strati in conglomerato bituminoso, 0.98
per i misti cementati e 0.95 per i misti granulari frantumati e da determinarsi in base
alla tabella successiva per i materiali naturali
𝑆 0,40 0,50
AFFIDABILITA’ Zr
[%] 6
90 -1.282
92 -1.405
94 -1.555
96 -1.751
99 -2.327
99.99 -3.750
con:
PSIiniz: parametro che individua le condizioni della pavimentazione nuova e tiene conto delle
imperfezioni dovute alla realizzazione. Per le pavimentazioni flessibili si assume pari a 4,2–4,5
PSIfin: è l’indice di servizio al termine della vita utile. È posto pari a 2,5 per strade di media
importanza (extraurbane, scorrimento…) e 3 per le strade principali (autostrade).
con:
SV media delle variazioni delle pendenze del profilo, lungo i percorsi delle ruote;
RD media della profondità delle ormaie (in pollici), a intervalli di 20 piedi;
P superficie delle buche (patching) in ‰;
C superficie delle zone lesionate (cracking) in ‰.
La capacità portante del sottofondo (Mr in psi) è espressa attraverso il MODULO RESILIENTE
EFFETTIVO definito come quel valore di Modulo Resiliente del sottofondo, COSTANTE
DURANTE tutto L’ANNO solare, per il quale si produce una variazione di funzionalità (∆PSI)
pari a quella che si avrebbe assumendo diversi valori di Mr relativi alle varie condizioni
climatiche durante l’anno. Quindi 𝑀 è un valore UNICO che tiene conto delle
variazioni climatiche e di umidità durante l’anno.
Il Modulo Resiliente può essere determinato da prove in laboratorio con cella triassiale o può
essere derivato da formulazioni empiriche, ad esempio basate sulla misura del CBR: 7
Mr (MPa) = 10∙CBR
Per il calcolo dei carichi indotti dal passaggio del traffico (𝑁 è necessario fare riferimento
ad ASSI STANDARD o ESAL, seguendo la seguente procedura (esercitazione collegata):
IPOTESI:
Elasticità lineare
Omogeneità
Isotropia
SCHEMATIZZAZIONE
IPOTESI:
Elasticità lineare
Omogeneità
Isotropia
SCHEMATIZZAZIONE
simmetria assiale;
carico verticale circolare uniformemente distribuito;
primo strato di estensione indefinita in senso radiale ma finita nella direzione verticale;
secondo strato di estensione indefinita sia nella direzione radiale che verticale.
IPOTESI:
Elasticità lineare
Omogeneità
Isotropia
SCHEMATIZZAZIONE
simmetria assiale;
carico verticale circolare uniformemente distribuito;
primo e secondo strato di estensione indefinita in senso radiale ma finita nella direzione
verticale;
terzo strato di estensione indefinita sia nella direzione radiale che verticale.
NOTA: questo metodo comporta un elevato onere computazionale dei risultati (sforzi-
deformazioni); per questo sono stati messi a punto dei diagrammi (Peattie’s Charts) o delle
tabelle (Jones) che semplificano la procedura (esercitazione collegata).
IPOTESI:
Elasticità lineare
Omogeneità
Isotropia
SCHEMATIZZAZIONE
simmetria assiale;
carico verticale circolare uniformemente distribuito;
serie di strati di estensione indefinita in senso radiale ma finita nella direzione verticale;
ultimo strato di estensione indefinita sia nella direzione radiale che verticale.
In questo caso, dato l’elevatissimo onere computazionale, per la computazione dei risultati è
fortemente raccomandato l’utilizzo di un software.
Tra i software più semplici e diffusi per la risoluzione dei sistemi “multistrato elastico” vi sono
Bisar e KenPave.
10
CARICO
Il carico è di tipo statico. Si determina il carico gravante su una ruota e lo si divide per la
pressione di gonfiaggio dello pneumatico, si ottiene così l’area di impronta e quindi il raggio
d’impronta.
Nel programma di calcolo il dato di input è definito da pressione di gonfiaggio dello pneumatico
e raggio di impronta.
MULTISTRATO
Si ipotizza il multistrato elastico per numero di strati, spessore e coefficiente di Poisson. Come
nell’esempio seguente.
Coeff. Di Poisson
STRATO SPESSORE [cm]
[-]
Sottofondo ∞ 0.30
MATERIALI
11
Per tener conto della termo-dipendenza dei materiali è necessario rilevare le temperature
medie dell’aria per un certo periodo di osservazione dalla stazione (o dalle stazioni) meteo più
prossime al sito di realizzazione dell’infrastruttura. Come nell’esempio seguente.
Da qui è necessario calcolare le temperature effettive nei singoli strati della pavimentazione:
Dove Tpm(z) è la temperature dello strato alla quota z e Tam è la temperatura media dell’aria.
In questo modo è possibile calcolare le temperature di riferimento per i singoli strati legati a
bitume, avendo individuato con z la profondità della sezione intermedia del singolo strato.
Esempio seguente.
Rispetto alle temperature riportate in precedenza, nel caso di esempio, è da evidenziare che
non vi è una sostanziale variazione di detto parametro (temperatura) con la profondità, per
tutte le stagioni, e che primavera e autunno presentano valori simili tra loro (approssimabili a
20°C), per cui nei calcoli è possibile assumere con buona approssimazione le temperature
della tabella successiva.
Note le temperature nei singoli strati legati a bitume, si associa ad esse il Modulo di Rigidezza
(ad esempio preso da letteratura o, se disponibile, da prove in laboratorio).
Per quanto riguarda il Modulo di Rigidezza dei materiali non legati a bitume (misto cementati
e granulari) è possibile fare riferimento alla letteratura di settore. 12
Misto cementato in condizioni fessurate (perché ci si riferisce alla condizione predominante in
esercizio) compreso tra 2500 e 1500 MPa.
Misto granulare compreso tra 1500 e 800 MPa, Sottofondo, in via cautelativa, pari a 200 MPa.
rComp.max = - 3*rTraz.max
zComp.max = - 5▫10*rTraz.max
rComp.max = - 3*rTraz.max
zComp.max = - 8▫10*rTraz.max
In ultimo per gli stati granulari (fondazione e sottofondo), al fine di evitare la formazione di
deformazioni permanenti nella pavimentazione e quindi la formazione di ormaie, si pone un
limite alla tensione verticale di compressione all’estradosso dello strato. Si utilizza la seguente
relazione derivante dalla letteratura tecnica di settore:
zComp.max. = - (0.006Es)/(1+0.07LogN)
L’esempio nella tabella successiva riporta i valori limite dei materiali legati a bitume.
VALORI LIMITE
Usura (CB)
(Spessore = 5 cm)
‐4.00 ‐2.40 0.80 ‐6.25 ‐3.75 1.25 ‐9.50 ‐5.70 1.90
Collegamento (CB)
(Spessore = 9 cm)
‐4.50 ‐2.70 0.90 ‐7.75 ‐4.65 1.55 ‐10.75 ‐6.45 2.15
Base (CB)
(Spessore = 15 cm)
‐2.75 ‐1.65 0.55 ‐3.50 ‐2.1 0.70 ‐5.50 ‐3.30 1.10
VALORI DI CALCOLO
Primavera
Estate Inverno
Autunno
Strato
z r z r z r
[MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa] [MPa]
VERIFICA FINALE
Si confrontano le sollecitazioni derivanti dal calcolo con quelle limite verificando sempre che
la tensione di calcolo sia minore rispetto a quella limite.
Nel caso la condizione non sia verificata, si procede in modo iterativo, cambiando uno o più
dati di input (spessore di uno o più strati, materiali e quindi modulo).
3. Calcolo del DANNO CUMULATO della pavimentazione indotto dal numero di passaggi
di traffico rispetto al numero di passaggi critico (LEGGE di MINER).
Vi sono numerose formulazioni per il calcolo della resistenza a fatica, qui si fa rifermento a
quella proposta negli Stati Uniti dall’Asphalt Insitute:
,
𝑁 0,0796 ∙ 𝐶 ∙ 𝜀 𝐸∗ ,
dove:
C=10M
𝑉
𝑀 8,84 ∙ 0,69
𝑉 𝑉
T
ni
D
i 1 Ni
Dove:
16
D = danno
ni = numero PREVISTO di assi di carico effettivamente transitanti
Ni = numero di assi di carico CALCOLATO che porta a rottura la pavimentazione
i = periodo temporale in cui viene suddiviso l’anno (es. stagioni, i=4).
Se risulta:
Consiste nel valutare la profondità dell’ormaia al termine della vita utile della pavimentazione
data dall’accumulo delle deformazioni plastiche in tutti gli strati della pavimentazione.
La profondità massima dell’ormaia ammessa al termine della vita utile della pavimentazione è
normalmente compresa tra 1,5 e 2,5 cm.
con
α e β parametri di correlazione
anche in questo caso esistono diverse formulazioni per il calcolo delle deformazioni
permanenti nelle pavimentazioni flessibili. Di seguito alcune internazionalmente accettate.
𝜀 𝑛 𝜀 ∙ 1 0,7 log 𝑛
È quindi necessario: