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Corso Cavour 23, 70033 Corato (Ba) t / fx +39 080 8986860 - +39 080 8729401 info@aint.it www.aint.it
INTRODUZIONE .................................................................................................................3
PRODOTTI OTTENIBILI DALLA TRASFORMAZIONE DEL SIERO DI LATTE...............7
SIERO PRODOTTO IN PUGLIA E COSTI DI SMALTIMENTO .....................................10
RIFERIMENTI LEGISLATIVI PER IL PROCESSO DI TRATTAMENTO DEL SIERO DI
LATTE ............................................................................................................................11
TECNOLOGIE DISPONIBILI PER LA PRODUZIONE DI SOSTANZE A ELEVATO
VALORE AGGIUNTO DAL SIERO ....................................................................................12
EVAPORATORI .............................................................................................................12
SISTEMI DI RECUPERO ENERGETICO ......................................................................21
PRODUZIONE DI SIERO DI LATTE IN POLVERE: ESSICCAMENTO .........................34
DEMINERALIZZAZIONE E CONCENTRAZIONE DI SIERO DI LATTE CON
MEMBRANE SEMIPERMEABILI ...................................................................................41
PRODUZIONE DI BIOCARBURANTI DA SIERO ..........................................................54
INIZIATIVA IMPRENDITORIALE PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI
TRATTAMENTO E RECUPERO DEL SIERO DI LATTE E RIFIUTI DELL’INDUSTRIA
LATTIERO-CASEARIA ......................................................................................................59
ANALISI TECNICO-OPERATIVA...................................................................................60
Caratteristiche costruttive dell’evaporatore reflui............................................................61
SCHEMA DEI FLUSSI ...................................................................................................62
DESCRIZIONE DEL PROCESSO .................................................................................63
ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA...........................................................................66
Opere edili......................................................................................................................66
Impianti elettromeccanici................................................................................................67
Costi d’ingegneria ..........................................................................................................67
Ricavi di gestione ...........................................................................................................69
Costi di gestione.............................................................................................................69
COLLOCAZIONE DI IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI CASEARI IN
PUGLIA..............................................................................................................................75
Riferimenti bibliografici.......................................................................................................78
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INTRODUZIONE
Il siero di caseificazione costituisce ciò che rimane del latte a seguito del processo di
cagliatura necessario alla produzione casearia di ogni tipo.
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LATTE
Ricevimento
Depurazione
fisica
Stoccaggio
Pastorizzazione
Inoculo
Starter
Caglio Coagulazione
Estrazione SIERO
cagliata
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Oltre al siero, anche altri rifiuti liquidi sono generati dal processo produttivo del caseificio:
dalla produzione della ricotta si genera la scotta mentre dalla produzione del burro si
genera il latticello.
I quantitativi di questi ultimi sono comunque bassi e dell’ordine del 20% dei rifiuti liquidi
complessivamente prodotti, quantitativi dipendenti dalle produzioni stagionali del caseificio
(produzione di ricotta).
Riscaldamento/
Centrifugazione Coagulazione
Siero
Crema scremato SCOTTA
Sgrondo
Pastorizzazione
Ricotta
Raffreddament
Addizione di
colture
batteriche
Maturazione Latticello
Dal volume totale del latte trattato, l’80-90% lascia il processo sotto forma di siero, il quale
contiene circa il 50% dei solidi totali del latte di origine.
Vi sono due tipi di siero: quello dolce ed il siero acido.
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Il siero dolce, sottoprodotto della produzione di formaggi duri, semiduri e molli ha un pH
compreso tra 5,9 e 6,3, mentre quello ottenuto dalla coagulazione della caseina
utilizzando acidi è un siero acido con pH compreso tra 4,3 e 4,6.
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PRODOTTI OTTENIBILI DALLA TRASFORMAZIONE DEL SIERO DI
LATTE
Il siero è una miscela di moltissimi costituenti, alcuni dei quali possono essere
singolarmente molto preziosi.
I componenti principali dei solidi del siero sono le proteine solubili, il lattosio, i sali minerali
e le vitamine
Disfarsi del siero è un grosso problema; per molto tempo è stato considerato come un
fastidioso prodotto di scarto, scaricato in mare, disperso sul terreno o utilizzato come
alimento per gli animali, ma con le nuove tecnologie, attualmente è possibile produrre
sostanze ad elevato valore aggiunto.
Dal siero si ricavano derivati che potrebbero sostituire alcuni prodotti dell’industria
farmaceutica, con il vantaggio che non comportano controindicazioni biomediche. Si
continuano a sfruttare profittevolmente le proprietà funzionali delle SP, come ad esempio
la capacità di assorbire l’acqua, di formare gel, emulsioni ecc. Le SP hanno inoltre la
funzione di “fat replacer”, cioè di sostituire il sapore del grasso e di esaltare il gusto e gli
aromi dei cibi in generale. Tali proprietà hanno consentito di impiegare i sieroderivati
nell’industria alimentare (pasta, cioccolato, biscotti, maionese, sughi, prodotti per l’infanzia
ecc.).
Le industrie nazionali hanno bisogno di grandi quantità di SP in forma di polvere, che
necessariamente devono importare, per un ammontare di circa 30.000 t/anno.
I semilavorati grezzi (SP indistinte) hanno un prezzo all’ingrosso compreso fra 3 e 7 €/kg,
in funzione del grado di raffinazione e del contenuto percentuale in SP. In una tonnellata di
siero vaccino si possono ricavare fra15 e20 kg di polvere proteica.
La sostanza contenuta in maggior quantità nei solidi del siero è comunque il lattosio.
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Esso è estratto dal siero in forma di cristalli puri per usi farmaceutici o alimentari oppure
trasformato per vie biochimiche per la produzione di acido lattico, alcol ecc. come si vedrà
successivamente.
Di seguito vengono elencate le principali sostanze prodotte dalla trasformazione del siero:
Lattosio
Il lattosio è un disaccaride formato da una molecola di glucosio e una di galattosio.
Conferisce al latte un sapore leggermente dolce (il suo valore dolcificante è di circa 1/6 del
saccarosio). Il lattosio è presente nel siero liquido con valori variabili attorno al 5%.
Lattosio alimentare
Il lattosio alimentare è lattosio in polvere, presente in misura non inferiore al 99,0%. Si
ottiene dal siero di latte o dal permeato da UF (Ultrafiltrazione), mediante i processi di
concentrazione, cristallizzazione, centrifugazione, lavaggio, essiccamento e macinazione
Lattosio farmaceutico
Il lattosio farmaceutico è un lattosio in polvere, presente in misura non inferiore al 99,8%.
E' ottenuto mediante gli stessi processi di produzione del lattosio alimentare, con
l'aggiunta di almeno un processo di ricristallizzazione.
Lattosio raffinato
Il lattosio raffinato è lattosio in polvere, presente in misura non inferiore al 99,5%. E'
ottenuto aggiungendo, al processo proprio del lattosio alimentare, quello di raffinazione.
Permeato in polvere
Il Permeato in polvere è ottenuto con i processi di concentrazione per evaporazione,
cristallizzazione ed essiccamento con sistema spray drying.
Permeato liquido
Il Permeato liquido è un prodotto ottenuto dalla concentrazione del siero di latte mediante
UF (Ultrafiltrazione). Il permeato è il liquido che attraversa le membrane di Ultrafiltrazione
ed è quindi ricco di lattosio, ma scarso di proteine, che vengono trattenute dalle
membrane. Il contenuto di ceneri è attorno al 6-7% sul secco ed il contenuto in proteine
(per la maggior parte azoto non proteico - NPN) è circa del 3% sul secco. Si utilizza sia nel
settore alimentare sia in quello zootecnico.
Ricotta
La Ricotta è un sottoprodotto della fabbricazione del formaggio: il siero che rimane, dopo
che si è formata la cagliata, viene recuperato e riscaldato a oltre 72 °C (spesso fino a 90
°C); questo provoca la precipitazione delle proteine seriche (lattalbumina, lattoglobuline,
ecc.), che, separate dalla parte acquosa, formano la ricotta.
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Siero delattosato in polvere
Il Siero delattosato in polvere è un siero con un contenuto di lattosio inferiore al 72% s.s.
ma con un contenuto sia di ceneri sia di proteine che può essere superiore rispetto ai
valori di un siero in polvere standard.
Latticello in polvere
Prodotto in polvere fabbricato utilizzando il latticello.
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SIERO PRODOTTO IN PUGLIA E COSTI DI SMALTIMENTO
20%
80%
40%
L’attuale presenza di un impianto di concentrazione nella provincia di Bari (Gioia del Colle)
consente di trattare circa 300 tonnellate di rifiuti caseari di cui 230 di siero e 70 di scotta e
latticello, producendo un concentrato da inviare presso ulteriori impianti per la produzione
di siero in polvere.
Le tariffe per lo smaltimento per un caseificio che si trova a circa 50 km dal centro di
trasformazione, si aggirano intorno a 35 €/tonnellata di refluo comprensive di trasporto.
La qualità del siero Pugliese è buona, con caratteristiche come da tabella; il mischiarsi di
siero dolce e acido comunque ne aumenta il contenuto in ceneri (sali minerali) e ne riduce
il valore di mercato.
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RIFERIMENTI LEGISLATIVI PER IL PROCESSO DI TRATTAMENTO DEL
SIERO DI LATTE
Fino al 1997 vigeva il DM % settembre 1994 secondo il quale il siero di latte rientrava nella
più generale categoria dei “mercuriali”, in quanto compreso nell’allegato 1; come tale era
un “non rifiuto”.
Con il D.Lgs. 22/97 (“decreto Ronchi”) tale regime di favore è cessato a decorrere dal 1
luglio 1999. Da quella data i “mercuriali” diventano RIFIUTI e soggetti a tutti gli obblighi per
la loro gestione (deposito temporaneo, MUD, registri, formulari carico-scarico). Secondo il
decreto Ronchi siero e scotta di latte:
• sono rifiuti se impiegati tal quale nell’alimentazione zootecnica somministrandoli
tal quale;
• non sono rifiuti se entrano in un processo produttivo per MANGIMI.
Ad una legislazione troppo restrittiva, per ciò che riguarda il siero di latte, il legislatore
pone rimedio attraverso due regolamenti comunitari che mettono in evidenza le specificità
di questo refluo caseario svincolandolo dalle restrizioni dei normali rifiuti speciali non
pericolosi:
• Regolamento CE 1774/2002, entrato in vigore il 30.04.2003, introduce il concetto di
SOTTOPRODOTTO di origine animale escludendolo dalla categoria dei RIFIUTI. I
sottoprodotti di origine animale vengono classificati in 3 categorie. Inquadra SIERO
e SCOTTA nella categoria III (rischi solo eventuali e comunque molto lievi) come
sottoprodotti di origine animale ottenuti dalla fabbricazione di prodotti destinati al
consumo umano;
• Regolamento CE 79/2005 del 19.01.2005, applica quanto contenuto nel REG.
1774/2002 relativamente all’uso del latte, dei prodotti a base di latte e dei
sottoprodotti del latte, classificati come materiali di categoria III definendo le
“condizioni di utilizzo” (stab. Destinatari autorizzati, trattamenti termici, ecc.) e la
“raccolta e trasporto” (identificazione, contenitori, doc. trasporto, registri).
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TECNOLOGIE DISPONIBILI PER LA PRODUZIONE DI
SOSTANZE A ELEVATO VALORE AGGIUNTO DAL SIERO
EVAPORATORI
Il sistema più semplice per la valorizzazione del siero di latte è la concentrazione della
sostanza secca (contenente le sostanze nobili e di elevato valore nutrizionale ed
economico, come visto nella tabella 1) fino a raggiungere un liquido denso e cremoso
oppure una polvere igroscopica.
Il sistema più antico è quello dell’evaporazione termica dell’acqua che fa uso dei cosiddetti
evaporatori.
Tutte le soluzioni acquose hanno inoltre la caratteristica di bollire ad una temperatura tanto
minore quanto minore è la pressione a cui sono soggette.
In realtà nei moderni evaporatori si opera con pressioni massime di circa 0,4 bar assoluti
fino a raggiungere valori tendenti al vuoto assoluto che corrispondono a temperature di
ebollizione tra gli 80 e i pochi gradi Celsius.
I più comuni evaporatori utilizzati per la concentrazione del siero sono di seguito riportati
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Evaporatore Discontinuo
Un sistema per il vuoto costituito da una pompa ad anello liquido o un eiettore a vapore,
assicura l’aspirazione delle sostanze incondensabili (solitamente aria solubilizzata nel
siero e acidi volatili prodotti da fermentazioni non desiderate) e quindi il grado di vuoto
desiderato.
Il tempo di permanenza del liquido nell’evaporatore è elevato, fattore che limita l’utilizzo di
tale apparecchio a pressioni di esercizio molto basse e funzionamenti solitamente in batch
cioè discontinui a cariche.
Tale tipo di evaporatore è utilizzato per la concentrazione del siero solo in modalità singolo
stadio senza recupero di vapore, rendendo l’operazione energeticamente dispendiosa.
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Evaporatore a lunghi tubi verticali (LTV)
Il suo funzionamento abbina elevati coefficienti di scambio termico (superiori anche a 2000
W/m2K) a bassi tempi di permanenza del liquido bollente nell’apparecchio.
Il flusso del siero all’interno dell’evaporatore può avvenire sia per caduta dall’alto (tipo
falling-film) sia tramite la mandata di una pompa dal fondo dei tubi (rising-film).
Nel caso di basse concentrazioni finali del siero o di pretrattamento prima di una
concentrazione più spinta, vengono preferiti gli evaporatori tipo falling-film.
Nell’apparecchio in questione, il siero viene pompato sulla sommità dell’effetto o
evaporatore e viene distribuito sulla superficie dei tubi da un diffusore e cade formando un
film di spessore di frazioni del millimetro.
Il contatto del film liquido col tubo caldo e la rilevante velocità di caduta, consentono
l’evaporazione del siero in tempi brevissimi; questo concentratore può vantare tempi di
permanenza dell’ordine di poche decine di secondi.
Per poter ottenere un così basso tempo di permanenza, si tende a ridurre il ricircolo del
liquido sulla sommità dell’evaporatore e a dimensionare tali effetti con altezze dei tubi di
scambio che possono raggiungere anche i 30 m.
Nel concentratore tipo rising-film, il liquido viene pompato dal basso, fluendo nei tubi in
modo da riempirli completamente.
Si capisce quindi che per ottenere una certa velocità e turbolenza del siero bollente, la
portata e il ricircolo devono ovviamente essere di valori superiori rispetto al caso
dell’evaporatore falling-film, con inevitabili consumi di energia elettrica per la pompa di
ricircolo e termica per la maggior differenza di temperatura necessaria tra liquido bollente
e mezzo riscaldante.
Essi vengono utilizzati normalmente come “finitori” e cioè in ultimo stadio per la
concentrazione finale a gradi di sostanza secca elevati, possono altresì essere utilizzati in
configurazione multiplo effetto con al massimo tre effetti in serie
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I vantaggi degli evaporatori rising-film possono essere così sintetizzati:
− Possibilità di trattare fluidi con elevata viscosità e tendenti allo sporcamento dei tubi
− Hanno buoni coefficienti di scambio termico
− Riescono a produrre un siero concentrato con elevato grado di secco (fino a 65%),
valore limitato solo dalla solubilità del lattosio in acqua alla temperatura di lavoro
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fascio tubiero di un falling-film
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Evaporatori thin-film
Gli evaporatori thin-film accoppiano e amplificano i pregi dei concentratori falling-film e dei
concentratori rising-film
Il siero viene spalmato sulla superficie interna del concentratore da un rotore a pale mosso
da un motore ruotante ad elevata velocità angolare.
In genere per il siero, i thin-film evaporator vengono utilizzati come finitori per i seguenti
motivi:
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Evaporatori a piastre
L’utilizzo di evaporatori a piastre nel campo della concentrazione termica è l’ultima novità
tecnologica.
Gli scambiatori a piastre già utilizzati nell’industria alimentare per il loro elevato
coefficiente di scambio termico, per la loro compattezza e per il loro accessibile costo di
investimento, vengono da poco proposti, dopo adeguate modifiche alle distanze tra le
piastre, anche come evaporatori in grado di produrre concentrati di basso contenuto di
sostanza secca.
Tali evaporatori hanno il pregio di consentire soste del liquido bollente di pochi secondi
anche nella configurazione rising-film e grazie all’elevato coefficiente di scambio, basse
differenze di temperatura, salvaguardando le qualità del liquido da trattare.
Per questi motivi gli evaporatori a piastre stanno incrementando il numero delle
installazioni soprattutto negli stadi di preconcentrazione funzionanti con vapore residuo o
acqua calda massimizzando l’efficienza energetica
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Tali evaporatori possono anche essere posti in serie per una migliore efficienza
energetica, tale pratica però è limitata dalla bassa concentrazione finale del prodotto.
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SISTEMI DI RECUPERO ENERGETICO
Tale manovra è possibile quando si attua un’ottimizzazione tra costi di investimento, scelta
degli evaporatori passibili di installazione in serie e tipo di liquido da trattare.
Per capire l’importanza del recupero del vapore prodotto dalla concentrazione del siero,
nell’economia dell’Azienda attiva nel recupero e trasformazione, cerchiamo di valutare
velocemente il costo della sola energia termica necessaria all’evaporazione del siero di
latte, nel caso dovessimo effettuare tale operazione con un evaporatore qualsiasi tra quelli
descritti in precedenza, senza recuperi.
1x 2350
Metano = = 0,0746 Nm3metano
35000 ⋅ 0,9
Dove
2350: calore latente acqua a 0,1 bar abs
35000: potere calorifico inferiore del metano
0.9: efficienza della caldaia
Il prezzo del metano per utilizzi industriali si aggira intorno a 0,33 €/Nmc
0,33x0,0746 = 0,0246 €
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EVAPORATORI MULTIPLO EFFETTO (ME)
Il siero entra nel primo effetto, quello a maggiore temperatura e pressione, evaporando
grazie al vapore prodotto dalla caldaia.
Il vapore generato dall’ebollizione del siero alimenta quindi il secondo effetto che, se
mantenuto ad una pressione inferiore può essere riscaldato dal vapore del primo effetto.
Lo schema si ripete tante volte quanti sono gli effetti e in generale possiamo dire
approssimativamente che:
per cui i costi energetici si riducono di un fattore pari al numero di effetti installati.
installazione di un ME
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− Limitazione del numero di effetti installabili a causa della massima temperatura
tollerabile dal siero, dalla minima temperatura del liquido refrigerante, dal minimo
salto di temperatura consentito dal tipo di evaporatore e dall’aumento
ebullioscopico (punto di ebollizione) dovuto alla concentrazione di lattosio.
− Alti tempi di permanenza del siero in ebollizione
− Basse efficienze di vapore e alti costi di investimento se confrontato con sistemi
TVR
Costo energetico di ME
∆Tmin = 8 °C
Tvapore da caldaia = 80 °C
Tultimo effetto = 50 °C
(80-50)/8 = 3,75
l’investimento per un impianto escluso le opere civili, di capacità di circa 16'000 kg/h di
acqua evaporata è di circa 750'000 €
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EVAPORATORI A COMPRESSIONE TERMICA DEL VAPORE (TVR)
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eiettore di un TVR
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Pressione nell’effetto (siero bollente) = 0,34 bar abs (72 °C)
Pressione vapore di riscaldamento = 0,46 bar abs (80 °C)
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Riassumiamo le caratteristiche di tale sistema
Vantaggi Svantaggi
Bassi costi di investimento Utilizzo di caldaie ad alta pressione (presenza
obbligatoria di conduttore patentato)
Buone efficienze di vapore Le efficienze decadono rapidamente quando si
lavora fuori dai parametri di progetto (non possono
essere modificate la capacità e le pressioni)
Possono essere usati con elevate differenze di per aumentare l’efficienza si è costretti ad inserire
temperatura tra liquido bollente e vapore riscaldante effetti successivi con aumento dell’investimento
∆Tmin = 8 °C
Pvapore da caldaia = 10 bar abs °C
Tultimo effetto = 50 °C
Efficienza = 5:1
l’investimento per un impianto escluso le opere civili, di capacità di circa 16'000 kg/h di
acqua evaporata è di circa 900'000 €
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EVAPORATORI A COMPRESSIONE MECCANICA DEL VAPORE (MVR)
La rigenerazione del vapore già prodotto dal trattamento del siero, può essere attuata
utilizzando un compressore meccanico, mosso da motore elettrico.
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La giustificazione di una così elevata efficienza energetica è data dalle seguenti
considerazioni.
evaporatore MVR compatto per piccoli caseifici (su gentile concessione di WEW Ambiente)
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I costi di trattamento del siero se trattato con tali configurazione di evaporatori, rende
l’operazione concorrenziale anche rispetto ai nuovi sistemi di concentrazione a membrana.
Le caratteristiche dei primi sono tali che modeste quantità di vapore possono essere
convogliate ad alte pressioni, potendo soddisfare elevate differenze di temperature, gli
utilizzi più usuali sono: impianti di piccole capacità, liquidi maggiormente viscosi, elevate
concentrazioni del prodotto uscente o di quello entrante, sistemi che fanno uso di sistemi
intermedi come nel caso degli evaporatori con fluido frigorifero
I compressori volumetrici più usati nel trattamento di evaporazione sono: a lobi (Root), a
membrana metallica o in PTFE, a canale laterale in alluminio.
A causa della loro basso rendimento isentropico e per le basse portate di vapore , già per
impianti di capacità superiore a 2000 kg/h la scelta ricade sui compressori dinamici.
Al secondo gruppo fanno parte quei compressori che, imprimendo un’elevata energia
cinetica(velocità) al fluido (vapore) riescono a trasformarla in pressione grazie alla
particolare forma costruttiva (chiocciola)
Vantaggi Svantaggi
Gli alti costi di acquisto del compressore sono Periodiche manutenzioni e sostituzione dei turbo
compensati dalla mancanza di accessori quali, compressori per il forte stress a cui sono sottoposti
condensatori finali, torri di evaporazione o utilizzo di per l’elevatissima velocità angolare (anche 10-14000
sistemi di raffreddamento rpm) e l’erosione delle pale dovuta a particelle di
liquido, si impone a volte un surriscaldatore
all’aspirazione.
Bassi costi di esercizio dati dall’elevata efficienza Configurazioni limitate ad alte temperature di
evaporazione per limitare le dimensioni del
compressore (alte densità del vapore)
Assenza di energia termica e quindi di combustibile Grandi portate di ricircolo nei casi di concentrazione
se non durante l’avviamento spinta con conseguenti tempi di permanenza elevati
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Nonostante le sue alte performance, non sempre però l’impianto MVR è economicamente
vantaggioso rispetto ad altri sistemi di recupero energetico.
Infatti in alcuni casi le maggiori efficienze energetiche dell’MVR possono non competere
rispetto ai prezzi di mercato dell’energia elettrica rispetto al prezzo del gas metano o
addirittura dei cascami di energia.
Per esempio un’Azienda che può acquistare gas metano a basso prezzo oppure il cui ciclo
produttivo prevede uno scarto di fonti di calore a bassa temperatura, preferirà installare un
sistema TVR o ME anziché un MVR.
∆Tmin = 8 °C
Pebollizione siero = 0,34 bar abs (72°C)
Pvapore compresso = 0,46 bar abs (80 °C)
k = 0,33 (rapporto dei calori specifici per il vapore)
η = 0,65 (rendimento)
β = 1,35 (rapporto delle pressioni)
Il lavoro del compressore per unità in peso di vapore convogliato è dato da:
k −1
k ⋅ 0,462 ⋅ 345 ⋅ ( β
k
− 1)
= 76,4 kJ/kgvapore = 0,021 kWhe/kgvapore
(k − 1) ⋅ η
Il costo di 1 kWh elettrico è d circa 0,12 €
l’investimento per un impianto escluso le opere civili, di capacità di circa 16'000 kg/h di
acqua evaporata è di circa 1’000'000 €
I costi energetici di tali evaporatori sono di gran lunga superiori rispetto a quelli funzionanti
con vapore acqueo (150 W/kgevaporato rispetto ai 15-19 W/kgevaporato degli MVR funzionanti
con vapore acqueo), tanto che ne vanificano i pregi per i seguenti motivi:
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Il calore latente del fluido frigorifero è più basso di circa 10 volte rispetto a quello
dell’acqua, per cui a parità di potenza termica scambiata, la massa convogliata dal
compressore e quindi l’energia elettrica spesa è di gran lunga superiore
Non essendo ovviamente il fluido frigorifero a contatto con la sostanza da
concentrare, l’installazione di ulteriori scambiatori per l’evaporazione e la
condensazione del vapore, richiede ulteriori salti di temperatura e quindi maggiori
potenze elettriche al compressore.
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PRODUZIONE DI SIERO DI LATTE IN POLVERE: ESSICCAMENTO
Dopo aver considerato i vari aspetti tecnici ed economici nella progettazione di impianti di
concentrazione del siero, supponiamo di avere installato due concentratori, un
preconcentratore tipo a membrana di nanofiltrazione capace di eliminare il 45% dei sali e
di preconcentrare il siero dal 6% di sostanza secca iniziale al 22%, ed un finitore del tipo
termico TVR singolo stadio, funzionante a bassa temperatura per la concentrazione finale
a valori intorno a 50-55%.
Tale sostanza però, nonostante sia molto concentrata e abbia ridotto i volumi di partenza
di circa 10 volte, è deperibile e deve essere inviata all’utilizzatore entro breve tempo e a
temperatura intorno ai 10 °C.
Un sistema per ridurre i costi di trasporto e aumentare il valore aggiunto del prodotto finale
è la produzione di siero in polvere.
La quantità di siero in polvere ottenibile è di circa 6,2 kg ogni 100 kg di siero tal quale o
meglio 6,2 kg ogni10,8 kg di concentrato entrante nell’essiccatore.
Il valore di mercato per la polvere di siero è di 0,56 €/kg per uso zootecnico e 0,77 €/kg
per uso umano
I tipi di essiccatori maggiormente usati nell’industria del siero e del latte, sono elencabili in
spray dryer
drum dryer
spin flash dryer
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SPRAY DRYER
nel primo tipo di essiccatore il siero già concentrato viene nebulizzato all’interno di una
grossa camera investita da aria calda ad una temperatura massima di circa 190 °C.
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L’aria essiccante viene prima filtrata, compressa da un ventilatore e riscaldata in uno
scambiatore gas-gas da un bruciatore a metano o atro combustibile.
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DRUM DRYER
L’essiccatore drum è di dimensioni più contenute rispetto all’essiccatore spray che invece
può raggiungere altezze superiori a 25 metri.
Esso è costituito da uno o due cilindri rotanti a bassa velocità e riscaldati internamente con
vapore o olio diatermico.
Sulla loro superficie viene spalmato il siero concentrato che durante la rotazione ha tempo
di essiccare e formare una crosta che viene ridotta in scaglie da appositi coltelli.
A volte a breve distanza dalla superficie esterna dei tamburi, viene posto un diffusore di
aia calda che facilita l’essiccamento tramite l’allontanamento del vapore prodotto.
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SPIN FLASH DRYER
Questo essiccatore ha un funzionamento simile a quello dello spray dryer: dell’aria calda
inviata a una soffiante, essicca il materiale all’interno della camera 9.
In realtà la geometria e le caratteristiche costruttive dell’essiccatore spin flash sono tali che
in esso è possibile trattare un ampio range di sostanze, come prodotti molto viscosi,
pastosi, granulari ed altri che nei normali spray dryer non è possibile essiccare.
Il funzionamento è il seguente:
il materiale essendo umido e pesante, cade sul fondo della camera dove la velocità
dell’aria calda insufflata dal ventilatore è maggiore (la sezione si restringe) e tende a
risollevare la sostanza da essiccare.
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Le particelle che raggiungono un buon essiccamento si sollevano, e man mano che
quest’ultimo avanza, le particelle diventano sempre più leggere e porose.
Finalmente divengono così leggere da essere trasportate via con l’aria uscente dal flash
dryer, potendo essere raccolte da separatori inerziali (cicloni) o filtri a maniche autopulenti.
Anche se gli essiccatori tipo spin flash dryer hanno consumi energetici inferiori rispetto agli
altri prima considerati, in tutti possiamo teoricamente ipotizzare un consumo di 1 kg
vapore equivalente alimentato/1 kg di vapore estratto.
in realtà a cause delle perdite di calore sensibile con i gas uscenti, per il
riscaldamento del concentrato entrante e di calore per convezione dalle superfici
degli essiccatori, i consumi energetici risultano di circa 5580 kJ/kgacqua estratta pari a
circa 2,5 kg vapore alimentato/1 kg di vapore estratto.
Per questo motivo è importante alimentare l’essiccatore con un prodotto avente un’alta
concentrazione di sostanza secca: all’aumentare di tale valore infatti, diminuisce il volume
da essiccare e quindi il quantitativo su cui incidono costi così elevati.
Per esempio per trattare 100 kg di siero uscente dai caseifici, sono necessari:
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preconcentrazione con TVR 3 effetti = 14,6 kg di vapore (concentrazione finale 22%)
finitore TVR singolo effetto = 5,4 kg di vapore (concentrazione finale 55%)
essiccatore spray dryer = 11,6 kg di vapore equivalente (concentrazione finale 96%)
Costi di investimento
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DEMINERALIZZAZIONE E CONCENTRAZIONE DI SIERO DI LATTE CON
MEMBRANE SEMIPERMEABILI
Delle membrane di materiale ceramico o polimerico, vengono utilizzate con successo per
il trattamento del siero di latte oltre che per altri scopi industriali, incluso la potabilizzazione
delle acque
A differenza degli evaporatori, con i sistemi di separazione con membrana è possibile non
solo concentrare il siero i latte ma anche di frazionarlo nei suoi costituenti principali:
− Acqua
− Lattosio
− Sieroproteine
− Sali minerali
Principio di funzionamento
Il solvente contenuto nel siero (generalmente acqua), viene forzato a passare attraverso i
pori di una membrana a causa di un gradiente di pressione generato da una pompa.
dC i
N i = − Di ⋅
dx
Dove:
41
Si generano in questo modo due flussi:
42
TIPI DI MEMBRANE E UTILIZZI
I tipi di membrane più comunemente utilizzate nel trattamento dei liquidi, si dividono in
quattro famiglie:
1. Membrane di Micro-Filtrazione
2. membrane di Ultra-Filtrazione
3. membrane di Nano-Filtrazione
4. Membrane di Osmosi Inversa
Esse si differenziano tra loro per le dimensioni delle molecole di sostanza che riescono a
trattenere o permeare.
Nella figura sottostante si evidenzia lo spettro di filtrazione raggiunto dalle quattro famiglie
di membrane e le sostanze che vengono trattenute
Dalla figura si possono notare le dimensioni e le sostanze che i vari tipi di membrane
riescono a trattenere nel retentato:
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PRODUZIONE DI SIERO PROTEINE
Uno schema dei flussi per la trasformazione del siero in WPC è di seguito riportato
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In realtà alla concentrazione e produzione delle WPC è sempre associata la produzione di
permeato contenente lattosio e sali minerali.
Tale permeato può seguire vari destini con l’ottenimento di sostanze diverse
45
Le WPC liquide vengono stoccate in serbatoi agitati e refrigerati a 4 °C e vendute come
tali o dopo essiccazione in spray dryer.
Generalmente tale permeato viene concentrato in uno degli evaporatori già considerati o
in membrane di osmosi inversa.
Una speciale centrifuga a cestello separa i cristalli dalle acque madri e dopo lavaggio con
acqua fredda, sono pronti all’essiccamento, producendo lattosio puro per scopi alimentari
o industriali.
Mentre per il retentato l’utilizzo alternativo alla produzione di WPC è quello di produrre
ricotta nei convenzionali impianti di denaturazione e coagulazione delle proteine già
presenti nel caseificio.
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PRODUZIONE DI SIERO CONCENTRATO DEMINERALIZZATO
In Puglia, a causa della presenza nel siero uscente dal caseificio di acque di filatura la
concentrazione di sali è di circa 11-12%, ben al di fuori di quelli massimi richiesti dal
mercato.
Quindi un sistema che elimini totalmente o parzialmente il contenuto di sali nei prodotti di
trasformazione del siero, ne aumenta il valore economico: le membrane di UF possono
essere utilizzate proficuamente per questo scopo
Consumi energetici
I consumi energetici per un impianto di UF con capacità di 8500 kg/h di siero in ingresso
sono di circa 36 kW assorbiti.
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Costi investimento
I costi di investimento per il impianto di UF escluso le opere civili per una capacità di 8500
kg/h di siero trattato e che sia in grado di produrre WPC con il 25-30% di solidi e il 70% di
proteine nei solidi sono di 220'000 €.
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CONCENTRAZIONE E DEMINERALIZZAZIONE DI SIERO CON NANOFILTRAZIONE
La NF (nanofitlrazione) può essere impropriamente pensata come una via di mezzo tra
l’osmosi inversa e l’UF, le sostanze che normalmente non diffondono attraverso essa (o
hanno bassi coefficienti di diffusione) e rimangono nel retentato sono gli ZUCCHERI e
circa il 55% dei SALI contenuti nel siero.
Anche l’acqua è un solvente che passa attraverso i pori della membrana, quindi oltre
all’effetto di selezione e separazione dei sali e lattosio si ha anche un effetto di
CONCENTRAZIONE per evacuazione dell’acqua nel permeato
Il numero di installazioni di tali membrane negli ultimi anni sta crescendo come
pretrattamento del siero, conseguendo i due risultati descritti. La nanofiltrazione nel
processo di trattamento del siero, viene posta a monte di un impianto di evaporazione tipo
TVR multiplo effetto o un finitore TVR singolo effetto e quindi di un eventuale essiccatore;
in seguito è riportato uno schema che comprendente anche una batteria di membrane di
OI per il trattamento del permeato di NF avente un elevato COD (chemical oxigen
demand) per poterlo scaricare direttamente in fognatura.
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Caratteristiche della nanofiltrazione
Vantaggi Svantaggi
Concentrazione del siero a costi decisamente Utilizzo di reattivi chimici e soprattutto di lavaggio
inferiori all’evaporazione termica con TVR o ME periodico delle membrane, con produzione di acque
da smaltire in idonei impianti di depurazione.
Demineralizzazione e disacidificazione del siero Necessità di trattare il permeato prodotto in impianti
parallele alla concentrazione e a costi ridotti rispetto di OI o di depurazione, riducendo i vantaggi di
allo scambio ionico preconcentrazione a basso costo
Prezzi dell’impianto decisamente inferiori a quelli Capacità dell’impianto doppia di quella di UF, a
degli concentratori termici parità di demineralizzazione desiderata
Costi energetici
Costi d’investimento
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CONCENTRAZIONE DI SIERO CON OSMOSI INVERSA
Con essa si consegue una concentrazione a bassi livelli di solidi a costi di esercizio più
bassi che negli evaporatori tipo ME o TVR.
L’impiego dell’OI nel trattamento del siero di latte ha minori applicazioni rispetto alla NF
visto che con quest’ultima si possono ottenere sia una parziale demineralizzazione che
aumenta il valore economico del concentrato, sia valori di solidi nel concentrato superiori,
con minori consumi energetici.
Per i consumi energetici vale il rapporto di circa 6,8 kWh/m3 di siero trattato.
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ALTRI SISTEMI DI DEMINERALIZZAZIONE
I sali contenuti nel siero di latte possono essere eliminati con la tecnica delle resine a
scambio ionico.
I sali sono presenti nel liquido sottoforma di ioni e possono essere eliminati ponendo a
contatto il siero con sostanze di natura organica, ovviamente insolubili nell’acqua stessa,
capaci di scambiare atomi in esse contenuti con ioni del liquido. Queste resine
scambiatrici si dividono in cationiche ed anioniche.
Le resine cationiche sono capaci di cedere alla soluzione ioni H+ e di asportarne cationi
metallici (Na+, Ca++, Mg++ ecc). Le resine anioniche invece, cedono alla soluzione ioni OH-
e portano via gli altri anioni (Cl-, SO4—ecc).
Le resine cationiche sono costituite da uno scheletro di Polistirene che a circa 100 °C
viene fatto reagire con acido solforico concentrato, generando dei gruppi solforici aventi
degli atomi di idrogeno attivi, che possono cioè staccarsi in presenza di altri cationi
metallici che lo sostituiscono.
Le resine anioniche sono sempre costituite da uno scheletro di Polistirene ma con centri
attivi in grado di cedere ioni OH-.
È intuitivo pensare che una resina di scambio ionico una volta messa nel liquido da
demineralizzare, saturi i propri centri attivi dopo averli sostituiti con gli ioni della soluzione.
Infatti in questi impianti bisogna periodicamente rigenerare le resine con soluzioni di NaCl
o di NaOH per ripristinare il potere scambiante della resina.
Nonostante si riescano ad avere gradi di demineralizzazione molto spinti, questa tecnica
comparata ad altri sistemi già visti, è meno frequentemente utilizzata per le grosse
quantità di acque di lavaggio e rigenerazione necessarie e quindi dei grossi volumi di
liquido da smaltire e neutralizzare.
Consumo elettrico = 5 kW
La demineralizzazione del siero può avvenire anche con membrane la cui forza spingente
per superare la pressione osmotica dei sali e dei soluti è data da una differenza di
potenziale elettrico. Il trasporto degli ioni avviene selettivamente attraverso barriere,
52
permeabili in funzione della dimensione degli ioni e della carica elettrica. L’elettrodialisi
viene generalmente usata per applicazioni a basso livello di demineralizzazione, a causa
dell’eccessivo consumo di energia elettrica. In pratica, tale sistema è applicabile ad un
livello di demineralizzazione del 50%.
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PRODUZIONE DI BIOCARBURANTI DA SIERO
INTRODUZIONE
L’interesse per i BIOCARBURANTI nasce quando il costo per la produzione di tali prodotti
è concorrenziale con il prezzo dei combustibili di natura fossile.
Il costo di produzione del Bioetanolo sarebbe dovuto per più del 50% dal costo della
materia prima se si partisse da melasso di zucchero.
L’idea di produrre Bioetanolo da rifiuti è allettante perché si evita il costo di acquisto del
substrato di partenza.
In realtà si dovrebbe tener conto nel processo produttivo dell’energia spesa per portare la
concentrazione dei substrati zuccherini presenti nel rifiuto a valori idonei alla
fermentazione e del costo necessario allo smaltimento dei residui.
Nel caso invece del melasso, la concentrazione di zucchero si avvicina al 50% e i residui
di fermentazione (borlande) hanno un mercato ormai consolidato nella mangimistica.
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alcol grezzo da fermentazione siero (su gentile concessione di WEW Ambiente)
PROCESSO BIOCHIMICO
Nel siero e nella scotta di latte è presente uno zucchero, normalmente non
metabolizzabile dalla maggior parte dei lieviti: questo zucchero è il Lattosio.
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ANALISI TECNICA
Bilancio di massa
Scotta/siero
Energia elettrica
6 brix - 100 kg
1,2 Kwh
Evaporatore Acqua
77 kg
Falling-film MVR
Reattore
fermentazione
Metano-Caldaia
0,19 Nm3
Colonna Alcol
Distillazione
2 kg
Proteine
concentrate
21 kg
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Processo produttivo
Il siero in ingresso viene filtrato e Concentrato con uno dei sistemi già visti in precedenza:
Membrane di UF, NF, OI oppure con Evaporatori a recupero energetico.
La concentrazione finale del prodotto si aggira intorno a 15-20% per limitare la pressione
osmotica degli zuccheri e dei sali in esso contenuti; viene ridotto il volume di partenza di
circa 3 volte producendo in questo stadio acqua demineralizzata se si utilizzano
membrane di OI o concentratori termici.
Il brodo fermentato, passa in una colonna di distillazione continua che estrae ALCOL
ETILICO ad una gradazione di minimo 90 GL.
Dal fondo della colonna si produce il residuo chiamato borlanda contenente sieroproteine
coagulate e sali minerali, esso viene filtrato e concentrato in un evaporatore annesso e in
sinergia con la colonna di distillazione.
L’etanolo ottenuto (alcohol grezzo) può infine essere purificato dal metanolo per
distillazione in una seconda colonna e concentrato ulteriormente, ottenendo
BIOETANOLO con filtri di zeoliti o setacci molecolari
Uno schema sintetico dei flussi per la produzione di Bioetanolo è di seguito riportato.
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Il costo di investimento approssimativo, escluso le opere civili per un impianto di
produzione etanolo da rifiuti caseari per il trattamento di circa 5000 kg/h di siero è di circa
1’200'000 €.
Esso comprende evaporatore, serbatoi di stoccaggio, reattori di fermentazione,
essiccatore per le proteine, colonna di distillazione, caldaia e accessori.
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INIZIATIVA IMPRENDITORIALE PER LA REALIZZAZIONE DI UN
IMPIANTO DI TRATTAMENTO E RECUPERO DEL SIERO DI
LATTE E RIFIUTI DELL’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIA
BUSINESS PLAN
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ANALISI TECNICO-OPERATIVA
I prodotti ottenuti dal processo di evaporazione rifiuti sono due: il distillato (pari a min
84% del refluo alimentato) composto da acqua demineralizzata: parte della quale viene
ricircolata in caldaia e parte scaricata in sub-irrigazione o fognatura o utilizzata per
scopi agricoli e/o industriali. L’acqua prodotta ha un contenuto di sali e attività
batterica nulli in quanto proveniente da una distillazione, pertanto rientrante nei
limiti previsti dal D.Lgs. 152/06.
Il prodotto principale del trattamento è il concentrato (pari al max 16% del refluo
alimentato) in cui sono contenute tutte le sostanze solide disciolte nel siero di partenza
quali: lattosio, proteine, sali minerali, che risale il mercato dell’alimentazione animale.
Tale prodotto, grazie al processo termico subito (pastorizzazione), alla elevata
concentrazione di zuccheri (sostanza secca pari al 36%) e alla conservazione in
condizioni di refrigerazione, non subisce particolare degradazione da parte di
microrganismi. Questo prodotto viene normalmente utilizzato come componente per
mangimi animali grazie alla sua alta concentrazione di proteine, in sostituzione di quelle
di origine animale.
60
Caratteristiche costruttive dell’evaporatore reflui
Il processo di recupero dei rifiuti liquidi in oggetto, viene attuato tramite l’eliminazione
dell’acqua in essi contenuta grazie all’evaporazione per stadi successivi sottovuoto. In
questo modo è possibile far bollire e quindi evaporare acqua dai rifiuti anche a
temperatura inferiore ai 100 °C come stabilito dal diagramma di Mollier. In realtà la
massima temperatura di ebollizione in esercizio è di circa 72 °C per limitare la
denaturazione del siero.
Il siero al momento dello scarico dalle autocisterne, viene in parte refrigerato per limitarne
la degradazione ad opera dei microrganismi presenti e stoccato in appositi silos in acciaio
inox e in parte inviato all’impianto di concentrazione con portata di circa 12000-13000
kg/h, previa filtrazione. Da qui viene preriscaldato a circa 75 °C in una serie di scambiatori
di calore a scapito dei prodotti caldi uscenti dall’impianto e del vapore prodotto.
Il rifiuto perviene all’interno dell’impianto di evaporazione, del tipo a tubi verticali a film
discendente per consentire un maggior scambio termico a parità di salto di temperatura tra
liquido bollente e vapore condensante, della potenzialità di 12.000 kg/h circa di refluo
alimentato, nel quale si realizzano due effetti contemporanei:
• Evaporazione della fase acquosa che sarà successivamente recuperata per
condensazione;
• Concentrazione del residuo fino ad un valore ottimale prestabilito.
La scelta di questa soluzione permette di eliminare acqua dal siero con un efficienza
pari a 25 kg di acqua eliminati dal siero ogni kg di vapore equivalente alimentato.
61
SCHEMA DEI FLUSSI
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DESCRIZIONE DEL PROCESSO
Il siero centrifugato e privo di sostanze grasse, entra nel primo evaporatore con portata
pari a circa 12000 kg/h, subendo un preriscaldamento a spese del calore sensibile del
concentrato prodotto e del vapore condensato. Un ulteriore preriscaldamento avviene nel
pastorizzatore, dove il refluo raggiunge una temperatura di circa 75 °C (idonea
all’evaporazione sottovuoto nell’effetto a condizioni di 72 °C e 0.34 bar assoluti), grazie al
calore sensibile del vapore surriscaldato prodotto dal compressore. In questo passaggio
esso subisce anche una sterilizzazione che porta il distillato e il concentrato uscenti ad
avere un valore di attività batterica praticamente nullo.
Nell’evaporatore (E) il siero cade all’interno di tubi formando un film sottile che evapora
parzialmente grazie al riscaldamento, dato dal vapore già prodotto nell’effetto e
ricompresso da un compressore meccanico (FA).
Il siero preconcentrato dall’evaporatore MVR 8000, entra nell’impianto con portata pari a
circa 4000 kg/h subendo un preriscaldamento a spese del calore latente del vapore
generato (P1) e del calore sensibile di quello prodotto dal termocompressore (P2). Il refluo
raggiunge quindi una temperatura idonea all’evaporazione (circa 60°C) sottovuoto.
Nell’evaporatore (E) il siero cade all’interno di tubi formando un film sottile che evapora
parzialmente grazie al riscaldamento, dato dal vapore a pressione e temperatura maggiori
uscente dal termocompressore (TC).
63
Quest’ultimo è un venturi alimentato dal vapore ad alta pressione prodotto da una caldaia
(G), che aspira parte dei vapori generati dall’evaporazione dei reflui (S). In questo modo si
ha un recupero del vapore e quindi una maggiore economia del processo che in questo
caso (singolo effetto) raggiunge un efficienza di 3 kg di acqua distillata prodotta/1 kg di
vapore alimentato.
Il vapore prodotto dall’effetto raggiunge anche in questo caso un separatore, formato da
un ciclone e un demister posto sulla sommità del separatore stesso, ottenendo anche in
questo stadio un’elevata qualità delle condense.
Il vapore che non viene recuperato, subisce una condensazione in apposito scambiatore
(CB) ad opera di acqua raffreddata in torre di evaporazione (T).
Sia l’evaporatore TVR che l’MVR, necessitano di lavaggio con soda caustica o altro
prodotto monofase idoneo, quando il coefficiente di scambio termico si abbassa a valori
tali da non permettere l’evaporazione in modo economico. Il lavaggio ha una durata di
circa 0.5 o 1 ora a seconda del grado di sporcamento e una frequenza di circa un
lavaggio/8-12 ore e più.
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Energia eletrica Siero di latte
Metano Evaporatore
MVR 8000
(249000 m3/a)
Bruciatore Finitore
TVR2000 1-E
Caldaia
Acqua pura
(50400 t/a)
Siero concentrato
(9600 t/a)
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Agenzia per l'innovazione e
l'internazionalizzazione delle imprese
del PTO Nord Barese/Ofantino
ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA
Opere edili
Le opere edili prevedono tutte le infrastrutture necessarie al funzionamento e alla fruizione
dell’impianto. Le opere previste sono:
• Capannone: in cui saranno alloggiati gli evaporatori, il generatore di vapore, il
compressore e la sala di controllo;
• Area stoccaggio: su cui posizionare serbatoi per siero, cristallizzatori per
concentrato e serbatoio acqua glicolata e frigorifero
• Viabilità: comprende tutte le opere necessarie al raggiungimento di ogni singolo
punto dell’impianto;
• Allacciamenti: costi relativi agli allacciamenti di Energia Elettrica, Gas Metano,
Servizio di Fognatura e Acquedotto;
• Agibilità struttura: realizzazione dei servizi igienici, uffici, infissi esterni, ecc… ;
• Suolo: rappresenta l’area totale su cui verrà realizzato l’impianto.
OPERE EDILI
Corso Cavour 23, 70033 Corato (Ba) t / fx +39 080 8986860 - +39 080 8729401 info@aint.it www.aint.it
costo totale
descrizione (Euro)
Evaporatore MVR 8000 590000
Evaporatore TVR 2000 1-E 150000
Serbatoi stoccaggio reflui 130000
Impianto del freddo 117000
Pipino & Instruments 70000
Scorte e materiali manutenzione 10000
Impianto elettrico 75000
Bilico per pesatura automezzi 22000
Sistema raccolta acqua prima pioggia 32000
TOT. OPERE ELETTROMECCANICHE: 1196000 €
Costi d’ingegneria
Descrizione costo totale (Euro)
Progettazione impianto elettrico 3000
Progettazione opere edili 7000
Spese per pratiche autorizzatorie 10000
TOT. COSTI D’INGEGNERIA:20000 €
Il costo totale dell’investimento derivante dalla somma dei costi delle opere edili, degli
impianti elettromeccanici e di ingegneria è:
TOTALE INVESTIMENTO 1’631’500 EURO
67
68
Ricavi di gestione
Nella tabella che segue sono elencate tutte le voci di ricavo con le rispettive quantità.
Costi di gestione
Tra i costi di gestione sono presenti tutte quelle spese inerenti la gestione ordinaria
dell’impianto. Nella tabella seguente sono elencati costi sia specifici che totali.
COSTI
Voce Quantità costo specifico costo totale
(kg, m3, kWh,l/a) (euro/Kg, m3,a) (euro/a) (euro/kgrefluo)
Personale 9 35000 315000 0.00525
Metano 249000 0.47000 117030 0.00195
Prodotti chimici 60000 0.15000 9000 0.00015
Manutenzione
20000 0.00033
ordinaria
Manutenzione
20000 0.00033
straodinaria
Consumi EE 1’800’000 0.11 198000 0,0033
Servizi di consulenza
fiscale e legale, spese 10000 0,00017
bancarie, software
TOTALE COSTI 693030 0,01155
69
PBP impianto trattamento siero
2000000
1500000
1000000
500000
euro
0 Serie1
-500000 0 1 2 3 4 5
-1000000
-1500000
-2000000
tempo (anni)
70
71
72
73
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COLLOCAZIONE DI IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DEI
RIFIUTI CASEARI IN PUGLIA
INTRODUZIONE
Abbiamo già anticipato che i quantitativi di rifiuti prodotti giornalmente dai caseifici in
Puglia si aggirino intorno alle 900 tonnellate
Per rendere chiaro tale concetto supponiamo di dover pensare di installare un solo
impianto centralizzato per il recupero del siero.
Considerando solo il lato economico, si pensi che attualmente il costo del trasporto per un
detentore del siero, localizzato a circa 50-60 km dal sito di trasformazione, pesa per circa il
40% sulla tariffa di conferimento.
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COLLOCAMENTO DEGLI IMPIANTI DI TRASFORMAZIONE DEL SIERO DI LATTE
Nell’ottimizzazione dei costi ed emissioni dovute al trasporto del siero con quelli di
investimento per la realizzazione degli impianti, consideriamo 3 macroaree:
Aziende principali:
Aziende principali:
Nell’area Nord Ovest Barese si riescono a produrre circa 400 tonnellate giornaliere di siero
di latte
Aziende principali:
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In seguito a queste considerazioni è possibile prevedere di installare 3 piattaforme di
trattamento in modo da minimizzare le distanze tra quest’ultime e i grossi produttori di
siero.
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Riferimenti bibliografici
[1] C. Brisi “Chimica applicata”
[2] Perry’s Chemical Engineers’ Handbook (7th edition)
[3] APV – Il trattamento del Siero
[4] DSS Silkeborg – Membrane filtration for dairy industry
[5] ICF Industrie CIBEC – Essiccatori siero di latte
[6] PROQUIGA SA – Membrane
[7] APV - Evaporator handbook (4th edition)
[8] “Il LATTE” – rivista settore lattiero-caseario (febbraio 2002)
[9] WEW Ambiente – ITALY
[10] SETALACT s.l. – Membrane
[11] www.clal.it – prezzi di prodotti lattiero caseari
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