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ISBN 978-88-99780-40-1
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La nostra missione è tutelare i tuoi diritti di consumatore, fornendoti gli strumenti utili
a difenderti e a farti valere in ogni contesto della vita quotidiana. Ci impegniamo ogni
giorno, cercando di offrirti un’informazione corretta, completa e sempre aggiornata al
momento in cui scriviamo.
Tutto, però, è in continua evoluzione e, quando prenderai in mano questa guida,
qualcosa potrebbe essere cambiato.
Per stare al passo con gli argomenti che ti interessano, non dimenticare di consultare le
nostre riviste e di collegarti al sito www.altroconsumo.it. Qui potrai sempre trovare
le ultime news e sapere quando sarà disponibile una nuova edizione di questa guida.
Sommario
Introduzione.................................................................................................... 11
Capitolo 2 – Al supermercato
Le strategie del supermercato........................................................................ 30
La verdura ........................................................................................................ 42
5
Fare la spesa
La frutta............................................................................................................ 45
I legumi............................................................................................................. 48
I prodotti confezionati.................................................................................... 50
Le conserve....................................................................................................... 51
I salumi.............................................................................................................. 69
Il pesce.............................................................................................................. 72
6
Sommario
I dolcificanti...................................................................................................... 145
Il sale................................................................................................................. 172
Le spezie........................................................................................................... 175
7
Tavola
degli alimenti
8
Tavola degli alimenti
9
Fare la spesa
10
Introduzione
11
Pagina bianca
1
Come organizzare la spesa
Come organizzare
la spesa
13
IL MENÙ
SETTIMANALE
Il menù settimanale
Quando si parla di cibo, il termine pianificare può lasciare un po’ di perples-
sità. Soprattutto di questi tempi, in cui ci sentiamo un po’ tutti chef, si pensa
alla cucina come creatività, passione per le materie prime, improvvisazione.
Tutto il contrario di progettare, organizzare, fare piani.
A ben vedere, però, le cose non stanno esattamente così. In fatto di alimenti,
estro e rigore vanno di pari passo. Con poco tempo da dedicare alla prepa-
razione dei pasti, un minimo di pianificazione è necessario, per poter man-
giare in modo vario, sano e gustoso e non cedere alla tentazione del cibo
a domicilio o dei piatti pronti. Quando si va a fare la spesa, quindi, meglio
essere organizzati.
Pianificare i pasti settimanalmente è una buona idea che permette di sem-
plificarsi un po’ la vita, sia per chi vive in una famiglia numerosa sia per le
coppie e i single.
16
Come organizzare la spesa
Menu settimanale
Settimana dal ................................ al ................................................................
DOMENICA
Note
VELLUTATA DI CECI
E CONTORNO DI CIME
Pranzo
DI RAPA SALTATE
IN PADELLA CON AGLIO
E PEPERONCINO
17
Fare la spesa
Un controllo in dispensa
Prima di stilare la lista della spesa, è d’obbligo dare un’occhiata nelle dispense
e nel frigorifero per verificare quali alimenti ci sono già e quali invece devono
essere comprati.
Si eviterà così di acquistare dei doppioni e di rischiare di non riuscire a con-
sumarli prima che scadano.
Il pasto bilanciato
Un pasto si può definire bilanciato quando la sua composizione include
alimenti fonti di macronutrienti fondamentali (carboidrati, proteine, grassi)
in quantità equilibrate, senza dimenticare gli alimenti fonti di micronutrienti
(vitamine e sali minerali).
Bando quindi alle diete che escludono interi gruppi alimentari ai pasti
principali e porte aperte all’integrazione bilanciata di cereali, possibilmente
integrali, proteine salutari, verdure e ortaggi, oli vegetali per il condimento,
frutta e acqua.
18
Come organizzare la spesa
19
Fare la spesa
Il piatto sano
Per capire visivamente come comporre ogni pasto, è utilissima la rappresentazione
grafica elaborata dall’Harvard Medical School di Boston che propone il piatto sano.
L’immagine raffigura la composizione ideale che dovrebbe avere ogni pasto della
giornata. La sua composizione è rappresentata per almeno due terzi da alimenti di
origine vegetale (verdure e ortaggi, cereali integrali e frutta), che non si limitano ad
apportare sostanze benefiche, ma sono anche in grado di regolare la sazietà
e la velocità con cui la glicemia aumenta alla fine di un pasto completo so-
prattutto grazie alla fibra di cui sono ricchi.
Ce
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a li
ur
rd
in
Ve
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Acqua
ra
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Prot eine
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al
ta t ut
ar i
Fru "
Olio extravergine
di oliva
Un piatto sano
Fonte: Harvard University 2011 - www.thenutritionsource.org - www.health.harvard.edu
20
Come organizzare la spesa
• Frutta fresca Completa insieme alla verdura la metà del piatto dedicata
ai vegetali. Una porzione di frutta può accompagnare il pranzo o la cena,
non necessariamente a fine pasto. Può essere utilizzata come spuntino, ma
anche come antipasto o contorno in associazione a ortaggi, per esempio:
insalata di finocchi e arance, di radicchio e uva, di pere e rucola, di mela
e ravanello.
L’acqua minerale
L’acqua minerale in commercio viene classificata in base al residuo fisso, cioè alla
quantità di sali minerali contenuti in un litro d’acqua e si distingue in quattro tipi.
In base al contenuto di anidride carbonica, l’acqua può poi essere piatta o effer-
vescente naturale, cioè che sgorga dalla fonte naturalmente ricca di bicarbonati.
C’è poi l’acqua frizzante, che è acqua minerale addizionata di anidride carbonica.
21
Fare la spesa
di cereali raffinati come riso bianco e pane bianco. I cereali integrali do-
vrebbero essere presenti a ogni pasto e variati spesso, essendo ogni cereale
peculiare a proprio modo per proprietà nutrizionali ma anche per sapore.
• Proteine Sono molto importanti per bilanciare i pasti e non andrebbero evitate:
rappresentano infatti un quarto del piatto sano. Il suggerimento è quello di
dare la preferenza a pesce, legumi e carni bianche, limitando le carni rosse ed
evitando le carni lavorate. Le uova e i formaggi magri e freschi possono essere
consumati un paio di volte a settimana ciascuno. Si può inserire una porzione
di proteine a ogni pasto, come piatto unico insieme ai cereali o come
arricchimento di un contorno, non necessariamente come un vero e proprio
secondo, variando i gruppi proteici anche in base alle proprie scelte etiche
o preferenze.
Il vino
In dosi moderate, il vino è un piacere che possiamo concederci senza troppi sensi
di colpa. La raccomandazione è di non berne più di 2-3 bicchieri nel caso degli
uomini, non più di 1-2 per le donne e non più di uno per gli anziani.
La varietà dei vini presenti sugli scaffali è enorme, ma sostanzialmente possiamo
distinguere le seguenti categorie.
• Vino Si tratta di quelli che un tempo erano definiti “vini da tavola”, vini gene-
rici, senza alcuna denominazione di origine e privi di specifiche caratteristiche.
La mancanza di certi requisiti, però, non ne pregiudica la qualità.
22
Come organizzare la spesa
• Semi oleosi Semi di sesamo, di lino ecc. hanno una funzione simile a quella
degli oli vegetali nel favorire l’assorbimento dei composti liposolubili.
Possono essere aggiunti alle pietanze, per esempio nelle insalate o nei primi
piatti, anche per dare croccantezza.
La birra
Le birre possono essere classificate in modi diversi in base alla caratteristica presa
in considerazione, come il colore o il tipo di fermentazione. La legge italiana
classifica le birre sulla base dei gradi Plato (°P), che rappresentano i grammi di
estratto originale presenti in 100 grammi di mosto. Per le birre in cui l’orzo è
l’unico cereale presente, l’estratto originale indica la quantità di malto; per quelle
in cui sono presenti altri cereali (come riso, mais, frumento), indica la quantità
complessiva di tutti i cereali.
• Birra analcolica Ha grado Plato tra 3 e 8 e grado alcolico non superiore a 1,2%.
• Birra leggera o birra light Ha grado Plato compreso tra 5 e 10,5 e grado
alcolico compreso tra 1,2% e 3,5%.
• Birra doppio malto Non si riferisce a una precisa quantità di malto, ma significa
solo che la birra ha grado Plato superiore a 14,5. Il mosto da cui viene prodotta
è piuttosto zuccherino, quindi queste birre possono avere grado alcolico elevato.
23
Fare la spesa
24
Come organizzare la spesa
(o poco distante). Tra questi, spiccano per notorietà i Mercati della Terra di
SlowFood (www.fondazioneslowfood.com) e quelli di Campagna Amica
(www.campagnamica.it).
• Bring! La lista della spesa Facile e intuitiva, permette di stilare l’elenco delle
cose da comprare e di condividerlo con i familiari.
• Out of Milk Consente di creare liste multiple, includendo anche altro oltre al
cibo, da condividere con i familiari. Si possono anche creare liste della dispensa
per tenere traccia degli articoli già presenti in casa e liste delle cose da fare.
• Cortilia App che permette di usufruire del servizio Cortilia (vedi pagina 26)
anche da smartphone. Per ricevere la spesa dal mercato agricolo direttamente
a domicilio.
• Esselunga Online È l’app del noto gruppo di supermercati. Per le regioni in cui
il servizio è disponibile, è possibile fare la spesa dal telefono e riceverla a casa
già da dopo 2 ore dall’inoltro.
25
Fare la spesa
26
2
Al supermercato
Al supermercato
Andare a fare la spesa al supermercato è uno dei gesti più comuni e familiari.
A tutti è capitato prima o poi. Si può quasi dire che la spesa al super abbia
scandito i passaggi della vita di molti di noi: da bambini, accompagnando
la mamma, nella speranza di ricevere una piccola ricompensa golosa; una
puntata da ragazzi per comprare qualche sfiziosità o qualche genere di ne-
cessità le prime volte in cui si rimaneva a casa da soli per diversi giorni; da
giovani adulti alle prese con la vita lontani dalla famiglia di origine e poi da
bravi uomini o donne di casa per riempire le dispense. Il supermercato resta
per la maggior parte di noi la meta preferita per fare la spesa. L’ampiezza e
la disponibilità dell’assortimento e i prezzi ci attraggono verso questa scelta.
Però, a ben pensarci, il supermercato è anche qualcosa di fortemente estraneo.
Un nonluogo, per dirla con il sociologo francese Marc Augé, uno spazio ano-
nimo, sempre uguale a se stesso, che accoglie ogni giorno una gran quantità
di individui di passaggio.
Quello che forse non percepiamo, è che si tratta di uno spazio pensato e stu-
diato in ogni dettaglio per indurci a comprare più del necessario: dalla dimen-
sione del carrello fino al posizionamento dei prodotti. Conoscere le tecniche
che stanno alla base della progettazione di un supermercato contemporaneo
può aiutarci ad avere maggiore consapevolezza dei nostri acquisti. Ci sono
poi alcune semplici strategie che possiamo mettere in campo per spendere
meno e limitare gli acquisti d’impulso, a cui ognuno di noi ha ceduto almeno
in qualche occasione.
27
LE STRATEGIE
DEL SUPERMERCATO
I CONSIGLI PER UNA
SPESA INTELLIGENTE
Fare la spesa
30
Al supermercato
Ad altezza bambino
Nemmeno i bambini vengono dimenticati nelle logiche del marketing da su-
permercato. I più piccoli rappresentano un target importante, grazie al loro
potere di influenzare gli acquisti dei genitori e di indurli a mettere nel carrello
qualcosa che probabilmente non avrebbero comprato di loro iniziativa.
Per questo motivo, i prodotti destinati ai bambini (giocattoli, caramelle, me-
rendine) vengono piazzati alla loro portata, in modo che possano vederli
(e magari anche afferrarli) facilmente.
31
Fare la spesa
Prezzi a confronto
Per ogni prodotto a scaffale, il prezzo viene in genere indicato in modo chiaro.
Ma per quanto riguarda il prezzo al chilo o al litro, obbligatorio per legge e
l’unico che permette un vero confronto dei costi, le cose cambiano, perché
solitamente viene scritto in caratteri molto piccoli.
Diventa così più complicato confrontare il prezzo reale di prodotti dello stesso
tipo, e si può avere l’impressione che alcuni prodotti siano più economici di
quanto non siano in realtà.
L’atmosfera è tutto
Per rendere la nostra esperienza di acquisto più piacevole per noi e più
remunerativa per loro, molti supermercati adottano la strategia dello
shop-in-shop, letteralmente negozio nel negozio. Alcune aree particolari dei
punti vendita vengono studiate adottando arredi ad hoc, in modo da diffe-
renziarle dagli altri reparti.
L’esempio tipico è quello del vino. Sempre più spesso, il reparto dei vini è
separato dagli altri, ha scaffali in legno e un’illuminazione più d’atmosfera,
così da ricordare un’enoteca.
Alle casse
Quando finalmente pensiamo di aver riempito il carrello a sufficienza e ci
mettiamo in coda per pagare, ecco che la logica del supermercato ci induce
a ulteriori acquisti. Alle casse, infatti, troviamo dolciumi, gadget e tessere di
ricarica di vario genere, che ci tentano con un ultimo acquisto fuori program-
ma proprio nel momento in cui siamo più propensi a premiare noi stessi per
aver portato a termine il nostro compito.
32
Al supermercato
• stilare una lista della spesa (come abbiamo visto a pagina 18) e attenercisi
scrupolosamente;
• fare la spesa a stomaco pieno;
• usare il carrello solo se si ha in previsione di fare grossi acquisti, altrimenti
preferire il cestino;
• controllare le scadenze degli alimenti e scegliere quelli con una vita residua
più lunga (che in genere sono i più freschi);
• leggere le etichette e verificare la lista degli ingredienti per sapere cosa si sta
acquistando (per scoprire quali sono le informazioni riportate in etichetta e
come leggerle correttamente, potete richiedere la guida Leggere le etichette -
Per sapere cosa mangiamo sul sito www.altroconsumo.it/inpratica);
• verificare sempre il prezzo al chilo o al litro, di solito messo meno in evi-
denza di quello a confezione, per fare confronti tra i prodotti;
• prima di acquistare prodotti in offerta, considerare se si riuscirà a consumarli;
• soffermarsi di più sui cibi più salutari e camminare spediti nelle corsie in
cui sono presenti cibi trasformati.
33
Pagina bianca
3
Il reparto ortofrutticolo
Il reparto
ortofrutticolo
35
I PRODOTTI
CONFEZIONATI
CONSIGLI
PER GLI ACQUISTI
LA FRUTTA
LE CONSERVE
COME SI PRODUCONO
GLI ORTAGGI
LA VERDURA
I LEGUMI
Fare la spesa
Coltivazione
Per una scelta più consapevole, è utile avere qualche informazione sui metodi
usati per coltivare la frutta e la verdura.
Dopo la raccolta
Difficilmente la raccolta avviene quando è completato in modo naturale il
processo di crescita: la scelta del momento ideale è in realtà basata sulle
esigenze della commercializzazione. La maturazione è rallentata o accelerata
38
Il reparto ortofrutticolo
Trattamenti di bellezza
Prima di essere venduti, gli ortaggi subiscono alcuni trattamenti per renderli este-
ticamente più appetibili. Vediamo quali sono.
• Ceratura Mele, pesche e agrumi sono lucidati con cera carnauba e gomma
lacca, solo parzialmente solubili in acqua. Le cere fissano per periodi più lunghi
i pesticidi utilizzati per la conservazione. È consigliabile lavare bene i frutti o,
meglio ancora, eliminare la buccia.
• Insetticidi Vengono usati per prevenire l’attacco di insetti e altri piccoli parassiti.
• Antigermoglio Per evitare che patate, cipolle e aglio germoglino durante il pe-
riodo di conservazione, sono trattate con sostanze chimiche, con gas (etilene)
o sottoposte a trattamento fisico effettuato con radiazioni ionizzanti ad alta
energia (una tecnica che non rende il cibo radioattivo).
39
Fare la spesa
A volte i frutti non sono pronti per la vendita, sono troppo verdi a causa della
raccolta precoce o della lunga conservazione in celle frigorifere. La maturazione
procede allora a tappe forzate: nei magazzini aumenta la temperatura e l’aria
si arricchisce di ossigeno e di gas come l’etilene. Subiscono questo trattamento
agrumi, albicocche, banane, cachi, mele, pere, pesche, susine e pomodori. Alcuni
frutti raccolti acerbi, in particolare mele, pere, pesche e arance, sono sottoposti
a stagionatura per raggiungere la maturazione ideale: vengono conservati a
temperatura ambiente per un certo periodo e poi sottoposti a refrigerazione.
In etichetta
Il Regolamento europeo 543/2011 ha stabilito una norma di commercializzazione
generale che prevede che in etichetta sia riportata l’indicazione dell’origine
del prodotto, corrispondente al nome completo del paese di origine.
Per alcuni prodotti come mele, agrumi, kiwi, lattughe, indivie ricce e scarole,
pesche e nettarine, pere, fragole, peperoni dolci, uve da tavola e pomodori,
sono previste ulteriori norme specifiche, e cioè:
• nome della varietà, come Moro o Tarocco nel caso delle arance (facoltativa
per insalate, pesche e pesche noci, peperoni e pomodori);
• caratteristiche commerciali, come categoria e calibro (cioè diametro e peso)
oppure numero dei frutti.
40
Il reparto ortofrutticolo
Le categorie
Alcuni prodotti ortofrutticoli sono suddivisi in tre categorie commerciali in base
alla rispondenza a caratteristiche proprie della varietà e/o del tipo commerciale
a cui appartengono e a eventuali difetti o alterazioni che possono presentare:
• extra, ossia frutta e verdura di qualità, senza difetti, con caratteristiche ti-
piche della varietà;
• categoria I, prodotti di buona qualità. Sono ammessi piccoli difetti che non
compromettono il valore commerciale;
• categoria II, prodotti che hanno le caratteristiche minime per la commer-
cializzazione. Non possono avere difetti gravi.
Come scegliere
Al momento della scelta, occorre verificare che la frutta e la verdura siano sane,
senza lesioni o danni, mature e pulite. Poi vanno considerate le informazioni
con i dati riportati in etichetta o sul cartellino che deve essere obbligatoriamente
esposto per i prodotti venduti sfusi. Per conoscere quali trattamenti hanno
subito durante la coltivazione o dopo la raccolta, si deve verificare se è indi-
cata la presenza di additivi, modalità di coltivazione o di lavorazione. Ci sono
poi alcune buone abitudini che possiamo adottare quando facciamo la spesa:
41
Fare la spesa
La verdura
La verdura contiene un’alta percentuale di acqua. È ricca di vitamine, di sali
minerali, di sostanze antiossidanti e di fibra.
Prima di arrivare sul banco di vendita, può subire diverse lavorazioni. In base
al trattamento è classificata in gamme e occorre conservarla in modi diversi.
• III gamma Sono i prodotti surgelati, conservati a -18 °C. I vegetali possono
essere scottati in acqua bollente prima di essere portati a una bassissima
temperatura. È la tecnica di conservazione che altera meno le qualità fisiche
e organolettiche della verdura.
Le tipologie
Parlando di verdure, intendiamo una vasta gamma di ortaggi, tutto ciò che
di commestibile l’orto può offrire, da consumare crudo o cotto. Di ogni or-
taggio consumiamo solo una parte, ma frutti, foglie e radici hanno proprietà
nutrizionali diverse.
42
Il reparto ortofrutticolo
Vitamine e sali minerali, per esempio, si concentrano più nelle foglie, mentre
i semi sono ricchi di sostanze proteiche. Per questo è consigliato alternare
il consumo di frutti, foglie, radici e fiori. Ecco una suddivisione basata sulla
parte consumata:
Come scegliere
Alcune semplici abitudini aiutano a scegliere buoni prodotti e a conservare
in modo ottimale frutta e verdura.
43
Fare la spesa
Settembre
Novembre
Dicembre
Febbraio
Gennaio
Ottobre
Maggio
Giugno
Agosto
Ortaggio
Marzo
Luglio
Aprile
Aglio H H H H H H H H
Asparagi H H H H
Barbabietole H H H H H H H H H H
Bietole da costa H H H H H H H H H H H H
Carciofi H H H H H H H H
Carote H H H H H H H H H H H H
Cavolo broccolo H H H H H H H H
Cavolfiori H H H H H H H H H
Cavolo cappuccio H H H H H H
Cavolini di Bruxelles H H H H H H
Cavoli verza H H H H H H H H
Cetrioli H H H H H H
Cipolle H H H H H H H H H H
Fagioli H H H H H H H
Fagiolini H H H H H H H
Fave H H H H H H H
Finocchi H H H H H H H H H
Insalate H H H H H H H H H H H H
Melanzane H H H H H H H
Peperoni H H H H H H H
Piselli H H H
Pomodori H H H H H H
Porri H H H H H H H
Radicchio H H H H H H H H H H H H
Ravanelli H H H H H H H H H H H H
Sedano H H H H H H H H H H
Spinaci H H H H H H H H H
Zucche H H H H H H H H
Zucchine H H H H H H
44
Il reparto ortofrutticolo
La frutta
È composta soprattutto da acqua, vitamine e sali minerali, acidi organici e
zuccheri. Non apporta molte calorie, ma ha un’importante funzione di riequi-
librio e protezione dell’organismo.
Nei frutti ricchi di acqua sono particolarmente presenti le vitamine A, C, acido
folico, in quelli oleosi la vitamina E.
Le tipologie
Come ben sappiamo, esistono molte specie di frutta, ognuna con proprietà
nutrizionali diverse, e per ognuna ne esistono molte varietà.
Di seguito, vediamo come possono essere classificate. Ma per avere infor-
mazioni più dettagliate relative ai vari frutti, rimandiamo alla guida Frutta
e verdura - Acquistare e conservare, che potete richiedere dal nostro sito
www.altroconsumo.it/inpratica.
Le denominazioni
Le denominazioni rappresentano un riconoscimento a livello europeo ai prodotti
legati al territorio e la cui coltivazione e raccolta sono regolate da un disciplinare.
45
Fare la spesa
Come scegliere
Attenzione al momento dell’acquisto. Alcune semplici regole aiutano a scegliere
buoni prodotti e a conservare in modo ottimale la frutta.
• Acquistare prodotti di stagione (vedi tabella a pagina 47) giova sia alla
salute che al portafoglio.
• Variare i colori: è un consiglio che vale sia per la frutta che per la verdura.
Per essere certi di assumere tutte le diverse proprietà nutritive, un buon
metodo è quello di basarsi sul colore dell’ortaggio.
Ogni colore corrisponde a sostanze benefiche specifiche presenti all’interno
del frutto (o della verdura):
- blu-viola, antocianine, carotenoidi, vitamina C, potassio e magnesio;
- verde, clorofilla, carotenoidi, magnesio, vitamina C, acido folico e luteina;
46
Il reparto ortofrutticolo
Settembre
Novembre
Dicembre
Febbraio
Gennaio
Ottobre
Maggio
Giugno
Agosto
Frutto
Marzo
Luglio
Aprile
Albicocche H H H
Anguria H H H
Arance H H H H H H H
Cachi H H H
Castagne H H H H H
Ciliegie H H H
Clementine H H H H H H
Fragole H H H H
Kiwi H H H H H H H H
Lamponi H H H H H H
Limoni H H H H H H H
Fichi H H H H
Mandarini H H H H H
Mele H H H H H H H H H H
Meloni H H H H
Mirtilli H H H H
Nespole H H
Noci H H H
Pere H H H H H H H H H H
Pesche H H H H H
Pompelmo H H H H H H H
Susine H H H H
Uva H H H H H
47
Fare la spesa
I legumi
Sono i semi commestibili di piante appartenenti alla famiglia delle papilionacee.
Producono un frutto, chiamato baccello, che custodisce i semi. Tutti i legumi
sono considerati un vero e proprio concentrato di salute, perché contengono
proteine, pochi grassi e di quelli buoni (Omega-3 e Omega-6), molte fibre, sali
minerali, in particolare calcio, potassio, ferro, magnesio e fosforo, e vitamine.
C’è una certa differenza tra i legumi freschi e quelli secchi: i primi contengono
una maggiore quantità d’acqua e forniscono un minor apporto di proteine e
carboidrati.
Le tipologie
Sono moltissime le specie di legumi che si trovano in commercio, alcuni molto
comuni, altri meno noti. Di seguito ne riportiamo un elenco.
• Ceci Di aspetto simili alle nocciole, sono adatti oltre che in insalata e insieme
alla pasta, anche per preparare creme da spalmare, come l’hummus, tipico
della cucina medio-orientale.
48
Il reparto ortofrutticolo
• Freschi Sono presenti solamente in alcuni mesi dell’anno, a seconda del tipo.
La percentuale di scarto (baccello) va dal 45 al 75%. Il contenuto in vitamine e
altri nutrienti è più alto rispetto agli altri tipi. Non richiedono ammollo. Vanno
consumati entro 3-4 giorni.
• Fave Sono buone da mangiare sia crude sia cotte. Totalmente sicure per
chi non è malato, in chi è affetto da favismo provoca gravi problemi.
• Lupini Legume antico e poco noto, è diffuso soprattutto nelle regioni me-
ridionali. Lo si trova quasi sempre in salamoia e nella varietà bianca.
Come scegliere
Indipendentemente dalla specie di legume preferito, al momento dell’acquisto,
ci sono alcuni fattori che è bene tenere d’occhio per poter scegliere al meglio.
Vediamoli a seguire.
49
Fare la spesa
• I legumi secchi venduti sfusi non sono garanzia di igiene. Meglio scegliere
prodotti con imballaggio chiuso e di cui si può vedere il contenuto, invece
che in scatola. In questo modo potete verificare che i semi siano integri.
• Il peso dei legumi secchi può più che raddoppiare in seguito all’ammollo
in acqua. 100 grammi di fagioli crudi, per esempio, corrispondono a circa
250 grammi di fagioli cotti; in media, una porzione di legumi crudi è di 50
grammi, cotti corrispondono a circa 150 grammi.
I prodotti confezionati
Stiamo parlando dei prodotti di IV gamma (vedi pagina 42), cioè insalate,
verdure e frutta crude e confezionate in busta già pulite, tagliate, lavate e asciu-
gate. Non c’è dubbio che siano comodi, ma il risparmio di tempo lo si paga
in denaro, dato che costano fino al 300% in più dei loro corrispettivi freschi.
Le tipologie
Tra i prodotti confezionati rientrano una gran varietà di ortaggi. Tra le ver-
dure, troviamo carote e insalate in busta, zucca e minestroni in vaschetta già
pronti per essere cotti. Ci sono poi macedonie, ananas, mango in coppette e
ogni altro tipo di frutta che troviamo pronta nei banchi frigo dei supermercati.
Come scegliere
Se, nonostante i costi elevati, per questioni di comodità, preferite acquistare
comunque le verdure in busta, meglio adottare qualche piccolo accorgimento.
Ecco cosa alcuni consigli.
50
Il reparto ortofrutticolo
• Variare spesso nella scelta: questo consentirà di evitare una eccessiva intro-
duzione di nitrati (presenti anche in alcune verdure fresche) e di nitriti, che
nei prodotti confezionati trovano l’ambiente ideale per svilupparsi.
Le conserve
La preparazione di conserve di verdura e frutta è una pratica tradizionale,
tramandata di generazione in generazione, che oggi è stata di fatto soppiantata
dalle preparazioni industriali.
Non possono comunque sostituire i loro corrispettivi freschi, dato che spesso
i processi necessari alla loro produzione causano una perdita delle qualità
51
Fare la spesa
Le tipologie
Le conserve degli ortaggi possono essere confezionate in vasetti di vetro o in
lattine. Le modalità in cui sono proposte sono parecchie. Vediamole.
Le conserve di pomodoro
Un approfondimento a parte meritano le conserve di pomodoro, un grande clas-
sico della nostra cucina. A livello commerciale sono classificate in diverse tipolo-
gie in base alla preparazione, che può subire diversi procedimenti.
• Pelati Sono preparati con pomodori interi, di forma allungata, a cui si aggiun-
ge succo di pomodoro. Vengono sottoposti a un processo di pastorizzazione.
52
Il reparto ortofrutticolo
I succhi di frutta
Al supermercato la corsia dei succhi di frutta è ricca di prodotti. Ma non sono
tutti uguali: a fare la differenza, oltre a gusto e formato, è la composizione. Ecco
cosa propone il mercato.
• Nettare di frutta La percentuale di frutta varia dal 25% dei succhi di banana al
50% di quelli di mela e pera. Lo zucchero (anche misto ad altri dolcificanti) è am-
messo fino al 20% del prodotto. La frutta è in forma di succo o polpa in purea.
• Succo e polpa Si distinguono dai nettari solo perché la frutta è presente esclu-
sivamente in forma di polpa in purea.
53
Fare la spesa
Come scegliere
Le conserve industriali sono sicure, ma per non correre rischi occorre comun-
que fare attenzione ad alcuni elementi al momento dell’acquisto.
54
4
I reparti macelleria e pescheria
I reparti macelleria
e pescheria
55
I SALUMI
LA CARNE
IL PESCE
Fare la spesa
La carne
Quando parliamo di “carne” intendiamo la massa muscolare, compresa di
tessuto adiposo e connettivo, degli animali da macello (bovini, equini, suini,
ovini), da cortile (polli, tacchini, oche, conigli) e selvaggina (lepri, fagiani,
cinghiali, caprioli).
La suddivisione in carni bianche, rosse e nere avviene in base alla colorazione
che la carne assume dopo la macellazione.
Avicoli
La produzione nazionale di pollame è in grado di soddisfare la richiesta inter-
na, la maggior parte costituita da pollo, seguito da tacchino e gallina. Quasi
tutta la carne che consumiamo è quindi di origine italiana.
L’allevamento
Gli animali da cortile sono perlopiù allevati con una pratica intensiva. La
legge stabilisce la quantità minima di spazio a disposizione nei capannoni:
33 chili (la misura è a peso e non a capo) per metro quadro. Vediamo come
vengono allevate le varie specie.
• Cappone Gli animali sono prima castrati e poi macellati. I capponi leggeri
raggiungono i 3 kg in massimo 6 mesi. La razza pesante raggiunge un peso
di 4 kg. Le carni sono morbide e aromatiche, più ricche di calorie del pollo.
58
I reparti macelleria e pescheria
La carne biologica
L’obiettivo degli allevamenti biologici è garantire il benessere degli animali e la
riduzione dell’impatto ambientale. La legge stabilisce quanto spazio è necessario
per ciascun animale e il numero dei capi che l’azienda può sostenere. I liquami
diventano così concime per produrre il foraggio, invece di inquinare l’ambiente.
Vediamo le caratteristiche principali che questo genere di allevamento deve avere.
• Scelta delle razze Devono adattarsi alle condizioni dell’ambiente locale e ave-
re una buona resistenza alle malattie. Sono favorite le razze tradizionali italiane.
• Gallina È macellata a circa un anno di vita, quando non produce più uova.
59
Fare la spesa
• Pollo I polli da carne hanno vita breve, sono macellati dopo 56 giorni,
quando hanno raggiunto un peso medio di 2 kg. Un pollo di buona qualità
ha carne soda ed elastica, la pelle non è umida o appiccicosa e le giunture
non sono rosse ma chiare.
• Struzzo Pesa in media 150 kg ed è alto circa 2 metri e mezzo. La sua carne,
di aspetto simile alle carni rosse di origine bovina, ha un elevato contenuto
in proteine e ferro e una bassa percentuale di colesterolo e sodio.
• Tacchino Le femmine della razza pesante sono allevate per 16-18 settimane,
mentre i maschi, dalla carne più asciutta, sono macellati a 20-24 settimane.
Gli animali commercializzati in tagli (petto, cosce, sottocosce, ali) hanno
un peso di circa 15-16 kg. Il tacchino leggero, da cuocere intero arrosto,
è macellato dopo 12-14 settimane a un peso di circa 4 kg. Gli animali di
giovane età hanno carni morbide e poco grasse. Si possono riconoscere
controllando la pelle delle zampe, che non deve essere dura e scagliosa,
e le ossa che devono avere ancora una buona flessibilità.
Come scegliere
• Il pollo di allevamento è leggermente più povero in proteine di quello
ruspante, perché contiene più acqua; la percentuale di tessuto connettivo
è inferiore e richiede un tempo di cottura minore. Il pollo nostrano ha una
carne più soda, consistente e gustosa.
60
I reparti macelleria e pescheria
Bovini
Negli ultimi anni, secondo dati Ismea, il settore della carne bovina ha assistito
a un progressivo calo della domanda, dovuto alla riduzione del reddito delle
famiglie e a un cambio delle abitudini alimentari.
Nonostante ciò, la produzione nazionale di carne bovina non copre la richiesta
interna. La maggior parte del prodotto importato proviene dai paesi Ue sotto
forma di carne già macellata o di bovini vivi. Controllando l’etichetta è possi-
bile sapere dove è nato ed è stato allevato l’animale prima della macellazione.
L’allevamento
I vitelli destinati alla produzione di carne sono ricoverati in stretti box, la man-
canza di spazio limita i movimenti e favorisce l’ingrasso. Dopo i primi giorni, il
latte materno è sostituito da latte magro in polvere addizionato con vitamine,
61
Fare la spesa
integratori e grassi vegetali. Una bomba nutrizionale che rende più veloce la
crescita. Anche per gli altri bovini destinati alla macellazione le tecniche per
l’ingrasso prevedono un’alimentazione intensiva a base di foraggio, legumi e
cereali integrati con vitamine, minerali e concentrati proteici.
Gli animali sono divisi in tipologie in base all’età e al sesso.
• Scottona È la femmina del bovino di età intorno ai 15-20 mesi, che non ha
mai partorito. La carne è particolarmente tenera.
Come scegliere
• Dopo la macellazione, gli animali sono puliti e sottoposti a taglio. La tenerezza
della carne dipende soprattutto dal rapporto in ciascun pezzo tra tessuto mu-
scolare, più morbido e più nutriente, e tessuto connettivo (cioè le membrane
che avvolgono ciascun fascio muscolare). Più un taglio è ricco di tessuto
connettivo a scapito di quello muscolare, meno la carne risulterà tenera; per
questo i tagli più pregiati sono quelli con alta percentuale di tessuto muscolare.
• I tagli vengono classificati in tre categorie sulla base dello spessore della massa
muscolare e della quantità di grasso e di tessuto connettivo. Quelli di prima
categoria sono più pregiati e costosi, quelli di terza hanno un valore qualitativo
e commerciale più basso. La scelta della carne deve essere adeguata al piatto
da cucinare (vedi pagina 64).
62
I reparti macelleria e pescheria
La carne in scatola
Le conserve di carne sono definite “Piatto pronto di carne bovina in gelatina“ per
la quantità di gelatina presente, nella maggior parte dei casi superiore alla percen-
tuale di carne. In genere è utilizzata carne d’importazione, fresca o congelata, di
non eccellente qualità.
Negli stabilimenti la carne di manzo è tagliata, disossata e ridotta a pezzi, prima di
essere cotta. Bollita in acqua o brodo per circa 25 minuti, è immersa poi in una sa-
lamoia di acqua, sale, nitriti e nitrati, per 6-8 ore a una temperatura tra 50 e 70 °C.
I pezzi sono ripuliti da arterie e grasso in eccesso, poi tagliati e inscatolati in con-
tenitori dove è già stata inserita la gelatina di carne, addensata con agar-agar e
farina di carrube. La scatoletta è sigillata prima della sterilizzazione, che avviene
in autoclave a una temperatura tra 116 e 120 °C e distrugge tutte le forme vege-
tative, le spore dei microrganismi e circa il 30% delle vitamine.
La carne confezionata è raffreddata con acqua fredda e lasciata riposare 10 gior-
ni in magazzino, a una temperatura di 20 °C, prima di essere commercializzata.
Si conserva per lunghi periodi, ma è comunque bene controllare la data di scaden-
za prima del consumo.
63
Fare la spesa
64
I reparti macelleria e pescheria
1 17
3 19
4 2
5 12
13
7 14 15
10 11
6 18
9 8 18
16
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9 10 12 1
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3
5 2
6
7
4
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65
Fare la spesa
Suini
Come per quella bovina, anche per la carne suina c’è stata negli ultimi anni
una flessione dei consumi. Resta comunque una delle tipologie più apprezzate,
soprattutto per i salumi.
I nostri allevamenti coprono solo in parte la domanda: dall’estero sono im-
portati sia suini vivi, che saranno macellati in Italia, sia carne fresca.
Le tipologie più richieste sono due: il maiale pesante allevato per l’industria
dei salumi e il maiale magro per il consumo di carne fresca da macelleria.
Nel corso del tempo, grazie alla selezione genetica e alla composizione dei
mangimi, la carne di maiale è diventata meno grassa: oggi il contenuto in
lipidi e in colesterolo si avvicina a quello della carne bovina.
L’allevamento
Allevati in box, i maiali sono alimentati con mais, soia, orzo, sorgo, manioca,
siero di latte, vitamine, minerali e integratori proteici. L’alimentazione è diffe-
renziata per la tipologia da ottenere.
Come scegliere
Dopo la macellazione, il maiale è sezionato in due mezzene e poi suddiviso
nei tagli commerciali (vedi pagina 64). Di seguito, trovate qualche consiglio
per scegliere al meglio.
66
I reparti macelleria e pescheria
• Una carne scura, poco umida, dall’aspetto secco, ha un’acidità troppo bassa
ed è soggetta facilmente alla putrefazione.
Conigli
La specie d’allevamento deriva dal coniglio selvatico, originario del continen-
te africano. Si tratta di un animale molto prolifico e si diffonde in maniera
piuttosto rapida. Negli allevamenti intensivi una coniglia riproduttrice può
arrivare a 11 nidiate l’anno. La media dell’accoppiamento è intorno ai 31
giorni, giusto la durata della gestazione.
Gli italiani sono tra i maggiori produttori e consumatori nel mondo. Il nostro
consumo pro capite è di circa 5 kg all’anno, al quarto posto dopo suini,
bovini e pollame.
L’allevamento
Quasi la metà degli allevamenti italiani si trova al Sud, al Centro sfiorano il
30% e il resto sono al Nord.
I coniglietti crescono in gabbie sovrapposte in capannoni coibentati e ventilati.
In mezzo metro quadro si affollano, in genere, 8 conigli da ingrasso.
Gli animali sono macellati giovani, a circa 80-90 giorni, quando in genere
raggiungono un peso di medio di 2,5 kg.
Come scegliere
Nel valutare il prezzo d’acquisto, considerate che circa un terzo del coniglio
è da scartare.
La carne, più tenera nei conigli con meno di un anno di età, ha un buon va-
lore nutritivo e dietetico, è ricca di proteine e povera di grassi, colesterolo e
sodio. Ha un ottimo apporto di minerali (potassio, fosforo, magnesio, ferro)
ed è molto digeribile per la presenza minima di grassi e tessuto connettivo.
Equini
Il consumo di questo genere di carne è poco diffuso e viene commercializ-
zata perlopiù in macellerie specializzate. Da un punto di vista nutrizionale è
paragonabile a quella bovina.
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Fare la spesa
Ovini e caprini
In Italia sono numerose le specie diffuse nelle diverse regioni, allevate anche
in zone impervie. L’agnello da latte, definito abbacchio nel Lazio, è la carne
ovina più richiesta: copre circa il 70% del consumo totale.
68
I reparti macelleria e pescheria
Come scegliere
• La carne di capretto è facilmente digeribile per la scarsa presenza di tessuto
connettivo.
• Un colore rosa carico della carne indica che l’agnello è stato macellato a
8-10 settimane, dopo lo svezzamento, e ha già brucato erba.
I salumi
Con il termine salumi indichiamo una svariata quantità di prodotti diversi tra loro
e proveniente da carni diverse. A grandi linee possono essere divisi in due tipi.
• Salumi non insaccati Sono ottenuti da tagli di carne interi, con l’aggiunta
di sale e spezie.
69
Fare la spesa
Le tipologie
Sono numerose le varietà di salumi in commercio: le differenze iniziano dalla
materia prima, cioè dalla carne utilizzata, segue poi l’eventuale insaccatura, la
salagione, la stagionatura e, per alcuni prodotti, l’affumicatura.
La salagione è una fase importante per la conservazione: può essere eseguita
a secco, con sovrapposizione di strati di sale (prosciutto crudo) o per immer-
sione in salamoia (prosciutto cotto), poi il prodotto è prosciugato e asciugato.
Vediamo i principali salumi italiani e le loro caratteristiche.
• Bresaola Carne bovina cruda leggermente essiccata. Parti della coscia (fesa,
sottofesa, noce, magatello), intere e non triturate, sono ripulite dai nervi e
sgrassate. I tagli sono immersi per 15 giorni in vasche di acciaio con sale e
spezie prima di essere avvolti in un budello. La stagionatura dura da 1 a 3 mesi.
• Coppa Carne suina. Ricavata dai muscoli del collo, la carne è sottoposta a
salagione con sale e spezie. Avvolta in budello è lasciata stagionare alcuni mesi.
• Lardo Carne suina (spalle e dorso). Entro 48 ore dalla macellazione è posto
a maturare, per circa 3 mesi, in contenitori di acciaio alternando strati di lardo
a sale e spezie e ricoperto da una salamoia di acqua, sale e spezie. Per una
stagionatura più lunga (fino a un anno) l’acqua è sostituita da vino bianco.
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I reparti macelleria e pescheria
Come scegliere
• Leggere le etichette è sempre la prima regola. Si può così verificare il tipo
di carne impiegata ed eventuali altri ingredienti. Oltre alla carne di maiale,
italiana o d’importazione, la lista degli ingredienti può essere lunga: zuccheri
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Fare la spesa
• Quando si acquista del prosciutto crudo, meglio sceglierlo con l’osso e con-
trollare il periodo di stagionatura: deve essere di almeno 10 mesi. Anche il
prezzo in questo caso è un indicatore utile: difficilmente troverete un prodotto
di qualità a prezzi stracciati.
• È meglio evitare il salame che presenta una superficie del taglio non fresca,
zone di colore grigiastro o grasso ingiallito. Una colorazione troppo viva,
invece, può indicare un uso esagerato di additivi. I granelli di grasso devono
essere ben distribuiti e non eccessivi.
Il pesce
In Italia, consumiamo ogni anno circa 21 chili a testa di pesce, circa la metà
della carne. Una quantità troppo scarsa, considerate le qualità nutrizionali di
questo alimento. Il pesce, infatti, è ricco di nutrienti e vitamine, di Omega-3
e acidi grassi utili a prevenire malattie cardiovascolari.
72
I reparti macelleria e pescheria
La maggior parte dei prodotti ittici che arrivano sulle nostre tavole è importato:
arriva dall’estero oltre il 70% sui consumi totali tra prodotto fresco, congelato
e trasformato. Il resto è pesce di produzione nazionale, derivante da pesca
o da allevamento.
La pesca
I principali sistemi di pesca praticati nel nostro paese possono essere suddi-
visi in tre tipologie, a seconda delle attrezzature che vengono utilizzate sui
pescherecci.
• Pesca con reti da traino Le reti vengono trainate a diretto contatto con il
fondale marino o da questo distanziato. La pesca a strascico ne è un esempio.
• Pesca con reti da posta o con ami e palangari Gli attrezzi vengono
posizionati in un’area marina, ben definita e segnalata in modo adeguato,
e vengono ritirati dai pescatori dopo un tempo definito.
L’allevamento
Nonostante la generale diffidenza verso i prodotti ittici di allevamento, l’ac-
quacoltura è una realtà in forte crescita: è migliorata la qualità dei prodotti
(qualità delle carni, valore nutrizionale, similitudine con il corrispettivo pesca-
to) e l’attenzione all’ambiente e al benessere dei pesci, con impianti sempre
più sostenibili. I sistemi di acquacoltura si possono classificare come segue.
73
Fare la spesa
La lavorazione
Da quando viene pescato, già a bordo dei pescherecci, fino al commercio,
il pesce può subire una serie di trattamenti per la conservazione. Di seguito
li vediamo brevemente.
74
I reparti macelleria e pescheria
75
Fare la spesa
• Tutti i prodotti di questo tipo sono accomunati dalla presenza di un gran quan-
titativo di sale.
76
I reparti macelleria e pescheria
Le tipologie
Sono più di mille le specie ittiche che possiamo trovare ogni giorno sui banchi
delle pescherie, anche se sulle nostre tavole ne finiscono non più di dieci o
quindici. Per conoscere le caratteristiche di ogni specie, vi invitiamo a ri-
chiedere la guida Pesci, molluschi e crostacei - Sceglierli e cucinarli dal sito
www.altroconsumo.it/inpratica. Qui ci limiteremo a vedere quali sono
le tipologie principali.
• Pesci Si intendono i pesci veri e propri, che fanno parte dei vertebrati ac-
quatici. Si distinguono in:
- pesci con scheletro osseo, che sono la maggioranza e comprendono specie
come pesce spada, dentice e rana pescatrice;
- pesci con scheletro cartilagineo, come gli squaliformi tipo palombo o
razza. Molti pesci ossei sono allevati, è il caso di orata e branzino per l’ac-
qua salata, e della trota per l’acqua dolce. Ma possono essere allevati anche
dentice, pagro, pagello, ombrina, sarago, rombo, ricciola, sogliola atlantica
e molti altri. Non esistono invece allevamenti di pesci squaliformi.
Come scegliere
Saper scegliere bene il pesce da portare in tavola è molto importante, ma
non è sempre facile. Ci sono però una serie di elementi che è bene cono-
scere per poter fare una scelta il più possibile informata.
77
Fare la spesa
• Come per tutti i prodotti alimentari, anche per quelli ittici è importante sa-
per leggere l’etichetta. Per tutti i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, a
eccezione delle preparazioni e delle conserve, e a prescindere dal fatto che
siano venduti preimballati o meno, sono obbligatorie:
- la denominazione commerciale della specie e il suo nome scientifico;
- il metodo di produzione (“pescato” o “pescato in acque dolci” o “allevato”);
- la zona di pesca (vedi tabella a pagina 79) o la nazione in sui è stato
allevato e la categoria degli attrezzi da pesca usati nella cattura.
78
I reparti macelleria e pescheria
Zone FAO
Codice alfanumerico Zona di pesca FAO Informazioni supplementari
obbligatorie
Zona FAO n. 18 Mar Artico
Per le zone FAO 27 e 37 è necessario specificare la zona di pesca indicando o la sottozona o la divisione FAO in cui
il prodotto è stato pescato e un’ulteriore definizione dell’Area (che può essere più o meno specifica a discrezione
dell’operatore, l’importante è che risulti comprensibile al consumatore finale). Per le altre zone è sufficiente la
denominazione della zona di pesca FAO.
Le sottozone e divisioni FAO sono reperibili al link ec.europa.eu/fisheries/cfp/market/marketing/doc/
fishing-areas.xls.
79
Fare la spesa
Il pesce azzurro
Comprende diverse varietà di pesci di acqua salata tra cui alici o acciughe, aguglie,
sarde, sardine e sgombri. Il nome deriva dal colore delle scaglie che ricoprono fian-
chi e ventre, argentate con riflessi azzurri, che accomuna le specie appartenenti
a questo gruppo.
Il basso prezzo di vendita, motivato dalla facilità e quantità della pesca nei nostri
mari, compete con quello del pesce d’allevamento, ma il pesce azzurro è migliore
sotto il profilo nutrizionale. Contiene una maggiore quantità di grassi Omega-3,
oltre a vitamine del gruppo B, calcio, ferro e zinco.
• I prodotti della pesca devono rispettare delle taglie minime, imposte tramite
leggi nazionali ed europee per proteggere e conservare gli ecosistemi marini
e garantirne uno sfruttamento sostenibile.
Gli esemplari che misurano meno della taglia minima prevista, a seconda
della specie, non possono essere commercializzati. Tutti i pesci hanno una
taglia minima di 7 cm, a eccezione delle specie che allo stadio adulto non
raggiungono tale misura.
Per conoscere le taglie minime di pesci, crostacei e molluschi, è possibile
consultare il sito internet del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e
Forestali all’indirizzo www.politicheagricole.it.
• Non acquistare mai prodotti ittici freschi esposti senza il rispetto della cate-
na del freddo, ossia mantenuti a temperature superiori a 4 °C o comunque
ambiente. Evitare quelli esposti senza un’etichetta.
Non comprare molluschi immersi in acqua in bacinelle o recipienti improv-
visati, in rivendite non autorizzate allo scopo.
80
5
Il reparto latte, derivati e uova
Il reparto latte,
derivati e uova
81
IL FORMAGGIO
IL BURRO
LA MARGARINA
Il reparto latte, derivati e uova
IL LATTE LA PANNA
LE UOVA LO YOGURT
Fare la spesa
Il latte
Il latte ha un elevato valore nutrizionale: le proteine (caseine e sieropro-
teine) contengono tutti gli aminoacidi essenziali che l’uomo non riesce a
sintetizzare da solo e rappresenta la principale fonte di calcio per l’organi-
smo. Contiene, inoltre, fosforo, potassio, sodio, magnesio e le vitamine A,
E, K (tra le vitamine liposolubili) e le vitamine C, acido folico e B2 (tra le
vitamine idrosolubili).
In commercio esistono diverse tipologie di latte. Conoscerle ci permette di
compiere la scelta migliore per le nostre esigenze.
La lavorazione
Il latte appena munto ha una temperatura di 37 °C, ideale per lo sviluppo di
numerosi microrganismi; è quindi filtrato e raffreddato a 4 °C, direttamente
dal produttore. Può essere consegnato crudo alle centrali, entro 48 ore dalla
mungitura, dove è sottoposto ad almeno un trattamento termico.
Nello stabilimento la lavorazione prevede due fasi: nella prima si differenzia
il prodotto per titolo di grasso, nella seconda per trattamento termico.
84
Il reparto latte, derivati e uova
Esiste anche un altro trattamento, non termico, a cui il latte può essere sot-
toposto: la microfiltrazione. È un sistema fisico in grado di allontanare le
particelle impure. Il primo procedimento cui è sottoposto il latte crudo arrivato
allo stabilimento prevede la separazione della panna che è poi omogeneizzata.
Il latte scremato è filtrato attraverso una speciale membrana i cui pori tratten-
gono gran parte dei batteri e delle cellule estranee senza influire sul contenuto
nutrizionale. Una volta filtrato, il latte è riunito alla panna e pastorizzato per
garantire l’eliminazione di tutti i germi nocivi che la sola microfiltrazione
non può assicurare.
Le tipologie
Il termine “latte” è utilizzato per indicare solo il prodotto vaccino, altrimenti
deve essere accompagnato dal nome dell’animale d’origine, per esempio “latte
di capra” o “latte di pecora”.
A ogni definizione, come “fresco”, “scremato” o “sterilizzato”, corrispondono,
per legge, caratteristiche nutrizionali o modalità di lavorazione prestabilite.
Vediamo quali sono i tipi di latte che troviamo in commercio.
85
Fare la spesa
• Crudo È il latte appena munto, che non subisce alcun tipo di trattamento.
Viene venduto nelle fattorie o nei distributori di latte alla spina. È più ricco
di vitamine e proteine di quello pastorizzato ed è più saporito per la mag-
giore presenza di grasso. Ma è un prodotto molto delicato e occorre fare
attenzione all’igiene e alla temperatura di conservazione, non più di 4 °C.
Deve essere consumato entro uno o due giorni e sempre dopo essere stato
bollito, per evitare il rischio di infezioni intestinali.
86
Il reparto latte, derivati e uova
• Sterile È il latte che subisce maggiori modificazioni, con una riduzione della
digeribilità e del valore nutrizionale. Diminuisce il contenuto di vitamine,
in particolare la vitamina A, e le proteine subiscono una denaturazione.
Ha un gusto tipico di cotto. Si trova confezionato in bottiglie di vetro, ma
in Italia è poco diffuso.
87
Fare la spesa
Le alternative al latte
Per chi è intollerante al lattosio o allergico alle proteine del latte (soprattutto
alla caseina), esistono in commercio numerosi prodotti alternativi, di origine
animale o vegetale.
• Bevande a base di soia Ottenute dai semi lasciati macerare in acqua e schiac-
ciati, hanno un elevato contenuto di proteine e un buon apporto di grassi: per
questo sono quelle che più si avvicinano al latte. Inoltre, sono naturalmente
ricche di vitamina B2.
88
Il reparto latte, derivati e uova
Come scegliere
Come abbiamo visto (vedi pagina 85), esistono davvero molte tipologie
di latte. Per scegliere quello più adatto si possono tenere presenti alcune
considerazioni.
89
Fare la spesa
La panna
La panna è la crema del latte. Ottenuta per separazione della parte grassa, è la
materia prima per la produzione del burro, ma è utilizzata anche in cucina, nei
dolci e nei formaggi. Ha un notevole apporto calorico ed è ricca di vitamine
A, D, B1, B2, fosforo e calcio.
La lavorazione
Dalla tecnica utilizzata per separare la parte grassa del latte (vedi pagina 84)
si ottengono due tipi di prodotto.
Le tipologie
Per legge, la panna è la crema del latte vaccino. I prodotti commercializzati
sono di tre tipi e devono contenere una quantità di grassi non inferiore alle
soglie di legge.
90
Il reparto latte, derivati e uova
• Panna da montare Deve avere il 30% minimo di grasso. È grazie alla caseina
che la panna aumenta di volume: sbattendola con una frusta si incorpora
aria che rende la panna soffice e gonfia.
Come scegliere
Anche se la panna ha una gamma di prodotti meno vasta rispetto al latte, ci
sono comunque alcune informazioni che può essere utile conoscere prima
di metterne una confezione nel carrello.
La panna spray
I prodotti dolciari spray a base di panna non sono da confondere con la vera panna.
Venduti in bombolette sotto pressione, sono costituiti per l’80% da panna per pa-
sticceria e per il resto da zuccheri, aromi naturali, additivi addensanti e stabilizzanti
(carragenina, agar-agar) e gas propellente.
91
Fare la spesa
• La panna acida (o crème fraîche) è utilizzata nei piatti tipici di molti paesi.
Ha fermenti lattici attivi.
Lo yogurt
È un latte fermentato. È più digeribile del latte perché i microrganismi, per
attivare la fermentazione, scindono il lattosio in glucosio e galattosio, facilitando
così l’assimilazione anche per chi ha una scarsa produzione dell’enzima lattasi.
L’acidità tipica dello yogurt favorisce l’assorbimento di calcio e fosforo.
La lavorazione
Il latte, filtrato ed eventualmente scremato, è omogeneizzato e pastorizzato a
una temperatura tra 85 e 90 °C per 20 o 30 secondi. Durante il raffreddamento,
a 42-45 °C, si innestano i lattobacilli.
Da questo momento la tecnica si differenzia per produrre yogurt con diverse
caratteristiche.
• Da bere (liquido) È uno yogurt a coagulo rotto con un residuo magro più
basso. Subisce un raffreddamento più spinto dopo la rottura del coagulo.
92
Il reparto latte, derivati e uova
• Yogurt greco Detto anche “colato”, è uno yogurt compatto che subisce una
filtrazione per allontanare il siero, che incide sulla consistenza (più denso)
e sui valori nutrizionali (più ricco in proteine).
Le tipologie
La differenza tra lo yogurt e il latte fermentato, commercializzato con nomi
di fantasia, la fanno i fermenti: per legge può essere definito yogurt solo il
prodotto ottenuto con Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus.
È precisato, inoltre, che i microrganismi devono essere vivi e presenti in
numero elevato nel prodotto finito; questo impedisce di definire yogurt quei
dessert, simili nell’aspetto, ma spesso a lunga conservazione e non biologi-
camente attivi.
Oltre che in base al metodo di lavorazione (vedi pagina 92), gli yogurt pos-
sono essere classificati in base al tipo di latte.
93
Fare la spesa
• Alla Frutta Nella lista degli ingredienti, deve esserne indicata la percentuale.
Quando è indicato “preparazione di frutta” può essere più difficile risalire
a quel valore.
Come scegliere
I frigoriferi dei supermercati sono talmente pieni di yogurt e affini, che spesso
scegliere è tutt’altro che banale. Ecco cosa è bene tenere in considerazione.
• Nel caso degli yogurt alla frutta, più alta è la percentuale di frutta contenuta
e meglio è.
I latti fermentati
Esiste un’ampia varietà di latti fermentati, non definibili yogurt perché oltre ai due
microrganismi previsti dalla legge ne impiegano altri, attivi nella fermentazione
del latte. I più noti sono i bifidobatteri (Bifidus bacterium) e il Lactobacillus aci-
dophilus. Vantano una funzione benefica per l’organismo, ma gli studi scientifici
ridimensionano i loro effetti.
94
Il reparto latte, derivati e uova
• Le calorie variano tra il più “light” yogurt bianco non zuccherato e lo yogurt
alla frutta. Per un vasetto da 125 g si va, rispettivamente, da circa 80 kcal
a 130 kcal. A titolo di confronto, una mela corrisponde a 70 kcal e un pac-
chetto di crackers a 130 kcal.
• Nello yogurt ritroviamo lo zucchero del latte, vale a dire il lattosio. La tra-
sformazione del lattosio in acido lattico è sicuramente la reazione principale
operata dai microrganismi per trasformare il latte in yogurt. Non tutto il
lattosio del latte di partenza è convertito, ma solamente il 30-40%. C’è da
dire, però, che il lattosio residuo risulta in genere ben tollerato anche dalle
persone che ne sono intolleranti grazie alla presenza dell’enzima galattosidasi
rilasciato dai microrganismi presenti.
Per contro, spesso nello yogurt (poco in quelli bianchi, ma praticamente
sempre in quelli alla frutta) troviamo anche zuccheri aggiunti: saccarosio,
fruttosio, sciroppo di glucosio-fruttosio, in quantità non trascurabile.
Il formaggio
Nonostante la richiesta di prodotti più leggeri, il formaggio piace sempre molto
a noi italiani. Integrarlo nella dieta, preferendo le versioni magre, consente
un buon apporto proteico e di sali minerali, in particolare calcio e fosforo.
È un alimento derivato del latte (intero, parzialmente scremato, di capra o di
pecora), che si ottiene attraverso la coagulazione della caseina, una delle pro-
teine che lo compongono, e una serie di altre lavorazioni che lo trasformano
nei differenti formaggi che conosciamo.
La lavorazione
L’Italia produce una grande varietà di formaggi, con caratteristiche sensoriali,
aspetto e consistenza della pasta diversi l’uno dall’altro. La caratteristica del
prodotto finale rispecchia quella del latte di partenza (in particolare per quanto
riguarda il contenuto di grassi e proteine), ma dipende anche dalle lavorazioni
che subisce.
95
Fare la spesa
96
Il reparto latte, derivati e uova
Il caglio
Il caglio è l’insieme degli enzimi coagulanti che provocano la precipitazione della
caseina e trasformano il latte in cagliata.
In genere di origine animale, il caglio è detto “presame” ed è ricavato dallo sto-
maco dei vitelli o, per i formaggi tipici, da quello di agnelli e capretti. Il quarto
stomaco (l’abomaso) dei giovani ruminanti, è ripulito del tessuto grasso, tagliato a
striscioline, essiccato, stagionato e commercializzato liquido, in polvere o in pasta.
Per coagulare il latte è possibile utilizzare anche enzimi ricavati da funghi e batteri,
o estratti vegetali, come il lattice di fico; sono riconoscibili in etichetta dalla dicitura
“caglio microbico”. Poco frequenti in Italia, i derivati vegetali fanno parte delle
preparazioni tradizionali di prodotti Dop di altri paesi.
La cagliata viene estratta dal siero e posta a riposo negli stampi (fascere), che
hanno la forma e la dimensione tipica del formaggio da produrre e con la
quale sarà commercializzato. In questa fase continua lo spurgo del siero, che
può essere facilitato tramite una pressatura.
Solo per alcuni formaggi avviene la filatura: la cagliata è lasciata maturare
in un siero caldo (80-90 °C) e acido per alcune ore. Dalla cagliata, diventata
plastica e filamentosa, si ottengono le forme caratteristiche dei formaggi a
pasta filata (Mozzarella, Provolone, Scamorza).
97
Fare la spesa
• Scissione dei grassi La divisione in acidi grassi liberi influisce sul profumo
e il gusto del formaggio.
Durante la stagionatura, le forme vengono rigirate più volte per evitare che
sulla crosta possano insorgere muffe e batteri che potrebbero contaminare
la pasta.
98
Il reparto latte, derivati e uova
Le tipologie
I formaggi possono essere classificati secondo diversi parametri fisici e tecno-
logici. A seguire, vediamo quali sono e in cosa consistono.
99
Fare la spesa
Come scegliere
Il formaggio deve essere ricavato dal latte, intero o scremato. In Italia è vietato
l’uso del latte in polvere che è invece utilizzato in altri paesi. È ammesso l’uti-
lizzo di fermenti e sale da cucina, mentre antimicrobici sulla crosta, conservanti
nei formaggi freschi (potassio sorbato, nisina), addensanti nei cremosi (farina
di carrube) e sali di fusione per i formaggi fusi (polifosfati, citrati di sodio)
possono essere aggiunti solo se dichiarati in etichetta.
Oltre a leggere le etichette, è utile fare attenzione alle seguenti caratteristiche
prima di scegliere cosa acquistare.
• Nei formaggi a pasta dura una consistenza irregolare, per esempio la divi-
sione in strati, segnala una cattiva lavorazione: la pasta può essere troppo
acida o la cottura eccessivamente energica.
100
Il reparto latte, derivati e uova
Il burro
È un condimento ottenuto dalla panna del latte vaccino. Consumato crudo, è
di facile digestione ed è ricco di vitamine A e D.
In Italia, rispetto ai paesi del Nord, l’utilizzo in cucina è limitato, superato
dall’olio di oliva e di semi. È uno dei grassi da evitare, come il lardo, l’olio di
palma o i grassi idrogenati, quando si alza la percentuale del colesterolo nel
sangue, per limitare l’apporto di acidi grassi saturi, che se assunti in eccesso
nuocciono al sistema cardiovascolare.
La lavorazione
Il burro di ottiene dalla lavorazione della crema del latte. Per ottenerne un
chilogrammo occorrono mediamente 23-25 kg di latte. Viene prodotto attra-
verso differenti tecniche di lavorazione.
La lavorazione delle creme ottenute prosegue poi con i passaggi che descri-
viamo a seguire.
101
Fare la spesa
Le tipologie
La distinzione tra tipologie si basa sulla quantità di grasso contenuto, nessu-
na differenza invece nella denominazione per la provenienza della materia
prima: dalla crema di affioramento, centrifuga o siero, per la legge si ottiene
sempre “burro”. È consentito aggiungere sale (cloruro di sodio) e coloranti
(carotenoidi): meglio verificare in etichetta. Oltre alla definizione prevista dalla
legge, altre diciture compaiono spesso sulle confezioni. Vediamole insieme.
• Burro classico Prodotto dalla crema del latte vaccino, contiene almeno
l’80% di grasso e meno del 16% di acqua.
102
Il reparto latte, derivati e uova
• Burro salato Viene addizionato con del sale (la cui quantità deve esse-
re segnalata in etichetta), che rallenta lo sviluppo di batteri e facilita la
conservazione.
Come scegliere
L’aspetto e l’aroma del burro possono rivelare se è un buon prodotto e quale
tecnica di lavorazione è stata utilizzata. Attenzione, anche le modalità di con-
servazione influiscono sulla qualità.
Un consumo moderato
Il burro classico contiene tra l’80 e l’84% di grassi di cui buona parte sono saturi,
nemici della nostra salute. Questa è la differenza fondamentale con l’olio extraver-
gine di oliva, più ricco di grassi monoinsaturi, decisamente migliori per l’organismo.
Questo non significa che il burro debba essere bandito dalla nostra tavola. Per una
dieta equilibrata l’ideale è limitarne l’uso: una porzione da 10 g (circa 75 kcal e 5,5 g
di grassi saturi) è più che sufficiente per condire un piatto di pasta o imburrare una
fetta di pane per la colazione.
103
Fare la spesa
La margarina
Non si tratta di un derivato del latte, ma in genere lo troviamo sul banco
frigo accanto al burro. È un’emulsione di grassi (vegetali o animali) e ac-
qua. I prodotti realizzati per il consumo domestico sono a base di olio di
semi (arachide, soia, mais, palma, cocco), mentre quelli per uso industriale
utilizzano anche grassi animali (sego ottenuto da grasso di bovino).
La validità nutrizionale è condizionata dalla materia prima utilizzata e dal
procedimento produttivo: per esempio l’olio di palma e di cocco sono ricchi
di acidi grassi saturi di cui la nostra alimentazione è già particolarmente ricca;
i grassi idrogenati, invece, contengono acidi “trans” dannosi per la salute.
La margarina è povera di vitamine: vengono eliminate con la raffinazione
dell’olio e il trattamento termico durante la produzione.
La lavorazione
La margarina può essere solida o cremosa, ma la materia prima iniziale è in
genere liquida. La consistenza è ottenuta con lavorazioni diverse. Ecco le
principali fasi di produzione.
104
Il reparto latte, derivati e uova
acidi grassi insaturi in acidi grassi saturi. Questo determina una riduzione di
acidi grassi polinsaturi, essenziali all’organismo, e una modifica della loro
struttura chimica: se l’idrogenazione è solo parziale, si formano acidi grassi
“trans” sospettati di essere nocivi per la salute.
Per limitare la produzione di acidi grassi trans, in produzione si utilizzano
queste tecniche:
- frazionamento, i grassi, soprattutto quelli di palma, sono separati in
una parte solida satura (stearina) e una parte liquida insatura (oleina).
La frazione satura, priva di acidi trans, è utilizzata in sostituzione del
grasso idrogenato;
- interesterificazione, in questo caso non si modifica la struttura degli
acidi grassi, ma li si ridistribuisce diversamente all’interno della molecola,
evitando in questo modo la formazione di acidi grassi trans.
Le tipologie
Diverse le definizioni e gli ingredienti che possono qualificare il prodotto;
alcune margarine cremose, per esempio, non hanno subìto il processo d’idro-
genazione: meglio controllare in etichetta.
105
Fare la spesa
• Semi vari Si tratta di miscele con composizioni variabili. I grassi più utilizzati
sono quelli a minor costo (palma, cocco, colza).
Come scegliere
La margarina è particolarmente ricca di grassi saturi, necessari a garantire
la consistenza solida, indipendentemente dalla materia prima utilizzata per
produrla. Per sceglierla con consapevolezza, è meglio conoscere alcune in-
formazioni.
106
Il reparto latte, derivati e uova
Le uova
L’uovo è un alimento ad alto valore nutritivo e biologico; contiene, infatti, tutti
gli amminoacidi essenziali, indispensabili per la costruzione e riparazione dei
nostri tessuti. È composto da un’alta percentuale di proteine, grassi soprat-
tutto insaturi, minerali (ferro e fosforo nel tuorlo, sodio, potassio, magnesio
nell’albume) e vitamine (A, D, E e gruppo B).
È costituito da tre parti: l’involucro esterno (guscio), è poroso e ha una funzione
protettiva; lo strato intermedio (albume); la formazione centrale (tuorlo o rosso).
La quasi totalità della produzione è nazionale; importiamo dall’estero soprat-
tutto preparati per l’industria alimentare (dolci, pasta all’uovo, maionese): uova
senza guscio pastorizzate, liquide, ridotte in polvere o surgelate. Le uova in
commercio sono soprattutto di gallina, ma si trovano sul mercato anche uova
di anatra, quaglia e struzzo.
L’allevamento
Il trattamento subito dalle galline ovaiole è ancora critico. Sono quattro i tipi
di allevamento possibili, desumibili dal codice impresso sul guscio e specifi-
cati in etichetta.
Uova in sicurezza
Il pericolo maggiore del consumo di uova è legato alla salmonellosi, un’infezione
causata da un batterio che può essere presente sul guscio dell’uovo. Provoca mal
di pancia e dissenteria, associati a vomito e febbre. Per evitare rischi:
• acquistare uova vendute nei banchi frigo, con guscio intatto, senza incrinature;
• conservarle in frigorifero, separate dagli altri alimenti;
• cuocerle bene. Almeno 7 minuti per le uova sode, 5 per le uova in camicia, fino
a quando entrambe le parti risultano ben asciutte per la frittata;
• lavare il guscio prima di preparare salse o creme da consumare senza cottura;
• non rompere l’uovo sul bordo della ciotola usata per preparare salse e creme;
• non utilizzare il guscio per separare il tuorlo dall’albume;
• conservare in frigorifero le preparazioni a base di uova crude e consumarle
entro 24 ore;
• lavare bene con acqua calda e detersivo gli attrezzi e il piano della cucina, prima
e dopo avervi appoggiato le uova.
107
Fare la spesa
È fresco?
Per riconoscere se un uovo è fresco, si possono adottare alcuni semplici trucchi.
Vediamoli.
108
Il reparto latte, derivati e uova
Le tipologie
Le uova destinate al consumo al dettaglio devono avere guscio integro e pulito,
privo di odori estranei, camera d’aria di altezza inferiore a 6 mm, non devono
aver subito alcun trattamento di conservazione e refrigerazione, né essere
state lavate. Oltre alla distinzione per tipo di allevamento, come abbiamo
visto pagina 108, le uova possono essere suddivise in base alla freschezza.
• Extra o extra fresche Le uova vengono imballate entro 4 giorni dalla de-
posizione e possono essere considerate extra solo per i 9 giorni successivi
alla data di deposizione. Passati questi termini, le uova vengono declassate
a uova fresche.
Come scegliere
• Il freddo mantiene più a lungo la freschezza delle uova, ma per legge solo
i punti vendita che garantiscono lo smercio entro 3 giorni possono conser-
varle nei banchi frigo. I negozi che le espongono a temperatura ambiente
offrono meno garanzie di freschezza.
Dopo l’acquisto vanno comunque conservate in frigorifero a una temperatura
tra 0 e 4 °C.
109
Fare la spesa
• Attenzione alla data di scadenza: l’uovo “scade” per legge 28 giorni dopo
la deposizione.
• Rugosità o anomalie presenti sui gusci possono incidere sulla sua resistenza;
eventuali incrinature favoriscono contaminazioni dall’esterno. Meglio scegliere
uova dai gusci puliti e omogenei.
• Il colore del guscio non segnala particolari proprietà, ma è dato dalla razza
della gallina che ha deposto l’uovo. Il colore del tuorlo, invece, dipende
soprattutto dall’alimentazione dell’animale (e da eventuali aggiunte di ca-
rotenoidi nel mangime).
110
6
Il reparto pasta e cereali
Il reparto pasta
e cereali
111
I CEREALI
LA PASTA DA COLAZIONE
IL RISO
Il reparto pasta e cereali
I PRODOTTI DA FORNO
IL PANE
LA FARINA
Fare la spesa
La farina
La farina è ottenuta dalla macinazione di cereali, ma anche di legumi, come
ceci o soia, e di castagne.
Qui ci limitiamo a parlare delle farine di cereali, a cominciare dalla più
versatile e più utilizzata farina di frumento, senza dimenticare le alternative.
La lavorazione
Il frumento è il cereale più diffuso nel mondo: ha soppiantato nel tempo la
coltivazione degli altri cereali grazie al contenuto di glutine, fondamentale nella
panificazione e per la produzione di pasta. Sono due le specie più seminate:
il grano tenero, Triticum aestivum o vulgare, coltivato soprattutto nella pia-
nura Padana, e il grano duro, Triticum durum, diffuso nell’Italia meridionale
grazie al clima più mite.
La parte utilizzata è il chicco, nome scientifico “cariosside”. L’involucro esterno,
la crusca, viene eliminato con la raffinazione. È composto da cellulosa e ricco
di sali minerali. Al centro si trova l’endosperma, ricco di amido: costituisce
più del 60% del peso totale.
Arista
Crusca
Endosperma
Germe
Il chicco di grano
114
Il reparto pasta e cereali
Le tipologie
Dal procedimento sopra descritto si ottengono due tipi di sfarinati, a seconda
della tipologia del grano di partenza, e con caratteristiche e usi diversi, che
vediamo di seguito.
115
Fare la spesa
• Semola di grano duro È una farina di colore giallo chiaro e più granulosa,
ottenuta dal grano duro. A seconda della macinazione si divide in tre tipi:
- semola, è il grano duro macinato. Dona all’impasto un’elevata elasticità.
Si usa per produrre la pasta secca. Nelle preparazioni casalinghe, è ideale
per pasta e pane;
- semolato, si ottiene macinando ciò che resta del grano duro una volta
estratta la semola. È meno raffinata e può essere usata per la preparazione
della pasta;
- semola integrale, si ricava direttamente dalla macinazione del chicco intero
del grano duro. È adatto per pasta e pizza.
Le altre farine
Accanto alle farine di frumento ci sono poi farine derivanti da altri cereali,
da mescolare in genere alla giusta quantità di farina di grano tenero, o pre-
parati arricchiti di altri ingredienti e additivi per facilitare la preparazione di
pane e dolci.
116
Il reparto pasta e cereali
• Farina di riso Del riso parleremo più avanti (vedi pagina 126). La farina
si ottiene macinando finemente i chicchi. È del tutto priva di glutine e con-
tiene molto amido. Mescolata ad altre farine, si usa per ottenere prodotti da
forno, dolci e pasta fresca lavorabili e facilmente digeribili.
117
Fare la spesa
L’amido di mais
Il mais è ricco di amido, un carboidrato complesso (polisaccaride) che per essere
utilizzato dall’organismo deve essere trasformato in sostanze più semplici (mo-
nosaccaridi) da un enzima (amilasi) che in vari passaggi lo trasforma in glucosio.
Molto utilizzato nell’industria alimentare come addensante o stabilizzante (per dolci,
creme, salse), è definito come “amido modificato” quando è modificato chimi-
camente o con trattamenti fisici o enzimatici, spesso associato ad altre sostanze.
• Farine speciali Sono miscele pronte per preparare pane, pizza, dolci.
Contengono farina di grano tenero con aggiunta di germe di grano, gluti-
ne, amido o farina di malto. Ci possono poi essere additivi, facilitatori della
lievitazione, zuccheri, sale. Tutti gli ingredienti sono segnalati in etichetta.
Come scegliere
Sono innumerevoli i prodotti presenti sugli scaffali del supermercato, tanto da
poter far nascere dubbi su come scegliere il prodotto giusto. Vediamo qualche
semplice consiglio che possiamo seguire.
118
Il reparto pasta e cereali
• Leggere sempre l’etichetta per assicurarsi che la farina corrisponda alle nostre
esigenze e per vedere quali additivi contiene.
• Piuttosto che acquistare miscele già pronte, meglio preparare tutto da sé,
così da poter scegliere la quantità e la qualità di zuccheri, lievito ecc.
Il pane
Dagli sfarinati del frumento, impastati con lievito e acqua, lasciati lievitare e
cotti, si ottiene il pane. Un alimento semplice, ormai proposto in moltissime
forme diverse. Accanto alle specialità tipiche sparse nel nostro paese, si ag-
giungono i numerosi preparati industriali.
La lavorazione
Per panificare sono utilizzati enzimi naturali, paste acide essiccate, farine pre-
gelatinizzate di frumento, glutine, amidi alimentari, zuccheri, malto e farine
di cereali maltati che facilitano la lievitazione. Ecco le principali fasi della
lavorazione.
119
Fare la spesa
• Cottura Il forno è regolato tra 220 e 270 °C, il tempo di cottura dipende
dalla grandezza delle forme: bastano 10 minuti per i panini, occorre più di
un’ora per le pagnotte di oltre un chilo. Durante la cottura, l’alcol e l’anidride
carbonica prodotti dalla lievitazione evaporano con una parte dell’acqua,
l’amido e il glutine producono la mollica, mentre la crosta si forma a una
temperatura maggiore di 100 °C e si colora quando gli zuccheri caramellizzano.
Le tipologie
Sono davvero tante le varietà di pane che si possono trovare in panetteria o
nei supermercati. In realtà, però, sono tutte riconducibili a poche tipologie,
che si differenziano per alcune caratteristiche.
• Pane con altri ingredienti Al pane può essere aggiunto qualsiasi altro
ingrediente (come latte, noci, olive...). I prodotti ottenuti dalla cottura di
impasti preparati con farine alimentari, anche se miscelate con sfarinati di
grano, devono essere posti in vendita con l’aggiunta alla denominazione
“pane” della specificazione del vegetale da cui proviene la farina impiegata.
• A lievitazione naturale Viene fatto lievitare con la pasta madre, per otte-
nere un prodotto più profumato, fragrante e digeribile.
120
Il reparto pasta e cereali
Come scegliere
A livello qualitativo, non tutto il pane è uguale. Per riconoscere un buon pro-
dotto occorre osservarlo e fare particolare attenzione ad alcune importanti
caratteristiche.
• Come per la farina, anche per il pane è meglio optare per le versioni inte-
grali, più ricche di nutrienti.
121
Fare la spesa
• Un pane ben cotto è più digeribile perché contiene meno acqua di uno
ancora un po’ crudo. Quando è ancora caldo o poco cotto pesa di più,
perché contiene una maggiore quantità di acqua.
La pasta
Sinonimo di italianità, quello della pasta è un mercato di cui il nostro paese
è leader mondiale.
Nonostante negli ultimi anni si sia assistito a un calo di consumi, dovuto a
un cambio di abitudini alimentari, la pasta resta un alimento molto amato da
noi italiani.
La lavorazione
Secondo la legge italiana, per produrre pasta secca si può usare solamente
semola di grano duro, che contiene quel glutine che permette alla pasta di
tenere la cottura. Di seguito, vediamo le fasi del processo produttivo.
122
Il reparto pasta e cereali
Le tipologie
Dal punto di vista dei formati, la scelta è estremamente ampia: esistono
infatti oltre 200 varietà di pasta. Non considerando le varietà regionali,
quelle che possiamo più comunemente trovare nelle corsie dei supermer-
cati sono un centinaio. Tutte le paste industriali, però, indipendentemente
dalla forma, sono sostanzialmente classificabili secondo le tipologie che
vediamo a seguire.
123
Fare la spesa
124
Il reparto pasta e cereali
• Pasta all’uovo Deve essere prodotta con semola e almeno quattro uova
(per un peso non inferiore a 200 grammi) per ogni chilogrammo di semola.
Le uova possono essere sostituite da una corrispondente quantità di ovo-
prodotto liquido fabbricato esclusivamente con uova intere di gallina.
125
Fare la spesa
Come scegliere
Sugli scaffali dei supermercati possiamo trovare una varietà talmente ampia
da rendere la scelta talvolta più complicata. Ecco cosa bisogna tenere in con-
siderazione quando si compra un pacco di pasta.
• La pasta di semola di grano duro è più pregiata di quella prodotta con se-
molato, che viene ottenuto dopo l’estrazione della semola.
• Una pasta di buona qualità deve avere un colore ambrato, deve spezzarsi
con un rumore secco e mostrare una sezione non farinosa. Osservata in
controluce deve presentare un colore omogeneo e deve mostrarsi priva di
punti neri (impurità), punti bianchi (cioè parti farinose della semola dovute
a non perfetta lavorazione), bolle d’aria, crepe e fratture. Nella confezione
non devono esserci briciole. L’odore e il sapore devono essere gradevoli e
tipici (non estranei come di acidità o muffa) e deve “tenere” la cottura, cioè
rimanere consistente in ogni sua parte ed elastica.
Se il glutine è di buona qualità forma una rete attorno all’amido, impeden-
dogli di fuoriuscire dalla pasta e di diventare collosa. Alcune tipologie di
pasta ottenute con semole con una componente scadente di glutine risultano
scotte all’esterno e crude all’interno.
Il riso
Molto utilizzato in cucina, nelle preparazioni di ricette tradizionali ma anche
di quelle più esotiche, il riso è senza dubbio una risorsa importante per
il nostro paese, dato che l’Italia è il principale produttore ed esportatore
dell’Unione europea.
Nonostante ciò, parte del riso che troviamo sugli scaffali dei negozi è impor-
tato. Complice la crescita di consumi, dovuta a nuove abitudini alimentari ma
anche alle proprietà di questo alimento: il riso è infatti nutriente, leggero e
digeribile, adatto come primo piatto ma anche come piatto unico, consumato
sia caldo sia freddo.
126
Il reparto pasta e cereali
Pula
Germe
Farinaccio
Chicco
Il chicco di riso
La lavorazione
Il riso contiene un’alta percentuale di potassio, vitamine del gruppo B e poco
sodio; la maggior parte delle proteine sono concentrate negli strati esterni
del chicco (cariosside) e i principi nutritivi più preziosi si perdono con la
raffinazione. Il riso è ricco di amido, in particolare di amilosio, che lo rende
facilmente digeribile ed è privo di glutine.
Il riso (Oryza sativa) appartiene alla famiglia delle Graminacee. Le sottospecie
più note e più coltivate sono la japonica, dal chicco più tondeggiante, e la
indica, che ha un chicco più allungato. In Italia, le varietà coltivate tradizio-
nalmente appartengono alla sottospecie japonica, anche se negli ultimi anni
anche la coltivazione della indica ha avuto un incremento. La raccolta avviene
in settembre: il chicco separato dalla spiga è denominato risone ed è lasciato
essiccare prima della pulizia. Ecco le principali fasi di lavorazione.
127
Fare la spesa
Le tipologie
Esistono moltissimi tipi di riso, da scegliere a seconda delle pietanze da pre-
parare. Di seguito vediamo quali sono, a seconda del criterio con cui possono
essere classificati.
128
Il reparto pasta e cereali
- Ribe, fino, dalla collosità media. Adatto alla bollitura e alla preparazione di
minestre. Ha un punto di cottura difficile (facile che si scuocia) ed è poco
diffuso. Meglio la versione parboiled;
- S. Andrea, ad alta collosità, è un riso fino e ha i chicchi a struttura compatta.
È versatile, eccellente bollito, adatto per minestre, risotti e dolci e consumato
come contorno o al posto del pane e patate.
- Roma, con tale denominazione si riuniscono due varietà in realtà abba-
stanza diverse tra di loro, cioè il Roma e il Baldo. Si tratta di riso superfino
dai chicchi grossi e tondeggianti, ad alta collosità, adatto alla preparazione
di risotti, timballi e minestre. Il Baldo è qualitativamente superiore, perché
molto versatile e tiene bene la cottura;
- Arborio, comprende due varietà: Arborio e Volano. È un riso superfino a
media collosità. I chicchi, molto grossi, assorbono perfettamente i condimenti.
Durante la cottura il calore penetra dalla parte esterna e lascia l’interno al
dente. È ideale per risotti e risi asciutti accompagnati da sughi. Ottima la
resistenza in cottura;
- Carnaroli, è un riso superfino a bassa collosità. È considerato uno dei risi
migliori d’Italia, con un’eccellente tenuta di cottura in tutte le preparazioni.
I chicchi, grandi e affusolati, assorbono perfettamente i condimenti. È un
riso consistente, ottimo per i risotti, ma anche per insalate di riso e timballi.
Come scegliere
Trattandosi di un prodotto con un unico ingrediente, nel riso la qualità del
prodotto finale coincide con quello della materia prima. Per mettere nel car-
rello il prodotto giusto, si possono seguire alcuni consigli.
129
Fare la spesa
• Il riso più è umido, meno si conserva. Deve essere mantenuto in luogo fresco
e asciutto, a una temperatura inferiore ai 17 °C, per evitare alterazioni e muffe.
I prodotti da forno
Crackers, grissini, merendine, biscotti e fette biscottate hanno sempre più so-
stituito il pane sulle nostre tavole. Spesso, però, non rappresentano la scelta
migliore dal punto di vista nutrizionale: possono infatti contenere parecchio
sale, zucchero e molti grassi. Inoltre, tecniche di preparazione volte a ridurre
i costi hanno portato in qualche caso a inserire ingredienti di bassa qualità.
Ecco perché è importante conoscere questo genere di prodotto e leggere
sempre l’etichetta prima di acquistarli.
Le tipologie e la lavorazione
Quando si parla genericamente di prodotti da forno, si intendono alimenti
che in realtà sono piuttosto diversi tra loro e che richiedono diversi processi
di lavorazione. Vediamoli più nel dettaglio.
130
Il reparto pasta e cereali
• Grissini Questi bastoncini sottili possono essere prodotti con tutti gli sfarinati
consentiti per il pane. Sono commercializzati conditi, all’acqua, con farina
integrale. Hanno una minore umidità e un maggiore contenuto di proteine e
grassi del pane, ma forniscono più calorie. Si conservano per 60 o 70 giorni.
La lavorazione è simile alla panificazione classica: si utilizza farina di tipo
0 o 00, acqua, lievito ed eventualmente sale. La cottura è rapida, bastano
pochi minuti per renderli croccanti e friabili.
131
Fare la spesa
Come scegliere
I prodotti da forno non sono tutti uguali. Anche tra due prodotti dello stes-
so tipo, per esempio due crackers, possono esserci differenze importanti in
termini di qualità e tipologia degli ingredienti. Di seguito, qualche consiglio
per scegliere al meglio.
• Per prima cosa, occorre leggere bene le etichette, concentrandosi sui primi
elementi della lista degli ingredienti, che sono quelli presenti in maggiore
quantità. Occorre evitare prodotti con farine raffinate, grassi di scarsa qua-
lità e troppi zuccheri e sale; meglio scegliere quelli che contengono pochi
ingredienti.
• I cracker hanno un’umidità minore del pane, per questo sono friabili, ma
a parità di peso anche più calorici. Un buon prodotto presenta una su-
perficie regolare, senza sfaldature e dal colore omogeneo, il sapore deve
ricordare quello del pane fresco. Meglio preferite quelli con olio di oliva
e meno additivi.
132
Il reparto pasta e cereali
I cereali da colazione
I cereali per la colazione, immersi nel latte o nello yogurt, possono essere
una buona alternativa a biscotti e merendine. Non solo al mattino, ma anche
per la merenda di metà pomeriggio, a patto di scegliere il prodotto giusto.
La lavorazione
Per arrivare dal campo alle nostre tavole, le varie tipologie di cereali da cola-
zione passano tutti attraverso processi analoghi. Vediamoli.
• Macinatura Cereali come mais e grano vengono macinati. Altri cereali come
l’avena sono essiccati, mondati, lucidati e puliti.
Le tipologie
I cereali per la prima colazione sono prodotti molto variegati per forma e
ingredienti. Eccone alcuni.
133
Fare la spesa
Come scegliere
Al supermercato, nella corsia dei cereali, troviamo decine di prodotti, diversi
per aspetto, forma e sapore. Quelli pensati esplicitamente per bambini sono
particolarmente numerosi: palline o ciambelline, soffiati o glassati, integrali o
al cioccolato. Per orientarsi nella scelta, si possono seguire alcune indicazioni.
• Molti prodotti aggiungono vitamine e/o minerali per rendere più accattivante
il prodotto, cercando di migliorarne il profilo nutrizionale. La loro presen-
za non deve essere un criterio di scelta, dato che all’interno di un regime
alimentare sano il nostro organismo ha raramente bisogno di intergrarne.
• Per rendere la colazione più gustosa, si possono preparare in casa dei mix di
cereali con aggiunta di noci, mandorle o nocciole e magari qualche scaglia
di cioccolato fondente.
134
7
Il reparto dolci
Il reparto dolci
135
I DOLCIFICANTI
IL MIELE
LO ZUCCHERO LE CONFETTURE
Il reparto dolci
LA PASTICCERIA
E LA CONFETTERIA
IL GELATO
IL CIOCCOLATO
Fare la spesa
Il miele
In Italia, il miele è un prodotto poco consumato, a favore dello zucchero.
Il miele nazionale soddisfa almeno il 50% della richiesta, il resto è importato
dall’estero, in particolare dalla Cina, che è il primo produttore al mondo di
miele, seguito a ruota dall’Europa.
È un alimento che fornisce energia di pronto utilizzo essendo composto
soprattutto da zuccheri: saccarosio (3%), glucosio (34%) e fruttosio (40%).
Contiene vitamine (gruppo B, C), sali minerali (potassio, cloro, zolfo, sodio,
calcio, fosforo, magnesio, manganese, ferro, rame) ed enzimi che agiscono
in modo positivo sull’organismo.
La lavorazione
Le api raccolgono il nettare dei fiori oppure la melata, una sostanza zuccherina
secreta da diversi insetti che si cibano della linfa delle piante assimilandone la
parte proteica ed eliminando il resto. Durante il volo all’alveare per depositare
il raccolto, un enzima presente nell’organismo delle api divide il saccarosio
in glucosio e fruttosio. Raccolto nelle cellette esagonali, il miele è recuperato
dall’apicoltore quando i favi sono quasi pieni. Ecco le fasi della produzione.
• Raccolta Quando i melari sono opercolati dalle api (cioè sigillati con uno
strato di cera), significa che sono pieni di miele e pronti per la raccolta.
Per allontanare le api durante la smielatura si utilizzano sistemi meccanici,
come una particolare chiusura dell’alveare, che consente l’uscita delle api
ma ne rende difficile il rientro, o aria compressa. Possono essere usati anche
repellenti chimici che sprigionano vapori che obbligano le api ad allontanarsi,
che però possono influire negativamente sulla qualità del miele.
138
Il reparto dolci
Le tipologie
Il colore, la densità e l’aroma sono dati dalla qualità delle piante da cui le api
raccolgono il nettare e la linfa. Per questo motivo, più che di miele, bisogne-
rebbe parlare di mieli. Di seguito, ne abbiamo distinte tre tipologie.
• Multiflorale È il classico millefiori, uno dei più amati e venduti. Le api che
lo producono hanno accesso a più fioriture. Ne nasce un prodotto misto, i cui
colore, sapore e consistenza variano in base alle zone di origine e al clima.
• Di melata È il solo che le api non producono dal nettare dei fiori, ma da
una sostanza zuccherina secreta da alcuni insetti che si cibano della linfa
delle piante. Ha colore e sapore variabile, a seconda delle piante, in genere
però ha un colore scuro e un sapore meno dolce dei mieli da nettare.
139
Fare la spesa
Dolce,
Da incolore
Agrumi Citrus leggermente Media
a paglierino
acidulo
Poco dolce,
Castagno Castanea Sativa Ambrato Molto lenta
amarognolo
Helianthus Leggermente
Girasole Giallo intenso Rapida
annuus erbaceo
Da paglierino Fruttato,
Lavanda Lavandula Rapida
ad ambrato leggermente acido
Da incolore
Rododendro Rhododendron Dolce, delicato Media
a paglierino
Taraxacum Giallo vivo o
Tarassaco Forte e intenso Rapida
officinale beige crema
Medio-forte,
Tiglio Tilia Ambrato Lenta e irregolare
balsamico
Come scegliere
Qualunque sia il tipo di miele che si preferisce, ci sono alcune informazioni
che è utile conoscere prima di acquistarlo. Vediamole.
140
Il reparto dolci
• I prodotti in cui il miele non è l’unico ingrediente (per esempio con l’aggiunta
di essenze) non possono essere definiti “miele” ma “preparazione alimentare
a base di miele e...” e deve esserci la lista degli ingredienti.
• Per il miele biologico, gli alveari devono essere posizionati lontano da zone
inquinate, circondati per un raggio di almeno 3 km da coltivazioni biologi-
che o flora spontanea. È vietata l’uso di sostanze chimiche per la smielatura.
Lo zucchero
È un dolcificante naturale ricavato da numerose piante (mais, sorgo, acero),
ma il più utilizzato è quello estratto dalla barbabietola (Bieta vulgaris) colti-
vata in Europa e Russia, e dalla canna da zucchero (Saccharum officinarum)
raccolta in Asia meridionale, Antille, Caraibi e Brasile.
Il nome scientifico dello zucchero è “saccarosio”; è composto da glucosio
e fruttosio, due carboidrati semplici. Non ha altri elementi nutritivi, come
vitamine e sali minerali in quantità significativa: per questo le calorie forni-
te dallo zucchero vengono spesso definite come “calorie vuote”. È tuttavia
un elemento imprescindibile nella nostra alimentazione perché ci fornisce
l’energia necessaria a compiere molti compiti della giornata.
141
Fare la spesa
La lavorazione
L’Italia è il terzo consumatore di zucchero in Europa. L’industria dolciaria da
sola ne utilizza i tre quarti. Il mercato italiano dello zucchero da barbabie-
tola, però, ha subito un’importante battuta di arresto. Per cui al momento il
75% del mercato europeo dello zucchero è controllato da industrie francesi
e tedesche.
Non tutto lo zucchero è di barbabietola. L’80% del saccarosio prodotto a livello
mondiale deriva dalla canna da zucchero, coltivata perlopiù nelle zone tropicali.
Di seguito, vediamo come sono prodotti.
142
Il reparto dolci
Le tipologie
In commercio ci sono molti tipi di zucchero. A livello chimico, non presentano
particolari differenze.
• Sciroppo d’acero Viene ricavato dalla linfa raccolta da alcune specie di acero.
Il 65% della sua composizione è rappresentato da zuccheri, principalmente sac-
carosio. Il suo potere calorico e quello dolcificante sono inferiore al saccarosio.
143
Fare la spesa
Come scegliere
Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità raccomandano un
consumo di zucchero non superiore al 10% dell’apporto energetico quotidia-
no: non più di 50 g pari a 8-10 cucchiaini per una dieta media da 2.000 Kcal.
La raccomandazione riguarda anche gli zuccheri aggiunti, in alimenti e be-
vande. Ecco come scegliere al meglio.
• Non esiste uno zucchero ideale, la scelta va fatta in base all’uso. Per esempio,
lo zucchero integrale ha un aroma di liquirizia e una capacità di assorbire
più acqua che si riflettono nella preparazione finale.
144
Il reparto dolci
I dolcificanti
Le sostanze dolcificanti diverse dallo zucchero vengono utilizzate per ridurre
il bilancio calorico nella dieta e sono molto utilizzate nell’industria alimentare.
Hanno potere dolcificante e apporto calorico molto vario.
Fino al terzo anno di età, in gravidanza e in allattamento se ne sconsiglia
l’uso. Ma occorre fare attenzione anche dopo i tre anni: secondo le linee gui-
da nazionali, l’eventuale somministrazione ai bambini di prodotti contenenti
dolcificanti deve avvenire con particolare cautela.
La lavorazione e le tipologie
I dolcificanti in commercio sono alcune decine, ma si possono dividere in
due grandi gruppi.
Non entreremo nello specifico della produzione di ognuno di essi, ma ci
limitiamo a vedere quali sono e a quale categoria appartengono.
145
Fare la spesa
Come scegliere
Attualmente tutti i dolcificanti utilizzati nei prodotti alimentari sono stati studiati
e approvati da una commissione scientifica europea, che ne stabilisce anche
una dose giornaliera ammissibile (vedi pagina 147).
Eppure su alcuni di questi sostituti ci sono ancora molti dubbi, come il sospetto
che possano favorire diabete e obesità invece di prevenirli: questo effetto para-
dossale sarebbe dovuto all’alterazione della flora batterica intestinale provocata
dal loro consumo. La parola definitiva non c’è ancora, ma nel frattempo la
cautela è d’obbligo. Ecco qualche informazione per una scelta consapevole.
146
Il reparto dolci
Sembra che la saccarina, più di altri, abbia un effetto sulla flora intestinale
tale da spingere l’organismo a usare male il glucosio. Inoltre, ha uno sgra-
devole retrogusto metallico.
Il ciclamato e i sali di ciclamato sono vietati negli Stati Uniti, a causa dei
sospetti problemi di salute sollevati alcuni anni fa, ma che poi sono stati
smentiti.
Saccarosio1 1 6 24 –
Dolcificanti artificiali
Ciclamato
30 0,2 0 7
(E952)
Aspartame
180 0,03 0 40
(E951)
Acesulfame
200 0,03 0 9
K (E950)
Saccarina
300-500 0,01-0,02 0 5
(E954)
Sucralosio
600 - 0 15
(E955)
Dolcificanti naturali2
Sorbitolo
0,7 8,6 21 -
(E420)
Mannitolo
0,5 12 29 -
(E421)
Maltitolo
0,75 8 19 -
(E965)
Xilitolo
0,9 6,6 16 -
(E967)
Isomalto
0,6 10 24 -
(E953)
Stevia 200-300 0,03 0 4
1
Valore di riferimento corrispondente a 6g (1 cucchiaino).
2
Per i dolcificanti naturali non esiste una dose giornaliera massima raccomandata, ma è fissato un valore di
riferimento pari 20 g al giorno per un adulto e 10 g per un bambino.
Fonte: CREA
147
Fare la spesa
Il cioccolato
L’albero del cacao, originario dell’America Centrale, cresce nelle regioni tropi-
cali e produce frutti (fave di cacao), che vengono raccolti due volte all’anno
e da cui viene ricavato il cacao.
A questo vengono aggiunti zucchero e grassi in composizione variabile per
ottenete il cioccolato.
La lavorazione
Il cacao si ottiene dal frutto della pianta tropicale Theobroma cacao, una bacca
ovoidale di colore giallo-arancio che contiene dai 30 ai 40 semi circondati da
una polpa biancastra. Di seguito, vediamo il processo di lavorazione.
• Tostatura Le fave, dopo essere state pulite, vengono separate dalla buccia,
ridotte in granella e tostate.
148
Il reparto dolci
Le tipologie
La legge stabilisce la classificazione dei derivati del cacao presenti in com-
mercio, individuando diverse tipologie. Vediamole.
149
Fare la spesa
Come scegliere
Non tutti i cioccolati sono uguali: la qualità fa la differenza. Ecco qualche
dritta per sceglierlo al meglio.
• Grassi vegetali diversi dal burro di cacao devono essere segnalati in etichetta.
I prodotti che ne contengono sono di scarsa qualità.
150
Il reparto dolci
Le confetture
Sono senza dubbio tra le conserve di frutta più amate e legate alla nostra tra-
dizione. Contengono, frutta, molti zuccheri (intorno al 55%) ed eventualmente
pectina (se quella naturalmente presente nella frutta non è sufficiente per
addensare) a cui possono aggiungersi acidificanti (acido citrico o tartarico) e
additivi come conservanti, antiossidanti, addensanti, coloranti.
La lavorazione
La preparazione delle confetture e delle marmellate a livello industriale pre-
vede una serie di passaggi. Vediamoli.
151
Fare la spesa
Le tipologie
Marmellate e confetture sono comunemente usate come sinonimi, ma a dire il
vero si tratta di due prodotti diversi. Lo dice la legge, che per questi alimenti
ammette le seguenti definizioni.
• Confettura È preparata con polpa o purea di uno o più frutti, nella misura
di almeno il 35% sul prodotto finito (25% per ribes e mele cotogne).
• Gelatina Invece della purea, insieme allo zucchero, contiene succo di frutta
per almeno il 35% sul prodotto finito.
Come scegliere
Nonostante l’ingrediente base sia la frutta, non bisogna dimenticare che mar-
mellate e confetture sono dolci, quindi ricche di zucchero (che infatti è il
secondo fondamentale ingrediente). Ciò ne fa un prodotto da consumare
con moderazione.
152
Il reparto dolci
Il caffè
Al supermercato, il caffè è in genere vicino alle marmellate e ai prodotti per la co-
lazione. Degli 80 tipi di caffè esistenti, due occupano la quasi totalità del mercato.
• Arabica È la specie più pregiata e più coltivata nel mondo. È molto aromatica e
contiene dall’1,1 all’1,7% di caffeina. La Coffea Arabica produce chicchi dalla
forma allungata, che hanno un caratteristico colore verde azzurro.
• Sfuso Il caffè in polvere può essere venduto sfuso soltanto se appena macinato.
153
Fare la spesa
La pasticceria e la confetteria
Dolci al cucchiaio, creme, torte, caramelle: sono questi e molti altri i prodotti
che si possono trovare tra i vari reparti dei supermercati dedicati alla pastic-
ceria e alla confetteria industriali. Proposti dalla pubblicità come merende per
bambini e adulti, come dessert a fine pasto o come spezzafame. Vanno però
considerati strappi alla regola, da consumare raramente.
Le tipologie e la lavorazione
Quello che accomuna tutti questi prodotti è lo zucchero, uno degli ingredienti
base che, miscelato ad altre materie prime, dà origine a una gran varietà di
dolciumi. Di merendine, biscotti e dolci delle feste abbiamo già parlato a
pagina 131. Qui vediamo quali altre tipologie di dolce possiamo trovare al
supermercato e come vengono lavorati.
• Dolci al cucchiaio Budini, panne cotte, creme pronte sono preparati con
latte, zucchero e additivi per dare consistenza, colore e sapore. Possono
essere aromatizzati alla frutta, al cioccolato, alla nocciola, alla vaniglia e
addensati con amido, semi di carrube, agar-agar e carragenine ricavate
dalle alghe.
Gli ingredienti vengono selezionati, pesati e miscelati. I preparati sono
pastorizzati o trattati ad alte temperature: il diverso trattamento termico
condiziona la durata del prodotto.
• Torte Per preparare crostate e altre torte della pasticceria industriale si seguono
gli stessi processi di ogni altro prodotto da forno. Gli ingredienti vengono
pesati e miscelati e impastati per mezzo di impastatrici. Negli impasti a base
di uova, vengono aggiunte miscele liquide a base di uova già pastorizzate;
in quelli a base di latte vengono aggiunti latte in polvere o latte fresco.
Gli impasti vengono laminati per ottenere lo spessore desiderato e messi in
forma, lasciati lievitare e cotti.
A queste fasi vanno aggiunte le preparazioni di eventuali farciture (creme,
a base di frutta e confetture, crema di nocciole e cioccolato e via dicendo)
che possono essere aggiunte prima o dopo la cottura.
154
Il reparto dolci
linee può essere riassunta in poche fasi comuni: gli ingredienti vengono
miscelati e cotti a temperature diverse in base al prodotto, messe in forma,
eventualmente riempite (se ripiene) e fatte raffreddare.
Come scegliere
Molti zuccheri e spesso anche molti additivi rendono questi prodotti non pro-
prio salutari. Meglio consumarli sporadicamente scegliendo i prodotti migliori.
Tè e tisane
Nulla accompagna meglio una fetta di torta o un biscotto di un tè o un infuso caldo.
In commercio ne esiste una grande varietà, che vantano le più svariate proprietà.
Tutte possono essere classificate in una di queste due categorie.
155
Fare la spesa
Il gelato
Dal punto di vista nutrizionale il gelato non è un alimento bilanciato: ha
poche proteine, non fornisce alcun apporto di fibre e vitamine, è cari-
co di zuccheri e, a seconda della tipologia, è ricco di grassi. Può essere
consumato occasionalmente come sostituto del pasto. L’apporto calorico
dipende molto dal gusto (in genere le creme sono più caloriche dei gusti
alla frutta), dalla tipologia (un ghiacciolo contiene circa 45 calorie, un
biscotto in media 250) e dalla porzione (le versioni mini consentono di
“risparmiare” parecchie calorie).
La lavorazione
La tecnica di produzione del gelato artigianale è diversa da quella industriale,
la prima differenza riguarda gli ingredienti che la ricetta classica vuole freschi.
La lavorazione tradizionale prevede poi la mantecatura, cioè l’impasto della
miscela, che diventa soffice inglobando aria; per ottenere la medesima con-
sistenza l’industria la aggiunge “soffiandola” nel composto. Ma attenzione, il
gelato venduto sfuso può essere prodotto con semilavorati industriali ottenuti
con le medesime tecniche e materie prime di quelli confezionati.
156
Il reparto dolci
Le tipologie
La legge non distingue tra gelato artigianale e industriale, specifica solamente
quali sono gli additivi e gli aromi consentiti. L’Istituto del gelato italiano ha
approvato un Codice di autodisciplina per i prodotti della gelateria industriale
che suggerisce ingredienti e proporzioni per ogni gusto del gelato industriale.
Ecco le principali indicazioni.
• Gelato alla frutta Deve contenere almeno il 15% di succo o polpa di frut-
ta. Fanno eccezione gli agrumi e la frutta esotica, che possono scendere al
10%, e la frutta secca con il guscio (mandorle, nocciole, pistacchio, pinoli),
per cui si può arrivare al 5%.
• Sorbetto Deve contenere almeno il 25% di frutta (15% per agrumi e frutta
esotica e 7% per la frutta secca) e non deve contenere grassi.
• Alla panna Il gelato alla crema di latte deve contenere panna, almeno il
2,5% di proteine del latte, almeno l’8% di grassi del latte. È esclusa la pre-
senza di grassi e proteine che non derivino dal latte, a meno che non siano
contenuti in ingredienti caratterizzanti (come il burro di cacao del cioccolato).
157
Fare la spesa
Come scegliere
Il gelato piace più o meno a tutti, soprattutto in estate. Prima di acquistarlo,
ecco qualche consiglio da tenere a mente.
158
8
Il reparto condimenti
Il reparto
condimenti
159
L’ACETO
L’OLIO DI OLIVA
GLI ALTRI
OLI VEGETALI IL SALE
LE SPEZIE
I PREPARATI LE SALSE
PER BRODO PRONTE
Fare la spesa
L’olio di oliva
È il prodotto della lavorazione del frutto dell’olivo. Ha un rapporto equili-
brato tra acidi grassi saturi e insaturi, con una netta prevalenza di questi
ultimi. Contiene un’alta percentuale (quasi l’80%) di acido oleico monoin-
saturo e acido linoleico e linolenico polinsaturi. Il suo consumo ha effetti
benefici sulla salute.
È presente, inoltre, una buona quantità di vitamina A e soprattutto E
(tocoferolo) dalle proprietà antiossidanti, cioè di protezione delle cellule
dell’organismo dall’invecchiamento. Ma attenzione, la raffinazione impo-
verisce la qualità del prodotto; solo l’extravergine mantiene inalterate le
proprietà nutrizionali. È estremamente digeribile, emolliente delle pareti
dello stomaco e lubrificante dell’intestino.
La lavorazione
La qualità del prodotto finale dipende da molti fattori: da come si raccolgono
le olive fino all’estrazione, ogni fase della lavorazione è fondamentale. Vediamo
come nasce l’olio di oliva.
162
Il reparto condimenti
163
Fare la spesa
La raffinazione
L’olio di sansa e quello di oliva con difetti di gusto o di composizione sono sotto-
posti a raffinazione o rettificazione. Le imperfezioni possono essere provocate da
una materia prima di bassa qualità o da un processo di lavorazione scadente. L’olio
ottenuto da raffinazione è incolore, inodore e insapore, prima di essere commer-
cializzato è miscelato a olio vergine. Ecco le fasi del procedimento di raffinazione.
• Lavaggio Il prodotto è lavato con acqua calda per eliminare parte dell’acidità
eccessiva.
Le tipologie
L’olio di oliva, ottenuto dalla spremitura del frutto dell’Olea europea, può
essere classificato in diversi modi, a seconda della qualità della materia prima
e del processo produttivo a cui è sottoposta.
164
Il reparto condimenti
• Di sansa di oliva Si ottiene da una miscela di olio vergine e olio di sansa, estratto
tramite solventi chimici dalle sanse (i residui solidi delle olive che contengono
ancora olio) e raffinato prima della miscelazione. L’acidità può arrivare all’1%.
Come scegliere
Il costo dell’olio di oliva può variare di molto, ma un prezzo troppo basso è
in genere sospetto. Sono le caratteristiche organolettiche che possono svelare
la qualità: colore e sapore di un olio di bassa qualità non reggono il confronto
con la colorazione e l’aroma di un extravergine ben lavorato.
165
Fare la spesa
• L’olio ligure ha un aspetto velato, dal colore giallo dorato o verde chiaro e
con odore fruttato; quello prodotto nell’Italia centrale (Toscana, Lazio, Umbria,
Marche, Abruzzo) è più verde, brillante e limpido, con aroma fruttato e una
nota amarognola nel gusto; al Sud l’olio è denso, di colore giallo oro per
la maturazione più avanzata delle olive, con riflessi verdastri. L’odore e il
sapore sono forti, senza essere amaro o pungente.
La lavorazione
Gli oli di semi sono estratti dai semi di numerose piante (arachide, colza, gi-
rasole, soia) o dal germe (mais). A eccezione di quello di arachidi, sono ricchi
di acidi grassi polinsaturi (soprattutto acido linoleico e linolenico), sostanze
in giusta dose essenziali per l’organismo.
L’estrazione dell’olio è ottenuta con spremitura o utilizzando solventi, il pro-
dotto è poi sottoposto a raffinazione, processo che elimina molte componenti,
comprese le vitamine, quindi è consigliabile il consumo a crudo di oli spremuti
a freddo, non raffinati. Ecco le principali fasi della lavorazione.
166
Il reparto condimenti
• Estrazione Può essere per spremitura o con solventi, metodo più utilizzato
per il maggior rendimento e i costi inferiori:
- spremitura, sono utilizzate presse idrauliche (simili a quelle della lavora-
zione delle olive) oppure presse continue. I prodotti della spremitura sono
l’olio grezzo e il panello solido, normalmente utilizzato per i mangimi. L’olio
deve essere ripulito dalle particelle in sospensione prima di essere raffinato:
può essere lasciato decantare oppure filtrato o centrifugato;
- solventi, l’olio contenuto nei semi si scioglie nel solvente. Dopo essere
stato filtrato o centrifugato per eliminare i residui solidi, l’olio è separato dal
solvente attraverso una distillazione. Il sottoprodotto della lavorazione è un
estratto solido che, depurato dal solvente, diventerà mangime per animali.
Le tipologie
Gli oli di semi sono commercializzati come monoseme, se ricavati da un’unica
varietà, o in miscela. In etichetta è obbligatorio indicare il seme di origine, per
esempio “olio di semi di girasole” oppure “olio di semi vari”. Vediamo alcune delle
tipologie in commercio o che vengono utilizzate nelle preparazioni industriali.
167
Fare la spesa
• Olio di cocco È prodotto dal frutto essiccato della Cocos nucifera, pianta
tipica dei paesi tropicali. L’olio di cocco si estrae per pressione o con sol-
venti. Ha un sapore fresco e gradevole. È composto per oltre l’80% da acidi
grassi saturi, in particolare laurico e miristico.
È utilizzato per la produzione di margarine e nell’industria dolciaria.
• Olio di colza Ricavato dai semi di Brassica napus, una pianta coltivata
nell’Europa settentrionale e in India, l’olio è estratto per pressione e raffinato.
È ricco di acidi grassi monoinsaturi (60%) e polinsaturi (30%), ma ha odore
e sapore sgradevoli e contiene elevate quantità di acido erucico (monoin-
saturo) tossico per l’organismo se consumato in alte quantità.
Oggi sono in commercio varietà di olio di colza a basso tenore di acido
erucico per consentire il consumo senza rischi per la salute. Con altri oli
rientra nella composizione di oli di semi vari e di margarine.
• Olio di mais È ottenuto dal germe del chicco di Zea Mais, il granoturco.
Ricco di acidi grassi insaturi, ha un elevato contenuto di acido linoleico ed
è poco adatto per la preparazione di fritti. Si ossida facilmente, spesso è
commercializzato addizionato di vitamina B6 e vitamina E (antiossidante)
per preservare le sue caratteristiche.
È utilizzato per condire, cucinare e nelle margarine.
168
Il reparto condimenti
• Olio di soia È ricavato per pressione o estratto con solventi dai semi di
numerose leguminose originarie dell’Asia centrale. I maggiori produttori
oggi sono gli Stati Uniti. Ha un odore caratteristico e un sapore gradevole.
È composto prevalentemente da acidi grassi insaturi (50% acido linoleico,
25% acido oleico, 8% linolenico). È facilmente soggetto a ossidazione e
non è adatto alla cottura.
È tra i più utilizzati sia in cucina, sia nell’industria per la produzione di
margarina.
Come scegliere
Vista la grande varietà di oli a disposizione dei consumatori, vediamo qual-
che consiglio per acquistarli al meglio.
• L’olio di palma è stabile e non altera i sapori però è ricco di grassi saturi,
per questo va consumato con moderazione.
169
Fare la spesa
L’aceto
Utilizzato come condimento, come ingrediente per la preparazione di salse
(maionese, vinaigrette) e per la conservazione di verdure e pesci, l’aceto è
molto versatile. Aggiunto a insalate e verdure, permette di insaporirle limitando
l’uso di olio e di sale.
La lavorazione
L’aceto è il prodotto della fermentazione di quasi tutte le materie prime ricche
di zuccheri e fermentabili. L’aceto di vino, in particolare, è ottenuto esclusiva-
mente dalla fermentazione acetica del vino, cioè dalla trasformazione dell’alcol
etilico in acido acetico a opera di batteri aerobi del genere Acetobacter.
In alcuni stati europei è considerato aceto anche il prodotto derivato dalla
diluizione in acqua di acido acetico di sintesi, ma in questi casi non può de-
finirsi “aceto di vino”.
Di seguito, vediamo come vengono prodotti gli aceti da fermentazione.
170
Il reparto condimenti
Le tipologie
L’aceto di vino è quello più conosciuto e più diffuso, ma è possibile ottenere
aceto anche da sidro, birra o altre materie prime come miele, frutta e cereali.
Di seguito vediamo alcune delle tipologie di aceto che si trovano in commercio.
• Aceto di vino Deriva dalla fermentazione del vino. Può essere prodotto
a partire da rossi, bianchi e rosati: la qualità dipende dal vino di partenza
e dalla tecnologia di produzione. Per legge, l’aceto di vino deve avere un
tenore di acidità non inferiore al 6%.
• Aceto balsamico È ottenuto a partire dal mosto d’uva. In commercio ne esisto-
no di diverse qualità (e prezzi), ma fondamentalmente ne esistono di due tipi:
- aceto balsamico di Modena Igp, è composto da mosto cotto o concen-
trato, aceto di vino (dal 10 all’80%) in piccola parte invecchiato almeno 10
anni, caramello (fino al 2%). I prodotti migliori utilizzano solo mosto cotto
(in recipienti senza coperchio a 95 °C) e aceto di vino, senza ricorrere a
caramello e mosto concentrato (il mosto viene scaldato a 40-45 °C in un
contenitore sotto pressione);
- aceto balsamico tradizionale Dop, il più pregiato, può essere di Modena
o di Reggio Emilia. Per ottenerlo, il mosto d’uva cotto viene fatto invecchiare
in botti di legno per almeno 12 anni. Il prezzo è in genere elevato e aumenta
o diminuisce a seconda dell’invecchiamento.
Come scegliere
Come abbiamo visto, esistono molti tipi di aceto. Vediamo quali sono le cose
da sapere per sceglierlo al meglio.
171
Fare la spesa
• Per quanto riguarda l’aceto di vino, i migliori sono fatti maturare in legno
per almeno due anni.
• Alcuni aceti vengono prodotti a partire da vini specifici, come l’aceto di vino
Chianti o l’aceto di vino Champagne, invecchiati in legno. Sono prodotti
particolari, che riportano la denominazione del vino d’origine in etichetta.
• La scelta del tipo di aceto può variare a seconda dei gusti e della preparazione:
- l’aceto di vino ha un gusto decisamente acido ed è ideale per condire le
insalate e per marinare;
- l’aceto balsamico di Modena Igp ha un sapore agrodolce e può essere
utilizzato per condire alimenti crudi o cotti, frutta e dessert;
- l’aceto balsamico tradizionale di Modena Dop e l’aceto balsamico tradi-
zionale di Reggio Emilia Dop hanno gusti aromatici e possono essere usati
in qualsiasi preparazione, dolci o salate;
- l’aceto di mele ha un’acidità non aggressiva e può essere un buon sostituto
dell’aceto di vino;
- l’aceto di miele ha sapore acidulo, leggero e profumato e rappresenta
un’alternativa più dolce all’aceto di vino per verdure, salse, carne, pesce,
formaggi, frutta;
- l’aceto di riso ha un sapore poco aspro e particolarmente adatto alle pre-
parazioni orientali e al sushi
Il sale
In Italia ne consumiamo troppo: 10-11 grammi al giorno contro i 5 grammi
indicati dalle linee guida internazionali. L’abuso di sale contribuisce allo
sviluppo dell’ipertensione e delle malattie cardiovascolari correlate, nonché
all’aumento del rischio di tumori allo stomaco. Ecco perché si dovrebbe
mirare a una riduzione del consumo.
La lavorazione
Il sale per uso alimentare è composto da cloruro di sodio per almeno il 97%.
Viene ottenuto dall’acqua di mare, da giacimenti sotterranei o da salamoie
naturali. Vediamo come.
172
Il reparto condimenti
Il sale nascosto
Le fonti principali di sale sono i prodotti trasformati (cioè lavorati artigianalmente
e industrialmente) e quelli consumati fuori casa: insieme rappresentano il 54%
dell’assunzione quotidiana. Seguono il sale da cucina aggiunto nei cibi preparati
a casa (36% dell’assunzione quotidiana) e il sale presente naturalmente negli
alimenti (10% dell’apporto totale giornaliero).
Utilizzare spezie ed erbe aromatiche, succo di limone o aceto può essere un buon
modo per diminuire il consumo di sale in cucina senza rinunciare al sapore dei cibi.
Per sapere invece se un certo alimento ha un contenuto elevato di sale bisogna
controllare le etichette nutrizionali. Un aiuto viene dal calcolatore “Quanto sale
consumi”, visitabile al link www.altroconsumo.it/vetrina, che ci permette di
calcolare quanti grammi di sale stiamo assumendo e la relativa percentuale rispetto
al consumo massimo giornaliero consigliato.
173
Fare la spesa
In questi casi, nel sottosuolo viene iniettata acqua, che risale poi in superfi-
cie come salamoia, lasciando in profondità la maggior parte delle impurità.
La salamoia viene poi sottoposta a evaporazione.
Le tipologie
Sugli scaffali del supermercato ormai si trovano molti tipi di sale, si differenziano
in base alla provenienza geografica o alla valenza dietetica. Tra i sali provenienti
dalle diverse zone del mondo sono state effettivamente evidenziate differenze
rispetto alla presenza di minerali. Tuttavia le variazioni non sono percettibili
per un reale beneficio. Vediamo le varietà tra cui possiamo scegliere.
• Nero Che sia di Cipro o delle Hawaii, deve il suo colore all’aggiunta di carbone.
Come scegliere
Ridurre al minimo l’uso di sale nella nostra dieta quotidiana è fondamentale
per la nostra salute. Detto ciò, ecco qualche informazione che può aiutare
nella scelta.
174
Il reparto condimenti
• L’uso del sale iposodico deve avvenire dietro consiglio medico ed è solita-
mente prescritto a soggetti che devono seguire una dieta iposodica.
• Sale fino e sale grosso hanno lo stesso potere salante. L’uso del sale gros-
so per l’acqua di cottura della pasta è più che altro dovuto ad abitudini
personali.
Le spezie
Negli ultimi anni, l’interesse degli italiani per questi prodotti è cresciuto espo-
nenzialmente, grazie anche a un marketing che li propone spesso come
alimenti miracolosi. Spezie come curcuma o zenzero fino a qualche anno fa
erano pressoché sconosciute. Oggi sono largamente usate nelle nostre cucine.
Nonostante non abbiano effetti mirabolanti sulla nostra salute, è certamente
vero che sono un’ottima soluzione, insieme alle erbe aromatiche, per insaporire
i piatti riducendo l’uso di sale.
La lavorazione
La produzione delle spezie è un mercato importante, che nel tempo ha avuto
un forte incremento. Le coltivazioni si sono moltiplicate, raggiungendo anche
zone diverse da quelle di origine. Vediamo le principali tappe della lavorazione.
175
Fare la spesa
L’essiccazione vera e propria può avvenire con diversi metodi. Quello tra-
dizionale prevede l’essiccazione al sole. In alternativa, le spezie vengono
passate in appositi essiccatori, che lavorano a temperature diverse a seconda
della varietà.
• Pulizia Il pepe e le varie spezie subiscono una fase di pulizia in cui ven-
gono rimossi foglie, residui di terra o legno, parti rovinate e altre eventuali
impurità. I pezzi più uniformi di alcune varietà di spezie vengono selezionati
per poter poi essere venduti interi. Quelli che presentano qualche difetto
saranno macinati.
Le tipologie
Le spezie sono sostanze aromatiche ricavate da diverse piante, ne esiste una
grandissima varietà, provenienti da diverse zone del mondo e vendute in
differenti forme: intere, in polvere, in grani. Di seguito ne vediamo alcune
tra le più diffuse.
• Anice stellato Deriva dalla pianta Illicum verum, che appartiene alla fami-
glia delle magnolie ed è originaria di Cina e Vietnam. La parte utilizzata è il
frutto essiccato, intero o macinato. Il suo sapore dolciastro lo rende adatto
a insaporire dolci e tè.
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Il reparto condimenti
• Curcuma Deriva dalla Curcuma longa, tipica del Sud-Est asiatico. Se ne usa
il rizoma (la radice), perlopiù macinato oppure fresco. È una delle spezie
fondamentali del curry, mentre da noi è usata soprattutto come colorante
alimentare (E-100), anche se negli ultimi tempi si sta diffondendo parecchio,
grazie alle vantate proprietà benefiche (che però non sono supportate da
evidenze scientifiche).
• Pepe Parliamo del Piper nigrum, pianta perenne di origine indiana, di cui
esistono moltissime varietà, se ne usano i semi, in grani o macinati. Molto
versatile, è adatto praticamente a ogni tipo di piatto a cui dona una nota
pungente. Le tipologie di pepe utilizzate sono il pepe nero, il pepe bianco,
verde e rosso. Gli altri pepi, come quello rosa o quello di Sichuan, nono-
stante il nome, non hanno nulla in comune con il pepe nero e derivano da
piante di famiglie diverse.
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Fare la spesa
Come scegliere
Impossibile non averne in dispensa, perché le spezie donano originalità e
personalità ai piatti, regalano sapidità e rendono più appetibile anche la più
noiosa delle pietanze. Ecco come sceglierle al meglio.
• Meglio acquistarne in piccole quantità, per mantenerne intatti gli aromi più
a lungo.
• La cannella può essere confusa con un’altra spezia simile ma meno pregiata,
la cassia. Per questo è sempre meglio controllare in etichetta che si tratti di
Cinnamomum zelanycum.
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Il reparto condimenti
La polvere non deve essere macinata troppo finemente e non deve essere
troppo rossa, perché potrebbe essere stata essiccata eccessivamente, con
conseguente perdita di sapore.
• Lo zafferano è una delle spezie più preziose, a causa degli alti costi di
produzione e la bassa resa, ed è anche una delle più contraffatte. Meglio
diffidare di prodotti eccessivamente economici.
La lavorazione
I preparati per brodo vengono prodotti a partire da ingredienti secchi miscelati
tra loro e cotti. Di seguito vediamo come sono lavorati.
Le tipologie
I preparati per brodo sono disponibili in diversi gusti (di verdure, di carne,
o di pesce). Per ognuno di questi, se ne possono trovare diverse versioni.
Vediamole a seguire.
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Fare la spesa
• Gel Si scioglie velocemente sia in acqua sia nei sughi. Se ne può usare solo
una parte, conservando la restante in frigorifero per 5 giorni al massimo.
Come scegliere
Il brodo migliore è senza dubbio quello fatto in casa. Si può anche fare il dado in
casa e poi surgelarlo. Se invece si decide di acquistarlo, ecco qualche consiglio.
• I preparati per brodo sono composti essenzialmente di sale (per circa il 50%),
grassi vegetali (anche idrogenati) e glutammato monosodico. Meglio controllare
la lista degli ingredienti e scegliere i prodotti con la minor quantità di sale.
• Bisogna fare attenzione a distinguere tra i due slogan: una cosa è “senza
glutammato”, altra è “senza glutammato aggiunto”. In quest’ultimo caso, non
è garanzia della totale assenza di un ingrediente, che invece va limitato.
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Il reparto condimenti
Le salse pronte
Non appartengono alla tradizione italiana, ma maionese, ketchup, senape e
simili hanno conquistato un posto nelle nostre dispense.
Gli scaffali dei supermercati sono pieni di salse pronte di ogni genere e gusto.
Non bisogna dimenticare, però, che anche quella con i claim più salutistici
è un vero peccato di gola, da concedersi con moderazione.
La lavorazione
Ogni salsa ha la sua formulazione. Ma al di là delle differenze che possono
avere in termini di caratteristiche nutrizionali e di ingredienti utilizzati, questi
prodotti hanno in comune l’uso elevato di additivi (emulsionanti, addensanti,
conservanti, correttori di acidità) e la presenza di sale e zucchero.
I procedimenti per la preparazione delle varie salse non sono tutti identici,
ma ci sono alcuni passaggi comuni.
• Gli ingredienti base Nella preparazione del ketchup e delle salse a base
di pomodoro, prima di iniziare la lavorazione vera e propria della salsa, i
pomodori, precotti e tagliati, vengono ridotti in polpa in appositi macchinari
e separati dai semi.
Per quanto riguarda la maionese, le uova devono essere preventivamente
pastorizzate.
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Fare la spesa
Le tipologie
Le salse più amate sono quelle classiche, su tutte la maionese, seguita dal
ketchup. Ma la scelta è veramente molto ampia e ogni giorno ne nascono
di nuove. Di seguito vediamo alcune delle varietà più comuni.
• Soia È una salsa fermentata ottenuta da soia, acqua e sale. Tipica della
cucina orientale.
• Worchester Si tratta di una salsa speziata fatta con aceto, cipolle, acciughe,
melassa e spezie varie.
Come scegliere
Additivi, grassi, sale, zuccheri: le salse non sono certo un prodotto salutare.
Ecco perché vanno consumate poco e scelte con attenzione.
• Le salse, anche della stessa tipologia, non sono tutte uguali. La lista degli
ingredienti aiuta a scegliere i prodotti migliori, come uova fresche, olio
d’oliva, aceto di vino.
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9
A casa con la spesa
A casa
con la spesa
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ORDINE
IN DISPENSA
FRIGORIFERO
ORGANIZZATO
EFFICIENZA
IN FREEZER
Fare la spesa
Ordine in dispensa
Pulizia e ordine sono due preziosi alleati in cucina. Permettono infatti di tenere
sempre sott’occhio le scorte e di evitare fastidiose infestazioni di farfalline.
Vediamo come procedere.
• Armadi puliti Una o due volte l’anno è bene svuotare completamente gli
armadi e i cassetti e lavare gli interni con acqua e detersivo. Questa è anche
l’occasione per controllare le scadenze di ogni singolo prodotto e buttare
quelli che eventualmente non possono più essere consumati.
Leggere la scadenza
Saper interpretare correttamente le scadenze dei vari prodotti è importante per
aiutarci a scegliere al meglio e sprecare meno. Vediamo quali diciture si trovano
in etichetta.
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A casa con la spesa
• In luogo riparato La maggior parte dei prodotti che non vanno in frigorifero
richiedono comunque luoghi al riparo da luce e fonti di calore.
• Tuberi e bulbi in dispensa Patate, cipolle, aglio, scalogno non vanno riposti
in frigorifero, ma in un luogo al riparo dalla luce, asciutto, fresco e aerato.
Frigorifero organizzato
I prodotti deperibili come i freschi e i crudi devono essere conservati in fri-
gorifero ed essere consumati dopo pochi giorni. Ecco perché è importante
mantenerlo pulito e ben organizzato.
• Contenitori ben chiusi Gli alimenti dovrebbero essere conservati nei con-
tenitori originali o in contenitori puliti e chiusi. Le pietanze preparate in casa
dovrebbero essere lasciate raffreddare per un paio d’ore, prima di essere riposte
in contenitori dotati di coperchio ed essere messe in frigorifero. Introdurre
alimenti ancora caldi provoca rialzi di temperatura e condense nel frigo.
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Fare la spesa
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A casa con la spesa
• Non tutto va in frigo Alcuni alimenti non hanno bisogno di essere refrigerati:
- banane, frutta esotica, agrumi in frigo potrebbero essere danneggiati;
- frutta e verdura non ancora mature devono stare a temperatura ambiente;
- cipolle, aglio e patate devono essere riposti nelle dispense;
- il pane diventa raffermo più velocemente con le basse temperature.
Efficienza in freezer
Conservare gli alimenti nel congelatore permette di mantenerne intatte le
caratteristiche fino a diversi mesi, a seconda dell’alimento. Ma occorre non
interrompere la catena del freddo e organizzare il freezer nel modo migliore.
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Fare la spesa
Il frigorifero migliore
Quando si acquista un nuovo frigorifero, è facile rimanere disorientati dal vasto
panorama dell’offerta.
Capienza, rumorosità e consumi sono tutte caratteristiche importanti, così come
la presenza del no frost, che riduce la necessità di sbrinare e il dispendio ener-
getico. C’è poi da decidere se optare per un modello combinato, a due porte, in
stile americano.
Per trovare il prodotto più adatto alle proprie esigenze, è possibile usare l’apposito
comparatore all’indirizzo www.altroconsumo.it/elettrodomestici/frigoriferi.
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A casa con la spesa
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FARE LA SPESA
CONOSCERE GLI ALIMENTI:
DAL PRODUTTORE ALLA TAVOLA
AL SUO INTERNO
D Consigli per organizzare la spesa
in modo efficiente
D Informazioni sulla filiera produttiva
dei principali alimenti
D Suggerimenti per una dispensa
e un frigorifero ordinati e funzionali