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bituminosi
(parte 4 di 7)
Caratterizzazione
meccanica: resistenza
a fatica
A.A. 2021/2022
Conglomerati bituminosi: caratterizzazione meccanica - resistenza a fatica
Il risultato della rottura per fatica, sono delle fessure che, nella prima fase sono tipicamente
“longitudinali” lungo la traccia delle ruote. Con l’avanzare dei cicli di carico la fessurazione si
espande, fino ad assumere la classica forma a “pelle di coccodrillo”.
- in una prima fase si ha un accumulo di tensioni (in termini di energia non dissipata) in
alcuni punti della pavimentazione: quelli di maggior debolezza, come in corrispondenza
dei vuoti o in punti in cui non vi è perfetta adesione tra bitume e aggregato o dove è
scarsa la coesione del bitume;
- successivamente si ha l’innesco della fessura, interessando un’area maggiore rispetto
a quella del solo accumulo delle tensioni;
- poi si ha la fase di propagazione della fessura; fase nella quale la fessura si “muove”
nella pavimentazione;
- in ultimo la fessura, che ha questo punto ha indebolito una intera regione della
pavimentazione, ne innesca altre, che, nel tempo, portano alla tipica forma a ragnatela
(pelle di coccodrillo).
2. la fessurazione BOTTOM-UP
3. la fessurazione TOP-DOWN
FESSURAZIONE BOTTOM-UP
4
La fessurazione Bottom-up avviene a causa degli sforzi di trazione alla BASE (all’interstrato
tra lo strato di base e lo strato di fondazione) degli STRATI LEGATI; la fessura si innesca
quindi in profondità e progressivamente risale verso la superficie con il progredire dei cicli di
carico (traffico).
FESSURAZIONE TOP-DOWN
Questo tipo di fessurazione ha origine, al contrario del caso precedente, per la presenza di
sforzi di trazione in superficie dovuti agli pneumatici dei mezzi pesanti (wide-size, alta
pressione di gonfiaggio, o alti sforzi di taglio, trazione, torsione in condizioni di grande
sterzata). Sono fessure che quindi partono dalla superficie per propagarsi poi in profondità.
Ciò perché sulla strada il traffico non è mai perfettamente canalizzato (quindi le sollecitazioni
non insistono sempre sullo stesso punto della pavimentazione) e poi perché sono variabili gli
intervalli di passaggi dei veicoli (meno veicoli di notte che di giorno) lasciando al bitume la
possibilità di dar vita ai così detti fenomeni di autoriparazione (self-healing).
Le prove di laboratorio possono essere eseguite con nelle stesse configurazioni di prova e con
le medesime macchine dinamiche illustrate a proposito della rigidezza, benché diverse
configurazioni di prova portino a durate a fatica diverse.
1000
e [m m/m]
-0.2737 -0.2451
= 1834.2 N = 2990.8 N
unitaria,[µm/mm]
R2 = 0.936 R2 = 0.9229
Initial Deformation, ε
100
Deformazione
10
1.0E+02 1.0E+03 1.0E+04 1.0E+05 1.0E+06 1.0E+07 1.0E+08
Number of
Numero Cycles
cicli at Failure, N
a rottura, N
Il risultato che si ottiene è diverso, come mostrato nella figura seguente. A parità di
deformazione iniziale, le prove in controllo di deformazione hanno durata maggiore. Ciò perché
si ha una progressiva diminuzione delle sollecitazioni in ragione della diminuzione del modulo.
Controllo di sollecitazione
Controllo di deformazione
Deformazione inziale ε0
Numero Cicli a rottura
In laboratorio è poi necessario definire un criterio di rottura, ovvero definire la condizione in cui
il campione si considera rotto, condizione alla quale viene convenzionalmente definito il 6
numero di cicli (Nf) che hanno portato a rottura il campione stesso:
Poiché nella realtà lo stato di sollecitazione (o deformazione) indotto dal traffico è differente a
seconda dei veicoli, la caratterizzazione a fatica di un conglomerato bituminoso è effettuata a
diversi livelli di sollecitazione (o deformazione).
Data la estrema variabilità della resistenza a fatica anche in relazione alla singola modalità di
forzante, è necessario ripetere diverse prove nella stessa condizione (coppie εo, Nf) e poi
trattare i risultati con approccio statistico. È questo l’approccio di Wohler.
Per rendere l’approccio di Wohler più comodo ai ragionamenti legati al comportamento a fatica
dei conglomerati bituminosi, si è soliti rappresentare la curva di Wohler in un diagramma bi-
logaritmico, col vantaggio della linearizzazione della curva medesima.
Nei Capitolati Tecnici la verifica della resistenza a fatica dei conglomerati bituminosi richiede
che la deformazione iniziale (ε6) corrispondente a 106 cicli sia almeno pari a un certo valore
limite.
ε6 ≥ valore limite