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Mongolfiera
2. Orchidea
3. Filastrocca per il Carnevale
4. La pecora Chiaretta
5. Il sole del mattino
6. Il chicco di grano
7. Stellina e il paese dell'allegria
8. filastrocca dei numeri in antico dialetto siciliano
9. Due bambine
10. La papera Betta
11. L'amore è per l'eternità
12. Miki e Kiara, storia di un'amicizia
13. Memorie di una alieno
14. Mirmi e Paco
15. La storia di nonno Cici e nonna Tè
16. I giorni della merla
17. Buon Natale (filastrocca)
18. I re passavano a cavallo
19. Chiara è la notte
20. Linda
21. Fermo e Scappa
22. Ivi ed i piccoli folletti
23. Pandolfo piè di zolfo
24. E' successo a Sciacca
25. Il piccolo pesciolino
26. La storia di Arlecchino
27. Il Natale di Lunetto
28. Beppino senza capelli venditore di occhiali
29. Le pecorelle unite ed il lupo solitario
30. La stanza magica
31. Vita da cane
32. 4 uova e un cagnolino
33. Giorgetto e l'albero
34. Filastrocca del cavallo a dondolo
35. Fai la ninna nanna...
36. Un giorno... un Angelo
37. Camilla
38. Il frigorifero
39. La storia della principessa delle nevi e del bambino che ruppe il terribile incantesimo
40. Il corvo con lo smoking
41. Filastrocca del chicco di grano
42. Il principe senza fiaba
43. Penelope sulla luna
44. Romualdo e il fantastico mondo di Parolandia
45. Luigi e il gatto Meo
46. Filastrocca del pollaio
47. L'origine dell'acqua
48. Il pulcino blu
49. La favola del Riìddu
50. L'amore è la ricchezza più grande
51. Pilla la penna magica
52. Gigio e i gelati
53. Il caramellaio stanco
54. Il corvo e la cicogna
55. Francesco e la varicella
56. Lo strano fiore
57. Filastrocca del bambino nella culla
58. Favoletta di Natale
59. La medicina che fa diventare buoni
60. Il maialino Ciccio
61. Il Girasole e la Rosa
62. La storia di Super Gabibbo
63. Sinfonia degli aquiloni impalpabili
64. Il fringuello e la fontana
65. Sally e la sua panciona
66. La talpa con gli occhiali
67. Il coraggio di un uccellino
68. Le aquile diventano campioni
69. La casa che era triste
70. Il piccolo Nik e la sua grande avventura
71. La disavventura del coniglietto Tommi
72. Filastrocca del primo anno d'asilo
73. Filastrocca dei numeri
74. Andrea ed il cane Guga
75. La sassaiola
76. Il riso di Marina
77. Lieta sorpresa (filastrocca)
78. La storia del cane Bubu e del gatto Mosè
79. I tre pastorelli"
80. Ninna nanna di nonno Uccio
81. Nome in codice "Operazione Terra"
82. Un coniglietto un po' diverso
83. La vera storia della Principessa ELISA, del Drago e del suo Salvatore
84. Una coperta dimenticata
85. Picci e il delfino
86. La slitta di Giacomino
87. Il drago Bollicino
88. Il Sole innamorato
89. La storia dell'ippopotamo Gelsomino
90. La torta di compleanno
91. Il pidocchio intelligente
92. Il gallo sveglia
93. Il Cacca-drillo
94. Pippottino
95. Lupo Bufo e Willy Marmocchio
96. Picchio e Papicchio
97. Perchè il rospo è fatto così
98. La volpe rossa
99. La storia di BruBru
100. Filastrocca di Babbo Natale
101. La torta di castagnaccio
102. Una favola di Babbo Natale
103. L'adozione del gatto Leo
104. Giorgino
105. Patty barattolino di cioccolata
106. Il pagliaccio White
107. La storia di Ugo il Paciugo
108. Storia del drago buono che tutti credevano cattivo
109. Salvataggio di una principessa
110. La farfalla Tai va in città
111. La farfalla Tai va in città - seconda parte
112. Chi ha detto che così va il mondo?
113. Soffro il solletico!
114. Filastrocca dell'abete
115. Soldati di carta
116. Fiocchi di neve
117. Il trenino Ciuf Ciuf
118. La piccola margherita
119. La fata pasticciona
120. Paolino il pesciolino
121. Se i libri fossero (filastrocca)
122. Robertino e il lupoLa storia della lucertola
La Mongolfiera
Tutte le navi naufragarono e nessuno fu salvo. Katy rientrò nel palazzo e si prese cura di
Feliciafino alla morte; quella bambina sono io: il mio nome è Felicia!". I tre amici rimasero
di ghiaccio. Interminabili minuti passarono in silenzio finchè Aureliano osò: "Ecco il
perché delle strane burrasche e dei naufragi! La sua vita, Donna Felicia, deve essere stata
molto triste!
C'èqualcosa che possiamo fare per allietarla?". "Niente, vi ringrazio;ma c'è qualcosa che
io posso fare per voi: darò al principe William il regno che stava cercando e metterò fine
alla maledizione" rispose Felicia. "Cosa vuol dire? Che morirà respirando il veleno della
grande orchidea?" chiese William allarmato. "E' quello che farò" sentenziò Felicia "Noi
non possiamo permettervi di farlo!" dissero in coro i tre amici "Sono vecchia ormai, lasciate
che raggiunga i miei cari respirando il profumo che per ultima mia madre respirò" concluse,
e, avvicinatasi alla grande orchidea, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Non morì.
Il tempo aveva fatto svanire il potere del veleno, ma ecco che dal terreno iniziarono a
germogliare nuove orchidee, ed in poche ore l'isola fu di nuovo ricca dei fiori stupendi. Le
tempeste cessarono, William partì e tornò con la sua sposa e la sua corte, e costruì un
magnifico regno; Aureliano e Felicia vissero serenii pochi anni rimasti loro, e Orchidea
tornò ad essere l'isola felice do un tempo, ricca di quei bellissimi fiori che, ahimè, non
profumavano più!
Immaginate un prato verde alle spalle di una montagna con margherite e tanti fiorellini di
tutti i colori, una brezza che accarezza i vostri capelli ed un leggero profumo di campagna,
è l'ora del tramonto e gli ultimi raggi di sole fanno capolino tra le cime della montagna. Li,
a due passi da un piccolo laghetto di montagna, un gregge di pecore sta brucando gli ultimi
ciuffi d'erba prima di rientrare all'ovile. D'un tratto uno strano rumore mette in allarme
tutto il gregge, le pecore si radunano in gruppo e richiamandosi l'un l'altra si incamminano
verso l'ovile mormorando: "presto c'è odore di lupo nelle vicinanze, dobbiamo rientrare subito".
Una di loro, Chiaretta, un po' attardata, viene richiamata dalle colleghe ……"ei cosa fai non
vieni ? c'è un lupo nelle vicinanze, se sente la nostra presenza sicuramente viene qui e ci mangia
tutte, corri!" Chiaretta incurante dei richiami continua a brucare rassicurando le colleghe
…."andate pure avanti, poi vi raggiungo" Ma le compagne di Chiaretta non hanno fatto a tempo a
sentire la risposta, tanta la paura che sono rapidamente scomparse lungo il sentiero che dietro
la collina porta all'ovile. Tranquilla tranquilla Chiaretta continua a brucare saltellando di qua e di
là incurante del pericolo incombente, ed ecco che di li a poco un grosso lupo spunta dal vicino
bosco, si avvicina quatto quatto a Chiaretta pronto a saltargli addosso. D'un tratto un silenzio di
tomba corre su tutta la spianata, il lupo è a pochi passi dalla pecora, e sta per spiccare il salto
fatale. Ma …….. che succede ………… la pecora, attratta da un magnifico ciuffo di margherite salta
sulla destra e il lupo, che ormai aveva spiccato il salto, …….. atterra proprio dove poco prima
avevano pascolato delle mucche………. Potete immaginare il lupo come era conciato, già sporco di
suo di fango, ora aveva cacca di mucca su tutto il corpo ed ancor peggio nuvole di mosche e
moscerini gli ronzavano attorno, come danzando per il rinnovato pasto a disposizione. Chiaretta
accortasi di quanto è successo, scoppia fragorosamente a ridere. Il lupo, ripresosi dall'impatto
con il "pranzo delle mosche" dice con voce rauca e qualche colpo di tosse (un po' di cacca gli era
andata a finire anche in bocca): "Cos'hai da ridere, tra poco ti sbrano e così la smetti di
divertirti". Chiaretta, per nulla impressionata ribatte al lupo "… va beeeeene non sono fuggita
come le altre colleghe e così ti ho facilitato il compito pertanto questa sera sarò la tua cena, ma
avrò almeno diritto al desiderio del condannato o no?" Va bene dice il lupo, "dimmi quale è il tuo
desiderio e facciamola finita presto che ho fame", con voce decisa la pecorella risponde: " … io
sono una pecorella bella e tutta pulita e voglio essere mangiata da un lupo anche lui tutto lavato
e pulito" "Ma che cavolfiore di desiderio e mo che dovrei fa", dice il lupo, "ma proprio la più
matta mi doveva capitare, speriamo almeno sia tenera, e ……. dimmi cosa dovrei fare?" conclude il
lupo. "molto semplice" risponde la Chiaretta, "fai un bel bagno nel laghetto qui di fronte a te,
anzi prima di bagnarti guardati nello specchio d'acqua e così ti renderai conto di come sei
conciato, non si va a tavola così sporchi, non te lo ha insegnato mamma lupa?". "Ma guarda cosa
mi tocca subire" borbotta il lupo, "del resto io sono un lupo d'onore e mantengo le promesse". Il
lupo si avvicina allo stagno e quasi si sorprende nel vedersi tramite lo specchio d'acqua tutto
inzaccherato di fango e cacca di mucca, "in effetti non hai tutti i torti " dice il lupo con voce
accomodante". Se ti sbrano così conciato poi finisco di mangiarmi anche fango e cacca, se invece
mi lavo poi potrò gustare tutto il vero sapore di una giovane e tenera pecorella" . Il lupo spicca
un salto e giù nello stagno, poco dopo ne esce tutto pulito, e tornato a guardarsi sullo specchio
d'acqua quasi quasi non si riconosce. Affianco a lui la pecorella lo elogia e si vanta del fatto che a
sbranarla non sarà il solito lupo zozzo e rozzo, ma un bellissimo lupo lindo e pinto come pochi se
ne sono visti nel bosco. "che bello che sei", dice la pecorella e prosegue:" è un peccato però……."
"Un peccato cosa?" , ribadisce il lupo, "ho esaudito il tuo ultimo desiderio, e cosa ti manca ora,
dimmi sono curioso ed …….. AFFAMATO, spiegami, non ho altro tempo da perdere"
"Beeeeeeeeeee", dice la pecorella ," pensa che peccato, tu adesso, come è tuo diritto, mi sbrani,
mi mangi e sazio di me ti metti subito a dormire nuovamente a sporco , questa volta di sangue, e
tutta la tua bellezza dove è andata a finire?". "Fammi capire dove vuoi arrivare" borbotta il lupo
gonfiandosi il petto quasi per ribadire che qui comanda lui e che le chiacchiere stanno a zero.
"Beeeee", prosegue la pecorella, "non potresti rimandare la cena di questa sera ad una bella
colazione mattutina, pensa che bello svegliarsi bello pulito, la mattina comincerebbe sicuramente
di buon umore specie se c'è con una bella pecorella per colazione." Il lupo acciglia la fronte ci
riflette, sembra quasi convinto, e poi risponde " metti che accetto la tua proposta, dimmi, poi
che mi mangio questa sera per cena?" "Sai" risponde subito con fare suadente la pecorella, "la
sera è meglio stare leggeri, anche noi pecorelle la mattina mangiamo di più, la sera ci limitiamo a
qualche ciuffo di margherite, sai facilitano il sonno, pensa pure il pastore vedo che ogni tanto ne
prende un po' per prepararsi una bevanda che sorseggia prima di andare a dormire, pertanto per
questa sera potresti provare un pranzo vegetariano". "Ma guarda dove mi sono andato a
cacciare", borbotta tra se e se il lupo con oramai le spalle a terra, "ma perché non mi sono
sbranato quella piccola volpe che mi ha tagliato la strada mentre andavo in cerca di pecore, è
vero chi si accontenta gode ed a quest'ora avrei avuto la pancia piena." Esausto, anche un po'
assonnato il lupo acconsente "e vabbbe (i lupi raddoppiamo le b) andiamo a mangiare un po'
d'erba". Con una certa serenità, per la giornata di vita guadagnata e assumendo anche un fare da
esperta dietologa, Chiaretta mostra al lupo le erbe da mangiare: "prendi questa è buonissima,
stai attento a quest'altra masticala bene senno ti rimane sullo stomaco, vedi quest'erba verde
scura, se qualche volta sei costretto a mangiare una pecora un po' vecchia e pensi ti possa
restare di difficile digestione, mangiane due o tre ciuffi, ti aiuterà a digerirla, ora mangia anche
un po' di questa erba camomilla ti aiuterà a rilassarti dopo questa giornata faticosa", e
proseguendo nella cena vegetariana, la pecorella mostra tutte le proprietà delle varie erbe e
fiori che inverdiscono la spianata. Il sole è oramai tramontato, solo qualche lucciola illumina con
flebili lampi la spianata, il lupo e la pecorella si accasciano abbracciati nel sottobosco nei pressi
di un grosso albero. State tranquilli, non è nata nessuna storia d'amore, il lupo abbraccia la
pecora perché, nonostante l'erba camomilla, ha chiaro nella sua mente che la pecora non gli deve
scappare, è la sua colazione di domani. Il sole con i suoi primi raggi dall'orizzonte comincia ad
illuminare la spianata creando fantastici riflessi di luci sul piccolo laghetto, i primi uccelli
cominciano a cinguettare sugli alberi. Risvegliato dal cinguettio degli uccelli che si lucidano le
piume bagnandosi sul laghetto, il lupo comincia a stiracchiarsi e ancora sotto l'effetto di
quell'erba, cerca di capire il perché e il come è mai si trova con una pecorella tra le braccia. La
situazione è confusa pur sentendosi sazio il lupo non capisce perché la pecorella al suo fianco è
ancora viva, pochi secondi ancora e il lupo riprende a pieno il suo ruolo di lupo cattivo, sveglia la
pecorella e la informa di ciò che le sta per accadere. "Ma …….." con voce flebile e nello stesso
tempo via via più decisa Chiaretta chiede al lupo " vuoi vuoi ….. almeno dirmi come ti senti? Di la
verità hai dormito bene e stamani ti senti tutto arzillo, perché rovinare questo momento, se mi
mangi pensa cosa perdi, torneresti subito un brutto e sporco lupo e non avresti più un'…… amica
pronta a farti apprezzare le altre belle cose oltre della vita. Il lupo "bello" a questo punto non sa
più che fare, riflette sull'accaduto e pensa che tutto sommato l'idea della pecorella non gli
dispiaceva e pertanto decide di approfondire la materia e per non dare soddisfazione a
Chiaretta, le dice "senti, tutto sommato mi sento ancora sazio della cena di ieri, e poi
quell'insalatina non era nulla male, ogni tanto pure a noi lupi fa bene mangiare vegetariano. La
giornata prosegue nella spianata con il lupo che affianco alla pecorella impara a riconoscere le
erbe ed i fiori buoni da mangiare fino a tarda sera quando, stanchi ma ambedue soddisfatti per
la bella giornata trascorsa assieme ambedue si accasciano nei pressi di una quercia per il
meritato riposo. Ambedue sono già appisolati, le margherite hanno fatto subito effetto, qualche
raggio di luce fende ancora il vicino bosco colorando di rosso intenso il vicino laghetto c'è ancora
luce abbastanza perché ………… ….. un altro lupo possa scorgere le due sagome appisolate sotto la
quercia, con passo da lupo (non poteva essere altrimenti) si avvicina silenziosamente alla coppia e
come sa fare un lupo, alza la zampa del lupo bello, e sfila via la pecora senza fare il minimo
rumore. Presa ben saldamente la pecorella tra le zampe, il lupo "Brutto", a passo sempre più
svelto, comincia ad allontanarsi pregustando i gustoso banchetto che farà di li a poco. Ancora
una volta un silenzio di tomba scende su tutta la spianata, cala il vento e gli uccellini smettono di
cantare quasi per dare la possibilità al lupo bello di sentire il rumore causato dal calpestio delle
foglie del lupo brutto in fuga nella speranza che si possa destare dal profondo sonno e correre i
aiuto alla pecorella bella. Svegliatasi e ripresasi dallo spavento la pecorella bella comincia a
gridare "lupo bello aiuto, aiutoooo c'è un lupo brutto e cattivo che mi vuole mangiare, aiutoo….",
grazie al silenzio di tomba le grida della pecorella fanno svegliare di soprassalto il lupo bello che
subito accortosi dell'accaduto prende con se tutte le energie e parte alla carica del lupo brutto
per riprendersi Chiaretta. Fiero della necessità di correre in salvo della pecorella che tante cose
gli aveva insegnato correndo sempre più velocemente si avvicina sempre più con passo deciso
verso il lupo brutto che accortosi dell'inseguimento grida "ma dai facciamo metà per uno la
prossima volta penso io a portarti una pecorella in cambio tu non ce la farai mai a mangiarla tutta
in un boccone". Il lupo bello, che nel frattempo aveva raccolto da per terra un nodoso ramo di
quercia, raggiunge il lupo brutto, ed a suon di legnate lo costringe a lasciare la pecorella ed a
darsela velocemente a gambe. I due finalmente si trovano nuovamente assieme, contenti per il
pericolo scampato, e felici e contenti (le favole finiscono sempre così) decidono di restare amici
per sempre.
Morale della favola: Affronta il pericolo con la massima calma e trasformi un nemico in un tuo
alleato.
Sole del mattino
C'era una volta un chicco di grano. Mentre lo trasportavano in un grosso sacco di tela con i suoi
fratelli, era scivolato fuori da un minuscolo buchetto ed era atterrato su una strada polverosa,
tra i sassi. Una strana creatura nera con lunghe penne lucenti sulle ali, lo aveva prelevato per
portarlo nella sua tana, sull'albero più alto del campo lì vicino. Mentre volava tra le zampe del
corvo, era riuscito a fuggire tra un'unghia ed un polpastrello, atterrando nel mezzo del campo.
La soffice terra bruna lo aveva accolto, dandogli il rifugio ed il calore di cui aveva bisogno per
calmare i timori e lenire la tristezza dell'improvviso atterraggio tra le pietre. Dov'erano i suoi
fratelli? Loro, tutti insieme, avrebbero continuato a ridere e cantare come prima dell'inizio del
suo viaggio solitario mentre lui, in quel pur comodo nido, che fine avrebbe fatto? Tutto preso dai
suoi pensieri, quasi non si accorse di un piccolo schianto quando, tutto ad un tratto, gli
spuntarono delle piccole cose sotto; come dei piccoli fili. Mentre era ancora intento a
meravigliarsi della novità, quelle strane protuberanze cominciarono a muoversi nella terra, come
animate da vita propria. Spaventato, cercò di fermarle, ma quelle non gli diedero retta, e
continuarono a penetrare la terra. D'improvviso un grande piacere sconvolse il piccolo chicco,
che sentì fluire in sé la linfa, veicolata dalle radici fino alla parte più profonda del suo essere,
quella che non sapeva di possedere. Un improvviso respiro gli gonfiò il corpo, frantumandogli
l'armatura; e così il chicco si trovò libero, avvolto nel nero che lo sfiorava, inducendolo a
crescere sempre più. Così, dal desiderio che provava, spuntarono le ali, che lo condussero fuori
dal terreno, oltre la superficie del campo, su nel cielo. E sotto di sé, il chicco mai più triste, vide
la sua trasformazione definitiva in fusto, foglie e poi spiga colma di chicchi come lui. Ecco, senza
l'iniziale ruzzolone sulla strada polverosa, senza la perdita dei suoi fratelli, senza il corvo dalle
lunghe ali lucenti e dalle unghie ricurve, il chicco non avrebbe sentito il respiro della terra che lo
aveva spinto fin lassù e non avrebbe saputo che crescere significa provare paura e tristezza, ma
anche amore, desiderio e piacere.
Stellina e il Paese dell'allegria
Unzi
d'runzi
trinzi
quara
quaquazzi
gniffi gnaffi
cunta
ca
dreci
su
salute a tutti
Due bambine
C'era una volta la papera Betta, che viveva in una pccola casetta sul
laghetto Smeraldino pieno di Ninfee insieme ai suoi due fratellini, tre
sorelline, la mamma, il papà e i nonni paperi. Il giorno del suo compleanno
decise di andarsene in giro per il mondo: prati, laghetti, fiumi e mari per
conoscere nuovi amici. Davanti ad un'enorme torta piena di panna e
cioccolata che le aveva prepartato la nonna disse " Grazie per la
buonissima torta e per tutti i regalini, ma io ho deciso di andare via dal
laghetto Smeraldino per un pò di tempo perchè voglio vedere cose
nuove". La mamma paperina scoppiò a piangere e non voleva far partire
Betta. Il papà invece abbracciò la figlia e disse " ti lascerò andare
perchè devi fare le tue esperienze ma non sarà facile". Così Betta dopo
aver baciato tutti se ne andò.
Durante il suo viaggio incontrò molti amici come il rospo Bibò,
l'anatroccolo Arturo, l'oca Pamela ed anche animali poco socievoli, ma
non di certo cattivi. Un giorno mentre si trovava nel mare fu attratta da
una macchia marrone non appena si fu avvicinata si sentì le ali incollate e
non riusciva più a muoversi... quando non aveva più forze arrivò il
Gabbiano Lorena e presa Betta con il becco la posò in terra e le disse "
Stai attentà perchè ci sono molti pericoli come questi". Allora Betta
pensò che doveva evitare tutte le macchie marroni. Mentre pensava, le
venne fame: camminava in mezzo ad un prato pieno di violette, ranuncoli
e panzè, quando vide un piccolo tronco marrone e bianco con l'estremità
bruciacchiata, pensò che doveva provare un cibo nuovo. Lo beccò e capì
immediatamente che era disgustoso, dopo un pò la sfortunata Betta
cominciò a stare male... per fortuna arrivò Bibò, che la portò dal medico
Agata che le diede come medicina petali di margherita e foglie di
tulipani rossi. Quando si sentì meglio Betta decise di tornare a casa
perchè capì che c'erano molti pericoli contro cui non poteva difendersi
invece lì nel laghetto smeraldino non c'erano macchie marroni collose o
tronchetti velenosi. Così tornò nella sua casetta dove venne accolta da
tutta la famiglia con molta gioia e baci.
C'era una volta, e forse c'è ancora, una bambina dall'età imprecisata.
Nessuno sapeva quanti anni avesse veramente… ma questo non è
importante… Insomma c'era una volta una bambina che adorava andare
in giro con la sua biciclettina gialla oppure con i pattini. Abitava in una
piccola città che un tempo era stata una colonia romana e che
conservava ancora con cura i resti della sua storia. Era una bella città di
mare dove spesso il cielo era limpido grazie ad un vento forte e freddo
che spazzava sempre via le nuvole e che permetteva al sole di brillare di
un'intensità quasi irreale. La bambina adorava il mare e amava il sole ed
era capace di trascorrere intere giornate a guardare la grande distesa
azzurra con aria sognante. Viveva in una piccola casa in cima ad un colle.
Accanto alla sua casetta si trovava la scuola, una bella scuola, che la
bambina frequentava. Vicino alla scuoletta c'era un grande parco verde
dove i bambini potevano giocare liberi. Tutto intorno vi era una bella
pineta. Un pomeriggio, con la sua bicicletta, la bambina si era spinta
oltre il limite del parco che la mamma aveva fissato. - Kiara - le aveva
detto la mamma - quando arrivi in fondo al viale dei tigli, gira la
bicicletta e torna indietro. Non inoltrarti nella pineta perché potresti
perderti. Bene, quel giorno Kiara commise una disobbedienza perché…
era una bambina molto curiosa. Si lasciò alle spalle il viale alberato e le
grida dei bambini che giocavano felici e combattuta tra la curiosità e il
timore, si inoltrò sotto gli alti pini. La prima cosa che la colpì fu il
grande silenzio che regnava nella pineta. Un silenzio che però non la
spaventava, anzi faceva scendere nel suo cuore una profonda pace.
Lasciò allora la sua bicicletta e incominciò a camminare piano piano sugli
aghi di pino perché non voleva sciupare con la sua presenza quel silenzio
surreale, quella quiete. Dopo un po', si trovò di fronte a una casetta
bassa i cui muri erano dipinti di bianco, un bianco candido. La porta e le
finestre erano colorate di un azzurro brillante. Ad un tratto le sembrò
di capire che era proprio là che doveva arrivare e che la disobbedienza
alla mamma poteva essere un'obbedienza a qualcun altro. Così le parve
naturale tirare la catenella della piccola campana d'argento fissata al
muro. Qualcuno venne ad aprire. "Qualcuno", proprio "qualcuno", perché
non si sa se sarebbe meglio dire un angelo, oppure un bambino o un
uomo… Possono essere tutte e tre le cose riunite in una sola persona?
Non si sa. Forse non in questo mondo. Ma in quella pineta era possibile.
In quella casetta trascorse uno dei pomeriggi più belli della sua vita e
senza dubbio doveva essere un mercoledì… Miki, così si chiamava chi le
aveva aperto, fu molto gentile. Fu un pomeriggio indimenticabile. Non si
sa cosa rese effettivamente così unico quel pomeriggio. Forse fu il
silenzio. Scambiarono poche parole e molti sorrisi anche perché quattro
piccoli folletti entravano ogni tanto furtivi nella casetta. Insieme
colorarano con delle bellissime matite ricoperte di carta a fiorellini,
ascoltarono una bellissima musica, fecero merenda con i pop corn che
Miki aveva preparato con uno speciale apparecchio e, prima di
riaccompagnarla alla porta, l'uomo, il ragazzo, l'angelo le donò un libro di
favole. Quando Kiara tornò a casa, la mamma non disse nulla. Non si era
accorta della sua lunga assenza. Forse, mentre Kiara era stata in quella
magica pineta, il tempo si era fermato. Ci sono momenti nella vita, e
questo Kiara l'avrebbe capito più tardi, in cui ci è dato di vivere oltre lo
spazio e il tempo: sono i momenti di felicità intensa in cui sembra di
toccare il cielo con un dito. Da allora, la bambina passò molti pomeriggi
di pace, sempre colorati dai quattro folletti, con quel qualcuno così
speciale. Un giorno Kiara si azzardò a chiedere ad un'amica se era mai
stata nella pineta, se sapeva se ci abitasse qualcuno. Le rispose che ci
era stata e che nella pineta abitava una persona un po' particolare, che
preferiva stare in silenzio, amava la musica e dicono avesse una
sensibilità tutta particolare. Una persona un po' fuori dal mondo che
poco aveva in comune con tutte le persone che abitavano nei dintorni. -
Così disse l'amica. L'amica non fece domande, ma sospettava che Kiara
fosse andata nella pineta. Poi altri amici e tanti, troppi adulti
confermarono le parole che aveva già sentito. Sembrava che tutti si
fossero coalizzati per riportarla alla realtà della vita e a vivere con
meno intensità il rapporto che si era instaurato con Miki. Cercavano di
farle capire, anche molto gentilmente, che non era razionale! Tutto
questo creò in Kiara un po' di confusione. Lei che non era mai stata
molto razionale faceva fatica a vivere la vita meno intensamente e
soprattutto non riusciva, ma forse in fondo non voleva, rinunciare
all'affetto che aveva per Miki o almeno a ridimensionarlo nella logica
della realtà degli uomini. Era un affetto speciale, sincero quello che li
legava e che forse nessuno avrebbe mai potuto capire. Erano entrambi
molto sensibili e riuscivano a cogliere stati d'animo e sensazioni che
andavano oltre alle parole degli uomini. E poi si parlavano con gli occhi.
Qualcuno avrebbe anche potuto pensare che erano innamorati, ma non
era questo e loro lo sapevano molto bene… Comunque Kiara fu travolta
dalla razionalità che la circondava, una realtà molto più fredda e
distaccata… molto, forse troppo per lei… razionale! Così per un periodo,
non andò più alla pineta: un po' perché si sentiva spiata, un po' perché
aveva paura che gli adulti avessero ragione. Aveva paura di scoprire che
Miki non era quello che credeva che fosse. Intanto passava il tempo, la
bambina cresceva e a volte doveva ammettere che quello di cui aveva
bisogno non erano le favole di Miki, ma la scuola, la famiglia…; non era
estraniarsi dal mondo, ma il coinvolgersi in esso che riempiva la sua vita;
non era il silenzio, ma la discussione, il confronto con gli altri che la
faceva crescere. Divenne grande si sposò, ebbe anche dei figli. La sua
vita era felice. Solo in un angolino del suo cuore avvertiva talvolta un
vuoto, una nostalgia… Finchè un giorno, incontrò di nuovo Miki, sapeva
che anche lui si era sposato e che aveva avuto due belle bambine. La sua
vita, dicevano, era felice. Stava in piedi alla fermata di un autobus:
indossava un giaccone rosso che spiccava in mezzo ai colori scuri degli
abbigliamenti invernali e non era per niente cambiato. Era solo e
sorrideva. Non si sapeva a chi. Forse a tutti. Forse a qualcuno che
nessuno poteva vedere. Ma in quel momento Kiara capì che di quel
sorriso aveva bisogno. Un sorriso ed uno sguardo che erano come una
porta spalancata su un altro mondo. La bambina si avvicinò a lui e gli
disse: - Ora so chi sei: quello che ho sempre creduto che tu fossi! Miki
l'angelo, il bambino, l'uomo le sorrise e non disse nulla… non ce n'era
bisogno!
Memorie di un alieno
E' strano come in certi momenti tutta la tua vita riesca a passarti
davanti all'occhio. Forse non proprio tutta, ma solo quella frazione che
ti ha portato ad essere quello che sei; di solito sono errori, cose di cui ti
penti, che avresti fatto in un altro modo, e ti trovi a desiderare di avere
una seconda possibilit…, perch‚ adesso ti sembra possibile. Adesso a un
minuto alla fine della tua vita, ti sembra possibile, concreta e tangibile
la possibilità di poter diventare un essere migliore. Ma il tuo tempo è
scaduto e l'unica speranza che ti rimane è quella di far tesoro delle
peggiori azioni che hai commesso, per non ripeterle la prossima volta...
sempre che ci sia una prossima volta.
Rivedo i miei genitori, rivivo il loro amore. Amore che forse non mi sono
mai meritato. Tutto, tutto quello che vorrei avere la possibilità di
rivivere in modo diverso, è iniziato il giorno in cui mi diplomai...
"Chip", mi disse la mamma, "lo sai che non versiamo in condizioni
economiche invidiabili. Quindi, non abbiamo potuto mantenere la
tradizione di regalarti per questo giorno speciale la galassia che tanto
desideravi. Però, ci sarebbe il pianeta Aseter...". Conoscevo la situazione
drammatica delle nostre finanze, tutta via ero rimasto un po' deluso. Io
le promesse le mantengo sempre, loro no. Tuttavia accettai il loro dono e
dopo neanche 2 anni luce, mi trasferii nella mia nuova dimora. Forse
avevo giudicato troppo in fretta i miei, il pianeta era davvero bello,
piccolo, intimo e soprattutto tutto e solo mio. I primi tempi furono
davvero superlativi. Potevo fare tutto ciò che volevo, senza sentire i
rimproveri di nessuno, ma presto la noia prese il sopravvento. Io, solo e
sempre io! Certo, telefonavo alla mamma, papà passava a trovarmi, ma mi
sentivo molto solo lo stesso. I pianeti vicino al mio erano disabitati, se
finivo lo zucchero dovevo montare sulla macchina a reazione nucleare e
percorrere più di due costellazioni, due e mezzo per la precisione, prima
di trovare un pianeta abitato. Non ero io che abitavo fuori mano, è che
nello spazio c'è così tanto spazio che è veramente difficile avere dei
dirimpettai. Soffrivo di una solitudine cosmica. Dovevo trovare una
soluzione.
Avevo sentito di un tizio che riusciva a penetrare i sogni di chiunque e
con loro viveva fantastiche avventure. Io non avevo quella capacità
straordinaria, ma iniziavo ad avere un'idea di come potevo risolvere il
mio problema. Sapevo che in un pianeta lontano dal mio di almeno 14352
galassie esistevano degli esseri, gli uomini, che non credevano alla vita su
altri pianeti - non tutti almeno - , avrei potuto lavorare in incognito. Così
comprai tutti i Cd-Rom che trattavano l'argomento e cominciai a
studiare i comportamenti umani, affascinato e sconvolto da tanta
stupidità! Sembrava facile introdursi tra loro, ma c'era un grosso
problema da risolvere: il mio aspetto. Ero verde, con un solo occhio e
due grosse antenne sulla testa sproporzionata. Ritenevo impossibile
vivere tra di loro, si sarebbero sicuramente accorti della differenza tra
di noi, non avevo dubbi in proposito! La popolazione era quella giusta, io
dovevo solo stendere un piano efficace per avere un po' di compagnia.
La risposta arrivò in sogno, un po' influenzato, forse, dal personaggio
che mi aveva ispirato. L'unico modo per non stare più da solo sul mio
pianeta non era trasferirmi personalmente, ma trasferire loro. E se non
volevano? Non gli avrei chiesto il permesso!!!
Iniziai con questo piano, senza sapere bene cosa fare. Per prima cosa
decisi di fare un sopralluogo, per capire un po' come vivevano quelle
strane creature. Per dieci giorni consecutivi montai sulla mia macchina a
reazione nucleare e osservai gli uomini, prendendo appunti e studiandoli
a casa.
Capii subito che i bersagli più facili sarebbero stati i bambini. Iniziò così
la mia carriera di rapitore, il Cavaliere Verde che rapiva e poi
riconsegnava alle famiglie i pargoli. La cosa stravagante era che questi
bimbi non si stupivano affatto del mio aspetto, in realtà vedendo i loro
giochi nelle camerette capivo bene anche il perchè. Io ero decisamente
più bello dei loro pupazzi, nonostante il mio occhio singolo e la mia pelle
verde.
Fu così che conobbi Laura, una bimba dagli occhioni azzurri e i capelli
biondi. Mi raccontò favole meravigliose che io non conoscevo. Stava bene
con me, ma dopo un po' iniziò a chiedere della mamma. Ogni giorno era
sempre più triste e io sempre più nervoso, infine la riportai a casa sua,
ma io non tornai sul mio pianeta con le mani palmate vuote. Tornò con me
Riccardo che mi parlò degli orchetti, dei troll, delle epopee fantasy. Il
genere non era quello che più mi attraeva, ma il suo entusiasmo era
contagioso. Era sempre così allegro e pieno di iniziative, cosa
decisamente in contrasto con il mio carattere. Lo riportai a casa per la
disperazione, la solitudine era terribile, ma molto meglio del
sovarccarico emotivo.
Mi sembrava di aver risolto totalmente il mio problema, ma alla fine di
ogni incontro i miei giovani ospiti volevano tornare a casa loro. Nessuno
voleva stare con me. Era questa la realtà.
Rapii mille e più bambini, ma il finale si ripeteva sempre e io mi sentivo
disperato. Talvolta alcuni di loro si ricordavano di me e mi scrivevano
lunghe letterine colme d'affetto, ma io ero comunque destinato a stare
solo. Fu durante uno dei miei giri di ricognizione sulla terra, mentre
meditavo un nuovo rapimento che scoprii di avere un cuore. Non volevo
rapire più nessun bambino, loro dovevano stare a casa con i loro genitori
e io sarei rimasto solo con il loro ricordo. Passai a salutare tutti i miei
giovani amici. Mi abbracciarono e mi baciarono tutti.
Quando andai da Riccardo, lui mi diede una letterina. "Leggila quando
sarai arrivato a casa, e rispondimi se ti è possibile!". Fu il nostro ultimo
incontro, avvenuto non più di tardi di due giorni fa.
Appena arrivato a casa aprii la busta. La lettera era scritta in
stampatello da un bambino che non conosce ancora bene la differenza
tra le lettere:
Caro Chip, grazie per avermi portato via con te. Sono stato bene, ti voio
bene. Ieri ho sentito la mamma piangere, io sono corso da lei e mi ha
detto che è troppo tardi, che ora è finito tutto.
Non ho capito bene, ma diceva qualcosa sul sole, che si spegne.
Puoi aiutarmi tu a capire?
Un bacio
Richi.
Non avevo capito bene il suo discorso, forse perchè‚ anche lui non lo
aveva capito affatto, ma mi misi subito il collegamento con la base
stellare dell'energia gratuita. "Sì, signor Chip, il sole si spegnerà tra 36
ore." fu la risposta alle mie domande. "Scusi colonnello, se la disturbo
ancora, ma la popolazione della terra?". "La terra morirà con tutti i suoi
abitanti." e interruppe il collegamento.
I miei bambini moriranno? Non riuscivo a cancellare questa domanda dal
mio cuore, guardavo il mio pianeta e mi spremevo le meningi per trovare
una soluzione...
Avevo la risposta, dopo qualche ora, avevo la risposta. Andai a trovare i
miei genitori, li baciai e dissi loro che mi sarei trasferito in un altro
posto e che non sarei più tornato. Mamma piangeva, papà aveva le
lacrime agli occhi. "Papà," gli chiesi "mi presti il tuo trasportatore
planetario?". "Certo, Chip, ma sei veramente convinto?". "Si papà, grazie
di tutto a tutti e due!". Agganciai il mio pianeta al gancio traino del
trasportatore di papà e iniziai il mio viaggio. Raggiunsi in fretta il sole.
Programmai il trasportatore in modo che tornasse dai miei genitori
evitando buchi neri e meteoriti e misi una lettera sul sedile, dove
spiegavo a loro il motivo della mia scelta e il mio vero obiettivo. Poi salii
sulla mia macchina a reazione nucleare e mi allontanai dal mio pianeta.
Quando lo vidi piccolo piccolo, ingranai la marcia e mi precipitai a
velocità supersonica verso di esso.
E adesso sono qui, a poche decine di metri dal mio pianeta e procedo con
una velocità al limite delle capacità della mia vettura. Tra poco ci sarà lo
schianto, spero solo che funzioni e che ripari al male che ho fatto a
tutti quelli che amavo. Ciao!
Un'esplosione e la vettura di Chip si perse nel suo pianeta in fiamme.
E fu così, che per amore, nacque un nuovo sole!
Mirmi e Paco
Mirmi e Paco vivono in un paese incantato, dove i colori sono più colori
del normale ed i profumi così intensi da inebriare. Abitano su di una
nuvola sopra il pino maestro della pineta d'Allilibi, in un palazzo di
cristallo. Tutti gli esseri fantastici che popolano questo mondo hanno un
compito da svolgere, loro si occupano di mantenere alto l'umore delle
creature di Fanfan, le campanule dorate svegliano dolcemente gli
abitanti al termine della notte, i centauri alati proteggono la Foresta di
Cristallo e gli uccelli dalle piume argentate scandiscono le ore del giorno.
Sono già 1200 anni, però, che dalla nuvola sopra il pino maestro si ode
una canzone malinconica che influenza anche l'umore dei fanfaniani. E'
Mirmi a cantare, la rana rosa con pois gialli, dotata di una voce magica,
ricca di poteri sorprendenti. Mirmi è triste perché il suo amico Paco, il
cavallo violetto con la stella sulla fronte, è scomparso.
Sono 1200 anni che canta queste canzoni, ma Paco non torna. Paco fu
rapito da un uragano impazzito e nessuno è mai riuscito a trovarlo,
Mirmi non ha mai avuto la forza di reagire ed è solo riuscita, in tutti
questi anni, a cantare. Un giorno Astora, la stella più brillante di Fanfan,
andò a far visita a Mirmi.
"Mirmi, è tempo di trovare Paco.".
"Astora, non riesco a muovermi, è così forte il mio dolore da
paralizzarmi.".
"Se non riesci a farlo né per te, né per Paco, fallo per Fanfan. Guarda in
che stato si trova.".
Mirmi uscì dalla sua casa di cristallo dai mille colori e si affacciò. Era
primavera inoltrata ma nessun albero era ancora fiorito, nessun fiore
sbocciato e gli uccellini non erano ancora tornati dai luoghi lontani; gli
unici animali presenti erano ancora in un profondo letargo. Mirmi iniziò a
capire, per 1200 anni aveva pianto il suo dolore senza prestare
attenzione al suo compito: tenere alto l'umore dell'intero mondo magico.
"Astora è colpa mia. Hai ragione è tempo di trovare Paco, andiamo!".
Mirmi ed Asta scivolarono sull'arcobaleno di collegamento con la terra,
direzione FORESTA INTRICATA. Mirmi si sentiva tranquilla con Astora
che essendo la stella più luminosa era un'ottima compagna di viaggio, con
un gran senso dell'orientamento: impossibile perdersi con lei. Iniziarono
a chiedere a tutti quelli che incontravano, se avevano visto Paco, ma
nessuno le degnò d'attenzione. Dopo una ricerca a palmo a palmo di
tutta la foresta, Mirmi perse le speranze. Cercò un grosso albero e lì
sotto intonò una delle sue canzoni:
"Paco, Paco
Se solo sapessi che stai bene.
Paco, Paco
Se solo sapessi trovarti.
Paco, Paco…"
"Paese straniero
Fammi arrivare da lui.
E' così tanto che viaggio.
Paese straniero,
Non ostacolarmi più!".
Sembrava che la sua voce avesse perso tutti i poteri, doveva trovare
un'altra soluzione; era sera, si appoggiò ad un albero a cuccù e si
addormentò. Durante la notte fece uno strano sogno, forse influenzata
dal ticchettio fastidioso ed insistente. Immaginò di spaccare tutti gli
orologi e di rimanere per un attimo in silenzio. Si svegliò di colpo, era già
l'alba, forse aveva risolto l'enigma del paese degli orologi. Iniziò a
cantare e a saltare verso il villaggio.
"Mirmi e Paco,
L'umore di Fanfan"
C'era una volta il nonno Cici e la nonna Tè che volevano andare a trovare
il loro piccolo Michele. Decisero quindi d'incamminarsi, ma la strada era
troppo lunga e faticosa. Presero allora l'autobus; ma l'autobus si
fermava ad ogni fermata e non arrivavano mai. Presero allora il treno
ciuf ciuf; ma il treno era troppo lento e non arrivavano mai. Presero
allora l'aereo; ma nel cielo c'era troppa nebbia e non si poteva volare.
Decisero allora di prendere un missile super e finalmente in un'attimo
arrivarono dal loro nipotino. Suonarono alla porta e quando videro
Michele lo abbracciarono forte forte, poi gli portarono tanti doni e
rimasero tanto tempo a giocare con lui.
I giorni della merla
Una volta, tanto tempo fa, i merli erano bianchi come la neve. Un anno,
gli ultimi tre giorni di gennaio furono molto freddi e gli uomini non
osavano uscire per la paura di morire assiderati: i rami degli alberi
scricchiolavano dal gelo cadendo e spezzandosi, i fiumi erano ghiacciati,
gli uccellini si rifuggiarono nelle case sperando di ricevere un po' di
briciole e un po' di calore. Una merla, che si era allontanata dal suo nido
per raccogliere provviste nel granaio ma a far ritorno fu sorpresa da
una vampata di neve, si rifuggio' nel comignolo di una casa e le sue piume
diventarono nere come la notte. Dopo tre giorni la neve cesso' di cadere
cosi' la merla pote' tornare al suo nido. I merlotti non la riconobbero e
la cacciarono via; lei cerco' di ripulirsi ma tutto fu inutile. Da allora,
tutti i merli divennero neri e gli ultimi tre giorni di gennaio si chiamano i
giorni della merla.
Buon Natale
I RE passavano a cavallo
NEl loro regno di cristallo,
I RE solenni, biondi e maestosi,
NEri, terribili e luminosi.
I RE tonanti sui loro destrieri
NEi loro lunghi abiti austeri,
I RE che andavano a far la guerra
NE' sulla luna, né sulla terra.
I RE lontani dalle regine,
NErvosi e timidi come bambine,
I RE con tutti i trombettieri,
NE' troppo finti, né troppo veri.
Chiara è la notte
Chiara è la notte,
Chiara è la luna,
Chiara la luce della laguna,
Chiara la neve, chiara la nave,
Chiara la spuma in alto mare.
Chiara la piuma del gabbiano,
Chiara la coda dell'aeroplano,
Chiara la linea dell'orizzonte,
Chiara l'acqua della fonte.
Chiara la voce della sera,
Chiara la cera della candela,
Chiara la lacrima di nostalgia
quando la mamma spegne e va via.
Linda
Il piccolo pesciolino
C'era una volta, tanto tanto tempo fa in un mare
lontano, un piccolo pesciolino, molto piccolo e molto
colorato. Vagava per i sette mari alla ricerca di
tranquillità, dato che tutti i pesci più grossi di lui
volevano mangiarselo. Un giorno incontrò un grande
squalo, forse il più grande di tutti i sette mari, si
avvicinò a lui e con un filo di voce gli chiese se poteva
difenderlo dagli altri pesci più grandi di lui. Lo squalo si
girò per vedere chi era che parlava, quando scorse un
piccolissimo pesciolino, si mise a ridere e gli chiese:
"perché non posso mangiarti io?". Il pesciolino rispose:
"non riusciresti neanche a sentire il mio gusto, invece io
posso accompagnarti per i sette mari alla ricerca di
cibo". "Va bene" esclamò lo squalo. Girovagando per i
sette mari un bel giorno arrivarono vicino a una
profondissima fossa di cui non si riusciva neanche a
vederne il fondo. Mentre i due amici scrutavano la
fossa all'improvviso uscì una gigantesca balena che alla
vista dei due pesci aprì la bocca e li mangiò in un
boccone. Il pesciolino piccolo molto spaventato
chiedeva allo squalo "ma dove stiamo andando?".
"Guarda che neanche io so dove finiremo" esclamò lo
squalo. All'improvviso in lontananza videro una lucina e,
avvicinandosi, notarono le figure di due persone. Ad un
tratto il pesciolino riconobbe una sagoma famigliare a
molti bambini: era Pinocchio. Il piccolo pesciolino chiese
a Pinocchio come mai era nella pancia della balena.
Pinocchio rispose che per salvare il suo babbo finirono
tutte e due nella pancia della balena, però oramai non
avevano più legna per scaldarsi tranne che due enormi
tronchi che erano gli alberi della nave dove erano
imbarcati. Il pesciolino si girò verso lo squalo e disse
"rompili tu con i tuoi denti che, se riusciamo a fare un
grande falò, forse riusciamo ad uscire tutti dalla pancia
della balena, però tu devi promettere che non cercherai
di mangiarti i nostri nuovi amici". Lo squalo diede il suo
assenso e cominciò a rompere i tronchi. Geppetto diede
fuoco a tutti i pezzettini di legno e un grande fuoco si
sviluppò nella pancia della balena, la quale cominciò a
tossire e sputare fuori tutto quel fuoco che aveva nella
pancia. Uscirono anche i nostri amici. A quel punto i
quattro abitanti della balena furono in mare aperto. La
balena fuggi via, ma lo squalo cominciò ad avere fame e
rivolgendosi verso Pinocchio e Geppetto disse ora ho
fame e penso che vi mangerò. Allora il pesciolino si mise
davanti allo squalo e disse "dovrai passare su di me per
mangiare i miei amici". Lo squalo si mise a ridere e aprì
la bocca in modo spaventoso, ma a quel punto arrivò la
fata dei sette mari e guardando il piccolo pesciolino gli
si rivolse con dolci parole "caro piccolo pesciolino il tuo
coraggio verrà premiato anche per tutto l'amore che
risiede dentro di te". Con un colpo di bacchetta magica
trasformò il piccolo pesciolino nella più grande balena
bianca di tutti i tempi, la quale mise in fuga lo squalo, e
salvò i due suoi nuovi amici portandoli a riva. Pinocchio e
la balena bianca si ritrovavano tutti gli anni nelle stessa
spiaggia, e Pinocchio chiedeva alla sua amica nuovi
racconti marini sulla caccia delle balene, ma questa è
un'altra favola.
La storia di Arlecchino
FINE
BEPPINO SENZA CAPELLI VENDITORE DI
OCCHIALI
4 uova e un cagnolino
Questa che vi racconto è una storia vera...o quasi. Mi
presento io sono Lorenzo, poi c'è mia sorella Bea, la
mamma, il papà e il" leone"...o meglio il cagnone di casa
Chicco. Chicco è il protagonista di questa storia.
E' sabato pomeriggio, uffa, finalmente sto concludendo
i compiti, mia sorella gioca , il papà lavora in giardino e
la mamma .....la mamma dov'è? Ah sì è fuori sul terazzo,
ma eccola sta entrando in casa e................
-venite!! venite a vedere !-grida la mamma
-Cosa ?! -dico io
-Uscite!!!!!!!!!!!!!
-Ma che c'è un ufo in giardino? un iguana nel cortile???-
dico io
-Guardate,ma sì un NIDO!!!
-un nido? MA mamma non abbiamo alberi sul terrazzo!
-infatti,l'uccellino ha costruito il nido nel vaso
dell'edera-continua la mamma
intanto sono arrivati anche il papà e mia sorella e tutti
osserviamo incuriositi il nido..e il suo prezioso
tesoro.....4 UOVA.
-ma allora l'uccellino è vicino,sarà spaventato-dice il
papà
-rientriamo in casa -continua la mamma-così potrà
tornare al nido.
-Capirai-dico io- dopo le urla che hai fatto tu ,mamma!
Non tutti avevano partecipato con emozione
all'evento,infatti c'è chi beatamente ha continuato la
pennichella pomeridiana,sonnecchiando sdraiato in
mezzo al cortile....
Vi presento Chicco. Chicco è il "canleone" della casa
soprattutto per la sua mole ,tuttaltro per il suo
carattere.L'altro leone è mia sorella che di tanto
intanto si diletta a ruggire,ma questa è un altra storia.
Ma presto Chicco avrebbe fatto conoscenza dei nuovi
inquilini.
L'indomani è'una bellissima mattina piena di sole,Chicco
si sveglia,con aria di chi non ha voglia di concludere
niente per tutto il giorno,apre un occhio apre l'altro
esce dalla cuccia, sale lungo la scala che porta davanti
alla ciotola, pronto per gustare una ricchissima
colazione quando vede il nido. lo vede attraverso un
cancello che gli impedisce un' analisi più approfondita di
quella strana "cosa".
-Ma che cos'è? pensa-una ciambella ,no..no...non
profuma,bè penserò meglio con gli occhi chiusi- e si
addormenta.
Al risveglio scopre che sopra la strana "cosa"c'è un
uccellino,allora.........
-Bau!! Bau!! hei tu!!
-Ma ..dici a me.. -risponde l'uccellino sorpreso- non
abbaiare tanto!!!
-Scusa non volevo disturbarti,ma senti un pò ,che ci fai
seduto lì sopra?domanda incuriosito il cane.
-E' un nido....sussurra dolcemente l'uccellino
-un nido cos'è? incuriosito domanda Chicco
-E'un rifugio per le mie uova..le tue dove
sono?.....domanda l'uccellino
-ma veramente io posseggo solo ossa che sotterro... in..
un posto ..segreto del... giardino.-gli confida il cagnone
-Anche per me era segreto ...mi raccomando non dirlo a
nessuno..sstt! -si preoccupa l'uccelino
Il giorno dopo Chicco si sveglia ,apre un occhio, ma
ahimè... piove,e sembra che non voglia propio smettere,
quando ad un tratto sente....
Cip!!Cip!!!! Cip!!!!!!!
-Questa è una richiesta di aiuto-dice fra
sè-...corro.Appena esce dalla cuccia vede
l'uccellino,spaventato e infreddolito-
-Ma perchè piangi piccolo uccelino? gli domanda,Perchè
cip..cip.. aiuto..il nido,il vento di questa notte l'ha fatto
cadere a terra e se le uova si bagnano e prendono
freddo moriranno!!
Il cagnone non perde un secondo di più con un balzo,
arriva vicino al nido,lo prende in bocca con estrema
delicatezza e lo porta dentro la sua cuccia...........
-Vieni pure uccellino, questa è la mia casa, spaziosa e
accogliente ,potrai stare con il tuo nido quanto vorrai.
-Oh grazie come sono felice di averti incontrato, per
ripagarti allieterò le tue giornate con il mio canto-
disse l'uccellino
-grazie a te, sono propio contento di avere un nuovo
amico.
La giornata dopotutto era diventata una giornata da
ricordare.
Fine
Giorgetto e l'albero