bituminosi
(parte 5 di 7)
Caratterizzazione
meccanica delle
miscele: ormaiamento,
creep
A.A. 2021/2022
Conglomerati bituminosi: caratterizzazione meccanica - ormaiamento
L’ormaiamento è il fenomeno che deriva dalla formazione delle ormaie e si caratterizza, sulla
strada, come la formazione di “solchi” (in inglese rut) in corrispondenza della tracce di maggior
passaggio dei veicoli.
Con riferimento alle deformazioni permanenti negli strati in conglomerato bituminoso, gli
elementi chiave sono:
L’ATTRITO INTERNO degli aggregati: anche in questo caso, l’uso di aggregati dotati
di sufficiente angolarità con superfici rugose, incrementa la stabilità della miscela;
La COESIONE con il BITUME: la forza di coesione del legante garantisce stabilità alla
miscela, specialmente alle alte temperature di esercizio.
Wheel Tracking
Questo tipo di prove hanno una certa componente di empiricità e una buona simulatività.
In tutti i casi la prova, come detto, permette di calcolare la profondità delle ormaie indotte dal
carico in funzione del numero di cicli di carico. 8
Secondo la normativa europea, i risultati della prova con Wheel Tracking sono:
PROVE DI CREEP
Un altro modo per determinare la resistenza all’ormaiamento dei conglomerati bituminosi sono
le prove in regime continuo, le cosiddette prove di Creep:
statico,
dinamico.
Per entrambe le tipologie di prove (creep dinamico o statico) la prova in laboratorio consiste
nell’applicare a un campione cilindrico (tozzo o snello, a secondo del protocollo di prova) uno
sforzo normale, in condizioni di temperatura controllata (solitamente 40°C o 60°C) ed
eventualmente in condizioni di confinamento laterale del campione. Per ottenere tale
confinamento, la testa di carico ha dimensione minore del diametro del campione (es. diametro
del campione da 150 mm e testa di carico da 100 mm).
𝜀 𝑡
𝐽 𝑡 𝐹𝑈𝑁𝑍𝐼𝑂𝑁𝐸 𝐷𝐼 𝐶𝑅𝐸𝐸𝑃 𝐶𝑂𝑀𝑃𝐿𝐼𝐴𝑁𝐶𝐸
𝜎
con
𝜀 𝑡 la deformazione all’istante t
𝜎 lo sforzo assiale applicato (intensità costante).
𝜀 𝑡 𝜎 ∙𝐽 𝑡 𝜎 ∙ 𝐽 𝐽 𝐽 𝑡 𝐽 𝑡
con
Se nella prova di CREEP STATICO il carico viene mantenuto per un tempo sufficientemente
lungo, si osserva una risposta deformativa del materiale divisa in tre fasi: creep primario, creep 10
secondario e creep terziario.
Come si nota nella figura seguente, nel primo tratto l’incremento di deformazione diminuisce
all’avanzare del tempo (creep primario), è costante nel tratto secondario e aumenta nell’ultimo
tratto.
In realtà la curva della figura precedente segue un andamento ad “S”, con un punto di flesso
in centro. È solo una approssimazione considerare il tratto centrale, come un tratto lineare.
Se si considera, infatti, il tasso di variazione della deformazione nella curva della figura
precedente (derivata prima della curva di deformazione) in funzione del tempo di prova, si ha
la curva di figura seguente.
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Il punto di minimo della curva (FLOW TIME) si verifica quando il tasso di variazione della
deformazione assiale in funzione del tempo è MINIMO. Detto Flow Time è generalmente
considerato un buon indicatore della resistenza all’ormaiamento del conglomerato bituminoso.
Ovviamente, comparando due conglomerati bituminosi, quello con Flow Time maggiore avrà
una migliore resistenza all’ormaiamento.
In modo duale a quanto visto per le prove di creep statico, anche per il creep dinamico è
possibile mantenere indefinitamente lunga la durata della prova, fino a poter riconoscere un
creep primario, secondario e terziario e, dalla derivata prima della curva delle deformazioni
rispetto al numero di cicli, calcolare il FLOW NUMBER, punto di passaggio tra il creep
secondario e il terziario, che è, ancora una volta, ritenuto un buon descrittore del
comportamento all’ormaiamento di un conglomerato bituminoso.
Un campione snello in conglomerato bituminoso viene saldamente incollato alle teste di una
pressa. Il tutto è inserito in una cella climatica. Si parte da una certa temperatura di riferimento
(es. 5°C) e si abbassa la temperatura con un certo gradiente. A seguito della diminuzione di
temperatura, il campione tenderà a contrarsi, ma verrà mantenuto nella posizione iniziale dalle
teste della pressa, che ne impediscono la contrazione. Riducendo via via la temperatura si
giunge ad un punto di rottura del campione, dovuto alle tensioni indotte nel campione derivanti
dall’impossibilità di contrarsi. Maggiore sarà il gradiente di temperatura, minore sarà il tempo
della prova (la rottura avverrà prima) e maggiore sarà la tensione di rottura (perché sarà
lasciato meno tempo al bitume, e quindi al CB, di innescare quei fenomeni di rilassamento, 13
pur sempre presenti alle basse temperature).