La capacità portante di un palo è data dalla somma della portata limite di base Qb
e della portata limite per attrito laterale Qs, quindi considerando anche il peso del
palo W, la condizione di equilibrio sarà data da:
𝑄𝑇 + W = 𝑄𝑏 + 𝑄𝑠 (Eq. 8)
Dove:
- c = coesione (c = c’ T.E.; c = cu T.T.);
- q = sovraccarico → 𝛴𝑖 [(𝛾𝑖 - 𝛾𝑤 ) ∙ ℎ𝑖
𝛾𝑖 = peso specifico dell’i-esimo strato;
ℎ𝑖 = spessore dell’i-esimo strato;
𝛾𝑤 = peso specifico dell’acqua;
- 𝛾𝑝 = peso specifico dello strato di terreno alla
punta del palo;
- 𝐵 = 𝐷 = Diametro del palo;
- 𝑁𝛾 , 𝑁𝑐 , 𝑁𝑞 = fattori capacità portante
Tale approccio è valido anche in presenza di terreni
saturi o parzialmente saturi.
In base alla risposta globale del sistema, influenzato dalla granulometria del
terreno, avremmo una risposta drenata, per terreni incoerenti e non drenata per
terreni coesi, quindi l’Eq 10 precedentemente descritta, assume un’espressione
differente in base alle condizioni a contorno.
In cui:
- 𝐴𝑏𝑎𝑠𝑒 è l’area di base del palo;
- 𝑞𝑙𝑖𝑚 è la capacità portante unitaria;
- 𝑐𝑢 è la resistenza al taglio in condizioni non drenate;
- 𝜎𝑣𝑜 è la tensione verticale totale alla punta;
- 𝑁𝑐 è il fattore di capacità portante, il cui valore è spesso assunto pari a 9
(considerazioni di caratteri sperimentalistico).
Il peso del palo di fondazione e il prodotto tra l’area del palo e la tensione totale
alla punta, risultano la maggior parte delle volte trascurabili poiché considerati
della stessa entità quindi tendono ad elidersi.
𝑄𝐵 = 9cu
𝐷+0,5
- Per pali Infissi 𝑅𝐶 = ≤ 1; (Eq. 12)
2 ∙𝐷
𝐷+1
- Per pali Infissi 𝑅𝐶 = ≤ 1; (Eq. 13)
2 ∙𝐷+1
Come si può notare la dispersione dei valori è molto alta e crescente con il valore
dell’angolo di resistenza al taglio. A titolo di esempio per ϕ’ = 35° i valori di Nq
proposti dai vari Autori sono compresi tra 55 e 500.
Inoltre è molto incerta la scelta del valore di calcolo di ϕ’, sia perché la messa in
opera del palo altera le proprietà meccaniche del terreno sia perché la stima di ϕ’
in terreni incoerenti è indiretta e affidata a prove in sito, sia infine perché il valore
di ϕ’ dipende anche dallo stato tensionale a rottura.
In genere si fa riferimento alla curva di Nq proposta da Beretzanzev, che è una
delle più cautelative, e ad un angolo di resistenza al taglio di progetto, 𝜙’𝑐𝑜𝑟𝑟 ,
ridotto rispetto al valore di picco stimato.
Infatti Kishida (1967), sulla base di dati sperimentali desunti da prove di carico
spinte fino a rottura su pali reali in terreni reali, ha suggerito di utilizzare un
valore corretto dell’angolo di attrito 𝜙’𝑐𝑜𝑟𝑟 determinato dalle indagini e assume
quindi:
𝜙’+40°
- 𝜙’𝑐𝑜𝑟𝑟 = per i pali battuti; (Eq. 13.1)
2
La correzione per PST tiene in conto del fatto che la compressione determina un
addensamento del terreno e quindi un aumento di φ.
Da notare che per un terreno molto sciolto (es. φ = 30°, 𝜙’𝑐𝑜𝑟𝑟 = 35°) la correzione
comporta un aumento dell’angolo d’attrito;
per un terreno molto denso, invece, (es. φ = 40°, 𝜙’𝑐𝑜𝑟𝑟 = 40°) la correzione non
comporta modifiche; nel caso in cui φ > 40° la correzione comporta una riduzione
dell’angolo d’attrito, quindi un peggioramento, poiché il terreno già denso tende a
dilatare. La correzione per i pali ad asportazione tiene in conto del fatto che la
decompressione determina un rigonfiamento del terreno e quindi una riduzione di
φ’. In ultimo, secondo la teoria di Beretzanzev la parte di terreno circostante
il palo interessata dalla rottura si estende per una lunghezza pari al diametro d, al
di sotto della fondazione, e per 4d al di sopra della punta.
Pertanto il valore di 𝜙’𝑐𝑜𝑟𝑟 secondo Kishida, da adottare è una media pesata degli
eventuali valori di φ che si trovano in tale volume (5d).
𝐿
𝑄𝑆 = 𝜋 ∙ 𝐷 ∙ ∫0 𝜏𝑠 ∙ 𝑑𝑧 (Eq. 14)
I metodi attualmente utilizzati per la stima della sono due, il metodo secondo
Viggiani e il metodo secondo Burland, entrambi frutto di sperimentazioni e teoria.
In base alla natura e alle proprietà dei terreni, incoerenti o coesivi, si procede per
il calcolo limite della portata laterale.
Per terreni coesivi l’angolo di resistenza al taglio, ϕ’, è generalmente compreso tra
20° e 30°, per cui, per un terreno N.C., si otterrebbero valori di β compresi tra
0,24 e 0,29.
Risultati sperimentali indicano inoltre che:
- per pali infissi in terreni coesivi normalmente consolidati, il coefficiente β
risulta compreso tra 0,25 e 0,40 (Figura 3), per cui sembra ragionevole
assumere come valore di progetto β = 0,3;
- per pali infissi in terreni coesivi sovra consolidati, i valori del coefficiente
β sono molto più dispersi, (Figura3) ma comunque superiori ai valori
ottenibili con le ipotesi dell’equazione precedente, che possono essere
cautelativamente assunti come valori di progetto;
- per pali trivellati in terreni coesivi normalmente consolidati si può fare
riferimento, come valore di progetto, a β= 0,25;
- per pali trivellati in terreni coesivi sovra consolidati i valori ottenibili con
le ipotesi del metodo non sono cautelativi, e, come valore di progetto, si
può fare riferimento a β = 0,8 (Figura3).
Figura 3 - a) Pali infissi in argille tenere; b) Pali infissi in argille consistenti; c) Pali trivellati in
argille consistenti (Burland 1973)
Altri autori (Reese e O’Neill, 1988) sulla base di un’analisi di prove di carico su
pali strumentati suggeriscono di utilizzare, per pali trivellati, β=0,8 fino alla
profondità di 10 volte il diametro e β = 0,6 per profondità maggiori, con la
limitazione 𝑡𝑠 ≤ 200kPa.
L’applicazione del metodo di Burland per il calcolo delle tensioni tangenziali
d’attrito di un palo in terreno sabbioso porta a una crescita lineare di 𝑡𝑠 con la
tensione verticale efficace, e quindi con la profondità, che non è in realtà
verificata. Probabilmente a causa di fenomeni d’arco (effetto silo), la tensione
efficace orizzontale nel terreno a contatto con il palo 𝜎′ℎ , e quindi anche, crescono
meno che linearmente con la profondità e tendono a stabilizzarsi a una profondità
critica dipendente dal diametro del palo e dallo stato di addensamento del terreno.
Parlando ora dell’analisi di situazioni reali, dobbiamo far fronte al fatto che in
genere i terreni sono stratificati e che si può avere a che fare con terreni di diversa
natura, quali possono essere coesivi o puramente attritivi, all’interno della
stratigrafia dell’area in esame.
Si introduce quindi la relazione generale:
𝜋 ∙ 𝜙𝑖
Qs = ∑𝑛𝑖=1[ 𝜋 ∙ 𝐷 ∙ ℎ𝑖 ∙ ( 𝑐𝑖 + 𝜎′ 𝑖 ∙ 𝐾𝑖 ∙ tg ∙ ( ) (Eq. 17)
2
180
Dove:
D = diametro palo;
ℎ𝑖 = altezza dello strato i-esimo;
𝜎′ 𝑖 = pressione efficace alla mezzeria dello strato i-esimo;
2
𝜎𝑤𝑖 𝑡 = 𝜎 𝑓𝑖 ∙ 𝛾𝑤
𝜎′𝑣𝑖 𝑡 = 𝜎𝑣 𝑡 − 𝜎𝑤 𝑡
𝑖 𝑖
𝑃𝑙 𝜋∙𝐿 ∙𝐺
𝐾𝑙 = = (Eq. 21)
𝑤 2
Per quanto concerne la portata di base, un’analoga relazione è data dalla soluzione
relativa a una piastra rigida interagente con un semispazio elastico (Timoshenko e
Goodier, 1970):
𝑃𝑏 4 𝑅𝑏 𝐺𝑏
𝐾𝑏 = = (Eq. 22)
𝑤 ( 1− 𝜈 )
La relazione tra carico totale e cedimento (rigidezza del palo) si ottiene
osservando semplicemente che, per l’ipotesi di palo rigido, i cedimenti della base
e lungo il fusto devono essere uguali:
𝑃𝑝𝑎𝑙𝑜 𝑃𝑏 + 𝑃𝑙 1 4 𝑅𝑏 𝐺𝑏
𝐾𝑝𝑎𝑙𝑜 = = 𝐾𝑏 + 𝐾𝑙 = = (𝜋𝐿𝐺) + (Eq. 23)
𝑤 𝑤 2 ( 1− 𝜈 )
𝑃𝑝𝑎𝑙𝑜 1 4 𝑅𝑏 𝐺𝑏
𝐾𝑝𝑎𝑙𝑜 = = ∑𝑛𝑖=1 (𝜋𝐿𝐺) + (Eq. 25)
𝑤 2 ( 1− 𝜈 )
Dove:
- 1 =1,2, 3…n (n= numero strati);
- 𝐿𝑖 = altezza strato;
- 𝐺𝑖 = modulo di rigidezza a taglio dello strato i-esimo;
- 𝑅𝑏 = raggio alla base del palo;
- 𝐺𝑏 = modulo di rigidezza a taglio alla base del palo;
- 𝜈 = coefficiente di Poisson.
Un ulteriore metodo per il calcolo dei cedimenti è quello introdotto da Poulos,
1974, il quale ha studiato il comportamento di un palo, rigido per ipotesi, immerso
in un spazio elastico omogeneo ed isotropo.
Per il calcolo dei cedimenti relativi al palo caricato assialmente si utilizza la
formula di seguito riportata:
𝑄
w= 𝐼𝑤 (Eq. 26)
𝐸 ∙𝐿
dove:
- Q = carico assiale applicato alla testa del palo;
- L = lunghezza del palo;
- E = modulo elastico di Young del terreno omogeneo;
- 𝐼𝑤 = fattore d’influenza.
Per la stima del fattore d’influenza, 𝐼𝑤 , sono stati introdotti diversi grafici in
relazione al rapporto tra la lunghezza del palo ed uno strato di terreno più rigido
(bed rock), h/L, e per diversi valori del coefficiente di Poisson (ν ).
Si riportano alcuni dei grafici introdotti da Poulos:
In seguito è stata rimossa l’ipotesi di rigidezza infinita del palo ed è stata calcolata
la compressibilità del palo in relazione a quella del suolo attraverso la seguente
formula:
𝐸𝑝
K= 𝐴𝑟
𝐸
Dove:
Figura 6 - cedimento con modulo di Poisson Figura 7 - cedimento con modulo di Poisson
0.40 0.50
𝐿 1 𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜
≤ √
𝑅0 2 𝐺𝐿
Al contrario, se:
𝐿 𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜
≤ 3√
𝑅0 𝐺𝐿
il palo può essere considerato di lunghezza infinita, nel senso che in questo caso il
carico non raggiunge la base, ma viene equilibrato dall’attrito del terreno
sviluppato lungo un tratto, definito lunghezza attiva, pari a:
𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜
𝐿𝐴 = 3𝑅0 √ (Eq. 27)
𝐺𝐿
In quest’ultimo caso la relazione carico-cedimento può essere valutata con
l’espressione approssimata (Fleming et al.,1985):
𝑃𝑝𝑎𝑙𝑜 𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜
𝐾𝑝𝑎𝑙𝑜 = = π𝑅0 𝐺𝐿𝐴 √ (Eq. 28)
𝑤 𝐺𝐿
Dove:
- 𝐺𝐿 = modulo di rigidezza a taglio medio corrispondente alla lunghezza
attiva;
- 𝐺𝐿𝐴 = modulo di rigidezza a taglio alla base della lunghezza attiva;
In base all’ipotesi iniziale di equilibrio si può osservare come elevate tensioni
tangenziali vengano a svilupparsi al contatto palo-terreno, dando luogo a
movimenti relativi che sono responsabili di una risposta non lineare già in
presenza di modesti carichi.
Avendo imposto ( γ ≅ 𝑑𝑤⁄𝑑𝑟 ), il cedimento del palo è dovuto alle distorsioni
imposte al terreno, ipotesi convalidata anche dall’osservazione che le pressioni
interstiziali sviluppate durante la fase di carico sono modeste, a supporto anche
dell’approccio di calcolo della capacità portante in termini di tensioni efficaci.
𝐺 ∗ = 𝐺𝑙𝑐 ∙ (1 + 0.75 𝜈)
2
dove 𝐺𝑙𝑐 è il modulo di taglio del terreno valutato alla profondità 𝑙𝑐 /2.
2
Secondo Randolph, lo spostamento orizzontale (u) e la rotazione (θ) alla testa del
palo (entrambi misurati nella direzione dei carichi applicati) dipende dalla
rigidezza relativa tra palo-terreno (𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜 /𝐺 ∗ ) e dalla geometria del palo stesso
(L/D ), ( con L = altezza palo e D = diametro).
Detto ciò, in relazione a questi due parametri, si distinguono tre casi:
1. palo flessibile;
2. palo rigido;
3. comportamento intermedio.
A tal proposito, è stato introdotto il concetto di lunghezza critica (𝑙𝑐 ), che funge
da frontiera per il caso di palo flessibile (che si comporta come fosse
infinitamente lungo). Tale parametro vale:
𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜 2⁄ 𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜 2⁄
𝑙𝑐 = D ∙[[ ] 7 =D∙[ ] 7 (Eq. 29)
𝐺∗ 𝐺𝑙𝑐 ∙(1+0.75 𝜈)
2
I risultati dello studio agli elementi finiti sono riportati nelle seguenti figure:
(nei grafici D=L=lunghezza palo e B=D=diametro palo).
Figura 11 - relazione carico cedimento laterale
𝐻𝑙𝑐
𝑀𝑚𝑎𝑥 = 0.1 (Eq. 31)
𝜌
Tale momento si produce in una sezione posta a 𝑙𝑐 ⁄4 dalla testa del palo, nel caso
di terreno omogeneo, o a 𝑙𝑐 ⁄3 nel caso in cui il modulo del terreno cresca
linearmente con la profondità. Per quanto riguarda invece la distribuzione dei
momenti prodotti da una coppia applicata in testa, si può assumere una variazione
lineare, che si smorza in corrispondenza di una sezione posta ad una distanza pari
alla lunghezza critica.
Se il palo ha l’estremità impedita di ruotare, imponendo la condizione di rotazione
nulla si può ottenere il massimo momento in testa e di conseguenza anche lo
spostamento massimo, i cui valori assumono:
0.375𝐻𝑙𝑐 0.11 𝑙
𝑀𝑖𝑛𝑐. = −0.5 u = F ∙ (0,27 - ) H ( 𝑐 )−1 (Eq. 32; Eq. 33)
√𝜌 √𝜌 2
Studi posteriori da parte di Carter & Kulhawy (1990), hanno allargato questi
intervalli:
1 ≤ 𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜 ⁄𝐸 ≤ 106 e 𝐿⁄ ≥ 1
𝐷
𝐻 2ℎ −1⁄ 𝑀 2ℎ −7⁄
u = 0,4 ( )( ) 3+ 0,3( )( ) 8 (Eq.34)
𝐺 ∗ +𝐷 𝐷 𝐺 ∗ +𝐷2 𝐷
𝐻 2ℎ −7⁄ 𝑀 2ℎ −5⁄
θ = 0,3 ( )( ) 8+ 0,8( )( ) 3 (Eq. 35)
𝐺 ∗ +𝐷2 𝐷 𝐺 ∗ +𝐷2 𝐷
si intuisce che nella formula compare il valore di 𝐺𝑙𝑐 che è il modulo di taglio alla
2
𝑙
profondità 𝑐, valore il quale deve ancora essere calcolato.
2
Ottenendo:
𝐺𝑧 = 𝐺0 + 𝑘𝑒 ∙ 𝑧
Tale equazione, che è la retta interpolante i moduli di taglio per ogni strato, è la
relazione che serve per far iterare la formula di 𝑙𝑐 sino ad ottenere una variazione,
tra uno step e l’altro, sufficientemente piccola. Come valore di partenza per 𝑙𝑐 si
può assumere un valore di circa 10metri.
0,70 ≤ 𝜂 ≤ 0,90
Per capire perché l’efficienza in terreni a grana fina è inferiore all’unità si pensi ai
pali ad asportazione di terreno: si esegue un foro nel terreno supponendo che non
fa cedere le pareti del foro stesso.
Lo scavo effettuato ha creato una riduzione di stato tensionale totale, di
conseguenza, il terreno avrebbe voluto dilatarsi ma non può perché è in condizioni
non drenate per cui provoca l’insorgere di depressioni neutre.
In questo modo il terreno tende ad adsorbire l’acqua presente nel cls facendo
aumentare il proprio contenuto d’acqua e quindi il volume.
Noto che in CND la resistenza a taglio del terreno 𝑐𝑢 diminuisce all’aumentare del
contenuto d’acqua (diminuiscono le tensioni efficaci), nel caso in esame si è
ridotta la resistenza a taglio all’interfaccia palo-terreno e di conseguenza
l’efficienza (la riduzione di cu rispetto a quella iniziale del palo singolo si traduce
empiricamente attraverso valori dell’efficienza inferiori all’unità).
Questo fenomeno si esalta di più nel gruppo di pali, e maggiormente quanto più
essi sono vicini, ciò perché è maggiore la quantità d’acqua che il terreno può
adsorbire dal cls di tutti i pali costituenti la palificata.
Man mano che i pali si avvicinano viene inibito lo scorrimento relativo palo-
terreno che consente la mobilitazione delle resistenze, cioè se le distanze sono
molto ridotte (s/d < 6), il terreno “sprofonda” insieme ai pali come un unico
solido. Il blocco di terreno che tende a sprofondare subirà l’opposizione del
terreno esterno creando, dunque, un attrito non più palo-terreno bensì terreno-
terreno. Nasce così il meccanismo di rottura a blocco che vede i pali
rompersi come unico blocco costituito dai pali e da tutto il terreno tra essi
compreso, formando un parallelepipedo sulle cui superfici laterali e alla base
resiste il terreno.
Viene indicato con 𝑞𝑠 la resistenza tangenziale limite all’interfaccia blocco-
terreno e con 𝑞𝑏 la tensione normale limite alla base del blocco, si avrà un carico
limite del blocco pari all’integrale di 𝑞𝑠 sulle 4 facce e l’integrale delle 𝑞𝑏 sulla
base. La rottura a blocco avviene quando la resistenza del palo singolo è inferiore
a quella del gruppo.
In terreni granulari:
𝑞𝑏 = 𝑁𝑞 ∙ 𝜎 ′ 𝑉𝐿 + 0,40 ∙ 𝑁𝛾 ∙ 𝛾 ∙ 𝐵1
𝑞𝑠 (𝑧) = 𝐾0 ∙ 𝜎 ′ 𝑉𝑧 ∙ 𝑡𝑔𝛿
Dove:
- 𝐾0 è il coefficiente di spinta a riposo;
- 𝛿 è pari a φ l’attrito terreno-terreno;
- 𝐵1 è la minore delle dimensioni della base del blocco.
La formula del carico limite alla base 𝑞𝑏 ha una struttura del tutto analoga alla
formula trinomia della fondazione superficiale, dove la principale differenza sta
nel 0,4 al posto di 0,5 dovuto anche al fatto che rispetto alla fondazione
superficiale la base del blocco è molto più approfondita.
La resistenza totale del blocco sarà:
valori della 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐵𝑙𝑜𝑐𝑐𝑜 a cui si giunge sono superiori alla resistenza che si ottiene
sommando le resistenze di ogni singolo palo con efficienza unitaria (η = 1) 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐺
= N ∙ 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝑖 perché in terreni granulari l’efficienza è sempre maggiore di 1 mentre
in questo caso si è assunto per ignoranza cautelativa η = 1.
Poiché, quando la natura individua due possibili meccanismi (blocco e
individuale) quello che si verifica è sempre quello per il quale si compie il minor
lavoro cioè si rompe per la minor resistenza, nelle verifiche SLU si assume 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐺 .
In definitiva, i motivi per cui si considera 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐺 invece di 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐵𝑙𝑜𝑐𝑐𝑜 sono
sostanzialmente 2:
1. Per ignoranza cautelativa si considera η = 1 anche se per terreni granulari
η > 1;
2. Si mobilita prima la 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐺 perché è minore rispetto a 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐵𝑙𝑜𝑐𝑐𝑜 .
Per i terreni a grana fina, quindi in condizioni non drenate, le resistenze mobilitate
vengono considerate come segue:
𝑞𝑏 = 𝜎𝑉𝐿 + 𝑁𝑐 ∙ 𝑐𝑢
𝑞𝑠 (𝑧) = α ∙ 𝑐𝑢
Dove:
- 𝑁𝑐 fattore di capacità portante, valutata come 𝑁𝑐 = 5 ∙ (1 + 0,2 ∙
(𝐵1 ⁄𝐵2 )) ∙ [1 + 0,2 ∙ (𝐿⁄𝐵1 )];
- α è pari a 1 per l’attrito da contatto terreno-terreno;
𝑁𝑐 valutato con la formula precedente, per valori di L/B1 = 2 e B1 = B2, assume
valori circa pari a 9, ovvero assume la connotazione di un palo enorme; siccome è
buona norma non avere valori di Nc maggiori di 9, il termine evidenziato in graffa
non deve eccedere 1,5.
In presenza di terreni a grana fina è difficile capire a priori quale tra 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐺 e
𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐵𝑙𝑜𝑐𝑐𝑜 sia la minore ossia quella vincolante nel progetto; è pertanto preferibile
procedere sempre con la doppia verifica e si sceglie la minore tra le due perché è
quella che si mobilita per prima.
Se si dovesse verificare che 𝑅𝐶𝑎𝑙,𝐵𝑙𝑜𝑐𝑐𝑜 sia la minima e non soddisfa le verifiche
SLU è inutile aggiungere pali poiché il blocco rimane comunque invariato, quindi
si aumenta la lunghezza dei pali perché così facendo aumenta 𝜎𝑉𝐿 e cu in quanto
essi aumentano con la profondità (man mano che ci si spinge in profondità
aumenta la resistenza del terreno.
3.6 INTERAZIONE TRA PALI SOTTO AZIONI VERTICALI
Il problema dell’interazione tra pali in gruppo caricati verticalmente è stato
trattato da Butterfield&Douglas (1981), il quale ha condotto uno studio
parametrico variando la distanza reciproca dei pali.
Lo sviluppo della non linearità è una cosa che appartiene al palo caricato e che
avviene all’interfaccia ed è dovuto al fatto che man mano che si applica il carico
vengono coinvolte parti di palo sempre più profonde (si mobilitano
progressivamente le resistenze unitarie limite in profondità);
l’altro palo invece è ad una certa distanza e siccome τ = τ0·r0/r le tensioni
tangenziali decrescono molto rapidamente, quindi già a brevissime distanze dal
palo caricato il terreno si trova a campi di sollecitazione e di deformazione
talmente piccoli da poter essere ragionevolmente immaginabili di tipo elastico.
Poiché il palo caricato farà parte di una palificata costituita da N pali, se si vuole
considerare il contributo di tutti gli N-1 pali al cedimento w1 e si vogliono
sovrapporre gli effetti, per poter applicare il principio di sovrapposizione degli
effetti è necessaria la validità dell’ipotesi di elasticità.
Si può far dunque riferimento alla teoria di Randolph e Wroth, dove:
𝑄 2 ∙ 𝜋 ∙𝐺 ∙𝐿 𝑟
w= con 𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 = e 𝜉 = ln ( 𝑚 )
𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 𝜉 𝑠
𝑄
w= ∙ (1 + 𝛼𝑖𝑗 ) (Eq. 39)
𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜
𝑤𝑠 𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑠) [𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑟𝑜 ) ∙ (𝑟𝑜 ⁄𝑠)] [𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑟𝑜 )+ 𝑙𝑛(𝑟0 ⁄𝑠)] 𝑙𝑛(𝑠⁄𝑟𝑜 )
𝑤𝑠 = = = = =1 − =
𝑤𝑟𝑜 𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑟𝑜 ) 𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑟𝑜 ) 𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑟𝑜 ) 𝑙𝑛(𝑟𝑚 ⁄𝑟𝑜 )
𝑙𝑛(𝑠⁄𝑟𝑜 )
Di conseguenza: 𝛼𝑖𝑗 1 -
𝜉
Il cedimento medio del gruppo di pali è pari alla media dei valori riferiti ad ogni
palo:
𝑄 ∑𝑖 ∑𝑗 (1+ 𝛼𝑖𝑗 )
𝑤𝐺 = ∙ (Eq. 41)
𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 𝑁
Per tener conto degli effetti di interazione tra i pali del gruppo, è noto in
letteratura come fattore di spostamento medio, 𝑅𝑠 , che rappresenta il coefficiente
da applicare al cedimento del palo singolo:
𝐾𝐺 𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜
𝜂𝑤 = con 𝐾𝐺 =
𝑁 ∙ 𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 1+ 𝛼𝑖𝑗
Quindi un gruppo di N pali di rigidezza 𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 non avrà rigidezza pari a N·𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜
poiché ognuno dei pali avrà una riduzione di rigidezza dovuta ai fenomeni di
interazione. Tali fenomeni, infatti, provocano un aumento dei cedimenti e di
conseguenza una riduzione della rigidezza.
Detta, dunque, 𝐾𝐺 la rigidezza del gruppo ed N·𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 la rigidezza ideale che
avrebbe il gruppo senza interazioni, il loro rapporto rappresenta l’efficienza del
gruppo che ovviamente ci si aspetta essere minore di 1.
Un ulteriore considerazione è quella di considerare l’efficienza come rpporto di
cedimenti, infatti se si considera 𝐾𝐺 definito come il carico applicato sul gruppo di
pali diviso il suo cedimento e la rigidezza del singolo palo, come il rapporto tra il
carico applicato e il cedimento del palo i-esimo considerato isolato, e considerato
un gruppo di N pali identici, quindi con la stessa 𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 , identicamente caricati in
maniera tale da poter dire che il carico sul gruppo è N volte il carico su ogni palo,
sviluppando i vari passaggi, si desume:
𝑄𝐺 𝑁 ∙ 𝑄𝑠 1
𝐾𝐺 𝑤𝐺 𝑤𝐺 𝑤𝐺 𝑤𝑠
𝜂𝑤 = = 𝑄 = 𝑄 = 1 =
𝑁 ∙ 𝐾𝑃𝑎𝑙𝑜 𝑁 ∙ 𝑤𝑠 𝑁 ∙ 𝑤𝑠 𝑤𝑠
𝑤𝐺
𝑠 𝑠
Ed essendo 𝑤𝐺 = 𝑅𝑠 ∙ 𝑤𝑠 , si ha:
𝑤𝑠
𝜂𝑤 = (Eq. 42)
𝑤𝐺
L’efficienza di una palificata, dunque, a parità di ogni altra condizione, decresce
al crescere del numero dei pali, poiché 𝑅𝑠 è compreso tra 1 ed N, e 𝜂𝑤 è
compreso tra 1/N (che all’aumentare del numero di pali tende a 0) ed 1, a meno
che i pali siano tutti distanti più del raggio magico.
Il concetto di efficienza consente l’estensione di studi parametrici: si è visto che
con riferimento al palo singolo assegnati alcuni parametri, tramite la teoria di
Randolph era possibile costruire abachi in funzione di come cambiavano i vari
parametri in gioco (ζ, ρ, λ, η e 𝑟𝑏 ).
Assegnando un set di parametri (ν, λ, ρ, L/d e s/d), Butterfield&Douglas
espressero l’efficienza nel seguente modo:
𝜂𝑤 = 𝑁 −𝑎 (Eq. 43)
Ovviamente questo è il fattore di amplificazione medio che vale per una palificata
di N pali identici ugualmente caricati e nelle ipotesi in cui vale il metodo di
Randolph, ossia terreno a comportamento elastico lineare, ancorché con rigidezza
variabile con la profondità, con palo di rigidezza finita caratterizzato da un
rapporto λ = 𝐸𝑝/𝐺𝑙 diverso da infinito.
3.7 INTERAZIONI DEI PALI IN GRUPPO CARICATI
ORIZZONTALMENTE
Il problema dell’interazione tra pali in gruppo caricati da forze orizzontali e
momenti è stato trattato da Poulos, il quale ha condotto uno studio parametrico
variando il rapporto s/d (interasse tra i pali adimensionalizzata), il parametro 𝐾𝑅
(fattore di flessibilità del palo=(𝐸𝑝𝑎𝑙𝑜 𝐼𝑝𝑎𝑙𝑜 ⁄𝑅 𝐿4 ).
L’aumento negli spostamenti e nelle rotazioni alla testa del palo, dovuto alla
presenza di un palo adiacente con le stesse caratteristiche, può essere espresso,
come nel caso di pali caricati assialmente, da un fattore d’interazione α:
Def:” rapporto di incremento degli spostamenti (o rotazioni), a causa della
presenza del palo adiacente, in confronto allo spostamento (o rotazione) del palo
singolo” (Poulos,1971)
Sono considerati cinque fattori:
1. 𝛼𝑝𝐻 = fattore d’interazione per spostamenti dovuti a solo carico
orizzontale;
2. 𝛼𝑝𝑀 = fattore d’interazione per spostamenti dovuti a solo momento;
3. 𝛼𝜃𝐻 = fattore d’interazione per rotazioni dovute a solo carico orizzontale
(𝛼𝜃𝐻 = 𝛼𝑝𝑀 );
4. 𝛼𝜃𝑀 = fattore d’interazione per rotazioni dovute a solo momento;
5. 𝛼𝑝𝐹 = fattore d’interazione per spostamento di pali incastrati in testa;
I valori di tali fattori sono rappresentati nei seguenti grafici in rapporto
all’interasse tra i pali adimensionalizzata (s/d), per diversi valori di 𝐾𝑅 e L/D.
Si riportano i grafici relativi a 𝐾𝑅 = 10−3 , sul testo di Poulos (“Elastic Solution
for Soil and rock Mechanics”,1974) sono presenti grafici relativi a valori 𝐾𝑅 =
10−5 ; 10−3 ; 10; 0,1.
Dove:
- 𝐻𝑗 = carico orizzontale nel palo j;
- 𝛼𝜌𝐻𝑖𝑗 = valore di 𝛼𝑝𝐻 per passo e valore β tra i pali i e j;
Con riferimento al caso “b”, le procedure analitiche che prevedano l’utilizzo dei
parametri geotecnici o dei risultati di prove in sito, il valore caratteristico della
resistenza 𝑅𝑐,𝑘 , o a trazione, 𝑅𝑡,𝑘 , è dato dal minore dei valori ottenuti applicando
alle resistenze calcolate 𝑅𝑐,𝑐𝑎𝑙 (𝑅𝑡,𝑐𝑎𝑙 ) i fattori di correlazione ξ riportati nella Tab.
6, in funzione del numero n di verticali di indagine:
Tabella 9 - Coefficienti parziali 𝛾𝑇 per le verifiche agli stati limite ultimi di pali soggetti a carichi
trasversali.
Nel caso in cui la resistenza caratteristica 𝑅𝑡𝑟,𝑑 sia valutata a partire dalla
resistenza 𝑅𝑡𝑟,𝑚 misurata nel corso di una o più prove di carico statico su pali
pilota, è necessario che la prova sia eseguita riproducendo intensità e retta di
azione delle azioni di progetto.
Nel caso in cui la resistenza caratteristica sia valutata con metodi di calcolo
analitici, i coefficienti riportati nella Tab. 8 devono essere scelti assumendo come
verticali indagate solo quelle che consentano una completa identificazione del
modello geotecnico di sottosuolo nell’ambito delle profondità interessate dal
meccanismo di rottura.
La resistenza sotto carichi trasversali dell’intera fondazione su pali deve essere
valutata tenendo in considerazione le condizioni di vincolo alla testa dei pali
determinate dalla struttura di collegamento.